L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova

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L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova
L’Angelo

12   Mensile di vita Parrocchiale
     anno XLV - n. 12 dicembre 2020
L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova
In copertina:

sommario
                                                   Pinacoteca Tosio - Martinengo
                                                   Brescia. Lorenzo Lotto - Prese-
                                                   pe 1527. Particolare.
La parola del Prevosto (don Lucio)             3
Piccolo calendario
Giornata del Seminario
                                               9
                                              10     L’Angelo
Miracoli eucaristici                          11

Dall’Oratorio
Ti attendiamo Gesù                            13
Non c’è virus che tenga!                      14

Dalla Parrocchia di Cadignano
Beata Clelia Merloni                          18

Arte & cultura
Piccolo ripasso... 65. (S. Amighetti)
La nostra Basilica compie 50 anni
                                              20
                                              22
                                                   12    Mensile di vita Parrocchiale
                                                         anno XLV - n. 12 dicembre 2020

La peste del 1630 a Verolanuova               23
Le poesie dèi méss                            28
                                                   Redattori:
Le nostre rubriche                                    Sac. Lucio Sala
Verola missionaria (P. Sala)                  30      Sac. Sergio Mariotti
L’evangelizzazione (don Sergio)               32      Sac. Michele Bodei
Scritti di don Mazzolari: lo sconosciuto      34      Sac. Alessandro Savio
I Profeti: Naum 1a parte (F. Checchi)         35      Tiziano Cervati (Capo redattore)
Vita e cammino di San Francesco               37
                                                   Telefoni utili
Varie – Cronaca                                        030 931210 (Ufficio parrocchiale)
Open Day Ist. Pascal-Mazzolari                38       331 9996919 (Oratorio)
Avis                                          39
                                                       030 932998 (don Sergio)
GVVS                                          40
                                                       030 931475 (don Michele)
Radio Basilica: un logo per RBV               42
RBV: gli speciali di dicembre                 44
Dalla Casa di Riposo Gambara-Tavelli          45   Stampa
Anelli Maria: 100 anni                        46      Bressanelli srl - Manerbio
Giulia Fruschera Raggi: 100 anni              46      Tel. 030 938 02 01
Complesso Bandistico “Stella Polare”          47      serena@bressanelli.eu
Coro “Virola Anghise”                         47
In memoria di Suor Pierina Valzelli           48   Grafica
Offerte                                       50      Serena Bressanelli
Associazione don Luigi Bracchi                51
Rendiconto economico Ass. don Luigi Bracchi   52
Caro lettore...                               54

2   l’angelo12
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IL MIRABILE SEGNO

                                                                                               LA PAROLA DEL PREVOSTO
DEL PRESEPE
C   arissimi, sostituisco con la lettera di papa Francesco il mio articolo di fondo.
    Vi invito a leggerla con calma, per dare valore a quella bellissima abitudine
   di collocare nelle nostre case il Presepe e far si che non si spenga questa
   tradizione. Formulo volentieri in questi giorni i miei migliori auguri di buon
   Natale, sperando, anche, in un nuovo anno più tranquillo rispetto a quello
   che abbiamo appena trascorso.
                                                                         Don Lucio

ADMIRABILE SIGNUM                          dine, che racchiude in sé una ricca
1. Il mirabile segno del presepe, così     spiritualità popolare. Mi auguro che
   caro al popolo cristiano, susci-        questa pratica non venga mai meno;
   ta sempre stupore e meraviglia.         anzi, spero che, là dove fosse caduta
   Rappresentare l’evento della na-        in disuso, possa essere riscoperta e
   scita di Gesù equivale ad annun-        rivitalizzata.
   ciare il mistero dell’Incarnazione
   del Figlio di Dio con semplicità e      2. L’origine del presepe trova ri-
   gioia. Il presepe, infatti, è come un      scontro anzitutto in alcuni dettagli
   Vangelo vivo, che trabocca dalle           evangelici della nascita di Gesù a
   pagine della Sacra Scrittura. Men-         Betlemme. L’Evangelista Luca dice
   tre contempliamo la scena del              semplicemente che Maria «diede
   Natale, siamo invitati a metterci          alla luce il suo figlio primogenito,
   spiritualmente in cammino, attratti        lo avvolse in fasce e lo pose in una
   dall’umiltà di Colui che si è fatto        mangiatoia, perché per loro non
   uomo per incontrare ogni uomo.             c’era posto nell’alloggio» (2,7).
   E scopriamo che Egli ci ama a tal          Gesù viene deposto in una man-
   punto da unirsi a noi, perché an-          giatoia, che in latino si dice prae-
   che noi possiamo unirci a Lui.             sepium, da cui presepe.

Con questa Lettera vorrei sostenere la
bella tradizione delle nostre famiglie,
che nei giorni precedenti il Natale
preparano il presepe. Come pure la
consuetudine di allestirlo nei luoghi
di lavoro, nelle scuole, negli ospedali,
nelle carceri, nelle piazze... È davvero
un esercizio di fantasia creativa, che
impiega i materiali più disparati per
dare vita a piccoli capolavori di bel-
lezza. Si impara da bambini: quando
papà e mamma, insieme ai nonni,
trasmettono questa gioiosa abitu-          Greccio. La grotta del primo Presepe
                                                                                  l’angelo12   3
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la parola del prevosto

         Entrando in questo mondo, il Figlio        luogo designato tutto il necessario,
         di Dio trova posto dove gli animali        secondo il desiderio del Santo. Il 25
         vanno a mangiare. Il fieno diventa il      dicembre giunsero a Greccio molti
         primo giaciglio per Colui che si rive-     frati da varie parti e arrivarono an-
         lerà come «il pane disceso dal cielo».     che uomini e donne dai casolari del-
         Una simbologia che già Sant’Agosti-        la zona, portando fiori e fiaccole per
         no, insieme ad altri Padri, aveva colto    illuminare quella santa notte. Arriva-
         quando scriveva: «Adagiato in una          to Francesco, trovò la greppia con il
         mangiatoia, divenne nostro cibo». In       fieno, il bue e l’asinello. La gente ac-
         realtà, il presepe contiene diversi mi-    corsa manifestò una gioia indicibile,
         steri della vita di Gesù e li fa sentire   mai assaporata prima, davanti alla
         vicini alla nostra vita quotidiana.        scena del Natale. Poi il sacerdote, sul-
         Ma veniamo subito all’origine del          la mangiatoia, celebrò solennemente
         presepe come noi lo intendiamo. Ci         l’Eucaristia, mostrando il legame tra
         rechiamo con la mente a Greccio,           l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eu-
         nella Valle Reatina, dove San France-      caristia. In quella circostanza, a Grec-
         sco si fermò venendo probabilmente         cio, non c’erano statuine: il presepe
         da Roma, dove il 29 novembre 1223          fu realizzato e vissuto da quanti erano
         aveva ricevuto dal Papa Onorio III la      presenti. È così che nasce la nostra
         conferma della sua Regola. Dopo            tradizione: tutti attorno alla grotta e
         il suo viaggio in Terra Santa, quelle      ricolmi di gioia, senza più alcuna di-
         grotte gli ricordavano in modo par-        stanza tra l’evento che si compie e
         ticolare il paesaggio di Betlemme.         quanti diventano partecipi del miste-
         Ed è possibile che il Poverello fosse      ro.
         rimasto colpito, a Roma, nella Basilica    Il primo biografo di San Francesco,
         di Santa Maria Maggiore, dai mosaici       Tommaso da Celano, ricorda che
         con la rappresentazione della nasci-       quella notte, alla scena semplice e
         ta di Gesù, proprio accanto al luo-        toccante s’aggiunse anche il dono
         go dove si conservavano, secondo           di una visione meravigliosa: uno dei
         un’antica tradizione, le tavole della      presenti vide giacere nella mangia-
         mangiatoia.                                toia Gesù Bambino stesso. Da quel
         Le Fonti Francescane raccontano nei        presepe del Natale 1223, «ciascuno
         particolari cosa avvenne a Greccio.        se ne tornò a casa sua pieno di inef-
         Quindici giorni prima di Natale, Fran-     fabile gioia».
         cesco chiamò un uomo del posto, di
         nome Giovanni, e lo pregò di aiutarlo      3. San Francesco, con la semplicità
         nell’attuare un desiderio: «Vorrei rap-       di quel segno, realizzò una gran-
         presentare il Bambino nato a Betlem-          de opera di evangelizzazione. Il
         me, e in qualche modo vedere con              suo insegnamento è penetrato nel
         gli occhi del corpo i disagi in cui si è      cuore dei cristiani e permane fino
         trovato per la mancanza delle cose            ai nostri giorni come una genuina
         necessarie a un neonato, come fu              forma per riproporre la bellezza
         adagiato in una greppia e come gia-           della nostra fede con semplicità.
         ceva sul fieno tra il bue e l’asinello».      D’altronde, il luogo stesso dove si
         Appena l’ebbe ascoltato, il fedele            realizzò il primo presepe esprime
         amico andò subito ad approntare sul           e suscita questi sentimenti. Grec-
4   l’angelo12
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cio diventa un rifugio per l’anima           gliere il senso che portano in sé.

                                                                                              LA PAROLA DEL PREVOSTO
   che si nasconde sulla roccia per             In primo luogo, rappresentiamo il
   lasciarsi avvolgere nel silenzio.            contesto del cielo stellato nel buio
                                                e nel silenzio della notte. Non è
Perché il presepe suscita tanto stupo-          solo per fedeltà ai racconti evan-
re e ci commuove? Anzitutto perché              gelici che lo facciamo così, ma an-
manifesta la tenerezza di Dio. Lui, il          che per il significato che possiede.
Creatore dell’universo, si abbassa alla         Pensiamo a quante volte la notte
nostra piccolezza. Il dono della vita,          circonda la nostra vita. Ebbene,
già misterioso ogni volta per noi, ci           anche in quei momenti, Dio non
affascina ancora di più vedendo che             ci lascia soli, ma si fa presente per
Colui che è nato da Maria è la fonte            rispondere alle domande decisi-
e il sostegno di ogni vita. In Gesù, il         ve che riguardano il senso della
Padre ci ha dato un fratello che viene          nostra esistenza: chi sono io? Da
a cercarci quando siamo disorientati            dove vengo? Perché sono nato
e perdiamo la direzione; un amico               in questo tempo? Perché amo?
fedele che ci sta sempre vicino; ci ha          Perché soffro? Perché morirò? Per
dato il suo Figlio che ci perdona e ci          dare una risposta a questi interro-
risolleva dal peccato.                          gativi Dio si è fatto uomo. La sua
Comporre il presepe nelle nostre                vicinanza porta luce dove c’è il
case ci aiuta a rivivere la storia che si       buio e rischiara quanti attraversa-
è vissuta a Betlemme. Naturalmente,             no le tenebre della sofferenza.
i Vangeli rimangono sempre la fonte
che permette di conoscere e medita-          Una parola meritano anche i pae-
re quell’Avvenimento; tuttavia, la sua       saggi che fanno parte del presepe e
rappresentazione nel presepe aiuta           che spesso rappresentano le rovine
ad immaginare le scene, stimola gli          di case e palazzi antichi, che in alcu-
affetti, invita a sentirsi coinvolti nella   ni casi sostituiscono la grotta di Bet-
storia della salvezza, contemporanei         lemme e diventano l’abitazione della
dell’evento che è vivo e attuale nei         Santa Famiglia. Queste rovine sem-
più diversi contesti storici e culturali.    bra che si ispirino alla Legenda Aurea
In modo particolare, fin dall’origine        del domenicano Jacopo da Varazze
francescana il presepe è un invito a         (secolo XIII), dove si legge di una cre-
“sentire”, a “toccare” la povertà che        denza pagana secondo cui il tempio
il Figlio di Dio ha scelto per sé nella      della Pace a Roma sarebbe crollato
sua Incarnazione. E così, implicita-         quando una Vergine avesse partori-
mente, è un appello a seguirlo sulla
via dell’umiltà, della povertà, della
spogliazione, che dalla mangiatoia di
Betlemme conduce alla Croce. È un
appello a incontrarlo e servirlo con
misericordia nei fratelli e nelle sorelle
più bisognosi.

4. Mi piace ora passare in rassegna
   i vari segni del presepe per co-
                                                                                 l’angelo12   5
L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova
la parola del prevosto

         to. Quelle rovine sono soprattutto il
         segno visibile dell’umanità decadu-
         ta, di tutto ciò che va in rovina, che è
         corrotto e intristito. Questo scenario
         dice che Gesù è la novità in mezzo
         a un mondo vecchio, ed è venuto a
         guarire e ricostruire, a riportare la no-
         stra vita e il mondo al loro splendore
         originario.

         5. Quanta emozione dovrebbe ac-
            compagnarci mentre collochiamo
            nel presepe le montagne, i ruscel-
            li, le pecore e i pastori! In questo
            modo ricordiamo, come avevano
            preannunciato i profeti, che tutto
            il creato partecipa alla festa della
            venuta del Messia. Gli angeli e la
            stella cometa sono il segno che
            noi pure siamo chiamati a metter-
            ci in cammino per raggiungere la          Omaggio a medici e infermieri
            grotta e adorare il Signore.              nel presepe napoletano

         «Andiamo fino a Betlemme, vediamo            6. Nei nostri presepi siamo soliti
         questo avvenimento che il Signore ci            mettere tante statuine simboli-
         ha fatto conoscere»: così dicono i pa-          che. Anzitutto, quelle di mendi-
         stori dopo l’annuncio fatto dagli an-           canti e di gente che non conosce
         geli. È un insegnamento molto bello             altra abbondanza se non quella
         che ci proviene nella semplicità del-           del cuore. Anche loro stanno vici-
         la descrizione. A differenza di tanta           ne a Gesù Bambino a pieno titolo,
         gente intenta a fare mille altre cose,          senza che nessuno possa sfrattarle
         i pastori diventano i primi testimoni           o allontanarle da una culla talmen-
         dell’essenziale, cioè della salvezza            te improvvisata che i poveri attor-
         che viene donata. Sono i più umili e i          no ad essa non stonano affatto. I
         più poveri che sanno accogliere l’av-           poveri, anzi, sono i privilegiati di
         venimento dell’Incarnazione. A Dio              questo mistero e, spesso, colo-
         che ci viene incontro nel Bambino               ro che maggiormente riescono a
         Gesù, i pastori rispondono metten-              riconoscere la presenza di Dio in
         dosi in cammino verso di Lui, per un            mezzo a noi.
         incontro di amore e di grato stupore.
         È proprio questo incontro tra Dio e i        I poveri e i semplici nel presepe ricor-
         suoi figli, grazie a Gesù, a dar vita alla   dano che Dio si fa uomo per quelli
         nostra religione, a costituire la sua        che più sentono il bisogno del suo
         singolare bellezza, che traspare in          amore e chiedono la sua vicinanza.
         modo particolare nel presepe.                Gesù, «mite e umile di cuore», è nato
                                                      povero, ha condotto una vita sempli-

6   l’angelo12
L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova
ce per insegnarci a cogliere l’essen-         chiedeva di diventare la madre di

                                                                                           LA PAROLA DEL PREVOSTO
ziale e vivere di esso. Dal presepe           Dio, Maria rispose con obbedien-
emerge chiaro il messaggio che non            za piena e totale. Le sue parole:
possiamo lasciarci illudere dalla ric-        «Ecco la serva del Signore: avven-
chezza e da tante proposte effimere           ga per me secondo la tua parola»,
di felicità. Il palazzo di Erode è sullo      sono per tutti noi la testimonianza
sfondo, chiuso, sordo all’annuncio            di come abbandonarsi nella fede
di gioia. Nascendo nel presepe, Dio           alla volontà di Dio. Con quel “sì”
stesso inizia l’unica vera rivoluzione        Maria diventava madre del Figlio
che dà speranza e dignità ai disere-          di Dio senza perdere, anzi consa-
dati, agli emarginati: la rivoluzione         crando grazie a Lui la sua verginità.
dell’amore, la rivoluzione della tene-        Vediamo in lei la Madre di Dio che
rezza. Dal presepe, Gesù proclama,            non tiene il suo Figlio solo per sé,
con mite potenza, l’appello alla con-         ma a tutti chiede di obbedire alla
divisione con gli ultimi quale strada         sua parola e metterla in pratica.
verso un mondo più umano e fra-
terno, dove nessuno sia escluso ed         Accanto a Maria, in atteggiamento di
emarginato.                                proteggere il Bambino e la sua mam-
Spesso i bambini – ma anche gli adul-      ma, c’è San Giuseppe. In genere è
ti! – amano aggiungere al presepe al-      raffigurato con il bastone in mano, e
tre statuine che sembrano non avere        a volte anche mentre regge una lam-
alcuna relazione con i racconti evan-      pada. San Giuseppe svolge un ruolo
gelici. Eppure, questa immaginazio-        molto importante nella vita di Gesù
ne intende esprimere che in questo         e di Maria. Lui è il custode che non
nuovo mondo inaugurato da Gesù             si stanca mai di proteggere la sua fa-
c’è spazio per tutto ciò che è umano       miglia. Quando Dio lo avvertirà della
e per ogni creatura. Dal pastore al        minaccia di Erode, non esiterà a met-
fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle    tersi in viaggio ed emigrare in Egitto.
donne che portano le brocche d’ac-         E una volta passato il pericolo, ripor-
qua ai bambini che giocano…: tutto         terà la famiglia a Nazareth, dove sarà
ciò rappresenta la santità quotidiana,     il primo educatore di Gesù fanciullo
la gioia di fare in modo straordinario     e adolescente. Giuseppe portava nel
le cose di tutti i giorni, quando Gesù     cuore il grande mistero che avvolge-
condivide con noi la sua vita divina.      va Gesù e Maria sua sposa, e da uomo
                                           giusto si è sempre affidato alla volon-
7. Poco alla volta il presepe ci con-      tà di Dio e l’ha messa in pratica.
   duce alla grotta, dove troviamo le
   statuine di Maria e di Giuseppe.        8. Il cuore del presepe comincia
   Maria è una mamma che contem-              a palpitare quando, a Natale, vi
   pla il suo bambino e lo mostra a           deponiamo la statuina di Gesù
   quanti vengono a visitarlo. La sua         Bambino. Dio si presenta così, in
   statuetta fa pensare al grande mi-         un bambino, per farsi accogliere
   stero che ha coinvolto questa ra-          tra le nostre braccia. Nella debo-
   gazza quando Dio ha bussato alla           lezza e nella fragilità nasconde la
   porta del suo cuore immacolato.            sua potenza che tutto crea e tra-
   All’annuncio dell’angelo che le            sforma. Sembra impossibile, ep-
                                                                              l’angelo12   7
L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova
la parola del prevosto

             pure è così: in Gesù Dio è stato           signori dell’Oriente si erano mes-
             bambino e in questa condizione             si in cammino verso Betlemme
             ha voluto rivelare la grandezza del        per conoscere Gesù, e offrirgli in
             suo amore, che si manifesta in un          dono oro, incenso e mirra. Anche
             sorriso e nel tendere le sue mani          questi regali hanno un significato
             verso chiunque.                            allegorico: l’oro onora la regalità
                                                        di Gesù; l’incenso la sua divinità;
         La nascita di un bambino suscita gio-          la mirra la sua santa umanità che
         ia e stupore, perché pone dinanzi al           conoscerà la morte e la sepoltura.
         grande mistero della vita. Vedendo
         brillare gli occhi dei giovani sposi da-    Guardando questa scena nel prese-
         vanti al loro figlio appena nato, com-      pe siamo chiamati a riflettere sulla
         prendiamo i sentimenti di Maria e           responsabilità che ogni cristiano ha
         Giuseppe che guardando il bambino           di essere evangelizzatore. Ognuno di
         Gesù percepivano la presenza di Dio         noi si fa portatore della Bella Notizia
         nella loro vita.                            presso quanti incontra, testimonian-
         «La vita infatti si manifestò»: così l’a-   do la gioia di aver incontrato Gesù e
         postolo Giovanni riassume il miste-         il suo amore con concrete azioni di
         ro dell’Incarnazione. Il presepe ci fa      misericordia.
         vedere, ci fa toccare questo evento         I Magi insegnano che si può partire
         unico e straordinario che ha cambia-        da molto lontano per raggiungere
         to il corso della storia, e a partire dal   Cristo. Sono uomini ricchi, stranieri
         quale anche si ordina la numerazione        sapienti, assetati d’infinito, che parto-
         degli anni, prima e dopo la nascita di      no per un lungo e pericoloso viaggio
         Cristo.                                     che li porta fino a Betlemme. Davanti
         Il modo di agire di Dio quasi tramor-       al Re Bambino li pervade una gioia
         tisce, perché sembra impossibile            grande. Non si lasciano scandalizza-
         che Egli rinunci alla sua gloria per        re dalla povertà dell’ambiente; non
         farsi uomo come noi. Che sorpresa           esitano a mettersi in ginocchio e ad
         vedere Dio che assume i nostri stes-        adorarlo. Davanti a Lui comprendo-
         si comportamenti: dorme, prende il          no che Dio, come regola con sovrana
         latte dalla mamma, piange e gioca           sapienza il corso degli astri, così gui-
         come tutti i bambini! Come sempre,          da il corso della storia, abbassando i
         Dio sconcerta, è imprevedibile, con-        potenti ed esaltando gli umili. E certa-
         tinuamente fuori dai nostri schemi.         mente, tornati nel loro Paese, avranno
         Dunque, il presepe, mentre ci mostra        raccontato questo incontro sorpren-
         Dio così come è entrato nel mondo,          dente con il Messia, inaugurando il
         ci provoca a pensare alla nostra vita       viaggio del Vangelo tra le genti.
         inserita in quella di Dio; invita a di-
         ventare suoi discepoli se si vuole rag-     10. Davanti al presepe, la mente va
         giungere il senso ultimo della vita.            volentieri a quando si era bambi-
                                                         ni e con impazienza si aspettava
         9. Quando si avvicina la festa dell’Epi-        il tempo per iniziare a costruirlo.
            fania, si collocano nel presepe le           Questi ricordi ci inducono a pren-
            tre statuine dei Re Magi. Osser-             dere sempre nuovamente co-
            vando la stella, quei saggi e ricchi         scienza del grande dono che ci è

8   l’angelo12
L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova
Appuntamenti
    stato fatto trasmettendoci la fede;

                                                                                            LA PAROLA DEL PREVOSTO
    e al tempo stesso ci fanno sentire

                                             dicembre
    il dovere e la gioia di partecipare
    ai figli e ai nipoti la stessa espe-
    rienza. Non è importante come si
    allestisce il presepe, può essere        •  Preghiera nelle famiglie:
    sempre uguale o modificarsi ogni            Ogni domenica sera, ore 20.30,
    anno; ciò che conta, è che esso             via Radio Basilica;
    parli alla nostra vita. Dovunque e       • Preghiera dell’Avvento:
    in qualsiasi forma, il presepe rac-         Ogni sera alle 20.30, via Radio Ba-
    conta l’amore di Dio, il Dio che si         silica
    è fatto bambino per dirci quanto         • Catechesi sulla liturgia:
                                                con don Sergio Lunedì 7 - 14 - 21,
    è vicino ad ogni essere umano, in
                                                ore 9.30, via Radio Basilica;
    qualunque condizione si trovi.
                                             • Santo Rosario senza Messa:
                                                Il mercoledì mattina;
Cari fratelli e sorelle, il presepe fa       • Adorazione Eucaristica:
parte del dolce ed esigente processo            tutti i giovedì dalla Messa del mat-
di trasmissione della fede. A partire           tino fino alla Messa della sera;
dall’infanzia e poi in ogni età della        • Santa Lucia alla Radio:
vita, ci educa a contemplare Gesù, a            domenica 6 dicembre dalle 12.15
sentire l’amore di Dio per noi, a sen-          alle 13.30;
tire e credere che Dio è con noi e           • 8 dicembre,
noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli       solennità dell’Immacolata:
grazie a quel Bambino Figlio di Dio             ore 10,30, Santa Messa con Ricor-
                                                do degli anniversari di matrimo-
e della Vergine Maria. E a sentire che          nio: (altre Messe: 8,00 - 18,00);
in questo sta la felicità. Alla scuola
di San Francesco, apriamo il cuore a
                                             • Messa della notte del 24 Dicem-
                                                bre (verrà comunicato l’orario);
questa grazia semplice, lasciamo che         • Messe di Natale:
dallo stupore nasca una preghiera               ore 8,00 - 9,30 - 11,00 - 18,00
umile: il nostro “grazie” a Dio che ha       • Messe festive da Santo Stefano
voluto condividere con noi tutto per            fino all’Epifania compresa:
non lasciarci mai soli.                         8,00 - 10,30 - 18,00
                             Francesco       • Te Deum di ringraziamento:
                (Greccio, 1 dicembre 2019)      31 dicembre ore 18.00
                                             • Confessioni:
                                                durante la Messa delle 8.30
                                                e il sabato dalle 10 alle 11
                                                e dalle 16 alle 17.
                                             Gli orari delle Sante Messe feriali
                                             sono invariati.
                                             Gli orari delle confessioni natalizie
                                             verranno comunicati quanto prima.
                                             Nel tempo dell’attesa del Signore che
                                             viene ricordiamoci reciprocamente
                                             nella preghiera.
                                             Buon cammino di Avvento.

                                                                               l’angelo12   9
L'Angelo - Mensile di vita Parrocchiale anno XLV - n. 12 dicembre 2020 - Parrocchia di Verolanuova
GIORNATA DEL SEMINARIO
          22 NOVEMBRE 2020

          D    omenica 22 novembre, Solenni-
               tà di Cristo Re, abbiamo pregato
          per il Seminario e perché il Signore
                                                      che tutta la vita di una persona e di
                                                      ogni persona, davanti a Dio diventa
                                                      vocazione.
          continui a far nascere vocazioni al sa-     Io ho incontrato Cristo in parrocchia,
          cerdozio.                                   a scuola e nella musica.
          Spesso le persone mi chiedono come          A Verola, fin da quando ero un pic-
          ho “sentito la chiamata” e perché ab-       colo chierichetto, avevo il desiderio
          bia deciso di entrare in Seminario.         di stare vicino a Gesù nel servizio
          Rispondo subito, o meglio, faccio un        all’altare. Poi ho trovato alcuni preti,
          tentativo, perché mi chiedo se la sco-      che mi hanno parlato della bellezza
          perta di una vocazione si possa dav-        di Gesù e mi hanno mostrato che era
          vero raccontare. Se è vero che la vo-       la sua presenza a nutrire il loro entu-
          cazione ha a che fare con un cambio         siasmo, in particolare don Giuseppe
          di prospettiva sul mondo e sulla vita,      Lama. Sapete quanto fossi legato a
          con un incontro, con la scoperta del        lui. Da qui mi sono appassionato, ho
          progetto di Dio sulla nostra vita, allo-    scoperto quanto era bello parlare del
          ra la vocazione è ultimamente incom-        Signore e quanto “gusto” c’era nel
          prensibile. Ci sono però dei segni,         donare energie e tempo ai fratelli, in
          che nella fede diventano semi desti-        oratorio e in parrocchia. Ho iniziato
          nati a fecondare e a far comprendere        a chiedere: “Signore, dimmi quello
                                                      che vuoi per la mia vita”. Ho sempre
                                                      sentito l’importanza della scuola nella
                                                      mia crescita, perché è negli anni del
                                                      liceo che ho iniziato a pormi le gran-
                                                      di domande, è a scuola che mi sono
                                                      allenato alla continua ricerca, grazie
                                                      alla testimonianza di un’insegnante,
                                                      per poi capire che le persone umane
                                                      da sole non possono darsi tutte le ri-
                                                      sposte.
                                                      Forse qualcuno di voi mi ricorda or-
                                                      ganista nella chiesa di S. Rocco. La
                                                      passione per la musica mi ha sempre
                                                      aiutato a coltivare il desiderio di bel-
                                                      lezza, che apre a un “oltre” nel quoti-
                                                      diano, per non chiudersi mai di fronte
                                                      all’ineffabile.
                                                      Ci ho messo un po’ di tempo a deci-
          I nostri seminaristi Filippo Zacchi e Mi-   dere, ma continuavo a chiedermi se
          chele Dosselli con il vescovo Tremolada     c’era un modo di donare tutto, e un
10   l’angelo12
anno dopo la maturità, ho comunica-
                                          RIMINI 1227

                                                                                            MIRACOLI EUCARISTICI
to in famiglia e ai miei amici la deci-
sione di entrare in Seminario. Anche
in questi straordinari anni di Semina-
rio, la pianta della mia vocazione si è
irrobustita nei momenti di bellezza
autentica e nella fatica del discerni-
mento più profondo, e qualche volta
                                          Q     uesto      Miracolo     Eucaristico
                                                fu operato direttamente da
                                          Sant’Antonio dopo essere stato sfi-
è stata anche potata; mi ha aiutato       dato da un certo Bonovillo a dimo-
molto la vicinanza dei fratelli che con   strare la verità circa la reale presenza
me condividono questo cammino             di Gesù nell’Eucaristia. La più antica
e delle persone che nelle comunità        biografia di Sant’Antonio, “L’Assidua”,
mi hanno accolto come seminarista.        riporta le esatte parole con cui Bono-
Ho sentito anche la vicinanza di tan-     villo gli si rivolse contro: «Frate! Te lo
te persone della comunità di Verola-      dico davanti a tutti: crederò nell’Euca-
nuova, che non mi hanno mai lasciato      ristia se la mia mula, che terrò digiu-
solo nel cammino nonostante fossi         na per tre giorni, mangerà l’Ostia che
lontano.                                  gli offrirai tu piuttosto che la biada
La vita del seminarista è un mistero      che gli darò io». La mula, nonostante
di comunione, generato dalla vita dei     fosse stremata dal digiuno, s’inchinò
cristiani che costruiscono la Chiesa      davanti all’Ostia consacrata e rifiutò
e che si lasciano guidare dello Spi-      la biada.
rito Santo. Da questa comunione
deve continuare la preghiera di tutti,    Nella città di Rimini, ancora oggi è
perché la nostra comunità rimanga         possibile visitare la chiesa eretta in
sempre feconda, capace sempre di          onore del Miracolo Eucaristico ope-
far nascere vocazione. È al servizio di   rato da Sant’Antonio da Padova nel
questa stessa comunione che oggi          1227. Questo episodio è citato an-
sono diacono nella parrocchia di S.       che nella “Benignita”, opera conside-
Angela Merici in città. Nonostante        rata tra le fonti più antiche sulla vita
la fatica di questo periodo inatteso      di Sant’Antonio. «Questo Sant’uomo
vedo che il Signore continua a par-       discuteva con un eretico cataro che
larci e a donarci il conforto della sua   era contro il Sacramento dell’Eucari-
presenza, perché quando chiama            stia e il Santo l’aveva quasi condotto
non ci lascia mai soli.                   alla Fede Cattolica. Ma questo ereti-
                                          co, dopo i vari e numerosi argomenti
                  don Filippo Zacchi      dichiarò: “Se tu, Antonio, riesci con
                                          un prodigio a dimostrarmi che nella
                                          Comunione vi è realmente il Corpo
                                          di Cristo, allora io, dopo aver abiura-
                                          to totalmente l’eresia, mi convertirò
                                          subito alla Fede Cattolica”. “Perché
                                          non facciamo una sfida? Terrò rin-
                                          chiusa per tre giorni una delle mie
                                          bestie e le farò sentire i tormenti del-
                                          la fame. Dopo tre giorni la porterò
                                                                               l’angelo12   11
miracoli eucaristici

          fuori in pubblico e mostrerò ad essa       coli, dopo aver chiesto ed ottenu-
          il cibo preparato. Tu starai di fron-      to il silenzio, si rivolse alla mula con
          te con quello che ritieni sia il Corpo     queste parole: «In virtù e in nome del
          di Cristo. Se la bestia, trascurando il    tuo Creatore, che io per quanto ne
          foraggio, si affretta ad adorare il suo    sia indegno, tengo nelle mie mani, ti
          Dio, io condividerò la fede della tua      dico e ti ordino: avanza prontamen-
          Chiesa”».                                  te e rendi omaggio al Signore con il
                                                     rispetto dovuto, affinché i malvagi e
          Sant’Antonio, illuminato e ispirato        gli eretici comprendano che tutte le
          dall’alto, accettò la sfida. L’appunta-    creature devono umiliarsi dinanzi al
          mento fu fissato in Piazza Grande (l’at-   loro Creatore che i sacerdoti tengono
          tuale piazza Tre Martiri), richiamando     nelle mani sull’altare».
          una immensa folla di curiosi. Il giorno
          fissato, all’ora convenuta, i protago-     E subito l’animale, rifiutando il nutri-
          nisti della inconsueta sfida fecero la     mento del padrone, si avvicinò doci-
          loro apparizione sulla piazza, seguiti     le verso il religioso: piegò le zampe
          dai loro simpatizzanti. Sant’Antonio       anteriori davanti all’Ostia e vi sostò in
          dai fedeli cattolici, Bonovillo (questo    modo reverente.
          era il nome dell’eretico cataro) dai
          suoi alleati nella miscredenza.            Antonio non si era ingannato nel giu-
                                                     dicare la lealtà del suo avversario che
          II Santo si presentò tenendo tra le        si gettò ai suoi piedi e abiurò pubbli-
          mani l’Ostia consacrata chiusa nell’O-     camente i suoi errori, divenendo da
          stensorio, l’eretico tenendo per mano      quel giorno uno dei più zelanti coo-
          la mula affamata. II Santo dei Mira-       peratori del Santo taumaturgo.

          Antonio e il miracolo della mula

12   l’angelo12
TI ATTENDIAMO GESÙ!

                                                                                            DALL’ ORATORIO
H  ai mai provato a dormire in ten-
   da?
                                          oppure un’immagine di Maria, oppu-
                                          re il presepe che farai potrà diventare
                                          l’angolo della preghiera. Non dimen-
È un’esperienza molto particolare:        ticarti una candela … Gesù sarà lui la
trovare un posto accogliente, immer-      luce del mondo, quella che illumina
so nella natura, dormire pensando         ogni uomo.
alle stelle che vegliano su di te.
                                          E poi? E poi ci incontreremo la do-
Così ha fatto Gesù nella notte di Na-     menica sera, alle 20:30, alla radio,
tale: ha messo la sua tenda a Betlem-     per la preghiera di tutta la famiglia. Lì
me. Ha trovato una mangiatoia che lo      ci impegneremo a rendere la nostra
potesse accogliere e da quel giorno       tenda capace di allargarsi fino a farci
in poi le stelle disegnano le strade      entrare Gesù e tutte le persone che
che ci portano a Lui, ad incontrarlo,     con noi camminano verso l’incontro
ad amarlo.                                con lui.

Sarà così il tuo avvento: impegnati a     Vi auguro un Avvento pieno di gioia.
costruire una tenda. Cioè? Sarà molto
semplice … crea a casa il tuo angolo      Ti attendiamo Gesù, con la tua tenda,
della preghiera. Basterà un crocifisso,   nella nostra tenda.

                                                                               l’angelo12   13
oratorio

          NON C’È VIRUS CHE TENGA!
          A    bbiamo sospeso gli incontri di catechismo – e speriamo di poterli riprende-
               re presto –, ma il cammino di fede è più grande. C’è la celebrazione della
          Messa, alla radio o in Basilica; c’è la preghiera individuale. E poi c’è quell’espe-
          rienza bellissima della “catechesi in famiglia”. Di cosa si tratta? È molto sempli-
          ce: i catechisti inviano una scheda e i ragazzi, con papà e mamma, riflettono e
          pregano insieme sul Vangelo della domenica.
          Condividiamo i lavori che i ragazzi hanno spedito …

          OLIO DELLE NOSTRE LAMPADE
          O    ccorre essere saggi, come le cinque ragazze della parabola, e riempire le
               nostre lampade, che sono le nostre vite, di olio. Ma da cosa è fatto questo
          olio? Di tutte le piccole obbedienze di ogni giorno, di tutti i piccoli impegni che
          svolgiamo bene ogni giorno, di tutti gli incontri che facciamo, … Prova a scrive-
          re, sotto l’immagine, cosa metteresti tu nelle lampade per riuscire ad incontrare
          Gesù.

          “Nella lampada metterei la buona volontà di far sempre il bene, di far sempre
          la cosa giusta, senza essere tentato dall’illusione del “semplice”, perché amare
          è bello, anche se difficile in certi casi”. (Stefano, 1ª media)
          “Nella lampada metto amore, rispetto, amicizia, impegno, preghiera”. (Oscar,
          1ª media)

          “Nella lampada ci metto tanto olio”. (Diego, 2ª elementare)
          “Nella lampada ci metto una preghiera: chiediamo di poter abbracciare di
          nuovo i nostri amici”. (Yara e Nicole, 4ª elementare)

          “Riempio la lampada quando vado a Messa, quando dico le preghiere a Gesù
          e quando faccio il bravo”. (Lorenzo, 4ª elementare)

          “Nella lampada ci metto la gentilezza e l’amore”. (Clara, 2ª elementare)
14   l’angelo12
TU SEI UN TALENTO

                                                                                             DALL’ ORATORIO
T   u hai talento! Anzi, no, tu sei un talento! Devi crederci, non per diventare
    superbo, ma per credere in quel Dio che per primo ha creduto in te. Certo,
posso capire che tu abbia paura di sbagliare, di essere giudicato, di non essere
all’altezza di quanto ti chiedono, di trovare qualcuno migliore di te. Se ti lasci
vincere dalla paura, il tuo talento finirà in buca, sotto terra e non servirà a nes-
suno. Se invece fai fruttare quello che sei, cioè se inizi ad amare, sarai libero e
felice. Certo dovrai sudare, ma sarà un gusto farlo! Oggi diciamo no alla paura e
sì ai talenti impiegati al 100%. Nella prossima settimana, cerca i talenti – ciò che
vale – nelle tue giornate e fai una foto.

Ed ecco qui alcune foto di “talenti”:

Andrea, 2ª elementare                       Eleonora, 4ª elementare

                                                                                l’angelo12   15
dall’oratorio

          Maria Pia, 4ª elementare

                                     Giada, 3ª elementare

          Alessandro, 1ª media

16   l’angelo12
DALL’ ORATORIO
                   Lorenzo, 4ª elementare

Matteo, 1ª media

Angela, 1ª media   Diego, 2ª elementare

                                            l’angelo12   17
dalla parrocchia di Cadignano

          BEATA CLELIA MERLONI
          E LE SUORE APOSTOLE DEL SACRO CUORE

          L   iturgia ricca sicuramente di significati
              e di spunti di riflessione quella cele-
          brata venerdì 20 novembre in memoria
                                                         mena, suor Tarcisia, suor Brigida, suor
                                                         Piermaria, suor Giovanna e suor Loren-
                                                         zina.
          della Beata Clelia Merloni, fondatrice         Ripercorriamo insieme alcuni momenti
          dell’Ordine delle Suore Apostole del           della vita di Clelia Merloni e gli inse-
          Sacro Cuore di Gesù, a cui appartene-          gnamenti che ha voluto lasciarci in ere-
          vano le suore che hanno prestato servi-        dità attraverso l’operato e la missione
          zio nella nostra comunità.                     delle sue suore tra noi.
          L’Eucarestia è stata celebrata presso          Una donna di preghiera e fede che
          l’altare del Sacro Cuore, impreziosito         amava profondamente il sacro cuore
          dal bellissimo mosaico, opera dell’ar-         di Gesù!
          tista bresciano Giacomo Trombini,
                                                         Madre Clelia nacque a Forlì nel 1861.
          realizzato nel 1994 per il centenario
                                                         Crescendo, si sentì sempre più attratta
          della fondazione delle suore Apostole
                                                         dalla preghiera, rispetto alla vita dell’al-
          e l’ottantacinquesimo anno della loro
                                                         ta società e alla gestione del patrimo-
          presenza nella comunità parrocchiale
                                                         nio familiare, come suo padre avrebbe
          di Cadignano.
                                                         desiderato per lei. Clelia comprese
          Ogni volta che entriamo nella nostra           ben presto che, se avesse seguito le
          chiesa lo sguardo viene attratto dalla         orme del padre in una carriera brillan-
          luce dorata del mosaico, come se no-           te, non avrebbe realizzato pienamente
          stalgicamente fosse ancora presente il         la sua vita.
          forte legame affettivo e riconoscente a
                                                         Era una donna entusiasta della vita,
          tutte le suore che sono state presenti e
                                                         umile, intraprendente e servizievole.
          che abbiamo conosciuto.
                                                         Intelligente, di grande ingegno, donna
          I ricordi si mescolano alle preghiere di       di preghiera e di fede che amava pro-
          ringraziamento per tutti i momenti di          fondamente il Sacro Cuore di Gesù.
          conforto, accompagnamento, interces-
                                                         Rispose generosamente alla chiamata
          sione, formazione, testimonianza che
                                                         di Dio e scelse la vita consacrata.
          hanno donato con tanta generosità.
                                                         Nel 1894 fondò l’Istituto delle Apostole
          La Messa ha assunto così una duplice
                                                         del Sacro Cuore di Gesù, utilizzando la
          valenza: commemorare Clelia Merlo-
                                                         grande energia del suo zelo carismati-
          ni a due anni dalla sua beatificazione
                                                         co e il notevole patrimonio lasciatole in
          e ricordare con affetto e riconoscenza
                                                         eredità dal padre, per servire i più po-
          tutte le Suore Apostole del Sacro Cuo-
                                                         veri e gli emarginati.
          re che ci hanno accompagnato nella
          fede, nella vita e nella preghiera.            “Le Suore appartenenti a questa Con-
                                                         gregazione si chiameranno APOSTOLE
          In particolare abbiamo pregato in suf-
                                                         DEL SACRO CUORE DI GESÙ essendo
          fragio delle suore decedute in questi
                                                         esse chiamate a ricopiare, nel limite
          ultimi anni: suor Bernardetta, suor Filo-
                                                         delle proprie forze e in spirito di obbe-

18   l’angelo12
dienza ai legittimi Superiori, l’esempio
degli Apostoli che si sparsero nel mon-
do per far conoscere il divin Maestro
ed attirargli l’amore degli uomini”. (dal
manoscritto, articolo 1)
Nella scelta del titolo di Apostola, Ma-
dre Clelia voleva che le sue figlie, ani-
mate dallo stesso ardore, imparassero
ad essere Apostole non solo di nome,
ma secondo lo spirito degli Apostoli:
√ Apostola come gli Apostoli, che si
     sparsero in tutto il mondo, perché        Madre Clelia morì a Roma nel 1930 e il

                                                                                                    PARROCCHIA DI CADIGNANO
     il Cuore di Gesù fosse sempre più         suo corpo fu seppellito nel cimitero del
     conosciuto e amato, fedeli al Suo         Campo Verano.
     mandato: “Sarete miei testimoni
     fino agli estremi confini della terra”.   Nel 1945 fu riesumato e trovato intat-
     L’Apostola del Sacro Cuore di Gesù        to; venne collocato nella cappella della
     è chiamata ad essere nel mondo e          Casa Generalizia.
     per il mondo la presenza del Cuore        Il processo di beatificazione di Madre
     misericordioso di Gesù, che ama,          Clelia si aprì nel 1988.
     accoglie e si pone a servizio di co-      Nel 2018 il Santo Padre ha firmato il de-
     loro che soffrono.                        creto di riconoscimento del miracolo
√ Apostola dell’amore, che mani-               completando il processo di Beatifica-
                                               zione. Il rito della Beatificazione è sta-
     festa e testimonia la tenerezza Dio
     nei confronti di coloro che soffrono;     to celebrato il 3 novembre 2018 nella
     essere Apostola dell’amore signi-         Basilica di San Giovanni in Laterano a
     fica essere disposta a testimoniare       Roma.
     l’amore del Cuore di Gesù, sempre         I campi di missione sviluppati dalle
     e dovunque, con la parola e con la        Suore Apostole sono diversi: esse ope-
     vita.                                     rano nell’ambito dell’educazione a tut-
All’inizio del 1900 Madre Clelia inviò         ti i livelli e con i portatori di disabilità,
alcune suore nelle Americhe e l’Istituto       nel lavoro ospedaliero e clinico, nelle
cominciò a fiorire anche all’estero, ma,       attività parrocchiali, nei servizi sociali e
nello stesso tempo, anche i problemi e         legali, nel servizio ai sacerdoti e ai se-
le difficoltà non si fecero attendere. Per     minaristi, nelle missioni straniere, nella
compiere la volontà di Dio e per guidare       cura alle persone anziane, con gli im-
le suore, Madre Clelia dovette affrontare      migrati e minorenni abbandonati, car-
prove difficili, subire profonde umiliazio-    cerati, tossicodipendenti, vittime del
ni e sopportare dolori indicibili per mol-     traffico di esseri umani.
ti anni. Ella visse la sua vita con bontà e    In questo momento storico così difficile
umiltà, accettando i sacrifici quotidiani      e delicato chiediamo alla Beata Clelia
e perdonando coloro che erano stati per        Merloni che continui a intercedere per
lei causa di sofferenze. Le suore Aposto-      noi, per la nostra comunità di Cadigna-
le, guidate dalla fede, giunsero anche         no e per il mondo intero.
in Brasile e negli Stati Uniti.
                                                                                      F.B.
                                                                                       l’angelo12   19
arte & cultura

                 PICCOLO RIPASSO DI STORIA DEL CRISTIANESIMO
                 65. LA RESTAURAZIONE: I CATTOLICI NELLA
                 PRIMA METÀ DEL 1800

                                  A    ppena rientrato
                                       a Roma, il Pon-
                                  tefice reintegrò il
                                                           e rivelatisi vani i tentativi di sostituire
                                                           la religione cristiana con surrogati lai-
                                                           ci, ritornarono di attualità alcuni valori
                                  cardinale Consalvi       tradizionali e, con essi, l’esaltazione
                                  nelle sue funzioni di    delle glorie religiose e civili del pas-
                                  Segretario di Stato.     sato. Tra la letteratura preferita dal
                                  Questi si mise subi-     pubblico vi furono opere come Le
                                  to al lavoro per ot-     génie du Christianisme di François-
                                  tenere assicurazioni     René de Chateaubriand, dove veni-
                                  sul riconoscimento       vano prese le difese della religione
                                  dello Stato della        cristiana attaccata dalla filosofia dei
                                  Chiesa che l’Austria,    Lumi, o Du Pape di Joseph de Mai-
                                  dopo averlo occu-        stre, dove l’autore sosteneva la neces-
                                  pato parzialmente a      sità di un ritorno alla universalità del
                                  seguito della scon-      cristianesimo e al riconoscimento del
Federico Ozanam
                                  fitta di Napoleone,      primato papale, messo in discussione
                                  non voleva restitu-      dalla Riforma protestante. Altri auto-
               ire. L’attività diplomatica continuò        ri, come Charles de Montalembert,
               fino al Congresso di Vienna, dove           Antoine-Frédéric Ozanam e Josep
               il Cardinale, che dovette scontrarsi        von Goerres, attraverso studi sul me-
               anche con la parte più retriva del-         dioevo e sulla storia del monachesi-
               la Curia, ribadì le proprie richieste.      mo, seppero mettere in evidenza gli
               Dopo i Cento giorni e la definitiva         influssi positivi del cristianesimo sulla
               sconfitta dell’imperatore francese (e       vita civile, contribuendo così anche
               la conseguente caduta in disgrazia          alla conversione di molti protestanti.
               di Gioacchino Murat, suo cognato e
               re di Napoli), si riuscì ad arrivare ad     Dopo i moti del 1830-1831 che die-
               una conclusione accettabile: Pio VII        dero origine alla Rivoluzione di Lu-
               ritornò in possesso dei suoi Stati, ad      glio, intellettuali e religiosi tra i quali
               esclusione dell’Oltrepo e di Avigno-        Lamennais, Montalembert, Gerbet e
               ne, e gli venne riconosciuto il posto       Lacordaire diedero vita a un nuovo
               d’onore nelle riunioni dei corpi diplo-     movimento politico-sociale di ispi-
               matici, mentre dovette riconoscere          razione cattolico-liberale. La Chiesa
               all’Austria una forte somma di denaro       francese, ancora imbevuta di Gallica-
               come rimborso delle spese di guerra.        nismo, doveva, secondo questi intel-
                                                           lettuali, ritornare a un cattolicesimo
                La caduta di Napoleone e le idee           autentico. Il Papa non doveva accet-
                romantiche favorirono un rinnovato         tare favori dai governanti e veniva
                spirito religioso. Superati gli entusia-   auspicata la separazione fra Chiesa e
                smi verso le ideologie rivoluzionarie      Stato, unitamente alla libertà di stam-
      20   l’angelo12
pa e di associazione, all’estensione         punto di visto della critica storiografi-

                                                                                               ARTE & CULTURA
del diritto di voto e al consolidamen-       ca, ma che rappresentava un sicuro ri-
to delle libertà comunali. Venne fon-        ferimento culturale per quel periodo.
dato anche un giornale, L’Avenir, che
pur avendo avuta vita breve, fu tenu-        Ai nomi già citati, dobbiamo aggiun-
to in grande considerazione anche in         gere anche gli italiani Antonio Ro-
ambienti non cattolici.                      smini e Vincenzo Gioberti. Il primo,
                                             sacerdote pio e mistico, fu autore di
Le idee dei promotori erano ricche           numerosi scritti nel campo della filo-
di proposte e di fermenti, ma il mo-         sofia teoretica e morale; il secondo fu
mento politico non era ancora pronto         filosofo ed esponente di primo piano
ad accoglierle. Alcuni di loro, inoltre,     del nostro Risorgimento. In Germania
sostenevano errori di principio (come        vanno ricordati Johann Adam Möhler,
ad esempio il Lamennais, che pro-            sacerdote ed esponente della scuola
poneva il tradizionalismo filosofico,        teologica di Tubinga, Michele Sailer,
negando al singolo la possibilità di         vescovo di Ratisbona e Johann Hir-
raggiungere la verità, ritenendo che         scher, che lasciarono studi di teologia
appartenesse solo al senso comune            morale.
dei popoli) che portarono Papa Gre-
gorio XVI a promulgare, nel 1832,            Tutte le elaborazioni teologiche e
l’enciclica Mirari vos che, nella sostan-    filosofiche si proponevano di affron-
za, condannava l’eccessiva libertà di        tare e risolvere alcuni dei maggiori
pensiero, l’indifferentismo in materia       problemi dell’epoca, come il rappor-
religiosa e il tentativo di separare la      to fra scienza e fede, una migliore co-
Chiesa dallo Stato.                          noscenza della storia, una maggiore
                                             attenzione nella cura pastorale e nel-
La Chiesa stessa, però, non poteva ri-       la direzione spirituale dei fedeli oltre
manere insensibile di fronte ai grandi       all’utilizzo delle nuove metodologie
mutamenti in atto nella società, con         suggerite dalla cultura moderna.
il rischio di venir meno alla propria
missione e di perdere il contatto con        Come detto, i tempi non erano anco-
il popolo. Se la rivendicazione dei di-      ra sufficientemente maturi, così che
ritti individuali aveva offuscato le virtù   ci furono scontri e resistenze ma, do-
e l’idealità, diffondendo un dannoso         vendo tirare le somme, sicuramente
scetticismo, ecco che la risposta cat-       gli aspetti positivi furono maggiori di
tolica doveva consistere nel ridare un       quelli negativi. Il livello culturale del
fondamento religioso al vivere civile        clero crebbe sensibilmente e, quel
e nell’instillare nell’uomo alcuni prin-     che è più importante, nelle popola-
cipi in grado di indirizzare al meglio       zioni si diffuse un senso comune che
la sua vita. Il Cattolicesimo doveva         auspicava una maggiore compren-
uscire dallo stato di passività in cui si    sione fra i popoli, e questo era sicu-
trovava da secoli e ritornare ad esse-       ramente favorito dal rinnovamento
re un elemento fondamentale della            della religione.
storia d’Europa. Ecco da dove veni-
va l’esaltazione del Medio Evo, che                               Sergio Amighetti
poteva essere poco significativa dal                                 (… continua…)
                                                                                  l’angelo12   21
arte & cultura

          LA NOSTRA BASILICA
          COMPIE 50 ANNI!
          (...ma la Chiesa parrocchiale ne compie 374)

          Il prossimo anno festeggeremo una
           ricorrenza importante: il cinquan-
          tesimo anniversario dell’elevazione
          della chiesa parrocchiale a Basilica
          Romana Minore. Il 26 gennaio 1971,
          infatti, san Paolo VI riconosceva l’im-
          portanza della storia e della bellezza
          della nostra chiesa e le conferiva que-
          sto prestigioso titolo.
          Un regalo è già in arrivo! Una guida
          speciale della basilica, pensata per i
          più piccoli, ma adatta a tutti:

          “Alla scoperta della Basilica Roma-
          na Minore di San Lorenzo Martire”

          Lo spirito di questa iniziativa è per-
          fettamente spiegato da don Lucio
          nel suo discorso introduttivo: «Noi
          vogliamo ricordare questo avveni-
          mento dandovi la possibilità di co-       troverete alcune notizie importanti,
          noscerla meglio: ecco perché abbia-       delle curiosità, dei disegni che facil-
          mo pensato a una guida per voi. Qui       mente potrete riconoscere apparte-
                                                    nenti alle opere della nostra chiesa.
                                                    Mi auguro che la riscoperta della no-
                                                    stra chiesa sia un aiuto in più a vivere
                                                    meglio la vita della nostra comunità,
                                                    soprattutto nell’avere a cuore questo
                                                    luogo dove possiamo incontrarci con
                                                    il Signore Gesù presente nell’Eucare-
                                                    stia nel tabernacolo».

                                                    Accompagnati dall’Angelo di Verola,
                                                    potrete ripercorrere le tappe storiche
                                                    più importanti, visitare gli altari e le
                                                    opere che essi conservano, scoprire
                                                    aneddoti curiosi e appuntarvi ciò che
                                                    più vi ha colpito di questo intrigante
                                                    viaggio!
22   l’angelo12
LA PESTE A VEROLANUOVA

                                                                                                ARTE & CULTURA
A     bbiamo iniziato a scrivere questo articolo durante il primo lockdown, ma è
      rimasto per mesi sul desktop del computer perché non riuscivamo a trovare
una conclusione adatta. Non ci è mai piaciuta l’espressione “andrà tutto bene”,
perché sapevamo che le cose non sarebbero andate bene per tutti. Volevamo
semplicemente dare un messaggio di speranza, di una possibile rinascita anche
dopo un momento così terribile, consapevoli che i tempi sono profondamente
cambiati e rispettosi del dolore altrui. Ma ciò che è successo negli scorsi mesi ci
ha completamente tolto le parole di bocca e ci è mancato il coraggio di rivedere
l’articolo per poi pubblicarlo. Scegliamo ora di farlo, mantenendolo così com’è,
privo di conclusione, e portando ancora nel cuore il dolore per le tante perdite,
ma fiduciosi che coloro che ci hanno lasciato ci accompagneranno sempre da
lassù e ci daranno la forza di cui tanto, in questo momento, sentiamo il bisogno.

  VEROLANUOVA, 1630: PESTE E RINASCITA
Quante volte, sui banchi di scuola,          spaventosamente avvicinata, regi-
abbiamo studiato I promessi sposi di         strando il primo caso a Milzano.
Alessandro Manzoni? E quante volte           In proposito, riproponiamo parte di
abbiamo sentito parlare delle epide-         un articolo che Renato Savaresi scris-
mie di peste che nel corso dei secoli        se su L’Angelo di Verola nell’ottobre
hanno colpito l’umanità?                     del 1992:
Chi di noi avrebbe mai pensato, un
giorno, di vivere un’esperienza simile,      «Vengono chiusi tutti i mercati e sbar-
di ritrovarsi nel bel mezzo di una vera      rati gli ingressi dei paesi; si passa
e propria pandemia?                          solo se muniti della “fede di sanità”.
Eppure il periodo che abbiamo vis-           Si improvvisano lazzaretti – specie di
suto, e che stiamo ancora vivendo,           tendopoli in aperta campagna – per
presenta molte analogie con quegli           isolare gli appestati. I sospetti di pe-
anni bui.                                    ste sono segregati in casa. Il contagio
La peste manzoniana scoppiò nel              infuria in luglio e agosto, favorito dal
bresciano nel marzo del 1630. Portata        caldo torrido. Nell’opera di soccorso
in Italia dai lanzichenecchi, pare che       si distinguono il clero secolare e gli
si diffuse nel nostro territorio a partire   ordini religiosi. La confusione e il ter-
da Palazzolo. Per tentare di arginare        rore sono tali, e la mortalità è così ele-
l’epidemia, un primo Proclama or-            vata che i registri delle anagrafi par-
dinò la chiusura del paese e vietò agli      rocchiali, salvo rari casi, non vengono
abitanti ogni contatto o spostamen-          più aggiornati. Scarseggiano i notai,
to con i paesi circostanti1. Le misure,      falcidiati dalla peste, o mancano del
però, non si rivelarono efficaci: se in      tutto. In alternativa, per fare testa-
aprile aveva già raggiunto la città di       mento si ricorre al clero o ci si sposta
Brescia, nel maggio la peste si era          in altri comuni. Alcuni esempi.
                                                                                   l’angelo12   23
arte & cultura

                                                               anno, si porta a Manerbio e fa testa-
                                                               mento “in strada publica apresso al
                                                               rastello”, dove d’urgenza viene con-
                                                               vocato il notaio locale Lelio Botti.
                                                               Lo stesso fa, un mese dopo, un altro
                                                               di Bassano, certo Gianantonio Mo-
                                                               scolina.
                                                               I notai rimasti, per timore del conta-
                                                               gio, se ne stanno a debita distanza
                                                               dai testatori. In taluni casi, tale distan-
                                                               za è precisata.
                                                               Il notaio Camillo Preti di Milzano, il 18
                                                               agosto 1630, osserva una distanza di
                                                               “brachia octo” – circa quattro metri –
                                                               per stendere il testamento di Martino
                                                               Bianzani.
                                                               La distanza sale a 10 braccia (metri 5),
                                                               il 13 settembre successivo, allorché lo
                                                               stesso notaio redige le ultime volontà
                                                               di Giambattista Bonaventura.
                                                               Più prudente, il notaio di S. Gerva-
                                                               sio Giambattista Piovanelli, il 6 luglio
                                                               1631, scrive il testamento di Virginia
                                                               Zanca, affetta da “mal contagioso...
 Giulio Cirello - Le Sante Lucia Apollonia e Agata             stando lontano circa trei cavezzi”. Tre
                                                               cavezzi corrispondono a quasi nove
          Il 31 agosto 1630, nella sagrestia                   metri.
          della chiesa di Bettegno, Don Pietro                 Si verificano situazioni curiose.
          Lizzari annota le ultime volontà di                  Isabella Bocca, vedova del nobile Pa-
          Giampaolo Rossi “per essere tempo                    olo Manerba di Pralboino, il 12 otto-
          di peste et non ritrovandosi nodaro”.                bre 1630, fa testamento “stando ad
          Il 14 ottobre 1630, Domenica Olivet-                 una finestra della casa della sua ha-
          ti di Milzano ricorre al suo prevosto                bitatione, li testimoni et un nodaro (il
          “per non essersi ritrovati nodari per                già citato Camillo Preti) stando nella
          causa del mal contagioso”.                           strada per il sospetto del mal conta-
          Il 27 ottobre seguente, nel convento                 gioso”.
          agostiniano di Pontevico, fra Anselmo                Caso analogo con lo stesso notaio,
          da Manerbio “ocasione pestis” scrive                 tre giorni dopo, per Andrea Faustini
          il testamento dettatogli da Lorenzo                  di Milzano “giacendo in letto posto
          Bianchini.                                           nel portico della sua habitatione, e
          Don Biagio Poletti, cappellano a Bas-                me nodaro con li testimoni sopra la
          sano, il primo ottobre dello stesso                  strada per il sospetto del contagioso

          1   P. GUERRINI, I diari dei Bianchi (1600-1741), in Fonti per la storia bresciana, Vol. IV, Brescia,
              Edizioni del Moretto, 1930, p. 402.

24   l’angelo12
suo male”.                                          nocchio un’economia già in crisi. Oc-

                                                                                                          ARTE & CULTURA
Lo stesso avviene a Verolanuova, nel                correranno quasi tre secoli, per torna-
settembre del 1630: al notaio Gabrie-               re ai valori demografici dell’inizio del
le Leonini dettano il loro testamen-                Seicento. Nella memoria collettiva, il
to Lorenzo Cremona, Paola Busi e                    1630 resterà per antonomasia “l’anno
Giambattista Girelli, rispettivamente               del contagio”»2.
“posando sopra il balcone della sua
camera”, “alla finestra della camera”,              Alcune situazioni qui descritte, che
“stando in piedi ad un balconcello”.                fino a pochi mesi fa ci avrebbero
Le autorità locali invano tentano di ar-            quasi fatto sorridere, sono le stesse
ginare il contagio.                                 che stiamo vivendo oggi: la paura, la
Il 15 aprile 1631, il comune di Maner-              chiusura di tutte le attività, il distan-
bio assume il chirurgo Gianantonio                  ziamento sociale, il divieto di spo-
Ponzoni di Dello “che si obliga et ac-              stamento tra i paesi, la quarantena
cetta il carico di medicare, salazare et            domiciliare obbligatoria per i casi
far altre fatture a detti infetti de con-           sospetti e il ricovero degli ammala-
tagio et ogni altra sorta di infirmità”.            ti in strutture appositamente create
Il 22 aprile 1631, Pontevico stabilisce             e a volte improvvisate. Non sappia-
“i capitoli da osservarsi in occasione              mo con certezza dove fosse collo-
del contagio... debba esser provisto                cato il lazzaretto a Verolanuova, ma
di un bon lazaretto per benefficio del-             nella tradizione orale del paese la
li amalati del contagio...                          santella ‘della Motta’ è ancora oggi
- si debba provvedere di boni huo-                  conosciuta anche come santella ‘dei
mini che debbano havere cura delli                  morti della peste’. La toponomastica
amalati che saranno condutti al detto               potrebbe dunque ricordare il luogo
lazaretto...                                        dove i contagiati furono seppelliti:
- si debba constituire una persona                  già nella prima mappa catastale del
qual habi carico di provedere a ciò                 1805, infatti, il piccolo edificio veniva
che farà bisogno alle persone che sa-               segnalato come «Capeletta de Morti
ranno sequestrate (in casa) per occa-               alle Motte»3.
sione del contagio...                               Come annotava Savaresi, nel 1610
- si debba provedere di un buon bar-                Verolanuova contava circa 4000 abi-
biero, qual habbi di andar a veder li               tanti, mentre a Cadignano vivevano
amalati che si amaleranno se saranno                circa 500 persone; nel 1637, invece,
amalati di contaggio si o no et il tutto            la popolazione verolese si aggira-
rifferire alli Deputati alla Sanità...”. […]        va intorno alle 2191 unità, mentre a
La peste mise definitivamente in gi-                Cadignano le anime presenti erano

2   R. SAVARESI, La peste del 1630 a Verolanuova e dintorni, in «L’Angelo di Verola», anno XVII
    (1992), n. 10, pp. 42-44; il testo è riproposto anche in A. FAPPANI – R. SAVARESI, Verolanuova
    nei secoli, Roccafranca, La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, 2008, pp. 108-
    110.
3   Archivio di Stato di Milano, Catasto Lombardo Veneto. Censo stabile. Mappe originali di pri-
    mo rilievo, f. 2042: mappa originale del comune censuario di Verolanuova, con Breda Libera
    Gambara, 1805 (la mappa è consultabile anche online: www.asmilano.it/Divenire; Catasto, b.
    20019.

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