LA TRAVIATA Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020-21 - Salerno Cultura
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LA TRAVIATA Musica di Giuseppe Verdi Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020-21 PROGETTO COFINANZIATO DAL PIANO STRATEGICO CULTURALE - POC 2014-2020 1
Ci Muove la Passione Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2021 Segretario Artistico Antonio Marzullo 3
La Traviata Musica di Giuseppe Verdi Mercoledì 15 dicembre ore 21.00 Venerdì 17 dicembre ore 21.00 Domenica 19 dicembre ore 18.00 DURATA SPETTACOLO: I atto 30 minuti circa Intervallo 20 minuti circa II atto 60 minuti circa Intervallo 20 minuti circa III atto 25 minuti circa 5
Giuseppe Verdi (1813-1901) La Traviata Melodramma in tre atti Libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma La dame aux camélias di A. Dumas figlio Edizione: Edwin F.Kalmus & CO, INC Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853 Direttore d’Orchestra Pier Giorgio Morandi Regia e Costumi Massimo Gasparon Maestro del Coro Armando Tasso Scene Alfredo Troisi Coreografie Luigi Ferrone Violetta Valéry Nino Machaidze Flora Bervoix Sofia Koberidze Alfredo Germont Antonio Poli Giorgio Germont Massimo Cavalletti Gastone Francesco Pittari Il barone Douphol/Un commissionario Angelo Nardinocchi Annina Miriam Artiaco Il marchese d’Obigny Maurizio Bove Il dottor Grenvil Carlo Striuli Giuseppe Salvatore De Crescenzo Un domestico Marino Orta Etoile ospiti Anbeta Toromani, Alessandro Macario ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO CORPO DI BALLO DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO Nuovo allestimento del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno Direttore musicale di palcoscenico Direttore di Scena Maurizio Iaccarino Ermeneziano Lambiase Pianista del Coro Maestro collaboratore M°Lucrezia Benevento Paolo Cavaliere 7
Giuseppe Verdi A trentasette anni il compositore aveva ormai Giuseppe Verdi, uno dei compositori e raggiunto una fama internazionale; le sue opere maestri più celebri della storia della musica, si rappresentano con frequenza in tutti i teatri del nacque da una famiglia di umili origini a Roncole mondo, e vengono commissionate dai principali di Busseto (ora Roncole Verdi), dell’allora Stato teatri italiani, e aveva affrontato anche l’esperienza di Parma governato dalla Francia, il 10 Ottobre del Grand Opéra parigino mettendo in scena I 1813. Dotato di una precoce inclinazione musicale, Lombardi sotto la nuova veste di Jerusalem. Giuseppe Verdi si esercitava su una piccolissima Trasferitosi a Sant’Agata, nel piacentino, poco spinetta, iniziava così il suo approccio alla musica distante da Busseto, si dedicò all’agricoltura, mentre aiutava i genitori nella loro piccola coltivò il suo interesse per l’arte, la poesia, osteria di paese. La sua formazione culturale l’economia e la politica, fu anche eletto consigliere ed umanistica avvenne soprattutto attraverso la nella giunta della provincia di Piacenza e frequentazione della ricca Biblioteca della Scuola naturalmente continuò la sua instancabile attività dei Gesuiti a Busseto. di compositore con la stesura di opere che ebbero I principi della composizione musicale e della ancor più successo delle precedenti, come: pratica strumentale gli vennero da Ferdinando Rigoletto (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo Provesi, maestro dei locali Filarmonici; ma fu 1851), Il Trovatore (Teatro Apollo di Roma, 19 a Milano che avvenne la formazione della sua gennaio 1853), La Traviata (Teatro La Fenice, 6 personalità. Non ammesso al Conservatorio del marzo 1853), I Vespri Siciliani (Teatro de l’Operà capoluogo lombardo (per aver superato i limiti di Parigi, 13 giugno 1855), Simon Boccanegra d’età), per la durata di un triennio si perfezionò (Teatro La Fenice, 12 marzo 1857), Un ballo in nella tecnica contrappuntistica con Vincenzo maschera (Teatro Apollo di Roma, 17 febbraio Lavigna, già “maestro al cembalo” del Teatro alla 1859). Scala, mentre la frequentazione dei teatri milanesi Sono anche gli anni della vita politica di Verdi che gli permise una conoscenza diretta del repertorio dal 1861 al 1865 fu deputato del primo Parlamento operistico contemporaneo. del Regno d’Italia, durante questo periodo La sua prima opera Oberto Conte di San compose l’Inno delle Nazioni per l’Esposizione Bonifacio andò in scena il 17 novembre del 1839 Universale di Londra nel 1862. al Teatro alla Scala di Milano, ma la seconda Il ritmo compositivo di Verdi rallenta dopo la opera Un giorno di regno, a soggetto comico, rappresentazione de La forza del destino (Teatro rappresentata il 5 settembre dell’anno dopo, fu un Imperiale di Pietroburgo, 10 novembre 1862) fiasco totale e non fu mai più replicata. seguiranno: Don Carlos (Teatro de l’Operà di Negli anni successivi inizia per Verdi una fruttuosa Parigi, 11 marzo 1867), Aida (Teatro dell’Opera e instancabile attività compositiva: Nabucodonosor del Cairo, 24 dicembre 1871), commissionata (Teatro alla Scala 9 Marzo 1842) seguita da I per l’inaugurazione del canale di Suez e l’unica Lombardi alla Prima Crociata (Teatro alla Scala, composizione di genere cameristico il Quartetto in 11 febbraio 1843) Ernani (Teatro La Fenice di mi minore per archi nel 1873. Venezia, 9 marzo 1844), I due Foscari (Teatro Nel 1874, venne nominato Senatore, scrisse una Argentina di Roma, 3 novembre 1844), Giovanna Messa di Requiem per la morte di Alessandro d’Arco (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio Manzoni, e negli anni seguenti, le ultime opere 1845), Alzira (Teatro di San Carlo di Napoli, 12 Otello (5 febbraio 1887) e Falstaff (9 febbraio agosto 1845), Attila (Teatro La Fenice di Venezia, 1893) che furono rappresentate a Milano, dove 17 marzo 1846), Macbeth (Teatro della Pergola, si era trasferito. La parabola artistica di Verdi si 14 marzo 1847), I Masnadieri (Teatro Her Majesty chiuse con la composizione dei tre pezzi sacri, di Londra, 22 luglio 1847), Il corsaro (Teatro uno Stabat Mater e un Te Deum per coro e grande Grande di Trieste, 25 ottobre 1848), La battaglia orchestra, un’ Ave Maria per coro a cappella. di Legnano (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio Giuseppe Verdi morì a Milano il 27 gennaio 1901 1849), Luisa Miller (Teatro di San Carlo di Napoli, ed è sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti 8 dicembre 1849), Stiffelio (Teatro Grande di di Milano, da lui stesso fondata che ha sempre Trieste, 16 novembre 1850). definito “l’opera mia più bella”. 9
“La traviata: un grande ritratto di psicologia vità di quest’opera è inoltre nel realismo della vita in musica”. comune, come l’autore stesso ribadiva ancora in di Rosanna Di Giuseppe una lettera al De Sanctis scritta in seguito all’ insuc- cesso dell’opera a Napoli:«…Perché sul vostro San Verdi scelse il soggetto della Traviata consape- Carlo non si potrà rappresentare indifferentemente vole della sua eccezionalità: «A Venezia faccio la una regina od una paesana, una donna virtuosa o Dame aux camélias che avrà per titolo, forse, Tra- una puttana? […] Se si può morire di veleno o di viata. Un soggetto dell’epoca. Un altro forse non spada perché non si può morire di tisi o di peste! l’avrebbe fatto per i costumi, pei tempi e per mille Tutto ciò non succede forse nella vita comune?». goffi scrupoli…Io faccio con tutto il piacere. Tutti Ultima opera della famosa “trilogia romantica” gridavano quando io proposi un gobbo da mettere comprendente Rigoletto e il Trovatore con le cui in scena. Ebbene io ero felice di scrivere il Rigo- fasi conclusive venne a sovrapporsi nella sua gene- letto»così scriveva mentre lavorava alla Traviata al si, si rivolge all’ambiente contemporaneo e al tema suo amico napoletano Cesarino De Sanctis. Tratta amoroso intrecciato con quello della denuncia dei dal dramma recentissimo di Alexandre Dumas fi- pregiudizi e ipocrisie della società borghese di cui glio, rappresentato a partire dal febbraio 1852 al lo stesso Verdi era evidentemente rimasto vittima Théâtre del Vaudeville a Parigi (il romanzo era del nella sua relazione con la Strepponi. L’ispiratrice 1848), l’opera sostanzialmente vi si attiene, salvo di Violetta è quella Dame au camélias che aveva qualche abbreviazione. Come si sa, quello che sa- riportato nel romanzo, in un contesto decadente, le rebbe diventato uno dei melodrammi più rappre- vicende biografiche di un personaggio realmente sentati al mondo, andò incontro ad un fiasco clamo- esistito nella prima metà del secolo, Marie Duples- roso nella sua prima esecuzione, il 6 marzo 1853 sis, ragazza dai facili costumi morta a soli 23 anni alla Fenice di Venezia, per poi essere riscattato circa di tubercolosi, frequentatrice del bel mondo, corti- un anno dopo dal grande successo della sua ripresa giana di lusso, definita da qualcuno “consolatrice avvenuta sempre a Venezia, nel Teatro San Bene- intellettuale” di celebri artisti tra cui si annoverano detto (ancora un insuccesso sarebbe stato invece Alfred De Musset e Franz Liszt, e appunto Ales- registrato a Napoli nell’ottobre del 1854). Tra le sandro Dumas figlio di cui costituì una grande pas- ragioni della caduta fu pure, oltre alle innovazioni sione giovanile. Dal romanzo fu adattato qualche formali, quella dell’ambientazione contemporanea, anno dopo il fortunato omonimo lavoro teatrale. È tanto è vero che nel corso dell’Ottocento la rappre- stata sottolineata da Marcello Conati la lunga fre- sentazione della Traviata fu retrodatata al 1700, quentazione che Verdi ha avuto quando era a Parigi all’epoca di Luigi XIII, con Alfredo assurdamente negli anni 1847-49, dei teatri di boulevard, dove in abiti da moschettiere. Eppure Verdi, malgrado i si davano appunto mélodrames, vale a dire pièces rischi che presentava aveva voluto fortemente quel teatrali popolari che facevano abbondante uso libretto nell’intento di allontanarsi dal melodramma della musica e particolarmente attente all’effetto storico e di inseguire nuovi interessi. Sensibile allo spettacolare, ipotizzando l’influenza di tali spetta- spirito del tempo egli aveva avvertito già dal ’49 coli sulla svolta drammaturgica verdiana degli anni che era ormai superata l’opera patriottica, cosicché 1849-59. Evidentemente a Verdi non interessavano a partire da Luisa Miller e Stiffelio aveva iniziato ovviamente le musiche che li accompagnavano in un nuovo corso della sua ricerca drammaturgica quanto tali, ma gli effetti del mélodrame stesso, la privilegiando soggetti privati e borghesi, con al sua particolare dinamica scenico-musicale, la sua centro dei grandi personaggi e in particolar modo tecnica di “dramma parlato con accompagnamento l’animo femminile, da indagare psicologicamente musicale”. D’altronde in Francia quella produzione pur sempre in una visione complessa in cui l’analisi teatrale con le varie trasformazioni subite durante della passione amorosa da sempre centrale nel me- la prima metà dell’Ottocento fu fondamentale per lodramma è giudicata ormai esaurita e piuttosto da la nascita del drame romantique degli anni Tren- calare all’interno di più articolati rapporti familiari, ta soprattutto quando il mélodrame abbandonò il umani, sociali. D’altronde egli non faceva altro che lieto fine.Verdi venne ad esempio probabilmente sviluppare un allargamento di orizzonti del melo- a conoscenza di Kabale und Liebe di Schiller (da dramma romantico rispetto all’univocità del senti- cui trasse la Luisa Miller) attraverso l’adattamen- mento amoroso già iniziato negli anni Quaranta cir- to abbastanza rispettoso che ne aveva fatto Dumas ca dell’Ottocento nelle opere mature di Donizetti. padre per il Thèatre Historique nel 1847, nel perio- Il preludio della Traviata è la cifra della nuova do in cui reduce da Londra per la rappresentazione disposizione intima dell’autore, ormai lontano dai dei Masnadieri approdò a Parigi. Di recente Emi- cimenti roboanti delle opere risorgimentali. La no- lio Sala ha dimostrato la relazione tra certi effetti 11
drammatico-musicali di quegli spettacoli con il al massimo nel celebre brindisi in cui si brinda al “laboratorio” compositivo verdiano. Quando nel vino, all’amore, alle gioie fuggevoli. Nel secondo febbraio del 1852 la versione teatrale della Dame atto accadono invece varie azioni fondamentali. au camélias ( pièce mêlée de chant) fu data al Diviso in due quadri, nel primo, rappresentato dalla Théatre du Vaudeville per un seguito di ben cento casa di campagna dove i due protagonisti si sono rappresentazioni, Verdi era di nuovo a Parigi ed è ritirati a vivere, assistiamo all’incontro di Germont presumibilmente attendibile la testimonianza dei padre con Violetta e alla conseguente drammatica fratelli Escudier secondo cui egli assisté ad una di decisione di quest’ultima di lasciare Alfredo; nel esse. Quello spettacolo arrivò poi in Italia al Teatro secondo quadro, in casa di Flora a Parigi, ancora Re di Milano, in francese, mentre nella traduzione durante una festa in maschera vi è l’azione terribile italiana apparve al Teatro Apollo sempre a Milano dell’offesa pubblica di Alfredo nei confronti dell’a- nel febbraio-marzo 1853, mentre si provava l’opera mata, quando in seguito alla conferma da lei rice- di Verdi alla Fenice di Venezia. Le musiche di scena vuta del suo nuovo amore per il barone Douphol della pièce francese erano state firmate da Édouard le getta ai piedi una borsa di denaro. Nel terzo atto Montaubry, in esse questi aveva utilizzato tantissi- ritorna l’amore ma come nostalgia e ricordo, come mo le forme del valzer e della polka (una sorta di amore impossibile nel momento ormai prossimo “valzer a due tempi”) che saranno i ritmi privilegiati alla morte, il lento e inesorabile svanire della vita della Traviata, «forse in nessun’altra opera come ne di Violetta si consuma in una stanza chiusa mentre La Traviata, Verdi sfrutta i ritmi e le melodie di bal- fuori per le strade impazza il carnevale. lo, e in particolar modo quelli del valzer» (Surian). Stilisticamente siamo al culmine di quello che D’altronde nella mitografia ottocentesca di questa Massimo Mila definisce lo stile vocale verdiano danza, essa è sinonimo di amore sensuale, di coppia rispetto al percorso intrapreso nelle opere a seguire chiusa, di vita mondana ma anche di “dispersione che egli considera di tipo vocale-strumentale a in- esistenziale” e della vita che passa. Ad apertura di dicare l’interesse che il musicista allargherà sempre sipario la Traviata esibisce platealmente il suo rit- di più in direzione dell’approfondimento della fun- mo caratterizzante. Il libretto di Francesco Maria zione drammaturgica dello strumentale accanto a Piave riproduce in sostanza il piano drammatico quella della vocalità, assieme alla ricerca di una più del romanzo e poi dramma di Dumas. Le differenze variegata e ampia espressione musicale, percorso consistono nella riduzione di quest’ultimo da cin- che coinciderà con il progressivo affinamento della que a tre atti (è omesso il secondo atto di Dumas) scrittura orchestrale. In realtà quest’ultimo comin- e nel cambiamento dei nomi dei personaggi: Mar- cia già in Traviata sebbene in tale lavoro la ricerca gherita Gautier diventa Violetta Valéry; Armando vocale raggiunga il suo culmine nel connubio con Duval, Alfredo Germont.Verdi vi introduce di più la dominante espressiva dello “psicologismo”. Mai forse un’accentuazione del sacrificio d’amore che come qui la verità psicologica è portata a pieno nel esalta una dimensione tutta femminile e privata al discorso musicale, sia vocale che orchestrale. Basti di là dei condizionamenti sociali. Due preludi che pensare ai due preludi laddove il primo già descrive precedono rispettivamente il primo e il terzo atto, il carattere della protagonista con quei violini divisi, incorniciano la materia trattata, il primo in tonalità gli otto primi e gli otto secondi che dipingono la maggiore, il secondo in minore a esemplificazione sua fragilità fisica, e in cui si espongono e prean- del passaggio dall’idillio alla catastrofe attraverso nunciano i sentimenti essenziali dell’opera come cui si compie la vicenda. L’inizio dell’opera è in me- quella frase appassionata dell’«Amami Alfredo» dias res, in mezzo al corso della vita, con l’irruzione che esploderà nel secondo atto. Preceduta dallo della musica di festa come già nel Rigoletto. Tutto sconfortato a solo del clarinetto durante la stesura il primo atto è brillante, festoso e descrive il carat- della lettera, essa non è un’aria ma una frase “che tere frivolo di Violetta che appare tuttavia subito un si espande” costituendo la svolta psicologica del- personaggio dalla dimensione poetica nella sua in la vicenda. La dimensione realistica dell’opera è qualche modo coraggiosa leggerezza incurante di poi prevalentemente nel suo stile di conversazio- qualsiasi possibile risvolto negativo. Nella riduzio- ne che viene a frantumare o a camuffare le forme ne operistica non sussiste più alcuna delle volgarità convenzionali o a rompere la consueta cantabilità che ancora connotavano l’ambiente e il personag- della voce per riportarci in molti casi, si pensi in gio nel romanzo originario. In tale contesto si de- particolare al terzo atto, alla dimensione della pura scrive l’innamoramento dei due protagonisti. Un recitazione. È per questo motivo che i cantanti mancamento di Violetta durante lo svolgimento della Traviata devono essere dotati di grandi ca- della festa è l’unico presagio di sventura che viene pacità attoriali. Sintomatico di questo indirizzare a minare la dominante allegrezza dell’atto espressa le convenzioni formali verso uno stile discorsivo 12
è quel lunghissimo duetto tra Germont e Violetta corso dell’opera il motivo reminiscenza dell’amore del secondo atto in cui si fa fatica a riconoscere le tra Alfredo e Violetta. Questa dapprima si oppone sezioni consuete della forma tradizionale per una ad Alfredo con la sua frivolezza che è tutta nella dilatazione appunto di quelle cinetiche. Si pensi, coloratura (i vocalizzi di “follie, follie” connotano come individuato da Powers, a quelle schegge im- la sua inebriante sete di piacere), ma egli insiste pazzite di “tempo d’attacco” nel diverbio tra Vio- nell’inneggiare all’amore, “Croce e delizia al cor” letta e Germont (II, 5): “Pura siccome un angelo”, che vincerà e si rivelerà vero soprattutto per Vio- “Ah comprendo,…no! giammai!”, “Non sapete letta. La genialità della scena è che essa si svolge quale affetto”, “È grave il sagrifizio”, “Bella voi mentre sullo sfondo continua a scorrere il tempo siete e giovine” “Un dì quando le veneri” e “Così reale della festa, come se si trattasse di una “inqua- alla misera” tra l’altro in perfetto dialogo epressivo dratura a stacco”, laddove si evince la grande abilità con l’orchestra, che soltanto retrospettivamente in drammaturgica acquisita dal compositore e la tec- seguito al raggiungimento lirico dell’adagio “Dite nica ormai messa a punto di fare emergere in pri- alla giovine”, si configurano quali componenti di mo piano problematiche individuali su uno sfondo un unico movimentato tempo dinamico in cui si complesso. Questo dato a maggior ragione si rileva utilizzano in libertà recitativo, arioso, strofe liriche, dai pezzi d’assieme costruiti aggregando elementi ma avente tuttavia una sua precisa direzione, con eterogenei e contrastanti eppure collegati da sottili una perfetta coincidenza dell’emozione nel canto. trame musicali, basti pensare ad esempio al finale Il personaggio principale anche altrove esprime la secondo dell’opera, la movimentata scena della par- mobilità e sensibilità della sua psicologia in uno tita a carte su cui si staglia il dialogo litigioso tra stile aforistico e duttile, trascorrendo dal lirismo ai Violetta e Alfredo. limiti del parlato. Non è priva di impeto la sua voca- Giorgio Germont è uno dei tanti padri baritonali lità come nel brindisi del primo atto con il suo indo- verdiani, egli ha il suo momento lirico nell’aria “Di vinatissimo ed esuberante intervallo di sesta nell’in- Provenza il mar, il suol” con cui cerca di consolare cipit o nella cavatina e cabaletta che concludono lo il figlio nel ricordo dei luoghi natii. La sua piena stesso, appropriati diagrammi della conflittualità umanizzazione avviene nell’ultimo atto quando si che segna la nascita in lei del sentimento amoroso rende conto del male commesso (“Ah mal cauto oltre che delle due caratteristiche fondamentali del vegliardo” con l’insistenza della voce sul si naturale personaggio, la capacità di amare e la frivolezza sottolineato dal disegno cromatico dell’orchestra- (“Ah forse è lui che l’anima”, “Sempre libera”), ma Lanza Tomasi) e si presenta a Violetta pronto ad altrove, in particolar modo nel secondo atto, sono accettarla. solo brevi intense frasi melodiche ad esprimere il Ella muore solennemente a conclusione del suo sa- suo sentire ( “Ah, se ciò è ver fuggitemi” nel primo crificio d’amore all’interno di un sommesso concer- colloquio con Alfredo, o “Ah, perché venni incauta! tato che ha inizio alle parole “Prendi quest’è l’im- Pietà gran Dio di me” e simili nel secondo atto). An- magine”. Il tessuto orchestrale così come la vita di che le forme convenzionali quando ci sono, come Violetta risulta assottigliato sempre più, gli accordi “Addio del passato” o “Prendi quest’è l’immagine” ribattuti in pianissimo dell’andante sostenuto dico- del terzo atto, ritornano solo per essere interrotte. no la delicatezza del personaggio, ma la strumenta- Nel duetto “Parigi o cara” l’effusione sentimentale zione fa largo uso delle trombe,(Mila), quasi mo- torna ad essere piena ma per condurre all’irrompere risse un eroe beethoveniano o un Sigfrido. Un ulti- della disperazione di Violetta nella cabaletta “Oh mo tocco teatrale è quell’apparente miracolo della Dio morir sì giovane”. ripresa di vita di Violetta (“È strano…cessarono gli Anche i personaggi maschili si definiscono in spasmi”) con un progressivo crescendo al fortissi- quest’opera per riflesso rispetto alla grande per- mo dell’orchestra fino al pronunciare esaltata il suo sonalità di lei. È in rapporto a lei, come notato da ultimo grido, in un si bemolle acuto: «Oh, gioia!» Mila che essi acquisiscono passione e calore. Alfre- nell’illusione di ritornare a vivere, prima di esalare do dichiara il suo amore a Violetta in una melodia invece l’ultimo respiro. La tela cala su accordi in intimistica “un dì felice eterea” in cui si manifesta fortissimo dell’orchestra mentre un ritratto indelebi- per la prima volta a pieno la “tinta” della Travia- le è stato impresso nella nostra memoria in una delle ta (Budden), così com’è caratterizzata da intervalli più grandi realizzazioni del teatro musicale. ravvicinati e da una semplice scansione sillabica che ha richiamato alla mente il linguaggio tipico delle “composizioni da camera” (così il Basevi). Lo slancio espansivo della sua dichiarazione è nel brano “di quell’amor ch’è palpito” che diventa nel 13
Bozzetti di scena 14
ARGOMENTO in ciel l’aurora). Ormai sola, Violetta nota con incredibile sorpresa che le ATTO I parole di Alfredo l’hanno scossa (È Dopo un profondo e toccante preludio, strano! è strano). Incerta, decide infine il sipario si apre mostrando un elegante di continuare a vivere come ha sempre salone della casa parigina di Violetta fatto, come una cortigiana e di rinunciare Valery, dove lei, donna di mondo, ad essere finalmente amata seriamente attende gli invitati. In breve questi (Sempre libera degg’io). sopraggiungono. Violetta saluta tra gli altri, il Marchese d’Obigny, Flora Bervoix ATTO II e il visconte Gastone de Letorières, che le Quadro I presenta Alfredo Germont, spiegandole Alfredo e Violetta vivono ormai felici che è un suo grande ammiratore e che da tre mesi nella casa di campagna di durante la sua recente malattia si era Violetta. Alfredo riflette sulla sua felice recato spesso nella sua casa per ricevere condizione (De’ miei bollenti spiriti), notizie. Dopo aver chiesto spiegazioni per quando sopraggiunge Annina. Interrogata il comportamento ammirevole di Alfredo, da Alfredo, essa ammette di essere stata Violetta rimprovera il suo protettore, il a Parigi per vendere tutti i beni della Barone Douphol, di non aver avuto la sua padrona coi quali poter pagare le stessa sollecitudine del giovane; cosa spese di mantenimento della casa. La che irrita il Barone, il quale mostra il suo somma ammonta a 1.000 luigi e Alfredo disappunto a Flora. Poco dopo Alfredo, promette di andare lui stesso a sistemare seppur inizialmente riluttante, propone un gli affari e raccomanda ad Annina di non brindisi (Libiamo ne’ lieti calici), al quale far parola del loro dialogo con Violetta. si unisce subito Violetta, seguita dagli Una volta solo, Alfredo si incolpa per la altri invitati, che cantano gioiosamente situazione finanziaria (Oh mio rimorso! le lodi del vino e dell’amore. Si ode Oh infamia!). Violetta entra in scena ed quindi della musica provenire dalle altre il suo cameriere, Giuseppe, le porge una stanze; Violetta invita gli ospiti a recarsi lettera di invito per quella sera ad una nella sala accanto. Uscendo, però, si festa presso il palazzo di Flora. Subito sente male. Sedendosi, invita gli ospiti ad dopo Giuseppe annuncia la visita di un avviarsi e promette di raggiungerli subito. signore. Violetta ordina di farlo entrare, Guardandosi allo specchio, Violetta credendolo il suo avvocato. È invece nota il suo pallore e allo stesso tempo si Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che accorge di Alfredo, che si è trattenuto ad la accusa duramente di voler spogliare aspettarla. Egli la rimprovera riguardo Alfredo delle sue ricchezze. Violetta la trascuratezza della sua salute e poi allora gli mostra i documenti che provano confessa di amarla. Colpita, Violetta la vendita di ogni suo avere per mantenere chiede da quanto egli l’ammiri. Alfredo l’amante presso di lei ed il vecchio risponde che l’ama da un anno, dalla signore capisce la situazone. Pur convinto prima volta in cui l’ha vista (Un dì felice, dell’amore che lega Violetta al figlio, egli eterea). Incapace di provare vero amore, le chiede un sacrificio per salvare il futuro Violetta propone una semplice amicizia, dei suoi due figli. Germont spiega di avere ma quando Alfredo sta per allontanarsi anche una figlia e che se Alfredo non gli porge un fiore, invitando il giovane a torna subito a casa, rischia di mettere in riportarglielo il giorno seguente. Alfredo pericolo il matrimonio della sorella (Pura si allontana felice. Intanto giungono dalla siccome un angelo). Violetta così propone stanza vicina gli ospiti che prendono di allontanarsi per un certo periodo congedo da Violetta, ringraziandola da Alfredo; ma non basta e il vecchio per la bella e allegra serata (Si ridesta Germont le chiede di abbandonare per 15
sempre il figlio. Violetta, senza parenti decide allora di confessare la verità ad né amici e provata dalla tisi, non può Alfredo che rimane sconvolto e torna da accettare. Germont le fa allora notare Violetta appena in tempo per darle un che quando il tempo avrà cancellato la ultimo barlume di felicità. sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei, che non potrà trarre nessun conforto, non essendo la loro unione benedetta dal cielo. Stremata, Violetta accetta di lasciare Alfredo. Rimasta sola, Violetta scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisone di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l’amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce della fuga di Violetta, e quando vede la lettera sul tavolo, capisce che lei è alla festa, e, infuriato, decide di recarsi anche lui a casa di Flora, nonostante suppliche del padre. Quadro II Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo. Violetta arriva accompagnata dal barone, e successivamente Alfredo. Alfredo, giocando, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l’ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. Durante la cena, Alfredo chiede un colloquio con Violetta, e lei, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l’ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il Barone decide di sfidare a duello Alfredo. ATTO III Il male che Violetta accusa da tempo si fa più acuto e ormai, mentre all’esterno impazza il carnevale, non le rimane che poco tempo da vivere: Giorgio Germont 16
Il Libretto LA TRAVIATA Melodramma in tre atti libretto di Francesco Maria Piave dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio musica di GIUSEPPE VERDI Prima rappresentazione assoluta 6 marzo 1853 Teatro La Fenice, Venezia PERSONAGGI Violetta Valéry Soprano Flora Bervoix Mezzosoprano sua amica Annina Soprano cameriera di Violetta Alfredo Germont Tenore Giorgio Germont Baritono suo padre Gastone Tenore visconte de Letorières Il barone Douphol Baritono protettore di Violetta Il marchese d’Obigny Basso amico di Flora Il dottor Grenvil Basso Giuseppe Tenore servo di Violetta Un domestico di Flora Basso Un commissionario Basso Coro Signore e signori amici di Violetta e Flora, mattadori, piccadori, zingare, servi di Violetta e di Flora, maschere Scena: Parigi e sue vicinanze, nel 1850 circa. Il primo atto avviene in agosto, il secondo in gennaio, il terzo in febbraio. 17
[1. Preludio] MARCHESE VIOLETTA Caro Alfredo... (ad Alfredo) ATTO PRIMO Le mie grazie vi rendo. ALFREDO (al Barone) Salotto in casa di Violetta. Marchese... Voi, barone, non feste altrettanto... Nel fondo è la porta che mette ad (Si stringono la mano.) altra sala; ve ne sono altre due BARONE laterali; a sinistra un caminetto GASTONE Vi conosco da un anno soltanto. con sopra uno specchio. Nel (ad Alfredo) mezzo è una tavola riccamente T’ho detto: VIOLETTA imbandita. l’amistà qui s’intreccia al diletto. Ed ei solo da qualche minuto. (I servi frattanto avranno [2. Introduzione] imbandite le vivande.) FLORA (piano al Barone) VIOLETTA Meglio fora se aveste taciuto. Scena prima (ai servi) Pronto è il tutto? BARONE (Violetta seduta su un divano (Un servo accenna di sì.) (piano a Flora) sta discorrendo col Dottore e Miei cari, sedete; M’è increscioso quel giovin... con alcuni amici, mentre altri è al convito che s’apre ogni cor. vanno ad incontrare quelli che FLORA sopraggiungono, tra’ quali il TUTTI (meno Violetta) Perché? Barone e Flora al braccio del Ben diceste, le cure segrete A me invece simpatico egli è. Marchese.) fuga sempre l’amico licor. (Siedono in modo che Violetta GASTONE AMICI resti tra Alfredo e Gastone; (ad Alfredo) Dell’invito trascorsa è già l’ora... di fronte vi sarà Flora, tra il E tu dunque non apri più bocca? voi tardaste... Marchese ed il Barone; gli altri Giocammo da Flora, siedono a piacere.) MARCHESE e giocando quell’ore volâr. (a Violetta) TUTTI È a madama che scuoterlo tocca. VIOLETTA È al convito che s’apre ogni cor. (va loro incontro) VIOLETTA Flora, amici, la notte che resta GASTONE (mesce ad Alfredo) d’altre gioie qui fate brillar... (parla piano a Violetta, poi dice:) Sarò l’Ebe che versa... Fra le tazze più viva è la festa... Sempre Alfredo a voi pensa. ALFREDO FLORA e MARCHESE VIOLETTA (con galanteria) E goder voi potrete? Scherzate? E ch’io bramo immortal come quella. VIOLETTA GASTONE Lo voglio; Egra foste, e ogni dì con affanno TUTTI al piacere m’affido, ed io soglio qui volò, di voi chiese... Beviamo. - Beviamo, beviam. con tal farmaco i mali sopir. VIOLETTA GASTONE TUTTI (meno Violetta) Cessate. O Barone, né un verso, né una Sì, la vita s’addoppia al gioir. Nulla son io per lui... viva troverete in quest’ora giuliva?... ALFREDO (Il Barone accenna che no.) Scena seconda Non v’inganno. GASTONE GASTONE VIOLETTA (ad Alfredo) (entrando con Alfredo) (ad Alfredo) Dunque a te... In Alfredo Germont, o signora, Vero è dunque? onde ciò? nol ecco un altro che molto v’onora; comprendo. TUTTI (meno Alfredo e Gastone) pochi amici a lui simili sono. Sì, sì, un brindisi. ALFREDO VIOLETTA (sospirando) ALFREDO Mio Visconte, mercè di tal dono. Sì, egli è ver. L’estro (Violetta dà la mano ad Alfredo, non m’arride... che gliela bacia.) 18
GASTONE ALFREDO VIOLETTA E non se’ tu maestro? (a Violetta) È un tremito che provo!... Or... là... Quando non s’ami ancora... (Indica l’altra sala.) ALFREDO passate... (a Violetta) VIOLETTA fra poco anch’io sarò. Vi fia grato? (ad Alfredo) Nol dite a chi lo ignora. TUTTI (meno Violetta e Alfredo) VIOLETTA Come bramate Sì. ALFREDO (Tutti passano nell’altra sala, (a Violetta) meno Alfredo.) ALFREDO È il mio destin così. Sì? (S’alza.) TUTTI Scena terza L’ho già in cor. Godiamo, la tazza ecc. (Violetta si alza e va a guardarsi MARCHESE [Valzer - Duetto] allo specchio.) Dunque attenti,... (S’ode musica dall’altra sala.) VIOLETTA TUTTI (meno Alfredo) Oh qual pallor!... ...Sì, attenti al cantor. TUTTI (meno Violetta) (Si volge e s’accorge d’Alfredo.) Che è ciò? Voi qui! [Brindisi] VIOLETTA ALFREDO ALFREDO Non gradireste ora le danze? Cessata è l’ansia Libiamo ne’ lieti calici, che vi turbò?... che la bellezza infiora; TUTTI (meno Violetta) e la fuggevol ora Oh il gentil pensier!... Tutti VIOLETTA s’inebrii a voluttà. accettiamo. Sto meglio. Libiam ne’ dolci fremiti che suscita l’amore, VIOLETTA ALFREDO (indicando Violetta) Usciamo dunque... Ah in cotal guisa poiché quell’occhio al core (S’avviano alla porta di mezzo, v’ucciderete... aver v’è duopo cura onnipotente va. ma Violetta colta da subito dell’esser vostro... Libiamo, amor fra i calici pallore dice:) più caldi baci avrà. Ohimè!... VIOLETTA E lo potrei? TUTTI (meno Violetta e Alfredo) TUTTI (meno Violetta) Libiamo ecc. Che avete? ALFREDO Oh! se mia VIOLETTA VIOLETTA foste, custode veglierei pe’ vostri (s’alza) Nulla, soavi dì. Tra voi saprò dividere nulla. il tempo mio giocondo; VIOLETTA tutto è follia nel mondo TUTTI (meno Violetta) Che dite? Ha forse alcuno ciò che non è piacer. Che mai v’arresta? cura di me? Godiam, fugace e rapido è il gaudio dell’amore; VIOLETTA ALFREDO è un fior che nasce e muore, (fa qualche passo) (con fuoco) né più si può goder. Usciamo... Perché nessuno al mondo Godiam, c’invita un fervido (È nuovamente obbligata a v’ama... accento lusinghier. sedere.) Oh Dio!... VIOLETTA TUTTI (meno Violetta e Alfredo) Nessun?... Godiamo, la tazza e il cantico TUTTI (meno Violetta e Alfredo) le notti abbella e il riso; Ancora! ALFREDO in questo paradiso Tranne sol io. ne scopra il nuovo dì. ALFREDO Voi soffrite? VIOLETTA VIOLETTA Gli è vero!... (ad Alfredo) TUTTI (meno Violetta e Alfredo) (ridendo) La vita è nel tripudio... Oh ciel! ch’è questo? Sì grande amor dimenticato avea. 19
ALFREDO ALFREDO [Stretta] Ridete!... e in voi v’ha un core? Io v’obbedisco... (per andarsene) VIOLETTA Parto... Scena quarta Un cor?... sì... forse... e a che lo richiedete? VIOLETTA (Tutti rientrano in tumulto A tal giungeste? riscaldati dal vino e dalle danze.) ALFREDO (Si toglie un fiore dal seno.) Ah se ciò fosse... non potreste Prendete questo fiore. TUTTI (meno Violetta) allora Si ridesta in ciel l’aurora, celiar... ALFREDO e n’è forza di partire; Perché? mercè a voi, gentil signora, VIOLETTA di sì splendido gioir. Dite davvero? VIOLETTA La città di feste è piena, Per riportarlo... volge il tempo dei piacer; ALFREDO nel riposo ancor la lena Io non v’inganno. ALFREDO si ritempri per goder. (tornando) (Partono dalla destra.) VIOLETTA Quando? Da molto è che mi amate? [3. Scena ed Aria - Finale Atto I] VIOLETTA ALFREDO Quando Ah sì, da un anno. sarà appassito. Scena quinta Un dì felice, eterea ALFREDO VIOLETTA mi balenaste innante, Oh ciel!... domani... È strano!... è strano!... in core a da quel dì tremante scolpiti ho quegli accenti!... vissi d’ignoto amor. VIOLETTA Saria per me sventura un serio Di quell’amor ch’è palpito Ebben... amore?... dell’universo intero, Domani. Che risolvi, o turbata anima misterïoso, altèro, mia?... croce e delizia al cor. ALFREDO Null’uomo ancora t’accendeva... (prende con trasporto il fiore) Oh gioia VIOLETTA Io son felice! ch’io non conobbi, esser amata Ah se ciò è ver, fuggitemi... amando!... solo amistade io v’offro; VIOLETTA E sdegnarla poss’io amar non so, né soffro D’amarmi dite ancora? per l’aride follie del viver mio?... un così eroico ardore. Io sono franca, ingenua; ALFREDO Ah fors’è lui che l’anima altra cercar dovete; Oh quanto v’amo! solinga ne’ tumulti non arduo troverete (per partire) godea sovente pingere dimenticarmi allor ecc. de’ suoi colori occulti!... VIOLETTA Lui, che modesto e vigile ALFREDO Partite? all’egre soglie ascese, Oh amore ecc. e nuova febbre accese ALFREDO destandomi all’amor!... GASTONE Parto. A quell’amor ch’è palpito (sulla porta di mezzo) (Torna a lei, le bacia la mano.) dell’universo intero, Ebben? che diamin fate? misterïoso, altèro, VIOLETTA croce e delizia al cor. VIOLETTA Addio. Si folleggiava... A me, fanciulla, un candido ALFREDO e trepido desire, GASTONE Di più non bramo. quest’effigiò dolcissimo Ah! ah!... sta ben!... restate! (Esce.) signor dell’avvenire, (Rientra.) quando ne’ cieli il raggio VIOLETTA e ALFREDO di sua beltà vedea, VIOLETTA (lontano) e tutta me pascea (ad Alfredo) Addio. di quel divino error. Amor dunque non più... Vi garba (più lontano) Sentia che amore è palpito ecc. il patto? Addio. (Resta concentrata; scuotendosi) 20
Follie! follie!... delirio vano è Volaron già tre lune ALFREDO questo!... dacché la mia Violetta Imposto?!... e v’abbisogna?... Povera donna, sola, agi per me lasciò, dovizie, onori abbandonata in questo e le pompose feste, ANNINA popoloso deserto ov’agli omaggi avvezza, Mille luigi. che appellano Parigi, vedea schiavo ciascun di sua che spero or più? che far degg’io? bellezza... ALFREDO Gioire,... Ed or contenta in questi ameni Or vanne... Andrò a Parigi... di voluttà ne’ vortici perir!... luoghi questo colloquio non sappia la Gioir!... tutto scorda per me... Qui presso signora; a lei il tutto valgo a riparare ancora; Sempre libera degg’io io rinascer mi sento, va’! va’! folleggiare di gioia in gioia, e dal soffio d’amor rigenerato (Annina parte.) vo’ che scorra il viver mio scordo ne’ gaudi suoi tutto il pei sentieri del piacer. passato. Nasca il giorno, o il giorno muoia, Scena terza sempre lieto ne’ ritrovi, De’ miei bollenti spiriti a diletti sempre nuovi il giovanile ardore ALFREDO dee volare il mio pensier. ella temprò col placido Oh mio rimorso! oh infamia! sorriso dell’amore!... io vissi in tale errore?... ALFREDO Dal dì che disse: vivere Ma il turpe sonno a frangere (sotto al balcone) io voglio a te fedel, il ver mi balenò!... Amor è palpito ecc. dell’universo immemore, Per poco in seno acquètati, io vivo quasi in ciel. o grido dell’onore; VIOLETTA m’avrai securo vindice; Oh amore! quest’onta laverò. Follie!... gioir!... Scena seconda (Esce.) Sempre libera ecc. ALFREDO [5. Scena e Duetto] Annina, donde vieni? ALFREDO (sotto al balcone) ANNINA Scena quarta Amor è palpito ecc. (entra affannosa) Da Parigi. VIOLETTA VIOLETTA (entra con alcune carte, parlando ...dee volar ecc. ALFREDO con Annina) (Entra a sinistra.) Chi tel commise? Alfredo? ANNINA ANNINA ATTO SECONDO Fu la mia signora. Per Parigi or or partiva. Casa di campagna presso Parigi. ALFREDO VIOLETTA Salotto terreno. Nel fondo, in faccia Perché? E tornerà? agli spettatori, è un camino, sopra il quale uno specchio ed un orologio, ANNINA ANNINA fra due porte chiuse da cristalli che Per alienar cavalli, cocchi Pria che tramonti il giorno... mettono ad un giardino. Al primo e quanto ancor possiede... dirvel m’impose. piano due altre porte, una di fronte all’altra. - Sedie, tavolini, qualche ALFREDO VIOLETTA libro, l’occorrente per iscrivere. Che mai sento! È strano! [4. Scena ed Aria] ANNINA GIUSEPPE Lo spendio è grande a viver qui (le presenta una lettera) solinghi... Per voi. Scena prima ALFREDO VIOLETTA ALFREDO E tacevi? (prende la lettera) (entra in costume da caccia) Sta ben... In breve Lunge da lei per me non v’ha ANNINA giungerà un uom d’affari... entri diletto!... Mi fu il silenzio imposto. all’istante. (Depone il fucile.) (Annina e Giuseppe partono.) 21
Scena quinta GERMONT che lieti ne rendea... (guardando intorno) Deh non mutate in triboli VIOLETTA Pur tanto lusso... le rose dell’amor, (apre la lettera) a’ prieghi miei resistere Ah, ah! Scopriva Flora il mio VIOLETTA non voglia il vostro cor. ritiro, (gli dà una carta) e m’invita a danzar per questa A tutti VIOLETTA sera!... è mistero quest’atto... A voi nol Ah! comprendo: dovrò per alcun (Getta il foglio sul tavolino e sia... tempo siede.) (Germont scorre le carte.) da Alfredo allontanarmi... Invan m’aspetterà... doloroso GERMONT fora per me... pur... GIUSEPPE Ciel! che discopro! È qui un signore. D’ogni vostro avere or volete GERMONT spogliarvi? Non è ciò che chiedo... VIOLETTA Ah il passato perché, perché (Sarà lui che attendo.) v’accusa?... VIOLETTA (Accenna a Giuseppe Cielo! che più cercate? offersi d’introdurlo.) VIOLETTA assai! Più non esiste... GERMONT (con entusiasmo) GERMONT Madamigella Valéry?... Or amo Alfredo, e Dio Pur non basta! lo cancellò col pentimento mio! VIOLETTA VIOLETTA Son io. GERMONT Volete che per sempre Nobili sensi invero! a lui rinunzi? GERMONT D’Alfredo il padre in me vedete. VIOLETTA GERMONT Oh come dolce È d’uopo. VIOLETTA mi suona il vostro accento! Voi?... VIOLETTA (Sorpresa, l’invita a sedersi.) GERMONT Ah no! giammai! no, mai! (alzandosi) GERMONT Ed a tai sensi Non sapete quale affetto Sì, dell’incauto, che a ruina corre, un sacrifizio chieggo. vivo, immenso m’arda in petto? ammaliato da voi. che né amici, né parenti VIOLETTA io non conto tra’ viventi? VIOLETTA (alzandosi) e che Alfredo m’ha giurato (risentita, alzandosi) Ah no... tacete... che in lui tutto troverò? Donna son io, signore, ed in mia Terribil cosa chiedereste certo... Non sapete che colpita casa; il previdi... v’attesi... era felice d’atro morbo è la mia vita? ch’io vi lasci assentite, troppo... che già presso il fin mi vedo? più per voi, che per me. Ch’io mi sèpari da Alfredo? (Per uscire.) GERMONT Ah il supplizio è sì spietato, D’Alfredo il padre, che a morir preferirò... GERMONT la sorte, l’avvenir domanda or qui (Quai modi!) Pure... de’ suoi due figli!... GERMONT È grave il sagrifizio, VIOLETTA VIOLETTA ma pur, tranquilla uditemi... Tratto in error voi foste... Di due figli! (Torna a sedere.) Bella voi siete e giovine... GERMONT col tempo... GERMONT Sì. De’ suoi beni VIOLETTA egli dono vuol farvi... Pura siccome un angelo Ah più non dite... Iddio mi diè una figlia; v’intendo... m’è impossibile... VIOLETTA se Alfredo nega riedere lui solo amar vogl’io... Non l’osò finora... in seno alla famiglia, rifiuterei... l’amato a amante giovine, GERMONT cui sposa andar dovea, Sia pure... ma volubile or si ricusa al vincolo sovente è l’uom... 22
VIOLETTA VIOLETTA ch’io consumai d’amore... (colpita) Dite alla giovine ecc. che sarà suo fin l’ultimo Gran Dio! sospiro del mio cor. GERMONT GERMONT Ah supremo ecc. GERMONT Un dì, quando le veneri Premiato il sacrifizio il tempo avrà fugate, VIOLETTA sarà del vostro amore, fia presto il tedio a sorgere... Imponete! d’un’opra così nobile Che sarà allor?... pensate... sarete fiera allor. Per voi non avran balsamo GERMONT i più soavi affetti, Non amarlo ditegli. VIOLETTA poiché dal ciel non furono Conosca ecc. tai nodi benedetti... VIOLETTA Nol crederà. GERMONT VIOLETTA ...sarete fiera ecc. È vero! è vero! GERMONT Partite... VIOLETTA GERMONT Qui giunge alcun: partite! Ah dunque sperdasi VIOLETTA tal sogno seduttore... Seguirammi. GERMONT Ah, grato v’è il cor mio! VIOLETTA GERMONT È vero! è ver! Allor... VIOLETTA Partite! GERMONT VIOLETTA Non ci vedrem più forse... Siate di mia famiglia Qual figlia m’abbracciate... forte (S’abbracciano.) l’angel consolatore... così sarò... Violetta, deh pensateci, (S’abbracciano.) VIOLETTA e GERMONT ne siete in tempo ancor... Tra breve ei vi fia reso, Siate felice... È Dio che ispira, o giovine, ma afflitto oltre ogni dire... A suo (Si allontanano verso la porta.) tai detti a un genitor. conforto (indicandogli il giardino) VIOLETTA VIOLETTA di colà volerete. Addio! (con estremo dolore; da sé) (Violetta va per iscrivere.) (Così alla misera, ch’è un dì GERMONT caduta, GERMONT Addio! di più risorgere speranza è muta!... Che pensate? (Germont è sulla porta.) Se pur benefico le indulga Iddio, l’uomo implacabil per lei sarà!...) VIOLETTA VIOLETTA Sapendol, v’opporreste al pensier (piangendo) GERMONT mio... Conosca il sacrifizio... Siate di mia famiglia ecc. GERMONT GERMONT VIOLETTA Generosa!... e per voi che far Sì. (a Germont piangendo) poss’io?... Dite alla giovine sì bella e pura, VIOLETTA ch’avvi una vittima della sventura, VIOLETTA ...che consumai d’amore... cui resta un unico raggio di bene... (tornando a lui) che a lei il sacrifica e che morrà. Morrò!... la mia memoria GERMONT non fia ch’ei maledica, Sì. GERMONT se le mie pene orribili Piangi, o misera. Supremo, il vi sia chi almen gli dica. VIOLETTA veggo, (piangendo) è il sacrifizio ch’io ora ti GERMONT ...che sarà suo fin l’ultimo... chieggo... No, generosa, vivere (Il pianto le tronca la parola.) Sento nell’anima già le tue e lieta voi dovrete,... Addio! pene;... mercè di queste lagrime coraggio, e il nobil tuo cor dal cielo un giorno avrete. vincerà! GERMONT VIOLETTA Addio! Conosca il sacrifizio 23
VIOLETTA e GERMONT VIOLETTA GIUSEPPE Felice siate... Addio! No, per ora. (entrando frettoloso) (Germont esce per la porta del La signora è partita... giardino.) ALFREDO l’attendeva un calesse, e sulla via Mi perdona... son io preoccupato. già corre di Parigi... Annina pure [6. Scena] prima di lei spariva... VIOLETTA Scena sesta (alzandosi) ALFREDO Che fu? Il so... ti calma. VIOLETTA Dammi tu forza, o cielo!... ALFREDO GIUSEPPE (Siede e scrive; suona il Giunse mio padre... (Che vuol dir ciò?) campanello.) (Parte.) VIOLETTA ANNINA Lo vedesti?... ALFREDO Mi richiedeste?... Va forse d’ogni avere ALFREDO ad affrettar la perdita... ma Annina VIOLETTA Ah no; severo scritto mi lasciava! lo impedirà... Sì; reca tu stessa però l’attendo... t’amerà in (Si vede il padre attraversare da questo foglio... vederti... lontano il giardino.) Qualcuno è nel giardino... ANNINA VIOLETTA Chi è là?... (ne guarda la direzione e se ne (molto agitata) (Per uscire.) mostra sorpresa) Ch’ei qui non mi sorprenda... Oh! lascia che m’allontani... UN COMMISSIONARIO (male frenando il pianto) (sulla porta) VIOLETTA tu lo calma... Il signor Germont? Silenzio... va’ all’istante. Ai piedi suoi mi getterò... divisi (Annina parte.) ei più non ne vorrà... sarem ALFREDO felici... Son io. VIOLETTA perché tu m’ami, Alfredo, non è Ed or si scriva a lui... vero?... COMMISSIONARIO Che gli dirò?... Chi men darà il Una dama coraggio?... ALFREDO da un cocchio, per voi, di qua non (Scrive, poi suggella.) Oh quanto! Perché piangi?... lunge, mi diede questo scritto... ALFREDO VIOLETTA (Dà una lettera ad Alfredo, ne (entra) Di lagrime avea d’uopo... or son riceve una moneta, e parte.) Che fai?... tranquilla... (forzandosi) VIOLETTA lo vedi?... ti sorrido... or son Scena ottava (nascondendo la lettera) tranquilla... Nulla. Sarò là, tra quei fior, presso a te ALFREDO sempre... Di Violetta!... Perché son io ALFREDO (con passione e forza) commosso?... Scrivevi? Amami, Alfredo, quant’io t’amo... A raggiungerla forse ella Addio!... m’invita... VIOLETTA (Corre in giardino.) Io tremo!... Oh ciel!... coraggio!... (confusa) (Apre la lettera e legge.) Sì... no... [Scena ed Aria] «Alfredo, al giungervi di questo foglio...» ALFREDO (un grido) Qual turbamento!... a chi Scena settima Ah!... scrivevi?... (Si volge e si trova nelle braccia ALFREDO del padre.) VIOLETTA Ah, vive sol quel core all’amor Padre mio! A te. mio! (Siede, apre un libro; guarda GERMONT ALFREDO l’ora.) Mio figlio! Dammi quel foglio. È tardi... ed oggi forse Oh quanto soffri!... Oh tergi il più non verrà mio padre. pianto, 24
ritorna di tuo padre orgoglio e l’amor che m’ha guidato FLORA e DOTTORE vanto. sa tutto perdonar. Fia vero?... (Alfredo, disperato, siede presso il Vieni, i tuoi cari in giubilo tavolino col volto fra le mani.) con me rivedi ancora; MARCHESE a chi però finora Ella verrà qui col barone. GERMONT tal gioia non negar. Di Provenza il mar, il suol chi dal Un padre ed una suora DOTTORE cor ti cancellò? t’affretta a consolar. Li vidi ieri ancor... parean felici. Al natio fulgente sol qual destino (S’ode rumore a destra.) ti furò? ALFREDO Oh rammenta pur nel duol ch’ivi Mille serpi divoranmi il petto... FLORA gioia a te brillò, Silenzio... udite?... e che pace colà sol su te splendere GERMONT ancor può... M’ascolti tu? FLORA, DOTTORE e Dio mi guidò! MARCHESE ALFREDO (vanno verso la destra) Ah! il tuo vecchio genitor tu non No. Giungono gli amici. sai quanto soffrì! Te lontano, di squallor il tuo tetto GERMONT [Coro di Zingarelle] si coprì... Un padre ed una suora ecc. Ma se alfin ti trovo ancor se in me speme non fallì, ALFREDO Scena decima se la voce dell’onor in te appien (scuotendosi, getta a caso gli non ammutì... occhi sulla tavola, e vede la ZINGARELLE Dio m’esaudì! lettera di Flora, la scorre ed (entrando) esclama:) Noi siamo zingarelle (scuotendo Alfredo) Ah!... ell’è alla festa!... volisi venute da lontano; Né rispondi d’un padre l’offesa a vendicar! d’ognuno sulla mano all’affetto? (Fugge precipitosamente leggiamo l’avvenir. (Abbracciandolo.) inseguito dal padre.) Se consultiam le stelle null’avvi a noi d’oscuro, ALFREDO GERMONT e i casi del futuro Mille furie divoranmi il petto... Che dici?... ah! ferma! possiamo altrui predir. (respingendo il padre) Vediamo?... Mi lasciate... [7. Finale II] (osservando la mano di Flora) Voi, signora, GERMONT Galleria nel palazzo di Flora, rivali alquante avete... Lasciarti!... riccamente addobbata e (osservando la mano del illuminata. Marchese) ALFREDO Una porta nel fondo e due Marchese, voi non siete (risoluto) laterali. A destra, più avanti, un model di fedeltà. (Oh vendetta!) tavoliere con quanto occorre pel giuoco; a sinistra, ricco tavolino FLORA GERMONT con fiori e rinfreschi, varie sedie e (al Marchese) Non più indugi, partiamo... un divano. Fate il galante ancora? t’affretta... ben, vo’ me la paghiate. ALFREDO Scena nona MARCHESE (Ah fu Douphol!) (a Flora) (Flora, il Marchese, il Dottore, ed Che diamin vi pensate? GERMONT altri invitati entrano dalla sinistra l’accusa è falsità. M’ascolti tu? discorrendo fra loro.) FLORA ALFREDO FLORA La volpe lascia il pelo, No! Avrem lieta di maschere la notte; non abbandona il vizio... n’è duce il viscontino... Marchese mio, giudizio, GERMONT Violetta ed Alfredo anco invitai... o vi farò pentir. Dunque invano trovato t’avrò? MARCHESE La novità ignorate?... DOTTORE e ZINGARELLE No, non udrai rimproveri; Vïoletta e Germont sono disgiunti. Su via, si stenda un velo copriam d’oblìo il passato: sui fatti del passato; 25
già quel ch’è stato è stato, GASTONE e MATTADORI BARONE badate all’avvenir. Poi, tra plausi, ritornato (piano a Violetta) alla bella del suo cor, (Germont è qui! il vedete?) TUTTI colse il premio desïato Su via ecc. tra le braccia dell’amor. VIOLETTA ...badate / badiamo ecc. (da sé) (Flora ed il Marchese si stringono FLORA, DOTTORE, (Cielo! gli è vero!) la mano.) MARCHESE e ZINGARELLE (piano al Barone) Con tai prove i mattadori Il vedo. [Coro di Mattadori Spagnuoli] san le belle conquistar! BARONE GASTONE e MATTADORI (cupo) Scena undicesima Ma qui son più miti i cori; Da voi non un sol detto si volga a a noi basta folleggiar. questo Alfredo... (Gastone ed altri mascherati da non un detto!... Mattadori e Piccadori spagnuoli TUTTI entrano vivacemente dalla Sì, allegri, or pria tentiamo VIOLETTA destra.) della sorte il vario umor; (da sé) la palestra dischiudiamo (Ah perché venni, incauta! Pietà, GASTONE e MATTADORI agli audaci giuocator. gran Dio, di me!) Di Madride noi siam mattadori, (Gli uomini si tolgono la siamo i prodi del circo dei tori, maschera, e chi passeggia, chi si FLORA testé giunti a godere del chiasso accinge a giocare.) Meco t’assidi, narrami: quai che a Parigi si fa pel bue grasso; novità vegg’io?... e una storia, se udire vorrete, [Sèguito del Finale II] (Fa sedere Violetta presso di sé quali amanti noi siamo, saprete. sul divano; il Dottore si avvicina ad esse; Flora e Violetta parlano FLORA, DOTTORE, Scena dodicesima fra loro; il Marchese si trattiene a MARCHESE e ZINGARELLE parte col Barone; Gastone taglia, Sì, sì, bravi; narrate, narrate: (Entra Alfredo.) Alfredo ed altri puntano, altri con piacere l’udremo. passeggiano.) TUTTI GASTONE e MATTADORI Alfredo! Voi! ALFREDO Ascoltate. Un quattro! ALFREDO È Piquillo un bel gagliardo Sì, amici... GASTONE biscaglino mattador; Ancora hai vinto! forte il braccio, fiero il guardo, FLORA delle giostre egli è signor. Violetta? ALFREDO D’andalusa giovinetta Sfortuna nell’amore follemente innamorò; ALFREDO fortuna reca al giuoco!... ma la bella ritrosetta Non ne so. (Punta e vince.) così al giovane parlò: Cinque tori in un sol giorno TUTTI GASTONE, MARCHESE e vo’ vederti ad atterrar; Ben disinvolto! bravo! Or via, INVITATI e se vinci, al tuo ritorno giuocar si può. È sempre vincitore!... mano e cor ti vo’ donar. (Gastone si pone a tagliare, Sì, gli disse, e il mattadore Alfredo ed altri puntano. - Entra ALFREDO alle giostre mosse il piè; Violetta al braccio del Barone. Oh vincerò stassera; e l’oro cinque tori, vincitore, Flora va loro incontro.) guadagnato sull’arena egli stendé. poscia a goder tra’ campi ritornerò FLORA beato. FLORA, DOTTORE, Qui desïata giungi... MARCHESE e ZINGARELLE FLORA Bravo, bravo il mattadore, VIOLETTA Solo?... ben gagliardo si mostrò, Cessi al cortese invito. se alla giovine l’amore ALFREDO in tal guisa egli provò! FLORA No... no... con tale che vi fu meco Grata vi son, barone, d’averlo pur ancora, gradito. poi mi sfuggia... 26
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