IL CURRICOLO NASCOSTO - Decostruire a scuola stereotipi e pregiudizi eterosessisti - Rete BESSA

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IL CURRICOLO NASCOSTO - Decostruire a scuola stereotipi e pregiudizi eterosessisti - Rete BESSA
IL CURRICOLO
    NASCOSTO
  Decostruire a scuola stereotipi
      e pregiudizi eterosessisti

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  Cesp – Centro Studi per la Scuola Pubblica
IL CURRICOLO NASCOSTO - Decostruire a scuola stereotipi e pregiudizi eterosessisti - Rete BESSA
Cesp – Centro Studi per la Scuola Pubblica

    IL CURRICOLO
      NASCOSTO
    Decostruire a scuola stereotipi
      e pregiudizi eterosessisti

     Con la collaborazione di Cobas della Scuola, Arcigay,
    Associazione LGBT italiana, circolo “Il Cassero” Bologna.

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IL CURRICOLO NASCOSTO - Decostruire a scuola stereotipi e pregiudizi eterosessisti - Rete BESSA
Il volume è curato dalla sede bolognese del Cesp.

Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica, nasce nel 1999 per iniziativa di lavoratori
della scuola di area Cobas.
L’intento è quello di affiancare all’attività politica e sindacale uno spazio
specificamente dedicato alla riflessione culturale e didattica sulla scuola, realizzata
attraverso seminari, convegni, attività di aggiornamento e pubblicazioni.
I principi di riferimento del CESP sono la difesa della scuola pubblica statale,
l’opposizione alle diverse forme di privatizzazione, alle vecchie e nuove forme di
mercificazione del sapere e ai processi di aziendalizzazione che stanno avanzando da
alcuni anni a ritmi inediti e preoccupanti.
L’associazione opera sia a livello locale che proponendo iniziative coordinate a
livello nazionale. E’ riconosciuta dal 2006 dal Ministero della Pubblica Istruzione
come “ente accreditato per la formazione”.

La sede di Bologna è in via San Carlo, 42
		          cespbo@gmail.com www.cespbo.it
Contributi cc postale n. 49062961 Cesp-Centro Studi per la Scuola Pubblica-Bologna

La sede nazionale è a Roma, via Manzoni, 55
		          http://www.cobas-scuola.it/Cesp

                         Stampato nel mese di gennaio 2015
         Opera disponibile in modalità Copyleft per chiunque abbia interesse.
    E’ possibile estrarne copia parziale o totale a patto di citarne l’autore e la fonte.

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Indice

Luca Castrignanò     Introduzione                                         p.   5
Daphne Greco         Un’esperienza                                        p.   7
Margherita Bottino   Orientamento sessuale e identità di genere:
                     glossario di base.                                   p. 9
Pina Caporaso        Stereotipi e ruoli di genere nella scuola primaria   p. 15
Davide Zotti         Il dispositivo dell’esclusione: l’omofobia a         p. 20
                     scuola
Maurizio Betti       Adolescenti e bullismo. Un profilo psicologico       p. 24
Elisa Poli           Il mio intervento al convegno                        p. 29
Teresa Rossano       Educazione al genere e identità                      p. 30
Tiziano Tosarelli    “Un nuovo look per la secchiona”.
                     Un percorso sugli stereotipi di genere con alunni
                     e alunne della scuola primaria                       p. 34
Valentina Millozzi   Educare al genere, diseducare agli stereotipi:
                     alcune riflessioni e strategie didattiche per la
                     scuola media                                         p. 37
Marco Reglia         Omosessualità: repressione e uso politico            p. 44

                               Appendici
Davide Zotti         Questa mattina... La mia scelta di disobbedienza
                     civile                                               p. 51
Barone/Bozzetta      Il diritto e il rovescio. Una canzone contro
                     l’omofobia                                           p. 53

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Introduzione

                   Luca Castrignanò (insegnante, Cesp Bologna)

Il Convegno Il curriculum nascosto co-          tecipazione al convegno CESP non solo
stituisce per il CESP una novità impor-         al personale in servizio, ma anche alle/
tante; non per i temi affrontati, già da        agli studenti interessate/i, con un nume-
tempo oggetto di attenzione e impegno,          ro complessivo limitato. Le richieste di
quanto per la modalità organizzativa e i        partecipazione, analogamente a quanto
soggetti coinvolti.                             previsto per i docenti, sono state indivi-
La disponibilità di Daphne Greco, stu-          duali e volontarie ed hanno potuto essere
dentessa delle scuole superiori, a svol-        accolte solo in misura inferiore alle effet-
gere un intervento centrato sulla propria       tive richieste. Il criterio della scelta indi-
esperienza vissuta ha rappresentato infat-      viduale in alternativa alla partecipazione
ti un’occasione per ripensare l’impianto        di intere classi è stato posto in coeren-
complessivo del convegno includendo le/         za con l’idea di preservare pienamente
gli studenti sia come relatrici che come        la motivazione e l’indipendenza di ogni
pubblico. Non solo quindi una comuni-           studente.
cazione di adulti destinata ad insegnanti,      Il mondo della scuola nella sua comples-
ma anche di studenti che parlavano agli         sità è stato quindi protagonista del conve-
adulti e insieme ai loro coetanei. Il tema      gno. Il CESP ha assunto consapevolmen-
omofobia-eterosessismo è stato così po-         te questo sfondo e questo orizzonte per
sto al centro di una discussione polidire-      rappresentare una domanda e un bisogno
zionale in cui si sono intrecciati, anche       che riguarda l’intera comunità scolastica
nell’intenso dibattito, punti di vista, sa-     e non solo le persone oggetto di discri-
peri, esperienze e linguaggi differenti.        minazione.
Una situazione dunque insolita per un           L’interesse per il tema dell’omofobia
convegno di formazione rivolto al perso-        si pone nell’alveo della discussione sul
nale della scuola.                              razzismo presente da anni nelle proposte
Con l’approvazione del Collegio dei do-         del CESP. Il razzismo come dispositivo
centi, una scuola secondaria di Bologna         di costruzione di identità e di discrimi-
ha accettato di aprire la possibilità di par-   nazione ha assunto storicamente forme

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diverse, tanto da rendere analiticamente       contro gli omosessuali per molti adole-
necessario parlare di razzismi al plurale.     scenti costituisce un veicolo di accesso
Tuttavia permane un medesimo schema            alla comunità dei maschi, un modo per
di fondo che agisce nei processi di defi-      sentirsi normali. Proprio per questo ogni
nizione e fissazione di identità sociali che   gesto di sottrazione a questo universo
si pretendono date in natura e che vengo-      simbolico diventa significativo, anche il
no classificate come inferiori o anorma-       semplice porsi delle domande, il tirarsi
li. L’adozione del termine eterosessismo       in disparte dall’ammiccamento scontato,
indica proprio questa internità dell’omo-      la partecipazione a incontri come questo.
fobia al discorso razzista. Ciò che coin-      La partecipazione, il coinvolgimento e
volge in modo diretto l’intera comunità        gli apprezzamenti ricevuti dagli studen-
scolastica non è dunque il tema dell’omo-      ti e dagli insegnanti per questa insolita
sessualità, ma piuttosto quello delle vie      giornata di scuola sono un segnale inco-
di discriminazione che la attraversano e       raggiante e forse anche l’indicazione per
che fanno di ognuno di noi il portatore di     il CESP di un percorso da intraprendere.
comportamenti che producono, riprodu-
cono o contrastano il razzismo omofobi-
co. In questo convegno parliamo dunque
della libertà di essere omosessuali e in-
sieme della libertà di essere eterosessuali
senza essere eterosessisti.
Proprio perchè ogni discorso razzista ha
una sua specificità non possiamo non ri-
cordare almeno un elemento peculiare
dell’omofobia nel contesto scolastico.
I muri e i banchi delle scuole sono co-
perti di scritte omofobiche. Il ricorso al
termine gay come insulto – anche nella
modalità dello scherzo - è diffuso e utiliz-
zato in modo generalizzato nei confronti
di qualsiasi persona. Il bersaglio può non
essere direttamente il singolo studente,
attaccato e denigrato perché omosessua-
le, ciò che conta è l’utilizzo dell’’omo-
sessualità come criterio regolativo del-
le relazioni sociali; l’effetto è quello
di costruire un linguaggio comune che
definisce chi è dentro e chi è fuori dal-
la comunità e si fonda su meccanismi di
complicità, in particolare nel mondo ma-
schile.
L’adozione di parole e comportamenti

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Un’esperienza

              Daphne Greco (ex-studentessa Aldrovandi Rubbiani)

Buongiorno a tutti, io sono Daphne e ero       mi avrebbero accettato, me e la situazio-
alle Rubbiani fino all’anno scorso. Sono       ne così com’era e basta. Difatti, dopo
qui per raccontare la mia esperienza che,      aver parlato con i miei amici, la loro
diciamo, è abbastanza positiva nel vive-       reazione è stata subito positiva, non mi
re il mio essere omosessuale. Ho avuto         hanno assolutamente discriminata, anzi,
la mia prima esperienza con una ragazza        ho visto in loro il piacere che io avessi
quando avevo quindici anni, e inizial-         condiviso questa cosa anche con loro.
mente, ovviamente, ero parecchio spa-          Ho deciso poi di dirlo ai miei genitori
ventata dalla cosa perché... nascono dei       dopo cinque mesi circa che ero fidanzata.
dubbi che ti mettono in discussione, non       Per dirlo ai miei genitori ho chiesto una
riesci più a capire chi sei. Poi però ho de-   mano alla migliore amica di mia madre,
ciso di accantonare l’argomento e di vi-       però le avevo detto di introdurre solo l’ar-
vermi la cosa così come veniva.                gomento, mentre invece lei ha detto tutto
Ho accettato definitivamente la mia omo-       ai miei genitori; questo ha comportato
sessualità quando ero in quarta superio-       un’ora e mezza di “interrogatorio”, mia
re, quando ho conosciuto quella che è          mamma diciamo che non l’ha presa mol-
attualmente la mia ragazza. Inizialmente       to bene, mentre invece per fortuna mio
ho condiviso questo fatto solo con i miei      padre ha accettato subito la cosa e anzi è
amici più stretti perché anche nel dirlo al    sempre stato tranquillo sia nei miei con-
resto delle persone che mi circondavano        fronti che nei confronti della mia ragaz-
avevo paura: delle volte, anche magari         za; per fortuna lui - diciamo - mi ha sem-
giocando, scherzando, uno non si ren-          pre fatto sentire accettata in questo senso.
de conto ma può fare dei commenti che          Dopo averlo detto ai miei genitori ho de-
sono negativi e che fanno magari senti-        ciso di parlarne liberamente con chiun-
re male una persona omosessuale; ciò ti        que mi trovassi di fronte, senza preoccu-
mette paura di confidarti perché non sai       parmi né della sua età, né del suo ruolo
se quelle cose la persona le sta dicendo       nella mia vita, senza preoccuparmi di
solo per fare il gradasso o se le sta dicen-   nulla. E quindi ovviamente usciva l’argo-
do perché le pensa davvero. Quindi c’è la      mento anche a scuola, magari anche da-
paura di non essere accettata.                 vanti ai prof o con i compagni. Diciamo
Dopo qualche mese ho poi deciso di dire        che nell’ambito scolastico la cosa che mi
la cosa anche al resto dei miei amici per-     ha dato sicurezza e fatto essere tranquil-
ché ho sempre pensato che comunque, a          la è il fatto che parecchi prof parlassero
prescindere, se l’affetto e il bene era vero   dell’argomento senza problemi, senza
                                                                                         7
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far capire che stavano parlando di qual-       problema dell’omofobia vada combattu-
cosa di strano, qualcosa da nascondere,        to come stiamo facendo oggi, partendo
anzi, ci hanno fatto fare anche dei lavo-      dalle scuole, perché i ragazzi... noi ragaz-
ri grafici, c’erano dei professori che ne      zi siamo il futuro di questo Paese e biso-
parlavano, portavano documenti riguar-         gnerebbe andare nelle scuole e appunto
danti appunto i dati sull’omofobia e cose      parlarne, magari anche con delle persone
così. Di conseguenza io mi sono sentita        esterne che riescano a presentare l’argo-
sicura perché sapevo che delle persone         mento e a far capire che l’omosessuale è
adulte mi avrebbero comunque “difeso”          una persona normale come tutti gli altri e
tra virgolette, dal pensiero dei miei com-     non c’è niente di diverso e niente per cui
pagni che alcune volte appunto era nega-       poterlo discriminare.
tivo. Anche se, devo dire la verità, non
mi sono mai sentita discriminata, non mi
hanno mai insultata per questo, però sa-
pevo che anche se non ne parlavano da-
vanti a me, magari non erano d’accordo
con l’argomento o avevano giudizi abba-
stanza negativi.
Ho trovato invece molto più difficile re-
lazionarmi all’esterno della scuola. Lì mi
sono trovata purtroppo più volte a rice-
vere sguardi schifati, persone che si fa-
cevano il segno della croce, o addirittura
ho discusso con delle persone perché si
sentivano in diritto di poter commenta-
re la mia vita sentimentale. La cosa im-
portante però, nell’avere a ché fare con
le persone sia all’interno della scuola sia
all’esterno, è l’essere sicuri di se stessi,
cioè capire che non stai facendo niente
di male, che puoi rapportarti con tutti. Se
le persone hanno dei problemi, sono pro-
blemi loro, non sono problemi tuoi, che
dipendono da te; e quindi io sono sempre
stata tranquilla anche nel ricevere sguardi
schifati o cose del genere, non mi sono
mai fatta ferire più di tanto, non è stato
un motivo per me di depressione o di in-
sicurezza.
Ho sempre affrontato queste persone a
testa alta senza avere paura di quello che
sono. In ultimo, io credo che appunto il

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Orientamento sessuale e identità di genere:
                        glossario di base

                  Margherita Bottino (psicologa psicoterapeuta)

Per affrontare il tema dell’orientamen-        zioni specifiche per ogni materia su come
to sessuale e dell’identità di genere è        integrare i temi riguardanti l’orientamen-
importante iniziare con alcuni concetti        to sessuale e l’identità di genere nelle ma-
fondamentali sui quali spesso regna una        terie d’insegnamento curricolare.
pericolosa confusione.                         La prima indicazione teorica di riferi-
Il testo di riferimento da cui sono trat-      mento riguarda le componenti dell’iden-
te tali definizioni è il volume L’offesa       tità sessuale, ovvero:
peggiore di Luca Pietrantoni, psicologo        1) il sesso biologico: l’appartenenza bio-
dell’Università degli Studi di Bologna,        logica al sesso maschile o femminile de-
tra i primi a studiare in Italia questi temi   terminata dai cromosomi sessuali,
dal punto di vista della psicologia socia-     2) l’orientamento sessuale: l’attrazione
le. Con altri autori, Pietrantoni ha anche     erotica ed affettiva per i membri del sesso
pubblicato il volume Il bullismo omofo-        opposto, dello stesso sesso o entrambi,
bico. Manuale teorico-pratico per inse-        3) l’identità di genere: l’identificazione
gnanti e operatori, con CD-ROM, in cui         primaria della persona come maschio o
sono presenti, oltre ad una fondamentale       femmina, tratto permanente, solitamente
cornice teorica, strumenti operativi mol-      stabilito nella prima infanzia (0-3 anni),
to efficaci da utilizzare in aula e indica-    4) il ruolo di genere: l’insieme di aspetta-
                                               tive e ruoli su come gli uomini e le donne
                                               si debbano comportare in una data cultura
                                               e in un dato periodo storico.
                                               Il ruolo di genere, quando si parla di omo-
                                               fobia/transfobia e bullismo omofobico/
                                               transfobico, assume un ruolo fondamen-
                                               tale. Ogni cultura determina quali com-
                                               portamenti sono tipici del sesso maschile
                                               e di quello femminile; il ruolo di genere
                                               codifica ciò che è appropriato per l’uomo
                                               e per la donna; alcuni esempi sono la scel-
                                               ta dei giocattoli e gli stili di gioco, la cura
                                               della persona (trucco, depilazione, ecc.),

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i manierismi, gli adornamenti, i tratti di
personalità, l’espressione delle emozioni
e dell’aggressività, gli interessi (calcio o
danza), le abitudini, le scelte scolastiche
e professionali.
Ciò che viene discriminato e sanzionato
con gli atteggiamenti omofobici e trans-
fobici è proprio il violare questi codici,
l’uscire dalle norme di genere, l’attraver-
sare i confini che la società prescrive per
il proprio genere di nascita.
Giuseppe Burgio, nel suo testo Adole-
scenza e violenza. Il bullismo omofobico
come formazione alla maschilità, scrive:
“L’omofobia serve agli adolescenti per          del maschile – ciò viene colpito dalla
sentirsi veri uomini”, “Il bullismo omofo-      violenza del gruppo dei pari.
bico è una tappa nel processo di costru-        Esempi drammatici sono: il caso del ra-
zione della virilità, uno specchio rove-        gazzo di Roma che si è tolto la vita dopo
sciato utile a definirsi”, “Avere accanto       che i compagni l’avevano tormentato,
un ragazzo gay è un`esperienza minac-           con tanto di pagina Facebook dal titolo
ciosa: a livello «fantastico» il contatto con   “Il ragazzo dai pantaloni rosa”; la madre
l`omosessuale «sporca» la virilità, il ra-      inglese vittima di insulti perché ha per-
gazzo gay viene degradato, associato allo       messo al figlio di andare a scuola con le
squallore, per sottolineare ancora di più la    ballerine rosa che lui tanto ama; i due
differenza rispetto al coetaneo etero con il    bambini statunitensi di nove e di undici
vantaggio di proclamarsi «veri maschi»”.        anni vittime di pesanti aggressioni ver-
Egli riscontra un ulteriore elemento co-        bali e fisiche da parte dei compagni di
stante in questo fenomeno: «il pettego-         scuola per la loro passione per i giocattoli
lezzo derogatorio» oltre all’insulto, «il       della serie My little pony, di cui il secon-
dirlo in giro». “L`omosessualità di un          do ha perfino tentato il suicidio; il padre
compagno va resa nota attraverso un             brasiliano che ha ucciso a botte il figlio
turbinio di voci e, peggio, va provata at-      di otto anni perché lo considerava troppo
traverso invasioni della privacy, come il       effeminato, visto che non voleva tagliarsi
furto di telefonini e diari, nonché vere e      i capelli e amava lavare i piatti e passare
proprie trappole.”                              il tempo con la propria madre.
I terribili casi di cronaca ci conferma-        L’omofobia normativa nei contesti ado-
no che ancor prima dell’orientamento            lescenziali si rivela quindi un mezzo per
sessuale, che viene erroneamente e in           sanzionare comportamenti specifici:
modo stereotipico presunto dal grado di         - modalità atipiche di presentarsi este-
adesione alle norme di genere, è proprio        riormente (es. abbigliamento);
l’adeguarsi o meno a queste norme – in          - approcci poco assertivi con l’altro ses-
particolare quando si tratta del mondo          so (es. un ragazzo che non ci prova, una

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donna reticente con un ragazzo )              sono alcuni concetti di base fondamentali
- atteggiamenti percepiti come inadegua-      per una migliore comprensione delle di-
ti (es. un ragazzo che fa apprezzamenti       namiche che riguardano le persone, e in
estetici su un attore uomo)                   particolare gli adolescenti, omosessuali.
- comportamenti affettuosi tra maschi         Il primo concetto è l’assunzione di etero-
percepiti come troppo intimi (es. un con-     sessualità, ovvero il dare per scontato che
tatto fisico).                                il proprio interlocutore sia eterosessua-
                                              le. A causa di ciò può succedere che gli
E i bersagli del bullismo a matrice omo-      insegnanti, ma anche psicologi, medici,
fobica possono essere:                        persone agli sportelli degli enti pubblici,
- adolescenti che apertamente si defini-      ecc., utilizzino un linguaggio non inclu-
scono gay o lesbiche                          sivo della situazione personale e di vita
- adolescenti gay o lesbiche che hanno        della persona o del gruppo che si trova-
optato per uno svelamento selettivo la        no di fronte; o addirittura consentano o
cui informazione è stata rivelata a terzi     facciano in prima persona battute o rife-
- adolescenti che “sembrano” omoses-          rimenti negativi all’omosessualità, senza
suali sulla base di una percezione stere-     pensare che potrebbero ferire – anche
otipica (ragazze dai capelli corti o poco     profondamente – uno o più dei presenti,
inclini al corteggiamento degli uomini,       verso cui hanno magari un ruolo di adul-
ragazzi con abbigliamento o manierismi        to di riferimento o di modello.
percepiti come atipici ed effeminati)         Un secondo concetto è quello della pri-
- adolescenti con familiari apertamente       vatizzazione dell’omosessualità, ovvero
omosessuali;                                  la tendenza a non riconoscere i correlati
- adolescenti che frequentano amici aper-     sociali e pubblici dell’omosessualità pa-
tamente omosessuali;                          rimenti alla percezione dell’eterosessua-
- adolescenti che hanno idee od opinioni      lità e a vederne esclusivamente la sfera
favorevoli alla tutela dei diritti omoses-    sessuale, per cui si pronunciano ad esem-
suali.                                        pio frasi come: “Non mi interessa cosa
                                              fanno due persone in camera da letto”,
Per quanto riguarda l’orientamento ses-       oppure “Ognuno è libero di dormire con
suale è importante precisare che questo       chi vuole”, ignorando tutta la parte di af-
può variare nel corso della vita, ma non      fettività e di condivisione di quotidianità
può essere modificato né con terapie or-      e di progetti di vita delle persone, coppie
monali, né con psicoterapie (es. terapie      e famiglie omosessuali.
riparative) e la persona non può scegliere    Come sosteneva Erving Goffman, l’omo-
che orientamento avere. Non si sceglie di     sessualità è un caso di stigma nascondi-
essere omosessuali o eterosessuali, lo si     bile, ovvero è la persona che decide se
è, fa parte della propria identità. Si può    rivelare il proprio orientamento sessuale,
solo scegliere se viverlo o meno e se vi-     al contrario ad esempio del colore della
verlo alla luce del sole o nascondersi fin-   pelle. Se ciò da un lato consente di deci-
gendo di essere altro.                        dere che in determinate situazioni sia un
Parlando di orientamento sessuale vi          rischio eccessivo rivelarsi, proprio questa

                                                                                      11
possibilità in realtà crea una situazione in
cui la propria visibilità viene negoziata
continuamente in ogni interazione socia-
le: “Lo dico? Non lo dico? A chi lo dico?
Quanto dico? Cosa dico? Come lo dico?
Come reagirà? Mi rifiuterà? Mi accette-
rà?”, un turbinio di considerazioni che
diventa velocissimo, quasi automatico,
ogni qual volta si dice qualcosa di sé a
qualcuno che ancora non è a conoscenza
del proprio orientamento sessuale, cer-        persona deve decidere se, cosa e quan-
cando di immaginare e anticipare, spesso       to rivelare di sé e della propria vita. Non
con una certa sotterranea preoccupazio-        sempre le persone vivono in una situa-
ne, le conseguenze di ciò che si dirà.         zione di visibilità totale, per cui alcune
Il coming out, ovvero la decisione di          volte rispondono parlando al singolare,
dichiarare apertamente il proprio orien-       oppure cambiando il genere del/la part-
tamento sessuale o la propria identità di      ner, oppure parlando del/la partner come
genere (derivante dall’espressione ingle-      di un amico/a o coinquilino/a, oppure
se: coming out of the closet, mentre l’ou-     evitando del tutto di parlare di sé.
ting è l’esposizione dell’omosessualità di     Questa negoziazione continua della pro-
qualcuno da parte di terze persone sen-        pria visibilità e della propria identità ge-
za il consenso della persona interessata       nera – come ha descritto Vittorio Lingiar-
e deriva dal verbo inglese: to out some-       di nel suo testo Citizen gay – un rumore
body) è infatti un processo continuo, un       bianco, uno stress, un’ansia anticipatoria,
atto performativo che non avviene solo         che fanno parte di ciò che viene chiamato
una volta, ma è reiterato e non si può ri-     stress da minoranza: “Il nascondimento
durre ad una questione dicotomica tra in       costante, la discriminazione e lo stigma
e out. Ogni volta che ci si trova a rac-       sociale sono alcuni fra gli elementi che
contare a qualcuno, dai colleghi, agli         provocano un certo tipo di ansia conti-
alunni, ai compagni di classe, ai vicini di    nuata e anticipatoria, una sorta di ‘rumore
casa, all’idraulico, all’agente immobilia-     bianco’. L’esperienza dell’occultamento
re, in banca, in albergo, ecc., le proprie     è lacerante. Costringersi a parlare al sin-
vacanze o qualche sventura domestica,          golare, o impostare i propri discorsi omet-
o il motivo di un ritardo o per cui si va      tendo le desinenze, implica un’attenzione
via prima, o come si è trascorsa la sera       costante ed esagerata, sempre rivolta a ciò
prima o il week end, è molto probabile         che può essere detto o chiesto”.
che la persona si trovi a rivelare il pro-     Poiché le persone omosessuali crescendo
prio orientamento sessuale, nominando          nella società ne apprendono e assimilano
la persona con cui condivide questi spazi      gli stereotipi e i pregiudizi, è frequen-
o momenti. Anche solo un commento o            te, in misure e gradi diversi, il fenomeno
una risposta ad una domanda banale può         dell’omofobia interiorizzata, ovvero l’ade-
diventare un momento critico in cui la         sione conscia o inconscia da parte di per-

12
sone lesbiche e gay a pregiudizi, etichette   suali, ritirandosi dalla vita di relazione,
negative e atteggiamenti discriminatori di    cercando di compensare con altre carat-
cui essi stessi sono vittime, ciò può com-    teristiche personali, adoperandosi in ogni
portare difficoltà ad accettare serenamente   modo per tenere questo aspetto nascosto
il proprio orientamento sessuale, con con-    e segreto (doppia vita, falso sé).
seguenze come vergogna, senso di colpa,       Ciò è efficacemente descritto dalla frase
scarsa accettazione di sé, scarsa autosti-    di Herek: “In una fase in cui gli adolescen-
ma, depressione e stati ansiosi.              ti imparano a socializzare, gli adolescenti
A differenza infatti di altri gruppi stig-    omo/bisessuali apprendono a nasconder-
matizzati, ad esempio le persone che          si”; un isolamento che può essere di tipo
appartengono ad altri gruppi etnici, che      affettivo (si distanzia emotivamente dai
crescono in una famiglia e una comuni-        familiari per paura del rifiuto, è seletti-
tà di riferimento, nella quale acquisisco-    vo, si ritira dalle amicizie, evita di par-
no risorse e riferimenti e si rinforzano,     lare di sé, ha relazioni asimmetriche in
le persone omosessuali crescono in un         cui ascolta e aiuta), di tipo cognitivo (non
mondo eteronormativo, in cui spesso ap-       ha informazioni accurate, ha costruito la
prendono che l’omosessualità è qualco-        sua identità su descrizioni distorte, stere-
sa di negativo e pericoloso, e scoprono       otipiche o controstereotipiche, è eccessi-
solo successivamente di far parte di quel     vamente dipendente dal giudizio altrui),
gruppo, che sanno essere stigmatizzato        oppure di tipo sociale (si sente “l’unico al
e connotato negativamente, senza ave-         mondo” nel suo contesto di riferimento,
re la rete di sicurezza di una famiglia e     si autoisola per non essere scoperto, vive
comunità di riferimento a cui rivolgersi      in una zona senza luoghi di ritrovo e con
quando si viene presi in giro o peggio,       mezzi comunicativi limitati).
anzi, con una famiglia di origine e una       Un fattore di grande influenza positiva
comunità che spesso rappresentano il pri-     su questo tipo di stato ansioso è legato
mo ostacolo per l’accettazione. La rete di    al processo del coming out: più alto è
sicurezza la si acquisirà col tempo, grazie   il livello di visibilità, meno l’omofobia
alle associazioni, alle altre persone omo-
sessuali conosciute, alle relazioni amicali
e amorose, per cui si arriva a parlare di
family of choice, di famiglia elettiva, che
sostituisce la famiglia di origine che non
sempre è stata in grado di accogliere il
familiare dopo il coming out.
Quando l’omosessualità è vissuta come
elemento disturbante o deficit personale
(omofobia interiorizzata), l’adolescen-
te può reagire negando e sopprimendo
i suoi desideri, cercando di cambiare,
sforzandosi di essere eterosessuale, pro-
vando disgusto verso gli altri omoses-

                                                                                       13
che gli stessi omosessuali condividono
                                              (omofobia interiorizzata)!

                                              Bibliografia:
                                              Beppato Giuliana, Scarano Maria Tina,
                                              Il libro di Tommi – Manuale educativo e
                                              didattico su scuola e omogenitorialità, Il
                                              Dito e la Luna, 2010.
                                              Bottino Margherita, Genitori omoses-
                                              suali, omogenitorialità e nuclei omo-
                                              genitoriali, in Trappolin, Luca (a cura
                                              di), Omosapiens 3. Per una sociologia
interiorizzata influisce sulla vita perso-    dell’omosessualità, Carocci, Roma,
nale e di relazione. Una persona che non      2008, pp. 194-208.
nasconde la propria omosessualità potrà       Burgio Giuseppe, Adolescenza e violen-
contare su un’identità e un’affettività più   za. Il bullismo omofobico come forma-
strutturate e riconosciute nel proprio con-   zione alla maschilità, Mimesis, 2012.
testo affettivo e sociale. Ciò va chiara-     Gigli Alessandra, Maestra, ma Sara ha
mente di pari passo con l’ambiente socia-     due mamme? Le famiglie omogenitoriali
le circostante e l’auspicato cambiamento      nella scuola e nei servizi educativi, Gue-
culturale e giuridico, nella direzione del    rini Scientifica, 2011.
riconoscimento dei diritti delle persone      Lingiardi Vittorio, Citizen gay. Famiglie,
omosessuali e dei loro legami affettivi e     diritti negati e salute mentale, Il Saggia-
famigliari, che, secondo gli studi scienti-   tore, 2007.
fici, ha dimostrato di avere un grosso im-    Pietrantoni Luca, Prati Gabriele, Gay e
patto positivo sul benessere psicofisico      lesbiche. Quando si è attratti da persone
degli individui, delle coppie e delle fa-     dello stesso sesso, Il Mulino, 2011.
miglie formate da persone omosessuali.        Pietrantoni Luca, L’offesa peggiore.
                                              L’atteggiamento verso l’omosessualità:
Indicazioni utili:                            nuovi approcci psicologici ed educativi,
- Non confondere orientamento sessuale        Edizioni del Cerro, 1999.
e identità di genere!                         Prati Gabriele, Pietrantoni Luca, Buc-
- Attenzione a pensare e a parlare di scel-   coliero Elena, Maggi Marco, Il bullismo
ta!                                           omofobico. Manuale teorico-pratico per
- Identità di genere e orientamento ses-      insegnanti e operatori, Franco Angeli
suale sono componenti importanti della        2010.
persona, ma non le uniche!
- Attenzione alle etichette e alle defini-    Si consigliano inoltre, per chi lavora con
zioni che si usano, perché non è detto che    i bambini e i ragazzi, i libri delle edizioni
siano quelle che la persona riconosce per     Lo stampatello e Settenove, sui temi dei
se stessa e utilizza per definirsi!           ruoli di genere, dell’orientamento ses-
- Attenzione agli stereotipi e pregiudizi     suale e dell’omogenitorialità.

14
Stereotipi e ruoli di genere nella scuola primaria
                             Pina Caporaso (insegnante)

Partirei dal definire l’identità, ovvero       già dai reparti di maternità o dal momen-
quel complesso sistema di significati che      to ancora precedente in cui si scopre di
mette in relazione la persona con l’uni-       essere in attesa di un figlio.
verso socio-culturale in cui è immersa         Cosa c’entrano gli stereotipi con tutto
ed è tutto ciò che dà senso e coerenza         questo?
alla propria biografia. Nella definizione      Gli stereotipi sono modalità cognitive
dell’identità entrano in gioco numero-         fondamentali per orientarsi nella realtà
si e complessi fattori, dall’intreccio tra     categorizzandola; si tratta di conoscenze
passato-presente-futuro fino ai proces-        pregiudiziali che applichiamo ai conte-
si di identificazione e differenziazione.      sti per semplificare la mediazione con il
Riflettere sulla propria identità non è un     reale e, dovendo permetterci di velociz-
esercizio di stile; dovrebbe infatti aiutare   zare, non sempre sono sottoposti a ve-
a sviluppare le proprie capacità e i propri    rifica. Ovviamente tranquillizzano gli/le
desideri.                                      individui/e circa il loro ruolo e ciò che
Soffermiamoci sull’identità di genere,         la società si aspetta da loro ma, trattan-
laddove per genere non intendiamo il fon-      dosi di visioni riduttive e semplificate,
damento biologico-anatomico dell’esse-         bloccano la capacità critica e la visione
re umano, bensì la costruzione sociale e       globalmente complessa dell’altro/a. Gli
culturale della differenza sessuale.           stereotipi di genere sono quelli per cui ci
Per noi che lavoriamo con bambini/e            aspettiamo che una persona si comporti
o ragazzi/e, è molto importante capi-          come la società ha codificato essere giu-
re come si forma questa identità e quali       sto secondo il genere a cui appartiene.
siano i fattori che influenzano il ricono-     Se trasliamo questa fotografia al mondo
scimento e l’accettazione sociale legati       dell’infanzia, ecco che dai giochi al ve-
all’appartenenza al genere. Non a caso si      stiario, dai libri ai programmi televisivi,
usa la definizione di “socializzazione al      tutto ci dice come devono comportarsi
genere” per indicare tutto ciò che indiriz-    i maschi e come devono comportarsi le
za bambini e bambine verso comporta-           femmine. Molti gli esempi: un noto ovet-
menti ritenuti adeguati al proprio genere      to al cioccolato che propone la confezio-
di appartenenza. Come raccontano molti         ne celeste e quella rosa con relativa sor-
manuali di sociologia (cito uno tra i più      presa interna differenziata, i siti di giochi
noti, quello curato da Antony Giddens),        on line che presentano giochi per ragazze
questo processo comincia prestissimo,          legati ai lavori domestici e di cura ma,

                                                                                         15
anni Settanta Bruno Munari, che è stato
                                              anche un grandissimo educatore sui cui
                                              lavori si sono formate generazioni di in-
                                              segnanti della scuola dell’infanzia e del-
                                              la scuola primaria, proponeva proprio la
                                              pluralità, ovvero l’offerta di molti mo-
                                              delli che comportino più elementi di co-
                                              noscenza e, di conseguenza, generazioni
                                              che crescono in ricchezza. Invece ora c’è
                                              una drammatica restrizione di modelli.
                                              Chiaramente, la sfida che abbiamo da-
                                              vanti si gioca sia a livello famigliare che
                                              scolastico ed è quella di riaprire l’oriz-
                                  Lego girl   zonte delle possibilità.
                                  1980        Un altro caso pubblicitario emblematico
forse, il caso più eclatante, anche perché    è quello di uno yogurt molto venduto e
circolato molto nel dibattito sulla gende-    questo esempio permette di capire che il
rizzazione delle proposte per l’infanzia, è   problema non riguarda solo l’infanzia.
quello della Lego. Negli anni ’80, infatti,   Lo spot che pubblicizza questo prodot-
la pubblicità che accompagnava le co-         to in Europa ha come protagoniste per-
struzioni presentava bambini e bambine,       sone di varie età, maschi o femmine, di
sia separati che insieme, vestiti con abiti   varie classi sociali, di varie generazioni
semplici e di tanti diversi colori, che or-   che saltano e si divertono all’insegna di
gogliosamente mostravano ciò che ave-         questo marchio. In Italia, invece, lo stes-
vano realizzato. Gli slogan spesso inco-      so prodotto propone: “Fate l’amore con il
raggiavano l’autostima con frasi del tipo:    sapore” e, in particolar modo, una donna
“Qualunque cosa sia, è bellissima”.           nuda e accucciata con una grande bocca
In quei mattoncini colorati c’era un’at-      disegnata sul corpo.
tività di ideazione, progettazione, rea-      Torniamo alla scuola. Chi decide che
lizzazione, tutte abilità complesse che       cosa è maschile e che cosa è femminile (a
venivano messe in moto da quel gioco.         parte la Lego, naturalmente)? Lo decido-
Oggi la Lego, attraverso la linea Lego
friends, propone una cosa diversa: mo-
delli da costruire differenziati per maschi
e per femmine. Ciò che colpisce è che in
questi nuovi giochi i pezzi sono contati
e formano solo e unicamente il modello
proposto, declinato secondo il genere di
appartenenza (salone di bellezza per le
bambine, ad esempio). Si verifica, quin-
di, un doppio blocco dell’immaginazio-
ne e un danno ad essa gravissimo. Negli
                                              Lego 2015 La camera reale di Aurora

16
no principalmente tre agenti: la famiglia,      ragazzi verso studi di carattere scienti-
la scuola e la società. Vorrei concentrar-      fico, soprattutto tecnologico, e quando
mi con voi sulla scuola. La domanda è           ci troviamo di fronte a percentuali così
questa: la scuola è davvero un luogo di         massicce vuol dire che non è il frutto solo
parità? Perché il punto interrogativo? Ap-      di una scelta o di una inclinazione indivi-
parentemente noi abbiamo una situazione         duale ma di un condizionamento che av-
in cui le bambine vanno a scuola come i         viene sia a livello familiare che a livello
bambini, non siamo come in alcuni Paesi         scolastico. Avviene, cioè, che il contesto
in cui molte bambine non hanno anco-            orienti verso una certa direzione, per cui
ra accesso all’istruzione. Inoltre, non ci      le ragazze e i ragazzi vengono indirizzati
sono classi differenziate per maschi e per      verso studi che si ritiene siano più adatti
femmine, quindi c’è una compresenza             al loro genere di appartenenza.
dei due generi: allora dov’è la discrimi-       Evelyn Fox Keller (Sul genere e la scien-
nazione? Le donne sono l’81% del corpo          za, 1987) afferma che il processo di for-
docente, quindi non solo la scuola appare       mazione dell’identità di genere ha pro-
come un luogo di parità ma in cui, addi-        dotto nelle nostre società “uomini che
rittura, le donne sono più degli uomini.        non sanno amare e donne che si tengono
Pensate che il 71% delle ragazze si iscrive     lontane dalla scienza”. Perché mette in
all’università contro il 60% dei ragazzi. I     relazione questi due aspetti? Perché, ov-
tassi di ripetenza e di abbandono femmi-        viamente, incoraggiando i bambini, i ra-
nile sono inferiori; le ragazze hanno ef-       gazzi e gli uomini adulti a tenersi lontani
fettuato il cosiddetto “sorpasso” a metà        dai luoghi di cura, si propone un modello
degli anni Novanta, cioè hanno comin-           molto machista; per cui chi diverge da un
ciato a laurearsi di più e con voti più alti    certo modello può essere facilmente og-
rispetto ai colleghi maschi. Ad un primo        getto di attacchi di bullismo omofobico.
sguardo sarebbe tutto un mondo a favore         A proposito della femminilizzazione del-
della parità di genere. In realtà, invece, in   la scuola: in quali segmenti del sistema
ambito scolastico agiscono due tipi di se-      di istruzione si colloca questo 81% di in-
gregazione. La prima è una segregazione         segnanti donne? Nella scuola dell’infan-
formativa. Lo si vede dalla composizione        zia (99% donne), nella primaria (95%),
degli istituti superiori che frequentate e      nella secondaria di primo grado (75%),
conoscete: la maggior parte delle ragazze       nella secondaria di secondo grado (60%).
si indirizza verso studi di carattere uma-      All’università, invece, le ricercatrici pre-
nistico e letterario, la maggior parte dei      carie sono il 43% mentre le associate
                                                diventano il 31% e le ordinarie il 16%.
                                                E’ chiaro che anche qui agisce un tipo di
                                                selezione. Gli ordini di scuola che sono
                                                ritenuti - erroneamente secondo me - di
                                                basso prestigio, che hanno a che fare con
                                                i bambini e le bambine, sono molto fem-
                                                minilizzati e gli uomini se ne tengono
                                                ben lontani.
                                      2014

                                                                                         17
C’è un’altra questione: la pedagogia è ri-     bine “più diligenti” nella loro materia e
masta in silenzio verso questi fenomeni        i bambini “più intuitivi”. Questa enor-
oppure si è espressa? Rousseau, caposal-       me differenza dà l’idea di come si stia
do della formazione dei maestri e delle        operando secondo un pregiudizio visto
maestre, affermava nell’Emilio (1762)          che, a livello neurologico, non esistono
che “La ricerca delle verità astratte e spe-   differenze tra maschi e femmine rispetto
culative, dei principi, degli assiomi delle    all’apprendimento della matematica. E il
scienze, tutto quello che tende a genera-      punto non è nascere intuitivi o diligenti;
lizzare le idee non è affatto di competen-     è che se da piccoli i maschi giocano con
za delle donne: i loro studi devono essere     le costruzioni e le bimbe hanno sempre
volti alla pratica; a loro spetta applicare    una bambola in braccio, probabilmente
i principi che l’uomo ha scoperto”. Già        svilupperanno anche competenze e abili-
dalla fondazione della pedagogia, que-         tà legate a quel tipo di attività...
sta rigida separazione tra gli uomini che      “Ci sono state solo due donne matema-
debbono attenersi ad un ambito e le don-       tiche nella storia, Sofja Kovalevskaja ed
ne ad un altro era ben presente. Rita Levi     Emmy Noether: la prima non era una ma-
Montalcini racconta in molti scritti auto-     tematica, la seconda non era una donna”,
biografici la grandissima fatica che fece      così recita una battuta di Hermann Weyll,
per convincere suo padre a farla iscrivere     matematico tedesco allievo di Hilbert,
- dopo aver frequentato una facoltà uma-       che declassa a non-matematiche una ma-
nistica - ad una facoltà scientifica; e sap-   tematica che era anche poeta (Sofja Ko-
piamo poi chi è diventata.                     valevskaja) e una matematica non bella
Cos’è che agisce in questa direzione a         esteticamente (Emmy Noether). Tutto
scuola? Spesso le insegnanti, pur non vo-      questo ci rimanda al rapporto tra don-
lendo, veicolano contenuti che tengono         ne e scienza e a come vi sia stata spes-
lontani i bambini dagli ambiti umanisti-       so anche ostilità aperta nei confronti di
ci e le bambine dagli ambiti scientifici.      tale “frequentazione”. Qualche anno fa
Questo convegno ha un titolo indovina-         a Bologna si è tenuta un’importante mo-
tissimo - “Il curricolo nascosto” - perché     stra relativa ai Nobel negati alle donne di
il curricolo (ciò che dovremmo trasmet-        scienza, personaggi del calibro di Rosa-
tere come insegnanti) è composto da una        lind Franklyn o Lise Meitner.
parte esplicita, che sono i contenuti del-     Vorrei citare anche una ricerca interes-
le materie, e da una parte implicita, che      sante fatta in alcuni licei di Verona. E’
non viene ufficializzata né scritta ma che     stato chiesto agli studenti e alle studen-
veicola fortemente la socializzazione ed       tesse di trovare degli aggettivi per defi-
educazione al genere.                          nire la scienziata e lo scienziato. Per gli
Per esempio, quando come insegnanti            studenti maschi la scienziata è: “rigorosa,
abbiamo cominciato a mettere a punto           pignola, coraggiosa, zitella, non ha tem-
questo sguardo critico rivolto al nostro       po per altro, emozionale”. Per le studen-
stesso lavoro, le colleghe che insegnano       tesse è: “intraprendente, determinata, fa
matematica mi hanno detto che loro si          rinunce, curiosa, fortunata, intelligente,
riconoscono nel fatto di definire le bam-      intuitiva”.

18
Invece lo scienziato per gli studenti ma-     ci, non vengono quasi mai utilizzate. Di
schi è: “logico, pratico, sposato, bello,     recente l’Accademia della Crusca ha af-
più consueto rispetto alla scienziata, spi-   fermato: “Usatele, noi le usiamo”. Se c’è
rito libero, guadagna”. Per le studentesse    un sindaco donna si può dire “sindaca”
è: “cinico, geniale, squattrinato, intuiti-   perché in italiano i nomi che finiscono in
vo”.                                          “o” formano il femminile in “a”. Perché
Possiamo quindi considerarci immuni,          se io dico “maestro”, non ho difficoltà a
come insegnanti, da questa esclusione?        dire “maestra”? Stessa cosa con “segre-
O forse dovremmo anche noi fare i con-        tario” e “segretaria”: perché sono parole
ti con la riproposizione - inconsapevole,     che conosco, che fanno parte delle nostre
involontaria, eppure presente - di questi     abitudini. Ma se dico “sindaca” o “av-
(pre)giudizi?                                 vocata”, si tratta della stessa formazio-
Un ultimo tema: il linguaggio, questione      ne grammaticale. Allora perché non uso
fondamentale perché veicola moltissimi        queste declinazioni femminili? Perché
contenuti dei quali non ci rendiamo con-      siamo molto meno abituati a vedere le
to. Intanto occorre ricordare che il lin-     donne occupare queste posizioni sociali
guaggio ha una storia, viene da una tradi-    e lavorative, è unicamente per questo.
zione culturale. Per esempio, se io dico:     Un’altra raccomandazione che si fa è per
“l’uomo della strada” oppure “la donna        i nomi che finiscono in “ente” (“dirigen-
di strada”, non sto comunicando la stes-      te”, “presidente”): è sufficiente mettere
sa cosa. Dicendo “l’uomo della strada”        l’articolo (“il presidente” o “la presiden-
mi riferisco al senso comune; se dico “la     te”, “il dirigente” o “la dirigente”: perché
donna della strada” indico una prostituta.    non li devo nominare correttamente?).
Ma il punto non è (solo) questo. Il sessi-    “Infermiere” al femminile fa “infermie-
smo viene fuori, ad esempio, quando sce-      ra”, quindi il femminile di “ingegnere” è
gliamo di nominare sempre e solo al ma-       “ingegnera”; però perché in un caso que-
schile. Quando si insegna storia e si dice    sta forma è consueta e nell’altro caso no?
“la storia dell’uomo”, dobbiamo essere        Non è una questione di cavilli, se usassi-
consapevoli che stiamo dicendo “dell’uo-      mo “infermiere” anche per le donne che
mo” e non “degli uomini e delle donne”;       svolgono questo lavoro, allora lo potrei
si potrebbe dire “la storia dell’umanità”.    capire; ma siccome per quella professio-
Quando usiamo “uomo” come universale          ne usiamo il femminile e per quell’altra
neutro sappiamo che si potrebbe utilizza-     no, allora c’è un problema culturale.
re la parola “persona”, che include sia uo-
mini che donne ed è quindi il termine più
rappresentativo. Queste osservazioni fu-
rono avanzate per la prima volta in forma
sistematica da Alma Sabatini nel 1987.
Si tratta delle Raccomandazioni per un
uso non sessista della lingua italiana e,
pur essendo state adottate dalla Pubbli-
ca Amministrazione per l’uso negli uffi-

                                                                                       19
Il dispositivo dell’esclusione:
                              l’omofobia a scuola
                                   Davide Zotti
        (docente scuola superiore e responsabile nazionale scuola Arcigay)

        … la problematizzazione di un tipo        le condizioni affinché a scuola le ragaz-
        di desiderio presuppone che possano       ze e i ragazzi omosessuali e transessuali
        essere considerate «normali» solo le      vivano il più possibile con equilibrio e
        persone che amano quelle del sesso        serenità la scoperta e la costruzione delle
        opposto, per di più dello stesso co-
                                                  loro identità, incontrando modelli positi-
        lore di pelle, della stessa età, dello
                                                  vi e relazionandosi autenticamente con
        stesso ambiente sociale, della stessa
        religione e appartenenti alla stessa      coetanei e docenti.
        cultura. In realtà questo presupposto     Come andrà a finire? Perché accade an-
        non ha alcun fondamento razionale.        cora che progetti come quello del caso
        Si fonda su un postulato arbitrario       riportato vengano bocciati dai colle-
        che consiste nel credere alla supe-       gi docenti, dai consigli di istituto o ad-
        riorità della tendenza eterosessuale      dirittura rimangano chiusi nei cassetti
        e alla doxa etnocentrica per cui è        delle scrivanie dei dirigenti scolastici?
        meglio restare a casa propria piutto-     Per alcuni docenti e dirigenti scolastici
        sto che esporsi alle differenze, ses-     questi temi sono letteralmente scomodi,
        suali, culturali, sociali generazionali
                                                  forse i più scomodi: non si può parlare
        e/o politiche.
        D. Borrillo, L’homophobie, 2001
                                                  di omosessualità e transessualità a scuo-
                                                  la, sono argomenti che vanno affrontati
Inizio anno scolastico, mese di ottobre.          eventualmente in famiglia, non in uno
Si sta svolgendo un collegio docenti in           spazio pubblico come la scuola. E poi c’è
cui si discutono e, nella maggior parte           il timore che le famiglie scrivano lette-
dei casi, si approvano i progetti rivol-          re di protesta, non mandino i propri figli
ti agli studenti. Il tutto avviene con una        a scuola nei giorni in cui si svolgeranno
certa regolarità: si elencano i contenuti,        quelle attività. È meglio rinviare, aspetta-
le classi coinvolte; c’è di tanto in tanto        re che i tempi maturino, e comunque alla
un po’ di discussione sui costi di alcuni         fine «problemi di questo tipo nella nostra
progetti. Ma tutto procede più o meno             scuola non esistono».
nella norma.                                      Non parlarne, evitare l’argomento, sot-
Eppure questa volta il ritmo si arresta e         tacere, ignorare, escludere dal discorso.
inizia un’accesa discussione: ma su che           Il silenzio più o meno esplicitamente
cosa si discute? Alcuni docenti stanno            imposto è uno dei principali fattori che
presentando un progetto per affrontare            alimentano il dispositivo dell’esclusione:
il problema dell’omofobia e per favorire          prima dell’insulto, prima della violenza
                                                  fisica e dell’isolamento dal gruppo dei
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pari è il silenzio che cancella, che taglia    avvallano con il loro silenzio, con una
fuori le identità omosessuali e transes-       battuta o minimizzando il problema, la
suali, in quanto non assimilabili a mo-        sofferenza della vittima, la situazione di
delli predominanti, soprattutto quello         crisi, i vissuti di sconfitta esistenziale e
maschile eterosessuale. E forse a partire      sociale.
da questa prospettiva possiamo provare a       Invece è la scuola che per prima è impe-
comprendere come l’omofobia in ambito          gnata a costruire ambienti in cui il conflit-
scolastico riceva dal più ampio e artico-      to tra differenze possa diventare intera-
lato contesto sociale quella caratteristica    zione e confronto, affinché la costruzione
che la fa essere espressione di un’ideolo-     dell’identità di ciascuno studente si rea-
gia fondata sull’eterosessismo che nega,       lizzi attraverso il riconoscimento dell’al-
denigra e stigmatizza ogni comporta-           tro e non attraverso il suo annullamento.
mento, identità e relazione non eteroses-      Perché se per ogni adolescente la posta
suale. Un’ideologia autoreferenziale, che      in gioco forse più importante è il “chi
non tiene conto della realtà, dei dati em-     sono”, per l’adolescente omosessuale in
pirici, delle critiche ma che tende invece     molti casi questa posta può trasformarsi
ad affermarsi per la sua operatività, per il   in una sfida impossibile, o possibile solo
fatto che risponde a bisogni individuali e     a costi personali troppo elevati. Il bambi-
sociali, a scapito però di una categoria di    no, prima ancora di aver compreso il pro-
persone, di una minoranza.                     prio orientamento sessuale, non solo non
Come sostiene Giuseppe Burgio nel suo          trova modelli positivi per rappresentarsi
bel libro Adolescenza e violenza. Il bul-      la condizione omosessuale (nell’imma-
lismo omofobico come formazione alla           ginario collettivo, nei contesti sociali di
maschilità, pubblicato da Mimesis nel          vita, nelle narrazioni scolastiche e fami-
2012, l’omofobia contribuisce alla co-         liari, nei mass media) ma apprende di so-
struzione sociale dell’identità maschile,      lito lo stigma sociale che pesa sulla vita
una costruzione che implica la distruzio-      delle persone omosessuali e transessuali.
ne dell’altro (l’omosessuale o il transes-     L’uso di epiteti volgari (“frocio”, “cu-
suale), la sua marginalizzazione, la sua       lattone”, “lesbicona”, “ricchione”) o di
esclusione, anche attraverso la derisione,     termini che addirittura escludono l’omo-
l’insulto, la violenza. Un dispositivo che,
come si può facilmente intuire, lavora
al meglio quando gli attori del contesto
(personale scolastico, coetanei, genitori)
non vogliono vedere, non intervengono,
non riconoscono le dinamiche che por-
tano il fisiologico conflitto tra differen-
ze, così numerose nelle nostre scuole, a
trasformarsi in violenza verbale, fisica e
psicologica. O addirittura quando questi
attori, che hanno responsabilità educati-
ve, mi riferisco ovviamente agli adulti,

                                                                                         21
sessuale dall’orizzonte “naturale” (“con-           faticosa, il più delle volte portata avanti
tronatura”, “anormale”, “scherzo della              in solitudine o con l’aiuto di pochi per
natura”)1 contribuisce sostanzialmente a            destrutturare l’immagine negativa in-
definire l’identità omosessuale e transes-          troiettata (“sono sbagliato, cosa non va
suale come qualcosa di profondamente                in me?”, “perché non sono come gli al-
indesiderabile, non solo ignorata social-           tri?”, “sono malato e devo curarmi”). Poi
mente ma denigrata e discriminata. La               deve provare a definirsi, a raccontarsi,
stessa parola gay, entrata oramai nel vo-           agli altri e a se stesso, come omosessua-
cabolario italiano, viene usata come un             le o transessuale, a concepirsi e ad agire
insulto generico, sinonimo di incapace,             come soggettività piena, in una quasi to-
codardo, inetto, senza fare riferimento             tale assenza di modelli e di rappresenta-
all’orientamento sessuale della persona             zioni sociali positive. Definire la propria
a cui è rivolto. Una condizione esisten-            identità attraverso la rivendicazione della
ziale, l’omosessualità, ridotta al rango di         legittimità e dignità dei propri desideri
ingiuria. Se a questo si aggiunge, proprio          affettivi e sessuali è passaggio obbligato
nel nostro Paese, la pericolosità per un            per ogni donna e per ogni uomo, un pas-
omosessuale di esprimere liberamente la             saggio culturale, in senso antropologico,
propria affettività in pubblico o la totale         che ha bisogno di socialità e di condivi-
mancanza di diritti individuali e sociali,          sione. L’omosessuale raramente afferma
ad esempio quello di formare una fami-              fin dall’inizio la propria identità con gli
glia, non possiamo sorprenderci se un               altri (la famiglia, gli amici, i compagni di
adolescente omosessuale, che si affaccia            classe, ….). Nella maggior parte dei casi
al mondo degli affetti, della sessualità e          si autodefinisce per sottrazione rispetto
delle relazioni amicali, debba iniziare a           agli altri, non sono come, non desidero
compiere un percorso il più delle volte             come, non amo come gli altri. Pensiamo
tutto in salita e doloroso per affermare se         quanto sia frequente nei contesti adole-
stesso, nonostante gli altri e la società.          scenziali, sia femminili che maschili,
Prima di tutto egli deve provare a disim-           condividere con i coetanei le prime cotte,
parare tutto quello che di negativo ha              le prime delusioni, le prime conquiste.
appreso dalla società stessa, quello che            Per l’omosessuale questa esperienza non
gli psicologi chiamano omofobia interio-            solo non viene quasi mai condivisa ma
rizzata, operazione quanto mai difficile e          di solito viene autocensurata, vissuta con
                                                    senso di colpa, nascosta come una vergo-
1 Ad esempio nell’ultimo periodo si è intensi-      gna. Solo dopo un certo periodo di tem-
ficato l’uso scorretto e ossessivo dell’aggettivo   po può essere presa in considerazione la
“naturale” accanto a famiglia per ribadire che
                                                    strategia del coming out, vale a dire rac-
una famiglia è formata esclusivamente da un
uomo e una donna, escludendo in questo modo         contare/svelare ad una persona la propria
tutte le famiglie formate da persone dello stesso   omosessualità. Il coming out non è una
sesso con o senza figli. A titolo di esempio si     semplice comunicazione di un aspetto di
rimanda alla Deliberazione della Giunta regio-      sé, è un raccontarsi, è provare ad affer-
nale del Veneto n. 2268 del 27 novembre 2014        mare la dignità dei propri desideri, la pro-
per l’istituzione della Festa della famiglia na-    pria posizione esistenziale rispetto e in
turale..

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