Napoli: "Colombarium" di Via Pigna, necessari interventi di recupero - New Media Press
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Napoli: “Colombarium” di Via Pigna, necessari interventi di recupero La presenza dei Romani nel quartiere di Soccavo e nelle zone limitrofe è testimoniata anche dal Colombarium di Via Pigna. Uno degli antichi monumenti funebri di Napoli. Sorge al confine tra i quartieri Soccavo e Vomero, IX Municipalità. Era posizionato nelle adiacenze di un borgo romano, eretto ai piedi di una cava di piperno sotto la Collina dei Camaldoli, da cui poi è derivato il nome del quartiere Soccavo (da Sub cava). Noto come colombario o colombaia si sviluppa in altezza, divisa in loculi, ciascuno volto ad ospitare le urne cinerarie dei defunti. Questa tipologia di struttura ebbe la massima diffusione nel mondo romano, tra la metà del I secolo a.C. fino al II secolo d.C. Il colombarium di Soccavo, definito anche mausoleo romano di Via Pigna, è completamente in tufo, materiale tipico dell’area vesuviana e molto utilizzato nella zona di Soccavo, in quanto fu cava estrattiva proprio in epoca romana. È un esempio di opus reticulatum, la singolare tecnica edilizia romana e
presenta n. 10 nicchie, disposte su 2 file. Sul lato sinistro giace la nicchia più grande. Distrutto in parte negli anni delle guerre mondiali, poi negli anni ‘80 con il terremoto, ed infine con l’adeguamento della carreggiata, il colombarium negli anni è stato deturpato dalla ingombrante presenza di cassonetti dei rifiuti che proprio a ridosso della struttura archeologica ospitavano ogni tipo di materiale indifferenziato. Ad occuparsi, per alcuni anni, della manutenzione del colombarium, sono stati i volontari del Gruppo Archeologico Napoletano, i quali chiesero ed ottennero non solo lo spostamento dei cassonetti, ma anche la realizzazione di una ringhiera di protezione, l’apposizione di una tabella informativa e l’ancoraggio della parete in tufo tramite dei ganci di ferro. Oggi il colombarium è protetto da una struttura che aiuta soltanto a tamponare momentaneamente la situazione, impedendo l’aggravarsi delle precarie condizioni in cui versa. Ma ciò di cui avrebbe bisogno questo importante pezzo di storia della nostra città è di una manutenzione straordinaria per il restauro e il conseguente totale recupero. Ennio Silvano Varchetta
Bullismo: Spopolano i ragazzi violenti, non ci sono più i bulli di una volta E con l’ultimo episodio di Napoli si torna a parlare di ragazzi difficili. Involuzione preoccupante di un fenomeno giovanile. E proprio l’altra notte sono stati gambizzati due giovanissimi a Napoli. Due minori di 14 e 15 anni, feriti alle gambe da colpi di arma da fuoco. Ai Carabinieri hanno raccontato di essere stati vittime di un tentativo di rapina nella zona del rione Sanità. Non si è escludono regolamenti di conti tra baby-gang locali o addirittura un agguato. Ora sono diventati veri criminali: un tempo i ragazzini prepotenti deridevano la compagna considerata brutta o il coetaneo più debole. Oggi invitano le vittime a suicidarsi, accoltellano per rubare un telefono o fanno rapine. Emergenza sanitaria e lockdown, secondo gli esperti avrebbero dato un’accelerazione al dilagante fenomeno della violenza che
ha per autori e spesso pure per vittime i minori. Non chiamiamoli più bulli, tale termine sarebbe infatti inappropriato. Qui non siamo più davanti al ragazzino che ruba la merendina o deride il compagno grassottello, comportamento senza dubbio da condannare, orribile, crudele, ma mai quanto il picchiare un coetaneo fino al punto di togliergli la vita o quasi, allo scopo di sottrargli il portafogli o lo smartphone o soltanto per sfogare noia e rabbia. Quella smania di litigare e picchiare che, ad esempio, induce, le baby gang di diverse città italiane, composte da adolescenti di ambo i sessi, a seminare il terrore con pestaggi, scippi, rapine, aggressioni con bottiglie di vetro e bastoni. Per i più grandicelli di loro vengono disposti, qualora fermati, gli arresti domiciliari perché “la spiccata capacità di delinquere fa ritenere probabile che prima o poi la stessa potrebbe portare alla commissione di qualche episodio criminale ben più grave”. Insomma, se fino agli anni scorsi, prima dell’avvento dell’epidemia che ha stravolto le nostre esistenze, non facevamo altro che parlare di bullismo, indicandolo quale cancro da estirpare in particolare dall’ambiente scolastico, oggi la vera piaga è molto più angosciante e serpeggia ovunque, soprattutto nelle strade delle grandi città italiane, da Nord a Sud. Non solo Napoli, quindi. Si tratta di una esasperazione radicata e incontenibile che spinge i teenager a fare e farsi male. È il trionfo di una cultura che disprezza la vita e anche l’altro, entrambi sacrificabili poiché privi di valore, ma questo è pure il culto della forza bruta, considerata quale unico mezzo per farsi valere, farsi ascoltare, ritagliarsi un posto nel mondo sfidando il prossimo, annullandolo. È la prima spia di un malessere che da poco ha iniziato ad emergere, dopo mesi e mesi di chiusure, quarantena, zone rosse che si alternano a zone arancioni, divieti su divieti, limitazioni, obblighi,
impedimenti. Ed ecco che il bulletto evolve, anzi involve, in delinquente, in criminale, in rapinatore, in teppista, in assassino. Certo, non si può puntare il dito soltanto contro il lock- down. Eppure è evidente che, lì dove germinava la violenza, l’isolamento sociale che ha caratterizzato l’ultimo anno ha agito come fosse un fertilizzante. E poi, un bel dì, quella stessa violenza esplode. E oggi volgiamo lo sguardo quasi con rimpianto a quegli episodi di bullismo che, in fondo, hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza di molti di noi, inducendoci al pianto, provocandoci una sofferenza che ci sembrava assoluta, ma altresì fortificandoci. Ora ci appare innocente, se rapportato ai fanciulli che adesso se ne vanno in giro con il coltello in tasca, quel compagno di classe che ci lanciava aeroplanini o che ci prendeva in giro per il nostro aspetto, magari per un corpo ancora non sviluppato o per un corpo sviluppatosi troppo precocemente. Ben diverso dai quindicenni, poco più o poco meno che creano a ripetizione gruppi su Whatsapp, includendo altri amici, al fine di ingiuriare e deridere la vittima di turno. O quelli che per ammazzare il tempo girano in tutte le ore del giorno e della notte a fare bravate, “tarantelle” e rapine. Le vittime di atti di bullismo prima di chiedere aiuto e sporgere denuncia alla polizia postale come giusto che sia, vengono insultate o anche esortate al suicidio dai suoi persecutori. “Ucciditi sotto ad un treno”… . Le probabilità che questa condotta vessatoria e prevaricatrice sfoci in atti delittuosi più pesanti sono concrete oltre che altissime. Ecco perché è giusto prevenire: scuola, servizi socio- educativi, agenzie, parrocchie, centri sportivi e associazioni per arginare il fenomeno. Nei casi più gravi chiedere l’intervento dei Servizi sociali territoriali per la promozione della mediazione e l’inserimento in percorsi volti a far comprendere il disvalore sociale e penale delle azioni. Una sorta di “giustizia riparativa”, che induce il reo a mettersi nei panni della vittima, capendo le conseguenze delle
sue azioni e il dolore che esse producono. Attraverso questi meccanismi è ancora possibile recuperare gli adolescenti che, soli e trascurati, scelgono la devianza e il non rispetto delle regole: è opportuno invece insistere indicando loro la luminosa via della legalità, affinché la società intera non si privi della sua parte migliore. Ennio Silvano Varchetta Addio a Cetty Sommella, attrice, regista e autrice, moglie di Nando Paone Cetty Sommella, attrice, regista e autrice, moglie e collega di Nando Paone, non è più tra noi. 60 anni, impegnata energicamente nella Sala Moliere e nella Scuola di Teatro di Pozzuoli, tra le più apprezzate e qualificanti, ha firmato tra l’altro: Dolori di corpo, Un uomo a pezzi, Se ci amiamo non ci estinguiamo, Ridere!…e poi? A darle la morte, un brutto male. La tragica notizia è stata comunicata dal Comune di Pozzuoli, città natia e prediletta, alla quale l’artista era
particolarmente legata. Un amore nato sul palcoscenico, quello tra Cetty Sommella e Nando Paone, diversi anni fa sulla scena teatrale. Nando ha interpretato più volte i testi della brava regista e autrice. Entrambi amici strettissimi del grande attore e regista partenopeo Vincenzo Salemme che con Cetty ha condiviso molte esperienze di successo, avendola come interprete nei suoi lavori. Tra questi, “Premiata Pasticceria Bellavista”, una delle sue commedie più conosciute e gradite al pubblico. In essa l’attrice interpretava il personaggio di Romina: donna affabile in superficie ma dalla rigida tempra, animata da una cattiveria che le trasformava con un accento puteolano spiccato” pure il tono della voce. “…come me, amava il teatro, Cetty – afferma Salemme – Lo possono testimoniare le tante ragazze e i tanti ragazzi che si sono avvicendati nella veste di studenti in questi anni di attività del laboratorio del teatro Moliere. Eravamo legati da momenti belli e momenti tormentati. Eravamo accomunati da un personaggio di una mia commedia, si chiamava Romina, aveva un accento puteolano spiccato, metteva in croce il povero Ermanno (Carlo Buccirosso) e faceva davvero morire dalle risate. Nando Paone, valente attore di cinema e di teatro, è notoriamente storica spalla, insieme a Maurizio Casagrande e Carlo Buccirosso, di Salemme, recentemente impegnato in Mina Settembre, fiction di Rai Uno ispirata ai romanzi dello scrittore Maurizio De Giovanni, con Serena Rossi. Un “grande amore che ha legato per una vita lei e Nando” – dice Salemme – suggellato dal matrimonio, celebrato proprio da lui, il 13 giugno del 2015, con decreto del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, quale Ufficiale di Stato civile, nella storica Sala della Loggia di Castelnuovo: il celebre Maschio Angioino di Napoli.
“Spero che il Dio che sta aspettando Cetty abbia il volto di Nando e la forza del suo amore” – scrive Salemme nel suo post dedicato “ad una persona carissima che ci ha lasciati ieri. Si chiamava Cetty, vezzeggiativo di Concetta e di cognome faceva Sommella. Era una mia carissima amica e, lo scrivo per quelli tra voi che non la conoscevano, una bravissima e sensibile artista. L’avevo conosciuta attrice circa 40 anni fa e come attrice l’avevo frequentata tra le maglie di Luca de Filippo prima e poi come interprete in alcuni miei spettacoli. Negli ultimi anni aveva abbandonato il percorso della recitazione e si era dedicata alla scrittura ed al progetto di un laboratorio teatrale insieme al marito Nando Paone. La sede, una piccola sala dedicata a Moliere, il luogo, Pozzuoli”. E da Pozzuoli si snoda il suo ricordo e Salemme parte “per dire che ci accomunavano diverse cose, a me e a Cetty. Tra queste, la comune provenienza dai Campi Flegrei. Io sono di Bacoli, poco distante dalla città che sembra scolpita nel tufo. L’odore, per me insostituibile, della Solfatara, tiene legati tra loro tutti i comuni dei Campi Flegrei. E pure una subliminale impossibilità di programmare il futuro perché il futuro è reso troppo incerto dal magma minaccioso che scorre sotto i piedi di chi è nato e vive in quelle terre”. “Aveva una scrittura surreale, originalissima – ricorda il regista – Era una donna che sapeva scoprire le proprie paure, mostrarle al mondo e riderne con autoironia. Amava Nando e io lo so. Perché voglio bene a Nando e perché li ho sposati. Nel Municipio di Napoli. Era bellissima, di una bellezza quasi antica. Antica come profondità culturale. Aveva un timbro grave, scuro nella voce dal quale sembrava quasi intimidita e allora cercava di alleggerirlo fingendo una frivolezza che purtroppo non aveva. Ma nelle lunghe chiacchierate fatte al telefono in questa ultima estate, parlava in modo naturale e nella pienezza di sè. Forse la malattia, nella sua crudeltà, l’ha costretta a mettersi in pace con se stessa. In questo ultimo anno, Cetty mi è sembrata una donna a tutto tondo,
fiera e concreta. Mi sembrava avesse finalmente accettato se stessa e addirittura si volesse bene. Forse è solo un’illusione, la mia, ma voglio credere se ne sia andata così da questo mondo. Che questo mondo le facesse meno paura di quanta gliene abbia fatto in tutta la vita. Spero e prego che ci sia davvero qualcosa di bello ad attenderla adesso. Che la faccia sorridere e la sappia ascoltare. Spero che Dio abbia un volto diverso per ognuno di noi. Spero che il Dio che sta aspettando Cetty abbia il volto di Nando e la forza del suo amore”. Alle bellissime parole di Vincenzo Salemme per l’amica scomparsa, si aggiungono le frasi di tanti altri colleghi, amici, conoscenti, fans, personaggi istituzionali. Il sindaco puteolano, Vincenzo Figliolia, ricorda: “Il suo talento, la sua arte, la sua passione restano testimonianze per noi. A Nando Paone e alla sua famiglia tutto il nostro affetto” e aggiunge: “Se n’è andata una grande artista, una nostra concittadina. Cetty Sommella ci ha lasciato e con la sua scomparsa resta un grande vuoto”. “La scomparsa di Cetty Sommella artista impegnata, anche, nella formazione di giovani attori nel nostro territorio, è una grave perdita per tutta la comunità. A Nando Paone, suo compagno nella vita e nell’arte, sentite condoglianze”: la tragica notizia è stata confermata sulla sua pagina ufficiale dall’assessorato al Turismo del Comune di Pozzuoli. “Con grande dolore riceviamo la notizia della scomparsa di Cetty Sommella, attrice e regista. Ci uniamo al dolore del marito Nando Paone” – scrivono i rappresentanti del Festival del Cinema di Castel Volturno. “Oggi è venuta a mancare una collega, una amica che molte volte ci ha aperto le porte del suo teatro: Cetty Sommella. Attrice, autrice, regista che con Nando ha reso il teatro sala Moliere di Pozzuoil un luogo accogliente, un centro di
produzione culturale, un aggregatore di talenti, un punto di riferimento per chi con coraggio sceglie la strada dell’impresa di produzione teatrale. Tutti noi abbiamo avuto il piacere di incontrarti, ci stringiamo al caro Nando, che ha avuto il privilegio di averti accanto ed ora il dolore della perdita. Addio, non ti dimenticheremo” – scrive in un commovente post, l’attore e collega di scena, Niko Mucci. “Ci ha lasciati l’attrice, autrice e regista teatrale Cetty Sommella. Da anni attiva nel cinema e nel teatro nostrano, dirigeva insieme al marito Nando Paone, la Sala Molière, spazio teatrale a Pozzuoli. Nella stessa struttura aveva anche una scuola di teatro per attori emergenti. La UILT Campania si stringe intorno al marito e alla famiglia tutta. Un’altra importante figura del nostro teatro ci lascia troppo presto…”: così l’Uilt Campania, Unione Italiana Libero Teatro. Sono in tanti a Pozzuoli a essere in lacrime per la scomparsa di Cetty, città che l’ha sempre apprezzata tanto – e lo meritava pienamente – come attrice, regista e autrice, teatrale e cinematografica. La città Flegrea è in lutto . Teresa Lucianelli
Addio Valeria: tanti messaggi in memoria della giornalista Si è spenta a 49 anni appena compiuti, nell’Ospedale di Caserta, dove era ricoverata da giorni, Valeria D’Esposito, apprezzata travel blogger casertana e giornalista pubblicista, appassionata di fotografia, di arte e appassionata di animali, già apprezzata artigiana orafa. Altra vittima delle complicanze del covid19. Valeria inizia la sua attività lavorativa giovanissima, come artigiana orafa, e riesce presto e bene. È brava, attenta, precisa. Le condizioni di salute che lei stessa definisce “sempre più complicate” la spingono ad abbandonare un mestiere in cui era valente e già affermata. Con notevole forza d’animo e la volontà che non le è mai mancata, unite a tanta passione, nel 2011 inaugura un blog: Visit Campania, la sua “casa virtuale”, specializzati nelle bellezze della sua regione, in cui profonde grandi energie. È l’inizio di una nuova vita.
Un’esperienza che le apre “nuovi orizzonti” coinvolgenti ed emozionanti e le consente di rimettersi in gioco con propositività e inventiva non comuni. Fino a un paio di settimane fa, quando il Sars Cov2 l’ha aggredita. In tanti, soprattutto colleghi e amici le stanno donando parole e ricordi, con stima e affetto. Di seguito, alcune delle tante testimonianze, attraverso le quali vogliamo ricordarla. Eccole, secondo ordine alfabetico. Antonella D’Avanzo: “Racconta agli Angeli lassù quanto è bella la nostra terra e quanto è bella vita, quella che tu amavi tanto. E’ stata davvero un’idea partire in corriera, a noi piace tanto viaggiare specialmente di sera … Ogni volta che l’ascolterò, ricorderò i bei momenti passati insieme” Teresa Lucianelli: “voglio ricordarti così, cara Valeria, mentre sorridi al mare – grande passione comune – e alla vita.. tra le mimose (ora comprendo perché non ti ho sentita ieri, nella ricorrenza della Festa della Donna..), col grembiule intenta a preparare manicaretti, brindando a uno dei tanti eventi ai quali abbiamo partecipato – tu per il tuo Visit Campania – insieme ai soliti colleghi specializzati come noi in eno-gastronomia, che oggi, come me, non riescono a rassegnarsi e piangono la tua scomparsa. Fino a metà febbraio – il tuo compleanno il 15 – abbiamo parlato del nostro amore per i pelosi.. dei nostri adorati quattrozampe.. altra passione comune. Non riesco ad accettare che tu non ci sia più.. a 49 anni.. sono incredula e profondamente scossa. Chi non lo è in questo momento, tra tutti quelli che ti hanno conosciuta?!
Lasci un grande vuoto… non è una frase banale, ma la verità. Continua a sorridere, bellissima come sempre, tra gli angeli e le anime buone che ti hanno accolta, lassù in cielo, con l’affetto che meriti… R.I.P. ??? Valeria D’Esposito un abbraccio al marito Mario #sentitecondoglianze alla #famiglia e a tutti coloro che la portano nel #cuore. ..maledetto #COVID19 – Ospedale civile di Caserta”. Luciano Pignataro: “Una persona solare, amava in maniera viscerale la sua Caserta e la Campania, sempre disponibile con tutti e generosa nel mettersi in gioco senza risparmio con le persone”. Sergio Sbarra: “Ed oggi il giornalismo campano è a lutto. Da poche ore, a soli 49 anni, é morta #ValeriadEsposito, portata via dal #COVID19, al termine di una lunga battaglia all’#ospedale di #Caserta. Valeria, penna molto nota nel mondo #enogastronomico campano, era una amica schietta ed una collega leale e preparata, che era presente a quasi tutti gli eventi che si organizzavano in #campania a cui dava spazio sul suo Visit Campania. Oggi siamo molto tristi… stentiamo ancora a crederci. Alla famiglia dEsposito giungano le nostre più sentite condoglianze. Valeria… brinda in paradiso Rip”
Carlo Scatozza: “Sono rimasto di sale, Valera D’Esposito era una bellissima persona, collega in gamba e amabile, col suo bellissimo blog VisitCampania ed un’amica. A Mario Ricciardi, tutto il mio abbraccio” Armando Giuseppe Mandile Covid, ci lascia Valeria D’Esposito, blogger e giornalista A 49 anni, si è spenta nell’Ospedale di Caserta dove era ricoverata da giorni, Valeria D’Esposito, nota blogger casertana a giornalista pubblicista, appassionata di fotografia, già artigiana orafa, a causa delle complicanze dovute all’infezione da Sars CoV2. Era in attesa del vaccino
Caserta. “Nella terza ondata, che non avrebbe dovuto esserci, il covid ha raggiunto anche me. Mentre ero in attesa della chiamata per il vaccino, un giorno all’improvviso mi sono sentita poco bene. È stato davvero un attimo: ero al pc, tranquilla a scrivere e a bere il mio tè, e in un secondo ho sentito le forze venire meno, mentre la gola iniziava a bruciare e la testa a pulsare di dolore. Ho contratto il C. Tachipirina, cortisone, antibiotici e saturimetro da quasi una settimana sono i miei migliori compagni di viaggio, insieme al mio compagno di vita che, manco a dirlo, è ammalato pure lui. Il C non è arrivato in punta di piedi, tutt’altro. È stato tipo lo scoppio di una bomba: all’improvviso siamo precipitati entrambi in uno stato di stordimento, malore, dolore diffuso, abbattimento. Abbiamo deciso subito di isolarci, abbiamo chiamato un laboratorio per fare i tamponi molecolari a domicilio, e ho iniziato ad avvisare le persone che avevamo incontrato nei giorni precedenti. Li abbiamo chiamati tutti, ad uno ad uno, per chiedere loro di verificare eventuali positività. Per fortuna tutti bene. L’esito dei nostri tamponi è arrivato il giorno dopo, tramite messaggio del ministero, e ha confermato quello che ormai ci era già abbastanza chiaro. Scrivo queste righe tra una febbre e l’altra, in un momento di tranquillità, dopata di tachipirina e corticosteroidi. Respiro, mangio, prendo farmaci. La pandemia è ancora in corso. Non rilassatevi.” Così pochi giorni fa, nell’ultima newsletter prima di spegnersi, Valeria D’Eposito, apprezzata blogger, giornalista pubblicista e prima ancora artigiana orafa, casertana, appassionata di fotografia. È morta nell’Ospedale Civile di Caserta, dove era ricoverata da alcuni giorni. 49 anni compiuti a metà febbraio, è risultata positiva all’infezione da Sars Cov2. A ucciderla, nonostante la sua coraggiosa e convinta resistenza, sono state le complicazioni
causate dal Covid19, quelle che hanno falcidiato tante vite. In Campania già più di 4500. Un bollettino quotidiano di morte, che esige l’immediata risoluzione della questione vaccini. E in attesa dei vaccino era Valeria, fiduciosa come tanti. Un vaccino annunciato anche sul suo “Visit Campania” che non è arrivato però in tempo. Né per lei, nè per tanti altri. E questo stringe il cuore e fa gridare di rabbia. Nelle sue parole, speranza e voglia di ricominciare: “Le mie priorità future? Due cose che già avevo nel cuore: avere massima cura di me stessa e riprender a viaggiare.” Nel 2011, il suo primo blog: decide di lasciare la sua attività di artigiana-orafa, per problemi di salute. Bloccata a letto a causa delle frequenti e lunghe terapie salvavita, decisi di dar vita a quel sogno che da troppo tempo giaceva nel cassetto, utilizzando quello spazio virtuale, e iniziando a pubblicare i primi post su un blog che mi ero costruita da sola, rudimentale, ma tanto utile per me – racconta – Visit Campania era il sogno che avevo nel cassetto, basato sulla condivisione di spunti, ispirazioni e consigli per visitare al meglio la Campania. Itinerari, città e strutture: questi i contenuti principali, ma non mancano gli approfondimenti su cucina e feste tradizionali, prodotti tipici, segnalazioni di eventi culturali e gastronomici”. Blogger sempre più conosciuta, quindi il passo successivo: scrivere articoli e, quindi, poco più di un anno fa, l’iscrizione come pubblicista. Finalmente il sospirato tesserino, rilasciato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania. Un giorno molto importante per Valeria: il raggiungimento di un obbiettivo versi tanti altri nuovi sviluppi.
Ma il Covid l’aspettava. È piombato su di lei appena dopo il suo 49esimo compleanno. E le ha rubato i sogni e la vita. A Mario e alla Famiglia, le più sentite condoglianze da parte della Redazione. Teresa Lucianelli 10 febbraio: il giorno del Ricordo Il 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo. Questa celebrazione è stata indetta nel 2004 per ricordare le vittime dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Accanto al Giorno della Memoria dedicato alle vittime dell’Olocausto, il Giorno del Ricordo si lega alle violenze e alle uccisioni avvenute in Istria, Fiume e Dalmazia tra il 1943 e il 1947. La scelta di questa data non è casuale perché proprio all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, il 10 febbraio 1947, furono firmati i trattati di Pace a Parigi con i quali si assegnavano l’Istria, Quarnaro, Zara e parte del territorio del Friuli Venezia Giulia alla Jugoslavia. Già dopo la disfatta militare dell’Italia del 1943 ci furono le prime operazioni di pulizia etnica da parte dei partigiani comunisti jugoslavi, ma la gran parte delle persecuzioni e degli eccidi avvenne alla fine della guerra,
dopo che dall’area si erano ritirate anche le truppe di occupazione naziste. Dal maggio del 1945, e per diversi mesi successivi, migliaia d’italiani considerati complici dei fascisti, furono prelevati dalle loro case, deportati e infine gettati a gruppi nelle cavità carsiche, tipiche dell’area, chiamate foibe. Quelli che riuscirono a scampare a questi eccidi furono costretti a scappare e a vivere un lungo esodo di massa che coinvolse tra le 250mila e 350mila persone tra il 1945 e il 1956. Questa pagina tristissima della nostra storia è stata per molto, troppo tempo, dimenticata, ed è ancora oggi rappresenta una ferita aperta. Celebrare questo giorno è doveroso verso i tantissimi italiani ingoiati dalle foibe, ovvero quelle insenature naturali formate da grandi caverne verticali presenti in Istria e Friuli Venezia Giulia che sono veri e propri inghiottitoi naturali nei quali le vittime erano gettate, spesso, ancora vive. Le uccisioni avvenivano in maniera spietata. I condannati erano legati l’un l’altro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco, si sferravano colpi di mitra non su tutto il gruppo, ma soltanto sui primi della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri che ancora vivi potevano sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili. Per altri invece cominciò il lungo esodo che vide migliaia di persone riversarsi prima nei campi profughi e poi in molte città di quella madrepatria che a volte fu con loro poco accogliente. In molte città italiane sorsero interi quartieri dedicati alle comunità di esuli che avevano dovuto lasciare le loro terre, i loro beni ormai confiscati, gli affetti di chi era rimasto. La celebrazione del giorno del Ricordo è perciò necessaria non solo perché rappresenta un momento di riflessione affinché tragedie come queste non accadano più, ma soprattutto perché questa pagina della nostra storia per lungo tempo nascosta venga alla luce, tramandata, ricostruita nei dettagli per rendere onore a quegli uomini, donne, bambini ITALIANI che meritano giustizia almeno quella
della memoria. Maria Palma Gramaglia Addio DIEGO, dio del Calcio Muore all’età di 60 anni il grande Diego Armando Maradona, el pibe de oro, per molti il più grande calciatore di tutti i tempi, il mito, una leggenda. A dare la notizia, il quotidiano argentino il Clarin e la CNN. Riuscito il recente intervento alla testa. Oggi, mentre era nell’ abitazione di Buenos Aires, Diego è stato però colto da un arresto cardiaco che lo ha stroncato. Con lui il Napoli vinse due scudetti; l’Argentina i Mondiali del 1986. Se ne va in questo dannato 2020, Diego Armando Maradona: il Pibe de Oro è stato stroncato da un arresto cardiorespiratorio. Aveva appena compiuto 60 anni. La notizia ha lasciato senza fiato il mondo del calcio, la sua Argentina e l’Italia intera, soprattutto Napoli della quale era stato sovrano in campo dal 1984 al 1991. Si era sentito male nel giorno del suo sessantesimo compleanno, venerdì 30 ottobre, ed era stato ricoverato in una clinica a La Plata, poi trasferito alla Olivos di Buenos
Aires. La notizia aveva lasciato sgomenti i tifosi argentini, tanto che l’ambulanza era stata scortata da un corteo di mezzi delle forze dell’ordine, mentre i tifosi, con fumogeni azzurri, continuavano a giungere all’ingresso, dove sono rimasti per giorni, in supporto del mito del calcio. Martedì 3 novembre aveva subito un intervento al cervello per rimuovere un ematoma subdurale (coagulo di sangue), causato da un colpo di testa contro il pavimento. Non uno dei suoi eccezionali contro un pallone. Operazione tecnicamente riuscita. Era stato infatti dimesso dall’ospedale di Buenos Aires pochi giorni fa, visto che stava meglio, e trasferito per la seconda fase del recupero, in un’abitazione privata nel Nordelta, centro residenziale alle porte di Buenos Aires, come concordato tra lo staff medico e la famiglia di Maradona: le figlie e le sorelle insieme all’ex fidanzata Veronica Ojeda. Le improvvise complicazioni lo hanno portato alla morte: fatale è stato un arresto cardiaco sopraggiunto nella giornata di oggi, 25 novembre, alle ore 12 circa locali – le ore 16 in Italia – mentre si trovava nella sua abitazione a Tigre, seguito 24 ore su 24 da un’equipe medica di altissimo livello. I sanitari che erano con lui hanno cercato di rianimarlo, e nel frattempo erano in arrivo le ambulanze, su segnalazione immediata. Ma, quando sono giunte era purtroppo già troppo tardi: Diego si era già spento. I suoi sessant’anni erano stati celebrati da tutto il mondo del calcio, con onori, un’infinità di telefonate e messaggi auguri, incominciando da tantissimi campioni di ogni sport, di ieri e di oggi. Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore di tutti i tempi, ha vinto i Mondiali con l’Argentina nel 1986 – con cui ha disputato anche la finale di Italia ’90 – due scudetti con il Napoli – 1987 e 1990 – ed è stato uno dei
campioni più amati in assoluto. Una storia disseminata di successi, tra trofei vinti e gol memorabili: in Argentina-Inghilterra alla Mano de Dios, il gol del secolo segnato pochi minuti dopo, quando scartò sette giocatori inglesi prima di battere Shilton. In squadra pure con il Barcellona e il Siviglia, e in Argentina con il Boca Juniors e l’Argentinos Juniors. Quattro Mondiali con la nazionale argentina, della quale è stato poi allenatore nel 2010, nominato a furor di popolo: Maradona la portò ai quarti di finale in Sudafrica, quando l’Albiceleste venne eliminata dalla Germania, e poi Diego fu esonerato. In Argentina sono stati proclamati tre giorni di lutto cittadino. Napoli è in lacrime per la perdita del suo idolo e verrà proclamato il lutto cittadino per onorare la memoria del Pibe de Oro, come anticipato dall’assessore allo Sport del Comune di Napoli, Ciro Borriello: Parole di cordoglio da parte del sindaco Luigi De Magistris, appena appresa la terribile notizia della fine di Maradona: “una notizia tragica in un anno pessimo. Maradona è Napoli e l’amore di Napoli e dei napoletani è viscerale. Oggi per Napoli è una giornata tristissima. L’abbraccio di tutti i napoletani per la famiglia, nella consapevolezza che quest’amore non finirà mai. È stato un amore vero e grande”. Il Comune partenopeo pensa di intitolare il San Paolo a Maradona, su proposta del presidente della commissione Sport, Carmine Sgambati. Lascia tanti ricordi, una vita di cui la prima parte è stata costellata da successi, ai limiti dell’incredibile, fino al
1994, quando il mito, ai mondiali americani, venne trovato positivo all’antidoping. Poi, la seconda parte, altalenante ma mai più sfolgorante. … e tanti figli. Ufficialmente, Dalma Nerea e Gianinna Dinorah avute dalla prima moglie Claudia Villafane; una bambina di nome Jana, avuta da Valeria Sabalaìn. Diego Fernando – l’ultimo – da Veronica Ojeda. Ma soprattutto Diego junior – identico a papà da giovane – finalmente riconosciuto dopo anni e anni di pene e di battaglie da parte della mamma, la bella e combattiva napoletana Cristiana Sinagra, che ebbe col campionissimo una storia d’amore. Un amore da Diego di fatto rinnegato con protratti rifiuti a riconoscere un figlio senza dubbi suo: bastava guardarlo quel ragazzo, per rivedere in lui Maradona giovanissimo! Una vicenda triste che gettò un’ombra mai più dissipata sulla figura del campionissimo: il pubblico, nonostante lo amasse, restò turbato dalla sua ostinazione a non voler riconoscere il figlio, finché il test del DNA non confermò ciò che tutti sapevano e soprattutto vedevano: un figlio uguale al padre. Un figlio che non poteva più rifiutare. Ma a lui si può perdonare tutto, proprio tutto, scandali, colpi di testa e debolezze inclusi. Diego Armando Maradona, giocatore immenso e unico, praticamente una divinità, anche sulla via del declino. Un gitano vagabondo, dalla prima squalifica per doping che ha segnato per sempre la sua esistenza, prima costellata di sfolgoranti successi e incredibili eccessi. Da allora, tutto cambia. Nel 1994, ancora sotto squalifica, è a guida della squadra argentina Textil Mandiyù, poi dell’Al- Wasli (Dubai), del Fujarah (Emirati Arabi), dei Dorados (Messico). Poi il ritorno in Argentina, alla guida del Gimnasia La Plata. La presidenza onoraria del club bielorusso, la Dinamo Brest.
Gli incontri con Fidel Castro, Chavez, Menem, da un lato. Dall’altro, bulimia, alcol, depressione. Comunque la forza di rialzarsi, ogni volta. Finché il cuore non ce l’ha fatta più. Una vita a cicli, dei quali il primo è rimasto drammaticamente unico e irripetibile. Una leggenda. E leggenda rimane, comunque. Addio Diego. Ci hai fatto sognare davvero. Teresa Lucianelli “Doniamo le bombole di ossigeno”: efficace appello
del Centro Sub Campi Flegrei Pozzuoli. Il Centro Sub Campi Flegrei lancia sui social un accorato “Appello ai colleghi dei diving. La pandemia ha causato una forte carenza di bombole di ossigeno. In Campania potete consegnare le vostre alle Capitanerie di Porto. In questi giorni erano tantissime le telefonate ricevute al diving di persone disperate che ci chiedevano come fare. Oggi abbiamo consegnato le nostre alla Capitaneria di Porto di zona”. In tempo di covid19, parte Campania questa importante iniziativa solidale. La notizia si sta diffondendo di regione in regione e con essa l’esempio: i sub stanno rispondendo all’appello, donando le proprie bombole. Un esempio per tutti. L’ossigeno rappresenta un bene fondamentale per affrontare il covid, per alleviare le sofferenze dei tanti colpiti da altre patologie, per salvare vite in emergenza. Tantissimi ammalati hanno bisogno urgentemente di ossigeno e, purtroppo, le bombole stanno diventando praticamente introvabili. L’allarme è reale. Quindi, il Centro Sub Campi Flegrei ha pensato di mobilitarsi e ha deciso di mettere le proprie bombole a disposizione dei pazienti che ne hanno maggiormente necessità, diffondendo contemporaneamente un efficace appello su Facebook ai sub, categoria solidale e attiva. Davvero un’ottima idea: ogni sub ha le bombole nell’attrezzatura sportiva e quelle bombole ora possono servire a salvare vite umane.
Il post è stato pubblicato sulla pagina Facebook del Centro Sub Campi Flegrei e pure su quella di un suo componente, Enzo Maione, tra i più attivi e autore, tra l’altro, della Prima Guida Turistica dei Fondali del Parco Archeologico Sommerso di Baia. Il Centro Sub Campi Flegrei, tra i primi in Italia, dal 1992 opera nel settore del turismo subacqueo. Specializzato in attività subacquee, è plurivincitore dell’AWARD PADI, nel 2011, 2012, 2015, 2016. Nella splendida Area del Parco Archeologico Sommerso di Baia, a Pozzuoli, località Lucrino, Lido Montenuovo, è situato il diving. Armando Giuseppe Mandile Maradona, fans esultanti:
riuscito l’intervento al cervello Esito positivo per la rimozione dell’edema di natura traumatica operata dal chirurgo neurologo Leopoldo Luque in ottanta minuti, contro le tre ore previste. Per il Pibe de oro nuova operazione di completamento e curettage. Tantissimi fans uniti in coro davanti alla clinica, striscioni e immagini per sostenere il mito del calcio. Testimonianze di affetto in Argentina come a Napoli e nel resto del Mondo Buenos Aires. Un’ora e venti minuti invece delle tre ore inizialmente programmate: l’operazione al cervello di Diego Armando Maradona si è conclusa con successo. Grida di gioia e cori liberatori quando, in piena notte argentina, è giunta la notizia. Fuori dell’ esclusiva Clinica Oliva, tantissimi tifosi attendevano con ansia, alcuni in lacrime. Centinaia di tifosi hanno circondato la struttura sanitaria dov’è ricoverato il Pube de oro, per testimoniargli immutato affetto e non fargli mancare il loro supporto in questo delicato momento. In apprensione gli aficionafos di tutto il mondo, incominciando dalla città di Napoli, proprio come tutta l’Argentina, la tifoseria è stata in seria apprensione per le condizioni del grande Diego. Il suo Napoli Calcio non ha mancato d’incoraggiarlo su Twitter, sostenendolo a distanza, con un partecipato #fuerzadiego e la significativa foto di una sua recente visita negli spogliatoi dello stadio partenopeo San Paolo, saldamente abbracciato a Lorenzo Insigne. I grumo di sangue, un ematoma subdurale di natura traumatica, emerso dalle analisi strumentali cui è stato sottoposto dopo il ricovero, è stato dunque asportato. Quindi, a breve un altro piccolo intervento per rifinire. Tre o quattro giorni di riposo e poi inizierà la riabilitazione.
L’intervento è stato eseguito su consensi diretto di Maradona, mentre la sua famiglia – a quanto riporta il quotidiano El Clarin – avrebbe manifestato dei dubbi riguardo all’intervento, indicato come urgente dal noto neurologo Leopoldo Luque. I parenti del fuoriclasse avrebbero chiesto di ritardare l’intervento e di valutare altre opzioni, innanzitutto farmacologiche. Ma Diego non ha voluto sentire ragioni e ha posto fiduciosi il sui destini nelle mani dello specialista di fiducia, che ha poi definito, modestamente, di comune amministrazione l’operazione effettuata con successo. Rimane sconosciuta l’origine del trauma. El Pube de oro non rammenta infatti di essere stato vittima di alcuna caduta, anche se si ipotizza che invece sia avvenuta in casa. Potrebbe trattarsi di un incidente avvenuto mentre giocava insieme al Diego Fernando, il figlio avuto da Veronica Ojeda, sette anni fa. Escluso in partenza che si trattasse di covid, fino a martedì i medici pensavano che Maradona fosse affetto da anemia associata ad una forte disidratazione, ripercussione della drastica dieta alla quale si è sottoposto per perdere velocemente peso. Il dott. Luque, aveva ipotizzato che Maradona fosse stressato per gli eventi delle ultime settimane – motivi per il quale era stato ricoverato più di due settimane fa – ma di buon umore, a dispetto delle ipotesi di depressione, e pronto a lasciare a breve la clinica per rientrare a casa. Gli accertamenti – in particolare la Tac – hanno invece rivelato che si trattava di un edema subdurale di natura traumatica, in pratica un pericoloso grumo di sangue a livello della meninge. La situazione è precipitata e i medici hanno disposto un urgente trasferimento – lucido e tranquillo – a 60 chilometri di distanza, da La Plata in una eccellente struttura di Buenos
Aires, in elicottero, sostituito altrettanto velocemente con un’ambulanza. Centinaia di persone davanti alla clinica, alle 18 locali, ore 22 italiane, centinaia e centinaia di fans. Si sapeva già, dallo scorso venerdì, che Maradona fosse affetto da problemi di salute. Diego era entrato sul prato, durante la festicciola del Gimnasia La Plata per i suo 60esimi compleanno, traballante e smarrito – per molti assente – a piccoli passi, lenti e malfermi, sorretto energicamente da una guardia del corpo. Nella mattinata, la figlia Giannina e il suo avvocato, Matias Morla, l’avevano trovato in preda di forti dolori allo stomaco. Diego era apparso particolarmente stanco e depresso. Non erano riusciti a tenerlo lontano dal campo, ma in serata lo avevano persuaso a farsi accompagnare in clinica per controlli, disposti immediatamente. Poi, il peggioramento delle condizioni di salute e, di seguito, gli esiti degli accertamenti hanno rivelato l’urgenza d’intervenire al più presto chirurgicamente. “L’intervento è concluso ed è stato un successo” ha comunicato soddisfatto il suo portavoce Sebastian Sanchi, aggiungendo che “tutto è andato come previsto: Diego sta bene e riposa nella sua stanza”. Lunga vita, magnifico campione! Armando Giuseppe Mandile
Carabinieri riconsegnano alle Diocesi campane 50 ex voto rubati NAPOLI – Sono 50 gli ex voto sottratti dei luoghi di culto in Campania e Basilicata che sono stati ora restituiti dai Carabinieri a varie diocesi delle due regioni. La refurtiva recuperata è riportata nei territori di appartenenza, è costituita dipinti di vario valore risalenti al periodo tra il XV e il XX secolo, che ora tornano alla Comunità. La refurtiva è stata recuperata dai militi del Comando Tutela patrimonio Culturale di Monza. I beni recuperati sono tavolette votive, espressione d’arte religiosa popolare, considerati tutti rappresentativi del patrimonio storico artistico della Chiesa e della Nazione italiana. Tra essi, ve ne sono alcuni di buona scuola, mentre altri esemplari sono stati valutati di fattura più modesta. Le tavolette risultano tutte trafugate illecitamente e sottratte dal Duomo di Napoli, da diversi Santuari noti, tra cui il partenopeo Carmine Maggiore, la Basilica di Pompei, di Ischia, di Materdomini, e anche fuori territorio; di Tolve in Basilicata.
Entusiasta per la brillante operazione portata a termine dai CC, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli: “È un bene comune che torna alla comunità. Queste tavolette, per quanto espressione di devozione delle persone, sono un bene che è per tutta la Comunità”. Fondamentale per il recupero e la conseguente restituzione, è stata la paziente indagine condotta dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza, avviata nel settembre 2015, dopo un controllo effettuato a una mostra allestita a Milano. La meticolosa attività investigativa ha permesso di sequestrare, dal giugno del 2016, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, oltre seimila dipinti ex voto sottratti, tra il 1940 ed il 1970, da luoghi di culto nazionali ed esteri, dei quali si erano perdite le tracce. Evidente è l’importanza del recupero che evidenzia la continuna presenza sul territorio regionale dell’Arma anche a tutela del patrimonio religioso, come in questo caso specifico, espressione di culto e devozione, ed anche testimonianza artistica di differenziato ma comunque considerevole pregio. Armando Giuseppe Mandile
Salerno: piano spiagge libere anti-covid La Giunta Comunale di Salerno, presieduta dal Sindaco Vincenzo Napoli, ha approvato nella seduta di oggi, su proposta degli assessori Caramanno (Ambiente) e De Maio (Urbanistica), il programma operativo per assicurare alla cittadinanza ed ai turisti la libera è sicura fruizione degli arenili pubblici. Il Comune di Salerno ha provveduto a censire le aree disponibili, sulle quali saranno installati ombrelloni pubblici che svolgeranno la duplice funzione sia di garantire l’ombra che di delimitare le distanze minime di sicurezza tra i bagnanti. Il Comune di Salerno si è impegnato pure a garantire pulizia e sanificazione degli arenili cittadini. Nei prossimi giorni è prevista la gara per affidare queste zone ai gestori che ne faranno richiesta: dovranno vigilare sul contingentamento degli accessi, affinchè non si verifichino assembramenti, e garantire la tenuta dei registri di presenza. L’accesso alle spiagge e la fruizione degli “ombrelloni comunali” sarà totalmente gratuita. I bagnanti potranno eventualmente – ma non obbligatoriamente – servirsi del servizio di noleggio delle attrezzature balneari assicurato in loco dai gestori, a supporto dei quali opereranno la Polizia Municipale e la Protezione Civile che svolgeranno funzioni di sorveglianza per evitare assembramenti. Il Comune di Salerno precisa che garantisce la fruizione libera, gratuita, sicura e comoda – grazie all’originale
novità degli ombrelloni pubblici – delle spiagge cittadine. Questo vuole essere un sistema sperimentale che confida nella rigorosa autodisciplina personale e collettiva, dando fiducia alla popolazione. Ciascuno ovviamente dovrà fare la propria parte per tutelare la salute personale e collettiva e permettere a tutti di trascorrere qualche ora di sano relax e benessere sulla spiaggia. Inoltre, con i servizi facoltativi, anche i gestori avranno la possibilità di realizzare degli utili e creare lavoro, laddove la loro offerta non includerà alcun obbligo fa parte degli utenti. Il nuovo modello Salerno viene presentato come virtuoso ed efficace e viene assicurato che sarà monitorato per porre rimedio ad eventuali disfunzioni ed anomalie. Disfunzioni e anomalie già paventate da alcuni… Il timore già manifestato da vari cittadini è che si possano creare dei favoritismi tra i bagnanti che usufruiranno dei servizi facoltativi sui quali guadagneranno questi gestori, e gli altri bagnanti che vorranno invece usufruire esclusivamente dei servizi pubblici, a loro dovuti, in quanto spiaggia a disposizione gratuita della popolazione. Trasformando di fatto le spiagge libere in spiagge “gestite a discrezione dei gestori stessi”… In tal caso, sarebbe inaccettabile perché verrebbe a cadere il presupposto fondamentale della spiaggia libera alla quale si deve accedere sempre e solo gratuitamente. Se siano o meno fondati questi timori, lo scopriremo a breve. Certo è che i salernitani non hanno alcuna intenzione di rinunciare ai loro diritti: le spiagge libere devono rimanere libere di nome e di fatto. Nel rispetto delle normative anti- covid, ma senza corsie preferenziali per chicchessia, tanto meno per chi paga gli extra. Armando Giuseppe Mandile
Covid-19: situazione stazionaria in Italia Epidemia stazionaria: nessun novità sostanziale o dato particolarmente significativo riguardo all’ultimo bollettino covid-19 in Italia: -261 RICOVERATI, +202 CONTAGIATI, +71 MORTI, questi i dati essenziali forniti dalla Protezione Civile. CONTAGIATI: 235.763 (+202) di cui ancora POSITIVI 31.710 attuali (-1.162) DECEDUTI: 34.114 (+71) GUARITI: 169.939 (+1.293) Sono stati accertati 235.763 positivi in totale, dall’inizio dell’epidemia di Sars CoV-2, nella nostra nazione. In pratica, +202 persone in più rispetto a ieri con una crescita dello 0,1%), di cui 34.114 sono decedute (+71, +0,2%, ovvero 32
nella sola Lombardia) e 169.939 risultano guarite o dimesse (+1.293 +0,8%). Sono sicuramente positivi al momento 31.710 (-1.162 rispetto a ieri ) e va precisato cheil conto sale a 235.763 se nel conteggio vengono inclusi i morti e in considerazione pure delle persone risultate positive al virus dall’inizio dell’epidemia. Attualmente, i pazienti ricoverati con sintomi sono 4.320 (-261 rispetto a ieri) e di questi 263 in terapia intensiva, cioè -14, -5,3% rispetto al giorno precedente, quando il calo è stato -20; invece 28.028 sono in isolamento domiciliare fiduciario. Ecco i dati per regione, dei nuovi casi totali con la variazione per quelli registrati nelle ultime 24 ore in base a quanto comunicato dal Ministero della Salute e Protezione Civile. Saliti a 16 su 21 le Regioni che hanno raggiunto quota contagi 0, o prossima a zero: Veneto, Marche, Toscana, Campania, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Puglia, Valle D’Aosta, Umbria, Calabria, Sardegna, Molise, Basilicata, Trento e Bolzano. Sostanzialmente, quasi tutti i contagi ci ti usano a verificarsi in Lombardia, mentre c’è stato e un peggioramento in Emilia Romagna, Piemonte, Lazio. Il dato è inferiore allo 0,1% dove non viene indicata la percentuale di aumento. Lombardia 90.680 (+99, +0,1%; ieri +192) Emilia-Romagna 27.970 (+24, +0,1%; ieri +18) Veneto 19.194 (+3; ieri +4) Piemonte 30.916 (+26, +0,1%; ieri +21) Marche 6.750 (+3; ieri nessun nuovo caso)
Liguria 9.854 (+20, +0,2%; ieri +8) Campania 4.834 (+1; ieri +5) Toscana 10.148 (+3; ieri +1) Sicilia 3.455 (+1; ieri +2) Lazio 7.869 (+18, +0,2%; ieri +23) Friuli-Venezia Giulia 3.286 (+2, +0,1%; ieri niente nuovo caso) Abruzzo 3.266 (nessun caso nuovo; ieri +1) Puglia 4.512 (nessun nuovo caso, come ieri) Umbria 1.436 (+1, +0,1%; ieri +3) Bolzano 2.604 (nessun nuovo caso, come ieri) Calabria 1.159 (per il quinto giorno consecutivo 0 casi nuovi) Sardegna 1.361 (nessun nuovo caso per il quarto giorno consecutivo, 0 casi nuovi; ieri -1 per ricalcolo) Valle d’Aosta 1.191 (nessun nuovo caso per il terzo giorno consecutivo) Trento 4.439 (0 nuovi casi; ieri +3) Molise 439 (+1, +0,2%; ieri +2) Basilicata 400 (0 nuovi casi; ieri +1) Teresa Lucianelli
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