Martedì 7 maggio 2019, ore 20,30 Rafał Blechacz pianoforte
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martedì 7 maggio 2019, ore 20,30 Rafał Blechacz pianoforte Mozart - Rondò in la minore K 511 - Sonata n. 8 in la minore K 310 Beethoven - Sonata n. 28 in la maggiore op. 101 Schumann - Sonata n. 2 in sol minore op. 22 Chopin - Quattro mazurche op. 24 - Polacca in la bemolle maggiore op. 53 Foto © Marco Borggreve 154a STAGIONE 2018 | 19 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
CONSIGLIO DIRETTIVO Ilaria Borletti Buitoni presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente, Filippo Annunziata, Marco Bisceglia, Liliana Konigsman comitato esecutivo Lodovico Barassi, Mario Bassani, Anna Calabro, Andrea Kerbaker, Marco Magnifico Fracaro, Maria Majno, consiglieri CONSIGLIERI DI TURNO DIRETTORE ARTISTICO Anna Calabro Paolo Arcà Marco Bisceglia SOSTENGONO LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO LE PROVE APERTE SONO SOSTENUTE DA COLLABORANO CON LA LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO SOCIETÀ DEL QUARTETTO PARTECIPA A MEDIA PARTNER PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti del corso di formazione avanzata tenuto da Silvia Lelli: Riccardo Carotti, Angela Cilli, Anna Ferro, Francesca Romana Gaglione, Gabriele Merlin, Roberto Moro, Ivan Nocera, Erica Portunato, Cristina Troisi È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: • disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici • evitare colpi di tosse e fruscii del programma • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto. 2
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 - Vienna 1791) Rondò in la minore K 511 (ca. 19’) Sonata n. 8 in la minore K 310 (ca. 20’) I. Allegro maestoso II. Andante cantabile con espressione III. Presto Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 - Vienna 1827) Sonata n. 28 in la maggiore op. 101 (ca. 20’) I. Etwas lebhaft, und mit der innigsten Empfindung II. Lebhaft, marschmässig III. Langsam und sehnsuchtsvoll IV. Geschwind, doch nicht zu sehr und mit Entschlossenheit I N T E RVA L LO Robert Schumann (Zwickau 1810 - Endenich 1856) Sonata n. 2 in sol minore op. 22 (ca. 18’) I. So rasch wie möglich II. Andantino III. Scherzo. Sehr rasch und markiert IV. Rondò. Presto Fryderyk Chopin (Żelazowa Wola 1810 - Parigi 1849) Quattro mazurche op. 24 (ca. 12’) 1. in sol minore 2. in do maggiore 3. in la bemolle maggiore 4. in si bemolle minore Polacca n. 6 in la bemolle maggiore op. 53 “Eroica” (ca. 7’) 3
Non una nota di troppo Mozart, produzione pianistica, tonalità di la minore: un insolito accostamento di “ingredienti” aprirà il concerto di questa sera. La Sonata K 310 e il Rondò K 511 sono infatti gli unici brani a riunire queste caratteristiche del genio salisburghese la cui musica era considerata per certi aspetti bizzarra e singolare rispetto al gusto prevalente del secolo. Celebre è la reazione dell’Imperatore Giuseppe II alla prima del Ratto dal serraglio: «troppe note!». E il compositore avrebbe replicato: «Non una di più o di meno». Dato alle stampe nel 1787, quando oramai il virtuosismo brillante e salottiero aveva conquistato il mondo musicale viennese, il Rondò K 511 Le innovazioni riguardanti timbro, meccanica ed estensione dello strumento, avevano ispirato Mozart nella ricerca di un pathos espressivo lontano dai contenuti decorativi dei lavori pianistici prodotti sino ad allora è per contrasto una pagina che ci sorprende per il suo intenso lirismo, quasi un preannuncio del romanticismo schubertiano, lontano dal carattere solitamente giocoso e leggero del rondò settecentesco. Il tema principale, dalla natura esotica e insieme malinconica, si ripete puntuale nel corso del brano, alternandosi a sezioni che invece di contrastarne l’ambientazione, risultano affini. L’esito, complice il cromatismo che pervade il materiale tematico, è di un’inedita tensione espressiva. Correva l’anno 1778 quando Mozart ebbe l’occasione di suonare ad Augusta uno dei pianoforti di Johann Andreas Stein. Quello stesso anno compose la Sonata K 310. Le innovazioni riguardanti timbro, meccanica ed estensione dello strumento, lo avevano ispirato nella 4
ricerca di un pathos espressivo lontano dai contenuti decorativi dei lavori pianistici prodotti sino ad allora. Innovativa sotto vari aspetti, la Sonata utilizza l’inversione tra le due mani di melodia e accompagnamento, come anche il virtuosismo della mano destra che si libera in ampi arpeggi su accordi tenuti della sinistra. L’Allegro maestoso si apre con un tema drammatico e imperioso nel suo ritmo di marcia al quale si contrappone una seconda idea scorrevole, leggera e ripetutamente cadenzante. Insolito “ribaltamento” avviene nella ripresa, con la conversione del secondo tema in minore, che viene in questo modo trascinato nell’atmosfera drammatica e risoluta dell’intero movimento. L’Andante cantabile con espressione, di struttura ternaria (ABA), ripercorre inizialmente lo schema galante di melodia riccamente fiorita su basso albertino; la sezione centrale è un tributo ulteriore alle risorse dello strumento, i cui diversi registri sono messi in evidenza da un motivo del tutto nuovo e dai toni desolatamente tragici. Le figure di accompagnamento spesso dissonanti sono fonte di caleidoscopici colori armonici. Il Presto in forma di rondò conferisce al brano insieme coerenza e varietà espressiva: la figura ritmica che ne fa da padrona, mormorante e inquieta, genera sempre nuovi episodi, pur rimanendo fulcro e cuore del movimento. Come Mozart, anche Ludwig van Beethoven era poco incline a conformarsi allo stile compositivo del suo tempo e nella Sonata op. 101 lo dimostrò apertamente. Completata nel novembre 1816, fu dedicata alla baronessa Dorothea Cecilia Ertmann, considerata dal compositore una delle sue migliori interpreti. Allieva del maestro di Bonn, era da lui tenuta in grande considerazione come risulta dalla lettera d’accompagnamento alla dedica: “Accetti ciò che avevo spesso pensato di dedicarle e che dovrebbe darle prova della mia devozione per le sue aspirazioni artistiche”. Primo lavoro a recare l’indicazione Hammerklavier (poi conservata solo dall’op. 106) e figlia delle conquiste espressive dell’op. 90, la Sonata supera le forme tradizionali, assumendo figure nuove e irregolari, impiegando un intricato contrappunto e facendosi carico di elementi lessicali propri dell’ultimo pianismo beethoveniano. Il primo movimento (Etwas lebhaft, und mit der innigsten Empfindung) inizia in medias res, con un tema preludiante, da foglio d’album quasi schumanniano, in cui abbiamo la sensazione di cogliere un avvenimento già in corso. Beethoven ottiene questo risultato con un’estrema economia di mezzi: da un lato evita di affermare subito la tonica, con 5
l’armonia che insiste, con un rallentamento del ritmo armonico, nella regione della dominante e dall’altro enuncia una melodia cantabile, piuttosto rara in un allegro beethoveniano, costruita ad arco, in grado d’abbracciare tutta l’esposizione, dove il secondo tema nasce dal primo senza alcuno stacco o segno di contrasto, quasi ne fosse il naturale proseguimento e, con il suo carattere prettamente cadenzale, la naturale conclusione. Un motivo “romantico”; tale dovette sembrare a Wagner che ne parlò come esempio di “melodia infinita”. Il movimento seguente (Lebhaft, marschmäßig) è una marcia vivace che vede al centro un Trio a canone spiccatamente cantabile e un trattamento della polifonia che anticipa la scrittura degli ultimi quartetti. Qui tutti i registri della tastiera vengono toccati dal ritmo militare con originalità timbrica e i lunghi pedali creano un alone armonico dalle sonorità schumanniane. Completata nel novembre 1816, la Sonata op. 101 fu dedicata alla baronessa Dorothea Cecilia Ertmann, considerata da Beethoven una delle sue migliori interpreti L’Adagio di appena venti battute (Langsam und sehnsuchtsvoll) come nella Sonata op. 81a “Gli addii”, costituisce l’introduzione all’Allegro conclusivo. Esso si apre con un solenne incedere händeliano e procede in un’atmosfera sommessa, impalpabile, suggerita dall’indicazione “mit einer Saite” (con una corda) e senza alcun segno dinamico fino alla penultima misura, dove un crescendo conduce emblematicamente ad un piano. Lo sguardo retrospettivo al passato lo si avverte nelle battute conclusive in cui le numerose fioriture riecheggiano – come ebbe a notare Edwin Fischer – la Fantasia cromatica e fuga di J.S. Bach. Il colloquio tra le due mani, dopo un passaggio cadenzale di carattere improvvisativo, si interrompe per uno breve “sguardo indietro” al primo movimento, ora con l’indicazione “alle Saiten” (tutte le corde). Una successione di trilli collega il terzo con il quarto movimento. L’Allegro finale (Geschwind, doch nicht zu sehr und mit Entschlossenheit) è in forma sonata ma con un trattamento del materiale che sarà comune agli ultimi lavori. La sezione dello sviluppo infatti è per la prima volta in una sonata una fuga, il cui soggetto è ricavato dal primo tema dell’esposizione. L’inserimento della fuga nella forma sonata è uno degli aspetti 6
compositivi dell’ultimo Beethoven, requisito necessario dello stile monumentale e solenne che ha per modello Händel e che troverà il suo coronamento nella Nona Sinfonia e nella Missa solemnis. La Sonata n. 2 in sol minore op. 22 di Robert Schumann ebbe una genesi lunga e travagliata. Primo e terzo movimento furono ideati nel 1833; tra i due venne posto un Lied (Im Herbste) come secondo movimento, composto nel 1828 nella versione per pianoforte. Nel 1835 vide la luce l’ultimo tempo, ma il giudizio nettamente negativo di Clara, che lo considerò troppo difficile, fece desistere il musicista dall’inserirlo nella Sonata, sostituendolo nel 1838 con un rondò meno virtuosistico. Finalmente la Sonata venne pubblicata da Breitkopf nel settembre del 1839. Il primo movimento è in forma sonata, ma reinterpretata con tratti originali. Da un potente accordo di sol minore si sprigiona un vortice sonoro che costituisce il primo tema, irruente e passionale con le caratteristiche di un moto perpetuo. Il secondo tema, lirico e cantabile, ne interrompe per un attimo l’impeto, ma viene rapidamente sopraffatto conducendo il brano allo sviluppo. Nella ripresa, nonostante l’irruenza del tema già all’inizio del movimento, si susseguono indicazioni agogiche che sarebbero più tipiche dei grandi finali di Sonata: Schumann annota uno schneller (più mosso) seguito da un noch schneller (ancora più mosso) per la coda. Forte è il contrasto con il secondo movimento, Andantino, il cui tema semplice e nobile, possiede tutta la cantabilità della sua natura di Lied. Il raggiungimento della pace è disilluso dal brevissimo Scherzo. Sehr rasch und markiert (molto rapidamente e marcato). Incontriamo qui nervosi sincopati e ritmi zigani, che appaiono in contrasto alla leggera danza che si inframmezza ai ritorni tematici. Il Rondò. Presto conferma il carattere del primo movimento: l’impetuoso moto perpetuo del tema iniziale ha come contraltare un secondo tema trasognante. L’intensa vertigine sonora arriva però nell’epilogo”: accordi che rimangono come sospesi interrompono quello che appariva essere un tumulto senza fine. Schumann si avvale di una “trovata teatrale” per riprendere le energie prima dello straordinario virtuosismo conclusivo, ove l’avvolgente vortice è segnalato da un Prestissimo. Quasi cadenza seguito da un Immer schneller und schneller (sempre più veloce e più veloce). Fryderyk Chopin ebbe il merito di vedere oltre le possibilità di un genere, quello della mazurca, che fino alla prima metà dell’Ottocento era 7
relegata a stato di semplice danza popolare. Egli le presentò al pubblico come forma d’arte rinnovata, estranee a rigidi schemi formali, tutte accomunate da grande intensità espressiva e dall’impiego di canzoni folcloristiche. L’invenzione melodica è insieme a quella armonica delle più ricche ed originali nelle 4 Mazurche op. 24, rielaborazione istintiva che diviene ricostruzione delle proprie origini. Chopin presentò le mazurche al pubblico come forma d’arte rinnovata, estranee a rigidi schemi formali, tutte accomunate da grande intensità espressiva e dall’impiego di canzoni folcloristiche La celebre Polacca op. 53 chiude il programma del concerto e anche idealmente, se non cronologicamente, la parabola delle polacche chopiniane. Opera più tarda delle mazurche (1843), incarna assai meno di queste lo spirito folcloristico della patria chopiniana, ma piuttosto restituisce l’immagine che fuori dalla Polonia si aveva della sua musica. Rispetto alle due grandi polacche che precedettero e seguirono l’op. 53, ovvero l’op. 44 e l’op. 61, è dotata di grande stringatezza ma anche di simmetria, regolarità e senso delle proporzioni formali: 16 battute di introduzione, 16 per la sezione A (che si ripete), 16 la sezione B e nuovamente le 16 di A, prima di giungere al sorprendente e trascinante Trio. Il senso di costruzione formale si incontra qui con una incandescente ispirazione e un virtuosismo straordinario, elementi riassumibili nell’assioma mozartiano “Non una nota di troppo”. Creusa Suardi Laureata in Discipline storiche, critiche e analitiche della musica al Conservatorio “G. Verdi” di Milano 8
Foto © Marco Borggreve Rafał Blechacz pianoforte Nato nel 1985 a Naklo nad Notecia in Polonia, Rafal Blechacz ha iniziato lo studio del pianoforte a cinque anni alla Scuola Primaria di Stato “Arthur Rubinstein”. Ha poi proseguito la sua formazione all’Accademia di Bygdoszcz dove si è diplomato nel 2007 sotto la guida di Katarzyna Popowa-Zydrón. Premiato ancora studente al Concorso Nazionale J.S. Bach (1996), al Concorso Internazionale per Giovani Pianisti Arthur Rubinstein (2002), al Concorso di Hamamatsu in Giappone (2003), nel 2005 ha vinto all’unanimità il primo premio al Concorso Chopin di Varsavia aggiudicandosi anche i premi speciali per la migliore esecuzione delle Mazurche e delle Polacche, per la migliore esecuzione concertistica e per la migliore esecuzione delle Sonate, premio istituito da Krystian Zimerman. La medaglia d’oro al Concorso Chopin gli ha aperto le porte delle maggiori sale da concerto in tutto il mondo quali Royal Festival Hall e Wigmore Hall di Londra, Philharmonie di Berlino, Herkulessaal di Monaco di Baviera, Alte Oper di Francoforte, Liederhalle di Stoccarda, 9
Tonhalle di Zurigo, Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein di Vienna, Teatro alla Scala, Salle Pleyel di Parigi, Avery Fisher Hall di New York. Ha suonato con importanti orchestre e celebri direttori fra cui Valery Gergiev, Miakhail Pletnev, Daniel Harding, Andris Nelsons, Charles Dutoit, David Zinman, Antoni Wit e Jerzy Semkow. È ospite regolare dei festival di Salisburgo, Verbier, La Roque d’Anthéron, Klavierfestival Ruhr e Gilmore Festival negli Stati Uniti. Nel luglio 2010 gli è stato assegnato il premio dell’Accademia Chigiana di Siena; nel 2014 il Gilmore Artist Award, considerato il Nobel del pianoforte; nel 2015 a Varsavia, in occasione di un concerto con l’Orchestra Filarmonica di Varsavia, il Presidente della Repubblica Polacca gli ha consegnato la Medaglia di Cavaliere dell’Ordine di Polonia. Dal 2006 registra in esclusiva per la Deutsche Grammophon Gesellschaft. Il primo CD dedicato ai Preludi di Chopin ha vinto il Disco di platino, l’ECHO Klassik e il Diapason d’or; il secondo CD è stato proclamato, nel 2009, miglior disco dell’anno dalla rivista Gramophone; il terzo CD dedicato ai Concerti di Chopin registrati nel 2010 con l’orchestra del Concertgebouw di Amsterdam e Jerzy Semkow ha vinto il Premio della critica tedesca, il Disco di Platino, il Premio ECHO nella categoria “Best solo album of the Year” della Deutsche Phono Akademie (2012) e, sempre nel 2012, è stato nuovamente segnalato dalla rivista Gramophone come miglior album del mese. È stato ospite della nostra Società nel 2010, 2012 e 2015. 10
Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono! Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più. Soci d’Onore Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017) Soci Vitalizi Filippo Annunziata, Cesare Bacchini, Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Liliana Konigsman, Francesco Maino, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega, Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova Soci Benemeriti Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Antonio Magnocavallo, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini I fedelissimi (soci da oltre 50 anni) Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi, Cecilia Bicchi, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini, Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Rosalia Manenti, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz Soci Sostenitori Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Anna Calabro, Alberto Conti, Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Andrea Kerbaker, Liliana Konigsman, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini, Ruth Pavese Westen, Lorenzo Stucchi 11
PROSSIMI CONCERTI SALA VERDI DEL CONSERVATORIO martedì 14 maggio 2019, ore 20.30 Cuarteto Casals Ciclo Beethoven / Bartók - IV Bartók - Quartetto n. 1 op. 7 SZ40 Beethoven - Quartetto n. 14 in do diesis minore op. 131 Il concerto è dedicato a Paolo Grassi, in occasione del centenario della nascita, in ricordo del suo forte legame con Sergio Dragoni e del suo straordinario impegno per la musica e la cultura BIGLIETTI Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5 martedì 21 maggio 2019, ore 20.30 Seong-Jin Cho pianoforte Schubert - Wanderer Fantasie in do maggiore op. 15 D 760 Debussy - “Images”, Libro I - “Le vent dans la plaine” da Preludi, Libro I n. 3 - “La fille aux cheveux de lin” da Preludi, Libro I n. 8 - “Des pas sur la neige” da Preludi, Libro I n. 6 - “Ce qu’a vu le vent d’Ouest” da Preludi, Libro I n. 7 Musorgskij - Quadri di un’esposizione Serie Astri Nascenti sostenuta da BIGLIETTI Intero € 25│Ridotto (Soci e over 70) € 20│Giovani (under 30) € 2 Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 Milano Tel 02 795 393 │ info@quartettomilano.it │ www.quartettomilano.it 12
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