Con la tempesta e Con il sole sotto il manto protettivo della vergine - pontifex.ro

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Con la tempesta e Con il sole sotto il manto protettivo della vergine - pontifex.ro
Con la tempesta e con il sole sotto
il manto protettivo della Vergine

           Dossier sulla Chiesa cattolica in Transilvania
   in occasione della visita di Papa Francesco il 1 giugno 2019

  Manoscritto a cura della commissione stampa/ comunicazioni sociali
     per la visita di Papa Francesco a Csíksomlyó / Șumuleu Ciuc
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Parola di benvenuto

U      n caloroso benvenuto in Romania e nella
       Transilvania! Vorrei esprimervi la nostra
gratitudine per il vostro impegno di trasmette­
                                                      zioso per i cattolici transilvani. Sono fiducio­
                                                      so, tuttavia, che possa suscitare l’interesse di
                                                      quanti eventualmente vorranno approfondire
re al mondo la gioia della visita del Santo Pa­       alcuni dei temi accennati. Per questo motivo,
dre, un evento unico e storico per la comunità        oltre ai nomi degli autori, ne troverete anche i
cattolica ungherese della Romania.                    riferimenti e i contatti per facilitare la richiesta
    Il 1° giugno 2019 Papa Francesco farà visita ai   di ulteriori informazioni.
cattolici ungheresi nel Santuario di Csíksomlyó,          Vorrei ringraziare vivamente agli autori dei
situato nell’Arcidiocesi di Alba Iulia/Gyula­         testi e delle fotografie per la loro dedizione che
fehérvár, nel cuore della Terra dei Siculi. Csík­     ha reso possibile la pubblicazione di questo
som­lyó è, infatti, un santuario di rilevanza na­     dossier in lingua ungherese, romena, italiana,
zionale ed internazionale per gli ungheresi di        inglese e tedesca. Un ringraziamento va anche
tutto il Bacino dei Carpazi, non solo per i catto­    al Segretariato dei Culti di Romania per il soste­
lici, ma anche per molti uomini e donne di altre      gno finanziario.
confessioni o di altre nazionalità.                       Sia questa pubblicazione al servizio di Dio e
    La presente pubblicazione, preparata da           al bene della Chiesa!
volontari, intende dare uno sguardo stori­
co, sociale e pastorale, un’idea sul passato e                                     Rev. Zoltán Oláh
sul presente delle quattro Diocesi latine della                                responsabile stampa
Transilvania. Essa può ambire ad offrire solo un                Nel mese mariano di Maggio del 2019
assaggio di tutto ciò che è importante e pre­
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I.
          La storia delle quattro diocesi
        romano-cattoliche di “Transilvania”

    Fábián Róbert
    fabian.robert@verbumkiado.ro

                La storia della arcidiocesi di Alba Iulia

“
    C   ome le montagne e le valli, le pianure e
        le foreste, le vette nevicate e le pianure
si alternano, così si alternano nella Transilva­
                                                      storiografia moderna è il fatto che la diocesi
                                                      della Transilvania fu fondata nel 1009 dal re S.
                                                      Stefano e che il suo santo patrone era e rima­
nia anche i popoli che parlano tre lingue e lo­       ne l’Arcangelo Michele. Durante la fondazio­
dono Dio in sei-sette riti diversi...” - ha detto     ne della diocesi, il cristianesimo non era stra­
il vescovo transilvano Márton Áron nel 1939,          niero a questa regione, essendo adottato dai
nel giorno della sua consacrazione, le sue pa­        popoli che vivevano qui (specialmente dai ge­
role rappresentano perfettamente lo sviluppo          pidi e dagli avari) prima della conquista degli
millenare della diversità e della storia religiosa    ungheresi. L’Apulum romano di prima (sulle
della Transilvania. La Transilvania è speciale,       cui rovine è stata costruita la località Alba Iu­
perché forma quasi una linea di separazione fra       lia) è stato un centro importante anche per il
il cristianesimo dell’ovest e quello dell’est, que­   susseguente popolo bulgaro. Il leader politico
sto fatto avendo un effetto forte sulla regione.      della Transilvania (Gyula in ungherese) è an­
Molti storici parlano della Transilvania non solo     dato a Costantinopoli negli anni 950, si è fatto
come di una linea di separazione nella religio­       battezzare e ha ottenuto il grado di patrizio.
ne, ma anche nella civiltà.                           Con lui è venuto un vescovo greco, Hieroteo,
    La Diocesi di Alba Iulia aveva il nome Diocesi    e svolgeva la sua attività nella Transilvania dal­
della Transilvania dalla sua fondazione nel 1009      la metà del secolo 10.
fino al 1932, 932 è stato cambiato in Diocesi di
Alba Iulia, essendo promossa al titolo di arci­
diocesi nel 1991. Essa è una delle dieci diocesi
fondate dal re ungherese, S. Stefano d’Unghe­
ria, e l’unica ad essere stata chiamata non se­
condo la sede della diocesi, ma ha ricevuto il
suo nome secondo la posizione geografica.
    Lungo la sua storia di un millenio la dioce­
si ha subito vari cambiamenti. Un punto sen­
sibile della sua storia di fondazione è il fatto
che nessun atto costitutivo sia rimasto per la
posterità, anche i protagonisti fondatrici ri­
mangono in mistero. Un fatto accettato nella                      La cattedrale di Alba Iulia
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6                                                                                            Fábián Róbert

                                                          vate, ed una chiesa tonda vicino ad essa, che
                                                          fungeva probabilmente da battistero. Duran­
                                                          te il periodo del re S. Ladislao (1077-1095), la
                                                          vita ecclesiale è stata consolidata, il capitolo
                                                          della catedrale è stato fondato dal re in quel
                                                          periodo. Questo faceva funzionare la scuola
                                                          del capitolo, ma è stata anche la sede acanto a
                                                          al monastero benedittino di Kolozsmonostor/
                                                          Mănăștur uno degli enti più unici del regno
                                                          ungherese del medioevo. Erano stazioni di au-
                                                          tenticazione, cioè un tipo di notariato publico:
                                                          rilasciavano, copiavano i documenti e diplomi
                                                          di autenticità della Transilvania del medioevo,
                                                          molte persone eruditi riceveno la loro educa­
                                                          zione in questi enti. Nello stesso periodo pos­
   Rappresentazione romanica d’Arcangelo San              siamo parlare della formazione dei 13 decanati
Michele sulla pietra-chiave della volta del presbiterio
                                                          principali della diocesi transilvana, per la mag­
    La Transilvania ha ricevuto il suo nome dai           gior parte lungo i comitati regi, e dal secolo 14.
popoli che vivevano qui: gli ungheresi la chia­           esistevano più di 600 parrocchie nella diocesi
mano Erdély, i sassoni Siebenbürgen (in latino:           estesa. La paepositura esente di Nagyszeben/
Septemcastra), i rumeni Ardeal, e il nome lati­           Hermannstadt/Sibiu insieme al decanato di
no della regione nel medioevo e nella maggior             Brassò/Kronstadt/Brașov erano una forma uni­
parte dei documenti del periodo medievale e               ca di organizzazione ecclesiale introdotta sui
moderno è Transilvania. I vescovi della nova              territori spopolati in seguito all’invasione mon­
diocesi appaiono con il nome Episcopus Ultran-            gola poi colonizzata dai sassoni, sotto la giuri­
silvanus oppure Episcopus Transilvaniensis nei            sdizione dell’arcidiocesi di Esztergom.
documenti più antichi (a cominciare dal 1187,                 L’invasione mongola del 1241 ha ridotto in
nella maggior parte dei casi con il nome Episco­          modo significativo la popolazione della Tran­
pus Transsylvanus). Sin dal momento della sua             silvania, la sede della diocesi e la cattedrale
fondazione, il territorio della diocesi è identico        essendo vittime della invasione dei mongoli. I
con il territorio della Transilvania storica (con         vescovi transilvani del medioevo, ma anche in
i confini: Carpazi Metaliferi ad ovest, i Carpazi         seguito, sono stati non solo capi religiosi, ma
Orientali, rispettivamente i Carpazi Meridionali          assumevano anche ruoli politici e culturali.
ad est e Sud), quindi lo sviluppo dell’organiz­           Questi avevano un ruolo notevole anche nella
zazione della chiesa è il risultato di un lavoro          ricostruzione e riorganizazione in seguito alla
multisecolare.                                            distruzione dei mongoli. Fra i vescovi svolgeva­
    L’organizzazione della diocesi è in uno stret­        no un ruolo importante Monoszlói Péter (1270-
to rapporto con la costruzione della cattedrale           1307) e Széchy András (1320-1356). Hanno otte­
di Alba Iulia. Gli scavi del 2011 difronte alla fac­      nuto e ricevuto molti privilegi e tenute dai re,
ciata principale della cattedrale, hanno rivela­          usandole tutte per diminuire le conseguenze
to una chiesa ad una sola navata, che ha avuto            della distruzione. Nello stesso periodo, i ve­
un breve periodo di vita. Non si sa di sicuro se          scovi facevano stabilire sui territori spopolati i
questa è stata la prima cattedrale o no, ma è             cosidetti hospes, romeni e sassoni (popolazioni
certo il fatto, che gli scavi datano le fondamen­         germaniche).
ta della cattedrale intorno a 1090, quando è                  Molti ordini religiosi si sono stabiliti nella
stata costruita la basilica con abside a tre na­          regione nel secolo 14. e hanno contribuito allo
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La storia della arcidiocesi di Alba Iulia                                                                7

                                                      per motivi politici ed economici, non ha nomi­
                                                      nato un nuovo vescovo (scir. lic. i re ungheresi
                                                      nominavano i vescovi in qualità di titolari del
                                                      loro più grande diritto di patrono, e il papa li ha
                                                      confermati nella loro posizione). La regina Isa­
                                                      bella partita per la Transilvania, si è trasferita
                                                      nella residenza rimasta vuota del vescovo. Ri­
                                                      spettando la decisione del parlamento nel 1544
                                                      la regina non faceva donazione dei beni della
                                                      diocesi. Questi rappresentano la base della
                                                      tesoreria del Principato di Transilvania forman­
      Bassorilievo romanico Maiestas Domini           dosi in quel tempo. Si parlare della secolarizza­
                 sul portone a sud                    zione dei beni ecclesiali. Fr. Giorgio Martinuzzi,
                                                      il governatore del nuovo stato ha avuto una
sviluppo della vita della chiesa nella Transilva­     duplice politica: da una parte, cercava di tene­
nia del medioevo; oltre i benedettini, appaiono       re i turchi lontani dal paese, e dall’altra parte
nei centri più popolati anche i francescani e i       anche se non ha sostenuto l’occupazione del­
dominicani i quali svolgevano un ruolo impor­         la sede vescovile, l’idea della riforma essendo
tante non solo nella chiesa, ma anche nelle           sempre più popolare, non ha ancora attaccato
scuole, contribuendo anche alla vita culturale        gli enti della diocesi cattolica. Invece nel 1556
delle città.                                          furono richiamati la regina Izabella e suo figlio,
    A comiciare dagli anni 1430 la Transilvania       Giovanni Sigismundo Zápolya da un breve esi­
era in costante pericolo per le invasioni dei         lio ad occupare il trono e da quel momento, la
turchi. Nel 15. secolo nonostante la costante         riforma ha ottenuto un nuovo impulso anche
minaccia turca, sono state costruite numerose         nella Transilvania. Il 1556 il parlamento ha scac­
chiese (in stile gotico), le altre essendo estese,    ciato il vescovo cattolico dalla Transilvania e
e le chiese fortificate rafforzate. Il vescovo Vár­   poi la maggior parte dei beni della chiesa è sta­
day Ferenc oppure l’arcidiacono Lászai János          ta secolarizzata. Nel 1566, in aggiunta a tutte
sono i meceni dell’espansione della cattedrale,       queste misure, anche i preti cattolici sono stati
il primo comisiona la costruzione della cappella      schiacciati dal paese. Quindi in questo periodo
Sant’Anna, e il secondo fa costruire la cappella      non c’era un vescovo cattolico in Transilvania
delle anime defunte in stile rinascimentale, che      per 150 anni. Anche se è vero che gli imperato­
anche ora sono ammirabili.
    L’anno 1526 rappresenta una svolta nella sto­
ria del regno d’Ungheria. Anche il re è caduto
durante la fuga dalla battaglia di Mohács. Il ve­
scovo transilvano è arrivato in ritardo alla bat­
taglia, quindi non è sulla lista dei protagonisti
caduti. Nel 1541 il sultano Suleiman il Magnifico
ha conquistato Buda, trasformando la maggior
parte del regno d’Ungheria in un nuovo sanjak.
Così Izabella, la regina vedova insieme al suo
figlio minorenne, ha ricevuto la Transilvania e
la regione diminuita dei Partium in feudo per 10
000 pezzi d’oro all’anno. Il vescovo transilvano           Lettera d’indulgenza di papa Bonifazio IX.
Giovanni Statileo è morto il 1542 e la regina,              per la chiesa S. Michele di Cluj/Kolozsvar
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ri asburgi hanno nominato vescovi transilvani,
visto che non disponevano della giurisdizione
sulla Transilvania, la Santa Sede non conferma­
va la loro posizione e non potevano entrare nel
paese. Questi sono i cosidetti vescovi scelti.
Fra il 1568 e il 1571 numerose decisioni del par­
lamento assicurano la libertà di religione, che
ha portato al consolidamento della riforma.
    Durante il principato di Sigismundo Báthory
(1571-1586), i gesuiti svolgevano le loro opere
a Kolozsmonostor/Cluj-Mănăștur, Kolozsvár/
Cluj Napoca e Gyulafehérvár/Alba Iulia, dove
si sono occupati principalmente dell’educazio­
ne, questi insediamenti diventando i focolari
della controriforma, fino ad essere scacciati
nuovamente dal paese nel 1588 dal principe
susseguente. I principi hanno qualificato i ve­
scovi scelti come personae non gratae e questi,
non potendo entrare nella Transilvania nomi­
navano vicari per prendersi cura dei cattolici,         Vescovo Gusztáv Károly Mailáth (1897-1938)
rappresentavano gli interessi cattolici e si sono
occupati della disciplina ecclesiale. Nel 1640 il   1677, ottenendo in segreto anche l’ordinazione
francescano Stefano Salini ha creato la guardia     vescovile.
francescana della Transilvania, essendo poi il          Durante il principato molte parrocchie ve­
pastore della diocesi da vicario. Il suo succes­    nivano guidati dai cosiddetti laureati, secolari,
sore, Domenico Kázmér, era vicario fra i 1668-      che eseguivano battesimi, funerali per la man­
                                                    canza dei sacerdoti, hanno assistito ai matrimo­
                                                    ni e guidavano la vita parrocchiale. Si formava
                                                    lo Status della Transilvania, il quale - in assenza
                                                    di un vescovo - cominciando dal XVII secolo,
                                                    che difende gli interessi e gestisce i beni mate­
                                                    riali dei cattolici in Transilvania.
                                                        Dal 1690 la Transilvania diventa governato­
                                                    rato autonomo nell’Impero Asburgico; i det­
                                                    tagli di questi cambiamenti sono stati stabiliti
                                                    dall’imperatore Leopold I nel Diploma Lepoldi­
                                                    num. Essendo cattolici gli imperatori asbugici
                                                    sostenevano la chiesa cattolica. L’imperatore
                                                    ha nominato un vescovo per la Transilvania
                                                    nel 1696, ma il vero ritorno è successo solo
                                                    nel 1716. Il primo vescovo del restauro fu Már­
                                                    tonffy György. In aggiunta ai loro doveri da ve­
                                                    scovi, avevano vari ruoli nella vita pubblica, la
                                                    loro funzione alla corte di Vienna ostacolava
                                                    molte volte il lavoro pastorale. Durante il regno
      Vescovo Ignazio Batthyány  (1780-1798)        dell’imperatrice Maria Teresia il cattolicismo
Con la tempesta e Con il sole sotto il manto protettivo della vergine - pontifex.ro
La storia della arcidiocesi di Alba Iulia                                                              9

                                                    e l’osservatorio nella chiesa dell’Ordine dei
                                                    Trinitari, a nome proprio Batthyaneum, che
                                                    in quel periodo includeva 18-200000 volumi,
                                                    manoscritti e codex, l’ultimo essendo esteso
                                                    e sviluppato dai suoi successori.
                                                        Il 19. secolo è il periodo di ricerca delle stra­
                                                    de e delle grandi trasformazioni sociali. Duran­
                                                    te la rivoluzione del 1848, il vescovo Kovács
                                                    Miklós ha fatto sforzi per mantenere la tempe­
                                                    ranza durante la rivoluzione ungherese, e i suoi
                                                    successori cercavano di trovare il percorso del­
                                                    lo sviluppo anche nel periodo del dualismo. Le
                                                    grandi trasformazioni sono successe durante il
                                                    periodo di Majláth Gusztáv Károly. É stato no­
                                                    minato vescovo nel 1897 e ha guidato la dioce­
                                                    si per quarant’anni. Durante il suo vescovado
                                                    la diocesi si è sviluppata in un modo mai visto
                                                    prima, ma ha luogo la prima guerra mondiale,
                                                    poi l’unione della Transilvania con la Romania e
                                                    la ricerca della strada migliore nel nuovo stato.
                                                    Il suo successore, Vorbuchner Adolf ha preso
         Vescovo Áron Márton (1938-1980)            la guida nel 1938, ma è morto giovane, a set­

nella Transilvania si è rivigorito, l’imperatrice
offrendo sostegno finanziario alle costruzioni
delle chiese, alla riforma, costruendo scuole e
sollecitando delle fondazioni. In questo perio­
do il vescovo Sigismundo Sztoyka ha fondato il
Seminario Maggiore di Alba Iulia, e la chiesa è
stata sostenuta da donazioni generose dei no­
bili cattolici.
    L’intronizzazione di Giuseppe II. nel 1780
ha portato molte novità su tutto il territorio
del regno, non solo in Transilvania. L’impe­
ratore illuminato ha regnato emettendo de­
creti, provando a “secolarizzare” la vita del­
la chiesa, riassegnando vari patrimoni della
chiesa nella proprietà della stato, sciogliendo
la maggior parte degli ordini di monaci, met­
tendo l’educazione sotto la giurisdizione dello
stato. Malgrado questo la diocesi della Tran­
silvania ha ricevuto uno dei più importanti
vescovi del tempo: Ignazio Batthyány (1780-
1798). Il vescovo amante e praticante della
scienza ed, prima ha conseguito i suoi studi
                                                        Dieci persone morte in prigioni communisti
a Roma, ha creato ad Alba Iulia la biblioteca
Con la tempesta e Con il sole sotto il manto protettivo della vergine - pontifex.ro
10                                                                                         Fábián Róbert

tembre dello stesso anno. Nella vigilia di Nata­      28 02 1960.; dr. Boga Alajos + prigione Maramu-
le del 1938 è stato nominato vescovo Márton           res 14 09 1954; Bokor Sándor + 1972; Dr. P. Boros
Áron, essendo consacrato nel 1939 e guidava           Fortunat + ai lavori forzati al Canale Danubio 13
la diocesi estesa fino al 1980. All’inizio del suo    o3 1953; Fekete János + Lager Ghencea a Buca-
vescovado in seguito alla seconda decisione           rest 25 o3 1952; Gajdátsy Béla + prigione Aiud 10
di Vienna, la maggior parte della sua diocesi,        03 1951; suor Hajdú Gabriella 20 04 1962 Oradea;
cioè la Transilvania di Nord è stata riconessa        dr. Maczalik Győző 06 08 1951; Pálfy János + 1958
all’Ungheria, fino alla fine della seconda guerra     priogione sconosciuto; Sándor Imre + 07 02 1956
mondiale. Dopo la guerra la diocesi ha dovuto         + Ramnicu Sarat)
lottare contro il comunismo. Il vescovo è sta­            Il successore di Márton Áron, Jakab Antal
to arrestato e condannato per un processo di          è stato chiuso per tredici anni, poi è diventa­
concetto nel 1949, essendo in prigione per sei        to vescovo ausiliario dal 1971 e dal 1980 fino al
anni, e nel 1957 gli è stato proibito di lasciare     crollo del communismo (1990) il vescovo della
il palazzo vescovile per dieci anni. Molti sacer­     diocesi. Durante il comunismo, la religione ro­
doti diocesani, religiosi e laici sono stati chiusi   mano-cattolica è stata una religione tollerata, e
nelle prigioni communiste, molti di loro sono         i cambiamenti del 1989 hanno portato la libertà
morti in seguito al trattamento inumano. (10          e la possibilità di rivitalizzazione, di ricupero dei
martiri del communismo dell’arcidiocesi: Am-          vecchi istituti, e anche opportunità della crea­
brus Gyögy, + lavori forzati al Canale Danubio        zione di altri nuovi.
Sípos Enikő
   siposenik@gmail.com

                  Il passato e il presente della diocesi

T    ra le diocesi cattoliche di rito romano in Ro­ scovo. La sede del vescovo era a Marosvár
     mania, la diocesi di Temesvár (Timișoara) si (Morisena, attuale Cenadu Vechi), in seguito a
trova nella parte più occidentale del paese, ma Csanád (Cenad). Non ci sono molte diocesi in
è la più diversificata in termini di nazionalità e questo paese, che all’inizio della loro organiz­
lingua. Ungheresi, tedeschi, rumeni, bulgari, zazione abbiano due santi. È un fatto palese
croati, cechi, slovacchi, rom e italiani vivono in­ che Gellért (Gerardo) di origine veneziana fu
sieme da secoli in pace. I confini della diocesi monaco benedettino, sacerdote educato che
sono il fiume Danubio a sud, i Carpazi ad est, subì il martirio a Budapest nel 1046 come ve­
i fiumi Maros e Körös a nord, e l›Ungheria e la scovo di Csanád: fu gettato nel Danubio dalla
Serbia ad ovest.                                    montagna che porta ancora oggi il suo nome
                                                    (monte Gellért). Nel 1083 Gellért fu proclamato
    Il passato della diocesi di Temesvár santo dalla Chiesa insieme al re Stefano I e al
(Timișoara) risale al Medioevo: fu fondato nel principe Imre.
1030 da Santo Stefano, re d›Ungheria che no­
minò San Gellért (Gerardo) come primo ve­               La diocesi, la cui area coincide in gran parte
                                                    con il territorio storico di Bánát (Banato) e Te­
                                                    mesköz, e in parte con dei territori intorno ad
                                                    Arad, fu più di una volta campo di battaglia nel
                                                    Medioevo. Le truppe tartare e turche lo deva­
                                                    starono e nel corso di 1551 e 1552 gli ottomani
                                                    occuparono Csanád (Cenad), Timișoara, il ca­
                                                    stello di Lippa e l’intera regione. Il regime turco
                                                    di 164 anni significava la distruzione delle strut­
                                                    ture ecclesiastiche cristiane, edifici e istituzio­
                                                    ni, e la deportazione e l’uccisione di credenti. I

        La mappa della diocesi di Timisoara                        La mappa di Romania
12                                                                                        Sípos Enikő

                                                       Nel XVIII secolo, arrivarono colonizzatori
                                                   di diverse nazionalità a Bánság (Banato) in di­
                                                   verse ondate. Oltre ai cattolici di rito romano
                                                   di nazionalità tedesca arrivarono nella diocesi
                                                   di Csanád italiani, spagnoli e francesi in picco­
                                                   li gruppi. Nel 1738 le comunità bulgare in fuga
                                                   dalla persecuzione turca trovarono nuova casa
                                                   nella diocesi. Arrivò insieme a loro il vescovo
                                                   Nicolaus Stanislavich, originariamente mona­
                                                   co francescano che fu vescovo della diocesi di
                                                   Csanád fra 1739 e 1750.
                                                       Nel 1754, il vescovo Franz Anton von Engl zu
                                                   Wagrain celebrò la sua prima messa in una cat­
                                                   tedrale di cui costruzione fu completata solo in
                                                   parte. Lo stesso vescovo von Engl pose la pie­
                                                   tra basilare di una nuova chiesa a Máriaradna
                                                   (Radna) nel 1756 e consacrò la chiesa undici
                                                   anni dopo. Il 24 aprile 1803 il vescovo László
                                                   Kőszeghy dedicò la cattedrale in onore di San
                                                   Giorgio. Sempre il vescovo László Kőszeghy
                                                   aprì nel 1806 il primo seminario dell›era moder­
                                                   na nella diocesi di Csanád.
     San Gerardo con S. Stefano, re d’Ungheria

successori del vescovo San Gerardo non pote­          Sfortunatamente, la fine della Prima guerra
rono più essere presenti nella diocesi, la nomi­   mondiale (1919/1920) provocò la frammentazio­
na del vescovo della diocesi di Csanád rimase      ne del territorio della diocesi di Csanád. Secon­
un titolo vuoto, che veniva assunto da arcipreti   do il Trattato di pace di Trianon (che prescrisse
che vissero all’epoca nelle parti settentrionali   modifiche notevoli nella posizione geografica
e occidentali d’Ungheria (Győr o Szepes). I tur­   dei confini), l’estesa diocesi fu divisa in tre par­
chi sopportarono solo i monaci francescani e i
gesuiti.
   Nel 1716 le truppe imperiali austriache gui­
date dal principe Eugenio di Savoia liberaro­
no la diocesi di Csanád dalla dominazione tur­
ca ed espugnarono la fortezza di Temesvár
(Timișoara) e allo stesso tempo diedero inizio
ad uno sviluppo del territorio. Il primo vescovo
della rinnovata diocesi fu László Nádasdy, e la
sede episcopale divenne Szeged.
   Sotto il vescovo Adalbert von Falkenstein,
nel 1732 la sede venne spostata da Szeged a
Timișoara, e il 6 agosto 1736 lo stesso vescovo
Falkenstein pose la pietra basilare per la nuo­
va cattedrale della diocesi di Csanád esistente
                                                           La facciata del duomo di Timisoara
fino ad oggi.
Il passato e il presente della diocesi                                                                 13

ti: 33 parrocchie e la città di Szeged rimasero
in Ungheria, e oggi sono chiamate la diocesi di
Szeged-Csanád. L’altra parte risultò di far parte
del Regno Serbo-Croato-Sloveno con 64 parroc­
chie e con il centro in Nagybecskerek (in seguito
Zrenjanin), che divenne la diocesi di Zrenjanin nel
1988. La maggior parte dell’antica diocesi appar­
ve di far parte con 163 parrocchie e con il centro
di Temesvàr (Timișoara) del Regno di Romania.
    La parte dell’antica diocesi di Csanád sul ter­
ritorio della Romania, l’Amministrazione apo­
stolica di Timișoara ricevette il rango di diocesi
dal Papa Pio XI nella bolla Sollemni Conventione
emanata il 15 agosto 1930. Il primo vescovo del­
la diocesi di Temesvár (Timișoara) fu dr. Ago­
stino Pacha, vescovo titolare di Lebedo (consa­
crato nel 1927 a Temesvár).
    Nel 1948, il regime comunista-ateo privò uni­              La stemma della diocesi di Timisoara
lateralmente la diocesi di Temesvár (Timișoara)
del suo grado. Da quest’anno in poi potè conti­             Dopo i cambiamenti del 1989, nella primave­
nuare la sua attività come un decanato, quindi          ra del 1990 la diocesi di Temesvár (Timișoara)
non potè avere un vescovo proprio. Le attività          riacquistò il suo rango. Dopo 40 anni, il 28 apri­
degli ordini monastici e delle varie organizzazio­      le 1990 Kräuter Sebestyén venne nominato
ni ecclesiastiche furono soppresse. Il seminario        sul posto vacante come nuovo vescovo della
e le scuole confessionali furono chiuse, gli edifici    diocesi. Il suo successore fu il vescovo Martin
furono sequestrati. Tra il 1954 e il 1989, la diocesi   Roos, 1999-2018. Il 6 agosto 2018 fu nominato
non ebbe un vescovo proprio. Questo fu un pe­           József Csaba Pál vescovo della diocesi di Te­
riodo di persecuzioni e imprigionamenti. Nel 1950       mesvár.
furono arrestati e buttati in prigione dr. Agostino         Dal punto di vista amministrativo, la diocesi
Pacha vescovo e dr. Béla Boros vescovo ausiliare,       di Temesvár (Timișoara) è divisa in 3 decanati
in seguito arcivescovo titolare insieme a 44 con­       principali, e all’interno di questo, 8 decanati.
fratelli sacerdoti. Il vescovo Pacha fu rilasciato      La diocesi ha attualmente 72 parrocchie. Sul
nel 1954 perché seppero che non sarebbe vissuto         suo territorio stanno svolgendo diverse attivi­
più a lungo. Dr. Béla Boros in seguito arcivescovo      tà due ordini di monaci maschili e 5 femminili.
titolare che fu consacrato in segreto a Bucarest        Secondo il censimento del 2012, la popolazione
il 12 dicembre 1948 dal nunzio apostolico Gerald        totale è di 1.340.000, di cui 108.000 sono catto­
O’Hara, trascorse più di tredici anni nel carcere.      lici di rito romano.
Kovács Ferenc Zsolt e Lakatos Attila
   kfzsolt@libero.it                          lakatos_attila@yahoo.com

                       Diocesi di Oradea / Nagyvárad

N    el territorio della diocesi di Nagyvárad
     (Oradea), le tracce dell’organizzazione
della chiesa cristiana risalgono alla metà dell’XI
                                                     rì la sede della diocesi all’odierna Nagyvárad
                                                     (Oradea), dove costruì una cattedrale e la de­
                                                     signò come il suo luogo di sepoltura - le cui ro­
secolo - questa è l’estremità più orientale del      vine possono essere viste attraverso la finestra
mondo cristiano occidentale. Questa regione          di vetro nell’area del castello di oggi, a una pro­
fu considerata l’area meno cristianizzata del        fondità di due metri sottoterra.
giovane stato cristiano ungherese: sciamani              La tomba del re santo divenne presto uno
pagani e sacerdoti cristiani combatterono per        dei più importanti siti di pellegrinaggio dell’Eu­
le anime all’epoca. Il lavoro della fondazione       ropa centrale (alcuni lo paragonavano a San­
della diocesi fu completato dal re San László I.     tiago de Compostella o ad Aachen), a cui la
che costruì un monastero nel 1083 e successiva­      tradizione locale attribuì numerosi miracoli e
mente una chiesa fortificata di mura nel Bihar       guarigioni. Tra gli altri, anche Sigismondo di
(Biharia). Come culmine del suo lavoro, trasfe­      Lussemburgo, l’imperatore tedesco-romano
                                                     fu sepolto qui. Gli archivi del capitolo di Várad
                                                     fu uno dei più grandi archivi „statali” del Prin­
                                                     cipato della Transilvania agli inizi dei tempi mo­
                                                     derni. Gli studenti della famosa scuola accanto
                                                     alla cattedrale studiarono a Bologna, a Parigi,
                                                     e costruirono uno dei più importanti bastio­
                                                     ni del cristianesimo occidentale sulla periferia
                                                     orientale della Chiesa. A metà del XV secolo
                                                     qui fu eretta la prima biblioteca rinascimentale
                                                     d’Europa al di là delle Alpi, basata sul modello
                                                     italiano (predecessore della biblioteca Corvina
                                                     di Buda di fama internazionale). In quel tempo,
                                                     la comunità di scienziati della biblioteca (con­
                                                     tubernium) divenne il centro più importante
                                                     della cultura umanista di lingua latina e greca
                                                     fuori Italia.

                                                         Lo sviluppo medievale della diocesi venne
                                                     troncato dalle contrastazioni fra le confessioni
                                                     nel 16 ° secolo e dall’avanzare dell’Impero tur­
                                                     co: il principe protestante della Transilvania,
                                                     János Sigismondo occupò la sede della diocesi,
                                                     il castello di Várad, quindi „sequestrò” tutti gli
                                                     immobili della chiesa cattolica, ed i vescovi di
         Re S. Ladislao fonda la cattedrale          Várad vennero espulsi per 135 anni dalla loro
Diocesi di Oradea / Nagyvárad                                                                     15

diocesi. Girò la voce che in questi anni solo una
dozzina di famiglie cattoliche vissero nel terri­
torio di Várad, le cerimonie cattoliche non furo­
no permesse in città, perfino il funerale fu per­
messo solo fuori dalle mura della città.
    Dopo un secolo di dominazione protestan­
te in Transilvania, e dopo tre decenni di oc­
cupazione turca, i vescovi di Várad poterono
ritornare alla loro antica sede, liberata dai go­
vernanti laici cattolici, prevalentemente dagli
Hasburghi nel 1692. Al posto della cattedrale
medievale distrutta, ne fu costruita una nuo­
va, la cui pietra basilare fu posta dal vescovo                       La mappa della città
Pál Forgách nel 1752. La cattedrale, il palazzo
vescovile e i canonici sono il complesso baroc­      premostratensi anche gli orsoline, i monaci
co più imponente nella parte orientale d’Eu­         piaristi e i cappuccini tornarono nell’area del­
ropa. Dopo i lavori di restauro che saranno          la diocesi e provvedevano alla creazione di
completati entro il 2020 potrà aspirare al tito­     una rete educativa, sanitaria e sociale della
lo di attrazione turistica barocca più spettaco­     sede episcopale e della campagna, fornendo
lare della regione. La diocesi di Várad svoltò       un sistema autosufficiente finanziariamen­
un ruolo cruciale nel ravvivare le campagne          te fino al sequestro forzato dal comunismo.
distrutte durante le guerre turche. Il sistema       L’affitto degli immobili ecclesiastici costrui­
scolastico aperto per tutte le confessioni e re­     ti coprirono le spese dei servizi gratuiti delle
ligioni che fu istaurato dalla Chiesa Cattolica      istituzioni sociali fondate dalla stessa Chiesa
in quel tempo servì con successo l’istruzione        (scuola, ospedale, farmacia, collegio) per i più
pubblica fino all’arrivo della dittatura comu­       bisognosi. Per il diciannovesimo secolo la dio­
nista. Oltre agli eremiti paolini, ai gesuiti e ai   cesi di Várad ha ricreato la forma „automatica

                             Cattedrale e palazzo vescovile di stile barocco
16                                                                 Kovács Ferenc Zsolt e Lakatos Attila

                                                        pio più eloquente è la vita del vescovo Beato
                                                        Szilárd Bogdánffy (1911-1953), che fu consacra­
                                                        to in segreto e subì il martirio nella prigione di
                                                        Nagyenyed a causa della sua fedeltà a Roma;
                                                        è stato beatificato il 30 ottobre 2010 nella Cat­
                                                        tedrale di Nagyvárad (Oradea). La diversità lin­
                                                        guistica e culturale dei fedeli offre fino ad oggi
                                                        l’opportunità di mettere in pratica le intenzio­
                                                        ni dei nostri re santi dell’epoca e di cercare le
                                                        vie pacifiche di convivenza tra i popoli. Oltre i
                                                        fedeli di lingua ungherese anche le comunità
                                                        romene, slovacche e tedesche arricchiscono la
                                                        diocesi. In questa diocesi si è già vissuto nella
                                                        realtà dell’ „Unione Europea”, anche quando
                                                        questa idea non era ancora formulata dalle for­
                                                        ze così determinanti oggigiorno nell’UE. Nel­
                                                        la storia millenaria molti dei nostri figli lascia­
                                                        rono la patria ed andarono in terre straniere,
                                                        ma forse mai così numerosi come negli ultimi
                                                        trent’anni. I fedeli che potrebbero essere parte
                                                        costituiva di forza di lavoro della propria patria
                                                        sono costretti a guadagnare il pane quotidiano
                                                        all’estero - per costruire case su terre straniere,
              Reliquiario di S. Ladislao
                                                        per stranieri.

istituzionalizzata” dell’amore del vicino che               Nel ventesimo secolo la diocesi vide un ter­
però fu sequestrato dallo stato che dovrebbe            remoto, ma dopo il cambio di regime si riprese,
mandarlo avanti fino ad oggi.                           e sta cercando di affrontare le sfide pastorali
    Dopo il 1919, la diocesi fu costretta a divi­       dell’epoca dopo la restituzione parziale delle
dersi: la parte occidentale con una più ampia           proprietà e delle istituzioni ecclesiastiche. Le
popolazione cattolica fa ora parte della dio­           priorità includono l’educazione dei giovani,
cesi ungherese di Szeged-Csanád e Debrecen-             l’aiuto e rafforzamento delle famiglie, il soste­
Nyíregyháza. I territori orientali costituiscono        gno ai bisognosi. Per preservare la nostra fede
la diocesi nella Romania odierna, che fu anche          cristiana, come successo molte volte nel corso
riconosciuta dal Concordato del 1929 tra la San­        dei secoli, non solo accettiamo dei sacrifici, ma
ta Sede e la Romania. La dittatura comunista            usciamo pure allo scoperto per dare testimo­
del dopoguerra - come sistema che perseguita­           nianza della nostra ferma convinzione . I nostri
va la Chiesa -, similmente a molte altre diocesi,       fedeli provati nella loro fede ed identità consi­
rifiutò di accettare l’esistenza di tali diocesi fino   derano un privilegio particolare di poter rice­
al 1983. Dopo varie avventure di quasi mezzo            vere nella loro terra natalizia il Vicario di Cristo
secolo ha potuto solo riavere un sommo sacer­           sulla terra, il successore di San Pietro, - che fi­
dote la diocesi millenaria del re San László.           nora potevano conoscere solo per fede, ades­
    I fedeli della diocesi rimasero fedeli alla         so possono vederlo ed ascoltarlo. Crediamo
Chiesa e al Santo Padre nonostante tutte le af­         che attraverso della persona del Papa ci viene
flizioni ed eventi pesanti di vari secoli. L’esem­      incontro il Verbo di Vita! (cfr. 1Gv, 1.1).
Barta Barnabás
   barta.barni@yahoo.com

  La breve storia della Diocesi di Szatmár (Satu Mare)

N    onostante la Diocesi di Szatmár compie
     215 anni ha dietro le spalle una storia di
un millennio. Nel 1006 Gisella, moglie di Santo
                                                     non soltanto cominciò la costruzione del Palaz­
                                                     zo Episcopale e l’allargamento del Duomo, ma
                                                     abbellì tutta la città facendo strade lastricate e
Stefano d’Ungheria, fece insediare dei caccia­       costruendo un ponte sul fiume Szamos. Come
tori bavaresi nei dintorni del fiume Szamos.         santo protettore della diocesi fu scelto Santo
Insieme alla popolazione locale convertita alla      Stefano, protomartire. Il vescovo János Hám
fede cristiana, essi formarono la popolazio­
ne cattolica del comitato Szatmár. Per questa
comunità venne fondata la prima parrocchia
dedicata alla Beata Vergine Maria. Sul territo­
rio della diocesi troviamo numerose ricordi di
religiosità del Medioevo, come il Monastero
di Kaplony (Căplen) appartenente prima ai be­
nedettini e successivamente ai francescani, la
Chiesa di Erdőd (Ardud), le rovine della Chiesa
di Nagybánya (Baia Mare) con la Torre di Santo
Stefano.

    In questa diocesi nacque Tommaso Bakócz,
a Erdőd (Ardud), prete domenicano, cardinale
di Esztergom, primate, Patriarca titolitario di
Costantinopoli, che nel 1513 fu candidato favo­
rito per diventare Papa. L’idea della fondazione
della diocesi di Szatmár nacque dopo la libera­
zione di Buda dai turchi, ma per la realizzazione
si dovette attendere fin al 1804. In quell’anno
per decisione dell’imperatore Francesco II d’A­
sburgo e la bolla pontificia di Pio VII si fondò
la diocesi di Szatmár sul territorio delle contee
Szatmár, Máramaros, Ung , Ugocsa e Bereg in­
cluso anche una parte di Szabolcs strappando
una parte dalla Diocesi di Eger. La nuova dioce­
si ebbe 34000 fedeli.

   Dagli inizi ai giorni nostri 14 vescovi e 5 or­
dinari vi prestarono servizio. I primi vescovi si
diedero da fare nel gettare le fondamenta della               La torre di S. Stefano d’Ungheria
diocesi. Il barone Stefano Fischer (1804-1807)                     a Baia Mare/Nagybánya
18                                                                                     Barta Barnabás

(1827-1857) che è considerato il secondo fon­
datore della diocesi, richiamò i gesuiti che fe­
cero diventare Szatmár centro di venerazione
del Sacro Cuore di Gesú. Inoltre nel 1842 fondò
l’ordine delle Sorelle Misericordiose di San Vin­
cenzo de’ Paoli di Szatmár.

    Le consorelle fondarono 70 monasteri,
35 scuole d’infanzia, 41 scuole elementari,
12 scuole medie, 3 scuole medie specializza­
te e 16 ospedali in Europa, negli Stati Uniti
d´America e nella Cina. Durante l’episcopato
di Hám sorsero numerose chiese, e il vesco­
vo fece perfino spostare il letto del fiume per
                                                     Fa facciata della cattedrale di Satu Mare / Szatmàr
rendere l’aspetto del centro di Szatmárnéme­
ti (Satu Mare) come lo conosciamo oggi. Tut­
ti i vescovi della diocesi dieredero il proprio     – divenuta successivamente uno dei simboli di
contributo alla crescita spirituale, intellettua­   Szatmár – per poter accorgersi in tempo degli
le e culturale del territorio. Gyula Meszlényi      incendi frequenti. Meszlényi offrì la diocesi al
(1887-1905) fece costruire la torre di pompieri     Sacro Cuore di Gesù. Nel tempo di Tibor Bo­
                                                    romisza (1907–1928) si completò il Trattato di
                                                    Pace Trianon (4 giugno 1920) che chiuse la Pri­
                                                    ma Guerra Mondiale che esigeva l’esecuzione
                                                    delle prescrizioni di esso. Fra l’altro il centro
                                                    della diocesi venne annessa alla Romania,
                                                    il suo territorio dovette essere diviso tra tre
                                                    stati – la Romania, l´Ungheria e la Cecoslovac­
                                                    chia. La diocesi di Szatmár perse così gran par­
                                                    te del suo territorio.
                                                        Nel 1940 dovuto al secondo decreto di Vien­
                                                    na la diocesi riebbe una parte del suo territo­
                                                    rio per quattro anni, ma durante l’episcopato
                                                    di Giovanni Scheffler (1942-1952) la zona intor­
                                                    no a Szatmár fu soggetto di bombardamenti.
                                                    Le persone se ne fuggirono, i villaggi rimase­
                                                    ro vuoti, e la città si spopolò. I sovietici irrup­
                                                    pero portando via 5000 persone dalla diocesi
                                                    soppratutto svevi. Il regime comunista cercò
                                                    di persuadere Giovanni Scheffler di diventare
                                                    il capo di una Chiesa finta, separato da Roma,
                                                    sottomesso al volere dello stato, ma lui rifiutò.
                                                    Per questo suo gesto venne messo in stato di
                                                    fermo dalla polizia, deportato, e messo suc­
                                                    cessivamente in un carcere sotterraneo, dove
                                                    morì da martire. I suoi resti terreni vennero
          Vescovo János Hám (1827-1857)             portati a casa in una valigia da un suo prete. Il 3
La breve storia della Diocesi di Szatmár (Satu Mare)                                           19

luglio del 2011 per decisione di Papa Benedetto
XVI è stato beatificato. Ai giorni nostri un altro
vescovo della diocesi Giovanni Hám attende di
essere beatificato.

   Nonostante la continua diminuzione del nu­
mero dei fedeli a partire dalla Seconda Guerra
Mondiale e dai tempi dei comunisti, la diocesi
conta 60 509 anime sopprattutto ungheresi,
ma pure della popolazione di lingua tedesca e
rumena. All’interno della diocesi sono presenti
varie congregazioni maschili e femminili. Il ter­ La beatificazione di János Scheffler (1942-1952)
ritorio della diocesi si estende attualmente sul­
la parte nord-ovest della Romania, ricoprendo tati, Szatmár e Máramaros. Il vescovo attuale é
quasi completamente il territorio di due comi­ Jenő Schönberger.
II.
                      Il santuario mariano
                  di Csíksomlyó / Șumuleu Ciuc

    Érszegi Márk Aurel
    MErszegi@mfa.gov.hu

                 Csíksomlyó, il santuario mariano
              che Papa Francesco visiterà in Romania

I l santuario mariano di Șumuleu Ciuc, in un­
  gherese Csíksomlyó, che sarà una delle tappe
del viaggio apostolico di Papa Francesco in Ro­
                                                     festa patronale o altra
                                                     ricorrenza       importan­
                                                     te di una chiesa e così
mania, è uno dei più importanti centri spirituali    in questo caso anche
dei cattolici ungheresi, non solo della Transil­     il tradizionale pellegri­
vania, ma di tutto il mondo. Nella chiesa dei        naggio che si compie a
francescani, sorta ai piedi del Monte Somlyó, si     Csíksomlyó.) La chiesa
venera la monumentale statua della Madonna           gotica venne consacrata
di Csíksomlyó, ma il monte stesso ha un signifi­     nel 1448 col titolo della
cato particolare nella devozione popolare.           Madonna della Visitazio­
    Una primitiva chiesa è stata edificata sul po­   ne (lì tuttora festeggiata          Fra’ János Kájoni
sto verso la metà del XV secolo, grazie al famoso    il 2 luglio).
condottiero ungherese János Hunyadi, vincitore           L’edificio gotico, cinta anche di mura subì,
dei turchi a Belgrado nel 1456 assieme a S. Gio­     nel 1661, la devastazione dei turchi che lo in­
vanni da Capestrano. Nel 1442 egli elargì una        cendiarono, massacrando o portando in prigio­
donazione ai francescani, in ringraziamento di       nia sia i fedeli ivi rifugiatisi, sia i francescani. Fu
una delle sue vittorie, avvenuta nel 1442. Papa      ricostruito da Fr Kázmér Damokos, il quale fu in
Eugenio IV, nel 1444, concesse un’indulgenza         seguito nominato vicario apostolico della Dio­
a quanti avessero aiutato la costruzione della       cesi della Transilvania e consacrato vescovo.
                     chiesa e del convento, an­      (Un piviale donatogli da Clemente IX è tuttora
                     che in considerazione della     custodito presso il santuario.)
                     moltitudine dei fedeli che          Alla fine del turbolento XVII secolo un altro
                     vi si recarono per venerare     analogo attacco fu, invece, respinto dagli abi­
                     la Madonna. (È da notare        tanti della zona. Csíksomlyó, infatti, si trova vici­
                     che in ungherese il termine     no all’antico confine sud-orientale dell’Ungheria
                     “búcsú” ossia indulgenza,       storica, allora esposta alle scorrerie turche e tar­
                     in generale indica anche la     tare provenienti dall’Impero Ottomano. Sempre
                                                     in quel periodo vi operò Fra’ János Kájoni (in ro­
                        Probabile aspetto della      meno Ioan Căianu), insigne musicista e studioso
                        primitiva chiesa gotica      (autore del Cantionale Catholicum) che stabilì
22                                                                                    Érszegi Márk Aurel

                        Chiesa e convento francescano di Csíksomlyó/Șumuleu Ciuc
presso il convento la prima tipografia cattolica            Il tesoro più prezioso della chiesa è la sta­
della Transilvania. Il cd. “Codice Kájoni” da lui       tua della Madonna. Di stile rinascimentale e di
compilato contiene una serie di spartiti musica­        manifattura locale, essa risale agli anni 1510 e
li di provenienza europea e locale. La bibliote­        con la sua altezza di 2,27 metri è considerata la
ca del Convento francescano di Csíksomlyó è,            più grande statua di questo genere. Scolpita in
infatti, una delle raccolte librarie più antiche e      legno d’acero rappresenta la “Donna vestita di
significative della Transilvania. Si tratta dell’uni­   Sole”, con il Bambino in braccio, la luna sotto
ca biblioteca conventuale medievale della regio­        i piedi e la corona regale sul capo, cinta anche
ne sopravvissuta alla riforma protestante e alle        di una corona di dodici stelle. La leggenda nar­
guerre turche. I suoi codici più importanti sono        ra che essa rimase miracolosamente indenne
stati poi nascosti all’arrivo dell’esercito sovieti­    nell’incendio del 1661 (anche recenti indagini
co e riscoperti solo negli anni 1980.                   scientifiche hanno confermato la mancanza di
                                                        qualsiasi bruciatura). Un’altra riferisce, inoltre,
   All’inizio del XIX secolo si decise la ricostru­     che per miracolo essa si era resa così pesante
zione la chiesa del santuario, troppo piccola e         che i tartari che l’avrebbero voluto trascinare
fatiscente. I lavori iniziarono nel 1804 e la chie­     con sé non ci riuscirono neanche con i buoi,
sa venne consacrata nel 1876. Essa presenta,            mentre il soldato che la colpì con la spada finì
perciò, un aspetto tardo barocco, con una de­           con il braccio paralizzato. Le grazie ottenuta
corazione interna più recente. Nel 1948 Papa            per intercessione della Madonna di Csíksomlyó
Pio XII vi concesse il rango di basilica minore.        sono testimoniate anche da numerosi ex
Csíksomlyó, il santuario mariano che Papa Francesco visiterà in Romania                                23

voto esposti nel santuario. La devozione popo­
lare prevede la salita alla statua della Madonna,
collocata sopra l’altare maggiore, per toccarla
con la mano o con un fazzoletto.

    Il grandioso pellegrinaggio di Csíksomlyó
(Csíksomlyói búcsú) è, invece, sin dagli inizi
una testimonianza della volontà degli unghere­
si di quella regione e, oggi, di tutto il mondo,
di preservare la fede cattolica. Le sue origini
risalgono alla metà del XVI secolo, quando la
Transilvania abbracciò la riforma protestante:          Interno del santuario con la statua della Madonna
i sassoni di lingua tedesca divennero luterani,                           di Csíksomlyó
mentre gli ungheresi per lo più calvinisti, oppu­
re seguaci di una nuova confessione autoctona,         ne e i bambini si radunarono presso il santuario
la Chiesa Unitariana (antitrinitari). Solo la regio­   di Csíksomlyó ad invocare la protezione della
ne del Csík, abitata dai székely (secleri o sicu­      Vergine. La vittoria fu attribuita alla Madonna
li) ungheresi, rimase fedele al cattolicesimo. Il      di Csíksomlyó e da allora i székely si manten­
Re Giovanni Sigismondo, anch’egli di fede uni­         gono fedeli al voto di compiere il pellegrinag­
tariana, avrebbe voluto costringere gli abitanti       gio annuale il sabato di Pentecoste. Sebbene
di Csík alla conversione protestante. Il sabato        alcuni storici mettessero in dubbio la battaglia
di Pentecoste del 1567 gli abitanti della regione      della Hargita, rimane il fatto incontestabile che
affrontarono vittoriosi l’esercito del sovrano         solo la regione di Csík rimase fedele al cattoli­
nelle montagne della Hargita, mentre le don­           cesimo, in tutta la Transilvania allora divenuta

                        Centinaia di migliaia pellegrini dalla Madonna di Csíksomlyó
24                                                                                  Érszegi Márk Aurel

                                                         L’antica chiesa dedicata al Ss. Salvatore fu
                                                      edificata in memoria della vittoria di Belgrado
                                                      del 1456, poi ampliata nel XVIII secolo, ed è il
                                                      punto d’arrivo della via crucis che parte dai pie­
                                                      di del monte. Poco distante si erge la cappella
                                                      del Cristo Sofferente, di ignota epoca, dove a
                                                      Pentecoste si radunano i pellegrini Csángó del­
                                                      la Moldavia per osservare il sorgere del sole.

                                                          La chiesetta di Sant’Antonio fu costruita ex
                                                      voto dai frati sopravvissuti alla distruzione del
         Processione con il “labarum”                 convento nel 1661. Il paese di Csíksomlyó si
accompagnato da giovani székely in costume locale     formò intorno al santuario mariano, situato a
                                                      sua volta vicino a Miercurea Ciuc, in ungherese
protestante. È ad ogni modo significativo che         Csíkszereda, capoluogo della Székelyföld e del­
il simbolo del santuario è il cd. labarum che ri­     la Provincia di Hargita.
chiama il vessillo militare. Si tratta di una sorta       Dopo i quattro decenni del comunismo,
di padiglione (ombrello) di tessuto rosso che,        quando non fu possibile celebrare la processio­
custodito presso l’altare maggiore, il giorno         ne della “búcsú”, la tradizione è stata ripresa
della “búcsú” viene portata in processione sul        dopo il cambio di regime in Romania. Anche i
Monte Somlyó sovrastante la chiesa.                   francescani sono tornati ad officiare l’antico
    Le tradizioni popolari sorte attorno al pel­      santuario. Le folle di pellegrini è cresciuta ra­
legrinaggio e alla “búcsú” (cioè la festa con         pidamente e non era più possibile celebrare la
l’indulgenza) fanno parte dell’identità più pro­      messa solenne nel santuario o nel piazzale da­
fonda della popolazione della regione Csík, e         vanti ad esso. Così, dal 1993 si è deciso di cele­
della Terra dei Székely (Székelyföld). Gli abitan­    brare all’aperto, proprio nella sella situata tra
ti dei diversi paesi della zona vanno tuttora a       le due vette del Monte Somlyó, dove nel 1996
piedi a Csíksomlyó per la “búcsú” e, dopo aver        è stata eretta l’altare dalla forma caratteristi­
assistito alla messa solenne, compiono la sali­       ca di triplice colle, opera del famoso architet­
ta alla cima piccola del Monte Somlyó, guidati        to ungherese Imre Makovecz (rappresentan­
dai sacerdoti e preceduti dal labarum. All’alba       te dell’architettura organica, già partecipante
del giorno seguente, domenica di Pentecoste,          della mostra d’arte in Vaticano per i 60 anni di
c’è l’usanza di osservare il sorgere del sole pro­    sacerdozio di papa Benedetto XVI).
prio dal monte, cantando il Veni Creator e il Te          Ogni anno a Pentecoste diverse centinaia di
Deum. Secondo la tradizione alcuni riescono a         migliaia di ungheresi della Transilvania, assie­
scorgere nel sole il simbolo dello Spirito Santo.     me a tanti altri provenienti da tutto il mondo,
    Il Monte Somlyó sorge in mezzo ad un baci­        soprattutto cattolici, ma ultimamente anche
no pianeggiante (a 600-800 m.) racchiuso dai          di altre confessioni, si radunano nella sella del
Carpazi Orientali da est e dai Monti Hargita da       Somlyó per assistere alla S. Messa e compiere
ovest. Sulla cima più alta (Nagysomlyó), rico­        gli altri riti connessi alla “búcsú” più famosa de­
perta di boschi, si trovano le rovine di un’antica    gli ungheresi. Una delegazione del Santuario di
fortezza e di un monastero diruto. È collegata        Csíksomlyó ha partecipato al Giubileo dei San­
da una ampia sella alla cima più piccola, chia­       tuari Mariani in Vaticano nel 2016, presentando
mata appunto Kissomlyó (Piccola Somlyó). Sul          al Santo Padre una copia della famosa statua
Kissomlyó sorgono tre chiesette.                      della Madonna.
III.
Sul presente dei romano-cattolici in Transilvania

   Vik János
   vik.ioan@ubbcluj.ro

           Facoltà di Teologia Romano-Cattolica
      e Seminario Maggiore (Cluj-Napoca – Alba Iulia)

                                  Studenti di teologia di Cluj / Kolozsvár

Due luoghi eppure insieme                              locali, l’arcidiocesi di Alba Iulia, ed i diocesi di
                                                       Gran Varadino, di Satu Mare e di Timișoara, cosi
In Romania, studi teologici ora si può compire portano con se stessi la policromia dell’anima,
in lingua ungherese alla più grande istituzione del spirito e della cultura della storica area di
d’istruzione superiore del paese, all’Università Transilvania, Partium e Banato.
Babeș-Bolyai. La Facoltá di Teologia Cattolica
Romana, a due luoghi – a Cluj-Napoca, nell’Isti­
tuto di Teologia Didattica; e a Alba Iulia, nell’Isti­ Ma perché si studia teologia oggi?
tuto di Teologia Pastorale – serve l’istruzione
degli intellettuali cattolici nel spirito del Conci­ Nell’istituto a Cluj-Napoca, soprattutto cri­
lio Ecumenico Vaticano II. Si può ottenere titoli stiani secolare ricevono istruzione che hanno
di studio universitario a tutti tre livelli d’istru­ una vocazione per l’insegnamento catechisti­
zione – in forma di bachelor, di master e di Ph. co oppure vogliono arricchire la pratica della
D. I nostri studenti arrivano da quattro Chiese Chiesa locale come collaboratori pastorali. La
26                                                                                             Vik János

stragrande maggioranza degli studenti teo­
logici cattolici di Cluj-Napoca compiono studi
a un secondo campo professionale, così mi­
gliorano le loro possibilità di collocamento. I
nostri studenti che seguono oltre ai loro studi
teologici anche, per esempio, psicologia, peda­
gogia medico-psichica o musicale, giornalismo,
lingue straniere oppure storia, giurisprudenza,
scienze economiche o proprio comunicazione
diventeranno come intellettuali cattolici, mem­
bri della nostra società che creano valore.

                                                            Lavoro nella vigna dell’arcivescovado

           La celebrazione della laurea                 L’Università Estiva Teologica e il Campo Esti­
                                                     vo Teologico organizzate ogni anno servono lo
   L’istituto offre istruzione ai giovani che han­   scopo che la generazione di teologi laureati del
no una vocazione sacerdotale, e vogliono pre­        futuro – come sacerdoti cattolici, catechiste
pararsi alla vita sacerdotale durante gli anni       scolastiche, collaboratori pastorali secolari, in­
degli studi universitari. L’istruzione dell’anima,   tellettuali cattolici – coopera nella formazione
del spirito e di pratica degli studenti teologici    efficiente e attuale della pratica della Chiesa lo­
di Alba Iulia si svolge nell’ambito del Seminario    cale più coscientemente e con più grande mu­
a un lungo passato storico, nel Seminario del        tua fiducia verso l’altro.
diocesi denominato dalla Sapienza Incarnata
(Seminarium Incarnatae Sapientiae) .

La vita degli studenti teologici
universitari oltre all’orario e l’ordine
del giorno?

I nostri studenti, che un giorno serviranno nel
vigneto del Signore, partecipano ogni anno nei
lavori vendemmiali d’autunno del Arcivescova­
to di Alba Iulia.                                     Campo estivo degli seminaristi e futuri catechisti
Homa Ildikó, SSS
   ildiko.homa@gmail.com

                    Un piatto screpolato come regalo

S   e vai a Roma, non è affatto insolito incon­
    trarti con un frate o una suora quasi ogni
angolo. Se vai nel diocesi di Iași ora, troverai in
                                                      esi d’Est-Europa, non ha goduto uno sviluppo
                                                      lineare. In 1949, sembrava che sia cessata. La
                                                      storia comincia qui.
quasi ogni borgo una comunità monacale per               Le Suore del Servizio Sociale avevano appe­
uomini o donne, perché questo diocesi è il più        na finito la costruzione del loro sede quando
popolato da comunità monacali. Ma cosa trovi          i comunisti hanno confiscato tutto da loro, e
più occidentale da lì?                                hanno ammassato i francescani nel loro chio­
   Non è possibile comprendere la vita mona­          stro a Máriaradna, e speravano che loro si sciol­
cale di Transilvania senza il suo passato, e per      gono da se stesso. Un fato simile hanno desti­
questo chiamo in soccorso un’immagine meta­           nato alle suore francescane a Mallersdorf, le
forica, la quale benché appartiene un altro cer­      suore orsoline, le suore scolastiche, e le suore
chio culturale, può esprimere la quintessenza         della società del cuore di Gesù, alle comunità
della nostra vita monacale di oggi: All’Oriente       monacali praticando in quel tempo in Transilva­
se un piatto é rotto, lo incollano, e la fessura      nia e in Partium. Ma le misure dello stato comu­
nascondono con vernice d’oro, così un piat­           nista non hanno riuscito bene, siccome niente
to diventa prezioso tramite le fessure. La vita       può animare più la vocazione monacale della
monacale di Transilvania, come negli altri pa­        sofferenza assunta per Cristo.

                                   Religiosi insieme con l‘arcivescovo
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