PROGETTO PERSONA MUSICARTERAPIA NELLA GLOBALITÀ DEI LINGUAGGI AMBITI DI APPLICAZIONE PEDAGOGICO-TERAPEUTICI - ARMANDO EDITORE
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Stefania Guerra Lisi PROGETTO PERSONA MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi Ambiti di applicazione pedagogico-terapeutici ARMANDO EDITORE GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 3 30/07/18 16:45
Sommario Prefazione 11 Lucio Lombardo Radice Introduzione 15 Progetto Persona 17 Una formazione interprofessionale globale 22 Obiettivi metodologici della GdL 32 La globalità dei Linguaggi: paradigma di una disciplina 36 Gino Stefani Portatore di handicap o di cultura? 47 Le memorie del corpo 50 Il “Corpo Sentito”: psicomotricità nella Globalità dei Linguaggi 57 Parte prima Ambiti di applicazione pedagogico-terapeutici 67 nella MusicArTerapia GdL Preparazione della coppia e assistenza al parto 67 Margherita Soattin Un grembo sociale per un grembo materno 76 Ilaria Ciofi Meraviglia – Dedizione – Gratitudine alla vita 80 Imprinting prenatali e identità musicale 86 Improvvisazione musicale sugli stili prenatali. 95 Gruppo del Conservatorio di Torino (1994) Parte seconda Aspettare un bambino: dalla coppia al grembo sociale 100 Predisporre alla pace. La com-prensione dell’altro oltre le differenze 100 Prevenzione per il “cucciolo d’uomo” 103 L’ascolto pedagogico-terapeutico 106 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 5 30/07/18 16:45
La famiglia e le sicurezze del bambino 107 L’Università della Famiglia 112 Il progetto educativo tra famiglia, nido e scuola 113 Parte terza Asilo Nido/Scuola dell’Infanzia/Scuola Primaria 116 Asilo Nido: un’esperienza metodologica nella GdL 116 Ascolto del lattante 128 Dalla Mater alle Materie: le riflessologie bocca-mano-mente 129 Il processo ri-cognitivo 137 Integrazione Intercultura Interdisciplina nella GdL 146 Crescita e apprendimento nella “scuola di tutti”: 157 CIM e A.U.R.A.P. di Perugia Carla Brutti, Rita Parlani Essere, fare, far fare 165 Cinzia Guandalini, Roberta Manzali Autismo e apprendimento nel gruppo 171 Anna Cuscini Da seme a frutto, da Pinocchio al Mago di Oz 173 Scolarizzazione dei bambini zingari nell’età dell’obbligo 176 in ambito espressivo creativo Parte quarta Scuola Secondaria ed extrascuola 203 Crescita: sessualità, sensualità ed handicap 203 Integrazione oltre la scuola dell’obbligo 209 L’A.N.I.S. Associazione Nazionale Integrazione Sociale 220 Laura Rubrianti, Anna Comunale Una psicomotricità “Globale” 231 Giuliano Giaimis Ortovita 233 L’Integrazione Uomo-Natura negli “Orti Plurisensoriali” nella GdL 234 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 6 30/07/18 16:45
Parte quinta Centri di riabilitazione/integrazione 237 Progetto Persona al “Don Guanella” maschile di Roma 237 Piacere: a ciascuno il suo 246 L’alleanza terapeutica dei metodi: un caso clinico 248 Maria Assunta Giusti, Paola Ciabatti Storia di Dora, la bambina del treno 249 Homo – Tono – Fono – Simbolicus 262 MusicArTerapia nella GdL con i gravi 268 Stereotipie vocali: una ricerca-azione 268 Progetto O.D.A. Un modello di riabilitazione per adulti gravi 273 Giampaolo La Malfa, Graziano Parrini, Marcella Barducci Viaggio nel ritardo mentale 276 Giampaolo La Malfa Progetto Dinamico Evolutivo Per “Persona W.”: 279 soliloquio interiore ascoltato da S. Guerra Lisi Dall’emergenza alla qualità: “Casa Verde” di S. Miniato (PI) 281 Moreno Cerrai, Alberto Giani Identità multiple 285 Giovanna Serazzi Nicodano Progetto Persona alla “Fondazione Stefani” di Noventa V. (VI) 290 Alessandro Balzan, Franca Brun Teatr’Integrazione nella GdL AS.SO.FA. di Piacenza 303 Lucia Bianchini Parte sesta Servizi sociosanitari e psichiatrici 310 Art RiBel: un’arte che apre i cancelli 310 Dappertutto… anche da noi con l’Art RiBel 315 Da autista ad artista all’Accademia Belle Arti Venezia 323 M. Giuffredi, S. Guerra Lisi Dall’assistenza alla qualità della vita. “Villa Maria” di Lenzima (TN) 329 M.C. Bolner L’Istituto Medico Educativo (IME) di Pesaro 339 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 7 30/07/18 16:45
G. “Fog Man”. Ho visto emergere l’Arte dalla nebbia della follia 344 Ri-uscire dal manicomio. I “signori” di Collegno 353 Giovanni De Grandi Protagonisti del Cambiamento. Coop. Soc. “Il Sogno di una cosa” 370 Collegno (TO) Guido Bodda Dall’Ospedale Psichiatrico all’identità etnoculturale. Esperienze 376 a Reggio Calabria Mario Lo Cascio Il Corpo nell’handicap psichico. Un contributo psicanalitico alla GdL 388 Pier Giorgio Curti Parte settima Tossicodipendenza, Alzheimer, risvegli dal coma 396 Il rischio di devianza 396 Bianca Maria Dappiè Laboratorio “Musica e Droga” ad Assisi 399 Un approccio alla tossicodipendenza 403 Ombretta De Carlo Globalità dei Linguaggi all’Istituto Penale per i Minori di Nisida 407 Maurizio di Gennaro, Giulia Biancardi L’albero della vita. E i frutti della vecchiaia 412 Si può fare. Progetto Persona a Villa Marcella 417 Il corpo con amore e non rancore 419 Il coma: approccio fenomenologico e MusicArTerapia. 424 Ricerca Sperimentale con convenzione tra UPMAT e Casa di Cura “Villa Verde” di Lecce. Supervisione di S. Guerra Lisi Pasquale Verrienti, Rita Cappello, Fabio Falco, Franco Massari Per-Sona. Vocalità autotelica nella GdL 433 Tyna Maria Casalini Corpo-Mente 438 Bibliografia 439 Scheda Progetto Persona 444 Scheda di osservazione 447 Ringraziamenti 461 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 8 30/07/18 16:45
A mia figlia Elvira che nel suo autismo mi ha insegnato a comunicare GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 9 30/07/18 16:45
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Prefazione Lucio Lombardo Radice*1 La dedica del libro nel quale Stefania Guerra Lisi espone le sue esperienze e le sue riflessioni sulla comunicazione non verbale e/o preverbale, rivela la motivazione prima di quella che è ormai quasi da più decenni il motivo centrale della sua attività: la riabilitazione, il reinserimento degli handicappati sensoriali, motori e psichici. Il suo background culturale e professionale sono il Disegno e la Storia dell’Arte: Stefania Guerra Lisi ne ha saputo fare un centro di irradiazione delle idee e delle tecniche che ha dovuto inventare per co- municare con chi non riesce, o non vuole, uscire da sé. Dalla “Plastica e Disegno” che insegna presso la Scuola Magistrale Statale “Mon- tessori” di Roma, eccola estendere interessi e capacità alle Attività Espressive in generale, lavorando anche alla Scuola Magistrale “Orto- frenica Montesano”, all’Istituto Superiore “Modis” per la specializza- zione degli insegnanti di sostegno alla integrazione degli handicappati. L’Espressione Corporea diviene, nell’ambito della GdL, il momen- to centrale: Stefania Guerra Lisi insegna psicomotricità all’Istituto di Ortofonologia di Roma, mentre conduce Seminari su “Percezione e Associazione sinestesica” presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Animazione e Drammatizzazione non verbali vengono sperimenta- te da Stefania Guerra Lisi nei Centri Ricreativi Estivi del Comune di Roma, nel Collettivo “G” per il Teatro di Roma, in alcune scuole * Matematico, Università di Roma (=). La sua Prefazione figurava in S. Guerra Lisi, Co- municazione ed Espressione nella Globalità dei linguaggi, Roma, Il Ventaglio, 1980, ma la considero attuale e pertinente al presente volume. 11 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 11 30/07/18 16:45
materne, elementari e medie. Tutte queste esperienze, ed altre molte e varie – ricordiamo solo gli Itinerari organizzati con Anna Dell’Agata alla Galleria Nazionale dì Arte Moderna – sono però costantemen- te accompagnati da un forte impegno di ricerca teorica: ci limitiamo a ricordare il Seminario del 1978 presso la Cattedra di Filosofia del Linguaggio della Facoltà di Filosofia di Roma, per dare una idea del livello di tale impegno. Anche se la motivazione prima, e dichiarata, di Stefania Guerra Lisi è l’intelligente amore per la sua figliola autistica, che l’ha portata a cercare e inventare nuove vie di comunicazione, tuttavia l’autrice di questo libro non resta davvero entro i limiti che rinchiudono la straor- dinaria vita di “Anna dei miracoli”, che riuscì a far entrare nel mon- do della comunicazione interumana la piccola Helen Keller, la quale, quando le venne affidata, era chiusa nella triplice oscurità della cecità, della sordità e del mutismo. Senza dubbio, la motivazione iniziale di Anna e di Stefania è singolarmente affine: trovare una via a due sensi di comunicazione-espressione con una creatura con la quale può sem- brare impossibile entrare in rapporto. Mentre, però, la grande, geniale scoperta di Anna – l’alfabeto del tatto – ha un valore solo per Helen, e per i rarissimi casi di mutismo- sordità-cecità uguali al suo, la via della comunicazione corporea e sensibile, “globale”, che Stefania all’inizio è andata costruendo per una creatura umana, si rivela via via sempre di più un aspetto, un mo- mento, una dimensione – anzi un complesso di dimensioni – della identificazione di sé nell’altro e coll’altro e per l’altro di ogni essere umano in qualunque ambito della Cura: dal Concepimento agli “altri attraversamenti di soglia”. Dal “diverso” al “normale”, dal “caso eccezionale” a “tutti”. Il cammino lungo il quale Stefania Guerra Lisi ha avanzato, e con- tinua ad avanzare, è assai simile, per questo verso, ad alcune grandi esperienze di pedagogia teorica e pratica dell’ultimo secolo. Le pro- poste di Maria Montessori di nuovi “materiali”, e le sue teorie sul- lo sviluppo psico-motorio dei cuccioli d’uomo nei loro primi anni di vita, hanno tratto origine dalle esperienze medico-psicologiche fatte sui “casi speciali” di Montesano. E la grande “trovata” di Jean Piaget fu ben quella di utilizzare con bambini normali le tecniche di inter rogatorio usate dagli psichiatri con i malati di mente. 12 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 12 30/07/18 16:45
Infatti, anche per il bambino “normale” nella scuola “normale” c’è troppo spesso la «frustrazione dei linguaggi innati dell’uomo». Più in generale, andando al di là della scuola, viviamo in «una società verba- lizzata, che non educa l’Essere-Corpo» come invece propone la GdL. Chi scrive questa nota introduttiva è, per sua natura e/o forma zione, un “verbale”: un uomo che pone al centro del suo interesse l’educazione della mente e che, persino nell’attività ludica, privilegia il giocattolo più grande, che è – come spiega Chaplin – Calvero alla ragazza malata che si annoia – il cervello pensante. Ma, anche se i due libri che ho forse scritto con più gusto hanno come titoli le frasi sopra sottolineate, voglio non essere unilaterale, e rivolgo grande attenzione a quella primaria “esigenza umana” (così la chiama l’autrice) che è la ricerca di comunicazione in tutte le sue forme, e non soltanto per la via “mentale”, che ha come suoi strumenti parole e scrittura. «A scuola con il corpo», si è detto, in polemica con il verbalismo dell’istruzione. «A scuola colle mani, non con il solo cervello», ama ripetere il fi- sico Giulio Cortini, coordinatore del Raggruppamento Didattico della Facoltà di Scienze della Università di Roma. Matematico di profes- sione quale sono, benché di tendenza astratta, ho seguito con interes- se esperimenti di conquista dello spazio geometrico (dello “schema spaziale” esterno) per mezzo della “postura” e della attività in quello spazio nostro, che è il nostro corpo, fatti in alcune scuole elementari italiane, ed esposti da Ida Sacchetti nel suo libro Prima elementare pubblicato nel 1977. L’autrice ci offre una consistente bibliografia che comprende reso- conti di esperienze e ricerche consimili, che accompagnano nella GdL la crescita umana. Mi permetto di aggiungere Il bambino e lo spazio – il ruolo del corpo, di Liliane Lurçat che fu già collaboratrice di Henri Wallon, libro ricco di esperienze e riflessioni sulla «proiezione dello schema corporeo che è alla base dell’identificazione spaziale e dell’o- rientamento nello spazio». Dico però in tutta sincerità che, in questo campo di ricerche e di sperimentazione recente sì, ma pur già ricco di opere, le esperienze e le idee di Stefania Guerra Lisi mi sembrano portare elementi nuovi. Innanzitutto, un punto di vista, diciamo pure una filosofia, originale. Così, per limitarci al paragone con il libro francese poco prima citato, 13 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 13 30/07/18 16:45
noto una consonanza sulla dialettica oggetto-soggetto, sulla formazio- ne di uno schema corporeo e sulla proiezione di esso sul Gegenstand, su ciò che ti sta di contro; ma non posso non sottolineare, come fa René Thom nella Prefazione a Liliane Lurçat, che lo schema spaziale esterno organizzato dalla proiezione dello schema corporeo rimane il classico spazio geometrico dei movimenti rigidi (traslazioni, rotazio- ni, simmetrie). Diversa invece, ricca, multidimensionale, la concezione filosofica che Stefania Guerra Lisi ha dello spazio come “spazio sensibile”, e non soltanto “metrico”. È uno spazio di movimenti, di colori, di suoni, di odori, di buio, e di luce, interno ed esterno, di tono muscolare e di percorsi-traccia, di inconsce associazioni sinestesiche. La fantasia espressiva di Stefania Guerra Lisi è straordinaria. Le testimonianze qui riportate, in campo preventivo, educativo, riabilita- tivo e terapeutico, illuminano, ma non riescono a rendere pienamente l’autrice al lavoro, il suo comunicare con gli altri, come può testimo niare chi al lavoro l’ha vista. La straordinaria intensità dell’autrice si trasforma talvolta in una “mistica” della comunicazione tramite il corpo e i sensi tutti; i frequenti riferimenti allo Steiner (che del resto piaceva a Franz Kafka!) mi sembrano un indizio in questo senso. Nel tempo stesso, è anche un libro rigorosamente razionale, che scopre scientificamente molte nuove dimensioni dello spazio umano: una scoperta, lo ripeto, importante per tutti coloro che si dedicano allo svi- luppo dell’essere, al suo inserimento nel mondo esterno degli oggetti e nel mondo interno degli uomini. 14 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 14 30/07/18 16:45
Introduzione Questo libro, alla sua terza ristampa aggiornata, vuol essere il com- pendio di una ricerca-azione di più di 45 anni di operatività pedago- gica, formativa, terapeutica nella Globalità dei Linguaggi (GdL) che ha coinvolto, oltre a migliaia di persone, varie Istituzioni ed Enti edu- cativi e socio-sanitari. Consideriamo questo come testo di base per la Form’Azione in GdL. Il nostro punto di partenza e obiettivo politico è stato lo slogan, formulato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: “From cure to care”, dal curare all’aver cura: un processo, questo, dove si evidenzia la continuità pedagogico-terapeutica delle cure sociali rivolte precisa- mente non alle malattie fisiche o psichiche, ma all’Uomo. Qui infatti il modello operativo-sanitario “malattia-terapia-guari- gione”, cede il passo a una visione della Persona come soggetto di particolare attenzione, aiuto, sostegno. La condizione psicofisica uma- na non è più qualificata secondo la dicotomia riduttiva salute-norma e malattia-devianza o eccezione da ricondurre alla norma; la “malattia” è, come la “salute”, una «esperienza attiva e soggettiva della persona» (Ongaro-Basaglia, 1978), una risorsa. Queste riflessioni sono fondamentali in quanto il modello fondato sulla sequenza “malattia-cura-guarigione”, pur avendo la sua validità nel campo della medicina fisica, si rivela insufficiente, se non inutile, ad affrontare quadri di compromissione neuro-psichica o di situazioni in età adulta, in quanto le alterazioni si presentano, il più delle volte, come irreversibili. In questi casi la prospettiva medica orientata a vincere la malattia e ad eliminarne i sintomi, è fallimentare. Infatti, o si dichiara l’inutilità di passare alla seconda fase della sequenza (cura) in quanto la diagnosi 15 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 15 30/07/18 16:45
è definitiva e la prognosi non favorevole (prevale così la rassegnazio- ne), oppure si intraprende una cura interminabile, che dura tutta la vita del portatore di handicap, o finché prevale il senso di frustrazione e di inutilità che induce i genitori a sclerotizzare la loro routine esistenzia- le e gli operatori ad abbandonare il campo. E non di rado questo “curare senza guarire” non è soltanto un para- dosso, diventa una parodia. Aver cura dell’Essere Umano significa, evidentemente, realizzare uno sfondo che favorisca il suo sviluppo, riconoscendo l’insondabilità dei potenziali umani, la vicarietà che in essi si rivela proprio nell’e- mergenza, l’inalienabile patrimonio genetico funzionale alla comuni- cazione e all’espressione della Persona nella sua individualità come primo diritto da difendere. Per questo il campo di azione della Ricerca-Azione della GdL, va – come dimostrano le testimonianze operative riportate in questo testo – dalla preparazione al parto alle cure primarie dei bambini, alla politica degli asili nido, della scuola, alle strutture sociali ludiche, ricreative, riabilitative, terapeutiche, per garantire, anche in caso di grave han- dicap, l’Integrazione, primo requisito e obiettivo di qualunque inter- vento sociale e terapeutico. Perché solo nello scambio delle differenze l’Identità ha la possibilità e l’occasione di manifestarsi e di evolvere. In questo senso il “Progetto Persona” abbraccia gli obiettivi dell’E- ducazione e della rieducazione, della Prevenzione e della Riabilitazio- ne, il mantenimento e la qualità della vita. Penso che per questo la formazione nella GdL è la premessa a qualun- que professione e operatività sociale – insegnante, educatore, animatore, tecnico della riabilitazione, terapeuta – considerando non la parcellizza- zione e la conflittualità dei ruoli e degli interventi, ma la loro necessaria continuità. E per questo la prospettiva GdL interpella e coinvolge anche le famiglie e le stesse Persone con problemi, mirando a una coscientiz- zazione in ciascuna dei propri talenti di comunicazione ed espressione, e soprattutto del naturale destino di crescita e maturazione transpersonale. Questo è così evidente nel costante cambiamento fisico della per- sona da sembrarci impossibile che tanto spesso – per il pregiudizio di diagnosi irreversibili – non venga riconosciuto in crescita sul piano psichico, dimenticando che il vivere affina, in ciascun essere vivente, l’arte di vivere, nonostante tutto. 16 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 16 30/07/18 16:45
Progetto Persona “Progetto Persona”: è la ricerca-sperimentazione nella GdL, con- dotta in varie realtà italiane ed europee di accoglienza, educazione, ri- abilitazione e cura, partendo da una formazione di base che coinvolge le varie figure dell’équipe in un processo di programmazione e super- visione finalizzato a realizzare programmi individualizzati, concordati con i genitori. Programmi sviluppati, è importante dirlo, anche in casi di persone per i quali era prevista solo assistenza, sussistenza, e contenimento passivizzante in caso di crisi etero/o autolesioniste. Tanti di questi handicappati hanno registrato da subito alla nascita, o man mano che crescevano, la caduta più o meno disperata e progres- siva delle aspettative diagnostiche, della riabilitazione, e persino delle persone affettivamente più legate, fino a perdere questi legami, fino a spezzare questo filo di attesa: se nessuno si attende più nulla, io stesso non attendo più gli altri, non mi tendo più verso gli altri. Il destino di Eco non riamata da Narciso (la bella immagine di sé), è disperdersi ecolalicamente in frammenti di evocazioni degli altri, di into- nazioni più o meno care, ma comunque emotive, senza più emozionarsi, resi esseri fatti di pietra risuonante. Riallacciare questo feeling emo-to- nico-fonico, ridar loro polpa muscolare senziente, attraverso l’esperien- za combinata di voce-tatto-gesto, restituendo musicalità imprescindibile dalle emozioni di attesa, riuscita psicofisica, di incentivazione, di appro- vazione, rinascita, riconoscimento, plauso, con escalation ritmico-catar- tica, è ridare dignità umana all’attore, che riconquista la “persona” come veicolo della sua interiorità espressa, in modo da riattivare la funzione del “per-suonare” o meglio per risuonare, ritrovando la cassa di risonanza così importante per qualunque strumento musicale per produrre il proprio specifico sound in infinite colorazioni timbriche, emozioni che diventano tono muscolare e fonazione nello straordinario strumento del Corpo. Uno strumento che pure contiene questa gamma sonora infinita, può rimanere in un angolo con tutti questi potenziali, vibrando ad ogni piccolo spostamento d’aria in attesa di qualcuno che lo faccia convi- brare. Non possiamo né suonare né risuonare da soli, abbiamo tutti bisogno di appassionati musicisti che sviluppino virtuosamente gli in- finiti potenziali che abbiamo. 17 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 17 30/07/18 16:45
Il destino umano, come di ogni altra forma della natura, è la comunicazione che sviluppa la musicalità implicita nella nostra costituzione relazionale che è sincronica, sintonica, sinfonica, dal grembo materno al grembo sociale. Nei casi di estremo ri- fugio in risonanza di sé è necessaria la terapia, la cura, il ri- guardo che è anche venerazione dell’uomo che ha fede nell’uo- mo come divina ed inestinguibile forza vitale, in evoluzione nell’Arte di Vivere. Il Progetto Persona investe non solo le attività terapeutico-riabili- tative, ma il miglioramento della qualità di vita degli ospiti nell’intera giornata. Si tratta – ed è stato il lavoro più grande in questi anni – di trasformare un’assistenza che prevedeva al massimo, oltre il control- lo e l’accudimento igienico, momenti di animazione, più o meno se- guiti dai gravi chiusi in rituali autistici o in autolesionismo, o privi di richieste o di collaborazione, trasformare questa situazione in una programmazione individualizzata secondo il metodo della GdL come Progetto Persona. Questa è stata la conquista di base per attivare un interesse che progressivamente ha coinvolto tutto il personale, e che attualmente, nell’intento di sviluppare sempre di più l’Identità nella storia-memoria delle Persone, tendendo a coinvolgere sempre anche le famiglie. Nel Progetto Persona si passa quindi storicamente non solo dall’assistenza allo sviluppo dell’avviluppo, in cui credere per ristabilire aspettative evolutive, ma anche, rispetto alle famiglie, dalla delega alla collabo- razione per un miglioramento della Persona, delle sue facoltà espres- sive, sulle quali non c’era più investimento. C’è da sottolineare – possiamo ormai testimoniarlo – che anche l’handicappato più grave risponde con un miglioramento della co- municazione. Lo vediamo nella sua riconquista di piccole autono- mie nella motivazione dell’esplorazione plurisensoriale, e poi nel compiacimento delle proprie tracce espressive, vocali, psicomotorie, plastico-grafico-cromatiche-musicali nelle proposte di MusicArTe- rapia e drammatizzazione in fiabe proiettive. Proposte realizzate se- condo la filosofia e il metodo della GdL, e presentate al territorio in 18 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 18 30/07/18 16:45
un’integrazione didatticamente partecipata con le scuole e con gli altri servizi sociali. La Persona è il prender Corpo dello Spirito-Essenza, che ha sussi- stenza nella realtà fisiognomica unica e riconoscibile, e mi piace dire rappresentabile-ripresentabile all’altro, al mondo, oltre lo spazio e il tempo nella memoria. L’esistere è allora un persistere, un sussistere di quella creazione globale che solo Mnemosine, la Memoria, madre di tutte le Muse-Ar- ti, può realizzare, e che è la sintesi di forma-suono-movimento come sound della Persona. Questa condensazione emo-tonico-fonica è la storia dell’individuo, la sua esistenza che è attraversamento soggetti- vo di fasi di crescita, come passaggi dalla possibilità geneticamente predisposta per la realizzazione dei potenziali umani. Non solo allora lo Spirito che prende corpo-forma, ma vale soprattutto il processo di conformazione come risultato dello scambio comunicativo con l’am- biente sociale. La Persona è suscitata dall’appello vitale alla testi- monianza con il proprio vissuto, in quanto in con-formazione con la società e con la storia. La personalità è l’insieme delle caratteristiche individuali in sintonia-sincronia-sinfonia con gli altri esseri viventi e con il mondo esterno. L’Essere si attua come Sé quando si trova in re- lazione spirituale con gli altri, come sostiene Freud, costituendo così il valore morale della propria individualità, e universalità, nell’ottica di C.G. Jung. L’iter evolutivo della persona si svolge attraverso fasi di sviluppo graduali, che si organizzano attorno alle caratteristiche fisico-psico- logico-affettive e storico-sociali-etico-morali dell’individuo. Niente può essere anticipato nello sviluppo dell’avviluppo; si conosce la vita e si costruisce la personalità a poco a poco, poiché le trasformazioni bio-psicologiche si manifestano lentamente secondo specifici compiti evolutivi che caratterizzano i diversi periodi dell’esistenza. Ma come nelle fasi dello scarabocchio la linea retta non può essere espressa pri- ma dei grafo-gomitoli, questi possono permanere nelle fasi successive in continua rielaborazione. Come dire: gli stati primari permangono nello sviluppo perché la Persona possa elaborarli. Nell’ottica della GdL, come in caso di bisogno non si possono scindere questi stati nell’espressione, così la regressione è tentativo di rielaborazione, ten- dente a riassumere dalle radici la forza evolutiva. 19 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 19 30/07/18 16:45
Questa visione permette all’educatore-terapeuta di reinnescare l’orientamento dell’Essere con proposte adeguate, che rimettano in gioco secondo la progressione naturale lo sviluppo della persona: non considerando né la gravità dell’handicap né la vecchiaia preclusioni a questo processo che spesso si riattiva anche dopo anni di blocco, dimostrando così un’attesa dell’ambiente-occasione favorevole. Secondo la sua teoria sulle fasi dello sviluppo della persona nell’arco dell’esistenza, nell’opera Stati della vita C.G. Jung conside- ra la saggezza dell’anziano come un ritorno verso l’inconscio e verso le immagini innate, simboliche, più antiche dell’umanità. Per questo maestro gli archetipi consistono in modelli di comportamento comuni a tutti gli uomini, perché sono parte dell’inconscio collettivo che com- prende l’esperienza dell’intera umanità. È questo il patrimonio psicofisico che ci permette, di fronte a qualsiasi processo di emarginazione sociale, di disintegrazione fino al coma, di reintegrarci: reintegrarci nell’umanità, se non è possi- bile nel mondo circostante, in un tempo altro se non è possibile nel nostro tempo. Gli stati alterati di coscienza, come i vari sensorismi-rituali, corri- spondono probabilmente a stati altri dell’Essere, ontogeneticamente inscritti e psicofisicamente riattraversabili. Questi stati sono nicchie in cui la Persona può riassociare convenientemente il suo comporta- mento con le più personali connessioni sinestesiche che lo riporta- no a quelle impressioni. Se non posso integrarmi in questo contesto esterno, ce n’è sempre uno interno nel quale sopravvivere in atte- sa, come una lumaca che al sopraggiungere del gelo si rifugia nella profondità del grembo terrestre. Come per sopravvivere abbiamo in- teriorizzato nel sangue l’energia calorica dell’ambiente, per poterla spendere nell’attraversarlo, così abbiamo interiorizzato le sicurezze del grembo materno per rifugiarci in esso nell’emergenza ambientale, per poterlo riattraversare e simbolicamente avere una prospettiva di rinascita possibile. Senza dubbio una delle specialità della psiche umana è proprio la capacità di ricordare, riconoscere, ricreare atmosfere oltre il razionale senso di realtà, alterando i sensi stessi e riconducendoli – forse – a inusitate onto-funzioni che rendono l’uomo plurispeciale. 20 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 20 30/07/18 16:45
In quest’ottica si muove la ricerca della GdL: nel dar senso ai comportamenti insensati e nell’osservazione delle reazioni alle proposte psico-sensomotorie che cercano di corrispondere ai cosiddetti regressivi livelli di partenza, per ricondurli alla suc- cessione naturale secondo una estetica psicofisiologica impli- cita nelle qualità materiche, cromatiche, sonore, che vengono proposte. Il rispetto della Persona consiste quindi non solo nel rispettare la sua unicità, ma anche la sua universalità, considerando inalienabile il progetto evolutivo che porta in sé, strettamente connesso a quello di chi lo facilita terapeuticamente. Il Progetto Persona si attua contemporaneamente nei soggetti ai quali è destinato e nell’ambiente che lo favorisce, perché realizza non solo l’uomo, ma l’umanità che continua a vivere in lui, ai confini della vita e oltre la vita, nella memoria e nell’attesa. Si aspetta un Essere Umano; un essere umano va sempre aspettato! Se cadono le aspettative della famiglia, della scuola, della terapia, della società, si genera la più grande sofferenza dell’Essere, che ciono- nostante trova in sé, nei propri rituali, la forza vitale più grande: quella di aspettare la maturazione dell’ambiente. Sentiamoci aspettati da quelli che sembrano non guardarci, non ascoltarci, non seguirci, non reagire… Le testimonianze che qui ripor- tiamo ci dimostrano che le Persone erano in ascolto psicofisico in tutti i sensi, che ci sono per lo più sconosciuti e che solo attraverso Loro possiamo riscoprire. C’è una morbosa ribellione nell’essere umano alla ineluttabilità delle forze della natura, della malattia, e della morte, una incapacità di rassegnazione. È come dire che l’azione dei segni, delle catastrofi, delle sofferenze, della morte non riescono a convin- cerlo, forse proprio perché percepisce in sé l’insondabile reattività psicofisica. È credendo in questo che abbiamo potuto realizzare in contesti così diversi, dalla preparazione al parto ai risvegli dal coma, il Progetto Persona. 21 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 21 30/07/18 16:45
Una formazione interprofessionale globale La formazione del MusicArTerapeuta (MAT) nella GdL (GdL), come professionalità che garantisca l’approccio pedagogico-terapeu- tico ai bisogni, in interazione con altre figure professionali o con la cultura basilare di ciascuna di esse (educatore è anche il Neurologo, lo Psicoterapeuta, il Terapista), va intesa come facilitante il vissuto totale della Persona in ogni momento della sua vita, valorizzato perché occasione di crescita di autonomia. La formazione è necessariamente imperniata sulla comunicazione, anche la più complessa (con soggetti anche gravi, in regressione, con difficoltà espressive) e come naturale prevenzione al disadattamento, all’aggravarsi dell’handicap. In questo senso la GdL va intesa come modalità relazionale che favorisce l’espressione con tutti i linguaggi verbali e non verbali: in una panoramica che mette a fuoco l’aspetto pedagogico-terapeutico delle arti. Per parlare di linguaggi espressivi, sia da sviluppare che da deco- dificare, è indispensabile parlare di percezione e di associazioni sine- stesico-sensoriali, e quindi del nucleo della capacità simbolica umana, implicita nella Corporeità. Il Corpo è sede infatti di memorie ancestrali, di memorie onto- filo-geneticamente vissute nello sviluppo psicofisico, di imprinting emotonici. Nel Corpo sono quindi psico-fisicamente inscritte l’univer- salità dell’alfabeto antropologico comunicativo, e la soggettività delle preferenze sensoriali sulle quali si impernia lo stile di ogni Persona. Nella formazione del MusicArTerapeuta, che in qualunque isti- tuzione dovrebbe tutelare il rispetto e lo sviluppo della personalità, è fondamentale la considerazione di due Valori, che permettono meto- dologicamente di dar senso anche ai comportamenti “insensati”, quali messaggi, e di sviluppare i Potenziali Umani che emergono attraverso la “MusicArTerapia nella GdL”. Con “methodos” ho inteso definire metaforicamente, il cammino da percorrere con creativa plasticità secondo le simboliche asperità del terreno, le condizioni climatiche ed altre variabili imprevedibili, ma soprattutto con la percezione dei propri arti specifici, quindi come ve- rifica dei propri limiti e superamento degli stessi, nell’accomodamento 22 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 22 30/07/18 16:45
alla realtà. L’esempio più semplice è immaginare di dover raggiungere la cima di una montagna come animali diversi (insetti, stambecchi, uc- celli, elefanti…); alcuni sceglieranno le sporgenze minimali dei mu- schi con piccole pause ravvicinate a micromovimenti veloci (ragni, farfalle…); altri sceglieranno quelle più grandi delle rocce (antilopi e lepri…); altri le chiome degli alberi (uccelli); altri dovranno addirittu- ra predisporsi progressivamente sentieri (elefanti…). L’importante è la ricerca con capacità di modifica di sé e dell’am- biente ad ogni passo, e non perdere di vista l’obiettivo. Tutto questo si traduce (in campo psico-pedagogico-terapeutico) in capacità di os- servazione dei comportamenti psico-senso-motori e programmazio- ne dinamica, per raggiungere due obiettivi convergenti e inscindibili, verso la cima della montagna: la riconquista di fiducia nel piacere (nonostante memorie traumatiche più o meno consce) riattivando l’a- scolto sensoriale, e lo sviluppo della personalità, nell’individuazione e compiacimento della propria identità, attraverso quello delle proprie tracce espressive, che indica il soggettivo diverticulum iter trasversum “via più breve, agevole, spedita”. In pratica il metodo è il modo più economico per raggiungere un fine, è fatto di regole facili, evita sforzi inutili. Agire con metodo si- gnifica essere previdenti contro lo smarrimento totale, di fronte agli imprevisti del percorso. «Il metodo è essenzialmente un modo per combattere l’aleatorietà, una strategia per ridurre il gioco del caso misurando e classificando ciò che resterebbe altrimenti nel campo dell’approssimazione. Il me- todo infine diventa stile» (Gilles-Gaston Granger, Enciclopedia Ei- naudi, voce “Metodo” volume 9, Torino, Einaudi, 1977). Lo stile è sempre espressione di personale creatività applicativa. L’applicazione pratica del metodo prevede, infatti, non una serie di sti- molazioni multisensoriali in una qualunque successione, ma una fede nel- le facoltà comunicative latenti e nelle risposte possibili qualunque siano le modalità espressive, che permette di aspettare le risposte riconoscendo nelle differenze delle stesse il gusto e lo stile personale di ciascuno. Nella formazione di educatori ed operatori sociosanitari ciò signi- fica non solo vivere prima con la propria corporeità e consapevolezza di preferenze sensoriali, ma soprattutto scoprire la quantità di inven- zioni diverse che la messa in gioco corporea suscita, adeguando anche 23 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 23 30/07/18 16:45
psicologicamente comportamenti che rimarrebbero sclerotizzati senza le occasioni, come avviene nei casi patologici aggravati dall’appiatti- mento emotivo-esistenziale per mancanza di stimoli (specialmente se istituzionalizzati). Dopo aver cercato di spiegare la progressiva esigenza, secondo questa angolazione, di definire metodo un percorso di consapevolezza maturata nell’applicazione pratica, mi sembra indispensabile spiegare anche la definizione da me scelta con molta riflessione, “GdL”, per mettere a fuoco la differenza con pluralità, molteplicità, trans e inter- disciplinarità dei linguaggi, tutte implicite in essa, ma non esaustive. La “globalità” è immagine sferica, che permette di unificare i vari punti da prendere in considerazione per una relazione costante con un nucleo centrale, che è la sinestesia: la capacità innata e involontaria di associare le immagini di tutti i sensi e quindi di tutti i linguaggi espres- sivi ad essi connessi, nella stimolazione anche di uno solo. Ciò è fondamentale per ristabilire un contatto comunicativo con chi non può o non vuole più comunicare, ma che suo malgrado co- munica con la propria corporeità, con il suo modo di stare al mondo, di scegliere strategie inconsce di sopravvivenza secondo personalis- sime scelte, sia pure nei sensorismi e stereotipie, che come vedremo sono espressioni di straordinaria, creativa specificità. Infatti il Corpo- Traccia è tale, in un accomodamento esistenziale, comunque avvenuto anche nei più gravi casi di disadattamento, poiché l’Essere per vivere ha messo a punto quella che secondo questa filosofia è considerata la sua Arte di Vivere. Questo permette di osservare la diversità con i relativi comporta- menti, non in senso negativo immaginandone la correzione o l’elimi- nazione o l’impossibilità più o meno di lasciare a farlo (come spesso avviene secondo punti di vista riabilitativi, specialmente con gravi adulti), ma in chiave positiva come tracce espresse delle preferenze sensoriali (ritmi, melodie, timbri, qualità e quantità tattili, olfattive, gustative, sinestesiche). Considerando l’attitudine sinestesica implici- ta nell’essere umano si può partire da questa preferenza espressa in- consciamente, trasponendola in altri linguaggi, creando così una quan- tità di rispecchiamenti del mondo interno con l’esterno; per esempio: il ritmo di dondolamento può essere accompagnato da proiezioni di colore messe a fuoco nell’appoggio e sfocate nell’oscillazione, con la 24 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 24 30/07/18 16:45
voce modulata affettivamente, così con la qualità degli accarezzamenti anche con ventilazioni lievi di stoffe leggere (con casi di iper-tatto o di paura dei contatti). Questi avvolgimenti dell’ambiente, che in maniera indiretta accompagnano l’essere più isolato restituendogli continuità e corrispondenza senza coercizione, possono progressivamente evolve- re in immersioni tattili nelle materie, dalle più affini all’avvolgimento prenatale (per es.: dall’acqua agli invischiamenti lievi), aumentando le pressioni-impressioni con materie sempre più dense (colori digitali, manipolazioni di stoffe plastiche sonore intorno al corpo…). Questa progressione di presa di contatto (anche nel caso più grave di auti- smo) tramite il corpo sensoriale diviene applicazione metodologica, se prende in considerazione la globalità sensoriale implicita nel tatto, come senso primario di comunicazione prenatale, proprio per questo vicariante e non vicariabile anche dopo la nascita. Il compendio dell’Essere è affidato alle memorie dei sensi; e in questo risveglio delle corporeità in uno stato di contenimento affet- tivo con l’altro, anche quelle traumatiche vengono bilanciate a poco a poco da nuovi vissuti positivi: perché sentire l’educatore-terapeuta coinvolto nelle proprie reazioni e fiducioso della possibile rimessa in gioco, determina un coraggio esplorativo che si era negato in rituali ossessivi, ogni volta bloccati sul ciglio dell’esperienza senza variazio- ni, proprio perché inconsce metafore congelate. La metamorfosi viene così percepita come possibile dall’Essere senziente, perché archetipo base dell’esistenza: dal mondo degli sta- ti materici a quello degli stati psichici. Non a caso nell’applicazione metodologica è prevista sempre, nella scelta delle materie, non solo la sequenza trasformativa da aeriforme a liquido a magmatico in solidi- ficazione (gioco della farina-creta-carte…), ma anche la distruzione di ciò che è indurito, che dura, nel gioco infinito dell’errore creativo. Questo porta a rovesciare contenuti trasformando macchie in emer- sione di forme fantastiche, frammenti di bicchieri-vasi… distrutti in modo catartico, in ricomposizioni su sfondi-ambienti valorizzanti. Qualunque comportamento aggressivo, se integrato in un am- biente valorizzante, diventa la prima parola di un dialogo: il grido in consonanza con altre grida che si compongono in risposta corale alla specifica intonazione e timbro, il pugno o lo strappo in giochi di la- cerazione di carte colorate con pugni o strappi facendole risaltare su 25 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 25 30/07/18 16:45
sfondi o valorizzandoli con registrazione sonora. Può rendere l’idea di come la creatività immaginifica può risolvere la sofferenza umana la scena del film Miracolo a Milano di V. De Sica, in cui il bambino, solo con la nonna morente, gioca con la colata del latte in ebollizione disponendo soldatini sulla fluente strada bianca che va espandendosi sul pavimento, trasformando la disgrazia in gioco e sopravvivendo così all’angoscia, per quella capacità sinestesico-associativa che per- mette all’Uomo, persino nella follia, d’essere l’animale più capace di sopravvivenza per adattamento simbolico-trasformativo. Il corpo è allora stratificazione d’immagini sensoriali che, se se ne offre l’occasione. si riagganciano alla realtà, al presente, ricontestualizzando la Per- sona e offrendole la possibilità di possederle come tracce esternate, anziché esserne posseduta. In questo senso vedo la continuità scam- bievole, tra educazione e prevenzione, tra GdL e artiterapia, anche se, secondo il mio punto di vista, i modi di esprimersi con i cosiddetti pa- radigmi specifici, si scopre che hanno subito una progressiva schizo- frenia, se rivisitati dall’origine dell’espressione umana; dal bambino, alle varie culture. L’espressione come atto totale dell’Essere è oscurata dalla prete- stuosa ostentazione specialistica dei linguaggi, che genera storicamen- te delimitazione di poteri, emarginazione, svalutazione, virtuosismo, oblio dell’innata globalità così chiara all’inizio e così culturalmente alienata ormai, da ipotizzare che un Uomo possa per esempio danzare senza disegnare e plasmare (sé e lo spazio) e chiaroscurare e risuo- nare, contemporaneamente. Manca una coscienza del Corpo sentito, rispetto al corpo solo agito, che è implicita nell’inevitabile associazio- ne sinestesica ma anche nella propriocezione, nella riflessologia emo- tonica che ci fa convibrare involontariamente, non solo con tutto ciò che, sempre per vibrazione, attiva i nostri sensi (colore, suono, parole, forme, movimento…), ma anche con le idee che generano vibrazioni, emos-azioni interne. Le Arti, nel metodo applicato della GdL, vengono perciò intese come articolazioni possibili del Sé, proprio etimologicamente, come l’estrema espressione dei movimenti più profondi dell’Essere. Posso affermare, dopo oltre quarant’anni di ricerca-sperimentazione pedago- gico-terapeutica, che far muovere un uomo significa non considerare 26 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 26 30/07/18 16:45
arti solo le braccia e gambe ma anche lo sguardo, il pensiero, e la pa- rola e le tracce nei vari linguaggi, estensioni dello stesso. L’evoluzione della specie consiste nell’ampliamento di questa possibilità di spostamento attraverso gli arti e le Arti, per un potere sullo spazio e sul tempo sempre più grande, fino ad andare oltre i con- fini della presenza o esistenza fisica, con la possibilità di lasciare segni della mente: scrittura, poesia, pittura, architettura, oggetti segnati dalla qualità-quantità d’uso e soprattutto progetti, immagini, azioni. Pensando questo si comprende meglio che è poca cosa (anche se ritenuta miracolosa) far muovere braccia e gambe o lingua o mano, per ammaestrare a parlare o scrivere o suonare…, se non significa far muovere la volontà e l’immaginazione come “estrema estremità dell’Essere”. Il vissuto con gli handicappati più gravi con questa fede nei loro potenziali sommersi, spesso ostinatamente celati, mi ha inse- gnato che per far muovere bisogna prima “commuovere”, riscattare una possibile comunicazione affettiva che restituisca la possibilità di convibrare nello sforzo, nella fiducia, nella paura, nell’ansia, nella ca- pacità di decidere… “Commuovere” non è un gioco di parole troppo suggestivo, è riavere quella partecipazione di Sé attraverso le aspet- tative sull’altro, che fanno piangere entrambi di gioia quando c’è un superamento. Non credo che possano esserci altri veri premi o frustrazioni, per- ché il condizionamento a ricompensa o frustate implica una perdita progressiva di efficacia e quindi un aumento di dosi fino ad assuefa- zione-indifferenza. Mentre il superamento dei limiti ogni volta rin- nova questo piacere fondamentale che è il compiacimento di Sé, così importante per l’essere che percepisce di percepire e più ancora di essere percepibile, e quindi di avere continuità nell’altro. Tutta questa capacità di sentire oltre qualunque handicap, disadat- tamento ecc. proprio come risorsa umana geneticamente predisposta, inestinguibile e sempre in attesa di risveglio espressivo, è etimologi- camente implicita nella parola aistheticos: educare è attivare l’estetica fisiologica umana. Su questa consapevolezza s’imperniano sia l’Arte di Vivere anche nelle strategie di sopravvivenza patologiche, che l’Arte Pedagogico- Terapeutica. L’artista, Educatore psicopedagogico, deve saper sentire (proprio come propone la Nuova Estetica) che l’Essere, la più sensibile 27 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 27 30/07/18 16:45
delle materie «agisce come formante prima ancora di essere forma […], e che niente si può fare senza inventare il modo di fare, fino a dire che “l’intera vita spirituale è arte”» (L. Pareyson, Estetica. Teoria della formatività, Milano, Bompiani, 1954). Queste parole di Pareyson mi sono indispensabili per far capire in qual modo MusicArTerapia e GdL concorrono alla messa in gioco della Persona. Vanno nella pratica individuati, in un’osservazione dei comporta- menti psicosensoriali, con chiavi di lettura metodologiche nella GdL: la globalità; lo sviluppo differenziato-gerarchico dei sensi; la loro pos- sibile vicarietà; la sinestesia; l’estensione del corpo nel senso haptic; le tappe evolutive psico-senso-motorie nello sviluppo della deambula- zione, della mano, del linguaggio; la mappa tattile e bioenergetica del corpo; i poli e le funzioni di scarica dell’energia; il linguaggio emo- tonico da individuare in tutti gli altri nell’espressione, compreso il verbale, attraverso quello che io definisco emo-tono-fono-simbolìsmo, che implica la riflessologia bocca-mano-mente. Non credo che diversamente si possa parlare di educare con le arti, poiché mancherebbe la base per una programmazione dinamica, fatta non per X, ma con X, riattivandogli il “presentimento di Sé” captato come rispecchiamento nell’ambiente affettivo-pedagogico-terapeutico. Questo sarebbe così un contenitore stimolante alla reazione come meta- morfosi accompagnata dalle modalità comunicative isomorfe evocanti la simbiosi primaria. L’Educatore deve attivare un rapporto di sintonia, sincronia, sinfonia, simpatia che restituiscono all’essere quell’accordo con l’ambiente spesso alienato, perduto, negato, in modo da re-inne- scare uno stato armonico. La pedagogia quindi è arte (non con l’arte) se esplora le leggi dell’Energia, della Materia (nel nostro caso dell’Uomo- Globale) che prevedono e suggeriscono la “Form-azione”. L’intenzione formativa sorge solo quando si adotta la materia (si prende in carico l’Uomo) la cui natura impone l’adeguata manipola- zione, adeguata creatività dell’educatore. La materia (come l’handicap) resiste più per suggerire ed evocare che per impedire ed ostacolare. Questo spesso fa sì che soggetti refrat- tari, non collaboranti, vengano invece abbandonati mentre nell’atto in cui ciò diventa materia di arte (Terapia) si trasformano le resisten- ze in spunti e feconde occasioni di metamorfosi. L’artista-educatore 28 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 28 30/07/18 16:45
prolunga, sviluppa, fa emergere valorizzandole, le tendenze del sog- getto. In termini più musicoterapici si potrebbe dire di realizzare la musicalità dell’Essere, armonizzandolo psicopedagogicamente. Laddove non si realizza la simbiosi d’intenzione formativa fra ar- tista e materia (fra terapeuta educatore e uomo-pathos), la statua resta blocco di marmo e il quadro superficie colorata. Un’altra riflessione estetico-pedagogica oggi fondamentale nell’at- to riabilitativo è che «la forma è insieme fisica e spirituale perché se la materia formata è fisica, il modo di formarla è spirituale». Quando cioè la materia è l’Uomo già devono coincidere il suo spirito e quello dell’artista educatore, per questo processo di spiritualizzazione che è metamorfosi positiva dell’impedimento, dell’handicap, dello svantag- gio, in scoperte della possibile peculiare realizzazione. Continuando il discorso, lasciarsi ispirare dal soggetto come dalla materia (sempre con quella cultura della “globalità” che fa cogliere riflessologie e bisogni) e adeguare dialogando con il suo linguaggio il processo di artistica Forma-Azione, prevede poi la trasposizione di quel linguaggio negli altri, arricchendo così progressivamente le pos- sibilità espressive. Credo che oggi questo sia indispensabile come progetto pedagogi- co di prevenzione sociale, proprio in un momento storico di fusione di culture diverse. L’incomprensione dei propri codici diversi può rendere handicappato anche chi non lo è: soprattutto, il disadattamento, fenome- no già allarmante, può dilagare a causa di un aumento di “confusione” e non di fusione comunicativa, possibile solo nel riscatto di una comu- nicazione nel linguaggio universale emo-tonico del corpo e nella consa- pevolezza delle sue tracce espressive, tutte significative se si prendono in considerazione i parametri dell’espressione: Spazio-Tempo-Intensità. La comparazione delle tracce espressive nel metodo della GdL se- condo i tre parametri dell’espressione musicale della Persona (Spazio, Tempo, Intensità), permette la ricostruzione di un profilo indicativo delle preferenze spontanee e quindi dei bisogni così espressi, anche se non detti. In questo senso coincidono nel momento espressivo la co- municazione e la realizzazione della natura umana secondo un princi- pio di piacere, come gusto personale di vivere, che se rinforzato dalle risposte esterne innesca la ricerca di corrispondenza, l’ascolto, l’ine- vitabile scambio di stili come arricchimento con motivazioni affettive. 29 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 29 30/07/18 16:45
Spesso l’uomo, non trovando rispecchiamenti di sé, impoverisce le sue modalità espressive, che anziché metamorfosarsi, diventano ri- petitive chiudendolo nel suo mondo. Perdere il senso, diventare “in- sensato”, è quindi perdere il “senso comunicativo” e poiché la comu- nicazione prevede un destinatario, è evidente che la perdita riguarda non solo il disadattato o handicappato ma anche il mondo esterno, che non a caso definisce i suoi comportamenti “insensati”. Per questo mi sembra fondamentale la ricerca di un senso comune che definisco “aestheticos” in quanto convalidante la qualità umana che si accentua in caso di precarietà esistenziale: la capacità di sentire. L’Arte è continuità fra coscienza individuale e universale, in virtù di questa inestinguibile sensibilità oltre le differenze, che è latenza spiri- tuale in formazione. Non a caso la cancellazione dell’uomo (come è sempre avvenuto e purtroppo spesso tuttora avviene in manicomio o istituti…) è nell’af- fermazione della non esistenza o impossibilità della sua vita spirituale, definendolo in uno stato vegetativo, nonostante dimostri con l’ottusità irriducibile (priva di freni inibitori negli handicappati gravi), di “pre- ferire” alcune musiche, odori, sapori, dondolamenti, sofisticati senso- rismi, a dispetto del suo preteso assente senso estetico, così come ri- corda, riconosce, affetti, persone, umori, intenzioni…, a dispetto della sua pretesa mancanza di spiritualità. Sempre pensando ad una cultura di base nella società di tutti, s’in- dividua la necessità non solo di favorire lo sviluppo di ciascuno ri- spettandone la personalità, ma anche di dare strumenti cognitivi che permettano la fruizione della cultura contemporanea a tutti. La “formatività” dell’intera vita umana e la profonda umanità dell’arte sono una garanzia non solo dell’accessibilità dei fatti artistici e delle loro possibilità d’essere compresi da ogni uomo, ma anche del posto centrale che occupa l’arte nell’esperienza umana, incarnan- do nella sua massima evidenza il concetto di riuscita. Tutta la vita dell’uomo per il suo intrinseco esercizio di formatività la preannun- zia, presagisce, prepara. Mi colpisce l’applicabilità di queste parole di una filosofia estetica, nell’osservazione dei comportamenti di handi- cappati che vivono fuori del tempo in massima concentrazione su un capello o un oggetto o in funamboliche attività motorie di equilibrio, raggiungendo abilità straordinarie, proprio perché con tutto se stessi 30 GUERRA LISI-Progetto persona 15 x 21.indd 30 30/07/18 16:45
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