NASCONO FUNGHI? OCCHIO ALLE REGOLE - Levante News

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Comunicato FI.MA Chiavari a cura di Umberto Righi: 01/09/2020

        NASCONO FUNGHI? OCCHIO ALLE REGOLE
Dopo le piogge, c’è già fermento tra gli appassionati, per cui facciamo il punto su dove cercarli e le regole di raccolta

Siamo a settembre, le burrasche di agosto si sono fatte
attendere, piogge che anche se tardive, potrebbero essere
sufficienti per attivare buone o discrete nascite dalla metà di
settembre e continuare per tutto ottobre e forse parte di
novembre. Sotto la lente sono i boschi di castagno e di
faggio, particolarmente nelle zone più gettonate come quelle
in alta valle Sturla, val d’Aveto e Fontanabuona, che si
raggiungono anche in meno di mezz’ora di macchina
partendo dalle nostre città del Tigullio.
Sia chiaro di porcini ne sono stati trovati già in questi mesi, in
Aveto sul monte Penna e sull’Aiona nell’alta valle Sturla, ma
sono per pochi, quelli che conoscono la fungaia e dove farà
capolino il primo fungo, poi seguito da altri. Quelli nati a
giugno, sono i “fioroni” spesso begati, da mangiare subito perché non adatti alla conservazione, poi se in alcune zone
è piovuto a sufficienza ne sono nati altri, ma il caldo frena la massa di appassionati, anche perché uno qui e uno la,
non giustificano la fatica o la levataccia mattutina. Però ora la calura estiva lascia spazio al fresco di settembre, e
camminare nei boschi specie in alta quota è piacevole, per cui in tanti si preparano alla grande “caccia al porcino”.

DOVE, LE NASCITE:
 Quando si parla di funghi, non si può dare per certa la nascita, in nessun caso, specie dopo mesi di siccità, perché il
terreno duro e secco, anche se inumidito con le piogge cadute, potrebbe non essere pronto per la creazione delle
muffe da cui si genera il “micelio” ossia la radice o meglio pianta per la propagazione dei funghi.

Per cui occorre fare alcune considerazioni su:
                       ALTITUDINE DEI BOSCHI - NATURA DEI BOSCHI - TIPOLOGIA DEL TERRENO
L’altitudine metrica rispetto al livello del mare è significativa, sia per la tipologia della vegetazione, sia per le
temperature climatiche, non che per l’ambiente del sottobosco. Generalmente entro i 600-700 m slm i boschi possono
essere formati da castagni, da quercia (cerro), da acacia. Oltre tale altezza queste specie non resistono e si incontrano,
da 700-900 m slm in su, ampie e fitte foreste di faggio, pino e abete.

BOSCHI DI CASTAGNO - Tra questi, i boschi di
castagno, sono i più frequentati, grazie anche alla
presenza di piante domestiche, che in passato
venivano accudite, potandole e privandole dei “ferloni
o bastardi” che nascono alla base del fusto, per dare
forza alla pianta e al frutto, che raccolto dai contadini,
veniva essiccato per farne farina. Tali boschi venivano
anche tenuti puliti, con taglio dell’erba e raccolta delle
foglie di castagno cadute per distribuirle a terra nelle
stalle, tale continua cura e pulizia del terreno andava a
favorire la formazione di tappeti di muschio, che
aiutava non solo la raccolta delle castagne , ma
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manteneva umido il terreno, favorendo la nascita dei funghi. Questi boschi, assolvevano anche ad altre esigenze,
come la coltivazione e raccolta dei mirtilli, o la produzione della legna
per scaldare la casa nell’inverno, per cui si bonificava il terreno e si
consolidava, creando muretti a secco, formando terrazze che
aiutavano la raccolta dei frutti del bosco. Con i “ferloni”(i bastardi
giovani verdi) si costruivano i “cavagnà” o le “gabbie” per trasportare
il fieno o le foglie di castagno (con i muli o in spalla) , o ancora con i
ferloni tagliati a strisce si costruivano cestini “cavagne o gerle” per i
funghi o si creava il rivestivano le damigiane. Le foglie di castagno
verdi si mettevano a protezione dell’impasto di pane tanto che la
campana in ghisa non lo bruciasse mentre coperta di cenere e
carbone cuoceva in pane casereccio (buonissimo). Stessa cosa per il
castagnaccio, o per i testetti (a quei tempi la carta forno non
esisteva). La morte dei vecchi contadini, il progresso e l’aumento del
costo della vita, il poco reddito ed il grosso dispendio di tempo ed
energie che tale lavoro portava alle famiglie, ha favorito l’abbandono
della campagna, spopolamento dei paesi e l’avvicinarsi alle città che
davano con l’industria un posto di lavoro ed uno stipendio mensile
sicuro e meno dispersivo. Da qui la cura del bosco e dei castagni è
andata via via perdendosi, sino a scomparire del tutto, per cui i grossi
castagni non più curati, nel tempo si sono ammalati, il muschio e le
piante di mirtillo sono morte soffocate da strati di foglie. I grossi
castagni, malati e secchi, tagliati hanno lasciato spazio a decine e centinaia di ferloni, inselvatichendo il bosco,
rendendolo scuro, impenetrabile alla luce del sole. Tali condizioni le viviamo oggi, condizioni di abbandono che hanno
ucciso ed impoverito il sottobosco, perdendo anche le potenzialità per una distribuita e massiccia nascita di funghi.
Non dico che in tali boschi di funghi non ne nasce più, per fortuna la natura in qualche modo si fa spazio, per cui vuoi il
vento o le piogge, le foglie secche muovendosi creano strati più sottili che permettono alle piogge di raggiungere il
terreno, ed ai funghi di fare capolino per farsi trovare.
Nei boschi di castagno sono moltissimi i funghi commestibili che potremo trovare, dal classico e prelibato “porcino”
nelle varie razze: boletus edulis, boletus pinicola (lombardo), boletus aereus (moro), boletus reticulatus, ma possiamo
raccogliere vari tipi di “colombine” come: russula virescens (colombina verde), russula aurea (colombina dorata, giallo-
rossa), russula cyanoxantha (colombina maggiore), russula vesca (colombina rosa), oppure i conosciutissimi “galletti o
finferli”, cantharellus cibarius, o ancora i dentini, hydnum repandum, e i chiodini armillaria mellea, senza dimenticare
gli “ovuli” amanita caesarea (ovolo buono), o ancora l’onnipresente mazza di tamburo macrolepiota procera (tiullo), o
i meno conosciuti castagnini tricholoma acerbum, o i peven clitocybe nebularis, e la grifola grifos frondosus (barbigin in
liguria), che nasce nei tronchi cavi dei castagni.
 ATTENZIONE          –     IMPORTANTE         NON
CONFONDERLI CON I FUNGHI VELENOSI.
Per conoscere e distinguere queste specie
commestibili da quelle velenose, vi consiglio
leggere      i    capitoli    inseriti   sul    sito
www.fimachiavari.it alla pagina “curiosità”,
troverete anche molte ricette e metodi di
conservazione.

BOSCHI DI QUERCIA (CERRO) – Nel nostro
entroterra si incontrano anche boschi con
querce, conosciuta anche con il nome di cerro.
Spesso tali alberi si alternano ai castagni,
specie ove l’abbandono del bosco e
conseguente taglio della castagno domestico, ha favorito la fioritura di piante più forti e spontanee come la quercia
che si riproduce tramite ghiande. Tali boschi di querce favoriscono la crescita degli stessi funghi che troviamo nei
castagni, con la differenza che il terreno resta più spoglio o libero da foglie, che essendo più piccole e sottili si
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distruggono in breve tempo o con facilità spostate dal vento, per cui il terreno restando spesso scoperto assorbe
meglio la pioggia ma di conseguenza asciuga più velocemente in presenza di vento o con i raggi del sole.

BOSCHI DI ACACIA – Purtroppo questa pianta, introdotta dall’America in Europa e poi giunta in Italia intorno al 1665,
usata per rimboschimenti in alcune regioni, causa la natura infestante, trasportata dagli uccelli migratori che,
nutrendosi dei fiori dolci e bianchi, trattenevano i semi nelle proprie feci, distribuendoli ovunque tanto che in pochi
secoli si riscontra abbondante in molte regioni d’Italia. Una pianta che non solo usa il seme per riprodursi, ma pure le
radici, per cui da una pianta in pochi anni se ne avranno decine tutte attorno. Infatti in molte zone è stata piantumata
per consolidamento di pendii scoscesi e franosi. La veloce crescita ne fa una ottima scorta da legna da ardere, per cui i
tagli di interi boschi sono frequenti, ma con essi proliferano anche piante infestanti come i rovi e i rampicanti in gergo
“luiassa”, rendendo difficile il solo addentrarsi in tali foreste. Nei boschi di acacia, scegliendo quelli più accessibili e
meno scoscesi, nascono alcuni funghi, di rado o quasi mai i porcini, ma si trovano varietà di colombine, galletti e
mazze di tamburo.

BOSCHI DI FAGGIO – Oltre i 600-800 metri slm, incontriamo i faggi, e la ricchezza di opportunità che tali foreste
regalano al cercatore di funghi. Come tutti gli alberi anche il faggio, trova una diversa distribuzione o densità, in base
all’ambiente, conformazione del terreno o alla manutenzione che l’uomo apporta in tali foreste. Infatti il faggio ha la
caratteristica di moltiplicare le fronde,
allargandosi con tanti ferloni, tanto da
oscurare in modo evidente il sottobosco. Per
cui in tempi cadenzati i proprietari ottengono
l’autorizzazione del taglio, lasciando a distanze
convenzionali alcuni alberi che in poco tempo
aumenteranno le fronde, e dal ceppo tagliato
già l’anno successivo avremo nuovi ferloni, che
se non potati daranno vita a decine di tronchi.
La flora del sottobosco si differenzia molto dal
tipo di terreno e della densità delle fronde,
infatti in boschi luminosi con faggi curati
dall’uomo (con asportazione dei ferloni) si
vede la nascita di piante spontanee come
mirtilli, felci o lamponi (cercate bene in queste
zone perché solitamente nascondono vere
fungaie), mentre in presenza di boschi fitti e non curati, la penombra impedisce il proliferare della flora, ma lo spesso
strato di foglie protegge comunque il micellio (la radice del fingo) e nasconde per giorni la crescita del frutto (il fungo),
spesso facendo capolino già in dimensioni adulte. Molti appassionati riescono a percepire la presenza del fungo anche
se totalmente nascosto sotto le foglie, grazie al leggero rialzamento delle stesse (montagnetta), che al leggero
contatto con la punta del bastone, si va a scoprire la testa ancora bianca del porcino o della colombina. MAI RASPARE
per non guastare il micellio dei funghi, e MAI METTERE LE MAI prima di essersi sincerati che non vi sia qualche vipera
pronta a mordere.
Ritengo che il faggio, grazie alle piccole e ovali foglie, crea i presupposti per una accogliente proliferazione di “miceli”,
infatti gli strati di foglie mantengono la giusta umidità del terreno, e lo proteggono dagli sbalzi climatici, dal vento e
dalle forti piogge, come dalle improvvise grandinate o nevicate. Quanto detto, dovrebbe far riflettere l’attento
cercatore di funghi, e se andiamo ad aggiungere le condizioni climatiche che si incontrano intorno ai 1000 m slm,
possiamo capire come anche in assenza di piogge, ma con il ripetersi di giornate di nebbia, si possano avere
abbondanti raccolti di funghi. Raccolti di funghi che, anche con qualsiasi condizione climatica, rispetto a castagneti e
quercie, sono sempre quintuplicati, una ragione per cui nelle faggete si radunano sempre migliaia di cercatori ogni
giorno a fine estate. Che poi alcuni dicano che i porcini dei faggi non hanno odore, questo è vero, ma la quantità di
raccolta, la consistenza del corpo, la quasi totale mancanza di vermi, a volte o quasi sempre vince sul gusto……

FORESTE DI ABETE O PINO – A partire dall’ 800 sino oltre 1900 in Liguria tramite progetti del Corpo Forestale si sono
realizzati ampi rimboscamenti con abeti, a partire da altezze metriche intorno agli 800 m slm sino ad oltre 1500 m.
slm, vere e proprie foreste oggi quasi tutte racchiuse in parchi o aree demaniali. Oppure le pinete, anch’esse oggetto
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di progetti di piantumazione proseguiti sino al 1970 circa, si incontrano a livelli metrici anche inferiori (tra 500-800 m
slm) qui e là disseminate, alcune ancora integre e compatte, altre distrutte da incendi e sostituite da flora mista di
castagni, faggi e querce. In questi boschi, solitamente ombrosi, i cercatori di funghi a fine stagione trovano porcini,
colombine, galletti, mazze di tamburo e specificatamente nelle pinete si incontrano anche sterminate distese di
sanguinin.

LE ZONE DA FUNGHI - Vedendola così sembra tutto facile, ma tra un bosco e l’altro anche se simili, spesso ci
sorprende vedere che in uno si raccoglie porcini in buon numero, mentre nell’altro di porcini manco l’ombra e a
malapena qualche colombina. Spesso è dovuto al tipo di terreno, se pietroso o terroso, se più acido o meno, come se
esposto ai venti, più ombroso o meno. Purtroppo sono infinite le variabili, e se, per la pesca si deve avere il “senso
dell’acqua”, anche nella ricerca dei funghi si deve seguire il “sesto senso” che matura solo con l’esperienza, con la
passione, con il ragionamento, con l’attenta osservazione del sottobosco, della luce, della consistenza degli alberi,
posizione, e tanti piccoli ma significativi segnali. Tutto questo si chiama “PASSIONE FUNGHI”
Passione della ricerca dei funghi che però deve portare rispetto
per le regole ovunque, sia nei boschi liberi e sia nei boschi
consorziati, per esempio le quantità giornaliere ovunque sono
vincolate al massimo di 3 kg di funghi a persona (salvo nel
proprio bosco) e occorre seguire le modalità di ricerca, ossia
munirsi di permesso di raccolta nei consorzi, e ovunque utilizzare
idoneo cestino forato per contenere i funghi raccolti.

SEGUIAMO LE REGOLE - Per cui andiamo ad illustrare le regole
imposte dalla Legge Regionale n° 17/2014 e le modifiche
apportate dalla LR 8/2015, nell’insieme dei testi disciplinando
maggiormente non solo la raccolta, ma pure la gestione dei
consorzi e regole per la commercializzazione dei funghi.

La Regione Liguria con l’apposita legge, dispone l’individuazione
degli enti gestori del patrimonio boschivo, i consorzi e le
associazioni       che     regolamentano           la    raccolta     e
commercializzazione dei prodotti del sottobosco, gli ambiti di
raccolta, i limiti quantitativi della raccolta, la stagione di raccolta,
modalità di raccolta e divieti, controlli micologici e
regolamentazione, corsi di formazione micologica, requisiti e
condizioni per la commercializzazione e autorizzazioni,
lavorazione e confezionamento funghi, individuazione del
personale di vigilanza e funzioni per il controllo della raccolta e
conseguenti sanzioni e sequestri. Con le LR 17/2014 e 8/2015
vanno a decadere le precedenti leggi regionali: 27/1991 –
55/1994 – 27/2007 – 33/2007, mentre per quanto non
espressamente previsto nel presente testo resta valida la legge 352/1993 e il DPR 376/1995.

VEDIAMO ORA DI RIEPILOGARE LE REGOLE PER LA RACCOLTA:
   1. Ambiti di raccolta e organizzazione: Come ambiti di raccolta si distinguono 3 diverse tipologie, i boschi liberi,
      i boschi consorziati, i boschi demaniali.
      Nel caso di boschi liberi, non è previsto alcuna autorizzazione ed il quantitativo di raccolto non deve superare
      (per tutti) la quantità di 3 kg previsti dalla legge.
      Nei boschi privati consorziati, definiti da apposita tabellazione che ne traccia i confini in modo visibile, ci si
      deve munire di apposita autorizzazione a pagamento con specifica osservanza del regolamento di raccolta.
      Nei boschi demaniali la raccolta sarebbe vietata, fatto salvo se l’Ente pubblico gestore ne autorizza la raccolta
      con permesso a pagamento nei giorni e quantità definiti, seguendo un apposito regolamento che può essere
      maggiormente restrittivo rispetto alla legge in oggetto. Ogni consorzio comunale, privato o ente ha facoltà di
      agevolare la raccolta a pensionati o giovani, specificando clausole e modalità nel proprio regolamento.
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2. Limiti quantitativi di raccolta: in tutto il territorio della
   regione Liguria, compreso boschi liberi, boschi consorziati e
   foreste demaniali, la raccolta dei funghi è consentita soltanto
   per le specie commestibili e per una quantità giornaliera nei
   seguenti limiti – per la specie “porcino” (boletus reticulatus,
   edulis, aereus e pinicola) fino a un massimo di 3 (tre) kg per
   persona; di cui per la specie “ ovolo buono” (amanita
   caesarea) fino ad un massimo di 1 kg per persona; di cui per
   tutte le altre specie fino ad un massimo di 3 kg per persona.
   Il quantitativo complessivo per persona non può superare il
   peso massimo di 3 kg, mentre sono esclusi i “chiodini”(armillaria mellea) la cui raccolta non è soggetta a
   limiti. I limiti di raccolta non si applicano a proprietari del fondo (che ne dimostrino il diritto) o soci del
   consorzio con apposito permesso. Esclusivamente nelle foreste demaniali gestite dal Parco Aveto sussiste
   anche la misura minima del cappello del porcino che deve essere non inferiore a 4 cm.
3. Periodi e giorni di raccolta: I comuni, gli Enti e i consorzi gestori, possono stabilire la data di inizio e chiusura
   della stagione di raccolta nei boschi da loro gestiti. Altresì possono imporre dei giorni la settimana di riposo
   vegetativo vietando la raccolta ai non soci. Nei boschi demaniali del Parco Aveto non sono previste
   agevolazioni per residenti che devono osservare sia i giorni di chiusura sia le quantità di raccolta, compreso
   dimensioni minime del cappello del fungo porcino (4 cm).
4. Modalità di raccolta e divieti: La raccolta dei funghi deve essere effettuata cogliendo esemplari interi e
   completi di tutte le parti necessari alla determinazione della specie. E’ consentito durante la ricerca l’uso di
   un bastone, purchè non venga impiegato per raspare il terreno, svellere i funghi o danneggiarli. I funghi
   raccolti devono essere riposti in contenitore idoneo, con fondo retinato per consentire la diffusione delle
   spore. VIETATO l’uso di rastrelli, uncini o altri attrezzi che possano danneggiare lo strato umifero, il micelio
   fungino e l’apparato radicale della flora. Vietato riporre e trasportare funghi in sacchetti di plastica o
   contenitori stagni, o zaini e borse senza il fondo retinato. Vietato raccogliere o danneggiare funghi non
   commestibili o velenosi. Vietato raccogliere l’ammanita cesarea allo stato di ovolo chiuso. Vietato raccogliere
   o trasportare funghi senza il tesserino di autorizzazione ove previsto o nei giorni di chiusura. Vietata la
   raccolta dei funghi nelle ore notturne. Nei boschi gestiti da consorzi e nelle foreste demaniali è fatto divieto la
   raccolta di castagne, mirtilli e frutti del bosco senza la dovuta autorizzazione.
5. Organi di vigilanza: Vigilano sull’osservanza della legge regionale e delle norme ambientali, Corpo Forestale,
   Polizia Locale, le guardie micologiche private del consorzio e particolarmente organizzate le Guardie
   Volontarie Ambientali (FIPSAS-ARCI-ENAL). Tutti questi organi di controllo possono operare sull’intero
   territorio provinciale, in squadre o in singolo agente, in base alle esigenze, ad esclusione delle guardie private
   del Consorzio che possono svolgere il servizio esclusivamente all’interno del territorio gestito dal consorzio di
   appartenenza.
6. Sanzioni: Le sanzioni amministrative vanno da un minimo di 16,66 euro sino ad un massimo di 100 euro
   secondo la norma violata. La legge regionale impone la confisca dei funghi raccolti indistintamente per tutte
   le violazioni. Andiamo brevemente ad esporre le violazioni più ricorrenti:
         Raccogliere funghi in quantità superiore al consentito, euro 50 + confisca raccolto (nel Parco Aveto €
              100+ ritiro tesserino giornaliero);
         raccogliere o trasportare funghi senza il tesserino di autorizzazione in zona ove richiesto euro 100 +
              confisca raccolto (Parco anche x residenti);
         Raccogliere funghi in periodo chiuso o giornata di riposo euro 100 + confisca raccolto (Parco Aveto +
              ritiro tesserino giornaliero anche residenti);
         Raccogliere funghi porcini di misura inferiore a 4 cm (diametro cappello) euro 100 + confisca raccolto
              irregolare (monte AIONA e Parco Aveto)
         raccogliere funghi raspando il terreno usando rastrelli, uncini o semplice bastone euro 30 + confisca
              raccolto (Parco euro 100 + ritiro tesserino giornaliero);
         riporre e trasportare funghi in sacchetti di plastica, borse, zaini o contenitori stagni, euro 30 +
              confisca raccolto (Parco Aveto euro 100 + ritiro tesserino giornaliero);
         raccogliere funghi velenosi, o danneggiare funghi non raccolti, euro 30 + confisca raccolto (Parco €
              100 + ritiro tesserino giornaliero);
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   raccogliere “amanita caesarea” allo stato di ovolo chiuso euro 16,66 + sequestro raccolto (Parco €
             100 + confisca funghi e ritiro tesserino giornaliero);
         ricerca e raccolta funghi durante
             le ore notturne con utilizzo di
             torce, euro 30 + confisca
             raccolto (Parco € 100 + confisca
             funghi e ritiro tesserino
             giornaliero);
   Le sanzioni amministrative andranno
   riscosse dal comune territoriale di
   competenza tramite ccp, mentre i funghi
   sequestrati saranno consegnati al
   consorzio gestore che ne farà l’uso
   previsto dalla legge. Le sanzioni elevate
   nelle foreste del Parco Aveto saranno
   incassate dallo stesso Ente, mentre i
   funghi confiscati saranno consegnati
   all’Ente gestore o distrutti sul posto dagli
   agenti e in presenza del verbalizzato.
7. Rispetto del bosco e dell’ambiente: Troppo spesso l’uomo si dimentica il rispetto dell’ambiente, e confonde il
   bosco per una pattumiera. Teniamo a precisare che ogni oggetto gettato a terra, vi resta per mesi o per anni,
   difendiamo la natura portandoci a casa i nostri rifiuti. Mangiare una merendina, dissetarsi con una bibita in
   lattina, gettare a terra un mozzicone di sigaretta o l’intera confezione vuota, genera sporcizia ed
   inquinamento. Simili azioni, molto spesso fatte senza riflettere e soprapensiero possono generare “multe”
   molto salate se pizzicati dalle guardie di controllo, infatti l’importo del verbale amministrativo è fissato in
   600,00 € in applicazione del Decreto Legislativo 152/2006 art 192 e 255. Evitate quindi, tenetevi in tasca o
   nello zaino il vostro rifiuto, ne avrete vantaggio voi stessi oggi e in futuro.
8. Posteggio fuori strada: Chiudiamo con un ulteriore suggerimento, molto spesso accade di trovare vetture
   posteggiate all’interno di boschi (fuori strada), magari seguendo piste di trattori tracciate per il taglio degli
   alberi fatti negli anni e poi abbandonati e ricoperti dalla vegetazione, o addirittura inoltrarsi sulle strade
   forestali all’interno dei boschi demaniali. In tutti questi casi, purtroppo molto frequenti, viene elevato un
   verbale amministrativo di 104,00 € (LR 38/92 art 3 e 8).
9. Rispettare le guardie: L’incontro con gli agenti forestali, guardia boschi, guardie micologiche e guardie
   ambientali, oggi è frequente e te li trovi non solo dalla macchina ma pure sulle vette dei monti, in pratica
   anche a ore di cammino e di distanza dall’ultima strada. Le guardie conoscono il bosco e i sentieri molto bene
   e sanno come raggiungere i luoghi di raccolta più frequentati. Al controllo e alla richiesta dei documenti, il
   cercatore non può rifiutarsi o
   fuggire, se non vuole passare il resto
   della giornata in caserma e subire la
   denuncia penale per resistenza a
   pubblico ufficiale e rifiuto di
   generalità o peggio fuga. Le guardie
   anche se volontarie sono Agenti di
   PG (Polizia Giudiziaria) e sono
   sempre in contatto con i Carabinieri
   Forestali, girano in pattuglie in
   contatto radio tra loro. Da una
   banale giornata a funghi finire con la
   fedina penale macchiata, ci vuole un
   attimo, pensateci e prima di
   accedere al bosco procuratevi il
   permesso funghi.
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