Mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria
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ANNO VIII numero 1 Gennaio 2013 distribuzione gratuita mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria VOCE DEL VESCOVO MEMORIA DIOCESANA MEMORIA CULTURALE L’uomo è fatto per la pace Cercare l’unità La chiesa della Madonna di Gallana nell’ager uritanus “ILLUMINATI NELLA MENTE E NEL CUORE” SPECIALE
ANNO VIII numero 1 Gennaio 2013 mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria Sommario Memoria Mensile di informazione della Diocesi VOCE del VESCOVO di Oria - Periodico di informazione L’uomo è fatto per la pace 3 Religiosa Direttore editoriale: Vincenzo Pisanello Direttore Responsabile: MEMORIA DIOCESANA Franco Dinoi Cercare l’unità 5 Redazione: Gianni Caliandro Franco Candita Alessandro Mayer PRO-MEMORIA Francesco Sternativo Agenda pastorale del Vescovo, gennaio 2013 7 Pierdamiano Mazza Progetto grafico impaginazione: Progettipercomunicare MEMORIA DIOCESANA EDIZIONI E COMUNICAZIONE il buon profumo di Criso 8 www.progettipercomunicare.it In copertina: Abbraccio di pace tra San Pietro e Sant’Andrea, profetizza l’unione tra la MEMORIA SPECIALE “Illuminati nella mente e nel cuore” 9 chiesa d’occidente e la chiesa d’oriente. Autore: Francesco Corso Stampa: ITALGRAFICA Edizioni s.r.l. MEMORIA CULTURALE Oria (Br) La chiesa della Madonna di Gallana 14 nell’ager uritanus Curia Diocesana: Piazza Cattedrale, 9 - 72024 Oria Cultura, arte e fede 20 Tel 0831.845093 www.diocesidioria.it e-mail: memoria@diocesidioria.it Registrazione al Tribunale di Brindisi MEMORIA IN... VERSI n° 16 del 7.12.2006 ... con Simone Weil 22 MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013
VOCE del VESCOVO Vincenzo Pisanello L’uomo è fatto per la pace L a natura umana possiede in se stessa il alla dimensione trascendente e il colloquio costante desiderio che il Signore le conceda la con Dio, Padre misericordioso, mediante il quale si pace, che non è assenza di guerra, non implora la redenzione conquistataci dal Suo Figlio è diplomazia che evita i conflitti. La pace che Unigenito. Così l’uomo può vincere quel germe di l’uomo desidera per vocazione e che Dio dona con oscuramento e di negazione della pace che è il peccato misericordia, è quella che Gesù ha promesso ai in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e suoi discepoli: “Vi lascio la pace, mi do la mia pace. volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio Non come la da il mondo io la do a voi” (Gv 14, 27). e strutture ingiuste. La realizzazione della pace 3 Per volontà del Papa Paolo VI, l’1 gennaio di ogni dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, anno si celebra la Giornata mondiale della pace, in Dio, un’unica famiglia. […] L’operatore di pace, e il tema che Papa Benedetto XVI ci ha offerto secondo la beatitudine di Gesù, è colui che ricerca il quest’anno per la riflessione è “Beati gli operatori bene dell’altro, il bene pieno dell’anima e del corpo” di pace”. (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della Scrive il Papa: “Le molteplici opere di pace, di cui pace 2013, n. 3). è ricco il mondo, testimoniano l’innata vocazione Ed in questa prospettiva, volere ed operare per dell’umanità alla pace. In ogni persona il desiderio la pace vuol dire non tollerare attentati e delitti di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa contro la vita, in tutti i suoi stadi, dal concepimento maniera, con il desiderio di una vita umana piena, al termine naturale. Ma significa anche pensare ad felice e ben realizzata. […] L’uomo è fatto per la pace un nuovo modello di sviluppo e di economia, che che è dono di Dio” (Benedetto XVI, Messaggio per non ricerca solo la competitività, ma che si basa la giornata della pace 2013, n. 1). sul dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, Ecco posto il termine del nostro impegno: della propria intraprendenza. Per costruire la pace riconoscere che la pace è dono di Dio ma è è necessario ed urgente passare da una cultura necessaria anche l’opera dell’uomo. di rivendicazione ad una cultura di gratuità, di Scrive ancora il Papa: “Per diventare autentici dono totale di sé. L’Incarnazione del Verbo di Dio operatori di pace sono fondamentali l’attenzione ci insegna proprio questa logica: dare tutto di sé MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013
VOCE del VESCOVO perché l’altro possa vivere bene! scrigno della Parola, permettere alla Parola fatta Il cristiano, operatore di pace, ha due punti di forza, Carne di radicarsi nella nostra vita. Ed è altrettanto che niente e nessuno potrà mai togliergli: la fede, necessario interagire con la Parola, meditandola. che permette di guardare oltre le vicende meramente E’ necessario avere un rapporto familiare con la umane, che offre la possibilità di gettare l’àncora Parola, un rapporto di ascolto e di interiorizzazione, della propria vita nell’eternità, in Dio stesso; e la un rapporto di apprendimento e di comprensione, preghiera, che intercedendo da Dio la liberazione perché il mistero di Dio si apra dinanzi a noi, perché dal peccato, origine e causa di ogni conflitto e di questo nuovo anno sia un anno in cui Dio possa ogni assenza di pace, squarcia il Cielo e dona alla occupare il giusto posto nella nostra vita. terra la brezza della Pace, quella donata dal Principe È l’augurio, per il tramite delle colonne di MemOria, della Pace. che faccio di cuore a tutta la Santa Chiesa di Oria: Si comprende, così, che la pace si può raggiungere possa ciascuno percepire lo sguardo di Dio, la sua 4 quando: “Pensieri, parole e gesti di pace creano una benedizione e la sua pace, e sia come Maria, attento mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di a custodire e meditare il mistero che ci salva. rispetto, di onestà e di cordialità. Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza” (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della pace 2013, n. 7). Siamo nella “pienezza del tempo” e Dio ha mandato il Suo Figlio, “nato da donna”, come dice San Paolo nella lettera ai Galati (4, 4). Questo inizio di anno è posto sotto il segno di Maria, la Madre del Figlio di Dio, la Madre di Dio. San Luca, nel vangelo dell’infanzia di Gesù, ci offre due verbi nei quali è condensato il mistero di Maria, Vergine e Madre: “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (2, 19). Per conoscere il mistero di Dio che ci è stato rivelato è necessario del tempo, perché non tutto può essere subito chiaro e comprensibile. Ed allora è necessario custodire la Parola, diventare MemOria
DIOCESANA Giacomo Lombardi* Cercare l’unità Un impegno per le comunità ecclesiali. L a data tradizionale per la celebrazione della condivisione essenziale delle definizioni della fede Settimana di preghiera per l’unità dei comune e l’inserimento in un’unica sostanziale cristiani (18 al 25 gennaio), data proposta struttura che permetta di parlare di un’unità visibile. nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa Però al centro della Chiesa, e quindi dell’unità, tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della rimane l’esperienza spirituale. Se la divisione è un conversione di san Paolo, assume nel panorama peccato del quale è responsabile sia chi la provoca sia ecumenico odierno un significato ancora più chi la mantiene, la santità è l’unica via per superare simbolico. I risultati del progresso ecumenico non e abolire la divisione. La centralità della preghiera sono ancora penetrati nel cuore e nella carne della nell’opera di riconciliazione che pastori e laici sono 5 nostra Chiesa e delle altre Chiese […] Ciò richiede uno tenuti a svolgere nella vita di comunione delle sforzo catechetico, omiletico, teologico, ma soprattutto Chiese è ritenuta, quindi, non solo un mezzo con cui un rinnovamento spirituale e un nuovo inizio s’invoca l’azione dello Spirito Santo, ma anche il cuore (Kasper). A questo punto la riflessione diventa più dell’incontro che fa vivere la comunione. Benedetto seria e impegnativa perché deve rispondere a una XVI, nell’incontro ecumenico tenuto presso la sede domanda: come si raggiunge e dove si colloca l’unità; arcivescovile di Colonia (2005) ha voluto richiamare si ottiene tramite rapporti ufficiali e discussioni come l’impegno per l’unità, non può essere solo né dottrinali? La domanda richiede un chiarimento un confronto animato da un falso irenismo, né un previo: se parliamo di unità delle Chiese dobbiamo lavoro puramente accademico, ma deve aprirsi anche vedere quale idea abbiamo delle stesse Chiese. La ad un nuovo stile di affrontare lo scandalo delle Chiesa è solo una struttura? Una semplice custode divisioni che è quello dell’ecumenismo spirituale: e di formulazioni della retta fede? O soprattutto cioè la preghiera, la conversione e la santificazione un’esperienza comunitaria di una vita trinitaria in della vita costituiscono il cuore dell’incontro e del Gesù Cristo, generata e guidata dallo Spirito Santo? movimento ecumenico. Si potrebbe dire: la forma Se quest’ultimo è l’elemento e l’aspetto che fonda e migliore di ecumenismo consiste nel vivere secondo il caratterizza la Chiesa, si chiarisce anche l’idea di Vangelo. E. Sironi scrive: conosciamo ormai quali sono unità: è fondamentalmente una condivisione della i veri nodi teologici da sciogliere, le reali difficoltà da propria esperienza di vita cristiana. Naturalmente, superare insieme, i fattori non teologici da verificare questa condivisione non rende superfluo una e guarire, eppure non si conclude, anzi, crescono le MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013
DIOCESANA più disparate ipersensibilità vicendevoli intreccio di prudenza e diplomazia che rischiano, alcune volte per un nonnulla, di complicare le situazioni e di generare nuove distanze e divisioni. […] Si respira nell’aria come una grande attesa, quella di una nuova discesa dello Spirito Santo che viene in aiuto alla nostra incapacità, perché a questo punto non sappiamo più fase della storia. È il cammino della preghiera che ha né cosa sia più conveniente domandare, né cosa fare aperto la strada al movimento. Queste esperienze nella difficile situazione attuale della Chiesa divisa ecclesiali di preghiera si rivelano un’opportunità che rappresenta un grave peccato contro lo Spirito per approfondire la reciproca conoscenza e rendere Santo. Dinanzi alla tentazione di innalzare muri più profonde le relazioni e ci ricordano anche che spirituali, ancora più forte deve essere la ricerca di la preghiera è l’attività ecumenica più importante. momenti opportuni per presentare a Dio, insieme, le Dagli stessi dialoghi nazionali e internazionali 6 necessità e le preoccupazioni che condividiamo tra interconfessionali emerge anche con sempre i cristiani. La consapevolezza che nell’ecumenismo maggiore chiarezza che l’unità cristiana necessita spirituale la preghiera e la teologia vanno di pari di una preghiera non più solo l’uno per gli altri ma passo, e che la spiritualità cristiana – crescita in vissuta in modo comune. Dalla preghiera comune e santità di cuore e di mente – è un mezzo per preparare costante nelle diverse espressioni, le Chiese, allora, il popolo a ricevere la koinonían che Dio vuole offrire possono solo trarne beneficio imparando sempre più alla Chiesa (Fede e Costituzione, 27), non può che gli uni dagli altri a condividere ciò che sempre più favorire il cammino verso l’unità visibile. Credo, chiaramente sarà riconosciuta come eredità comune. però, che oggi il desiderio dell’unità, di fronte alle É la preghiera stessa di Gesù (Gv 17,20) a indicarci nuove sfide che il terzo millennio sta ponendo il luogo interiore, più profondo, della nostra unità. all’intera cristianità, ha bisogno di essere alimentato Diventeremo una sola cosa, se ci lasceremo attirare nel cuore delle Chiese attraverso il dovere di pregare dentro tale preghiera. Ogni volta che, come cristiani, insieme e non può essere più e solo collocato nella ci troviamo riuniti nella preghiera, questa lotta di Settimana di preghiera per l’unità o dettato da Gesù riguardo a noi e con il Padre per noi dovrebbe occasioni sporadiche, ma come ci ha esortato toccarci profondamente nel cuore. Quanto più, Benedetto XVI, deve divenire parte integrante di infatti, ci lasciamo attrarre in questa dinamica, tanto tutta la nostra vita di preghiera. Sono stati uomini e più si realizza l’unità. donne formati nella parola di Dio e nella preghiera gli artigiani della riconciliazione e dell’unità in ogni *Direttore Ufficio diocesano per l’Ecumenismo MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013
PRO Agenda pastorale del Vescovo, gennaio 2013 martedì 1 gennaio 2013 giovedì 31 gennaio 2013 Basilica Cattedrale, Oria Parrocchia “San Giovanni Bosco”, Pontifi cale del Vescovo Manduria Ore 11:00 Santa Messa in onore di San G. Bosco Ore 18:00 domenica 6 gennaio 2013 COMPLEANNI Basilica Cattedrale, Oria 12 gennaio Pontifi cale del Vescovo Mons. Angelo Principalli Ore 11:00 16 gennaio venerdì 11 gennaio 2013 Don Domenico Panna Ritiro del Clero 23 gennaio Ore 09:30 Don Domenico Spina ANNIVERSARI giovedì 17 gennaio 2013 3 gennaio Santuario della Madonna di Cotrino, Don Lorenzo Melle 7 Latiano Incontro di formazione permanente sul: 4 gennaio “La fede di fronte alle sfide del nostro Don Antonio Carrozzo tempo”; relatore: prof. Michele Illiceto. Ore 19:00 5 gennaio Mons. Alfonso Bentivoglio lunedì 21 gennaio 2013 5 gennaio Don Umberto Pezzarossa Chiesa Matrice, Villa Castelli Incontro ecumenico diocesano 5 gennaio Ore 19:00 Don Antonio Longo 10 gennaio giovedì 24 gennaio 2013 Don Dario De Stefano Basilica Collegiata, Francavilla Fontana 16 gennaio Santa Messa in onore della Madonna Don Rocco Erculeo della Fontana Ore 18:30 La redazione di “MemOria” sabato 26 gennaio 2013 augura all’arcivescovo DOMENICO CALIANDRO, Palazzo Municipale, Sava (sala Amphipolis) Giornata della Vita figlio della nostra comunità Ore 18:30 diocesana di Oria, un Parrocchia “Madonna del Rosario”, fecondo ministero pastorale Manduria nell’Arcidiocesi di Veglia della Pace organizzata dall’Azione Brindisi-Ostuni. Cattolica diocesana Ore 19:30
DIOCESANA Il buon profumo di Cristo L’ANSPI della Diocesi di Oria nell’Anno della Fede. L’ ANSPI (Associazione Nazionale San Paolo di, “organizzare ogni giornata in Oratorio come fosse Italia) della Diocesi di Oria si rinnova: il una festa, e non festeggiare più soltanto quando ricor- 24 novembre scorso è stato eletto il nuovo rono le date colorate di rosso sui calendari, portando Consiglio Zonale, presieduto da don Fernando un poco di straordinarietà nell’ordinarietà delle prassi Dellomonaco, che sarà in carica per i prossimi abituali. Ma per vivere ogni giornata con tale spirito, quattro anni. ricco di positiva energia, è indispensabile allenare e Quest’anno è davvero ricco per tutti noi. Anzitutto mettere in campo tutta la creatività di cui si è capaci” stiamo vivendo l’Anno della Fede. Esso è un par- (cfr. È festa, Sussidio per l’animazione in Oratorio 8 ticolare tempo di grazia per riscoprire e rinsaldare 2013, p.5-6). la bellezza nostra identità cristiana. Forse proprio Non dobbiamo però dimenticare la necessaria di- di questo si tratta: della bellezza. L’Anno della fede mensione trascendente: “un ragazzo che vive un possiamo viverlo con lo stesso atteggiamento di Oratorio in festa, attraverso questo clima di gioia chi si concede, una volta tanto, di andare a vedere entra in relazione con Dio, e sperimenta la gratitudi- qualcosa di bello. E deve convincere in primo luogo ne tipica di chi si sente amato. Una volta investiti da noi cristiani di quanto sia bello avere la fede. Anche questo amore, sarà facile riconoscere che si è varcata nei nostri Oratori, è necessario rimettere al centro e la porta della casa di Dio ed è del Suo amore che si è prendere in più appassionata considerazione il caso ricolmi ed innamorati” (cfr. È festa, p.7). Ciò che ci serio della fede. unisce in Oratorio non è semplicemente la voglia di Proprio in questa strada si colloca il tema propostoci stare insieme o una partita a calcio… chi ci unisce è a livello nazionale per questo anno 2013: “Oratorio Gesù Cristo! Da Lui deve partire ogni nostra inizia- tra festa e trascendenza”. L’Oratorio deve assume- tiva e SEMPRE a Lui ritornare! re sempre di più l’aspetto e l’essenza di una comuni- In questa prospettiva viviamo anche il 50° anniver- tà festosa, dove ognuno si sente accolto, dove ogni sario dell’ANSPI, come momento di ringraziamen- talento è valorizzato, dove ogni persona – ragazzo, to al Signore per questo prezioso strumento a servi- giovane, educatore, animatore – ama ed è amata in zio del Vangelo, frutto di una rinnovata attenzione modo del tutto speciale: «In Oratorio, quando si al mondo nata con il Concilio Vaticano II, e come fa festa, nessuno viene escluso, in quanto la prima momento per dare nuovo slancio alla nostra Asso- preoccupazione è proprio l’accoglienza» (d. Vito ciazione, perché continui a portare nelle nostre Co- Campanelli-Presidente Nazionale). Occorre, quin- munità il “buon profumo di Cristo”. MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013
SPECIALE Mario Pangallo “Illuminati nella mente e nel cuore” La fede cristiana e la ragione umana Sono stato gentilmente invitato a parlare sul rapporto tra fede cristiana e ultimamente, verso Dio, significa per l’uomo vera conoscenza di se stesso, ragione umana nell’Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI a 50 perché tale cammino si svolge, scrive Papa Wojtyla, ‘entro l’orizzonte anni dall’inizio del Concilio Vaticano II e a vent’anni dalla pubblicazione del dell’autocoscienza personale’ e cerca le risposte alle domande fondamentali Catechismo della Chiesa Cattolica, eventi che lo stesso Pontefice ha voluto dell’esistenza umana: “Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la espressamente collegare tra loro. Partendo proprio dal Catechismo della Chiesa presenza del male? Cosa ci sarà dopo questa vita?”. La domanda sulla verità e Cattolica, vorrei mettere in evidenza che nella prima sezione della prima su Dio emerge dal dato di fatto per cui fin dall’inizio della storia dell’uomo, dei parte, riguardante la professione della fede, il Catechismo tratta, nell’ordine, popoli e delle culture, si parla di Dio, o del “divino”, si pregano divinità o entità dell’uomo capace di Dio, di Dio che viene incontro all’uomo e della risposta superiori a Dio assimilabili, esistono “religioni”, credenze, riti, dottrine dell’uomo a Dio. I primi due momenti, che corrispondono ai primi due religiose. A questo dato si riferisce il Catechismo della Chiesa Cattolica quando capitoli della suddetta sezione, rispecchiano in un certo senso i primi 2 gradi afferma: «Nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, gli uomini in dell’iniziazione cristiana di cui parla il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti molteplici modi hanno espresso la loro ricerca di Dio attraverso le loro (RICA), del 1978, al numero 6: «Il primo grado si ha quando uno, dando credenze e i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, inizio alla conversione, vuol diventare cristiano ed è accolto dalla Chiesa come meditazioni, ecc.). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme catecumeno; il secondo grado si ha quando, cresciuta la fede e quasi terminato d’espressione sono così universali che l’uomo può essere definito un essere il catecumenato, viene ammesso a una più intensa preparazione ai sacramenti». religioso».5 L’esperienza religiosa non può non collegarsi con la riflessione Il terzo grado si ha quando, compiuta la preparazione spirituale, si ricevono i razionale sull’oggetto di questa esperienza, che possiamo chiamare in modo sacramenti dell’iniziazione cristiana, primariamente il Battesimo, che è porta generale, “l’assoluto” o “il divino”. Si tratta di penetrare nelle strutture di 9 della fede, come leggiamo all’inizio del Motu proprio Porta Fidei di Benedetto significato dell’esperienza religiosa “universali”, ovvero radicate nell’aspirazione XVI. Seguirò nella mia riflessione la gradualità segnata dal Catechismo della religiosa in quanto tale, come espressione propria dello spirito umano. In Chiesa Cattolica, cercando di mostrare come in questi primi due gradi questo compito è estremamente fecondo il metodo dell’analisi fenomenologica dell’iniziazione cristiana ragione e fede si possono armonizzare mirabilmente, della vita religiosa, con il fine di “guardare” all’essenze e ai significati della creando le premesse per una conversione della mente e del cuore, sul modello esperienza religiosa, mostrando la specificità della religione e la sua dell’antica scuola cristiana guidata da Clemente d’Alessandria, il quale irriducibilità ad altri ambiti del vivere umano (socialità, morale, politica, arte affermava che la fede cristiana era in un certo senso la sintesi e il compimento etc.), con i quali comunque è intimamente connessa. In tal modo si ha la della sapienza umana filosofica e della sapienza rivelata veterotestamentaria, formidabile opportunità di inquadrare le strutture di significato messe a fuoco mettendo in pieno accordo Atene e Gerusalemme. Il Catechismo della Chiesa dal metodo fenomenologico a partire dall’aspirazione religiosa fondamentale Cattolica inizia la sua riflessione parlando del desiderio di Dio che è in ogni dello spirito umano, cioè dal suo cor inquietum, indirizzato al trascendimento uomo: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è di sé, nell’approfondimento della propria stessa identità, nella filosofia stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto dell’interiorità, secondo il ben noto motivo agostiniano: «Tu autem eras, in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa».2 È questo il Domine, intimior intimo meo, superior summo meo».6 Il movimento dello motivo dominante nell’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II, dedicata spirito verso Dio va ben oltre il desiderio del bene morale e dell’ordine, perché proprio al tema del rapporto tra ragione e fede. Nella Introduzione di questa l’esperienza religiosa non è la stessa cosa che l’esperienza morale. Ci si deve Enciclica si legge: «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo certamente riferire all’etica quale ambito di esperienza dell’Assoluto spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver nell’incontro con l’altro, stando però attenti a non ridurre la concezione di Dio posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di alla proiezione delle umane esigenze soggettive di moralità, di bontà, di conoscere Lui, perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla giustizia (pericolo di antropomorfismo). La domanda sull’esistenza di Dio è piena verità su se stesso». L’Enciclica riprende più volte questo motivo, una domanda irriducibile alla domanda di bene e di giustizia e viene ad essere affermando, per esempio, che il desiderio di verità appartiene alla stessa natura mediata e introdotta da un insieme di domande sul significato della parola dell’uomo3 o che nel cuore umano dimora la ‘nostalgia’ di Dio.4 La Fides et “Dio” nel linguaggio religioso. Intanto il linguaggio come tale non può essere Ratio ci presenta dunque l’uomo come un essere per sua natura orientato a ridotto alla sola funzione descrittiva. Il pensiero ed il linguaggio umano hanno cercare la verità ed il bene, capace di verità e di bene, aperto all’Assoluto; la la capacità di riflettere su se stessi; il che è indizio della spiritualità o Rivelazione divina viene incontro a questo desiderio di verità e di bene che c’è immaterialità del soggetto del pensiero e del linguaggio, che è l’uomo. L’uomo, in ogni uomo per dare risposta a quelle domande di fondo sul senso delle cose infatti, quando riflette completamente su se stesso attraverso e oltre la e sul senso della propria stessa vita cui Giovanni Paolo II accenna nella parte riflessione sul proprio atto di pensare e di parlare, manifesta la immaterialità, iniziale dell’Enciclica, affermando che l’itinerario verso la verità e quindi, la spiritualità, della propria natura, come già osservavano S.Agostino e S. 1 RICA, Introduzione, n. 6 5 CCC, n. 28 2 CCC, n. 27 6 S. AGOSTINO, Confessiones, 3,6.11 3 Cfr. Fides et Ratio, n. 3 4 Ibidem, n. 24
SPECIALE Tommaso d’Aquino.7 Si dischiude così un orizzonte di trascendenza del sensitivo o di semplice reazione agli stimoli ambientali. Come ogni attività linguaggio: nel linguaggio religioso, il centro prospettico è il divino. Ma, a ben culturale, la fede religiosa comporta una “distanza” tra soggetto e realtà guardare, il “divino” significa un insieme di realtà che non rientrerebbero per circostante, che consente di assumere la realtà nel giro della riflessione, capace sé in questa categoria se non per una Presenza rinviante, in un modo o in certa misura di comprendere la realtà e quindi di trasformarla. Ora, nel caso nell’altro, a una Realtà Assoluta, che è Dio stesso. Senza la parola “Dio” ogni del discorso su Dio, si possono dare concezioni “impersonali” o “personali” espressione del linguaggio religioso perderebbe o cambierebbe radicalmente il della divinità, concezioni teiste o panteiste, monoteiste o politeiste ecc. Ma in proprio significato; la sacralità di un oggetto (per esempio la sacralità dei ogni caso la concezione di Dio “supera” le condizioni materiali che conducono paramenti) o di un rito religioso è tale solo in funzione di Dio, a cui tale oggetto ad affermarne l’esistenza ed in qualche modo lo significano al credente, all’ o tale rito si riferiscono. Il credente non considera Dio primariamente un “uomo religioso”. Infatti, neanche la religiosità più idolatrica è così ingenua da semplice “oggetto” di coscienza; egli lo considera una Presenza intima, sì, ma ritenere che un animale o una pietra sia Dio: il bisogno di concretezza e che anche supera i limiti umani ed è termine di speranza; pertanto ha senso visibilità, che è proprio di un essere corporeo come è l’uomo, certamente può porsi la domanda sulla sua esistenza obiettiva trascendente. Nel porsi questa condurre ad affidarsi a idoli, adorandoli; ma il significato religioso trascende la domanda, la ragione si deve muovere nell’umile consapevolezza che il suo materialità dell’idolo in quanto tale. Se un idolo è distrutto il credente idolatra procedere è corretto, nel suo dispiegarsi, quando sa riconoscere, all’interno ne fabbricherà un altro, non concederà di certo che è stato distrutto il proprio della ricerca di Dio, il limite suo costitutivo, dato dalla sproporzione tra il dio. Le concezioni religiose che identificano il divino con l’energia vitale soggetto conoscente e l’oggetto ricercato, e già in qualche modo “trovato” dal cosmica, superiore a ogni forma vitale concreta, o con altra forma di energia punto di vista esistenziale. In seguito a questo corretto riconoscimento, la spirituale, sempre si elevano oltre il dato sensibile. Ciò avviene a maggior ragione alla ricerca di Dio è chiamata a cogliere ed esprimere l’esigenza di un ragione, e con maggiore consapevolezza, nelle concezioni religiose teiste e atto rivelatorio in grado di colmare il vuoto evidenziato dalla sproporzione tra monoteiste, credenti in un “Dio personale”. La relazione con Dio è dunque finito e Infinito e che non può venire dall’uomo stesso, ma da ciò-che-è-oltre- possibile soltanto in un essere vivente “pensante”, capace di trascendere il puro l’uomo, da un Assoluto trascendente. Ora, ogni iniziativa dell’Assoluto verso dato sensibile, di interpretarlo, di conferirgli un senso, di assumerlo in un ciò che non è Assoluto, è libera, non è necessaria, altrimenti sarebbe “dovuta” sistema di significati “universali” e di valori tramandabili storicamente. La e l’Assoluto non sarebbe più tale, venendo ad essere condizionato dalla conoscenza religiosa di Dio non è una “religiosità naturale” precedente ogni finitezza. Di conseguenza, il muoversi di Dio verso l’uomo che lo cerca è un esperienza religiosa concreta, “positiva”, come alcuni filosofi illuministi hanno ulteriore atto libero, di Amore gratuito, è Grazia. La Teologia cristiana della pensato: la conoscenza “naturale” di Dio è sempre storicamente prodotta da 10 Rivelazione, poiché riflette sull’Amore che parla all’uomo, nella dimensione una esperienza religiosa, dentro una comunità credente. Certo, è possibile della storicità, completa, eleva e perfeziona il discorso razionale su Dio, non un’operazione esistenziale in cui un individuo si allontana dal coinvolgimento nella semplice continuità, ma con un “salto” qualitativo dell’esistenza e della concreto della propria vita nella fede religiosa, rimanendo così in un rapporto conoscenza, che il pensiero umano può riconoscere come ragionevole, ma che con Dio alquanto vago e discontinuo, fondato su pochi elementi, rintracciabili è reso effettivamente possibile soltanto dalla luce della Fede. E’ richiesto, in qualsiasi religione, quasi in una sorta di “minimum” comune a ogni credenza dunque, un “salto” qualitativo, una profonda purificazione /trasformazione, (esiste un qualche Essere superiore; esiste un ordine divino; forse anche dell’esistenza e una illuminazione della conoscenza. In tal senso il passaggio dal esistono premi e castighi oltre la morte; la vita moralmente buona è certamente 1° al 2° grado di cui parla il RICA è un tempo di illuminazione dal punto di gradita a Dio). Questa operazione può avvenire anche oltre le scelte individuali vista intellettuale e insieme anche un tempo di purificazione spirituale, e divenire una operazione “culturale”: è il caso della cosiddetta “secolarizzazione”, esistenziale: «Con il secondo grado dell’iniziazione comincia il tempo della intesa in senso lato, alla quale si accompagna un bisogno di religiosità diverso purificazione e dell’illuminazione, destinato a una più intensa preparazione dalle forme tradizionali e per molti aspetti piuttosto inquieto e indefinito. Da dello spirito e del cuore. In questo grado la Chiesa fa l’ “elezione” o scelta di questa breve disamina della conoscenza “naturale” di Dio discendono alcune ammissione dei catecumeni, che per le loro disposizioni sono idonei a ricevere ulteriori considerazioni. Una prima considerazione riguarda l’universalità e la nella vicina celebrazione i sacramenti dell’iniziazione»8; poco più avanti il serietà della questione su Dio nella storia umana. Poiché, come si è visto, il RICA ribadisce la necessità di una trasformazione della mente e della vita: problema di Dio è esclusivamente, propriamente e universalmente umano, «Prima della celebrazione dell’ “elezione”, si richiede dai catecumeni la sembra perlomeno inverosimile pensare che si tratti di un problema sul “nulla”, conversione della mente e del modo di vita, una sufficiente conoscenza della su una realtà del tutto illusoria, insomma di una questione inconsistente ed dottrina cristiana, un vivo senso di fede e di carità».9 Una considerazione che inutile. È ben strano pensare che l’uomo, che è l’unico essere vivente sulla Terra ritengo di dover fare a questo punto è che la questione di Dio è una questione capace di porsi la questione su Dio, si inganni totalmente su un punto così esclusivamente e propriamente “umana”. Esclusivamente umana, in quanto importante per la propria vita. I tentativi delle filosofie agnostiche, atee, soltanto gli uomini parlano di Dio, pregano Dio, ne affermano o ne negano materialiste, di ridurre il fenomeno religioso a fatto psicologico, politico, etico- l’esistenza, esprimono il loro rapporto con Dio, o con gli dei, o col “divino”, culturale, si sono mostrati insufficienti a spiegare tutta la ricchezza e la attraverso forme strutturate, che chiamiamo “credenze religiose” e “pratiche specificità dell’esperienza religiosa rispetto ad altre realtà della vita umana. religiose”. Dio è una questione propriamente umana, perché in qualunque Evidentemente il problema di Dio è ineludibile per l’uomo: una spiegazione, a esperienza religiosa di qualunque cultura, il “divino” è sempre “oltre” la realtà mio avviso, può trovarsi nella esigenza di “assoluto”, di “riferimenti assoluti”, materiale che in qualche modo la rappresenta, cosicché è necessario un che caratterizza tanto il pensiero speculativo quanto la vita morale e sociale. Di approccio simbolico, razionale e spirituale a Dio. Quando uso il termine fatto quando un uomo o un gruppo negano Dio come Assoluto, tendono a “spirituale” intendo designare un modo di avvicinarsi a Dio irriducibile a ricercare un altro “assoluto” che lo sostituisca come ancoraggio stabile della fenomeni o reazioni puramente “istintive”, di carattere soltanto emotivo, vita, elevando una realtà contingente a punto di riferimento necessario del 7 Cfr. S. TOMMASO d’AQUINO, Summa contra Gentiles, II, c.49; S. AGOSTINO, De Trinitate, IX, 3,2. 8 RICA, Introduzione, n. 22 9 Ibidem, n. 23
SPECIALE pensare e dell’agire (significativo in tal senso è l’episodio biblico del ‘vitello obiezione, occorre precisare che: 1) la conoscenza razionale e la conoscenza di d’oro’, costruito da quella parte del popolo ebraico che aveva perso la fiducia nel fede sono due conoscenze distinte, ma anche profondamente legate l’una Dio di Mosé). La ben nota espressione di S.Agostino «ci hai fatto per Te, o all’altra proprio dalla tensione verso l’Assoluto che caratterizza lo spirito Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te» enota che lo umano, come si è detto in precedenza; 2) la Rivelazione cristiana (Sacra spirito umano è potenzialmente infinito, in quanto non si appaga in modo Scrittura e Tradizione) e il Magistero della Chiesa, sostengono la possibilità e la definitivo di alcun risultato, in nessun ambito di conoscenza e di attività. legittimità della conoscenza razionale di Dio e la sua utilità anche per la stessa L’autotrascendimento è una possibilità insita nell’attività spirituale proprio teologia. Circa la prima precisazione, mi sembra importante anzitutto perché spirituale; ed è a partire da questa possibilità che emerge il significato distinguere tra conoscenza filosofica e conoscenza teologica di Dio. La della parola «Dio» nell’esperienza di ogni uomo. Una seconda considerazione conoscenza filosofica di Dio è “naturale”, nel senso che non si avvale riguarda il metodo, cioè la via, per un’adeguata conoscenza razionale di Dio. Se metodologicamente di un’adesione previa ad una Rivelazione positiva. La l’esperienza religiosa storico-positiva, collocata nella cultura e nella tradizione, ragione illuminata dalla Fede, che è la ragione operante nella ricerca teologica precede e rende possibile la questione su Dio per la coscienza singola, ogni cristiana, presuppone invece un’assoluta Verità: «Dio ha parlato, rivelando approccio razionale a Dio sarà “a posteriori”, ovvero a partire da un’esperienza all’uomo Se Stesso e gli eterni Decreti della Sua Volontà». La conoscenza già data. Intendo dire che l’idea di Dio non può darsi alla coscienza in modo razionale di Dio è profondamente unita alla conoscenza di fede, e può assolutamente innato, ma sempre proviene da una cultura religiosa precedente fecondamente collaborare con essa, nella misura in cui è consapevole di questa l’individuo, assimilata per mezzo dell’educazione, delle tradizioni familiari e distinzione: una ragione che pretenda di dimostrare la necessità della sociali della propria comunità; può anche provenire, in casi particolari, dalla Rivelazione a partire da un’analisi dell’esperienza religiosa è una forma di riflessione filosofica o da incontri occasionali con il problema di Dio, per razionalismo e di naturalismo. Conoscenza razionale e conoscenza di fede esempio in contesti dove l’ateismo fosse dominante. Dunque la via a Dio parte sono profondamente unite perché radicate entrambe nello stesso soggetto, da ciò che per noi è noto verso ciò che per noi non è ancora noto, come ogni nell’umana ragione che ricerca il Fondamento, il Senso pieno dell’esistenza, la umana ricerca, che non presume di possedere già quel che deve ancora Verità dell’Essere e dello Spirito. L’approfondimento di questa unità nel raggiungere. Tuttavia la ricerca di Dio non è assimilabile o paragonabile alla dinamismo della soggettività conduce al superamento della stessa soggettività, ricerca di un qualsiasi altro oggetto: interrogarsi su Dio significa anche verso la scoperta di un Logos che può rivelarsi in modo personale all’uomo e interrogarsi sulle condizioni che rendono possibile all’uomo la stessa ricerca di che per il credente cristiano si è realmente rivelato nella storia di Israele e, Dio. L’affermazione agostiniana: «non ti cercherei, o Dio, se non ti avessi già pienamente, in Gesù di Nazaret, che è il Verbo divino incarnato. Poiché l’uomo 11 trovato» significa che l’assoluta trascendenza di Dio rispetto al soggetto umano ha un profondo rapporto con il Logos divino, essendo costituito ad immagine richiede un qualche “motivo” sufficiente e adeguato a spiegare la possibilità e somiglianza di Dio, la ragione che ricerca Dio è profondamente radicata nel stessa della questione su Dio. Se Dio non esistesse e non muovesse l’uomo a Logos, che è nel principio e nel fine della ricerca razionale, cosicché cercando cercarlo sarebbe difficile spiegare la stessa possibilità della ricerca di Dio da la Verità, lo spirito umano conosce fino in fondo anche se stesso. Quando però parte del credente come da parte del non ancora credente che si pone la la ragione è condotta da questa ricerca oltre se stessa, alla scoperta di un Dio domanda su Dio. Oggi la domanda ‘se Dio esiste’ potrebbe apparire superflua, trascendente, non può non aprirsi in qualche modo all’interrogativo circa il perché sembra più importante chiarire il significato di Dio per la vita dell’uomo, Volto di una Verità divina che somiglia all’uomo, ma che per essenza è oltre piuttosto che sforzarsi di dimostrarne l’esistenza reale. Ma io non vedo l’uomo. La ragione vede la trascendenza di Dio rispetto a colui che lo ricerca e un’opposizione tra i due percorsi: infatti nessuna esperienza religiosa, che sia che mai interamente lo possiede. Questa Trascendenza divina non sarebbe autenticamente tale, rinuncerebbe ad includere nel significato globale e assolutamente tale se non si comprendesse come Libertà divina: se l’Assoluto completo della parola “Dio” la sua esistenza reale, oltre gli orizzonti della non fosse libero non sarebbe davvero trascendente. Ma non si può pensare la capacità spirituale soggettiva di concepirlo e di parlarne. Nessun autentico libertà se essa non sussiste in un essere spirituale e “personale”, anche se credente concederebbe che l’esistenza di Dio dipende esclusivamente dal dobbiamo attribuire a Dio questi termini con cautela e in modo analogico. proprio atto di credere e ha significato solo all’interno di questo atto. Il credente Dunque la ragione non solo non può escludere che, nella sua intima e sovrana argomenterebbe che questo “Dio” non sarebbe un vero Dio, ma soltanto una libertà, Dio si sia voluto rivelare in un modo del tutto particolare, eccedente le proiezione del cuore umano, dei propri bisogni e delle proprie aspirazioni. E capacità umane di comprensione, ma può giungere anche ad ammettere come può darsi che Dio sia anche tutto questo, perché il modo di rapportarci a Dio è plausibile che, nell’ipotesi che tale Rivelazione sia effettivamente avvenuta, in condizionato dalla nostra soggettività; ma non propriamente e non essa Dio ha rivelato all’uomo aspetti della Sua Vita, della Sua Sapienza e del Suo principalmente, in nessuna concezione religiosa degna di questo nome. La Volere, che altrimenti l’uomo, con le sue sole forze, non avrebbe potuto ricerca razionale di prove dell’esistenza di Dio, dunque, non è necessaria per conoscere. La Rivelazione non ha il solo scopo di aiutare l’uomo a conoscere confermare e legittimare la credenza religiosa; e tuttavia corrisponde ad senza pericolo di errore le verità divine, ma eleva la conoscenza umana a vette un’esigenza obiettiva insita nella stessa costituzione del significato della parola a cui essa non potrebbe giungere nec de jure nec de facto. E’ interessante, a “Dio” nell’esperienza religiosa, tanto collettiva quanto individuale. Risulta poi questo proposito, quanto scrive S.Tommaso d’Aquino: «Era necessario, per la piuttosto diffusa un’obiezione che potremmo chiamare ‘fideista’ e che potrebbe salvezza dell’uomo, che, oltre alle discipline filosofiche d’indagine razionale, ci così formularsi: “se la conoscenza razionale può giungere solo a verità parziali fosse un’altra dottrina procedente dalla divina rivelazione. Prima di tutto su Dio, in quanto si limita al punto di vista della ragione naturale, che è un perché l’uomo è ordinato a Dio come a un Fine che supera la capacità della punto di vista superato dalla fede, tanto vale allora rivolgersi direttamente allo ragione […] Cosicché per la salvezza dell’uomo fu necessario che mediante la studio positivo di ciò che è rivelato da Dio ed accolto dall’uomo nella fede, divina rivelazione gli fossero fatte conoscere realtà superiori alla ragione senza perdere tempo dietro ragionamenti umani”. Nel merito di questa umana»10. D’altra parte San Tommaso riconosce che de jure vi sono aspetti 10 S.Theol., I, q.1, a.1 resp.
SPECIALE della realtà divina che la ragione umana può conoscere, ma che, de facto, loro manifestato. Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni conoscerebbe difficilmente, col pericolo di molti errori e dopo lungo tempo: invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da Lui «Anche riguardo a quello che intorno a Dio si può indagare con la ragione, fu compiute, come la sua eterna potenza e divinità; i pagani dunque sono necessario che l’uomo fosse ammaestrato per divina rivelazione, perché una inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli conoscenza razionale di Dio non sarebbe stata possibile che per parte di pochi, hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si dopo lungo tempo e con mescolanza di molti errori; eppure dalla conoscenza è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono di tali verità dipende tutta la salvezza dell’uomo, che è riposta in Dio»11. Da diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con queste considerazioni possiamo trarre, in breve, le seguenti conclusioni: a) la l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di conoscenza razionale di Dio è subordinata alla conoscenza di fede; b) la rettili».13 La Tradizione della Chiesa ha ripreso questi luoghi scritturistici in conoscenza puramente razionale è sempre parziale e fallibile, mentre la ogni epoca. Mi sembra molto significativo, a titolo di esempio, il testo in cui conoscenza per divina rivelazione è adeguata e infallibile, se la Rivelazione è Sant’Agostino cita Rom. 1, 20: «Ciò che sento in modo non dubbio, anzi certo, correttamente interpretata e compresa, con l’aiuto di Dio e la guida della Signore, è che ti amo. Folgorato al cuore da Te mediante la tua parola, ti amai, Chiesa; c) le Verità di Fede, in senso stretto, per esempio la Trinità o e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute, ecco, da ogni parte mi l’Incarnazione, non sono alla portata della ragione umana; d) vi sono però dicono di amarti, come lo dicono senza posa a tutti gli uomini, affinché non ambiti di indagine comuni alla conoscenza razionale e alla conoscenza di fede abbiano scuse».14 Nello sviluppo di questa riflessione, Sant’Agostino ritorna più per quel che riguarda la vita divina; all’interno di questi ambiti, l’indagine volte sull’idea che Dio è conoscibile attraverso la bellezza delle sue opere, e puramente razionale su Dio è legittima, anche se incompleta. Riprendendo ritiene questa conoscibilità naturale un necessario punto di partenza per una quest’ultimo punto, possiamo dunque dire che alcune verità su Dio, a cui la più adeguata conoscenza di Dio in interiore homine15. In modo autorevole il ragione naturale può accedere, sebbene imperfettamente, e che sono pure Magistero della Chiesa ha definito che si può conoscere con certezza l’esistenza oggetto della Rivelazione, cioè i cosiddetti «praeambula fidei», costituiscono di Dio ed il Suo essere Creatore e Signore, anche con la sola ragione naturale. I un terreno comune di confronto sia tra la conoscenza razionale e la fede testi più importanti a tale proposito sono la Costituzione dogmatica Dei Filius cristiana, sia tra la fede cristiana e la sapienza di altre religioni. In questo senso del Concilio Vaticano I, al capitolo II, sulla Rivelazione, la Costituzione la conoscenza razionale può essere propedeutica alla conoscenza della dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II sulla divina Rivelazione (n.6) Rivelazione, indagando su questioni come l’esistenza di Dio creatore, il e l’Enciclica Fides et Ratio, che cita la Costituzione dogmatica Dei Filius, per linguaggio su Dio, la spiritualità e immortalità dell’anima umana, l’assoluta affermare che “la verità raggiunta per via di riflessione filosofica e la verità della 12 dignità della persona, l’esistenza della legge morale naturale, il libero arbitrio Rivelazione non si confondono, né l’una rende superflua l’altra”.16 Non soltanto dell’uomo ecc. La ragione può persino spingersi fino ad affermare la pura la conoscenza razionale di Dio è considerata compatibile con l’ “intellectus possibilità (cioè la non contraddittorietà) di una Rivelazione speciale di Dio e fidei”, ma è anche considerata un’alleata preziosa per evitare il soggettivismo, ad ipotizzare la possibilità reale e la plausibilità della Rivelazione stessa. D’altra l’agnosticismo e il fanatismo religioso, che, per motivi diversi, impediscono parte anche la ragione presuppone una “rivelazione” di Dio attraverso la realtà non soltanto ogni dialogo tra fede e ragione su Dio, ma anche tra le varie naturale e spirituale: tale “rivelazione” si deve denominare “naturale”, per religioni, all’interno del loro naturale luogo di incontro, cioè la persona umana distinguerla dalla Rivelazione per eccellenza, che è la Rivelazione aperta all’Assoluto e desiderosa e capace di mettersi alla Sua ricerca. soprannaturale. Questo modello, per così dire, “lineare”, “propedeutico”, del Papa Benedetto XVI ha ribadito tutto questo in un recente discorso tenuto rapporto tra ragione filosofica e teologia, si completa nel modello “circolare”, nell’Udienza di Mercoledì 21 novembre 2012: «La fede cattolica è ragionevole secondo la formula agostiniano-anselmiana: «credo ut intelligam, intelligo ut e nutre fiducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella credam», a seconda del punto di vista che si assume: per la ricerca dell’uomo Costituzione dogmatica Dei Filius, ha affermato che la ragione è in grado “naturaliter christianus” può essere più fecondo il modello “lineare”; per il di conoscere con certezza l’esistenza di Dio attraverso la via della creazione, credente, che è proteso a rendere ragione della propria fede (che intende, cioè, mentre solo alla fede appartiene la possibilità di conoscere “facilmente”, con mostrare che è più ragionevole credere che non credere e che la Rivelazione assoluta certezza e senza errore le verità che riguardano Dio alla luce della cristiana è credibile) è più fecondo il modello “circolare”. La Sacra Scrittura e la Grazia. La conoscenza della fede, inoltre, non è contro la retta ragione. Il Beato Tradizione della Chiesa, custodite dal Magistero, sostengono la possibilità, la Papa Giovanni Paolo II, infatti, nell’Enciclica Fides et Ratio, sintetizza così: “La legittimità e l’importanza della conoscenza filosofica di Dio. Luoghi “classici” ragione dell’uomo non si annulla né si avvilisce dando l’assenso ai contenuti di della Sacra Scrittura a tale riguardo sono principalmente due testi; uno è del fede; questi sono in ogni caso raggiunti con una scelta libera e consapevole” Libro della Sapienza, in cui si legge: «Davvero stolti per natura tutti gli uomini (n. 43). Nell’irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero Colui fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento che è, non riconobbero l’artefice, pur considerandone le opere. Ma o il fuoco o di sé». Benedetto XVI a questo punto approfondisce la riflessione sul tema, il vento o l’aria sottile o la volta stellata o l’acqua impetuosa o i luminari del prendendo in esame l’espressione paolina ho lògos tou staurou, “la parola della cielo considerarono come dèi reggitori del mondo. Se, stupiti per la loro croce”: «San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sostiene: bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro Signore, “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece perché li ha creati lo stesso Autore della bellezza. Se sono colpiti dalla loro annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” potenza e attività, pensino da ciò quanto è più potente Colui che li ha formati. (1Cor 1,22-23). Dio, infatti, ha salvato il mondo non con un atto di potenza, ma Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce mediante l’umiliazione del suo Figlio unigenito: secondo i parametri umani, l’Autore»12. L’altro testo biblico è di San Paolo, che scrive nella Lettera ai l’insolita modalità attuata da Dio stride con le esigenze della sapienza greca. Romani: «Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha Eppure, la Croce di Cristo ha una sua ragione, che San Paolo chiama ho lògos 11 Ibid. 13 Rom., 1,19-23 12 Sap., 13, 1-5 14 Conf., X, 6.8 15 Cfr. Ibid. X, 6.9; 6.10, dove nuovamente è citato il testo di Rom. 1,20. Pure paolina è l’espressione “homo interior”: cfr. Rom., 7,22; Eph., 3,16; 2Cor., 4,16 16 Fides et Ratio, n. 9; cfr. CCC, n. 36
SPECIALE tou staurou, “la parola della croce” (1Cor 1,18). Qui il termine lògos indica sociale, comprensibile e valida anche alla luce della ragione non credente. Vi tanto la parola quanto la ragione e, se allude alla parola, è perché esprime è una legge morale naturale riconoscibile dall’umana ragione, presupposta, verbalmente ciò che la ragione elabora. Dunque, Paolo vede nella Croce non compiuta e superata dalla legge evangelica, dalla Legge della Grazia; tralascio un avvenimento irrazionale, ma un fatto salvifico che possiede una propria di approfondire quest’aspetto, perché bisognerebbe dedicarvi almeno un altro ragionevolezza riconoscibile alla luce della fede. Allo stesso tempo, egli ha incontro. Mi limito a sottolineare che il rapporto ragione-fede non ha solo una talmente fiducia nella ragione umana, al punto da meravigliarsi per il fatto che valenza teoretica ma anche pratica: parliamo dunque della ragione speculativa molti, pur vedendo le opere compiute da Dio, si ostinano a non credere in Lui». in rapporto armonico con la “fides quae” e della ragione pratica in rapporto Quindi Benedetto XVI prosegue considerando il rapporto virtuoso tra scienza armonico con la “fides qua”: ortodossia e ortoprassi vanno insieme. Vorrei e fede, ed afferma, tra l’altro: «Anche per questo è ragionevole credere: se la accennare ad un’ultima questione: alla luce di quanto detto, è possibile una scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di “filosofia”, cioè una ricerca razionale, che si qualifichi come “cristiana”? Credo Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre si possa rispondere affermativamente a questa domanda, e cerco di spiegare per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno». in modo estremamente sintetico in che senso. La filosofia si qualifica come Occorre sottolineare che, a differenza della conoscenza della rivelazione ‘cristiana’: a) - in quanto dimostra i ‘preamboli della fede’, di cui si è detto in naturale, la conoscenza, nella fede, della Rivelazione soprannaturale è possibile precedenza; b) - in quanto fornisce alla teologia forma ‘scientifica’, ovvero le concretamente attraverso la Chiesa, che “consegna” ai catecumeni ‘eletti’ il leggi logiche e i sistemi di argomentazione di cui potersi avvalere; c) - in quanto Simbolo, il “Credo”, perché riconoscano le meraviglie operate dal Signore per la aiuta la teologia ad approfondire il significato delle formulazioni delle verità di salvezza degli uomini, come leggiamo nel RICA17. Nella fede il catecumeno, con fede; d) - in quanto difende le verità di fede da eventuali attacchi portati contro l’aiuto necessario della Grazia divina, accoglie il messaggio cristiano trasmesso di essa in un ambito puramente filosofico (per esempio, dallo scetticismo, dal dalla Chiesa, riconoscendone la verità e la non opposizione alla ragione relativismo, dall’edonismo ecc.). Si può dunque parlare di quattro funzioni rettamente usata e rendendo la propria volontà disponibile all’obbedienza al della ragione filosofica a servizio della fede cristiana: propedeutica, pedagogica, Vangelo testimoniato nella vita. I “praeambula fidei” non dimostrano alcuna critica e apologetica. Da parte sua la fede cristiana eleva l’intelletto in cui verità soprannaturale della fede cristiana, né possono “costringere” all’assenso viene infusa, potenziandone la capacità di penetrare nella natura delle cose; il non credente; essi tuttavia sono importanti perché, mostrando dal punto arricchisce anche contenutisticamente la ragione, facendole conoscere verità di vista razionale la compatibilità dei Misteri del Cristianesimo con le Verità soprannaturali al di fuori della sua portata; la aiuta a liberarsi da eventuali più alte cui possa giungere la ragione, predispongono oggettivamente ad errori nell’ambito dell’investigazione delle verità naturali. 13 accogliere la verità della fede cristiana. Dal punto di vista esistenziale della La filosofia cristiana ha una sua precisa fisionomia e identità, storica e teoretica, soggettività individuale, ovviamente, le cose stanno in modo ben diverso, è immutabile nelle verità fondamentali, ma si aggiorna continuamente perché l’accoglienza della Rivelazione di fatto richiede nel soggetto umano un nel dialogo con le diverse culture, aperta ad approfondire temi nuovi e ad insieme di disposizioni, di cui la predisposizione intellettuale rappresenta solo accogliere nuovi suggerimenti provenienti da altre correnti di pensiero, una componente, sia pure di grande importanza. Si possono poi includere tra secondo la bella formula dell’Enciclica Aeterni Patris di Leone XIII: “Vetera i “praeambula fidei” anche i motivi di credibilità della Rivelazione cristiana novis augere et perficere”. Essa è generatrice di civiltà, in particolare perché di natura storica, quali i miracoli, le profezie, l’esistenza e la diffusione della tutela la dignità della persona umana e afferma il primato del diritto naturale su Chiesa ecc. Scrive San Tommaso: «Le verità di fede non potrebbero essere ogni ordinamento giuridico positivo, tema di scottante attualità. Ma c’è di più, credute se non si vedesse che sono da credere (ea esse credenda) o per e concludo: a differenza di una semplice indagine antropologico-culturale sulla l’evidenza dei segni o per altri simili motivi»18. In effetti questi segni di natura religione, che sviluppa la sua riflessione sul Dio inteso come ‘sacro cosmico del storica sono quasi le “credenziali” con cui Dio accompagna la sua Rivelazione. tutto’ o come supremo artefice dell’universo, lontano dalle speranze e dai dolori Si può dunque parlare di tre livelli di considerazione della ragionevolezza degli uomini, la riflessione razionale cristiana attinge il sacro per dirigere la sua della Rivelazione: 1) - la Rivelazione divina è possibile: questo può essere riflessione oltre il sacro, oltre il Dio della religiosità naturale, navigando verso affermato con la sola ragione; - in certo senso corrisponde, dal punto di vista il ‘Santo’, verso il Dio che parla e si fa presente nella realtà storica. In tal modo esistenziale, al 1° grado del RICA; 2) - la Rivelazione divina è avvenuta: questo la riflessione della ragione attinge dalla Rivelazione anche la materia stessa del lo crede la ragione illuminata dalla fede (non ancora ‘perfettamente formata’); proprio riflettere, ovvero la realtà della storia della salvezza e le tensioni da cui - corrisponde, dal punto di vista esistenziale, al 2° grado del RICA; 3) - la essa scaturisce: principalmente la tensione peccato originale-redenzione, che Rivelazione divina è custodita, trasmessa e rettamente interpretata dalla Chiesa genera la situazione teologica e antropologica risolutiva e salvifica, realizzata Cattolica; - corrisponde dal punto di vista esistenziale al 3° grado del RICA, con l’evento dell’Incarnazione del Verbo divino. In rapporto a questo orizzonte, quello in cui il catecumeno diventa a tutti gli effetti cristiano, entrando a far la riflessione razionale si trova invitata a decidere per l’obbedienza della fede. Di parte della Chiesa Cattolica mediante i Sacramenti dell’iniziazione, in primis fronte al ‘mistero dell’iniquità’, infatti, la ragione si riconosce limitata e coglie, il Battesimo, come già ricordato. Usando la terminologia dell’apologetica se è onesta, l’esigenza di essere compiuta ed oltrepassata dal Mistero pasquale, classica, potremmo parlare di demonstratio religiosa, demonstratio christiana, che ha la sua premessa storico-salvifica nel Mistero dell’Incarnazione, il demonstratio catholica. Si deve inoltre notare che il rapporto di feconda Mistero del Natale del Signore, che ormai è alle porte e che ci auguriamo di armonia evidenziato finora tra la conoscenza razionale e la conoscenza di fede vivere, con la Sua Grazia, nella gioia e nella pace. si ripropone anche nell’ambito della vita morale e spirituale, di cui si occupa tutta la Terza Parte del Catechismo della Chiesa Cattolica, intitolata: “La vita in Cristo”. Infatti i primi due capitoli di questa III parte, riguardanti la dignità della persona e la comunità umana, trattano della vita morale individuale e 17 Cfr. RICA, Introduzione, n. 25 18 S. Theol., II-II, q. 1, a. 4, ad 2
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