LA VOCE DEL CIAV - Centro Iniziative Ambiente ...

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LA VOCE DEL CIAV

LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre   Pag. 1
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La Voce del CIAV - Periodico bimestrale
– (5 numeri annui) – allegato alla rivista
CIBUS et salus, siamo quello che mangiamo -
Registrazione presso il Tribunale di Terni                C.F. 91016160557
n. 5/2017 del 15/12/2017

Direttore responsabile: Leonardo Paoluzzi
(medico chirurgo – Agopuntura,
Fitoterapia)

Direttore scientifico: Alessandro Notari
(Tecnologo Alimentare)

Comitato scientifico: Paola Angelini
(Dipartimento di Chimica, Biologia e
Biotecnologie, Università degli Studi di
Perugia), Glenda Giampaoli (Antropologa -
Direttrice Museo della canapa Santa
Anatolia di Narco), Olga Moretti (Biologa –
Arpa Terni), Mario Polia (Antropologo –
Direttore Museo Demoantropologico di
Leonessa), Giulio Spaziani (Medico
Chirurgo, Psichiatra, psicoterapeuta),
Rachele Taccalozzi (Sindaco di
Montefranco), Roberto Venanzoni
(Dipartimento di Chimica, Biologia e
Biotecnologie, Università degli Studi di
Perugia).

Comitato di redazione : Rita Diamanti
(Farmacista), Stefano Laurenti
(Ornitologo), Don Massimiliano (Monaco
Ricostruttori Stroncone), Rita Orsi
(Botanica), Pino Ratini (Micologo),
Sebastiano Torlini (Archeologo).

Segreteria: Roberta Petrangeli Tel. 339-
2265830.
CIAV Sede sociale : Via Valnerina n.140
Sede operativa: Centro di documentazione
del Parco Fluviale del Nera - Sezioni
museali di palazzo Magalotti – Collestatte.

E-mail: ciavterni@gmail.com
Sito web: www.ciav.info
Presidente CIAV:
Sig. Enrico Bini (Micologo) Tel.
3333553040.

Direttivo CIAV: Enrico Bini, Daniela
Guadagnoli, Stefano Laurenti, Alessandro
Notari, Rita Orsi, Leonardo Paoluzzi,
Roberta Petrangeli, Chiara Piersanti, Pino
Ratini, Altero Rocchi, Alberto Teofoli.

Progetto e realizzazione grafica a cura del
CIAV - Coordinatore: Alessandro Notari -

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È bene ricordare che il nostro comprensorio e più
           ...DI SPECIE IN SPECIE...                     in generale la nostra Regione è molto ricca di funghi
     - I funghi di fine estate e inizio autunno –        appartenenti a questo genere, alcuni dei quali di
                    di Enrico Bini                       sicura commestibilità come l’Ovolo buono (Amanita
                                                         caesarea), ma anche di tante altre specie velenose
                                                         come le MORTALI Amanita phalloides, verna e
                                                         virosa, le Tossiche Amanita phanterina e Amanita
                                                         proxima, Amanita muscaria, ecc., o le non commestibili
                                                         Amanitopsis (Amanite prive di anello) o la comune
                                                         Amanita rubescens, tutte specie che possono
                                                         procurare disturbi, anche gravi, se non cotte bene, o
                                                         le tante altre specie da considerarsi non
                                                         commestibili per il cattivo sapore.
                                                         Infine una raccomandazione: non mangiare mai
                                                         funghi di cui non siete matematicamente certi che
                                                         appartengano a specie commestibile. In caso di
                                                         dubbio recarsi presso l’Ispettorato Micologico
                                                         dell’Azienda Sanitaria Umbria 2 di Terni, via
A causa di questo lungo periodo di siccità pensare di    Bramante, per sottoporli a controllo sanitario da
trovare, a breve, qualche specie fungina sarà molto      parte dei micologi incaricati, altrimenti è meglio non
difficile. Noi “fungaroli” però non ci scoraggiamo       consumarli.
mai e se la pioggia comincerà a cadere                   La specie COMMESTIBILE più rappresentativa
moderatamente ed in modo costante e se le                Amanita caesarea – Ovolo buono
condizioni climatiche si mantenessero favorevoli,        L’ovolo è sicuramente da considerarsi ancora oggi
nel periodo che prendiamo in esame, confidiamo di        uno dei funghi fra i più buoni e prelibati .
trovare tante buone specie di funghi spontanei.          Conosciuto fin dai tempi dei greci e dei romani i
In questo numero ci soffermeremo in particolare su       quali furono i primi ad apprezzarne le ottime qualità
due funghi molto interessanti: la commestibile           tanto che da elevarlo addirittura al rango di “cibo
Amanita cesarea, e la velenosa mortale Amanita           reale”.
phalloides,
I caratteri più importanti di queste due specie
appartenenti al genere “Amanita”.
Appartengono a questo genere funghi da
considerarsi completi in quanto presentano molti
dei più importanti caratteri morfo-botanici
indispensabili per la determinazione dei funghi
(volva, gambo, anello, lamelle, cappello) . Sono tutti
a crescita terricola, simbionti, carnosi, sicuramente
da considerare fra i più interessanti sia per il loro
modo di svilupparsi, ma anche per la loro forma,
per i loro variabilissimi colori e per la presenza
spesso sul cappello di decorazioni, comunemente
chiamate verruche, più o meno evidenti, asportabili
                                                         Le caratteristiche più comuni per il suo
e frequentemente di forma piramidale.
                                                         riconoscimento, sono:
Altri importanti elementi distintivi sono presenti sul
                                                         Cappello inizialmente rotondeggiante poi appianato,
gambo, morfologicamente slanciato, generalmente
                                                         di colore giallo-arancio con margine pettinato. Le
centrale, fibroso ed eterogeneo rispetto al cappello,
                                                         lamelle, fitte e libere al gambo, sono di colore giallo-
con ingrossamento bulboso della base avvolto da
                                                         oro. Gambo cilindrico, slanciato, eterogeneo, giallo,
velo generale chiamato volva e di un anello, non
                                                         dotato di un anello membranoso, striato e anch’esso
sempre ben evidente, presente in molte specie nella
                                                         di colore giallo. Volva bianca, membranosa e
parte superiore del gambo.
                                                         inguainante. Carne bianca, appena gialla nel gambo.
Questi caratteri distintivi, sommati a tanti altri che
                                                         Odore e sapore non significativi.
sarebbe troppo lungo elencare, sono i più
                                                         Si può confondere con: l’Amanita aureola e Amanita
importanti e fondamentali per la determinazione
                                                         muscaria, specie entrambe velenose, che presentano
della specie e conseguentemente per stabilirne la
                                                         però gambo, anello e lamelle sempre di colore
commestibilità o l’eventuale tossicità.
                                                         bianco anche nella fase massima di maturazione,

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mentre nell’Amanita caesarea sono invece di colore
giallo.                                                        IL LAMPONE (Rubus ideaus L.)
Note: È uno dei pochissimi funghi che può essere                     di Alessandro Notari
consumato crudo. Inconfondibile tra le altre specie
dello stesso genere per il cappello arancione e il
resto del carpoforo giallo tranne che nella volva.
Come tutte le specie del genere Amanita nella prima
fase di crescita è avvolto da un velo generale di
colore bianco che lo fa somigliare ad un uovo. Visto
che in questa fase di crescita è facilmente
confondibile con altre specie VELENOSE dello
stesso genere, ai sensi della normativa vigente, è
vietata la raccolta allo stadio di ovolo chiuso.

La specie VELENOSA più comune della Valnerina
L’Amanita phalloides – Ovolo malefico; Tignosa
                                                                              Rubus Ideaus
verdognola.
Specie ampiamente diffusa e comune. Nasce               In questo numero approfondiremo il lampone,
racchiusa, come tutte le altre specie dello stesso      pianta dalle numerose proprietà che ne fanno un
genere, in un involucro bianco simile ad un ovolo       ottimo sostegno alla nostra salute. Con questi frutti,
chiuso.                                                 è possibile preparare ottime confetture, liquori,
                                                        gelatine, sciroppi, gelati, granite, aceti aromatici e
                                                        non solo. Il loro consumo allo stato fresco ci
                                                        consente di godere a pieno della grande quantità di
                                                        composti attivi che hanno, grazie al quale possiamo
                                                        beneficiare di una rilevante azione antiossidante. I
                                                        frutti di questa meravigliosa pianta sono amici del
                                                        fegato e di chi soffre di acidità di stomaco. Il
                                                        Lampone è una pianta non troppo facile da
                                                        incontrare, tuttavia quando trova le condizioni ideali
                                                        ai margini dei boschi montani, forma delle stazioni
                                                        con numerosi esemplari che permettono una
                                                        copiosa raccolta. I frutti, che hanno caratteristico
                                                        sapore acidulo che si attenua con l’avanzare della
                                                        maturazione, sono delle more costituite da un
Le caratteristiche più comuni per il suo                insieme di piccole drupeole con al loro interno un
riconoscimento, sono:                                   seme; queste sono ricoperte di pruina, una sostanza
Cappello di colore verde-giallastro (a volte            cerosa che troviamo anche in altri frutti, che serve
completamente bianco nella var. alba) con fibrille      alla protezione dall’eccessiva disidratazione del
nere innate sulla cuticola. Lamelle bianche fino alla   lampone.
massima fase di maturazione. Gambo slanciato,           Descrizione botanica: Il lampone è un arbusto
cilindrico, ingrossato alla base, spesso decorato da    cespuglioso a foglia caduca, che presenta la forte
bande più o meno verdastre. Anello bianco, ampio e
                                                        propensione all’emissione di polloni, utilizzati per
persistente. La base del gambo è racchiusa in un
sacco membranoso inguainante, di colore bianco          l’espansione della pianta. Le foglie sono di colore
chiamata volva. Carne bianca, sapore dolciastro,        verde intenso, nella pagina inferiore, invece, sono
odore nullo da giovane, cadaverico da adulto.           più chiare, presentano inoltre seghettatura ai
Cresce ubiquitario in estate fino in autunno            margini. I fiori sono bianchi, riuniti in racemi con
inoltrato.                                              un ricettacolo ben visibile; in esso sono presenti
VELENOSA MORTALE                                        numerosi pistilli che, se fecondati daranno luogo a
                                                        delle piccole drupe, che aggregate costituiscono
                                                        quello che viene detto lampone. Peculiarità. I
                                                        lamponi sono particolarmente ricchi di Vitamina C.
                                                        Le foglie hanno proprietà astringenti. I frutti sono
                                                        degli ottimi remineralizzanti e fortificanti. Lo
                                                        sciroppo è un’ottima bevanda rinfrescante. I
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lamponi freschi si conservano molto poco,                florida popolazione che frequentava le vecchie stalle
soprattutto se ben maturi, quindi si raccomanda un       di animali d'allevamento, dove nidificava
impiego rapido evitando che questi stazionino            abbondantemente. Con l'evoluzione delle pratiche
troppo prima di essere consumati o lavorati.             agricole e di allevamento, che prevedono ambienti
Curiosità. Il lampone viene utilizzato anche come        sterili (o quasi) e l'eliminazione conseguente dei
colorante naturale. I frutti si conservano in modo       letamai adiacenti alle stalle, la popolazione di
migliore se, quando vengono raccolti, si evita di        Rondine è andata sempre più diminuendo, fino ad
metterne troppi uno sull’altro. Alcuni famosi liquori    essere considerata una specie in forte declino in
ottenuti da infusione hanno tra gli ingredienti il       tutto l'areale europeo. Avendo l'abitudine di formare
lampone. Idea era il nome del lampone presso gli         grossi raggruppamenti serali, chiamati "roost", nei
antichi greci. I Romani furono i primi coltivatori       canneti che costituivano dormitori comuni, era
della pianta di lampone.                                 possibile osservarne decine di migliaia, a volte
                                                         centinaia di migliaia, quando si aggregavano nella
       LE SORPRESE ALLA FINESTRA                         fase di pre migrazione da metà agosto - metà
                 di Stefano Laurenti                     settembre ad esempio nella palude di Colfiorito,
                                                         sull'Appennino Umbro-Marchigiano. Grande
                                                         divoratore di insetti, teneva in equilibrio l'ambiente
                                                         campestre, regolando le popolazioni anche delle
                                                         fastidiose zanzare che proliferavano soprattutto
                                                         vicino agli ambienti umidi. Ma, come già detto, ha
                                                         risentito delle pratiche agricole mutate, dell'uso
                                                         indiscriminato di insetticidi e pesticidi, non solo
                                                         nelle aree europee di nidificazione ma anche nei
                                                         quartieri africani di svernamento, dove si
                                                         aggiungono anche modificazioni ambientali
                                                         devastanti nelle aree dormitorio soprattutto nella
                                                         fascia centrale di stati africani, dove svernano le
                                                         Rondini europee.
                                                         Da qualche anno piccole popolazioni di Rondini
In questi giorni di fine estate-inizio autunno           svernano nel sud Italia e questo fatto ha evidenziato
assistiamo ad un evento fantastico, nelle sue            come i cambiamenti climatici in atto possano aver
tempistiche e nelle modalità di svolgimento, che da      contribuito a mutare alcune strategie migratorie di
sempre ci ha affascinato ed ispirato: la migrazione      specie chiamate transahariane, per l'abitudine di
autunnale o post-riproduttiva di molti uccelli che       andare a sud del Sahara durante l'inverno. I primi
hanno nidificato in Europa e vanno verso l'Africa        ritorni ai vecchi nidi di fango e pagliuzze si avranno
per passare i mesi invernali, spesso inclementi per      non prima della metà del prossimo Marzo, sperando
molte specie. Tra queste specie c'è la Rondine           che la quota di riproduttori effettivi rimanga ad un
Hirundo rustica, un piccolo passeriforme di circa 20     livello sufficiente a far riprende i contingenti di
cm di lunghezza che tutti noi dovremmo conoscere         questo splendido passeriforme, assunto da sempre a
perché molto comune, almeno fino a circa dieci           simbolo della primavera: " A S. Benedetto, la
anni fa. Tralasciando la sua descrizione, vi rimando     Rondine sotto il tetto". A questo link i suoi versi ed
alla foto che ritrae un maschio (alla sinistra) ed una   i canti:
femmina (alla destra) in prossimità del nido.            https://www.xenocanto.org/explore?query=Hirun
                                                         do%20rustica
 Il maschio, com'è evidente dalla foto, mostra le
timoniere esterne della coda molto più lunghe di
quelle della femmina. Parente non troppo vicino del
Balestruccio, che nidifica spesso sotto i cornicioni
delle case, aveva fino a qualche decina di anni fa una

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IL RICCIO DAL CUORE DOLCE                          Evo inizia però la grande coltivazione di castagneti
                                                          per sfamare soprattutto la popolazione più povera e
                  di Rita Diamanti                        la castagna venne definita il cereale che cresce sugli
                                                          alberi, molto simile al riso e al frumento dal punto
                                                          di vista nutrizionale ma molto meno costosa. In
                                                          quel periodo divennero anche merce di scambio e di
                                                          pagamento come grano, avena, segale e noci. La
                                                          produzione di castagne sul territorio italiano è molto
                                                          elevata e nella prima metà del novecento
                                                          provvedeva ancora al sostentamento di gran parte
                                                          della popolazione montana. La castagna è il frutto
                                                          dell’albero del castagno derivante dai fiori femminili
                                                          racchiusi da una cupola che poi si trasforma in
                                                          riccio. Ne esistono molteplici specie ma la
                                                          distinzione principale è tra le castagne, frutto
                                                          dell’albero selvatico, dove ogni riccio ne contiene
                                                          almeno tre e i ”marroni”, derivati da alberi coltivati
                                                          e innestati, dove ogni riccio ne contiene uno. I
                                                          marroni sono più grandi e più dolci e per questo
                                                          sono usati maggiormente in pasticceria. Le castagne
                                                          possono essere consumate crude, arrostite, bollite o
                                                          possono essere macinate per ottenere una farina che
                                                          è difficilmente panificabile per l’assenza di glutine
                                                          ma che, appunto per questo, può essere consumata
                                                          tranquillamente anche dai celiaci. A differenza della
 Se pensate all’autunno come a una stagione triste e      maggior parte degli altri frutti, la castagna ha un
malinconica vi sbagliate di grosso! Indossate un paio     contenuto di acqua non superiore al 52% ma un
di scarponcini da trekking e andate a fare una bella      valore energetico molto alto (153 kcl in 100 g). I
passeggiata nei boschi, vi accorgerete subito come        carboidrati infatti costituiscono il 33% della sua
questa stagione si veste di bellissimi colori aranciati   composizione contro un contenuto di grassi molto
e ci offre gustosissimi frutti. Ebbene sì, le prime       basso (1,8%) e un discreto contenuto di proteine
cose che ci vengono in mente sono l’uva matura            (6% circa), mentre il 22% di amido la fa collocare
pronta per essere vendemmiata e trasformata in            tra la frutta farinosa. Essa contiene anche una
vino novello, i gustosissimi funghi che in questo         discreta quantità di fibre (7,3%), vitamine del
periodo arricchiscono il sottobosco, le olive dalla       gruppo B (B1,B2), vitamina C, potassio fosforo e
cui spremitura otterremo il delizioso olio e lei, la      calcio. Da un punto di vista nutrizionale possiamo
regina dei frutti autunnali: la castagna. Il pensiero     definire le castagne frutti altamente calorici,
delle castagne ci porta subito ad una atmosfera           digeribili e con zuccheri facilmente assimilabili. Il
gioiosa, a serate di fronte al fuoco con gli amici e le   consumo è ideale nei casi d’inappetenza, stanchezza,
persone care a cuocere le “caldarroste” e bere vino       stress e rappresentano una carica di energia per chi
novello. Numerose sono le feste e le sagre per            fa sport o lavori faticosi. Attenzione però a non
celebrare questo frutto molto antico chiamato anche       eccedere se si vuole mantenere la linea e soprattutto
“pane dei poveri”. Le sue origini sono antichissime,      non associarle a pane e pasta, ne uscirebbe una
circa dieci milioni di anni fa, ed era ben conosciuta     bomba calorica! Secondo UNAPROA (Nutritevi
dai greci. Ippocrate, nel quarto secolo A.C., ne          dei colori della vita) il colore della frutta e degli
esalta il valore nutritivo, lassativo e astringente nel   ortaggi è un indizio importante del loro contenuto
caso che vengano utilizzate anche le bucce.               di sostanze preziose. Alla castagna è associato il
Nell’antica Roma, così come l’uva, veniva offerta in      colore bianco e tra i componenti di questo gruppo
dono dagli innamorati alla donna amata. Nel Medio         ci sono due nutrienti particolarmente interessanti: il

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potassio e la fibra. Il potassio contribuisce al                         I LICHENI EPIFITI
normale funzionamento del sistema nervoso, alla
funzione muscolare e al mantenimento di una                         Biondicatori della qualità dell’aria
regolare pressione sanguigna, peraltro fibra
                                                              di Olga Moretti - Biologa – Responsabile di
mantiene in salute l’intestino. Un’altra caratteristica
                                                                   Struttura Semplice - Arpa Umbria
molto positiva è che le castagne sono un frutto
naturalmente BIO, infatti le spine del suo riccio la      I licheni epifiti sono riconosciuti a livello
proteggono da attacchi di insetti e parassiti             internazionale come i migliori bioindicatori della
rendendo non necessario l’uso di pesticidi per            qualità dell’aria in quanto gli inquinamenti
proteggerle. Per conservarle al meglio dovete riporle     atmosferici sono in grado di produrre significative
in ceste o cassette basse (vietata la plastica) in modo   variazioni di carattere morfologico e fisiologico sui
tale che tra i frutti circoli aria e non si               licheni, ne condizionano la presenza e l’abbondanza.
ammuffiscano. Si possono anche surgelare dopo
averle lavate, asciugate e incise, cosi si conservano     La metodologia per il rilevamento dell'inquinamento
anche per un anno. La castagna si presta per              atmosferico attraverso i licheni epifiti (cioè che
preparazioni sia salate che dolci e famosissimi sono      vivono su tronchi d'albero) è basata su una misura
il castagnaccio, il monte bianco e i “marrons             della biodiversità, ossia sull'abbondanza/presenza
glaces”. Il primo marron glaces è stato prodotto in       delle specie licheniche. I valori di biodiversità
Francia nel sedicesimo secolo. Per ottenere questo        vengono interpretati in termini di allontanamento
fantastico marrone candito e glassato sono necessari      rispetto alla naturalità attesa. Tale allontanamento è
oltre venti passaggi, molti dei quali possono essere      dovuto alla presenza di inquinanti (principalmente
eseguiti solo a mano. Anche i dolci di castagne,          gas fitotossici: ossidi di zolfo e di azoto) che
buonissimi, sono molto calorici e per questo vi           causano alle comunità licheniche una diminuzione
consigliamo di non abusarne. In conclusione               nel numero di specie e una diminuzione della loro
possiamo dire che se anche l’autunno ci costringe a       copertura/frequenza.
trascorrere le nostre serate in casa, sincere amicizie,   I licheni rispondono infatti con relativa velocità al
castagne arrostite e un buon bicchiere di vino le         peggioramento della qualità dell'aria e possono
renderanno particolarmente piacevoli!                     ricolonizzare in pochi anni ambienti urbani e
                                                          industriali qualora si verifichino dei miglioramenti
                                                          delle condizioni ambientali, come evidenziato in
                                                          molte parti d'Europa.
                                                          La misura della biodiversità lichenica viene intesa
                                                          come somma delle frequenze delle specie licheniche
                                                          in un reticolo di rilevamento di dimensioni fisse.

                                                          L’iniziativa del monitoraggio biologico mediante
                                                          licheni epifiti si colloca nell’ambito del D.L. gs.
                                                          155/2010 relativo alla “Qualità dell’aria ambiente e
                                                          per un’aria più pulita in Europa” e nell’ambito di
                                                          tutte le attività in corso a livello nazionale e
                                                          regionale sulla valutazione e gestione della qualità
                                                          dell’aria. Pur mancando, nella normativa vigente, un
                                                          esplicito obbligo al monitoraggio biologico, i licheni
                                                          permettono di realizzare indagini ambientali
                                                          scientificamente valide e complete ai fini della
                                                          valutazione dell’inquinamento atmosferico. Essi,
                                                          infatti, possono essere impiegati sia come
                                                          bioindicatori, correlando determinate intensità di
                                                          disturbo ambientale a variazioni in termini
                                                          quantitativi e qualitativi, sia come bioaccumulatori,
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sfruttando la loro capacità di assorbire elementi in        L’I.B.L. è calcolato come la somma delle frequenze
tracce dall’atmosfera. È evidente che, essendo i            dei licheni presenti entro un reticolo di
licheni organismi viventi e a vita lunga, gli effetti       campionamento a maglie di 10x10 cm applicato su
degli inquinanti che essi subiscono vanno valutati          ogni albero rilevato. Il reticolo è formato da 4 sub-
nel lungo termine e sempre confrontati ed integrati         unità, ognuna con una fila verticale di 5 maglie,
con le indagini chimiche della qualità dell’aria. Gli       posizionate in corrispondenza dei quattro punti
studi basati sui licheni epifiti hanno trovato in Italia    cardinali: N, S, E, W a 1 metro dal suolo. I valori di
larga diffusione a partire dagli anni ‘80 del secolo        I.B.L. riscontrati vengono messi in relazione con la
scorso e numerose sono le indagini realizzate finora.       scala di Naturalità/alterazione (Giordani et al. /
La scala utilizzata per l’interpretazione dei valori        2004)
dell’I.B.L. (Indice di Biodiversità Lichenica) e la loro
attribuzione a specifiche classi di
Naturalità/Alterazione è quella proposta da P.
GIORDANI (2004) per le querce caducifoglie della
regione mediterranea e submediterranea (Tab. 1). La
scelta di utilizzare questa scala di interpretazione ha
permesso di confrontare i valori ottenuti con quelli
riportati per la regione Umbria. Per una più facile
interpretazione dei dati, a ciascun valore di
Biodiversità Lichenica è possibile associare il grado
di deviazione da condizioni naturali tramite una
scala; inoltre al fine di una migliore visualizzazione
dei risultati può essere effettuata una elaborazione
cartografica che mostri una suddivisione del
territorio in esame in aree con biodiversità lichenica
                                                            Tab.1 Scala Giordani et al. 2004
diverse: ad ogni classe di naturalità/alterazione viene
                                                            Metodo di campionamento e analisi
associato un colore (vedi Tab. 1).
L’Arpa Umbria nel 2004 ha attivato il controllo              Dal 2004 al 2014 sono state effettuate tre
della Rete Regionale di Biomonitoraggio dell’aria.          campagne di monitoraggio della rete e i risultati
                                                            sono espressi nel grafico .
La Rete Regionale di Biomonitoraggio dell’Umbria è
costituita da 25 stazioni denominate Unità di
Campionamento Primario (UCP) nelle quali sono
stati rilevati in totale 75 alberi (3 per ciascuna
stazione). Cinque stazioni ricadono in provincia di
Terni e venti in provincia di Perugia. quattordici
UCP ricadono in zone collinari, sei in distretti
montani e cinque in zone pianeggianti; ogni unità di
campionamento è stata caratterizzata sotto il profilo
ecologico e georeferenziata con l’impiego del GPS.
Il metodo utilizzato è quello di riferimento
                                                            Variazioni di IBL nel decennio di monitoraggio
descritto nel Manuale ANPA (AA.VV., 2001).
                                                            (2004-2014)
 L’applicazione di questo metodo permette di avere
                                                            Dal confronto delle tre mappe di
una indicazione dello stato di alterazione ambientale
                                                            naturalità/alterazione della regione Umbria nel
sulla base della biodiversità lichenica del territorio in
                                                            decennio di monitoraggio lichenico, si evidenzia un
esame. Si associa un grado di alta naturalità ad aree
                                                            ristabilirsi, nell’ultima campagna, delle condizioni di
con alta biodiversità lichenica e un grado di bassa
                                                            naturalità alta nella zona sud–est della regione a
naturalità ad aree con bassa biodiversità lichenica.
                                                            ridosso dell’Appennino rilevate nel 2004 (in

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particolare la UCP 11). Resta costante la situazione       scelte in modo preferenziale in prossimità delle
di miglioramento nella zona sud ovest (UCP 1, 2, 4         centraline chimiche e in prossimità delle zone
e 6), già riscontrata nel 2009. Tale miglioramento         potenzialmente emissive, al fine di integrare i
potrebbe essere associato alla notevole riduzione del      risultati biologici con quelli del monitoraggio
polo chimico fortemente impattante nella zona di           chimico, costantemente effettuato mediante la
Nera Montoro a ridosso delle UCP della provincia           strumentazione chimica. Nella tabella sottostante
di Terni. La sparizione nel settore nord-orientale         sono riportate le zone esaminate, i relativi valori di
dell’area con naturalità alta, registrata già nel 2009,    I.B.L. (Indice di Biodiversità Lichenica) e le
rimane ancora circoscritta al preappennino umbro           corrispondenti classi di Naturalità/Alterazione.
centro-meridionale, insieme ad un miglioramento
localizzato nella zona a nord di Perugia (UCP 18). Si
conferma nel corso del decennio la presenza di
un’area di criticità relativa alla zona centrale della
regione, nella media valle del Tevere, classificata in
uno stato di alterazione media e alterazione alta.
Oltre agli studi sistematici della rete regionale , si
possono effettuare studi su scala locale, per valutare
zone puntiformi di particolare criticità. Uno degli
studi di questo tipo è stato svolto nella conca
ternana (2008-2012). Lo scopo dello studio è stato
sostanzialmente quello di stimare la qualità dell’aria
di alcune zone critiche della città di Terni, quali
Maratta bassa e la zona limitrofa al complesso
siderurgico TK-AST utilizzando licheni epifiti come
bioindicatori e bioaccumulatori della qualità              Dai risultati si evince che i valori di I.B.L. più alti
dell’aria.                                                 sono quelli relativi alle due zone di controllo di
                                                           Massa Martana e Santa Lucia di Stroncone; le zone
                                                           limitrofe al complesso Tk-Ast (Valserra, La Romita
                                                           e Viale Centurini) sono quelle con i valori più bassi,
                                                           ricadono rispettivamente in zone di alterazione
                                                           media , alterazione alta, alterazione molto alta. La
                                                           zona di Maratta bassa ricade in zona di alterazione
                                                           media, Cesi in zona di naturalità bassa/alterazione
                                                           bassa. La UCP di riferimento rispetto alla rete
                                                           regionale è la numero 3 (Santa Lucia di Stroncone);

                                                            Per approfondimenti
                                                           (http://www.arpa.umbria.it/articoli/monitoraggio-
                                                           mediante-licheni-epifiti-nella-conca-000 )

Tale attività si colloca all’interno di un progetto più
ampio teso a valutare la qualità dell’aria nelle zone
oggetto di studio anche con altre matrici: analisi
chimiche dell’aria, analisi del suolo e di vegetali.

In questo caso le stazioni (UCP) prescelte sono state
7 su una scala inferiore a quella della rete regionale ,

LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre                                                                   Pag. 9
LA VOCE DEL CIAV - Centro Iniziative Ambiente ...
LE ERBE SPONTANEE                              Ha proprietà diuretica, astringente, sedativa e
                  di Enrico Bini                            sudorifera.
                                                            Nell’uso popolare i petali vengono usati per colorare
                                                            di giallo diverse preparazioni gastronomiche,
                                                            prevalentemente risotti e zuppe, conferendogli
                                                            anche un aroma particolare.

                                                                              MONTE MORO

                                                              di Rachele Taccalozzi – Sindaco di Montefranco

Anche in questo numero continueremo a parlare di
quell’importante argomento che abbiamo iniziato a
trattare nei precedenti numeri: le erbe spontanee.
Questa volta tratteremo la Calendula arvensis meglio
conosciuta come Calendula dei campi.

Calendula arvensis                                          L’origine della nostra bella Umbria si perde nel
Pianta annuale o raramente biennale appartenente al         tempo. E non è solo un modo di dire. Nel I secolo
genere delle Asteraceae della famiglia delle
                                                            D. C. Plinio il Vecchio scriveva:
Composite. Pianta originaria dell’ Asia, importata in
Europa dal Nord Africa, cresce in tutta l’area              «La popolazione umbra è ritenuta la più antica
mediterranea. Secondo la leggenda il nome
calendula proviene dal latino calendae che vuol dire        d'Italia, si crede infatti che gli Umbri fossero stati
primo giorno del mese in riferimento alla forma dei         chiamati Ombrici dai Greci perché sarebbero
piccoli semi a forma di quarti di luna.                     sopravvissuti alle piogge quando la terra fu
Il fiore della calendula è ricco di storia e di             inondata. È attestato che gli Etruschi sottomisero
simbologia.                                                 trecento città umbre»
Il fatto che i fiori si chiudessero con il calar del sole
veniva considerato come simbolo di dolore per la            I popoli Umbri si stabilirono nel centro-Italia nella
scomparsa del sole al tramonto. Per questo credenza         seconda metà del II millennio A. C. provenienti
questa erbacea sia stata associata ai sentimenti di         dall’Europa centro-orientale. Vissero per secoli in
dolore e pena. Nei paesi del Nord Europa ancora
oggi il fiore di calendula viene associato al               un vasto territorio che si estendeva da Narni a
sentimento di gelosia.                                      Ravenna, da Rieti a Spoleto in quel territorio che
Oltre che per le leggende questa pinta era                  venne definito “Grande Umbria”, identificata con
conosciuta dagli antichi anche per le sue spiccate          precisione dallo storico latino Strabone che nella
proprietà medicamentose.                                    “Geografia” la descrive come quella parte d’Italia
Anche oggi gli estratti di questa pianta vengono            che “corre dagli Appennini il Tevere che si
usati per preparare prodotti per la cura del corpo.
                                                            arricchisce di molti fiumi in parte attraversando la
DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI                                stessa Etruria, per il resto separandone prima
CARATTERISTICHE                                             l'Umbria, quindi i Sabini ed i Latini, che vanno dai
Pianta annuale, raramente biennale, con fusti dritti a      pressi di Roma fino al mare. Questi popoli
volte anche ascendenti, ramificati, alti 15 – 40 cm ;       confinano pertanto con il fiume e con gli Etruschi
le foglie inferiori sono lunghe, larghe e strette alla      in larghezza e reciprocamente in profondità:
base, mentre quelle poste lungo il fusto sono più           dagli Appennini, nel punto in cui si avvicinano
ovali e appuntite; i fiori sono di un bel colore giallo-
                                                            all'Adriatico, si estendono per primo gli Umbri,
arancio con il centro di color porpora.
Fiorisce dal fine primavera fino in autunno                 dopo questi i Sabini, ultimi gli abitanti del lazio, tutti
inoltrato; cresce nei campi e terreni incolti.              dipartendosi dal fiume Gli Umbri poi, che stanno

LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre                                                                    Pag. 10
nel mezzo, fra Sabina ed Etruria, superando le             per oltre sei secoli, dalla fine del IV secolo a.C. sino
montagne si spingono però fino                             al III secolo d.C. con un uso prevalentemente di
ad Ariminum e Ravenna. con l'Etruria confina,              culto.
nella parte orientale, l'Umbria che ha inizio dagli
Appennini, ed anche oltre, fino all'Adriatico.»            Le strutture più importanti, scoperte nel corso degli
                                                           scavi, sono due cisterne cilindriche ricavate dal
Nel tempo questo territorio si andò riducendo a            taglio della roccia, utilizzate probabilmente per lo
causa di scontri con le popolazioni confinanti:            stoccaggio e la conservazione di derrate alimentari.
Etruschi, Sabini e Galli fino all’inevitabile impatto      Nel corso dello scavo sono stati rinvenuti bronzetti
con le politiche espansionistiche dei Romani.              votivi che costituiscono importanti testimonianze
                                                           sulle abitudini e sui modi di vivere dei popoli umbri.
Nel 295 A.C. con la battaglia di Sentino, i Romani         Le piccole figure votive emerse testimoniano la
sconfissero la lega gallo-etrusco-italica. Gli umbri       presenza di un luogo di culto di origine preromana
furono sottomessi ai vincitori che permisero loro di       che, come nella maggioranza dei casi, era
mantenere i costumi e la religione. I Romani               caratterizzato dalla presenza di “stipi votive” cioè
intrapresero un’opera sistematica di colonizzazione        concentrazioni di oggetti offerti alla divinità e
del territorio, attraverso la costruzioni di importanti    raccolti in apposite fosse scavate nel terreno. Questi
vie di comunicazione, come la Via Flaminia.                luoghi di culto divennero centri di aggregazione e
                                                           furono probabilmente tappe nel corso della
L’identità umbra fu conservata fino al I secolo D.C
                                                           transumanza e luoghi di scambi commerciali.
ed è proprio a questa epoca che risalgono i più
antichi testi in lingua umbra. Fu in questo periodo        Il culto che si praticò nel santuario di Monte Moro è
che si completò il processo di romanizzazione di           probabilmente legato all’attività agro-silvo-pastorale,
questo popolo.                                             prevalgono infatti immagini del dio Marte con
                                                           caratteristiche legate all’aspetto pastorale più che a
Gli insediamenti umbri
                                                           quello guerriero e figure di animali che dovevano
Nella media e alta valle del Fiume Nera si era             assicurare la protezione delle greggi. L’influenza
stabilito il popolo umbro dei Naharkoi (da Nahar,          romana si evince dal ritrovamento di parti
antico nome del fiume Nera) prevalentemente in             anatomiche maschili in terracotta.
insediamenti di altura posti in località strategiche, in
                                                           Oltre al materiale votivo e cultuale a Monte Moro
prossimità dei più importanti valichi. In particolare
                                                           sono state rinvenute parti di oggetti di uso
lungo i tracciati trasversali al Fiume nera si
                                                           domestico con una netta prevalenza, tra i diversi
collocano le principali presenze archeologiche del
                                                           materiali utilizzati, della ceramica.
territorio. In particolare sul percorso che da Spoleto,
attraverso il valico di forca di Cerro raggiungeva         Il sito di Monte Moro è stato riqualificato di recente
Monteleone di Spoleto e su quello che metteva in           ed offre ora ai visitatori una testimonianza reale e
collegamento Rieti e Spoleto attraverso l’attuale          tangibile della nostra storia più antica. Purtroppo gli
territorio comunale di Montefranco. Sono molte le          scavi clandestini hanno deturpato e depauperato il
testimonianze archeologiche che permettono di              sito e hanno sottratto una parte importante dei
individuare con buona approssimazione questo               reperti. Le nostre cisterne sono ancora lì, le
percorso: i resti di una fontana monumentale nei           fondamenta della struttura che ospitava il santuario
pressi di Tripozzo, il santuario sul valico della Forca    sono ancora visibili così come alcune parti della
di Arrone e non ultimo, il santuario di Montemoro.         antica pavimentazione ed i resti di un piccolo altare
                                                           e ci invitano silenziosamente a riflettere sulla nostra
Posto a circa 700 metri di altitudine il Santuario
                                                           storia, sulle nostre origini comuni, su cosa sono e su
dominava la Valle del Nera e quella del Tescino. I
                                                           cosa sono state, l’Umbria, l’Italia e l’Europa nel
resti sono emersi nel corso di una campagna di
                                                           tempo. Sulle grandi migrazioni dei popoli indo-
scavi, guidata dalla Soprintendenza Archeologica
                                                           europei. Una passeggiata verso il sito di Monte
dell’Umbria nel 1998. Attraverso l’analisi dei resti
                                                           Moro porta ad una altura silenziosa, che domina due
rinvenuti è stata accertata la frequentazione del sito

LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre                                                                  Pag. 11
meravigliose vallate fluviali e permette un contatto       La mia attenzione si è polarizzata sulla luce: senza
vero, quasi un viaggio nel tempo e nella storia fino       quel fotone che colpisce la clorofilla questo
all’Umbria delle origini.                                  miracolo della natura non può accadere. La luce è la
                                                           scintilla della vita, senza questa forza, questa energia
                                                           di input, di inizio non scatta, non si muove la vita,
                                                           non respira il mondo. Non ho potuto fare a meno
                     FIAT LUX!
                                                           di intravedere in ciò che avviene nel mondo naturale
       di Sr. Mariacarla Fantacci, Agostiniana             un rimando al misterioso fondamento della
                                                           creazione così come ci è narrato nel Libro della
                                                           Genesi. Il Testo ispirato, ci rivela prima di tutto che
                                                           la creazione è un gesto d’amore del Dio Trinità,
                                                           sorgente della vita; poi ci dice che la sua prima
                                                           creatura è la luce: «E Dio disse: sia la luce. E la luce
                                                           fu» (Gn 1,3). Dio parla: «disse / wayyōʾ mer», la
                                                           forma verbale ebraica usata esprime un’azione
                                                           puntuale e unica. Dio parla e quello che dice esiste.
                                                           L’indicibile, ciò che non c’era, che non esisteva ora
                                                           è detto, è chiamato e c’è! Poi il testo, usando la
                                                           forma iussiva del verbo essere - la forma iussiva in
                                                           ebraico esprime la volontà e il desiderio di chi sta
                                                           parlando -: «yehî / sia», ci mette in contatto con il
                                                           desiderio di Dio. Dio desidera che la luce, ôr, esista:
                                                           «e la luce fu / wayehî-ʾ ôr». Come un eco di
                                                           risposta si realizza! Dio agisce. Luce, ʾ ôr, in Gen
                                                           1,3-5 è ripetuta cinque volte. Nella Sacra Scrittura
                                                           essa diventa poi metafora (dal greco metafero,
                                                           trasferire) che indica la vita, la salvezza, gli stessi
                                                           comandamenti e la presenza di Dio (cf. Sal 56,14; Is
                                                           9,1; Pr 6,23; Es 10,23); infine la parola “luce”
                                                           diventa progressivamente rivelazione del Mistero
                                                           stesso di Dio. E il vertice di questa rivelazione ci è
Un “incredibile processo biologico”, così la
                                                           donato nei Vangeli e nella predicazione apostolica.
professoressa di botanica del corso di fitoterapia che
                                                           È Giovanni, nel suo Vangelo, che ci presenta la vera
sto frequentando ha introdotto la sua lezione sulla
                                                           Luce del mondo: Gesù, il Verbo di Dio fatto uomo
fotosintesi clorofilliana. Tutti noi, nel nostro
                                                           - “Dio da Dio, Luce da Luce”-: «In lui era la vita e la
percorso scolastico, in maniera più o meno
                                                           vita era la luce degli uomini… Veniva nel mondo la
approfondita, avremo certamente sentito parlare di
                                                           luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,
questo stupendo fenomeno della natura e ne
                                                           4.9); e sarà ancora lo stesso Giovanni a rivelarci che
saremo, a suo tempo, rimasti sorpresi! Nel riscoprire
                                                           «Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna. … Chi
questo eccezionale dinamismo delle piante, mi è,
                                                           dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora
infatti, recentemente accaduto di essere colta da un
                                                           nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella
inatteso, gioioso sentimento di meraviglia e
                                                           luce… » (1Gv 1,5; 2,9). È Dio, Luce Increata, “Luce
gratitudine: dei pigmenti (le clorofille) di una piccola
                                                           Invisibile” come la chiama il grande poeta T. S.
fogliolina verde, in presenza di acqua e luce,
                                                           Eliot nei suoi Cori da “la Rocca”, la sorgente e la
possono trasformare una sostanza inorganica e
                                                           dynamis della vita spirituale che la sublime
tossica per l’uomo, l’anidride carbonica, in due
                                                           vocazione dell’essere. Così canta il salmo 35: «È in
elementi essenziali per la vita, una sostanza
                                                           Te la sorgente della vita, alla Tua luce vediamo la
organica, nutrimento per piante e animali: il
                                                           luce». La vita spirituale, poi, non è una vita eterea: è
glucosio, e un gas, senza il quale non potremmo
                                                           reale! È la vita pienamente umana: buona, bella e
respirare: l’ossigeno. Cibo e respiro! Acqua e luce!
LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre                                                                 Pag. 12
giusta, in una parola eterna e felice. Ma fare il bene,     sperimentali dimostrano la sua particolare efficacia
operare nella giustizia non è in nostro potere, siamo       contro Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Escherichia
troppo fragili e meschini (diciamocelo!); dipende           coli e Pseudomonas aeruginosa[3] Polpa, foglie e
piuttosto dal nostro rapporto con la Luce vera del          corteccia hanno applicazioni mediche. Per esempio,
mondo, con Cristo, che di sé ha detto: «Io come             nelle Filippine e nel Sudan le foglie sono state
luce sono venuto nel mondo, perché chiunque                 tradizionalmente usate per tisane utili a contrastare
crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,46).          le febbri malariche. In India è usato nella medicina
È la Sua Presenza, è l’abbraccio della Sua Umanità          ayurvedica per problemi gastrici o digestivi e contro
Risorta che innesca in noi processi di vita vera, che       il mal di denti. In Italia le sue proprietà erano già
fa sorgere in noi non solo il desiderio e la volontà        note ai tempi della Scuola medica salernitana, Pietro
del Bene, ma anche la capacità attuarlo, di diventare       Andrea Mattioli (1500) lo definiva utile "per far
noi stessi buoni. Nella comunione con Cristo noi            muovere il corpo". A basse dosi regola la funzione
diventiamo riflesso della Sua Luce nel mondo, anzi,         intestinale, mentre a dosi più alte ha un effetto
veniamo addirittura trasformati in quella stessa            lassativo.
Luce: «E Dio, che disse: “Rifulga la luce dalle
tenebre”, rifulse nei nostri cuori … E noi tutti, a
viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la
gloria del Signore, veniamo trasformati in quella
medesima immagine, di gloria in gloria, secondo
l'azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 4,6; 3,18).
Grazie.

                  IL TAMARINDO

                 di Leonardo Paoluzzi

                                                            Lassativo. Le proprietà lassative rappresentano le
                                                            principali attività attribuite al tamarindo. I
                                                            responsabili dell’effetto lassativo sono degli acidi
                                                            organici contenuti all’interno della polpa, come
                                                            l’acido tartarico e l’acido malico. In commercio
                                                            vengono venduti, infatti, diversi sciroppi o
                                                            marmellate a base di tamarindo, consigliati proprio
Il tamarindo (Tamarindus indica L., 1753) è un albero
                                                            in caso di stitichezza.
da frutto tropicale appartenente alla famiglia delle
Fabaceae, originario dell'Africa Orientale e India,             1. Antiossidante. L’azione antiossidante del
ma ora presente in aree tropicali asiatiche e                      tamarindo è imputabile alla presenza di
dell'America Latina. È l'unica specie del genere                   alcune sostanze, acido caffeico e tartarico,
Tamarindus.[1] Il tamarindo è utilizzato per                       in grado di inibire la produzione dei radicali
l'alimentazione, per scopi ornamentali e anche per le              liberi contrastando i loro effetti negativi su
sue proprietà medicinali. Inoltre un antico                        tutto l’organismo.
                                                                2. Epatoprotettore. Diversi sono gli studi
proverbio orientale dice: "chi pianta tamarindi non
                                                                   condotti per analizzare l’effetto
raccoglie tamarindi". Ciò è dovuto alla sua lenta                  epatoprotettore della polpa e foglie del
crescita e germogliazione.                                         tamarindo. I risultati hanno confermato la
                                                                   sua capacità di sopprimere la
Il principio attivo del tamarindo (tamarindina) è                  perossidazione lipidica esercitando
attivo contro aspergillus niger e candida albicans. Studi          un’azione protettiva e decongestionante nei
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confronti delle cellule epatiche. Questo
      frutto viene spesso utilizzato come rimedio
      fitoterapico per facilitare lo svuotamento
      della cistifellea e prevenire i disturbi biliari.
   3. Rinfrescante, tonificante e rimineralizzante.
      L’elevato contenuto degli acidi organici e
      sali minerali fornisce al tamarindo proprietà
      rinfrescanti e rivitalizzanti.
   4. Antimicrobico. L’estratto di tamarindo
      contiene composti naturali (es. lupeolo e
      tamarindina) che hanno effetti antifungini,
      antibatterici ed antivirali. In particolare, si è
      dimostrato attivo contro la Klebsiella
      pneumoniae, Salmonella paratyphi, Bacillus
      subtilis, Escherichia coli e Staphylococcus aureus.
   5. Ipocolesterolemizzante e antidiabetico.
      Studi preclinici hanno dimostrato che la
      somministrazione dell’estratto acquoso del
      tamarindo può comportare abbassamenti
      dei livelli di glicemia e colesterolo nel
      sangue.

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COMUNICATO

Si fa presente che sono ancora disponibili alcune
copie delle nostre pubblicazioni, di seguito
indicate, prodotte un questi ultimi anni

                                                    Sono altresì utilizzabili poster riguardanti: le
                                                    piante tossiche, gli arbusti e le erbacee; i funghi
                                                    velenosi, commestibili e poco comuni; gli uccelli
                                                    del Parco fluviale del Nera, gli insettivori e i
                                                    passeriformi.

                                                     I soci interessati possono farne richiesta da
                                                    inviare all’email: ciavterni@gmail.com

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