Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti

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Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
DONIZETTI OPERA

Pietro il Piccolo                      Teatro Sociale
                     27, 28, 29 novembre – 9.30 (elementari) 11.30 (medie)

Riduzione dell’opera Pietro il Grande            Regia, macchinari, scene e dialoghi Ondadurto
(musica di Gaetano Donizetti)                    Teatro - Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali
a cura di Marialuisa Bafunno, Alice Guarente
e Silvia Lorenzi con il coordinamento            Pietro il Grande / Magistrato Gabriele Nani
di Michele Balistreri, Paolo Ferrari e           Carlo Scavronski Gwangseok Oh
Francesco Micheli                                Madama Fritz Anaìs Mejìas
                                                 Annetta Mazepa Anna Delfino
                                                 Performer Chiara Becchimanzi,
                                                 Valerio Marinaro

                                                 Direttore Alberto Zanardi
                                                 Pianista Anna Bosacchi
                                                 Quartetto d’archi dell’Orchestra Gli Originali

                                FESTIVAL 2019
Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
Quaderno per l’insegnante

                        PIETRO IL PICCOLO
                                 Riduzione dell’opera Pietro, il Grande
                                      (musica di Gaetano Donizetti)

                      A cura di Marialuisa Bafunno, Alice Guarente e Silvia Lorenzi

            Con il coordinamento di Michele Balistreri, Paolo Ferrari e Francesco Micheli

     Regia, macchinari, scene e dialoghi Ondadurto Teatro - Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali

Pietro il Grande - Zar delle Russie in incognito               Gabriele Nani – basso
Carlo Scavronski - Falegname di Livonia,                       Gwangseok Oh – tenore
orfano e innamorato di Annetta
Madama Fritz - Locandiera,                                     Anaìs Mejìas – mezzo soprano
confidente e amica di Carlo
Annetta Mazepa - Innamorata di Carlo                           Anna Delfino – soprano
e orfana di un traditore della patria
Magistrato – Figura ampollosa e arrogante                      Gabriele Nani – basso

Performer                                                      Chiara Becchimanzi e Valerio Marinaro

Direttore                                                      Alberto Zanardi
Pianoforte                                                     Anna Bosacchi
Quartetto d’archi dell’orchestra Gli Originali
Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
INDICE

1.   SEZIONE OPERA

     -       Prefazione: perché l’evidenza sulle emozioni?                   Pag. 3

     -       Perché portare la figura di Gaetano Donizetti nella scuola?     Pag. 4

     -       Le 5 cose da sapere su Donizetti                                Pag. 5

     -       L’ABC dell’Opera                                                Pag. 7

     -       Le regole - guida all’uso per fruire correttamente dell’Opera   Pag. 9

2.       SEZIONE SPETTACOLO

         -    200 candeline per Pietro il Grande                             Pag. 11

         -    Genesi dell’opera                                              Pag. 12

         -    La trama dell’opera                                            Pag. 13

         -    Libretto in pillole                                            Pag. 14

         -    La messa in scena di Ondadurto                                 Pag. 18

3.   SEZIONE DIDATTICA

         -    Canale visivo

               o Scuola primaria: realizza la valigia                        Pag. 19

               o Scuola secondaria: realizza il “Mobile”                     Pag. 24

         -    Canale narrativo

               o Scuola primaria: una lettera per dire Grazie                Pag. 29

               o Scuola secondaria: l’indovinello                            Pag. 36

         -    Canale musicale

               o Scuola primaria: lezione di canto e cori                    Pag. 42

               o Scuola secondaria: lezione di canto e cori                  Pag. 46
Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
1. SEZIONE OPERA

PREFAZIONE: PERCHÉ L’EVIDENZA SULLE EMOZIONI?

Inserire nel programma scolastico l’insegnamento dell’opera lirica richiede, a chi lavora nel campo
dell’educazione, una riflessione attenta. L’insegnante, approfondendo i punti di forza dell’opera, ha la
possibilità di sperimentare l’efficacia di questo strumento nella didattica. Nello specifico sono due le
peculiarità che si rivelano come una risorsa nell’insegnamento:

   -   Opera come multilinguaggio: il rapporto testo-musica-scena (melodramma), essenziale per la
       comprensione dell’opera lirica, vede l’intreccio di più linguaggi (iconico, musicale, verbale).
       Questi codici, presenti nella didattica scolastica spesso separati (educazione artistica,
       educazione musicale, letteratura), possono trovare nell’opera lirica una sintesi mirabile,
       capace di esprimere e suscitare emozioni. Il multilinguaggio favorisce inoltre la trasversalità del
       sapere e l’interdisciplinarità, che per sua natura abbraccia filosofia, arte, musica, letteratura,
       scienza, etc., offrendo nello specifico occasioni di intraprendere percorsi interculturali, di
       educazione all’affettività, di scrittura creativa, di tecniche espressive e pittoriche, di
       approfondimenti di periodi storici e di conoscenza delle biografie dei grandi autori musicali.
       L’opera offre alla scuola diversi elementi di incrocio con la sua didattica, non solo nel campo
       dell’educazione musica, ma anche nelle discipline linguistiche, storiche, visive e scientifiche.

   -   Opera come amplificatrice delle emozioni: possiamo definire l’opera lirica un “teatro delle
       emozioni”. L’amore, la vendetta, il coraggio, la sete di potere e la guerra sono spesso i temi
       sviluppati nell’opera. Si tratta di temi non sempre facili da affrontare, soprattutto con i bambini
       più piccoli, ma che rappresentano una ricchezza nel percorso educativo. Psicologi e pedagogisti
       evidenziano la necessità di offrire, anche nel contesto scolastico, fin dalla scuola primaria,
       occasioni di educazione all’affettività e alla gestione emotiva. In tal senso il melodramma
       (testo, musica, scena) rappresenta un’opportunità: ha la capacità di esprimere la forza delle
       passioni umane, di descrivere i sentimenti, di attivare l’intelligenza emotiva. Più di ogni altra
       espressione artistica il melodramma ha il dono di trasmettere a chi ascolta l’impeto delle
       passioni, come se le stesse vivendo in prima persona. Nel contempo, queste simulate passioni
       sono organizzate in una forma che tiene distinti tra loro gli ambiti della scena e del reale,
       permettendo al pubblico di partecipare emotivamente senza reale sofferenza. La simulazione
       formalizzata consente e facilita il ragionamento sulle passioni e favorisce la verbalizzazione e
       la presa di coscienza delle relative dinamiche, innescando una sana processazione.

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PERCHÉ PORTARE LA FIGURA DI GAETANO DONIZETTI NELLA SCUOLA?

Donizetti è un compositore nato a Bergamo, che già in vita raggiunse fama internazionale. Donizetti
seppe sempre amare la propria terra, intessendo rapporti solidi e duraturi con persone e luoghi legati
alle proprie origini. Oggi è uno dei più celebri artisti dell’Ottocento. Scrisse più di settanta opere e
ancora oggi è il più rappresentato all’estero. Secondo una ricerca dell’Università Bocconi, ogni anno
un milione e mezzo di persone si muove per assistere a una sua opera. Da qui l’importanza di far
conoscere e presentare alle giovani generazioni la ricchezza lasciata da questo grande artista
bergamasco.
Grande contributo storico di Gaetano Donizetti è stato aver saputo inserire all’interno del teatro
d’opera i temi del Romanticismo europeo. Oggi è considerato l’inventore del melodramma romantico,
avendo più di altri fatto coincidere tra loro le emozioni espresse da musica, testo e scena. In tal senso
le sue opere ben si prestano al lavoro di interdisciplinarità che abbiamo delineato come elemento
cardine del rapporto opera-scuola.
I suoi capolavori sono carichi di teatralità, di fantasia, di emozioni e di passioni, a volte anche
estremizzate ed enfatizzare. In questa chiave Donizetti può essere considerato “maestro di emozioni”
al servizio del mandato della scuola: non solo sa istruire e formare lo studente, ma riesce anche ad
educare la persona.

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Pietro il Piccolo - DONIZETTI OPERA - Fondazione Donizetti
LE 5 COSE DA SAPERE SU DONIZETTI

I record di Donizetti
Gaetano Donizetti è nato a Bergamo ed è sepolto a Bergamo nella Basilica di Santa Maria Maggiore,
vicino alla tomba di Simone Mayr, che fu il suo primo professore e sostenitore. È vissuto più di
duecento anni fa, eppure, grazie alla musica che ha lasciato, è come se fosse ancora tra noi.
Ogni anno, in tutto il mondo, vengono allestiti più di 23.000 spettacoli d’opera, di questi più di 1000
sono opere di Donizetti, per oltre 1 milione di spettatori. Tra tutti i compositori della storia dell’opera
Donizetti è il sesto più eseguito al mondo, e tra tutte le sue opere, quelle che più piacciono al pubblico
internazionale, sono “Lucia di Lammermoor” e “L’elisir d’amore”. In Italia gli sono state dedicate
moltissime vie e piazze, e a Bergamo è stato creato un festival di musica interamente dedicato a lui.
Niente male per un giovane nato, più di due secoli fa, in una umile famiglia e che, ancora oggi con la
sua musica, conquista il cuore e le orecchie di milioni di ascoltatori.

Un successo lungo 200 anni
Le opere di Donizetti portano le emozioni in primo piano. Le storie dei personaggi in scena coinvolgono
lo spettatore grazie alla potenza della musica che il compositore ha saputo creare. L’opera più famosa
di Donizetti è “Lucia di Lammermoor”, che racconta la storia di una ragazza costretta a sposare un
uomo che non ama. Dopo mille avventure, tradimenti, inganni e delitti, la protagonista impazzisce e
muore, in preda al dolore per aver perso il suo amato Edgardo che, alla fine, si uccide. La musica di
Donizetti sottolinea i momenti più tragici della storia con melodie meravigliose che emozionano e
commuovono. Quando l’opera venne eseguita per la prima volta, nel 1835, ebbe un notevole
successo; alla fine della rappresentazione il pubblico in teatro iniziò ad applaudire e a festeggiare il
grande Donizetti. Ancora oggi, dopo quasi duecento anni, ogni volta che “Lucia di Lammermoor” viene
messa in scena, in un qualsiasi teatro del mondo, tutto il pubblico rimane profondamente emozionato
e alla fine scoppia in un fragoroso applauso: è questa la potenza della musica di Donizetti.

Tantissime opere
Gaetano Donizetti ha scritto più di 70 opere. Una quantità davvero enorme! Ha scritto opere serie,
semiserie ma anche opere buffe, oltreché musica sacra e da camera.
Se eseguissimo tutte le sue opere, una dopo l’altra, senza fermarci mai, dovremmo suonare e cantare
per più di una settimana, notte e giorno! Donizetti scriveva opere con estrema facilità, riuscendo a
creare melodie meravigliose che, ancora oggi, hanno un fascino irresistibile. Spesso veniva deriso per
questa sua abilità, si diceva che componeva dozzine di opere, come se sfornasse pizze. Addirittura
qualcuno lo prendeva in giro storpiano il suo cognome da “Donizetti” a “Dozzinetti”. La verità è che
Gaetano aveva sempre moltissime idee musicali che, con gran rapidità, scriveva sul pentagramma per
comporre le sue opere, una caratteristica che solo pochi geni (come Mozart) avevano.

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Il grande sostegno di Simone Mayr
Donizetti nacque a Bergamo, in una famiglia molto umile. Quando aveva solo nove anni venne
ammesso alle “Lezioni caritatevoli di musica”. Durante queste lezioni il grande compositore Simone
Mayr notó il grande talento del giovane Donizetti e decise di seguire personalmente l’istruzione
musicale del piccolo Gaetano. Mayr aveva proprio ragione, grazie al suo sostegno e a uno studio
approfondito e rigido, Donizetti si rivelerà essere quel gran compositore che Mayr aveva intuito. Come
dimostra la carriera di Donizetti, con tanto studio e una grande forza di volontà si ottengono sempre
grandi risultati!

Il fratello di Gaetano
La famiglia Donizetti era composta dal papà Andrea, dalla mamma Domenica e da sei figli. Oltre a
Gaetano, l’altro musicista della famiglia era Giuseppe. Invece di scrivere opere, Giuseppe si dedicò alla
musica militare, conobbe Napoleone e divenne il maestro di musica del Sultano dell’Impero
Ottomano. Giuseppe ha composto l’inno dell’Impero Ottomano e, per il suo grande impegno nella
diffusione della musica in Turchia, venne anche nominato Pascià: una carica importantissima e molto
prestigiosa.
A causa della lontananza, Gaetano ebbe pochissimi contatti con il fratello Giuseppe, eppure gli rimase
sempre affezionato; nelle sue lettere lo chiamava “il mio fratello turco”.

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L’ABC DEL TEATRO D’OPERA

Libretto
È proprio un piccolo libretto, come dice la parola stessa, nel quale è riportato il testo che i personaggi
dell’opera cantano. Il libretto solitamente è scritto in versi, ed è molto utile per capire come si svolge
la trama, chi sono i personaggi e come interagiscono tra di loro. Il libretto specifica anche in quanti atti
e scene è suddivisa un’opera e include alcune didascalie che descrivono il luogo nel quale si svolge
l’azione. È in definitiva una mappa dell’intera opera, manca solo la musica.

Partitura
È un grande librone che racchiude tutta la musica scritta dal compositore per quell’opera. Nella
partitura è scritto esattamente cosa suona ciascuno strumento dell’orchestra, cosa deve cantare ogni
cantante e cosa deve cantare il coro. È lo strumento di lavoro principale del direttore d’orchestra, che
deve mettere assieme tutti coloro che partecipano alla realizzazione della recita d’opera. Il direttore
d’orchestra inoltre, durante le prove di lettura con l’orchestra, decide quanto devono suonare “piano”
gli strumentisti, fino a che “forte” possono arrivare, che tempi devono avere, e che timbri devono
risaltare. Ai cantanti dà importantissime indicazioni al fine di rendere espressive le melodie che
devono cantare.

Regia
Per mettere in scena un’opera c’è bisogno di un regista che costruisca uno spettacolo, di uno
scenografo che si occupi delle scene, di una costumista che si occupi dei costumi e di un light designer
che scelga le luci migliori per creare effetti luminosi di grande effetto. Il regista conosce benissimo la
storia da rappresentare e, durante le prove di scena con i cantanti, istruisce tutti gli artisti su come
devono muoversi, che gesti devono fare, che espressione devono avere e come devono interagire tra
di loro per catturare l’attenzione del pubblico una volta che il sipario si alza.

Cantanti
Sono coloro che, per dar vita all’opera, devono sia cantare che recitare. Devono calarsi nei panni dei
personaggi che interpretano e fare emozionare il pubblico con lo strumento che hanno a disposizione:
la voce. Ci sono cinque grandi tipologie, timbri, di voci:
●         Soprano: è la voce femminile più acuta. Solitamente al soprano è affidata la parte di
protagonista femminile. Il suo personaggio può essere una giovane donna che vive un’appassionata e
tragica storia d’amore (opera seria), o una ragazza intraprendente e vivace che con astuzia sceglie il
proprio consorte (opera buffa), ecc.
●         Mezzosoprano: è, rispetto al soprano, una voce femminile meno acuta e dal timbro più scuro.
Solitamente al mezzosoprano è affidata la parte di un’ancella, di un’amica o confidente della
protagonista, a volte invece è la nemica del soprano.
●         Tenore: è la voce maschile più acuta. Il tenore è solitamente il protagonista maschile
dell’opera, ed emerge per il coraggio, la forza e la determinazione del suo spirito e delle sue azioni.
Solitamente è innamorato del soprano ma, ahimè, spesso è travolto da un tragico destino.
●         Baritono: è una voce maschile, più grave, cupa e tuonante rispetto a quella del tenore.
Il baritono solitamente rappresenta il cattivo dell’opera, quello che ostacola il
tenore e vuole imporre le proprie volontà al soprano.
●         Basso: è la voce maschile più scura e profonda. Per il suo timbro penetrante e grave questa
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voce spesso è usata per rappresentare un personaggio soprannaturale, oppure per un personaggio
anziano e saggio, come il padre della protagonista o un fidato consigliere.

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LE REGOLE: GUIDA ALL’USO PER FRUIRE CORRETTAMENTE DEL TEATRO D’OPERA

Una caccia al tesoro
Quando andrai a sentire la tua prima opera, preparati per tempo! Cerca su internet chi è l’autore, leggi
la storia, ascolta la musica e guarda qualche video prima dello spettacolo; ti farai così già un’idea di
cosa andrai a sentire e tutto risulterà più facile e godibile. Poi, una volta tornato a casa, scegli l’aria o
il brano che più ti ha colpito e mettilo nella tua playlist!

Arriva puntuale, anzi un po’ prima
A teatro è assolutamente vietato arrivare a spettacolo iniziato. Quando le porte si chiudono, chi
rimane fuori dovrà aspettare l’intervallo per entrare in sala. Questo per evitare di disturbare non solo
gli altri spettatori, ma anche l’intera orchestra, il direttore, i cantanti, il coro, e tutti i professionisti che
stanno dando vita allo spettacolo. Oltretutto un ingresso all’opera è già uno spettacolo di per sé!
Arrivando prima si può passeggiare per il foyer, scoprire il teatro e lasciarsi affascinare dall’architettura
e dalla storia del luogo. Ogni volta a teatro è una vera e propria esperienza!

Vestiti a modo
Ogni luogo richiede il suo abito! Andresti mai in spiaggia, ad agosto, con cappello di lana e giubbotto
di pelle? Oppure a scuola in costume e canottiera? Oppure ancora in un museo travestito da Babbo
Natale? Quando si va all’opera è meglio vestirsi per bene, eleganti. Il teatro d’opera è un luogo di
cultura, che accoglie tutti e che propone bellezza. Il teatro dà lavoro ad artisti e a tantissime altre
figure professionali, che con impegno e passione danno vita allo spettacolo, permettendo al pubblico
di vivere esperienze rare ed emozionanti. Per questo sarebbe bello che anche tu ti presentassi con un
abbigliamento adatto all’occasione.

Non è carnevale ma ci sono le maschere!
Quando si entra in un teatro d’opera, può essere difficile capire qual è il proprio posto. Ci sono teatri
grandissimi da 1000, 2000 o 3000 posti, e bisogna accomodarsi al posto giusto, indicato sul biglietto.
Per questo ci sono le “maschere”, ovvero il personale del teatro preposto ad aiutare il pubblico e
pronto a rispondere a tutte le domande. Le maschere accolgono il pubblico e danno il benvenuto. Si
possono riconoscere per la divisa che portano (ogni teatro ha la sua) e sono sempre molto disponibili
ed educate.

Leggi il programma di sala
Ad ogni rappresentazione è buona cosa prendere un programma di sala. Lì si trovano curiosità sullo
spettacolo, foto, qualche testo che aiuta a comprendere meglio lo spettacolo e i nomi di tutti gli
interpreti. Una volta a casa, il programma diventerà il ricordo di un bel momento passato a teatro.

Si abbassano le luci e…
Una volta seduti al proprio posto, si aspetta che le luci si abbassino per poi spegnersi.
La sala diventa buia e tutta l’attenzione viene rivolta al palco. Dopo pochi secondi il

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direttore d’orchestra entra nella buca, dove è sistemata l’orchestra, e lì viene accolto da un primo
applauso, un modo per incoraggiare tutti gli artisti che stanno per calcare la scena. Il direttore si rivolge
al pubblico, lo saluta, poi si gira verso l’orchestra, alza la bacchetta e la magia dell’opera ha inizio.

Attento a te!
Una volta seduto in platea, in un palco o nel loggione, mentre guardi lo spettacolo non puoi mangiare
o bere, inoltre non bisogna far rumore scartando caramelle o facendo cadere oggetti, non si deve
chiacchierare col vicino e soprattutto non si può usare il cellulare, che deve essere rigorosamente
spento, né scattare foto, né fare video.

Applausi
Se è la prima volta che vai a vedere un’opera, fidati di cosa fa il pubblico, eviterai così di sbagliare.
Solitamente si applaude solo all’inizio e alla fine dell’atto, ma alcune volte, dopo un’aria o un momento
particolarmente emozionante, è possibile che tutto il pubblico si sciolga in un applauso fragoroso, per
esprimere la propria emozione e per celebrare la bravura dell’artista. Qualcuno si spinge addirittura a
urlare “bravo!”, altri battono i piedi, qualcuno invece, se lo spettacolo non è piaciuto, fischia, altri
semplicemente esprimono il loro dissenso non applaudendo. Nelle serate più importanti, quando sono
in scena grandissimi artisti, può succedere che il pubblico getti sul palco decine di fiori per celebrare il
cantante, il direttore o il regista dello spettacolo!

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2. SEZIONE SPETTACOLO

200 CANDELINE PER PIETRO IL GRANDE

Il Donizetti Opera Festival ogni anno mette in scena almeno due opere della produzione donizettiana.
Per la prima volta in ambito nazionale e internazionale, un Festival si è dotato di un progetto artistico
a lungo termine denominato “Donizetti Opera Progetto 200”, il cui obiettivo è quello di eseguire ogni
anno un’opera che compie i 200 anni dalla prima esecuzione. Ogni anno la programmazione terrà
dunque conto di un rigoroso ordine cronologico che presenterà allo spettatore il percorso vissuto da
Donizetti. Dopo la felice esperienza del Pigmalione che ci ha permesso di scoprire il primissimo lavoro
teatrale di un Donizetti ancora studente e dopo aver messo in scena nel 2018 l’Enrico di Borgogna,
quest’anno proponiamo al nostro pubblico Pietro il Grande, Kzar delle Russie o sia il falegname di
Livonia.
L’intento è quello di ripercorrere tutte le tappe salienti di Donizetti, uomo e artista, in un lungo
cammino che svelerà nuovi aspetti del compositore, anno dopo anno.
Pietro il Grande è la seconda opera teatrale messa in scena da Donizetti, sempre a Venezia, dopo
l’insuccesso di pubblico di Enrico di Borgogna dell’anno precedente.
Per questa occasione, pensando al pubblico di giovanissimi, abbiamo creato una seconda versione,
costola di Pietro il grande, intitolata Pietro il piccolo. Tagliando e ricucendo l’opera madre, e
accostando alla trama del libretto un secondo piano narrativo, abbiamo reso più fruibile il linguaggio
operistico. In questa riduzione a beneficio degli studenti, partendo dall’esperienza del giovane
Donizetti, indagando il suo carattere, le sue emozioni e i suoi desideri, abbiamo voluto sviluppare i
temi del controllo delle emozioni, della partenza e del successo personale sostenuto dagli affetti, dagli
amici e dalle figure guida. Donizetti così come Carlo, il tenore protagonista dell’opera, ha dovuto
moderare la sua spontanea irruenza e lasciare la terra in cui è cresciuto per trovare così il proprio
successo, prima nei teatri veneziani e poi a Napoli. Lasciando Bergamo però non lasciava solo un luogo,
ma anche gli affetti più cari: la sua famiglia, il suo maestro Simone Mayr e una ragazza sua coetanea,
una certa Giuditta Paganini, violinista bergamasca, che già in adolescenza aveva destato il suo
interesse.
Il tema della partenza, necessaria per ottenere il successo, è uno degli argomenti ricorrenti nelle
lettere di Donizetti, che negli anni esprimerà una grande nostalgia per la propria famiglia e per il
proprio maestro.
Così qualche anno dopo il debutto di Pietro il Grande scriverà al suo maestro prima di partire per il
Regno di Napoli:

Pregiatissimo Signor Maestro,

Io parto! Che ne dirà il buon Mayr? Applaudirà o sarà di diverso parere? Togliendomi alla Lombardia,
mi tolgo il pascolo a mille lingue maldicenti… Spero risarcire in Seno a Partenope l’onore perduto
sull’Olona, lo voglia il cielo: Mayr sa di avere in me un debole Servitore, mi comandi adunque e sarò
contento di poterlo compiacere.
Mille doveri alla Signora ed un bacio alla figlia.
Suo devoto Ossequiosissimo Servitore,
Donizetti
                                                (Gaetano Donizetti a Giovanni Simone Mayr, 11 dic 1822)

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GENESI DELL’OPERA

Dopo gli anni di formazione a Bergamo sotto la guida di Simone Mayr, dopo gli anni di perfezionamento
a Bologna, dopo il debutto con l’Enrico di Borgogna al Teatro San Luca di Venezia, Donizetti torna in
scena con una nuova opera nel 1819.
L’anno prima l’Enrico a causa dei suoi interpreti canori non ebbe il successo di pubblico desiderato, ma
Donizetti ad ogni modo non si scoraggiò e tornò a Venezia l’anno successivo con un nuovo titolo: Pietro
il Grande, Kzar delle Russie o sia il falegname di Livonia. L’opera, definita dal compositore stesso
“melodramma burlesco”, andò in scena al Teatro San Samuele il 26 dicembre 1819, quando Donizetti
aveva appena compiuto 22 anni. Con Pietro il Grande il giovane compositore entrò a far parte
definitivamente del mondo teatrale dell’epoca. Il libretto era opera del marchese Gherardo Bevilacqua
Aldobrandini, uomo di mondo nato a Ferrara, ma che a Roma frequentava i salotti più alla moda. Il
marchese, amante del teatro, scenografo per passione e librettista per diletto, aveva conosciuto in
ambiente romano la commedia Le menuisier de Livonie di Alexandre Duval dalla quale ricavò la trama
per questo suo lavoro. Quella stessa commedia, solo qualche mese prima, aveva dato vita ad un altro
libretto, di Felice Romani per il celebre compositore Giovanni Pacini. Per questo motivo, per evitare
equivoci, si dovette prendere una decisione all’ultimo momento e cambiare il titolo dell’opera in Pietro
il Grande Kzar delle Russie (come risulta nel frontespizio del libretto stampato) seppure Donizetti in ogni
aria, duetto, coro o recitativo del manoscritto qualifichi il suo lavoro come Il falegname di Livonia.
Per questo suo lavoro Donizetti fu più fortunato con la compagnia di cantanti a cui affidò la sua opera,
infatti nel title role di Pietro ebbe il basso Pio Botticelli, appartenente a una famosa famiglia di bassi;
cantante di carattere simpatico ed eclettico, dalla verve scanzonata ma dal timbro nobile: perfetto per
interpretare il ruolo di Pietro il Grande così come immaginato dal compositore e dal librettista. Tra i
ruoli di basso per cui venne ricordato (Cenerentola, Gazza ladra, Donna del lago, Guglielmo Tell di
Rossini; Beatrice di Tenda di Bellini) è testimoniato anche un altro incontro col Donizetti per Il furioso
all’isola di San Domingo nel 1833.
Il tenore fu Giovanni Battista Verger nel ruolo di Carlo Scavronski che debuttò proprio con Pietro il
Grande nel 1819. Verger incontrerà ancora Donizetti, essendo per lui primo interprete tenorile, nel
1827 in Olivo e Pasquale al Valle di Roma e nel 1828 in Alina regina di Golconda al Carlo Felice di Genova.
Il tenore e sua moglie vengono ricordati anche come vivaci animatori della vita culturale milanese degli
anni trenta, come partecipanti ai popolari “Venerdì sera di casa Rossini” unitamente a grandi divi quali
Giuditta Pasta e Adolphe Nourrit. Verger sarà ancora per Donizetti Percy in Anna Bolena, Edgardo in
Lucia di Lammermoor, Pollione e Alamiro in Belisario.
Nel ruolo di Madama Fritz ci fu il mezzosoprano Caterina Amati: una voce e un’interprete certamente
versatile. Nel 1816 approda alla Scala fungendo da comprimaria all’ombra delle primedonne. Nel 1817
ha poco incontro di pubblico come Rosina del Barbiere di Siviglia per antipatie di partito. È poi Ninetta
nella Gazza ladra di Rossini. Opterà quindi per una corda squisitamente sopranile in Amenaide in
Tancredi, di cui nel 1826 interpreterà anche il ruolo contraltile del protagonista.

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LA TRAMA DELL’OPERA

“Pietro il grande”, di cui qui presentiamo una versione “piccola”, debuttò nel 1819, 200 anni fa. Si
tratta di un’opera semiseria, il che vuol dire che fa un po’ piangere e un po’ ridere (ma soprattutto
ridere!). È ambientata all’inizio del 1700 in Livonia, una regione baltica.
Il protagonista è il giovane Carlo, un falegname, focoso e irruente, fidanzato con la dolce Annetta,
ahimè figlia di un ribelle.
La locandiera Madama Fritz è molto affezionata a Carlo e lo protegge e consiglia come una madre;
tuttavia Carlo a causa del suo caratteraccio continua a mettersi nei guai.
Tra un litigio e l’altro del vivace Carlo, un evento straordinario turba la solita vita: giunge uno strano
forestiero vestito da ufficiale, anche se in realtà si tratta di Pietro, lo zar! Egli, sotto mentite spoglie,
ha raggiunto quel lontano paese per cercare il fratello perduto di sua moglie, la zarina Caterina.
Durante l’infanzia i due fratelli furono separati e da allora mai più ricongiunti. Lo zar ha motivo di
pensare che il giovane si trovi lì.
Appena arrivato, fa la conoscenza della locandiera e si imbatte in Carlo. Tra i due uomini nasce subito
un litigio. Lo zar accusa Carlo di aggressione e fa chiamare il Magistrato affinché venga fatta giustizia.
Madama Fritz cerca di intercedere presso il Magistrato chiedendo clemenza per il suo pupillo, senza
purtroppo ottenere alcun risultato, mentre Annetta è spaventata dall’idea di perdere il suo amato.
Il Magistrato, personaggio ampolloso e arrogante, non vuole sentire ragioni, sta per condannare Carlo,
quando Madama Fritz irrompe mostrando una lettera che attesta che Carlo discende da una nobile
famiglia. Tra lo stupore di tutti, lo zar Pietro fa subito liberare il giovane. Poco dopo, in segreto, gli
svela la sua vera identità: Carlo è il fratello perduto della zarina! I due si abbracciano commossi. Lo zar
invita il giovane a Pietroburgo; Carlo accetta, ma ad una sola condizione: poter portare anche la sua
amata Annetta.
Questo è un altro problema perché Annetta è figlia di un ribelle. Ma poiché il padre è defunto da
tempo, lo zar accetta anche Annetta nella sua nobile famiglia.
Finalmente Pietro può svelare a tutti la sua identità di zar, imperatore di Russia, e si prepara per partire
con, il cognato Carlo e la giovane Annetta.
Nel giubilo generale solo Madama Fritz sembra non gioire, perché perderà il suo pupillo e la cara
Annetta; ma la locandiera è una donna dall’animo nobile e generoso, e per il bene di chi ama è disposta
a qualsiasi rinuncia: abbraccia Carlo, lo saluta e gli augura di proseguire felice per la sua strada.

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LIBRETTO IN PILLOLE

È l'alba. Mentre è al lavoro, il falegname Carlo ribadisce il suo amore per la sfortunata Annetta, figlia
innocente di un traditore della patria.

Carlo e Annetta:

Cara, vezzosa immagine
del tenero idol mio!
Sempre ti porto, oh Dio!
scolpita nel pensier.
Io pur ti stringo al seno
idolo del mio cor!
Sarei felice appieno
se a te mi unisse amor
Amor! pietoso amor;
quando verrà quel dì,
che finirà il mio cor
di palpitar così?

Carlo, focoso e ribelle, dà prova del suo caratteraccio aggredendo malamente un uomo che ha tentato
di corteggiare la sua Annetta. Attirata dalle grida, compare la locandiera Madama Fritz, sua protettrice
e consigliera, che cerca di calmarlo.

Madama Fritz:

Quale ardir!
Qual brando ignudo!
Quale alterco inusitato!
Vo, che sia più rispettato
il mio albergo, il mio decor.
Questa non è una bettola
d’ignobile baccano:
freni lo spirto insano
prudenza, e civiltà.
Imponi o ardente giovane
sui propri affetti impero:
e in lei signore io spero
maggior docilità.
Pace gioconda vi animi
a più gentil fervor.

Giunge un forestiero. È lo zar Pietro, in viaggio sotto mentite spoglie, alla ricerca del fratello di sua
moglie, disperso dall'infanzia. Lo zar spera di trovarlo in quella regione.

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Pietro:

Con menzognero vanto
e padre e re si dice,
colui che sol felice
del giogo altrui si fa.
È re chi ognor politico
internamente vede;
è padre chi provvede
l’oppressa umanit

Pietro interroga Madama Fritz a proposito di quel giovane falegname, Carlo, di origini ignote ma che
sostiene di essere un gentiluomo. Carlo non gradisce quelle domande e ancora una volta inizia ad
alterarsi. Pietro fa mettere Carlo sotto sorveglianza, mentre Madama Fritz lo invita ad essere più umile.
Chiamato a gran voce, compare il tronfio magistrato.

Magistrato:

Chi mi cerca? chi mi turba
fra i bei simboli d’Astrea?
Chi è quell’anima plebea,
che mi toglie a’ miei sudor?

Madama Fritz perora la causa di Carlo presso il Magistrato. Annetta è preoccupata per le sorti del suo
amato.

Annetta:

È riposta, o caro oggetto!
in te sol la mia speranza:
sol per te con tal costanza
soffro esilio, e povertà.
Ah! s’è ver che un puro affetto
qualche grazia in cielo ottiene,
te sollievo a tante pene
il destin mi lascerà.

Il Magistrato inizia il processo a Carlo, accusato di offesa ad un ufficiale.

Magistrato:

Lor posti prendino: che tutti seggano,
che qui mi ascoltino senza fiatar.
si hanno da svolgere per giudicar.
Quest’abito m’infonde
eroismo, e grandezza. Oh! se potessi
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vestir sempre in tal foggia! Olà! Notaio?
Si processi, e condanni il delinquente.
Astrea! figlia di Giove!
Famoso damerin de’ tempi andati!
Fa che vibrando un raggio
De’ tuoi bei lumi nella mente mia
un Numa, un Fabio, un Salomone io sia.
«Conciosia fosse che
essendo cosa che
nell’anno ottantre
reggendo il regno un re.»
Adesso punto, e virgola,
parentesi e da capo,
«Nella Locanda nobile
insegne della Luna
fu carcerato un giovane
di genio perfidissimo
e il giudice rettissimo
questa sentenza diè.»
Sentiam questo periodo,
leggi Notaio, a te

Quando la sua condanna sembra essere ormai decisa, Madama Fritz irrompe e dà lettura di un
documento che attesta i nobili natali di Carlo.

Madama Fritz poi Pietro:

«Nell’equipaggio del Ministro Luterano fu ritrovato questo
giovine. Egli è figlio di Carlo Scavronski, gentiluomo di
Lituania, morto al servizio della Svezia. Egli aveva una sorella,
che dicesi perita nel saccheggio di Marienburgo: ma si
vuole forse alla Corte del Kzar in Pietroburgo. Ecco la firma
del Ministro. Attesto e giuro a tutti ec.»

Pietro capisce di aver trovato l'uomo che cercava! Chiede di liberare Carlo e lo fa vestire con abiti di
lusso. Sempre più frastornato, Carlo riceve la visita di Pietro, che gli svela la propria reale identità. Carlo
apprende che Caterina è ora moglie dello zar. Prima di ricongiungersi con la ritrovata famiglia a
Pietroburgo, desidera presentare l’amata Annetta e portarla con sé.

Carlo:

Il dolce nome, e tenero
pur di fratello io sento.
Tre lustri, o ciel! di lagrime
compensa un sol momento.
Per voi non son più orfano;
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per voi son fuor d’affanni.
Alfin l’amica amabile
trovai dei miei verd’anni.
Ah! di quest’alma il giubilo
è d’ogni idea maggior.
Ah! quando di un’anima
le gioie son tante
capace di esprimerle
il labbro non è.

Finalmente Pietro, nello stupore generale, svela la propria identità a tutti e concede a Carlo di portare
con sé Annetta (nonostante sia figlia di un traditore). Mentre fervono i preparativi per la partenza,
Madama Fritz esprime il proprio dolore per la separazione da Carlo, ma nello stesso tempo gli rinnova
tutta la sua fiducia e il suo affetto.

Madama Fritz:

In questo estremo amplesso
ricevi, in questo addio,
pegno dell’amor mio,
viva, e sincera fè.
Ah! che vicino a perderti
mi uccide il mio dolore.
(Quanto mi costa, o amore,
il trionfar di te!)
Sentirsi accendere per un oggetto
e dover spegnere la fiamma in petto
è troppo barbara fatalità
come resistere al fier cimento
più rio tormento no, non si dà.

Spronare un amico vuol dire anche sostenerlo nelle sue scelte, nella decisione di partire per trovare la
propria strada. Il gruppo parte alla volta di Pietroburgo, salutato dalle grida di gioia di tutti.

Tutti e Coro:

Dopo soffio di nembo, e procella
scintillante risorge la stella,
che consola l’afflitto nocchier.
Canta lunge dall’armi nemiche
le passate sanguigne fatiche
nella pace il glorioso guerrier.

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LA MESSA IN SCENA DI ONDADURTO

Saranno Gaetano Donizetti e Giuditta Paganini ad accompagnare i ragazzi e le ragazze in un viaggio
sorprendente alla scoperta dell'Opera Pietro il Piccolo.

Appariranno sotto forma di fantasmi per lanciarsi in una giocosa scaramuccia d'amore che diverrà un
pretesto per portarci all'interno della storia, dei suoi personaggi e della sua genesi.

Forte sarà l'impatto visivo dato dall'impianto scenografico; macchine e strutture, manipolate dal vivo
dagli stessi attori andranno a disegnare di volta in volta lo spazio scenico.

Chiave distintiva della regia è il forte equilibrio nel dialogo tra i differenti linguaggi utilizzati: parola,
teatro danza, video e la forte presenza dei cantanti e dell'orchestra andranno a creare per gli studenti
e le studentesse un'esperienza unica nel suo genere.

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3. SEZIONE DIDATTICA

CANALE VISIVO

SCUOLA PRIMARIA: REALIZZA LA VALIGIA

È tutto pronto. Carlo ha scoperto la sua vera identità: essere il fratello della moglie dello zar. Non resta
che salutare gli amici, la terra e partire con Annetta alla volta di Pietroburgo.
Ma non è facile lasciarsi tutto alle spalle, soprattutto se si tratta di amici!
Madama Fritz è molto triste per la partenza di Carlo, ma è comunque pronta a donare ancora tanto
amore e tanta fiducia, e a incoraggiarlo a intraprendere la propria strada.
Di certo Carlo, con tutto quello che dovrà portarsi dietro, avrà bisogno di una valigia enorme!

Per aiutarlo a partire con tutto il necessario, i bambini ne costruiranno una insieme, simbolo di tutto
ciò che è necessario portare con sé nel momento di partire verso il proprio futuro.

La scenografia dello spettacolo è fatta di forme e colori ben precisi (un cerchio rosso, un rettangolo
lungo blu...) con riferimenti visivi che derivano dalle avanguardie russe come il Suprematismo (si veda
l’approfondimento sotto).
Per questo motivo i bambini si ispireranno all’Arte Astratta per decorare la valigia di classe.

Cari insegnanti, è importante mostrare in classe alcuni esempi di quadri degli esponenti più famosi
affinché i bambini possano comprendere meglio la corrente artistica studiata e riconoscere le forme
geometriche in cui viene semplificata la realtà.

Nella sezione “Formazione” del sito Donizetti.org è disponibile il download di una dispensa con le
immagini delle opere.

ELENCO MATERIALI:
- 2 fogli di cartone 70x100 (consegnati dalla Fondazione Teatro Donizetti)
- cartoncino bianco
- tempere colorate (colori a vostro piacimento)
- colla, forbici, pennelli

PROCEDIMENTO
Si costruirà la valigia collettivamente utilizzando i due fogli di cartone 70x100 cm consegnati all’incontro
con la Fondazione.
La valigia potrà essere costruita della dimensione che si preferisce, purché stia nella grandezza dei 2
cartoni. Ecco un modo semplice per costruirla:

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Dopo aver costruito la valigia con il cartone, potrete scegliere un materiale per ricoprirla o un colore
per dipingerla, lo sfondo deve essere uniforme.

Ma come riempirla?
La partenza è sempre associata a stati d’animo ed emozioni più o meno intense, talvolta contrastanti:
possiamo ritrovare la paura o il timore, la nostalgia, ma anche felicità, entusiasmo e curiosità. Vista l’età
dei bambini si consiglia di focalizzarsi sulle emozioni primarie e più semplici, quali paura, gioia, tristezza,
sorpresa.

Ed è proprio con queste emozioni e la loro rappresentazione grafica che faremo lavorare i bambini: si
comincia col far riflette i bambini sul tema della partenza e del lasciare gli affetti, momenti che il
protagonista sta attraversando, facendo emergere i loro pensieri con domande del tipo: secondo voi
come si sentirà il protagonista? Quali emozioni potrebbe provare? Potrebbe essere necessario aiutare
i bambini nell’individuare delle emozioni primarie che abbiamo individuato sopra.

Dopo aver raccolto le impressioni dei bambini si può permettere l’identificazione personale, solo
verbale: quando vi è capitato di provare quelle emozioni? Ciascun bambino è invitato a pensarci e
condividere. E ancora: pensando di dover partire, come il protagonista, quale sarebbe tra quelle che
abbiamo detto l’emozione/i che provereste di più? Possono anche sceglierne più di una, pensando a
quale sentirebbe di più e quale meno.

Ora rappresentiamo queste emozioni: diamo loro una forma e un colore!
A questo punto si mostrano ai bambini forme di diverso tipo e dei colori tra i quali potranno scegliere,
e il significato associato. Ogni colore ha un significato ben preciso e comunica particolari emozioni,
proprio come l’Arte Astratta ci ha insegnato.

Ecco alcuni esempi:                                       - Bianco: sorpresa
- Quadrato/rettangolo                                     - Blu: tristezza
- Trapezio/piramide                                       - Rosso: rabbia
- Triangoli                                               - Giallo: gioia/felicità
- Cerchio/ovale                                           - Verde: disgusto
- Curve                                                   - Nero: paura

A questo punto i bambini sono invitati, individualmente, a scegliere una o più forme e colorarle con i
colori che rappresentano le emozioni che ciascuno ha individuato. Ricordate che è possibile che un
bambino individuai più emozioni e quindi più forme con diversi colori.

La valigia di Carlo è pronta per essere decorata con le sagome di tutti i bambini, accostandole e cercando
di trovare un modo per farle convivere tra loro. Il manufatto dovrà essere consegnato all’ingresso del
teatro, prima che inizi lo spettacolo.

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APPROFONDIMENTO: L’ARTE ASTRATTA

Nei primi anni del XX secolo nasce una nuova corrente artistica che tenta di abbandonare la
rappresentazione della realtà per semplificarla in linee, forme geometriche e colori: l’Arte Astratta.
Il passaggio dall’arte figurativa all’astrattismo non è stato così semplice!

Ci sono stati quadri diventati famosi per le loro sfumature, per la bellezza dei dettagli e per le luci ed
ombre, altri invece sono stati rivoluzionari per la rinuncia a tutto questo.

Gli artisti, dopo aver deciso di non volere più imitare la natura così com’era, hanno dovuto trovare un
nuovo metodo per esprimere il mondo che li circondava. L’occhio dell’artista ha iniziato a guardare
dentro di sé per raccontare il mondo fuori, dando nuove connotazioni alla forma ed il colore, caricandoli
molto spesso di un significato emotivo e simbolico.

LE AVANGUARDIE RUSSE: IL SUPREMATISMO

All’interno dell’Arte Astratta ci sono vari esponenti e diverse correnti, quella su cui vogliamo
concentrarci è il Suprematismo, una delle più importanti tra le avanguardie russe.
Il Suprematismo, di cui il maggior esponente fu Kazimir Malevič, indica la supremazia della pura
sensibilità nell’arte, l’espressione del sentimento più intimo, non inquinato da riferimenti ad oggetti
esterni o da scopi politici, sociali e religiosi.

Se inizialmente Malevič imitò la realtà semplificandola in forme geometriche (fig. 1), con il passare del
tempo si concentrò solo sull’uso del colore nella sua espressione suprema, non dandogli più una
funzione marginale e secondaria (fig. 2).
La sua pittura, tra questi due estremi, si basa maggiormente sulla composizione di forme geometriche
essenziali come cerchi, quadrati, rettangoli, linee, dipinte con pochi colori piatti (fig. 3).

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FIG. 1 Un inglese a Mosca (1913)        FIG. 2 Quadrato nero (1915)
 Stedelijk Museum, Amsterdam             Galleria Tret'jakov, Mosca

FIG. 3 Suprematismo (1915)
Fondazione Beyeler, Riehen

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SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO: REALIZZA IL “MOBILE”

Nella storia di Pietro la giustizia e la verità vincono grazie alla fratellanza e all’amicizia tra i personaggi,
riportando l’equilibrio tra tutti.

Per raccontare questa storia, la scenografia dello spettacolo si è ispirata all’Arte Astratta: sono state
utilizzate forme geometriche e colori ben precisi (un cerchio rosso, un rettangolo lungo blu...) con
riferimenti visivi che derivano dalle avanguardie dei primi ‘900.
Quale modo migliore per ritrovare questi elementi fondamentali se non guardando le sculture di
Alexander Calder?
Le sue sculture sospese, i “Mobiles”, non sono altro che forme astratte in equilibrio tra loro.
Per questo gli studenti saranno chiamati a costruire una piccola opera d’arte ispirata proprio a questo
grande artista: un “Mobile” di classe.

Cari insegnanti, aiutate i ragazzi a comprendere come queste sculture aeree sono costruite, il loro
movimento nello spazio e le regole dell’equilibrio. Fate notare che ogni forma e colore ha un significato
ben preciso e comunica particolari emozioni, proprio come l’Arte Astratta ci ha insegnato (si veda
l’approfondimento sotto).
La scultura astratta non sarà altro che il simbolo dell’equilibrio e della giustizia di classe possibile solo
tramite la fratellanza e l’aiuto tra i vari membri che la compongono.

Nella sezione “Formazione” del sito Donizetti.org è disponibile il download di una dispensa con le
immagini delle opere.

ELENCO MATERIALI:
- circa 6 mt di fil di ferro (consegnato dalla Fondazione Teatro Donizetti)
- cartoncino bianco
- tempere colorate (colori a vostro piacimento)
- filo da pesca o nylon
- pinze, forbici, scotch, pennelli
- graffetta

PROCEDIMENTO
L’obiettivo è quello di realizzare un “mobile” di classe attraverso la costruzione di sagome personali.
Ogni ragazzo potrà costruire la sua sagoma su cartoncino, libero di esprimere ciò che la storia di Pietro
gli suscita, riportando poi queste emozioni nella propria storia personale.
Ed è con queste emozioni e la loro rappresentazione grafica che faremo lavorare i ragazzi:

Si comincia col far riflette i ragazzi sulle vicende che il protagonista sta attraversando, facendo emergere
i loro pensieri con una serie di domande: secondo voi come si sentirà il protagonista? Quali emozioni
ritrovate nella sua storia? Potrebbe essere utile aiutare i ragazzi a far emergere emozioni di vario tipo
e a capirne la complessità, da quelle primarie (rabbia, paura, tristezza, gioia, disgusto, sorpresa) a quelle
secondarie (vergogna, invidia, speranza, perdono, offesa...), più elaborate.
Dopo aver raccolto le impressioni dei ragazzi si può permettere l’identificazione personale: quali
emozioni ritrovate in particolare nella vostra vita? Possono anche sceglierne più di una, pensando a
quali sono presenti in misura maggiore o minore. E ancora: quando vi è capitato di provare quelle
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emozioni? Ciascun ragazzo è invitato a pensarci, ma non si propone la condivisione immediata.
Ora rappresentiamo queste emozioni: diamo loro una forma e un colore!
A questo punto si mostrano ai ragazzi forme di diverso tipo e dei colori tra i quali potranno scegliere, e
il significato associato. Ogni colore e forma ha un significato ben preciso e comunica particolari
emozioni, proprio come l’Arte Astratta ci ha insegnato. Ciascun ragazzo è invitato a scegliere la forma
che più lo rappresenta associandovi il colore corrispondente alle emozioni che ciascuno ha individuato
in precedenza.

Ecco alcuni esempi:

- Quadrato/rettangolo: fiducia, stabilità,                - Bianco: sorpresa
uniformità, onestà, uguaglianza, sicurezza                - Blu: tristezza
- Trapezio/piramide: crescita, maggiore                   - Rosso: rabbia
stabilità                                                 - Arancione: vergogna
- Triangoli: dinamismo, forza, tensione,                  - Giallo: gioia
equilibrio, pace                                          - Azzurro: speranza
- Cerchio/ovale: completezza, amore,                      - Verde: disgusto
movimento, protezione, femminilità                        - Nero: paura
- Curve: creatività, ritmo, generosità                    - Rosa: perdono
                                                          - Viola: invidia
                                                          - Grigio: nostalgia
                                                          - Marrone: delusione

Ora sono invitati a scrivere dietro ad ogni forma, il momento o la circostanza nel quale ricordano di aver
provato quella/e emozione/i. Si ricordano che possono prendere più forme, magari calibrando la
dimensione a seconda dell’intensità dell’emozione provata.
Si lascia poi la possibilità, per chi volesse, di creare una forma ed un colore con un significato personale
ed importante per loro, che magari non sono presenti tra quelle proposte.
Una volta costruite le sagome individuali, le si potrà dipingere a piacimento.

È il momento di creare il “Mobile” di classe.
Ogni sagoma dovrà essere sospesa con il filo di nylon o attaccandola direttamente al fil di ferro.
Tagliate il fil di ferro alla distanza che preferite, è importante trovare più livelli affinché la scultura sia
visibile e contenga tutte le sagome.
Partite sempre dal basso per trovare il punto di equilibrio e salite fino al gancio per appendere la
scultura. Il gancio può essere anche una semplice graffetta.
La scultura dovrà essere visibile dalla platea, quindi tenete a mente che sia alta almeno 1 metro.

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Finita la scultura potrete divertirvi a trovare un titolo che colga il suo significato.
Il piccolo manufatto dovrà essere consegnato all’ingresso del teatro, prima dell’inizio dello spettacolo.
Tutti i manufatti consegnati saranno, a tempo debito, inseriti nella scenografia.

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APPROFONDIMENTO: L’ARTE ASTRATTA

Nei primi anni del XX secolo nasce una nuova corrente artistica che tenta di abbandonare la
rappresentazione della realtà per semplificarla in linee, forme geometriche e colori: l’Arte Astratta.
Il passaggio dall’arte figurativa all’astrattismo non è stato così semplice!

Ci sono stati quadri diventati famosi per le loro sfumature, per la bellezza dei dettagli e per le luci ed
ombre, altri invece sono stati rivoluzionari per la rinuncia a tutto questo.

Gli artisti, dopo aver deciso di non volere più imitare la natura così com’era, hanno dovuto trovare un
nuovo metodo per esprimere il mondo che li circondava. L’occhio dell’artista ha iniziato a guardare
dentro di sé per raccontare il mondo fuori, dando nuove connotazioni alla forma ed il colore, caricandoli
molto spesso di un significato emotivo e simbolico.

ALEXANDER CALDER E I SUOI “MOBILES”

“Un mobile in movimento lascia dietro di sé una scia invisibile, o meglio, ogni elemento lascia una scia
individuale dietro la propria singola presenza.
A volte queste scie si contraggono una dentro l'altra, a volte invece sono visibili.”
A. Calder

Alexander Calder è un artista americano, tra i più importanti e creativi del Novecento, famoso per la
sua rivoluzionaria concezione dell’arte come qualcosa che non è fermo, immobile, ma, al contrario,
sempre in movimento e in trasformazione.
Soprannominato il “meccanico artista”, inventa giocattoli, assembla oggetti, dipinge, crea gioielli e
decora automobili e aerei fino ad arrivare alle famose sculture cinetiche.
Nel 1926 crea il “Cirque Calder” (FIG. 1), un circo realizzato come un assemblaggio di minuscoli artisti,
animali, attrezzi di scena, fatti con filo metallico, cuoio, stoffa e materiali di recupero vari.
L'artista scoprì che gli piaceva lavorare con il fil di ferro, e ben presto cominciò a ricavare da questo
materiale sculture in cui ritraeva gli amici e i personaggi del suo tempo.
Arrivato a Parigi visita lo studio di Mondrian e rimane profondamente colpito da una parete tutta
rivestita di rettangoli di cartone colorato, da quel momento si avvicinerà all’Astrattismo.
“In quel momento pensai a come sarebbe stato bello se tutto avesse preso a muoversi”, racconterà in
seguito, quasi a sottolineare come da quella visione fosse nata l’idea che sarà alla base del suo universo
creativo.
Calder realizzò la sua prima vera scultura cinetica, il suo primo “Mobile” al quale ne seguirono molti
altri (FIG. 2-3), dando vita a un genere artistico del tutto nuovo.

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FIG. 1 Cirque Calder (1926-31)              FIG. 2 Cascading Flowers (1949)
The Whitney's Collection, New York          National Gallery of Art, Washington

FIG. 3 Mobile (ca. 1934)
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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CANALE NARRATIVO

SCUOLA PRIMARIA: UNA LETTERA PER DIRE GRAZIE

Il maestro e l’allievo
La Bergamo di primissimo Ottocento nella quale il giovane Donizetti si andava formando era un
contesto denso e stimolante, una cittadina nella quale anche un giovane di pochi mezzi (quale Donizetti
era) poteva avere accesso all’istruzione. Le Lezioni Caritatevoli di Musica, istituite per il Pio Istituto
Musicale dal Maestro Simone Mayr, furono il luogo dove avvenne la formazione musicale di Gaetano
Donizetti. Se è dunque vero che fin da bambino egli mostrò di avere doti innate, tuttavia queste vennero
coltivate grazie ad un apprendistato che non si limitò al solo artigianato musicale, perché Giovanni
Simone Mayr offriva ai suoi allievi anche lezioni di Cultura Generale, e coi più dotati intrattenne per
tutta la vita un colloquio continuo e informale, attraverso incontri e scambi epistolari.
Anche Donizetti gli scrisse sempre, per mantenerlo al corrente delle sue attività e per ringraziarlo del
supporto dato.

In virtù di questo rapporto speciale tra il maestro e l’allievo, ai bambini viene chiesto di condividere
questo sentimento attraverso un’attività narrativa: la scrittura di una lettera, da indirizzare ad una
figura di riferimento, per ringraziarlo/a della sua presenza e del suo aiuto. La lettera verrà poi lanciata
sul palco in forma di aeroplano. Ai bambini si può suggerire di realizzarne due copie, una da lanciare in
teatro e l’altra da conservare, nel caso decidessero di farla leggere al destinatario, o come ricordo di un
importante momento di riflessione sui propri legami.

Di seguito il testo inserito nel materiale per gli studenti.

UNA LETTERA PER DIRE GRAZIE
Il Maestro Mayr è stato una persona molto importante per me: oltre ad avermi insegnato la musica, mi
ha salvato dalla bocciatura. Mica poco… Ero stonatissimo, non sapevo proprio cantare, ma avevo un
dono che gli altri bambini più buoni e più intonati non avevano: sapevo comporre musica. Impiegavo
tutto il mio impegno, tutto il mio tempo, sacrificandomi per quello che amavo fare: scrivere musica per
gli altri. Il maestro Mayr lo sapeva e mi ha difeso, esattamente come Madama Fritz. Lui è il mio eroe, la
musica la mia salvezza. In questo modo ho potuto continuare a studiare e diventare il compositore che
desideravo essere. Sono molto riconoscente al mio maestro. Durante tutta la mia vita gli ho scritto delle
lettere per ringraziarlo della fiducia avuta in me. Penso che sia molto importante saper riconoscere le
persone che credono in noi, e ringraziarle per essere nella nostra vita.
Sei pronto a dimostrare riconoscenza come ho fatto io? Sì? Allora scrivi una “lettera della gratitudine”
ad un maestro, ad un genitore, oppure a qualcuno che ti ha aiutato, incoraggiato, qualcuno di cui non
potresti mai fare a meno. Metti da parte la timidezza e scrivigli semplicemente grazie, oppure qualsiasi
altra cosa il tuo cuore suggerirà.
Poi piega la lettera per trasformarla in un piccolo aeroplano.
Puoi usare il foglio che ti consegneranno le tue maestre, e seguire le istruzioni del modello che preferisci.
Oppure, se ti senti più avventuroso, puoi scegliere una carta colorata, o trasformare in aeroplano un
disegno fatto da te… via libera alla creatività!

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Fallo volare alto, e lancialo sul palco al momento opportuno: creeremo una contagiosa tempesta che
farà piovere gratitudine dappertutto!

Ah, e a proposito: GRAZIE PER ESSERE QUI IN TEATRO CON ME, E PER AIUTARMI A FAR CONOSCERE E
AMARE IL MIO NOME E LA MIA OPERA.

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ISTRUZIONI PER LA COSTRUZIONE DELL'AEROPLANO

Di seguito trovate alcuni modelli di aeroplano di carta con relative caratteristiche e appunti per la
costruzione.

Questi modelli, in ordine di difficoltà crescente, sono pensati a partire da un foglio A4 di grammatura
80, ovvero un normale foglio da fotocopie. Lo spessore della carta può influenzare il volo dell’aereo,
che non deve essere troppo pesante né troppo leggero. Ad esempio, la grammatura standard del
campionato mondiale è 100, che corrisponde all’incirca ad un foglio spesso di quaderno: tuttavia è
possibile anche utilizzare un cartoncino leggero.

Tenete presente che anche la colorazione della carta con pennarelli o la scrittura a mano possono
influenzare il delicato equilibrio di volo. Due colori diversi sulle due facce dell’aeroplano lo rendono
più allegro e movimentato, ma attenzione alla leggibilità del testo (alcune lettere verranno lette a
prima vista dagli attori in scena). Suggerite sempre ai bambini di seguire le indicazioni e le linee di
piegatura con precisione ed attenzione, e di fare qualche prova (su carta di riciclo) perché possano
impratichirsi con il modello scelto per la loro lettera. Buon divertimento!

Carlo: Semplice ma efficace, se realizzato bene può raggiungere grandi distanze e donare grandi
soddisfazioni.

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