Lettera al Presidente della di

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Lettera al Presidente della di
Lettera al Presidente della
Repubblica   Federale    di
Germania
Pregiatissimo Presidente della Repubblica Federale di Germania

Frank-Walter Steinmeier

In queste ore siamo rattristati per il recente orribile
attentato antisemita avvenuto ad Halle in Germania e restiamo
sgomenti davanti alla tragedia che si sta consumando con
l’operazione militare della Turchia nel Nordest della Siria
contro i curdi siriani. Proprio a partire dalla complessità
della situazione attuale che alcuni descrivono come
“geopolitica del caos”, sentiamo la necessità di rivolgerci a
lei su una questione che lega i nostri due popoli.

Nei suoi ultimi interventi in Italia ha messo, infatti, in
evidenza il peso delle vicende storiche che hanno legato il
nome “tedesco”, senza aggettivi di appartenenza, alle stragi
consumate sulla popolazione italiana dopo l’ambiguo armistizio
dell’8 settembre 1943.

È certamente necessario non dimenticare l’abisso del male
scatenato da una serie complessa di responsabilità e così
ristabilire il senso di umanità e fraternità che lei
giustamente richiama nei suoi discorsi. La memoria viva ci
aiuta a comprendere il momento presente che vede una azienda
italiana (la Rwm Italia) controllata dalla multinazionale
tedesca Rheinmetall Defence, costruire ed inviare componenti
di bombe d’aereo utilizzate nel conflitto in corso nello
Yemen. Il recente stop del parlamento italiano a tali
transazioni commerciali, denunciate da settori della società
civile anche nell’assemblea dei soci della società con sede a
Monaco di Baviera, ha comportato l’annuncio di un forte
ridimensionamento del personale addetto nello stabilimento
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italiano, in un territorio che già vive gli effetti di una
crisi economica di lunga durata. La mano che oggi dobbiamo
disarmare è quella che pone il dilemma tra l’occupazione
finalizzata all’invio di armi pesanti all’Arabia Saudita e la
povertà per carenza di lavoro in una regione ricca di bellezza
e dignità. Consideriamo irricevibile la tesi di chi giustifica
il concorso nella fornitura di armi ai Paesi in guerra perché
altrimenti altri lo farebbero al nostro posto.

Crediamo sinceramente di poter condividere con lei l’esigenza
di escogitare tutti i modi possibili per uscire da tale
contraddizione che mina alle fondamenta l’ideale di un’Europa
capace di essere promotrice di pace nella giustizia. A livello
internazionale e dentro le mura del Vecchio continente. Tante
sono le risorse che possono trarci fuori da questa logica del
ricatto che ci umilia come esseri umani che si indignano per
le stragi orrende di un recente passato e rimuovono lo sguardo
dalle tragedie dei nostri giorni dove si bombardano
impunemente anche scuole e ospedali.

Poco dopo la fine del secondo conflitto mondiale, una donna
del popolo, Lucia Pisapia Apicella, che viveva facendo la
fruttivendola al mercato, rimase inorridita dallo scempio che
si consumava sui resti di tanti giovani tedeschi morti nel
tentativo di fermare l’avanzata degli anglo americani nel
periodo seguente allo “sbarco di Salerno” del settembre 1943.
Lucia, chiamata poi in Germania “Mutter der Toten”, riuscì a
dare sepoltura a oltre 700 corpi di soldati, agevolandone
l’identificazione, perché considerati giustamente unici e
irripetibili nella loro dignità umana.

Possiamo, Presidente Steinmeier, partire da questa memoria di
bene possibile per costruire una vera unità europea come da
lei auspicato assieme al nostro Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella.

Come ha detto con grande consapevolezza, lo scorso 25 agosto,
a Fivizzano, davanti ai discendenti delle vittime di quel
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paese toscano, «Non dobbiamo dimenticare, per evitare che le
nostre coscienze tornino a farsi sedurre e a oscurarsi».

Roma 14 ottobre 2019

Andrea Goller e Rosalba Poli, Movimento dei Focolari Italia

Giovanni Paolo Ramonda, Associazione Comunità Papa Giovanni
XXIII

Susanna Camusso, Cgil

Marco Piccolo, Fondazione Finanza Etica

Alfio Nicotra, Un Ponte per…

Silvio Minnetti, Movimento Politico per l’Unità

Mao Valpiana, Movimento Nonviolento

Maurizio Certini, Centro internazionale studenti Giorgio La
Pira Firenze

Laila Simoncelli, Nicoletta Dentico, Carlo Cefaloni, Maria
Bencivenni, Stefano Biondi, Claudio Paravati, Daniela
Notarfonso, Alfredo Scognamiglio, Raffaele Natalucci, Domenico
Palermo, Alessio Lanfaloni

Vedi anche articolo su Città Nuova

Insieme si vince
Nell’internato dove abito come studente ci eravamo divisi i
compiti di come e quando pulire la cucina comune. Uno di noi,
che non lo faceva mai, si giusti cava dicendo che aveva molto
da studiare, e un giorno confidò a un altro studente che certi
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lavori non li faceva neanche in famiglia, gurarsi farli con
degli estranei!

La cosa continuò per qualche settimana. Ma è amore anche
aiutare il prossimo a responsabilizzarsi. Per cui una sera ci
siamo seduti e insieme abbiamo parlato del fatto che avevamo
dei doveri e che non era giusto che qualcuno lavorasse di più.

La reazione dell’interessato è stata violenta, anche perché si
sentiva accusato. Ma abbiamo cercato di rassicurarlo,
dicendoci pronti a fare sempre noi la sua parte…

Quella   serata “nella verità” ci ha resi più fratelli. Da
allora   il nostro compagno non solo ha cominciato a lavare i
piatti   quando era il suo turno, ma spesso lo faceva anche
quando    sapeva che qualcuno aveva da preparare un esame.
Insieme si vince.

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno V, n.4,
luglio-agosto 2019)

Antonio il barbone
La festa paesana veniva disturbata da un barbone ubriaco che
gridava e imprecava. Non potevo rimanere inerte. Riuscii a
calmarlo un po’ e lo convinsi a farsi accompagnare in auto
nella baracca dove abitava. Era quasi mezzanotte.

Antonio (così si chiamava) divenne molto loquace, mi raccontò
di quando anche lui aveva una bella famiglia, lavorava la
ceramica ed era un artista apprezzato. «Vieni – mi disse –, ti
mostro cosa so fare!». Ci trasferimmo in un capanno diroccato,
il suo atelier di un tempo. Era un incanto vedere con quanta
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maestria modellava l’argilla…

A fasi alterne però aveva eccessi d’ira, e quando tentai di
accomiatarmi da lui arrivò addirittura a minacciarmi con una
pistola. Mi affidai a Dio e la pace scesa in me forse contagiò
anche Antonio, che mentre salivo in auto mi si fece vicino,
commosso: «Scusa, Adriano, non lasciarmi anche tu… Sai che non
ho nessuno…».

Giorni dopo Antonio moriva in seguito a un incidente stradale.
Alla notizia, mi prese un nodo alla gola, ma subito avvertii
che mi era vicino più che mai: come dentro di me.

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno V, n.4,
luglio-agosto 2019)

Gruppi di raccordo
Punti di vista n. 47

«Appassionati dello squilibrio», non equilibristi; «cristiani
capaci di sognare, desiderosi di sperimentare cose nuove», non
gente rassegnata; «rabdomanti che trovano falde d’acqua in
terreni aridi», non persone statiche. Sono alcune delle
caratteristiche indicate dal vicario del papa a Roma, il card.
De Donatis, in una lettera indirizzata ai suoi sacerdoti, in
cui spiega come una priorità la creazione in ogni parrocchia
di «équipe pastorali» da cui dipende l’attuazione di quel
«processo di conversione e rinnovamento» avviato in diocesi.
Quale il ruolo di queste équipe? Essere custodi del Fuoco,
della comunione, del cammino; «accompagnare la comunità nella
fase di ascolto del “grido della città”». Una sorta di… gruppo
di raccordo, visto che siamo a Roma, che faciliti il “viaggio”
quotidiano e l’intreccio delle vite dei suoi abitanti. Senza
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paura dei possibili errori. È ancora De Donatis, infatti, che
ricorda la preferenza di papa Francesco per una Chiesa
accidentata piuttosto che malata di autoreferenzialità.

Rosalba Poli e Andrea Goller

Responsabili del Movimento dei Focolari in Italia

Fonte: Rivista Città Nuova n. 10/2019 pag. 49

Associazione: “Insieme per il
Bene   Comune”,   nascita   e
sviluppi
7 ottobre 2018:Una data importante!

Nasce nella città di Vibo Valentia l‘associazione “IBC” –
Insieme per Il Bene Comune.

                                 Lo scopo dell’associazione è
                                 quello di promuovere e
                                 diffondere, ad ogni livello
                                 ed in ogni campo della vita
                                 sociale, una cultura della
                                 Pace e dell’Unità tra le
                                 persone e tra i popoli, con
                                 particolare attenzione al
                                 mondo giovanile e nell’ottica
                                 di uno sviluppo integrale
                                 della persona umana.Essa si
                                 ispira allo spirito del
Movimento del Focolari e desidera contribuire alla diffusione,
in ogni ambito della società, dell’idea del mondo unito,
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promuovendo lo spirito della fraternità universale.

Tale scopo potrà essere perseguito attraverso ogni opera
azione o iniziativa che sia direttamente o indirettamente
strumentale al suo raggiungimento. L’associazione è nata
grazie anche al Convegno tenutosi a Vibo il 12 giugno 2018 dal
titolo “Elogio dell’autosovversione di Vibo Valentia” alla
presenza dell’Economista, storico del pensiero economico e
professore ordinario di economia politica all’università LUMSA
di Roma Prof. Luigino Bruni.

Infatti, in una sala gremita alla presenza     di circa 300
persone, dell’allora Sindaco di Vibo, Dott. Costa, e vari
Consiglieri ed assessori comunali, il professore Bruni ha
spiegato con parole semplici quello che è necessario attuare
per fare una “rivoluzione d”amore” e cercare di cambiare dal
di dentro il proprio modo di agire.

Notando la massiccia partecipazione di pubblico, cosa molto
difficile in una realtà come Vibo, lo stesso sindaco ci ha
spronato ad organizzare ulteriori convegni a sfondo sociale,
ai quali avrebbe partecipato con enorme piacere, chiedendoci
in particolare di organizzare un convegno sul gioco d’azzardo
ormai diventato una vera e propria piaga sociale.

Anche una Banca nazionale, avendo apprezzando la riuscita
dell’evento, ci ha promesso un contributo di 5.000,00 euro nel
caso in cui avessimo organizzato altri eventi interessanti
l’intera collettività. E proprio in quest’ottica che il 30
novembre 2018 alla presenza di 250 giovani appartenenti a
classi delle Scuole secondarie di II grado abbiamo organizzato
un convegno molto apprezzato dal titolo “Insieme, nella
legalità, per una società libera dall’azzardo”. Tale convegno,
organizzato in collaborazione con la società di comunicazione
scientifica TAXI 1729, ha teso a dimostrare agli studenti,
usando la matematica, in una forma coinvolgente e divertente,
che è quasi impossibile vincere al gioco e che i danni
provocati dal gioco d’azzardo sono spesso irreparabili.
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Dal marzo 2019 al giugno 2019, l’associazione ha organizzato
presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Vibo Valentia
più incontri, in diretta via streaming dal Polo Lionello
Bonfanti di Loppiano, vicino Firenze, aventi ad oggetto un
corso di formazione tendente ad inculcare un nuovo modo di
fare economia, “l’Economia di Comunione”.

Da ultimo, in occasione delle elezioni comunali avvenute in
concomitanza con le elezioni europee, sempre a Vibo Valentia
l’IBC ha pensato di rendersi parte attiva organizzando con
altre 2 associazioni, l’associazione “Condividiamo” e
l’associazione “Centro Servizi per il volontariato” un
incontro con la cittadinanza, alla presenza dei quattro
candidati alla carica di sindaco; tutti i candidati a sindaco
hanno accolto con piacere l’invito e sono rimasti stupefatti
della folta partecipazione del pubblico che, in silenzio e
senza faziosità, ha ascoltato con interesse dapprima i
Presidenti delle 4 associazioni, che hanno introdotto i
lavori, e poi coloro i quali sono spontaneamente intevenuti
senza però dare giudizi e senza sottolineare le cose negative
della città ma, al contrario, facendo proposte concrete di
miglioramento della stessa.

Alla fine dei lavori, si è proposto ai 4 candidati alla carica
di Sindaco di rivedersi prima delle consultazioni elettorali
affinchè prendessero impegni per la città. E’ nato così l’idea
di proporre un patto per la città da sottoporre all’attenzione
di tutti i candidati a sindaco, a consigliere comunale ed alla
cittadinanza.

Ma da dove cominciare? cosa scrivere?

Vi assicuro, non è stato semplice lavorare con tutte le
associazioni ma, man mano che ognuna di esse apportava il
proprio contributo, ci    si rendeva conto dell’occasione e
della bellezza di condivedere le proprie idee senza
prevaricare quelle degli altri, anzi facendo spazio alle idee
degli altri, rinunciando alla propria; è stata un’esperienza
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di forte comunione fra tutti.

Ma proprio quando si era già stilata la bozza definita da
inviare ai candidati affinchè ne avessero contezza e
decidessero di firmarla totalmente oppure parzialmente oppure
di non firmarla affatto, perchè non condivisibile, e si era
già fissato l’incontro con i candidati e la cittadinanza, ecco
che un’altra associazione ha chiesto di aggregarsi per dare il
proprio contributo, l’associazione “Libera” – contro le mafie
-.

Ognuna delle associazioni coinvolte umanamente sentiva di
dovere dire che ormai era troppo tardi e che non ci sarebbe
stato il tempo di ritoccare nulla, ma, sempre nell’ottica di
dare spazio all’altro e di far sentire pertanto importante
anche l’altro, mettendo da parte i propri egoismi, ha accolto
subito con gioia la proposta dell’associazione aggregatasi.

Ma quale impegno era contenuto nel patto? In esso ciascun
candidato a sindaco avrebbe dovuto assumere impegni
programmatici, etici, democratici e concreti, nei confronti
degli altri candidati e nei confronti della cittadinanza
tutta, impegnandosi, fra l’altro:

– a gestire con trasparenza e correttezza il denaro pubblico;
– ad ascoltare la parte avversaria con atteggiamento
costruttivo e non distruttivo a prescindere dal ruolo di
maggioranza e/o di opposizione;
– a promuovere e sostenere l’utilizzazione ai fini sociali dei
beni confiscati alle mafie;
– a contrastare con proposte concrete il dilagare della
povertà adottando azioni reali di contrasto;

ma anche i cittadini si dovevano impegnare a partecipare alla
vita democratica della città anche nel caso in cui avesse
vinto la coalizione per la quale non si era votato ed inoltre
si dovevano impegnare a non chiedere favori e privilegi
personali o di categoria ma di ricercare sempre la relazione
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tra il proprio problema ed i bisogni della Comunità.

Come si può immaginare, tale patto, se firmato e soprattutto
se rispettato da tutti, era davvero un modo di andare contro
corrente, di non sottostare alle logiche del proprio partito
di appartenenza.

E’ così e successo!!! Ogni candidato a sindaco ha firmato il
patto approvandolo e condividendolo in pieno. In una sala
gremita in ogni ordine di posti, con tanta gente anche in
piedi, si spera sia partito un nuovo modo di fare politica a
Vibo, come già in altre parti d’Italia ed anche in Calabria,
come a Cutro e Castrolibero dove i rispettivi sindaci
Salvatore e Giovanni hanno cominciato ormai da tempo a dare la
propria vita per i loro cittadini senza compromessi e liberi
da condizionamenti.

La   mia    esperienza                                   di
Cappellano del carcere
Ho prestato il servizio come “cappellano del carcere” per
sette anni, poi per seri motivi familiari ho chiesto la
sostituzione, tuttavia faccio ancora parte della “Cappellania
del carcere” e cerco di andare una volta la settimana.
All’inizio avevo espresso il desiderio di potermi impegnare,
oltre che in parrocchia, in qualche servizio caritativo
diretto. Il Vescovo aveva apprezzato questa disponibilità e mi
aveva fatto presente una necessità riguardante il carcere.
Infatti aveva già chiesto ad altri sacerdoti e non riusciva a
trovare un nuovo cappellano. Dopo aver parlato con altri
collaboratori (un Frate francescano, un diacono sposato e
altri ex cappellani) ho accettato questo incarico.
Questa esperienza non è stata facile, prima di tutto per il
pesante “sovraffollamento” (si è arrivati a più di 1.000
detenuti, più del doppio di oggi; in dodici metri quadrati si
trovavano stipati quattro reclusi). Ovvio il “malessere”
generale e i vari problemi di violenza che scaturivano da
questa forzata convivenza. È da sfatare l’idea che in carcere
ci siano solo “delinquenti”! Sì, ci sono anche persone che
hanno scelto degli stili di vita sbagliati, ma la maggior
parte sono persone afflitte da varie “povertà”!

Povertà materiali, ma anche di educazione, di affetti (quanta
solitudine c’è in carcere!), povertà a livello psicologico
(tanti hanno problemi mentali e “dipendenze” di vario tipo che
portano a compiere tanti errori). Tante volte mi son chiesto:
«Se mi fossi trovato al loro posto, in quell’ambiente sociale,
in quella famiglia, in quella situazione di povertà … chissà
come avrei agito anch’ io!?». Ci sono persone che giustamente
sono in carcere, ed è un bene che siano state fermate. Ma ce
ne sono tante altre che avrebbero bisogno di un aiuto diverso.

La maggioranza è composta da giovani! Il carcere dovrebbe
offrire spazio al recupero della persona, cerca di farlo
attraverso il lavoro, la scuola e varie attività promosse da
figure professionali come educatori, assistenti sociali,
psicologi e volontari … grazie al Cielo ci sono varie
associazioni di volontari, ma le varie attività sono sempre
insufficienti rispetto ai bisogni. Le persone detenute possono
usufruire anche di permessi e misure alternative al carcere …
Queste servono per il loro recupero in vista di un
reinserimento positivo nella società. La detenzione non deve
essere solo punitiva, ma anche riabilitativa, deve aiutare
cioè le persone a non ricadere più negli sbagli fatti. Ho
visto giovani che, facendo delle esperienze di servizio, a
contatto per esempio con i disabili, o facendo dei lavori
socialmente utili, hanno iniziato nuovi percorsi di vita.

Ci sono 3 passi della Sacra Scrittura che mi hanno illuminato
in questo servizio di “Cappellano del Carcere”:
1. Il capitolo 25 di Matteo: “Ero in carcere e tu mi hai
      visitato”:

Non aspettavo soltanto in ufficio i detenuti che facevano
richiesta di parlare, ma cercavo di andare a “visitare” tutti
nelle loro celle, senza distinzione di nazionalità, di
religione … o di reato commesso. La visita consisteva nel
salutare, dare la mano, interessarsi della famiglia, nel
chiedere se avessero bisogno di qualcosa (soprattutto
telefonate o messaggi per le famiglie: il Cappellano infatti
tante volte è l’unico collegamento con la famiglia). Piccoli
gesti, che aiutavano le persone a tirare fuori la parte
migliore di sé stessi, quell’umanità che tutti abbiamo dentro
di noi.

Ad esempio un detenuto nigeriano che era in massimo isolamento
perché aveva dato fuoco alla cella ed era considerato
pericoloso. Un giorno, anche se sconsigliato da tutti, vado
davanti alla sua cella. Ascolto per più di mezz’ora il suo
rabbioso sfogo contro tutto e contro tutti. Alla fine con
semplicità gli chiedo: “Posso fare qualcosa per te?”. Quel
ragazzo nigeriano si è per un attimo calmato e mi ha confidato
che doveva esser nato in quei giorni suo figlio. Quindi mi dà
il numero di cellulare della sua compagna slovena. Esco dal
carcere (dentro non si può assolutamente portare il cellulare)
e telefono a questa ragazza che mi conferma la nascita del
figlio, e dà qualche informazione del bambino. Ritorno dentro,
faccio i complimenti al neo papà e racconto quello che mi ha
detto la mamma. Da quel giorno quel ragazzo è completamente
cambiato ed è diventato una persona nuova.

   2. Luca cap. 4: nella sinagoga di Nazaret Gesù legge Isaia:
      “Mi ha mandato a proclamare ai prigionieri la
      liberazione …”

È la libertà che passa attraverso una confessione liberatrice
(preceduta da molti colloqui di preparazione) e dall’ascolto
della Parola di Dio (ogni sabato mattina si meditava insieme
con un gruppo “internazionale” la Parola di Dio della
domenica, e si preparavano insieme delle Preghiere dei fedeli
in varie lingue). Una libertà che si può sperimentare anche
nel fare dei piccoli gesti di amore e di solidarietà in un
ambiente così duro e ruvido come il carcere.

   3. Genesi cap. 4: la figura di Caino.

Prima Dio fa prendere coscienza a Caino del male fatto (“la
voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”). Poi
però dà a Caino un“segno” di protezione, per proteggerlo dalle
vendette. Quindi Caino ha un figlio, Enoc, e fonda una città.
Noi di solito ci fermiamo al fratricidio, ma Dio dà la
possibilità anche a Caino di un domani, di avere un figlio e
di dare un contributo positivo alla società diventando
fondatore di una città. Una persona veramente cambia, quando
sente il bisogno di assumersi le sue responsabilità e di
riparare al male fatto facendo del bene. È importante dare la
possibilità alle persone detenute di sentirsi utili, di
riscattarsi facendo cose buone.

M. S:

Ottobre 2019

“Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il
bene prezioso che ti è stato affidato” (2 Tm 1,14).
L’apostolo Paolo scrive a Timoteo, suo “figlio nella fede” (1),
con cui ha condiviso la sua attività evangelizzatrice ed al
quale ha affidato la comunità di Efeso. Sentendosi vicino alla
morte, Paolo lo incoraggia in questo impegnativo compito di
guida.

Timoteo infatti ha ricevuto un “bene prezioso”, cioè il
contenuto della fede cristiana, così come gli apostoli lo
hanno trasmesso, ed ha la responsabilità di comunicarlo a sua
volta, fedelmente, alle generazioni successive.

Per Paolo ciò significa proteggere e far risplendere il dono
ricevuto, disposto anche a dare la vita per diffondere la
lieta notizia che è il Vangelo.

“Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il
bene prezioso che ti è stato affidato”.

Paolo e Timoteo hanno ricevuto lo Spirito Santo come luce e
garanzia per il loro insostituibile compito di pastori ed
evangelizzatori. Attraverso la loro testimonianza e quella dei
loro successori, l’annuncio del Vangelo è arrivato fino a noi.

Allo stesso modo, ogni cristiano ha la sua “missione” nella
propria comunità sociale e religiosa: costruire una famiglia
unita, educare i giovani, impegnarsi nella politica e nel
lavoro, prendersi cura delle persone fragili, illuminare la
cultura e l’arte con la sapienza del Vangelo vissuto,
consacrare la vita a Dio per il servizio dei fratelli.

Anzi, secondo le parole di papa Francesco ai giovani, «[…]
ogni uomo e donna è una missione […]»(2). Il mese di ottobre
2019 è stato proclamato dalla Chiesa Cattolica “Mese
missionario straordinario”. Può essere anche per noi
l’occasione di rinnovare consapevolmente l’impegno a
testimoniare la nostra fede, con il cuore aperto e dilatato
dall’amore evangelico che genera accoglienza, incontro e
dialogo (3).
“Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il
bene prezioso che ti è stato affidato”.

Ogni cristiano è “tempio” dello Spirito Santo, che permette di
scoprire e custodire i “beni preziosi” che gli sono affidati,
per farli crescere e metterli al servizio di tutti. Il primo
di questi “tesori” è la fede nel Signore Gesù. Occorre che noi
cristiani la risvegliamo e la nutriamo con la preghiera, per
poi comunicarla attraverso la testimonianza della carità.

Racconta J. J., un sacerdote ordinato da poco: «Mi è stata
affidata la cura dei fedeli di una grande chiesa cattolica in
una metropoli brasiliana. L’ambiente sociale è molto difficile
e spesso le persone che incontro non hanno una identità
religiosa definita; per questo partecipano sia alla messa che
ad altre antiche cerimonie tradizionali. So di essere
responsabile di trasmettere la fede cristiana nella fedeltà al
Vangelo, ma desidero anche che tutti si sentano accolti in
parrocchia. Ho pensato che, per valorizzare le radici
culturali di queste persone, la celebrazione della messa
poteva essere più festosa ed animata da strumenti musicali
tipici delle loro culture. È una sfida impegnativa, ma che
rende tutti felici perché, invece di dividere la comunità, ci
unisce in ciò che abbiamo in comune: la fede nel Dio che ci
dona la gioia».

“Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il
bene prezioso che ti è stato affidato”.

Un altro tesoro inestimabile che abbiamo ricevuto da Gesù
stesso è la sua parola, che è parola di Dio.

Questo dono «[…] comporta da parte nostra una grande
responsabilità […]. Dio ci ha dato la sua parola perché noi la
facessimo fruttificare. Egli vuole vedere attuata nella nostra
vita e nella nostra azione nel mondo quella trasformazione
profonda, di cui essa è capace. […]. Come vivremo allora la
Parola di vita di questo mese? Amando la parola di Dio,
cercando di conoscerla sempre meglio e soprattutto mettendola
in pratica con sempre maggiore generosità, in modo che essa
diventi realmente il nutrimento base della nostra vita
spirituale, il nostro maestro interiore, la guida della nostra
coscienza, il punto di riferimento incrollabile di tutte le
nostre scelte e di tutte le nostre azioni. […] Nelle coscienze
c’è tanto smarrimento e confusione, tutto tende a
relativizzarsi e ad annebbiarsi. Vivendo la parola di Dio non
solo saremo muniti contro questo grave pericolo ma, secondo la
significativa espressione di Gesù (cf Mt 5,15-16), diventeremo
delle lampade accese, le quali con la loro luce aiuteranno
anche gli altri ad orientarsi ed a ritrovare il retto cammino»
(4).

 Letizia Magri

______________________________________________________________
__________

1 1Tm 1,2.
2 Cf. FRANCESCO, Messaggio per la giornata missionaria mondiale 2018.
3 Per maggiori informazioni, vedi www.october2019.va.
4 C. Lubich, Parola di Vita ottobre 1991, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio
Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5, Città Nuova, Roma, 2017), p. 486.

Parola di Vita Ottobre 2019
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ESPERIENZE SULLA PAROLA DI VITA
AUDIO

http://www.focolaritalia.it/wp-content/uploads/2019/09/Parola-
di-vita-ottobre-2019.mp3

Tutte le trasmissioni radio con esperienze

Video in diverse lingue

Parola di vita per bambini

Parola di vita ragazzi

Cantiere Ragazzi per l’Unità
fra i monti del tarvisiano
CANTIERE MONDO UNITO RAGAZZI 11-17 ANNI CAMPOROSSO (TARVISIO –
UDINE) 3-7 LUGLIO 2019

Fra i monti del tarvisiano, a un’ora da Udine e a due passi
dall’Austria, dal 3 al 7 luglioabbiamo vissuto un bellissimo
“cantiere” con 46 ragazzi dagli 11 ai 17 anni provenienti da
tutto il Friuli Venezia Giulia. La generosità e l’entusiasmo
dei 14 adulti pronti a donare tempo, energie, capacità…sono
stati il motore e la base sicura che ha permesso ai ragazzi, a
tutti noi, di agire molto concretamente come cittadini attivi,
rendendo piùbelli “angoli bui” del territorio: con nel cuore
un “segno matematico” come motto della giornata, il “time-out”
a mezzogiorno, con guanti, carriole, badili, zappette e
rastrelli,un gruppo ha risistemato un sentiero e trasformato
quasi in un giardino una collinetta attorno ad un
                                       faggio secolare meta di
                                       turisti,    un   altro
                                       gruppo ha ripristinato
                                       le tombe di uno storico
                                       cimitero       austro-
                                       ungarico (con caduti
                                       della prima guerra
                                       mondiale), distrutte da
                                       un’alluvione. E poi
gite alla scoperta della bellissima natura con laghi,
torrenti, monti maestosi, giochi di squadra, momenti di svago
per stare insieme e conoscersi, uno sguardo sul mondo
ascoltando intensamente la testimonianza di un giovane che era
appena tornato dalla Bolivia, la visita alla “Baita
dell’alpin”, costruita dal nonno di Marco Aquini, con tutta la
ricchezza di valori e di Vangelo vissuto che traspariva anche
grazie alla forte testimonianza di Marco stesso e di alcuni di
noi. Il tutto in un clima gioioso, sereno, in cui l’undicenne
stava a suo agio col diciassettenne e col settantenne!

Giorni che ci sembra abbiamo portato tanti frutti: hanno
potuto partecipare 10 ragazzi del posto, paese di montagna
dove da anni non si facevano iniziative per i ragazzi e dove
c’era isolamento e chiusura; con la sola nostra presenza siamo
riusciti a mobilitare l’intero paese, che ci ha
inaspettatamente aperto braccia e cuore, forse vedendo che
volevamo sinceramente solo fare qualcosa di bello con loro e
per loro, per la loro terra. Ragazzi, genitori, viceparroco,
alcuni catechisti, suore, istituzioni civili, famiglie hanno
compiuto un atto di fiducia verso di noi e ne è nato un
rapporto di reciprocità nella stima e nella cordialità.

Sembra che la parrocchia, con le parole espresse nell’omelia
dal vice-parroco durante la messa solenne, abbia ricevuto uno
stimolo e una spinta ad aprirsi e a iniziare cose nuove per i
ragazzi. Significativo e inaspettato il dono di una statua in
ceramica della Madonna del vicino Santuario del Monte Lussari,
meta di tanti pellegrini di varie nazioni. Il Consorzio
“Vicinia” che ci ha permesso di ripristinare il sentiero ha
usato tutte le forme possibili per ringraziarci: una targa in
legno affissa lungo il sentiero a testimonianza del lavoro
fatto, una pergamena scritta a mano consegnata a ciascun
ragazzo con un grazie personale.

                                      Anche i gestori del
                                      cimitero      austro-
                                      ungarico hanno voluto
                                      farsi presenti con una
                                      targa di ringraziamento
                                      in tedesco. Citiamo
                                      questi riconoscimenti
                                      per   esprimere    la
                                   bellezza     e     la
preziosità dei rapporti che sono nati. Ancora frutti: un
ragazzo di Camporosso era così felice di stare al cantiere che
non voleva partire per le vacanze con la famiglia (prima che
finisse il cantiere); un ragazzo timido che all’inizio stava
per ritirarsi dal cantiere, ha poi trovato “il suo posto”
sentendosi libero di esprimersi senza sentirsi giudicato: ha
giocato sereno con tutti, ha partecipato al programma, ha
aiutato in cucina. Un ragazzo ha accettato di fare un servizio
superando un suo limite evidente; un altro che non parlava con
la mamma da tempo, le ha telefonato per raccontarle cosa stava
facendo al cantiere.

Tutti sono stati felici di lavorare a contatto con la natura,
hanno conosciuto nuove persone, hanno rafforzato rapporti già
iniziati, si sono molto divertiti; tutti desiderano rifare
l’esperienza.

Un animatore così si è espresso: “Questo cantiere ha lasciato
un segno indelebile in tutti i ragazzi … A differenza di altri
cantieri, qui i ragazzi hanno dato testimonianza (questa è
maternità spirituale). Non possiamo più abbandonare Camporosso
e Valbruna. Sono super contento. Evviva”.

Ci sembra di poter dire di aver portato un seme di unità e
speranza e di aver colorato con l’amore qualche angolo buio
delle nostre terre.

Stefania e Franco

Loppiano –                   Alcuni             eventi
dell’anno
LINK PER IL CALENDARIO COMPLETO

Summer      school      2019:
“Fratellanza umana per la
pace mondiale e la convivenza
comune”
Siamo Lisa e Sara Maria, due giovani del Movimento dei
Focolari ed abbiamo partecipato alla summer school organizzata
dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo
Interreligioso della CEI che si è tenuta a Monte Sole
(Marzabotto – Bologna) dal 5 all’8 settembre 2019, in
collaborazione con COREIS, UCOII e CII.
Il titolo della summer school era “Fratellanza umana per la
pace mondiale e la convivenza comune” e il programma
ripercorreva alcuni punti del Documento di Abu Dhabi quali
fratellanza umana, tutela dell’ambiente e identità religiosa.
Gli argomenti trattati sono stati i più vari,
dall’immigrazione alla guerra, dalla tutela dell’ambiente a
come conciliare giustizia e perdono.
                                      È stato bellissimo
                                      vedere una cinquantina
                                      di ragazzi tra i venti
                                      e i trent’anni, con
                                      varie sfumature di
                                      colore della pelle, di
                                      origini diverse, ma
                                      tutti    con   accenti
                                      italianissimi, dal nord
                                      al   sud,    pronti   a
                                      rimboccarsi le maniche
per il Paese in cui viviamo, mantenendo uno sguardo allargato
a tutta l’umanità.

Il gruppo era molto vivace e tutti avevano voglia di
intervenire e dire la loro. Non ci sono mai stati momenti di
silenzio, senza interventi o senza domande. Quello che più ci
ha colpito è quella che ha fatto notare un ragazzo musulmano:
al di fuori degli interventi degli esperti, si è parlato poco
di religione; non si è quasi mai parlato di dialogo ma lo si è
proprio vissuto, sia in sala che nella quotidianità,
condividendo le stanze, i pasti e tutti i momenti di ‘svago’.

Negli incontri fatti in “piccoli” gruppi tutti avevano ben
chiara la problematica che si stava affrontando e cercavano di
mettere in rilievo criticità, possibili soluzioni, personali o
collettive. L’impressione è stata una bellissima gioventù
italiana, pronta a vivere per migliorare ciò che li circonda.
Ci ha fatto tanto bene sperimentarlo!! Aiuta ricordarsi le
                                       bellissime e silenziose
                                       persone che esistono ed
                                       operano il bene, al di
                                       là delle tragedie dei
                                       telegiornali. Visitare
                                       insieme     i   luoghi
                                       dell’eccidio di Monte
                                       Sole,   guidati   dai
                                       formatori della Scuola
                                       di Pace, ed ascoltare
                                       insieme               la
testimonianza   di   un   sopravvissuto alla strage   è   stato
commovente. L’impressione era che tutti volessero custodire
quella memoria, farne tesoro, per costruire un mondo migliore.
Siamo tornate a casa con la consapevolezza e la “chiamata” ad
un rinnovato impegno a portare anche noi,il nostro Carisma
dell’unità, ovunque saremo e nel dialogo interreligioso in
particolare, chiedendo a Dio di indicarci la via!

Lisa e Sara Maria

La Summer School è un’iniziativa promossa dall’Ufficio
Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (UNEDI)
della CEI in collaborazione con la Comunità Religiosa Islamica
Italiana (CO.RE.IS.), l’Unione delle comunità e organizzazioni
islamiche in Italia (UCOII) e la Confederazione Islamica
Italiana (CII).
Lo scopo dell’iniziativa è duplice:

a. quello di riunire da tutta Italia giovani cristiani e
musulmani in età universitaria, per un’attività di formazione,
riflessione, scambio sui temi centrali dell’identità religiosa
specifica a ciascuno e del rapporto di questa identità con la
comunità civile alla quale tutti apparteniamo.

b. far si che questo progetto pilota possa incoraggiare la
promozione di iniziative simili nelle regioni italiane.

La seconda edizione della Summer School, si è svolta nel
contesto particolare di Monte Sole (Marzabotto – BO) si
concentrava su tre piste del documento di Abu Dhabi firmato
congiuntamente da Papa Francesco a il Grande Imam di Al-Azhar
Aḥmad Muḥammad Aḥmad al-Ṭayyib:

1. la fratellanza umana alla prova della guerra,
2. la fratellanza sperimentata nel comune impegno per la
tutela dell’ambiente,
3. la capacità di collegare credenti di religioni diverse.

Sui passi di Gesù – Video
I Ragazzi per l’Unità dell’Emilia Romagna presentano un video
che sintetizza l’esperienza vissuta quest’estate in Terra
Santa. Una settimana per sintonizzare mente, cuore, mani sui
passi di Gesù.

http://www.focolaritalia.it/wp-content/uploa
ds/2019/09/Sui-passi-di-Gesù.mp4
Insieme per fare goal!
“Sono sorpreso e curioso. Ieri ho visto come il rumore di
alcuni tamburi può diventare ritmo e musica. Oggi non so cosa
aspettarmi eppure so che quella di stasera sarà una profonda
esperienza spirituale, perché con la musica si fa sempre
un’esperienza spirituale”. A pronunciare queste parole è il
vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole. Sul
palco dopo pochi minuti entreranno in scena le artiste del Gen
Verde con uno spettacolo acustico. Quasi due ore di musica e
danza che spaziano dal ritmo latino americano ad una dolce
ninna nanna per ricordare tutte le persone che perdono la vita
nelle acque del Mediterraneo.

                                      Quello di Ascoli Piceno
                                      potrebbe essere uno dei
                                      tanti concerti del Gen
                                      Verde. La differenza
                                      questa volta la fa il
                                      pubblico con un ascolto
                                      attento e profondo.
                                      “Tutto    merito    del
                                      rapporto costruito ieri
                                      durante i workshop”,
                                      spiega      l’artista
                                      coreana       Beatrice
facendo riferimento all’attività svolta il giorno precedente
con i giovani del Movimento diocesano della città marchigiana.

E infatti oltre 100 giovani hanno avuto modo di conoscere e
lavorare per un giorno intero con il GenVerde: un’occasione
speciale per esprimere la propria creatività e i propri
talenti e in alcuni casi scoprirne anche dei nuovi. Un solo
giorno eppure eccezionale il lavoro finale presentato nella
parrocchia Santi Simone e Giuda. I laboratori di danza, canto,
teatro e percussione hanno permesso di vivere in prima persona
una delle esperienze più forti che vive il Gen Verde e che ha
tramutato inmusica con la canzone “Io credo nel noi”.

E questa è stata la grande sfida lanciata al mattino spronando
i ragazzi presenti a non fermarsi dinanzi alle difficoltà che
avrebbero incontrato durante la giornata, ma credendo
profondamente che la performance finale sarà frutto di una
squadra, di un gruppo dove tutti insieme, ognuno col proprio
talento, si arriva a fare goal.

                                       E sembra che la partita
                                       col Gen Verde sia stata
                                       assolutamente vincente.
                                       Entusiasta Dina Amici,
                                       presidente       della
                                       cooperativa Melograno
                                       che ha promosso la
                                       presenza Gen Verde ad
                                       Ascoli: “il nostro
                                       obbiettivo è cercare di
                                       offrire un luogo e uno
                                       spazio ai tanti giovani
della nostra città che spesso non sanno dove andare e cosa
fare. Ci sembra che l’arte sia lo strumento per eccellenza per
veicolare messaggi positivi da indirizzare ai tanti
adolescenti in difficoltà nel nostro territorio e per questo
abbiamo pensato che un valido contributo alla nostra proposta
educativa potesse arrivare dal lavoro svolto assieme al Gen
Verde”.

A sostenere questo progetto con entusiasmo e laboriosità anche
i tanti giovani e non del Movimento diocesano di Ascoli che
promuovono nel loro agire quotidiano esperienze di fraternità
in parrocchia e in tutta la società civile.

Il concerto termina, le luci si spengono e resta stampata una
realtà: la fraternità universale è possibile. Come sostiene
monsignor D’Ercole la musica ha permesso a tutti di fare una
profonda esperienza spirituale. Le aspettative allora non sono
state deluse, anzi. Ora c’è solo da portare questa esperienza
nella realtà di tutti i giorni, anche quando l’entusiasmo sarà
scemato.

Tiziana Nicastro

Creare rapporti
Punti di vista n. 46

Mentre il Paese è alle prese con un nuovo delicato avvio, dopo
una partita a scacchi per la costituzione di un nuovo governo
guardiamo con particolare speranza all’esperienza di un gruppo
di giovani italiani che hanno condiviso una tappa del loro
percorso di crescita umana e spirituale con alcuni coetanei di
vari Paesi del Medio Oriente.

Gambe in spalla sono andati in Giordania, Paese che ospita
oltre 715 mila rifugiati (a fronte dei 189 mila dell’Italia)
posizionandosi, insieme al Libano, in vetta alla classifica
del rapporto abitanti/rifugiati (Report Unhcr). Hanno messo da
parte comodità, schemi, visioni predefinite. Aperti allo
scambio e all’amicizia.

Ne sono tornati enormemente arricchiti, con un altro senso
della condivisione dei beni, della giustizia sociale, della
costruzione della pace. Ci insegnano che il segreto per
crescere non è chiudersi, ma aprirsi. Non è solo risolvere i
propri problemi a uno a uno, ma pensare a chi è più nel
bisogno. Non è isolarsi, ma creare relazioni. È in questa
prospettiva, dando priorità alla vita, alimentando le reti,
che vorremmo vivere i prossimi mesi, sapendo che il bene del
Paese crescerà in proporzione alla nostra generosità.
Rosalba Poli e Andrea Goller

Responsabili del Movimento dei Focolari in Italia

Fonte: Rivista Città Nuova n. 9/2019 pag. 49

“Andate avanti!”
3 SETTEMBRE 2019 – FONTE: MOVIMENTO DEI FOCOLARI

Fiducia, apertura, gratitudine sono le parole con le quali la
Presidente dei Focolari Maria Voce e il Copresidente Jesús
Morán sintetizzano l’incontro avuto con Papa Francesco durante
l’udienza privata del 2 settembre 2019. “Portate avanti le
profezie di Chiara” è stato l’incoraggiamento del Pontefice.

Maria Voce: Siamo appena usciti dall’udienza con il Papa. È
stato un incontro bellissimo, di una cordialità straordinaria.
Gli avevamo portato in regalo il libro di Chiara sui
Collegamenti, che lui ha apprezzato, ha guardato con cura, e
anche una icona della Madonna che si chiama “Gioia di tutti
gli afflitti”. E a lui è molto piaciuto il titolo e anche
l’icona, perché diceva che non l’aveva mai conosciuta, e che
vedere queste persone – che si vedeva che soffrivano, che
andavano dalla Madonna – gli ha fatto venire in mente la
pagina ultima del Manzoni sul lazzaretto, dove tutti i
lebbrosi pregano la Madonna, invocano la Madonna in questa
loro afflizione.
Ma tutto l’incontro è stato improntato ad una grande fiducia,
ad una grande apertura, lui continuava a dire: “Andate avanti,
andate avanti”, l’avrà ripetuto mille volte. Ha ringraziato
per il bene che facciamo e si sentiva che era veramente
contento di vederci.
E: “Pregate per me”. Allora gli abbiamo assicurato che
preghiamo.
A un certo punto gli ho detto: “Ma tutti pregano oggi, perché
tutto il Movimento sa che siamo qui con lei e tutti pregano
per questo incontro, non solo i cattolici, ma tutti”. E lui
allargava le braccia come a comprendere tutti quelli che
pregavano, anche gli altri. È stato molto bello.

Jesús Morán: Molto bello. Credo sia stato all’insegna
dell’amore reciproco, perché lui continuava a dirci: “Vi
ringrazio per quello che fate, andate avanti”, e noi
continuavamo a dirgli: “Noi sosteniamo quello che lei fa; noi
difendiamo il suo pensiero”. Io ho pensato subito a
quell’esperienza di Chiara quando è andata da Paolo VI, che
Paolo VI le ha detto: “Qui è tutto possibile”.
Davvero lì è tutto possibile. Dopo bisogna vedere
concretamente, però lui ci ha detto: “Andate avanti, portate
avanti le profezie di Chiara”. Perché poi abbiamo parlato di
tante cose anche concrete.

Maria Voce: Ci ha espresso ancora una volta il suo dispiacere
nel vedere che ci sono nazionalismi, che ci sono ostacoli alla
pace, che ci sono conflitti anche fra i nostri; lui diceva:
“Anche nel seno della Chiesa (ci sono) alcuni che pensano
diversamente. Ma possibile che non impariamo niente della
storia? Io ho pianto – diceva –, io piango nel sentire certe
affermazioni contro la pace e contro la            comprensione
reciproca”.
Poi ci ha detto una cosa che ci è sembrata molto   bella, diceva
che certe volte è meglio chiedere perdono          che chiedere
permesso, che bisogna magari sbagliare per         poi chiedere
perdono; tante volte è meglio fare questo.

Jesús Morán: Era molto addolorato perché certe
contrapposizioni continuano a provocare morti. Dice: “Ma
possibile che non abbiamo imparato dopo guerre sanguinose che
abbiamo vissuto”? Parlando dell’Europa lo abbiamo visto
preoccupato. Gli abbiamo illustrato la Mariapoli Europea. Come
prima cosa abbiamo parlato del Centenario di Chiara, e lui lo
ha apprezzato, ha sentito che non è che lo facciamo come una
commemorazione, ma perché sentiamo che il Carisma di Chiara è
veramente attuale.

Maria Voce: Una cosa che abbiamo sentito è che lui ha molto a
cuore i sacerdoti, i religiosi e i vescovi, nel senso proprio
di dire: aiutateci in questi campi.

Cantieri Ragazzi per l’unità
– Estate 2019
In un’epoca in cui l’attenzione alla tutela dei minori ci
mette più all’erta e chiede forze maggiori e più qualificate,
l’offerta verso il benessere e la formazione integrale
dell’adolescente non solo non retrocede, ma anzi si
intensifica. Il Movimento dei Focolari in Italia continua ad
offrire questi spazi, ricreativi, formativi e di impegno
sociale nel territorio, caratterizzati da una crescente
mobilità e scambi internazionali come quello in Terra Santa
dei ragazzi dell’Emilia Romagna e l’esperienza con gli
adolescenti della Grecia a Roma che hanno restituito la visita
sulla scia di un’amicizia coltivata nel tempo con attività
nella città e la partecipazione insieme al 1 maggio a
Loppiano.     Cantieri     in    Albania;     Clusone    (BG)
(https://www.flest.it/2019/08/il-mondo-e-come-un-fiore-se-lo-t
rascuri.html),           Bardolino          sul         Garda
(http://focolareliguria.altervista.org/asse-verona-genova-cant
iere-ragazzi-per-lunita-la-zonetta-unita-diventa-realta/);
Polonia (Cantiere in Polonia alla Mariapoli Fiore insieme ad
un gruppo di ragazzi di un oratorio di Milano); Roma;
Frosinone; Genzano; Cittadella Faro (cantiere tra ragazzi del
Veneto e della Croazia con la partecipazione di qualche
ragazzo della Sicilia, Piemonte e Trentino); Emilia Romagna
(Cantiere in zona e gruppo di ragazzi in Terra Santa
https://www.focolare.org/news/2019/08/19/cambiare-
prospettiva/);                                        Palermo
(https://soundcloud.com/radiopace/persone-e-avvenimenti-guardo
-la-mia-citta-campus-sociale-e-interculturale-a-palermo);
Friuli Venezia Giulia (un cantiere all’insegna dell’ecologia e
della sostenibilità ambientale); Veneto, Umbria (cantiere
diurno ecologico); Carloforte, Sardegna (ragazzi e giovani
insieme); Ancona (Gomiti Creativi); Mormanno in Calabria.

www.teens4unity.org

Agosto in città
In agosto l’arte di una delle tante città italiane, sature di
bellezza, è restituita alla consapevolezza dei residenti dalla
folla di turisti che cercano, con il naso all’insù,
inesistenti indicazioni, attendono autobus che si fanno
aspettare un po’ troppo, chiedono informazioni, timidamente, a
qualche passante dall’inglese stentato.
Le stesse città in cui le stazioni ferroviarie, più di altri
luoghi, portano i segni di evidenti contraddizioni: negozi di
marchi famosi, eccellenze, raffinati ristoranti e a pochi
passi mercatini arraffati, bancarelle “tutto a un euro”,
sottopassaggi occupati da senza fissa dimora.
I sensi, soprattutto la vista e l’olfatto, sono buoni
navigatori, consigliano di non percorrere mai quei pochi metri
per non avvicinarsi alle strade più sgradevoli e pericolose
della bella città.
Un po’ di coraggio comunque ripaga, subito, e libera da
confini tirati su troppo presto. Offre un possibilità di
conoscenza più approfondita e completa il quadro globale,
libera dalla paura o almeno l’attenua.
E ce ne vuole per scoprire quelle tre aule vicino ad un
maleodorante sottopassaggio della stazione che richiamano ogni
giorno una piccola folla etnicamente variopinta. L’indirizzo
non è riportato su nessun social media. E’ un passaparola: chi
ha la necessità di imparare la lingua italiana per tentare di
trovare un lavoro o tenersi quello che con difficoltà ha
racimolato, sa di poter andare lì da lunedì a venerdì in
qualsiasi periodo dell’anno, anche in agosto.
Si formano classi improvvisate di pakistani, indiani, bangla,
venezuelani, cinesi, colombiani, peruviani, russi, bulgari,
siriani, nigeriani, elenco che potrebbe non finire mai e che
cambia nelle percentuali seguendo l’andamento delle politiche
migratorie nazionali e internazionali.
Gli insegnanti sono per lo più pensionati, volontari molto
attivi e motivati, coordinati da quattro studentesse del
servizio civile che assicurano competenza e continuità.
Mi sono unita a loro un anno fa, al ritorno nella “mia” città
nel periodo delicato dell’inizio del pensionamento, e non solo
dal lavoro. C’è un’età in cui scopri con sorpresa ciò che già
sarebbe ovvio aver acquisito: quello che sei e che fai non è
determinante, puoi essere felicemente sostituita, non presenti
più caratteristiche interessanti che suggeriscono di investire
su di te, nell’ambiente lavorativo, in quello associativo e
oltre. Quando l’atmosfera interiore rischia di diventare
depressiva, da “resa dei conti”, da “fissa” persecutoria, un
po’ di coraggio non può mancare, quello che ripaga subito.
Proprio in agosto ho più tempo per immergermi in quel pezzetto
di mondo negato della mia grande città e subito quelle persone
a cui cerco di insegnare italiano si rivelano un’ancora di
salvezza per ricostruire il presente da abitare senza
sospetti, fiduciosamente. Vedo declinarsi in storie concrete
le grandi narrazioni politiche, cerco di ascoltare perché ogni
piccolo fatto spiega più di mille insostenibili dibattiti.
I miei attentissimi alunni mi restituiscono la mia lingua,
musicale e accogliente, che sulla loro bocca risuona di
assonanze immaginate, di storie d’amore, di dolorose odissee.
Una lingua che dissolve nella mia anima il rancore e mi
costringere a non sottrarmi alla “salvezza” di questo
presente, complesso, spesso ingiusto, ma che nasconde la
bellezza inaspettata di uomini e donne che si incontrano, si
riconoscono, rischiano per condividere il mondo in una città.

Ada Corsi

Un campus a Bologna nel segno
del “Noi”
Cittadinanza attiva, solidarietà, formazione. Il patrimonio di
una esperienza di impegno civile promossa dai Giovani per un
mondo unito nei quartieri Cirenaica e Pilastro della città
felsinea.

«È stata proprio ‘na botta de vita di quelle notevoli» mi
conferma Etta, la vivace fondatrice dell’associazione Il
Cerchio, che sotto il ponte di Via Libia è nata e si è
sviluppata per combattere il razzismo, accogliendo soprattutto
giovani migranti.

Etta si riferisce al rapporto costruito nei giorni precedenti
con i giovani partecipanti del Campus promosso dai Giovani per
un mondo unito.Essendo infatti lo slogan dell’associazione
“C’è una sola identità: la comune umanità”, non poteva che
risuonare empaticamente con la forte motivazione dei giovani
provenienti da dieci regioni italiane, decisi a costruire un
“noi” e a cambiare concretamente la realtà circostante.

L’impegno per i migranti è fondamentale in questo periodo
storico, come ha testimoniato direttamente, in un incontro
organizzato nello stesso Campus, don Mattia Ferrari, giovane
prete bolognese, che ha partecipato alle iniziative della nave
della ONG “Mediterranea” impegnata nell’operazione di
salvataggio di persone nel Mar Mediterraneo. Parlando da
sacerdote ha detto di aver imparato la generosità e la
gratuità dagli attivisti umanitari che si definiscono “non
credenti”. Un esempio che rimanda alla parabola evangelica del
“buon” Samaritano.

Ma cosa è un Campus come quello organizzato in un settimana
(dal 20 al 28 luglio) dell‘estate 2019 a Bologna?
Essenzialmente un’esperienza di impegno civile, in cui, dopo
aver individuato le necessità di un territorio marginalizzato
a livello sociale, si cerca di intervenire in modo
continuativo, soprattutto attraverso la costruzione di
rapporti. Precedenti esperienze del genere sono state promosse
dai Giovani per un Mondo Unito a Siracusa, Roma e Torino.

Il tema dominante del percorso emiliano è stato quello che
della  Legalità declinato nel significato più profondo e
completo come “Legalità del noi” da Giuseppe Gatti, sostituto
procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari,
attualmente sotto scorta, intervenuto in un momento aperto
alla città durante il campus, assieme al giornalista del tg3
Gianni Bianco. Per sconfiggere le mafie occorre, infatti,
combattere l’isolamento in cui si trova chi ne è vittima, e
costruire una comunità, in cui le relazioni siano solide.
Occorre quindi superare l’omertà, per passare dalla legalità
verticale, tipica dei regimi totalitari e della criminalità
organizzata, a quella circolare.

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Fonte: Città Nuova – di Emanuele Pugliese
Settembre 2019

«Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri»
(1Ts 5,11).

L’apostolo Paolo scrive alla comunità cristiana da lui fondata
nella città di Tessalonica. Non può più tornare da loro,
perché è dovuto fuggire da lì, a causa di gravi difficoltà e
persecuzioni. Tuttavia, attraverso le sue lettere, continua ad
accompagnare la loro vita con amore ed anzi li loda per la
costanza e la perseveranza nella fede. Sono diventati
testimoni esemplari!

Paolo conosce gli interrogativi profondi di questa comunità,
le loro domande esistenziali: cosa ci aspetta dopo la morte?
Se il Signore tornerà presto, come prepararci adeguatamente
alla Sua venuta definitiva? Paolo non risponde con precetti da
applicare, ma piuttosto professa nuovamente la sua fede: Gesù
ha dato la sua vita per amore di tutta l’umanità ed è risorto,
aprendo a tutti gli uomini la strada verso la Vita.

Per prepararsi al Suo ritorno, Paolo consiglia di vivere
secondo il Vangelo nella quotidianità, continuando a lavorare
onestamente ed a costruire una comunità fraterna:

«Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri».

Paolo lo ha sperimentato in prima persona: il Vangelo fa
germogliare il seme di bontà che Dio ha messo nel cuore
umano. È un seme di speranza, che cresce nell’incontro
personale e quotidiano con l’amore di Dio e fiorisce
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