Funghi & Tartufi risorse del bosco - Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina - Regione Piemonte
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Programma 2007-2013 Programma cofinanziato dal Insieme oltre i confini Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale Funghi & Tartufi risorse del bosco Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina
Programma 2007-2013 Programma cofinanziato dal Insieme oltre i confini Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale Funghi & Tartufi risorse del bosco Il progetto Amycoforest: sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina
& Tartufi Premessa I sapori e i profumi della nostra terra sono i migliori ambasciatori della sua storia, della sua cultura e delle emozioni che è in grado di suscitare. Non è un caso che l’enogastronomia sia diventata uno dei prodotti di punta dell’offerta turistica del Piemonte, forte richiamo per un immaginario colletti- vo sempre più vasto. Le tante varietà di funghi che si trovano nella nostra regione (sopra e sotto terra), a cominciare dal loro esponente più pregiato, il tartufo bianco d’Alba, sono un patrimonio prezioso che come tale va promosso e tutelato. Perché anche da esso dipende la biodiversità e l’equilibrio dei nostri boschi. E perché funghi e tartufi, memoria di una cultura che si tramanda da secoli, rappresentano una delle più grandi opportunità per l’economia presente e futura del nostro territorio. Il progetto Amycoforest sarà supporto e strumento utile per aiutarci in questo percorso di tutela e crescita. Alberto CIRIO Assessore all’Istruzione, Sport, Turismo e Tartuficoltura della Regione Piemonte
I partner del progetto Regione Piemonte Direzione Opere pubbliche, Difesa del suolo, Economia montana e Foreste - Corso Stati Uniti 21, 10128 Torino. Dirigente del Settore: dott. Franco Licini. Referente del progetto: dott.ssa Flavia Righi. CRPF Rhône-Alpes Centre régional de la propriété forestière Rhône-Alpes, Parc de Crécy - 18, avenue du Général de Gaulle, 69771 St-Didier-au-Mt-d’Or cedex, France. Dirigente del Settore: dott. Xavier Martin. Referente del progetto: dott. Bruno Rolland. Redazione a cura di IPLA SpA, Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente, Corso Casale 476, 10132 Torino. Referente: dott. Francesco Tagliaferro. Università degli Studi di Genova Testi: Laboratorio di Micologia DISTAV IPLA SpA: Francesco Tagliaferro, Anna Maria Ferrara. Dipartimento di Scienze della Terra, Collaboratori: Elisa Ceria, Fabrizio Ellena, Marco Gianella, Marta dell’Ambiente e della Vita, Scotta. Corso Dogali 1M, 16136 Genova. DISTAV: Mirca Zotti, Mario Pavarino, Simone Di Piazza, Fulvio Dente Referente del progetto: dott.ssa Mirca Zotti. CRPF Rhône-Alpes: Bruno Rolland, Pierre Tabouret, Anne Pieran- gelo. Supervisione alla redazione a cura di IPLA SpA: Federico Mensio. Regione Liguria Fotografie: Servizio Politiche della Montagna Anna Maria Ferrara, Andrea Ebone, Daniele Sasanelli, Dario Fer- e della Fauna Selvatica, rante, Elisa Ceria, Fabrizio Ellena, Francesco Dovana, Francesco Via Bartolomeo Bosco 15, 16121 Genova. Tagliaferro, Fulvio Dente, Igor Boni, Giancarlo Moretto, Marco Dirigente del settore: dott. Valerio Ivo Vassallo Gianella, Marta Scotta, Mauro Manavella, Mirca Zotti, Paolo Ca- merano, Paolo Ferraris, Pierre Tabouret, Roberto Gianella, Sara Referente del progetto: dott.ssa Raffaella Chiappa Maternini, Simone di Piazza. geom. Giuseppe Salvo. Archivio Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero. Si ringraziano: Giancarlo Moretto, mico-gastronomo dell’Associazione Micologica Piemontese, Maurizio Bazzano, presidente dell’Associazione Tar- tufai e Tartuficoltori Liguri, Eugenio Manzone, ristoratore presso il Provincia di Imperia Comune di Caraglio, Gabriele Ellena, ristoratore presso il Comune Settore Vigilanza sul Territorio, Parchi-P.T.C. di Montemale di Cuneo, il Sig. André Simon, la Sig.ra Orso Gia- Viale Matteotti 147, 18100 Imperia. cone Marina e il Sig. Fabrizio Ellena per il contributo offerto nella Referente del progetto: dott.ssa Sonia Zanella. redazione delle ricette delle specie fungine di Progetto.
5 funghi & tartufi risorse del bosco 1. Il progetto Amycoforest L’Unione Europea promuove e finanzia tramite La produzione non legnosa del bosco, in par- appositi programmi le attività di sviluppo regio- ticolare di macrofunghi eduli epigei e ipogei nale all’interno di ambiti territoriali dalle caratte- (tartufi), spicca, infatti, tra le risorse tradizional- ristiche comuni. mente utilizzate e sfruttate commercialmente; Il progetto Amycoforest, di cui la presente bro- tuttavia, a causa sia di un utilizzo non pianificato chure rappresenta uno strumento di divulgazio- delle foreste, sia per una scarsa attenzione agli ne, è stato reso possibile grazie al programma aspetti di conservazione dinamica dei prodotti di cooperazione europea Alcotra 2007-2013 del sottobosco, sia per l’abbandono delle tec- (Alpi Latine Cooperazione Transfrontaliera), niche tradizionali di utilizzo del bosco, la produ- che copre l’intero territorio transfrontaliero al- zione annua risulta in declino. Per mantenere pino tra Francia e Italia, e che persegue come e possibilmente incrementare tale produzione, obiettivo generale il miglioramento della occorre quindi applicare tecniche di gestione qualità della vita delle popolazioni e lo selvicolturale adeguate. sviluppo sostenibile dei sistemi economici La risorsa “funghi” si presta tradizionalmente ad integrare il reddito delle popolazioni locali, ma al e territoriali transfrontalieri attraverso la contempo non sono ad oggi pienamente svilup- cooperazione in ambito sociale, economi- pati i diversi aspetti relativi alle tecniche di gestio- co, ambientale e culturale. ne del bosco mirate all’incremento della produ- Nell’ambito del Programma Alcotra, Amycofo- zione fungina nel rispetto della salvaguardia della rest si inserisce nelle tematiche di Sviluppo e biodiversità, alla razionalizzazione della raccolta, Innovazione, in particolare delle Economie rurali allo sviluppo di un’imprenditorialità rurale di fi- (asse 1, misura 1.2), prefiggendosi di elabora- liera legata non solo al potenziamento del set- re, mettere in pratica e divulgare modelli selvi- tore agrituristico, ma anche alla trasformazione e colturali mirati ad aumentare la produzione di commercializzazione in loco dei prodotti minori funghi e tartufi, salvaguardando biodiversità ed del bosco, in funzione di una maggior valorizza- efficienza ecosistemica delle foreste. zione delle risorse economiche del territorio. In questo ambito, a fronte di una consistente attivi- Il Programma è cofinanziato dal FESR (Fondo tà scientifica, si riscontra un ridotto trasferimento europeo di sviluppo regionale) all’inter- delle conoscenze a livello pratico gestionale. no dei fondi strutturali, strumenti di attuazione della politica regionale comunitaria, destinati a Analogamente andrebbe favorita, attraverso stru- finanziare programmi pluriennali di sviluppo re- menti di divulgazione e azioni promozionali, una gionale concordati tra la Commissione europea, maggior conoscenza delle specie di funghi e tar- gli Stati membri e le Regioni. tufi eduli “minori”, ossia diverse da quelle usual- mente e tradizionalmente in commercio in ognu- La Regione Piemonte, garantendo il coor- na delle regioni partner del progetto, in quanto dinamento generale, ha affidato a sogget- potenzialmente suscettibili di valorizzazione. ti attuatori la realizzazione tecnica e la ri- cerca su mercato e filiera, rispettivamente Ci si propone pertanto di indagare il mercato la prima alla propria società in house IPLA locale per individuare e promuovere azioni di S.p.A., la seconda all’Università degli Studi sviluppo, cercando di stimolare e rilanciare i pro- di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, dotti fungini tipici di elevata qualità e le relative Forestali e Alimentari. iniziative agroalimentari.
6 funghi & tartufi risorse del bosco Specie fungine di interesse nell’ambito – Realizzazione di una rete di aree dimostrati- del Progetto Amycoforest: ve gestite secondo una metodologia condi- Gruppo dei porcini (Boletus edulis, visa per il loro monitoraggio. B. aestivalis, B. aereus, B. pinophilus) – Realizzazione di cartografie di potenzialità per le diverse specie fungine. reale od ovolo buono (Amanita caesarea) – Realizzazione di una maggior collaborazione cantarello o gallinaccio (Cantharellus ciba- tecnica fra i corrispondenti servizi ed istitu- rius) zioni dei partner del progetto. – Analisi della filiera mediante il coinvolgimen- trombetta dei morti (Craterellus cornucopio- to di piccole e medie imprese. ides) – Diffusione della cultura della microimpresa. steccherino dorato (Hydnum repandum) Risultati attesi marzuolo (Hygrophorus marzuolus) viene considerato per il suo elevato interes- – Aumento della fruttificazione dei funghi edu- se locale, pur non essendo inserito nell’e- li, senza pregiudicare la produzione legno- lenco di specie commercializzabili della sa e le altre risorse del bosco (piccoli frutti, maggior parte delle regioni italiane fauna, ecc.), salvaguardando biodiversità e funzione di protezione idrogeologica. lattario delizioso e specie affini (Lactarius – Sensibilizzazione e formazione di proprietari deliciosus, L. sanguifluus) boschivi, formazione di tecnici (agronomi, Tartufo bianco (Tuber magnatum) forestali) ed aumento dell’offerta formativa tartufo nero estivo (T. aestivum inclusa la pubblica grazie all’acquisizione delle nuove forma uncinatum) competenze in materia da parte dei tecnici e funzionari di CRPF ed ONF, regionali ed tartufo nero pregiato (T. melanosporum) universitari. tartufo nero d’inverno (T. brumale). – Miglior uso delle risorse locali, aumento del reddito e dell’occupazione in zone rurali. – Maggior conoscenza della filiera per stimola- Attività previste re lo sviluppo di microimprese (agriturismi, – Redazione di linee guida per i proprietari bo- imprese di trasformazione artigianale) sul schivi pubblici e privati riguardo la possibilità territorio e accrescere il valore aggiunto in di miglioramento forestale ai fini della produ- loco. zione micologica edule, salvaguardando pro- – Contributo all’espansione e diversificazione duzione legnosa, biomassa e biodiversità. del mercato.
7 funghi & tartufi risorse del bosco 2. I funghi ed i tartufi: cosa sono 2.1 I funghi ife), che nel loro insieme vengono chiamati I funghi sono organismi con caratteristiche tali micelio. In determinate condizioni di tempera- da collocarli in una posizione intermedia tra ani- tura e umidità, che si verificano stagionalmente, mali e vegetali. Non possedendo clorofilla, non il micelio “fruttifica” producendo lo sporoma, il sono in grado di realizzare la fotosintesi clorofil- quale sviluppa e libera nell’ambiente le spore, liana per produrre gli zuccheri fondamentali per che rappresentano i “semi” del fungo, gli ele- la vita, ma devono nutrirsi di sostanze organiche menti costitutivi, che ne permettono la propa- già presenti nell’ambiente, come fanno gli ani- gazione sessuata. mali. Un’altra caratteristica che li distingue dai vegetali è la presenza nella loro composizione Il fungo come lo vediamo noi, nella sua forma chimica di una proteina, la chitina, che si trova classica (boleti, agarici) è normalmente compo- solo nel regno animale (costituisce ad esempio sto da due elementi, lo stipite, ovvero il gambo, lo scheletro esterno degli insetti e dei crostacei). e il pileo, ovvero il cappello. Il gambo può esse- re più o meno slanciato, obeso (come in molti Ciò che comunemente chiamiamo con il termi- porcini), in alcuni casi alla base presenta una ne “fungo” associandolo, ad esempio, all’imma- membrana che lo avvolge detta volva (fungo gine di un bel porcino, come quello raffigurato reale), la cui consistenza varia a seconda della nella foto, è in realtà l’apparato riproduttore, o specie. Alcuni funghi hanno sul gambo anche sporoma, o carpoforo, dell’organismo fungo, un anello la cui forma e dimensione sono va- che per il resto dell’anno vive nascosto nel suo- riabili (chiodini, fungo reale, mazza di tamburo). lo sotto forma di filamenti microscopici (detti Il cappello si presenta anch’esso di forme di-
8 funghi & tartufi risorse del bosco Ciclo biologico dei funghi (tratto dalla guida micoselvicolturale) verse (conico, convesso, concavo, più o meno oltre a penetrare all’interno degli apici radicali, appiattivo…); nella parte inferiore si trova l’area costituiscono un tipico manicotto fungino che li fertile, detta imenio, deputata alla produzione riveste esternamente e da cui si dipartiranno, in delle spore. L’imenio può presentarsi a lamelle condizioni ambientali favorevoli, le ife miceliari (lattari, colombine, prataioli, fungo reale), a tu- che a loro volta formeranno i corpi fruttiferi di buli e pori (porcini, porcinelli) a pliche (galletti o nostro interesse. gallinacciI) o ad aculei (steccherino). Alcuni dei più conosciuti funghi commestibili, Nell’ecosistema forestale si possono distinguere porcini, ovolo buono, cantarello, lattari sono ec- tre principali gruppi di funghi: simbionti, sapro- tomicorrizici, così come i tartufi, che si svilup- trofi e parassiti. pano sotto terra (funghi ipogei). La funzione delle ectomicorrize nei confronti degli alberi Funghi simbionti comprende la difesa sia dall’attacco di agenti Sono i funghi che vivono in stretta unione con le patogeni, grazie, ad esempio, alla produzione di radici della maggior parte delle piante presenti antibiotici diffusi nel terreno, sia dalla presen- sulla Terra. Grazie alla formazione di una struttu- za di sostanze inquinanti in eccesso nel suolo, ra particolare chiamata micorriza, in cui il fungo che vengono assorbite e bloccate all’interno penetra all’interno dei giovani apici radicali, en- del micelio fungino stesso. Inoltre, la crescita trambi gli organismi coinvolti traggono vantag- di molti alberi viene stimolata anche grazie alla gio: i funghi ricevono dalle piante gli zuccheri produzione, da parte dei funghi micorrizici, di prodotti dalla fotosintesi clorofilliana, necessari sostanze specifiche, come gli ormoni vegetali. per la loro crescita, le piante, grazie alla presen- Alcune specie fungine possono legarsi indiffe- za del micelio fungino, migliorano la loro capaci- rentemente con diverse specie di alberi (es. il tà di assorbire dal terreno acqua e sali minerali. porcino – Boletus edulis – con querce, casta- La maggioranza delle micorrize delle piante di gno, faggio, abete bianco e abete rosso, pino conifere o latifoglie di boschi e foreste sono “ec- silvestre, ecc.). Per altre invece esiste maggior tomicorrize”, ossia sono formate da funghi, che specificità: si dicono, infatti, ospite-specifiche
9 funghi & tartufi risorse del bosco Schema degli scambi micorrizici dei funghi (tratto dalla guida micoselvicolturale) (ad esempio Lactarius deliciosus che è legato una specifica materia organica, come i funghi esclusivamente a piante del genere Pinus, op- saprotrofi lignicoli che crescono su legno morto pure Suillus grevillei, comunemente detto larici- (vedi fotografia) o i coprofili che si sviluppano no che cresce in associazione con il larice). su deiezioni animali. Fra i funghi saprotrofi pos- siamo ricordare i prataioli (Agaricus arvensis e Funghi saprotrofi specie affini, la specie coltivata Agaricus bispo- Sono i funghi che traggono il proprio nutrimento rus, che è il comune “champignon”), gli orec- da sostanze organiche non viventi; si tratta di chioni o geloni (Pleurotus ostreatus, P. eringyi e una categoria di funghi importantissima nell’am- specie affini, anch’essi coltivabili), le morchelle bito dei sistemi naturali perché principalmente o spugnole (Morchella esculenta e specie affi- grazie a loro avviene la decomposizione dei ni), le mazze di tamburo (Lepiota procera). residui vegetali e/o animali, mediante la quale vengono restituite all’ambiente le sostanze nu- Funghi parassiti tritive fondamentali. Molti di essi sono legati ad Sono funghi che si nutrono a spese di organismi viventi, a volte portandoli gradatamente a mor- te. Nella maggior parte dei casi i funghi parassiti non aggrediscono soggetti sani, ma individui già deboli per cause diverse o che presentano gravi ferite. Nel caso delle piante, le vie di accesso più frequenti del parassita sono i punti di rottura dei rami, i tagli di potatura praticati non corret- tamente, le decorticazioni, oppure i danni alle radici. È opportuno tenere presente che non sempre esiste una netta separazione tra le due con- dizioni di fungo parassita e fungo saprotrofo; molte specie, infatti, possono svilupparsi in un
10 funghi & tartufi risorse del bosco primo tempo come parassite e continuare poi, I tartufi sono parte integrante del regno dei fun- una volta avvenuta la morte della pianta ospite, ghi, per cui sono tassonomicamente associabili come saprotrofe. Un esempio è dato da una all’immaginario comune dei funghi. Apparten- specie molto conosciuta e consumata, la fami- gono in particolare agli Ascomiceti, da non con- gliola buona o chiodino, l’Armillariella mellea. fondersi con i Basidiomiceti, a cui sono ricondu- Questa specie può addirittura essere simbionte cibili molti dei funghi epigei commestibili. con una specie di orchidea ed è un esempio Il tartufo, come tutti i funghi, è un organismo della grande plasticità dei funghi potendo esse- eterotrofo: ciò significa che ricava l’energia per re parassita, saprotrofa o simbionte. la sua crescita ed il suo sviluppo solo da altri I funghi parassiti possono colpire, oltre ai vegeta- organismi viventi o dalla sostanza organica in li, anche gli animali, compreso l’uomo, causan- decomposizione. do il più delle volte disturbi cutanei conosciuti I tartufi sono organismi complessi e partico- come dermatomicosi, che causano fastidiosi larmente esigenti, che possono crescere solo pruriti, irritazioni, perdita dei peli o dei capelli. in presenza di una combinazione ottimale di quantità e distribuzione annuale delle precipita- zioni, temperature, tipologia di suolo e presenza 2.2 I tartufi di ben precise specie vegetali. Con il termine “tartufo” generalmente si indica il I tartufi sono funghi simbionti, pertanto instau- corpo fruttifero (sporocarpo) di alcuni particolari rano rapporti nutrizionali di reciproco vantaggio funghi appartenenti alla famiglia delle Tubera- con le piante superiori. Lo scambio di sostanze ceae e, in particolare, al genere Tuber, caratte- tra il tartufo e la pianta, con quest’ultima che rizzati dal compiere l’intero ciclo biologico sotto fornisce al fungo sostanze complesse elabora- terra, e per questo anche detti funghi ipogei. te che il fungo stesso non sarebbe in grado di Tuber aestivum
11 funghi & tartufi risorse del bosco produrre autonomamente ricevendo in cambio immerse delle grosse cellule (aschi) contenenti prevalentemente acqua e sali minerali, avviene le spore. Proprio le spore, germinando, daran- a livello radicale in formazioni particolari dette no origine ad un nuovo micelio che sarà in gra- ectomicorrize, strutturate in modo caratteristico do, unendosi con i giovani apici delle radici, di per ogni specie. formare nuove micorrize. Le ectomicorrize sono formate da filamenti mi- croscopici (ife), che intrecciati avvolgono gli api- Rispetto ai funghi epigei che fruttificano al di so- ci delle radichette terminali dell’albero andando pra del terreno, e che possono quindi sfruttare a formare un reticolo, e da questo si diramano le correnti d’aria per disperdere le spore, i funghi nel terreno alla ricerca di sostanze nutritive. Nel ipogei come i tartufi sfruttano invece le proprie loro insieme le ife vengono chiamate micelio peculiarità organolettiche, nello specifico il loro e, al verificarsi in contemporanea di tutte le odore, particolarmente intenso e penetrante al condizioni ambientali necessarie (climatiche, momento della maturazione delle spore, per edafiche, ecc…) , quest’ultimo fruttifica dando attrarre insetti e mammiferi (su tutti il cinghiale origine allo sporocarpo. – vedi fotografia -, ma anche il tasso, il ghiro, la volpe), che nutrendosi del tartufo provvedono Morfologicamente il tartufo è formato da una alla dispersione delle spore. parete esterna detta peridio, che può essere liscia o rugosa, di colore variabile dal chiaro allo Le caratteristiche morfologiche del peridio, della scuro. La massa interna, detta gleba, di colore gleba, degli aschi e delle spore, parallelamente variabile dal bianco al nero, dal rosa al marrone, alla dimensione ed alle caratteristiche organo- è percorsa da venature più o meno ampie e ra- lettiche, permettono l’identificazione delle diver- mificate che delimitano degli alveoli in cui sono se specie di tartufo.
13 funghi & tartufi risorse del bosco 3. Gli ambienti di crescita I funghi presi in considerazione dal progetto Abetine Amycoforest e trattati in questa pubblicazione Categoria forestale che comprende popolamen- crescono in prevalenza all’interno di ambienti ti a prevalenza di abete bianco, puri o misti con forestali; è tuttavia possibile il ritrovamento di faggio o con altre conifere (abete rosso, larice), talune specie ai limiti superiori del bosco o ai presente dalla fascia montana a quella subalpi- suoi margini legate ad arbusti (cisti) o suffrutici na su suoli derivanti sia da rocce acide sia basi- (uva d’orso). I popolamenti boschivi possono che. Questa categoria e quella precedente sono essere classificati sulla base delle loro caratte- le più diffuse nella parte alpina della regione ristiche floristiche, ecologiche e selvicolturali in Rhône-Alpes. categorie forestali, ossia unità definite sulla base di una o più specie arboree costitutive. Pinete di pino silvestre Gli ambienti di crescita dei tartufi, tranne che Categoria forestale che raggruppa i popolamenti per il Tuber aestivum ed in particolare per il T. montani e, secondariamente, planiziali e colli- aestivum var. uncinatum, sono spesso svinco- nari di pino silvestre, puri o con altre conifere lati dalle formazioni boschive, ma più legati alla (abete rosso, pino uncinato) o latifoglie diverse presenza di una pianta simbionte produttiva, a seconda dell’ambito biogeografico (faggio, ro- anche isolata. Non è raro trovare piante produt- verella, rovere, castagno, ecc.). trici di tartufo in situazioni lontane dall’ambiente tipico di bosco, ad esempio in viali alberati, lun- Faggete go la viabilità, nei parchi e giardini urbani, ecc. Categoria forestale diffusa in Piemonte e in Li- In Francia la grande maggioranza dei tartufi rac- guria principalmente sui rilievi alpini e appenni- colti proviene da tartufaie coltivate: si stima più nici in una fascia altitudinale da 800 - 1.000 m del 95% per il tartufo nero pregiato. Solo la va- a 1.500 - 1.800 m di quota, in Piemonte pre- rietà «uncinatum» del tartufo nero estivo viene sente sporadicamente anche sui rilievi collinari raccolto in tartufaie naturali nel centro e nell’est interni (Langhe). Le faggete sono presenti su della Francia. substrati litologici sia acidi sia basici, in prevalen- za come popolamenti puri o, localmente, con Di seguito si riporta l’elenco ed una sintetica presenza di altre latifoglie o conifere. descrizione delle categorie forestali interessate dalla produzione di funghi e di tartufi, definite a Castagneti partire dai boschi piemontesi, ma valide anche Categoria forestale ampiamente diffusa, a causa per i boschi della regione Rhône-Alpes e della della massiccia sostituzione operata dall’uomo Liguria. fin dall’antichità a scapito dei boschi originari di svariate latifoglie. Presente in Piemonte dalla Peccete pianura a tutta la fascia montana, dai rilievi alpini Categoria forestale assente in Liguria con diffu- a quelli appenninici e delle colline interne (da sione limitata in Piemonte, più ampia in Rhône- 200 - 500 m fino a 1.000 - 1.300 m di quo- Alpes, presente dalla fascia montana a quella ta), in Liguria nella fascia costiera in esposizioni subalpina su suoli prevalentemente acidi. Com- fresche e sui versanti montani dell’entroterra. In prende i popolamenti a prevalenza di abete ros- Rhône-Alpes si limita alle quote più basse (fino so, spesso puri o talora misti con abete bianco a 800 - 900 m). Comprende sia popolamenti e larice, localmente con faggio e altre latifoglie. puri sia misti con faggio, querce (rovere, cer-
14 funghi & tartufi risorse del bosco ro, più raramente roverella e leccio), latifoglie localmente con altre querce (roverella, rovere) o d’invasione (acero di monte, acero campestre, latifoglie termofile o termoxerofile come carpino frassino, orniello, carpino nero), robinia e talora nero e orniello. pino silvestre e pinastro. Orno-ostrieti Querceti di rovere Categoria forestale piuttosto diffusa in tutto il Categoria forestale con diffusione limitata in Pie- territorio ligure, ma con presenza ristretta e mol- monte e in Liguria (in passato i querceti di ro- to localizzata sul territorio piemontese, dove è vere sono stati in gran parte eliminati dall’uomo limitata al settore appenninico e dei rilievi col- per favorire il castagno). Presente nella fascia linari interni e, più isolatamente, nelle Alpi Li- collinare e montana dei rilievi alpini e appenni- guri e Marittime, in prevalenza su suoli calcarei. nici e, in Piemonte, nelle colline interne, su suoli Maggiormente diffusi in Liguria, gli ostrieti sono preferibilmente acidi. In Rhône-Alpes, le fustaie presenti sia in ambito collinare sia montano, in di rovere sono frequenti in pianura, soprattutto questo caso entrando in contatto con le fagge- nel nord della regione. Raramente puri, i quer- te. I popolamenti sono costituiti in prevalenza ceti di rovere presentano frequentemente una da carpino nero e orniello, misti in proporzioni mescolanza con latifoglie differenti a seconda variabili; localmente possono essere presenti al- delle caratteristiche ecologiche dell’ambiente tre latifoglie come roverella, cerro o castagno e (farnia, roverella, cerro, castagno e, ai limiti su- talora robinia o conifere come il pino silvestre. periori, faggio e latifoglie mesofile). La categoria è invece assente in Rhône-Alpes. Querceti di roverella Leccete Categoria forestale presente in Piemonte so- Categoria forestale assente in Piemonte e pre- prattutto sui rilievi collinari interni e nell’Appen- sente limitatamente in Rhône-Alpes. Diffusissima nino, secondariamente nella fascia collinare e in passato in Liguria sui rilievi collinari a ridosso montana delle Alpi, tra i 300 e i 1.000 m di del mare, ha attualmente una distribuzione molto quota, tendenzialmente su suoli basici, asciutti frammentaria in seguito ai disboscamenti per ot- e ben drenati, ma anche acidi. In Liguria i quer- tenere terre coltivabili; i boschi di leccio sono oggi ceti di roverella sono distribuiti sia sui versanti presenti sia sui versanti caldi e su suoli superficia- a solatio e prospicienti la costa sia nelle zone li (con specie sempreverdi tipiche della macchia più interne. In Rhône-Alpes sono diffusi nel sud mediterranea, come lentisco, mirto, fillirea) sia della regione e sui versanti più caldi delle Alpi su versanti freschi (bassi versanti e impluvi) risa- esterne. Nei querceti di roverella sono presenti lendo anche fino a 1000 m nell’entroterra (con di frequente altre querce (rovere, cerro) e lati- latifoglie come roverella, carpino nero, orniello e foglie termofile e termo-xerofile come orniello, castagno). Per i tartufi dobbiamo escludere i po- carpino nero, acero opalo e talora pino silvestre. polamenti su litologie acide, anche se le specie in La struttura prevalente è il ceduo, nella maggior questione sono maggiormente tolleranti e ritrova- parte dei casi invecchiato, con suoli superficiali a bili anche su suoli prossimi alla neutralità. fertilità modesta dove difficilmente è proponibi- le una gestione forestale attiva. Per i tartufi si fa Pinete costiere e mediterranee riferimento ai popolamenti su substrati calcarei. A questa categoria forestale appartengono po- polamenti a prevalenza di pino d’Aleppo o di Cerrete pino marittimo, spesso anche in mescolanza con Categoria forestale con distribuzione molto limi- numerose latifoglie come, ad esempio, leccio, tata sia in Piemonte e Liguria, dove è localizzata roverella e castagno; di norma possiedono un in prevalenza sui rilievi collinari delle Langhe e diverso sviluppo e densità, spesso con uno strato dell’Appennino ligure-piemontese, sia in Rhône- inferiore a leccio e/o con arbusti della macchia Alpes. Nei popolamenti è predominante il cerro, mediterranea e/o della gariga. Le formazioni a
15 funghi & tartufi risorse del bosco pino d’Aleppo sono presenti solo in Liguria, dove Saliceti e pioppeti ripari hanno distribuzione molto localizzata occupando In questa categoria è raggruppata la vegetazione le stazioni più povere e meno accessibili, soli- riparia dei corsi d’acqua, degli impluvi collinari e tamente ambienti rupestri prospicienti il mare, delle zone golenali e lacustri. Sono popolamenti in cui non è stata possibile la loro sostituzio- distribuiti in modo frammentario in Piemonte e ne con coltivi; sono per l’appunto diffuse nella Liguria e presentano almeno il 50% di copertu- fascia costiera, in esposizioni meridionali e su ra di Salicacee (pioppi e salici di diverse specie). substrati calcarei affioranti ed hanno carattere pioniero riuscendo a sopravvivere in ambienti Boscaglie pioniere e d’invasione con aridità molto elevata. Le formazioni a pino Categoria forestale fisionomicamente ed ecolo- marittimo, assenti in Rhône-Alpes, hanno pre- gicamente molto eterogenea che comprende senza limitatissima in Piemonte sull’Appennino al suo interno sia i popolamenti a prevalenza ligure-piemontese tra le valli Lemme ed Erro, di latifoglie che invadono e ricolonizzano prati, mentre in Liguria sono presenti in modo localiz- pascoli e coltivi abbandonati sia le cenosi che zato nell’entroterra e, limitatamente alla provin- riescono a crescere in aree con affioramenti roc- cia di La Spezia, anche nei territori costieri. ciosi e suolo superficiale. Questi popolamenti sono diffusi abbastanza uniformemente in tutto Macchie mediterranee il Piemonte e la Liguria, soprattutto nella fascia Questa categoria comprende le cenosi miste di montana delle Alpi e degli Appennini, ma an- specie arbustive, talvolta con presenza di specie che, nel territorio piemontese, sui rilievi collinari arboree, sia latifoglie sia conifere, comunemente interni e in pianura. All’interno di questa cate- denominate “macchia mediterranea”. Sono diffu- goria i popolamenti forestali che possono es- se in tutta la Liguria solitamente sui versanti soleg- sere interessati dalla produzione fungina sono giati e in quelli un tempo coltivati, oppure in aree le formazioni a betulla (Betuleto montano), a precedentemente percorse da incendi; assenti in nocciolo (Corileto d’invasione) e le formazioni Piemonte e in Rhône-Alpes. Più frequentemente di latifoglie d’invasione (Boscaglie d’invasione). sono costituite da formazioni miste di erica ar- Il Betuleto montano è presente in tutta la fascia borea, erica scoparia, corbezzolo, localmente con montana dell’arco alpino piemontese, su qual- fillireee, ginestra spinosa, lentisco e, tra le specie siasi tipo di suolo; è costituito in prevalenza da arboree, leccio, pino marittimo e pino d’Aleppo. betulla, talora con presenza di faggio, rovere o conifere. Il Corileto d’invasione, costituito da po- Querco-carpineti polamenti a predominanza di nocciolo, in Pie- Categoria forestale scarsamente diffusa in am- monte è ampiamente diffuso dalla pianura fino bito ligure, ma con distribuzione più ampia sul alla fascia montana delle Alpi e, isolatamente, territorio piemontese, dove tuttavia risulta at- sui rilievi collinari e appenninici. In Liguria è par- tualmente frammentaria e con superfici molto ticolarmente diffuso fra le province di Savona e limitate a causa delle massicce trasformazioni Genova nella fascia montana. Le Boscaglie d’in- operate dall’uomo soprattutto nell’ambiente vasione sono popolamenti capillarmente diffusi planiziale; oltre alla zona di pianura piemonte- sia in Liguria nella fascia montana sia in tutto il se sono presenti popolamenti nella fascia pe- Piemonte dalla pianura fino alla zona montana demontana e negli impluvi e bassi versanti dei delle Alpi e inoltre sui rilievi collinari interni e rilievi collinari interni delle due regioni. I querco- dell’Appennino; sono costituiti da latifoglie diver- carpineti sono anche diffusi in Rhône-Alpes nel- se (termofile, termoxerofile, mesoxerofile e me- le stesse situazioni topografiche del Piemonte. sofile) a seconda delle caratteristiche geografi- Sono caratterizzati dalla prevalenza di farnia e che, climatiche ed ecologiche della stazione. carpino bianco, ma si presentano generalmen- te misti con numerose altre latifoglie (frassino, Rimboschimenti ciliegio selvatico, castagno, rovere, ecc.), anche Categoria forestale costituita da boschi di origi- esotiche naturalizzate (robinia, quercia rossa). ne antropica, la cui struttura fisionomica dipen-
16 funghi & tartufi risorse del bosco de dalla specie prevalente; sono diffusi in tutto gestione forestale finalizzata all’utilizzazione del il Piemonte, Liguria e Rhône-Alpes. In Piemonte legname risulta poco interessante economica- sono distribuiti con maggiore frequenza nella mente, mentre è possibile intervenire con una fascia montana delle Alpi e dell’Appennino, con gestione che abbia come priorità lo sviluppo del netta prevalenza delle formazioni di conifere, in tartufo, che diventa il prodotto principale a sca- modo più frammentario all’interno della fascia pito della produzione legnosa. pedemontana e collinare, dove sono costituiti in prevalenza da latifoglie autoctone o esotiche La selvicoltura tartufigena qui richiamata è trat- e talora da conifere. In Liguria i rimboschimenti tata specificatamente nella Guida micoselvicol- sono presenti sia nella fascia litoranea, dove la turale realizzata sempre nell’ambito del proget- specie più diffusa è il pino marittimo, sia nell’en- to Amycoforest. troterra, dove prevale il pino nero. In Rhône-Al- pes i rimboschimenti di latifoglie più frequenti sono quelli di quercia rossa nel nord della re- gione, mentre le formazioni di conifere, tra le 3.3 La coltivazione dei tartufi quali l’abete rosso e il pino nero, hanno una Per quanto le tecniche colturali per alcuni fun- diffusione montana. ghi e tartufi non siano ancora totalmente pa- droneggiate, si può ormai pensare per alcune specie a delle vere e proprie coltivazioni agrarie, 3.1 Interventi gestionali del bosco per in impianti specializzati. Se per il tartufo bian- favorire la produzione di funghi epigei co le variabili che concorrono alla produzione sono per la maggior parte ancora non conosciu- La selvicoltura finalizzata all’incremento della te, la tradizione di coltivazione di piante per la produzione fungina, qui richiamata, è trattata produzione di tartufi neri, ed in particolare del specificatamente nella Guida micoselvicoltu- tartufo nero pregiato, vanta a oggi una buona rale realizzata sempre nell’ambito del progetto tradizione storica. Nel 1810 Joseph Talon semi- Amycoforest. nò alcune ghiande di querce che sapeva essere tartufigene ed attese i risultati di tale piantagio- ne; le sue aspettative non andarono deluse e 3.2 Interventi gestionali nelle tartufaie Talon acquistò la fama di primo coltivatore di naturali tartufi nella storia. Sino ad alcuni anni addietro prevaleva l’idea In Francia la seconda metà del XIX secolo, perio- della tartuficoltura quale attività legata alla rea- do di grande produzione di tartufi, è stata caratte- lizzazione di nuovi impianti, mentre negli ultimi rizzata da alcuni eventi politici ed economici im- anni si è gradualmente diffusa la consapevolez- portanti. La gestione delle foreste, dopo un perio- za dell’opportunità di recuperare anche le tartu- do di esasperata gestione privata, passò in mano faie naturali in declino di produzione od ormai allo Stato che diminuì le utilizzazioni e promosse del tutto improduttive. Questa considerazione i rimboschimenti con uso di piante del genere nasce dalla constatazione che gran parte del Quercus (in modo massiccio nella regione del territorio potenzialmente tartufigeno è ormai Monte Ventoux), rilevatesi ottime simbionti ed imboschito e necessita di idonei interventi per il utilizzate poi per creare impianti coltivati. recupero. Le formazioni forestali dove il tartufo cresce allo stato spontaneo, nella maggior parte In Italia questa politica non aveva ancora preso dei casi, sono popolamenti dove è possibile ri- piede, al punto che il prof. Oreste Mattirolo, in- pristinare una produzione che diventi economi- signe botanico e micologo, propose di redigere camente soddisfacente. Nella maggior parte dei una legge appositamente per le zone a vocazio- casi si tratta di stazioni poco fertili con suoli su- ne tartufigena, unendo così all’utile della difesa perficiali dove gli incrementi annuali della mas- idrogeologica quello derivante dalla coltivazione sa legnosa sono scarsi. In questi popolamenti la e dalla commercializzazione dei tartufi.
17 funghi & tartufi risorse del bosco Analizzando il motivo per cui nel nostro Paese Le indicazioni riguardanti la scelta del sito, la la coltivazione del tartufo sia iniziata con tanto pianta simbionte, la preparazione del suolo, le ritardo rispetto ai vicini francesi, si trova spiega- modalità d’impianto, le cure colturali e gli in- zione almeno in parte, ancora in uno scritto del terventi prima dell’entrata in produzione e la prof. Mattirolo che mette in relazione tale ritardo gestione della fase di raccolta sono riportati in con due fattori inerenti la situazione politica e vari manuali formulati da diversi autori, dove sociale dell’Italia all’inizio del secolo: innanzitut- si trovano le linee guida da seguire. La fase di to l’assenza di protezione delle tartufaie di pro- impostazione dell’impianto è molto delicata, in prietà privata dai furti e secondariamente una quanto condiziona inevitabilmente le fasi suc- mancata politica di rimboschimento. cessive; una valutazione tecnica errata in questa Ancora oggi in Italia la coltivazione dei tartufi è fase iniziale può vanificare il lavoro successivo poco sviluppata rispetto alle vicine Francia e Spa- portando all’insuccesso della coltivazione. È gna anche se la situazione si presenta difforme, quindi consigliabile effettuare presso laboratori come ad esempio in Umbria e nelle Marche specializzati un’analisi delle caratteristiche fisi- dove le tartufaie coltivate sono piuttosto diffuse. che e chimiche di un campione di suolo pre- Bisogna però considerare l’opportunità che la levato nell’appezzamento per evitare decisioni coltivazione del tartufo offre in aree marginali, affrettate e sbagliate. che necessariamente devono essere altamente vocate, dove può costituire un’importante for- Purtroppo però non esiste una metodologia ma di gestione agro-selvicolturale in grado di standard applicabile ovunque; in ogni tartufaia recuperare terre abbandonate e, nello stesso è compito del tartuficoltore capire, in base alle tempo, fornire un’integrazione al reddito e, nella sue conoscenze ed esperienze, come adattare migliore delle ipotesi, una vera e propria attività al meglio ciò che studi e decenni di esperienze imprenditoriale. suggeriscono.
19 funghi & tartufi risorse del bosco 4. Andare per funghi: legislazione, luoghi, accorgimenti 4.1 Legislazione deliberazione della Giunta regionale; la ricevu- In questo capitolo verranno trattati i punti salien- ta costituisce denuncia di inizio attività in forza ti che le varie normative di livello nazionale e dell’indicazione della causale del versamento, regionale impongono relativamente alla raccolta delle generalità, del luogo e della data di na- e commercializzazione dei funghi epigei. scita, nonché della residenza del raccoglitore. La Regione delega il rilascio dell’autorizzazione annuale alle Comunità montane, alle Comunità 4.1.1 Legislazione italiana collinari e ai Comuni non facenti parte di tali In Italia il quadro normativo attuale sui funghi, comunità che si sono avvalsi, in modo conti- che fissa i principi fondamentali alle quali le nuativo, nei tre anni precedenti la pubblica- Regioni devono attenersi nelle loro specifiche zione della presente legge, dei disposti di cui norme di riferimento, è definito dalla Legge all’articolo 22 della legge regionale 2 novembre quadro n°352 del 23-08-1993, “Norme quadro 1982, n. 32 (Norme per la conservazione del in materia di raccolta e commercializzazione dei patrimonio naturale e dell’assetto ambientale); funghi epigei freschi e conservati” coordinata al il rilascio dell’autorizzazione con validità giorna- DPR n°376 del 14-07-95, “Disciplina della rac- liera o settimanale è delegata ai singoli Comuni. colta e commercializzazione dei funghi epigei Presso tali Enti è possibile reperire gli estremi freschi e conservati”. del bollettino di c/c postale per effettuare il ver- samento. Sulla ricevuta di pagamento deve es- La normativa nazionale affronta le diverse te- sere apposta una marca da bollo (€ 16,00) in matiche legate ai funghi epigei come: moda- quanto si tratta di un’autorizzazione. Ai fini della lità di raccolta, vendita e commercio, vigilanza validità dell’autorizzazione per più anni solari, è e sanzioni, abilitazione e rilascio del tesserino, ammesso il pagamento in un’unica soluzione di lasciando poi alle singole Regioni il dettaglio ap- una somma pari ad un massimo di tre annua- plicativo, recepito da specifiche leggi regionali. lità. Le autorizzazioni settimanali e giornaliere sono assoggettate anch’esse al regime fiscale In questa sede si ritiene più utile trattare le nor- delle autorizzazioni annuali e quindi occorre ap- me pratiche di interesse dei cercatori di funghi porre sulle stesse una marca da bollo di 16,00 lasciando al lettore l’approfondimento delle pro- euro; con tale legge viene inoltre introdotto cedure amministrative che riguardano la con- l’obbligo del possesso dell’autorizzazione alla servazione e la commercializzazione dei funghi raccolta per chiunque effettui questa attività in conservati/trasformati. qualsiasi luogo del territorio regionale, anche se minorenne. Il pagamento è annuale ed è valido Autorizzazione alla ricerca e raccolta dei per l’annualità della data di versamento salvo i funghi epigei in Piemonte versamenti per più anni solari. Per praticare la ricerca e la raccolta dei funghi in Regione Piemonte (Legge regionale 17 di- Come espresso nella Circolare del P.G.R. 4 cembre 2007, n. 24 e Circolare P.G.R. 4 mag- maggio 2009, n. 2/AMB - Punto 4, la legge ri- gio 2009, n. 2/AMB) è necessaria un’autoriz- serva a Comunità Montane, Comunità Collinari zazione valida su tutto il territorio regionale, e Comuni interessati la potestà di fissare limiti rappresentata dalla ricevuta del versamento di all’esercizio della raccolta sui territori di compe- una somma stabilita con cadenza triennale con tenza, possibilità che alla luce degli altri disposti
20 funghi & tartufi risorse del bosco di legge si può tradurre unicamente nella fissa- 5 della L.R. 24/2007 (proprietari, usufruttuari, zione di calendari di raccolta (inizio e fine sta- aventi titoli giuridici inerenti i fondi, coltivatori di- gione, giorni di “fermo della raccolta”, eventuali retti, imprenditori agricoli, gestori delle aree bo- giorni differenziati per residenti e non ecc.), di scate, utenti di usi civici specifici e di proprietà cui deve essere data ampia e accessibile infor- collettive e soci di cooperative agricolo-forestali), mazione al pubblico dei raccoglitori. E’ bene la Provincia, su parere della Comunità montana, quindi sottolineare l’opportunità che il cittadino della Comunità collinare e dei Comuni interes- dotato dell’autorizzazione regionale, nel cam- sati e sentite le associazioni culturali ed in par- biare zona di raccolta, si informi sempre sulla ticolare le associazioni micologiche, può auto- eventuale esistenza dei succitati limiti locali per rizzare la costituzione di aree delimitate, anche non incorrere in sanzioni. ai sensi dell’articolo 841 del codice civile, ove È possibile eseguire la raccolta e la ricerca senza la raccolta funghi è consentita a fini economici. autorizzazione, come stabilito all’art. 3 comma In queste aree, opportunamente segnalate con 1bis della L.R. 24/2007, delle seguenti specie tabelle apposte a spese del soggetto richieden- fungine: chiodini (Armillariella mellea), prataioli te, la raccolta funghi da parte di terzi può essere (Agaricus campestris e macrosporus), genere esercitata in deroga ai quantitativi di legge (tre Morchella, gambe secche (Marasmius orea- chilogrammi complessivi per persona al giorno) des), orecchione (Pleurotus ostreatus), coprino e il raccoglitore deve comunque essere munito chiomato (Coprinus comatus), mazza di tam- dell’autorizzazione regionale alla raccolta di cui buro (Macrolepiota procera). all’articolo 3 della L.R. 24/2007, anche qualora la raccolta sia subordinata al pagamento di una Il quantitativo massimo giornaliero di raccolta somma. per persona è di 3 kg. Il proprietario del fondo, l’usufruttuario, il coltivatore del fondo, i parenti La Provincia può autorizzare alla raccolta e alla e affini di primo grado non hanno limitazioni detenzione di funghi epigei spontanei per pe- quantitative alla raccolta e non necessitano di riodi non superiori ad un anno, a titolo gratuito autorizzazione (art. 4, L.R. 24/2007). Ai sensi e per fini didattici, scientifici, espositivi e di pre- del Codice Civile (artt. dal 74 al 78) sono con- venzione sanitaria, gli istituti universitari, i musei siderati parenti di primo grado genitori e figli, ed naturalistici pubblici, gli enti pubblici di tutela affini di primo grado suoceri, nuora e genero (in sanitaria e di ricerca scientifica e le associazio- quanto la moglie è parente di primo grado con ni naturalistiche e micologiche che ne facciano il proprio padre). richiesta per i propri dipendenti, studenti o as- sociati. La Provincia può rilasciare, o delegare alle Co- munità montane, alle Comunità collinari e ai Relativamente ai divieti previsti per motivi di tu- Comuni non appartenenti a tali Comunità, l’au- tela ambientale, ferma restando l’efficacia degli torizzazione alla raccolta di funghi epigei spon- eventuali divieti già contenuti nelle leggi istituti- tanei in quantitativi superiori a quelli consentiti, ve delle aree protette e nei regolamenti di fru- qualora costituisca fonte di lavoro stagionale o di izione delle stesse, la L.R. 24/2007 all’articolo reddito, ai cittadini residenti che siano coltivatori 2, comma 7, lettera c stabilisce che la raccolta dei funghi epigei è vietata solo nelle aree indi- diretti o imprenditori agricoli, a qualunque titolo, viduate dagli organismi di gestione competenti, gestori in proprio dell’uso del bosco, compresi ricadenti all’interno delle aree protette regionali gli utenti dei beni di uso civico e di proprietà e dei siti costituenti la Rete Natura 2000; come collettive, soci di cooperative agricolo-forestali. dettagliatamente esposto al punto 3 della Circo- Queste autorizzazioni hanno validità relativa alla lare P.G.R. del 4 maggio 2009, n. 2/AMB, deve stagione di raccolta in corso e indicano i quanti- quindi ritenersi possibile in via generale la rac- tativi massimi giornalieri autorizzati. colta dei funghi epigei spontanei nelle aree pro- Su richiesta dei soggetti di cui agli articoli 4 e tette regionali, fatti salvi espressi provvedimenti
21 funghi & tartufi risorse del bosco di divieto, all’interno di aree opportunamente volontari per la ricerca, la raccolta e la vendita individuate, deliberati dai competenti organismi dei funghi e per la conduzione della produzio- di gestione. ne agricola connessa (art. 9 L.R. 27/2007). La ricerca e la raccolta dei funghi sono quindi riser- Parimenti, nelle aree ricadenti all’interno dei vati nei boschi e nei terreni delimitati apparte- siti costituenti la Rete Natura 2000 la raccolta nenti ai soggetti consorziati, ai soci partecipan- dei funghi epigei spontanei è in via generale ti o a persone da questi autorizzate, secondo consentita nel rispetto dei disposti della L.R. modalità che i singoli Consorzi stabiliscono nei 24/2007, fatti salvi espressi provvedimenti di loro atti costitutivi o mediante atti deliberativi, divieto contenuti nelle misure di conservazione anche mediante il rilascio di appositi tesserini e nei regolamenti in essere o di futura adozione a pagamento. La legge stabilisce però che non da parte dei soggetti gestori ai sensi del D.P.R. 8 meno del 70 per cento dei proventi incassati settembre 1997 n. 357 e s.m.i.1. dagli Enti gestori per il rilascio del tesserino, che autorizza la raccolta sul territorio di competenza, Autorizzazione alla ricerca e raccolta dei debba essere utilizzato per la realizzazione di funghi epigei in Liguria interventi di trattamento e governo del bosco volti al miglioramento della produzione fungina, La ricerca e la raccolta dei funghi in Regione per l’attività di promozione di marchi di qualità Liguria (Legge regionale 13 agosto 2007, n. 27, e origine dei prodotti del sottobosco, per l’attivi- Norme per la raccolta dei funghi epigei sponta- tà di informazione concernente gli aspetti della nei), nei limiti e con le modalità stabilite dalla conservazione e tutela ambientale collegati alla legge, è libera nei boschi naturali e nei terreni raccolta dei funghi, nonché per la tutela della incolti di qualsiasi natura, secondo gli usi. flora fungina. Il proprietario, singolo o associato anche me- I proprietari dei terreni, gli usufruttuari, i condut- diante la partecipazione a Consorzi, può tuttavia tori, compresi gli utenti dei beni di uso civico e di riservarsene la raccolta (art. 2, L.R. 27/2007) proprietà collettive, nonché i soci di cooperative con la semplice apposizione di cartelli e tabelle agricolo-forestali limitatamente alla raccolta nei lungo il confine dei terreni, recanti l’indicazione terreni di godimento di tali diritti, sono in ogni “Proprietà privata” ovvero la denominazione del caso esentati da qualsiasi tesserino o autorizza- consorzio o dell’ente con la scritta a stampatel- zione (art. 11, L.R. 27/2007), tuttavia corre loro lo ben evidenziata e leggibile da terra “Raccolta l’obbligo di dimostrare, se necessario, tramite dei funghi epigei spontanei e degli altri prodotti atto di pubblica notorietà o mediante autocer- del bosco riservata”. E’ bene quindi che il citta- tificazione, i titoli che consentono l’esenzione. dino dotato dell’autorizzazione per uno specifi- co Consorzio, nel cambiare zona di raccolta, si Il quantitativo massimo giornaliero di raccolta informi sempre sull’eventuale esistenza di limiti per persona è di 3 kg (art. 3, L.R. 27/2007), di locali per non incorrere in sanzioni. cui al massimo 1 kg di funghi della specie Ama- nita caesarea; i chiodini (Armillariella mellea) La Regione, le Province, i Comuni e le Comu- invece non sono soggetti a limiti di raccolta. I nità montane proprietari di boschi naturali o di proprietari e le persone aventi il godimento del terreni incolti, gli imprenditori agricoli e forestali, fondo, nonché i loro famigliari e dipendenti re- i proprietari coltivatori diretti, i mezzadri e gli af- golarmente assunti possono procedere alla rac- fittuari di boschi naturali o di terreni incolti pos- colta dei funghi sul fondo stesso senza limiti di sono promuovere, ai sensi dell’articolo 2602 quantità (art. 3, comma 3, L.R. 27/2007). del codice civile, la costituzione di Consorzi L’articolo 5 della L.R. 27/2007 definisce raccogli- 1 Informazioni sul sito internet http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/funghi.htm
22 funghi & tartufi risorse del bosco tori occasionali i soggetti che raccolgono i funghi la forma dei pubblici proclami anche lungo le per proprio consumo e per i quali è necessario, strade ed i perimetri dei fondi, la data di inizio laddove previsto dagli Enti gestori, il tesserino e di chiusura della raccolta dei funghi nella sta- di autorizzazione alla raccolta, distinguendoli gione primaverile ed autunnale. Nel caso in cui dai raccoglitori professionali, soggetti che rac- i Sindaci non provvedano, la raccolta si intende colgono i funghi al fine di integrare il reddito comunque consentita. Le Comunità Montane e normalmente percepito. La legge conferisce a i Consorzi di Comuni per l’esercizio delle dele- questi ultimi la possibilità di derogare ai limiti ghe in agricoltura, sulla base degli indirizzi deli- quantitativi di raccolta nella misura stabilita dagli berati dalla Giunta regionale, possono rilascia- Enti gestori (art. 4, L.R. 27/2007), nel rispetto re, per documentati scopi didattici o scientifici, della normativa nazionale di settore. speciali autorizzazioni per la raccolta di qualsiasi I Sindaci dei Comuni liguri possono stabilire, pre- specie di fungo, nonché disporre, per motivi di vio parere obbligatorio del Corpo Forestale dello salvaguardia dell’ecosistema, limitazioni tempo- Stato, con provvedimento da pubblicare nell’Al- rali alla raccolta dei funghi per periodi definiti e bo del Comune e da rendere noto mediante consecutivi; possono altresì vietare, per periodi
23 funghi & tartufi risorse del bosco limitati, la raccolta di una o più specie di funghi Dove si pratica la ricerca dei funghi epigei in pericolo di estinzione. La ricerca dei funghi, generalmente libera nei Relativamente ai divieti previsti per motivi di tu- boschi e nei campi non in attualità di coltura, tela ambientale, ferma restando l’efficacia degli in Piemonte è però vietata nei castagneti da eventuali divieti già contenuti nelle leggi istitutive frutto in attualità di coltivazione, come quelli in delle aree protette e nei regolamenti di fruizione fotografia, intendendo con questa dizione quelli delle stesse, la L.R. 27/2007 all’articolo 8, com- ma 6 stabilisce che la raccolta dei funghi epigei che si trovano in condizioni di evidente pulizia è vietata nelle riserve naturali integrali, nelle aree perché pascolati, falciati o tenuti regolarmente ricadenti in parchi nazionali, in riserve naturali e sgombri da cespugli invadenti. È altresì vietata in parchi naturali regionali, individuate dai relativi nei giardini e nei terreni di diretta pertinenza organismi di gestione, nonché nelle aree specifi- (cioè nelle immediate adiacenze) degli immo- catamente interdette dalla Giunta regionale sulla bili ad uso abitativo, nelle aree, individuate dai base di criteri predeterminati dalla Giunta mede- relativi organismi di gestione nel rispetto delle sima. vigenti disposizioni di legge, ricadenti all’interno
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