Martedì 30 ottobre 2018, ore 20,30 Daniil Trifonov pianoforte

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Martedì 30 ottobre 2018, ore 20,30 Daniil Trifonov pianoforte
martedì 30 ottobre 2018, ore 20,30
Daniil Trifonov pianoforte

Beethoven
- Andante in fa maggiore (Andante favori) WoO 57
- Sonata n. 18 in mi bemolle maggiore op. 31 n. 3
Schumann - Bunte Blätter op. 99
- Presto Passionato in sol minore op. 22a
Prokof’ev - Sonata n. 8 in si bemolle maggiore op. 84

154a STAGIONE 2018 | 19
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
                                                    1
CONSIGLIO DIRETTIVO
Antonio Magnocavallo presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente,
Marco Bisceglia consigliere delegato, Filippo Annunziata, Lodovico Barassi, Mario
Bassani, Ilaria Borletti Buitoni, Anna Calabro, Andrea Kerbaker, Liliana Konigsman,
Marco Magnifico Fracaro, Maria Majno, consiglieri

CONSIGLIERI DI TURNO                                           DIRETTORE ARTISTICO
Francesca Moncada di Paternò                                   Paolo Arcà
Filippo Annunziata

SOSTENGONO LA SOCIETÀ
DEL QUARTETTO

LE PROVE APERTE
SONO SOSTENUTE DA

COLLABORANO CON LA                                                 LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
SOCIETÀ DEL QUARTETTO                                              PARTECIPA A

                                                                   MEDIA PARTNER

               PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti
               del corso di formazione avanzata tenuto da
               Silvia Lelli: Riccardo Carotti, Angela Cilli,
               Anna Ferro, Francesca Romana Gaglione,
               Gabriele Merlin, Roberto Moro, Ivan Nocera,
               Erica Portunato, Cristina Troisi

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video,
anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 - Vienna 1827)

Andante in fa maggiore (Andante favori)
WoO 57 (ca. 9’)
Sonata n. 18 in mi bemolle maggiore
op. 31 n. 3 (ca. 20’)
I. Allegro II. Scherzo. Allegretto vivace
III. Minuetto. Moderato e grazioso -Trio IV. Presto con fuoco

Robert Schumann
(Zwickau 1810 - Endenich 1856)

Bunte Blätter op. 99 (ca. 35’)
Drei Stücklein (I. - III.) Albumblätter (IV. – VIII.) IX. Novellette
X. Präludium XI. Marsch XII. Abendmusik XIII. Scherzo
XIV. Geschwindmarsch

Presto Passionato in sol minore op. 22a (ca. 5’50’)

I N T E RVA L LO

Sergej Prokof’ev
(Sonzovka 1891 - Mosca 1953)

Sonata n. 8 in si bemolle maggiore op. 84 (ca. 30’)
I. Andante dolce. Allegro moderato II. Andante sognando
III. Vivace

Si ingrazia           per la gentile concessione del pianoforte

                                                                       3
L’arte nella «pula»

Fantasie o sonate, preludi e fughe, studi o toccate, ballate, scherzi, valzer,
improvvisi… dal Settecento in poi il pianismo si è articolato in molteplici
forme e misure fino ai 4’33’’ di silenzio firmati da John Cage. Dacché fece
la sua comparsa all’alba del XVIII secolo, il gravicembalo col piano e forte
conquistò in breve tempo l’interesse dei musicisti e si ricavò un ampio spazio
all’interno della letteratura musicale. Perfezionato tecnicamente, in appena
un secolo di storia, il pianoforte si impose con le sue innovative possibilità
d’espressione e divenne un fedele supporto alla logica compositiva,
capace di tradurre e distendere sulla tastiera il pensiero musicale più
articolato e complesso. Liriche o narrative, rapsodiche o virtuosistiche che
siano, le pagine di letteratura pianistica incarnano, forse più di altra musica,
personalità, epoche ed esigenze che le videro nascere.

Il 6 ottobre del 1802 Beethoven confessava il proprio tormento esistenziale
nelle pagine del cosiddetto testamento di Heiligenstadt: tanta solitudine
e angoscia, ma anche un’arte salvifica, «la mia arte», come missione
irrinunciabile e imperioso bisogno per «dare forma ed espressione a
quel mondo di affetti che si agitava». Il travaglio biografico è dunque per
Beethoven maturazione artistica e, in questo crinale stilistico, il pianoforte
si afferma più che mai come battistrada del suo comporre, verso quello
che sarà definito «secondo stile».
Proprio di quegli anni sono le composizioni con cui si apre il concerto di
questa sera, nelle quali la catarsi artistica si palesa tanto nella freschezza
dei temi quanto nell’innovazione formale e nella ricerca di emancipazione
dagli schemi della tradizione. Composto tra il 1803 e il 1804, ma pubblicato
solo nel 1805, l’Andante favorì doveva il suo nome all’estrema popolarità e
alla preferenza di cui godeva presso il pubblico. Dedicato a Josephine von
Brunswick, era inizialmente destinato ad essere il secondo movimento
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della Sonata op. 53, la Waldstein, da cui l’aneddoto diceva fosse stato
espunto per l’eccessiva lunghezza che ne sarebbe risultata. In realtà più
che la prolissità era la ridondanza a minare l’equilibrio stilistico della sonata

Nelle composizioni beethoveniane la catarsi
artistica si palesa tanto nella freschezza dei temi
quanto nell’innovazione formale

e a preoccupare Beethoven: in continuità con il (fin troppo simile) rondò
finale, anch’esso cantabile e virtuoso a un tempo, venne quindi sostituito
con una semplice introduzione. L’Andante è un pezzo caratteristico
volto al passato, «un ritratto musicale di signorilità», grazioso anche nei
passi più impervi e così dissimulati: il tema principale, quasi un minuetto
galante, ritorna e viene sempre più variato e complicato negli episodi del
rondò, come nei migliori manuali di ornamentazione del Settecento. Alla
fine, con una ripetizione in dissolvenza, la musica si allontana sempre più
fino al silenzio.
Degli stessi anni è la Terza Sonata dell’op. 31, composta nel 1802 e
pubblicata nel 1804, un anno dopo le altre due della raccolta. Il travaglio
esistenziale del periodo non compromette il carattere disteso dei temi,
ma ne frantuma la linearità in brevi cellule. Mancano del tutto lenti o
adagi meditativi, sostituiti da una innovativa successione di scherzo
e minuetto insieme. Nonostante nessun titolo sia stato assegnato da
Beethoven, la Sonata è chiamata impropriamente La caccia per via del
suo ultimo movimento in rapida rincorsa e di un certo clima pastorale
che la attraversa. Il gesto musicale d’esordio richiama l’elemento
tematico del Lied Der Wachtelschlag, ossia il canto della quaglia, ma
l’allusione onomatopeica al verso dell’’animale è solo uno spunto per
una costruzione puramente musicale: dà avvio tanto al primo quanto
all’ultimo movimento. Così, nell’Allegro iniziale in forma sonata, quella
che potrebbe sembrare un’introduzione fa in realtà già parte del primo
tema: l’esordio interrogativo richiama l’attenzione dell’ascoltatore e
lascia sospesa e incerta la tonalità. Il secondo tema si distende invece
con una certa franchezza di spirito, con uno stile leggero e galante, quasi
settecentesco, su un basso albertino che vivacizza il ritmo. Nei movimenti
successivi, se lo Scherzo è un Allegretto vivace, insolitamente in tempo
binario e senza trio, dal carattere spigliato come di una marcetta, il
Minuetto del terzo movimento – l’ultimo che Beethoven comporrà nelle

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sue 32 Sonate - rappresenta un intermezzo lirico, un canto Moderato
e grazioso, sul cui tema Saint-Saëns scriverà nel 1874 le sue variazioni
per due pianoforti. Il Presto con fuoco finale è invece un momento di
riconciliazione e palpitazione insieme, un movimento di pura euforia
pianistica, in cui sembra che un’intera orchestra venga disposta sotto le
dita dell’esecutore.

Dopo la morte di Beethoven sembrava che niente potesse essere
aggiunto al suo lascito musicale: una generazione di musicisti cercò
quindi di emanciparsi ‘edipicamente’ da un’ombra tanto ingombrante
nella sua genialità. Più che mai consapevole di questa sorta di ‘complesso’
beethoveniano, Robert Schumann, l’animo forse più travagliato del
Romanticismo tedesco, prese parte comunque alla sfida. Tutto nella sua
arte trasuda conflitto, lotta con se stesso e con il mondo. La sua creatività
tanto generosa quanto sofferta non riusciva facilmente a oltrepassare
l’ispirazione del frammento, dell’aforisma, timorosa com’era di svilupparsi
in grandi forme: 32 Sonate per Beethoven, solo tre per Schumann. Anche
il pianoforte, divenuto lo strumento principe dell’Ottocento, un arredo

Il pianoforte rappresentava per Schumann
motivo di dissidio: da un lato banco di prova tra
i più ardui, dall’altro intimo diario, più che mai
aderente, della propria controversa personalità

indispensabile per i salotti della buona società del tempo, rappresentava
per Schumann motivo di dissidio: da un lato banco di prova tra i più ardui,
dall’altro intimo diario, più che mai aderente, della propria controversa
personalità. Nascono così i brani che ascolteremo questa sera, esempi
calzanti di un temperamento artistico tanto originale.
I Bunte Blätter op. 99, sono una collezione di 14 miniature, ‘foglie colorate’,
brevi raptus creativi ciascuno di pochi minuti. Rappresentano un’antologia
più che una raccolta organica, come testimonia il titolo originario, Pula,
rifiutato dall’editore e sicuramente meno poetico di quello attuale: come
pula, residuo della trebbiatura, la raccolta recupera e assembla pezzi
inediti, composti in diversi momenti nell’arco di tempo tra il 1832 e il 1849,
scartati e rimasti inutilizzati. Al suo interno l’opera si articola a sua volta in
tre parti: i primi tre brevi pezzi, tra cui il regalo di Natale alla futura sposa

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Clara; gli Albumblätter, da cui Brahms trarrà il tema per le sue variazioni;
gli ultimi cinque pezzi isolati ciascuno con un proprio titolo. I Bunte Blätter
vennero pubblicati nel 1851, in un momento di ritrovata ispirazione, solo
pochi anni prima del tracollo mentale e del ricovero in clinica dove il
musicista sarebbe morto di lì a poco nel 1856.
Addirittura postumo è il Presto passionato in sol minore op. 22a, pubblicato
da Brahms dopo la morte del compositore. Come l’Andante favorì di
Beethoven, è un movimento di sonata, espunto, sostituito ed eseguito
come pezzo autonomo o come finale aggiunto alla sonata stessa. Si tratta
dell’op. 22, la cui stesura travagliata si estese nell’arco di un decennio
(1828-1838), con movimenti concepiti in momenti diversi e poi assemblati.
Composto nel 1835 come ultimo movimento, il Presto non venne inserito
nella sonata per via della sua difficoltà esecutiva, come aveva ben
consigliato Clara, prima esecutrice dell’opera: «la gente in generale, il
pubblico, anche i conoscitori per i quali uno scrive non lo capirebbero…».
Seppur scartato dall’economia complessiva dell’opera compiuta, il
Presto presenta il vantaggio di una maggiore immediatezza e schiettezza
compositiva, in cui l’irruenza di Florestano, l’alter ego schumanniano
dei grandi slanci e contrasti, trova moderazione in una certa implicita
compostezza formale.

Debitrice tanto a Schumann che a Beethoven è la Sonata n. 8 op. 84, di
Prokof’ev, ma più in generale lo sono la sua poetica e la sua scrittura
musicale. Il compositore russo, come egli stesso dichiarava, rintracciava
quattro linee guida nella sua arte: la linea classica, ossia quella della

Composta dopo il felice ritorno in Russia, tra il
1939 e il 1944, l’op. 84 è l’ottava e ultima sonata
di Prokof’ev, concepita quasi parallelamente al
cosiddetto trio delle «sonate della guerra»

«primissima infanzia» con le Sonate di Beethoven che la madre era solita
suonare, che il giovane Prokof’ev stesso eseguiva con regolarità e su cui,
secondo le prescrizioni del maestro Rimsky-Korsakov, imparava l’arte
dell’arrangiamento, esercitandosi a trascriverle per orchestra da camera;
la linea moderna; la linea lirica e quella «motorica», che attingeva
direttamente al dinamismo e allo stile toccatistico di Schumann. Composta

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dopo il felice ritorno in Russia, tra il 1939 e il 1944, l’op. 84 è l’ottava e ultima
sonata di Prokof’ev, concepita quasi parallelamente alla sesta e alla
settima nel cosiddetto trio delle «sonate della guerra», dopo sedici anni
dall’ultima scritta. La Sonata venne dedicata alla poetessa e pianista Mira
Mendelssohn, seconda moglie del compositore. In realtà l’opera solo in
apparenza richiama l’articolazione di una sonata classica: non ubbidisce
infatti a regole precise, ma ne mantiene solo una certa struttura tematica.
Il primo movimento (Andante dolce. Allegro moderato) è forse il più audace
e originale, con un carattere rapsodico quasi di improvvisazione. Due
gruppi tematici si contrappongono: il primo delicato, pensoso e vagante
anche a livello tonale; il secondo ritmico e inquieto con accordi pieni e
vigorosi. Si ascende sulla tastiera dal grave all’acuto ma rimane un certo
senso di desolazione. È un pianoforte esigente quello di Prokof’ev, non
solo a livello virtuosistico, ma anche timbrico, con le tante nuances di
tocco richieste all’interprete. L’Andante sognando, il secondo movimento,
dal carattere lirico, è anch’esso concepito tematicamente, con due temi
cantabili e un motivo breve e più mosso. Nel Vivace finale, tra schemi
politonali e dissonanze tipiche dello stile di Prokof’ev, viene ripresa la
struttura tematica del primo movimento e viene portata a conclusione
in maniera brillante e vitale, in una sorta di rondò dal dinamismo di una
toccata. La Sonata è abbondante e ricca di spunti, alcuni dei quali, anche
in questo caso, recuperati e riciclati da opere precedenti.

		 Maria Grazia Campisi
		Laureata in Discipline storiche,
		 critiche e analitiche della musica
		 al Conservatorio “G. Verdi” di Milano

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© Dario Acosta
“Possiede tutto: sensibilità, intelligenza e una tecnica assolutamente fuori dal
comune. Ascoltare per credere…” Sunday Telegraph

Daniil Trifonov pianoforte
Nato a Nizhny Novgorod nel 1991, Trifonov ha iniziato a studiare musica
all’età di cinque anni con Tatiana Zelikman all’Accademia di musica
Gnessin di Mosca per poi proseguire i suoi studi negli Stati Uniti al
Cleveland Institute of Music con Sergei Babayan.

La sua ascesa nella firmamento internazionale inizia nella stagione
2010/11 con il terzo premio al Concorso Chopin di Varsavia, il Primo
premio al Concorso Rubinstein di Tel Aviv e il Primo premio e il Grand
Prix al Concorso Čaikovskij di Mosca. Nel 2013 ha ricevuto il prestigioso
Premio Franco Abbiati quale miglior solista dall’Associazione nazionale
dei critici italiani.

Le sue esecuzioni combinano tecnica straordinaria con rara sensibilità e
profondità di pensiero. Si è esibito con le maggiori orchestre e direttori
di primo piano in tutto il mondo, ospite di prestigiose sale da concerto
e dei maggiori festival. Si dedica anche alla composizione. Nel 2014 ha
debuttato in questa veste presentando il suo Primo Concerto per pianoforte
al Cleveland Institute of Music.
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Nella stagione 2015/16 ha debuttato alla Walt Disney Hall di Los Angeles,
è stato artist in residence alla Wigmore Hall, ha eseguito il suo Concerto
per pianoforte con la Philadelphia Orchestra, è stato eletto nel Board della
New York Philharmonic dopo una serie di concerti a Shanghai.

Ha inaugurato la stagione 2016/17 con una tournée con la Filarmonica
della Scala e Riccardo Chailly e una serie di recital in Germania e Austria.
Tra gli altri impegni della stagione ricordiamo anche il recital alla Carnegie
Hall, i concerti con la Chicago Symphony Orchestra e Riccardo Muti
(Primo Concerto di Čaikovskij), la tournée con Valery Gergiev (integrale
dei Concerti di Rachmaninov), un progetto da camera con Anne-Sophie
Mutter e i Mutter’s Virtuosi al Salzburg Whitsun Festival, i concerti con
Yannick Nézet-Séguin e la Philadelphia Orchestra, con Andris Nelson e
la Boston Symphony Orchestra al festival estivo di Tanglewood e con i
Wiener Philharmoniker al Festival di Salisburgo.

La stagione 2017/18 si è aperta con una tournée in Giappone e Cina in
settembre. Dopo la tournée europea è stato protagonista di una serie
di concerti negli Stati Uniti nei quali ha eseguito il suo Concerto per
pianoforte ed è tornato alla Philharmonie di Berlino dove ha eseguito il
Concerto di Schumann con i Berliner Philharmoniker e Mariss Jansons. In
settembre ha inaugurato la Stagione 18/19 della New York Philharmonic
con il Concerto in sol di Maurice Ravel.

Dal 2013 incide in esclusiva per Deutsche Gramophone. Nel 2014 esce
“The Carnegie Recital”, registrato dal vivo alla Carnegie Hall nel 2013
che merita una nomination ai Grammy Awards e l’Echo Klassik Award.
Tra le altre incisioni ricordiamo un CD dedicato a Chopin per Decca e il
Primo Concerto di Čaikovskij con Valery Gergiev e l’Orchestra del Teatro
Mariinskij, “Rachmaninov Variations” inciso con la Philadelphia Orchestra
e Yannick Nézet-Séguin che gli è valso il premio Artist of the Year 2016
della rivista Gramophone, “Trascendental”, doppio album dedicato a Liszt
(Echo Klassik 2017), “Preghiera” dedicato ai Trii di Rachmaninov con Gidon
Kremer e Giedrè Dirvanauskaité e “Chopin Evocation”.

È stato ospite della nostra Società nel 2017.

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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto
                 e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!

Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi
musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di
attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf
Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi,
ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai
Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per
il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore
Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888),
Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888),
Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888),
Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985),
Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006),
Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci Vitalizi
Filippo Annunziata, Cesare Bacchini, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini,
Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli,
Antonio Magnocavallo, Francesco Maino, Maria Majno,
Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone,
Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega,
Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci Benemeriti
Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini,
Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni,
Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe,
Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini
I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)
Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli,
Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,
Cecilia Bicchi, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande,
Paolo Carbone, Paolo Carniti, Claudio Citrini, Mathias Deichmann,
Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Roberto Fedi,
Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana,
Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico,
Antonio Magnocavallo, Rosalia Manenti, Giovanna Marziani Longo,
Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola,
Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi,
Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene,
Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia,
Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz

Soci Sostenitori
Marco Bisceglia, Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Anna Calabro, Alberto Conti,
Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Liliana Konigsman,
Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini,
Ruth Pavese Westen, Lorenzo Stucchi

                                                                                   11
PROSSIMI CONCERTI

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

martedì 6 novembre 2018, ore 20,30
Dudok Quartet Amsterdam
Annelien Van Wauwe clarinetto
Vincitori del Borletti-Buitoni Trust Award 2018
Ligeti - Quartetto n. 1 “Métamorphoses nocturnes”
Mendelssohn - Quartetto n. 6 in fa minore op. 80
Mozart       - Quintetto per clarinetto e archi in la maggiore K 581

Serie Astri Nascenti sostenuta da

BIGLIETTI
Intero € 25│Ridotto (Soci e over 70) € 20│Giovani (under 30) € 2

martedì 13 novembre 2018, ore 20,30
The King’s Singers
Gold. Great music must shine
Un ricco itinerario musicale per celebrare i 50 anni
dei King’s Singers
Henry Ley, Bob Chilcott, Juan Vasquez,
Orlando di Lasso, Richard Rodney Bennet,
Georges Auric, Gabriel Fauré, Peter Louis Van Dijk, Canto
tradizionale, Canto tradizionale,
Paul Patterson, Steve Martland, Nico Muhly
Songs in close harmony: proposte estemporanee degli esecutori

BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

          Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 Milano
 Tel 02 795 393 │ info@quartettomilano.it │ www.quartettomilano.it
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