GHIDONI 1920|2020 nel centenario della morte - Comune di Ospitaletto
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V iv er e Ospitaletto NUMERO SPECIALE OTTOBRE 2020 | NUMERO 35 SUPPLEMENTO AL N. 35, OTTOBRE 2020 www.comune.ospitaletto.bs.it IL PERIODICO TRIMESTRALE DEL TUO COMUNE Seguici su: PERIODICO TRIMESTRALE facebook.com/comuneospitaletto DISTRIBUITO GRATUITAMENTE A TUTTE LE FAMIGLIE Instangram.com/comunediospitaletto STAMPATO IN 6.700 COPIE | NUMERO 35, OTTOBRE 2020 EDITORE: COMUNE DI OSPITALETTO (BS) Twitter @COspitaletto DIRETTORE EDITORIALE: FABIO GIOVANNI PERLETTI Leggici su: DIRETTORE RESPONSABILE: GIOVANNI BATTISTA SARNICO issuu.com/vivereospitaletto
VIVERE OSPITALETTO PRESENTAZIONE Domenico Ghidoni, artista. Un uomo di Ospitaletto I l nostro concittadino Domenico Ghidoni nasce a Ospitaletto nel 1857 e muore nel 1920: per questo erano state previste, nel 2020 , le celebrazioni per ricordarlo nel centenario della morte. Purtroppo la pandemia del COVID 19 ha fermato ogni progetto proprio nel momento in cui avrebbe dovuto dispiegarsi (il primo appuntamento era previsto per il 21 marzo). Tuttavia non volevamo far passare sotto silenzio il ricordo di questo ospitalettese figlio di contadini - e fino ai 17 anni contadino anch’esso - divenuto successivamente un importante scultore di fama nazionale e non solo. Per questo motivo abbiamo realizzato questa edizione speciale del Notiziario comunale nella quale si potranno trovare molte informazioni sulla sua vita, la sua arte, le sue sculture e monumenti. In questo breve saluto introduttivo vorrei però soffermarmi sulla sua figura di uomo. Domenico Ghidoni è stato per prima cosa un uomo figlio della nostra terra, un uomo che nella seconda metà dell�Ottocento lasciò Ospitaletto per andare a studiare a Milano, all�Accademia di Brera: una scelta di grande modernità, coraggio e apertura non solo sua, ma anche della sua famiglia. Trovo che quella scelta rappresenti perfettamente la natura della nostra gente: laboriosa, seria, orgogliosa, con la voglia di imparare e di affermarsi, rispettosa dei principi altrui, ma ferma nei propri. Ghidoni pagò cara la sua natura, poiché volendo raccontare la società del tempo attraverso opere dedicate ai più deboli e agli emarginati -“I Migranti” e “Le nostre Schiave” (le prostitute) - venne censurato e isolato, addirittura la scultura “Le nostre Schiave” venne distrutta. A cento anni dalla morte ricordare un nostro concittadino, un uomo, che ha fatto dell’arte la sua vita, trasformando l�arte in qualcosa che potesse avvicinare e riconoscere chi spesso dall�arte viene ignorato, non può che inorgoglirci. Ci aiuta a ricordare, infatti, che la memoria, le nostre radici, la nostra cultura lasciano e devono lasciare una traccia che ci consenta di guardare al futuro con maggiore consapevolezza e forza. Concludo con un sentito ringraziamento all’Assessore alla Cultura Chiara Raza che insieme al “Comitato promotore del Museo Domenico Ghidoni”, presieduto da Roberto Bianchi ha collaborato per elaborare le iniziative celebrative poi compromesse dal lockdown. Augurando quindi, innanzi tutto ai cittadini di Ospitaletto, una buona lettura di questa fascicolo - che sotto molti aspetti, potrebbe essere definito una “mostra a domicilio” - voglio assicurare che quando le condizioni e le disposizioni consentiranno il ritorno alla consuetudine, l’Amministrazione realizzerà senz�altro nuove iniziative pubbliche per valorizzare la figura dell’artista ospitalettese. il Sindaco Giovanni Battista Sarnico NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 1
Comune di OSPITALETTO STORIA DI UNA DONAZIONE (Particolare) Anni fa venne comunicato al Sin- daco che quest�opera era stata presentata ad un’asta benefica della San Vincenzo, il cui ricavato sarebbe stato destinato ad aiuti ai più bisognosi. Il Sindaco ne parlò al dott. Renato Gnutti (grande estimatore di ope- re d’arte moderna e contempora- nea) che si offerse di acquistarla e di farne dono al Comune, in vista anche della creazione di un mu- seo dedicato allo scultore. Riteniamo che non esista occasio- ne migliore della realizzazione di uno speciale dedicato all’Artista per rivolgere i nostri più sentiti ringraziamenti al dottor Renato Gnutti. Primi passi (Mammina), 1908, bronzo 2 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO LA STORIA DOMENICO GHIDONI E L’AMBIENTE BRESCIANO Francesco De Leonardis “Fino a vent’anni l’aveva tenuto quale aveva collaborato alla co- e intelligente riesce a distin- la cura dei campi, non sen- struzione del monumento che guere l’opera moderna da quel- za però che qualche capriccio la regina Vittoria aveva dedicato la realmente lavorata da scul- dell’arte lo vincesse (...). E nello al consorte principe Alberto. tore del Cinquecento”. Nella studio del Faitini si limitò pri- Pietro Faitini era scultore or- bottega di Pietro Faitini, da cui ma al maneggio ed al trasporto natista dotato di grande tecnica passeranno anche Luigi Con- delle pietre, poi cominciò a mo- ed abile nel riprodurre sculture tratti e successivamente Angelo dellare la creta, che lo trasse antiche di ogni stile secondo Zanelli, Ghidoni ha certamente alle manifestazioni più belle, più le richieste degli antiquari (in modo di farsi un bagaglio di co- nobili e più magnanime dello particolare di quelli inglesi, con noscenze pratiche che gli servi- spirito.” Così scrive Fabio Glis- cui manteneva stretti rapporti ranno a maturare rapidamente senti nel 1920 nel necrologio di commerciali), conosceva inoltre come scultore, una volta avviato Domenico Ghidoni, pubblicato il “mezzo di colorire con arte verso lo studio dell’arte. sui “Commentari” dell’Ateneo, segreta l’opera de lo scalpello In questi anni si iscrive però an- del quale lo scultore era socio onde paia che i secoli vi abbian che ai corsi serali della Scuola fin dal 1901. deposto la patina antica. E la di Disegno annessa alla Pinaco- La vocazione artistica di Ghidoni imitazione raggiunge sovente teca comunale Tosio, che a par- si manifesta -ne parlano con- tal grado di perfezione che sol tire dal 1887 verrà, per delibera cordi tutti i suoi primi biogra- l’occhio di un tecnico esercitato del Consiglio comunale, intito- fi- ancora ad Ospitaletto nella prima giovinezza, quando, im- pegnato nel lavoro dei campi insieme al padre ed ai fratelli, Domenico si diverte ad inta- gliare nel legno piccoli oggetti che riempie di ornamenti fitti e di decorazioni simboliche, ese- guiti con estro fantastico e abi- lità manuale, un’abilità che lo spinge a lasciare la famiglia ed a recarsi a Brescia per seguire la sua vocazione. Ma intanto deve cercare lavoro e lo trova nella bottega che Pietro Faitini ha aperto a Brescia intorno al 1877, dopo essere ritornato in patria al termine di un lungo Domenico Ghidoni (l’ottavo da sinistra) in un laboratorio di scultura; è possibile soggiorno londinese durante il che si tratti della bottega di Pietro Faitini NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 3
Comune di OSPITALETTO lata al Moretto; e come Scuola “Moretto” è rimasta nella me- moria storica della città. A Bre- scia non esisteva un’accademia. L’istruzione in campo artistico era impartita da quest’istituzio- ne, nata per iniziativa del pittore Gabriele Rottini come scuola privata di disegno rivolta in par- ticolare ai fanciulli poveri; nel 1841 l’Amministrazione austria- ca aveva concesso la necessa- ria autorizzazione e la scuola aveva funzionato con la deno- minazione di Istituto Rottini fino al 1851, quando un gruppo di padri di alunni ne aveva chiesto la pubblicizzazione, perché con i soli mezzi privati non riusciva a sussistere: nel novembre di quell’anno l’Istituto Rottini era Domenico Ghidoni con il cane Paris in un travestimento leonino divenuto Scuola di Arte e Pittu- ra comunale e la sede era stata superiore), Luigi Arcioni (Archi- to presidente ed aveva rivolto fissata in un locale dell’ex con- tettura), Luigi Campini (Figura) tutto il suo impegno a rinno- vento di Santa Maria di Pace in e Virgilio Bianchi (assistente Or- vare metodi, attività didattica e via Tosio. Nel 1865, dopo l’unifi- nato). Alla Scuola Ghidoni entra finalità di quest’istituzione, al- cazione nazionale, all’indirizzo in contatto per la prima volta la quale rimase legato fino al propriamente artistico di pre- con l’architetto Antonio Taglia- 1908, quando dovette ritirarsi parazione alle scuole superiori ferri, ed è un incontro decisivo. per l’età e per l’aggravarsi delle di Belle Arti si era affiancato un Tagliaferri, che era nato nel sue condizioni di salute. corso di disegno applicato alle 1835, si era inizialmente avviato Nella seconda metà degli anni arti meccaniche ed ai mestieri alla pittura frequentando lo stu- Settanta Antonio Tagliaferri è e da quel momento nell’attività dio di Giovanni Renica, a Monti- ancora all’inizio di una carriera didattica si era verificata una rone, e dal 1856 si era trasferito che sarà piena di incarichi e di svolta verso l’indirizzo tecno- a Milano per iscriversi ai corsi soddisfazioni. I primi progetti logico, che diverrà in seguito di architettura dell’Accademia importanti riguardano la siste- preponderante. di Belle Arti di Brera. Nel 1859 mazione della facciata del Te- Nel periodo in cui Ghidoni fre- aveva ottenuto il titolo di pro- atro Grande (1867-68, non ese- quenta i corsi il Consiglio diret- fessore di architettura ed era guita), l’ampliamento di Palazzo tivo della scuola è presieduto ritornato a Brescia, dove aveva Loggia (1873, non eseguito), il dall’architetto Antonio Taglia- subito messo, gratuitamente, la rifacimento del Santuario della ferri e composto da Stefano sua competenza a disposizione, Madonna delle Grazie (1875). Fenaroli, Pietro Da Ponte, Lu- della Scuola comunale di Di- Questo fervore di iniziative, a cui igi Cicogna e Giovanni Renica, segno; nel 1865 era entrato a l’architetto porta una forte spin- mentre nel corpo insegnante fi- far parte del Consiglio direttivo ta innovativa sul piano dello sti- gurano Luigi Trebeschi (Ornato della scuola, ne era stato elet- le attraverso il recupero ecletti- 4 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO co di forme neomedievali e ne- potuto respirare un’aria diversa nenti del tardo romanticismo orinascimentali che vengono a e più aggiornata rispetto alla sentimentale e di un attardato sostituire le stanche ridondanze realtà bresciana, che, per quan- purismo formale. In ambito lo- del Secondo Impero, si inseri- to riguarda la scultura, si trova- cale non si era ancora formata sce in un momento di profondo va in una situazione di stallo e di la nuova generazione di scultori cambiamento della realtà bre- stanca attesa. (quella di Ghidoni, di France- sciana, che viene generalmente Gli anni Settanta si erano chiusi sco Gusmeri, di Emilio Mago- indicato come età zanardellia- a Brescia con la scomparsa di ni), tanto che le più importanti na. Dopo il compimento dell’u- Giambattista Lombardi (1822- committenze pubbliche e priva- nità nazionale, infatti, a Brescia 1880) e di Giovita Lombardi te dovevano rivolgersi ad arti- si registra una forte crescita (1835-1879), che erano stati sti “forestieri”: il Monumento ai delle attività imprenditoriali e -soprattutto il primo, vissuto Caduti per la Patria, inaugurato mercantili; la borghesia postri- per diversi anni a Roma- espo- al Cimitero Vantiniano nel 1879 sorgimentale esprime una clas- se politica che, sotto la guida autorevole di Zanardelli, inten- de dare una immagine forte di sé che si rispecchi nella città, nei suoi edifici, nei monumenti, nei grandi cicli pittorici che van- no a decorare banche, palazzi pubblici, chiese... Tagliaferri è l’architetto che meglio risponde a questa esigenza sia sul piano stilistico con il recupero sto- ricistico di un’architettura che rimanda all’Italia dei Comuni e del Rinascimento, sia sul piano costruttivo con la capacità di soddisfare le richieste e i tempi dell’edilizia moderna. Quando arriva a Brescia il gio- vane Ghidoni non è certo in grado di percepire questo cam- biamento, urgono per lui le esi- genze “primarie” di lavorare e mantenersi dopo che si è stac- cato dalla famiglia. È però Anto- nio Tagliaferri a capire le qualità di questo suo allievo ed a spin- gerlo a fare il grande passo, a lasciare la bottega di Faitini ed a trasferirsi a Milano per fre- quentare i corsi dell’Accademia di Brera, dove, a contatto con l’ambiente milanese, avrebbe Antonio Tagliaferri NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 5
Comune di OSPITALETTO dopo il concorso del 1877, era “Arte in famiglia” e, ancora, nel stato eseguito da Luigi Paga- vecchio Ateneo; le persone che ni, bergamasco di nascita ma si ritrovavano nelle diverse isti- attivo in ambiente milanese; il tuzioni erano sempre le stesse e piemontese Odoardo Tabacchi, si stabiliva così una realtà, mol- a cui si deve nel 1882 il Mo- to omogenea per finalità d’in- numento ad Arnaldo, realizza, tenti e per visione dei problemi, facendo conoscere la novità di attraverso la quale passavano uno stile profondamente im- l’organizzazione delle mostre, prontato al realismo, i due mo- la distribuzione delle pubbliche numenti funebri del Vantiniano committenze, la gestione dei della famiglia Cuzzetti-Bonardi concorsi. (1876) e della famiglia Sedabo- Ghidoni che, dopo gli studi a ni-Cavadini (1877); il Monumen- Brera, avrebbe aperto lo stu- to a Giuseppe Garibaldi (1883) dio a Milano senza più ritorna- ad Iseo viene affidato al verone- re stabilmente a Brescia, non se Pietro Bordini. taglia i ponti con la sua città Diversa la situazione della pit- e mantiene sempre uno stret- La prima immagine ufficiale dell’arti- tura. La volontà di elaborare sta pubblicata nel 1891 to legame con Tagliaferri, con un linguaggio nuovo, molto vivo Carlo Manziana, con Gaetano nella generazione degli artisti rappresentanti del gentil ses- Fornasini, con Francesco Ro- pronti a recepire gli stimoli sca- so), ma l’iscrizione era aper- vetta, ma anche con l’Ateneo. Su pigliati dell’ambiente milanese, ta anche ai semplici amatori questa rete di rapporti si svilup- si accompagnava all’esigenza dell’arte purché versassero la pa la sua carriera nell’ambiente di rinnovare anche il sistema quota di adesione annuale. La bresciano. Su tutti, è però An- dell’arte in città che, per tut- Società voleva essere molto in- tonio Tagliaferri ad assumere to l’Ottocento, aveva fatto capo formale, nello statuto le regole un ruolo paterno ed a seguire all’Ateneo ed alle sue annuali erano ridotte al minimo, le ca- il giovane nei suoi primi passi, mostre dei soci. Serviva, nella riche avevano funzione di rap- ad aiutarlo concretamente nel- mutata situazione sociale in cui presentanza all’esterno e non le difficoltà, ad indirizzarlo e si trovava ad operare l’artista, di autorità sui soci. Il Municipio a procurargli lavoro, ogni volta uno strumento più libero e dut- aveva accordato un sostegno che è possibile, nei suoi progetti tile, meno ufficiale dell’ambien- all’associazione concedendole edilizi. te accademico che si riconosce- una sede, prima nella caserma Anche il trasferimento a Brera va nell’Ateneo. Nasce allora, dei Pompieri in via del Portone non avviene senza la vigile at- nel novembre 1876, la Società (ora via Felice Cavallotti) poi tenzione di Tagliaferri. È signi- “Arte in famiglia”, che già nel in palazzo Bonoris; in cambio, ficativa in proposito una lettera nome si richiama alla milanese “Arte in famiglia” offriva la sua che lo scultore Emilio Bisi in- “Famiglia Artistica”. Carlo Man- collaborazione alla Scuola co- dirizza da Milano all’architetto ziana, Gaetano Fornasini, Cesa- munale di Disegno consentendo il 31 agosto 1880. Bisi, che era re Bertolotti, Francesco Rovetta agli allievi migliori di frequen- figlio di Luigi Bisi presidente ne sono i promotori. L’adesione tarne l’attività. dell’Accademia di Belle Arti di al gruppo è molto libera: po- Gli artisti bresciani venivano Brera, scrive: “Non so se ella tevano farne parte tanto i pro- così ad avere i propri punti di abbia ancora visto Ghidoni, e fessionisti quanto i dilettanti (e riferimento nella Scuola comu- saputo da lui come è andato nel tra questi erano anche alcune nale di Disegno, nella Società concorso del gesso. Quantun- 6 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO que l’esito non sia stato favore- vole torna però a tutta lode del Ghidoni l’essere stato ammesso al concorso dopo solo due me- si ch’era entrato all’Accademia (...). Nel mio studio ha eseguito vari saggi di plastica che tor- nano a sua lode, e che così a Brescia potrebbero fargli onore. Io credo che lei farebbe ottima cosa nel potergli ottenere qual- che sussidio per l’anno venturo, e son certo che Ghidoni dareb- be frutti se non brillantissimi certo più serii e sicuri di ogni altro (...). Anche per quello che riguarda la prospettiva, mio pa- dre ne è abbastanza soddisfat- to, non esigendosi troppo prin- cipalmente da uno scultore. Per l’anno venturo, trovandomi in uno studio più ampio, il Ghidoni potrà accingersi a qualche più serio lavoro. Insomma io glie lo raccomando come lei l’aveva raccomandato a me, avendolo in quest’anno valutato comple- tamente”. Dalla lettera si ricava che le qualità di Ghidoni sono emerse subito anche a Milano, che il Pagine da uno dei taccuini dell’artista; collezione privata giovane è apprezzato dai pro- fessori, ma che le sue condizio- nista di opere d’arte che aveva insieme a Francesco Gusmeri, ni economiche sono abbastanza raccolto in una villa costruita Faustino Pezzoli, Angelo Colo- precarie, tanto che gli servireb- per lui da Rodolfo Vantini, po- sio, Pietro Calzavacca e Luigi be un sussidio per potersi appli- co oltre Porta San Nazaro a Lombardi, che risulta vincito- care all’arte con la tranquillità Brescia; alla sua morte aveva re; in quello stesso anno, in necessaria. Una tranquillità che disposto che tutti i suoi beni, la occasione dell’inaugurazione potrebbe venirgli da una vittoria villa e le collezioni andassero al del Monumento ad Arnaldo da al concorso per la pensione del Comune e che, a suo nome, fos- Brescia di Odoardo Tabacchi, Legato Brozzoni, che assegnava se istituita appunto una pensio- presenta per la prima volta sue un sussidio biennale agli artisti ne, della quale hanno usufruito, opere a Brescia nell’ambito bresciani meritevoli che voles- per parecchi decenni, tutti gli della “Esposizione di belle arti sero approfondire i propri studi. artisti bresciani. e industrie affini”, organizzata Camillo Brozzoni (1802-1863) Ghidoni concorre una prima in palazzo Bargnani dall’Asso- era stato un grande collezio- volta nel 1882, senza successo, ciazione “Arte in famiglia”. Al NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 7
Comune di OSPITALETTO Monumento a Tito Speri, 1888, marmo di Botticino, Brescia, piazza Tito Speri 8 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO concorso si ripresenta nel 1884, presenza di Antonio Tagliaferri, moli, Costantino Quaranta, An- ancora senza successo, in gara che è incaricato dal Comune di tonio Salvetti, Giovanni Savoldi, con Pietro Calzavacca, France- sistemare la piazza dove l’opera Bartolomeo Schermini, Arnaldo sco Gusmeri e Faustino Pezzoli. deve essere collocata e sugge- Soldini, Giuseppe Soncini, Gio- Intanto però, e dobbiamo pen- risce idee per il basamento-, vanni Tebaldini, Agostino Za- sare che ci sia sempre la regia Ghidoni figura tra i promoto- nelli, Camillo Zuccoli. Musicisti, discreta di Tagliaferri, decide ri del “Circolo Artistico”, una pittori, scultori, poeti. L’associa- di partecipare ai primi concorsi nuova associazione che si pre- zione non ha tuttavia la capacità pubblici: nel 1883 manda un senta alla città con un articolo di realizzare compiutamente il bozzetto ad Urbino per il con- pubblicato su “La Provincia di suo progetto e, dopo alcuni con- corso per il Monumento a Raf- Brescia”. certi ed esposizioni organizza- faello, che era stato promosso Dopo aver analizzato la situa- te autonomamente, finisce per dall’Accademia “Raffaello San- zione presente, che appare gra- stabilire una collaborazione con zio” di cui Tagliaferri era so- vata da un deplorevole torpore, “Arte in famiglia”. cio: l’opera viene apprezzata, perché mancano “le condizioni Nell’estate dello stesso anno ma l’esecuzione viene affidata a necessarie a produrre l’am- Ghidoni vince finalmente la pen- Luigi Belli, che gode di maggior biente in cui possano sviluppar- fama. Nel 1884 si offre di ese- si queste artistiche attività” in guire il Monumento a Tito Speri un clima “troppo positivo e bor- a Brescia, la cui realizzazione ghese”, i soci affermano il pro- era stata promossa, attraver- posito di voler accogliere cultori so una pubblica sottoscrizione, e amatori di ogni forma d’arte dalla Società Reduci delle Pa- per dar vita, senza alcun lega- trie Battaglie e Sezione Armata me con la politica, ad un vero Nazionale, che voleva ricordare e proprio laboratorio culturale l’eroe delle Dieci Giornate con in cui sia possibile fare musica, una lapide. Quando ci si accorge recitare poesie, disegnare, leg- però che il denaro affluisce in gere riviste e libri d’arte, espor- maniera superiore al previsto re in maniera permanente le e che sarebbe stato possibile proprie opere, e manifestano realizzare qualcosa di più im- l’intento di volersi impegnare pegnativo, Ghidoni propone di nella costruzione di un pubbli- eseguire una statua accettando co, che ha bisogno di essere un compenso di lire 4.000, a guidato alla scoperta del nuovo. semplice copertura delle spe- Il nome di Ghidoni figura accan- se. L’offerta viene dal carattere to a quelli di Battista Barbieri, di Ghidoni, uomo estremamen- Carlo Baresani, Emilio Berto- te generoso, ma si rivela poi loni, Eugenio Bertoloni, Cesa- molto utile perché lo scultore re Bertolotti, Angelo Canossi, ha modo di farsi conoscere e Paolo Chimeri, Vittorio Duina, apprezzare e di acquistare una Guglielmo Forbek, Gaetano pubblica “benemerenza”. Franchi, Arnaldo Ghio, France- Nell’aprile 1887, quando la rea- sco Gusmeri, Luigi Lombardi, lizzazione del monumento pro- Enrico Madoni, Giuseppe Nervi, Venditore d’acqua (Un portatore d’acqua o Fellah o L’acquaiolo), 1884, bronzo cede speditamente -è impor- Girolamo Orefici, Francesco Pa- Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia tante anche qui registrare la sini, Luigi Pezzoli, Giovanni Pre- (G.A.M., inv. n.16) NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 9
Comune di OSPITALETTO sione del Legato Brozzoni. Con mune. Il verdetto è favorevole figure femminili a tutto tondo, lui concorrono lo scultore Fran- all’elaborato di Ghidoni. Subito che raffigura Cristo tra i fan- cesco Gusmeri, i pittori Arnaldo un’altra soddisfazione gli viene ciulli. Soldini, Pietro Calzavacca, Gio- dall’acquisto da parte del Co- L’inaugurazione del monumen- vanni Vender, l’architetto Giu- mune del bronzo Un portatore to a Tito Speri, pronto nel 1888, seppe Faini e l’ornatista Giovan d’acqua, che era stato presen- viene a coronare un momento Maria Berti. La prova si svolge il tato all’esposizione del “Circolo felice per Ghidoni, che racco- 5 agosto nei locali della Pinaco- Artistico”. glie apprezzamenti e finisce per teca in palazzo Martinengo alla In questo stesso periodo è im- essere considerato il giovane presenza del Consiglio direttivo, pegnato in quella che resterà artista capace di portare anche che è formato da Antonio Ta- l’unica commissione venutagli a Brescia il verbo innovativo gliaferri, Pietro Da Ponte, Pietro da Ospitaletto, suo paese nata- appreso a Milano. Arrivano inol- Morelli, Luigi Cicogna e Giusep- le. Nel 1886 infatti un incendio tre per lui significative com- pe Ariassi, direttore della Pina- aveva distrutto nella parroc- missioni: nel 1889 il “Circolo coteca; per i pittori e gli scultori chiale l’altare ligneo del Santo Artistico” vuole una lapide com- viene estratto il tema “Gli emi- Rosario; al momento della ri- memorativa del musicista Co- granti”; a giudicare i lavori è costruzione, che non è esatta- stantino Quaranta (1813-1887) una commissione composta da mente precisabile perché l’ar- da collocare a fianco del por- Cesare Tallone, Ernesto Baz- chivio è in fase di riordino e non tale del Duomo Vecchio e se ne zaro, Giuseppe Locati, Battista è stato possibile rintracciare la fanno promotori i pittori Carlo Barbieri, Francesco Rovetta e relativa documentazione, Ghi- Manziana, Francesco Rovetta e dagli ingegneri Luigi Marelli e doni fu contattato per esegui- Battista Barbieri; l’Ateneo nello Ciro Barbieri, nominati dal Co- re la lunetta, affiancata da due stesso anno gli chiede un bu- Gesù tra i fanciulli, 1887 circa, scagliola, Ospitaletto, chiesa parrocchiale di San Giacomo, altare del Santo Rosario 10 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO sto di Giuseppe Gallia; Antonio di Ghidoni lo spingono a pre- Tagliaferri, nel 1890, paga di sentare un bozzetto per inizia- tasca sua i due grandi Leoni di tiva autonoma dell’artista che marmo che intende collocare intende offrirsi in libertà, come sui pilastri che reggono i can- era avvenuto per il monumen- celli della ristrutturata Porta to a Tito Speri. Nel 1893 dun- San Nazaro. que arriva all’Ateneo (in quel Nel 1891, infine, sempre l’archi- momento il presidente è l’o- tetto fa da tramite tra Ghidoni e norevole Giuseppe Zanardelli) il conte Gaetano Bonoris per il un bozzetto, alquanto innova- quale sta lavorando al progetto tivo per l’ambiente bresciano, di trasformazione del castel- che ha un carattere allegorico lo di Montichiari, procurando e si ispira al monumento mi- la commissione di un gruppo lanese alle Cinque Giornate di marmoreo da collocare sulla Giuseppe Grandi, non ancora tomba di famiglia al Cimitero Ninì Manziana Tagliaferri al pianoforte inaugurato ma già noto a Mi- Vantiniano. lano. All’Ateneo, o perlomeno È probabile che in questi anni per il monumento al Moretto. alla parte più “conservatrice” Ghidoni abbia conosciuto Ninì L’idea dell’omaggio al pittore dei suoi soci, quest’offerta non Manziana, la bella e colta figlia bresciano parte ancora una vol- piace e viene indetto regolare del pittore Carlo Manziana; tra ta dall’Ateneo, che disponeva concorso nazionale con una se- i due c’è una profonda distan- per questo tipo di iniziative dei rie di clausole che vanno contro za sociale, ma Domenico resta cospicui fondi del Legato Gi- l’idea presente nel bozzetto di senza dubbio affascinato dalla gola. Prima ancora che fosse Ghidoni e chiedono una rea- giovane, le chiede di posare per bandito un concorso, gli amici lizzazione più tradizionale con una lunga serie di ritratti e la idealizza in un tipo femminile che ritornerà spesso in tante figure di donna presenti nelle sue opere. La loro sarà un’ami- cizia duratura che andrà oltre il matrimonio di Ninì con Giovanni Tagliaferri, nipote di Antonio, avvenuto nel 1895. Pieno di meriti e gloria dopo il successo ottenuto con il grup- po Emigranti all’Esposizione di Brera, Ghidoni continua, negli anni Novanta, a fare la spola tra Milano e Brescia. In città il suo fidato gruppo di amici continua a sostenerlo con forza e a cer- care di imporre il suo nome nel- le commissioni più importanti. Emblematica, a questo propo- sito, la vicenda del concorso Giovanni Tagliaferri e Ninì Manziana a Vilminore davanti alla tomba del cane Jack NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 11
Comune di OSPITALETTO Emigranti, 1891, bronzo (fusione del 1921) Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia (G.A.M., inv. n. 45) la presenza di una statua con di un incidente che ha rapporti mandò uno di forma simbolica l’immagine dell’artista. Subito colla Presidenza dell’Ateneo, -consistente in un obelisco dal si levano diverse proteste da chiedendole in pari tempo ciò quale si stacca sulla fronte la parte di Vittore Grubicy, della che ne pensi, e il modo con figura che deve rappresentare “Famiglia Artistica” milanese, cui Ella crede che dobbiamo la pittura sacra; e sui fianchi un di “Arte in famiglia”, che, com- condurci in proposito. Fino da altro che rappresenta la pittura patta, deplora il concorso con quando l’Ateneo pensò ad eri- profana ed un genio- e allora una lettera al presidente dell’A- gere un monumento al Moretto, pretesero che questo bozzet- teneo sottoscritta da tutti gli alcuni amici dello scultore Ghi- to fosse dall’Ateneo prescelto artisti bresciani. doni (l’autore del monumento senz’altro, e perché saggio di Nell’Archivio storico dell’Ate- a Speri, dell’erma a Gallia, dei un autore concittadino e perché neo è conservata, a proposito due leoni a porta stazione, e di meglio corrisponde, secondo di questa polemica, la minuta un recente monumento funera- essi, al concetto d’onorarsi il di una lettera (non datata e non rio al Cimitero) immaginarono grande pittore di cui, dicono, firmata ma riferibile al vice pre- che si dovesse a lui, come bre- non si sa il ritratto conservato; sidente professor Teodoro Per- sciano, affidare l’opera divisata il che da indagini fatte in questi tusati) indirizzata al presidente, senza porre concorso tra gli giorni dal cav. Pietro Morelli in cui si chiede un suo autore- altri scultori italiani. Essi, a tale risulterebbe inesatto. Quando vole intervento: “Illustre Presi- scopo, lo eccitarono a presenta- poi avvenne che la Presidenza dente, mi affretto a darle notizia re un bozzetto, ed egli in fatti ne dell’Ateneo in unione al Consi- 12 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO glio d’amministrazione decise all’unanimità di aprire un con- corso italiano, e nel programma del concorso appose l’obbligo della statua non sembrando né a lei, come Presidente, né a noi tutti il bozzetto suaccenna- to simbolico adatto allo scopo, perché troppo arduo a spiegarsi al popolo, gli amici del Ghidoni si agitarono e raccolsero ade- sioni di altri dilettanti di bel- le arti, mandarono all’Ateneo la seguente protesta”. L’autore prosegue chiedendo un auto- revole intervento dell’onore- vole Zanardelli, per troncare ogni pettegolezzo. Il presidente dell’Ateneo agisce però con ac- cortezza e prudenza. Il concor- so fa il suo iter e Ghidoni pre- senta un secondo bozzetto, che viene esposto insieme a quelli degli altri 33 concorrenti nel dicembre 1893 alla Crociera di San Luca. La stampa cittadina dà un buon risalto all’esposizio- ne, il cronista di “La Provincia di Brescia” indica anche i bozzet- ti su cui si sofferma maggior- mente l’attenzione dei visitatori, contrassegnati dalle scritte Ar- naldo, Ars, Ebbe fama..., Fidei, Arte, Brescia Gloriosa, Veritas, Brixia Fidelis, Il Moretto e la Vergine e considera invece i ri- manenti, compreso Ideale che è di Ghidoni, “deficienti nel com- plesso così da non meritare di essere accolti per la considera- zione della scelta”. Diverso parere manifesta in- vece la giuria, che è formata dall’onorevole Giuseppe Zanar- delli, dagli scultori Ettore Fer- Monumento a Alessandro Bonvicino detto Il Moretto, particolare, 1898, bronzo rari e Gaetano Villa, dall’archi- Brescia, piazza Moretto NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 13
Comune di OSPITALETTO tetto Gaetano Moretti, delegato 26 agosto, al contratto. Nel frat- Ghidoni, al quale l’ambiente in- dall’Accademia di Brera (assen- tempo però era scoppiato il caso tellettuale e politico bresciano te Odoardo Tabacchi, trattenuto di Le nostre schiave e non è im- riconosce un merito che non ha a Torino da un attacco di gotta) probabile che proprio la reazio- nessun altro scultore locale: è e che assegna il primo premio ne all’esclusione dell’opera di stato Ghidoni che dal suo sog- di lire 1000 proprio all’Ideale Ghidoni dalla mostra milanese, giorno milanese ha importato di Ghidoni. Ma le “resistenze” inaugurata ai primi di maggio a Brescia i nuovi indirizzi della all’interno dell’Ateneo nei con- del 1894, di cui si era fatta inter- scultura milanese per soddi- fronti dello scultore sono an- prete tutta la stampa bresciana, sfare la voglia di cambiamento cora molte, tanto che non gli si abbia suscitato nell’opinione e modernità che attraversava assegna l’incarico di realizzare pubblica bresciana un moto di tutta l’età zanardelliana. l’opera e si ventila l’ipotesi di “simpatia” nei confronti del no- Il monumento al Moretto è indire un nuovo concorso limi- stro che consente di superare pronto e inaugurato nel 1898 tato agli autori dei primi sette le resistenze dei suoi avversari ed è proprio in questi anni che bozzetti selezionati. La questio- dentro l’Ateneo, in particolare si registrano commissioni nu- ne si trascina per alcuni mesi; del vice presidente, il professor merose e significative. Nel 1897 è soprattutto il basamento che Teodoro Pertusati. Pietro Da Ponte, studioso di sto- non convince e interviene an- Se l’esecuzione del monumento ria e di arte bresciane, che ap- cora Antonio Tagliaferri a fare a Tito Speri era stato l’accorto partiene ad una delle famiglia da mediatore tra l’artista e i omaggio di un giovane artista più in vista della città ed è so- committenti, suggerendo al- che voleva farsi conoscere dalla cio dell’Ateneo dal 1868, mem- cune modifiche, che vengono sua città, la commissione per il bro del Consiglio direttivo della accolte e che consentono il via monumento al Moretto rappre- Scuola comunale di Disegno libera, dopo la deliberazione del senta l’affermazione ufficiale di “Moretto”, vice presidente della Le nostre schiave, da una stampa fotografica di Achille Ferrario, 1894, Milano, Civico Archivio Fotografico 14 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO Le nostre schiave, frammento, 1894, gesso patinato, Ospitaletto, collezione Franca Stefanini Commissione amministratrice na la tomba della sua famiglia. pittura. Ha partecipato a diver- della Biblioteca Queriniana, re- Pietro Morelli (Pralboino 1841- se esposizioni di “Arte in fami- gio ispettore degli scavi e dei 1923) è stato volontario garibal- glia” e del “Circolo Artistico” monumenti, chiede a Ghidoni dino nel 1866, ha studiato legge con quadri di genere e di sog- di eseguire la tomba della sua ed esercitato l’avvocatura, ma getto patriottico e ritratti. Nel famiglia al Cimitero Vantiniano. ha dedicato il suo tempo anche 1885 è entrato a far parte del Nel 1898 è invece l’avvocato An- agli interessi artistici che, fin Consiglio amministrativo della tonio Pietro Morelli a commis- da giovane, lo hanno spinto a Scuola comunale di Disegno, sionare la Donna velata che or- coltivare con buoni risultati la divenendone successivamente NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 15
Comune di OSPITALETTO il primo direttore, e proprio co- Nel 1899, per il tramite dei pit- occasione delle celebrazioni per me membro del consiglio del- tori Carlo Manziana e France- il centenario dell’Ateneo, per la Scuola gli era toccato nel sco Rovetta, arriva a Ghidoni la l’erezione di un monumento al 1887 di prestare assistenza alla richiesta di eseguire le statue matematico Nicolò Tartaglia; e prova del concorso per il Le- per la parrocchiale di Gussago; nel 1904, quando dopo la morte gato Brozzoni, a cui concorre- intorno al 1900 l’avvocato Gae- di Giuseppe Zanardelli si decide va Ghidoni. In quell’occasione, tano Fornasini, pittore mancato di costruire subito un monu- come è noto, era stato proposto per l’opposizione della famiglia mento allo statista bresciano, il tema degli “Emigranti”, che alla sua vocazione artistica, ma il nome di Ghidoni è inserito tra doveva essere particolarmente socio fondatore di “Arte in fami- i sei artisti invitati a presenta- caro al Morelli visto che com- glia” oltre che studioso e appas- re dei bozzetti. Nella rosa dei pare anche in un suo dipinto di sionato bibliofilo, gli chiede di selezionati gli artisti bresciani quegli stessi anni, poi donato ai ricavare dal gruppo di Le nostre sono rappresentati solo da Luigi Civici Musei d’Arte e Storia di schiave il busto in marmo del- Contratti e da Ghidoni, segno Brescia. Consigliere comunale la figura femminile centrale. E, anche questo della stima e della zanardelliano dal 1899 al 1904, ancora, sono da ricordare nel considerazione in cui lo si tiene l’avvocato era socio dell’Ateneo 1901 i monumenti Richiedei e nella sua città. dal 1893 ed aveva fornito con i Feltrinelli, la tomba di famiglia In seguito le commissioni a Bre- suoi studi sul Moretto le notizie Ettori e il busto di Verdi al Teatro scia, almeno a livello pubblico, storiche che dovevano servire, Grande; nel 1903 la lapide di Ce- si fanno più rade, ma amici e anche a norma del bando, agli sare Correnti. Ghidoni partecipa collezionisti privati continuano aspiranti al concorso per l’ere- anche, senza fortuna, al concor- ad acquistare piccoli bronzi e zione del monumento al pittore. so che viene indetto nel 1902, in marmi che caratterizzano la Sulla buona vita, gesso, 80x60x23,5, 1894, ubicazione sconosciuta, già Torino collezione De Amicis 16 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO Busto di Ninì Manziana Tagliaferri, 1899, bronzo, Brescia, collezione avvocato Francesco Capretti NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 17
Comune di OSPITALETTO sua ultima stagione artistica. lievo che Ninì terrà poi sempre funebre ed una serie di busti e Resta saldissimo il legame con appeso nella sua camera. Non statuette che vanno alla fami- i Tagliaferri, con Ninì e Giovanni, si allenta neppure il rapporto glia, all’Ateneo, al Cimitero Van- ai quali l’artista è vicino nei mo- con il vecchio Antonio, che fino tiniano. Un busto viene regalato menti di gioia e di dolore: alla all’ultimo suo lavoro -l’altare nel 1915 alla Scuola comunale nascita nel 1898 di Carlo, il pri- maggiore della parrocchiale di di Disegno “Moretto” dallo stes- mo figlio maschio, lo scultore Montichiari (1909)- vuole che so Ghidoni, che nell’occasione dona loro un ritratto del bimbo sia Ghidoni ad eseguire le sta- scrive: “memore della Scuola entro una conchiglia e, quando tue e i bronzi decorativi. Dopo la nella quale ho avuto le prime nel 1907 muore la piccola Te- morte del suo maestro e amico, ed indimenticabili norme per resa, utilizzando una fotografia che lo aveva “scoperto” e gui- l’Arte alla quale mi sono dedi- che il padre aveva scattato alla dato nel corso della carriera, cato, offro alla stessa il busto bambina, esegue un intenso ri- lo scultore esegue la maschera da me eseguito con figliale ri- conoscenza del benemerito ed illustre architetto cav. Antonio Tagliaferri che fu della Scuola Moretto anima e vita”. Si sbaglierebbe però a pensa- re a Ghidoni come ad un arti- sta che sparisce dalla scena bresciana, viene superato dai tempi e ricompare, come da un esilio, negli estremi momenti in cui la malattia lo colpisce. I legami con la città non si sono mai allentati. Lo studio di Mila- no è stato sempre frequentato dai giovani artisti bresciani che seguono i corsi di Brera, da Claudio Botta e Timo Bortolotti tra gli altri. Della stima che ha circondato il suo nome sono infine testimonianza anche i so- netti che il poeta Angelo Canos- si inserisce, a due riprese, in La passeggiata di Maccheronica Gambara nella Melodia e la im- mediata decisione della città, subito dopo la morte dello scul- tore, di commemorarlo con un monumento, con una delibera dell’Amministrazione comunale che non era mai stata presa (e non lo sarà nemmeno in se- Ritratto di Teresa Tagliaferri, 1907 circa, stiacciato e bassorilievo in gesso, guito) per nessun altro artista Brescia, collezione privata bresciano. 18 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO LA CRITICA DOMENICO GHIDONI Giovanna Ginex La formazione d’ambito milanese italiane e storia generale e patria, Anatomia. Domenico Ghidoni esordisce sulla scena artistica A questo anno di corso fa riferimento una lettera nazionale presentandosi alla Esposizione di Belle dello scultore Emilio Bisi indirizzata da Milano Arti dell’Accademia di Brera nel 1883. Ha ventisei all’architetto Antonio Tagliaferri che da Brescia anni e da almeno quattro ha lasciato Ospitaletto seguiva fattivamente, con affetto e competenza, i e Brescia per trasferirsi stabilmente a Milano, passi del giovane amico. Emilio Bisi, di sette anni città dove salvo brevi parentesi risiederà fino alla più anziano del nostro scultore (era nato a Milano morte. nel 1850), era per nascita molto bene introdotto Le ricerche ora condotte per la prima volta nell’ambiente artistico, non solo milanese. Fi- presso l’Archivio dell’Accademia di Belle Arti di glio del pittore e architetto Luigi Bisi, all’epoca Brera hanno finalmente permesso di ricostruire docente e presidente dell’Accademia di Brera, con precisione il corso di studi milanese dello poteva già vantare prestigiose commissioni per scultore, che arriva al suo primo appuntamento la Veneranda Fabbrica del Duomo e in ambito espositivo braidense con una non trascurabile cimiteriale (il padre Luigi era anche direttore esperienza, una già consolidata perizia tecnica, della commissione artistica che vigilava sulle un buon curriculum e, come vedremo, anche con opere funerarie da accogliere al Monumentale qualche autorevole relazione in città. di Milano). Nella lettera Bisi informa Tagliaferri Dal registro delle scuole (“Rubrica Allievi”) risul- dell’ammissione di Ghidoni al concorso annuale ta che Ghidoni nell’anno accademico 1879-1880 braidense “dopo solo due mesi ch’era entrato abbia frequentato i corsi di Ornato tenuti da all’Accademia”: un ottimo risultato, sottolinea lo Lorenzo Vela, fratello di Vincenzo, Prospettiva scultore, anche se non coronato dall’assegnazio- e Disegno di figura. Nello stesso anno stringe ne del premio, pur proposta dall’influente Raffae- amicizie durature con alcuni compagni, tra cui il le Casnedi. “Nel mio studio ha eseguito vari saggi pittore Emilio Longoni che era alla fine dei suoi di plastica che tornano a sua lode, e che costì a studi. A Brera studiano in quegli anni gran parte degli artisti d’area lombarda che porteranno a termine nella maturità la rivoluzione pittorica e plastica naturalista di tradizione scapigliata; è un I curatori ambiente culturalmente vivacissimo nel quale si di questa pubblicazione è già avviato il primo cambio generazionale tra gli Francesco De Leonardis, giornalista e critico d’arte bresciano ha all’attivo svariate pubblicazioni insegnanti, tra cui spiccano per l’influenza avuta e la curatela di numerose esposizioni. sugli allievi Giuseppe Bertini e Raffaele Casnedi Giovanna Ginex è una storica dell�Arte e curatrice per i corsi di Figura e Pittura, Francesco Barza- indipendente di mostre ed eventi artistici. È specializzata in aspetti differenti dell�arte del ghi per la Scultura. XIX e XX secolo, dalla pittura alla scultura, dalla Nell’anno accademico 1880-1881 Ghidoni (regi- fotografia al design. Ha collaborato con svariate strato con il numero 18) segue i corsi di Ornato, istituzioni in Italia e all�estero. Ha curato la parte critica della ricerca su Domenico Ghidoni. Prospettiva sotto la guida di Luigi Bisi, Disegno di figura elementare con Raffaele Casnedi, Lettere NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 19
Comune di OSPITALETTO Brescia potrebbero fargli onore”, continua Bisi, 1880 professore di Modellatura a Brera, Enrico suggerendo a Tagliaferri di fare ottenere al gio- Butti, Francesco Crespi, Primo Giudici, Romolo vane artista di Ospitaletto un sussidio per l’anno Leoni, Raimondo Pereda. a venire, ricordando anche quanto ne fosse sod- Per l’anno accademico 1882-1883 Ghidoni è re- disfatto il padre per i progressi fatti nello studio gistrato (con il numero 24) alla scuola di Nudo della prospettiva. “Per l’anno venturo, trovando- e di Plastica; durante quest’anno è compagno di mi in uno studio più ampio il Ghidoni potrà accin- corso di Medardo Rosso. Iscritto all’Accademia gersi a qualche più serio lavoro”, assicura infine dal maggio 1882, Rosso ne verrà espulso nel Bisi, che infatti traslocherà in via Montebello al marzo del 1883, anche per avere colpito due numero 3. A questo stesso indirizzo, nei pressi studenti che si rifiutavano di firmare una sua dell’Accademia di Brera e già storico atelier del- petizione nella quale si reclamavano “modifiche lo scultore Antonio Tantardini, morto nel 1879, nell’insegnamento” per altro già in vigore in altre Ghidoni potrà incontrare e confrontarsi con altri accademie italiane, in particolare riguardo alla scultori che vi tenevano studio negli stessi anni, scuola di Nudo, ai suoi orari considerati troppo tra cui ricordiamo almeno Ambrogio Borghi, dal ristretti e alla mancanza “di modello muliebre”. Gli argomenti della petizione toccavano anche la scuola di Anatomia, della quale si lamentava l’uso di manichini in cartone al posto di parti anatomiche tratte da cadaveri. Tra i settantanove firmatari, anche il no- stro Ghidoni, preceduto tra gli altri da Giovanni Segantini. Il giovane bresciano non esita dunque a fir- mare la coraggiosa petizione che avrebbe potuto almeno in parte guastare i rapporti con i Bisi padre e figlio, considerando che proprio Luigi Bisi firmerà il de- creto di espulsione di Rosso. Al termine di questo intenso anno accademico Ghidoni, come già ricordato, espone per la prima volta a Brera. Il catalogo ufficiale della mo- stra ci fornisce il primo reca- pito milanese dello scultore: via Rossini 3. Allo stesso in- dirizzo abitavano anche il pittore Ernesto Fontana e lo scultore Giuseppe Krieger. A pochi passi, in via Rossini 5, abi- terà per qualche tempo e negli stessi anni anche l’amico pittore Emilio Dolore, 1887, bronzo Longoni. Brescia, Ateneo di Brescia Via Rossini era allora al centro di quelle “ortaglie” 20 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO descritte e riconosciute dai protagonisti della il gruppo di artisti -Vincenzo Vela, Pietro Magni, Scapigliatura milanese come il luogo dove si svol- Giovanni Strazza, Antonio Tantardini, Giosuè Ar- gevano la vita e l’opera dei suoi primi protagonisti. genti, Francesco Barzaghi, Odoardo Tabacchi, Tra l’allora via Monforte (ora corso Monforte), via per non citare che i maggiori- che tra gli anni Vivaio (che, come vedremo, sarà l’ultimo indirizzo Cinquanta e Settanta del secolo impressero la milanese del nostro scultore) e via Conservatorio decisiva svolta in senso naturalista alla scultura -adiacente a via Rossini- si concentravano negli accademica lombarda. Attorno agli anni Ottanta anni Sessanta e Settanta del secolo gli studi degli appunto, con la svolta generazionale che modifi- artisti, dei poeti e degli scrittori che inventarono cò anche i vertici dell’insegnamento accademico la Scapigliatura. Una zona che ancora negli an- braidense, la “scuola di Milano” aveva esaurito la ni Ottanta non era stata privata del suo fascino, sua forza innovatrice, ora benché la morte di Tranquillo Cremona, nel patrimonio del- 1878, avesse minato alla base la vita del gruppo. la rivoluzione Un’area all’epoca non completamente edificata, caratterizzata da giardini, orti e case modeste dai grandi cortili, adatte ad accogliere gli studi degli artisti. Eco estrema del legame di Ghidoni con l’ultima Scapigliatura mila- nese sarà il delicato monumento funebre eseguito per Carlotta Cagnoli, la vedova di Tranquillo Cremona, morta nel febbraio del 1913. Non resta una documentazione certa di Una bella presa, il “grazioso gruppetto in bronzo” descritto da De Gubernatis nel 1906 e il cui soggetto identifichiamo ora con il gesso raffigurante un’allegra coppia di bevitori, della quale rimane una foto- grafia d’epoca. Esposta con successo la prima fusione a Brera nel 1883 e subito venduta, Ghidoni ne ricavò una seconda per ripresentare l’opera a Torino l’anno seguente. Si tratta di una piccola scena di genere di gusto ironico che non si discosta dalle altre e molte sculture di piccole dimensioni e di soggetto aned- dotico esposte a Brera in quell’anno, gradite all’epoca dal pubblico borghese delle esposizioni e dunque particolar- mente adatte alla vendita. Anche nel modellato mosso della superficie, per quanto sia concesso osservare dalla fotografia, l’opera si allinea con gli ultimi esiti generistici della plastica lombarda riferibile alla “scuola di Mi- Testa femminile, 1910 circa, marmo di Candoglia lano”; così la critica coeva usava definire Comune di Ospitaletto NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 21
Comune di OSPITALETTO plastica scapigliata che in Giuseppe Grandi aveva il suo massimo esponente. In questo panorama si colloca anche il Venditore d’acqua di Ghidoni, datato 1884, in cui l’artista, concluso il suo ciclo braidense, rivela forse per la prima volta, oltre alla già comprovata perizia tecnica, una forte personalità artistica in via di definizione. L’opera fu esposta a Torino, non a Milano, e pri- ma di questa data va con ogni probabilità collo- cata la conclusione del breve soggiorno torinese di Ghidoni, che vi frequentò l’Accademia Alberti- na e lo studio di Odoardo Tabacchi; circostanza della quale è difficile dubitare essendo ricor- data da una nota autografa dello scultore (cfr. il Regesto biografico, p. 177) e ripresa fin nelle prime biografie apparse negli anni Novanta del secolo. Tabacchi, che nel 1883 espone a Brera alcuni ritratti, era all’epoca al culmine della fama: nato a Valganna e formatosi a Milano, dal 1867 aveva sostituito Vincenzo Vela alla catte- dra di Scultura presso l’Accademia Albertina di Torino, divenendo uno degli artisti più richiesti del tempo. Di lui Filippo Filippi, autorevole pub- blicista, critico musicale del quotidiano milane- se “La Perseveranza” e personaggio di punta della Scapigliatura lombarda, scrive nel 1880: “A Torino, il Tabacchi, professore di scultura, è artista serio, proveniente da quella scuola mila- Testa di fanciullo, 1891 circa, gesso, Ospitaletto, collezione nese che alcuni anni fa rappresentava il primato Angela Aiardi Cavallin della scultura italiana (...). Il Tabacchi è autore di statue pregevolissime, il cui senso della mo- importanti commissioni per il Vantiniano e alla dernità si accoppia felicemente a qualità ideali IV Esposizione Nazionale di Belle Arti tenutasi di stile”. Tabacchi anche negli anni torinesi non nel 1880 a Torino espone il colossale gesso per interruppe mai i rapporti con Brera e con la il monumento ad Arnaldo da Brescia destinato città, aprendo in altri casi documentati il suo appunto alla città. Un’opera che colpì la critica studio torinese a giovani artisti lombardi, se- per la non convenzionalità e il realismo della guendo per altro una consuetudine di scambio figurazione prescelta dallo scultore per raffigu- e apprendistato tra artisti di diverse generazioni rare il “grande riformatore” e che nel 1882 viene e operanti in città differenti molto comune all’e- inaugurata a Porta Torrelunga, proprio un anno poca; penso ad Ambrogio Borghi che da Brera si prima del soggiorno torinese di Ghidoni. Le spostò per qualche tempo nell’atelier torinese gravi lacune dell’archivio dell’Accademia tori- di Tabacchi attorno al 1871, o a Luigi Contratti nese relative proprio agli anni che ci interessa- che si trasferì definitivamente dalla provincia no non permettono un riscontro documentario di Brescia a Torino. Tabacchi, inoltre, da qual- all’iscrizione ai corsi; in ogni caso era prassi che anno era una presenza forte sul territorio normale che gli artisti frequentassero le aule bresciano; dalla metà degli anni Settanta riceve di più di un’accademia, anche senza iscrizione 22 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
VIVERE OSPITALETTO ufficiale, specie se introdotti da artisti locali, in questo caso addirittura dal titolare della cat- tedra. Inoltre l’Albertina, a differenza di Brera, era all’avanguardia nei corsi “liberi”, tra i quali gli scultori apprezzavano soprattutto quello di Nudo, ricordato tra l’altro come esempio di di- dattica avanzata anche nella petizione di Rosso del 1883, firmata da Ghidoni, di cui ho già detto. Il rapporto con Tabacchi con ogni probabilità non si esaurì agli anni della formazione del nostro scultore; ricordiamo almeno la presenza nel 1893 dell’anziano maestro nella commissione giudica- trice del secondo bozzetto presentato da Ghidoni al concorso per il monumento al Moretto. L’affermazione come scultore “sociale” Nel Venditore d’acqua abbiamo riconosciuto la testimonianza dell’abilità plastica di Ghido- ni ventisettenne, assorto nell’omaggio alla scultura mossa, dai volumi spezzati, che a Milano faceva riferimento all’opera di Grandi. Il tema era ancora generico, in sintonia con l’o- rientalismo in gran voga e forse da riferirsi anche a un viaggio, compiuto da Ghidoni o da persone a lui molto vicine, documentato dal gruppo di una ventina di fotografie databili agli anni Ottanta scattate in Africa del Nord, in particolare in Egitto e Tunisia, ora ritrovate tra le carte dello scultore. Questa fase tanto vicina al- la lezione di Grandi darà i migliori risultati qualche anno L’Ideale (Ascensione o Monumento a Maddalena Monge Grün), 1910, marmo e Sarizzo Ghiandone, Milano, Cimitero Monumentale NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020 23
Comune di OSPITALETTO dopo, quando Ghidoni -abbandonati i più fa- chiudono la lunetta di Gesù tra i fanciulli per la cili temi di genere in costume- si cimenterà parrocchiale di Ospitaletto: quella particolare con le figure femminili, come nel Monumento resa “ribelle” dei capelli nelle sue giovani figure Garbagnati del 1885 e nell’intenso femminili, assonante ancora all’opera di Grandi Dolore presentato alla Perma- ma tradotta in modi personali, quei volumi che nente milanese del 1887. La già si geometrizzano attorno ai corpi e lasciano stessa matrice rivelano infi- intuire una prossima, autonoma traduzione pla- ne le splendide fanciulle stica della mai rinnegata necessità di aderenza angeliche che al “vero”. In queste opere già riconosciamo al- cuni dei tratti iconografici e plastici propri dello scultore maturo e riproposti da Ghidoni almeno fino agli ultimi anni dell’Ottocento, quando una breve stagione liberty gli farà sperimentare al- tre soluzioni formali. Entro la primavera del 1889 Ghidoni si trasferisce in via Giuseppe Sirtori al numero 4, a ridosso dei bastioni di Porta Venezia. Una zona ancora popo- lare e una casa modesta, tuttora esistente, nel cui cortile è ancora visibile una struttura che con ogni probabilità ospitava lo studio dello scultore, luminoso e abbastanza ampio da permettergli di realizzare opere di grande dimensione. Qui si compie la svolta centrale della carriera artistica di Ghidoni verso un’intensa fase in cui i contenuti delle sue creazioni assumono una valenza pro- grammatica; qui Ghidoni elabora alcuni dei suoi massimi capolavori. Nella primavera del 1891 si inaugura la Prima Esposizione Triennale dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che con la nuova scadenza sostitui- sce le tradizionali mostre annuali; nel 1889 e nel 1890 le sale di Brera non avevano infatti ospitato l’annuale esposizione d’arte, ormai sorpassata nella formula da altre iniziative. Si riaprono nel ’91 in occasione dell’attesissima mostra nella quale gli organizzatori e anche gli artisti ripone- vano molte speranze: i primi tesi a favorire la ripresa dello stagnante mercato arti- stico, i secondi lo svecchiamen- to della produzione figurativa nazionale. Un evento molto atteso anche dal pubblico e dalla critica, che per la pittu- ra italiana segnerà la prima uscita ufficiale dei divisionisti, e per la scultura il de- Maternità, 1915, gesso, Brescia, collezione privata finitivo tramonto dei soggetti non legati al “vero”. 24 NUMERO SPECIALE - OTTOBRE 2020
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