"IL CANTIERE DELLE IDEE" - A.F. 2018/2019 PROGETTI DI INIZIATIVE IMPRENDITORIALI - ALLIEVI: Ruben Rota e Daniele Patiri CORSO: Tecnico di cucina ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
“IL CANTIERE DELLE IDEE” A.F. 2018/2019 PROGETTI DI INIZIATIVE IMPRENDITORIALI ALLIEVI: Ruben Rota e Daniele Patiri CORSO: Tecnico di cucina – Tecnico di sala bar
Introduzione Quando ci è stato chiesto di sviluppare questo progetto eravamo molto incerti e disorientati: pochi di noi abitano a Stradella e comunque nessuno dei nostri genitori ha origini stradelline e pochi sono oltrepadani. Abbiamo quindi pensato che come prima cosa dovevamo documentarci sulla storia di questa città e sulle abitudini di vita della sua popolazione, sia attraverso testi che testimonianze di cittadini che potessero raccontarci episodi di vita popolare. Anche questo non è stato facile, perché molti ci hanno risposto che Stradella non ha una sua enogastronomia, in quanto si identifica con l’Oltrepo’; qualcuno ci ha proposto di copiare i piatti piacentini! Comunque alla fine delle nostre consultazioni, abbiamo elaborato un menu “legato” alla città di Stradella, ritoccando alcune ricette nelle dosi e nelle tecniche di preparazione, per renderle adeguate ai gusti attuali. Ci teniamo a precisare che gli ingredienti chiave sono prodotti sul territorio e quindi potrebbero essere acquistati direttamente dalle aziende locali.
Le fasi del lavoro Ricerca storica, dei modi di vivere della popolazione di Stradella, dei legami tra agricoltura e cucina, sia consultando testi che attraverso il colloquio con amanti dell’enogastronomia locale e residenti da lungo tempo in questa città Individuazione dei piatti da inserire nel menu Preparazione delle ricette: ingredienti, dosi e esecuzione Prova di realizzazione in cucina con conseguente degustazione e individuazione di eventuali correzioni Preparazione del menu finale Calcolo dei costi Proposta di menu e logo Conclusioni Nella presentazione per motivi di tempo ci soffermiamo solo sulla descrizione della Minerva, del pane e dei piatti del menu.
Stradella nell’antichità fino alla dominazione dei Longobardi Fin dai tempi più antichi Stradella fu abitata dai Liguri e dagli Estruschi, ai quali nel IV secolo a.C. seguirono i Galli Celti di origine germanica. I Romani nel II secolo a.C. conquistarono l’Oltrepo’ pavese: la presenza di una colonia romana è comprovata da due ritrovamenti importanti: un sarcofago con iscrizione romana in località San Zeno e la statuetta della Minerva nel greto del torrente Versa.
Quest’ultima è stata rinvenuta il 6 agosto 1828 da tre operai durante uno scavo per il recupero di ghiaia da impiegare per il rifacimento di strade. Si tratta di una statuetta in bronzo, dell’altezza di 60 cm su base circolare, di fattura molto accurata, probabilmente con funzione votiva, risalente al I secolo d.C.. Poiché Stradella all’epoca del ritrovamento si trovava in territorio sabaudo, come è prassi consueta per i ritrovamenti archeologici, la scultura venne acquisita da re Carlo Felice di Savoia, dopo aver versato un compenso agli operai e al comune di Stradella. La scultura fu portata a Torino, dove ancora oggi è esposta nel Museo di Antichità dei Musei Reali. Ci siamo soffermati sulla descrizione di questa statua perché abbiamo deciso di utilizzare il modello come logo del nostro menu.
Il pane Il pane tipico dell’Oltrepò Pavese è il miccone, pane di grossa pezzatura, dalla crosta croccante e dalla mollica piuttosto compatta, ma morbida. È un pane dalla lunga lievitazione e che si conserva abbastanza a lungo. Stradella con la sua Mica, è nell’Albo d’oro del pane italiano e Città del pane.
E’ un pane di pasta dura, prodotto con farina di grano tenero, poco raffinata, in pezzature di un kg o più per conservarsi meglio e sfamare le famiglie numerose; gli altri ingredienti sono l’acqua, il lievito naturale detto il “carsént”, e il sale. Il segreto per ottenere una buona Mica sta nell’impiego del lievito naturale e nella lavorazione dell’impasto, che deve essere asciutto, ossia contenente solo il 40% di acqua circa (l’obiettivo è quello di ottenere un pane con minor percentuale di umidità). Questo consente che il pane ottenuto possa mantenersi a lungo fragrante, anche in zone con clima umido come è appunto l’Oltrepo’; infatti nelle famiglie il pane si produceva ogni 10-15 gg e si conservava in una cavagna, un cesto, appeso al soffitto con un saliscendi, per proteggerlo dai topi. Il pane era la base dell’alimentazione e non si buttava mai, neanche quando era pòs, cioè raffermo, o un ciaplé, cioè duro come un sasso, o un taplé, cioè duro come un pezzo di legno: si inzuppava nel latte, si metteva nella zuppa, si mangiava con la minestra, si inzuppava nel vino, nella risuma’, si accompagnava al poco companatico. Il pane doveva essere mangiato con tutto semplicemente per sfamarsi. Alla merenda, si mangiava con il burro e lo zucchero o con la marmellata, prodotta con la frutta dell’orto o di qualche pianta dispersa tra i vigneti. Era l’ingrediente della panada ottenuta cuocendo il pane nel brodo e aggiungendo l’uovo e il grana a fine cottura. Si inzuppava nel vino: pane e vino erano i simboli della nostra cucina.
Il pane bianco era considerato cibo da ricchi, mentre al pan giald contenete la farina di mais, o peggio ancora al pan negar, cioè quello con la crusca che oggi chiameremmo integrale erano disdegnati perché meno nutrienti. La Mica deve essere servita sul tavolo del nostro menu; ci sembra interessante la proposta di Ercole Bongiorni riportata nella sua opera “Le spighe sono pane” in cui propone una sorta di etichetta per il pane posto sul tavolo del commensale, con la quale identificare il produttore e sottolineare che viene prodotto a Stradella, Città del pane, in modo tale che il turista possa “aggiungere un tassello di conoscenza circa il luogo che vuole visitare”. Crediamo nel motto posto a conclusione dell’opera del Bongiorni “Facciamo uscire il pane dall’anonimato!” Noi abbiamo pensato inoltre di proporre una ricetta del riuso, una torta di pane, per la preparazione della quale viene recuperato come ingrediente principale il pane raffermo.
Menu Nella scelta dei piatti abbiamo cercato di creare un menu che racconti il territorio, collegando ogni portata ad un luogo, ad un fatto, ad una narrazione, ad un aneddoto, ad una poesia, alla vita contadina, perché ogni alimento ha dietro di sé un’origine e una storia e il cibo non è solo un modo per sfamarsi, ma il filo che lega persone, culture, società. Questo nell’ottica di suggerire al Comune di Stradella un menu che possa ottenere la Denominazione Comunale di Origine, la De.C.O., un’attestazione che lega in maniera anagrafica un prodotto/produzione al luogo storico di origine e che possa essere proposto dai locali della zona come “menu turistico”, in quanto composto da piatti tradizionali abbinati alle specialità locali. L’obiettivo è anche quello di contribuire a salvaguardare e valorizzare il patrimonio enogastronomico locale .
Antipasto Antipasto della Badia - L’antipast ad d’la Badia
L’antipasto che proponiamo è composto da due parti: Un flan di formaggio tipo svizzero contenente erbe di campo variabili a seconda della stagione; Petali di prosciutto crudo impanati e fritti.
Motivazioni della scelta Il flan di formaggio prevede l’impiego di formaggio tipo svizzero in ricordo di quanto riportato dal dott. Ettore Cantu’ in “La torre e la rocca inferiore di Stradella”: nel vecchio “Casone” della tenuta Badia si trovavano “grosse caldaie di rame utilizzate per la produzione di formaggio tipo svizzero, essendo in quell’epoca infatti nota la presenza nel piacentino e zone vicine di molti casari svizzeri in cerca di fortuna”.
Non abbiamo trovato notizie certe di che tipo di formaggio si trattasse: sappiamo però che in Lombardia (nelle valli bresciane e bergamasche) si produceva un formaggio tipo Emmenthal caratterizzato da una grossa occhiatura, ovvero “con i buchi”, di cui pero’ si sono perse le tracce. Ci siamo chiesti se vi possa essere una relazione tra questo evento e la conoscenza dell’emmenthal nella nostra zona. Non abbiamo trovato collegamenti particolari, ma il gruéra, come racconta la Bazzini in “Mangià ad campagna” era sicuramente uno dei pochi formaggi conosciuti e mangiati, oltre al grana, al gorgonzola e alla crescenza nella prima metà del ‘900 ed era venduto nei mercati di Stradella al martedì e alla domenica. L’Emmenthal, in dialetto “svisar, gruera, furmag bianc o furmag coi bus” è un formaggio molto consumato ancora oggi nella nostra zona; abbiamo pensato pertanto di inserire questo formaggio come ingrediente del nostro antipasto, utilizzandolo nella preparazione della Fonduta, presente nel tortino.
Motivazioni della scelta L’abbinamento ai Petali di prosciutto crudo impanati e fritti è dovuto ad una ricetta del ‘’Prosciutto come a Stradella”, di cui presentiamo la copia, è stata rinvenuta nell’archivio del Santachiara: fa parte di un ricettario pavese di cui purtroppo non siamo riusciti a risalire all’autore.
Antipasto della Badia • Dosi per 10 persone • Procedimento: • Ingredienti: • Pulire accuratamente tutte le erbe, lavarle bene, asciugarle e saltarle in padella con poco olio.Tritarle sottilmente. • per il flan di formaggio • Per il flan sciogliere il burro, aggiungere la farina e • 300 gr latte mescolare bene. Scaldare il latte e versarlo sul roux, • 200 gr formaggio tipo svizzero far prendere bollore e togliere dal fuoco. • 120 gr burro • Unire il formaggio a scaglie, i tuorli e le erbe tritate. • 50 gr farina Sbattere leggermente gli albumi ed unirli al composto con il formaggio. • 5 tuorli • Imburrare e riempire degli stampini, cuocere in • 5 albumi forno a 200° per 10/12 minuti, il cuore del flan deve • rimanere morbido. • Per le erbe amare: • Tritare la cipolla e farla appassire con poco olio, • secondo la stagione, foglie di ortica, “vartis”, le acciughe, i capperi tritati. Una volta sciolte le tarassaco, cicoria di campo, melissa, spinacini ecc.. acciughe diluire con poco brodo, aggiungere il prezzemolo tritato e tenere in caldo. • Per i petali di prosciutto • Affettare il prosciutto e passarlo nella farina, nell’uovo sbattuto e nel pane grattugiato. • • Friggere il prosciutto nel burro ben caldo, • 500g di prosciutto crudo scolare ed asciugare con carta assorbente. • 2 uova • Servire il prosciutto caldo con la salsina alle • 1 cipolla acciughe e il flan di formaggio • 8 filetti di acciuga • 50 gr capperi • Farina bianca • Pane grattugiato • Poco brodo • Prezzemolo
Primi piatti • Pasta e fasὃ da’ Stradéla - Pasta e • Risot co’ la pasta ad salam da’ fagioli alla stradellina Stradéla e Bunarda - Risotto con pasta di salame di Stradella e Bonarda
Motivazioni della scelta • Pasta e fagioli è un piatto semplice tipicamente contadino: la pasta fatta in casa, le tagliatelle all’uovo, sono accompagnate dai fagioli, generalmente Borlotti, coltivati nelle nostre campagne. I legumi costituivano nel vero senso della parola la carne dei poveri. • In “L’urgânéi ch’âl sóna in stradléi”, Ugo Magnani raccoglie le sue poesie dialettali e quelle di altri autori che raccontano storie di vita della gente di Stradella; in particolare una, scritta da Piero Bianchi, è dedicata alla pasta e fagioli cotta in un “pentolone”, pugnaton, sul fuoco del camino, un fuoco importante per cucinare.
L’autore e i suoi familiari ne facevano scorpacciate. La minestra era scura e concentrata tanto che il cucchiaio stava in piedi in mezzo al piatto. “‘l mangià migliur dâl mond”, il miglior cibo del mondo, per la squisitezza e la convivialità che creava.
Noi ne abbiamo ricavato la ricetta, con la volontà di far rivivere, nell’assaporarla, le sensazioni di convivialità, serenità, familiarità, il profumo di casa, di dolcezza, che si possono provare nel leggere questa poesia. Si puo’ servire calda in inverno, tiepida in estate, rigorosamente senza formaggio grattuggiato. Un tempo era usanza dei contadini aggiungere vino rosso per renderla ancor più corroborante, un vero e proprio, diremmo oggi, confort food!
Pasta e fagioli alla stradellina (Dosi per 6 persone) Ingredienti: • Procedimento: • Impastare farina e uova per la pasta fresca, • Fagioli secchi gr 300 preparare delle mezze tagliatelle. • Sedano gr 40 • Dopo aver messo a bagno i fagioli secchi in acqua fredda per almeno 24 ore, scolarli, • Carote gr 30 versarli in una pentola con poca acqua, metterla • Aglio gr 10 sul fuoco e farle prendere bollore. • Prezzemolo gr 10 • Scolare i fagioli, buttando via l’acqua. • Lardo gr 40 • Mettere nuovamente la pentola sul fuoco con 2 • Patate gr 150 litri circa di acqua calda e aggiungervi i fagioli, le • Cipolle gr 60 carote, le patate e le foglie di alloro. • Salvia foglie n 3 • Servendosi di una forchetta e di un mestolo forato, schiacciare le patate e le carote, appena • Alloro foglie n 2 saranno cotte, e rimetterle nel brodo. • Sale q.b. • Dopo aver tolto l’alloro, salare e pepare. • Pepe q.b. • Aggiungere la pasta e farla cuocere. • Fare un battuto di lardo, prezzemolo, cipolla, • Per la pasta: aglio, salvia, soffriggerlo ed aggiungerlo alla • 200 gr farina minestra, quando sarà pronta, mescolando per • 2 uova qualche minuto. • Servire la minestra ben calda.
Risotto con pasta di salame di Stradella e Bonarda In contrasto alla semplicità della pasta e fagioli, abbiamo deciso di proporre un piatto raffinato, che unisce in sé il riso, il vino e la pasta di salame, tre eccellenze del territorio pavese. Per quanto riguarda il riso, abbiamo voluto scegliere una varietà che fosse la più tradizionale e nello stesso tempo che avesse ottime caratteristiche qualitative: per questo abbiamo utilizzato il Carnaroli da Carnaroli, il vero Carnaroli Pavese, che proprio grazie all’alto contenuto di amilosio (una delle componenti dell’amido) è molto resistente ed elastico: durante la cottura non scuoce e rimane compatto. Si tratta dell’unico riso a certificazione volontaria di filiera sulla base della norma ISO 22005 della provincia di Pavia.
Come vino abbiamo scelto la Bonarda dell’Oltrepo’ Pavese: prodotto principalmente con uva Croatina, un vitigno tipico, la cui etimologia deriva da “croatta” – “cravatta” e starebbe a indicare che il vino ottenuto da Croatina si beveva nei giorni di festa, quando appunto veniva indossata la cravatta. Si tratta di un vino rosso rubino intenso, secco o amabile, leggermente tannico, fresco e talvolta vivace o frizzante, che ben si abbina ai nostri salumi e a questo riso.
Risotto con pasta di salame di Stradella e Bonarda (dosi per 10 persone) • Ingredienti: • Procedimento: • Brodo di carne l. 3-4 • Preparare un battuto con lardo, la • Riso Carnaroli Pavese g. 800 pasta di salame, i porri e rosolarli a • Bonarda dl.3 fuoco lento in un tegame di terracotta con un po’ di burro. • Pasta di salame g. 300 • Aggiungere il riso, alzare la fiamma e • Porri g. 150 tostare con cura. • Lardo gr 50 • Deglassare con vino rosso, lasciare • Formaggio Grana Padano g. 120 evaporare e procedere come per tutti • Burro g. 80 i risotti bagnando con la minestra di • Pepe nero g. 5 verdura. • Sale grosso e fino q.b. • A cottura ultimata spegnere la fiamma, mantecare con burro e formaggio, insaporire con abbondante pepe nero appena macinato, controllare di gusto, lasciar riposare alcuni minuti e servire.
Secondo piatto Pulàstar dâ Strâdèlâ o pollo di Napoleone????
Rappresenta un omaggio agli animali da cortile e alla storia. La ricetta è stata ritrovata in una pubblicazione della provincia di Pavia, “I sapori delle stagioni nella Terra Pavese – La primavera” –Ed. Verba &Scripta – 2005 e abbiamo deciso di approfondire la ricerca per scoprirne le radici storiche. Il 9 giugno 1800, nel corso della Seconda campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, Primo console di Francia, il generale francese Jean Lannes sconfisse il generale Peter Ott nella battaglia di Montebello.
Napoleone, partito da Pavia nel primo pomeriggio, arrivò in serata a Stradella, dove si fermò alcuni giorni. Nel corso del suo soggiorno in Oltrepo’, Napoleone ebbe modo di gustare il pollo cucinato alla stradellina. Questo piatto gli piacque particolarmente, tanto che chiese al suo cuoco personale di annotarsi la ricetta. Quando il 14 giugno 1800 Napoleone sconfisse a Marengo l’esercito austriaco, per festeggiare la vittoria il suo cuoco preparò il “Pollo alla stradellina” destinato a passare alla storia, purtroppo per gli stradellini, come “Pollo alla Marengo”.
Si tratta di un piatto ricco e gustoso, dalla preparazione lenta e dai profumi forti, simbolo della cucina a Km 0, in cui gli ingredienti dell’orto arricchiscono le carni bianche del pollo, creando un piatto profumato e appetitoso. Cucinare «alla cacciatora» indica uno stile ruspante, contadino, in voga negli Anni Sessanta, dove piatti come il coniglio o il pollo così preparati erano considerati delle prelibatezze raffinate. Come contorno con un pollo alla cacciatora si può servire la polenta nei mesi invernali o semplicemente un’insalata verde sgrassante. Ottima la pucia da inzuppare con una buona fetta di mica.
Pulàstar dâ Strâdèlâ (ricetta per 12 persone) Ingredienti: Procedimento: • Polli interi n. 3, kg. 2,5-3 • Fiammeggiare, lavare, asciugare e spezzettare i • Salsa di pomodoro g. polli (ciascuno in 8 pezzi). 800 • Pulire ed affettare (o tritare grossolanamente) • Bonarda g. 300 le cipolle, il sedano e le carote. Togliere le parti • Brodo di pollame g. 200 legnose a rosmarino e salvia. • Cipolle g. 150 • Preparare un battuto con lardo, salvia, • Carote g. 150 rosmarino e aglio. • Sedano g. 150 • In un tegame di terracotta scaldare l’olio con il battuto e rosolarvi il pollo, unire la cipolla e • Rosmarino g. 50 lasciarla dorare, condire con sale e pepe, • Aglio g. 50 deglassare con il vino e lasciarlo evaporare • Salvia g. 30 completamente. Aggiungere la salsa di • Alloro 1 foglia pomodoro, coprire il tegame e continuare la • Pepe nero g. 3 cottura aggiungendo, quando e se necessario, un po’ di brodo bollente. Al termine la salsa • Sale fino q.b dovrà risultare abbastanza densa, senza essere troppo concentrata. • Servire ben caldo nel tegame di preparazione.
I dolci Turtâ d’sirès e pân- Torta di ciliegie e pane Rappresenta una ricetta che oggi consideriamo nella cucina degli avanzi; “La miseria aguzza il talento”, come recita un proverbio popolare. Gli ingredienti sono semplicissimi: pane raffermo, latte, uova e frutta fresca, tutto prodotto dalla famiglia contadina.
Le ciliegie potrebbero essere sostituite da altra frutta o dalle amarene, considerate parenti povere delle ciliegie, ma che erano presenti in tutti i vigneti. Caratterizzate da una forte acidità, spesso venivano cotte e zuccherate. Molto dissetanti invasate con l’aggiunta di zucchero, lasciate al sole fino allo scioglimento totale dello zucchero e conservate per l’inverno. Ne deriva una torta rustica, dove semplicità e dolcezza si uniscono a dare un dolce gratificante soprattutto se accompagnato da un buon bicchiere di Sangue di Giuda.
Turtâ d’sirès e pân – Torta di ciliegie e pane (Dosi per 10 persone) • Ingredienti: • Procedimento: • 1 kg ciliegie • Snocciolare le ciliege, raccoglierle in • 400 gr zucchero una bacinella ed aggiungere il brandy. • 8 uova • Lasciar macerare per circa 1 ora. • 500 gr “Micca di Stradella” rafferma • Intanto tagliare il pane a cubetti e • 1 lt latte ricoprirlo con il latte. • ½ cucchiaino di cannella • In una ciotola montare le uova con lo zucchero fino a raddoppiarne il • ½ bicchiere di Brandy o grappa volume. • 1 noce di burro • Strizzare il pane fino a renderlo in • Pan grattato q.b. poltiglia, aggiungere le ciliegie ed infine le uova montate. • Imburrare una teglia, spolverarla con il pane grattugiato e versarvi sopra il composto. • Infornare e cuocere a 170° per 40 minuti.
Turtâ dal paradìs -Torta del Paradiso Un vero “bunbon” si direbbe in dialetto stradellino, una vera bomba energetica, ovvero un energy food, che migliora le prestazioni del corpo e della mente. Si differenzia dalla famosa Torta del Paradiso pavese della pasticceria Vigoni, in quanto più alta e senza burro. Si preparava soprattutto in primavera, quando vi era una grande disponibilità di uova.
È un dolce a pasta soffice e viene servito come dessert, ma anche come dolce da prima colazione o da merenda, spolverato abbondantemente di zucchero a velo. La proponiamo in due versioni, a noi è particolarmente piaciuta la seconda. Abbiamo ottenuto una torta soffice come una nuvola, corroborante, ricostituente, che deve essere necessariamente annegata nel moscato, altrimenti “l’ingofa”, infatti è talmente asciutta che deglutendola soffoca. Anche se l’abbinamento non è indicato da un punto di vista dietetico, la proponiamo col sambaion al moscato, ottenendo così un connubio paradisiaco!
Turtâ dal paradis –Torta del Paradiso (Dosi per 10 persone) Ingredienti: Procedimento • n. 7 uova • Sbattere al lungo i tuorli con • 300 gr zucchero lo zucchero fino a renderli • 250 gr fecola di patate spumosi, unire gli altri ingredienti lavorando bene • n. 1 lievito vanigliato ma velocemente l’impasto. • Scorza grattugiata di limone • In ultimo aggiungere • Pizzico di sale delicatamente gli albumi • Zucchero a velo montati a neve ben ferma. • Infornare a 160°-170° per 40 minuti.
Calcolo del costo del menu Per ogni piatto abbiamo calcolato il food cost e il possibile prezzo di vendita, tenendo conto del costo della manodopera, delle spese generali , dell’utile e dell’IVA.
Antipasto della Badia INGREDIENTI UM QUANTITA' PREZZO EURO UM COSTO EURO latte kg 0,300 0,70 0,21 formaggio tipo svizzero kg 0,200 8,00 1,60 burro kg 0,150 7,00 1,05 uova kg 10,000 0,12 1,20 erbe amare kg 0,200 4,00 0,80 prosciutto kg 0,500 16,00 8,00 acciughe kg 0,150 18,00 2,70 capperi 0,500 5,00 2,50 Food cost 18,06 Manodopera 40% 7,22 Spese generali 20% 3,61 COSTO TOTALE 28,90 Utile 20% 5,78 PREZZO TOTALE PER 10 PERSONE 34,68 IVA 10% 3,47 38,14 PREZZO DI VENDITA A PORZIONE 3,81
Calcolo del costo totale del menu PIATTO PREZZO UNITARIO PREZZO AL PUBBLICO Antipasto della Badia 3,81 4,00 Pasta e fagioli alla stradellina 2,89 3,00 Riso con la pasta di salame di Stradella e Bonarda 2,99 3,00 Pollo alla stradellina 4,85 5,00 Torta di pane 2,43 3,00 Torta del Paradiso 1,66 2,00 Prezzo complessivo bevande escluse 18,63 20,00
Conclusioni A conclusione del nostro lavoro, possiamo affermare di avere prodotto una proposta gastronomica accattivante legata alla tradizione e alla storia locale ad un costo sostenibile. L’offerta dei nostri vini è già eccellente, manca forse una offerta ristorativa e alberghiera che valorizzi le tradizioni locali, una migliore comunicazione delle nostre potenzialità, che incuriosiscano il turista enogastronomico e lo incentivino a permanere sul territorio. Lo sviluppo di itinerari tematici, il confronto con esperti locali, le visite alle aziende vitivinicole, l’offerta di pacchetti turistici appetibili potrebbero incentivare l’economia locale. Bisogna crederci e collaborare.
Vi aspettiamo al Ristorante Santachiara per farvi gustare il nostro menu!
Puoi anche leggere