ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020

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ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
ERODOTO108
STORIE DALL’ESILIO 3
15 APRILE 2020
STORIE DI MONTAGNA
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
ERODOTO108                                                                                           eDIToRIALe
                                                                                                                                                       P
                                                                                                                                                             erchè si sale in montagna? Sembra facile rispondere. In epoca
                                                                           SoMMARIo                                                                          moderna e alle nostre latitudini (in altri secoli e per altre culture
                                     STORIE DALL’ESILIO 3                                                                                                    il problema non si è mai posto) ci hanno provato in molti.
                                     15 APRILE 2020                        6 I Walser, migranti economici medievali                                    Nel 1336 Francesco Petrarca scrive al suo consigliere spirituale Denis
                                                                           STORIA DI UNA AVVENTURA UMANA AD ALTA QUOTA                                 Robert (l’agostiniano vescovo Dionigi da Borgo San Sepolcro) di aver
                                                                           Susanna Cressati                                                            voluto compiere l'ascensione al Mont Ventoux “guidé uniquement
                                                                                                                                                       pour le désir de voir la hauteur extraordinaire du lieu”. Un desiderio
                                                                           12 In Valle Maira, Piemonte,
                                                                           PREGHIERE DI CARTA TRA I MONTI                                              di contemplazione, dunque, la ricerca di una nuova prospettiva per-
                                                                           testo di Rosmary Fantoni                                                    messa dalla caratteristica fisica di un luogo. Secoli più tardi lo storico,
                                                                           foto di Giovanni Breschi                                                    rivoluzionario e proto-ambientalista dell'Ottocento Jules Michelet ri-
                                                                                                                                                       flette sull'inutilità delle ascensioni e conclude alla Lapalisse: La realtà,
                                                                           18 Cronaca di una avventura alpinistica degli anni Sessanta                 in tutte queste imprese, è che si sale per salire. Tuttavia il libro in cui è
                                                                           LA MITICA NORD DELLE GANDES JORASSES IN 15 ORE                              inserita questa apparente ovvietà (La montagna) è un lavoro di grande
                                                                           Leandro Benincasi                                                           complessità e novità di pensiero circa il rapporto tra uomo e natura,
                                                                                                                                                       tra noi e l'ambiente delle foreste, delle rocce, dei ghiacci.
                                                                                                                                                       In tempi più recenti (siamo nel 1937) anche il giovane antropologo e
                                                                                                                                                       alpinista fiorentino Fosco Maraini, giunto nel Sikkim al cospetto
                                     In copertina: il monte Cervino                                                                                    degli Ottomila, si chiede: perchè andiamo in montagna? E si diverte
                                     foto di Giovanni Mereghetti                                                                                       a demolire le ragioni più frequentemente evocate: perchè è bella
                                                                                                                                                       (quando, ammette, è anche “orrida, povera e monotona”), perchè è
                                                                                                                                                       fonte di perfezionamento per lo spirito (quando essa rende anche
                                     Marco Turini, fondatore                                                                                           “insensibili, duri, rupestri”), perchè è salutare (quando richiede “i
                                     direttore responsabile                                                                                            più folli strapazzi” e riserva non raramente il rischio di morte). “L’al-
                                     Andrea Semplici,                                                                                                  pinismo – dice alla fine – è una questione spirituale...è un’afferma-
                                     andrea@andreasemplici.it                                                                                          zione della propria personalità sulle forze avverse della natura:
                                     art director Giovanni Breschi,                                                                                    l'alpinismo è un combattimento senza nemici, un combattimento in-
                                     breschigiovanni@gmail.com
                                     coordinamento redazionale                                                                                         fine ove anche le vittorie più belle non sono macchiate dal dolore
                                     Susanna Cressati,                                                                                                 causato ad un vinto”. Nel suo salire i colli di ghiaccio, come sarà
                                     Silvia La Ferrara,                                                                                                anche nelle ascensioni sulle Alpi, sulle Apuane, sul Gran Sasso, non
                                     silvialaferrara67@gmail.com                                                                                       c'è volontà di dominio. Chi come lui, anche se non è un alpinista ma
                                     Redazione: Carlotta Alaura,
                                                                                                                                                       un modesto camminatore, almeno una volta in montagna si è sentito
                                     Paolo Ciampi,                                                                                                     come un pezzo di natura nella natura sa che “i sassi, le nubi, l'erba e
                                     Chiara Bentivegna,                    24 Sull’alpeggio di Cheneil in Valtournenche (Valle d'Aosta)                le nevi, il vento e le foglie, hanno sempre un sorriso fraterno per chi
                                     Mauro Daltin, Claudia Fofi,           IL PROFUMO DEL CERVINO                                                      ha compreso il loro segreto linguaggio”.
                                     Isabella Mancini, Giovanni            testo e foto di Costanza Calzolari                                          In questo periodo di “distanze”, con queste buone compagnie e tante
                                     Mereghetti, Lucia Perrotta,
                                     Luana Salvarani,                                                                                                  altre ci siamo avventurati in montagna per risentire, anche solo con
                                                                           28 Fosco Maraini un esploratore con gli sci                                 il ricordo o l'immaginazione, la carezza del vento e del sole sulla
                                     Letizia Sgalambro,                    CHISSÀ SE IL SIKKIM...
                                     Marco Turini                          Celestina Bragutti                                                          pelle. Abbiamo incontrato santi e animali, monaci e libri, migranti e
                                     Design: Giovanni Breschi                                                                                          alberi vetusti. In queste pagine raccontiamo la montagna che ci piace,
                                                                           32 Un piccolo paradiso di biodiversità alle porte di Trieste                quella non ancora profanata dalle folle rumorose del turismo inva-
                                                                           PERDERSI IN VAL ROSANDRA                                                    sivo e consumistico, dallo spirito grossolano e frettoloso delle pia-
                                                                           Carla Reschia                                                               nure, dal frastuono intenso del traffico e dall’odore penetrante dello
                 2                                                                                                                                     smog. Una montagna ruvida a spartana, che riserva angoli remoti e                                3
                                                                           36 In cammino in un sorprendente Nord est                                   a volte quasi fiabeschi, dove si rintanano animali altrove scomparsi
                                                                           SULLE SPALLE DI SAN CRISTOFORO
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                       ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                                                                                                                                                       e dove convivono a distanza ravvicinata gli umili, commoventi fiori
                                                                           testo Daniele Zongaro                                                       del prato, i giganti arborei delle foreste e le piccolissime piante in-
                                                                           foto Archivio Montagna Leader                                               trepide che si accontentano di pochi granelli di terra tra pietra e
                                                                           40 Caprile di Ligonchio, Alto Appennino reggiano                            ghiaccio. Una montagna spesso povera, la cui storia è costellata da
                                     Registrazione al Tribunale            AVERINO E LA SCOMPARSA DEL MAIALE                                           miseria e sciagure, ma che ha saputo conservare cultura, linguaggi,
                                     di Pordenone                          foto di Giuseppe Boiardi                                                    ritmi di vita umani. Una montagna che sfida le nostre capacità fisiche
                                     n. 3847/19 del 18/07/2019 n.r.s. 69                                                                               e psicologiche, che esige determinazione, concentrazione, audacia e
                                     Registrazione al ROC n. 33328         testo di Silvia La Ferrara
                                     del 10.08.2019                                                                                                    senso del limite. La montagna che ci fa assaporare, misteriosamente
                                                                           44 Cammini in Toscana                                                       e vertiginosamente, la libertà.
                                     © 2020 Bottega Errante,               FORESTE CHE PREGANO
                                     Gli Amici di Erodoto.
                                     Per articoli, fotografie e            testo di Paolo Ciampi                                                       Susanna Cressati
                                     illustrazioni il copyright è di
                                     proprietà esclusiva degli autori.     52 oroscopo di Letizia Sgalambro
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
Alpi occidentali
                        I Walser migranti medievali

Passo del Gries
Foto Susanna Cressati
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
I Walser, migranti                                      ratteristiche geografiche, naturali e climatiche,
                                     economici medievali                                     le necessarie relazioni con il mondo. E niente
                                                                                             più della storia dei Walser lo ha dimostrato.

                                     STORIA DI UNA                                           A lungo circondato da una serie di enigmi, il
                                                                                             popolo Walser ha concesso solo gradualmente

                                     AVVENTURA
                                                                                             agli storici, ai linguisti, agli antropologi gli ele-
                                                                                             menti di conoscenza necessari per inquadrare

                                     UMANA
                                                                                             fin nei dettagli il fenomeno storico di quella che
                                                                                             fu una vera e propria “migrazione economica”

                                     AD ALTA QUOTA
                                                                                             di popolazioni germaniche avvenuta in Europa
                                                                                             dopo la caduta dell'Impero Romano, prima (X-
                                                                                             XI secolo) nella zona dell'alta Valle del Rodano
                                                                                             e del Vallese, poi (XIII-XIV) in altri paesi alpini,
                                     testo e foto di Susanna Cressati
                                                                                             fino a interessare complessivamente un territo-
                                                                                             rio che, secondo l'assetto statale di oggi, spazia
                                                                                             dall'Italia all'Austria, alla Svizzera al Liechten-
                                                                                             stein.

                                                                                             Erano contadini poverissimi che, spinti non
                                                                                             certo dallo spirito di avventura ma dalla pura

                                     G
                                             iungere ad un passo, affacciarvisi, è sempre    necessità o addirittura chiamati da signori inte-
                                             uno dei momenti più belli nella giornata del-   ressati a popolare (e quindi controllare meglio)
                                             l'alpinista, scrive Fosco Maraini nel suo       i loro territori meno ospitali, utilizzarono alcuni
                                     giovanile Dreng-Giong. Appunti d'un viaggio nel-        passi transitabili per scendere, per quanto ri-
                                     l'Imàlaia. Questo privilegio non è tuttavia riser-      guarda l'Italia, nei versanti opposti delle regioni
                                     vato ai soli arrampicatori e frequentatori, come        che oggi sono Piemonte e Valle d’Aosta, lungo
                                     il grande fiorentino, delle vette del mondo.            due direttrici, l'alta Val d’Ossola (la Val For-
                                     Basta anche un modesto trekking, un viaggio             mazza) e le valli Monte Rosa. Arrivarono attra-
                                     dolce lungo itinerari abbordabili ai più per pro-       verso il monte Moro, tra Saas e Macugnaga,
                                     vare le sensazioni inebrianti che riserva la salita     passarono per il Gries, il Turlo, l'alta Val Sesia,
                                     e il superamento di un passo. La fatica del-            superarono il Col d’Olen e il passo di Valdob-
                                     l'ascesa non toglie nulla, anzi aggiunge sapore         bia. Attraverso il colle del Teodulo passarono in
                                     all'emozione che si prova sul crinale, quando il        Val D'Ayas (il Canton des Allemands di Cham-
                                     sentiero si fa meno ripido e la parte di cielo vi-      poluc), nelle valli di Gressoney, Valtournanche,
                                     sibile sempre più ampia, quando il vento ti in-         Bionaz. Pare che nel tempo usassero anche altri
                                     veste deciso, quasi noncurante della tua                itinerari migratori, i passi dello Schwarztor, del
                                     presenza impegnato com'è nel suo viaggio                Colle di Verra, del Colle Felik e del Colle del
                 6
                                     eterno e noi finalmente, quasi con un senso di          Lys. Fu una migrazione lenta, secolare, che
                                     pace, possiamo contemplare lo squarcio di un            costò prezzi umani altissimi. C’era un solo
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                     nuovo mondo.                                            modo per evitare scontri (che pure ci furono)
                                                                                             con la popolazione già stabilizzata: accettare i
                                     Intraprendere un viaggio che abbia come                 terreni più alti ed avari. I Walser non esitarono
                                     “focus” i passi alpini può essere appagante             e si spinsero tra i 1000 e i 2000 metri di altitu-
                                     come raggiungere una cima, e certamente re-             dine.
                                     gala un ulteriore fattore di interesse: è qui,
                                     lungo gli itinerari dei passi, che è più facile co-     Per vivere e prima di tutto per sopravvivere in
                                     gliere lo spirito di un territorio e avvicinare la      quelle durissime condizioni climatiche e am-
                                     storia di un popolo. Nessuno più di un popolo           bientali queste popolazioni dovevano, con i
                                     montanaro sa che i passi costituiscono una vera         mezzi tecnici di allora, disboscare, spietrare i
                                     e propria rete infrastrutturale, essenziale per in-
                                     trattenere, in un luogo reso inospitale dalle ca-       Una casa Walser a Salecchio
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
terreni più impervi, fino ai margini dei ghiac-         isolavano la casa dall'umidità e impedivano le
                                     ciai, dissodare la terra per ricavarne pascolo e        scorrerie dei roditori.
                                     coltivi. Elaborare tecniche per produrre e con-         Infine sfruttare il terreno a tutte le quote signi-
                                     servare il foraggio, i cereali per il pane. Il terri-   ficava dar vita sul territorio a un via vai stagio-
                                     torio montano presentava ostacoli tremendi:             nale di attività che richiedevano un fitto
                                     torrenti devastatori, valli strette con fianchi ri-     presidio di costruzioni, case, baite, depositi, e
                                     pidi, rocciosi, instabili, canaloni franosi che         un imponente reticolo di mulattiere, strade,
                                     spesso diventavano le autostrade delle valan-           ponti, realizzati non solo per il semplice sca-
                                     ghe. Bisognava realizzare barriere difensive            valco di un corso d'acqua nelle vicinanze di un
                                     contro il ghiaccio, la neve e l'acqua torrenziale,      borgo abitato ma anche in funzione dei colli che
                                     opere di regimazione e irrigazione (le “bisse”, i       in quota collegavano trasversalmente le valli.
                                     “ru”). Sfruttare il bosco, il legname per costruire     Ci passavano uomini e merci, traffici locali, in-
                                     abitazioni il più possibile confortevoli e sicure.      terregionali e pefino internazionali. Tutto que-
                                     Le solide case (“stadel”, “rascard”) di tronchi di      sto ha lasciato nei territori Walser una impronta
                                     larice, con gli incastri a “coda di rondine”, e più     incancellabile.
                                     tardi di pietra e legno, stavano vicine l'una al-
                                     l'altra per sottrarsi almeno in parte all'abbraccio     è stato a forza di camminare, lentamente, che la
                                                                                             montagna mi ha fatto scoprire una delle sue ca-
                                                                                             ratteristiche più interessanti, quella che in ter-
                                                                                             ritorio Walser è ancora autorevole e percepibile
                                                                                             in una cultura diffusa: un territorio, per quanto
                                                                                             estremo, aspro o poco accogliente, non è mai
                                                                                             una stanza chiusa, serrata da mura invalicabili
                                                                                             per altezza e vertiginosità, con rari pertugi blin-
                                                                                             dati che solo pochissimi sanno imboccare. A ben
                                                                                             guardare è invece una ragnatela fittissima di re-
                                                                                             lazioni, una vera e propria rete faticosamente
                                                                                             costruita e percorsa nei secoli, insieme ai semi
                                                                                             delle piante e agli animali, da popolazioni in-
                                                                                             tere che si sono adattate, organizzate, hanno re-
                                                                                             sistito a condizioni di vita difficilissime, a volte
                                                                                             o in certi periodi hanno perfino prosperato, te-
                                                                                             nendosi in contatto con il resto del mondo rag-
                                                                                                                                                    Passo del Nefelgiù in Val Formazza                  il cambiamento delle condizioni climatiche che
                                                                                             giungibile, costruendo strade, ponti, valicando
                                                                                             passi, e sicuramente badando più a tutto questo                                                            alla fine sconfisse i Walser, costretti a scendere
                                                                                             che al miraggio dell'altezza.                                                                              dalle quote più alte a partire dalla metà del '500,
                                                                                                                                                    una società feudale, basata sulla servitù della
                                                                                             La facilità attuale delle comunicazioni di ogni                                                            a causa della Piccola Era Glaciale.
                                                                                                                                                    gleba, potevano vantare lo status di liberi co-
                                                                                             tipo, fisiche e virtuali, ci fa dimenticare quanta                                                         In tempi di reclusione è struggente pensare ai
                                                                                                                                                    loni. Certo il prezzo che pagarono fu altissimo.
                                                                                                                                                                                                        sentieri dei Walser, al profumo dei loro boschi,
                 8                                                                                                                                                                                                                                                                         9
                                     Salecchio. Le colonne di supporto delle case            fatica, rischio e visione strategica venissero im-     Una breve visita a una delle loro case ancora re-
                                                                                             pegnate, in altre epoche e in altri contesti am-                                                           al vento che scivola sui “loro” passi alpini.
                                     Walser a forma di fungo chiamate “musblatte”                                                                   lativamente intatte testimonia di una vita ai li-
                                     in dialetto Walser, servivano per proteggere
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                                                          ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                                                                                             bientali, per realizzare una soddisfacente (e          miti della sopravvivenza, eppure non priva di
                                     dall’umidità e impedire ai roditori l’accesso
                                     alla casa.                                              redditizia) rete di contatti. La montagna è stata,     un suo stile, di una insopprimibile dignità. La
                                                                                             in questo senso, un vero banco di prova. Mario         stessa dignità che, in un momento particolar-
                                     poco amichevole della neve e del vento. Le abi-         Rigoni Stern, nella prefazione al bellissimo libro     mente difficile per la comunità della Valle An-
                                     tazioni più antiche concentravano al loro in-           dello storico dell'Ottocento Jules Michelet La         zasca durante il dominio spagnolo, portò alcuni
                                     terno tutte le funzioni: al piano terra casa,           montagna, ha sintetizzato: Le Alpi sono cerniera       valligiani fino a Milano ad implorare il gover-     I cronisti, dicono, devono consumare le suole delle scarpe
                                     stalla, senza separazione o con una semplice            d'unione e non barriera a divisione dei popoli.                                                            per riuscire a scovare e portare in redazione qualche notizia.
                                                                                                                                                    natore di alleggerire le imposte, poichè non        SuSanna CreSSati (Palmanova, Udine, 1951) ne ha
                                     ringhiera di legno tra uomini e animali; sugli                                                                 erano bastati al potente spagnolo i rapporti de-    consumate parecchie paia lavorando per l’Unità, come
                                     ampi ballatoi riparati dal tetto aggettante si es-      Un'altra caratteristica ispira una particolare         solanti del suo delegato Gioacchino de Anonno,      redattrice e inviata. Quando, alla chiusura delle testata, si è
                                     siccava il fieno, in altri ambienti interni si treb-    “simpatia” per il popolo Walser. Il loro diritto,                                                          impegnata nell’Ufficio stampa della Regione Toscana
                                                                                                                                                    che gli aveva descritto la miseria che infuriava    (diventandone direttrice) ha continuato a consumare il Vibram
                                     biava, si custodivano le granaglie e il pane. I         il Walserrecht”, prevedeva l'affitto ereditario, li-   in quelle terre.                                    delle “pedule” da trekking. Scrivere, disegnare montagne,
                                     “funghi” di pietra inseriti nei pilastri portanti       bertà personali e autonomia comunitaria. In            La storia è maestra. Come accade anche oggi, fu     nuotare e cucinare sono cose che ama fare.
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
Piemonte, Valle Maira
                        La biblioteca più alta d’europa

                                                                        11

                                                          ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
Valle Maira
Foto Giovanni Breschi
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
In Valle Maira, Piemonte,
                                                                       M
                                                                                  armora ha 60 abitanti e 60.000 libri,
                                     la biblioteca più alta d'Europa              1000 per abitante. Marmora, in provin-
                                                                                  cia di Cuneo a 1223 metri di altitudine,
                                                                       è il tredicesimo comune più piccolo d'Italia in

                                     PREGHIERE
                                                                       una delle aree più povere del paese. In una delle
                                                                       60 frazioni e località in cui è suddiviso, in media

                                     DI CARTA
                                                                       una per abitante, c'è una canonica che contiene
                                                                       una stupefacente biblioteca, che vanta diversi
                                                                       record oltre a quello di essere la più “in quota”

                                     TRA I MONTI                       d'Europa per collocazione geografica, circa 1500
                                                                       metri di altitudine.
                                                                       Chi la visita si trova di fronte a uno spettacolo
                                                                       spiazzante, considerato l'ambiente che circonda
                                     A Marmora, 1500 metri di quota,   l'edificio: una casa di cinque normali stanze to-
                                                                       talmente foderata e popolata di libri di saggi-
                                     la canonica di padre Sergio       stica, storia, geografia, teologia, enciclopedie e
                                     custodisce 60 mila volumi.        tanto altro, scaffali zeppi di volumi spinti fino
                                     Storia di un monaco che si fece   al soffitto, accuratamente sistemati in un ordine
                                                                       non funzionale ma quasi estetico, per editore,
                                     eremita in una delle zone più     per collana e per altezza, con corridoi larghi ap-
                                     povere d'Italia e della sua       pena 70 centimetri a creare una sorta di labirinto
                                     amicizia con i libri              di carta. Tra le muraglie di costole variopinte si
                                                                       apre ogni tanto, da una piccola finestra, uno
                                     testo di Rosmary Fantoni          splendido affaccio sulle montagne della Valle
                                     foto di Giovanni Breschi          Maira.
                                                                       Il creatore di questa meraviglia culturale è stato
                                                                       un monaco, padre Sergio (De Piccoli al secolo)
                                                                       che dedicò la sua vita di benedettino, iniziata il
                                                                       7 gennaio 1931 nei pressi di Pavia e conclusa in
                                                                       questa valle nel 2014, alla preghiera, al lavoro,
                                                                       alle opere di bene e a un collezionismo appa-
                                                                       rentemente incongruo per un uomo che, pur
                                                                       laureato e colto, non fu mai uno studioso e nem-
                                                                       meno sempre, per sua stessa ammissione, un
                                                                       assiduo lettore.
                                                                       Forse alcune delle chiavi per tentare di com-
                                                                       prendere il perchè di questa presenza sono pro-
                                                                       prio legate alla scelta dell'uomo e all'ambiente
              12                                                                                                                           13
                                                                       in cui è maturata. Benchè amante della solitu-
                                                                       dine padre Sergio nel corso del tempo si è con-
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                             ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                                                                       cesso alle interviste e ai colloqui, raccontando i
                                                                       fatti salienti della sua vita: le umili origini fa-
                                                                       miliari (la madre mondina, il padre tipografo e
                                                                       rilegatore), la precoce vocazione religiosa, la de-
                                                                       ludente esperienza ecclesiastica a Roma, la pre-
                                                                       potente chiamata all'eremo seguita con pochi
                                                                       passi graduali, prima con alcuni confratelli e
                                                                       poi dal 1978, a Marmora, in perfetta solitudine.
                                                                       Dalle sue parole contenute in alcuni colloqui
                                                                       emerge il carattere di un uomo a tutto tondo,
                                                                       che percepisce questa scelta estrema di vita
                                                                       come un arricchimento e un appagamento, un
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
carattere in cui la semplicità di costumi si ac-
                 compagna alla capacità di approfondimento,
                 all'intensità interiore, e la mitezza sprigiona
                 energia morale e generosità.
                 Quest'uomo ha trovato il suo habitat ideale in
                 una contrada montana ormai ai margini della
                 storia. Basta guardare la carta geografica. La
                 Valle Maira, in Piemonte, si trova a ridosso del
                 confine con la Francia e fa parte del territorio
                 transfrontaliero chiamato Occitania, che si
                 estende per gran parte in Francia (il Midi), ma
                 anche in Spagna (la Val d'Aran) e nelle province
                 italiane di Imperia, Cuneo e Torino. Terra lon-
                 tana, la valle si snoda da Dronero per 45 chilo-
                 metri, ripida e incassata fino al confine di Stato
                 con la Francia, dove non ci sono sbocchi ma
                 solo le pareti del Brec de Chambeyron (3389 m.)
                 e del Sautron (3166 m.) e, oltre, le valli del-
                 l'Ubaye e dell'Ubayette. Disseminata di località
                 piccolissime, spopolata dagli anni del boom
                 economico quando la popolazione fu calamitata
                 a valle per alimentare l’esercito operaio neces-
                 sario alle fabbriche come la Ferrero e la Miche-
                 lin, la Valle Maira è stata storicamente segnata
                 da condizioni di vita estreme e da una indicibile
                 povertà. Contadini e allevatori, gli abitanti fu-
                 rono spinti, in varie epoche, a muoversi per
                 commerci che dire marginali è poco: erano rac-
                 coglitori di capelli, sì, capelli umani, i capelli
                 delle contadine che li lasciavano crescere e li
                 tagliavano per venderli costrette dal bisogno, e
                 che erano ricercata materia prima per le par-
                 rucche delle “signore” di città. Oppure si face-
                 vano contrabbandieri del sale proveniente da
                 Marsiglia o, forse proprio per questo, anchoiers,
                 acciugai, venditori ambulanti di acciughe salate
                 indispensabili per la “bagna cauda” dei torinesi.
                 Eppure la valle ha conservato strenuamente e
              14 d'oc, quella dei trovatori medievali, la sua mu-                                                                                                                   nastero che per tanti anni è stato di un solo mo- 15
                 tenta ancora di farlo la sua cultura, la sua lingua
                                                                        è in questo ambiente che padre Sergio ha vis-         è un amico”. E tanto doveva bastare.
                                                                        suto e lavorato, trovando nella solitudine, rara-     Dopo la morte di padre Sergio, che aveva do-          naco e su cui continua a soffiare il vento delle
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                   ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                 sica, che riecheggia nella bella stagione sulle
                 note dell’antica ghironda. Inconfondibile, nelle       mente spezzata da gente arrivata lassù in cerca       nato la sua creatura al Comune, è partita la so-      montagne e di un insopprimibile amore per la
                 sue località, lo stile costruttivo delle abitazioni,   di aiuto, e nei suoi libri il senso di una vita in-   lita storia complicata su chi e come potesse farsi    vita.
                 le case a villaggio concepite per più nuclei fa-       tera: “Io sono un monaco felice e fortunato –         davvero carico di un lascito tanto importante e
                 miliari, le case a vela, capaci di ospitare in piena   disse una volta a chi lo interrogava - ho tutto       trasformarlo da deposito in vera e propria pre-
                 autonomia le diverse attività necessarie, con gli      quello che desideravo, sono riuscito a realizzare     senza culturale. Anche grazie a una sensibiliz-
                 spazi dedicati alle persone, agli animali, al fieno    i miei sogni”.                                        zazione collettiva si è arrivati non troppo tempo
                 e alle derrate. Sorprendenti le presenze artisti-      Dava spiegazioni semplici, quasi disarmanti, a        fa a quadrare il cerchio, o per lo meno tracciare
                 che, su tutte il ciclo degli affreschi quattrocen-     chi gli chiedeva ragione del suo amore per i li-      un percorso. La Diocesi di Saluzzo, proprietaria
                 teschi del maestro fiammingo Hans Clemer               bri: “C'é il sapere nei libri, ci trovi il mondo.     della canonica, ha deciso di donarla alla Re-
                 nella chiesa romanica di Santa Maria Assunta           Sono documenti di ciò che è successo, ciò che         gione, che darà vita a un progetto. I libri intanto
                 ad Elva.                                               succede e ciò che succederà”. E ancora: “Il libro     restano lassù, nella vecchia canonica, nel mo-
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
Alpi occidentali
                                     Parete nord delle Grandes Jorasses

Parete nord della Grandes Jorasses
Foto Mario Verin
ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
Cronaca di una avventura                        di montagna. Obiettivo presuntuoso, com-
                                     alpinistica degli anni Sessanta                 pito gravoso e noioso, poiché occorre rac-
                                                                                     coglierle, metterle in ordine sequenziale e
                                                                                     scannerizzarle una per una, dopo averle

                                     LA MITICA NORD
                                                                                     “ripulite” con un programma di grafica da-
                                                                                     gli inesorabili danni dovuti al tempo. Ho

                                     DELLE GANDES
                                                                                     cominciato dal materiale più datato e mi
                                                                                     sono così imbattuto nelle diapositive scat-
                                                                                     tate durante la salita della parete nord delle

                                     JORASSES                                        Grandes Jorasses, salita che Mario Verin
                                                                                     ed io affrontammo poco più di mezzo se-

                                     IN 15 ORE
                                                                                     colo fa. Per quei tempi fu un’impresa ecce-
                                                                                     zionale, certamente di rilievo nazionale.
                                                                                     Era l’estate del 1969, una calda estate come
                                                                                     da tempo non capitava e caratterizzata da
                                     Il racconto di uno dei due protagonisti         eventi straordinari. Fra i tanti, lo sbarco
                                     di una impresa da record che pochi              dell’uomo sulla Luna, i tre giorni di Wo-
                                                                                     odstock, la rivoluzione dei costumi e della
                                     scalatori sono riusciti a compiere. Dalla       politica, tutto concentrato in pochi mesi.
                                     folla dei turisti di Chamonix al silenzio       L’aria era elettrica e piena di promesse. Per
                                     della Mer de Glace. Nel cuore della             noi alpinisti fiorentini fu anche l’anno del          La prima difficoltà della via: il “diedro
                                     parete, la vetta, il bivacco                    coronamento di un sogno, di un traguardo              Allain/Rebuffat”.
                                                                                     a lungo agognato e per il quale ci eravamo            A destra il tracciato della via Cassin
                                     testo e foto di Leandro Benincasi               preparati meticolosamente: l’ascensione               La parete
                                                                                     della parete nord delle Grandes Jorasses,             La parete nord delle Jorasses si presenta

                                     C
                                            on tutto questo tempo a disposi-         nel gruppo del Monte Bianco, attraverso               alla vista di chi si avvicina dalla Mer de
                                            zione cosa c’è di meglio (o di peggio)   la via aperta dal grande Riccardo Cassin.             Glace come un enorme scudo di rocce e di
                                            che riordinare le proprie cose? Ma-                                                            ghiaccio, con l’impressionante altezza di
                                     gari cominciando da quelle più vecchie,                                                               1200 metri: immaginate di mettere uno so-
                                                                                     Campeggio in Val Ferret (Courmayeur), inven-
                                     sempre abbandonate al loro stato di prov-       tario del materiale per la salita, oltre alla 500 e   pra l’altro ben quattordici Campanili di
                                     visorietà in attesa di tempi migliori? Se-      la tendina, 1 due corde di 40 m, 2 casco, 3 vi-       Giotto. La vetta raggiunge 4200 metri di
                                     guendo questo ammirevole impulso, qual-         veri e medicinali, 4 martello, 5 tanichetta d’ac-     quota. L’itinerario di salita si snoda tra ri-
                                                                                     qua da 2 litri, 6 una dozzina di chiodi, 7 una
                                     che sera fa ho pensato bene di caricarmi        decina di moschettoni, 8 piccozza, 9 cordini, 10      pide placche di roccia, canali ghiacciati e
                                     sulle spalle un bel fardello di legna verde:    vestiario vario, 11 ramponi, 12 scarponi, 13 for-     nevai pensili. Le difficoltà da superare sono
                                     mettere in ordine le mie vecchie diapositive    nellino a gas, 14 sacco da bivacco                    elevate, con numerosi tratti di 6° grado, il
                                                                                                                                           tutto reso più complicato dall’alta quota,
                                                                                                                                           che rende faticosa la progressione. Infine
                                                                                                                                           va considerato il notevole peso degli zaini,
             18                                                                                                                                                                                                                                          19
                                                                                                                                           che devono contenere, oltre ai viveri e al-
                                                                                                                                           l’acqua, anche l’equipaggiamento per un
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                           ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                                                                                                                                           più che probabile bivacco in parete. L’espo-
                                                                                                                                           sizione a nord della parete e la quota pros-
                                                                                                                                           sima ai 4000 metri aggiungono le insidie
                                                                                                                                           del ghiaccio, presenza costante in molte         L’avvicinamento
                                                                                                                                           parti del percorso, da affrontare con pic-       L'avventura iniziò da Chamonix, quando
                                                                                                                                           cozza e ramponi. Inutile dire che in caso        lasciammo il paese per salire con il trenino
                                                                                                                                           di arrivo improvviso di maltempo (cosa           a Montenvers. Fu un progressivo distacco
                                                                                                                                           non infrequente) la salita può trasformarsi      dal mondo “civile”, mondano e un lento
                                                                                                                                           in una vera e propria lotta per la sopravvi-     avvicinamento a un ambiente severo e so-
                                                                                                                                           venza. Per concludere, si trattava allora        litario. Quando Mario ed io scendemmo
                                                                                                                                           della più difficile via delle Alpi.              dal trenino eravamo ancora circondati dalla
                                                                                                                                                                                            folla dei turisti, ma avvicinandoci alla Mer
de Glace la presenza umana andò gradual-                                                          prensione ci troviamo ad affrontarne i suoi
                                     mente riducendosi. Mi sentivo alquanto                                                            tratti caratteristici. Davanti a noi le temu-
                                     buffo con tutto quel vestiario pesante, da                                                        tissime “placche nere” (dalles noires), poi
                                     alta montagna, tra tanta gente in calzoncini                                                      le grigie. Questa sezione dovrebbe essere
                                     corti e magliette leggere. Noi marziani, loro                                                     la parte più difficile, ma la superiamo age-
                                     terrestri. Procedendo avanti nel percorso                                                         volmente. Segue la cosiddetta “schiena
                                     il sentiero, inizialmente circondato dalle                                                        d’asino”, un lungo sperone di difficoltà mi-
                                     ultime bancarelle di souvenir, divenne più                                                        nore: lo percorriamo tutto di conserva. Fi-
                                     stretto, più sassoso e infine solitario. Men-                                                     nalmente arriviamo sotto il “nevaio trian-
                                     tre le voci andavano scomparendo, il sen-                                                         golare”. è ancora relativamente presto e
                                     tiero terminò davanti a un profondo salto                                                         siamo fiduciosi di arrivare per tempo sulla
                                     di rocce, sul cui fondo si stendeva, enorme,                                                      vetta. Ma ora la stanchezza si fa sentire,
                                     maestoso, il ghiacciaio della Mer de Glace.                                                       siamo a quota 4000 e la rarefazione dell’aria
                                     Spettacolo! Scendemmo su quel grande                                                              produce il suo effetto. Anche la tempera-
                                     fiume di ghiaccio e dopo una lunga ma co-                                                         tura si è abbassata ed è necessario indos-
                                     moda risalita arrivammo al rifugio Le-                                                            sare le giacche a vento.
                                     schaux. A quel punto il distacco dalla “ci-
                                     viltà” poteva dirsi completato, eravamo                                                           Verso la vetta
                                     entrati in un’altra dimensione, intorno a                                                         Infine davanti a noi si presenta l’ultimo
                                     noi solo il rumoroso silenzio dell’alta mon-                                                      difficile ostacolo, il “camino rosso”. Lo af-
                                     tagna. Ecco la cronaca dell'ascesa.                                                               frontiamo con apprensione, perché si pre-
                                                                                                                                       senta in pessime condizioni, completa-
                 La salita                                                                                                             mente ghiacciato e imbrattato di neve.
                 Lasciamo il rifugio all’una di notte. Inutile                                                                         Dobbiamo superarlo con i ramponi ai
                 dire che in questi frangenti è difficile dor-                                                                         piedi, anche nei tratti di roccia. Questa
                 mire. A me accade di restare sveglio tutto                                                                            parte si rivelerà come la sezione più diffi-
                 il tempo, con la mente attraversata da mille                                                                          cile dell’intera salita. L’assicurazione è pre-
                 pensieri, preoccupazioni, tormenti                                                                                    caria, la roccia è rotta e di pessima qualità,
                                                                                     In sosta sul “nevaio triangolare”, a quota 4000                                                     Sulla vetta delle Grandes Jorasses, alla luce
                 Quando si sta per essere vinti dalla stan-                          metri.                                            i pochi chiodi presenti sul percorso sono         del tramonto. Sono le ore 19 e 30 e Mario
                 chezza, vicini all’addormentarsi, ecco che                                                                            inutilizzabili perché sommersi da una co-         riordina lo zaino, prima della lunga e difficile
                 suona la sveglia, a mezzanotte, l’ora in cui                                                                          lata di ghiaccio trasparente. Superato anche      discesa.
                 in città si va a letto. Dopo una rapida cola-                       della nostra progressione: vuoi vedere che        quest’ultimo mauvais pas rimangono gli
                 zione, l’uscita dal rifugio è sempre una ri-                        ce la facciamo in giornata? Ora siamo nel         ultimi duecento metri di salita, facili ma a      metà discesa siamo colti dall’oscurità. Im-
                 velazione. Ricordo l’odore fresco del ghiac-                        cuore della parete. In alto lo sguardo si         questo punto faticosissimi. Con grande sol-       possibile procedere oltre senza correre ec-
                 ciaio e il cielo nero brulicante di stelle. Ci                      perde in un dedalo di placche, dove occorre       lievo vedo Mario sfondare la piccola cor-         cessivi rischi. Ci arrendiamo all’evidenza
                 vogliono quasi tre ore per raggiungere la                           orientarsi per trovare la giusta linea di sa-     nice sommitale e giungere sulla vetta. è fi-      e scegliamo una piccola piazzola per fer-
                 base della parete, in questo ambiente da                            lita. Ma quello che più m’impressiona è la        nita! Sono le 19 e 30 e il sole splende ancora    marci e qui prepariamo il nostro bivacco
                 giganti. Arrivati nei pressi dell’attacco con-                      visione alla nostra destra, zone di parete        all’orizzonte. Pochi attimi d’incontenibile       sotto il cielo stellato. Dopo essersi infilati
                                                                                                                                                                                         nei sacchi da bivacco mettiamo in azione
              20 prepariamo un tè bollente sciogliendo sul                                                                                                                               il fornellino e per tutta la notte ci alter- 21
                 statiamo che è ancora troppo presto e ci                            dove il sole sembra non penetrare mai, e          felicità, poi subentra la preoccupazione per
                                                                                     tetri canaloni si alternano a placche grani-      la lunga e difficile discesa.
                                                                                     tiche screziate di ghiaccio. Da quelle parti                                                        niamo a preparare bevande calde, che ci
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                                        ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                 fornelletto a gas un pentolino di neve. Alle
                 quattro e mezzo iniziamo la scalata. Par-                           sono saliti Bonatti e Vaucher, una pura fol-      La discesa                                        consentono brevi momenti di sonno. La
                 tiamo velocissimi, procedendo di conserva                           lia. Solo un cuore da giganti può pensare         Siamo riusciti a salire la via Cassin in gior-    mattina seguente continuiamo la discesa
                 e distanziando due cordate partite con noi                          di salire lì come hanno fatto loro.               nata! Un’impresa eccezionale che è riuscita       fino al fondovalle. Raggiunto il campeggio
                 dal rifugio per la stessa salita. In breve rag-                                                                       a pochissime cordate, forse due, non di più.      ci buttiamo sfiniti nella tendina, dove dor-
                 giungiamo e superiamo, baciati dal primo                            Nel cuore della parete                            Ma ora dobbiamo pensare alla discesa, che         miamo per venti ore consecutive.
                 sole mattutino, il diedro Rebuffat, la prima                        Abbiamo un bel daffare sul percorso, a lun-       sappiamo interminabile e piena di pericoli.
                 vera difficoltà.                                                    ghi tratti di roccia pulita seguono brevi         La valle, che dal punto in cui inizia la di-      LeANdRo BeNINCASI, nato sotto il segno del Sagitta-
                 Verso le nove e mezzo arriviamo ai piedi                            tratti di neve ghiacciata in un cocktail im-      scesa è ben visibile, è però 3000 metri più       rio, 73 anni fa. Amante delle più svariate discepline umani-
                 del diedro di 75 metri e ci fermiamo a fare                         pazzito che ci costringe a un continuo le-        in basso. Ci affrettiamo a scendere veloce-       stiche, artistiche, sportive, le ha attraversate tutte senza
                                                                                     vare e mettere i ramponi. Procediamo nella                                                          mai approfondirne alcuna. Ingegnere, alpinista, inse-
                 colazione con pane e prosciutto, roba da                                                                              mente, tra enormi seraccate e pendii ghiac-       gnante, pittore, dirigente, fotografo, sempre in cerca di
                 signori. Ci sorprendiamo per la rapidità                            parte centrale della via e con una certa ap-      ciati, ma nonostante il nostro impegno, a         qualcosa di nuovo. Il tutto in piccole dosi mitridatizzanti.
Valle d’Aosta
                           Il profumo del Cervino

                                                                  23

                                                    ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
Il Cervino.
Foto Giovanni Mereghetti
Sull’alpeggio di Cheneil                     ma per me “questo” Cheneil è assolutamente
                                     in Valtournenche (Valle d'Aosta)             unico. Sarà perchè quando parlo di Alpi in-
                                                                                  tendo dire Alpi Occidentali, anzi Alpi Pennine,

                                     IL PROFUMO
                                                                                  anzi Valle d’Aosta, anzi Valtournenche. Le altre
                                                                                  sì sono belle, bellissime, ma queste sono sel-

                                     DEL CERVINO
                                                                                  vagge, aspre, difficili, ruspanti, commoventi. E
                                                                                  poi c’è LA montagna, il Cervino. D'accordo, ci
                                                                                  sono anche il Bianco maestoso, il Rosa che ti
                                                                                  viene da piangere quando lo vedi dalla pianura,
                                     L’odore di fontina che impregna              ma il Cervino è un’altra cosa. A quella determi-
                                     una intera civiltà.                          nata curva della statale del Breuil, ad Antey, lo
                                     La magica conca glaciale affacciata          vedi apparire, poi lo rivedi a Buisson e poi a
                                     sulla Gran Becca, un posto                   Maen. Poi scompare dietro i contrafforti e lo ri-
                                                                                  vedi solo dopo l’ultima rampa, appena usciti
                                     da alpinisti colmo di ricordi e di storia.   dalla galleria, quando sei già al Breuil, a Cervi-
                                     Da ogni punto di osservazione
                                     la piramide di pietra mostra
                                     un aspetto particolare e diverso
                                     testo e foto di Costanza Calzolari

                                     I
                     n questi giorni di eremitaggio si pensa a                                                                         Il Cervino da Cheneil                                  pre nell'Ottocento, l'Abbé Gorret, alpinista e
                     tante cose, anche se si cerca di non pensare                                                                                                                             prete anticonformista, portava le bestie a pasco-
                     troppo al dopo e nemmeno al prima. Inevi-                                                                         troppo grassa, lontana ma già vicina, appena un        lare. Qui viveva Luigi, o Louis, Carrel, detto il
                 tabilmente pensiamo alle cose che ci mancano:                                                                         po’ nascosta dai contrafforti della Salette, la        Carrellino, alpinista del secolo scorso, dell’infi-
                 che cosa ci manca di più? A me manca, ed è ab-                                                                        “faccia” perfetta del Cervino la vedi da Cheneil.      nita e gloriosa stirpe dei Carrel.
                 bastanza stupefacente, l’odore della montagna.                                                                        Dieci case, in parte diroccate, alcune restaurate;     Io non arrampico, ma i valloni per arrivare alla
                 Ogni montagna ha un suo odore particolare, un                    Pensione Carrel a Cheneil, attiva fino
                                                                                                                                       due alberghi, uno chiuso da tempo, l’altro an-         base di quei monti li conosco a menadito e sono
                 miscuglio di resine, terreno umido, letame,                      agli anni '70 del secolo scorso                      cora attivo; due, tre case di villeggianti costruite   salita sulla Becca d’Aran: non ci vuole molto, il
                 neve, ghiaccio, foglie secche, in proporzioni di-                                                                     nei primi decenni del 1900; una chiesetta, sul-        versante orientale è un pascolo ripido e uni-
                 verse per ogni luogo ed ogni stagione. Se penso                                                                       l’altro lato della valle, Notre Dame de Guérison.      forme e quando ti affacci verso occidente guardi
                 ad un odore che rappresenti il tutto, è l’odore                                                                       Malghe sparse lungo i sentieri degli alpeggi di        il mondo come dall'aeroplano.
                 della fontina. Ora, la fontina è un formaggio, a                                                                      alta quota, molte ancora attive fino alla fine del     A Cheneil non si può semplicemente “passare”,
                 volte lo si trova anche nei nostri supermercati,                                                                      secolo scorso. A Cheneil la strada carrozzabile        anche se numerose vie lo fanno, dall’Alta via
                 ancorché scipito. Ma l’odore di cui parlo non è                                                                       non arriva. Fino agli anni Settanta del Nove-          alla gran balconata del Cervino, anche se nume-
                 proprio quello del formaggio. O meglio sì, è                                                                          cento si saliva a piedi da Cretaz, lungo una mu-       rosi passi, tutti a quasi tremila metri, portano
                 l’odore del formaggio, ma è un odore che, in Val                                                                      lattiera ripida e scomoda ma breve, oppure più         verso la Val d’Ayas e al Rosa. A Cheneil bisogna
              24 maggio e impregna tutto, anche i luoghi dove                                                                                                                                 friva la sua fontina, a volte anche con la polenta, 25
                 d’Aosta, trascende la forma o il pezzo di for-                                                                        comodamente da Champlève dove arrivava                 fermarsi, sentirne l’odore. La malgara che of-
                                                                                                                                       una seggiovia. Un paio di ore a piedi da Val-
                                                                                                                                       tournenche, per gambette di bambina. La strada
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                                                   ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                 il formaggio non c’è e non c’è mai stato, assume                                                                                                                             è morta da almeno cinquant’anni, ma l’odore è
                 infinite variazioni di aromi, mischiandosi ap-                                                                        carrozzabile si è avvicinata negli anni, ora ar-       sempre lì. A Cheneil bisogna guardare il Cer-
                 punto a quelli della neve, del letame, della terra                                                                    riva ai piedi del balcone glaciale e da lì parte       vino seduti su un prato o al riparo, aspettare il
                 bagnata, delle resine. Perfino a quello del gaso-                nia. E allora ce l’hai proprio sopra, che pare di    una specie di ascensore. Ma la conca conserva          crepuscolo e l’alba. Anche se ci troviamo da-
                 lio dei gruppi elettrogeni dei rifugi in alta                    toccarlo. Cambia sempre: da lontano è snello,        la sua magia. Prati coltivati in basso, poi gli ul-    vanti muraglie di nuvole, bisogna fidarsi. Prima
                 quota. Ma questa descrizione è ancora troppo                     poi ingrassa un po’. Se gli giri intorno cambia      timi larici, e infine pascoli, rocce, neve, monti.     o poi uno squarcio si apre.
                 generica, troppo vaga. In realtà l'odore di mon-                 lentamente fino a diventare la piramide perfetta     Siamo a più di 2000 metri e i monti intorno sono
                 tagna a cui penso è l’odore di Cheneil.                          che svetta sopra Zermatt. Continuando a girare       tutti sui 3000: Grand e Petit Tournalin, Roisetta,
                 Cheneil, frazione di Valtournenche, è un luogo                   mostra lati molto meno conosciuti perché per         Bec Trecare, Becca d’Aran, Bec de Nana. è un           CoStanza Calzolari, 63 anni, ricercatrice e viandante.
                                                                                                                                       posto da alpinisti. Di qui è passato Edward            Per lavoro studia il suolo, il sottile strato della superficie
                 bellissimo, una conca glaciale, un alpeggio per-                 vederli bisogna andare in alto parecchio, ed io                                                             terrestre che ospita la vegetazione ed un’infinità di altri esseri
                 manente abitato ancora oggi da una sola fami-                    non ci sono mai andata.                              Whymper, l'alpinista inglese che per primo, nel        viventi. Quando può cammina, privilegiando le mete più vicine.
                 glia. Chissà quanti Cheneil ci sono sulle Alpi,                  La sua “faccia” più bella, né troppo snella né       1865, conquistò la vetta del Cervino; qui, sem-        Idealmente vorrebbe viaggiare a piedi partendo da casa.
Sikkim
Fosco Maraini e gli sci
Un esploratore con gli sci                        umana, in una forma letteraria alta e coin-                                                            (6400 m.). Un inverno precoce aveva steso

                                     CHISSÀ
                                                                                       volgente, nelle foto scattate da Maraini                                                               sulla terra una spessa coltre di neve. Un
                                                                                       stesso, che si indovinano di un luminoso,                                                              giorno, dopo una marcia durissima sul colle

                                     SE IL SIKKIM...
                                                                                       nitido bianco e nero, rese solo un po’opache                                                           Samdòng-rì, tirò fuori i suoi sci, sciolse le
                                                                                       e sgranate dalla stampa approssimativa                                                                 cinghie di pelle, sistemò le molle degli at-
                                                                                       sulla carta ruvida e giallina del volume.                                                              tacchi, li calzò e con un veloce zig-zag di
                                                                                       Letteralmente incastrato tra Nepal, Tibet e                                                            eleganti cristiania piombò sul gruppo dei
                                                                                       Bhutan, “perlina” in una sontuosa collana                                                              suoi portatori che più in basso, intorno al
                                                                                       orografica, il Sikkim proposto da Maraini è                                                            fuoco, preparavano un tè di foglie e stecchi,
                                     Il potere evocativo di un lontano                 il compendio di tutto ciò che si può trovare                                                           condito con burro, soda e sale. “Si chia-
                                     viaggio al cospetto della terza monta-            in natura dal punto di vista del clima, della                                                          mano sci”, disse agli uomini allibiti che ta-
                                     gna del mondo, il Cancenzongà                     fauna, della flora (si va dalla giungla ai                                                             stavano incerti i “cang ciai scing”, i “legni
                                     (m. 8586), ha spinto alpinisti moderni            ghiacciai, dalle tigri alle aquile delle nevi,                                                         di colui che vola sulla neve come un uc-
                                     sulle tracce di Fosco Maraini.                    dalle liane alle conifere) e anche della pre-                                                          cello”. Inizialmente sembravano addirittura
                                     ora porta il suo nome, “Fosco-a La”,              senza umana.                                                                                           convinti che in realtà quel giovanotto forte
                                                                                       Chissà se in alto, al limitare delle grandi                                                            e intraprendente, con una bella faccia ab-
                                     uno dei passi himalaiani che colle-               vette, tra le correnti ruggenti dell'acqua ge-                                                         bronzata e gli occhi a mandorla che per rag-
                                     gano occidente e oriente                          lida che scorre dai ghiacciai, pascolano an-                                                           giungere        il      loro    paese       aveva
                                                                                       cora i miti yak; se più a valle, nell’ombra        prezzo disponibili nel vecchio, popolare            miracolosamente attraversato il “lago
                                     Celestina Bragutti                                della foresta pluviale striscia ancora il          emporio di Firenze “Duilio 48”, attivo in via       largo”, il mare, fosse un “lung-pa”, un
                                                                                       cobra; se i pascoli sono ancora seminati           Calzaiuoli dal 1888 al 1986.                        “uomo vento”, uno di quegli asceti capaci,
                                                                                                                                          Fuori dalla capitale, che ha una significativa

                                     C
                                            hissà come è adesso, il Sikkim. Non        come quelli della nostre Alpi di genziane e                                                            grazie alla loro concentrazione mentale, di
                                            posso far altro che congetturarlo, nei     stelle alpine.                                     attività turistica, si estende un paese agri-       perdere il peso del corpo e volare sulla terra
                                            giorni del confino sanitario, mentre       Chissà, penso leggendo, se i Lepcia, il po-        colo, che negli anni recenti è riuscito a con-      sfiorandola.
                                     riprendo in mano le stupende pagine di            polo più numeroso del Sikkim, sono ancora          servare o trasformare in biologiche tutte,          Ogni sciatore sa – scrive - quanto ci sia di ma-
                                     Dren-giong. Appunti d'un viaggio nell'Imàlaia,    come vengono descritti agli inizi del secolo       ma proprio tutte, le sue coltivazioni conqui-       gico, di ineffabile, in questo volo ch’è quasi una
                                     di Fosco Maraini. Nulla mi soccorre dav-          scorso, totalmente ignari di passioni e sen-       stando per questo nel 2018 l'ambito Future          danza, in questo volo modulato per cui si ca-
                                     vero in una possibile risposta. Troppo di-        timenti negativi come l'odio, l'invidia, la        Policy Award.                                       rezza la superficie nevosa del monte come una
                                     stante quel luogo dai miei orizzonti              violenza, la gelosia, la brama di possesso.        Chissà se a quote più basse, nella zona di          cosa amata, posseduta, e mentre scivolo per ver-
                                     consueti, anche quelli di viaggio; troppo         Magari. Ma forse hanno ormai dimenticato           una località che Maraini chiama Dic-ciù, an-        gini campi, o nel ritmo dei cristiania lungo cri-
                                     ignota la sua cultura, la storia che si è dipa-   quella specie di età dell'oro che li voleva        cora si addensa la foresta tropicale, una           nali intatti, vo urlando al vento, unico amico,
                                     nata in quelle remote e tormentate contrade       piccoli, silenziosi, lenti e totalmente im-        sorta di “budello vegetale” umido, afoso,           l’irripetibile gioia. Chissà se ancora oggi il
                                     del mondo da quando, era il 1937, il grande       mersi nella natura, in un animismo condito         dalla vegetazione esuberante e carnosa,             paese dei frutti è capace di regalare una
                                     fiorentino lasciò il suo maestro e mentore        di fanciullesca superstizione, senza conflitti,    sensuale fino all'oscenità, frusciante di           gioia come questa.
                                     Giuseppe Tucci per inoltrarsi con pochi por-      abbandonati ad uno spirito sorridente di           acque pigre infestate da sanguisughe.
                                     tatori, qualche bagaglio e un paio di sci di      fratellanza. Forse sono stati travolti da un       Chissà come sono oggi, più in alto, le mu-          Nel 2014, ispirati dal vecchio itinerario de-
                                     legno in una vallata che i tibetani chiama-       altro, ben più crudele e sbrigativo spirito        lattiere, le abetaie, le radure tappezzate di       scritto nel libro che stiamo sfogliando in-
                                     vano appunto Dren-giong, “il paese dei            dei tempi.                                         rododendri, i villaggi popolati dai Butia,          sieme, alcuni alpinisti associati al Club
                                                                                                                                          montanari larghi di spalle, rumorosi, vio-
              28                                                                                                                                                                                                                                              29
                                     frutti”.                                          Le immagini in rete mi restituiscono alcune                                                            Alpino Italiano (Sezione di Vicenza e di
                                     A nulla possono, per rievocare le atmosfere       colorate immagini di Gangtòk, la capitale          lenti, cordiali. Chissà se sono ancora solitari     Rieti) si misero sulle tracce di Maraini nel
                                                                                                                                          e puliti i colli innevati, le groppe montuose,
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                                ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                                     narrate nel libro, il senso di meravigliosa       del Sikkim, del contrafforte verde su cui è                                                            Sikkim settentrionale, proprio nella zona
                                     scoperta, di piena e completa simbiosi con        arroccata con le sue case di strana foggia, i      i passi pieni di vento, i castelli ghiacciati che   del Cancenzongà. E proprio al grande fio-
                                     l'ambiente (sono un pezzo di natura nella na-     templi buddisti, la funivia che vola a toc-        portano al cospetto di Sua Altezza il Can-          rentino dedicarono, con il nome di “Fosco-
                                     tura scrive a un certo punto Maraini) i più       care il punto più alto e panoramico dell'abi-      cenzongà, la terza montagna del pianeta,            a La”, “Porta Maraini”, il passo che collega
                                     modesti anche se interessanti e dettagliati       tato. Oggi nel cuore della cittadina le            8586 metri.                                         il Ghiacciaio Talung e il Ghiacciaio Ton-
                                     racconti di viaggio sparsi in siti più o meno     vetrine del moderno consumismo hanno               Chissà se sono ancora intatti i pendii su cui       ghsiong. La Porta Maraini, spiegò al ritorno
                                     turistici, le foto che posso reperire in rete.    sostituito i teli stesi a terra e le scarse, po-   Maraini sciò, primo uomo al mondo a farlo.          il capo della spedizione Alberto Peruffo,
                                     Ormai la magia del Sikkim è per me rac-           vere merci del bazar fotografato da Maraini:       Erano i primi di ottobre del 1937 quando,           mette in comunicazione il Goecha-La con lo
                                     chiusa in queste pagine antiche, in cui la sa-    mucchietti conici di spezie, poche mele ra-        con la sua piccola spedizione, arrivò a Sam-        Zemu-Gap, l’Occidente con l'Oriente, e
                                     pienza       scientifica   dell'etnologo      e   dunate tre a tre tirate fuori da gerle di vi-      dòng, una vallata intorno a cui si elevano          porta giustamente il nome di colui che co-
                                     dell'antropologo di professione si esprime,       mini, carabattole da “quarantotto”, dice lo        alcuni colossi del Sikkim, il Cancenghiau           struì per tutta la sua vita con il suo lavoro e
                                     insieme alla curiosità e alla sensibilità         scrittore, memore dei prodotti da poco             (7000 m.), il Pauhunri (7100 m.), il Ciombù         le sue opere ponti tra le culture.
Friuli, Val Rosandra
                     Biodiversità alle porte di Trieste

Val Rosandra
Foto Carla Reschia
Un piccolo paradiso di biodiversità                di buon passo porta nella Val Rosandra.           dovevano recare a piedi nudi e implorare il
                                     alle porte di Trieste                              Ecco, questo è, al momento, l'oggetto prin-       perdono alla Vergine. Le tipiche ghiacciaie
                                                                                        cipale delle mie fantasie e dei miei desideri     (jazere) furono costruite in tempi antichi per

                                     PERDERSI
                                                                                        di evasione, così vicina, così lontana la Val     custodire il ghiaccio invernale. Infine,
                                                                                        Rosandra, che in sloveno ha un nome che           grande attrazione, ci sono oltre 520 vie di
                                                                                        suona come una musica.                            arrampicata, dalle più semplici a quelle

                                     IN VAL
                                                                                        Questa riserva naturale a pochi chilometri        aperte dai grandi scalatori di fama mon-
                                                                                        dalla città è una valle carsica che sembra        diale come Emilio Comici.

                                     ROSANDRA
                                                                                        uscita da un racconto di fate, completa-          Quando mi sono trasferita qui pensavo che
                                                                                        mente selvaggia, scavata da un torrente che       in quella valle, passando per le gallerie
                                                                                        forma cascate e pozze, un paesaggio di            della ciclabile che si illuminano da sole
                                                                                        rocce, rupi, ghiaioni, capre selvatiche e fo-     quando entra qualcuno, a piedi o in bici-
                                                                                        resta, che conserva ancora aspetti del Carso      cletta, ci sarei andata ogni giorno, al mat-
                                     Tra archeologia e arrampicate nella                preistorico, prima che venisse addomesti-         tino, prima dell'alba, per veder sorgere il
                                     riserva il cui nome sloveno suona                  cato a uso umano e trasformato con le viti,       sole o al tramonto, d'estate per fare il bagno
                                     come una musica: dolina Glinščice.                 i borghi e i campi.                               nelle pozze del torrente, d'inverno per ve-
                                     Grotte, ghiacciaie, antichi mulini e               Dal punto di vista naturalistico il paesaggio     dere come la pioggia, via via che si sale, a
                                     una ospitalità rustica e schietta                  della Val Rosandra è diverso da quello del        volte si trasforma in neve.
                                                                                        resto del Carso triestino e non si può defi-      Ero sicura che ne avrei esplorato ogni an-
                                                                                        nire nemmeno un paesaggio "alpino" anche          golo e percorso tutti i sentieri.
                                     testo e foto di Carla Reschia                      se è una rinomata palestra di roccia. E',         Non è andata proprio così. Certo, ci sono
                                                                                        piuttosto, un anticipo di Dalmazia, delle         andata qualche volta, ho fatto delle passeg-
                                                                                        sue asperità e del suo fascino impervio.          giate, ci ho portato gli amici, sono salita fino
                                                                                        In cifre è, anche, un piccolo paradiso della      alla chiesetta e ho guardato il panorama.
                                                                                        biodiversità: più di 1.000 funghi, 988 piante     Ma non ogni giorno e nemmeno ogni setti-
                                                                                        vascolari, circa 300 licheni, 150 briofite, 100   mana od ogni mese.

                                     I
                                        nguaribilmente anarchica fin da bam-            myxomiceti, per un totale di circa 2.700 en-      Adesso penso che non appena finirà tutto
                                        bina come sono, non c'è nulla come              tità. Così le chiamano i biologi, ma sono fo-     questo ci voglio andare davvero ogni
                                        dirmi che non posso fare una cosa per           glie, rami, fiori, e tra questi tanti animali     giorno, uscire da casa, perdermi tra i dirupi
                                     farmi venire la voglia irresistibile di farla.     anche piuttosto speciali, come il tritone e il    e, passo dopo passo, arrivare fino a Bot-
                                     Ora è il momento di piccole cose impossi-          raro gambero di fiume.                            tazzo, tre case lungo il torrente dove corre
                                     bili. A volte riguardano il passato, persone       C'è anche un bel po' di storia da scoprire        il confine e parte il Sentiero dell' amicizia.
                                     semidimenticate che improvvisamente mi             perché ci sono diversi siti archeologici, dai     Qui fin dai primi anni '80 si entrava in Ju-
                                     appare urgente rivedere, a volte sono pic-         resti dei “castellieri” (villaggi protostorici    goslavia a piedi, eludendo le frontiere per-
                                     cole “madeleines” proustiane, una cola-            fortificati) a quelli dei 32 mulini che sfrut-    ché la valle è la stessa e la gente anche. Qui
                                     zione al bar preferito nella mia città natale,     tavano la forza dell'acqua per macinare il        c'è una trattoria con i tavoli all'aperto e una
                                     Alessandria, con un caffè e un triangolino         grano, all’acquedotto romano del II secolo        stanza scaldata da una stufa dove una cop-
                                     di focaccia salata farcita di prosciutto cotto.    a.C. che convogliava le acque del Rosandra-       pia di adorabili, scorbutici osti ti dà da man-
              32                                                                                                                                                                                                             33
                                     Impossibile altrove, anche quando i bar            Glinščica e delle sorgenti di Crogole-Kroglje     giare se vuole e quando vuole quello che
                                     sono aperti, perché è un'usanza a quanto ne        e Dolina verso Trieste. Sulle mura del ca-        c'è, dalle 10 di mattina al tramonto. Mi sie-
                                     so del tutto locale. Ora impossibile e basta.
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                               ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                                                                                        stello di San Servolo-Socerb, abitato fin dai     derò a un tavolo e sarò felice.
                                     Come un giro tra le colline del Monferrato,        tempi preistorici e in seguito tappa sulla via
                                     che in questa stagione sono bellissime.            di Gerusalemme si vedono ancora i graffiti
                                     Come poter camminare fino allo sfini-              dei pellegrini e dai resti del castello medie-
                                     mento. Non l'uscita breve e indispensabile         vale di Moccò che risale al 1190 si gode di
                                     con il cane di casa ma la lunga camminata,         una vista spettacolare sul golfo. La grotta di
                                     con o senza meta, in città o, vivendo a Trie-      San Servolo è l'unica chiesa sotterranea di       Carla reSChia, sostiene di avere fra i 15 e i 105 anni.
                                     ste, sul mare o sul Carso, magari lungo la         tutta la Slovenia, mentre la chiesetta di S.      Giornalista de La Stampa dove si occupa di esteri, cultura e
                                     strada ciclopedonale Cottur che dal centro         Maria di Siaris, o Marija na Pečah, in cima       diritti umani, viaggia ogni volta che può. Legge molto. Adora
                                     della città segue il tracciato dell'antica linea                                                     dormire, le relazioni complicate, i bassotti, il cibo indiano e il
                                                                                        a una rupe sulla sinistra del torrente Rosan-     sushi. Con Stefanella Campana ha scritto Quando l'orrore è
                                     ferroviaria per Vienna e arriva fino in Slo-       dra è, almeno fin dal 1367, meta di pelle-        donna. Torturatrici e kamikaze. Vittime o nuove emancipate?,
                                     venia e oltre e che in mezz’ora di cammino         grini e penitenti: i bestemmiatori vi si          Editori Riuniti, 2005.
Friuli
                                          Un cammino nel Nord-est

Il belvedere da sopra il canale Framoso
Foto: Archivio Montagna Leader
S                                                In cammino in un sorprendente Nord est
                                          i chiamava Reprobus. Secondo una                                                        colline, sorgenti, monti, piccole borgate e       e l’origine della sue acque sono dovute al
                                          delle tante leggende che lo circondano                                                  paesi medioevali, per buona parte adiacenti       carsismo del monte Cavallo e del compren-

                                                                                      SULLE SPALLE
                                          era un uomo gigantesco e scorbutico,                                                    alla linea ferroviaria turistica Sacile-Gemona.   sorio dell’altipiano montano del Cansiglio.
                                     un traghettatore. La sua indole selvatica                                                    Tra le tante emergenze da non mancare tre         Nei pressi dell’imboccatura a sifone della
                                     non gli impedì di compiere la grande im-                                                     rivestono un particolare interesse naturali-      sorgente, a nove metri di profondità, è

                                                                                      DI SAN
                                     presa di portare sulle sue spalle il peso del                                                stico e storico.                                  posta una statua del Cristo perfettamente
                                     mondo accettando, una notte di burrasca,                                                                                                       visibile nella giornate assolate, grazie alla

                                                                                      CRISTOFORO
                                     di trasportare dall'altra parte del fiume un                                                 La sorgente del Gorgazzo                          limpidezza dell’acqua.
                                     bambino, che poi si rivelò il Cristo. Divenne                                                Dista poche centinaia di metri dal paese di
                                     così Cristoforo, emblema dei valori di gene-                                                 Polcenigo ed è caratterizzata da un’ampia e       Il canale Framoso
                                     rosità, umiltà, bontà d’animo, disponibilità                                                 profonda pozza d’acqua, con grotta subac-         Dalla località di Selva di Giais nel comune
                                     all’aiuto. è a questo santo, popolarissimo                                                   quea, chiamata “buso del Gorgazzo” (dal           di Aviano un sentiero e un successivo ghia-
                                     nel Medioevo e rappresentato a volte come        Il santo dalla testa di cane ci conduce     friulano Gorc che significa abisso), nascosta     ione permettono di risalire il canale Fra-
                                     cinocefalo (come Anubi, il traghettatore         verso colline, sorgenti, monti, piccole     tra alberi e rocce, alimentata da acque lim-      moso. Un’opera idraulica, completamente
                                     della anime fra il regno dei vivi a quello dei                                               pide e gelide che assumono una colorazione        rivestita in pietra, realizzata nel 1925-26 e
                                     morti) che è dedicato uno dei tanti cammini      borgate e paesi medioevali. Tanti fili      azzurro intenso. La sua è una conformazione       costruita per regimentare le acque di scor-
                                     che tessono la loro invisibile ma concretis-     conduttori: l’arte, la storia, l'ambiente   a sifone molto profondo (il secondo in Eu-        rimento superficiale a quota 700 metri con
                                     sima tela sul territorio italiano.               e il buon cibo.                             ropa per profondità), mai esplorato del tutto     l’obbiettivo di convogliarle nel torrente Ca-
                                     Siamo a Nord-est, tra Veneto e Friuli Vene-      testo Daniele Zongaro                                                                         vrezza a valle dell’abitato di Selva. A monte
                                     zia Giulia. Il cammino che si snoda in que-      foto Archivio Montagna Leader                                                                 del canale si trovano imponenti briglie a ca-
                                     sta parte d'Italia è imponente per                                                           La sorgente del Gorgazzo                          duta, importanti per caratteristiche costrut-
                                     lunghezza, circa 450 chilometri e, come ogni                                                                                                   tive e storiche.
                                     cammino che si rispetti, ha la caratteristica
                                     di poter essere percorso a piacimento da est                                                                                                   L’antica via di Forcella Croce
                                     a ovest o viceversa, tutto intero o per brevi                                                                                                  L'antica via di Forcella La Croce, fino a un
                                     tratti, sul tracciato proposto o scegliendo                                                                                                    secolo fa unico accesso alla Valcellina, col-
                                     una vasta gamma di varianti. Da Spilim-                                                                                                        legava Maniagolibero ai paesi di Andreis,
                                     bergo, cittadina sulla sponda destra del                                                                                                       Barcis, Cimolais, Claut ed Erto. La strada
                                     fiume Tagliamento, si spinge verso ovest                                                                                                       ebbe un ruolo sociale, culturale ed econo-
                                     mantenendosi sulla fascia pedemontana.                                                                                                         mico di primaria importanza per le genti di
                                     Dopo aver attraversato il Friuli occidentale,                                                                                                  questi abitati, altrimenti condannate ad un
                                     entra in Veneto costeggiando il Cansiglio, si                                                                                                  estremo isolamento imposto dalla situa-
                                     dirige verso nord fino all’Alpago, oltre-                                                                                                      zione orografica e morfologica del territo-
                                     passa il Piave, raggiunge Belluno e percorre                                                                                                   rio, chiuso tra le cime delle Prealpi Carniche
                                     le colline della destra Piave fino a Feltre.                                                                                                   e isolato a valle dall'orrido del Cellina. Si
                                     Sulla sinistra del Piave risale la Val Belluna                                                                                                 trattava di un percorso duro e faticoso, non
                                     con possibilità sia di dirigersi a Ponte nelle                                                                                                 soltanto per le naturali pendenze e salite,
                                     Alpi, sia di piegare a sud-est, in prossimità                                                                                                  ma anche per le frequenti condizioni meteo-
              36                                                                                                                                                                                                                                         37
                                     di Mel, verso il passo di Praderadego e da                                                                                                     rologiche estreme che, specie nei mesi in-
                                     Follina percorrere la Val Soligo in direzione                                                                                                  vernali, lo rendevano impervio, pericoloso
ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3

                                                                                                                                                                                                                                           ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3
                                     nord-est fino a Vittorio Veneto.                                                                                                               e in alcuni tratti impercorribile. Ora è un
                                     Per restare nella parte friulana, soffermia-                                                                                                   bellissimo sentiero panoramico con vista
                                     moci al territorio dominato dalla cinta mon-                                                                                                   sulla pianura e sui magredi friulani (terre
                                     tana della provincia di Pordenone, terra                                                                                                       magre).
                                     ricchissima di sorprese, di tesori architetto-
                                     nici e naturalistici. Una direttrice parte dal
                                     confine Veneto-Friuli, nel comune di Ca-
                                     neva, per arrivare sino al fiume principe
                                     della regione, il Tagliamento, che traccia il                                                                                                  dANIeLe ZoNGARo 56 anni di Porcia di Porde-
                                     confine tra le province di Udine e Porde-                                                                                                      none. Libraio di una piccola libreria indipendente a
                                     none, a Spilimbergo. Otto tappe facilmente                                                                                                     Pordenone dedicata ai luoghi. Creatore di eventi con
                                                                                                                                                                                    l’Associazione Bottega errante
                                     divisibili in frazioni più brevi attraversano
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