Napoli: "Colombarium" di Via Pigna, necessari interventi di recupero - New Media Press

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Napoli: "Colombarium" di Via Pigna, necessari interventi di recupero - New Media Press
Napoli: “Colombarium” di Via
Pigna, necessari interventi
di recupero
La presenza dei Romani nel quartiere di Soccavo e nelle zone
limitrofe è testimoniata anche dal Colombarium di Via Pigna.
Uno degli antichi monumenti funebri di Napoli. Sorge al
confine tra i quartieri Soccavo e Vomero, IX Municipalità.
Era posizionato nelle adiacenze di un borgo romano, eretto ai
piedi di una cava di piperno sotto la Collina dei Camaldoli,
da cui poi è derivato il nome del quartiere Soccavo (da Sub
cava).
Noto come colombario o colombaia si sviluppa in altezza,
divisa in loculi, ciascuno volto ad ospitare le urne cinerarie
dei defunti.
Questa tipologia di struttura ebbe la massima diffusione nel
mondo romano, tra la metà del I secolo a.C. fino al II secolo
d.C.
Il colombarium di Soccavo, definito anche mausoleo romano di
Via Pigna, è completamente in tufo, materiale tipico dell’area
vesuviana e molto utilizzato nella zona di Soccavo, in quanto
fu cava estrattiva proprio in epoca romana. È un esempio di
opus reticulatum, la singolare tecnica edilizia romana e
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presenta n. 10 nicchie, disposte su 2 file. Sul lato sinistro
giace la nicchia più grande.
Distrutto in parte negli anni delle guerre mondiali, poi negli
anni ‘80 con il terremoto, ed infine con l’adeguamento della
carreggiata, il colombarium negli anni è stato deturpato dalla
ingombrante presenza di cassonetti dei rifiuti che proprio a
ridosso della struttura archeologica ospitavano ogni tipo di
materiale indifferenziato.
Ad occuparsi, per alcuni anni, della manutenzione del
colombarium, sono stati i volontari del Gruppo Archeologico
Napoletano, i quali chiesero ed ottennero non solo lo
spostamento dei cassonetti, ma anche la realizzazione di una
ringhiera di protezione, l’apposizione di una tabella
informativa e l’ancoraggio della parete in tufo tramite dei
ganci di ferro.
Oggi il colombarium è protetto da una struttura che aiuta
soltanto a tamponare momentaneamente la situazione, impedendo
l’aggravarsi delle precarie condizioni in cui versa.
Ma ciò di cui avrebbe bisogno questo importante pezzo di
storia della nostra città è di una manutenzione straordinaria
per il restauro e il conseguente totale recupero.

                                       Ennio Silvano Varchetta
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Bullismo: Spopolano i ragazzi
violenti, non ci sono più i
bulli di una volta
E con l’ultimo episodio di Napoli si torna a parlare di
ragazzi difficili.

Involuzione preoccupante di un fenomeno giovanile.

E proprio l’altra notte sono stati gambizzati due giovanissimi
a Napoli. Due minori di 14 e 15 anni, feriti alle gambe da
colpi di arma da fuoco. Ai Carabinieri hanno raccontato di
essere stati vittime di un tentativo di rapina nella zona del
rione Sanità.
Non si è escludono regolamenti di conti tra baby-gang locali o
addirittura un agguato.
Ora sono diventati veri criminali: un tempo i ragazzini
prepotenti deridevano la compagna considerata brutta o il
coetaneo più debole. Oggi invitano le vittime a suicidarsi,
accoltellano per rubare un telefono o fanno rapine.
Emergenza sanitaria e lockdown, secondo gli esperti avrebbero
dato un’accelerazione al dilagante fenomeno della violenza che
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ha per autori e spesso pure per vittime i minori.
Non chiamiamoli più bulli, tale termine sarebbe infatti
inappropriato. Qui non siamo più davanti al ragazzino che ruba
la merendina o deride il compagno grassottello, comportamento
senza
dubbio da condannare, orribile, crudele, ma mai quanto il
picchiare un coetaneo
fino al punto di togliergli la vita o quasi, allo scopo di
sottrargli il portafogli o lo smartphone o soltanto per
sfogare
noia e rabbia.
Quella smania di litigare e picchiare che, ad esempio, induce,
le baby gang di diverse città italiane, composte da
adolescenti di ambo i sessi, a seminare il terrore con
pestaggi, scippi, rapine, aggressioni con bottiglie di vetro e
bastoni. Per i più grandicelli di loro vengono disposti,
qualora fermati, gli arresti domiciliari perché “la spiccata
capacità di delinquere fa ritenere probabile che prima o poi
la stessa potrebbe portare alla commissione di
qualche episodio criminale ben più grave”. Insomma, se fino
agli anni scorsi, prima dell’avvento dell’epidemia che ha
stravolto le nostre esistenze, non facevamo altro che parlare
di bullismo, indicandolo quale cancro da estirpare in
particolare dall’ambiente scolastico, oggi la vera piaga è
molto più angosciante e serpeggia ovunque, soprattutto nelle
strade delle grandi città italiane, da Nord a Sud.
Non solo Napoli, quindi.
Si tratta di una esasperazione radicata e incontenibile che
spinge i teenager a fare e farsi male. È il trionfo di una
cultura che disprezza la vita e anche l’altro, entrambi
sacrificabili poiché privi di valore, ma questo è pure il
culto della forza bruta, considerata quale unico mezzo per
farsi valere, farsi ascoltare, ritagliarsi un posto nel mondo
sfidando il prossimo, annullandolo. È la prima spia di un
malessere che da poco ha iniziato ad emergere, dopo mesi e
mesi di chiusure, quarantena, zone rosse che si alternano a
zone arancioni, divieti su divieti, limitazioni, obblighi,
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impedimenti. Ed ecco che il bulletto evolve, anzi involve, in
delinquente, in criminale, in rapinatore, in teppista, in
assassino.
Certo, non si può puntare il dito soltanto contro il lock-
down. Eppure è evidente che, lì dove germinava la violenza,
l’isolamento sociale che ha caratterizzato l’ultimo anno ha
agito come fosse un fertilizzante. E poi, un bel dì, quella
stessa violenza esplode. E oggi volgiamo lo sguardo quasi con
rimpianto a quegli episodi di bullismo che, in fondo, hanno
segnato l’infanzia e l’adolescenza di molti di noi,
inducendoci al pianto, provocandoci una sofferenza che ci
sembrava assoluta, ma altresì fortificandoci. Ora ci appare
innocente, se rapportato ai fanciulli che adesso se ne vanno
in giro con il coltello in tasca, quel compagno di classe che
ci lanciava aeroplanini o che ci prendeva in giro per il
nostro aspetto, magari per un corpo ancora non sviluppato o
per un corpo sviluppatosi troppo precocemente.
Ben diverso dai quindicenni, poco più o poco meno che creano a
ripetizione gruppi su Whatsapp, includendo altri amici, al
fine di ingiuriare e deridere la vittima di turno.
O quelli che per ammazzare il tempo girano in tutte le ore del
giorno e della notte a fare bravate, “tarantelle” e rapine.
Le vittime di atti di bullismo prima di chiedere aiuto e
sporgere denuncia alla polizia postale come giusto che sia,
vengono insultate o anche esortate al suicidio dai suoi
persecutori. “Ucciditi sotto ad un treno”… . Le probabilità
che questa condotta vessatoria e prevaricatrice sfoci in atti
delittuosi più pesanti sono concrete oltre che altissime.
Ecco perché è giusto prevenire: scuola, servizi socio-
educativi, agenzie, parrocchie, centri sportivi e associazioni
per arginare il fenomeno.
Nei casi più gravi chiedere l’intervento dei Servizi sociali
territoriali per la promozione della mediazione e
l’inserimento in percorsi volti a far comprendere il disvalore
sociale e penale delle azioni.
Una sorta di “giustizia riparativa”, che induce il reo a
mettersi nei panni della vittima, capendo le conseguenze delle
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sue azioni e il dolore che esse producono. Attraverso questi
meccanismi è ancora possibile recuperare gli adolescenti che,
soli e trascurati, scelgono la devianza e il non rispetto
delle regole: è opportuno invece insistere indicando loro la
luminosa via della legalità, affinché la società intera non si
privi della sua parte migliore.

                                       Ennio Silvano Varchetta

Addio   a  Cetty  Sommella,
attrice, regista e autrice,
moglie di Nando Paone
Cetty Sommella, attrice, regista e autrice, moglie e collega
di Nando Paone, non è più tra noi. 60 anni, impegnata
energicamente nella Sala Moliere e nella Scuola di Teatro di
Pozzuoli, tra le più apprezzate e qualificanti, ha firmato tra
l’altro: Dolori di corpo, Un uomo a pezzi, Se ci amiamo non ci
estinguiamo, Ridere!…e poi?

A darle la morte, un brutto male.

La tragica notizia è stata comunicata dal Comune di Pozzuoli,
città natia e prediletta, alla quale l’artista era
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particolarmente legata.

Un amore nato sul palcoscenico, quello tra Cetty Sommella e
Nando Paone, diversi anni fa sulla scena teatrale. Nando ha
interpretato più volte i testi della brava regista e autrice.

Entrambi amici strettissimi del grande attore e regista
partenopeo Vincenzo Salemme che con Cetty ha condiviso molte
esperienze di successo, avendola come interprete nei suoi
lavori.

Tra questi, “Premiata Pasticceria Bellavista”, una delle sue
commedie più conosciute e gradite al pubblico. In essa
l’attrice interpretava il personaggio di Romina: donna
affabile in superficie ma dalla rigida tempra, animata da una
cattiveria che le trasformava con un accento puteolano
spiccato” pure il tono della voce.

“…come me, amava il teatro, Cetty – afferma Salemme – Lo
possono testimoniare le tante ragazze e i tanti ragazzi che si
sono avvicendati nella veste di studenti in questi anni di
attività del laboratorio del teatro Moliere. Eravamo legati da
momenti belli e momenti tormentati. Eravamo accomunati da un
personaggio di una mia commedia, si chiamava Romina, aveva un
accento puteolano spiccato, metteva in croce il povero Ermanno
(Carlo Buccirosso) e faceva davvero morire dalle risate.

Nando Paone, valente attore di cinema e di teatro, è
notoriamente storica spalla, insieme a Maurizio Casagrande e
Carlo Buccirosso, di Salemme, recentemente impegnato in Mina
Settembre, fiction di Rai Uno ispirata ai romanzi dello
scrittore Maurizio De Giovanni, con Serena Rossi.

Un “grande amore che ha legato per una vita lei e Nando” –
dice Salemme – suggellato dal matrimonio, celebrato proprio da
lui, il 13 giugno del 2015, con decreto del sindaco di Napoli
Luigi de Magistris, quale Ufficiale di Stato civile, nella
storica Sala della Loggia di Castelnuovo: il celebre Maschio
Angioino di Napoli.
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“Spero che il Dio che sta aspettando Cetty abbia il volto di
Nando e la forza del suo amore” – scrive Salemme nel suo post
dedicato “ad una persona carissima che ci ha lasciati ieri. Si
chiamava Cetty, vezzeggiativo di Concetta e di cognome faceva
Sommella. Era una mia carissima amica e, lo scrivo per quelli
tra voi che non la conoscevano, una bravissima e sensibile
artista. L’avevo conosciuta attrice circa 40 anni fa e come
attrice l’avevo frequentata tra le maglie di Luca de Filippo
prima e poi come interprete in alcuni miei spettacoli. Negli
ultimi anni aveva abbandonato il percorso della recitazione e
si era dedicata alla scrittura ed al progetto di un
laboratorio teatrale insieme al marito Nando Paone. La sede,
una piccola sala dedicata a Moliere, il luogo, Pozzuoli”.

E da Pozzuoli si snoda il suo ricordo e Salemme parte “per
dire che ci accomunavano diverse cose, a me e a Cetty. Tra
queste, la comune provenienza dai Campi Flegrei. Io sono di
Bacoli, poco distante dalla città che sembra scolpita nel
tufo. L’odore, per me insostituibile, della Solfatara, tiene
legati tra loro tutti i comuni dei Campi Flegrei. E pure una
subliminale impossibilità di programmare il futuro perché il
futuro è reso troppo incerto dal magma minaccioso che scorre
sotto i piedi di chi è nato e vive in quelle terre”.

“Aveva una scrittura surreale, originalissima – ricorda il
regista – Era una donna che sapeva scoprire le proprie paure,
mostrarle al mondo e riderne con autoironia. Amava Nando e io
lo so. Perché voglio bene a Nando e perché li ho sposati. Nel
Municipio di Napoli. Era bellissima, di una bellezza quasi
antica. Antica come profondità culturale. Aveva un timbro
grave, scuro nella voce dal quale sembrava quasi intimidita e
allora cercava di alleggerirlo fingendo una frivolezza che
purtroppo non aveva. Ma nelle lunghe chiacchierate fatte al
telefono in questa ultima estate, parlava in modo naturale e
nella pienezza di sè. Forse la malattia, nella sua crudeltà,
l’ha costretta a mettersi in pace con se stessa. In questo
ultimo anno, Cetty mi è sembrata una donna a tutto tondo,
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fiera e concreta. Mi sembrava avesse finalmente accettato se
stessa e addirittura si volesse bene. Forse è solo
un’illusione, la mia, ma voglio credere se ne sia andata così
da questo mondo. Che questo mondo le facesse meno paura di
quanta gliene abbia fatto in tutta la vita. Spero e prego che
ci sia davvero qualcosa di bello ad attenderla adesso. Che la
faccia sorridere e la sappia ascoltare. Spero che Dio abbia un
volto diverso per ognuno di noi. Spero che il Dio che sta
aspettando Cetty abbia il volto di Nando e la forza del suo
amore”.

Alle bellissime parole di Vincenzo Salemme per l’amica
scomparsa, si aggiungono le frasi di tanti altri colleghi,
amici, conoscenti, fans, personaggi istituzionali.

Il sindaco puteolano, Vincenzo Figliolia, ricorda: “Il suo
talento, la sua arte, la sua passione restano testimonianze
per noi. A Nando Paone e alla sua famiglia tutto il nostro
affetto” e aggiunge: “Se n’è andata una grande artista, una
nostra concittadina. Cetty Sommella ci ha lasciato e con la
sua scomparsa resta un grande vuoto”.

“La scomparsa di Cetty Sommella artista impegnata, anche,
nella formazione di giovani attori nel nostro territorio, è
una grave perdita per tutta la comunità. A Nando Paone, suo
compagno nella vita e nell’arte, sentite condoglianze”: la
tragica notizia è stata confermata sulla sua pagina ufficiale
dall’assessorato al Turismo del Comune di Pozzuoli.

“Con grande dolore riceviamo la notizia della scomparsa di
Cetty Sommella, attrice e regista. Ci uniamo al dolore del
marito Nando Paone” – scrivono i rappresentanti del Festival
del Cinema di Castel Volturno.

“Oggi è venuta a mancare una collega, una amica che molte
volte ci ha aperto le porte del suo teatro: Cetty Sommella.

Attrice, autrice, regista che con Nando ha reso il teatro sala
Moliere di Pozzuoil un luogo accogliente, un centro di
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produzione culturale, un aggregatore di talenti, un punto di
riferimento per chi con coraggio sceglie la strada
dell’impresa di produzione teatrale. Tutti noi abbiamo avuto
il piacere di incontrarti, ci stringiamo al caro Nando, che ha
avuto il privilegio di averti accanto ed ora il dolore della
perdita. Addio, non ti dimenticheremo” – scrive in un
commovente post, l’attore e collega di scena, Niko Mucci.

“Ci ha lasciati l’attrice, autrice e regista teatrale Cetty
Sommella. Da anni attiva nel cinema e nel teatro nostrano,
dirigeva insieme al marito Nando Paone, la Sala Molière,
spazio teatrale a Pozzuoli. Nella stessa struttura aveva anche
una scuola di teatro per attori emergenti. La UILT Campania si
stringe intorno al marito e alla famiglia tutta. Un’altra
importante figura del nostro teatro ci lascia troppo presto…”:
così l’Uilt Campania, Unione Italiana Libero Teatro.

Sono in tanti a Pozzuoli a essere in lacrime per la scomparsa
di Cetty, città che l’ha sempre apprezzata tanto – e lo
meritava pienamente – come attrice, regista e autrice,
teatrale e cinematografica.

La città Flegrea è in lutto .

                                             Teresa Lucianelli
Addio Valeria: tanti messaggi
in memoria della giornalista
Si è spenta a 49 anni appena compiuti, nell’Ospedale di
Caserta, dove era ricoverata da giorni, Valeria D’Esposito,
apprezzata travel blogger casertana e giornalista pubblicista,
appassionata di fotografia, di arte e appassionata di animali,
già apprezzata artigiana        orafa.   Altra   vittima   delle
complicanze del covid19.

Valeria inizia la sua attività lavorativa giovanissima, come
artigiana orafa, e riesce presto e bene. È brava, attenta,
precisa.

Le condizioni di salute che lei stessa definisce “sempre più
complicate” la spingono ad abbandonare un mestiere in cui era
valente e già affermata.

Con notevole forza d’animo e la volontà che non le è mai
mancata, unite a tanta passione, nel 2011 inaugura un blog:
Visit Campania, la sua “casa virtuale”, specializzati nelle
bellezze della sua regione, in cui profonde grandi energie.

È l’inizio di una nuova vita.
Un’esperienza che le apre “nuovi orizzonti” coinvolgenti ed
emozionanti e le consente di rimettersi in gioco con
propositività e inventiva non comuni.

Fino a un paio di settimane fa, quando il Sars Cov2 l’ha
aggredita.

In tanti, soprattutto colleghi e amici le stanno donando
parole e ricordi, con stima e affetto.

Di seguito, alcune delle tante testimonianze, attraverso le
quali vogliamo ricordarla. Eccole, secondo ordine alfabetico.

Antonella D’Avanzo:

“Racconta agli Angeli lassù quanto è bella la nostra terra e
quanto è bella vita, quella che tu amavi tanto. E’ stata
davvero un’idea partire in corriera, a noi piace tanto
viaggiare specialmente di sera … Ogni volta che l’ascolterò,
ricorderò i bei momenti passati insieme”

Teresa Lucianelli:

“voglio ricordarti così, cara Valeria, mentre sorridi al mare
– grande passione comune – e alla vita.. tra le mimose (ora
comprendo perché non ti ho sentita ieri, nella ricorrenza
della Festa della Donna..), col grembiule intenta a preparare
manicaretti, brindando a uno dei tanti eventi ai quali abbiamo
partecipato – tu per il tuo Visit Campania – insieme ai soliti
colleghi specializzati come noi in eno-gastronomia, che oggi,
come me, non riescono a rassegnarsi e piangono la tua
scomparsa.

Fino a metà febbraio – il tuo compleanno il 15 – abbiamo
parlato del nostro amore per i pelosi.. dei nostri adorati
quattrozampe.. altra passione comune.

Non riesco ad accettare che tu non ci sia più.. a 49 anni..
sono incredula e profondamente scossa. Chi non lo è in questo
momento, tra tutti quelli che ti hanno conosciuta?!
Lasci un grande vuoto… non è una frase banale, ma la verità.

Continua a sorridere, bellissima come sempre, tra gli angeli e
le anime buone che ti hanno accolta, lassù in cielo, con
l’affetto che meriti…

R.I.P. ??? Valeria D’Esposito

un abbraccio al marito Mario

#sentitecondoglianze alla #famiglia e a tutti coloro che la
portano nel #cuore.

..maledetto #COVID19 – Ospedale civile di Caserta”.

Luciano Pignataro:

“Una persona solare, amava in maniera viscerale la sua Caserta
e la Campania, sempre disponibile con tutti e generosa nel
mettersi in gioco senza risparmio con le persone”.

Sergio Sbarra:

“Ed oggi il giornalismo campano è a lutto.

Da poche ore, a soli 49 anni, é morta #ValeriadEsposito,
portata via dal #COVID19, al termine di una lunga battaglia
all’#ospedale di #Caserta.

Valeria, penna molto nota nel mondo #enogastronomico campano,
era una amica schietta ed una collega leale e preparata, che
era presente a quasi tutti gli eventi che si organizzavano in
#campania a cui dava spazio sul suo Visit Campania.

Oggi siamo molto tristi… stentiamo ancora a crederci.

Alla famiglia dEsposito giungano le nostre più sentite
condoglianze.

Valeria… brinda in paradiso

Rip”
Carlo Scatozza:

“Sono rimasto di sale, Valera D’Esposito era una bellissima
persona, collega in gamba e amabile, col suo bellissimo blog
VisitCampania ed un’amica. A Mario Ricciardi, tutto il mio
abbraccio”

                                     Armando Giuseppe Mandile

Covid, ci lascia Valeria
D’Esposito,  blogger   e
giornalista
A 49 anni, si è spenta nell’Ospedale di Caserta dove era
ricoverata da giorni, Valeria D’Esposito, nota blogger
casertana a giornalista pubblicista, appassionata di
fotografia, già artigiana orafa, a causa delle complicanze
dovute all’infezione da Sars CoV2. Era in attesa del vaccino
Caserta. “Nella terza ondata, che non avrebbe dovuto esserci,
il covid ha raggiunto anche me. Mentre ero in attesa della
chiamata per il vaccino, un giorno all’improvviso mi sono
sentita poco bene. È stato davvero un attimo: ero al pc,
tranquilla a scrivere e a bere il mio tè, e in un secondo ho
sentito le forze venire meno, mentre la gola iniziava a
bruciare e la testa a pulsare di dolore. Ho contratto il C.
Tachipirina, cortisone, antibiotici e saturimetro da quasi una
settimana sono i miei migliori compagni di viaggio, insieme al
mio compagno di vita che, manco a dirlo, è ammalato pure lui.
Il C non è arrivato in punta di piedi, tutt’altro. È stato
tipo lo scoppio di una bomba: all’improvviso siamo precipitati
entrambi in uno stato di stordimento, malore, dolore diffuso,
abbattimento. Abbiamo deciso subito di isolarci, abbiamo
chiamato un laboratorio per fare i tamponi molecolari a
domicilio, e ho iniziato ad avvisare le persone che avevamo
incontrato nei giorni precedenti. Li abbiamo chiamati tutti,
ad uno ad uno, per chiedere loro di verificare eventuali
positività. Per fortuna tutti bene.

L’esito dei nostri tamponi è arrivato il giorno dopo, tramite
messaggio del ministero, e ha confermato quello che ormai ci
era già abbastanza chiaro. Scrivo queste righe tra una febbre
e l’altra, in un momento di tranquillità, dopata di
tachipirina   e   corticosteroidi.   Respiro,   mangio,   prendo
farmaci.

La pandemia è ancora in corso. Non rilassatevi.”

Così pochi giorni fa, nell’ultima newsletter prima di
spegnersi, Valeria D’Eposito, apprezzata blogger, giornalista
pubblicista e prima ancora artigiana orafa, casertana,
appassionata di fotografia. È morta nell’Ospedale Civile di
Caserta, dove era ricoverata da alcuni giorni.

49 anni compiuti a metà febbraio, è risultata positiva
all’infezione da Sars Cov2. A ucciderla, nonostante la sua
coraggiosa e convinta resistenza, sono state le complicazioni
causate dal Covid19, quelle che hanno falcidiato tante vite.
In Campania già più di 4500. Un bollettino quotidiano di
morte, che esige l’immediata risoluzione della questione
vaccini.

E in attesa dei vaccino era Valeria, fiduciosa come tanti. Un
vaccino annunciato anche sul suo “Visit Campania” che non è
arrivato però in tempo.

Né per lei, nè per tanti altri.

E questo stringe il cuore e fa gridare di rabbia.

Nelle sue parole, speranza e voglia di ricominciare: “Le mie
priorità future? Due cose che già avevo nel cuore: avere
massima cura di me stessa e riprender a viaggiare.”

Nel 2011, il suo primo blog: decide di lasciare la sua
attività di artigiana-orafa, per problemi di salute.

Bloccata a letto a causa delle frequenti e lunghe terapie
salvavita, decisi di dar vita a quel sogno che da troppo tempo
giaceva nel cassetto, utilizzando quello spazio virtuale, e
iniziando a pubblicare i primi post su un blog che mi ero
costruita da sola, rudimentale, ma tanto utile per me –
racconta – Visit Campania era il sogno che avevo nel cassetto,
basato sulla condivisione di spunti, ispirazioni e consigli
per visitare al meglio la Campania. Itinerari, città e
strutture: questi i contenuti principali, ma non mancano gli
approfondimenti su cucina e feste tradizionali, prodotti
tipici, segnalazioni di eventi culturali e gastronomici”.

Blogger sempre più conosciuta, quindi il passo successivo:
scrivere articoli e, quindi, poco più di un anno fa,
l’iscrizione come pubblicista. Finalmente il sospirato
tesserino, rilasciato dall’Ordine dei Giornalisti della
Campania. Un giorno molto importante per Valeria: il
raggiungimento di un obbiettivo versi tanti altri nuovi
sviluppi.
Ma il Covid l’aspettava. È piombato su di lei appena dopo il
suo 49esimo compleanno. E le ha rubato i sogni e la vita.

A Mario e alla Famiglia, le più sentite condoglianze da parte
della Redazione.

                                             Teresa Lucianelli

10 febbraio: il giorno del
Ricordo
Il 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo. Questa
celebrazione è stata indetta nel 2004 per ricordare le vittime
dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Accanto
al Giorno della Memoria dedicato alle vittime dell’Olocausto,
il Giorno del Ricordo si lega alle violenze e alle uccisioni
avvenute in Istria, Fiume e Dalmazia tra il 1943 e il 1947. La
scelta di questa data non è casuale perché proprio
all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, il
10 febbraio 1947, furono firmati i trattati di Pace a
Parigi con i quali si assegnavano l’Istria, Quarnaro, Zara e
parte del territorio del Friuli Venezia Giulia alla
Jugoslavia.   Già dopo la disfatta militare dell’Italia del
1943 ci furono le prime operazioni di pulizia etnica da parte
dei partigiani comunisti jugoslavi, ma la gran parte delle
persecuzioni e degli eccidi avvenne alla fine della guerra,
dopo che dall’area si erano ritirate anche le truppe di
occupazione naziste. Dal maggio del 1945, e per diversi mesi
successivi, migliaia d’italiani considerati complici dei
fascisti, furono prelevati dalle loro case, deportati e infine
gettati a gruppi nelle cavità carsiche, tipiche dell’area,
chiamate foibe. Quelli che riuscirono a scampare a questi
eccidi furono costretti a scappare e a vivere un lungo esodo
di massa che coinvolse tra le 250mila e 350mila persone tra il
1945 e il 1956. Questa pagina tristissima della nostra storia
è stata per molto, troppo tempo, dimenticata, ed è ancora oggi
rappresenta una ferita aperta. Celebrare questo giorno è
doveroso verso i tantissimi italiani ingoiati dalle foibe,
ovvero quelle insenature naturali formate da grandi caverne
verticali presenti in Istria e Friuli Venezia Giulia che sono
veri e propri inghiottitoi naturali nei quali le vittime erano
gettate, spesso, ancora vive. Le uccisioni avvenivano in
maniera spietata. I condannati erano legati l’un l’altro con
un lungo filo di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli
argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco, si sferravano
colpi di mitra non su tutto il gruppo, ma soltanto sui primi
della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o
gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri che ancora
vivi potevano sopravvivere per giorni sui fondali delle
voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze
inimmaginabili. Per altri invece cominciò il lungo esodo che
vide migliaia di persone riversarsi prima nei campi profughi e
poi in molte città di quella madrepatria che a volte fu con
loro poco accogliente. In molte città italiane sorsero interi
quartieri dedicati alle comunità di esuli che avevano dovuto
lasciare le loro terre, i loro beni ormai confiscati, gli
affetti di chi era rimasto. La celebrazione del giorno del
Ricordo è perciò necessaria non solo perché rappresenta un
momento di riflessione affinché tragedie come queste non
accadano più, ma soprattutto perché questa pagina della nostra
storia per lungo tempo nascosta venga alla luce, tramandata,
ricostruita nei dettagli per rendere onore a quegli uomini,
donne, bambini ITALIANI che meritano giustizia almeno quella
della memoria.

                                         Maria Palma Gramaglia

Addio DIEGO, dio del Calcio
Muore all’età di 60 anni il grande Diego Armando Maradona, el
pibe de oro, per molti il più grande calciatore di tutti i
tempi, il mito, una leggenda.

A dare la notizia, il quotidiano argentino il Clarin e la
CNN. Riuscito il recente intervento alla testa. Oggi, mentre
era nell’ abitazione di Buenos Aires, Diego è stato però colto
da un arresto cardiaco che lo ha stroncato. Con lui il Napoli
vinse due scudetti; l’Argentina i Mondiali del 1986.

Se ne va in questo dannato 2020, Diego Armando Maradona: il
Pibe   de   Oro    è  stato   stroncato    da   un   arresto
cardiorespiratorio. Aveva appena compiuto 60 anni. La notizia
ha lasciato senza fiato il mondo del calcio, la sua Argentina
e l’Italia intera,

soprattutto Napoli della quale era stato sovrano in campo dal
1984 al 1991.

Si era sentito male nel giorno del suo sessantesimo
compleanno, venerdì 30 ottobre, ed era stato ricoverato in una
clinica a La Plata, poi trasferito alla Olivos di Buenos
Aires. La notizia aveva lasciato sgomenti i tifosi argentini,
tanto che l’ambulanza era stata scortata da un corteo di mezzi
delle forze dell’ordine, mentre i tifosi, con fumogeni
azzurri, continuavano a giungere all’ingresso, dove sono
rimasti per giorni, in supporto del mito del calcio.

Martedì 3 novembre aveva subito un intervento al cervello per
rimuovere un ematoma subdurale (coagulo di sangue), causato da
un colpo di testa contro il pavimento. Non uno dei suoi
eccezionali contro un pallone.

Operazione tecnicamente riuscita. Era stato infatti dimesso
dall’ospedale di Buenos Aires pochi giorni fa, visto che stava
meglio, e trasferito per la seconda fase del recupero, in
un’abitazione privata nel Nordelta, centro residenziale alle
porte di Buenos Aires, come concordato tra lo staff medico e
la famiglia di Maradona: le figlie e le sorelle insieme all’ex
fidanzata Veronica Ojeda.

Le improvvise complicazioni lo hanno portato alla morte:
fatale è stato un arresto cardiaco sopraggiunto nella giornata
di oggi, 25 novembre, alle ore 12 circa locali – le ore 16 in
Italia – mentre si trovava nella sua abitazione a Tigre,
seguito 24 ore su 24 da un’equipe medica di altissimo livello.
I sanitari che erano con lui hanno cercato di rianimarlo, e
nel frattempo erano in arrivo le ambulanze, su segnalazione
immediata. Ma, quando sono giunte era purtroppo già troppo
tardi: Diego si era già spento.

I suoi sessant’anni erano stati celebrati da tutto il mondo
del calcio, con onori, un’infinità di telefonate e messaggi
auguri, incominciando da tantissimi campioni di ogni sport, di
ieri e di oggi.

Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore di
tutti i tempi, ha vinto i Mondiali con l’Argentina nel 1986 –
con cui ha disputato anche la finale di Italia ’90 – due
scudetti con il Napoli – 1987 e 1990 – ed è stato uno dei
campioni più amati in assoluto.

Una storia disseminata di successi, tra trofei vinti e gol
memorabili: in Argentina-Inghilterra alla Mano de Dios, il gol
del secolo segnato pochi minuti dopo, quando scartò sette
giocatori inglesi prima di battere Shilton.

In squadra pure con il Barcellona e il Siviglia, e in
Argentina con il Boca Juniors e l’Argentinos Juniors.

Quattro Mondiali con la nazionale argentina, della quale è
stato poi allenatore nel 2010, nominato a furor di popolo:
Maradona la portò ai quarti di finale in Sudafrica, quando
l’Albiceleste venne eliminata dalla Germania, e poi Diego fu
esonerato.

In Argentina sono stati proclamati tre giorni di lutto
cittadino.

Napoli è in lacrime per la perdita del suo idolo e verrà
proclamato il lutto cittadino per onorare la memoria del Pibe
de Oro, come anticipato dall’assessore allo Sport del Comune
di Napoli, Ciro Borriello:

Parole di cordoglio da parte del sindaco Luigi De Magistris,
appena appresa la terribile notizia della fine di Maradona:
“una notizia tragica in un anno pessimo. Maradona è Napoli e
l’amore di Napoli e dei napoletani è viscerale. Oggi per
Napoli è una giornata tristissima. L’abbraccio di tutti i
napoletani per la famiglia, nella consapevolezza che
quest’amore non finirà mai. È stato un amore vero e grande”.

Il Comune partenopeo pensa di intitolare il San Paolo a
Maradona, su proposta del presidente della commissione Sport,
Carmine Sgambati.

Lascia tanti ricordi, una vita di cui la prima parte è stata
costellata da successi, ai limiti dell’incredibile, fino al
1994, quando il mito, ai mondiali americani, venne trovato
positivo all’antidoping.

Poi, la seconda parte, altalenante ma mai più sfolgorante.

… e tanti figli. Ufficialmente, Dalma Nerea e Gianinna Dinorah
avute dalla prima moglie Claudia Villafane; una bambina di
nome Jana, avuta da Valeria Sabalaìn. Diego Fernando –
l’ultimo – da Veronica Ojeda. Ma soprattutto Diego junior –
identico a papà da giovane – finalmente riconosciuto dopo anni
e anni di pene e di battaglie da parte della mamma, la bella e
combattiva napoletana Cristiana Sinagra, che ebbe col
campionissimo una storia d’amore. Un amore da Diego di fatto
rinnegato con protratti rifiuti a riconoscere un figlio senza
dubbi suo: bastava guardarlo quel ragazzo, per rivedere in lui
Maradona giovanissimo!

Una vicenda triste che gettò un’ombra mai più dissipata sulla
figura del campionissimo: il pubblico, nonostante lo amasse,
restò turbato dalla sua ostinazione a non voler riconoscere il
figlio, finché il test del DNA non confermò ciò che tutti
sapevano e soprattutto vedevano: un figlio uguale al padre. Un
figlio che non poteva più rifiutare.

Ma a lui si può perdonare tutto, proprio tutto, scandali,
colpi di testa e debolezze inclusi. Diego Armando Maradona,
giocatore immenso e unico, praticamente una divinità, anche
sulla via del declino.

Un gitano vagabondo, dalla prima squalifica per doping che ha
segnato per sempre la sua esistenza,      prima costellata di
sfolgoranti successi e incredibili eccessi.

Da allora, tutto cambia. Nel 1994, ancora sotto squalifica, è
a guida della squadra argentina Textil Mandiyù, poi dell’Al-
Wasli (Dubai), del Fujarah (Emirati Arabi), dei Dorados
(Messico). Poi il ritorno in Argentina, alla guida del
Gimnasia La Plata. La presidenza onoraria del club bielorusso,
la Dinamo Brest.
Gli incontri con Fidel Castro, Chavez, Menem, da un lato.
Dall’altro, bulimia, alcol, depressione. Comunque la forza di
rialzarsi, ogni volta. Finché il cuore non ce l’ha fatta più.

Una vita a cicli, dei quali il primo è rimasto drammaticamente
unico e irripetibile. Una leggenda. E leggenda rimane,
comunque.

Addio Diego. Ci hai fatto sognare davvero.

                                             Teresa Lucianelli

“Doniamo   le  bombole   di
ossigeno”: efficace appello
del Centro Sub Campi Flegrei
                             Pozzuoli. Il Centro Sub Campi
                             Flegrei lancia sui social un
                             accorato “Appello ai colleghi
                             dei diving. La pandemia ha
                             causato una forte carenza di
                             bombole di ossigeno. In Campania
                             potete consegnare le vostre alle
                             Capitanerie di Porto. In questi
                           giorni erano tantissime le
telefonate ricevute al diving di persone disperate che ci
chiedevano come fare. Oggi abbiamo consegnato le nostre alla
Capitaneria di Porto di zona”.

In tempo di covid19, parte Campania questa importante
iniziativa solidale. La notizia si sta diffondendo di regione
in regione e con essa l’esempio: i sub stanno rispondendo
all’appello, donando le proprie bombole. Un esempio per tutti.

L’ossigeno rappresenta un bene fondamentale per affrontare il
covid, per alleviare le sofferenze dei tanti colpiti da altre
patologie, per salvare vite in emergenza.

Tantissimi ammalati hanno bisogno urgentemente di ossigeno e,
purtroppo, le bombole stanno diventando praticamente
introvabili. L’allarme è reale.

Quindi, il Centro Sub Campi Flegrei ha pensato di mobilitarsi
e ha deciso di mettere le proprie bombole a disposizione dei
pazienti che ne hanno maggiormente necessità, diffondendo
contemporaneamente un efficace appello su Facebook ai sub,
categoria solidale e attiva.

Davvero un’ottima idea: ogni sub ha le bombole
nell’attrezzatura sportiva e quelle bombole ora possono
servire a salvare vite umane.
Il post è stato pubblicato    sulla pagina Facebook del Centro
Sub Campi Flegrei e pure su   quella di un suo componente, Enzo
Maione, tra i più attivi e     autore, tra l’altro, della Prima
Guida Turistica dei Fondali   del Parco Archeologico Sommerso di
Baia.

Il Centro Sub Campi Flegrei, tra i primi in Italia, dal 1992
opera nel settore del turismo subacqueo. Specializzato in
attività subacquee, è plurivincitore dell’AWARD PADI, nel
2011, 2012, 2015, 2016.

Nella splendida Area del Parco Archeologico Sommerso di Baia,
a Pozzuoli, località Lucrino, Lido Montenuovo, è situato il
diving.

                                        Armando Giuseppe Mandile

Maradona,               fans            esultanti:
riuscito                l’intervento                     al
cervello
Esito positivo per la rimozione dell’edema di natura
traumatica operata dal chirurgo neurologo Leopoldo Luque in
ottanta minuti, contro le tre ore previste. Per il Pibe de oro
nuova operazione di completamento e curettage. Tantissimi fans
uniti in coro davanti alla clinica, striscioni e immagini per
sostenere il mito del calcio. Testimonianze di affetto in
Argentina come a Napoli e nel resto del Mondo

Buenos Aires. Un’ora e venti minuti invece delle tre ore
inizialmente programmate: l’operazione al cervello di Diego
Armando Maradona si è conclusa con successo.

Grida di gioia e cori liberatori quando, in piena notte
argentina, è giunta la notizia. Fuori dell’ esclusiva Clinica
Oliva, tantissimi tifosi attendevano con ansia, alcuni in
lacrime. Centinaia di tifosi hanno circondato la struttura
sanitaria dov’è ricoverato il Pube de oro, per testimoniargli
immutato affetto e non fargli mancare il loro supporto in
questo delicato momento. In apprensione gli aficionafos di
tutto il mondo, incominciando dalla città di Napoli, proprio
come tutta l’Argentina, la tifoseria è stata in seria
apprensione per le condizioni del grande Diego. Il suo Napoli
Calcio non ha mancato d’incoraggiarlo su Twitter, sostenendolo
a distanza, con un partecipato #fuerzadiego e la significativa
foto di una sua recente visita negli spogliatoi dello stadio
partenopeo San Paolo, saldamente abbracciato a Lorenzo
Insigne.

I grumo di sangue, un ematoma subdurale di natura traumatica,
emerso dalle analisi strumentali cui è stato sottoposto dopo
il ricovero, è stato dunque asportato. Quindi, a breve un
altro piccolo intervento per rifinire. Tre o quattro giorni di
riposo e poi inizierà la riabilitazione.
L’intervento è stato eseguito su consensi diretto di Maradona,
mentre la sua famiglia – a quanto riporta il quotidiano El
Clarin – avrebbe manifestato dei dubbi riguardo
all’intervento, indicato come urgente dal noto neurologo
Leopoldo Luque. I parenti del fuoriclasse avrebbero chiesto di
ritardare l’intervento e di valutare altre opzioni,
innanzitutto farmacologiche. Ma Diego non ha voluto sentire
ragioni e ha posto fiduciosi il sui destini nelle mani dello
specialista di fiducia, che ha poi definito, modestamente, di
comune amministrazione l’operazione effettuata con successo.

Rimane sconosciuta l’origine del trauma. El Pube de oro non
rammenta infatti di essere stato vittima di alcuna caduta,
anche se si ipotizza che invece sia avvenuta in casa. Potrebbe
trattarsi di un incidente avvenuto mentre giocava insieme al
Diego Fernando, il figlio avuto da Veronica Ojeda, sette anni
fa.

Escluso in partenza che si trattasse di covid, fino a martedì
i medici pensavano che Maradona fosse affetto da anemia
associata ad una forte disidratazione, ripercussione della
drastica dieta alla quale si è sottoposto per perdere
velocemente peso.

Il dott. Luque, aveva ipotizzato che Maradona fosse stressato
per gli eventi delle ultime settimane – motivi per il quale
era stato ricoverato più di due settimane fa – ma di buon
umore, a dispetto delle ipotesi di depressione, e pronto a
lasciare a breve la clinica per rientrare a casa.

Gli accertamenti – in particolare la Tac – hanno invece
rivelato che si trattava di un edema subdurale di natura
traumatica, in pratica un pericoloso grumo di sangue a livello
della meninge.

La situazione è precipitata e i medici hanno disposto un
urgente trasferimento – lucido e tranquillo – a 60 chilometri
di distanza, da La Plata in una eccellente struttura di Buenos
Aires, in elicottero, sostituito altrettanto velocemente con
un’ambulanza.

Centinaia di persone davanti alla clinica, alle 18 locali, ore
22 italiane, centinaia e centinaia di fans.

Si sapeva già, dallo scorso venerdì, che Maradona fosse
affetto da problemi di salute. Diego era entrato sul prato,
durante la festicciola del Gimnasia La Plata per i suo 60esimi
compleanno, traballante e smarrito – per molti assente – a
piccoli passi, lenti e malfermi, sorretto energicamente da una
guardia del corpo. Nella mattinata, la figlia Giannina e il
suo avvocato, Matias Morla, l’avevano trovato in preda di
forti dolori allo stomaco. Diego era apparso particolarmente
stanco e depresso. Non erano riusciti a tenerlo lontano dal
campo, ma in serata lo avevano persuaso a farsi accompagnare
in clinica per controlli, disposti immediatamente.

Poi, il peggioramento delle condizioni di salute e, di
seguito, gli esiti degli accertamenti hanno rivelato l’urgenza
d’intervenire al più presto chirurgicamente.

“L’intervento è concluso ed è stato un successo” ha comunicato
soddisfatto il suo portavoce Sebastian Sanchi, aggiungendo che
“tutto è andato come previsto: Diego sta bene e riposa nella
sua stanza”.

Lunga vita, magnifico campione!

                                      Armando Giuseppe Mandile
Carabinieri riconsegnano alle
Diocesi campane 50 ex voto
rubati
NAPOLI – Sono 50 gli ex voto sottratti dei luoghi di culto in
Campania e Basilicata che sono stati ora restituiti dai
Carabinieri a varie diocesi delle due regioni.

La refurtiva recuperata è riportata nei territori di
appartenenza, è costituita dipinti di vario valore risalenti
al periodo tra il XV e il XX secolo, che ora tornano alla
Comunità.

La refurtiva è stata recuperata dai militi del Comando Tutela
patrimonio Culturale di Monza.

I beni recuperati sono tavolette votive, espressione d’arte
religiosa popolare, considerati tutti rappresentativi del
patrimonio storico artistico della Chiesa e della Nazione
italiana. Tra essi, ve ne sono alcuni di buona scuola, mentre
altri esemplari sono stati valutati di fattura più modesta.

Le tavolette risultano tutte trafugate illecitamente e
sottratte dal Duomo di Napoli, da diversi Santuari noti, tra
cui il partenopeo Carmine Maggiore, la Basilica di Pompei, di
Ischia, di Materdomini, e anche fuori territorio; di Tolve in
Basilicata.
Entusiasta per la brillante operazione portata a termine dai
CC, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di
Napoli: “È un bene comune che torna alla comunità. Queste
tavolette, per quanto espressione di devozione delle persone,
sono un bene che è per tutta la Comunità”.

Fondamentale per il recupero e la conseguente restituzione, è
stata la paziente indagine condotta dal Nucleo Carabinieri
Tutela Patrimonio Culturale di Monza, avviata nel settembre
2015, dopo un controllo effettuato a una mostra allestita a
Milano.

La meticolosa attività investigativa ha permesso di
sequestrare, dal giugno del 2016, su disposizione della
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, oltre
seimila dipinti ex voto sottratti, tra il 1940 ed il 1970, da
luoghi di culto nazionali ed esteri, dei quali si erano
perdite le tracce.

Evidente   è   l’importanza   del   recupero   che   evidenzia   la
continuna presenza sul territorio regionale dell’Arma anche a
tutela del patrimonio religioso, come in questo caso
specifico, espressione di culto e devozione, ed anche
testimonianza artistica di differenziato ma comunque
considerevole pregio.

                                        Armando Giuseppe Mandile
Salerno: piano spiagge libere
anti-covid
La Giunta Comunale di Salerno, presieduta dal Sindaco Vincenzo
Napoli, ha approvato nella seduta di oggi, su proposta degli
assessori Caramanno (Ambiente) e De Maio (Urbanistica), il
programma operativo per assicurare alla cittadinanza ed ai
turisti la libera è sicura fruizione degli arenili pubblici.

Il Comune di Salerno ha provveduto a censire le aree
disponibili, sulle quali saranno installati ombrelloni
pubblici che svolgeranno la duplice funzione sia

di garantire l’ombra che di delimitare le distanze minime di
sicurezza tra i bagnanti.

Il Comune di Salerno si è impegnato pure a garantire pulizia e
sanificazione degli arenili cittadini.

Nei prossimi giorni è prevista la gara per affidare queste
zone ai gestori che ne faranno richiesta: dovranno vigilare
sul contingentamento degli accessi, affinchè non si
verifichino assembramenti, e garantire la tenuta dei registri
di presenza.

L’accesso alle spiagge e la fruizione degli “ombrelloni
comunali” sarà totalmente gratuita.

I bagnanti potranno eventualmente – ma non obbligatoriamente –
servirsi del servizio di noleggio delle attrezzature balneari
assicurato in loco dai gestori, a supporto dei quali
opereranno la Polizia Municipale e la Protezione Civile che
svolgeranno funzioni di sorveglianza per evitare
assembramenti.

Il Comune di Salerno precisa che garantisce la fruizione
libera, gratuita, sicura e comoda – grazie all’originale
novità degli ombrelloni pubblici – delle spiagge cittadine.

Questo vuole essere un sistema sperimentale che confida nella
rigorosa autodisciplina personale e collettiva, dando fiducia
alla popolazione. Ciascuno ovviamente dovrà fare la propria
parte per tutelare la salute personale e collettiva e
permettere a tutti di trascorrere qualche ora di sano relax e
benessere sulla spiaggia.

Inoltre, con i servizi facoltativi, anche i gestori avranno la
possibilità di realizzare degli utili e creare lavoro, laddove
la loro offerta non includerà alcun obbligo fa parte degli
utenti.

Il nuovo modello Salerno viene presentato come virtuoso ed
efficace e viene assicurato che sarà monitorato per porre
rimedio ad eventuali disfunzioni ed anomalie. Disfunzioni e
anomalie già paventate da alcuni…

Il timore già manifestato da vari cittadini è che si possano
creare dei favoritismi tra i bagnanti che usufruiranno dei
servizi facoltativi sui quali guadagneranno questi gestori, e
gli altri bagnanti che vorranno invece usufruire
esclusivamente dei servizi pubblici, a loro dovuti, in quanto
spiaggia a disposizione gratuita della popolazione.
Trasformando di fatto le spiagge libere in spiagge “gestite a
discrezione dei gestori stessi”… In tal caso, sarebbe
inaccettabile perché verrebbe a cadere il presupposto
fondamentale della spiaggia libera alla quale si deve accedere
sempre e solo gratuitamente.

Se siano o meno fondati questi timori, lo scopriremo a breve.
Certo è che i salernitani non hanno alcuna intenzione di
rinunciare ai loro diritti: le spiagge libere devono rimanere
libere di nome e di fatto. Nel rispetto delle normative anti-
covid, ma senza corsie preferenziali per chicchessia, tanto
meno per chi paga gli extra.

                                     Armando Giuseppe   Mandile
Covid-19:        situazione
stazionaria in Italia
Epidemia stazionaria: nessun novità sostanziale o dato
particolarmente significativo riguardo all’ultimo bollettino
covid-19 in Italia: -261 RICOVERATI, +202 CONTAGIATI, +71
MORTI, questi i dati essenziali forniti dalla Protezione
Civile.

CONTAGIATI: 235.763 (+202) di cui ancora POSITIVI 31.710
attuali (-1.162)

DECEDUTI: 34.114 (+71)

GUARITI: 169.939 (+1.293)

Sono stati accertati 235.763 positivi in totale, dall’inizio
dell’epidemia di Sars CoV-2, nella nostra nazione. In pratica,
+202 persone in più rispetto a ieri con una crescita dello
0,1%), di cui 34.114 sono decedute (+71, +0,2%, ovvero 32
nella sola Lombardia) e 169.939 risultano guarite o dimesse
(+1.293 +0,8%).

Sono sicuramente positivi al momento 31.710 (-1.162 rispetto a
ieri ) e va precisato cheil conto sale a 235.763 se nel
conteggio vengono inclusi i morti e in considerazione pure
delle persone risultate positive al virus dall’inizio
dell’epidemia.

Attualmente, i pazienti ricoverati con sintomi sono 4.320
(-261 rispetto a ieri) e di questi 263 in terapia intensiva,
cioè -14, -5,3% rispetto al giorno precedente, quando il calo
è stato -20; invece 28.028 sono in isolamento domiciliare
fiduciario.

Ecco i dati per regione, dei nuovi casi totali con la
variazione per quelli registrati nelle ultime 24 ore in base a
quanto comunicato dal Ministero della Salute e Protezione
Civile. Saliti a 16 su 21 le Regioni che hanno raggiunto quota
contagi 0, o prossima a zero: Veneto, Marche, Toscana,
Campania, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Puglia,
Valle D’Aosta, Umbria, Calabria, Sardegna, Molise, Basilicata,
Trento e Bolzano.

Sostanzialmente,    quasi     tutti   i   contagi   ci   ti   usano   a
verificarsi in Lombardia, mentre c’è stato e un peggioramento
in Emilia Romagna, Piemonte, Lazio.

Il dato è inferiore allo 0,1% dove non viene indicata la
percentuale di aumento.

Lombardia 90.680 (+99, +0,1%; ieri +192)

Emilia-Romagna 27.970 (+24, +0,1%; ieri +18)

Veneto 19.194 (+3; ieri +4)

Piemonte 30.916 (+26, +0,1%; ieri +21)

Marche 6.750 (+3; ieri nessun nuovo caso)
Liguria 9.854 (+20, +0,2%; ieri +8)

Campania 4.834 (+1; ieri +5)

Toscana 10.148 (+3; ieri +1)

Sicilia 3.455 (+1; ieri +2)

Lazio 7.869 (+18, +0,2%; ieri +23)

Friuli-Venezia Giulia 3.286 (+2, +0,1%; ieri niente nuovo
caso)

Abruzzo 3.266 (nessun caso nuovo; ieri +1)

Puglia 4.512 (nessun nuovo caso, come ieri)

Umbria 1.436 (+1, +0,1%; ieri +3)

Bolzano 2.604 (nessun nuovo caso, come ieri)

Calabria 1.159 (per il quinto giorno consecutivo 0 casi nuovi)

Sardegna 1.361 (nessun nuovo caso per il quarto giorno
consecutivo, 0 casi nuovi; ieri -1 per ricalcolo)

Valle d’Aosta 1.191 (nessun nuovo caso per il terzo giorno
consecutivo)

Trento 4.439 (0 nuovi casi; ieri +3)

Molise 439 (+1, +0,2%; ieri +2)

Basilicata 400 (0 nuovi casi; ieri +1)

                                               Teresa Lucianelli
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