Sir András Schiff pianoforte - Società del Quartetto di Milano
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Sir András Schiff pianoforte venerdì 31 gennaio ore 20:30 Schubert Sonata in la minore op. 42 D 845 Sonata in re maggiore op. 53 D 850 Sonata in sol maggiore op. 78 D 894 “Fantasie” Foto © Joanna Bergin 155A STAGIONE 2019 | 20 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO via Conservatorio 12, Milano
CONSIGLIO DIRETTIVO Ilaria Borletti Buitoni presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente, Filippo Annunziata, Marco Bisceglia, Liliana Konigsman comitato esecutivo Lodovico Barassi, Anna Calabro, Gianluigi Chiodaroli, Marco Magnifico Fracaro, Maria Majno consiglieri CONSIGLIERI DI TURNO DIRETTORE ARTISTICO Ilaria Borletti Buitoni Paolo Arcà Marco Magnifico Fracaro SOSTENGONO LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO LE PROVE APERTE SONO SOSTENUTE DA COLLABORANO CON LA LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO SOCIETÀ DEL QUARTETTO PARTECIPA A MEDIA PARTNER PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti del corso di formazione avanzata tenuto da Silvia Lelli: Silvia Bovo, Matteo Congregalli, Elisa Covello, Alesia Davydava, Annarella Giorgiani, Benedetta Manzi, Giorgio Marturana, Carlo Oriente, Tomas Pasinetti, Emanuela Selvagio, Roberto Viccari. È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: • disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici • evitare colpi di tosse e fruscii del programma • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto. 2
Franz Schubert (Vienna 1797 - 1828) Sonata in la minore op. 42 D 845 (ca. 38’) I. Moderato II. Andante, poco mosso III. Scherzo. Allegro vivace IV. Rondò. Allegro vivace Sonata in re maggiore op. 53 D 850 (ca. 36’) I. Allegro vivace II. Con moto III. Scherzo. Allegro vivace IV. Rondò. Allegro moderato I N T E RVA L LO Sonata in sol maggiore op. 78 D 894 “Fantasie” (ca. 38’) I. Molto moderato e cantabile II. Andante III. Menuetto. Allegro moderato IV. Allegretto 3
Le tre sonate non inedite L’intera carriera artistica di Franz Schubert è condensata, o meglio costretta, in appena 31 anni di vita (1797-1828). Un dato anagrafico che, seppur non unico nel mondo dell’arte, costellato di talenti precoci e morti premature, stupisce sempre di più oggi, in cui il tempo scorre freneticamente nel quotidiano ma indugia in alcune fasi dell’esistenza, dandoci la sensazione di essere giovani e vecchi più a lungo. Nella sua breve vita Schubert ebbe ingegno e forza per comporre tanto, ma non ebbe tempo a sufficienza per raggiungere e godere di un meritato successo. La sua fama fu rimandata e i frutti della sua arte raccolti negli anni e nei decenni successivi alla sua morte. Il catalogo schubertiano, ricco e vario nei generi (da quello cameristico e liederistico più noto a quello sinfonico e teatrale), conta un cospicuo numero di opere postume, di composizioni dimenticate, ritrovate nei cassetti e riscoperte tardi nella loro originalità. Oltre a farne l’interlocutore intimo della voce Nella sua breve vita Schubert ebbe ingegno e forza per comporre tanto, ma non ebbe tempo a sufficienza per raggiungere e godere di un meritato successo nei Lieder, Schubert compose molto per pianoforte: danze, improvvisi, scherzi… e anche sonate. Di quel genere – la sonata per pianoforte – che allora pareva essere esclusiva del genio beethoveniano, ci restano 21 composizioni di Schubert, di cui però 10 incompiute e solo 3 pubblicate 4
durante la vita del compositore, proprio quelle che ascolteremo durante il concerto di questa sera. La Sonata D 845, detta Premiere Grande Sonata, sedicesima in ordine di composizione, fu la prima ad essere pubblicata nel 1826, ricevendo una calorosa accoglienza e soprattutto una vera e propria legittimazione nell’essere paragonata e ritenuta all’altezza delle “più grandi e libere sonate” di Beethoven, come si leggeva nell’Allgemeine musikalische Zeitung di Lipsia. Non si poteva prescindere ai tempi dal confronto con il titano di Bonn, tra il timore costante di sfigurare e la speranza di dimostrarsi degni di una così gravosa eredità. Difficile ricavarsi un proprio spazio di autonomia e di originalità. Schubert lo sapeva bene e, se da una parte provò, con la dedica all’Arciduca Rodolfo, di ingraziarsi uno dei prestigiosi allievi e protettori di Beethoven, dall’altra non rinunciò alla propria identità e non si accontentò di essere un semplice epigono. La dialettica della forma-sonata, teatro dei più grandi drammi beethoveniani, tra tensioni conflitti e riconciliazioni, viene appianata e diluita dalla natura lirica di Schubert. La concisione della musica beethoveniana, generata a partire da piccoli incisi e ben scolpita nelle sue forme, viene dilatata dalle “celestiali lunghezze” delle melodie schubertiane, tutte da cantare, ripetute e variate, che si protraggono senza che sia possibile prevederne la meta. Una simile musica, così poco esteriore e assertiva, nonostante l’ammirazione e il generoso impegno di promozione di Schumann, faticò a trovare posto nel repertorio concertistico. Per avere un’idea del carattere di intimità della musica schubertiana, basta ascoltare l’inizio sommesso, ad una sola voce, che apre il Moderato, primo movimento della Sonata D 845: un frammento di scala e un arpeggio di la minore acquisiscono significato musicale grazie al mordente e al senso di indeterminatezza ritmica. Il tema, così avviato, si completa con una risposta corale. È in realtà difficile parlare dei canonici gruppi tematici della forma- sonata, e definirne con esattezza i confini: la musica di Schubert procede discorsiva e senza soluzione di continuità, e dall’atmosfera contemplativa dell’inizio si giunge alla spensieratezza di una nuova idea tematica senza neanche accorgersi. Nello sviluppo l’elemento del mordente diventa quasi ossessivo e il primo tema vaga tra le tonalità, trasformato nella luce e nel carattere, a volte più ricco alla maniera 5
lisztiana con i tremoli della mano destra, a volte spoglio e frammentato in echi di canone. Una sospensione prepara la ripresa e una coda la prolunga in maniera estenuante fino ad approdare a una dimensione quasi eroica. L’Andante, poco mosso è costruito come tema e variazioni, una forma poco frequentata da Schubert nelle sonate. Il tema ha un carattere bucolico e popolare, intonato e incorniciato da una sorta di pedale all’acuto. La prima variazione ricorda un duetto tra basso e soprano, mentre la seconda farcisce il tema di fioriture molto salottiere, la cui frivolezza viene a essere compensata, quasi castigata, dalla terza variazione, drammatica, aspra e dissonante. Nella quarta tornano i decori, mentre la quinta variazione si immerge in una dimensione di sospensione quasi incantata. Schubert non ritorna ciclicamente, come da consuetudine, al tema iniziale ma costruisce la forma come una divagazione da esso. Gli ultimi due movimenti sono quelli che concedono di più al virtuosismo e al coinvolgimento del pubblico. Nello Scherzo. Allegro vivace l’elemento trascinante è il ritmo, vario e Per il genere della sonata all’epoca di Schubert non si poteva prescindere dal confronto con Beethoven, tra il timore costante di sfigurare e la speranza di dimostrarsi degni di una così gravosa eredità imprevedibile, basato sull’elemento propulsivo del ribattuto in levare. Il Trio. Un poco più lento vi contrappone un carattere più statico e pastorale, dal ritmo regolare tra barcarola e Ländler. Il movimento finale è un Rondò. Allegro vivace che, a partire da un tema dal piglio toccatistico, si sviluppa su una continua variazione e si spinge accelerando verso la conclusione. La Seconde Grande Sonate, ossia la Sonata D 850, prosegue il carattere brillante, meno schubertiano di altre composizioni e più pronto ad andare incontro alla moda del tempo. Dedicata al virtuoso Carl Maria von Bocklet, pianista e violinista suo amico, la Sonata fu la seconda ad essere pubblicata e fa della variazione e della digressione le logiche 6
costruttive della forma. Il primo movimento, l’Allegro vivace, ha un andamento spinto e una grande carica vitale: ribattuti e terzine, veloci scale, ritmi di fanfara e movenze popolareggianti, elementi diversi combinati contrappuntisticamente ed elaborati con maestria nello sviluppo. Nel secondo movimento, Con moto, si contrappongono due sezioni, la prima raccolta e pensosa, fatta di brevi frammenti ripetuti e accostati, la seconda più spinta e magniloquente, dal ritmo puntato e sincopato. I due temi sono variati, a volte con fare quasi improvvisativo, fino a fondersi nella conclusione. Lo Scherzo. Allegro vivace ha il carattere di una danza popolaresca, con i giochi di accenti e il ritmo puntato pervasivo attraverso i registri e i cambi di tonalità. Il Trio è la sola pausa riflessiva dell’intera sonata. Il Rondò. Allegro moderato si apre con un tema dalla veste quasi frivola e infantile e dal tono umoristico, ripetuto variato e abbellito. Gli episodi che si frappongono al ritornello prolungano sul tema il proprio carattere e il tipo di scrittura: scale divise tra le due mani nel primo, ribattuti accordali nel secondo. A dispetto delle premesse, la conclusione della Sonata è tutt’altro che retorica, dissolvendo energie e sonorità in una atmosfera tranquilla e delicata. La Sonata D 894 fu l’ultima ad essere pubblicata in vita, esattamente nel 1827, anno della morte di Beethoven. Una data emblematica che poteva far sperare in un degno successore nel sonatismo pianistico, ma così non fu, poiché Schubert venne a mancare di lì ad un anno e lo stesso genere sembrava declinare a favore di forme brevi o descrittive. Sul pianoforte schubertiano convivono due mondi e due modi di sentire, il Classicismo delle forme e il Romanticismo dello spirito. A differenza della precedente, la Sonata in sol maggiore, dedicata all’amico Josef von Spaun, è una tra le più intime, più adatta ad una esecuzione tra pochi amici che ad una sala da concerto. La bravura del pianista è misurata non tanto dalla sua agilità sulla tastiera quanto dalla sua sensibilità e fantasia di tocco, nel trarre dallo strumento colori e sfumature differenti. Proprio Fantasie è l’appellativo associato a questa Sonata, già dal suo primo editore che, sempre a fini promozionali, voleva ammiccare all’op. 27 di Beethoven, “Sonata quasi una fantasia”. Il primo movimento, Molto moderato e cantabile, è ricco di invenzione e di idee diverse, più che contrastanti, che si succedono nell’Esposizione senza soluzione di continuità: una sorta di canzone solenne e accordale all’inizio, 7
più un’idea timbrica che tematica; un valzer dolce seguito dalla sua variazione; una coda che riesce a trovare ancora qualcosa di nuovo in una melodia di poche note, tutt’uno con il suo controcanto. I temi sono ripetuti e arricchiti di tensione nello sviluppo. Quando alla fine il movimento si esaurisce, svanendo in lontananza, una sorta di nostalgia rimane all’ascoltatore di quelle melodie ormai così familiari, che continueranno ad echeggiare in testa anche oltre il tempo dell’ascolto. Sempre secondo questa proprietà della musica di Schubert di ripetersi e trasformarsi allo stesso tempo, imprimendosi in chi l’ascolta, l’Andante del secondo movimento alterna, tra Canzone e Rondò, un tema più dolce e tranquillo e degli episodi più decisi e vigorosi soprattutto nel ritmo. Nel terzo movimento prevale lo spirito della danza, con interessanti giochi di piani sonori: un valzer fiero ed energico nel Menuetto. Allegro moderato e una sorta di mazurka, più leggera e ornata, nel Trio. L’Allegretto finale è nuovamente un rondò, abbastanza esteso, con diversi episodi che si alternano al refrain, il ritornello dalle movenze a metà tra la danza e lo studio tecnico. Un ennesimo ritorno del tema, un ricordo Un poco più lento, come un’eco lontana nel tempo e nello spazio, chiude in dissolvenza il movimento. Maria Grazia Campisi Laureata in Discipline storiche, critiche e analitiche della musica al Conservatorio “G. Verdi” di Milano 8
Foto © nicolas-brodard Sir András Schiff pianoforte Nato a Budapest nel 1953, András Schiff ha iniziato a studiare pianoforte a cinque anni con Elisabeth Vadász. Ha poi proseguito gli studi all’Accademia Liszt con Pál Kadosa, György Kurtág e Ferenc Rados e infine a Londra con George Malcolm. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra i quali la nomina a membro onorario del Beethoven- Haus di Bonn (2006), il Premio Abbiati (2007) e la medaglia della Wigmore Hall di Londra (2008). Nel 2011 ha meritato il Premio “Robert Schumann”, nel 2012 la medaglia d’oro della Internationale Stiftung Mozarteum, la nomina a membro onorario del Wiener Konzerthaus e membro speciale del Balliol College di Oxford. È stato inoltre insignito della Croce al merito della Repubblica federale tedesca. Nel dicembre 2013 ha ricevuto la medaglia d’oro alla carriera della Royal Philharmonic Society; nel 2014 è stato insignito dalla Regina Elisabetta della onorificenza di KBE (Knight Commander of the Most Excellent Order of the British Empire, Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico) e ha ricevuto la laurea honoris causa dell’Università di Leeds. Nel marzo 9
2018 Sua Altezza Reale il Principe Carlo gli ha conferito il dottorato ad honorem come Presidente del Royal College of Music. Ospite delle maggiori orchestre in tutto il mondo e dei maggiori festival, nel 1999 ha fondato una propria orchestra da camera, la “Cappella Andrea Barca” con la quale lavora, come con la Philharmonia Orchestra di Londra e la Chamber Orchestra of Europe, nel duplice ruolo di direttore e solista. Nel 1989 ha fondato il festival “Musiktage Mondsee” e, con Heinz Holliger nel 1995, i “Concerti di Pentecoste” di Ittingen in Svizzera. Dal 1998 anima a Vicenza una serie di concerti “Omaggio a Palladio”. “Artist in residence” per la stagione 2007/08 dei Berliner Philharmoniker, è stato “in residence” presso la nostra Società per l’esecuzione integrale delle Sonate di Beethoven nelle stagioni 2012/13 e 2013/14. Tra le sue incisioni ricordiamo l’integrale dei Concerti di Beethoven con la Staatskapelle di Dresda e Bernhard Haitink e quella dei concerti di Bartók con la Budapest Festival Orchestra e Ivan Fisher. Nel 2012 ha meritato l’International Classic Music Award per l’incisione delle Geistervariationen di Schumann. Recentissima è la registrazione di un CD dedicato agli Improvvisi e alle Sonate di Schubert. Dal 2006 collabora con la casa editrice Henle al progetto di pubblicazione di tutti i Concerti per pianoforte di Mozart nella versione originale. Nel 2007 ha inoltre pubblicato un’edizione del Clavicembalo ben temperato di Bach. Nel 2017 ha pubblicato il libro “Musik kommt aus der Stille”, una raccolta di conversazioni con Martin Meyer. È professore onorario alle Musikhochschulen di Budapest, Detmold e Monaco di Baviera. È stato ospite della nostra Società nel 1988, 1993, 1998, 2000, 2006, 2007, 2008, 2009, due volte nel 2010, nel 2011, nelle stagioni 2012/2013 e 2013/2014 con i sei concerti dell’integrale beethoveniana, nel 2016 in recital e in duo con la violinista Yuuko Shiokawa, nel 2017 con tre recital dedicati a Bach, Bartók, Janáček e Schumann, due volte nel 2018 con il ciclo “Intorno a Brahms” e nel 2019 con la Cappella Andrea Barca con un programma interamente dedicato a Mozart. 10
Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono! Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più. Soci d’Onore Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017), Liliana Segre (2019) Soci Vitalizi Filippo Annunziata, Cesare Bacchini, Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Liliana Konigsman, Francesco Maino, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò, Paola Motta, Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega, Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova, Paolo Villa Soci Benemeriti Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Antonio Magnocavallo, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini I fedelissimi (soci da oltre 50 anni) Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi, Cecilia Bicchi, Giuliano Boella, Maria Lavinia Boella Ricci, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini, Dino Danovi, Mathias Deichmann, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Franca Gaiani, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Rosalia Manenti, Claudio Longo, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Laura Poli, Roberto Poli, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Maria Grazia Scarabelli, Luciano Scavia, Francesco Sironi, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz Soci Sostenitori Judit Baggott, Mario Bassani, Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Paola Carminati, Alberto Conti, Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Clara Dell’Acqa, Nora del Torre, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini, Ruth Pavese Westen, Serenella Pinto Rordorf, Renato Rordorf, Giorgio Sacerdoti, Enrico Saraval, Rosella Saraval Milesi, Lorenzo Stucchi 11
PROSSIMI CONCERTI SALA VERDI DEL CONSERVATORIO martedì 4 febbraio 2020, ore 20.30 Emmanuel Tjeknavorian violino Aaron Pilsan pianoforte Beethoven - Sonata n. 5 in fa maggiore op. 24 “La Primavera” Schubert - Rondò in si minore op. 70 D 895 “Rondeau brillant” Fauré - Sonata n. 1 in la maggiore op. 13 Kreisler - Viennese Rhapsodic Fantasietta Serie Nuovi Talenti con il sostegno di BIGLIETTI Intero € 25│Ridotto (Soci e over 70) € 20│Giovani (under 30) € 5 martedì 11 febbraio 2020, ore 20.30 Trio di Parma Alessandro Carbonare clarinetto Integrale dei Trii di Brahms - I Brahms - Trio per pianoforte, violino e violoncello op. 87 - Trio per pianoforte, violino e violoncello op. 101 - Trio per pianoforte, clarinetto e violoncello op. 114 BIGLIETTI Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 30) € 5 Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 Milano Tel 02 795 393 │ info@quartettomilano.it │ www.quartettomilano.it
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