Mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria

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Mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria
ANNO VIII numero 1 Gennaio 2013     distribuzione gratuita

mensile di informazione della Diocesi di Oria

MemOria                VOCE DEL VESCOVO                  MEMORIA DIOCESANA            MEMORIA CULTURALE
                       L’uomo è fatto per la pace        Cercare l’unità              La chiesa della Madonna di
                                                                                      Gallana nell’ager uritanus

                                                         “ILLUMINATI NELLA MENTE E NEL CUORE”
                                      SPECIALE
Mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria
ANNO VIII numero 1
                                                                                  Gennaio 2013

mensile di informazione della Diocesi di Oria

MemOria                                     Sommario
Memoria
Mensile di informazione della Diocesi             VOCE del VESCOVO
di Oria - Periodico di informazione               L’uomo è fatto per la pace                           3
Religiosa
Direttore editoriale:
   Vincenzo Pisanello
Direttore Responsabile:                           MEMORIA DIOCESANA
Franco Dinoi                                      Cercare l’unità                                      5

Redazione:
Gianni Caliandro
Franco Candita
Alessandro Mayer                                  PRO-MEMORIA
Francesco Sternativo                              Agenda pastorale del Vescovo, gennaio 2013           7
Pierdamiano Mazza

Progetto grafico
impaginazione:
Progettipercomunicare
                                                  MEMORIA DIOCESANA
EDIZIONI E COMUNICAZIONE                          il buon profumo di Criso                             8
www.progettipercomunicare.it

In copertina:
Abbraccio di pace tra San Pietro e
Sant’Andrea, profetizza l’unione tra la
                                                  MEMORIA SPECIALE
                                                  “Illuminati nella mente e nel cuore”                 9
chiesa d’occidente e la chiesa d’oriente.
Autore: Francesco Corso

Stampa:
ITALGRAFICA Edizioni      s.r.l.                  MEMORIA CULTURALE
Oria (Br)                                         La chiesa della Madonna di Gallana                   14
                                                  nell’ager uritanus
Curia Diocesana:
Piazza Cattedrale, 9 - 72024 Oria
                                                  Cultura, arte e fede                                 20
Tel 0831.845093
www.diocesidioria.it
e-mail: memoria@diocesidioria.it
Registrazione al Tribunale di Brindisi            MEMORIA IN... VERSI
n° 16 del 7.12.2006                               ... con Simone Weil                                  22

MemOria                                                                  anno VIII n. 1 Gennaio 2013
Mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria
VOCE del VESCOVO

  Vincenzo Pisanello

L’uomo è fatto per la pace

L
        a natura umana possiede in se stessa il           alla dimensione trascendente e il colloquio costante
        desiderio che il Signore le conceda la            con Dio, Padre misericordioso, mediante il quale si
        pace, che non è assenza di guerra, non            implora la redenzione conquistataci dal Suo Figlio
è diplomazia che evita i conflitti. La pace che           Unigenito. Così l’uomo può vincere quel germe di
l’uomo desidera per vocazione e che Dio dona con          oscuramento e di negazione della pace che è il peccato
misericordia, è quella che Gesù ha promesso ai            in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e
suoi discepoli: “Vi lascio la pace, mi do la mia pace.    volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio
Non come la da il mondo io la do a voi” (Gv 14, 27).      e strutture ingiuste. La realizzazione della pace
                                                                                                                    3
Per volontà del Papa Paolo VI, l’1 gennaio di ogni        dipende soprattutto dal riconoscimento di essere,
anno si celebra la Giornata mondiale della pace,          in Dio, un’unica famiglia. […] L’operatore di pace,
e il tema che Papa Benedetto XVI ci ha offerto            secondo la beatitudine di Gesù, è colui che ricerca il
quest’anno per la riflessione è “Beati gli operatori      bene dell’altro, il bene pieno dell’anima e del corpo”
di pace”.                                                 (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della
Scrive il Papa: “Le molteplici opere di pace, di cui      pace 2013, n. 3).
è ricco il mondo, testimoniano l’innata vocazione         Ed in questa prospettiva, volere ed operare per
dell’umanità alla pace. In ogni persona il desiderio      la pace vuol dire non tollerare attentati e delitti
di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa     contro la vita, in tutti i suoi stadi, dal concepimento
maniera, con il desiderio di una vita umana piena,        al termine naturale. Ma significa anche pensare ad
felice e ben realizzata. […] L’uomo è fatto per la pace   un nuovo modello di sviluppo e di economia, che
che è dono di Dio” (Benedetto XVI, Messaggio per          non ricerca solo la competitività, ma che si basa
la giornata della pace 2013, n. 1).                       sul dono di sé, delle proprie capacità intellettuali,
Ecco posto il termine del nostro impegno:                 della propria intraprendenza. Per costruire la pace
riconoscere che la pace è dono di Dio ma è                è necessario ed urgente passare da una cultura
necessaria anche l’opera dell’uomo.                       di rivendicazione ad una cultura di gratuità, di
Scrive ancora il Papa: “Per diventare autentici           dono totale di sé. L’Incarnazione del Verbo di Dio
operatori di pace sono fondamentali l’attenzione          ci insegna proprio questa logica: dare tutto di sé

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VOCE del VESCOVO

        perché l’altro possa vivere bene!                         scrigno della Parola, permettere alla Parola fatta
        Il cristiano, operatore di pace, ha due punti di forza,   Carne di radicarsi nella nostra vita. Ed è altrettanto
        che niente e nessuno potrà mai togliergli: la fede,       necessario interagire con la Parola, meditandola.
        che permette di guardare oltre le vicende meramente       E’ necessario avere un rapporto familiare con la
        umane, che offre la possibilità di gettare l’àncora       Parola, un rapporto di ascolto e di interiorizzazione,
        della propria vita nell’eternità, in Dio stesso; e la     un rapporto di apprendimento e di comprensione,
        preghiera, che intercedendo da Dio la liberazione         perché il mistero di Dio si apra dinanzi a noi, perché
        dal peccato, origine e causa di ogni conflitto e di       questo nuovo anno sia un anno in cui Dio possa
        ogni assenza di pace, squarcia il Cielo e dona alla       occupare il giusto posto nella nostra vita.
        terra la brezza della Pace, quella donata dal Principe    È l’augurio, per il tramite delle colonne di MemOria,
        della Pace.                                               che faccio di cuore a tutta la Santa Chiesa di Oria:
        Si comprende, così, che la pace si può raggiungere        possa ciascuno percepire lo sguardo di Dio, la sua

4       quando: “Pensieri, parole e gesti di pace creano una      benedizione e la sua pace, e sia come Maria, attento
        mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di       a custodire e meditare il mistero che ci salva.
        rispetto, di onestà e di cordialità. Bisogna, allora,
        insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla
        pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice
        tolleranza” (Benedetto XVI, Messaggio per la
        giornata della pace 2013, n. 7).
        Siamo nella “pienezza del tempo” e Dio ha mandato
        il Suo Figlio, “nato da donna”, come dice San Paolo
        nella lettera ai Galati (4, 4).
        Questo inizio di anno è posto sotto il segno di Maria,
        la Madre del Figlio di Dio, la Madre di Dio. San Luca,
        nel vangelo dell’infanzia di Gesù, ci offre due verbi
        nei quali è condensato il mistero di Maria, Vergine e
        Madre: “custodiva tutte queste cose, meditandole nel
        suo cuore” (2, 19). Per conoscere il mistero di Dio
        che ci è stato rivelato è necessario del tempo, perché
        non tutto può essere subito chiaro e comprensibile.
        Ed allora è necessario custodire la Parola, diventare

    MemOria
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DIOCESANA
Giacomo Lombardi*

Cercare l’unità
Un impegno per le comunità ecclesiali.

L
        a data tradizionale per la celebrazione della      condivisione essenziale delle definizioni della fede
        Settimana di preghiera per l’unità dei             comune e l’inserimento in un’unica sostanziale
        cristiani (18 al 25 gennaio), data proposta        struttura che permetta di parlare di un’unità visibile.
nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa            Però al centro della Chiesa, e quindi dell’unità,
tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della   rimane l’esperienza spirituale. Se la divisione è un
conversione di san Paolo, assume nel panorama              peccato del quale è responsabile sia chi la provoca sia
ecumenico odierno un significato ancora più                chi la mantiene, la santità è l’unica via per superare
simbolico. I risultati del progresso ecumenico non         e abolire la divisione. La centralità della preghiera
sono ancora penetrati nel cuore e nella carne della        nell’opera di riconciliazione che pastori e laici sono        5
nostra Chiesa e delle altre Chiese […] Ciò richiede uno    tenuti a svolgere nella vita di comunione delle
sforzo catechetico, omiletico, teologico, ma soprattutto   Chiese è ritenuta, quindi, non solo un mezzo con cui
un rinnovamento spirituale e un nuovo inizio               s’invoca l’azione dello Spirito Santo, ma anche il cuore
(Kasper). A questo punto la riflessione diventa più        dell’incontro che fa vivere la comunione. Benedetto
seria e impegnativa perché deve rispondere a una           XVI, nell’incontro ecumenico tenuto presso la sede
domanda: come si raggiunge e dove si colloca l’unità;      arcivescovile di Colonia (2005) ha voluto richiamare
si ottiene tramite rapporti ufficiali e discussioni        come l’impegno per l’unità, non può essere solo né
dottrinali? La domanda richiede un chiarimento             un confronto animato da un falso irenismo, né un
previo: se parliamo di unità delle Chiese dobbiamo         lavoro puramente accademico, ma deve aprirsi anche
vedere quale idea abbiamo delle stesse Chiese. La          ad un nuovo stile di affrontare lo scandalo delle
Chiesa è solo una struttura? Una semplice custode          divisioni che è quello dell’ecumenismo spirituale: e
di formulazioni della retta fede? O soprattutto            cioè la preghiera, la conversione e la santificazione
un’esperienza comunitaria di una vita trinitaria in        della vita costituiscono il cuore dell’incontro e del
Gesù Cristo, generata e guidata dallo Spirito Santo?       movimento ecumenico. Si potrebbe dire: la forma
Se quest’ultimo è l’elemento e l’aspetto che fonda e       migliore di ecumenismo consiste nel vivere secondo il
caratterizza la Chiesa, si chiarisce anche l’idea di       Vangelo. E. Sironi scrive: conosciamo ormai quali sono
unità: è fondamentalmente una condivisione della           i veri nodi teologici da sciogliere, le reali difficoltà da
propria esperienza di vita cristiana. Naturalmente,        superare insieme, i fattori non teologici da verificare
questa condivisione non rende superfluo una                e guarire, eppure non si conclude, anzi, crescono le

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DIOCESANA

        più disparate ipersensibilità vicendevoli intreccio di
        prudenza e diplomazia che rischiano, alcune volte per
        un nonnulla, di complicare le situazioni e di generare
        nuove distanze e divisioni. […] Si respira nell’aria
        come una grande attesa, quella di una nuova discesa
        dello Spirito Santo che viene in aiuto alla nostra
        incapacità, perché a questo punto non sappiamo più         fase della storia. È il cammino della preghiera che ha
        né cosa sia più conveniente domandare, né cosa fare aperto la strada al movimento. Queste esperienze
        nella difficile situazione attuale della Chiesa divisa ecclesiali di preghiera si rivelano un’opportunità
        che rappresenta un grave peccato contro lo Spirito         per approfondire la reciproca conoscenza e rendere
        Santo. Dinanzi alla tentazione di innalzare muri           più profonde le relazioni e ci ricordano anche che
        spirituali, ancora più forte deve essere la ricerca di     la preghiera è l’attività ecumenica più importante.
        momenti opportuni per presentare a Dio, insieme, le        Dagli stessi dialoghi nazionali e internazionali
6
        necessità e le preoccupazioni che condividiamo tra         interconfessionali     emerge     anche     con     sempre
        i cristiani. La consapevolezza che nell’ecumenismo maggiore chiarezza che l’unità cristiana necessita
        spirituale la preghiera e la teologia vanno di pari di una preghiera non più solo l’uno per gli altri ma
        passo, e che la spiritualità cristiana – crescita in vissuta in modo comune. Dalla preghiera comune e
        santità di cuore e di mente – è un mezzo per preparare costante nelle diverse espressioni, le Chiese, allora,
        il popolo a ricevere la koinonían che Dio vuole offrire possono solo trarne beneficio imparando sempre più
        alla Chiesa (Fede e Costituzione, 27), non può che gli uni dagli altri a condividere ciò che sempre più
        favorire il cammino verso l’unità visibile. Credo,         chiaramente sarà riconosciuta come eredità comune.
        però, che oggi il desiderio dell’unità, di fronte alle É la preghiera stessa di Gesù (Gv 17,20) a indicarci
        nuove sfide che il terzo millennio sta ponendo il luogo interiore, più profondo, della nostra unità.
        all’intera cristianità, ha bisogno di essere alimentato    Diventeremo una sola cosa, se ci lasceremo attirare
        nel cuore delle Chiese attraverso il dovere di pregare dentro tale preghiera. Ogni volta che, come cristiani,
        insieme e non può essere più e solo collocato nella ci troviamo riuniti nella preghiera, questa lotta di
        Settimana di preghiera per l’unità o dettato da Gesù riguardo a noi e con il Padre per noi dovrebbe
        occasioni sporadiche, ma come ci ha esortato toccarci profondamente nel cuore. Quanto più,
        Benedetto XVI, deve divenire parte integrante di           infatti, ci lasciamo attrarre in questa dinamica, tanto
        tutta la nostra vita di preghiera. Sono stati uomini e     più si realizza l’unità.
        donne formati nella parola di Dio e nella preghiera
        gli artigiani della riconciliazione e dell’unità in ogni                   *Direttore Ufficio diocesano per l’Ecumenismo

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PRO

Agenda pastorale del Vescovo, gennaio 2013
  martedì 1 gennaio 2013                       giovedì 31 gennaio 2013
  Basilica Cattedrale, Oria                    Parrocchia “San Giovanni Bosco”,
  Pontifi cale del Vescovo                     Manduria
  Ore 11:00                                    Santa Messa in onore di San G. Bosco
                                               Ore 18:00
  domenica 6 gennaio 2013
                                               COMPLEANNI
  Basilica Cattedrale, Oria
                                               12 gennaio
  Pontifi cale del Vescovo
                                               Mons. Angelo Principalli
  Ore 11:00
                                               16 gennaio
  venerdì 11 gennaio 2013                      Don Domenico Panna

  Ritiro del Clero                             23 gennaio
  Ore 09:30                                    Don Domenico Spina

                                               ANNIVERSARI
  giovedì 17 gennaio 2013
                                               3 gennaio
  Santuario della Madonna di Cotrino,          Don Lorenzo Melle                                   7
  Latiano
  Incontro di formazione permanente sul:       4 gennaio
  “La fede di fronte alle sfide del nostro     Don Antonio Carrozzo
  tempo”; relatore: prof. Michele Illiceto.
  Ore 19:00                                    5 gennaio
                                               Mons. Alfonso Bentivoglio
  lunedì 21 gennaio 2013                       5 gennaio
                                               Don Umberto Pezzarossa
  Chiesa Matrice, Villa Castelli
  Incontro ecumenico diocesano                 5 gennaio
  Ore 19:00                                    Don Antonio Longo

                                               10 gennaio
  giovedì 24 gennaio 2013                      Don Dario De Stefano
  Basilica Collegiata, Francavilla Fontana     16 gennaio
  Santa Messa in onore della Madonna           Don Rocco Erculeo
  della Fontana
  Ore 18:30
                                                                    La redazione di “MemOria”
  sabato 26 gennaio 2013                                            augura all’arcivescovo
                                                                    DOMENICO CALIANDRO,
  Palazzo Municipale, Sava (sala Amphipolis)
  Giornata della Vita                                               figlio della nostra comunità
  Ore 18:30                                                         diocesana di Oria, un
  Parrocchia “Madonna del Rosario”,                                 fecondo ministero pastorale
  Manduria                                                          nell’Arcidiocesi di
  Veglia della Pace organizzata dall’Azione                         Brindisi-Ostuni.
  Cattolica diocesana
  Ore 19:30
Mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria
DIOCESANA

        Il buon profumo di Cristo
        L’ANSPI della Diocesi di Oria nell’Anno della Fede.

       L’
                   ANSPI (Associazione Nazionale San Paolo        di, “organizzare ogni giornata in Oratorio come fosse
                   Italia) della Diocesi di Oria si rinnova: il   una festa, e non festeggiare più soltanto quando ricor-
                   24 novembre scorso è stato eletto il nuovo     rono le date colorate di rosso sui calendari, portando
        Consiglio Zonale, presieduto da don Fernando              un poco di straordinarietà nell’ordinarietà delle prassi
        Dellomonaco, che sarà in carica per i prossimi            abituali. Ma per vivere ogni giornata con tale spirito,
        quattro anni.                                             ricco di positiva energia, è indispensabile allenare e
        Quest’anno è davvero ricco per tutti noi. Anzitutto       mettere in campo tutta la creatività di cui si è capaci”
        stiamo vivendo l’Anno della Fede. Esso è un par-          (cfr. È festa, Sussidio per l’animazione in Oratorio
8       ticolare tempo di grazia per riscoprire e rinsaldare      2013, p.5-6).
        la bellezza nostra identità cristiana. Forse proprio      Non dobbiamo però dimenticare la necessaria di-
        di questo si tratta: della bellezza. L’Anno della fede    mensione trascendente: “un ragazzo che vive un
        possiamo viverlo con lo stesso atteggiamento di           Oratorio in festa, attraverso questo clima di gioia
        chi si concede, una volta tanto, di andare a vedere       entra in relazione con Dio, e sperimenta la gratitudi-
        qualcosa di bello. E deve convincere in primo luogo       ne tipica di chi si sente amato. Una volta investiti da
        noi cristiani di quanto sia bello avere la fede. Anche    questo amore, sarà facile riconoscere che si è varcata
        nei nostri Oratori, è necessario rimettere al centro e    la porta della casa di Dio ed è del Suo amore che si è
        prendere in più appassionata considerazione il caso       ricolmi ed innamorati” (cfr. È festa, p.7). Ciò che ci
        serio della fede.                                         unisce in Oratorio non è semplicemente la voglia di
        Proprio in questa strada si colloca il tema propostoci    stare insieme o una partita a calcio… chi ci unisce è
        a livello nazionale per questo anno 2013: “Oratorio       Gesù Cristo! Da Lui deve partire ogni nostra inizia-
        tra festa e trascendenza”. L’Oratorio deve assume-        tiva e SEMPRE a Lui ritornare!
        re sempre di più l’aspetto e l’essenza di una comuni-     In questa prospettiva viviamo anche il 50° anniver-
        tà festosa, dove ognuno si sente accolto, dove ogni       sario dell’ANSPI, come momento di ringraziamen-
        talento è valorizzato, dove ogni persona – ragazzo,       to al Signore per questo prezioso strumento a servi-
        giovane, educatore, animatore – ama ed è amata in         zio del Vangelo, frutto di una rinnovata attenzione
        modo del tutto speciale: «In Oratorio, quando si          al mondo nata con il Concilio Vaticano II, e come
        fa festa, nessuno viene escluso, in quanto la prima       momento per dare nuovo slancio alla nostra Asso-
        preoccupazione è proprio l’accoglienza» (d. Vito          ciazione, perché continui a portare nelle nostre Co-
        Campanelli-Presidente Nazionale). Occorre, quin-          munità il “buon profumo di Cristo”.

    MemOria                                                                            anno VIII n. 1 Gennaio 2013
Mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria
SPECIALE
Mario Pangallo

“Illuminati nella mente e nel cuore”
La fede cristiana e la ragione umana
Sono stato gentilmente invitato a parlare sul rapporto tra fede cristiana e               ultimamente, verso Dio, significa per l’uomo vera conoscenza di se stesso,
ragione umana nell’Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI a 50                    perché tale cammino si svolge, scrive Papa Wojtyla, ‘entro l’orizzonte
anni dall’inizio del Concilio Vaticano II e a vent’anni dalla pubblicazione del           dell’autocoscienza personale’ e cerca le risposte alle domande fondamentali
Catechismo della Chiesa Cattolica, eventi che lo stesso Pontefice ha voluto               dell’esistenza umana: “Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la
espressamente collegare tra loro. Partendo proprio dal Catechismo della Chiesa            presenza del male? Cosa ci sarà dopo questa vita?”. La domanda sulla verità e
Cattolica, vorrei mettere in evidenza che nella prima sezione della prima                 su Dio emerge dal dato di fatto per cui fin dall’inizio della storia dell’uomo, dei
parte, riguardante la professione della fede, il Catechismo tratta, nell’ordine,          popoli e delle culture, si parla di Dio, o del “divino”, si pregano divinità o entità
dell’uomo capace di Dio, di Dio che viene incontro all’uomo e della risposta              superiori a Dio assimilabili, esistono “religioni”, credenze, riti, dottrine
dell’uomo a Dio. I primi due momenti, che corrispondono ai primi due                      religiose. A questo dato si riferisce il Catechismo della Chiesa Cattolica quando
capitoli della suddetta sezione, rispecchiano in un certo senso i primi 2 gradi           afferma: «Nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, gli uomini in
dell’iniziazione cristiana di cui parla il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti   molteplici modi hanno espresso la loro ricerca di Dio attraverso le loro
(RICA), del 1978, al numero 6: «Il primo grado si ha quando uno, dando                    credenze e i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti,
inizio alla conversione, vuol diventare cristiano ed è accolto dalla Chiesa come          meditazioni, ecc.). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme
catecumeno; il secondo grado si ha quando, cresciuta la fede e quasi terminato            d’espressione sono così universali che l’uomo può essere definito un essere
il catecumenato, viene ammesso a una più intensa preparazione ai sacramenti».             religioso».5 L’esperienza religiosa non può non collegarsi con la riflessione
Il terzo grado si ha quando, compiuta la preparazione spirituale, si ricevono i           razionale sull’oggetto di questa esperienza, che possiamo chiamare in modo
sacramenti dell’iniziazione cristiana, primariamente il Battesimo, che è porta            generale, “l’assoluto” o “il divino”. Si tratta di penetrare nelle strutture di
                                                                                                                                                                                  9
della fede, come leggiamo all’inizio del Motu proprio Porta Fidei di Benedetto            significato dell’esperienza religiosa “universali”, ovvero radicate nell’aspirazione
XVI. Seguirò nella mia riflessione la gradualità segnata dal Catechismo della             religiosa in quanto tale, come espressione propria dello spirito umano. In
Chiesa Cattolica, cercando di mostrare come in questi primi due gradi                     questo compito è estremamente fecondo il metodo dell’analisi fenomenologica
dell’iniziazione cristiana ragione e fede si possono armonizzare mirabilmente,            della vita religiosa, con il fine di “guardare” all’essenze e ai significati della
creando le premesse per una conversione della mente e del cuore, sul modello              esperienza religiosa, mostrando la specificità della religione e la sua
dell’antica scuola cristiana guidata da Clemente d’Alessandria, il quale                  irriducibilità ad altri ambiti del vivere umano (socialità, morale, politica, arte
affermava che la fede cristiana era in un certo senso la sintesi e il compimento          etc.), con i quali comunque è intimamente connessa. In tal modo si ha la
della sapienza umana filosofica e della sapienza rivelata veterotestamentaria,            formidabile opportunità di inquadrare le strutture di significato messe a fuoco
mettendo in pieno accordo Atene e Gerusalemme. Il Catechismo della Chiesa                 dal metodo fenomenologico a partire dall’aspirazione religiosa fondamentale
Cattolica inizia la sua riflessione parlando del desiderio di Dio che è in ogni           dello spirito umano, cioè dal suo cor inquietum, indirizzato al trascendimento
uomo: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è               di sé, nell’approfondimento della propria stessa identità, nella filosofia
stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto         dell’interiorità, secondo il ben noto motivo agostiniano: «Tu autem eras,
in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa».2 È questo il         Domine, intimior intimo meo, superior summo meo».6 Il movimento dello
motivo dominante nell’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II, dedicata             spirito verso Dio va ben oltre il desiderio del bene morale e dell’ordine, perché
proprio al tema del rapporto tra ragione e fede. Nella Introduzione di questa             l’esperienza religiosa non è la stessa cosa che l’esperienza morale. Ci si deve
Enciclica si legge: «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo            certamente riferire all’etica quale ambito di esperienza dell’Assoluto
spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver              nell’incontro con l’altro, stando però attenti a non ridurre la concezione di Dio
posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di        alla proiezione delle umane esigenze soggettive di moralità, di bontà, di
conoscere Lui, perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla                 giustizia (pericolo di antropomorfismo). La domanda sull’esistenza di Dio è
piena verità su se stesso». L’Enciclica riprende più volte questo motivo,                 una domanda irriducibile alla domanda di bene e di giustizia e viene ad essere
affermando, per esempio, che il desiderio di verità appartiene alla stessa natura         mediata e introdotta da un insieme di domande sul significato della parola
dell’uomo3 o che nel cuore umano dimora la ‘nostalgia’ di Dio.4 La Fides et               “Dio” nel linguaggio religioso. Intanto il linguaggio come tale non può essere
Ratio ci presenta dunque l’uomo come un essere per sua natura orientato a                 ridotto alla sola funzione descrittiva. Il pensiero ed il linguaggio umano hanno
cercare la verità ed il bene, capace di verità e di bene, aperto all’Assoluto; la         la capacità di riflettere su se stessi; il che è indizio della spiritualità o
Rivelazione divina viene incontro a questo desiderio di verità e di bene che c’è          immaterialità del soggetto del pensiero e del linguaggio, che è l’uomo. L’uomo,
in ogni uomo per dare risposta a quelle domande di fondo sul senso delle cose             infatti, quando riflette completamente su se stesso attraverso e oltre la
e sul senso della propria stessa vita cui Giovanni Paolo II accenna nella parte           riflessione sul proprio atto di pensare e di parlare, manifesta la immaterialità,
iniziale dell’Enciclica, affermando che l’itinerario verso la verità e quindi,            la spiritualità, della propria natura, come già osservavano S.Agostino e S.

1
    RICA, Introduzione, n. 6                                                              5
                                                                                              CCC, n. 28
2
    CCC, n. 27                                                                            6
                                                                                              S. AGOSTINO, Confessiones, 3,6.11
3
    Cfr. Fides et Ratio, n. 3
4
    Ibidem, n. 24
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SPECIALE
     Tommaso d’Aquino.7 Si dischiude così un orizzonte di trascendenza del                  sensitivo o di semplice reazione agli stimoli ambientali. Come ogni attività
     linguaggio: nel linguaggio religioso, il centro prospettico è il divino. Ma, a ben     culturale, la fede religiosa comporta una “distanza” tra soggetto e realtà
     guardare, il “divino” significa un insieme di realtà che non rientrerebbero per        circostante, che consente di assumere la realtà nel giro della riflessione, capace
     sé in questa categoria se non per una Presenza rinviante, in un modo o                 in certa misura di comprendere la realtà e quindi di trasformarla. Ora, nel caso
     nell’altro, a una Realtà Assoluta, che è Dio stesso. Senza la parola “Dio” ogni        del discorso su Dio, si possono dare concezioni “impersonali” o “personali”
     espressione del linguaggio religioso perderebbe o cambierebbe radicalmente il          della divinità, concezioni teiste o panteiste, monoteiste o politeiste ecc. Ma in
     proprio significato; la sacralità di un oggetto (per esempio la sacralità dei          ogni caso la concezione di Dio “supera” le condizioni materiali che conducono
     paramenti) o di un rito religioso è tale solo in funzione di Dio, a cui tale oggetto   ad affermarne l’esistenza ed in qualche modo lo significano al credente, all’
     o tale rito si riferiscono. Il credente non considera Dio primariamente un             “uomo religioso”. Infatti, neanche la religiosità più idolatrica è così ingenua da
     semplice “oggetto” di coscienza; egli lo considera una Presenza intima, sì, ma         ritenere che un animale o una pietra sia Dio: il bisogno di concretezza e
     che anche supera i limiti umani ed è termine di speranza; pertanto ha senso            visibilità, che è proprio di un essere corporeo come è l’uomo, certamente può
     porsi la domanda sulla sua esistenza obiettiva trascendente. Nel porsi questa          condurre ad affidarsi a idoli, adorandoli; ma il significato religioso trascende la
     domanda, la ragione si deve muovere nell’umile consapevolezza che il suo               materialità dell’idolo in quanto tale. Se un idolo è distrutto il credente idolatra
     procedere è corretto, nel suo dispiegarsi, quando sa riconoscere, all’interno          ne fabbricherà un altro, non concederà di certo che è stato distrutto il proprio
     della ricerca di Dio, il limite suo costitutivo, dato dalla sproporzione tra il        dio. Le concezioni religiose che identificano il divino con l’energia vitale
     soggetto conoscente e l’oggetto ricercato, e già in qualche modo “trovato” dal         cosmica, superiore a ogni forma vitale concreta, o con altra forma di energia
     punto di vista esistenziale. In seguito a questo corretto riconoscimento, la           spirituale, sempre si elevano oltre il dato sensibile. Ciò avviene a maggior
     ragione alla ricerca di Dio è chiamata a cogliere ed esprimere l’esigenza di un        ragione, e con maggiore consapevolezza, nelle concezioni religiose teiste e
     atto rivelatorio in grado di colmare il vuoto evidenziato dalla sproporzione tra       monoteiste, credenti in un “Dio personale”. La relazione con Dio è dunque
     finito e Infinito e che non può venire dall’uomo stesso, ma da ciò-che-è-oltre-        possibile soltanto in un essere vivente “pensante”, capace di trascendere il puro
     l’uomo, da un Assoluto trascendente. Ora, ogni iniziativa dell’Assoluto verso          dato sensibile, di interpretarlo, di conferirgli un senso, di assumerlo in un
     ciò che non è Assoluto, è libera, non è necessaria, altrimenti sarebbe “dovuta”        sistema di significati “universali” e di valori tramandabili storicamente. La
     e l’Assoluto non sarebbe più tale, venendo ad essere condizionato dalla                conoscenza religiosa di Dio non è una “religiosità naturale” precedente ogni
     finitezza. Di conseguenza, il muoversi di Dio verso l’uomo che lo cerca è un           esperienza religiosa concreta, “positiva”, come alcuni filosofi illuministi hanno
     ulteriore atto libero, di Amore gratuito, è Grazia. La Teologia cristiana della        pensato: la conoscenza “naturale” di Dio è sempre storicamente prodotta da
10
     Rivelazione, poiché riflette sull’Amore che parla all’uomo, nella dimensione           una esperienza religiosa, dentro una comunità credente. Certo, è possibile
     della storicità, completa, eleva e perfeziona il discorso razionale su Dio, non        un’operazione esistenziale in cui un individuo si allontana dal coinvolgimento
     nella semplice continuità, ma con un “salto” qualitativo dell’esistenza e della        concreto della propria vita nella fede religiosa, rimanendo così in un rapporto
     conoscenza, che il pensiero umano può riconoscere come ragionevole, ma che             con Dio alquanto vago e discontinuo, fondato su pochi elementi, rintracciabili
     è reso effettivamente possibile soltanto dalla luce della Fede. E’ richiesto,          in qualsiasi religione, quasi in una sorta di “minimum” comune a ogni credenza
     dunque, un “salto” qualitativo, una profonda purificazione /trasformazione,            (esiste un qualche Essere superiore; esiste un ordine divino; forse anche
     dell’esistenza e una illuminazione della conoscenza. In tal senso il passaggio dal     esistono premi e castighi oltre la morte; la vita moralmente buona è certamente
     1° al 2° grado di cui parla il RICA è un tempo di illuminazione dal punto di           gradita a Dio). Questa operazione può avvenire anche oltre le scelte individuali
     vista intellettuale e insieme anche un tempo di purificazione spirituale,              e divenire una operazione “culturale”: è il caso della cosiddetta “secolarizzazione”,
     esistenziale: «Con il secondo grado dell’iniziazione comincia il tempo della           intesa in senso lato, alla quale si accompagna un bisogno di religiosità diverso
     purificazione e dell’illuminazione, destinato a una più intensa preparazione           dalle forme tradizionali e per molti aspetti piuttosto inquieto e indefinito. Da
     dello spirito e del cuore. In questo grado la Chiesa fa l’ “elezione” o scelta di      questa breve disamina della conoscenza “naturale” di Dio discendono alcune
     ammissione dei catecumeni, che per le loro disposizioni sono idonei a ricevere         ulteriori considerazioni. Una prima considerazione riguarda l’universalità e la
     nella vicina celebrazione i sacramenti dell’iniziazione»8; poco più avanti il          serietà della questione su Dio nella storia umana. Poiché, come si è visto, il
     RICA ribadisce la necessità di una trasformazione della mente e della vita:            problema di Dio è esclusivamente, propriamente e universalmente umano,
     «Prima della celebrazione dell’ “elezione”, si richiede dai catecumeni la              sembra perlomeno inverosimile pensare che si tratti di un problema sul “nulla”,
     conversione della mente e del modo di vita, una sufficiente conoscenza della           su una realtà del tutto illusoria, insomma di una questione inconsistente ed
     dottrina cristiana, un vivo senso di fede e di carità».9 Una considerazione che        inutile. È ben strano pensare che l’uomo, che è l’unico essere vivente sulla Terra
     ritengo di dover fare a questo punto è che la questione di Dio è una questione         capace di porsi la questione su Dio, si inganni totalmente su un punto così
     esclusivamente e propriamente “umana”. Esclusivamente umana, in quanto                 importante per la propria vita. I tentativi delle filosofie agnostiche, atee,
     soltanto gli uomini parlano di Dio, pregano Dio, ne affermano o ne negano              materialiste, di ridurre il fenomeno religioso a fatto psicologico, politico, etico-
     l’esistenza, esprimono il loro rapporto con Dio, o con gli dei, o col “divino”,        culturale, si sono mostrati insufficienti a spiegare tutta la ricchezza e la
     attraverso forme strutturate, che chiamiamo “credenze religiose” e “pratiche           specificità dell’esperienza religiosa rispetto ad altre realtà della vita umana.
     religiose”. Dio è una questione propriamente umana, perché in qualunque                Evidentemente il problema di Dio è ineludibile per l’uomo: una spiegazione, a
     esperienza religiosa di qualunque cultura, il “divino” è sempre “oltre” la realtà      mio avviso, può trovarsi nella esigenza di “assoluto”, di “riferimenti assoluti”,
     materiale che in qualche modo la rappresenta, cosicché è necessario un                 che caratterizza tanto il pensiero speculativo quanto la vita morale e sociale. Di
     approccio simbolico, razionale e spirituale a Dio. Quando uso il termine               fatto quando un uomo o un gruppo negano Dio come Assoluto, tendono a
     “spirituale” intendo designare un modo di avvicinarsi a Dio irriducibile a             ricercare un altro “assoluto” che lo sostituisca come ancoraggio stabile della
     fenomeni o reazioni puramente “istintive”, di carattere soltanto emotivo,              vita, elevando una realtà contingente a punto di riferimento necessario del

     7
         Cfr. S. TOMMASO d’AQUINO, Summa contra Gentiles, II, c.49;
         S. AGOSTINO, De Trinitate, IX, 3,2.
     8
         RICA, Introduzione, n. 22
     9
         Ibidem, n. 23
SPECIALE
pensare e dell’agire (significativo in tal senso è l’episodio biblico del ‘vitello      obiezione, occorre precisare che: 1) la conoscenza razionale e la conoscenza di
d’oro’, costruito da quella parte del popolo ebraico che aveva perso la fiducia nel     fede sono due conoscenze distinte, ma anche profondamente legate l’una
Dio di Mosé). La ben nota espressione di S.Agostino «ci hai fatto per Te, o             all’altra proprio dalla tensione verso l’Assoluto che caratterizza lo spirito
Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te» enota che lo             umano, come si è detto in precedenza; 2) la Rivelazione cristiana (Sacra
spirito umano è potenzialmente infinito, in quanto non si appaga in modo                Scrittura e Tradizione) e il Magistero della Chiesa, sostengono la possibilità e la
definitivo di alcun risultato, in nessun ambito di conoscenza e di attività.            legittimità della conoscenza razionale di Dio e la sua utilità anche per la stessa
L’autotrascendimento è una possibilità insita nell’attività spirituale proprio          teologia. Circa la prima precisazione, mi sembra importante anzitutto
perché spirituale; ed è a partire da questa possibilità che emerge il significato       distinguere tra conoscenza filosofica e conoscenza teologica di Dio. La
della parola «Dio» nell’esperienza di ogni uomo. Una seconda considerazione             conoscenza filosofica di Dio è “naturale”, nel senso che non si avvale
riguarda il metodo, cioè la via, per un’adeguata conoscenza razionale di Dio. Se        metodologicamente di un’adesione previa ad una Rivelazione positiva. La
l’esperienza religiosa storico-positiva, collocata nella cultura e nella tradizione,    ragione illuminata dalla Fede, che è la ragione operante nella ricerca teologica
precede e rende possibile la questione su Dio per la coscienza singola, ogni            cristiana, presuppone invece un’assoluta Verità: «Dio ha parlato, rivelando
approccio razionale a Dio sarà “a posteriori”, ovvero a partire da un’esperienza        all’uomo Se Stesso e gli eterni Decreti della Sua Volontà». La conoscenza
già data. Intendo dire che l’idea di Dio non può darsi alla coscienza in modo           razionale di Dio è profondamente unita alla conoscenza di fede, e può
assolutamente innato, ma sempre proviene da una cultura religiosa precedente            fecondamente collaborare con essa, nella misura in cui è consapevole di questa
l’individuo, assimilata per mezzo dell’educazione, delle tradizioni familiari e         distinzione: una ragione che pretenda di dimostrare la necessità della
sociali della propria comunità; può anche provenire, in casi particolari, dalla         Rivelazione a partire da un’analisi dell’esperienza religiosa è una forma di
riflessione filosofica o da incontri occasionali con il problema di Dio, per            razionalismo e di naturalismo. Conoscenza razionale e conoscenza di fede
esempio in contesti dove l’ateismo fosse dominante. Dunque la via a Dio parte           sono profondamente unite perché radicate entrambe nello stesso soggetto,
da ciò che per noi è noto verso ciò che per noi non è ancora noto, come ogni            nell’umana ragione che ricerca il Fondamento, il Senso pieno dell’esistenza, la
umana ricerca, che non presume di possedere già quel che deve ancora                    Verità dell’Essere e dello Spirito. L’approfondimento di questa unità nel
raggiungere. Tuttavia la ricerca di Dio non è assimilabile o paragonabile alla          dinamismo della soggettività conduce al superamento della stessa soggettività,
ricerca di un qualsiasi altro oggetto: interrogarsi su Dio significa anche              verso la scoperta di un Logos che può rivelarsi in modo personale all’uomo e
interrogarsi sulle condizioni che rendono possibile all’uomo la stessa ricerca di       che per il credente cristiano si è realmente rivelato nella storia di Israele e,
Dio. L’affermazione agostiniana: «non ti cercherei, o Dio, se non ti avessi già         pienamente, in Gesù di Nazaret, che è il Verbo divino incarnato. Poiché l’uomo
                                                                                                                                                                              11
trovato» significa che l’assoluta trascendenza di Dio rispetto al soggetto umano        ha un profondo rapporto con il Logos divino, essendo costituito ad immagine
richiede un qualche “motivo” sufficiente e adeguato a spiegare la possibilità           e somiglianza di Dio, la ragione che ricerca Dio è profondamente radicata nel
stessa della questione su Dio. Se Dio non esistesse e non muovesse l’uomo a             Logos, che è nel principio e nel fine della ricerca razionale, cosicché cercando
cercarlo sarebbe difficile spiegare la stessa possibilità della ricerca di Dio da       la Verità, lo spirito umano conosce fino in fondo anche se stesso. Quando però
parte del credente come da parte del non ancora credente che si pone la                 la ragione è condotta da questa ricerca oltre se stessa, alla scoperta di un Dio
domanda su Dio. Oggi la domanda ‘se Dio esiste’ potrebbe apparire superflua,            trascendente, non può non aprirsi in qualche modo all’interrogativo circa il
perché sembra più importante chiarire il significato di Dio per la vita dell’uomo,      Volto di una Verità divina che somiglia all’uomo, ma che per essenza è oltre
piuttosto che sforzarsi di dimostrarne l’esistenza reale. Ma io non vedo                l’uomo. La ragione vede la trascendenza di Dio rispetto a colui che lo ricerca e
un’opposizione tra i due percorsi: infatti nessuna esperienza religiosa, che sia        che mai interamente lo possiede. Questa Trascendenza divina non sarebbe
autenticamente tale, rinuncerebbe ad includere nel significato globale e                assolutamente tale se non si comprendesse come Libertà divina: se l’Assoluto
completo della parola “Dio” la sua esistenza reale, oltre gli orizzonti della           non fosse libero non sarebbe davvero trascendente. Ma non si può pensare la
capacità spirituale soggettiva di concepirlo e di parlarne. Nessun autentico            libertà se essa non sussiste in un essere spirituale e “personale”, anche se
credente concederebbe che l’esistenza di Dio dipende esclusivamente dal                 dobbiamo attribuire a Dio questi termini con cautela e in modo analogico.
proprio atto di credere e ha significato solo all’interno di questo atto. Il credente   Dunque la ragione non solo non può escludere che, nella sua intima e sovrana
argomenterebbe che questo “Dio” non sarebbe un vero Dio, ma soltanto una                libertà, Dio si sia voluto rivelare in un modo del tutto particolare, eccedente le
proiezione del cuore umano, dei propri bisogni e delle proprie aspirazioni. E           capacità umane di comprensione, ma può giungere anche ad ammettere come
può darsi che Dio sia anche tutto questo, perché il modo di rapportarci a Dio è         plausibile che, nell’ipotesi che tale Rivelazione sia effettivamente avvenuta, in
condizionato dalla nostra soggettività; ma non propriamente e non                       essa Dio ha rivelato all’uomo aspetti della Sua Vita, della Sua Sapienza e del Suo
principalmente, in nessuna concezione religiosa degna di questo nome. La                Volere, che altrimenti l’uomo, con le sue sole forze, non avrebbe potuto
ricerca razionale di prove dell’esistenza di Dio, dunque, non è necessaria per          conoscere. La Rivelazione non ha il solo scopo di aiutare l’uomo a conoscere
confermare e legittimare la credenza religiosa; e tuttavia corrisponde ad               senza pericolo di errore le verità divine, ma eleva la conoscenza umana a vette
un’esigenza obiettiva insita nella stessa costituzione del significato della parola     a cui essa non potrebbe giungere nec de jure nec de facto. E’ interessante, a
“Dio” nell’esperienza religiosa, tanto collettiva quanto individuale. Risulta poi       questo proposito, quanto scrive S.Tommaso d’Aquino: «Era necessario, per la
piuttosto diffusa un’obiezione che potremmo chiamare ‘fideista’ e che potrebbe          salvezza dell’uomo, che, oltre alle discipline filosofiche d’indagine razionale, ci
così formularsi: “se la conoscenza razionale può giungere solo a verità parziali        fosse un’altra dottrina procedente dalla divina rivelazione. Prima di tutto
su Dio, in quanto si limita al punto di vista della ragione naturale, che è un          perché l’uomo è ordinato a Dio come a un Fine che supera la capacità della
punto di vista superato dalla fede, tanto vale allora rivolgersi direttamente allo      ragione […] Cosicché per la salvezza dell’uomo fu necessario che mediante la
studio positivo di ciò che è rivelato da Dio ed accolto dall’uomo nella fede,           divina rivelazione gli fossero fatte conoscere realtà superiori alla ragione
senza perdere tempo dietro ragionamenti umani”. Nel merito di questa                    umana»10. D’altra parte San Tommaso riconosce che de jure vi sono aspetti

                                                                                        10
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SPECIALE
     della realtà divina che la ragione umana può conoscere, ma che, de facto,                loro manifestato. Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni
     conoscerebbe difficilmente, col pericolo di molti errori e dopo lungo tempo:             invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da Lui
     «Anche riguardo a quello che intorno a Dio si può indagare con la ragione, fu            compiute, come la sua eterna potenza e divinità; i pagani dunque sono
     necessario che l’uomo fosse ammaestrato per divina rivelazione, perché una               inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli
     conoscenza razionale di Dio non sarebbe stata possibile che per parte di pochi,          hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si
     dopo lungo tempo e con mescolanza di molti errori; eppure dalla conoscenza               è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono
     di tali verità dipende tutta la salvezza dell’uomo, che è riposta in Dio»11. Da          diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con
     queste considerazioni possiamo trarre, in breve, le seguenti conclusioni: a) la          l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di
     conoscenza razionale di Dio è subordinata alla conoscenza di fede; b) la                 rettili».13 La Tradizione della Chiesa ha ripreso questi luoghi scritturistici in
     conoscenza puramente razionale è sempre parziale e fallibile, mentre la                  ogni epoca. Mi sembra molto significativo, a titolo di esempio, il testo in cui
     conoscenza per divina rivelazione è adeguata e infallibile, se la Rivelazione è          Sant’Agostino cita Rom. 1, 20: «Ciò che sento in modo non dubbio, anzi certo,
     correttamente interpretata e compresa, con l’aiuto di Dio e la guida della               Signore, è che ti amo. Folgorato al cuore da Te mediante la tua parola, ti amai,
     Chiesa; c) le Verità di Fede, in senso stretto, per esempio la Trinità o                 e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute, ecco, da ogni parte mi
     l’Incarnazione, non sono alla portata della ragione umana; d) vi sono però               dicono di amarti, come lo dicono senza posa a tutti gli uomini, affinché non
     ambiti di indagine comuni alla conoscenza razionale e alla conoscenza di fede            abbiano scuse».14 Nello sviluppo di questa riflessione, Sant’Agostino ritorna più
     per quel che riguarda la vita divina; all’interno di questi ambiti, l’indagine           volte sull’idea che Dio è conoscibile attraverso la bellezza delle sue opere, e
     puramente razionale su Dio è legittima, anche se incompleta. Riprendendo                 ritiene questa conoscibilità naturale un necessario punto di partenza per una
     quest’ultimo punto, possiamo dunque dire che alcune verità su Dio, a cui la              più adeguata conoscenza di Dio in interiore homine15. In modo autorevole il
     ragione naturale può accedere, sebbene imperfettamente, e che sono pure                  Magistero della Chiesa ha definito che si può conoscere con certezza l’esistenza
     oggetto della Rivelazione, cioè i cosiddetti «praeambula fidei», costituiscono           di Dio ed il Suo essere Creatore e Signore, anche con la sola ragione naturale. I
     un terreno comune di confronto sia tra la conoscenza razionale e la fede                 testi più importanti a tale proposito sono la Costituzione dogmatica Dei Filius
     cristiana, sia tra la fede cristiana e la sapienza di altre religioni. In questo senso   del Concilio Vaticano I, al capitolo II, sulla Rivelazione, la Costituzione
     la conoscenza razionale può essere propedeutica alla conoscenza della                    dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II sulla divina Rivelazione (n.6)
     Rivelazione, indagando su questioni come l’esistenza di Dio creatore, il                 e l’Enciclica Fides et Ratio, che cita la Costituzione dogmatica Dei Filius, per
     linguaggio su Dio, la spiritualità e immortalità dell’anima umana, l’assoluta            affermare che “la verità raggiunta per via di riflessione filosofica e la verità della
12
     dignità della persona, l’esistenza della legge morale naturale, il libero arbitrio       Rivelazione non si confondono, né l’una rende superflua l’altra”.16 Non soltanto
     dell’uomo ecc. La ragione può persino spingersi fino ad affermare la pura                la conoscenza razionale di Dio è considerata compatibile con l’ “intellectus
     possibilità (cioè la non contraddittorietà) di una Rivelazione speciale di Dio e         fidei”, ma è anche considerata un’alleata preziosa per evitare il soggettivismo,
     ad ipotizzare la possibilità reale e la plausibilità della Rivelazione stessa. D’altra   l’agnosticismo e il fanatismo religioso, che, per motivi diversi, impediscono
     parte anche la ragione presuppone una “rivelazione” di Dio attraverso la realtà          non soltanto ogni dialogo tra fede e ragione su Dio, ma anche tra le varie
     naturale e spirituale: tale “rivelazione” si deve denominare “naturale”, per             religioni, all’interno del loro naturale luogo di incontro, cioè la persona umana
     distinguerla dalla        Rivelazione per eccellenza, che è la Rivelazione               aperta all’Assoluto e desiderosa e capace di mettersi alla Sua ricerca.
     soprannaturale. Questo modello, per così dire, “lineare”, “propedeutico”, del              Papa Benedetto XVI ha ribadito tutto questo in un recente discorso tenuto
     rapporto tra ragione filosofica e teologia, si completa nel modello “circolare”,         nell’Udienza di Mercoledì 21 novembre 2012: «La fede cattolica è ragionevole
     secondo la formula agostiniano-anselmiana: «credo ut intelligam, intelligo ut            e nutre fiducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella
     credam», a seconda del punto di vista che si assume: per la ricerca dell’uomo            Costituzione dogmatica Dei Filius, ha affermato che la ragione è in grado
     “naturaliter christianus” può essere più fecondo il modello “lineare”; per il            di conoscere con certezza l’esistenza di Dio attraverso la via della creazione,
     credente, che è proteso a rendere ragione della propria fede (che intende, cioè,         mentre solo alla fede appartiene la possibilità di conoscere “facilmente”, con
     mostrare che è più ragionevole credere che non credere e che la Rivelazione              assoluta certezza e senza errore le verità che riguardano Dio alla luce della
     cristiana è credibile) è più fecondo il modello “circolare”. La Sacra Scrittura e la     Grazia. La conoscenza della fede, inoltre, non è contro la retta ragione. Il Beato
     Tradizione della Chiesa, custodite dal Magistero, sostengono la possibilità, la          Papa Giovanni Paolo II, infatti, nell’Enciclica Fides et Ratio, sintetizza così: “La
     legittimità e l’importanza della conoscenza filosofica di Dio. Luoghi “classici”         ragione dell’uomo non si annulla né si avvilisce dando l’assenso ai contenuti di
     della Sacra Scrittura a tale riguardo sono principalmente due testi; uno è del           fede; questi sono in ogni caso raggiunti con una scelta libera e consapevole”
     Libro della Sapienza, in cui si legge: «Davvero stolti per natura tutti gli uomini       (n. 43). Nell’irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra
     che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero Colui            fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento
     che è, non riconobbero l’artefice, pur considerandone le opere. Ma o il fuoco o          di sé». Benedetto XVI a questo punto approfondisce la riflessione sul tema,
     il vento o l’aria sottile o la volta stellata o l’acqua impetuosa o i luminari del       prendendo in esame l’espressione paolina ho lògos tou staurou, “la parola della
     cielo considerarono come dèi reggitori del mondo. Se, stupiti per la loro                croce”: «San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sostiene:
     bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro Signore,            “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece
     perché li ha creati lo stesso Autore della bellezza. Se sono colpiti dalla loro          annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”
     potenza e attività, pensino da ciò quanto è più potente Colui che li ha formati.         (1Cor 1,22-23). Dio, infatti, ha salvato il mondo non con un atto di potenza, ma
     Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce                mediante l’umiliazione del suo Figlio unigenito: secondo i parametri umani,
     l’Autore»12. L’altro testo biblico è di San Paolo, che scrive nella Lettera ai           l’insolita modalità attuata da Dio stride con le esigenze della sapienza greca.
     Romani: «Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha              Eppure, la Croce di Cristo ha una sua ragione, che San Paolo chiama ho lògos

     11
          Ibid.                                                                               13
                                                                                                   Rom., 1,19-23
     12
          Sap., 13, 1-5                                                                       14
                                                                                                   Conf., X, 6.8
                                                                                              15
                                                                                                   Cfr. Ibid. X, 6.9; 6.10, dove nuovamente è citato il testo di Rom. 1,20. Pure paolina è
                                                                                                   l’espressione “homo interior”: cfr. Rom., 7,22; Eph., 3,16; 2Cor., 4,16
                                                                                              16
                                                                                                   Fides et Ratio, n. 9; cfr. CCC, n. 36
SPECIALE
tou staurou, “la parola della croce” (1Cor 1,18). Qui il termine lògos indica          sociale, comprensibile e valida anche alla luce della ragione non credente. Vi
tanto la parola quanto la ragione e, se allude alla parola, è perché esprime           è una legge morale naturale riconoscibile dall’umana ragione, presupposta,
verbalmente ciò che la ragione elabora. Dunque, Paolo vede nella Croce non             compiuta e superata dalla legge evangelica, dalla Legge della Grazia; tralascio
un avvenimento irrazionale, ma un fatto salvifico che possiede una propria             di approfondire quest’aspetto, perché bisognerebbe dedicarvi almeno un altro
ragionevolezza riconoscibile alla luce della fede. Allo stesso tempo, egli ha          incontro. Mi limito a sottolineare che il rapporto ragione-fede non ha solo una
talmente fiducia nella ragione umana, al punto da meravigliarsi per il fatto che       valenza teoretica ma anche pratica: parliamo dunque della ragione speculativa
molti, pur vedendo le opere compiute da Dio, si ostinano a non credere in Lui».        in rapporto armonico con la “fides quae” e della ragione pratica in rapporto
Quindi Benedetto XVI prosegue considerando il rapporto virtuoso tra scienza            armonico con la “fides qua”: ortodossia e ortoprassi vanno insieme. Vorrei
e fede, ed afferma, tra l’altro: «Anche per questo è ragionevole credere: se la        accennare ad un’ultima questione: alla luce di quanto detto, è possibile una
scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di           “filosofia”, cioè una ricerca razionale, che si qualifichi come “cristiana”? Credo
Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre     si possa rispondere affermativamente a questa domanda, e cerco di spiegare
per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno».       in modo estremamente sintetico in che senso. La filosofia si qualifica come
Occorre sottolineare che, a differenza della conoscenza della rivelazione              ‘cristiana’: a) - in quanto dimostra i ‘preamboli della fede’, di cui si è detto in
naturale, la conoscenza, nella fede, della Rivelazione soprannaturale è possibile      precedenza; b) - in quanto fornisce alla teologia forma ‘scientifica’, ovvero le
concretamente attraverso la Chiesa, che “consegna” ai catecumeni ‘eletti’ il           leggi logiche e i sistemi di argomentazione di cui potersi avvalere; c) - in quanto
Simbolo, il “Credo”, perché riconoscano le meraviglie operate dal Signore per la       aiuta la teologia ad approfondire il significato delle formulazioni delle verità di
salvezza degli uomini, come leggiamo nel RICA17. Nella fede il catecumeno, con         fede; d) - in quanto difende le verità di fede da eventuali attacchi portati contro
l’aiuto necessario della Grazia divina, accoglie il messaggio cristiano trasmesso      di essa in un ambito puramente filosofico (per esempio, dallo scetticismo, dal
dalla Chiesa, riconoscendone la verità e la non opposizione alla ragione               relativismo, dall’edonismo ecc.). Si può dunque parlare di quattro funzioni
rettamente usata e rendendo la propria volontà disponibile all’obbedienza al           della ragione filosofica a servizio della fede cristiana: propedeutica, pedagogica,
Vangelo testimoniato nella vita. I “praeambula fidei” non dimostrano alcuna            critica e apologetica. Da parte sua la fede cristiana eleva l’intelletto in cui
verità soprannaturale della fede cristiana, né possono “costringere” all’assenso       viene infusa, potenziandone la capacità di penetrare nella natura delle cose;
il non credente; essi tuttavia sono importanti perché, mostrando dal punto             arricchisce anche contenutisticamente la ragione, facendole conoscere verità
di vista razionale la compatibilità dei Misteri del Cristianesimo con le Verità        soprannaturali al di fuori della sua portata; la aiuta a liberarsi da eventuali
più alte cui possa giungere la ragione, predispongono oggettivamente ad                errori nell’ambito dell’investigazione delle verità naturali.
                                                                                                                                                                                13
accogliere la verità della fede cristiana. Dal punto di vista esistenziale della        La filosofia cristiana ha una sua precisa fisionomia e identità, storica e teoretica,
soggettività individuale, ovviamente, le cose stanno in modo ben diverso,              è immutabile nelle verità fondamentali, ma si aggiorna continuamente
perché l’accoglienza della Rivelazione di fatto richiede nel soggetto umano un         nel dialogo con le diverse culture, aperta ad approfondire temi nuovi e ad
insieme di disposizioni, di cui la predisposizione intellettuale rappresenta solo      accogliere nuovi suggerimenti provenienti da altre correnti di pensiero,
una componente, sia pure di grande importanza. Si possono poi includere tra            secondo la bella formula dell’Enciclica Aeterni Patris di Leone XIII: “Vetera
i “praeambula fidei” anche i motivi di credibilità della Rivelazione cristiana         novis augere et perficere”. Essa è generatrice di civiltà, in particolare perché
di natura storica, quali i miracoli, le profezie, l’esistenza e la diffusione della    tutela la dignità della persona umana e afferma il primato del diritto naturale su
Chiesa ecc. Scrive San Tommaso: «Le verità di fede non potrebbero essere               ogni ordinamento giuridico positivo, tema di scottante attualità. Ma c’è di più,
credute se non si vedesse che sono da credere (ea esse credenda) o per                 e concludo: a differenza di una semplice indagine antropologico-culturale sulla
l’evidenza dei segni o per altri simili motivi»18. In effetti questi segni di natura   religione, che sviluppa la sua riflessione sul Dio inteso come ‘sacro cosmico del
storica sono quasi le “credenziali” con cui Dio accompagna la sua Rivelazione.         tutto’ o come supremo artefice dell’universo, lontano dalle speranze e dai dolori
Si può dunque parlare di tre livelli di considerazione della ragionevolezza            degli uomini, la riflessione razionale cristiana attinge il sacro per dirigere la sua
della Rivelazione: 1) - la Rivelazione divina è possibile: questo può essere           riflessione oltre il sacro, oltre il Dio della religiosità naturale, navigando verso
affermato con la sola ragione; - in certo senso corrisponde, dal punto di vista        il ‘Santo’, verso il Dio che parla e si fa presente nella realtà storica. In tal modo
esistenziale, al 1° grado del RICA; 2) - la Rivelazione divina è avvenuta: questo      la riflessione della ragione attinge dalla Rivelazione anche la materia stessa del
lo crede la ragione illuminata dalla fede (non ancora ‘perfettamente formata’);        proprio riflettere, ovvero la realtà della storia della salvezza e le tensioni da cui
- corrisponde, dal punto di vista esistenziale, al 2° grado del RICA; 3) - la          essa scaturisce: principalmente la tensione peccato originale-redenzione, che
Rivelazione divina è custodita, trasmessa e rettamente interpretata dalla Chiesa       genera la situazione teologica e antropologica risolutiva e salvifica, realizzata
Cattolica; - corrisponde dal punto di vista esistenziale al 3° grado del RICA,         con l’evento dell’Incarnazione del Verbo divino. In rapporto a questo orizzonte,
quello in cui il catecumeno diventa a tutti gli effetti cristiano, entrando a far      la riflessione razionale si trova invitata a decidere per l’obbedienza della fede. Di
parte della Chiesa Cattolica mediante i Sacramenti dell’iniziazione, in primis         fronte al ‘mistero dell’iniquità’, infatti, la ragione si riconosce limitata e coglie,
il Battesimo, come già ricordato. Usando la terminologia dell’apologetica              se è onesta, l’esigenza di essere compiuta ed oltrepassata dal Mistero pasquale,
classica, potremmo parlare di demonstratio religiosa, demonstratio christiana,         che ha la sua premessa storico-salvifica nel Mistero dell’Incarnazione, il
demonstratio catholica. Si deve inoltre notare che il rapporto di feconda              Mistero del Natale del Signore, che ormai è alle porte e che ci auguriamo di
armonia evidenziato finora tra la conoscenza razionale e la conoscenza di fede         vivere, con la Sua Grazia, nella gioia e nella pace.
si ripropone anche nell’ambito della vita morale e spirituale, di cui si occupa
tutta la Terza Parte del Catechismo della Chiesa Cattolica, intitolata: “La vita
in Cristo”. Infatti i primi due capitoli di questa III parte, riguardanti la dignità
della persona e la comunità umana, trattano della vita morale individuale e

17
     Cfr. RICA, Introduzione, n. 25
18
     S. Theol., II-II, q. 1, a. 4, ad 2
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