Cima d'Aquila al di là dei numeri
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Logo FAT.pdf 1 23.05.19 14:08 Rivista della Federazione alpinistica ticinese FAT no.2 giugno 2020 Lungo la solitaria scala Cima d’Aquila Nella romantica valle Montagne senza fine: nel cielo del Pécianett al di là dei numeri di Rosenlaui la trilogia
editoriale Le parole del Covid Pensando a una parola con cui caratterizzare i mesi passati e quelli a venire, non federazione abbiamo saputo deciderci; ce ne sono venute tante, calzanti e pure contraddittorie, Covid-19: aiutateci ad aiutare p. 5 perché la realtà non è mai una linea retta, o una tinta unita, non è racchiudibile, tanto meno completamente abbracciabile, figuriamoci prevedibile. quintorno Abbiamo vissuto sorpresa, incredulità, costernazione, paura, coraggio, Lungo la solitaria scala: lontananza, vicinanza, chiusura e apertura, ma due sono le circostanze che ci nel cielo del Pécianett p. 10 paiono emergenti pensando alla nostra federazione, alle sue sezioni, alla gestione delle capanne e alla frequentazione delle montagne: incertezza e riscoperta. Cima d’Aquila: Seppur l’incertezza sia un ingrediente onnipresente nella vita, e anche in ogni al di là dei numeri p. 13 stagione alpinistica/escursionistica che prende avvio; seppur la riscoperta delle attività nella natura sia una tendenza in atto già da qualche anno; l’emergenza storia sanitaria ha contribuito a intensificare il tutto. Il gendarme e il maggiore: Così da una parte ci si attende un aumento della frequentazione di montagne e storie di vita su e giù per il rifugi, e dall’altro si teme una diminuzione dei pernottamenti, non fosse altro per Baraghetto p. 17 la necessità di dimezzare i posti letto per mantenere la distanza sociale. Quale sarà il responso finale, difficile dirlo, come ogni anno d’altronde: pensiamo a quell’anno che ha piovuto durante quasi tutti i fine settimana, o a quell’altro in cammino in cui non si respirava dal caldo, quello in cui era bel tempo per tre mesi e Nella romantica valle quello in cui c’era ancora neve a inizio luglio. Vi saranno sicure differenze anche di Rosenlaui p. 20 fra capanna e capanna, come sempre. Chi è abituato al tutto esaurito conterà molto probabilmente una sensibile perdita di pernottamenti, diverso potrà essere fuoriporta per le capanne che sono solitamente visitate in giornata, chi prevede custodi Montagne senza fine: volontari faticherà a reclutarne, e per i rifugi non custoditi non tutti sanno che la trilogia p. 24 pesci pigliare. La Federazione, naturalmente, non è stata a guardare ma ha già approntato un apposito gruppo di lavoro Covid-19, disponibile per consulenze sezioni p.26 e già impegnato a valutare modalità di sostegno per le sezioni che dovessero registrare ingenti perdite. Un gruppo che, all’unisono con le autorità cantonali e federali, fa appello alla responsabilità dei singoli affinché accolgano di buon grado tutte quelle misure volute per proteggere la salute di tutti e toglierci, si spera definitivamente, d’impiccio. Il monito valido in ogni stagione quest’anno è imperativo: informarsi e annunciarsi prima di partire. Pazienza e partecipazione sarebbero le parole da portare con sé. Tastando il polso a guardiani e appassionati della montagna, comunque, il responso pare già positivo ed emergono le parole conclusive: voglia di fare e ottimismo. COPERTINA REG BUidoOinNtutOti i rifu ALO gi della val inistica ticinese Federazione alp valore Fr. scadenza: Offrite un’indimenticabile avventura nelle nostre capanne! Buono valido nelle 32 capanne FAT. Richieste a Rosanna Giottonini - gi.rose@bluewin.ch - 091 859 28 30. Pizzo Cassinello e Cima d’Aquila Foto Cindy Fogliani Chiusura redazionale per il numero di settembre 15 agosto L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 3
Logo FAT.pdf 1 23.05.19 14:08 PROSSIMI APPUNTAMENTI FAT Trekking Valle Malenco, 8 - 16 agosto 2020, organizza FAT FAT informazioni: Manuela Ostini - 079 342 08 35 Il cappel Il cappello di bacù lo di bacù Novità librarie Storia di emigrazione e di ferrovie russe Ricordo Il destino come mo di Anton per Anton io io lti altri dei era quello di fare ogni cos nostri pae l’emigrant varie a per aff si aveva e per la vit e prodezze straniero rontare l’ig in sor te a intera, re di imprese noto, con il destino lando e nuova ling in luoghi diversi e la solitudin al rest di las o, legg ere le avventu tra cui la storia di “Or e di doveraggi dicia po molto Un racconto di emigrazione, che narra dotato di cucina, pagliericci per dormi- ua gia altrove 4 per farsi comprend de diversstra . contra stri, accanto ere, e pro di e, app vag anti ren dere spe o del paeresi esotici, person si trovare conetto”, che and “Fal ava al tem oni e non men o ai cia” sso al Verzasc Era una pre varepala dei il pan dini di Fran a piacesse o di cose stravaganti, che unbra le vicende di tre cugini partiti a fine re, chiesa, infermeria, accantonamen- cercare for rogativa per tuna, poich lui l’essere sempredi mod lari, tra cui a un Antn- e salato lione”. Sem a, o del “Mi che si ma onio curiosissim cognominat o il Mesch ino” , 18 par tiva in é qui un pro sco into del “Guerino, Ottocento dal Ticino in cerca di lavoro to per l’esercito, bordello, officina chi lascia luoghi più va a Cano diversi e lavoro che sco suo eraamaunva ad andleare leggere lavoro no raccin avventu ont re giro a lo app o che assionava mol to. più presto bbio ad asp nosciuti perun la affascinante necessità n si trovav a; , cogn ominato il Meschi- in Russia, in mezzo alla tundra, deser- meccanica, ecc. che avanzava man a diventar per contin uar ettare e non vedeva di farnasc el vivime e opere di Gue rino do e delle diversi- D vecchio con e spesso a vivere l’ora erento delle provincie del mon ti e vari animali Antonio la stessa povero com di torno, quale narra naril vi e di mol al e loro diversi costumiimperatore di Roma. ti, briganti, animali feroci, malattie mano che i binari si allungavano 1904) e che condiv Giovanni ide par te (1869-19 vita. delle sue prove con e era nat tào,delle genti fin oo Magno Carl Re di Fran cia e quelle del (…), essendo enture 46), nelle i cugini Ce vaganti avv infettive e mille pericoli, per costruire sull’impervio terreno. Una storia incre- miti un libro con co Guerino detto osciuto du il Me sue avvent sar ure si imm e (1862-Antonio apprese le più stra più pericol ose con Turc hi ni, che per rante le lett schino, personagg Daliolibro edeGue del simrino a in le prove di bravura ndo tutte le re, percorre una ferrovia lunga oltre 1500 km. dibile, ma anche un resoconto storico strade. An curiosa coi tonio ne ncidenza ure alla scu ebbero a ola delcap maitate pronell est tag ’affr on ont are ista di re i torti a dica fede e ono ca aperta quei racc onti e « farà ro Ve i per ven va a boc mon do nazioni, inf percorrer e Saracen rzasco- ario. Asc olta e vari ato atti soster spesso riferiment e molte delcavaliere solit l così vasto Vivevano su un convoglio ferroviario sui tracciati ferroviari russi. rà che il suo o par destino era lando sog strade delle sue da le stesse oscere anc a di poter con he lui que parere il solo da poter dire che cap iva Mi è sem pre molto quello del nav per egr i- rino, a suo o il Gue presente cheGu ave va vist erin o. mondo: come l’att il ricordo uomo, co- esa per il di mio pad qualcosa del non potrà dirsi del vino suo rientr vede tutto dove na- nuovo, per o, che avv re – dice e osserva e (Adriatico) C gia i periodi quel poco eniva qu zia Elvira hi non viag mar Adriano e na sta di assenz tempo che ando era – ciando da Durazzo nel Crovati, gli Sclavi. La fortu modo a in paesi il mo min i Turchi, i a chi in un Spagna, a Costanti lontani, da ci concedeva, spe mento sce e dove ci sono ire quelli che la cercano, ori di Polonia, Formato 16 x 23 cm Ordinazioni: che avvenn stantinopo e anche nopoli, in dopo qu Asia, nel quello che la Svizze rico sso dopo rdo, furon sem pre appa recchiata a serv che a lei è in piac ere, come ai sign ) dell’ Elle spon to di ei quasi ra int inun altro, secondo a, di Maracanda (Buchara aochi di Assiria, di Pan- Salvioni Edizioni li e in As quattro ann erna. Un rientr Pagine 58 aveva da ser vire a ia Centrale . mia madre Un rientro per po i in cui sta va a Co della Babiloni o Bosnia, di di Bitinia, di Patagonia, tantinopoli. Turchia, di Galizia, , a Cos per far cam rtare a cas Frig- ia, di isonda sul Mar Maggiore Fotografie 25 www.salvioni.ch 4 Il Verga fa pare la fam iglia di sei a quantfilia, o di Treb qua le si è anc he solo sen tito par- , all’estremo (…)”. Nell riferime a prima met nto “al dolore di lasc figli. In Guerino è quello del nne d’Ercole sole alle colo o quello non Prezzo Fr. 12.– (+ spese postali) Tel. 091 821 11 11 timento della à dell’800 la proprietà Repubblica fran iare diversi nos ogni cosa diletta” e cese) a segu tri concittadini emi Dante “come sa Il mondo del , limitato da dove scende il ca, mentre sapeva più vast in Algeria della Corba ai Fum di sale lolare enza geografi ea de suai conosc ito grano in libri@salvioni.ch ci sono dei Bernasco agalli. In Alge del dottore fisic ni, Lurati, ria ha un’im o Pietro Algeria (a Dec quel tem Martinengh presa di quadretta arli che nel 1852 pana dell e altru po dipar- vende Guerino detto il Meschino va nel 1473 , autore Andr dai appare a Pado Viene rapito da bamb Tavola principe di Taranto. o cavalleres co della ino 8 i, Mocetti tore. Tra i edizione del del Re di Durazzo e ie e Tettama nostri emi 18 La prima isce nel ciclo eroic grandi imprese e vittor nti, tutti mur granti ino è figlio nzo si inser delle Fu dalla atori.Barberino. Guer a Costantinopoli. Il roma patos i in Italia. Storia i del Sole e della Luna. Il don uto leria svilup gli Alber Artù. turchi e vend vicende della caval , India, o di Re Asia, Africa eni) al temp Rotonda e nelle o i Turchi (visitatare, difese il Re dai Sarac posteriore. Guerino contr incan un secolo riportate dal Puglia ma non si fece , quindi di in gie, è del 1604 maga Alcina vi sono analo con il quale Chisciotte, 16
federazione COVID-19: AIUTATECI AD AIUTARE La maggioranza delle capanne è aperta con le dovute norme di protezione. Prima di partire assicuratevi che la struttura sia operativa e abbia posti disponibili. c.f. A fine aprile, con la ripresa dell’esercizio del settore del- a disposizione di chiunque necessiti di informazioni al ri- la ristorazione anche capanne e rifugi alpini hanno avuto guardo. «Lo scopo del gruppo è stato innanzitutto monito- luce verde per riprendere l’attività adottando provvedimenti rare i continui sviluppi della situazione e creare collabora- di protezione volti a ridurre il rischio di diffusione del virus zioni atte a ottenere informazioni aggiornate e attendibili Covid-19 fra gli ospiti e il personale delle capanne alpine. in tempo reale», spiega Enea Solari, «siamo comunque a Ogni struttura è dunque chiamata ad allestire un piano di disposizione anche di coloro che desiderano un sostegno protezione in linea con le disposizioni vigenti, tra cui il di- nell’interpretazione delle direttive». stanziamento fisico di due metri tra le persone, un numero Il piano di protezione non necessita di una convalida da limitato di persone per tavolo; il distanziamento fra i letti; parte delle autorità cantonali e federali, ma oltre che at- l’obbligo di prenotare e di portare con sé lenzuolo e sacco a tuato, va conservato nell’eventualità di controlli sul posto. pelo, vista l’impossibilità di disinfettare tutta la biancheria «Federazione, sezioni, gestori e proprietari di rifugi e ca- a ogni pernottamento. Con queste restrizioni i rifugi dimez- panne non solo della FAT, ma anche di CAS e privati hanno zeranno in pratica la loro capacità di accoglienza. «Stiamo raccolto la sfida, e sono pronti per offrire momenti di svago monitorando la situazione» – ci dice Giorgio Matasci – «e e ristoro in montagna in tutta sicurezza. Questo è un pri- valutando modalità di sostegno da parte della FAT a quelle mo e importante passo. D’altro canto un’esperienza sicura e sezioni che dovessero trovarsi in pesanti difficoltà econo- piacevole sarà possibile unicamente con la collaborazione miche». dell’utenza. Quest’anno, complice anche la pandemia, ci si Ogni gestore o proprietario della struttura è responsabile attende un’elevata frequentazione delle nostre montagne. dell’elaborazione e dell’applicazione del proprio piano di Comprendo che vi possano essere sensibilità diverse riguar- protezione. Un aiuto alla stesura è dato dal modello propo- do l’emergenza sanitaria, ma è di fondamentale importanza sto dalla SECO, mentre raccomandazioni e provvedimenti che tutti si attengano alle direttive dei gestori, che altro non aggiornati sono scaricabili dal sito della Confederazione. sono che l’applicazione delle direttive svizzere, contribuen- L’apposito gruppo di lavoro creato a marzo dalla nostra do al clima mite e cordiale che si respira nei rifugi alpini. In Federazione – formato da Giorgio Matasci, Enea Solari, poche parole: aiutateci ad aiutare», conclude Solari pregu- Rosanna Giottonini, Giorgio Riberi e Raffaele Grassi - è stando l’arrivo della stagione calda. L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 5
Via Soldini 28 6830 CHIASSO T. +41 (0) 91 682 54 71 qualityoutdoor.ch 2019: aumentano i pernottamenti nelle capanne FAT FEDERAZIONE ALPINISTICA TICINESE - www.fat-ti.ch pernottamenti pernottamenti nome capanna altitudine 2018 2019 Pairolo 1 347 1379 1738 Soveltra 1 534 capanna fuori uso capanna fuori uso Prödor 1 740 252 154 Dötra 1 748 157 227 Pian d'Alpe 1 764 67 98 Gesero 1 774 75 463 Al Legn 1 790 216 489 Gorda 1 800 244 384 Albagno 1 870 542 804 Bovarina 1 870 1390 1749 Tamaro 1 867 500 510 Grossalp 1 907 289 400 Brogoldone 1 910 669 506 Borgna 1 912 765 729 Cognora 1 938 685 653 Garzonera 1 973 508 638 Cadagno 1 987 3651 3726 Cornavosa 1 991 615 460 Sponda 1 997 548 746 P. di Braga 2 003 313 465 Efra 2 039 790 673 Cava 2 066 198 209 Fiorasca 2 086 96 123 Quarnei 2 107 719 848 Pian di Crest 2 108 677 678 Barone 2 172 675 697 Scaletta 2 205 2867 3019 Leit 2 257 1186 1150 Gana Rossa 2 270 53 70 Adula 2 394 904 822 totale pernottamenti 19651 23228 c.f. Lo scorso anno le capanne hanno visto aumentare l’af- fluenza, un segnale positivo dopo tre anni in cui i per- nottamenti hanno subito un lieve ma costante calo, dai 21’000 del 2016 ai 19’000 del 2018. Il risultato è ancor più positivo se si considera il mancato apporto della capanna Sovèltra, attualmente in disuso, che registrava oltre mille pernottamenti annui. Un quasi 20% in più che conferma la sempre maggiore attrattività dell’escursionismo quale atti- vità del tempo libero. Una tendenza a cui la Federazione, in collaborazione con Svizzera e TicinoTurismo, CAS, Ticino Sentieri, è pronta a dare riscontro grazie a un’offerta di- versificata di strutture ricettive che permettono di vivere esperienze ancora genuine, nel meraviglioso quadro delle montagne ticinesi.
in memoria In ricordo di Giorgio Canova cumentata degli itinerari, fonti dalle quali attingeva la sua conoscenza minuziosa e dettagliata delle montagne e dei percorsi. La sua conoscenza del territorio e la cura approfondita e sicura della cartografia ci garantivano la sicurezza e una buona scelta degli itinerari. Per lunghi anni Giorgio ha svolto con competenza e dili- genza le mansioni di segretario della SAT Chiasso, senza mai rinunciare a collaborare con la Commissione Tecnica nella scelta di programmi e attività per le gite sezionali. Nel 1972, alla nascita del movimento «Gioventù e Sport», fu pronto, con un gruppo di alpinisti locali, a formare i primi monitori di alpinismo. Nello stesso anno, Giorgio era subentrato a Mino Rezzonico alla presidenza della sezione, carica che svolse fino al 1986. Contemporane- amente venne affidata per tre anni alla SAT Chiasso la guida della Federazione Alpinistica Ticinese FAT. Giorgio ne assunse la presidenza, coadiuvato da un buon gruppo tecnico della sezione chiassese con il quale si organizza- rono corsi e settimane alpinistiche indimenticabili, di- stribuite su tutto l’Arco Alpino. Al termine del mandato cantonale, Giorgio ha fondato il Gruppo Seniori della SAT Chiasso al quale, con la moglie Giorgio Canova nelle Dolomiti, di fronte al Sassongher Franca - alla quale vanno le nostre più sentite condo- (sopra), e nei pressi del cippo sotto la Tofana di Rozes (in glianze - ha dedicato ancora tutte le sue energie e l’am- basso). pia preparazione e competenza culturale, con un’attività Ettore Cavadini. Anche se viviamo momenti particolari, che ha coinvolto decine di veterani e di amanti delle bel- non possiamo dimenticare la recente scomparsa di una lezze della natura alpina. persona che tanto ha dato alla causa dell’alpinismo e Lo ricordiamo affettuosamente così, su sentieri ancora dell’escursionismo nel nostro Cantone. più alti, con sacco, scarponi e piccozza, accompagnato Giorgio Canova è stato uno degli alpinisti della prima ora dalla nostra profonda e sincera riconoscenza. a livello locale e cantonale, grazie al suo grande impe- gno e alla sua passione per la montagna, nella diffusione capillare dell’alpinismo in Ticino. Agli inizi del 20.mo secolo, a partire dal CAS e dalla costruzione delle prime capanne alpine, i pionieri dell’alpinismo ticinese avevano curato la fondazione delle diverse sezioni locali, sorte in particolare a partire dalla costituzione dell’UTOE Bellin- zonese. Era così nata anche a Chiasso, nel 1937 e sotto il nome originario di UTOE, la locale sezione alpinistica SAT alla quale Giorgio ha dedicato impegno e passione per tutta la vita, raccogliendo in prima persona il testi- mone di coloro che avevano gestito l’attività sezionale e la costruzione della prima capanna all’Alpe Sponda. Giorgio ha lasciato alla nostra generazione un chiaro esempio di attaccamento alla montagna e ai valori che essa ci comunica. Importante è stata la sua attenzione per un alpinismo praticato con la dovuta formazione, dallo studio della natura e dei territori alpini, alla scelta do- L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 7 foto Christian Monti
ch ttis port. w w.belo w i s t i a g n a. s i o n o n t s m Profe per la arezz enza Il vostro futuro comincia ora i c u S o m pet Per realizzare piani, desideri e sogni – C provvedete oggi. ità Qual Con la previdenza privata gettate le basi per un futuro finanziario assicurato. Iniziate a pensare al dopo dopo dopodomani, meglio già oggi! Via Cittadella 22 6600 Locarno Tel. 091 751 66 02 raiffeisen.ch/previdenzaoggi Con noi per nuovi orizzonti Ci siamo, zione.indd 1 26.1.2010 11:54:26 per tutti. Perché uno su 12 una volta ha bisogno di noi. Inserzione gratuita Diventare sostenitore: rega.ch/sostenitori rega ricetrasmittenti GIANOR A- HSU www.gianora-hsu.ch professionali programmate Forchstr ass e 99d Tel. 044 826 16 28 su canale E 8132 Egg bei Zürich Fax. 044 826 16 29
minerali Le ammoniti giganti di Dignes Les Bains Di Maurizio Miozzi All’inizio del periodo Giurassico, durato circa 55 milioni Anche le acque erano popolate da una ricca fauna e un di anni (da 200 a 145 milioni di anni fa), un mare poco enorme sviluppo ebbero i cefalopodi come le belemniti e profondo divideva il continente nordatlantico dal conti- le ammoniti. nente euroasiatico. In quel mare emergevano come grandi Fra le Alpi e la Provenza, sulle montagne di Digne (Fran- isole i massicci ercinici (corrugamento del periodo Car- cia) affiorano sedimenti del Baiociano (periodo del Giu- bonifero e Permiano). Sul fondo di questo mare, durante rassico caratterizzato da calcari oolitici) di grande inte- tutto questo periodo si depositò uno spesso strato di se- resse tanto da costituire la Riserva Naturale Geologica più dimenti calcarei e marnosi ricchissimi di resti organici. grande d’Europa. Si tratta di livelli rocciosi che ospitano Il clima caldo umido del Giurassico favorì, infatti, nelle un impressionante patrimonio fossile come lo scheletro attuali aree europee, lo sviluppo di dense foreste simili a fossile di un rettile marino e le impronte fossili di uccelli. quelle del bacino del Rio delle Amazzoni. La vegetazione Il giacimento di Digne les Bains è però famoso per il la- era caratterizzata da felci arboree, da conifere, da cicadine strone delle ammoniti. Si presenta come un grande piano (gimnosperme) mentre le angiosperme si stavano ancora inclinato dove si ammassano ammoniti di ogni dimensio- evolvendo. ne. Il luogo si raggiunge in auto ed è sempre visitabile. Con l’espansione delle piante si diffusero anche gli insetti, Per arrivare a Digne les Bains bisogna prendere la strada abbondavano i rettili volanti e comparvero i primi uccel- che da Nizza conduce a Grassa. Continuando in un am- li. Tuttavia in quel periodo i padroni della terra furono i biente molto suggestivo verso Castellane e Barreme. La dinosauri. strada nazionale N.85 ci condurrà alla meta. L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 9
quintorno LUNGO LA SOLITARIA SCALA nel cielo del Pécianett Un giro ad anello lungo il lato sud della val Piora, percorrendo dapprima la cresta che dal Ritóm porta al Pécianett per poi proseguire verso il Pizzo Sole. Un percorso logico ma scarsamente frequentato, con la promessa di nessuna difficoltà eccessiva e di grandi spazi, per chi non teme la solitudine. Di Matteo Giottonini Il parcheggio è ancora vuoto, data l’ora: le casse della picco- erbosi, direttamente esposti sulla piana di Ambrì, dove un la Suzuki, salendo verso il Ritóm, mandano a tutto volume lungo serpentone metallico riflette i raggi del sole. Gli scar- Starways to heaven (scale per il paradiso) dei Led Zeppelin: poni si fanno strada agevolmente, tra zolle erbose e piode mai colonna sonora fu più adeguata, quantomeno per il ti- irrequiete, su vette «minori» dagli strani nomi: Poncione e tolo. Abbandonata l’auto – e nutrito con moneta sonante Uomo d’Arbione, Poncione Pro da Roduc. Dal passo Coma- l’esoso parchimetro – imbocchiamo il sentiero verso il Pas- snengo – ultima eventuale via di fuga, sia in direzione Piora so Forca. Un frammento di strada acciottolata rimanda a sia in direzione Cassin di Deggio – l’ultima parte di cresta quando le cornute e ruminanti abitanti estive dell’Alpe Piora appare nella sua singolarità: rocciosa e strapiombante, come venivano portate quassù non su camion ma sulle proprie tagliata con la scure, verso Nord; ripida «pala» erbosa verso zampe. Dai paesini che punteggiano la montagna dell’alta la Leventina (a vederla imbiancata, negli inverni migliori, Leventina lunghe processioni della durata di parecchie ore questa diventa una sorta di Lenzspitze nostrana: al pari della segnavano l’inizio – e poi la fine – della calda stagione. Dal sua rinomata collega vallesana, credo che pochi osino af- passo (2113 m.) si abbandona la via segnalata: un sentierino, frontarla sci ai piedi). ottenuto forse da passaggio umano ma più plausibilmente ovino, segue fedelmente la cresta, inizialmente composta da «In Ticino ci sono zone desolate, brulle, pietrose, prive di al- un susseguirsi di mottarelli tempestati di mirtilli. Il cielo è beri (…). Eppure è sufficiente un raggio di sole per produrre quantomai bizzarro: ampi ammassi nuvolosi si spostano a miracoli: la roccia si trasforma in metallo, di modo che la grandi velocità, alternando ampie aree turchesi a momenti montagna sembra fatta di bronzo, di rame, d’oro e d’argento, di grigiore assoluto, tanto da non vedere oltre la punta del e il sentiero per le capre risplende e riluce sotto i nostri piedi proprio naso. Talvolta fuoriesce, lassù, in fondo al lunghis- come una stanza del tesoro». Così scriveva il basilese Carl simo crinale, il Pécianett: timido, sembra voglia nascondersi Spitteler a fine ‘800 parlando della Val Piora, e se non fosse per non spaventarci, dal tanto appare lontano e quasi ir- che parlando del sentiero tra Airolo e Altanca lo descriveva raggiungibile. Tratti comodi si alternano a lunghi traversi come un percorso con un’altissima «soglia di pericolosità», 10 L’ALPINISTA ticinese - 2 2020
quintorno foto Cindy Fogliani Dalla vetta del Pécianett lo sguardo vaga su quanto percorso (sopra) e quanto resta da percorrere (di fianco). foto Cindy Fogliani sembrerebbe che sia salito anche lui quassù, per rendere una tore apostolico Vincenzo Molo, e così fecero i leventinesi). descrizione tanto vicina al vero. «Visto che non era così dif- «Sulle cime dei monti ci sentiremo leggeri come l’aria che ficile?» mi ricorda il mio collega, facendomi ritornare alla entra a dilatare i nostri polmoni e a rinnovare il sangue» si mente uno dei tanti insegnamenti di una saggia guida alpina può leggere sul Giornale del Popolo del 1933 a commento di locarnese: mai valutare una montagna da lontano; avvici- una gita alla «Croce del Pettine», con notevole uso di pathos nati, analizzala e poi valuta. In breve, proseguendo in buona a creare un idillio quasi romantico. parte direttamente sul filo, eccoci in vetta al Pécianett (2764 L’ampissima conca della Val Piora da un lato - «scodellata m.), fratello maggiore del sottostante Pécian. Qui la topo- come un piatto sotto il cielo», scrisse Spitteler - con for- nomastica ticinese mostra una delle sue bizzarrie, usando mazioni geologiche affascinanti ma terrificanti, che sembra – da molti anni ormai – il diminutivo per la vetta di altezza possano crollare nel vuoto da un momento all’altro; dall’al- maggiore (se Pécian è «pettine», Pécianett è difatti un «pic- tro versante i magnifici laghi di Chièra, sotto alcune centi- colo pettine). Seduti in perfetta solitudine contro uno scarno naia di metri di prato verticale: nel mezzo, una sottile e affi- ometto di sassi azzanniamo i panini, osservando un centina- lata lama di roccia sul quale passare – trattenendo talvolta il io di metri sotto, la vetta sulla quale si accalca una decina di fiato – per raggiungere la Bassa di Pos Lèi (2592 m.). Il sole persone. Tanto è aguzza vista da sud, tanto da qui pare una continua a giocare a nascondino tra le nuvole e noi, simili vetta più anonima, sulla quale svetta però da più di un secolo a bambini golosi aggrappati a un albero di ciliegie, decidia- l’imponente croce (andate a «piantare croci sulle alture» per mo di evitare la discesa diretta su Cadagno per aggiungere festeggiare l’Anno Santo, fu l’invito dell’allora amministra- un’altra vetta al curriculum: una facile ma ripidissima china L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 11
foto Matteo Giottonini A sinistra: Ultimi tratti di cresta per raggiungere il Pécianett. Sopra: La lunga e panoramica cavalcata che dal Passo Cosmanengo conduce al Pécianett. foto Matteo Giottonini ci porta sul vecchio Pizzo Lucomagno, da svariati decenni rivestito dal nuovo; il risultato è – a mio modo di vedere – rinominato (in omaggio ai bleniesi?) Pizzo del Sole (2773 magnifico, una sorta di cattedrale luminosa di montagna. m.), la sommità più alta della lunga catena di monti che Generosissime fette di torta e birrette artigianali permettono scende verso meridione fino alla distante antenna del Matro. a due poveri viandanti di ritemprarsi in vista dello sprint Le Pipe sono lì a un boff, e poi il Pizzo Predèlp, il Pizzo d’Era finale, lungo la sterrata che costeggia il lago Cadagno, dove e via via molte altre: questa pletora di monti invogliano il una chiesetta ricorda il passaggio del Borromeo nel XVI se- gitante a percorrere una sorta di «Strada altissima» leven- colo, e tutto il lago Ritóm. Ripiombiamo nel mare dell’uma- tinese, sorella maggiore di quella famosa che corre diverse nità: ciclisti che ansimano e grondano nonostante l’aiuto dei centinaia di metri più in basso, nota soprattutto per la sua Volt, famiglie che trainano pargoli vocianti, speranzosi di messa in musica e lungo la quale – in una visione bucolica vedere una marmotta – che se ne guarda bene di uscire dalla fino all’estremo – «si cammina si ride e si canta», e va pur propria tana - pescatori statuari che attendono l’arrivo della detto che anche noi di risa e canti non facciamo economia. sera, tra fiaschetti e sigarette. L’occhio fugge, furtivo, sulla cresta percorsa, ammirabile in tutta la sua lunghezza e il suo Per abbreviare la discesa (e per evitare di tornare sui no- succedersi di cocuzzoli. Scrisse Alina Borioli nel 1964: «I enn stri passi, scendendo su Piora dalla bocchetta) decidiamo desert i noss muntagn. Par sminè i noss sit ch’i enn tantu di improvvisare e scendere nel bel mezzo della conca NE: bei fa löi ch’u vegni i furastei» (Le nostre montagne sono individuato un passaggio agibile disarrampichiamo alcune deserte. Per osservare i nostri luoghi che sono tanto belli, paretine (passaggi di II/III) e raggiungiamo su pietraie e ne- bisogna che giungano i forestieri). Eccoci, eccoli, i furastei vai il Passo del Sole, lambito dai franamenti dei Campanitt. che vengono ad ammirare questi posti così incantevoli con il Le difficoltà sono terminate, frapposta tra noi e l’agognata suo benestare: chi sul comodo e chi meno, chi in compagnia pizza serale ad Airolo c’è «solamente» l’intera val Piora da e chi (molto) meno. percorrere. Il sentiero – che diventa presto stradina – si fa largo tra distese fiammeggianti di mirtilli e i pascoli ormai vuoti, le stalle chiuse di Carorescio e le fontane alle quali nessuno si abbevererà per molti mesi. Cadagno (1987 m.) è Diga Ritom – Pizzo Sole: ca. 4 h; 1000 m T5, le maggiori dif- ormai in vista: con le sue misure extra-large e gli ampissimi ficoltà si concentrano nella discesa dal Pécianett, il resto T4. spazi – soprattutto se confrontati con la maggiorparte dei Pizzo del Sole – Diga Ritom: ca. 3 h; 1000 m T5/6 la discesa rifugi ticinesi – la capanna si mostra con il vecchio edificio fino al passo Sole; poi comodo sentiero e strada sterrata. 12 L’ALPINISTA ticinese - 2 2020
quintorno CIMA D’AQUILA: al di là dei numeri Non sarà la vetta più alta interamente su suolo ticinese ma è sicuramente la più recente; non dal punto di vista geologico, ma da quello topografico. Parliamo della Cima d’Aquila che nel 2012, dopo il suo battesimo ufficiale, fece parlare molto di sé. Di Cindy Fogliani Già descritta nella Guida delle Alpi ticinesi, Volume mappe Swisstopo; in onore del sottostante comune, e 3, del 1994, come Cima Nord-Ovest del Pizzo di Cas- anche del rapace che nidifica in zona. simoi, apprezzata e amata dai locali la Cima d’Aquila Oggi possiamo dunque nominare con sicurezza la pi- (3’128) è rimasta a lungo nell’ombra dei suoi più ce- ramide che svetta elegante al culmine della Valle Sca- lebri vicini: la vetta principale Pizzo Cassimoi (3’129), radra; che spesso era confusa con la massima eleva- a cui è collegata da una sella facilmente percorribi- zione del Pizzo Cassimoi, che resta celata dietro di lei. le, e il pizzo Cassinello (3’013). Le cose cambiano nel Da quando è corsa voce che si trattasse della vetta più 2012, ovvero quattordici anni dopo la prima rivendi- alta interamente posta su suolo ticinese, ecco che la cazione di un nome, viene ufficialmente riconosciuta montagna ha trovato lustro e i visitatori sono aumen- come vetta sé stante e denominata Cima d’Aquila sulle tati. Merito dunque della perseveranza del Patriziato La Cima d’Aquila vista dai contrafforti del Pizzo Cassinello. L’ALPINISTA ticinese - 1 2020 13
quintorno di Aquila, e della passione di Cesare Cima che tanto Guardando una montagna si vedono un sacco di cose: si è battuto per la causa, se oggi molti amanti della forme, linee, conformazioni rocciose, corsi d’acqua, montagna scelgono più spesso di avventurarsi in que- boschi, pascoli, nevai e ghiacciai, che si possono tro- sti luoghi selvaggi, discosti, dal fascino cristallino; se vare estetici, invitanti o repulsivi. La Cima d’Aquila ora sono al corrente della loro esistenza. è, per esempio, bella da guardare e fotografare, dalla In verità la Cima d’Aquila non ha scalzato il primato Valle Scaradra o dal vicino Cassinello. Bella e invitan- del Pizzo Campo Tencia, pur superandolo di 57 me- te da salire, per chi ama l’avventura e le pietraie che tri. Le regole della topografia prevedono, infatti, che i ghiacciai in ritiro lasciano dietro di loro. Un terreno l’intera montagna, con tutti i suoi fianchi, sia posta avventuroso e selvaggio, talvolta un po’franoso, che in Ticino, e non unicamente la parte sommitale. Per regale scorci da alta montagna, con una conforma- Giuseppe Brenna, autore delle Guide delle Alpi Tici- zione abbastanza docile da essere accessibile a molti, nesi per il Club Alpino Svizzero, non c’è storia: «A seppur priva di segnaletica e ricca di massi instabili. questo punto potremmo prendere le quote 3’203, o Guardando una montagna vediamo un sacco di cose, 3’148 poste interamente su suolo ticinese a Est, ri- dicevamo, ma difficilmente vediamo numeri. Eppu- spettivamente Sud Est della vetta dell’Adula, denomi- re sono spesso questi che indirizzano l’alpinista verso narne una «Cima di Malvaglia» e spostare nuovamente una montagna piuttosto che un’altra. E non parliamo il primato». solo del Sagarmatha (o Chomolungma o Everest), del Ma non funziona così. Come ci fece giustamente no- Monte Bianco o dell’Aconcagua, ma anche della Cima tare Martino Buzzi, profondo conoscitore dei luoghi, d’Aquila. Basta dare un’occhiata nel web per vede- nell’anno in cui la diatriba infiammò gli animi tici- re quanti l’hanno già salita convinti di conquistare la nesi, se il ragionamento della Cima d’Aquila filasse, vetta più alta interamente su suolo ticinese. la vetta più alta interamente su suolo elvetico non D’altronde lo sappiamo, la corsa ai 3’000 (in Ticino) e sarebbe il Dom, ma la Dufourspitze, la cui parte som- soprattutto ai 4’000 (nelle Alpi) in ambito alpinistico mitale svetta interamente in Svizzera. equivalgono alla corsa all’oro. Dunque crediamo che il Tutto questo fa credere che geografi e cartografi la sa- solo battesimo della Cima d’Aquila concorrerà, grazie pevano lunga quando hanno definito i parametri per ai suoi 3’000 metri, ad annoverarla tra le vette am- stabilire la vetta più alta di un territorio. La sapevano bite del Canton Ticino, tra i famosi 50 tremila ticinesi lunga su crinali zigrinati, su confini politici, e sull’animo presentati nell’omonima opera da Ely Riva, che ora umano; e non hanno lasciato spazio all’interepretazione. sono cinquantuno. «Sì, la Cima d’Aquila ha ricevuto foto Gianni Marcolli 14 L’ALPINISTA ticinese - 2 2020
quintorno un nome, ma in Ticino sono una ventina le elevazioni Sopra: dal 2012 si può nominare con sicurezza la pirami- oltre i tremila metri che non ne hanno uno, oltre agli de che svetta sopra i pascoli della Valle Scaradra. ora cinquantuno battezzati», ci informa Riva. Pagina 14: posto a 2’980 metri di quota il laghetto del In «I 3’900 delle Alpi», guida inusuale non solo per la Cassimoi detiene il record di lago più elevato del Ticino. scelta delle vette, ma anche per i divertenti e interes- santi testi che la trasformano in una sorta di roman- zo, gli autori Alberto Paleari, Ermino Ferrari e Marco Volken si addentrano in scherzose quanto azzeccate considerazioni riguardo le altezze delle montagne. Per metri, e perse pochi metri e parecchia notorietà. esempio affermano: «Se decidessimo di adottare come Per fortuna non sono solo i numeri a determinare le unità di misura il piede, in uso in Stati Uniti, Canda, nostre mete, ma anche la storia, la bellezza, la na- Nuova Zelanda, Regno Unito, Sudafrica, (…) il libro che tura, l’ambiente, le qualità dell’itinerario, le vicissi- state leggendo sarebbe intitolato «I 13.122 delle Alpi», tudini. Cose di cui la Cima d’Aquila è ben fornita. E che è semplicemente ridicolo». Ancora ci ricordano che se seduto in vetta, molto probabilmente in perfetta i geografi avranno da far fronte ai mutamenti della solitudine, l’alpinista, o il gruppo di alpinisti, ormai quota del mare, dovuti allo scioglimento dei ghiacci, rifocillato, pago della salita e del panorama avesse da essendo questa il riferimento di ogni misura topogra- recriminare sul fatto di non essere considerato all’u- fica (in bassa marea o alta marea?). In Svizzera è già nanimità seduto sulla vetta più alta del Ticino, potrà successo: le Pierres du Niton, utilizzate per prima da consolarsi pensando di essere comunque seduto più in Henri Dufour e a tutt’oggi riferimento elvetico per il alto dell’alpinista che sta in quel momento in piedi sul calcolo di tutte le quote topografiche della Confede- Campo Tencia. E se questo non bastasse, scendendo razione, nel 1902 furono dichiarate di 3,26 metri più alla sella che conduce al Cassimoi e raggiungendo il basse rispetto alla quota sul mare precedentemente ri- sottostante Laghetto di Cassimoi, potrà essere orgo- levata, e tutte le montagne persero di colpo più di tre glioso di sostare accanto al laghetto posto più in alto metri. Tra queste anche il Piz Zupò, che venne declas- in Ticino. E se ci farà un tuffo, quello sì sarà un pri- sato da montagna di 4’000 metri a montagna di 3’996 mato incontestabile. L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 15
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storia IL GENDARME E IL MAGGIORE storie di vita su e giù dal Baraghetto Di Enrico Valsangiacomo La parola Baraghetto ha un’origine celtica: barros, os- scesa e spaventevole. Ivi la roccia sfasciandosi si atteggia sia ‘cespuglio’ e per estensione ‘zona cespugliosa’; ma in enormi dirupi isolati, che hanno aspetto di potenti co- è riconducibile anche a barc o barchin o baraghett, che lonne e di torri. Questa roccia scistosa sfaldasi in lastre significano ‘zona recintata dove si tiene il bestiame’[1]. È grosse poco piú di un dito, che divelte trabalzano fra or- possibile che in tempi lontani vi si facessero pascolare le rendi precipizi»[2]. Se per secoli ha servito da pascolo al capre o altro bestiame capace di muoversi in questi terre- bestiame della regione, al tempo di Lavizzari si veniva ni dirupati; quel che si vede adesso è però la cespugliosità lí a rifornirsi di pietre per la costruzione: «Ci sentimmo intensa del pendio roccioso sotto la vetta; per salire lí rabbrividire allorché vedemmo parecchi uomini scende- quando non c’erano ancora cavi, scalette e ferrate era re con ardito passo ne’ labirinti di quelle orride rupi e infatti indispensabile attaccarsi ai cespugli. Questa zona risalire recando sulle spalle lastre di pietra d’un metro era nota anche a Luigi Lavizzari che ne parla all’inizio di superficie per caricarle poi sovra i muli e trasportarle delle sue «Escursioni nel Cantone Ticino» dove descrive il nella Valle Intelvi per ricoprire i tetti di quei villaggi. Un Monte Generoso, a proposito di questa parete volta verso uomo ne porta una e talvolta due, con evidente pericolo Rovio dice: «la parte che domina sul Ceresio è nuda, sco- della vita. Non fu raro il caso di chi sdrucciolando negli abissi si sfracellò il corpo prima di toccare il fondo». Que- sto versante del Generoso è sempre stato percorso dalla Il versante NO del Monte Generoso è tanto scosceso quanto ricco di storia gente del posto e di fuori»[3]. Dopo la Prima guerra mondiale questa zona attirò l’at- tenzione delle autorità svizzere e italiane che, tra il 1923 e il 1926, decisero di chiarire alcuni particolari riguar- danti il confine al Sasso Bovè e alla Valle di Grotta fino al Baraghetto e oltre[4]. È in questo contesto ch’entra in scena Angelo Gianola, maggiore delle guardie di confine, piú tardi ufficiale dell’Esercito e delle Dogane presso il IV circondario[5]. Il problema che gli si chiedeva di risolvere era di trovare una via per raggiungere la vetta dal ver- sante WNW del Generoso senza dover passare su territo- rio italiano. Fu cosí che nel 1926 Gianola reperí una via attraverso un canalone, poi chiamato ‘Canalone Gianola’, reso praticabile mediante una cordina metallica di 50 m. Nel 1941 Gianola sistemò poi una ‘Variante’ per rendere piú facilmente raggiungibile la vetta, a partire dall’alpe Perostabbio, ai meno esperti e agli agenti che prestavano servizio col cane. Nel 1942 vennero apportate migliorie e molto probabilmente non ce ne furono piú altre sino all’inizio degli anni 2010 quando, dietro iniziativa della SAT Mendrisio una squadra di volontari, diretta da Lu- ciano Mollard, ha rimesso a nuovo, dopo un lungo e non facile lavoro, la Variante – primo sentiero bianco e blu ufficiale del Sottoceneri inaugurata il 16 settembre 2018. Per gli alpinisti il ‘personaggio’ piú famoso del Baraghet- to è il cosiddetto Gendarme. Si tratta di un massiccio pilastro formato da rocce dalla solidità variabile, talvolta frammista a erba[6]. Oggigiorno si sconsiglia agli arram- L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 17
storia picatori di cimentarsi con questo campanile di calcare, ma per un paio di decenni a partire dagli anni ’30 era qui la palestra preferita dei rocciatori del Mendrisiotto, forse perché più facilmente raggiungibile dei Denti della Vec- chia. Si dice che la scalata era cosí difficile, a causa della roccia malsicura, che quando i nostri si trovavano poi di fronte alle pareti di granito o calcare duro in Vallese o nei Grigioni ‘sa lecàvan i barbis’! L’arrivo in vetta dei rocciatori di Chiasso Le prime scalate del Gendarme sono state compiute dai rocciatori delle ancora sezioni UTOE di Lugano e Chias- so. Per quanto riguarda i Chiassesi la loro arrampicata, stando a Sci e Piccozza del settembre 1938, è dell’estate di quell’anno. La via B, dal lato NO, è stata aperta da G. Chiesa, C. Ferrari e P. Chiesa: «Dall’attacco abbastanza facile si sale per circa 8 metri tra erbe e roccia e si arriva su un piccolo terrazzo, sotto uno strapiombo abbastanza pronunciato (...) Di qui ci si sposta sullo spigolo sinistro, molto esposto, e si sale per circa 5 metri, sempre stra- piombanti, impiegando 6 chiodi. Si giunge su un tratto di roccia friabilissima, ricoperta da malsicuri ciuffi d’erba (molto difficile) indi si prosegue per altri 4 metri sino ad una piccola grotta (...) Dalla grotta ci si sposta per circa 2 metri a destra, quindi si sale per altri 5 metri su roccia abbastanza sicura ma molto esposta (...) Si continua per traversata a sinistra (...) quindi salendo per altri 10 me- tri su roccia verticale e friabile si giunge alla sommità». Pag. 19: immagine estratta da Sci e Piccozza del 1938. Tempo di percorrenza 2h30 e impiego di 13 chiodi. Sopra: discesa in corda doppia dal gendarme con tecnica Via C al Gendarme poco conosciuta. Per percorrere la via C i chiassesi B. Gaffuri, A. Cairoli e F. Benedetti hanno impiegato 3h30; occorre dire che la via era di una dozzina di metri piú lunga: «La prima parte che si presenta all’occhio singolarmente facile, si manifesta invece subito molto insidiosa, principalmente Discesa in corda doppia dal Gendarme a causa dei sassi erranti e friabili. Pare, saliti pochi metri, Per la primavera del 1939 la neocostituita sezione di che questa via non presenti quel po’ di sicurezza voluto Mendrisio (ancora UTOE) aveva messo in programma una dalla prudenza, ma si riesce a trovare, nel mezzo della gita al Generoso passando dal Baraghetto. Carlo Torriani parete, un passaggio abbastanza solido che, leggermente ne dà una breve descrizione in Sci e Piccozza del mese di strapiombando, porta ad una piccola cengia d’erba (...) maggio 1939: «Uno scenario che offre a formato ridotto Da qui, riportandosi a sinistra, si entra (...) in uno stretto una visione di alta montagna, col suo bravo ‘gendarme’ caminetto (...) Sopra una cengia d’erba abbastanza lar- alto come un campanile (...) A mezzogiorno calpestiamo ga si traversa sopra il punto d’attacco (...) Si riprende la neve, la quale ancora imbianca la vetta.... «. La Varian- salendo dritto per circa 3 metri (...) fino a raggiungere te Gianola non esisteva ancora; da dove saranno saliti? lo spigolo. Qui stanno probabilmente le difficoltà della Dal canalone? Il nostro relatore non lo dice. salita. Con molta prudenza, causa la roccia che si sgretola fra le mani e dei ciuffi d’erba che ad essa si mescolano, 1940 Perostabio, Nino Delfanti e Carlo Spinelli si continua sullo spigolo, fino a raggiungere la cima»[7]. Nell’estate del 1942 la sezione di Mendrisio – già SAT 18 L’ALPINISTA ticinese - 2 2020
storia – non appena il maggiore Gianola ha ottimizzato la Va- giunta la vetta col comodo e troppo invitante trenino, riante da lui aperta l’anno prima, ha organizzato una gita in seguito scenderanno in brevi istanti su queste ospitali al Generoso passando dal Baraghetto. Ne dà un resoconto rocce (...) Non proveranno quel sano ed umano orgoglio sempre Carlo Torriani nelle pagine di Sci e Piccozza del che noi [provammo] quando giungemmo per la prima settembre 1942: «(...) Si sale per la direttissima del Ba- volta sull’aerea vetta del Baraghetto: allora mi era sem- raghetto (...) Il sentiero già ripido all’attacco ci porta, a brato di essere giunto in cima all’albero della cuccagna». furia di scarponare con passo lento ma continuo all’Alpe di Perostabio che fino a qualche anno fa, quando non Nel 1946 ignoti rimossero il cavo che aiutava la salita a si viaggiava coi buoni dei pasti in tasca, avevamo ri- chi era poco pratico. Un alpinista chiassese, Romeo Ber- battezzato col nome di Alpe Rüsümada. È un terrazzo nasconi, ne fece un giorno d’autunno l’amara scoperta: verde di poco respiro che ci ospita il tempo di mangiare «(...) Povera vecchia corda, che un pioniere dell’alpinismo una mela. Su questa gobba del monte crescono ai primi ticinese ti aveva amorosamente appesa in cima al cana- calori d’estate, tra botton d’oro, margherite e piante di lone, che porta ormai il suo nome. (…) Sparita! Levata? lamponi, le peonie rosse descritte dal Lavizzari. Di qui ha Rubata? (...) E allora su! A quattro gambe, su per la roccia inizio la parte piú interessante della salita; appena supe- slavata dal tempo e lucidata dai chiodi degli scarponi; su rato un rimasuglio di bosco, oltre l’alpe eccoci ai famosi lentamente con cautela fin dove tu eri prima ancorata, burroni del Baraghetto dove una diecina d’anni or sono mia vecchia corda scomparsa. E di lí, in due salti, verso il aveva inizio l’alpinismo a quattro mani. Ora la salita è bel sole del Baraghetto, mentre la cima del Generoso già resa meno ingrata da un sentiero che ci porta in alto per nereggia di gente salita col treno. (...) Ma, e la vecchia direttissima come una teleferica. (...) Sotto il ‘gendarme’ corda del Baraghetto? Chi mi disse poi essere stata fatta lasciamo il Baraghetto per un sentiero ricavato di fresco scomparire dai contrabbandieri per impedire alle guar- dalle guardie federali, che ha il pregio di portarci a spas- die di aggirarli nottetempo; chi mi raccontò con aria di so su un bel versante del monte senza incontrare alcuna mistero che invece l’abbiano levata le stesse guardie per difficoltà. È la variante una via piacevole che ci permette rendere impossibile la salita e la discesa del canalone, di sostare su piccole cenge a godere da un posto di prima di notte, ai contrabbandieri. Chi infine assicura che la fila, distinto ed arioso, del bellissimo e travagliato aspet- scomparsa sia dovuta ad un banalissimo furto!». to di questa parete che ci richiama visioni di alta monta- Oggi, grazie al lavoro della SAT Mendrisio, nuovi cavi gna. Troppe corde che avrebbero potuto essere razionate e scalette metalliche sono stati posati sulla Variante; il aiutano la salita che cosí, eccessivamente addomesticata, sentiero del Baraghetto è stato segnato e nuovamente sarà presa d’assalto da improvvisati alpinisti che rag- messo in sicurezza. Non va comunque sottovalutato: la montagna è sempre ripida ed esposta. Giungere in vetta da qui regala ancora sensazioni da «albero della cucca- gna». NOTE [1] Ringrazio sentitamente Franco Lurà per la spiegazione eti- mologica. Vedi anche Maurice Brandt / Giuseppe Brenna, Guida delle Prealpi ticinesi 5, Edizioni del CAS, 1997, p.51. [2] Luigi Lavizzari, Escursioni nel Cantone Ticino, Locarno, Armando Dadò Editore, 1988, pp. 26-27. [3] Luigi Lavizzari, op. cit., p. 27. [4] Adolfo Bächtold, Gino Macconi, Il Monte Generoso, Collana del Mosaico 2, 1969, p. 37. [5] Giuseppe Brenna ne dà un breve ma ben fatto profilo bio- grafico nella Guida..., op. cit. pp. 549-551. [6] M. Brandt – G. Brenna, Guida... op. cit. p. 578. [7] Nella Guida di M. Brandt e G. Brenna, op. cit., p. 578 si dice che Ruggero Cappelletti fu il primo salitore del Gendarme e viene riprodotto uno schizzo con le due vie da lui aperte il 2 e il 9 agosto 1942. A prima vista sembrano le vie A e B dei rocciatori di Lugano e Chiasso. Ciò non toglie, come dice bene la Guida, che l’impresa di Castelletti – e di chi l’ha preceduto – rimane ancor oggi di notevole valore (p.580). L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 19
20 Alpi bernesi, Rosenlaui Testo e fotografie di Giuseppe Brenna Meiringen Innertkirchen Engelhörner Rosenlaui Rosenlauigletscher Dossenhütte Grindelwald Dossen Urbachtal Wetterhorn Ränfenhorn Hangendgletscherhorn Gaulihütte Gauligletscher Bärglistock Nella romantica valle di Rosenlaui 1) Rosenlaui (1328 m) – Dossenhütte (2663 m) 2) Innertkirchen (625 m) – Urbachtal (880 m) – Dossenhütte (2663 m) Quando la rigida tramontana Verso le Alpi bernesi della Urbachtal e di Rosenlaui abbandona il regno dei venti Lasciamo dunque le invise città e partiamo per nuo- e una linfa vitale penetra ogni cosa, vi splendidi monti. Oggi per quelli delle Alpi bernesi quando la terra si ammanta di ornamenti nuovi, nord-orientali che confinano con quelli più superbi di portati su ali tiepide da una dolce brezza, Grindelwald, come l’Eiger, lo Schreckhorn, la Jung- allora il popolo lascia le valli invise, frau, il Mönch e altri. dove la neve si scioglie in fiumane torbide, Questa terra venne visitata anche dal famoso filosofo e corre verso le Alpi a trovare la prima erba, Georg W. F. Hegel: possiamo leggere le sue impressio- le cui punte si mostrano appena sotto il ghiaccio. ni nel Diario di viaggio sulle Alpi bernesi, tradotto da Lascia la stalla il bestiame, Tomaso Cavallo e con una dotta prefazione di Remo saluta festosamente i monti, Bodei, Edizioni Ibis, Como-Pavia 1990. che natura e primavera vestono per il suo bisogno. Innertckirchen (625 m) è il paese allo sbocco della Albrecht von Haller valle che scende dal Passo del Susten (la Gadmental) e di quella che scende dal Passo del Grimsel (la Haslital). Questo felice pensiero di Haller è tratto dal suo stupendo po- Poco a nord-ovest di Innertkirchen, in direzione di ema ricco d’incanti, dal titolo «Le Alpi». È un testo del 1729 Berna e superata la famosa strettoia di nome Aare- che possiamo leggere, tradotto da Paolo Scotini, nell’edizione schlucht, si trova Meiringen. italiana pubblicata nel 1999, con ricchi commenti, dalle Edi- La valle di Rosenlaui, incantevole mondo alpestre, si zioni Tararà di Verbania nella pregevole collana «Di monte alza verso sud-ovest da Meiringen ed è raggiungibile in monte». con l’automobile e pure con l’autopostale. A sud-ovest di Innertkirchen si innalza l’esile e svet- tante muraglia calcarea degli Engelhörner, un capo- lavoro naturale di straordinaria bellezza e ardimento. 20 L’ALPINISTA ticinese - 2 2020
in cammino Attorno a questa muraglia ruota come una «u» la sinuosa appollaiata tra cielo e terra che non lascia indifferente Valle di Urbach e quella più lineare del Rosenlauigletscher. chi la visita - viene narrata la storia tormentata, iniziata nel 1879 per poter accedere al Wetterhorn, «la montagna Da Rosenlaui o dalla Urbachtal alla Dossenhütte più bella tra Meiringen e Grindelwald». «Probabilmente, La Dossenhütte (2663 m) si trova tra gli Engelhörner e il la Dossenhütte non diventerà mai un rifugio di massa Dossen. perché l’accesso da Innertkirchen è molto lungo e quello La si può raggiungere da Rosenlaui e pure dalla Urbachtal. da Rosenlaui troppo vertiginoso. È dunque riservata ai Gli alpinisti più preparati possono salire dalla Dossen- conoscitori». Alla Dossenhütte si perviene per queste due hütte al Dossenhorn (3138.2 m) e al più prestigioso Wet- vie segnalate: terhorn (3701 m). 1) Quella che sale da Rosenlaui (1328 m) è più ripida. La parte iniziale del percorso è comune con quella per la Il libro «Objectif cabane, Guide culturel de 50 cabanes du Engelhornhütte. La via risale un versante boschivo e poi CAS» di Dres Balmer, edito dal Club Alpino Svizzero, pre- roccioso. Nella parte bassa si può percorrere (a paga- senta appunto 50 capanne del CAS in una forma partico- mento) il cammino protetto che si inoltra nella stretta ed lare. Della Dossenhütte - definita una capanna autentica impressionante gola scavata dal torrente che scende dal Pagina 20: Dossenhütte Sotto: siamo nel mondo delle grandi montagne. Ecco il magnifico Wetterhorn, che svetta sopra la valle di Rosenlaui. L’ALPINISTA ticinese - 2 2020 21
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