Funghi & Tartufi risorse del bosco - Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina - Regione Piemonte

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Funghi & Tartufi risorse del bosco - Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina - Regione Piemonte
Programma 2007-2013                            Programma cofinanziato dal
Insieme oltre i confini                   Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale

   Funghi & Tartufi
    risorse del bosco
  Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura
            favorevole alla produzione fungina
Funghi & Tartufi risorse del bosco - Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina - Regione Piemonte
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Programma 2007-2013                                          Programma cofinanziato dal
Insieme oltre i confini                                Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale

              Funghi & Tartufi
               risorse del bosco
              Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura
                        favorevole alla produzione fungina
Funghi & Tartufi risorse del bosco - Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina - Regione Piemonte
Funghi &
Funghi & Tartufi risorse del bosco - Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina - Regione Piemonte
& Tartufi
 Premessa

 I sapori e i profumi della nostra terra sono i migliori ambasciatori della sua
 storia, della sua cultura e delle emozioni che è in grado di suscitare.
 Non è un caso che l’enogastronomia sia diventata uno dei prodotti di punta
 dell’offerta turistica del Piemonte, forte richiamo per un immaginario colletti-
 vo sempre più vasto.
 Le tante varietà di funghi che si trovano nella nostra regione (sopra e sotto
 terra), a cominciare dal loro esponente più pregiato, il tartufo bianco d’Alba,
 sono un patrimonio prezioso che come tale va promosso e tutelato.
 Perché anche da esso dipende la biodiversità e l’equilibrio dei nostri boschi.
 E perché funghi e tartufi, memoria di una cultura che si tramanda da secoli,
 rappresentano una delle più grandi opportunità per l’economia presente e
 futura del nostro territorio.
 Il progetto Amycoforest sarà supporto e strumento utile per aiutarci in questo
 percorso di tutela e crescita.

                                                                          Alberto CIRIO
                                   Assessore all’Istruzione, Sport, Turismo e Tartuficoltura
                                                                   della Regione Piemonte
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I partner del progetto

Regione Piemonte
Direzione Opere pubbliche, Difesa del suolo, Economia
montana e Foreste - Corso Stati Uniti 21, 10128 Torino.
Dirigente del Settore: dott. Franco Licini.
Referente del progetto: dott.ssa Flavia Righi.

CRPF Rhône-Alpes
Centre régional de la propriété forestière Rhône-Alpes,
Parc de Crécy - 18, avenue du Général de Gaulle, 69771
St-Didier-au-Mt-d’Or cedex, France.
Dirigente del Settore: dott. Xavier Martin.
Referente del progetto: dott. Bruno Rolland.
                                                          Redazione a cura di IPLA SpA,
                                                          Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente,
                                                          Corso Casale 476, 10132 Torino.
                                                          Referente: dott. Francesco Tagliaferro.

Università degli Studi di Genova                          Testi:
Laboratorio di Micologia DISTAV                           IPLA SpA: Francesco Tagliaferro, Anna Maria Ferrara.
Dipartimento di Scienze della Terra,                      Collaboratori: Elisa Ceria, Fabrizio Ellena, Marco Gianella, Marta
dell’Ambiente e della Vita,                               Scotta.
Corso Dogali 1M, 16136 Genova.                            DISTAV: Mirca Zotti, Mario Pavarino, Simone Di Piazza, Fulvio Dente
Referente del progetto: dott.ssa Mirca Zotti.             CRPF Rhône-Alpes: Bruno Rolland, Pierre Tabouret, Anne Pieran-
                                                          gelo.

                                                          Supervisione alla redazione a cura di IPLA SpA:
                                                          Federico Mensio.

Regione Liguria                                           Fotografie:
Servizio Politiche della Montagna                         Anna Maria Ferrara, Andrea Ebone, Daniele Sasanelli, Dario Fer-
e della Fauna Selvatica,                                  rante, Elisa Ceria, Fabrizio Ellena, Francesco Dovana, Francesco
Via Bartolomeo Bosco 15, 16121 Genova.                    Tagliaferro, Fulvio Dente, Igor Boni, Giancarlo Moretto, Marco
Dirigente del settore: dott. Valerio Ivo Vassallo         Gianella, Marta Scotta, Mauro Manavella, Mirca Zotti, Paolo Ca-
                                                          merano, Paolo Ferraris, Pierre Tabouret, Roberto Gianella, Sara
Referente del progetto: dott.ssa Raffaella Chiappa
                                                          Maternini, Simone di Piazza.
geom. Giuseppe Salvo.                                     Archivio Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero.

                                                          Si ringraziano:
                                                          Giancarlo Moretto, mico-gastronomo dell’Associazione Micologica
                                                          Piemontese, Maurizio Bazzano, presidente dell’Associazione Tar-
                                                          tufai e Tartuficoltori Liguri, Eugenio Manzone, ristoratore presso il
Provincia di Imperia                                      Comune di Caraglio, Gabriele Ellena, ristoratore presso il Comune
Settore Vigilanza sul Territorio, Parchi-P.T.C.           di Montemale di Cuneo, il Sig. André Simon, la Sig.ra Orso Gia-
Viale Matteotti 147, 18100 Imperia.                       cone Marina e il Sig. Fabrizio Ellena per il contributo offerto nella
Referente del progetto: dott.ssa Sonia Zanella.           redazione delle ricette delle specie fungine di Progetto.
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                                          funghi   & tartufi risorse del bosco

                   1. Il progetto Amycoforest

L’Unione Europea promuove e finanzia tramite                    La produzione non legnosa del bosco, in par-
appositi programmi le attività di sviluppo regio-               ticolare di macrofunghi eduli epigei e ipogei
nale all’interno di ambiti territoriali dalle caratte-          (tartufi), spicca, infatti, tra le risorse tradizional-
ristiche comuni.                                                mente utilizzate e sfruttate commercialmente;
Il progetto Amycoforest, di cui la presente bro-                tuttavia, a causa sia di un utilizzo non pianificato
chure rappresenta uno strumento di divulgazio-                  delle foreste, sia per una scarsa attenzione agli
ne, è stato reso possibile grazie al programma                  aspetti di conservazione dinamica dei prodotti
di cooperazione europea Alcotra 2007-2013                       del sottobosco, sia per l’abbandono delle tec-
(Alpi Latine Cooperazione Transfrontaliera),                    niche tradizionali di utilizzo del bosco, la produ-
che copre l’intero territorio transfrontaliero al-              zione annua risulta in declino. Per mantenere
pino tra Francia e Italia, e che persegue come                  e possibilmente incrementare tale produzione,
obiettivo generale il miglioramento della                       occorre quindi applicare tecniche di gestione
qualità della vita delle popolazioni e lo                       selvicolturale adeguate.
sviluppo sostenibile dei sistemi economici                      La risorsa “funghi” si presta tradizionalmente ad
                                                                integrare il reddito delle popolazioni locali, ma al
e territoriali transfrontalieri attraverso la
                                                                contempo non sono ad oggi pienamente svilup-
cooperazione in ambito sociale, economi-
                                                                pati i diversi aspetti relativi alle tecniche di gestio-
co, ambientale e culturale.
                                                                ne del bosco mirate all’incremento della produ-
Nell’ambito del Programma Alcotra, Amycofo-
                                                                zione fungina nel rispetto della salvaguardia della
rest si inserisce nelle tematiche di Sviluppo e                 biodiversità, alla razionalizzazione della raccolta,
Innovazione, in particolare delle Economie rurali               allo sviluppo di un’imprenditorialità rurale di fi-
(asse 1, misura 1.2), prefiggendosi di elabora-                 liera legata non solo al potenziamento del set-
re, mettere in pratica e divulgare modelli selvi-               tore agrituristico, ma anche alla trasformazione e
colturali mirati ad aumentare la produzione di                  commercializzazione in loco dei prodotti minori
funghi e tartufi, salvaguardando biodiversità ed                del bosco, in funzione di una maggior valorizza-
efficienza ecosistemica delle foreste.                          zione delle risorse economiche del territorio. In
                                                                questo ambito, a fronte di una consistente attivi-
Il Programma è cofinanziato dal FESR (Fondo                     tà scientifica, si riscontra un ridotto trasferimento
europeo di sviluppo regionale) all’inter-                       delle conoscenze a livello pratico gestionale.
no dei fondi strutturali, strumenti di attuazione
della politica regionale comunitaria, destinati a               Analogamente andrebbe favorita, attraverso stru-
finanziare programmi pluriennali di sviluppo re-                menti di divulgazione e azioni promozionali, una
gionale concordati tra la Commissione europea,                  maggior conoscenza delle specie di funghi e tar-
gli Stati membri e le Regioni.                                  tufi eduli “minori”, ossia diverse da quelle usual-
                                                                mente e tradizionalmente in commercio in ognu-
La Regione Piemonte, garantendo il coor-                        na delle regioni partner del progetto, in quanto
dinamento generale, ha affidato a sogget-                       potenzialmente suscettibili di valorizzazione.
ti attuatori la realizzazione tecnica e la ri-
cerca su mercato e filiera, rispettivamente                     Ci si propone pertanto di indagare il mercato
la prima alla propria società in house IPLA                     locale per individuare e promuovere azioni di
S.p.A., la seconda all’Università degli Studi                   sviluppo, cercando di stimolare e rilanciare i pro-
di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie,                     dotti fungini tipici di elevata qualità e le relative
Forestali e Alimentari.                                         iniziative agroalimentari.
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                                        funghi   & tartufi risorse del bosco

Specie fungine di interesse nell’ambito                       – Realizzazione di una rete di aree dimostrati-
del Progetto Amycoforest:                                       ve gestite secondo una metodologia condi-
   Gruppo dei porcini (Boletus edulis,                          visa per il loro monitoraggio.
   B. aestivalis, B. aereus, B. pinophilus)                   – Realizzazione di cartografie di potenzialità
                                                                per le diverse specie fungine.
   reale od ovolo buono (Amanita caesarea)
                                                              – Realizzazione di una maggior collaborazione
   cantarello o gallinaccio (Cantharellus ciba-                 tecnica fra i corrispondenti servizi ed istitu-
   rius)                                                        zioni dei partner del progetto.
                                                              – Analisi della filiera mediante il coinvolgimen-
   trombetta dei morti (Craterellus cornucopio-
                                                                to di piccole e medie imprese.
   ides)
                                                              – Diffusione della cultura della microimpresa.
   steccherino dorato (Hydnum repandum)
                                                              Risultati attesi
   marzuolo (Hygrophorus marzuolus)
   viene considerato per il suo elevato interes-              – Aumento della fruttificazione dei funghi edu-
   se locale, pur non essendo inserito nell’e-                  li, senza pregiudicare la produzione legno-
   lenco di specie commercializzabili della                     sa e le altre risorse del bosco (piccoli frutti,
   maggior parte delle regioni italiane                         fauna, ecc.), salvaguardando biodiversità e
                                                                funzione di protezione idrogeologica.
   lattario delizioso e specie affini (Lactarius
                                                              – Sensibilizzazione e formazione di proprietari
   deliciosus, L. sanguifluus)
                                                                boschivi, formazione di tecnici (agronomi,
   Tartufo bianco (Tuber magnatum)                              forestali) ed aumento dell’offerta formativa
   tartufo nero estivo (T. aestivum inclusa la                  pubblica grazie all’acquisizione delle nuove
   forma uncinatum)                                             competenze in materia da parte dei tecnici
                                                                e funzionari di CRPF ed ONF, regionali ed
   tartufo nero pregiato (T. melanosporum)                      universitari.
   tartufo nero d’inverno (T. brumale).                       – Miglior uso delle risorse locali, aumento del
                                                                reddito e dell’occupazione in zone rurali.
                                                              – Maggior conoscenza della filiera per stimola-
Attività previste                                               re lo sviluppo di microimprese (agriturismi,
– Redazione di linee guida per i proprietari bo-                imprese di trasformazione artigianale) sul
  schivi pubblici e privati riguardo la possibilità             territorio e accrescere il valore aggiunto in
  di miglioramento forestale ai fini della produ-               loco.
  zione micologica edule, salvaguardando pro-                 – Contributo all’espansione e diversificazione
  duzione legnosa, biomassa e biodiversità.                     del mercato.
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                                         funghi   & tartufi risorse del bosco

         2. I funghi ed i tartufi: cosa sono

2.1 I funghi                                                   ife), che nel loro insieme vengono chiamati
I funghi sono organismi con caratteristiche tali               micelio. In determinate condizioni di tempera-
da collocarli in una posizione intermedia tra ani-             tura e umidità, che si verificano stagionalmente,
mali e vegetali. Non possedendo clorofilla, non                il micelio “fruttifica” producendo lo sporoma, il
sono in grado di realizzare la fotosintesi clorofil-           quale sviluppa e libera nell’ambiente le spore,
liana per produrre gli zuccheri fondamentali per               che rappresentano i “semi” del fungo, gli ele-
la vita, ma devono nutrirsi di sostanze organiche              menti costitutivi, che ne permettono la propa-
già presenti nell’ambiente, come fanno gli ani-                gazione sessuata.
mali. Un’altra caratteristica che li distingue dai
vegetali è la presenza nella loro composizione                 Il fungo come lo vediamo noi, nella sua forma
chimica di una proteina, la chitina, che si trova              classica (boleti, agarici) è normalmente compo-
solo nel regno animale (costituisce ad esempio                 sto da due elementi, lo stipite, ovvero il gambo,
lo scheletro esterno degli insetti e dei crostacei).           e il pileo, ovvero il cappello. Il gambo può esse-
                                                               re più o meno slanciato, obeso (come in molti
Ciò che comunemente chiamiamo con il termi-                    porcini), in alcuni casi alla base presenta una
ne “fungo” associandolo, ad esempio, all’imma-                 membrana che lo avvolge detta volva (fungo
gine di un bel porcino, come quello raffigurato                reale), la cui consistenza varia a seconda della
nella foto, è in realtà l’apparato riproduttore, o             specie. Alcuni funghi hanno sul gambo anche
sporoma, o carpoforo, dell’organismo fungo,                    un anello la cui forma e dimensione sono va-
che per il resto dell’anno vive nascosto nel suo-              riabili (chiodini, fungo reale, mazza di tamburo).
lo sotto forma di filamenti microscopici (detti                Il cappello si presenta anch’esso di forme di-
Funghi & Tartufi risorse del bosco - Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina - Regione Piemonte
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Ciclo biologico dei funghi (tratto dalla guida micoselvicolturale)

verse (conico, convesso, concavo, più o meno                                oltre a penetrare all’interno degli apici radicali,
appiattivo…); nella parte inferiore si trova l’area                         costituiscono un tipico manicotto fungino che li
fertile, detta imenio, deputata alla produzione                             riveste esternamente e da cui si dipartiranno, in
delle spore. L’imenio può presentarsi a lamelle                             condizioni ambientali favorevoli, le ife miceliari
(lattari, colombine, prataioli, fungo reale), a tu-                         che a loro volta formeranno i corpi fruttiferi di
buli e pori (porcini, porcinelli) a pliche (galletti o                      nostro interesse.
gallinacciI) o ad aculei (steccherino).
                                                                            Alcuni dei più conosciuti funghi commestibili,
Nell’ecosistema forestale si possono distinguere                            porcini, ovolo buono, cantarello, lattari sono ec-
tre principali gruppi di funghi: simbionti, sapro-                          tomicorrizici, così come i tartufi, che si svilup-
trofi e parassiti.                                                          pano sotto terra (funghi ipogei). La funzione
                                                                            delle ectomicorrize nei confronti degli alberi
Funghi simbionti                                                            comprende la difesa sia dall’attacco di agenti
Sono i funghi che vivono in stretta unione con le                           patogeni, grazie, ad esempio, alla produzione di
radici della maggior parte delle piante presenti                            antibiotici diffusi nel terreno, sia dalla presen-
sulla Terra. Grazie alla formazione di una struttu-                         za di sostanze inquinanti in eccesso nel suolo,
ra particolare chiamata micorriza, in cui il fungo                          che vengono assorbite e bloccate all’interno
penetra all’interno dei giovani apici radicali, en-                         del micelio fungino stesso. Inoltre, la crescita
trambi gli organismi coinvolti traggono vantag-                             di molti alberi viene stimolata anche grazie alla
gio: i funghi ricevono dalle piante gli zuccheri                            produzione, da parte dei funghi micorrizici, di
prodotti dalla fotosintesi clorofilliana, necessari                         sostanze specifiche, come gli ormoni vegetali.
per la loro crescita, le piante, grazie alla presen-                        Alcune specie fungine possono legarsi indiffe-
za del micelio fungino, migliorano la loro capaci-                          rentemente con diverse specie di alberi (es. il
tà di assorbire dal terreno acqua e sali minerali.                          porcino – Boletus edulis – con querce, casta-
La maggioranza delle micorrize delle piante di                              gno, faggio, abete bianco e abete rosso, pino
conifere o latifoglie di boschi e foreste sono “ec-                         silvestre, ecc.). Per altre invece esiste maggior
tomicorrize”, ossia sono formate da funghi, che                             specificità: si dicono, infatti, ospite-specifiche
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Schema degli scambi micorrizici dei funghi (tratto dalla guida micoselvicolturale)

(ad esempio Lactarius deliciosus che è legato                              una specifica materia organica, come i funghi
esclusivamente a piante del genere Pinus, op-                              saprotrofi lignicoli che crescono su legno morto
pure Suillus grevillei, comunemente detto larici-                          (vedi fotografia) o i coprofili che si sviluppano
no che cresce in associazione con il larice).                              su deiezioni animali. Fra i funghi saprotrofi pos-
                                                                           siamo ricordare i prataioli (Agaricus arvensis e
Funghi saprotrofi
                                                                           specie affini, la specie coltivata Agaricus bispo-
Sono i funghi che traggono il proprio nutrimento                           rus, che è il comune “champignon”), gli orec-
da sostanze organiche non viventi; si tratta di                            chioni o geloni (Pleurotus ostreatus, P. eringyi e
una categoria di funghi importantissima nell’am-                           specie affini, anch’essi coltivabili), le morchelle
bito dei sistemi naturali perché principalmente                            o spugnole (Morchella esculenta e specie affi-
grazie a loro avviene la decomposizione dei                                ni), le mazze di tamburo (Lepiota procera).
residui vegetali e/o animali, mediante la quale
vengono restituite all’ambiente le sostanze nu-                            Funghi parassiti
tritive fondamentali. Molti di essi sono legati ad                         Sono funghi che si nutrono a spese di organismi
                                                                           viventi, a volte portandoli gradatamente a mor-
                                                                           te. Nella maggior parte dei casi i funghi parassiti
                                                                           non aggrediscono soggetti sani, ma individui già
                                                                           deboli per cause diverse o che presentano gravi
                                                                           ferite. Nel caso delle piante, le vie di accesso
                                                                           più frequenti del parassita sono i punti di rottura
                                                                           dei rami, i tagli di potatura praticati non corret-
                                                                           tamente, le decorticazioni, oppure i danni alle
                                                                           radici.
                                                                           È opportuno tenere presente che non sempre
                                                                           esiste una netta separazione tra le due con-
                                                                           dizioni di fungo parassita e fungo saprotrofo;
                                                                           molte specie, infatti, possono svilupparsi in un
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primo tempo come parassite e continuare poi,                    I tartufi sono parte integrante del regno dei fun-
una volta avvenuta la morte della pianta ospite,                ghi, per cui sono tassonomicamente associabili
come saprotrofe. Un esempio è dato da una                       all’immaginario comune dei funghi. Apparten-
specie molto conosciuta e consumata, la fami-                   gono in particolare agli Ascomiceti, da non con-
gliola buona o chiodino, l’Armillariella mellea.                fondersi con i Basidiomiceti, a cui sono ricondu-
Questa specie può addirittura essere simbionte                  cibili molti dei funghi epigei commestibili.
con una specie di orchidea ed è un esempio                      Il tartufo, come tutti i funghi, è un organismo
della grande plasticità dei funghi potendo esse-                eterotrofo: ciò significa che ricava l’energia per
re parassita, saprotrofa o simbionte.                           la sua crescita ed il suo sviluppo solo da altri
I funghi parassiti possono colpire, oltre ai vegeta-            organismi viventi o dalla sostanza organica in
li, anche gli animali, compreso l’uomo, causan-                 decomposizione.
do il più delle volte disturbi cutanei conosciuti               I tartufi sono organismi complessi e partico-
come dermatomicosi, che causano fastidiosi                      larmente esigenti, che possono crescere solo
pruriti, irritazioni, perdita dei peli o dei capelli.           in presenza di una combinazione ottimale di
                                                                quantità e distribuzione annuale delle precipita-
                                                                zioni, temperature, tipologia di suolo e presenza
2.2 I tartufi                                                   di ben precise specie vegetali.
Con il termine “tartufo” generalmente si indica il              I tartufi sono funghi simbionti, pertanto instau-
corpo fruttifero (sporocarpo) di alcuni particolari             rano rapporti nutrizionali di reciproco vantaggio
funghi appartenenti alla famiglia delle Tubera-                 con le piante superiori. Lo scambio di sostanze
ceae e, in particolare, al genere Tuber, caratte-               tra il tartufo e la pianta, con quest’ultima che
rizzati dal compiere l’intero ciclo biologico sotto             fornisce al fungo sostanze complesse elabora-
terra, e per questo anche detti funghi ipogei.                  te che il fungo stesso non sarebbe in grado di

 Tuber aestivum
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produrre autonomamente ricevendo in cambio                     immerse delle grosse cellule (aschi) contenenti
prevalentemente acqua e sali minerali, avviene                 le spore. Proprio le spore, germinando, daran-
a livello radicale in formazioni particolari dette             no origine ad un nuovo micelio che sarà in gra-
ectomicorrize, strutturate in modo caratteristico              do, unendosi con i giovani apici delle radici, di
per ogni specie.                                               formare nuove micorrize.
Le ectomicorrize sono formate da filamenti mi-
croscopici (ife), che intrecciati avvolgono gli api-           Rispetto ai funghi epigei che fruttificano al di so-
ci delle radichette terminali dell’albero andando              pra del terreno, e che possono quindi sfruttare
a formare un reticolo, e da questo si diramano                 le correnti d’aria per disperdere le spore, i funghi
nel terreno alla ricerca di sostanze nutritive. Nel            ipogei come i tartufi sfruttano invece le proprie
loro insieme le ife vengono chiamate micelio                   peculiarità organolettiche, nello specifico il loro
e, al verificarsi in contemporanea di tutte le                 odore, particolarmente intenso e penetrante al
condizioni ambientali necessarie (climatiche,                  momento della maturazione delle spore, per
edafiche, ecc…) , quest’ultimo fruttifica dando                attrarre insetti e mammiferi (su tutti il cinghiale
origine allo sporocarpo.                                       – vedi fotografia -, ma anche il tasso, il ghiro, la
                                                               volpe), che nutrendosi del tartufo provvedono
Morfologicamente il tartufo è formato da una                   alla dispersione delle spore.
parete esterna detta peridio, che può essere
liscia o rugosa, di colore variabile dal chiaro allo           Le caratteristiche morfologiche del peridio, della
scuro. La massa interna, detta gleba, di colore                gleba, degli aschi e delle spore, parallelamente
variabile dal bianco al nero, dal rosa al marrone,             alla dimensione ed alle caratteristiche organo-
è percorsa da venature più o meno ampie e ra-                  lettiche, permettono l’identificazione delle diver-
mificate che delimitano degli alveoli in cui sono              se specie di tartufo.
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                   3. Gli ambienti di crescita

I funghi presi in considerazione dal progetto                  Abetine
Amycoforest e trattati in questa pubblicazione                 Categoria forestale che comprende popolamen-
crescono in prevalenza all’interno di ambienti                 ti a prevalenza di abete bianco, puri o misti con
forestali; è tuttavia possibile il ritrovamento di             faggio o con altre conifere (abete rosso, larice),
talune specie ai limiti superiori del bosco o ai               presente dalla fascia montana a quella subalpi-
suoi margini legate ad arbusti (cisti) o suffrutici            na su suoli derivanti sia da rocce acide sia basi-
(uva d’orso). I popolamenti boschivi possono                   che. Questa categoria e quella precedente sono
essere classificati sulla base delle loro caratte-             le più diffuse nella parte alpina della regione
ristiche floristiche, ecologiche e selvicolturali in           Rhône-Alpes.
categorie forestali, ossia unità definite sulla base
di una o più specie arboree costitutive.                       Pinete di pino silvestre
Gli ambienti di crescita dei tartufi, tranne che               Categoria forestale che raggruppa i popolamenti
per il Tuber aestivum ed in particolare per il T.              montani e, secondariamente, planiziali e colli-
aestivum var. uncinatum, sono spesso svinco-                   nari di pino silvestre, puri o con altre conifere
lati dalle formazioni boschive, ma più legati alla             (abete rosso, pino uncinato) o latifoglie diverse
presenza di una pianta simbionte produttiva,                   a seconda dell’ambito biogeografico (faggio, ro-
anche isolata. Non è raro trovare piante produt-               verella, rovere, castagno, ecc.).
trici di tartufo in situazioni lontane dall’ambiente
tipico di bosco, ad esempio in viali alberati, lun-            Faggete
go la viabilità, nei parchi e giardini urbani, ecc.            Categoria forestale diffusa in Piemonte e in Li-
In Francia la grande maggioranza dei tartufi rac-              guria principalmente sui rilievi alpini e appenni-
colti proviene da tartufaie coltivate: si stima più            nici in una fascia altitudinale da 800 - 1.000 m
del 95% per il tartufo nero pregiato. Solo la va-              a 1.500 - 1.800 m di quota, in Piemonte pre-
rietà «uncinatum» del tartufo nero estivo viene                sente sporadicamente anche sui rilievi collinari
raccolto in tartufaie naturali nel centro e nell’est           interni (Langhe). Le faggete sono presenti su
della Francia.                                                 substrati litologici sia acidi sia basici, in prevalen-
                                                               za come popolamenti puri o, localmente, con
Di seguito si riporta l’elenco ed una sintetica                presenza di altre latifoglie o conifere.
descrizione delle categorie forestali interessate
dalla produzione di funghi e di tartufi, definite a            Castagneti
partire dai boschi piemontesi, ma valide anche                 Categoria forestale ampiamente diffusa, a causa
per i boschi della regione Rhône-Alpes e della                 della massiccia sostituzione operata dall’uomo
Liguria.                                                       fin dall’antichità a scapito dei boschi originari
                                                               di svariate latifoglie. Presente in Piemonte dalla
Peccete                                                        pianura a tutta la fascia montana, dai rilievi alpini
Categoria forestale assente in Liguria con diffu-              a quelli appenninici e delle colline interne (da
sione limitata in Piemonte, più ampia in Rhône-                200 - 500 m fino a 1.000 - 1.300 m di quo-
Alpes, presente dalla fascia montana a quella                  ta), in Liguria nella fascia costiera in esposizioni
subalpina su suoli prevalentemente acidi. Com-                 fresche e sui versanti montani dell’entroterra. In
prende i popolamenti a prevalenza di abete ros-                Rhône-Alpes si limita alle quote più basse (fino
so, spesso puri o talora misti con abete bianco                a 800 - 900 m). Comprende sia popolamenti
e larice, localmente con faggio e altre latifoglie.            puri sia misti con faggio, querce (rovere, cer-
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ro, più raramente roverella e leccio), latifoglie               localmente con altre querce (roverella, rovere) o
d’invasione (acero di monte, acero campestre,                   latifoglie termofile o termoxerofile come carpino
frassino, orniello, carpino nero), robinia e talora             nero e orniello.
pino silvestre e pinastro.
                                                                Orno-ostrieti
Querceti di rovere                                              Categoria forestale piuttosto diffusa in tutto il
Categoria forestale con diffusione limitata in Pie-             territorio ligure, ma con presenza ristretta e mol-
monte e in Liguria (in passato i querceti di ro-                to localizzata sul territorio piemontese, dove è
vere sono stati in gran parte eliminati dall’uomo               limitata al settore appenninico e dei rilievi col-
per favorire il castagno). Presente nella fascia                linari interni e, più isolatamente, nelle Alpi Li-
collinare e montana dei rilievi alpini e appenni-               guri e Marittime, in prevalenza su suoli calcarei.
nici e, in Piemonte, nelle colline interne, su suoli            Maggiormente diffusi in Liguria, gli ostrieti sono
preferibilmente acidi. In Rhône-Alpes, le fustaie               presenti sia in ambito collinare sia montano, in
di rovere sono frequenti in pianura, soprattutto                questo caso entrando in contatto con le fagge-
nel nord della regione. Raramente puri, i quer-                 te. I popolamenti sono costituiti in prevalenza
ceti di rovere presentano frequentemente una                    da carpino nero e orniello, misti in proporzioni
mescolanza con latifoglie differenti a seconda                  variabili; localmente possono essere presenti al-
delle caratteristiche ecologiche dell’ambiente                  tre latifoglie come roverella, cerro o castagno e
(farnia, roverella, cerro, castagno e, ai limiti su-            talora robinia o conifere come il pino silvestre.
periori, faggio e latifoglie mesofile).                         La categoria è invece assente in Rhône-Alpes.

Querceti di roverella                                           Leccete
Categoria forestale presente in Piemonte so-                    Categoria forestale assente in Piemonte e pre-
prattutto sui rilievi collinari interni e nell’Appen-           sente limitatamente in Rhône-Alpes. Diffusissima
nino, secondariamente nella fascia collinare e                  in passato in Liguria sui rilievi collinari a ridosso
montana delle Alpi, tra i 300 e i 1.000 m di                    del mare, ha attualmente una distribuzione molto
quota, tendenzialmente su suoli basici, asciutti                frammentaria in seguito ai disboscamenti per ot-
e ben drenati, ma anche acidi. In Liguria i quer-               tenere terre coltivabili; i boschi di leccio sono oggi
ceti di roverella sono distribuiti sia sui versanti             presenti sia sui versanti caldi e su suoli superficia-
a solatio e prospicienti la costa sia nelle zone                li (con specie sempreverdi tipiche della macchia
più interne. In Rhône-Alpes sono diffusi nel sud                mediterranea, come lentisco, mirto, fillirea) sia
della regione e sui versanti più caldi delle Alpi               su versanti freschi (bassi versanti e impluvi) risa-
esterne. Nei querceti di roverella sono presenti                lendo anche fino a 1000 m nell’entroterra (con
di frequente altre querce (rovere, cerro) e lati-               latifoglie come roverella, carpino nero, orniello e
foglie termofile e termo-xerofile come orniello,                castagno). Per i tartufi dobbiamo escludere i po-
carpino nero, acero opalo e talora pino silvestre.              polamenti su litologie acide, anche se le specie in
La struttura prevalente è il ceduo, nella maggior               questione sono maggiormente tolleranti e ritrova-
parte dei casi invecchiato, con suoli superficiali a            bili anche su suoli prossimi alla neutralità.
fertilità modesta dove difficilmente è proponibi-
le una gestione forestale attiva. Per i tartufi si fa           Pinete costiere e mediterranee
riferimento ai popolamenti su substrati calcarei.               A questa categoria forestale appartengono po-
                                                                polamenti a prevalenza di pino d’Aleppo o di
Cerrete                                                         pino marittimo, spesso anche in mescolanza con
Categoria forestale con distribuzione molto limi-               numerose latifoglie come, ad esempio, leccio,
tata sia in Piemonte e Liguria, dove è localizzata              roverella e castagno; di norma possiedono un
in prevalenza sui rilievi collinari delle Langhe e              diverso sviluppo e densità, spesso con uno strato
dell’Appennino ligure-piemontese, sia in Rhône-                 inferiore a leccio e/o con arbusti della macchia
Alpes. Nei popolamenti è predominante il cerro,                 mediterranea e/o della gariga. Le formazioni a
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                                          funghi   & tartufi risorse del bosco

pino d’Aleppo sono presenti solo in Liguria, dove               Saliceti e pioppeti ripari
hanno distribuzione molto localizzata occupando                 In questa categoria è raggruppata la vegetazione
le stazioni più povere e meno accessibili, soli-                riparia dei corsi d’acqua, degli impluvi collinari e
tamente ambienti rupestri prospicienti il mare,                 delle zone golenali e lacustri. Sono popolamenti
in cui non è stata possibile la loro sostituzio-                distribuiti in modo frammentario in Piemonte e
ne con coltivi; sono per l’appunto diffuse nella                Liguria e presentano almeno il 50% di copertu-
fascia costiera, in esposizioni meridionali e su                ra di Salicacee (pioppi e salici di diverse specie).
substrati calcarei affioranti ed hanno carattere
pioniero riuscendo a sopravvivere in ambienti                   Boscaglie pioniere e d’invasione
con aridità molto elevata. Le formazioni a pino                 Categoria forestale fisionomicamente ed ecolo-
marittimo, assenti in Rhône-Alpes, hanno pre-                   gicamente molto eterogenea che comprende
senza limitatissima in Piemonte sull’Appennino                  al suo interno sia i popolamenti a prevalenza
ligure-piemontese tra le valli Lemme ed Erro,                   di latifoglie che invadono e ricolonizzano prati,
mentre in Liguria sono presenti in modo localiz-                pascoli e coltivi abbandonati sia le cenosi che
zato nell’entroterra e, limitatamente alla provin-              riescono a crescere in aree con affioramenti roc-
cia di La Spezia, anche nei territori costieri.                 ciosi e suolo superficiale. Questi popolamenti
                                                                sono diffusi abbastanza uniformemente in tutto
Macchie mediterranee                                            il Piemonte e la Liguria, soprattutto nella fascia
Questa categoria comprende le cenosi miste di                   montana delle Alpi e degli Appennini, ma an-
specie arbustive, talvolta con presenza di specie               che, nel territorio piemontese, sui rilievi collinari
arboree, sia latifoglie sia conifere, comunemente               interni e in pianura. All’interno di questa cate-
denominate “macchia mediterranea”. Sono diffu-                  goria i popolamenti forestali che possono es-
se in tutta la Liguria solitamente sui versanti soleg-          sere interessati dalla produzione fungina sono
giati e in quelli un tempo coltivati, oppure in aree            le formazioni a betulla (Betuleto montano), a
precedentemente percorse da incendi; assenti in                 nocciolo (Corileto d’invasione) e le formazioni
Piemonte e in Rhône-Alpes. Più frequentemente                   di latifoglie d’invasione (Boscaglie d’invasione).
sono costituite da formazioni miste di erica ar-                Il Betuleto montano è presente in tutta la fascia
borea, erica scoparia, corbezzolo, localmente con               montana dell’arco alpino piemontese, su qual-
fillireee, ginestra spinosa, lentisco e, tra le specie          siasi tipo di suolo; è costituito in prevalenza da
arboree, leccio, pino marittimo e pino d’Aleppo.                betulla, talora con presenza di faggio, rovere o
                                                                conifere. Il Corileto d’invasione, costituito da po-
Querco-carpineti                                                polamenti a predominanza di nocciolo, in Pie-
Categoria forestale scarsamente diffusa in am-                  monte è ampiamente diffuso dalla pianura fino
bito ligure, ma con distribuzione più ampia sul                 alla fascia montana delle Alpi e, isolatamente,
territorio piemontese, dove tuttavia risulta at-                sui rilievi collinari e appenninici. In Liguria è par-
tualmente frammentaria e con superfici molto                    ticolarmente diffuso fra le province di Savona e
limitate a causa delle massicce trasformazioni                  Genova nella fascia montana. Le Boscaglie d’in-
operate dall’uomo soprattutto nell’ambiente                     vasione sono popolamenti capillarmente diffusi
planiziale; oltre alla zona di pianura piemonte-                sia in Liguria nella fascia montana sia in tutto il
se sono presenti popolamenti nella fascia pe-                   Piemonte dalla pianura fino alla zona montana
demontana e negli impluvi e bassi versanti dei                  delle Alpi e inoltre sui rilievi collinari interni e
rilievi collinari interni delle due regioni. I querco-          dell’Appennino; sono costituiti da latifoglie diver-
carpineti sono anche diffusi in Rhône-Alpes nel-                se (termofile, termoxerofile, mesoxerofile e me-
le stesse situazioni topografiche del Piemonte.                 sofile) a seconda delle caratteristiche geografi-
Sono caratterizzati dalla prevalenza di farnia e                che, climatiche ed ecologiche della stazione.
carpino bianco, ma si presentano generalmen-
te misti con numerose altre latifoglie (frassino,               Rimboschimenti
ciliegio selvatico, castagno, rovere, ecc.), anche              Categoria forestale costituita da boschi di origi-
esotiche naturalizzate (robinia, quercia rossa).                ne antropica, la cui struttura fisionomica dipen-
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                                          funghi   & tartufi risorse del bosco

de dalla specie prevalente; sono diffusi in tutto               gestione forestale finalizzata all’utilizzazione del
il Piemonte, Liguria e Rhône-Alpes. In Piemonte                 legname risulta poco interessante economica-
sono distribuiti con maggiore frequenza nella                   mente, mentre è possibile intervenire con una
fascia montana delle Alpi e dell’Appennino, con                 gestione che abbia come priorità lo sviluppo del
netta prevalenza delle formazioni di conifere, in               tartufo, che diventa il prodotto principale a sca-
modo più frammentario all’interno della fascia                  pito della produzione legnosa.
pedemontana e collinare, dove sono costituiti
in prevalenza da latifoglie autoctone o esotiche                La selvicoltura tartufigena qui richiamata è trat-
e talora da conifere. In Liguria i rimboschimenti               tata specificatamente nella Guida micoselvicol-
sono presenti sia nella fascia litoranea, dove la               turale realizzata sempre nell’ambito del proget-
specie più diffusa è il pino marittimo, sia nell’en-            to Amycoforest.
troterra, dove prevale il pino nero. In Rhône-Al-
pes i rimboschimenti di latifoglie più frequenti
sono quelli di quercia rossa nel nord della re-
gione, mentre le formazioni di conifere, tra le                 3.3 La coltivazione dei tartufi
quali l’abete rosso e il pino nero, hanno una                   Per quanto le tecniche colturali per alcuni fun-
diffusione montana.                                             ghi e tartufi non siano ancora totalmente pa-
                                                                droneggiate, si può ormai pensare per alcune
                                                                specie a delle vere e proprie coltivazioni agrarie,
3.1 Interventi gestionali del bosco per                         in impianti specializzati. Se per il tartufo bian-
favorire la produzione di funghi epigei                         co le variabili che concorrono alla produzione
                                                                sono per la maggior parte ancora non conosciu-
La selvicoltura finalizzata all’incremento della                te, la tradizione di coltivazione di piante per la
produzione fungina, qui richiamata, è trattata                  produzione di tartufi neri, ed in particolare del
specificatamente nella Guida micoselvicoltu-                    tartufo nero pregiato, vanta a oggi una buona
rale realizzata sempre nell’ambito del progetto                 tradizione storica. Nel 1810 Joseph Talon semi-
Amycoforest.                                                    nò alcune ghiande di querce che sapeva essere
                                                                tartufigene ed attese i risultati di tale piantagio-
                                                                ne; le sue aspettative non andarono deluse e
3.2 Interventi gestionali nelle tartufaie                       Talon acquistò la fama di primo coltivatore di
naturali                                                        tartufi nella storia.
Sino ad alcuni anni addietro prevaleva l’idea                   In Francia la seconda metà del XIX secolo, perio-
della tartuficoltura quale attività legata alla rea-            do di grande produzione di tartufi, è stata caratte-
lizzazione di nuovi impianti, mentre negli ultimi               rizzata da alcuni eventi politici ed economici im-
anni si è gradualmente diffusa la consapevolez-                 portanti. La gestione delle foreste, dopo un perio-
za dell’opportunità di recuperare anche le tartu-               do di esasperata gestione privata, passò in mano
faie naturali in declino di produzione od ormai                 allo Stato che diminuì le utilizzazioni e promosse
del tutto improduttive. Questa considerazione                   i rimboschimenti con uso di piante del genere
nasce dalla constatazione che gran parte del                    Quercus (in modo massiccio nella regione del
territorio potenzialmente tartufigeno è ormai                   Monte Ventoux), rilevatesi ottime simbionti ed
imboschito e necessita di idonei interventi per il              utilizzate poi per creare impianti coltivati.
recupero. Le formazioni forestali dove il tartufo
cresce allo stato spontaneo, nella maggior parte                In Italia questa politica non aveva ancora preso
dei casi, sono popolamenti dove è possibile ri-                 piede, al punto che il prof. Oreste Mattirolo, in-
pristinare una produzione che diventi economi-                  signe botanico e micologo, propose di redigere
camente soddisfacente. Nella maggior parte dei                  una legge appositamente per le zone a vocazio-
casi si tratta di stazioni poco fertili con suoli su-           ne tartufigena, unendo così all’utile della difesa
perficiali dove gli incrementi annuali della mas-               idrogeologica quello derivante dalla coltivazione
sa legnosa sono scarsi. In questi popolamenti la                e dalla commercializzazione dei tartufi.
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                                          funghi   & tartufi risorse del bosco

Analizzando il motivo per cui nel nostro Paese                  Le indicazioni riguardanti la scelta del sito, la
la coltivazione del tartufo sia iniziata con tanto              pianta simbionte, la preparazione del suolo, le
ritardo rispetto ai vicini francesi, si trova spiega-           modalità d’impianto, le cure colturali e gli in-
zione almeno in parte, ancora in uno scritto del                terventi prima dell’entrata in produzione e la
prof. Mattirolo che mette in relazione tale ritardo             gestione della fase di raccolta sono riportati in
con due fattori inerenti la situazione politica e               vari manuali formulati da diversi autori, dove
sociale dell’Italia all’inizio del secolo: innanzitut-          si trovano le linee guida da seguire. La fase di
to l’assenza di protezione delle tartufaie di pro-              impostazione dell’impianto è molto delicata, in
prietà privata dai furti e secondariamente una                  quanto condiziona inevitabilmente le fasi suc-
mancata politica di rimboschimento.                             cessive; una valutazione tecnica errata in questa
Ancora oggi in Italia la coltivazione dei tartufi è             fase iniziale può vanificare il lavoro successivo
poco sviluppata rispetto alle vicine Francia e Spa-
                                                                portando all’insuccesso della coltivazione. È
gna anche se la situazione si presenta difforme,
                                                                quindi consigliabile effettuare presso laboratori
come ad esempio in Umbria e nelle Marche
                                                                specializzati un’analisi delle caratteristiche fisi-
dove le tartufaie coltivate sono piuttosto diffuse.
                                                                che e chimiche di un campione di suolo pre-
Bisogna però considerare l’opportunità che la                   levato nell’appezzamento per evitare decisioni
coltivazione del tartufo offre in aree marginali,               affrettate e sbagliate.
che necessariamente devono essere altamente
vocate, dove può costituire un’importante for-                  Purtroppo però non esiste una metodologia
ma di gestione agro-selvicolturale in grado di                  standard applicabile ovunque; in ogni tartufaia
recuperare terre abbandonate e, nello stesso                    è compito del tartuficoltore capire, in base alle
tempo, fornire un’integrazione al reddito e, nella              sue conoscenze ed esperienze, come adattare
migliore delle ipotesi, una vera e propria attività             al meglio ciò che studi e decenni di esperienze
imprenditoriale.                                                suggeriscono.
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                                         funghi   & tartufi risorse del bosco

               4. Andare per funghi:
        legislazione, luoghi, accorgimenti
4.1 Legislazione                                               deliberazione della Giunta regionale; la ricevu-
In questo capitolo verranno trattati i punti salien-           ta costituisce denuncia di inizio attività in forza
ti che le varie normative di livello nazionale e               dell’indicazione della causale del versamento,
regionale impongono relativamente alla raccolta                delle generalità, del luogo e della data di na-
e commercializzazione dei funghi epigei.                       scita, nonché della residenza del raccoglitore.
                                                               La Regione delega il rilascio dell’autorizzazione
                                                               annuale alle Comunità montane, alle Comunità
4.1.1 Legislazione italiana                                    collinari e ai Comuni non facenti parte di tali
In Italia il quadro normativo attuale sui funghi,              comunità che si sono avvalsi, in modo conti-
che fissa i principi fondamentali alle quali le                nuativo, nei tre anni precedenti la pubblica-
Regioni devono attenersi nelle loro specifiche                 zione della presente legge, dei disposti di cui
norme di riferimento, è definito dalla Legge                   all’articolo 22 della legge regionale 2 novembre
quadro n°352 del 23-08-1993, “Norme quadro                     1982, n. 32 (Norme per la conservazione del
in materia di raccolta e commercializzazione dei               patrimonio naturale e dell’assetto ambientale);
funghi epigei freschi e conservati” coordinata al              il rilascio dell’autorizzazione con validità giorna-
DPR n°376 del 14-07-95, “Disciplina della rac-                 liera o settimanale è delegata ai singoli Comuni.
colta e commercializzazione dei funghi epigei                  Presso tali Enti è possibile reperire gli estremi
freschi e conservati”.                                         del bollettino di c/c postale per effettuare il ver-
                                                               samento. Sulla ricevuta di pagamento deve es-
La normativa nazionale affronta le diverse te-                 sere apposta una marca da bollo (€ 16,00) in
matiche legate ai funghi epigei come: moda-                    quanto si tratta di un’autorizzazione. Ai fini della
lità di raccolta, vendita e commercio, vigilanza               validità dell’autorizzazione per più anni solari, è
e sanzioni, abilitazione e rilascio del tesserino,             ammesso il pagamento in un’unica soluzione di
lasciando poi alle singole Regioni il dettaglio ap-            una somma pari ad un massimo di tre annua-
plicativo, recepito da specifiche leggi regionali.             lità. Le autorizzazioni settimanali e giornaliere
                                                               sono assoggettate anch’esse al regime fiscale
In questa sede si ritiene più utile trattare le nor-           delle autorizzazioni annuali e quindi occorre ap-
me pratiche di interesse dei cercatori di funghi               porre sulle stesse una marca da bollo di 16,00
lasciando al lettore l’approfondimento delle pro-              euro; con tale legge viene inoltre introdotto
cedure amministrative che riguardano la con-                   l’obbligo del possesso dell’autorizzazione alla
servazione e la commercializzazione dei funghi                 raccolta per chiunque effettui questa attività in
conservati/trasformati.                                        qualsiasi luogo del territorio regionale, anche se
                                                               minorenne. Il pagamento è annuale ed è valido
Autorizzazione alla ricerca e raccolta dei                     per l’annualità della data di versamento salvo i
funghi epigei in Piemonte                                      versamenti per più anni solari.
Per praticare la ricerca e la raccolta dei funghi
in Regione Piemonte (Legge regionale 17 di-                    Come espresso nella Circolare del P.G.R. 4
cembre 2007, n. 24 e Circolare P.G.R. 4 mag-                   maggio 2009, n. 2/AMB - Punto 4, la legge ri-
gio 2009, n. 2/AMB) è necessaria un’autoriz-                   serva a Comunità Montane, Comunità Collinari
zazione valida su tutto il territorio regionale,               e Comuni interessati la potestà di fissare limiti
rappresentata dalla ricevuta del versamento di                 all’esercizio della raccolta sui territori di compe-
una somma stabilita con cadenza triennale con                  tenza, possibilità che alla luce degli altri disposti
20
                                          funghi   & tartufi risorse del bosco

di legge si può tradurre unicamente nella fissa-                5 della L.R. 24/2007 (proprietari, usufruttuari,
zione di calendari di raccolta (inizio e fine sta-              aventi titoli giuridici inerenti i fondi, coltivatori di-
gione, giorni di “fermo della raccolta”, eventuali              retti, imprenditori agricoli, gestori delle aree bo-
giorni differenziati per residenti e non ecc.), di              scate, utenti di usi civici specifici e di proprietà
cui deve essere data ampia e accessibile infor-                 collettive e soci di cooperative agricolo-forestali),
mazione al pubblico dei raccoglitori. E’ bene                   la Provincia, su parere della Comunità montana,
quindi sottolineare l’opportunità che il cittadino              della Comunità collinare e dei Comuni interes-
dotato dell’autorizzazione regionale, nel cam-                  sati e sentite le associazioni culturali ed in par-
biare zona di raccolta, si informi sempre sulla                 ticolare le associazioni micologiche, può auto-
eventuale esistenza dei succitati limiti locali per             rizzare la costituzione di aree delimitate, anche
non incorrere in sanzioni.                                      ai sensi dell’articolo 841 del codice civile, ove
È possibile eseguire la raccolta e la ricerca senza             la raccolta funghi è consentita a fini economici.
autorizzazione, come stabilito all’art. 3 comma                 In queste aree, opportunamente segnalate con
1bis della L.R. 24/2007, delle seguenti specie                  tabelle apposte a spese del soggetto richieden-
fungine: chiodini (Armillariella mellea), prataioli             te, la raccolta funghi da parte di terzi può essere
(Agaricus campestris e macrosporus), genere                     esercitata in deroga ai quantitativi di legge (tre
Morchella, gambe secche (Marasmius orea-                        chilogrammi complessivi per persona al giorno)
des), orecchione (Pleurotus ostreatus), coprino                 e il raccoglitore deve comunque essere munito
chiomato (Coprinus comatus), mazza di tam-                      dell’autorizzazione regionale alla raccolta di cui
buro (Macrolepiota procera).                                    all’articolo 3 della L.R. 24/2007, anche qualora
                                                                la raccolta sia subordinata al pagamento di una
Il quantitativo massimo giornaliero di raccolta                 somma.
per persona è di 3 kg. Il proprietario del fondo,
l’usufruttuario, il coltivatore del fondo, i parenti            La Provincia può autorizzare alla raccolta e alla
e affini di primo grado non hanno limitazioni                   detenzione di funghi epigei spontanei per pe-
quantitative alla raccolta e non necessitano di                 riodi non superiori ad un anno, a titolo gratuito
autorizzazione (art. 4, L.R. 24/2007). Ai sensi                 e per fini didattici, scientifici, espositivi e di pre-
del Codice Civile (artt. dal 74 al 78) sono con-                venzione sanitaria, gli istituti universitari, i musei
siderati parenti di primo grado genitori e figli, ed            naturalistici pubblici, gli enti pubblici di tutela
affini di primo grado suoceri, nuora e genero (in               sanitaria e di ricerca scientifica e le associazio-
quanto la moglie è parente di primo grado con                   ni naturalistiche e micologiche che ne facciano
il proprio padre).                                              richiesta per i propri dipendenti, studenti o as-
                                                                sociati.
La Provincia può rilasciare, o delegare alle Co-
munità montane, alle Comunità collinari e ai                    Relativamente ai divieti previsti per motivi di tu-
Comuni non appartenenti a tali Comunità, l’au-                  tela ambientale, ferma restando l’efficacia degli
torizzazione alla raccolta di funghi epigei spon-               eventuali divieti già contenuti nelle leggi istituti-
tanei in quantitativi superiori a quelli consentiti,            ve delle aree protette e nei regolamenti di fru-
qualora costituisca fonte di lavoro stagionale o di             izione delle stesse, la L.R. 24/2007 all’articolo
reddito, ai cittadini residenti che siano coltivatori           2, comma 7, lettera c stabilisce che la raccolta
                                                                dei funghi epigei è vietata solo nelle aree indi-
diretti o imprenditori agricoli, a qualunque titolo,
                                                                viduate dagli organismi di gestione competenti,
gestori in proprio dell’uso del bosco, compresi
                                                                ricadenti all’interno delle aree protette regionali
gli utenti dei beni di uso civico e di proprietà
                                                                e dei siti costituenti la Rete Natura 2000; come
collettive, soci di cooperative agricolo-forestali.
                                                                dettagliatamente esposto al punto 3 della Circo-
Queste autorizzazioni hanno validità relativa alla
                                                                lare P.G.R. del 4 maggio 2009, n. 2/AMB, deve
stagione di raccolta in corso e indicano i quanti-
                                                                quindi ritenersi possibile in via generale la rac-
tativi massimi giornalieri autorizzati.
                                                                colta dei funghi epigei spontanei nelle aree pro-
Su richiesta dei soggetti di cui agli articoli 4 e              tette regionali, fatti salvi espressi provvedimenti
21
                                             funghi   & tartufi risorse del bosco

di divieto, all’interno di aree opportunamente                     volontari per la ricerca, la raccolta e la vendita
individuate, deliberati dai competenti organismi                   dei funghi e per la conduzione della produzio-
di gestione.                                                       ne agricola connessa (art. 9 L.R. 27/2007). La
                                                                   ricerca e la raccolta dei funghi sono quindi riser-
Parimenti, nelle aree ricadenti all’interno dei
                                                                   vati nei boschi e nei terreni delimitati apparte-
siti costituenti la Rete Natura 2000 la raccolta                   nenti ai soggetti consorziati, ai soci partecipan-
dei funghi epigei spontanei è in via generale                      ti o a persone da questi autorizzate, secondo
consentita nel rispetto dei disposti della L.R.                    modalità che i singoli Consorzi stabiliscono nei
24/2007, fatti salvi espressi provvedimenti di                     loro atti costitutivi o mediante atti deliberativi,
divieto contenuti nelle misure di conservazione                    anche mediante il rilascio di appositi tesserini
e nei regolamenti in essere o di futura adozione                   a pagamento. La legge stabilisce però che non
da parte dei soggetti gestori ai sensi del D.P.R. 8                meno del 70 per cento dei proventi incassati
settembre 1997 n. 357 e s.m.i.1.                                   dagli Enti gestori per il rilascio del tesserino, che
                                                                   autorizza la raccolta sul territorio di competenza,
Autorizzazione alla ricerca e raccolta dei                         debba essere utilizzato per la realizzazione di
funghi epigei in Liguria                                           interventi di trattamento e governo del bosco
                                                                   volti al miglioramento della produzione fungina,
La ricerca e la raccolta dei funghi in Regione                     per l’attività di promozione di marchi di qualità
Liguria (Legge regionale 13 agosto 2007, n. 27,                    e origine dei prodotti del sottobosco, per l’attivi-
Norme per la raccolta dei funghi epigei sponta-                    tà di informazione concernente gli aspetti della
nei), nei limiti e con le modalità stabilite dalla                 conservazione e tutela ambientale collegati alla
legge, è libera nei boschi naturali e nei terreni                  raccolta dei funghi, nonché per la tutela della
incolti di qualsiasi natura, secondo gli usi.                      flora fungina.

Il proprietario, singolo o associato anche me-                     I proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i condut-
diante la partecipazione a Consorzi, può tuttavia                  tori, compresi gli utenti dei beni di uso civico e di
riservarsene la raccolta (art. 2, L.R. 27/2007)                    proprietà collettive, nonché i soci di cooperative
con la semplice apposizione di cartelli e tabelle                  agricolo-forestali limitatamente alla raccolta nei
lungo il confine dei terreni, recanti l’indicazione                terreni di godimento di tali diritti, sono in ogni
“Proprietà privata” ovvero la denominazione del                    caso esentati da qualsiasi tesserino o autorizza-
consorzio o dell’ente con la scritta a stampatel-                  zione (art. 11, L.R. 27/2007), tuttavia corre loro
lo ben evidenziata e leggibile da terra “Raccolta                  l’obbligo di dimostrare, se necessario, tramite
dei funghi epigei spontanei e degli altri prodotti                 atto di pubblica notorietà o mediante autocer-
del bosco riservata”. E’ bene quindi che il citta-                 tificazione, i titoli che consentono l’esenzione.
dino dotato dell’autorizzazione per uno specifi-
co Consorzio, nel cambiare zona di raccolta, si                    Il quantitativo massimo giornaliero di raccolta
informi sempre sull’eventuale esistenza di limiti                  per persona è di 3 kg (art. 3, L.R. 27/2007), di
locali per non incorrere in sanzioni.                              cui al massimo 1 kg di funghi della specie Ama-
                                                                   nita caesarea; i chiodini (Armillariella mellea)
La Regione, le Province, i Comuni e le Comu-                       invece non sono soggetti a limiti di raccolta. I
nità montane proprietari di boschi naturali o di                   proprietari e le persone aventi il godimento del
terreni incolti, gli imprenditori agricoli e forestali,            fondo, nonché i loro famigliari e dipendenti re-
i proprietari coltivatori diretti, i mezzadri e gli af-            golarmente assunti possono procedere alla rac-
fittuari di boschi naturali o di terreni incolti pos-              colta dei funghi sul fondo stesso senza limiti di
sono promuovere, ai sensi dell’articolo 2602                       quantità (art. 3, comma 3, L.R. 27/2007).
del codice civile, la costituzione di Consorzi                     L’articolo 5 della L.R. 27/2007 definisce raccogli-

1
    Informazioni sul sito internet http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/funghi.htm
22
                                          funghi   & tartufi risorse del bosco

tori occasionali i soggetti che raccolgono i funghi             la forma dei pubblici proclami anche lungo le
per proprio consumo e per i quali è necessario,                 strade ed i perimetri dei fondi, la data di inizio
laddove previsto dagli Enti gestori, il tesserino               e di chiusura della raccolta dei funghi nella sta-
di autorizzazione alla raccolta, distinguendoli                 gione primaverile ed autunnale. Nel caso in cui
dai raccoglitori professionali, soggetti che rac-               i Sindaci non provvedano, la raccolta si intende
colgono i funghi al fine di integrare il reddito                comunque consentita. Le Comunità Montane e
normalmente percepito. La legge conferisce a                    i Consorzi di Comuni per l’esercizio delle dele-
questi ultimi la possibilità di derogare ai limiti              ghe in agricoltura, sulla base degli indirizzi deli-
quantitativi di raccolta nella misura stabilita dagli           berati dalla Giunta regionale, possono rilascia-
Enti gestori (art. 4, L.R. 27/2007), nel rispetto               re, per documentati scopi didattici o scientifici,
della normativa nazionale di settore.                           speciali autorizzazioni per la raccolta di qualsiasi
I Sindaci dei Comuni liguri possono stabilire, pre-             specie di fungo, nonché disporre, per motivi di
vio parere obbligatorio del Corpo Forestale dello               salvaguardia dell’ecosistema, limitazioni tempo-
Stato, con provvedimento da pubblicare nell’Al-                 rali alla raccolta dei funghi per periodi definiti e
bo del Comune e da rendere noto mediante                        consecutivi; possono altresì vietare, per periodi
23
                                          funghi   & tartufi risorse del bosco

limitati, la raccolta di una o più specie di funghi             Dove si pratica la ricerca dei funghi epigei
in pericolo di estinzione.                                      La ricerca dei funghi, generalmente libera nei
Relativamente ai divieti previsti per motivi di tu-             boschi e nei campi non in attualità di coltura,
tela ambientale, ferma restando l’efficacia degli
                                                                in Piemonte è però vietata nei castagneti da
eventuali divieti già contenuti nelle leggi istitutive
                                                                frutto in attualità di coltivazione, come quelli in
delle aree protette e nei regolamenti di fruizione
                                                                fotografia, intendendo con questa dizione quelli
delle stesse, la L.R. 27/2007 all’articolo 8, com-
ma 6 stabilisce che la raccolta dei funghi epigei               che si trovano in condizioni di evidente pulizia
è vietata nelle riserve naturali integrali, nelle aree          perché pascolati, falciati o tenuti regolarmente
ricadenti in parchi nazionali, in riserve naturali e            sgombri da cespugli invadenti. È altresì vietata
in parchi naturali regionali, individuate dai relativi          nei giardini e nei terreni di diretta pertinenza
organismi di gestione, nonché nelle aree specifi-               (cioè nelle immediate adiacenze) degli immo-
catamente interdette dalla Giunta regionale sulla               bili ad uso abitativo, nelle aree, individuate dai
base di criteri predeterminati dalla Giunta mede-               relativi organismi di gestione nel rispetto delle
sima.                                                           vigenti disposizioni di legge, ricadenti all’interno
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