Partecipare per costruire
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Partecipare per costruire Punti di vista n. 52 Il richiamo alla partecipazione arriva da tanti segnali della politica, della vita associativa, dai social. E può avere tante sfaccettature: quella che salta più in evidenza è il far sentire la propria voce. «Ho detto», a volte forse «ho urlato», comunque «c’ero». Anche in casa del Movimento dei Focolari succede così. Siamo, infatti, nel cuore della fase preparatoria dell’Assemblea generale del Movimento fondato da Chiara Lubich, che si svolgerà a settembre, in cui a tutti i suoi appartenenti viene chiesto di riflettere e di indicare (tra febbraio e marzo) cosa non può mancare affinché il carisma dell’unità sia sempre più dono per la Chiesa e per l’umanità. Un percorso che non è riservato, dunque, solo a chi sarà chiamato a rappresentare le diverse comunità del mondo all’appuntamento di settembre, ma prevede un discernimento personale e comunitario per costruire insieme il domani. Ingrediente base? L’ha suggerito la presidente dei Focolari, Maria Voce, nella lettera di convocazione per l’Assemblea: l’amore reciproco fra tutti per essere guidati dallo Spirito in modo da avere «luce nella visione e audacia nell’attuazione». Rosalba Poli e Andrea Goller Responsabili del Movimento dei Focolari in Italia Fonte: Rivista Città Nuova n. 3/2020 pag. 49
Diffondiamo a tutti l’antivirus della fraternità 26 febbraio 2020 Oggi alle ore 13, su iniziativa del sindaco di Gorgonzola, io parroco insieme al sindaco e alla presidente della Proloco, accompagnati dal capo dei vigili urbani di Gorgonzola, siamo andati ad incontrare i sindaci di Codogno e di Casalpusterlengo, al limite della zona rossa. Siamo andati per consegnare loro quattro forme di gorgonzola come segno: segno della vicinanza della nostra gente alla popolazione della zona rossa. Segno per me di voler donare un antivirus, l’antivirus della fraternità, perché con il corona virus rischia di diffondersi oggi fra le persone un virus più pericoloso, ed è il virus dell’indifferenza, del sospetto e dell’individualismo. Per questo ci sembrava importante dire che siamo vicini alle popolazioni colpite; siamo vicini con un segno di solidarietà, di vicinanza, di attenzione, di fraternità. Abbiamo invitato i due sindaci a venire a Gorgonzola per la sagra del gorgonzola. Loro sono stati molto, molto contenti. Hanno detto che è stata la prima delegazione ufficiale di un comune di un parroco ad andare da loro per manifestargli un segno di vicinanza. Erano quasi commossi tanto erano contenti e non finivano mai di ringraziarci; di ringraziarci non tanto per quattro forme di gorgonzola, ma ringraziarci per questa vicinanza, per questa attenzione alla loro situazione. Chiaramente abbiamo parlato a due metri di distanza con tutte le mascherine, con tutte le precauzioni che la legge impone anche se loro non sono infetti e non hanno alcun problema. E’ stato credo davvero un momento molto bello, direi proprio un segno grande, un segno di fraternità, un segno d’amore.
L’attenzione che dobbiamo avere per non contagiare va vissuta non nella forma del sospetto, ma nella forma di un atto d’amore reciproco che ci doniamo vicendevolmente. E allora anche le privazioni che ci sono richieste, credo sia importante viverle proprio come atto d’amore nei confronti dei fratelli. Diffondiamo a tutti l’antivirus della fraternità. don Paolo Zago – parroco di Gorgonzola (MI) La cresima La mia fidanzata, Giorgia, vuole sposarsi in chiesa. È necessario il certificato della cresima che non ho e ci vuole una preparazione. All’inizio sembra tutto semplice, ma quando mi trovo con ragazzi molto più giovani di me ad ascoltare le lezioni di catechismo, mi sembra troppo. Vorrei mandare tutto in aria. Giorgia non cambia idea, lei è convinta del sacramento del matrimonio. Il nostro rap- porto entra in un tunnel. Praticamente rimandiamo la data del matrimonio. Sono mesi di travaglio e di domande. Sono formato a vedere la Chiesa come istituzione retrograda e ora eccomi qui a elemosinare un certificato. Quello che mi fa rabbia è che per Giorgia non si tratta di una formalità, ma di un modo di impostare la famiglia. Il nostro rapporto va in fumo. In quei giorni, in un incidente, mia madre rimane paralizzata. Giorgia viene a trovarla tutti i giorni e mia madre trova in lei non solo amicizia, ma un tipo di presenza che l’aiuta ad accogliere il suo stato con serenità. Capisco che Giorgia ha motivi profondi per agire così. Sparisce in me ogni dubbio: costi quel che costi, è lei la donna della mia vita.
(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno V, n.6, novembre-dicembre 2019) Come i bambini Faccio il fotografo di professione e quando qualcuno mi chiede se mi sento realizzato in questo lavoro, rivedo tanti momenti, tanti “quadri” di gente che cerca di essere fotografata dal lato più fotogenico, di dirigenti che al momento dello scatto frenano il respiro e ritirano la pancia. È come sottoporsi a una specie di esame in cui si punta ad essere o apparire migliori, diversi da quello che si è. Soltanto nei bambini non trovo queste reazioni. Un giorno in chiesa si leggeva un discorso di Gesù sulla necessità di diventare come i bambini: l’ho capito con la mia esperienza di fotografo. Gesù chiede di essere quelli che siamo, come i bambini. (Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VI, n.1, gennaio-febbraio 2020) Marzo 2020
«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12). Quante volte, nelle scelte importanti della vita, abbiamo cercato una bussola sicura, che ci indicasse il cammino da prendere? E, come cristiani, ci siamo chiesti quale sia la sintesi del Vangelo, la chiave per entrare nel cuore di Dio e vivere da figli suoi, qui e adesso? Ecco una parola di Gesù che fa al caso nostro, una sua affermazione chiara, immediata da comprendere e da vivere. La troviamo nel vangelo di Matteo: fa parte del grande Discorso della montagna, dove Gesù insegna come vivere pienamente la vita cristiana. Egli stesso riassume tutto il suo annuncio in questa lapidaria affermazione. Oggi, che abbiamo bisogno di messaggi ricchi di significato ma brevi ed efficaci, potremmo accogliere questa Parola come un prezioso tweet da tenere a mente ogni momento. «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Per comprendere meglio cosa fare per gli altri, Gesù ci invita a metterci nei loro panni; proprio come ha fatto lui, che per amarci ha preso la nostra carne umana. Chiediamoci cosa ci aspettiamo noi dai nostri genitori, dai figli, dai colleghi di lavoro, dai responsabili di governo, dalle guide spirituali: accoglienza, ascolto, inclusione, sostegno nelle necessità materiali, ma anche sincerità, perdono, incoraggiamento, pazienza, consiglio, orientamento,
istruzione …. Per Gesù questo atteggiamento interiore, con le azioni concrete che ne conseguono, realizza tutto il contenuto della Legge di Dio e tutta la ricchezza della vita spirituale. È la “Regola d’oro”, un insegnamento universale contenuto nelle diverse culture,religioni e tradizioni che l’umanità ha sviluppato nel suo cammino (1). È la base di tutti i valori autenticamente umani, quelli che costruiscono una convivenza pacifica, con rapporti personali e sociali giusti e solidali. «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Questa Parola ci sprona ad essere creativi e generosi, a prendere l’iniziativa a favore di chiunque, a gettare ponti anche verso chi non ci è amico, come Gesù stesso ha detto ed ha fatto. Ci richiede la capacità di uscire da noi stessi, per essere così anche testimoni credibili della nostra fede. Così ci incoraggia Chiara Lubich: «Proviamo. Una giornata così spesa vale una vita. […]. Una gioia mai provata ci inonderà. […]. Dio sarà con noi, perché è con coloro che amano. […]. A volte forse rallenteremo, saremo tentati di scoraggiarci, di smettere. […]. Ma no! Coraggio! Dio ci dà la grazia. Ricominciamo sempre. Perseverando, vedremo lentamente cambiare il mondo attorno a noi. Capiremo che il Vangelo porta la vita più affascinante, accende la luce nel mondo, dà sapore alla nostra esistenza, ha in sé il principio della risoluzione di tutti i problemi. E non avremo pace finché non comunicheremo la nostra straordinaria esperienza ad altri: agli amici che ci possono comprendere, ai parenti, a chiunque ci sentiamo spinti a darla. Rinascerà la speranza» (2). «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Ramiro, veterano sul suo posto di lavoro, viene a sapere che arriveranno nuovi colleghi. Si domanda: “Se entrassi per la
prima volta in questo ufficio, cosa mi piacerebbe trovare? Cosa mi farebbe sentire a mio agio?” Così si mette in azione per fare spazio, cerca altre scrivanie, coinvolge altri colleghi. Preparano insieme nuove postazioni di lavoro accoglienti e i nuovi arrivati trovano un clima gioioso ed una comunità di lavoro più unita. Letizia Magri ______________________________________________________________ ______ 1 Qualche esempio: “Quello che non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri. Questa è tutta la Torah. Il resto è commento”. (Ebraismo); “Nessuno di voi è un fedele finché non desidera per suo fratello ciò che desidera per se stesso”. (Islam); “Non fare danno ad altri in modi che troveresti dannosi a te”. (Buddismo). http://www.aecna.org/Amicizia_Ebraico_Cristiana_di_Napoli/Regola_doro.ht ml. 2 C. Lubich, Parola di Vita aprile 1978, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 104-105. Parola di Vita Marzo 2020 1 file(s) 85.46 KB Scarica volantino ESPERIENZE SULLA PAROLA DI VITA
http://www.focolaritalia.it/wp-content/uploads/2020/02/Parola- di-vita-marzo-2020.mp3 Tutte le trasmissioni radio con esperienze Parola di vita per bambini Parola di vita ragazzi Emergenza Coronavirus Il Movimento dei Focolari raccomanda di adottare in modo scrupoloso le misure di precauzione e sicurezza stabilite dalle autorità sanitarie del proprio Paese. In seguito all’accertamento di casi di infezione da Coronavirus (COVID-19) anche in Italia, il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari, avendo la propria sede in Italia ed essendo organizzatore e sede di eventi a cui partecipano persone provenienti da molti Paesi, invita la grande famiglia dei Focolari nel mondo a vivere con la necessaria attenzione e con grande senso di responsabilità questa emergenza sanitaria in vista della salute personale e del bene comune. In particolare il Movimento dei Focolari raccomanda di adottare in modo scrupoloso le misure di precauzione e sicurezza stabilite dalle autorità sanitarie del proprio Paese e seguire con attenzione le relative comunicazioni. Per quanto riguarda gli eventi organizzati al Centro Internazionale, il Centro stesso è in stretto contatto con le autorità sanitarie e civili locali per seguire gli sviluppi e adottare le misure che si renderanno necessarie. Il Centro
Internazionale raccomanda di fare altrettanto riguardo ai grandi eventi in altri Paesi. Rimane comunque valido l’invito di Maria Voce (Emmaus) del 1 febbraio ad avere – proprio come famiglia mondiale dei Focolari – un amore incondizionato per tutti, un amore “che non fa differenza, che non ha paura. Perché anche il fratello che ti può dare un contagio è comunque tuo fratello e te ne devi prendere cura”. da www.focolare.org Oltre al credere anche il sentire Riceviamo da Giovanni, che ha lasciato questo messaggio nello spazio del nostro sito riservato alle esperienze sulla Parola di Vita,e volentieri condividiamo con tutti. In tanti momenti della giornata mi chiedo che ci sto a fare, perchè esisto, chi me lo fa fare a a vivere o perchè essere positivo… La risposta mi viene da quella voce che mi penetra, avverto, sento e mi muove dentro. Mi dice che se esisto c’è un perché e devo esserne certo. Fatto sta che ogni giorno ho davanti un immenso territorio da scoprire e che tutto può dipendere da me, che quindi sono unico, l’unico che può intercettare questa realtà misteriosa finché non ci metto su mani. Sarò allora prezioso e indispensabile, mi domando. Rassicurato della mia grandezza, come di quella di ognuno, avverto la forza per agire e reagire e che mi fa prendere possesso delle mie energie per intervenire su quanto mi si offre, su quanto la vita mi offre, a cominciare da quello che
mia moglie si attende, il mio ingegno, il mio lavoro, il mio impegno, tutto ciò a cui sono chiamato e che si para innanzi… A volte però sono io ad andarmi a cercare o a inventare il da farsi, quello che poi mi travolge con le sue urgenze e i nuovi progetti. Non sono allora un nulla, un niente, come qualcuno vuole farmi credere, ma sono un grumo di volontà e di risorse da sprigionare nel mondo dell’esistere. Poi però riscontro il limite che esiste nel mio operato… e viene da scoraggiarmi. Nel frattempo sento quella voce che mi rassicura e mi accompagna per farmi scoprire chi io sia, mentre mi dà la forza di mettermi ancora e di nuovo alla prova nella realtà, nella mia vita. Allora contemplo, sento la mano, scorgo un volto di Qualcuno che mi fa grande e a cui familiarmente potrei dare un nome. Voce che continua a chiedermi cosa e chi me lo faccia fare. Insomma, perché? E l’unica risposta che sento è quella di ‘Amore’, che mi attraversa e che mi fa trattare le cose con amore. Amore di chi? Penso che se mi ama, vuol dire che mi sta pure aspettando. E il successivo dubbio viene superato da quella voce che mi si rivolge ancora per dirmi che sono importante e che tutto può dipendere dalla mia iniziativa. Giovanni Vacanze insieme 2020 – Arabba Vacanza insieme 2020 – Arabba Quest’anno la nostra vacanza si snoderà non più su due, ma su tre settimane:
• Da sabato 04 luglio a sabato 11 luglio 2020 • Da sabato 11 luglio a sabato 18 luglio 2020 • Da sabato 18 luglio a sabato 25 luglio 2020 Le prime due settimane sono rivolte specialmente a coloro che abitano nelle province di Milano, Monza/Brianza, Lodi, Como, Lecco, Pavia, Varese, Sondrio, Novara e Verbania, la terza settimana alle province di Brescia, Mantova, Cremona, Bergamo, Liguria e Castelli Romani. La Mariapoli si svolgerà ancora ad Arabba (BL) a 1600 metri di altitudine, all’hotel Porta Vescovo. Saremo quindi di nuovo al centro delle Dolomiti, circondati dai più bei gruppi dolomitici, con possibilità di passeggiate, gite ed escursioni di ogni genere. Centrale nella Mariapoli sarà l’incontro con la figura di Chiara Lubich, ispiratrice, tra l’altro, di questa nuova modalità di vita insieme. Ti aspettiamo! Per maggior informazioni e prenotazioni: www.focolaremilano.org Nave saudita in arrivo al porto di Genova, ONG: “Stop ai trasferimenti di armi che
alimentano conflitti” Sostegno alla mobilitazione dei portuali e appello alle responsabilità del Governo italiano e di tutti i Governi europei Roma, 14 febbraio 2020 Nelle prossime ore, secondo i programmi di rotta, il cargo saudita “Bahri Yanbu” transiterà nel porto civile di Genova dove potrebbe anche caricare attrezzature militari dirette in Arabia Saudita. Amnesty International Italia, Comitato per la riconversione RWM e il lavoro sostenibile, Movimento dei Focolari Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Oxfam Italia (da tempo attive in coalizione sulla questione del conflitto in corso in Yemen) si oppongono con forza a tale possibilità e in generale a qualsiasi ipotesi di transito di materiale d’armamento attraverso porti italiani. Situazione che, per il parere delle Organizzazioni necessiterebbe di autorizzazione da parte del Governo secondo le norme vigenti. Va sottolineato infatti che mentre il Parlamento italiano, in Senato, si sta accingendo a discutere un possibile rafforzamento dei controlli sull’export militare – ora previsti dalla legge 185/90 – si continua a permettere sistematicamente il transito di materiali d’armamento destinati a paesi in guerra in contrasto con le norme vigenti. Azioni legali, manifestazioni e mobilitazioni per contrastare il ritorno della “Bahri Yanbu” – già in passato protagonista di soste nei porti italiani con motivazione legata al commercio di armamenti – avvenute nei giorni corsi in diversi porti europei. Dal 27 gennaio 2019 questa nave da trasporto di proprietà saudita ha già trasportato e trasferito armi per decine di milioni di dollari. Molti di questi sistemi d’arma hanno poi contribuito ad alimentare il sanguinoso conflitto in
corso in Yemen: una terribile catastrofe umanitaria del mondo costellata da episodi di crimini di guerra. Anche in questo caso esiste, quindi, il fondato pericolo che i porti italiani accolgano operatori marittimi che trasferiscono sistemi di armi e munizioni destinati a paesi in conflitto: armi che possono essere usate – com’è già accaduto – per commettere gravi violazioni dei diritti umani e che anche secondo i trattati internazionali firmati dal nostro Paese non dovrebbero essere consegnate. Essendo tornata da un viaggio transatlantico durante il quale ha effettuato una sosta negli Stati Uniti e in Canada a dicembre, la nave avrebbe dovuto attraccare in cinque porti europei dal 2 febbraio 2020, prima di continuare il suo viaggio in Arabia Saudita: Bremerhaven (Germania), Anversa (Belgio), Tilbury Docks (Regno Unito), Cherbourg (Francia) e Genova (Italia). Grazie alle mobilitazioni della società civile la sosta in Belgio non è avvenuta: le autorità belghe hanno esercitato pressioni sulla nave per non farla attraccare e non farla transitare nelle loro acque. La «Bahri Yanbu» appartiene alla maggiore compagnia di trasporto saudita, la Bahri, già nota come National Shipping Company of Saudi Arabia, società controllata dal governo saudita, e dal 2014 gestisce in monopolio la logistica militare di Riyadh. Anche la tipologia della nave, una delle 6 moderne con/ro multipurpose della flotta Bahri, ha una chiara vocazione militare, adatta al trasporto sia di carichi ro/ro e heavy- lift speciali (ovvero anche mezzi militari fuori norma), sia di container. Ricordiamo che durante un precedente viaggio, con rotta simile, effettuato da questa stessa nave a maggio 2019, le proteste dei portuali e del mondo associativo impedirono il caricamento in stiva sulla “Bahri Yanbu” di alcuni sistemi d’arma. Con questo nuovo viaggio della “Bahri Yanbu”, i governi europei sono chiamati nuovamente ad adempiere ai loro obblighi e a fermare ogni nuovo carico di armi. Sappiamo che
in passato gli Stati hanno fallito nel loro obbligo internazionale di interrompere i trasferimenti di armi utilizzate per commettere crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani. Ancora una volta la nostra voce si leva chiara e forte – anche a sostegno dei lavoratori del porto di Genova, che si sono mobilitati fin da subito – per chiedere che non ci sia alcun tipo di collaborazione da parte dell’Italia (export di armi, facilitazione del trasferimento) con governi e attori coinvolti in guerre sanguinose. ****** Amnesty International Italia, Comitato per la riconversione RWM e il lavoro sostenibile, Movimento dei Focolari Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Oxfam Italia Giovani del Movimento dei Focolari nelle Marche ed in Abruzzo Il 2020 si è aperto con un ritiro di due giorni con tutte le realtà giovanili del Movimento dei Focolari nelle Marche. Giovani e adulti si sono incontrati nella casa di Maria a Loreto per l’inizio di un nuovo percorso insieme con tante altre tappe. Dopo la prima edizione del 2019 con i soli giovani dei Movimenti Diocesani delle Marche e Abruzzo, la seconda edizione ha coinvolto circa 50 altri giovani. Gianluca Falconi ci ha aiutati a raccontare l’Amore a partire dalle nostre esperienze personali, alla ricerca della nostra felicità. Abbiamo concluso il 3 gennaio con un momento di
famiglia in Santa Casa per rivederci presto. Religiosi e consacrati in dialogo nel centenario di Chiara Lubich “Carismi in comunione. La profezia di Chiara Lubich” questo il titolo del convegno internazionale per religiosi, consacrati e laici che si svolge dall’8 al 9 febbraio al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Italia) in occasione del centenario dalla nascita di Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei Focolari. Oltre 400 partecipanti – cattolici e quattro ortodossi – a rappresentare più di cento famiglie carismatiche, provenienti da 27 Paesi. Lo scopo del convegno è quello di promuovere l’unità fra i carismi favorendo la comunione tra le istituzioni religiose; approfondire l’apporto profetico che scaturisce dal carisma dell’unità di Chiara Lubich; valorizzare l’apporto dei laici inseriti nelle “famiglie carismatiche”; sostenere il cammino ecumenico tra consacrati di varie Chiese; guardare alle sfide attuali con un’ottica carismatica più ampia per meglio servire una Chiesa sinodale ed una umanità solidale.
“Che questi giorni siano un laboratorio di speranza – ha affermato la Presidente dei Focolari, Maria Voce -. Il titolo del Convegno, “carismi in comunione” stimola a vivere nell’ascolto e nel dono reciproco, perché offrendo la ricchezza degli specifici carismi si realizzi un’autentica esperienza di condivisione. (…) Vivere l’unità tra i carismi è una grande responsabilità, per dare alla Chiesa un volto credibile di fronte al mondo che ci circonda, per procedere sulla via dell’ecumenismo, per superare i conflitti e coinvolgere alla pace. Forse mai come in questo tempo la dimensione carismatica nel suo insieme viene interpellata e riconosciuta come co-essenziale per il futuro della Chiesa”. Fra i partecipanti il Card. João Braz De Aviz, Prefetto della
Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica:“le persone consacrate, venendo a contatto con il Movimento dei Focolari, si sono sentite attratte dalla luce di questo carisma e dalla freschezza evangelica della spiritualità che ne è nata. Hanno trovato in essa una spinta e un aiuto a valorizzare la bellezza e l’originalità dei propri specifici carismi, a rinnovare i rapporti di fraternità nei loro Istituti, ad apprezzare ed amare gli altri carismi come il proprio, a crescere nella comunione affettiva ed effettiva con i pastori e con le altre componenti del popolo di Dio, ad allargare lo sguardo e il cuore ai fratelli e sorelle delle altre Chiese cristiane e agli appartenenti ad altre religioni. Ecco come Chiara Lubich racconta questa “sintonia” e amicizia spirituale fra l’Opera da lei nata e i consacrati: «La spiritualità dell’unità aiuta a sviluppare le potenzialità già insite nella propria vocazione e la arricchisce, nello stesso tempo, di nuovi valori». Da parte loro, «tutti i membri del Movimento – afferma Chiara – si sono sempre abbeverati e si abbeverano alla sapienza dei santi ed in specie dei santi fondatori. […] Vi è quindi una reciprocità di doni fra il Movimento dei Focolari ed il mondo dei religiosi, come è richiesto dall’essere tutti membra l’uno dell’altro nel Corpo mistico di Cristo»”. Lorenzo Russo Vedi anche Articolo Agensir Centro Mariapoli Castel
Gandolfo. Nuovo sito! NUOVO SITO Situato nei Castelli Romani, a poca distanza dalla Capitale, il Centro Mariapoli Internazionale coniugando tecnologia, ospitalità, accoglienza tipica di chi crede nella fraternità universale, accoglie persone provenienti dai cinque continenti: adulti, giovani, famiglie, realtà ecclesiali, operatori nel campo sociale, culturale, professionale per conferenze, convegni, ritiri spirituali, corsi di formazione, con spazi qualificati di dialogo ecumenico e interreligioso Contatti Via S. Giovanni Battista De La Salle 00073 Castel Gandolfo RM Telefono 06 935 9091 Mail infocmi@centromariapoli.org
Serata di approfondimento su Igino Giordani E’ possibile rivedere la serata qui: Alle radici di una scelta ideale from Focolare Movement L’ Archivio Generale del Movimento dei Focolari e il Centro Igino Giordani si sono proposti di lavorare assieme per favorire lo studio di figure politiche che possano offrire una testimonianza per il mondo attuale. Con una serie di serate di approfondimento culturale, desideriamo recuperare e valorizzare alcuni aspetti di questi “Testimoni in politica”: – L’influenza del carisma dell’unità nel loro impegno politico – La loro coerenza morale e passione politica – Il loro contributo alla fraternità e alla pace – L’attualità del loro esempio Iniziamo sabato 15 febbraio dalle 19.00 alle 20.30 presso l’auditorium del Centro del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Via Frascati, 306) con un momento culturale aperto a tutti quanti desiderano partecipare. Il primo incontro sarà dedicato all’on. Igino Giordani; il secondo, il 21 marzo, a Domenico Mangano. Chiara Zanzucchi e Alberto Lo Presti
A scuola di ecumenismo – Una testimonianza Contributo di Biagio Pitarresi A scuola di ecumenismo – Incontro di Formazione per educatori e insegnanti Organizzato dall’uff. Diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso di Caltanissetta 16 gennaio 2020 Buon pomeriggio a tutti! Mi chiedevo quale migliore contributo potevamo dare noi membri del Movimento dei Focolari a una scuola di ecumenismo se non la testimonianza? I membri del Movimento dei Focolari su consiglio della stessa Fondatrice Chiara Lubich hanno da sempre privilegiato l’amore concreto verso i fratelli e poi la parola. Metto quindi in comune con voi la mia esperienza in 7 tappe, riguardante il dialogo ed il rapporto con i fratelli di altre chiese, che ho iniziato da circa 15 anni, nella speranza che la troviate utile. 1) La prima tappa: la mia conversione all’ecumenismo. Prima di conoscere e seguire il carisma di Chiara Lubich, io “vedevo” i cristiani evangelici: nemici della Chiesa e di Dio, poi man mano, il desiderio della “fratellanza universale” e le parole di Gesù “Tutti siano una cosa sola” (Gv 17-21), che sono il cuore del carisma del Movimento dei Focolari, mi hanno cambiato profondamente e hanno fatto cadere dal mio cuore il giudizio e i pregiudizi e li ho sentiti fratelli. Le parole di Gesù: “Chi non è contro di voi è per voi” (Lc 9-50) mi aiutarono ancora di più a capire che ogni cristiano è per Gesù e mi diedero un motivo in più per impegnarmi con la mia vita affinchè “tutti siano uno”.
2) La seconda tappa: il come iniziare l’approccio con questi fratelli. Non avevo una grande preparazione per incontrare i fratelli di altre confessioni ma dopo aver a lungo pregato capii che dovevo principalmente amare: amare per primo, amare senza aspettarmi nulla in cambio, amare sempre, amare senza guardare le differenze. Con questo spirito iniziai i primi contatti e cominciai ad avvertire che questi fratelli, amavano tanto Gesù e pur se vi erano alcune differenze da un punto di vista dottrinale o liturgico, il loro amore a Gesù era sincero e forte, tanto da farli divenire martiri se necessario. Quindi oltre ad amarli, cominciai a nutrire per loro grande stima e a fare mie le parole illuminate e rivoluzionarie che Chiara Lubich spesso ci ripeteva: “Amare la Chiesa altrui come la propria”. 3) La terza tappa: il come trasformare questi rapporti. Inizialmente i nostri rapporti erano limitati ai momenti ecumenici ufficiali, molta facciata, ma ancora poca amicizia e ancor meno rapporti veri. D’accordo allora con Zina mia moglie ed alcuni amici del movimento dei Focolari, invitammo a casa nostra alcuni pastori con le mogli e alcune famiglie appartenenti alle loro chiese. Di norma, dopo un momento di incontro e di riflessione congiunta su alcuni aspetti sulla carità e sull’amore vicendevole, si cenava insieme e spesso si cantava e si scherzava. Pian piano il clima divenne familiare e molto fraterno per la presenza fondamentale e determinante di Gesù in mezzo a noi, secondo le parole di Gesù: (Mt 18-20), tanto che un pastore pentecostale un giorno mi disse: se i miei fratelli, conoscessero l’amore con cui voi focolarini portate avanti l’ecumenismo, l’unità sarebbe già una realtà. Un giorno durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il pastore Luterano e il reverendo Anglicano: hanno fatto come una scenetta nella quale dichiaravano che a Palermo a casa dei Focolarini avevano conosciuto il vero ecumenismo, definendolo: l’ecumenismo del cuore. Ciò era condiviso da
diversi pastori e fratelli e sorelle di varie chiese. Una di esse, ci disse un giorno, io non riuscivo a entrare in una chiesa cattolica nemmeno se si sposavano dei miei parenti intimi, adesso da quando vi ho conosciuto, non solo che vi entro per queste occasioni ma anche solo per pregare, inoltre sto leggendo con grande beneficio i libri di papa Francesco. Anche il clima e il lavoro della commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso diocesana, di cui facevamo parte, migliorò notevolmente e i lavori divennero più proficui. Una chiesa evangelica che ancora non faceva parte della commissione diocesana allargata alle altre chiese, che partecipava ai nostri incontri, chiese di farne parte. 4) La quarta tappa: i rapporti apparentemente difficili. Un giorno uno di questi pastori ci invitò presso alcune famiglie della sua chiesa che non ci conoscevano, noi per non pesare portammo il nostro pranzo, ma quelle famiglie che non avevano mai avuto rapporti con i cattolici, ci fecero capire in tutti i modi che non eravamo graditi. C’è voluto tanto amore e tanto pazienza, Zina con tanto amore e tanta festa, fece loro assaggiare alcune particolarità che aveva cucinato e pian piano riuscimmo a farci accettare e potemmo pranzare insieme. Dopo il pranzo, cominciarono a evidenziare i difetti che loro vedevano nella nostra chiesa cattolica, cose che sembravano loro orribili. Noi non controbattemmo anzi dicevamo loro: ma qualunque difetto, qualunque differenza fra le nostre chiese, ci può impedire di volerci bene? Restarono meravigliati, abituati a continue diatribe e combattimenti e una risposta cosi li disarmò per un attimo, ma poi passarono ad altre accuse, sempre più gravi a loro dire. Ma noi non scendevamo in questa guerra verbale, ma continuavamo a ripetere che niente ci poteva impedire di volerci bene. Dopo un po’ smisero di accusare e cominciammo a parlare del vangelo e di ciò che ci univa che è sicuramente molto ma molto di più di ciò che ci divide. In quel momento scese una presenza di Gesù in mezzo molto forte. I cuori si sono talmente infiammati
che non ci siamo resi conto che il tempo passava. Venuto il tempo di salutarli, non volevano più che andassimo via e ci supplicavano di restare ancora, A quel punto abbiamo proposto di pregare il Padre Nostro, durante il quale abbiamo avvertito forte la presenza dello Spirito Santo. Poi ci fecero promettere che saremmo ritornati perchè intendevano farci conoscere tutto il resto della comunità. Così è stato in tutti questi anni. 5) La quinta tappa: la consapevolezza della necessità di conoscere la dottrina e il pensiero della propria chiesa e di quella altrui. Di norma non cerchiamo ne accettiamo mai discussioni teologiche o similari che lasciamo sempre volentieri agli incaricati, esperti delle rispettive chiese, ma alle volte è necessario fare o rispondere a delle domande specifiche di una persona amica per desiderio di conoscenza e non per diatriba o altri motivi. Mi è capitato in alcune occasioni ed ho risposto per non mancare nella carità ma ho cercato di essere breve e conciso. a) Un giorno un pastore alla fine di un incontro ecumenico diocesano mi si avvicinò e mi chiese, così a bruciapelo: Biagio, cosa pensi di Maria? e qual è il tuo rapporto con Maria? Io non avendo una risposta preparata dissi ciò che avevo veramente in cuore: Maria è per me mia madre, gli dissi, e come tale le ho chiesto in questi giorni di pregare Gesù per la salute di mia figlia (che aveva avuto un tumore), nello stesso modo come l’altro giorno l’ho chiesto al sacerdote ortodosso. E lui subito: ma così è condivisibile! Era palesemente contento della mia risposta. b) Un altro presbitero che avevo invitato a dare una testimonianza ecumenica in Mariapoli: poco prima del suo intervento mi chiese il significato della parola Mariapoli. Non mi aspettavo questa domanda in quel momento ma risposi subito: Qual è la cosa più importante che ha fatto Maria? ha
data Gesù al mondo. Noi in questo convegno che chiamiamo Mariapoli, cioè Città di Maria, vogliamo imparare ad imitarla e portare Gesù al mondo. Rimase sorpreso e compiaciuto di questo significato ed intento. c) Una coppia di amici evangelici, un giorno mi chiesero: perché considerate Maria divina? dissi subito: vi sbagliate, Maria è una creatura, non è divina. La risposta li stupì e mi chiesero se tutti i cattolici la pensassimo così o solo noi del movimento dei focolari. No dico: questa è dottrina della chiesa cattolica. Rimasero contenti della risposta semplice, informarono poi il loro pastore. Molti evangelici pensano che i cattolici considerino Maria Divina e l’adorino al pari di Dio. Queste esperienze mi hanno portato alla convinzione che dobbiamo cercare di conoscerci più approfonditamente ma senza pregiudizi, senza paura, senza accomodamenti, ognuno deve rimanere fedele alla dottrina della propria chiesa, senza annacquarla e rispettare nello stesso tempo la dottrina altrui. Penso che la conoscenza reciproca amorevole farà cadere nel tempo tanti muri. 6) La sesta tappa: la cooperazione tra cristiani. Pian piano con quasi tutte le chiese tradizionali: Ortodossa, Anglicana, Valdese, Avventista, Luterana, riuscimmo ad avere rapporti belli e proficui. Non tutte le confessioni cristiane erano però aperte ad un rapporto, anzi le più numerose: molte delle comunità pentecostali, non volevano questo rapporto. Il Signore ci illuminò la via. Il Concilio Vaticano secondo, già dal 1964 aveva approvato un documento: “Unitatis Redintegratio” che affermava che il dialogo con le altre chiese cristiane, non doveva limitarsi allo studio e alla preghiera ma si dovevano allacciare rapporti di cooperazione concreta in vari campi a favore dell’uomo, della società, nell’ambito della salute, della promozione sociale ed economica, della scuola, della casa, dell’approvazione di
buone e sane leggi, ecc. fu una rivelazione e cominciammo ad avvicinare queste chiese con alcuni progetti. Quale fu la nostra sorpresa nel vedere che erano felici di cooperare con i cattolici in questi campi. Pian piano sono nate cooperazioni per i carcerati, per i rifugiati, per le leggi a favore della famiglia, per le mense dei poveri, per la casa, ecc. Tante altre sono in cantiere. Sono sicuro che la cooperazione porterà pian piano, l’amicizia, la conoscenza, e infine il dialogo. 7) Settima tappa l’ecumenismo oggi e domani. Un pastore pentecostale di una grande chiesa che aderiva alla cooperazione, quasi a giustificarsi, ci disse che lui e la sua comunità non accettavano l’ecumenismo, in quanto non volevano diventare cattolici. Era fermo al concetto di ecumenismo della Chiesa Cattolica prima del Concilio Vaticano II cioè l’Unità nell’uniformità, cioè tutti dovevano ritornare alla chiesa cattolica. Gli parlai allora del nuovo concetto di ecumenismo condiviso da tutte le chiese: “l’unità nella diversità”, dove la diversità di una chiesa non viene vista più come un ostacolo all’unità ma come una ricchezza, un apporto; ne fu favorevolmente sorpreso. Non conosceva neanche i passi avanti teologici, quali ad esempio la firma tra la chiesa cattolica e la chiesa Luterana sulla dottrina della giustificazione, rimase contento. Per questa chiesa una breccia nel muro dell’isolamento e della diffidenza è stata aperta. Mi chiedo quanti anche tra gli stessi cattolici, vivono ancora questo stesso isolamento, nostro compito è far conoscere, avvicinare all’ecumenismo anche gli stessi cattolici per allargare gli orizzonti del cuore secondo le nuove indicazioni del Magistero. Conclusione – Cercare ed evidenziare quello che ci unisce o ci può unire e non quello che ci può dividere, e farlo con amore, pensando che ogni persona che abbiamo davanti è Gesù: ecco l’insegnamento di Chiara Lubich che ha portato e porta frutti incredibili. Allora andiamo avanti insieme: con la preghiera
fiduciosa, promuovendo il bene dei fratelli, con la parola umile ma calorosa di carità, a realizzare quello che sta a cuore a Gesù: che tutti siano Uno. TIME to DARE – La piattaforma E-GIVE Tutto nasce dall’invito di Mons. Giovanni D’Alise rivolto ai giovani nell’ottobre scorso: impegnarsi affinché i sogni si trasformino in opere; essere cristiani che si “sporcano” le mani. C’è chi, allora, propone di fare qualcosa di concreto: realizzare una piattaforma digitale della solidarietà che non sia social bensì sociale, che metta al centro le persone e la loro dignità, che sappia soddisfare i desideri e i bisogni di chi è in difficoltà, mettendoli in rete con chi invece sceglie di donare qualcosa di per sé superfluo.
Caserta. Belvedere di San Leucio: team di coordinamento La Fondazione Mario Diana, la Diocesi di Caserta e la Caritas hanno così voluto dare vita a un ambizioso quanto mai interessante progetto che prende il nome di Time to Dare, progetto che ha saputo riunire tante realtà diverse sul territorio le quali, ognuna con le proprie specificità, hanno voluto contribuire alla riuscita del doppio appuntamento che si è concretizzato in un Hackathon digitale, il 17 e 18 gennaio ospitato nella sede di 012Factory, e un Forum di discussione, svoltosi il pomeriggio del 22 gennaio presso il meraviglioso complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio, a Caserta. Una data, questa del 22 gennaio, non scelta a caso. I promotori infatti hanno voluto che la giornata clou dell’evento ricadesse proprio nel giorno del Centenario della nascita di Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, colei che ha fatto nascere l’economia di comunione e
promosso, per prima, la cultura del «dare». Caserta. Belvedere di San Leucio: tavolo relatori La realizzazione dell’evento è stato possibile anche grazie al contributo della BCC Terra di Lavoro, che ha sposato in pieno il valore sociale dell’iniziativa.Un doppio appuntamento che ha avuto l’obiettivo di realizzare un prototipo di piattaforma digitale che, strutturata sul modello dei tradizionali e- commerce, consenta nel principio della gratuità di donare beni materiali e non solo. “Dare” è, infatti, una delle parole chiave di questo progetto e così, la piattaforma web che è stata immaginata durante l’hackathon si chiamerà E-GIVE, acronimo inglese che sta per economia del dare. Il titolo TIME to DARE – dall’inglese tradotto “è tempo di osare”, ma in italiano può essere letto anche come “è tempo di dare” o “da dare” – ha pertanto un molteplice valore semantico per un progetto fatto di
condivisione, solidarietà e tecnologia. L’hackathon si è concretizzato in una maratona informatica di 24 ore che ha visto la partecipazione di sette team composti da developers, programmatori, grafici, studenti in scienze sociali ed economiche. Il loro compito è stato quello di presentare una proposta di piattaforma che avesse, oltre all’aspetto meramente tecnico, una sostenibilità sociale e ambientale che, potesse valorizzare il concetto del dono, promuovendo l’economia cir- colare, in modo da permettere di recuperare e dare nuova vita a beni ancora utili e favorire la riduzione della quantità di rifiuti destinati allo smaltimento. Team Givekit A vincere, seppur di pochissimo rispetto alle altre proposte, è stata quella del gruppo GiveKit, che ha saputo convincere la giuria attraverso una proposta molta articolata e il racconto di una storia che nasce da un antico detto popolare: “Fa ‘o bbene e scuordate”.
Il gruppo ha avuto così l’opportunità di presentare il proprio lavoro al Forum svoltosi, come detto, presso le sale del Belvedere di San Leucio, messe a disposizione dal Comune di Caserta, ente patrocinante dell’evento, con la partecipazione di oltre cento persone che hanno avuto modo di confrontarsi su economia sociale, condivisione, dono e solidarietà; un vero e proprio laboratorio di idee, esperienze, pensieri, proposte e domande rivolto a tutti gli operatori sociali che si occupano di povertà e a coloro che amano i valori della pace, della fraternità universale, della solidarietà, della sostenibilità ambientale, prevalentemente giovani che credono in una cultura economica improntata alla comunione, alla gratuità e alla reciprocità. La particolarità e il punto di forza del Forum è stata sicuramente la massiccia presenza di giovani e soprattutto la composizione del team di coordinamento dell’evento costituito da giovanissimi, ragazzi e ragazze provenienti oltre che da Caserta anche da Roma, Napoli e Padova. Negli ultimi due mesi si sono riuniti per organizzare in ogni dettaglio la tre giorni casertana. I giovani delle organizzazioni partner del progetto come Movimento dei Focolari, Azione Cattolica, AGESCI, Rete Salesiana, Centro Sociale ex Canapificio e progetto Policoro Caserta, hanno messo in campo la loro creatività e hanno dato vita a un pomeriggio molto intenso. Al tavolo dei relatori spiccava la presenza di cinque giovani – maggioranza donne – tutti studenti: una psicologa, un’educatrice sociale, uno sviluppatore informatico, un ingegnere aerospaziale, una prossima laureata in giurisprudenza. Sono stati loro a moderare sapientemente non solo la plenaria ma anche i due laboratori chiamati creattivi nei quali si chiedeva di portare proposte concrete per migliorare e dare uno slancio alla piattaforma E-GIVE. Ad accompagnare in questo percorso i partecipanti al Forum è stata Alessandra Smerilli, professoressa di economia politica alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di
Roma, ente universitario tra i principali partner di Time to Dare. Una presenza importante quella di Suor Alessandra, che ha saputo offrire spunti di riflessione interessanti al dibattito, sottolineando la forza del pensiero dei giovani, così come ha fatto anche Papa Francesco convocando ad Assisi il prossimo 26 – 28 marzo 2000 giovani da tutto il mondo per dare vita all’evento The Economy of Francesco, di cui Time to Dare ha avuto l’onore di essere uno degli eventi preparatori. di Marco Miggiano da: il Poliedro anno 5 n.1
La piattaforma E-GIVE Il compito era arduo. Realizzare in 24 ore un prototipo di piattaforma web che coniugasse dono, gratuità, comunione e riciclo. Francesco Tirsi, Gaia Moscatelli, Emilio Apuzzo e Paolo Baldo Luchini, del gruppo Givekit, uno dei sette team partecipanti all’hackathon EGIVE, ci sono riusciti e sono andati anche oltre, stupendo con una presentazione ricca di emozioni i convenuti al Forum dei giovani presso il Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio a Caserta, il 22 gennaio scorso. La soluzione offerta è una classica situazione win-win, in cui vincono tutti. Il sito è diviso in 5 sezioni: una che spiega la filosofia, una rivolta alle persone che desiderano donare, una per chi ha bisogno, una per chi vuole aiutare il progetto e rendere disponibile il proprio tempo (questa pensata volutamente molto semplice, per dare modo a persone meno avvezze alla tecnologia di potersi registrare) e una con i contatti e un form per comunicare se ci fossero dubbi su come usare la piattaforma.
Team finalisti hackathon L’idea mira a inserire nella nostra società persone in situazioni svantaggiate, dandogli la possibilità di imparare un lavoro o reinserirsi nel tessuto sociale. Mira a dare una nuova occupazione anche ai pensionati, che hanno molto da insegnare e sono spesso ingiustamente ignorati. Mira a creare un tessuto sociale più unito ricostruendo un punto di aggregazione intorno agli oratori e ai circoli, sparsi sul territorio, i quali stanno perdendo il proprio ruolo naturale di punti di aggregazione sociale e che spesso hanno molti spazi vuoti e disponibili. Con l’utilizzo di una lista dei desideri che permetta di pre- notare gli oggetti, oltretutto, si ridurrebbero di molto i tempi di stoccaggio, si andrebbe direttamente da chi ha molto a chi a molto poco. Un video clip finale della presentazione del progetto sintetizza con immagini e parole la filosofia sottesa
all’idea: integrazione, riciclo, rispetto, dignità. Viviamo in una società sempre più dedita al consumismo, una società sempre più povera di natura, di lavoro, di comprensione. Con questa piattaforma sarà possibile invertire questa decadenza e riscoprire l’altro termine, quello vero con cui indicare il significato originale di società, un termine che stiamo purtroppo dimenticando. Trasformare la società in comunità. Conosciamoli questi ragazzi. Fanno parte della Apple Developer Academy della Federico II di Napoli. Francesco: “ho deciso di trasferirmi a Napoli e iniziare l’Academy perché volevo imparare le tecniche che permettono di dare un impulso alla società. Da manager non mi occupavo d’altro che di comprare e vendere, non riuscivo a dare un senso alla mia vita”; Gaia: “sono un archeologo per amore e un designer per mestiere. All’Academy mi occupo di un progetto in collaborazione con una ONG indiana. Il suo scopo è quello di sostenere un’economia circolare in comunità rurali”; Emilio e Paolo – i due sviluppatori – stanno lavorando ad un’App per bambini non udenti in collaborazione con la scuola Smaldone di Napoli. Sembrano avverarsi le parole della Scrittura «… i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni» (Gioele 2, 28). di Elpidio Pota Segretario generale della Fondazione Mario Diana Il video di presentazione del progetto vincitore dell’Hackathon E-GIVE di Time to Dare, realizzato dal team GIVEKIT.
A Firenze un incontro sulle orme del “Documento sulla Fratellanza Umana” di Abu Dhabi Il testo sottoscritto da Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb – Un percorso per un’amicizia tra cristiani e musulmani a Firenze. A Firenze la comunità cristiana e quella musulmana si sono incontrate oggi, 30 gennaio 2020, per riflettere sullo storico “Documento sulla Fratellanza Umana” sottoscritto il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e il Grande Imam di Al- Azhar Ahmad Al-Tayyeb. L’appuntamento, promosso dal Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, dalla Fondazione Giorgio La Pira, dall’ Istituto Universitario Sophia di Loppiano e dalla Comunità Islamica Firenze e Toscana, è una prima risposta all’appello contenuto nel documento stesso che invita “tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché esso (il documento) diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione
della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli”. L’incontro è stato aperto dai saluti dell’Arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori e dell’imam di Firenze Izzeddin Elzir che hanno firmato un testo in cui, dopo aver sottolineato la tradizione di Firenze come città di incontro e di esperienze di dialogo fra culture e religioni diverse, viene rinnovato l’impegno ad essere costruttori di pace e fare propri gli intenti del Documento: “[…] La nostra presenza insieme vuol essere un segno tangibile dell’amicizia che ci caratterizza e che ci lega, sollecitati dalle nostre Fedi che si fondano sulla medesima Speranza, radicata nella fiducia dell’Azione di Dio che, essendo Amore, chiede la partecipazione libera e responsabile di ogni singola persona umana, senza mai abbandonarla. E’ questa comune Speranza che ci fa incontrare per conoscerci sempre meglio, per imparare gli uni dagli altri, per stimarci reciprocamente; affinché, resi pacifici nel cuore possiamo costruire percorsi di pace e di giustizia finalizzata al bene, camminando idealmente e fraternamente gli uni accanto agli altri verso la Sorgente di ogni realtà.
[…]Facendo tesoro della viva esperienza di dialogo che caratterizza la nostra città e con la piena condivisione del Documento per la Fratellanza umana, la pace e la convivenza comune, auspichiamo che questo nostro momento di riflessione, ci apra a un Percorso verso un rapporto più strutturato tra le nostre realtà religiose, per una sempre più feconda amicizia Islamico- Cristiana”. Durante l’incontro mons.Vittorio Ianari, della Comunità di Sant’Egidio ha illustrato il percorso storico del documento di Abu Dhabi, mons. Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, ha presentato significato e prospettive, mentre il prof. Mohamed Bamoshmoosh, resp. Culturale della Comunità islamica di Firenze si è focalizzato sulla attualizzazione del Documento a livello locale. Infine il Direttore del Centro Internazionale Studenti La Pira Maurizio Certini, insieme a Mohamed Bamoshmoosh si sono concentrati su alcune prospettive del cammino di amicizia in atto a Firenze da tanti anni. Ricordiamo in tale senso lo straorinario, profetico apporto al dialogo da parte del sindaco Giorgio La Pira e il cammino fiorentino più recente. L’incontro di oggi intende segnare infatti anche il primo passo verso un rapporto più strutturato tra le due realtà religiose per un’amicizia islamico-cristiana a Firenze. “Una lunga storia lega la comunità cattolica e islamica di Firenze, dagli incontri con i primi studenti universitari di fede islamica nella Sala Teatina, dove significativamente ci siamo incontrati oggi. La Sala del Centro è stata infatti (dal 1989
al 1992) la prima aula di preghiera della nascente Comunità islamica toscana e sede provvisoria del primo Centro culturale islamico della nostra città. – hanno sottolineato Certini e Bamoshmoosch – In queste stanze, sino dal 1978, per iniziativa dell’arcivescovo di Firenze card. Benelli che volle un Centro che desse dignità a ogni giovane internazionale e aperto al dialogo interreligioso, sulla spinta ideale di Giorgio La Pira e con l’attento e appassionato accompagnamento di Chiara Lubich e dei Focolari, è nato un rapporto di amicizia e di dialogo tra giovani basato su significative interazioni personali, sincere, aperte e collaborative. Un dialogo che si è poi dilatato irreversibilmente, con autonome iniziative di persone, di associazioni, di Chiese; mostrando come Firenze sia sempre città culturalmente aperta. Una città che in molte sue parti crede che il dialogo come stile di vita, realizza un diverso modo di incontrarsi e relazionarsi, portando così a superare stereotipi e pregiudizi, e a rendere vera ogni giorno una fraternità che afferma e garantisce le relative differenze. L’esperienza qui realizzata insegna come il radicamento in Dio offra un modo nuovo di guardare ogni uomo: il riconoscere la dignità dell’altro proprio in virtù del suo essere “altro” genera una reciproca accoglienza, un’amicizia tale da suscitare in ciascuno il desiderio di una mutua e più profonda conoscenza e solidarietà. Quello che ci proponiamo è strutturare un percorso verso un’amicizia islamico-cristiana sempre più ampio e inclusivo, costruire relazioni sempre più significative, per spargere nuovi semi di fraternità e di pace a Firenze, in tutto il territorio nazionale e oltre”. ……………. In collaborazione con : Mov. dei Focolari, GMI Ass. Giovani Musulmani, Comunità di SantEgidio, Toscana Impegno Comune, Opera per la Gioventù Giorgio La Pira. Messaggio A un anno dallo storico Incontro del Santo Padre papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb,
abbiamo desiderato, oggi, ritrovarci in questa Sala Teatina. Un luogo significativo in quanto ospita un Centro intitolato a Giorgio La Pira. Noto per l’Esperienza di amicizia, cresciuta sin dal 1978, tra donne e uomini di differenti credi, fedi religiose e visioni del mondo, segnatamente tra giovani internazionali, cristiani e musulmani. Primo luogo di preghiera e di incontro comunitario della nascente Comunità islamica di Firenze. Il singolare percorso fiorentino intorno alla centralità della persona umana e alla sua dignità, si è storicamente espresso in svariati modi: nella cultura, nell’arte, nella vita civile, nella carità, nell’attenzione all’incontro tra le Chiese cristiane e nel dialogo interreligioso, nell’incontro tra i popoli. Tale percorso ci mostra il volto di una città religiosamente aperta. Ne è testimonianza la vasta e appassionata diffusione di esperienze di dialogo che oggi si svolgono a ogni livello: fino alla recente costituzione della Scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale. Il tempo presente, così carico di paure e di gravi tensioni, in una società che diviene sempre più varia ed eterogenea, eppure interdipendente, ci richiama a rinnovare con audacia e con forza, la nostra testimonianza nel comune impegno per la buona convivenza e per la pace. La nostra presenza insieme vuol essere un segno tangibile dell’amicizia che ci caratterizza e che ci lega, sollecitati dalle nostre Fedi che si fondano sulla medesima Speranza,
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