Partecipare per costruire

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Partecipare per costruire
Partecipare per costruire
Punti di vista n. 52

Il richiamo alla partecipazione arriva da tanti segnali della
politica, della vita associativa, dai social. E può avere
tante sfaccettature: quella che salta più in evidenza è il far
sentire la propria voce. «Ho detto», a volte forse «ho
urlato», comunque «c’ero».

Anche in casa del Movimento dei Focolari succede così. Siamo,
infatti, nel cuore della fase preparatoria dell’Assemblea
generale del Movimento fondato da Chiara Lubich, che si
svolgerà a settembre, in cui a tutti i suoi appartenenti viene
chiesto di riflettere e di indicare (tra febbraio e marzo)
cosa non può mancare affinché il carisma dell’unità sia sempre
più dono per la Chiesa e per l’umanità.

Un percorso che non è riservato, dunque, solo a chi sarà
chiamato a rappresentare le diverse comunità del mondo
all’appuntamento di settembre, ma prevede un discernimento
personale e comunitario per costruire insieme il domani.
Ingrediente base? L’ha suggerito la presidente dei Focolari,
Maria Voce, nella lettera di convocazione per l’Assemblea:
l’amore reciproco fra tutti per essere guidati dallo Spirito
in modo da avere «luce nella visione e audacia
nell’attuazione».

Rosalba Poli e Andrea Goller

Responsabili del Movimento dei Focolari in Italia

Fonte: Rivista Città Nuova n. 3/2020 pag. 49
Partecipare per costruire
Diffondiamo       a     tutti
l’antivirus della fraternità
26 febbraio 2020

Oggi alle ore 13, su iniziativa del sindaco di Gorgonzola, io
parroco insieme al sindaco e alla presidente della Proloco,
accompagnati dal capo dei vigili urbani di Gorgonzola, siamo
andati ad incontrare i sindaci di Codogno e di
Casalpusterlengo, al limite della zona rossa.

Siamo andati per consegnare loro quattro forme di gorgonzola
come segno: segno della vicinanza della nostra gente alla
popolazione della zona rossa. Segno per me di voler donare un
antivirus, l’antivirus della fraternità, perché con il corona
virus rischia di diffondersi oggi fra le persone un virus più
pericoloso, ed è il virus dell’indifferenza, del sospetto e
dell’individualismo.

Per questo ci sembrava importante dire che siamo vicini alle
popolazioni colpite; siamo vicini con un segno di solidarietà,
di vicinanza, di attenzione, di fraternità. Abbiamo invitato i
due sindaci a venire a Gorgonzola per la sagra del gorgonzola.
Loro sono stati molto, molto contenti.

Hanno detto che è stata la prima delegazione ufficiale di un
comune di un parroco ad andare da loro per manifestargli un
segno di vicinanza. Erano quasi commossi tanto erano contenti
e non finivano mai di ringraziarci; di ringraziarci non tanto
per quattro forme di gorgonzola, ma ringraziarci per questa
vicinanza, per questa attenzione alla loro situazione.

Chiaramente abbiamo parlato a due metri di distanza con tutte
le mascherine, con tutte le precauzioni che la legge impone
anche se loro non sono infetti e non hanno alcun problema. E’
stato credo davvero un momento molto bello, direi proprio un
segno grande, un segno di fraternità, un segno d’amore.
Partecipare per costruire
L’attenzione che dobbiamo avere per non contagiare va vissuta
non nella forma del sospetto, ma nella forma di un atto
d’amore reciproco che ci doniamo vicendevolmente. E allora
anche le privazioni che ci sono richieste, credo sia
importante viverle proprio come atto d’amore nei confronti dei
fratelli. Diffondiamo a tutti l’antivirus della fraternità.

don Paolo Zago – parroco di Gorgonzola (MI)

La cresima
La mia fidanzata, Giorgia, vuole sposarsi in chiesa. È
necessario il certificato della cresima che non ho e ci vuole
una preparazione. All’inizio sembra tutto semplice, ma quando
mi trovo con ragazzi molto più giovani di me ad ascoltare le
lezioni di catechismo, mi sembra troppo. Vorrei mandare tutto
in aria.

Giorgia non cambia idea, lei è convinta del sacramento del
matrimonio. Il nostro rap- porto entra in un tunnel.
Praticamente rimandiamo la data del matrimonio. Sono mesi di
travaglio e di domande. Sono formato a vedere la Chiesa come
istituzione retrograda e ora eccomi qui a elemosinare un
certificato.

Quello che mi fa rabbia è che per Giorgia non si tratta di una
formalità, ma di un modo di impostare la famiglia. Il nostro
rapporto va in fumo. In quei giorni, in un incidente, mia
madre rimane paralizzata. Giorgia viene a trovarla tutti i
giorni e mia madre trova in lei non solo amicizia, ma un tipo
di presenza che l’aiuta ad accogliere il suo stato con
serenità. Capisco che Giorgia ha motivi profondi per agire
così. Sparisce in me ogni dubbio: costi quel che costi, è lei
la donna della mia vita.
Partecipare per costruire
(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno V, n.6,
novembre-dicembre 2019)

Come i bambini
Faccio il fotografo di professione e quando qualcuno mi chiede
se mi sento realizzato in questo lavoro, rivedo tanti momenti,
tanti “quadri” di gente che cerca di essere fotografata dal
lato più fotogenico, di dirigenti che al momento dello scatto
frenano il respiro e ritirano la pancia.

È come sottoporsi a una specie di esame in cui si punta ad
essere o apparire migliori, diversi da quello che si è.
Soltanto nei bambini non trovo queste reazioni. Un giorno in
chiesa si leggeva un discorso di Gesù sulla necessità di
diventare come i bambini: l’ho capito con la mia esperienza di
fotografo. Gesù chiede di essere quelli che siamo, come i
bambini.

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VI, n.1,
gennaio-febbraio 2020)

Marzo 2020
Partecipare per costruire
«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12).

Quante volte, nelle scelte importanti della vita, abbiamo
cercato una bussola sicura, che ci indicasse il cammino da
prendere? E, come cristiani, ci siamo chiesti quale sia la
sintesi del Vangelo, la chiave per entrare nel cuore di Dio e
vivere da figli suoi, qui e adesso?

Ecco una parola di Gesù che fa al caso nostro, una sua
affermazione chiara, immediata da comprendere e da vivere. La
troviamo nel vangelo di Matteo: fa parte del grande Discorso
della montagna, dove Gesù insegna come vivere pienamente la
vita cristiana. Egli stesso riassume tutto il suo annuncio in
questa lapidaria affermazione.

Oggi, che abbiamo bisogno di messaggi ricchi di significato ma
brevi ed efficaci, potremmo accogliere questa Parola come un
prezioso tweet da tenere a mente ogni momento.

«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Per comprendere meglio cosa fare per gli altri, Gesù ci invita
a metterci nei loro panni; proprio come ha fatto lui, che per
amarci ha preso la nostra carne umana.

Chiediamoci cosa ci aspettiamo noi dai nostri genitori, dai
figli, dai colleghi di lavoro, dai responsabili di governo,
dalle guide spirituali: accoglienza, ascolto, inclusione,
sostegno nelle necessità materiali, ma anche sincerità,
perdono, incoraggiamento, pazienza, consiglio, orientamento,
Partecipare per costruire
istruzione …. Per Gesù questo atteggiamento interiore, con le
azioni concrete che ne conseguono, realizza tutto il contenuto
della Legge di Dio e tutta la ricchezza della vita spirituale.

È la “Regola d’oro”, un insegnamento universale contenuto
nelle diverse culture,religioni e tradizioni che l’umanità ha
sviluppato nel suo cammino (1). È la base di tutti i
valori autenticamente umani, quelli che costruiscono una
convivenza pacifica, con rapporti personali e sociali giusti e
solidali.

«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Questa Parola ci sprona ad essere creativi e generosi, a
prendere l’iniziativa a favore di chiunque, a gettare ponti
anche verso chi non ci è amico, come Gesù stesso ha detto ed
ha fatto. Ci richiede la capacità di uscire da noi stessi, per
essere così anche testimoni credibili della nostra fede.

Così ci incoraggia Chiara Lubich: «Proviamo. Una giornata così
spesa vale una vita. […]. Una gioia mai provata ci inonderà.
[…]. Dio sarà con noi, perché è con coloro che amano. […]. A
volte forse rallenteremo, saremo tentati di scoraggiarci, di
smettere. […]. Ma no! Coraggio! Dio ci dà la grazia.
Ricominciamo sempre. Perseverando, vedremo lentamente cambiare
il mondo attorno a noi. Capiremo che il Vangelo porta la vita
più affascinante, accende la luce nel mondo, dà sapore alla
nostra esistenza, ha in sé il principio della risoluzione di
tutti i problemi. E non avremo pace finché non comunicheremo
la nostra straordinaria esperienza ad altri: agli amici che ci
possono comprendere, ai parenti, a chiunque ci sentiamo spinti
a darla. Rinascerà la speranza» (2).

«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Ramiro, veterano sul suo posto di lavoro, viene a sapere che
arriveranno nuovi colleghi. Si domanda: “Se entrassi per la
Partecipare per costruire
prima volta in questo ufficio, cosa mi piacerebbe trovare?
Cosa mi farebbe sentire a mio agio?” Così si mette in azione
per fare spazio, cerca altre scrivanie, coinvolge altri
colleghi. Preparano insieme nuove postazioni di lavoro
accoglienti e i nuovi arrivati trovano un clima gioioso ed una
comunità di lavoro più unita.

Letizia Magri

______________________________________________________________
______

1 Qualche esempio: “Quello che non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri. Questa

è tutta la Torah. Il resto è commento”. (Ebraismo); “Nessuno di voi è un fedele

finché non desidera per suo fratello ciò che desidera per se stesso”. (Islam); “Non

fare   danno    ad   altri    in   modi   che    troveresti     dannosi    a   te”.

(Buddismo). http://www.aecna.org/Amicizia_Ebraico_Cristiana_di_Napoli/Regola_doro.ht

ml.

2 C. Lubich, Parola di Vita aprile 1978, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio

Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 104-105.

Parola di Vita Marzo 2020
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ESPERIENZE SULLA PAROLA DI VITA
Partecipare per costruire
http://www.focolaritalia.it/wp-content/uploads/2020/02/Parola-
di-vita-marzo-2020.mp3

Tutte le trasmissioni radio con esperienze

Parola di vita per bambini

Parola di vita ragazzi

Emergenza Coronavirus
Il Movimento dei Focolari raccomanda di adottare in modo
scrupoloso le misure di precauzione e sicurezza stabilite
dalle autorità sanitarie del proprio Paese.

In seguito all’accertamento di casi di infezione da
Coronavirus (COVID-19) anche in Italia, il Centro
Internazionale del Movimento dei Focolari, avendo la propria
sede in Italia ed essendo organizzatore e sede di eventi a cui
partecipano persone provenienti da molti Paesi, invita la
grande famiglia dei Focolari nel mondo a vivere con la
necessaria attenzione e con grande senso di responsabilità
questa emergenza sanitaria in vista della salute personale e
del bene comune.

In particolare il Movimento dei Focolari raccomanda di
adottare in modo scrupoloso le misure di precauzione e
sicurezza stabilite dalle autorità sanitarie del proprio Paese
e seguire con attenzione le relative comunicazioni.

Per quanto riguarda gli eventi organizzati al Centro
Internazionale, il Centro stesso è in stretto contatto con le
autorità sanitarie e civili locali per seguire gli sviluppi e
adottare le misure che si renderanno necessarie. Il Centro
Partecipare per costruire
Internazionale raccomanda di fare altrettanto riguardo ai
grandi eventi in altri Paesi.

Rimane comunque valido l’invito di Maria Voce (Emmaus) del 1
febbraio ad avere – proprio come famiglia mondiale dei
Focolari – un amore incondizionato per tutti, un amore “che
non fa differenza, che non ha paura. Perché anche il fratello
che ti può dare un contagio è comunque tuo fratello e te ne
devi prendere cura”.

da www.focolare.org

Oltre al              credere             anche          il
sentire
Riceviamo da Giovanni, che ha lasciato questo messaggio nello
spazio del nostro sito riservato alle esperienze sulla Parola
di Vita,e volentieri condividiamo con tutti.

In tanti momenti della giornata mi chiedo che ci sto a fare,
perchè esisto, chi me lo fa fare a a vivere o perchè essere
positivo… La risposta mi viene da quella voce che mi penetra,
avverto, sento e mi muove dentro. Mi dice che se esisto c’è un
perché e devo esserne certo. Fatto sta che ogni giorno ho
davanti un immenso territorio da scoprire e che tutto può
dipendere da me, che quindi sono unico, l’unico che può
intercettare questa realtà misteriosa finché non ci metto su
mani. Sarò allora prezioso e indispensabile, mi domando.

Rassicurato della mia grandezza, come di quella di ognuno,
avverto la forza per agire e reagire e che mi fa prendere
possesso delle mie energie per intervenire su quanto mi si
offre, su quanto la vita mi offre, a cominciare da quello che
Partecipare per costruire
mia moglie si attende, il mio ingegno, il mio lavoro, il mio
impegno, tutto ciò a cui sono chiamato e che si para innanzi…

A volte però sono io ad andarmi a cercare o a inventare il da
farsi, quello che poi mi travolge con le sue urgenze e i nuovi
progetti. Non sono allora un nulla, un niente, come qualcuno
vuole farmi credere, ma sono un grumo di volontà e di risorse
da sprigionare nel mondo dell’esistere. Poi però riscontro il
limite che esiste nel mio operato… e viene da scoraggiarmi.
Nel frattempo sento quella voce che mi rassicura e mi
accompagna per farmi scoprire chi io sia, mentre mi dà la
forza di mettermi ancora e di nuovo alla prova nella realtà,
nella mia vita.

Allora contemplo, sento la mano, scorgo un volto di Qualcuno
che mi fa grande e a cui familiarmente potrei dare un nome.
Voce che continua a chiedermi cosa e chi me lo faccia fare.
Insomma, perché? E l’unica risposta che sento è quella di
‘Amore’, che mi attraversa e che mi fa trattare le cose con
amore. Amore di chi? Penso che se mi ama, vuol dire che mi sta
pure aspettando. E il successivo dubbio viene superato da
quella voce che mi si rivolge ancora per dirmi che sono
importante e che tutto può dipendere dalla mia iniziativa.

Giovanni

Vacanze insieme 2020 – Arabba
Vacanza insieme 2020 – Arabba

Quest’anno la nostra vacanza si snoderà non più su due, ma su
tre settimane:
• Da sabato 04 luglio a sabato 11 luglio 2020
          • Da sabato 11 luglio a sabato 18 luglio 2020
          • Da sabato 18 luglio a sabato 25 luglio 2020
Le prime due settimane sono rivolte specialmente a coloro che
abitano nelle province di Milano, Monza/Brianza, Lodi, Como,
Lecco, Pavia, Varese, Sondrio, Novara e Verbania, la terza
settimana alle province di Brescia, Mantova, Cremona, Bergamo,
Liguria e Castelli Romani.

La Mariapoli si svolgerà ancora ad Arabba (BL) a 1600 metri di
altitudine, all’hotel Porta Vescovo. Saremo quindi di nuovo al
centro delle Dolomiti, circondati dai più bei gruppi
dolomitici, con possibilità di passeggiate, gite ed escursioni
di ogni genere.

Centrale nella Mariapoli sarà l’incontro con la figura di
Chiara Lubich, ispiratrice, tra l’altro, di questa nuova
modalità di vita insieme.

Ti aspettiamo!

Per maggior informazioni e prenotazioni:

www.focolaremilano.org

Nave saudita in arrivo al
porto di Genova, ONG: “Stop
ai trasferimenti di armi che
alimentano conflitti”
Sostegno alla mobilitazione dei portuali e appello alle
responsabilità del Governo italiano e di tutti i Governi
europei

Roma, 14 febbraio 2020

Nelle prossime ore, secondo i programmi di rotta, il cargo
saudita “Bahri Yanbu” transiterà nel porto civile di Genova
dove potrebbe anche caricare attrezzature militari dirette in
Arabia Saudita. Amnesty International Italia, Comitato per la
riconversione RWM e il lavoro sostenibile, Movimento dei
Focolari Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il
Disarmo, Oxfam Italia (da tempo attive in coalizione sulla
questione del conflitto in corso in Yemen) si oppongono con
forza a tale possibilità e in generale a qualsiasi ipotesi di
transito di materiale d’armamento attraverso porti italiani.
Situazione che, per il parere delle Organizzazioni
necessiterebbe di autorizzazione da parte del Governo secondo
le norme vigenti.

Va sottolineato infatti che mentre il Parlamento italiano, in
Senato, si sta accingendo a discutere un possibile
rafforzamento dei controlli sull’export militare – ora
previsti dalla legge 185/90 – si continua a permettere
sistematicamente il transito di materiali d’armamento
destinati a paesi in guerra in contrasto con le norme vigenti.

Azioni legali, manifestazioni e mobilitazioni per contrastare
il ritorno della “Bahri Yanbu” – già in passato protagonista
di soste nei porti italiani con motivazione legata al
commercio di armamenti – avvenute nei giorni corsi in diversi
porti europei. Dal 27    gennaio 2019 questa nave da trasporto di
proprietà saudita ha      già trasportato e trasferito armi per
decine di milioni di     dollari. Molti di questi sistemi d’arma
hanno poi contribuito    ad alimentare il sanguinoso conflitto in
corso in Yemen: una terribile catastrofe umanitaria del mondo
costellata da episodi di crimini di guerra. Anche in questo
caso esiste, quindi, il fondato pericolo che i porti italiani
accolgano operatori marittimi che trasferiscono sistemi di
armi e munizioni destinati a paesi in conflitto: armi che
possono essere usate – com’è già accaduto – per commettere
gravi violazioni dei diritti umani e che anche secondo i
trattati internazionali firmati dal nostro Paese non
dovrebbero essere consegnate.

Essendo tornata da un viaggio transatlantico durante il quale
ha effettuato una sosta negli Stati Uniti e in Canada a
dicembre, la nave avrebbe dovuto attraccare in cinque porti
europei dal 2 febbraio 2020, prima di continuare il suo
viaggio in Arabia Saudita: Bremerhaven (Germania), Anversa
(Belgio), Tilbury Docks (Regno Unito), Cherbourg (Francia) e
Genova (Italia). Grazie alle mobilitazioni della società
civile la sosta in Belgio non è avvenuta: le autorità belghe
hanno esercitato pressioni sulla nave per non farla attraccare
e non farla transitare nelle loro acque. La «Bahri Yanbu»
appartiene alla maggiore compagnia di trasporto saudita, la
Bahri, già nota come National Shipping Company of Saudi
Arabia, società controllata dal governo saudita, e dal 2014
gestisce in monopolio la logistica militare di Riyadh. Anche
la tipologia della nave, una delle 6 moderne con/ro
multipurpose della flotta Bahri, ha una chiara vocazione
militare, adatta al trasporto sia di carichi ro/ro e heavy-
lift speciali (ovvero anche mezzi militari fuori norma), sia
di container.

Ricordiamo che durante un precedente viaggio, con rotta
simile, effettuato da questa stessa nave a maggio 2019, le
proteste dei portuali e del mondo associativo impedirono il
caricamento in stiva sulla “Bahri Yanbu” di alcuni sistemi
d’arma. Con questo nuovo viaggio della “Bahri Yanbu”, i
governi europei sono chiamati nuovamente ad adempiere ai loro
obblighi e a fermare ogni nuovo carico di armi. Sappiamo che
in passato gli Stati hanno fallito nel loro obbligo
internazionale di interrompere i trasferimenti di armi
utilizzate per commettere crimini di guerra e altre gravi
violazioni dei diritti umani.

Ancora una volta la nostra voce si leva chiara e forte – anche
a sostegno dei lavoratori del porto di Genova, che si sono
mobilitati fin da subito – per chiedere che non ci sia alcun
tipo di collaborazione da parte dell’Italia (export di armi,
facilitazione del trasferimento) con governi e attori
coinvolti in guerre sanguinose.

******

Amnesty International Italia, Comitato per la riconversione
RWM e il lavoro sostenibile, Movimento dei Focolari Italia,
Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Oxfam Italia

Giovani del Movimento dei
Focolari nelle Marche ed in
Abruzzo
Il 2020 si è aperto con un ritiro di due giorni con tutte le
realtà giovanili del Movimento dei Focolari nelle Marche.
Giovani e adulti si sono incontrati nella casa di Maria a
Loreto per l’inizio di un nuovo percorso insieme con tante
altre tappe. Dopo la prima edizione del 2019 con i soli
giovani dei Movimenti Diocesani delle Marche e Abruzzo, la
seconda edizione ha coinvolto circa 50 altri giovani. Gianluca
Falconi ci ha aiutati a raccontare l’Amore a partire dalle
nostre esperienze personali, alla ricerca della nostra
felicità. Abbiamo concluso il 3 gennaio con un momento di
famiglia in Santa Casa per rivederci presto.

Religiosi e consacrati                                   in
dialogo nel centenario                                   di
Chiara Lubich
“Carismi in comunione. La profezia di Chiara Lubich” questo il
titolo del convegno internazionale per religiosi, consacrati e
laici che si svolge dall’8 al 9 febbraio al Centro Mariapoli
di Castel Gandolfo (Italia) in occasione del centenario dalla
nascita di Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei
Focolari.

                                       Oltre 400 partecipanti
                                       – cattolici e quattro
                                       ortodossi      –     a
                                       rappresentare più di
                                       cento        famiglie
                                       carismatiche,
                                       provenienti    da   27
                                       Paesi.

Lo scopo del convegno è quello di promuovere l’unità fra i
carismi favorendo la comunione tra le istituzioni religiose;
approfondire l’apporto profetico che scaturisce dal carisma
dell’unità di Chiara Lubich; valorizzare l’apporto dei laici
inseriti nelle “famiglie carismatiche”; sostenere il cammino
ecumenico tra consacrati di varie Chiese; guardare alle sfide
attuali con un’ottica carismatica più ampia per meglio servire
una Chiesa sinodale ed una umanità solidale.
“Che questi giorni siano un laboratorio di speranza – ha
affermato la Presidente dei Focolari, Maria Voce -. Il titolo
del Convegno, “carismi in comunione” stimola a vivere
nell’ascolto e nel dono reciproco, perché offrendo la
ricchezza degli specifici carismi si realizzi un’autentica
esperienza di condivisione. (…) Vivere l’unità tra i carismi è
una grande responsabilità, per dare alla Chiesa un volto
credibile di fronte al mondo che ci circonda, per procedere
sulla via dell’ecumenismo, per superare i conflitti e
coinvolgere alla pace. Forse mai come in questo tempo la
dimensione carismatica nel suo insieme viene interpellata e
riconosciuta come co-essenziale per il futuro della Chiesa”.

Fra i partecipanti il Card. João Braz De Aviz, Prefetto della
Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società
di Vita apostolica:“le persone consacrate, venendo a contatto
con il Movimento dei Focolari, si sono sentite attratte dalla
luce di questo carisma e dalla freschezza evangelica della
spiritualità che ne è nata. Hanno trovato in essa una spinta e
un aiuto a valorizzare la bellezza e l’originalità dei propri
specifici carismi, a rinnovare i rapporti di fraternità nei
loro Istituti, ad apprezzare ed amare gli altri carismi come
il proprio, a crescere nella comunione affettiva ed effettiva
con i pastori e con le altre componenti del popolo di Dio, ad
allargare lo sguardo e il cuore ai fratelli e sorelle delle
altre Chiese cristiane e agli appartenenti ad altre
religioni.

Ecco come Chiara Lubich racconta questa “sintonia” e amicizia
spirituale fra l’Opera da lei nata e i consacrati: «La
spiritualità dell’unità aiuta a sviluppare le potenzialità già
insite nella propria vocazione e la arricchisce, nello stesso
tempo, di nuovi valori». Da parte loro, «tutti i membri del
Movimento – afferma Chiara – si sono sempre abbeverati e si
abbeverano alla sapienza dei santi ed in specie dei santi
fondatori. […] Vi è quindi una reciprocità di doni fra il
Movimento dei Focolari ed il mondo dei religiosi, come è
richiesto dall’essere tutti membra l’uno dell’altro nel Corpo
mistico di Cristo»”.

Lorenzo Russo

Vedi anche Articolo Agensir

Centro                 Mariapoli                Castel
Gandolfo. Nuovo sito!
NUOVO SITO

Situato nei Castelli Romani,   a poca distanza dalla Capitale,
il   Centro     Mariapoli    Internazionale      coniugando
tecnologia, ospitalità, accoglienza tipica di chi crede nella
fraternità universale, accoglie persone provenienti dai cinque
continenti: adulti, giovani, famiglie, realtà ecclesiali,
operatori nel campo sociale, culturale, professionale per
conferenze, convegni, ritiri spirituali, corsi di formazione,
con spazi qualificati di dialogo ecumenico e interreligioso

Contatti
Via S. Giovanni Battista De La Salle
00073 Castel Gandolfo RM
Telefono 06 935 9091
Mail infocmi@centromariapoli.org
Serata di approfondimento su
Igino Giordani
E’ possibile rivedere la serata qui:

Alle radici di una scelta ideale from Focolare Movement

L’ Archivio Generale del Movimento dei Focolari e il Centro
Igino Giordani si sono proposti di lavorare assieme per
favorire lo studio di figure politiche che possano offrire
una testimonianza per il mondo attuale. Con una serie di
serate di approfondimento culturale, desideriamo recuperare e
valorizzare alcuni aspetti di questi “Testimoni in politica”:

–          L’influenza del carisma dell’unità nel loro impegno
politico

–          La loro coerenza morale e passione politica

–          Il loro contributo alla fraternità e alla pace

–          L’attualità del loro esempio

Iniziamo sabato 15 febbraio dalle 19.00 alle 20.30 presso
l’auditorium del Centro del Movimento dei Focolari a Rocca di
Papa (Via Frascati, 306) con un momento culturale aperto a
tutti quanti desiderano partecipare. Il primo incontro sarà
dedicato all’on. Igino Giordani; il secondo, il 21 marzo, a
Domenico Mangano.

Chiara   Zanzucchi e Alberto Lo Presti
A scuola di ecumenismo – Una
testimonianza
Contributo di Biagio Pitarresi

A scuola di ecumenismo – Incontro di Formazione per educatori
e insegnanti

Organizzato dall’uff. Diocesano per l’ecumenismo e il dialogo
interreligioso di Caltanissetta 16 gennaio 2020

Buon pomeriggio a tutti!

Mi chiedevo quale migliore contributo potevamo dare noi membri
del Movimento dei Focolari a una scuola di ecumenismo se non
la testimonianza? I membri del Movimento dei Focolari su
consiglio della stessa Fondatrice Chiara Lubich hanno da
sempre privilegiato l’amore concreto verso i fratelli e poi la
parola. Metto quindi in comune con voi la mia esperienza in 7
tappe, riguardante il dialogo ed il rapporto con i fratelli di
altre chiese, che ho iniziato da circa 15 anni, nella speranza
che la troviate utile.

1) La prima tappa: la mia conversione all’ecumenismo.

Prima di conoscere e seguire il carisma di Chiara Lubich, io
“vedevo” i cristiani evangelici: nemici della Chiesa e di Dio,
poi man mano, il desiderio della “fratellanza universale” e
 le parole di Gesù “Tutti siano una cosa sola” (Gv 17-21), che
sono il cuore del carisma del Movimento dei Focolari, mi hanno
cambiato profondamente e hanno fatto cadere dal mio cuore il
giudizio e i pregiudizi e li ho sentiti fratelli. Le parole di
Gesù: “Chi non è contro di voi è per voi” (Lc 9-50) mi
aiutarono ancora di più a capire che ogni cristiano è per Gesù
e mi diedero un motivo in più per impegnarmi con la mia vita
affinchè “tutti siano uno”.
2) La seconda tappa: il come iniziare l’approccio con questi
fratelli.

Non avevo una grande preparazione per incontrare i fratelli di
altre confessioni ma dopo aver a lungo pregato capii che
dovevo principalmente amare: amare per primo, amare senza
aspettarmi nulla in cambio, amare sempre, amare senza guardare
le differenze. Con questo spirito iniziai i primi contatti e
cominciai ad avvertire che questi fratelli, amavano tanto Gesù
e pur se vi erano alcune differenze da un punto di vista
dottrinale o liturgico, il loro amore a Gesù era sincero e
forte, tanto da farli divenire martiri se necessario. Quindi
oltre ad amarli, cominciai a nutrire per loro grande stima e a
fare mie le parole illuminate e rivoluzionarie che Chiara
Lubich spesso ci ripeteva: “Amare la Chiesa altrui come la
propria”.

3) La terza tappa: il come trasformare questi rapporti.

Inizialmente i nostri rapporti erano limitati ai momenti
ecumenici ufficiali, molta facciata, ma ancora poca amicizia e
ancor meno rapporti veri. D’accordo allora con Zina mia moglie
ed alcuni amici del movimento dei Focolari, invitammo a casa
nostra alcuni pastori con le mogli e alcune famiglie
appartenenti alle loro chiese. Di norma, dopo un momento di
incontro e di riflessione congiunta su alcuni aspetti sulla
carità e sull’amore vicendevole, si cenava insieme e spesso si
cantava e si scherzava. Pian piano il clima divenne familiare
e molto fraterno per la presenza fondamentale e determinante
di Gesù in mezzo a noi, secondo le parole di Gesù: (Mt 18-20),
tanto che un pastore pentecostale un giorno mi disse: se i
miei fratelli, conoscessero l’amore con cui voi focolarini
portate avanti l’ecumenismo, l’unità sarebbe già una realtà.
Un giorno durante la settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani, il pastore Luterano e il reverendo Anglicano: hanno
fatto come una scenetta nella quale dichiaravano che a Palermo
a casa dei Focolarini avevano conosciuto il vero ecumenismo,
definendolo: l’ecumenismo del cuore. Ciò era condiviso da
diversi pastori e fratelli e sorelle di varie chiese. Una di
esse, ci disse un giorno, io non riuscivo a entrare in una
chiesa cattolica nemmeno se si sposavano dei miei parenti
intimi, adesso da quando vi ho conosciuto, non solo che vi
entro per queste occasioni ma anche solo per pregare, inoltre
sto leggendo con grande beneficio i libri di papa Francesco.
Anche il clima e il lavoro della commissione per l’ecumenismo
e il dialogo interreligioso diocesana, di cui facevamo parte,
migliorò notevolmente e i lavori divennero più proficui. Una
chiesa evangelica che ancora non faceva parte della
commissione diocesana allargata alle altre chiese, che
partecipava ai nostri incontri, chiese di farne parte.

4) La quarta tappa: i rapporti apparentemente difficili.

Un giorno uno di questi pastori ci invitò presso alcune
famiglie della sua chiesa che non ci conoscevano, noi per non
pesare portammo il nostro pranzo, ma quelle famiglie che non
avevano mai avuto rapporti con i cattolici, ci fecero capire
in tutti i modi che non eravamo graditi. C’è voluto tanto
amore e tanto pazienza, Zina con tanto amore e tanta festa,
fece loro assaggiare alcune particolarità che aveva cucinato e
pian piano riuscimmo a farci accettare e potemmo pranzare
insieme. Dopo il pranzo, cominciarono a evidenziare i difetti
che loro vedevano nella nostra chiesa cattolica, cose che
sembravano loro orribili. Noi non controbattemmo anzi dicevamo
loro: ma qualunque difetto, qualunque differenza fra le nostre
chiese, ci può impedire di volerci bene? Restarono
meravigliati, abituati a continue diatribe e combattimenti e
una risposta cosi li disarmò per un attimo, ma poi passarono
ad altre accuse, sempre più gravi a loro dire. Ma noi non
scendevamo in questa guerra verbale, ma continuavamo a
ripetere che niente ci poteva impedire di volerci bene. Dopo
un po’ smisero di accusare e cominciammo a parlare del vangelo
e di ciò che ci univa che è sicuramente molto ma molto di più
di ciò che ci divide. In quel momento scese una presenza di
Gesù in mezzo molto forte. I cuori si sono talmente infiammati
che non ci siamo resi conto che il tempo passava. Venuto il
tempo di salutarli, non volevano più che andassimo via e ci
supplicavano di restare ancora, A quel punto abbiamo proposto
di pregare il Padre Nostro, durante il quale abbiamo avvertito
forte la presenza dello Spirito Santo. Poi ci fecero
promettere che saremmo ritornati perchè intendevano farci
conoscere tutto il resto della comunità. Così è stato in tutti
questi anni.

5) La quinta tappa: la consapevolezza della necessità di
conoscere la dottrina e il pensiero della propria chiesa e di
quella altrui.

Di norma non cerchiamo ne accettiamo mai discussioni
teologiche o similari che lasciamo sempre volentieri agli
incaricati, esperti delle rispettive chiese, ma alle volte è
necessario fare o rispondere a delle domande specifiche di una
persona amica per desiderio di conoscenza e non per diatriba o
altri motivi. Mi è capitato in alcune occasioni ed ho risposto
per non mancare nella carità ma ho cercato di essere breve e
conciso.

a) Un giorno un pastore alla fine di un incontro ecumenico
diocesano mi si avvicinò e mi chiese, così a bruciapelo:
Biagio, cosa pensi di Maria? e qual è il tuo rapporto con
Maria? Io non avendo una risposta preparata dissi ciò che
avevo veramente in cuore: Maria è per me mia madre, gli dissi,
e come tale le ho chiesto in questi giorni di pregare Gesù per
la salute di mia figlia (che aveva avuto un tumore), nello
stesso modo come l’altro giorno l’ho chiesto al sacerdote
ortodosso. E lui subito: ma così è condivisibile! Era
palesemente contento della mia risposta.

b) Un altro presbitero che avevo invitato a dare una
testimonianza ecumenica in Mariapoli: poco prima del suo
intervento mi chiese il significato della parola Mariapoli.
Non mi aspettavo questa domanda in quel momento ma risposi
subito: Qual è la cosa più importante che ha fatto Maria? ha
data Gesù al mondo. Noi in questo convegno che chiamiamo
Mariapoli, cioè Città di Maria, vogliamo imparare ad imitarla
e portare Gesù al mondo. Rimase sorpreso e compiaciuto di
questo significato ed intento.

c) Una coppia di amici evangelici, un giorno mi chiesero:
perché considerate Maria divina? dissi subito: vi sbagliate,
Maria è una creatura, non è divina. La risposta li stupì e mi
chiesero se tutti i cattolici la pensassimo così o solo noi
del movimento dei focolari. No dico: questa è dottrina della
chiesa cattolica. Rimasero contenti della risposta semplice,
informarono poi il loro pastore. Molti evangelici pensano che
i cattolici considerino Maria Divina e l’adorino al pari di
Dio.

Queste esperienze mi hanno portato alla convinzione che
dobbiamo cercare di conoscerci più approfonditamente ma senza
pregiudizi, senza paura, senza accomodamenti, ognuno deve
rimanere fedele alla dottrina della propria chiesa, senza
annacquarla e rispettare nello stesso tempo la dottrina
altrui. Penso che la conoscenza reciproca amorevole farà
cadere nel tempo tanti muri.

6) La sesta tappa: la cooperazione tra cristiani.

Pian piano con quasi tutte le chiese tradizionali: Ortodossa,
Anglicana, Valdese, Avventista, Luterana, riuscimmo ad avere
rapporti belli e proficui. Non tutte le confessioni cristiane
erano però aperte ad un rapporto, anzi le più numerose: molte
delle comunità pentecostali, non volevano questo rapporto. Il
Signore ci illuminò la via. Il Concilio Vaticano secondo, già
dal 1964 aveva approvato un documento: “Unitatis
Redintegratio” che affermava che il dialogo con le altre
chiese cristiane, non doveva limitarsi allo studio e alla
preghiera ma si dovevano allacciare rapporti di cooperazione
concreta in vari campi a favore dell’uomo, della società,
nell’ambito della salute, della promozione sociale ed
economica, della scuola, della casa, dell’approvazione di
buone e sane leggi, ecc. fu una rivelazione e cominciammo ad
avvicinare queste chiese con alcuni progetti. Quale fu la
nostra sorpresa nel vedere che erano felici di cooperare con i
cattolici in questi campi. Pian piano sono nate cooperazioni
per i carcerati, per i rifugiati, per le leggi a favore della
famiglia, per le mense dei poveri, per la casa, ecc. Tante
altre sono in cantiere. Sono sicuro che la cooperazione
porterà pian piano, l’amicizia, la conoscenza, e infine il
dialogo.

7) Settima tappa l’ecumenismo oggi e domani.

Un pastore pentecostale di una grande chiesa che aderiva alla
cooperazione, quasi a giustificarsi, ci disse che lui e la sua
comunità non accettavano l’ecumenismo, in quanto non volevano
diventare cattolici. Era fermo al concetto di ecumenismo della
Chiesa Cattolica prima del Concilio Vaticano II cioè l’Unità
nell’uniformità, cioè tutti dovevano ritornare alla chiesa
cattolica. Gli parlai allora del nuovo concetto di ecumenismo
condiviso da tutte le chiese: “l’unità nella diversità”, dove
la diversità di una chiesa non viene vista più come un
ostacolo all’unità ma come una ricchezza, un apporto; ne fu
favorevolmente sorpreso. Non conosceva neanche i passi avanti
teologici, quali ad esempio la firma tra la chiesa cattolica e
la chiesa Luterana sulla dottrina della giustificazione,
rimase contento. Per questa chiesa una breccia nel muro
dell’isolamento e della diffidenza è stata aperta. Mi chiedo
quanti anche tra gli stessi cattolici, vivono ancora questo
stesso isolamento, nostro compito è far conoscere, avvicinare
all’ecumenismo anche gli stessi cattolici per allargare gli
orizzonti del cuore secondo le nuove indicazioni del
Magistero.

Conclusione – Cercare ed evidenziare quello che ci unisce o ci
può unire e non quello che ci può dividere, e farlo con amore,
pensando che ogni persona che abbiamo davanti è Gesù: ecco
l’insegnamento di Chiara Lubich che ha portato e porta frutti
incredibili. Allora andiamo avanti insieme: con la preghiera
fiduciosa, promuovendo il bene dei fratelli, con la parola
umile ma calorosa di carità, a realizzare quello che sta a
cuore a Gesù: che tutti siano Uno.

TIME to DARE – La piattaforma
E-GIVE
Tutto nasce dall’invito di Mons. Giovanni D’Alise rivolto ai
giovani nell’ottobre scorso: impegnarsi affinché i sogni si
trasformino in opere; essere cristiani che si “sporcano” le
mani. C’è chi, allora, propone di fare qualcosa di concreto:
realizzare una piattaforma digitale della solidarietà che non
sia social bensì sociale, che metta al centro le persone e la
loro dignità, che sappia soddisfare i desideri e i bisogni di
chi è in difficoltà, mettendoli in rete con chi invece sceglie
di donare qualcosa di per sé superfluo.
Caserta. Belvedere di San Leucio: team di coordinamento

La Fondazione Mario Diana, la Diocesi di Caserta e la Caritas
hanno così voluto dare vita a un ambizioso quanto mai
interessante progetto che prende il nome di Time to Dare,
progetto che ha saputo riunire tante realtà diverse sul
territorio le quali, ognuna con le proprie specificità, hanno
voluto contribuire alla riuscita del doppio appuntamento che
si è concretizzato in un Hackathon digitale, il 17 e 18
gennaio ospitato nella sede di 012Factory, e un Forum di
discussione, svoltosi il pomeriggio del 22 gennaio presso il
meraviglioso complesso Monumentale del Belvedere di San
Leucio, a Caserta.

Una data, questa del 22 gennaio, non scelta a caso. I
promotori infatti hanno voluto che la giornata clou
dell’evento ricadesse proprio nel giorno del Centenario della
nascita di Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei
Focolari, colei che ha fatto nascere l’economia di comunione e
promosso, per prima, la cultura del «dare».

 Caserta. Belvedere di San Leucio: tavolo relatori

La realizzazione dell’evento è stato possibile anche grazie al
contributo della BCC Terra di Lavoro, che ha sposato in pieno
il valore sociale dell’iniziativa.Un doppio appuntamento che
ha avuto l’obiettivo di realizzare un prototipo di piattaforma
digitale che, strutturata sul modello dei tradizionali e-
commerce, consenta nel principio della gratuità di donare beni
materiali e non solo.

“Dare” è, infatti, una delle parole chiave di questo progetto
e così, la piattaforma web che è stata immaginata durante
l’hackathon si chiamerà E-GIVE, acronimo inglese che sta per
economia del dare. Il titolo TIME to DARE – dall’inglese
tradotto “è tempo di osare”, ma in italiano può essere letto
anche come “è tempo di dare” o “da dare” – ha pertanto un
molteplice valore semantico per un progetto fatto di
condivisione, solidarietà e tecnologia.

L’hackathon si è concretizzato in una maratona informatica di
24 ore che ha visto la partecipazione di sette team composti
da developers, programmatori, grafici, studenti in scienze
sociali ed economiche. Il loro compito è stato quello di
presentare una proposta di piattaforma che avesse, oltre
all’aspetto meramente tecnico, una sostenibilità sociale e
ambientale che, potesse valorizzare il concetto del dono,
promuovendo l’economia cir- colare, in modo da permettere di
recuperare e dare nuova vita a beni ancora utili e favorire la
riduzione della quantità di rifiuti destinati allo
smaltimento.

 Team Givekit

A vincere, seppur di pochissimo rispetto alle altre proposte,
è stata quella del gruppo GiveKit, che ha saputo convincere la
giuria attraverso una proposta molta articolata e il racconto
di una storia che nasce da un antico detto popolare: “Fa ‘o
bbene e scuordate”.
Il gruppo ha avuto così l’opportunità di presentare il proprio
lavoro al Forum svoltosi, come detto, presso le sale del
Belvedere di San Leucio, messe a disposizione dal Comune di
Caserta, ente patrocinante dell’evento, con la partecipazione
di oltre cento persone che hanno avuto modo di confrontarsi su
economia sociale, condivisione, dono e solidarietà; un vero e
proprio laboratorio di idee, esperienze, pensieri, proposte e
domande rivolto a tutti gli operatori sociali che si occupano
di povertà e a coloro che amano i valori della pace, della
fraternità universale, della solidarietà, della sostenibilità
ambientale, prevalentemente giovani che credono in una cultura
economica improntata alla comunione, alla gratuità e alla
reciprocità.

La particolarità e il punto di forza del Forum è stata
sicuramente la massiccia presenza di giovani e soprattutto la
composizione del team di coordinamento dell’evento costituito
da giovanissimi, ragazzi e ragazze provenienti oltre che da
Caserta anche da Roma, Napoli e Padova. Negli ultimi due mesi
si sono riuniti per organizzare in ogni dettaglio la tre
giorni casertana. I giovani delle organizzazioni partner del
progetto come Movimento dei Focolari, Azione Cattolica,
AGESCI, Rete Salesiana, Centro Sociale ex Canapificio e
progetto Policoro Caserta, hanno messo in campo la loro
creatività e hanno dato vita a un pomeriggio molto intenso.

Al tavolo dei relatori spiccava la presenza di cinque giovani
– maggioranza donne – tutti studenti: una psicologa,
un’educatrice sociale, uno sviluppatore informatico, un
ingegnere aerospaziale, una prossima laureata in
giurisprudenza. Sono stati loro a moderare sapientemente non
solo la plenaria ma anche i due laboratori chiamati creattivi
nei quali si chiedeva di portare proposte concrete per
migliorare e dare uno slancio alla piattaforma E-GIVE. Ad
accompagnare in questo percorso i partecipanti al Forum è
stata Alessandra Smerilli, professoressa di economia politica
alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di
Roma, ente universitario tra i principali partner di Time to
Dare.

Una presenza importante quella di Suor Alessandra, che ha
saputo offrire spunti
di riflessione interessanti al dibattito, sottolineando la
forza del pensiero dei giovani, così come ha fatto anche Papa
Francesco convocando ad Assisi il prossimo 26 – 28 marzo 2000
giovani da tutto il mondo per dare vita all’evento The Economy
of Francesco, di cui Time to Dare ha avuto l’onore di essere
uno degli eventi preparatori.

di Marco Miggiano
da: il Poliedro anno 5 n.1
La piattaforma E-GIVE
Il compito era arduo. Realizzare in 24 ore un prototipo di
piattaforma web che coniugasse dono, gratuità, comunione e
riciclo. Francesco Tirsi, Gaia Moscatelli, Emilio Apuzzo e
Paolo Baldo Luchini, del gruppo Givekit, uno dei sette team
partecipanti all’hackathon EGIVE, ci sono riusciti e sono
andati anche oltre, stupendo con una presentazione ricca di
emozioni i convenuti al Forum dei giovani presso il Complesso
Monumentale del Belvedere di San Leucio a Caserta, il 22
gennaio scorso.

La soluzione offerta è una classica situazione win-win, in cui
vincono tutti. Il sito è diviso in 5 sezioni: una che spiega
la filosofia, una rivolta alle persone che desiderano donare,
una per chi ha bisogno, una per chi vuole aiutare il progetto
e rendere disponibile il proprio tempo (questa pensata
volutamente molto semplice, per dare modo a persone meno
avvezze alla tecnologia di potersi registrare) e una con i
contatti e un form per comunicare se ci fossero dubbi su come
usare la piattaforma.
Team finalisti hackathon

L’idea mira a inserire nella nostra società persone in
situazioni svantaggiate, dandogli la possibilità di imparare
un lavoro o reinserirsi nel tessuto sociale. Mira a dare una
nuova occupazione anche ai pensionati, che hanno molto da
insegnare e sono spesso ingiustamente ignorati. Mira a creare
un tessuto sociale più unito ricostruendo un punto di
aggregazione intorno agli oratori e ai circoli, sparsi sul
territorio, i quali stanno perdendo il proprio ruolo naturale
di punti di aggregazione sociale e che spesso hanno molti
spazi vuoti e disponibili. Con l’utilizzo di una lista dei
desideri che permetta di pre- notare gli oggetti, oltretutto,
si ridurrebbero di molto i tempi di stoccaggio, si andrebbe
direttamente da chi ha molto a chi a molto poco.

Un video clip finale della presentazione del progetto
sintetizza con immagini e parole la filosofia sottesa
all’idea: integrazione, riciclo, rispetto, dignità. Viviamo in
una società sempre più dedita al consumismo, una società
sempre più povera di natura, di lavoro, di comprensione. Con
questa piattaforma sarà possibile invertire questa decadenza e
riscoprire l’altro termine, quello vero con cui indicare il
significato originale di società, un termine che stiamo
purtroppo dimenticando. Trasformare la società in comunità.

Conosciamoli questi ragazzi. Fanno parte della Apple Developer
Academy della Federico II di Napoli. Francesco: “ho deciso di
trasferirmi a Napoli e iniziare l’Academy perché volevo
imparare le tecniche che permettono di dare un impulso alla
società. Da manager non mi occupavo d’altro che di comprare e
vendere, non riuscivo a dare un senso alla mia vita”; Gaia:
“sono un archeologo per amore e un designer per mestiere.
All’Academy mi occupo di un progetto in collaborazione con una
ONG indiana. Il suo scopo è quello di sostenere un’economia
circolare in comunità rurali”; Emilio e Paolo – i due
sviluppatori – stanno lavorando ad un’App per bambini non
udenti in collaborazione con la scuola Smaldone di Napoli.
Sembrano avverarsi le parole della Scrittura «… i vostri figli
e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno
dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni» (Gioele 2,
28).

di Elpidio Pota
Segretario generale della Fondazione Mario Diana

Il video di presentazione del progetto vincitore
dell’Hackathon E-GIVE di Time to Dare, realizzato dal team
GIVEKIT.
A Firenze un incontro sulle
orme del “Documento sulla
Fratellanza Umana” di Abu
Dhabi
Il testo sottoscritto da Papa Francesco e il Grande Imam di
Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb – Un percorso per un’amicizia tra
cristiani e musulmani a Firenze.

                           A Firenze la comunità cristiana e
                           quella    musulmana    si   sono
                           incontrate oggi, 30 gennaio 2020,
                           per riflettere sullo storico
                           “Documento sulla Fratellanza
                           Umana” sottoscritto il 4 febbraio
                           2019 ad Abu Dhabi da Papa
                           Francesco e il Grande Imam di Al-
                           Azhar Ahmad Al-Tayyeb.

L’appuntamento, promosso dal Centro Internazionale Studenti
Giorgio La Pira, dalla Fondazione Giorgio La Pira, dall’
Istituto Universitario Sophia di Loppiano e dalla Comunità
Islamica Firenze e Toscana, è una prima risposta all’appello
contenuto nel documento stesso che invita “tutte le persone
che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella
fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché esso
(il documento) diventi una guida per le nuove generazioni
verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione
della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani
fratelli”.

                                      L’incontro è stato
                                      aperto    dai   saluti
                                      dell’Arcivescovo     di
                                      Firenze, card. Giuseppe
                                      Betori e dell’imam di
                                      Firenze Izzeddin Elzir
                                      che hanno firmato un
                                      testo in cui, dopo aver
                                      sottolineato         la
                                      tradizione di Firenze
                                      come città di incontro
                                   e di esperienze di
dialogo fra culture e religioni diverse, viene rinnovato
l’impegno ad essere costruttori di pace e fare propri gli
intenti del Documento: “[…] La nostra presenza insieme vuol
                                      essere     un    segno
                                      tangibile dell’amicizia
                                      che ci caratterizza e
                                      che     ci      lega,
                                      sollecitati      dalle
                                      nostre Fedi     che si
                                      fondano sulla medesima
                                      Speranza,    radicata
                                       nella          fiducia
                                       dell’Azione di Dio che,
                                       essendo Amore, chiede
                                       la    partecipazione
libera e responsabile di ogni singola persona umana, senza mai
abbandonarla. E’ questa comune Speranza che ci fa incontrare
per conoscerci sempre meglio, per imparare gli uni dagli
altri, per stimarci reciprocamente; affinché, resi pacifici
nel cuore possiamo costruire percorsi di pace e di giustizia
finalizzata al bene, camminando idealmente e fraternamente gli
uni accanto agli altri verso la Sorgente di ogni realtà.
[…]Facendo tesoro della viva esperienza di dialogo che
caratterizza la nostra città e con la piena condivisione del
Documento per la Fratellanza umana, la pace e la convivenza
comune, auspichiamo che questo nostro momento di riflessione,
ci apra a un Percorso verso un rapporto più strutturato tra le
nostre realtà religiose, per una sempre più feconda amicizia
Islamico- Cristiana”.

Durante l’incontro mons.Vittorio Ianari, della Comunità di
Sant’Egidio ha illustrato il percorso storico del documento di
Abu Dhabi, mons. Piero Coda, preside dell’Istituto
Universitario Sophia di Loppiano, ha presentato significato e
prospettive, mentre il prof. Mohamed Bamoshmoosh, resp.
Culturale della Comunità islamica di Firenze si è focalizzato
sulla attualizzazione del Documento a livello locale.

                                       Infine il Direttore del
                                       Centro Internazionale
                                       Studenti   La    Pira
                                       Maurizio   Certini,
                                       insieme  a  Mohamed
                                       Bamoshmoosh si sono
                                       concentrati su alcune
                                       prospettive del cammino
                                       di amicizia in atto a
                                       Firenze da tanti anni.
                                       Ricordiamo in tale
                                       senso lo straorinario,
profetico apporto al dialogo da parte del sindaco Giorgio La
Pira e il cammino fiorentino più recente.
L’incontro di oggi intende segnare infatti anche il primo
passo verso un rapporto più strutturato tra le due realtà
religiose per un’amicizia islamico-cristiana a Firenze. “Una
lunga storia lega la comunità cattolica e islamica di Firenze,
dagli incontri con i primi studenti universitari di fede
islamica nella Sala Teatina, dove significativamente ci siamo
incontrati oggi. La Sala del Centro è stata infatti (dal 1989
al 1992) la prima aula di preghiera della nascente Comunità
islamica toscana e sede provvisoria del primo Centro culturale
islamico della nostra città. – hanno sottolineato Certini e
Bamoshmoosch – In queste stanze, sino dal 1978, per iniziativa
dell’arcivescovo di Firenze card. Benelli che volle un Centro
che desse dignità a ogni giovane internazionale e aperto al
dialogo interreligioso, sulla spinta ideale di Giorgio La Pira
e con l’attento e appassionato accompagnamento di Chiara
Lubich e dei Focolari, è nato un rapporto di amicizia e di
dialogo tra giovani basato su significative interazioni
personali, sincere, aperte e collaborative. Un dialogo che si
è poi dilatato irreversibilmente, con autonome iniziative di
persone, di associazioni, di Chiese; mostrando come Firenze
sia sempre città culturalmente aperta. Una città che in molte
sue parti crede che il dialogo come stile di vita, realizza un
diverso modo di incontrarsi e relazionarsi, portando così a
superare stereotipi e pregiudizi, e a rendere vera ogni giorno
una fraternità che afferma e garantisce le relative
differenze. L’esperienza qui realizzata insegna come il
radicamento in Dio offra un modo nuovo di guardare ogni uomo:
il riconoscere la dignità dell’altro proprio in virtù del suo
essere “altro” genera una reciproca accoglienza, un’amicizia
tale da suscitare in ciascuno il desiderio di una mutua e più
profonda conoscenza e solidarietà. Quello che ci proponiamo è
strutturare un percorso verso un’amicizia islamico-cristiana
sempre più ampio e inclusivo, costruire relazioni sempre più
significative, per spargere nuovi semi di fraternità e di pace
a Firenze, in tutto il territorio nazionale e oltre”.
…………….
In collaborazione con : Mov. dei Focolari, GMI Ass. Giovani
Musulmani, Comunità di SantEgidio, Toscana Impegno Comune,
Opera per la Gioventù Giorgio La Pira.

Messaggio

A un anno dallo storico Incontro del Santo Padre papa
Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb,
abbiamo desiderato, oggi, ritrovarci in questa Sala Teatina.

Un luogo significativo in quanto ospita un Centro intitolato a
Giorgio La Pira. Noto per l’Esperienza di amicizia, cresciuta
sin dal 1978, tra donne e uomini di differenti credi, fedi
religiose e visioni del mondo, segnatamente tra giovani
internazionali, cristiani e musulmani. Primo luogo di
preghiera e di incontro comunitario della nascente Comunità
islamica di Firenze.

                                       Il singolare percorso
                                       fiorentino intorno alla
                                       centralità       della
                                       persona umana e alla
                                       sua dignità, si è
                                       storicamente espresso
                                       in svariati modi: nella
                                       cultura, nell’arte,
                                       nella vita civile,
                                    nella         carità,
nell’attenzione all’incontro tra le Chiese cristiane e nel
dialogo interreligioso, nell’incontro tra i popoli.

Tale percorso ci mostra il volto di una città religiosamente
aperta. Ne è testimonianza la vasta e appassionata diffusione
di esperienze di dialogo che oggi si svolgono a ogni livello:
fino alla recente costituzione della Scuola fiorentina di alta
formazione per il dialogo interreligioso e interculturale.

Il tempo presente, così carico di paure e di gravi tensioni,
in una società che diviene sempre più varia ed eterogenea,
eppure interdipendente, ci richiama a rinnovare con audacia e
con forza, la nostra testimonianza nel comune impegno per la
buona convivenza e per la pace.

La nostra presenza insieme vuol essere un segno tangibile
dell’amicizia che ci caratterizza e che ci lega, sollecitati
dalle nostre Fedi che si fondano sulla medesima Speranza,
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