Martedì 19 febbraio 2019, ore 20,30 Benedetto Lupo pianoforte - Schumann - Kinderszenen op. 15 - Kreisleriana op. 16 Čajkovskij - Grande sonata in ...

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Martedì 19 febbraio 2019, ore 20,30 Benedetto Lupo pianoforte - Schumann - Kinderszenen op. 15 - Kreisleriana op. 16 Čajkovskij - Grande sonata in ...
martedì 19 febbraio 2019, ore 20,30
Benedetto Lupo pianoforte

Schumann - Kinderszenen op. 15
- Kreisleriana op. 16
Čajkovskij - Grande sonata in sol maggiore op. 37
                                                    Foto © Resia

154a STAGIONE 2018 | 19
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
CONSIGLIERI DI TURNO                                           DIRETTORE ARTISTICO
Marco Bisceglia                                                Paolo Arcà
Andrea Kerbaker

SOSTENGONO LA SOCIETÀ
DEL QUARTETTO

LE PROVE APERTE
SONO SOSTENUTE DA

COLLABORANO CON LA                                                  LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
SOCIETÀ DEL QUARTETTO                                               PARTECIPA A

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               PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti
               del corso di formazione avanzata tenuto da
               Silvia Lelli: Riccardo Carotti, Angela Cilli,
               Anna Ferro, Francesca Romana Gaglione,
               Gabriele Merlin, Roberto Moro, Ivan Nocera,
               Erica Portunato, Cristina Troisi

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video,
anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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Robert Schumann
(Zwickau 1810 – Endenich, Bonn 1856)

Kinderszenen op. 15 (ca. 16’)
1. Von fremden Ländern und Menschen 2. Curiose Geschichte
3. Hasche-Mann 4. Bittendes Kind 5. Glückes genug
6. Wichtige Begebenheit 7. Träumerei 8. Am Kamin
9. Ritter vom Steckenpferd 10. Fast zu ernst 11. Fürchtenmachen
12. Kind im Einschlummern 13. Der Dichter spricht

Kreisleriana op. 16 (ca. 32’)
1. Äusserst bewegt 2. Sehr innig und nicht zu rasch
- Intermezzo I, Sehr lebhaft - Intermezzo II, Etwas bewegter
3. Sehr aufgeregt 4. Sehr langsam 5. Sehr lebhaft
6. Sehr langsam 7. Sehr rasch 8. Schnell und spielend

I N T E RVA L LO

Pëtr Il’ič Čajkovskij
(Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893)

Grande sonata in sol maggiore op. 37 (ca. 35’)
I. Moderato e risoluto II. Andante non troppo, quasi moderato
III. Scherzo. Allegro giocoso IV. Finale. Allegro vivace

Il concerto è registrato da RAI Radio3

                                                                3
Racconti privati

Un vero e proprio “C’era una volta” apre il concerto di questa sera.
Il primo brano delle Kinderszenen op. 15 di Robert Schumann culla
l’ascoltatore con il suo dolcissimo tema: qui sembra dischiudersi il
mistero dell’infanzia narrato “per i piccoli fanciulli da un fanciullo grande”.
Alla vigilia delle sue nozze con Clara Wieck il compositore scriveva
all’amata: «Ecco forse una risposta inconscia a quello che mi hai detto
un giorno, che ti sembro un bambino. Se è così, vedrai che a questo
fanciullo sono spuntate le ali, perché ho scritto più di trenta pezzi brevi
e ne ho scelti una dozzina che riunirò sotto il titolo di “Scene infantili”.
Proverai senza dubbio piacere a suonarle, ti divertiranno, ma dovrai
ovviamente dimenticare d’essere una virtuosa. Essi si spiegano tutti
da sé e nel modo più elementare possibile». L’adesione in questi brani
all’anima candida e fantasiosa di Eusebio, più che a quella passionale ed
estroversa di Florestano, due dei tre pseudonimi con i quali Schumann

Le Scene infantili non hanno una destinazione
didattica, ma sono ricordi di un bambino sensibile
filtrati dalla penna delicata del poeta

amava firmare i propri pezzi di critica musicale, introducono l’ascoltatore
nelle gioie e nelle paure del mondo infantile, con i suoi giochi, i sogni,
le piccole emozioni e le favole. La destinazione delle Scene infantili
non è però didattica e non furono concepiti per pianisti dalle piccole
mani: sono ricordi di un bambino sensibile filtrati dalla penna delicata
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del poeta. Al già brevemente trattato primo numero della raccolta, Von
fremden Ländern und Menschen (Da genti e paesi lontani), segue Curiose
Geschichte (Storia curiosa), pervaso da un’ironia sottile; il terzo brano
ha come titolo un gioco da fanciulli, Hasche-Mann (A rincorrersi), ed è
forse il più impegnativo dal punto di vista esecutivo a causa dei rapidi
passaggi di scale di sedicesimi della mano destra. Il gusto armonico
del giovane compositore viene messo in luce, in modi diversi, in
Bittendes Kind (Fanciullo che prega), parentesi di patetico raccoglimento
dopo la corsa sfrenata del numero precedente, e in Glückes genug
(Abbastanza felice), mediante l’incerto ed esitante sol diesis d’apertura
o l’inaspettata modulazione finale a fa maggiore. La prima parte della
raccolta termina con Wichtige Begebenheit (Avvenimento importante),
marziale, a celebrare la solennità dell’evento con sgargianti sonorità.
Träumerei (Visioni), in cui Alban Berg vide l’essenza di tutta la musica
schumanniana, apre la sezione conclusiva dell’opera con la sua
impalpabile semplicità e celestiale poetica, sogno ineffabile di un’età
dell’oro ormai perduta. Lo seguono Am Kamin (Al camino) e Ritter vom
Steckenpferd (Sul cavallo di legno), la prima evocatrice di momenti
di famigliarità intorno al focolare domestico, e la seconda di attimi
di gioco e scherzo, come era stato per il terzo numero della serie. Il
bambino ripiega ancora su se stesso, come aveva fatto nella preghiera
precedente, con Fast zu ernst (Quasi troppo serio), enigmatico,
velato di malinconia e caratterizzato musicalmente da un continuo
spostamento di accenti. Ritorno al gioco è Fürchtenmachen (Bau-bau),
che porta l’esausto fanciullo ad assopirsi nel penultimo brano, Kind im
Einschlummern (Il bimbo si addormenta), su un ritmo di ninna-nanna
regolare e delicato. Infine ecco la voce di Schumann in Der Dichter
spricht (Parla il poeta) che si esprime con una tenerezza meditativa,
intervenendo con un filo di voce, allontanandosi a poco a poco, fino ad
essere inghiottito dai ricordi.

Nel medesimo anno in cui tali piccole oasi di tranquillità famigliare
vedevano la luce, un’altra opera emergeva dalla fantasia di Schumann,
questa tutta folgorante estrosità. Gli otto brani che compongono
la Kreisleriana op. 16, certamente più rispondenti alla passione e al
demonismo di Florestano, sono spesso stati definiti un autoritratto di
Schumann. Scrive l’autore: «Di tutte le composizioni degli anni attorno

                                                                            5
al 1838, Kreisleriana mi è la più cara. Il titolo non può essere compreso
che dai tedeschi. Kreisler è un personaggio creato da E.T.A. Hoffmann,
è un maestro di cappella strano, esaltato, spirituale. Molte cose in lui
vi piaceranno…». Non senza significato il fatto che Schumann avesse
scelto come personificazione immaginaria della sua vita, la figura di
un musicista allucinato che muore pazzo, nonostante l’opera fosse
sgorgata dalla sua mente durante una radiosa primavera e in uno stato
d’animo pienamente sereno. In una lettera a Clara racconta di averlo

Nella Kreisleriana l’alternanza di brani di carattere
espressivo contrastante rivela l’intenzione del
compositore, tutta romantica, del possibile
sdoppiamento dell’io dell’artista

composto di getto mentre attendeva una sua missiva, in condizione
di attesa estatica: «Tu e il pensiero di te li dominate completamente, e
io voglio dedicarteli, a te e a nessun altro…». La pubblicazione porterà
però la dedica “all’amico F. Chopin” e i pezzi recheranno il sottotitolo di
Phantasien; sono essi infatti grandi ondate emozionali, sogni febbrili,
allucinazioni. L’alternanza di brani di carattere espressivo contrastante
rivela l’intenzione del compositore, tutta romantica, del possibile
sdoppiamento dell’io dell’artista. All’avvio scalpitante del primo brano
Äusserst bewegt (Estremamente mosso), si contrappone l’ampio
respiro contemplativo del secondo Sehr innig und nicht zu rasch (Assai
intimo non troppo veloce) al cui interno si intarsiano i due “intermezzi”
in tempo veloce, che contribuiscono a renderlo ancor più complesso
e polisemico. Atmosfera febbrile è quella dell’Assai concitato, Sehr
aufgeregt, del terzo brano, con al centro dello schema tripartito (ABA),
una sezione elaborata polifonicamente in tempo più lento che termina in
una coda che sembra voler trascinare l’ascoltatore nell’abisso. Il quarto
episodio, Sehr langsam (Molto lento), mostra il volto di Eusebio mediante
un’atmosfera tenera ed intimistica, velata di colori tristi, ma che presenta
un contraltare nel Più Mosso centrale, come spesso accade nella
Kreisleriana. Il quinto “quadro”, Sehr lebhaft (Molto vivace), è quasi un
capriccio, dall’andamento ritmicamente mutevole e imprevedibile,

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un lampo di follia. Il sesto episodio presenta l’indicazione agogica già
incontrata nel quarto (Sehr langsam) ed è impreziosito da un tema di
ballata popolare inframezzato da due interludi appena più animati.
Il successivo, Sehr rasch (Molto veloce) tende tutto, nel suo slancio
vertiginoso, alla coda conclusiva, che ha tratti funerei nel suo impeto
sfrenato. Ad una cavalcata notturna senza briglie potrebbe essere
paragonato il brano di chiusura dell’opera, Schnell und spielend (Veloce
e scorrevole), in cui immagini misteriose e cupe si alternano in un lirismo
esasperato; due intermezzi frenano la corsa. Il primo sembra poter
rasserenare il clima, pur nel registro grave, mentre la violenza ritmica
del secondo porta ad una conclusione in cui la follia del protagonista
hoffmanniano prende il sopravvento.

«Esaltazione quasi tormentosa» è la definizione che Čajkovskij diede
della musica di Schumann in una lettera indirizzata alla sua protettrice e
mecenate, Nadežda von Meck.
Nella Grande sonata in sol maggiore op. 37 del compositore russo, non

A Clarens, in Svizzera, Čajkovskij lavorò
contemporaneamente a due opere, la Sonata op. 37
e il Concerto per violino e orchestra, terminando la
prima in soli cinque mesi

mancano rimandi alla musica schumanniana. L’opera venne composta
nel primo periodo di serenità dopo quello che egli stesso aveva definito
un momento di pazzia. Al fine di arginare i pettegolezzi sulla sua
omosessualità aveva preso la decisione di sposare, nel 1877, Antonina
Milyukova. Egli però viveva il loro legame con un trasporto del tutto
particolare: «alla fin fine la morte è senz’altro il più prezioso dei beni e io
la invoco con tutta la forza dell’anima. […] il mio unico pensiero è trovare
il modo di fuggire da qualche parte. Ma come e dove? É impossibile,
impossibile, impossibile!». Il totale tracollo nervoso portò Čajkovskij ad
interrompere la relazione e a rifugiarsi a Clarens, in Svizzera, dove, oltre
a ritrovare serenità, si riconciliò anche con la composizione; per la prima
volta lavorò contemporaneamente a due opere, la Sonata op. 37 e il
Concerto per violino e orchestra, terminando la prima in soli cinque mesi.

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Complessivamente la struttura in quattro movimenti della Sonata è
conforme alla tradizione, nonostante non manchino caratteristiche
inconsuete. Il movimento d’apertura, il più lungo e impegnativo,
Moderato e risoluto, presenta un primo gruppo tematico che vede
contrapposto alla maestosità di accordi in ritmo puntato, un motivo
rapsodico su un accompagnamento di terzine alla mano sinistra. Dopo
la riproposizione dell’idea iniziale, giunge il vero e proprio secondo
tema, dolce e riflessivo. Particolare è nella ripresa l’impiego di una
melodia basata sul gregoriano Dies irae. La cifra stilistica di Čajkovskij,
riconoscibile particolarmente nei toni lirici e nell’abbandono patetico,
pervade il secondo movimento, Andante non troppo, quasi moderato.
L’articolazione del tutto innovativa della tradizionale struttura tripartita,
termina in un’impalpabile Coda, dove indicazioni dinamiche scrupolose
richiedono all’esecutore un magistrale controllo del tasto (dolcissimo, più
che pianissimo con tre p, poi con quattro p, morendo e perdendosi).
Estrema precisione negli attacchi necessita lo Scherzo (Allegro giocoso)
che, pur formalmente tradizionalissimo e dal sapore tipicamente
schumanniano, è molto originale sia ritmicamente, sia per il tipo di
scrittura che possiamo definire quartettistica. È nel Finale (Allegro vivace)
che la lezione di Schumann si fonde maggiormente con il melos russo
e con i colori orchestrali di Čajkovskij. Il luminoso inizio ricorda l’incipit
della Sonata: l’impulso ritmico conferisce ai temi quel carattere di danza
che pervade la musica dei suoi balletti. E il balletto, nobilitato grazie a
questo compositore rivoluzionario, entra così nella sfera della grande
arte.

		Creusa Suardi
		                 Laureata in Discipline storiche,
		                 critiche e analitiche della musica
		                 al Conservatorio “G. Verdi” di Milano

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Foto © Resia
Benedetto Lupo pianoforte

Nato a Bari, Benedetto Lupo ha iniziato gli studi musicali nella sua
città sotto la guida di Michele Marvulli e Pierluigi Camicia. Si è poi
perfezionato con Sergio Perticaroli, Aldo Ciccolini e ha frequentato le
master class di Carlo Zecchi, Nikita Magaloff, Jorge Bolet e
Murray Perahia.
A tredici anni ha debuttato con il Primo Concerto di Beethoven e subito
si è imposto in numerosi concorsi internazionali tra cui il “Cortot” e il
“Ciudad de Jaén” in Europa, il “Robert Casadesus” di Cleveland, “Gina
Bachauer” e, nel 1992, il Premio “Terence Judd” che gli valse un recital
alla Wigmore Hall e concerti con la Hallé Orchestra a Manchester. Si è
imposto però all’attenzione del mondo musicale con l’affermazione nel
1989, primo italiano, al Concorso Internazionale Van Cliburn che lo ha
portato a suonare con le più importanti orchestre americane ed europee
quali Philadelphia Orchestra, Boston Symphony, Chicago Symphony,
Los Angeles Philharmonic, Orchestre Symphonique de Montréal, Seattle
Symphony, Vancouver Symphony, la London Philharmonic, Gewandhaus
Orchester di Lipsia, Rotterdam Philharmonic, Hallé Orchestra, Deutsches

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Symphonie-Orchester, Stuttgarter Philharmoniker, Orquesta Nacional
de España, Orchestre Philharmonique de Monte Carlo, Orchestre
Philharmonique de Liège, Bergen Philharmonic, Orchestre du Capitole
de Toulouse.
La sua intensa attività concertistica lo ha visto ospite di sale da concerto
di primo piano quali Lincoln Center di New York, Salle Pleyel a Parigi,
Wigmore Hall a Londra, Philharmonie a Berlino, Palais des Beaux Arts
di Bruxelles, Festival di Tanglewood, Festival Internazionale di Istanbul,
Festival “Enescu” di Bucarest e Tivoli Festival di Copenaghen.
Nella stagione 2017/2018 è stato protagonista di una serie di concerti
con orchestra in Spagna (Oviedo, Madrid), con la London Philharmonic
diretta da Juanjo Mena e negli Stati Uniti con la Buffalo Philharmonic. In
occasione del centenario della morte di Claude Debussy ha presentato
un programma monografico a Firenze, Perugia, Napoli, Venezia, a
Washington e in Canada.
Oltre alle registrazioni per numerose radiotelevisioni europee e
statunitensi, Benedetto Lupo ha inciso per TELDEC, BMG, VAI, NUOVA
ERA e l’integrale delle composizioni per pianoforte e orchestra di
Schumann per ARTS. Nel 2005 è uscita una nuova incisione del Concerto
Soirée di Nino Rota per Harmonia Mundi che ha ottenuto ben cinque
premi internazionali, tra i quali il “Diapason d’Or”.
Pianista dal vasto repertorio, Benedetto Lupo ha al suo attivo anche
un’importante attività cameristica e didattica; insegna al Conservatorio
“Nino Rota” di Monopoli, tiene master class presso importanti istituzioni
internazionali ed è spesso invitato nelle giurie di prestigiosi concorsi
pianistici internazionali. Dall’anno accademico 2013/2014, è titolare
della cattedra di pianoforte nell’ambito dei corsi di perfezionamento
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
È stato ospite della nostra Società nel 2004.

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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto
                 e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!
Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi
musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di
attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf
Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi,
ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai
Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per
il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore
Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888),
Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888),
Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888),
Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985),
Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006),
Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci Vitalizi
Filippo Annunziata, Cesare Bacchini, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini,
Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli,
Antonio Magnocavallo, Francesco Maino, Maria Majno,
Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone,
Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega,
Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci Benemeriti
Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini,
Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni,
Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe,
Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini
I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)
Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli,
Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,
Cecilia Bicchi, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande,
Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini,
Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala,
Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza,
Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang,
Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Rosalia Manenti,
Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho,
Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana,
Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene,
Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam,
Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan,
Giovanni Weisz

Soci Sostenitori
Marco Bisceglia, Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Anna Calabro, Alberto Conti,
Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Andrea Kerbaker,
Liliana Konigsman, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini,
Ruth Pavese Westen, Lorenzo Stucchi

                                                                                   11
PROSSIMI CONCERTI

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

martedì 26 febbraio 2019, ore 20,30
Isabelle Faust violino
Alexander Melnikov pianoforte
Beethoven - Sonata n. 4 in la minore op. 23
- Sonata n. 5 in fa maggiore op. 24 “La Primavera”
- Sonata n. 10 in sol maggiore op. 96

BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

martedì 5 marzo 2019, ore 20,30
Mitsuko Uchida pianoforte
Schubert - Sonata in la minore D 537
- Sonata in do maggiore D 840
- Sonata in si bemolle maggiore D 960

BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

             Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 Milano
     Tel 02 795 393 │ info@quartettomilano.it │ www.quartettomilano.it
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