LA VOCE DEL CIAV - Centro Iniziative Ambiente ...
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AIUTA L'APS C.I.A.V. - Dona il tuo 5x1000 al CIAV La Voce del CIAV - Periodico bimestrale – (5 numeri annui) – allegato alla rivista CIBUS et salus, siamo quello che mangiamo - Registrazione presso il Tribunale di Terni C.F. 91016160557 n. 5/2017 del 15/12/2017 Direttore responsabile: Leonardo Paoluzzi (medico chirurgo – Agopuntura, Fitoterapia) Direttore scientifico: Alessandro Notari (Tecnologo Alimentare) Comitato scientifico: Paola Angelini (Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie, Università degli Studi di Perugia), Glenda Giampaoli (Antropologa - Direttrice Museo della canapa Santa Anatolia di Narco), Olga Moretti (Biologa – Arpa Terni), Mario Polia (Antropologo – Direttore Museo Demoantropologico di Leonessa), Giulio Spaziani (Medico Chirurgo, Psichiatra, psicoterapeuta), Rachele Taccalozzi (Sindaco di Montefranco), Roberto Venanzoni (Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie, Università degli Studi di Perugia). Comitato di redazione : Rita Diamanti (Farmacista), Stefano Laurenti (Ornitologo), Don Massimiliano (Monaco Ricostruttori Stroncone), Rita Orsi (Botanica), Pino Ratini (Micologo), Sebastiano Torlini (Archeologo). Segreteria: Roberta Petrangeli Tel. 339- 2265830. CIAV Sede sociale : Via Valnerina n.140 Sede operativa: Centro di documentazione del Parco Fluviale del Nera - Sezioni museali di palazzo Magalotti – Collestatte. E-mail: ciavterni@gmail.com Sito web: www.ciav.info Presidente CIAV: Sig. Enrico Bini (Micologo) Tel. 3333553040. Direttivo CIAV: Enrico Bini, Daniela Guadagnoli, Stefano Laurenti, Alessandro Notari, Rita Orsi, Leonardo Paoluzzi, Roberta Petrangeli, Chiara Piersanti, Pino Ratini, Altero Rocchi, Alberto Teofoli. Progetto e realizzazione grafica a cura del CIAV - Coordinatore: Alessandro Notari - LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 2
È bene ricordare che il nostro comprensorio e più ...DI SPECIE IN SPECIE... in generale la nostra Regione è molto ricca di funghi - I funghi di fine estate e inizio autunno – appartenenti a questo genere, alcuni dei quali di di Enrico Bini sicura commestibilità come l’Ovolo buono (Amanita caesarea), ma anche di tante altre specie velenose come le MORTALI Amanita phalloides, verna e virosa, le Tossiche Amanita phanterina e Amanita proxima, Amanita muscaria, ecc., o le non commestibili Amanitopsis (Amanite prive di anello) o la comune Amanita rubescens, tutte specie che possono procurare disturbi, anche gravi, se non cotte bene, o le tante altre specie da considerarsi non commestibili per il cattivo sapore. Infine una raccomandazione: non mangiare mai funghi di cui non siete matematicamente certi che appartengano a specie commestibile. In caso di dubbio recarsi presso l’Ispettorato Micologico dell’Azienda Sanitaria Umbria 2 di Terni, via A causa di questo lungo periodo di siccità pensare di Bramante, per sottoporli a controllo sanitario da trovare, a breve, qualche specie fungina sarà molto parte dei micologi incaricati, altrimenti è meglio non difficile. Noi “fungaroli” però non ci scoraggiamo consumarli. mai e se la pioggia comincerà a cadere La specie COMMESTIBILE più rappresentativa moderatamente ed in modo costante e se le Amanita caesarea – Ovolo buono condizioni climatiche si mantenessero favorevoli, L’ovolo è sicuramente da considerarsi ancora oggi nel periodo che prendiamo in esame, confidiamo di uno dei funghi fra i più buoni e prelibati . trovare tante buone specie di funghi spontanei. Conosciuto fin dai tempi dei greci e dei romani i In questo numero ci soffermeremo in particolare su quali furono i primi ad apprezzarne le ottime qualità due funghi molto interessanti: la commestibile tanto che da elevarlo addirittura al rango di “cibo Amanita cesarea, e la velenosa mortale Amanita reale”. phalloides, I caratteri più importanti di queste due specie appartenenti al genere “Amanita”. Appartengono a questo genere funghi da considerarsi completi in quanto presentano molti dei più importanti caratteri morfo-botanici indispensabili per la determinazione dei funghi (volva, gambo, anello, lamelle, cappello) . Sono tutti a crescita terricola, simbionti, carnosi, sicuramente da considerare fra i più interessanti sia per il loro modo di svilupparsi, ma anche per la loro forma, per i loro variabilissimi colori e per la presenza spesso sul cappello di decorazioni, comunemente chiamate verruche, più o meno evidenti, asportabili Le caratteristiche più comuni per il suo e frequentemente di forma piramidale. riconoscimento, sono: Altri importanti elementi distintivi sono presenti sul Cappello inizialmente rotondeggiante poi appianato, gambo, morfologicamente slanciato, generalmente di colore giallo-arancio con margine pettinato. Le centrale, fibroso ed eterogeneo rispetto al cappello, lamelle, fitte e libere al gambo, sono di colore giallo- con ingrossamento bulboso della base avvolto da oro. Gambo cilindrico, slanciato, eterogeneo, giallo, velo generale chiamato volva e di un anello, non dotato di un anello membranoso, striato e anch’esso sempre ben evidente, presente in molte specie nella di colore giallo. Volva bianca, membranosa e parte superiore del gambo. inguainante. Carne bianca, appena gialla nel gambo. Questi caratteri distintivi, sommati a tanti altri che Odore e sapore non significativi. sarebbe troppo lungo elencare, sono i più Si può confondere con: l’Amanita aureola e Amanita importanti e fondamentali per la determinazione muscaria, specie entrambe velenose, che presentano della specie e conseguentemente per stabilirne la però gambo, anello e lamelle sempre di colore commestibilità o l’eventuale tossicità. bianco anche nella fase massima di maturazione, LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 3
mentre nell’Amanita caesarea sono invece di colore giallo. IL LAMPONE (Rubus ideaus L.) Note: È uno dei pochissimi funghi che può essere di Alessandro Notari consumato crudo. Inconfondibile tra le altre specie dello stesso genere per il cappello arancione e il resto del carpoforo giallo tranne che nella volva. Come tutte le specie del genere Amanita nella prima fase di crescita è avvolto da un velo generale di colore bianco che lo fa somigliare ad un uovo. Visto che in questa fase di crescita è facilmente confondibile con altre specie VELENOSE dello stesso genere, ai sensi della normativa vigente, è vietata la raccolta allo stadio di ovolo chiuso. La specie VELENOSA più comune della Valnerina L’Amanita phalloides – Ovolo malefico; Tignosa Rubus Ideaus verdognola. Specie ampiamente diffusa e comune. Nasce In questo numero approfondiremo il lampone, racchiusa, come tutte le altre specie dello stesso pianta dalle numerose proprietà che ne fanno un genere, in un involucro bianco simile ad un ovolo ottimo sostegno alla nostra salute. Con questi frutti, chiuso. è possibile preparare ottime confetture, liquori, gelatine, sciroppi, gelati, granite, aceti aromatici e non solo. Il loro consumo allo stato fresco ci consente di godere a pieno della grande quantità di composti attivi che hanno, grazie al quale possiamo beneficiare di una rilevante azione antiossidante. I frutti di questa meravigliosa pianta sono amici del fegato e di chi soffre di acidità di stomaco. Il Lampone è una pianta non troppo facile da incontrare, tuttavia quando trova le condizioni ideali ai margini dei boschi montani, forma delle stazioni con numerosi esemplari che permettono una copiosa raccolta. I frutti, che hanno caratteristico sapore acidulo che si attenua con l’avanzare della maturazione, sono delle more costituite da un Le caratteristiche più comuni per il suo insieme di piccole drupeole con al loro interno un riconoscimento, sono: seme; queste sono ricoperte di pruina, una sostanza Cappello di colore verde-giallastro (a volte cerosa che troviamo anche in altri frutti, che serve completamente bianco nella var. alba) con fibrille alla protezione dall’eccessiva disidratazione del nere innate sulla cuticola. Lamelle bianche fino alla lampone. massima fase di maturazione. Gambo slanciato, Descrizione botanica: Il lampone è un arbusto cilindrico, ingrossato alla base, spesso decorato da cespuglioso a foglia caduca, che presenta la forte bande più o meno verdastre. Anello bianco, ampio e propensione all’emissione di polloni, utilizzati per persistente. La base del gambo è racchiusa in un sacco membranoso inguainante, di colore bianco l’espansione della pianta. Le foglie sono di colore chiamata volva. Carne bianca, sapore dolciastro, verde intenso, nella pagina inferiore, invece, sono odore nullo da giovane, cadaverico da adulto. più chiare, presentano inoltre seghettatura ai Cresce ubiquitario in estate fino in autunno margini. I fiori sono bianchi, riuniti in racemi con inoltrato. un ricettacolo ben visibile; in esso sono presenti VELENOSA MORTALE numerosi pistilli che, se fecondati daranno luogo a delle piccole drupe, che aggregate costituiscono quello che viene detto lampone. Peculiarità. I lamponi sono particolarmente ricchi di Vitamina C. Le foglie hanno proprietà astringenti. I frutti sono degli ottimi remineralizzanti e fortificanti. Lo sciroppo è un’ottima bevanda rinfrescante. I LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 4
lamponi freschi si conservano molto poco, florida popolazione che frequentava le vecchie stalle soprattutto se ben maturi, quindi si raccomanda un di animali d'allevamento, dove nidificava impiego rapido evitando che questi stazionino abbondantemente. Con l'evoluzione delle pratiche troppo prima di essere consumati o lavorati. agricole e di allevamento, che prevedono ambienti Curiosità. Il lampone viene utilizzato anche come sterili (o quasi) e l'eliminazione conseguente dei colorante naturale. I frutti si conservano in modo letamai adiacenti alle stalle, la popolazione di migliore se, quando vengono raccolti, si evita di Rondine è andata sempre più diminuendo, fino ad metterne troppi uno sull’altro. Alcuni famosi liquori essere considerata una specie in forte declino in ottenuti da infusione hanno tra gli ingredienti il tutto l'areale europeo. Avendo l'abitudine di formare lampone. Idea era il nome del lampone presso gli grossi raggruppamenti serali, chiamati "roost", nei antichi greci. I Romani furono i primi coltivatori canneti che costituivano dormitori comuni, era della pianta di lampone. possibile osservarne decine di migliaia, a volte centinaia di migliaia, quando si aggregavano nella LE SORPRESE ALLA FINESTRA fase di pre migrazione da metà agosto - metà di Stefano Laurenti settembre ad esempio nella palude di Colfiorito, sull'Appennino Umbro-Marchigiano. Grande divoratore di insetti, teneva in equilibrio l'ambiente campestre, regolando le popolazioni anche delle fastidiose zanzare che proliferavano soprattutto vicino agli ambienti umidi. Ma, come già detto, ha risentito delle pratiche agricole mutate, dell'uso indiscriminato di insetticidi e pesticidi, non solo nelle aree europee di nidificazione ma anche nei quartieri africani di svernamento, dove si aggiungono anche modificazioni ambientali devastanti nelle aree dormitorio soprattutto nella fascia centrale di stati africani, dove svernano le Rondini europee. Da qualche anno piccole popolazioni di Rondini In questi giorni di fine estate-inizio autunno svernano nel sud Italia e questo fatto ha evidenziato assistiamo ad un evento fantastico, nelle sue come i cambiamenti climatici in atto possano aver tempistiche e nelle modalità di svolgimento, che da contribuito a mutare alcune strategie migratorie di sempre ci ha affascinato ed ispirato: la migrazione specie chiamate transahariane, per l'abitudine di autunnale o post-riproduttiva di molti uccelli che andare a sud del Sahara durante l'inverno. I primi hanno nidificato in Europa e vanno verso l'Africa ritorni ai vecchi nidi di fango e pagliuzze si avranno per passare i mesi invernali, spesso inclementi per non prima della metà del prossimo Marzo, sperando molte specie. Tra queste specie c'è la Rondine che la quota di riproduttori effettivi rimanga ad un Hirundo rustica, un piccolo passeriforme di circa 20 livello sufficiente a far riprende i contingenti di cm di lunghezza che tutti noi dovremmo conoscere questo splendido passeriforme, assunto da sempre a perché molto comune, almeno fino a circa dieci simbolo della primavera: " A S. Benedetto, la anni fa. Tralasciando la sua descrizione, vi rimando Rondine sotto il tetto". A questo link i suoi versi ed alla foto che ritrae un maschio (alla sinistra) ed una i canti: femmina (alla destra) in prossimità del nido. https://www.xenocanto.org/explore?query=Hirun do%20rustica Il maschio, com'è evidente dalla foto, mostra le timoniere esterne della coda molto più lunghe di quelle della femmina. Parente non troppo vicino del Balestruccio, che nidifica spesso sotto i cornicioni delle case, aveva fino a qualche decina di anni fa una LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 5
IL RICCIO DAL CUORE DOLCE Evo inizia però la grande coltivazione di castagneti per sfamare soprattutto la popolazione più povera e di Rita Diamanti la castagna venne definita il cereale che cresce sugli alberi, molto simile al riso e al frumento dal punto di vista nutrizionale ma molto meno costosa. In quel periodo divennero anche merce di scambio e di pagamento come grano, avena, segale e noci. La produzione di castagne sul territorio italiano è molto elevata e nella prima metà del novecento provvedeva ancora al sostentamento di gran parte della popolazione montana. La castagna è il frutto dell’albero del castagno derivante dai fiori femminili racchiusi da una cupola che poi si trasforma in riccio. Ne esistono molteplici specie ma la distinzione principale è tra le castagne, frutto dell’albero selvatico, dove ogni riccio ne contiene almeno tre e i ”marroni”, derivati da alberi coltivati e innestati, dove ogni riccio ne contiene uno. I marroni sono più grandi e più dolci e per questo sono usati maggiormente in pasticceria. Le castagne possono essere consumate crude, arrostite, bollite o possono essere macinate per ottenere una farina che è difficilmente panificabile per l’assenza di glutine ma che, appunto per questo, può essere consumata tranquillamente anche dai celiaci. A differenza della Se pensate all’autunno come a una stagione triste e maggior parte degli altri frutti, la castagna ha un malinconica vi sbagliate di grosso! Indossate un paio contenuto di acqua non superiore al 52% ma un di scarponcini da trekking e andate a fare una bella valore energetico molto alto (153 kcl in 100 g). I passeggiata nei boschi, vi accorgerete subito come carboidrati infatti costituiscono il 33% della sua questa stagione si veste di bellissimi colori aranciati composizione contro un contenuto di grassi molto e ci offre gustosissimi frutti. Ebbene sì, le prime basso (1,8%) e un discreto contenuto di proteine cose che ci vengono in mente sono l’uva matura (6% circa), mentre il 22% di amido la fa collocare pronta per essere vendemmiata e trasformata in tra la frutta farinosa. Essa contiene anche una vino novello, i gustosissimi funghi che in questo discreta quantità di fibre (7,3%), vitamine del periodo arricchiscono il sottobosco, le olive dalla gruppo B (B1,B2), vitamina C, potassio fosforo e cui spremitura otterremo il delizioso olio e lei, la calcio. Da un punto di vista nutrizionale possiamo regina dei frutti autunnali: la castagna. Il pensiero definire le castagne frutti altamente calorici, delle castagne ci porta subito ad una atmosfera digeribili e con zuccheri facilmente assimilabili. Il gioiosa, a serate di fronte al fuoco con gli amici e le consumo è ideale nei casi d’inappetenza, stanchezza, persone care a cuocere le “caldarroste” e bere vino stress e rappresentano una carica di energia per chi novello. Numerose sono le feste e le sagre per fa sport o lavori faticosi. Attenzione però a non celebrare questo frutto molto antico chiamato anche eccedere se si vuole mantenere la linea e soprattutto “pane dei poveri”. Le sue origini sono antichissime, non associarle a pane e pasta, ne uscirebbe una circa dieci milioni di anni fa, ed era ben conosciuta bomba calorica! Secondo UNAPROA (Nutritevi dai greci. Ippocrate, nel quarto secolo A.C., ne dei colori della vita) il colore della frutta e degli esalta il valore nutritivo, lassativo e astringente nel ortaggi è un indizio importante del loro contenuto caso che vengano utilizzate anche le bucce. di sostanze preziose. Alla castagna è associato il Nell’antica Roma, così come l’uva, veniva offerta in colore bianco e tra i componenti di questo gruppo dono dagli innamorati alla donna amata. Nel Medio ci sono due nutrienti particolarmente interessanti: il LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 6
potassio e la fibra. Il potassio contribuisce al I LICHENI EPIFITI normale funzionamento del sistema nervoso, alla funzione muscolare e al mantenimento di una Biondicatori della qualità dell’aria regolare pressione sanguigna, peraltro fibra di Olga Moretti - Biologa – Responsabile di mantiene in salute l’intestino. Un’altra caratteristica Struttura Semplice - Arpa Umbria molto positiva è che le castagne sono un frutto naturalmente BIO, infatti le spine del suo riccio la I licheni epifiti sono riconosciuti a livello proteggono da attacchi di insetti e parassiti internazionale come i migliori bioindicatori della rendendo non necessario l’uso di pesticidi per qualità dell’aria in quanto gli inquinamenti proteggerle. Per conservarle al meglio dovete riporle atmosferici sono in grado di produrre significative in ceste o cassette basse (vietata la plastica) in modo variazioni di carattere morfologico e fisiologico sui tale che tra i frutti circoli aria e non si licheni, ne condizionano la presenza e l’abbondanza. ammuffiscano. Si possono anche surgelare dopo averle lavate, asciugate e incise, cosi si conservano La metodologia per il rilevamento dell'inquinamento anche per un anno. La castagna si presta per atmosferico attraverso i licheni epifiti (cioè che preparazioni sia salate che dolci e famosissimi sono vivono su tronchi d'albero) è basata su una misura il castagnaccio, il monte bianco e i “marrons della biodiversità, ossia sull'abbondanza/presenza glaces”. Il primo marron glaces è stato prodotto in delle specie licheniche. I valori di biodiversità Francia nel sedicesimo secolo. Per ottenere questo vengono interpretati in termini di allontanamento fantastico marrone candito e glassato sono necessari rispetto alla naturalità attesa. Tale allontanamento è oltre venti passaggi, molti dei quali possono essere dovuto alla presenza di inquinanti (principalmente eseguiti solo a mano. Anche i dolci di castagne, gas fitotossici: ossidi di zolfo e di azoto) che buonissimi, sono molto calorici e per questo vi causano alle comunità licheniche una diminuzione consigliamo di non abusarne. In conclusione nel numero di specie e una diminuzione della loro possiamo dire che se anche l’autunno ci costringe a copertura/frequenza. trascorrere le nostre serate in casa, sincere amicizie, I licheni rispondono infatti con relativa velocità al castagne arrostite e un buon bicchiere di vino le peggioramento della qualità dell'aria e possono renderanno particolarmente piacevoli! ricolonizzare in pochi anni ambienti urbani e industriali qualora si verifichino dei miglioramenti delle condizioni ambientali, come evidenziato in molte parti d'Europa. La misura della biodiversità lichenica viene intesa come somma delle frequenze delle specie licheniche in un reticolo di rilevamento di dimensioni fisse. L’iniziativa del monitoraggio biologico mediante licheni epifiti si colloca nell’ambito del D.L. gs. 155/2010 relativo alla “Qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa” e nell’ambito di tutte le attività in corso a livello nazionale e regionale sulla valutazione e gestione della qualità dell’aria. Pur mancando, nella normativa vigente, un esplicito obbligo al monitoraggio biologico, i licheni permettono di realizzare indagini ambientali scientificamente valide e complete ai fini della valutazione dell’inquinamento atmosferico. Essi, infatti, possono essere impiegati sia come bioindicatori, correlando determinate intensità di disturbo ambientale a variazioni in termini quantitativi e qualitativi, sia come bioaccumulatori, LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 7
sfruttando la loro capacità di assorbire elementi in L’I.B.L. è calcolato come la somma delle frequenze tracce dall’atmosfera. È evidente che, essendo i dei licheni presenti entro un reticolo di licheni organismi viventi e a vita lunga, gli effetti campionamento a maglie di 10x10 cm applicato su degli inquinanti che essi subiscono vanno valutati ogni albero rilevato. Il reticolo è formato da 4 sub- nel lungo termine e sempre confrontati ed integrati unità, ognuna con una fila verticale di 5 maglie, con le indagini chimiche della qualità dell’aria. Gli posizionate in corrispondenza dei quattro punti studi basati sui licheni epifiti hanno trovato in Italia cardinali: N, S, E, W a 1 metro dal suolo. I valori di larga diffusione a partire dagli anni ‘80 del secolo I.B.L. riscontrati vengono messi in relazione con la scorso e numerose sono le indagini realizzate finora. scala di Naturalità/alterazione (Giordani et al. / La scala utilizzata per l’interpretazione dei valori 2004) dell’I.B.L. (Indice di Biodiversità Lichenica) e la loro attribuzione a specifiche classi di Naturalità/Alterazione è quella proposta da P. GIORDANI (2004) per le querce caducifoglie della regione mediterranea e submediterranea (Tab. 1). La scelta di utilizzare questa scala di interpretazione ha permesso di confrontare i valori ottenuti con quelli riportati per la regione Umbria. Per una più facile interpretazione dei dati, a ciascun valore di Biodiversità Lichenica è possibile associare il grado di deviazione da condizioni naturali tramite una scala; inoltre al fine di una migliore visualizzazione dei risultati può essere effettuata una elaborazione cartografica che mostri una suddivisione del territorio in esame in aree con biodiversità lichenica Tab.1 Scala Giordani et al. 2004 diverse: ad ogni classe di naturalità/alterazione viene Metodo di campionamento e analisi associato un colore (vedi Tab. 1). L’Arpa Umbria nel 2004 ha attivato il controllo Dal 2004 al 2014 sono state effettuate tre della Rete Regionale di Biomonitoraggio dell’aria. campagne di monitoraggio della rete e i risultati sono espressi nel grafico . La Rete Regionale di Biomonitoraggio dell’Umbria è costituita da 25 stazioni denominate Unità di Campionamento Primario (UCP) nelle quali sono stati rilevati in totale 75 alberi (3 per ciascuna stazione). Cinque stazioni ricadono in provincia di Terni e venti in provincia di Perugia. quattordici UCP ricadono in zone collinari, sei in distretti montani e cinque in zone pianeggianti; ogni unità di campionamento è stata caratterizzata sotto il profilo ecologico e georeferenziata con l’impiego del GPS. Il metodo utilizzato è quello di riferimento Variazioni di IBL nel decennio di monitoraggio descritto nel Manuale ANPA (AA.VV., 2001). (2004-2014) L’applicazione di questo metodo permette di avere Dal confronto delle tre mappe di una indicazione dello stato di alterazione ambientale naturalità/alterazione della regione Umbria nel sulla base della biodiversità lichenica del territorio in decennio di monitoraggio lichenico, si evidenzia un esame. Si associa un grado di alta naturalità ad aree ristabilirsi, nell’ultima campagna, delle condizioni di con alta biodiversità lichenica e un grado di bassa naturalità alta nella zona sud–est della regione a naturalità ad aree con bassa biodiversità lichenica. ridosso dell’Appennino rilevate nel 2004 (in LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 8
particolare la UCP 11). Resta costante la situazione scelte in modo preferenziale in prossimità delle di miglioramento nella zona sud ovest (UCP 1, 2, 4 centraline chimiche e in prossimità delle zone e 6), già riscontrata nel 2009. Tale miglioramento potenzialmente emissive, al fine di integrare i potrebbe essere associato alla notevole riduzione del risultati biologici con quelli del monitoraggio polo chimico fortemente impattante nella zona di chimico, costantemente effettuato mediante la Nera Montoro a ridosso delle UCP della provincia strumentazione chimica. Nella tabella sottostante di Terni. La sparizione nel settore nord-orientale sono riportate le zone esaminate, i relativi valori di dell’area con naturalità alta, registrata già nel 2009, I.B.L. (Indice di Biodiversità Lichenica) e le rimane ancora circoscritta al preappennino umbro corrispondenti classi di Naturalità/Alterazione. centro-meridionale, insieme ad un miglioramento localizzato nella zona a nord di Perugia (UCP 18). Si conferma nel corso del decennio la presenza di un’area di criticità relativa alla zona centrale della regione, nella media valle del Tevere, classificata in uno stato di alterazione media e alterazione alta. Oltre agli studi sistematici della rete regionale , si possono effettuare studi su scala locale, per valutare zone puntiformi di particolare criticità. Uno degli studi di questo tipo è stato svolto nella conca ternana (2008-2012). Lo scopo dello studio è stato sostanzialmente quello di stimare la qualità dell’aria di alcune zone critiche della città di Terni, quali Maratta bassa e la zona limitrofa al complesso siderurgico TK-AST utilizzando licheni epifiti come bioindicatori e bioaccumulatori della qualità Dai risultati si evince che i valori di I.B.L. più alti dell’aria. sono quelli relativi alle due zone di controllo di Massa Martana e Santa Lucia di Stroncone; le zone limitrofe al complesso Tk-Ast (Valserra, La Romita e Viale Centurini) sono quelle con i valori più bassi, ricadono rispettivamente in zone di alterazione media , alterazione alta, alterazione molto alta. La zona di Maratta bassa ricade in zona di alterazione media, Cesi in zona di naturalità bassa/alterazione bassa. La UCP di riferimento rispetto alla rete regionale è la numero 3 (Santa Lucia di Stroncone); Per approfondimenti (http://www.arpa.umbria.it/articoli/monitoraggio- mediante-licheni-epifiti-nella-conca-000 ) Tale attività si colloca all’interno di un progetto più ampio teso a valutare la qualità dell’aria nelle zone oggetto di studio anche con altre matrici: analisi chimiche dell’aria, analisi del suolo e di vegetali. In questo caso le stazioni (UCP) prescelte sono state 7 su una scala inferiore a quella della rete regionale , LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 9
LE ERBE SPONTANEE Ha proprietà diuretica, astringente, sedativa e di Enrico Bini sudorifera. Nell’uso popolare i petali vengono usati per colorare di giallo diverse preparazioni gastronomiche, prevalentemente risotti e zuppe, conferendogli anche un aroma particolare. MONTE MORO di Rachele Taccalozzi – Sindaco di Montefranco Anche in questo numero continueremo a parlare di quell’importante argomento che abbiamo iniziato a trattare nei precedenti numeri: le erbe spontanee. Questa volta tratteremo la Calendula arvensis meglio conosciuta come Calendula dei campi. Calendula arvensis L’origine della nostra bella Umbria si perde nel Pianta annuale o raramente biennale appartenente al tempo. E non è solo un modo di dire. Nel I secolo genere delle Asteraceae della famiglia delle D. C. Plinio il Vecchio scriveva: Composite. Pianta originaria dell’ Asia, importata in Europa dal Nord Africa, cresce in tutta l’area «La popolazione umbra è ritenuta la più antica mediterranea. Secondo la leggenda il nome calendula proviene dal latino calendae che vuol dire d'Italia, si crede infatti che gli Umbri fossero stati primo giorno del mese in riferimento alla forma dei chiamati Ombrici dai Greci perché sarebbero piccoli semi a forma di quarti di luna. sopravvissuti alle piogge quando la terra fu Il fiore della calendula è ricco di storia e di inondata. È attestato che gli Etruschi sottomisero simbologia. trecento città umbre» Il fatto che i fiori si chiudessero con il calar del sole veniva considerato come simbolo di dolore per la I popoli Umbri si stabilirono nel centro-Italia nella scomparsa del sole al tramonto. Per questo credenza seconda metà del II millennio A. C. provenienti questa erbacea sia stata associata ai sentimenti di dall’Europa centro-orientale. Vissero per secoli in dolore e pena. Nei paesi del Nord Europa ancora oggi il fiore di calendula viene associato al un vasto territorio che si estendeva da Narni a sentimento di gelosia. Ravenna, da Rieti a Spoleto in quel territorio che Oltre che per le leggende questa pinta era venne definito “Grande Umbria”, identificata con conosciuta dagli antichi anche per le sue spiccate precisione dallo storico latino Strabone che nella proprietà medicamentose. “Geografia” la descrive come quella parte d’Italia Anche oggi gli estratti di questa pianta vengono che “corre dagli Appennini il Tevere che si usati per preparare prodotti per la cura del corpo. arricchisce di molti fiumi in parte attraversando la DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI stessa Etruria, per il resto separandone prima CARATTERISTICHE l'Umbria, quindi i Sabini ed i Latini, che vanno dai Pianta annuale, raramente biennale, con fusti dritti a pressi di Roma fino al mare. Questi popoli volte anche ascendenti, ramificati, alti 15 – 40 cm ; confinano pertanto con il fiume e con gli Etruschi le foglie inferiori sono lunghe, larghe e strette alla in larghezza e reciprocamente in profondità: base, mentre quelle poste lungo il fusto sono più dagli Appennini, nel punto in cui si avvicinano ovali e appuntite; i fiori sono di un bel colore giallo- all'Adriatico, si estendono per primo gli Umbri, arancio con il centro di color porpora. Fiorisce dal fine primavera fino in autunno dopo questi i Sabini, ultimi gli abitanti del lazio, tutti inoltrato; cresce nei campi e terreni incolti. dipartendosi dal fiume Gli Umbri poi, che stanno LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 10
nel mezzo, fra Sabina ed Etruria, superando le per oltre sei secoli, dalla fine del IV secolo a.C. sino montagne si spingono però fino al III secolo d.C. con un uso prevalentemente di ad Ariminum e Ravenna. con l'Etruria confina, culto. nella parte orientale, l'Umbria che ha inizio dagli Appennini, ed anche oltre, fino all'Adriatico.» Le strutture più importanti, scoperte nel corso degli scavi, sono due cisterne cilindriche ricavate dal Nel tempo questo territorio si andò riducendo a taglio della roccia, utilizzate probabilmente per lo causa di scontri con le popolazioni confinanti: stoccaggio e la conservazione di derrate alimentari. Etruschi, Sabini e Galli fino all’inevitabile impatto Nel corso dello scavo sono stati rinvenuti bronzetti con le politiche espansionistiche dei Romani. votivi che costituiscono importanti testimonianze sulle abitudini e sui modi di vivere dei popoli umbri. Nel 295 A.C. con la battaglia di Sentino, i Romani Le piccole figure votive emerse testimoniano la sconfissero la lega gallo-etrusco-italica. Gli umbri presenza di un luogo di culto di origine preromana furono sottomessi ai vincitori che permisero loro di che, come nella maggioranza dei casi, era mantenere i costumi e la religione. I Romani caratterizzato dalla presenza di “stipi votive” cioè intrapresero un’opera sistematica di colonizzazione concentrazioni di oggetti offerti alla divinità e del territorio, attraverso la costruzioni di importanti raccolti in apposite fosse scavate nel terreno. Questi vie di comunicazione, come la Via Flaminia. luoghi di culto divennero centri di aggregazione e furono probabilmente tappe nel corso della L’identità umbra fu conservata fino al I secolo D.C transumanza e luoghi di scambi commerciali. ed è proprio a questa epoca che risalgono i più antichi testi in lingua umbra. Fu in questo periodo Il culto che si praticò nel santuario di Monte Moro è che si completò il processo di romanizzazione di probabilmente legato all’attività agro-silvo-pastorale, questo popolo. prevalgono infatti immagini del dio Marte con caratteristiche legate all’aspetto pastorale più che a Gli insediamenti umbri quello guerriero e figure di animali che dovevano Nella media e alta valle del Fiume Nera si era assicurare la protezione delle greggi. L’influenza stabilito il popolo umbro dei Naharkoi (da Nahar, romana si evince dal ritrovamento di parti antico nome del fiume Nera) prevalentemente in anatomiche maschili in terracotta. insediamenti di altura posti in località strategiche, in Oltre al materiale votivo e cultuale a Monte Moro prossimità dei più importanti valichi. In particolare sono state rinvenute parti di oggetti di uso lungo i tracciati trasversali al Fiume nera si domestico con una netta prevalenza, tra i diversi collocano le principali presenze archeologiche del materiali utilizzati, della ceramica. territorio. In particolare sul percorso che da Spoleto, attraverso il valico di forca di Cerro raggiungeva Il sito di Monte Moro è stato riqualificato di recente Monteleone di Spoleto e su quello che metteva in ed offre ora ai visitatori una testimonianza reale e collegamento Rieti e Spoleto attraverso l’attuale tangibile della nostra storia più antica. Purtroppo gli territorio comunale di Montefranco. Sono molte le scavi clandestini hanno deturpato e depauperato il testimonianze archeologiche che permettono di sito e hanno sottratto una parte importante dei individuare con buona approssimazione questo reperti. Le nostre cisterne sono ancora lì, le percorso: i resti di una fontana monumentale nei fondamenta della struttura che ospitava il santuario pressi di Tripozzo, il santuario sul valico della Forca sono ancora visibili così come alcune parti della di Arrone e non ultimo, il santuario di Montemoro. antica pavimentazione ed i resti di un piccolo altare e ci invitano silenziosamente a riflettere sulla nostra Posto a circa 700 metri di altitudine il Santuario storia, sulle nostre origini comuni, su cosa sono e su dominava la Valle del Nera e quella del Tescino. I cosa sono state, l’Umbria, l’Italia e l’Europa nel resti sono emersi nel corso di una campagna di tempo. Sulle grandi migrazioni dei popoli indo- scavi, guidata dalla Soprintendenza Archeologica europei. Una passeggiata verso il sito di Monte dell’Umbria nel 1998. Attraverso l’analisi dei resti Moro porta ad una altura silenziosa, che domina due rinvenuti è stata accertata la frequentazione del sito LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 11
meravigliose vallate fluviali e permette un contatto La mia attenzione si è polarizzata sulla luce: senza vero, quasi un viaggio nel tempo e nella storia fino quel fotone che colpisce la clorofilla questo all’Umbria delle origini. miracolo della natura non può accadere. La luce è la scintilla della vita, senza questa forza, questa energia di input, di inizio non scatta, non si muove la vita, non respira il mondo. Non ho potuto fare a meno FIAT LUX! di intravedere in ciò che avviene nel mondo naturale di Sr. Mariacarla Fantacci, Agostiniana un rimando al misterioso fondamento della creazione così come ci è narrato nel Libro della Genesi. Il Testo ispirato, ci rivela prima di tutto che la creazione è un gesto d’amore del Dio Trinità, sorgente della vita; poi ci dice che la sua prima creatura è la luce: «E Dio disse: sia la luce. E la luce fu» (Gn 1,3). Dio parla: «disse / wayyōʾ mer», la forma verbale ebraica usata esprime un’azione puntuale e unica. Dio parla e quello che dice esiste. L’indicibile, ciò che non c’era, che non esisteva ora è detto, è chiamato e c’è! Poi il testo, usando la forma iussiva del verbo essere - la forma iussiva in ebraico esprime la volontà e il desiderio di chi sta parlando -: «yehî / sia», ci mette in contatto con il desiderio di Dio. Dio desidera che la luce, ôr, esista: «e la luce fu / wayehî-ʾ ôr». Come un eco di risposta si realizza! Dio agisce. Luce, ʾ ôr, in Gen 1,3-5 è ripetuta cinque volte. Nella Sacra Scrittura essa diventa poi metafora (dal greco metafero, trasferire) che indica la vita, la salvezza, gli stessi comandamenti e la presenza di Dio (cf. Sal 56,14; Is 9,1; Pr 6,23; Es 10,23); infine la parola “luce” diventa progressivamente rivelazione del Mistero stesso di Dio. E il vertice di questa rivelazione ci è Un “incredibile processo biologico”, così la donato nei Vangeli e nella predicazione apostolica. professoressa di botanica del corso di fitoterapia che È Giovanni, nel suo Vangelo, che ci presenta la vera sto frequentando ha introdotto la sua lezione sulla Luce del mondo: Gesù, il Verbo di Dio fatto uomo fotosintesi clorofilliana. Tutti noi, nel nostro - “Dio da Dio, Luce da Luce”-: «In lui era la vita e la percorso scolastico, in maniera più o meno vita era la luce degli uomini… Veniva nel mondo la approfondita, avremo certamente sentito parlare di luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, questo stupendo fenomeno della natura e ne 4.9); e sarà ancora lo stesso Giovanni a rivelarci che saremo, a suo tempo, rimasti sorpresi! Nel riscoprire «Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna. … Chi questo eccezionale dinamismo delle piante, mi è, dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora infatti, recentemente accaduto di essere colta da un nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella inatteso, gioioso sentimento di meraviglia e luce… » (1Gv 1,5; 2,9). È Dio, Luce Increata, “Luce gratitudine: dei pigmenti (le clorofille) di una piccola Invisibile” come la chiama il grande poeta T. S. fogliolina verde, in presenza di acqua e luce, Eliot nei suoi Cori da “la Rocca”, la sorgente e la possono trasformare una sostanza inorganica e dynamis della vita spirituale che la sublime tossica per l’uomo, l’anidride carbonica, in due vocazione dell’essere. Così canta il salmo 35: «È in elementi essenziali per la vita, una sostanza Te la sorgente della vita, alla Tua luce vediamo la organica, nutrimento per piante e animali: il luce». La vita spirituale, poi, non è una vita eterea: è glucosio, e un gas, senza il quale non potremmo reale! È la vita pienamente umana: buona, bella e respirare: l’ossigeno. Cibo e respiro! Acqua e luce! LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 12
giusta, in una parola eterna e felice. Ma fare il bene, sperimentali dimostrano la sua particolare efficacia operare nella giustizia non è in nostro potere, siamo contro Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Escherichia troppo fragili e meschini (diciamocelo!); dipende coli e Pseudomonas aeruginosa[3] Polpa, foglie e piuttosto dal nostro rapporto con la Luce vera del corteccia hanno applicazioni mediche. Per esempio, mondo, con Cristo, che di sé ha detto: «Io come nelle Filippine e nel Sudan le foglie sono state luce sono venuto nel mondo, perché chiunque tradizionalmente usate per tisane utili a contrastare crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,46). le febbri malariche. In India è usato nella medicina È la Sua Presenza, è l’abbraccio della Sua Umanità ayurvedica per problemi gastrici o digestivi e contro Risorta che innesca in noi processi di vita vera, che il mal di denti. In Italia le sue proprietà erano già fa sorgere in noi non solo il desiderio e la volontà note ai tempi della Scuola medica salernitana, Pietro del Bene, ma anche la capacità attuarlo, di diventare Andrea Mattioli (1500) lo definiva utile "per far noi stessi buoni. Nella comunione con Cristo noi muovere il corpo". A basse dosi regola la funzione diventiamo riflesso della Sua Luce nel mondo, anzi, intestinale, mentre a dosi più alte ha un effetto veniamo addirittura trasformati in quella stessa lassativo. Luce: «E Dio, che disse: “Rifulga la luce dalle tenebre”, rifulse nei nostri cuori … E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 4,6; 3,18). Grazie. IL TAMARINDO di Leonardo Paoluzzi Lassativo. Le proprietà lassative rappresentano le principali attività attribuite al tamarindo. I responsabili dell’effetto lassativo sono degli acidi organici contenuti all’interno della polpa, come l’acido tartarico e l’acido malico. In commercio vengono venduti, infatti, diversi sciroppi o marmellate a base di tamarindo, consigliati proprio Il tamarindo (Tamarindus indica L., 1753) è un albero in caso di stitichezza. da frutto tropicale appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originario dell'Africa Orientale e India, 1. Antiossidante. L’azione antiossidante del ma ora presente in aree tropicali asiatiche e tamarindo è imputabile alla presenza di dell'America Latina. È l'unica specie del genere alcune sostanze, acido caffeico e tartarico, Tamarindus.[1] Il tamarindo è utilizzato per in grado di inibire la produzione dei radicali l'alimentazione, per scopi ornamentali e anche per le liberi contrastando i loro effetti negativi su sue proprietà medicinali. Inoltre un antico tutto l’organismo. 2. Epatoprotettore. Diversi sono gli studi proverbio orientale dice: "chi pianta tamarindi non condotti per analizzare l’effetto raccoglie tamarindi". Ciò è dovuto alla sua lenta epatoprotettore della polpa e foglie del crescita e germogliazione. tamarindo. I risultati hanno confermato la sua capacità di sopprimere la Il principio attivo del tamarindo (tamarindina) è perossidazione lipidica esercitando attivo contro aspergillus niger e candida albicans. Studi un’azione protettiva e decongestionante nei LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 13
confronti delle cellule epatiche. Questo frutto viene spesso utilizzato come rimedio fitoterapico per facilitare lo svuotamento della cistifellea e prevenire i disturbi biliari. 3. Rinfrescante, tonificante e rimineralizzante. L’elevato contenuto degli acidi organici e sali minerali fornisce al tamarindo proprietà rinfrescanti e rivitalizzanti. 4. Antimicrobico. L’estratto di tamarindo contiene composti naturali (es. lupeolo e tamarindina) che hanno effetti antifungini, antibatterici ed antivirali. In particolare, si è dimostrato attivo contro la Klebsiella pneumoniae, Salmonella paratyphi, Bacillus subtilis, Escherichia coli e Staphylococcus aureus. 5. Ipocolesterolemizzante e antidiabetico. Studi preclinici hanno dimostrato che la somministrazione dell’estratto acquoso del tamarindo può comportare abbassamenti dei livelli di glicemia e colesterolo nel sangue. LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 14
COMUNICATO Si fa presente che sono ancora disponibili alcune copie delle nostre pubblicazioni, di seguito indicate, prodotte un questi ultimi anni Sono altresì utilizzabili poster riguardanti: le piante tossiche, gli arbusti e le erbacee; i funghi velenosi, commestibili e poco comuni; gli uccelli del Parco fluviale del Nera, gli insettivori e i passeriformi. I soci interessati possono farne richiesta da inviare all’email: ciavterni@gmail.com LA VOCE DEL CIAV – anno 2020 - V bimestre Pag. 15
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