LA TRAVIATA Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020-21 - Salerno Cultura

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LA TRAVIATA Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020-21 - Salerno Cultura
LA TRAVIATA
                         Musica di
                       Giuseppe Verdi

                 Stagione Lirica,
             di Balletto e di Concerti
                     2020-21

PROGETTO COFINANZIATO DAL PIANO STRATEGICO CULTURALE - POC 2014-2020

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Direttore Artistico
Daniel Oren
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Ci Muove la Passione
Stagione Lirica, di Balletto
e di Concerti 2021

                               Segretario Artistico
                               Antonio Marzullo
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La Traviata
Musica di Giuseppe Verdi

Mercoledì 15 dicembre ore 21.00
Venerdì 17 dicembre ore 21.00
Domenica 19 dicembre ore 18.00

DURATA SPETTACOLO:
I atto 30 minuti circa
Intervallo 20 minuti circa
II atto 60 minuti circa
 Intervallo 20 minuti circa
 III atto 25 minuti circa
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Giuseppe Verdi (1813-1901)

La Traviata
Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
tratto dal dramma La dame aux camélias di A. Dumas figlio
Edizione: Edwin F.Kalmus & CO, INC
Prima rappresentazione:
Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853

Direttore d’Orchestra Pier Giorgio Morandi
Regia e Costumi Massimo Gasparon
Maestro del Coro Armando Tasso
Scene Alfredo Troisi
Coreografie Luigi Ferrone

Violetta Valéry Nino Machaidze
Flora Bervoix Sofia Koberidze
Alfredo Germont Antonio Poli
Giorgio Germont Massimo Cavalletti
Gastone Francesco Pittari
Il barone Douphol/Un commissionario Angelo Nardinocchi
Annina Miriam Artiaco
Il marchese d’Obigny Maurizio Bove
Il dottor Grenvil Carlo Striuli
Giuseppe Salvatore De Crescenzo
Un domestico Marino Orta

Etoile ospiti Anbeta Toromani, Alessandro Macario

ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO
CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO
CORPO DI BALLO DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO

Nuovo allestimento del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno

Direttore musicale di palcoscenico                         Direttore di Scena
Maurizio Iaccarino                                     Ermeneziano Lambiase

Pianista del Coro                                           Maestro collaboratore
M°Lucrezia Benevento                                              Paolo Cavaliere

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Giuseppe Verdi
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Giuseppe Verdi                                             A trentasette anni il compositore aveva ormai
Giuseppe Verdi, uno dei compositori e                      raggiunto una fama internazionale; le sue opere
maestri più celebri della storia della musica,             si rappresentano con frequenza in tutti i teatri del
nacque da una famiglia di umili origini a Roncole          mondo, e vengono commissionate dai principali
di Busseto (ora Roncole Verdi), dell’allora Stato          teatri italiani, e aveva affrontato anche l’esperienza
di Parma governato dalla Francia, il 10 Ottobre            del Grand Opéra parigino mettendo in scena I
1813. Dotato di una precoce inclinazione musicale,         Lombardi sotto la nuova veste di Jerusalem.
Giuseppe Verdi si esercitava su una piccolissima           Trasferitosi a Sant’Agata, nel piacentino, poco
spinetta, iniziava così il suo approccio alla musica       distante da Busseto, si dedicò all’agricoltura,
mentre aiutava i genitori nella loro piccola               coltivò il suo interesse per l’arte, la poesia,
osteria di paese. La sua formazione culturale              l’economia e la politica, fu anche eletto consigliere
ed umanistica avvenne soprattutto attraverso la            nella giunta della provincia di Piacenza e
frequentazione della ricca Biblioteca della Scuola         naturalmente continuò la sua instancabile attività
dei Gesuiti a Busseto.                                     di compositore con la stesura di opere che ebbero
I principi della composizione musicale e della             ancor più successo delle precedenti, come:
pratica strumentale gli vennero da Ferdinando              Rigoletto (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo
Provesi, maestro dei locali Filarmonici; ma fu             1851), Il Trovatore (Teatro Apollo di Roma, 19
a Milano che avvenne la formazione della sua               gennaio 1853), La Traviata (Teatro La Fenice, 6
personalità. Non ammesso al Conservatorio del              marzo 1853), I Vespri Siciliani (Teatro de l’Operà
capoluogo lombardo (per aver superato i limiti             di Parigi, 13 giugno 1855), Simon Boccanegra
d’età), per la durata di un triennio si perfezionò         (Teatro La Fenice, 12 marzo 1857), Un ballo in
nella tecnica contrappuntistica con Vincenzo               maschera (Teatro Apollo di Roma, 17 febbraio
Lavigna, già “maestro al cembalo” del Teatro alla          1859).
Scala, mentre la frequentazione dei teatri milanesi        Sono anche gli anni della vita politica di Verdi che
gli permise una conoscenza diretta del repertorio          dal 1861 al 1865 fu deputato del primo Parlamento
operistico contemporaneo.                                  del Regno d’Italia, durante questo periodo
La sua prima opera Oberto Conte di San                     compose l’Inno delle Nazioni per l’Esposizione
Bonifacio andò in scena il 17 novembre del 1839            Universale di Londra nel 1862.
al Teatro alla Scala di Milano, ma la seconda              Il ritmo compositivo di Verdi rallenta dopo la
opera Un giorno di regno, a soggetto comico,               rappresentazione de La forza del destino (Teatro
rappresentata il 5 settembre dell’anno dopo, fu un         Imperiale di Pietroburgo, 10 novembre 1862)
fiasco totale e non fu mai più replicata.                  seguiranno: Don Carlos (Teatro de l’Operà di
Negli anni successivi inizia per Verdi una fruttuosa       Parigi, 11 marzo 1867), Aida (Teatro dell’Opera
e instancabile attività compositiva: Nabucodonosor         del Cairo, 24 dicembre 1871), commissionata
(Teatro alla Scala 9 Marzo 1842) seguita da I              per l’inaugurazione del canale di Suez e l’unica
Lombardi alla Prima Crociata (Teatro alla Scala,           composizione di genere cameristico il Quartetto in
11 febbraio 1843) Ernani (Teatro La Fenice di              mi minore per archi nel 1873.
Venezia, 9 marzo 1844), I due Foscari (Teatro              Nel 1874, venne nominato Senatore, scrisse una
Argentina di Roma, 3 novembre 1844), Giovanna              Messa di Requiem per la morte di Alessandro
d’Arco (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio           Manzoni, e negli anni seguenti, le ultime opere
1845), Alzira (Teatro di San Carlo di Napoli, 12           Otello (5 febbraio 1887) e Falstaff (9 febbraio
agosto 1845), Attila (Teatro La Fenice di Venezia,         1893) che furono rappresentate a Milano, dove
17 marzo 1846), Macbeth (Teatro della Pergola,             si era trasferito. La parabola artistica di Verdi si
14 marzo 1847), I Masnadieri (Teatro Her Majesty           chiuse con la composizione dei tre pezzi sacri,
di Londra, 22 luglio 1847), Il corsaro (Teatro             uno Stabat Mater e un Te Deum per coro e grande
Grande di Trieste, 25 ottobre 1848), La battaglia          orchestra, un’ Ave Maria per coro a cappella.
di Legnano (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio           Giuseppe Verdi morì a Milano il 27 gennaio 1901
1849), Luisa Miller (Teatro di San Carlo di Napoli,        ed è sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti
8 dicembre 1849), Stiffelio (Teatro Grande di              di Milano, da lui stesso fondata che ha sempre
Trieste, 16 novembre 1850).                                definito “l’opera mia più bella”.
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Bozzetti di scena
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“La traviata: un grande ritratto di psicologia             vità di quest’opera è inoltre nel realismo della vita
in musica”.                                                comune, come l’autore stesso ribadiva ancora in
di Rosanna Di Giuseppe                                     una lettera al De Sanctis scritta in seguito all’ insuc-
                                                           cesso dell’opera a Napoli:«…Perché sul vostro San
Verdi scelse il soggetto della Traviata consape-           Carlo non si potrà rappresentare indifferentemente
vole della sua eccezionalità: «A Venezia faccio la         una regina od una paesana, una donna virtuosa o
Dame aux camélias che avrà per titolo, forse, Tra-         una puttana? […] Se si può morire di veleno o di
viata. Un soggetto dell’epoca. Un altro forse non          spada perché non si può morire di tisi o di peste!
l’avrebbe fatto per i costumi, pei tempi e per mille       Tutto ciò non succede forse nella vita comune?».
goffi scrupoli…Io faccio con tutto il piacere. Tutti       Ultima opera della famosa “trilogia romantica”
gridavano quando io proposi un gobbo da mettere            comprendente Rigoletto e il Trovatore con le cui
in scena. Ebbene io ero felice di scrivere il Rigo-        fasi conclusive venne a sovrapporsi nella sua gene-
letto»così scriveva mentre lavorava alla Traviata al       si, si rivolge all’ambiente contemporaneo e al tema
suo amico napoletano Cesarino De Sanctis. Tratta           amoroso intrecciato con quello della denuncia dei
dal dramma recentissimo di Alexandre Dumas fi-             pregiudizi e ipocrisie della società borghese di cui
glio, rappresentato a partire dal febbraio 1852 al         lo stesso Verdi era evidentemente rimasto vittima
Théâtre del Vaudeville a Parigi (il romanzo era del        nella sua relazione con la Strepponi. L’ispiratrice
1848), l’opera sostanzialmente vi si attiene, salvo        di Violetta è quella Dame au camélias che aveva
qualche abbreviazione. Come si sa, quello che sa-          riportato nel romanzo, in un contesto decadente, le
rebbe diventato uno dei melodrammi più rappre-             vicende biografiche di un personaggio realmente
sentati al mondo, andò incontro ad un fiasco clamo-        esistito nella prima metà del secolo, Marie Duples-
roso nella sua prima esecuzione, il 6 marzo 1853           sis, ragazza dai facili costumi morta a soli 23 anni
alla Fenice di Venezia, per poi essere riscattato circa    di tubercolosi, frequentatrice del bel mondo, corti-
un anno dopo dal grande successo della sua ripresa         giana di lusso, definita da qualcuno “consolatrice
avvenuta sempre a Venezia, nel Teatro San Bene-            intellettuale” di celebri artisti tra cui si annoverano
detto (ancora un insuccesso sarebbe stato invece           Alfred De Musset e Franz Liszt, e appunto Ales-
registrato a Napoli nell’ottobre del 1854). Tra le         sandro Dumas figlio di cui costituì una grande pas-
ragioni della caduta fu pure, oltre alle innovazioni       sione giovanile. Dal romanzo fu adattato qualche
formali, quella dell’ambientazione contemporanea,          anno dopo il fortunato omonimo lavoro teatrale. È
tanto è vero che nel corso dell’Ottocento la rappre-       stata sottolineata da Marcello Conati la lunga fre-
sentazione della Traviata fu retrodatata al 1700,          quentazione che Verdi ha avuto quando era a Parigi
all’epoca di Luigi XIII, con Alfredo assurdamente          negli anni 1847-49, dei teatri di boulevard, dove
in abiti da moschettiere. Eppure Verdi, malgrado i         si davano appunto mélodrames, vale a dire pièces
rischi che presentava aveva voluto fortemente quel         teatrali popolari che facevano abbondante uso
libretto nell’intento di allontanarsi dal melodramma       della musica e particolarmente attente all’effetto
storico e di inseguire nuovi interessi. Sensibile allo     spettacolare, ipotizzando l’influenza di tali spetta-
spirito del tempo egli aveva avvertito già dal ’49         coli sulla svolta drammaturgica verdiana degli anni
che era ormai superata l’opera patriottica, cosicché       1849-59. Evidentemente a Verdi non interessavano
a partire da Luisa Miller e Stiffelio aveva iniziato       ovviamente le musiche che li accompagnavano in
un nuovo corso della sua ricerca drammaturgica             quanto tali, ma gli effetti del mélodrame stesso, la
privilegiando soggetti privati e borghesi, con al          sua particolare dinamica scenico-musicale, la sua
centro dei grandi personaggi e in particolar modo          tecnica di “dramma parlato con accompagnamento
l’animo femminile, da indagare psicologicamente            musicale”. D’altronde in Francia quella produzione
pur sempre in una visione complessa in cui l’analisi       teatrale con le varie trasformazioni subite durante
della passione amorosa da sempre centrale nel me-          la prima metà dell’Ottocento fu fondamentale per
lodramma è giudicata ormai esaurita e piuttosto da         la nascita del drame romantique degli anni Tren-
calare all’interno di più articolati rapporti familiari,   ta soprattutto quando il mélodrame abbandonò il
umani, sociali. D’altronde egli non faceva altro che       lieto fine.Verdi venne ad esempio probabilmente
sviluppare un allargamento di orizzonti del melo-          a conoscenza di Kabale und Liebe di Schiller (da
dramma romantico rispetto all’univocità del senti-         cui trasse la Luisa Miller) attraverso l’adattamen-
mento amoroso già iniziato negli anni Quaranta cir-        to abbastanza rispettoso che ne aveva fatto Dumas
ca dell’Ottocento nelle opere mature di Donizetti.         padre per il Thèatre Historique nel 1847, nel perio-
Il preludio della Traviata è la cifra della nuova          do in cui reduce da Londra per la rappresentazione
disposizione intima dell’autore, ormai lontano dai         dei Masnadieri approdò a Parigi. Di recente Emi-
cimenti roboanti delle opere risorgimentali. La no-        lio Sala ha dimostrato la relazione tra certi effetti
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drammatico-musicali di quegli spettacoli con il            al massimo nel celebre brindisi in cui si brinda al
“laboratorio” compositivo verdiano. Quando nel             vino, all’amore, alle gioie fuggevoli. Nel secondo
febbraio del 1852 la versione teatrale della Dame          atto accadono invece varie azioni fondamentali.
au camélias ( pièce mêlée de chant) fu data al             Diviso in due quadri, nel primo, rappresentato dalla
Théatre du Vaudeville per un seguito di ben cento          casa di campagna dove i due protagonisti si sono
rappresentazioni, Verdi era di nuovo a Parigi ed è         ritirati a vivere, assistiamo all’incontro di Germont
presumibilmente attendibile la testimonianza dei           padre con Violetta e alla conseguente drammatica
fratelli Escudier secondo cui egli assisté ad una di       decisione di quest’ultima di lasciare Alfredo; nel
esse. Quello spettacolo arrivò poi in Italia al Teatro     secondo quadro, in casa di Flora a Parigi, ancora
Re di Milano, in francese, mentre nella traduzione         durante una festa in maschera vi è l’azione terribile
italiana apparve al Teatro Apollo sempre a Milano          dell’offesa pubblica di Alfredo nei confronti dell’a-
nel febbraio-marzo 1853, mentre si provava l’opera         mata, quando in seguito alla conferma da lei rice-
di Verdi alla Fenice di Venezia. Le musiche di scena       vuta del suo nuovo amore per il barone Douphol
della pièce francese erano state firmate da Édouard        le getta ai piedi una borsa di denaro. Nel terzo atto
Montaubry, in esse questi aveva utilizzato tantissi-       ritorna l’amore ma come nostalgia e ricordo, come
mo le forme del valzer e della polka (una sorta di         amore impossibile nel momento ormai prossimo
“valzer a due tempi”) che saranno i ritmi privilegiati     alla morte, il lento e inesorabile svanire della vita
della Traviata, «forse in nessun’altra opera come ne       di Violetta si consuma in una stanza chiusa mentre
La Traviata, Verdi sfrutta i ritmi e le melodie di bal-    fuori per le strade impazza il carnevale.
lo, e in particolar modo quelli del valzer» (Surian).        Stilisticamente siamo al culmine di quello che
D’altronde nella mitografia ottocentesca di questa         Massimo Mila definisce lo stile vocale verdiano
danza, essa è sinonimo di amore sensuale, di coppia        rispetto al percorso intrapreso nelle opere a seguire
chiusa, di vita mondana ma anche di “dispersione           che egli considera di tipo vocale-strumentale a in-
esistenziale” e della vita che passa. Ad apertura di       dicare l’interesse che il musicista allargherà sempre
sipario la Traviata esibisce platealmente il suo rit-      di più in direzione dell’approfondimento della fun-
mo caratterizzante. Il libretto di Francesco Maria         zione drammaturgica dello strumentale accanto a
Piave riproduce in sostanza il piano drammatico            quella della vocalità, assieme alla ricerca di una più
del romanzo e poi dramma di Dumas. Le differenze           variegata e ampia espressione musicale, percorso
consistono nella riduzione di quest’ultimo da cin-         che coinciderà con il progressivo affinamento della
que a tre atti (è omesso il secondo atto di Dumas)         scrittura orchestrale. In realtà quest’ultimo comin-
e nel cambiamento dei nomi dei personaggi: Mar-            cia già in Traviata sebbene in tale lavoro la ricerca
gherita Gautier diventa Violetta Valéry; Armando           vocale raggiunga il suo culmine nel connubio con
Duval, Alfredo Germont.Verdi vi introduce di più           la dominante espressiva dello “psicologismo”. Mai
forse un’accentuazione del sacrificio d’amore che          come qui la verità psicologica è portata a pieno nel
esalta una dimensione tutta femminile e privata al         discorso musicale, sia vocale che orchestrale. Basti
di là dei condizionamenti sociali. Due preludi che         pensare ai due preludi laddove il primo già descrive
precedono rispettivamente il primo e il terzo atto,        il carattere della protagonista con quei violini divisi,
incorniciano la materia trattata, il primo in tonalità     gli otto primi e gli otto secondi che dipingono la
maggiore, il secondo in minore a esemplificazione          sua fragilità fisica, e in cui si espongono e prean-
del passaggio dall’idillio alla catastrofe attraverso      nunciano i sentimenti essenziali dell’opera come
cui si compie la vicenda. L’inizio dell’opera è in me-     quella frase appassionata dell’«Amami Alfredo»
dias res, in mezzo al corso della vita, con l’irruzione    che esploderà nel secondo atto. Preceduta dallo
della musica di festa come già nel Rigoletto. Tutto        sconfortato a solo del clarinetto durante la stesura
il primo atto è brillante, festoso e descrive il carat-    della lettera, essa non è un’aria ma una frase “che
tere frivolo di Violetta che appare tuttavia subito un     si espande” costituendo la svolta psicologica del-
personaggio dalla dimensione poetica nella sua in          la vicenda. La dimensione realistica dell’opera è
qualche modo coraggiosa leggerezza incurante di            poi prevalentemente nel suo stile di conversazio-
qualsiasi possibile risvolto negativo. Nella riduzio-      ne che viene a frantumare o a camuffare le forme
ne operistica non sussiste più alcuna delle volgarità      convenzionali o a rompere la consueta cantabilità
che ancora connotavano l’ambiente e il personag-           della voce per riportarci in molti casi, si pensi in
gio nel romanzo originario. In tale contesto si de-        particolare al terzo atto, alla dimensione della pura
scrive l’innamoramento dei due protagonisti. Un            recitazione. È per questo motivo che i cantanti
mancamento di Violetta durante lo svolgimento              della Traviata devono essere dotati di grandi ca-
della festa è l’unico presagio di sventura che viene       pacità attoriali. Sintomatico di questo indirizzare
a minare la dominante allegrezza dell’atto espressa        le convenzioni formali verso uno stile discorsivo
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è quel lunghissimo duetto tra Germont e Violetta             corso dell’opera il motivo reminiscenza dell’amore
del secondo atto in cui si fa fatica a riconoscere le        tra Alfredo e Violetta. Questa dapprima si oppone
sezioni consuete della forma tradizionale per una            ad Alfredo con la sua frivolezza che è tutta nella
dilatazione appunto di quelle cinetiche. Si pensi,           coloratura (i vocalizzi di “follie, follie” connotano
come individuato da Powers, a quelle schegge im-             la sua inebriante sete di piacere), ma egli insiste
pazzite di “tempo d’attacco” nel diverbio tra Vio-           nell’inneggiare all’amore, “Croce e delizia al cor”
letta e Germont (II, 5): “Pura siccome un angelo”,           che vincerà e si rivelerà vero soprattutto per Vio-
“Ah comprendo,…no! giammai!”, “Non sapete                    letta. La genialità della scena è che essa si svolge
quale affetto”, “È grave il sagrifizio”, “Bella voi          mentre sullo sfondo continua a scorrere il tempo
siete e giovine” “Un dì quando le veneri” e “Così            reale della festa, come se si trattasse di una “inqua-
alla misera” tra l’altro in perfetto dialogo epressivo       dratura a stacco”, laddove si evince la grande abilità
con l’orchestra, che soltanto retrospettivamente in          drammaturgica acquisita dal compositore e la tec-
seguito al raggiungimento lirico dell’adagio “Dite           nica ormai messa a punto di fare emergere in pri-
alla giovine”, si configurano quali componenti di            mo piano problematiche individuali su uno sfondo
un unico movimentato tempo dinamico in cui si                complesso. Questo dato a maggior ragione si rileva
utilizzano in libertà recitativo, arioso, strofe liriche,    dai pezzi d’assieme costruiti aggregando elementi
ma avente tuttavia una sua precisa direzione, con            eterogenei e contrastanti eppure collegati da sottili
una perfetta coincidenza dell’emozione nel canto.            trame musicali, basti pensare ad esempio al finale
Il personaggio principale anche altrove esprime la           secondo dell’opera, la movimentata scena della par-
mobilità e sensibilità della sua psicologia in uno           tita a carte su cui si staglia il dialogo litigioso tra
stile aforistico e duttile, trascorrendo dal lirismo ai      Violetta e Alfredo.
limiti del parlato. Non è priva di impeto la sua voca-       Giorgio Germont è uno dei tanti padri baritonali
lità come nel brindisi del primo atto con il suo indo-       verdiani, egli ha il suo momento lirico nell’aria “Di
vinatissimo ed esuberante intervallo di sesta nell’in-       Provenza il mar, il suol” con cui cerca di consolare
cipit o nella cavatina e cabaletta che concludono lo         il figlio nel ricordo dei luoghi natii. La sua piena
stesso, appropriati diagrammi della conflittualità           umanizzazione avviene nell’ultimo atto quando si
che segna la nascita in lei del sentimento amoroso           rende conto del male commesso (“Ah mal cauto
oltre che delle due caratteristiche fondamentali del         vegliardo” con l’insistenza della voce sul si naturale
personaggio, la capacità di amare e la frivolezza            sottolineato dal disegno cromatico dell’orchestra-
(“Ah forse è lui che l’anima”, “Sempre libera”), ma          Lanza Tomasi) e si presenta a Violetta pronto ad
altrove, in particolar modo nel secondo atto, sono           accettarla.
solo brevi intense frasi melodiche ad esprimere il           Ella muore solennemente a conclusione del suo sa-
suo sentire ( “Ah, se ciò è ver fuggitemi” nel primo         crificio d’amore all’interno di un sommesso concer-
colloquio con Alfredo, o “Ah, perché venni incauta!          tato che ha inizio alle parole “Prendi quest’è l’im-
Pietà gran Dio di me” e simili nel secondo atto). An-        magine”. Il tessuto orchestrale così come la vita di
che le forme convenzionali quando ci sono, come              Violetta risulta assottigliato sempre più, gli accordi
“Addio del passato” o “Prendi quest’è l’immagine”            ribattuti in pianissimo dell’andante sostenuto dico-
del terzo atto, ritornano solo per essere interrotte.        no la delicatezza del personaggio, ma la strumenta-
Nel duetto “Parigi o cara” l’effusione sentimentale          zione fa largo uso delle trombe,(Mila), quasi mo-
torna ad essere piena ma per condurre all’irrompere          risse un eroe beethoveniano o un Sigfrido. Un ulti-
della disperazione di Violetta nella cabaletta “Oh           mo tocco teatrale è quell’apparente miracolo della
Dio morir sì giovane”.                                       ripresa di vita di Violetta (“È strano…cessarono gli
Anche i personaggi maschili si definiscono in                spasmi”) con un progressivo crescendo al fortissi-
quest’opera per riflesso rispetto alla grande per-           mo dell’orchestra fino al pronunciare esaltata il suo
sonalità di lei. È in rapporto a lei, come notato da         ultimo grido, in un si bemolle acuto: «Oh, gioia!»
Mila che essi acquisiscono passione e calore. Alfre-         nell’illusione di ritornare a vivere, prima di esalare
do dichiara il suo amore a Violetta in una melodia           invece l’ultimo respiro. La tela cala su accordi in
intimistica “un dì felice eterea” in cui si manifesta        fortissimo dell’orchestra mentre un ritratto indelebi-
per la prima volta a pieno la “tinta” della Travia-          le è stato impresso nella nostra memoria in una delle
ta (Budden), così com’è caratterizzata da intervalli         più grandi realizzazioni del teatro musicale.
ravvicinati e da una semplice scansione sillabica
che ha richiamato alla mente il linguaggio tipico
delle “composizioni da camera” (così il Basevi).
Lo slancio espansivo della sua dichiarazione è nel
brano “di quell’amor ch’è palpito” che diventa nel
                                                        13
Bozzetti di scena
      14
ARGOMENTO                                        in ciel l’aurora). Ormai sola, Violetta
                                                 nota con incredibile sorpresa che le
ATTO I                                           parole di Alfredo l’hanno scossa (È
Dopo un profondo e toccante preludio,            strano! è strano). Incerta, decide infine
il sipario si apre mostrando un elegante         di continuare a vivere come ha sempre
salone della casa parigina di Violetta           fatto, come una cortigiana e di rinunciare
Valery, dove lei, donna di mondo,                ad essere finalmente amata seriamente
attende gli invitati. In breve questi            (Sempre libera degg’io).
sopraggiungono. Violetta saluta tra gli
altri, il Marchese d’Obigny, Flora Bervoix       ATTO II
e il visconte Gastone de Letorières, che le      Quadro I
presenta Alfredo Germont, spiegandole            Alfredo e Violetta vivono ormai felici
che è un suo grande ammiratore e che             da tre mesi nella casa di campagna di
durante la sua recente malattia si era           Violetta. Alfredo riflette sulla sua felice
recato spesso nella sua casa per ricevere        condizione (De’ miei bollenti spiriti),
notizie. Dopo aver chiesto spiegazioni per       quando sopraggiunge Annina. Interrogata
il comportamento ammirevole di Alfredo,          da Alfredo, essa ammette di essere stata
Violetta rimprovera il suo protettore, il        a Parigi per vendere tutti i beni della
Barone Douphol, di non aver avuto la             sua padrona coi quali poter pagare le
stessa sollecitudine del giovane; cosa           spese di mantenimento della casa. La
che irrita il Barone, il quale mostra il suo     somma ammonta a 1.000 luigi e Alfredo
disappunto a Flora. Poco dopo Alfredo,           promette di andare lui stesso a sistemare
seppur inizialmente riluttante, propone un       gli affari e raccomanda ad Annina di non
brindisi (Libiamo ne’ lieti calici), al quale    far parola del loro dialogo con Violetta.
si unisce subito Violetta, seguita dagli         Una volta solo, Alfredo si incolpa per la
altri invitati, che cantano gioiosamente         situazione finanziaria (Oh mio rimorso!
le lodi del vino e dell’amore. Si ode            Oh infamia!). Violetta entra in scena ed
quindi della musica provenire dalle altre        il suo cameriere, Giuseppe, le porge una
stanze; Violetta invita gli ospiti a recarsi     lettera di invito per quella sera ad una
nella sala accanto. Uscendo, però, si            festa presso il palazzo di Flora. Subito
sente male. Sedendosi, invita gli ospiti ad      dopo Giuseppe annuncia la visita di un
avviarsi e promette di raggiungerli subito.      signore. Violetta ordina di farlo entrare,
Guardandosi allo specchio, Violetta              credendolo il suo avvocato. È invece
nota il suo pallore e allo stesso tempo si       Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che
accorge di Alfredo, che si è trattenuto ad       la accusa duramente di voler spogliare
aspettarla. Egli la rimprovera riguardo          Alfredo delle sue ricchezze. Violetta
la trascuratezza della sua salute e poi          allora gli mostra i documenti che provano
confessa di amarla. Colpita, Violetta            la vendita di ogni suo avere per mantenere
chiede da quanto egli l’ammiri. Alfredo          l’amante presso di lei ed il vecchio
risponde che l’ama da un anno, dalla             signore capisce la situazone. Pur convinto
prima volta in cui l’ha vista (Un dì felice,     dell’amore che lega Violetta al figlio, egli
eterea). Incapace di provare vero amore,         le chiede un sacrificio per salvare il futuro
Violetta propone una semplice amicizia,          dei suoi due figli. Germont spiega di avere
ma quando Alfredo sta per allontanarsi           anche una figlia e che se Alfredo non
gli porge un fiore, invitando il giovane a       torna subito a casa, rischia di mettere in
riportarglielo il giorno seguente. Alfredo       pericolo il matrimonio della sorella (Pura
si allontana felice. Intanto giungono dalla      siccome un angelo). Violetta così propone
stanza vicina gli ospiti che prendono            di allontanarsi per un certo periodo
congedo da Violetta, ringraziandola              da Alfredo; ma non basta e il vecchio
per la bella e allegra serata (Si ridesta        Germont le chiede di abbandonare per
                                            15
sempre il figlio. Violetta, senza parenti        decide allora di confessare la verità ad
né amici e provata dalla tisi, non può           Alfredo che rimane sconvolto e torna da
accettare. Germont le fa allora notare           Violetta appena in tempo per darle un
che quando il tempo avrà cancellato la           ultimo barlume di felicità.
sua avvenenza (Un dì quando le veneri),
Alfredo si stancherà di lei, che non potrà
trarre nessun conforto, non essendo la
loro unione benedetta dal cielo. Stremata,
Violetta accetta di lasciare Alfredo.
Rimasta sola, Violetta scrive dapprima
al barone Douphol, poi ad Alfredo per
annunciargli la sua decisone di lasciarlo;
non appena terminata la lettera, Alfredo
entra agitato perché ha saputo della
presenza del padre. Propone a Violetta di
andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi
fatta giurare l’amore di Alfredo (Amami
Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce
della fuga di Violetta, e quando vede la
lettera sul tavolo, capisce che lei è alla
festa, e, infuriato, decide di recarsi anche
lui a casa di Flora, nonostante suppliche
del padre.

Quadro II
Alla festa a casa di Flora Bervoix si
vocifera della separazione di Violetta e
Alfredo. Violetta arriva accompagnata
dal barone, e successivamente Alfredo.
Alfredo, giocando, insulta in modo
indiretto Violetta, scatenando l’ira del
barone, che lo sfida ad una partita di carte.
Il barone perde ed Alfredo incassa una
grande somma. Durante la cena, Alfredo
chiede un colloquio con Violetta, e lei,
mentendogli, dice di essere innamorata
del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama
tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo
che qui pagata io l’ho), e getta una borsa
di denaro ai piedi di Violetta, che sviene
in braccio a Flora. Tutti inveiscono
contro Alfredo, e arriva il padre che lo
rimprovera del fatto. Il Barone decide di
sfidare a duello Alfredo.

ATTO III
Il male che Violetta accusa da tempo si
fa più acuto e ormai, mentre all’esterno
impazza il carnevale, non le rimane che
poco tempo da vivere: Giorgio Germont
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Il Libretto
                                     LA TRAVIATA
                                     Melodramma in tre atti
                         libretto di Francesco Maria Piave
 dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio
                          musica di GIUSEPPE VERDI
                                     Prima rappresentazione assoluta
                                     6 marzo 1853
                                     Teatro La Fenice, Venezia

                                                  PERSONAGGI

                           Violetta Valéry Soprano

                             Flora Bervoix Mezzosoprano
                                   sua amica
                                     Annina Soprano
                         cameriera di Violetta
                        Alfredo Germont Tenore

                         Giorgio Germont Baritono
                                    suo padre
                                    Gastone Tenore
                        visconte de Letorières
                       Il barone Douphol Baritono
                         protettore di Violetta
                    Il marchese d’Obigny Basso
                               amico di Flora
                         Il dottor Grenvil Basso

                                  Giuseppe Tenore
                             servo di Violetta
                   Un domestico di Flora Basso

                      Un commissionario Basso
                                  Coro Signore e signori amici di Violetta e
                                        Flora, mattadori, piccadori, zingare,
                                        servi di Violetta e di Flora, maschere

Scena: Parigi e sue vicinanze, nel 1850 circa.
Il primo atto avviene in agosto, il secondo in gennaio, il terzo in febbraio.

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[1. Preludio]                          MARCHESE                               VIOLETTA
                                       Caro Alfredo...                        (ad Alfredo)
ATTO PRIMO                                                                    Le mie grazie vi rendo.
                                       ALFREDO                                (al Barone)
Salotto in casa di Violetta.           Marchese...                            Voi, barone, non feste altrettanto...
Nel fondo è la porta che mette ad      (Si stringono la mano.)
altra sala; ve ne sono altre due                                              BARONE
laterali; a sinistra un caminetto      GASTONE                                Vi conosco da un anno soltanto.
con sopra uno specchio. Nel            (ad Alfredo)
mezzo è una tavola riccamente          T’ho detto:                            VIOLETTA
imbandita.                             l’amistà qui s’intreccia al diletto.   Ed ei solo da qualche minuto.
                                       (I servi frattanto avranno
[2. Introduzione]                      imbandite le vivande.)                 FLORA
                                                                              (piano al Barone)
                                       VIOLETTA                               Meglio fora se aveste taciuto.
Scena prima                            (ai servi)
                                       Pronto è il tutto?                     BARONE
(Violetta seduta su un divano          (Un servo accenna di sì.)              (piano a Flora)
sta discorrendo col Dottore e          Miei cari, sedete;                     M’è increscioso quel giovin...
con alcuni amici, mentre altri         è al convito che s’apre ogni cor.
vanno ad incontrare quelli che                                                FLORA
sopraggiungono, tra’ quali il          TUTTI (meno Violetta)                  Perché?
Barone e Flora al braccio del          Ben diceste, le cure segrete           A me invece simpatico egli è.
Marchese.)                             fuga sempre l’amico licor.
                                       (Siedono in modo che Violetta          GASTONE
AMICI                                  resti tra Alfredo e Gastone;           (ad Alfredo)
Dell’invito trascorsa è già l’ora...   di fronte vi sarà Flora, tra il        E tu dunque non apri più bocca?
voi tardaste...                        Marchese ed il Barone; gli altri
Giocammo da Flora,                     siedono a piacere.)                    MARCHESE
e giocando quell’ore volâr.                                                   (a Violetta)
                                       TUTTI                                  È a madama che scuoterlo tocca.
VIOLETTA                               È al convito che s’apre ogni cor.
(va loro incontro)                                                            VIOLETTA
Flora, amici, la notte che resta       GASTONE                                (mesce ad Alfredo)
d’altre gioie qui fate brillar...      (parla piano a Violetta, poi dice:)    Sarò l’Ebe che versa...
Fra le tazze più viva è la festa...    Sempre Alfredo a voi pensa.
                                                                              ALFREDO
FLORA e MARCHESE                       VIOLETTA                               (con galanteria)
E goder voi potrete?                   Scherzate?                             E ch’io bramo
                                                                              immortal come quella.
VIOLETTA                               GASTONE
Lo voglio;                             Egra foste, e ogni dì con affanno      TUTTI
al piacere m’affido, ed io soglio      qui volò, di voi chiese...             Beviamo. - Beviamo, beviam.
con tal farmaco i mali sopir.
                                       VIOLETTA                               GASTONE
TUTTI (meno Violetta)                  Cessate.                               O Barone, né un verso, né una
Sì, la vita s’addoppia al gioir.       Nulla son io per lui...                viva
                                                                              troverete in quest’ora giuliva?...
                                       ALFREDO                                (Il Barone accenna che no.)
Scena seconda                          Non v’inganno.
                                                                              GASTONE
GASTONE                                VIOLETTA                               (ad Alfredo)
(entrando con Alfredo)                 (ad Alfredo)                           Dunque a te...
In Alfredo Germont, o signora,         Vero è dunque? onde ciò? nol
ecco un altro che molto v’onora;       comprendo.                             TUTTI (meno Alfredo e Gastone)
pochi amici a lui simili sono.                                                Sì, sì, un brindisi.
                                       ALFREDO
VIOLETTA                               (sospirando)                           ALFREDO
Mio Visconte, mercè di tal dono.       Sì, egli è ver.                        L’estro
(Violetta dà la mano ad Alfredo,                                              non m’arride...
che gliela bacia.)

                                                         18
GASTONE                           ALFREDO                           VIOLETTA
E non se’ tu maestro?             (a Violetta)                      È un tremito che provo!... Or... là...
                                  Quando non s’ami ancora...        (Indica l’altra sala.)
ALFREDO                                                             passate...
(a Violetta)                      VIOLETTA                          fra poco anch’io sarò.
Vi fia grato?                     (ad Alfredo)
                                  Nol dite a chi lo ignora.         TUTTI (meno Violetta e Alfredo)
VIOLETTA                                                            Come bramate
Sì.                               ALFREDO                           (Tutti passano nell’altra sala,
                                  (a Violetta)                      meno Alfredo.)
ALFREDO                           È il mio destin così.
Sì?
(S’alza.)                         TUTTI                             Scena terza
L’ho già in cor.                  Godiamo, la tazza ecc.
                                                                    (Violetta si alza e va a guardarsi
MARCHESE                          [Valzer - Duetto]                 allo specchio.)
Dunque attenti,...
                                  (S’ode musica dall’altra sala.)   VIOLETTA
TUTTI (meno Alfredo)                                                Oh qual pallor!...
...Sì, attenti al cantor.         TUTTI (meno Violetta)             (Si volge e s’accorge d’Alfredo.)
                                  Che è ciò?                        Voi qui!
[Brindisi]
                                  VIOLETTA                          ALFREDO
ALFREDO                           Non gradireste ora le danze?      Cessata è l’ansia
Libiamo ne’ lieti calici,                                           che vi turbò?...
che la bellezza infiora;          TUTTI (meno Violetta)
e la fuggevol ora                 Oh il gentil pensier!... Tutti    VIOLETTA
s’inebrii a voluttà.              accettiamo.                       Sto meglio.
Libiam ne’ dolci fremiti
che suscita l’amore,              VIOLETTA                          ALFREDO
(indicando Violetta)              Usciamo dunque...                 Ah in cotal guisa
poiché quell’occhio al core       (S’avviano alla porta di mezzo,   v’ucciderete... aver v’è duopo cura
onnipotente va.                   ma Violetta colta da subito       dell’esser vostro...
Libiamo, amor fra i calici        pallore dice:)
più caldi baci avrà.              Ohimè!...                         VIOLETTA
                                                                    E lo potrei?
TUTTI (meno Violetta e Alfredo)   TUTTI (meno Violetta)
Libiamo ecc.                      Che avete?                        ALFREDO
                                                                    Oh! se mia
VIOLETTA                          VIOLETTA                          foste, custode veglierei pe’ vostri
(s’alza)                          Nulla,                            soavi dì.
Tra voi saprò dividere            nulla.
il tempo mio giocondo;                                              VIOLETTA
tutto è follia nel mondo          TUTTI (meno Violetta)             Che dite? Ha forse alcuno
ciò che non è piacer.             Che mai v’arresta?                cura di me?
Godiam, fugace e rapido
è il gaudio dell’amore;           VIOLETTA                          ALFREDO
è un fior che nasce e muore,      (fa qualche passo)                (con fuoco)
né più si può goder.              Usciamo...                        Perché nessuno al mondo
Godiam, c’invita un fervido       (È nuovamente obbligata a         v’ama...
accento lusinghier.               sedere.)
                                  Oh Dio!...                        VIOLETTA
TUTTI (meno Violetta e Alfredo)                                     Nessun?...
Godiamo, la tazza e il cantico    TUTTI (meno Violetta e Alfredo)
le notti abbella e il riso;       Ancora!                           ALFREDO
in questo paradiso                                                  Tranne sol io.
ne scopra il nuovo dì.            ALFREDO
                                  Voi soffrite?                     VIOLETTA
VIOLETTA                                                            Gli è vero!...
(ad Alfredo)                      TUTTI (meno Violetta e Alfredo)   (ridendo)
La vita è nel tripudio...         Oh ciel! ch’è questo?             Sì grande amor dimenticato avea.

                                                   19
ALFREDO                                ALFREDO                            [Stretta]
Ridete!... e in voi v’ha un core?      Io v’obbedisco...
                                       (per andarsene)
VIOLETTA                               Parto...                           Scena quarta
Un cor?... sì... forse... e a che lo
richiedete?                            VIOLETTA                           (Tutti rientrano in tumulto
                                       A tal giungeste?                   riscaldati dal vino e dalle danze.)
ALFREDO                                (Si toglie un fiore dal seno.)
Ah se ciò fosse... non potreste        Prendete questo fiore.             TUTTI (meno Violetta)
allora                                                                    Si ridesta in ciel l’aurora,
celiar...                              ALFREDO                            e n’è forza di partire;
                                       Perché?                            mercè a voi, gentil signora,
VIOLETTA                                                                  di sì splendido gioir.
Dite davvero?                          VIOLETTA                           La città di feste è piena,
                                       Per riportarlo...                  volge il tempo dei piacer;
ALFREDO                                                                   nel riposo ancor la lena
Io non v’inganno.                      ALFREDO                            si ritempri per goder.
                                       (tornando)                         (Partono dalla destra.)
VIOLETTA                               Quando?
Da molto è che mi amate?                                                  [3. Scena ed Aria - Finale Atto I]
                                       VIOLETTA
ALFREDO                                Quando
Ah sì, da un anno.                     sarà appassito.                    Scena quinta

Un dì felice, eterea                   ALFREDO                            VIOLETTA
mi balenaste innante,                  Oh ciel!... domani...              È strano!... è strano!... in core
a da quel dì tremante                                                     scolpiti ho quegli accenti!...
vissi d’ignoto amor.                   VIOLETTA                           Saria per me sventura un serio
Di quell’amor ch’è palpito             Ebben...                           amore?...
dell’universo intero,                  Domani.                            Che risolvi, o turbata anima
misterïoso, altèro,                                                       mia?...
croce e delizia al cor.                ALFREDO                            Null’uomo ancora t’accendeva...
                                       (prende con trasporto il fiore)    Oh gioia
VIOLETTA                               Io son felice!                     ch’io non conobbi, esser amata
Ah se ciò è ver, fuggitemi...                                             amando!...
solo amistade io v’offro;              VIOLETTA                           E sdegnarla poss’io
amar non so, né soffro                 D’amarmi dite ancora?              per l’aride follie del viver mio?...
un così eroico ardore.
Io sono franca, ingenua;               ALFREDO                            Ah fors’è lui che l’anima
altra cercar dovete;                   Oh quanto v’amo!                   solinga ne’ tumulti
non arduo troverete                    (per partire)                      godea sovente pingere
dimenticarmi allor ecc.                                                   de’ suoi colori occulti!...
                                       VIOLETTA                           Lui, che modesto e vigile
ALFREDO                                Partite?                           all’egre soglie ascese,
Oh amore ecc.                                                             e nuova febbre accese
                                       ALFREDO                            destandomi all’amor!...
GASTONE                                Parto.                             A quell’amor ch’è palpito
(sulla porta di mezzo)                 (Torna a lei, le bacia la mano.)   dell’universo intero,
Ebben? che diamin fate?                                                   misterïoso, altèro,
                                       VIOLETTA                           croce e delizia al cor.
VIOLETTA                               Addio.
Si folleggiava...                                                         A me, fanciulla, un candido
                                       ALFREDO                            e trepido desire,
GASTONE                                Di più non bramo.                  quest’effigiò dolcissimo
Ah! ah!... sta ben!... restate!        (Esce.)                            signor dell’avvenire,
(Rientra.)                                                                quando ne’ cieli il raggio
                                       VIOLETTA e ALFREDO                 di sua beltà vedea,
VIOLETTA                               (lontano)                          e tutta me pascea
(ad Alfredo)                           Addio.                             di quel divino error.
Amor dunque non più... Vi garba        (più lontano)                      Sentia che amore è palpito ecc.
il patto?                              Addio.                             (Resta concentrata; scuotendosi)

                                                           20
Follie! follie!... delirio vano è        Volaron già tre lune                ALFREDO
questo!...                               dacché la mia Violetta              Imposto?!... e v’abbisogna?...
Povera donna, sola,                      agi per me lasciò, dovizie, onori
abbandonata in questo                    e le pompose feste,                 ANNINA
popoloso deserto                         ov’agli omaggi avvezza,             Mille luigi.
che appellano Parigi,                    vedea schiavo ciascun di sua
che spero or più? che far degg’io?       bellezza...                         ALFREDO
Gioire,...                               Ed or contenta in questi ameni      Or vanne... Andrò a Parigi...
di voluttà ne’ vortici perir!...         luoghi                              questo colloquio non sappia la
Gioir!...                                tutto scorda per me... Qui presso   signora;
                                         a lei                               il tutto valgo a riparare ancora;
Sempre libera degg’io                    io rinascer mi sento,               va’! va’!
folleggiare di gioia in gioia,           e dal soffio d’amor rigenerato      (Annina parte.)
vo’ che scorra il viver mio              scordo ne’ gaudi suoi tutto il
pei sentieri del piacer.                 passato.
Nasca il giorno, o il giorno muoia,                                          Scena terza
sempre lieto ne’ ritrovi,                De’ miei bollenti spiriti
a diletti sempre nuovi                   il giovanile ardore                 ALFREDO
dee volare il mio pensier.               ella temprò col placido             Oh mio rimorso! oh infamia!
                                         sorriso dell’amore!...              io vissi in tale errore?...
ALFREDO                                  Dal dì che disse: vivere            Ma il turpe sonno a frangere
(sotto al balcone)                       io voglio a te fedel,               il ver mi balenò!...
Amor è palpito ecc.                      dell’universo immemore,             Per poco in seno acquètati,
                                         io vivo quasi in ciel.              o grido dell’onore;
VIOLETTA                                                                     m’avrai securo vindice;
Oh amore!                                                                    quest’onta laverò.
Follie!... gioir!...                     Scena seconda                       (Esce.)

Sempre libera ecc.                       ALFREDO                             [5. Scena e Duetto]
                                         Annina, donde vieni?
ALFREDO
(sotto al balcone)                       ANNINA                              Scena quarta
Amor è palpito ecc.                      (entra affannosa)
                                         Da Parigi.                          VIOLETTA
VIOLETTA                                                                     (entra con alcune carte, parlando
...dee volar ecc.                        ALFREDO                             con Annina)
(Entra a sinistra.)                      Chi tel commise?                    Alfredo?

                                         ANNINA                              ANNINA
ATTO SECONDO                             Fu la mia signora.                  Per Parigi or or partiva.

Casa di campagna presso Parigi.          ALFREDO                             VIOLETTA
Salotto terreno. Nel fondo, in faccia    Perché?                             E tornerà?
agli spettatori, è un camino, sopra il
quale uno specchio ed un orologio,       ANNINA                              ANNINA
fra due porte chiuse da cristalli che    Per alienar cavalli, cocchi         Pria che tramonti il giorno...
mettono ad un giardino. Al primo         e quanto ancor possiede...          dirvel m’impose.
piano due altre porte, una di fronte
all’altra. - Sedie, tavolini, qualche    ALFREDO                             VIOLETTA
libro, l’occorrente per iscrivere.       Che mai sento!                      È strano!

[4. Scena ed Aria]                       ANNINA                              GIUSEPPE
                                         Lo spendio è grande a viver qui     (le presenta una lettera)
                                         solinghi...                         Per voi.
Scena prima
                                         ALFREDO                             VIOLETTA
ALFREDO                                  E tacevi?                           (prende la lettera)
(entra in costume da caccia)                                                 Sta ben... In breve
Lunge da lei per me non v’ha             ANNINA                              giungerà un uom d’affari... entri
diletto!...                              Mi fu il silenzio imposto.          all’istante.
(Depone il fucile.)                                                          (Annina e Giuseppe partono.)

                                                          21
Scena quinta                           GERMONT                                che lieti ne rendea...
                                       (guardando intorno)                    Deh non mutate in triboli
VIOLETTA                               Pur tanto lusso...                     le rose dell’amor,
(apre la lettera)                                                             a’ prieghi miei resistere
Ah, ah! Scopriva Flora il mio          VIOLETTA                               non voglia il vostro cor.
ritiro,                                (gli dà una carta)
e m’invita a danzar per questa         A tutti                                VIOLETTA
sera!...                               è mistero quest’atto... A voi nol      Ah! comprendo: dovrò per alcun
(Getta il foglio sul tavolino e        sia...                                 tempo
siede.)                                (Germont scorre le carte.)             da Alfredo allontanarmi...
Invan m’aspetterà...                                                          doloroso
                                       GERMONT                                fora per me... pur...
GIUSEPPE                               Ciel! che discopro!
È qui un signore.                      D’ogni vostro avere or volete          GERMONT
                                       spogliarvi?                            Non è ciò che chiedo...
VIOLETTA                               Ah il passato perché, perché
(Sarà lui che attendo.)                v’accusa?...                           VIOLETTA
(Accenna a Giuseppe                                                           Cielo! che più cercate? offersi
d’introdurlo.)                         VIOLETTA                               assai!
                                       Più non esiste...
GERMONT                                (con entusiasmo)                       GERMONT
Madamigella Valéry?...                 Or amo Alfredo, e Dio                  Pur non basta!
                                       lo cancellò col pentimento mio!
VIOLETTA                                                                      VIOLETTA
Son io.                                GERMONT                                Volete che per sempre
                                       Nobili sensi invero!                   a lui rinunzi?
GERMONT
D’Alfredo il padre in me vedete.       VIOLETTA                               GERMONT
                                       Oh come dolce                          È d’uopo.
VIOLETTA                               mi suona il vostro accento!
Voi?...                                                                       VIOLETTA
(Sorpresa, l’invita a sedersi.)        GERMONT                                Ah no! giammai! no, mai!
                                       (alzandosi)
GERMONT                                Ed a tai sensi                         Non sapete quale affetto
Sì, dell’incauto, che a ruina corre,   un sacrifizio chieggo.                 vivo, immenso m’arda in petto?
ammaliato da voi.                                                             che né amici, né parenti
                                       VIOLETTA                               io non conto tra’ viventi?
VIOLETTA                               (alzandosi)                            e che Alfredo m’ha giurato
(risentita, alzandosi)                 Ah no... tacete...                     che in lui tutto troverò?
Donna son io, signore, ed in mia       Terribil cosa chiedereste certo...     Non sapete che colpita
casa;                                  il previdi... v’attesi... era felice   d’atro morbo è la mia vita?
ch’io vi lasci assentite,              troppo...                              che già presso il fin mi vedo?
più per voi, che per me.                                                      Ch’io mi sèpari da Alfredo?
(Per uscire.)                          GERMONT                                Ah il supplizio è sì spietato,
                                       D’Alfredo il padre,                    che a morir preferirò...
GERMONT                                la sorte, l’avvenir domanda or qui
(Quai modi!) Pure...                   de’ suoi due figli!...                 GERMONT
                                                                              È grave il sagrifizio,
VIOLETTA                               VIOLETTA                               ma pur, tranquilla uditemi...
Tratto in error voi foste...           Di due figli!
(Torna a sedere.)                                                             Bella voi siete e giovine...
                                       GERMONT                                col tempo...
GERMONT                                Sì.
De’ suoi beni                                                                 VIOLETTA
egli dono vuol farvi...                Pura siccome un angelo                 Ah più non dite...
                                       Iddio mi diè una figlia;               v’intendo... m’è impossibile...
VIOLETTA                               se Alfredo nega riedere                lui solo amar vogl’io...
Non l’osò finora...                    in seno alla famiglia,
rifiuterei...                          l’amato a amante giovine,              GERMONT
                                       cui sposa andar dovea,                 Sia pure... ma volubile
                                       or si ricusa al vincolo                sovente è l’uom...

                                                        22
VIOLETTA                               VIOLETTA                               ch’io consumai d’amore...
(colpita)                              Dite alla giovine ecc.                 che sarà suo fin l’ultimo
Gran Dio!                                                                     sospiro del mio cor.
                                       GERMONT
GERMONT                                Ah supremo ecc.                        GERMONT
Un dì, quando le veneri                                                       Premiato il sacrifizio
il tempo avrà fugate,                  VIOLETTA                               sarà del vostro amore,
fia presto il tedio a sorgere...       Imponete!                              d’un’opra così nobile
Che sarà allor?... pensate...                                                 sarete fiera allor.
Per voi non avran balsamo              GERMONT
i più soavi affetti,                   Non amarlo ditegli.                    VIOLETTA
poiché dal ciel non furono                                                    Conosca ecc.
tai nodi benedetti...                  VIOLETTA
                                       Nol crederà.                           GERMONT
VIOLETTA                                                                      ...sarete fiera ecc.
È vero! è vero!                        GERMONT
                                       Partite...                             VIOLETTA
GERMONT                                                                       Qui giunge alcun: partite!
Ah dunque sperdasi                     VIOLETTA
tal sogno seduttore...                 Seguirammi.                            GERMONT
                                                                              Ah, grato v’è il cor mio!
VIOLETTA                               GERMONT
È vero! è ver!                         Allor...                               VIOLETTA
                                                                              Partite!
GERMONT                                VIOLETTA                               Non ci vedrem più forse...
Siate di mia famiglia                  Qual figlia m’abbracciate... forte     (S’abbracciano.)
l’angel consolatore...                 così sarò...
Violetta, deh pensateci,               (S’abbracciano.)                       VIOLETTA e GERMONT
ne siete in tempo ancor...             Tra breve ei vi fia reso,              Siate felice...
È Dio che ispira, o giovine,           ma afflitto oltre ogni dire... A suo   (Si allontanano verso la porta.)
tai detti a un genitor.                conforto
                                       (indicandogli il giardino)             VIOLETTA
VIOLETTA                               di colà volerete.                      Addio!
(con estremo dolore; da sé)            (Violetta va per iscrivere.)
(Così alla misera, ch’è un dì                                                 GERMONT
caduta,                                GERMONT                                Addio!
di più risorgere speranza è muta!...   Che pensate?                           (Germont è sulla porta.)
Se pur benefico le indulga Iddio,
l’uomo implacabil per lei sarà!...)    VIOLETTA                               VIOLETTA
                                       Sapendol, v’opporreste al pensier      (piangendo)
GERMONT                                mio...                                 Conosca il sacrifizio...
Siate di mia famiglia ecc.
                                       GERMONT                                GERMONT
VIOLETTA                               Generosa!... e per voi che far         Sì.
(a Germont piangendo)                  poss’io?...
Dite alla giovine sì bella e pura,                                            VIOLETTA
ch’avvi una vittima della sventura,    VIOLETTA                               ...che consumai d’amore...
cui resta un unico raggio di bene...   (tornando a lui)
che a lei il sacrifica e che morrà.    Morrò!... la mia memoria               GERMONT
                                       non fia ch’ei maledica,                Sì.
GERMONT                                se le mie pene orribili
Piangi, o misera. Supremo, il          vi sia chi almen gli dica.             VIOLETTA
veggo,                                                                        (piangendo)
è il sacrifizio ch’io ora ti           GERMONT                                ...che sarà suo fin l’ultimo...
chieggo...                             No, generosa, vivere                   (Il pianto le tronca la parola.)
Sento nell’anima già le tue            e lieta voi dovrete,...                Addio!
pene;...                               mercè di queste lagrime
coraggio, e il nobil tuo cor           dal cielo un giorno avrete.
vincerà!                                                                      GERMONT
                                       VIOLETTA                               Addio!
                                       Conosca il sacrifizio

                                                        23
VIOLETTA e GERMONT                 VIOLETTA                              GIUSEPPE
Felice siate... Addio!             No, per ora.                          (entrando frettoloso)
(Germont esce per la porta del                                           La signora è partita...
giardino.)                         ALFREDO                               l’attendeva un calesse, e sulla via
                                   Mi perdona... son io preoccupato.     già corre di Parigi... Annina pure
[6. Scena]                                                               prima di lei spariva...
                                   VIOLETTA
Scena sesta                        (alzandosi)                           ALFREDO
                                   Che fu?                               Il so... ti calma.
VIOLETTA
Dammi tu forza, o cielo!...        ALFREDO                               GIUSEPPE
(Siede e scrive; suona il          Giunse mio padre...                   (Che vuol dir ciò?)
campanello.)                                                             (Parte.)
                                   VIOLETTA
ANNINA                             Lo vedesti?...                        ALFREDO
Mi richiedeste?...                                                       Va forse d’ogni avere
                                   ALFREDO                               ad affrettar la perdita... ma Annina
VIOLETTA                           Ah no; severo scritto mi lasciava!    lo impedirà...
Sì; reca tu stessa                 però l’attendo... t’amerà in          (Si vede il padre attraversare da
questo foglio...                   vederti...                            lontano il giardino.)
                                                                         Qualcuno è nel giardino...
ANNINA                             VIOLETTA                              Chi è là?...
(ne guarda la direzione e se ne    (molto agitata)                       (Per uscire.)
mostra sorpresa)                   Ch’ei qui non mi sorprenda...
Oh!                                lascia che m’allontani...             UN COMMISSIONARIO
                                   (male frenando il pianto)             (sulla porta)
VIOLETTA                           tu lo calma...                        Il signor Germont?
Silenzio... va’ all’istante.       Ai piedi suoi mi getterò... divisi
(Annina parte.)                    ei più non ne vorrà... sarem          ALFREDO
                                   felici...                             Son io.
VIOLETTA                           perché tu m’ami, Alfredo, non è
Ed or si scriva a lui...           vero?...                              COMMISSIONARIO
Che gli dirò?... Chi men darà il                                         Una dama
coraggio?...                       ALFREDO                               da un cocchio, per voi, di qua non
(Scrive, poi suggella.)            Oh quanto! Perché piangi?...          lunge,
                                                                         mi diede questo scritto...
ALFREDO                            VIOLETTA                              (Dà una lettera ad Alfredo, ne
(entra)                            Di lagrime avea d’uopo... or son      riceve una moneta, e parte.)
Che fai?...                        tranquilla...
                                   (forzandosi)
VIOLETTA                           lo vedi?... ti sorrido... or son      Scena ottava
(nascondendo la lettera)           tranquilla...
Nulla.                             Sarò là, tra quei fior, presso a te   ALFREDO
                                   sempre...                             Di Violetta!... Perché son io
ALFREDO                            (con passione e forza)                commosso?...
Scrivevi?                          Amami, Alfredo, quant’io t’amo...     A raggiungerla forse ella
                                   Addio!...                             m’invita...
VIOLETTA                           (Corre in giardino.)                  Io tremo!... Oh ciel!... coraggio!...
(confusa)                                                                (Apre la lettera e legge.)
Sì... no...                        [Scena ed Aria]                       «Alfredo, al giungervi di questo
                                                                         foglio...»
ALFREDO                                                                  (un grido)
Qual turbamento!... a chi          Scena settima                         Ah!...
scrivevi?...                                                             (Si volge e si trova nelle braccia
                                   ALFREDO                               del padre.)
VIOLETTA                           Ah, vive sol quel core all’amor       Padre mio!
A te.                              mio!
                                   (Siede, apre un libro; guarda         GERMONT
ALFREDO                            l’ora.)                               Mio figlio!
Dammi quel foglio.                 È tardi... ed oggi forse              Oh quanto soffri!... Oh tergi il
                                   più non verrà mio padre.              pianto,

                                                     24
ritorna di tuo padre orgoglio e        l’amor che m’ha guidato                 FLORA e DOTTORE
vanto.                                 sa tutto perdonar.                      Fia vero?...
(Alfredo, disperato, siede presso il   Vieni, i tuoi cari in giubilo
tavolino col volto fra le mani.)       con me rivedi ancora;                   MARCHESE
                                       a chi però finora                       Ella verrà qui col barone.
GERMONT                                tal gioia non negar.
Di Provenza il mar, il suol chi dal    Un padre ed una suora                   DOTTORE
cor ti cancellò?                       t’affretta a consolar.                  Li vidi ieri ancor... parean felici.
Al natio fulgente sol qual destino                                             (S’ode rumore a destra.)
ti furò?                               ALFREDO
Oh rammenta pur nel duol ch’ivi        Mille serpi divoranmi il petto...       FLORA
gioia a te brillò,                                                             Silenzio... udite?...
e che pace colà sol su te splendere    GERMONT
ancor può...                           M’ascolti tu?                           FLORA, DOTTORE e
Dio mi guidò!                                                                  MARCHESE
                                       ALFREDO                                 (vanno verso la destra)
Ah! il tuo vecchio genitor tu non      No.                                     Giungono gli amici.
sai quanto soffrì!
Te lontano, di squallor il tuo tetto   GERMONT                                 [Coro di Zingarelle]
si coprì...                            Un padre ed una suora ecc.
Ma se alfin ti trovo ancor se in me
speme non fallì,                       ALFREDO                                 Scena decima
se la voce dell’onor in te appien      (scuotendosi, getta a caso gli
non ammutì...                          occhi sulla tavola, e vede la           ZINGARELLE
Dio m’esaudì!                          lettera di Flora, la scorre ed          (entrando)
                                       esclama:)                               Noi siamo zingarelle
(scuotendo Alfredo)                    Ah!... ell’è alla festa!... volisi      venute da lontano;
Né rispondi d’un padre                 l’offesa a vendicar!                    d’ognuno sulla mano
all’affetto?                           (Fugge precipitosamente                 leggiamo l’avvenir.
(Abbracciandolo.)                      inseguito dal padre.)                   Se consultiam le stelle
                                                                               null’avvi a noi d’oscuro,
ALFREDO                                GERMONT                                 e i casi del futuro
Mille furie divoranmi il petto...      Che dici?... ah! ferma!                 possiamo altrui predir.
(respingendo il padre)                                                         Vediamo?...
Mi lasciate...                         [7. Finale II]                          (osservando la mano di Flora)
                                                                               Voi, signora,
GERMONT                                Galleria nel palazzo di Flora,          rivali alquante avete...
Lasciarti!...                          riccamente addobbata e                  (osservando la mano del
                                       illuminata.                             Marchese)
ALFREDO                                Una porta nel fondo e due               Marchese, voi non siete
(risoluto)                             laterali. A destra, più avanti, un      model di fedeltà.
(Oh vendetta!)                         tavoliere con quanto occorre pel
                                       giuoco; a sinistra, ricco tavolino      FLORA
GERMONT                                con fiori e rinfreschi, varie sedie e   (al Marchese)
Non più indugi, partiamo...            un divano.                              Fate il galante ancora?
t’affretta...                                                                  ben, vo’ me la paghiate.

ALFREDO                                Scena nona                              MARCHESE
(Ah fu Douphol!)                                                               (a Flora)
                                       (Flora, il Marchese, il Dottore, ed     Che diamin vi pensate?
GERMONT                                altri invitati entrano dalla sinistra   l’accusa è falsità.
M’ascolti tu?                          discorrendo fra loro.)
                                                                               FLORA
ALFREDO                                FLORA                                   La volpe lascia il pelo,
No!                                    Avrem lieta di maschere la notte;       non abbandona il vizio...
                                       n’è duce il viscontino...               Marchese mio, giudizio,
GERMONT                                Violetta ed Alfredo anco invitai...     o vi farò pentir.
Dunque invano trovato t’avrò?          MARCHESE
                                       La novità ignorate?...                  DOTTORE e ZINGARELLE
No, non udrai rimproveri;              Vïoletta e Germont sono disgiunti.      Su via, si stenda un velo
copriam d’oblìo il passato:                                                    sui fatti del passato;

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già quel ch’è stato è stato,         GASTONE e MATTADORI                  BARONE
badate all’avvenir.                  Poi, tra plausi, ritornato           (piano a Violetta)
                                     alla bella del suo cor,              (Germont è qui! il vedete?)
TUTTI                                colse il premio desïato
Su via ecc.                          tra le braccia dell’amor.            VIOLETTA
...badate / badiamo ecc.                                                  (da sé)
(Flora ed il Marchese si stringono   FLORA, DOTTORE,                      (Cielo! gli è vero!)
la mano.)                            MARCHESE e ZINGARELLE                (piano al Barone)
                                     Con tai prove i mattadori            Il vedo.
[Coro di Mattadori Spagnuoli]        san le belle conquistar!
                                                                          BARONE
                                     GASTONE e MATTADORI                  (cupo)
Scena undicesima                     Ma qui son più miti i cori;          Da voi non un sol detto si volga a
                                     a noi basta folleggiar.              questo Alfredo...
(Gastone ed altri mascherati da                                           non un detto!...
Mattadori e Piccadori spagnuoli      TUTTI
entrano vivacemente dalla            Sì, allegri, or pria tentiamo        VIOLETTA
destra.)                             della sorte il vario umor;           (da sé)
                                     la palestra dischiudiamo             (Ah perché venni, incauta! Pietà,
GASTONE e MATTADORI                  agli audaci giuocator.               gran Dio, di me!)
Di Madride noi siam mattadori,       (Gli uomini si tolgono la
siamo i prodi del circo dei tori,    maschera, e chi passeggia, chi si    FLORA
testé giunti a godere del chiasso    accinge a giocare.)                  Meco t’assidi, narrami: quai
che a Parigi si fa pel bue grasso;                                        novità vegg’io?...
e una storia, se udire vorrete,      [Sèguito del Finale II]              (Fa sedere Violetta presso di sé
quali amanti noi siamo, saprete.                                          sul divano; il Dottore si avvicina
                                                                          ad esse; Flora e Violetta parlano
FLORA, DOTTORE,                      Scena dodicesima                     fra loro; il Marchese si trattiene a
MARCHESE e ZINGARELLE                                                     parte col Barone; Gastone taglia,
Sì, sì, bravi; narrate, narrate:     (Entra Alfredo.)                     Alfredo ed altri puntano, altri
con piacere l’udremo.                                                     passeggiano.)
                                     TUTTI
GASTONE e MATTADORI                  Alfredo! Voi!                        ALFREDO
Ascoltate.                                                                Un quattro!
                                     ALFREDO
È Piquillo un bel gagliardo          Sì, amici...                         GASTONE
biscaglino mattador;                                                      Ancora hai vinto!
forte il braccio, fiero il guardo,   FLORA
delle giostre egli è signor.         Violetta?                            ALFREDO
D’andalusa giovinetta                                                     Sfortuna nell’amore
follemente innamorò;                 ALFREDO                              fortuna reca al giuoco!...
ma la bella ritrosetta               Non ne so.                           (Punta e vince.)
così al giovane parlò:
Cinque tori in un sol giorno         TUTTI                                GASTONE, MARCHESE e
vo’ vederti ad atterrar;             Ben disinvolto! bravo! Or via,       INVITATI
e se vinci, al tuo ritorno           giuocar si può.                      È sempre vincitore!...
mano e cor ti vo’ donar.             (Gastone si pone a tagliare,
Sì, gli disse, e il mattadore        Alfredo ed altri puntano. - Entra    ALFREDO
alle giostre mosse il piè;           Violetta al braccio del Barone.      Oh vincerò stassera; e l’oro
cinque tori, vincitore,              Flora va loro incontro.)             guadagnato
sull’arena egli stendé.                                                   poscia a goder tra’ campi ritornerò
                                     FLORA                                beato.
FLORA, DOTTORE,                      Qui desïata giungi...
MARCHESE e ZINGARELLE                                                     FLORA
Bravo, bravo il mattadore,           VIOLETTA                             Solo?...
ben gagliardo si mostrò,             Cessi al cortese invito.
se alla giovine l’amore                                                   ALFREDO
in tal guisa egli provò!             FLORA                                No... no... con tale che vi fu meco
                                     Grata vi son, barone, d’averlo pur   ancora,
                                     gradito.                             poi mi sfuggia...

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