ERODOTO108 STORIE DALL'ESILIO 3 - 15 APRILE 2020
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ERODOTO108 eDIToRIALe P erchè si sale in montagna? Sembra facile rispondere. In epoca SoMMARIo moderna e alle nostre latitudini (in altri secoli e per altre culture STORIE DALL’ESILIO 3 il problema non si è mai posto) ci hanno provato in molti. 15 APRILE 2020 6 I Walser, migranti economici medievali Nel 1336 Francesco Petrarca scrive al suo consigliere spirituale Denis STORIA DI UNA AVVENTURA UMANA AD ALTA QUOTA Robert (l’agostiniano vescovo Dionigi da Borgo San Sepolcro) di aver Susanna Cressati voluto compiere l'ascensione al Mont Ventoux “guidé uniquement pour le désir de voir la hauteur extraordinaire du lieu”. Un desiderio 12 In Valle Maira, Piemonte, PREGHIERE DI CARTA TRA I MONTI di contemplazione, dunque, la ricerca di una nuova prospettiva per- testo di Rosmary Fantoni messa dalla caratteristica fisica di un luogo. Secoli più tardi lo storico, foto di Giovanni Breschi rivoluzionario e proto-ambientalista dell'Ottocento Jules Michelet ri- flette sull'inutilità delle ascensioni e conclude alla Lapalisse: La realtà, 18 Cronaca di una avventura alpinistica degli anni Sessanta in tutte queste imprese, è che si sale per salire. Tuttavia il libro in cui è LA MITICA NORD DELLE GANDES JORASSES IN 15 ORE inserita questa apparente ovvietà (La montagna) è un lavoro di grande Leandro Benincasi complessità e novità di pensiero circa il rapporto tra uomo e natura, tra noi e l'ambiente delle foreste, delle rocce, dei ghiacci. In tempi più recenti (siamo nel 1937) anche il giovane antropologo e alpinista fiorentino Fosco Maraini, giunto nel Sikkim al cospetto In copertina: il monte Cervino degli Ottomila, si chiede: perchè andiamo in montagna? E si diverte foto di Giovanni Mereghetti a demolire le ragioni più frequentemente evocate: perchè è bella (quando, ammette, è anche “orrida, povera e monotona”), perchè è fonte di perfezionamento per lo spirito (quando essa rende anche Marco Turini, fondatore “insensibili, duri, rupestri”), perchè è salutare (quando richiede “i direttore responsabile più folli strapazzi” e riserva non raramente il rischio di morte). “L’al- Andrea Semplici, pinismo – dice alla fine – è una questione spirituale...è un’afferma- andrea@andreasemplici.it zione della propria personalità sulle forze avverse della natura: art director Giovanni Breschi, l'alpinismo è un combattimento senza nemici, un combattimento in- breschigiovanni@gmail.com coordinamento redazionale fine ove anche le vittorie più belle non sono macchiate dal dolore Susanna Cressati, causato ad un vinto”. Nel suo salire i colli di ghiaccio, come sarà Silvia La Ferrara, anche nelle ascensioni sulle Alpi, sulle Apuane, sul Gran Sasso, non silvialaferrara67@gmail.com c'è volontà di dominio. Chi come lui, anche se non è un alpinista ma Redazione: Carlotta Alaura, un modesto camminatore, almeno una volta in montagna si è sentito Paolo Ciampi, come un pezzo di natura nella natura sa che “i sassi, le nubi, l'erba e Chiara Bentivegna, 24 Sull’alpeggio di Cheneil in Valtournenche (Valle d'Aosta) le nevi, il vento e le foglie, hanno sempre un sorriso fraterno per chi Mauro Daltin, Claudia Fofi, IL PROFUMO DEL CERVINO ha compreso il loro segreto linguaggio”. Isabella Mancini, Giovanni testo e foto di Costanza Calzolari In questo periodo di “distanze”, con queste buone compagnie e tante Mereghetti, Lucia Perrotta, Luana Salvarani, altre ci siamo avventurati in montagna per risentire, anche solo con 28 Fosco Maraini un esploratore con gli sci il ricordo o l'immaginazione, la carezza del vento e del sole sulla Letizia Sgalambro, CHISSÀ SE IL SIKKIM... Marco Turini Celestina Bragutti pelle. Abbiamo incontrato santi e animali, monaci e libri, migranti e Design: Giovanni Breschi alberi vetusti. In queste pagine raccontiamo la montagna che ci piace, 32 Un piccolo paradiso di biodiversità alle porte di Trieste quella non ancora profanata dalle folle rumorose del turismo inva- PERDERSI IN VAL ROSANDRA sivo e consumistico, dallo spirito grossolano e frettoloso delle pia- Carla Reschia nure, dal frastuono intenso del traffico e dall’odore penetrante dello 2 smog. Una montagna ruvida a spartana, che riserva angoli remoti e 3 36 In cammino in un sorprendente Nord est a volte quasi fiabeschi, dove si rintanano animali altrove scomparsi SULLE SPALLE DI SAN CRISTOFORO ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 e dove convivono a distanza ravvicinata gli umili, commoventi fiori testo Daniele Zongaro del prato, i giganti arborei delle foreste e le piccolissime piante in- foto Archivio Montagna Leader trepide che si accontentano di pochi granelli di terra tra pietra e 40 Caprile di Ligonchio, Alto Appennino reggiano ghiaccio. Una montagna spesso povera, la cui storia è costellata da Registrazione al Tribunale AVERINO E LA SCOMPARSA DEL MAIALE miseria e sciagure, ma che ha saputo conservare cultura, linguaggi, di Pordenone foto di Giuseppe Boiardi ritmi di vita umani. Una montagna che sfida le nostre capacità fisiche n. 3847/19 del 18/07/2019 n.r.s. 69 e psicologiche, che esige determinazione, concentrazione, audacia e Registrazione al ROC n. 33328 testo di Silvia La Ferrara del 10.08.2019 senso del limite. La montagna che ci fa assaporare, misteriosamente 44 Cammini in Toscana e vertiginosamente, la libertà. © 2020 Bottega Errante, FORESTE CHE PREGANO Gli Amici di Erodoto. Per articoli, fotografie e testo di Paolo Ciampi Susanna Cressati illustrazioni il copyright è di proprietà esclusiva degli autori. 52 oroscopo di Letizia Sgalambro
I Walser, migranti ratteristiche geografiche, naturali e climatiche, economici medievali le necessarie relazioni con il mondo. E niente più della storia dei Walser lo ha dimostrato. STORIA DI UNA A lungo circondato da una serie di enigmi, il popolo Walser ha concesso solo gradualmente AVVENTURA agli storici, ai linguisti, agli antropologi gli ele- menti di conoscenza necessari per inquadrare UMANA fin nei dettagli il fenomeno storico di quella che fu una vera e propria “migrazione economica” AD ALTA QUOTA di popolazioni germaniche avvenuta in Europa dopo la caduta dell'Impero Romano, prima (X- XI secolo) nella zona dell'alta Valle del Rodano e del Vallese, poi (XIII-XIV) in altri paesi alpini, testo e foto di Susanna Cressati fino a interessare complessivamente un territo- rio che, secondo l'assetto statale di oggi, spazia dall'Italia all'Austria, alla Svizzera al Liechten- stein. Erano contadini poverissimi che, spinti non certo dallo spirito di avventura ma dalla pura G iungere ad un passo, affacciarvisi, è sempre necessità o addirittura chiamati da signori inte- uno dei momenti più belli nella giornata del- ressati a popolare (e quindi controllare meglio) l'alpinista, scrive Fosco Maraini nel suo i loro territori meno ospitali, utilizzarono alcuni giovanile Dreng-Giong. Appunti d'un viaggio nel- passi transitabili per scendere, per quanto ri- l'Imàlaia. Questo privilegio non è tuttavia riser- guarda l'Italia, nei versanti opposti delle regioni vato ai soli arrampicatori e frequentatori, come che oggi sono Piemonte e Valle d’Aosta, lungo il grande fiorentino, delle vette del mondo. due direttrici, l'alta Val d’Ossola (la Val For- Basta anche un modesto trekking, un viaggio mazza) e le valli Monte Rosa. Arrivarono attra- dolce lungo itinerari abbordabili ai più per pro- verso il monte Moro, tra Saas e Macugnaga, vare le sensazioni inebrianti che riserva la salita passarono per il Gries, il Turlo, l'alta Val Sesia, e il superamento di un passo. La fatica del- superarono il Col d’Olen e il passo di Valdob- l'ascesa non toglie nulla, anzi aggiunge sapore bia. Attraverso il colle del Teodulo passarono in all'emozione che si prova sul crinale, quando il Val D'Ayas (il Canton des Allemands di Cham- sentiero si fa meno ripido e la parte di cielo vi- poluc), nelle valli di Gressoney, Valtournanche, sibile sempre più ampia, quando il vento ti in- Bionaz. Pare che nel tempo usassero anche altri veste deciso, quasi noncurante della tua itinerari migratori, i passi dello Schwarztor, del presenza impegnato com'è nel suo viaggio Colle di Verra, del Colle Felik e del Colle del 6 eterno e noi finalmente, quasi con un senso di Lys. Fu una migrazione lenta, secolare, che pace, possiamo contemplare lo squarcio di un costò prezzi umani altissimi. C’era un solo ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 nuovo mondo. modo per evitare scontri (che pure ci furono) con la popolazione già stabilizzata: accettare i Intraprendere un viaggio che abbia come terreni più alti ed avari. I Walser non esitarono “focus” i passi alpini può essere appagante e si spinsero tra i 1000 e i 2000 metri di altitu- come raggiungere una cima, e certamente re- dine. gala un ulteriore fattore di interesse: è qui, lungo gli itinerari dei passi, che è più facile co- Per vivere e prima di tutto per sopravvivere in gliere lo spirito di un territorio e avvicinare la quelle durissime condizioni climatiche e am- storia di un popolo. Nessuno più di un popolo bientali queste popolazioni dovevano, con i montanaro sa che i passi costituiscono una vera mezzi tecnici di allora, disboscare, spietrare i e propria rete infrastrutturale, essenziale per in- trattenere, in un luogo reso inospitale dalle ca- Una casa Walser a Salecchio
terreni più impervi, fino ai margini dei ghiac- isolavano la casa dall'umidità e impedivano le ciai, dissodare la terra per ricavarne pascolo e scorrerie dei roditori. coltivi. Elaborare tecniche per produrre e con- Infine sfruttare il terreno a tutte le quote signi- servare il foraggio, i cereali per il pane. Il terri- ficava dar vita sul territorio a un via vai stagio- torio montano presentava ostacoli tremendi: nale di attività che richiedevano un fitto torrenti devastatori, valli strette con fianchi ri- presidio di costruzioni, case, baite, depositi, e pidi, rocciosi, instabili, canaloni franosi che un imponente reticolo di mulattiere, strade, spesso diventavano le autostrade delle valan- ponti, realizzati non solo per il semplice sca- ghe. Bisognava realizzare barriere difensive valco di un corso d'acqua nelle vicinanze di un contro il ghiaccio, la neve e l'acqua torrenziale, borgo abitato ma anche in funzione dei colli che opere di regimazione e irrigazione (le “bisse”, i in quota collegavano trasversalmente le valli. “ru”). Sfruttare il bosco, il legname per costruire Ci passavano uomini e merci, traffici locali, in- abitazioni il più possibile confortevoli e sicure. terregionali e pefino internazionali. Tutto que- Le solide case (“stadel”, “rascard”) di tronchi di sto ha lasciato nei territori Walser una impronta larice, con gli incastri a “coda di rondine”, e più incancellabile. tardi di pietra e legno, stavano vicine l'una al- l'altra per sottrarsi almeno in parte all'abbraccio è stato a forza di camminare, lentamente, che la montagna mi ha fatto scoprire una delle sue ca- ratteristiche più interessanti, quella che in ter- ritorio Walser è ancora autorevole e percepibile in una cultura diffusa: un territorio, per quanto estremo, aspro o poco accogliente, non è mai una stanza chiusa, serrata da mura invalicabili per altezza e vertiginosità, con rari pertugi blin- dati che solo pochissimi sanno imboccare. A ben guardare è invece una ragnatela fittissima di re- lazioni, una vera e propria rete faticosamente costruita e percorsa nei secoli, insieme ai semi delle piante e agli animali, da popolazioni in- tere che si sono adattate, organizzate, hanno re- sistito a condizioni di vita difficilissime, a volte o in certi periodi hanno perfino prosperato, te- nendosi in contatto con il resto del mondo rag- Passo del Nefelgiù in Val Formazza il cambiamento delle condizioni climatiche che giungibile, costruendo strade, ponti, valicando passi, e sicuramente badando più a tutto questo alla fine sconfisse i Walser, costretti a scendere che al miraggio dell'altezza. dalle quote più alte a partire dalla metà del '500, una società feudale, basata sulla servitù della La facilità attuale delle comunicazioni di ogni a causa della Piccola Era Glaciale. gleba, potevano vantare lo status di liberi co- tipo, fisiche e virtuali, ci fa dimenticare quanta In tempi di reclusione è struggente pensare ai loni. Certo il prezzo che pagarono fu altissimo. sentieri dei Walser, al profumo dei loro boschi, 8 9 Salecchio. Le colonne di supporto delle case fatica, rischio e visione strategica venissero im- Una breve visita a una delle loro case ancora re- pegnate, in altre epoche e in altri contesti am- al vento che scivola sui “loro” passi alpini. Walser a forma di fungo chiamate “musblatte” lativamente intatte testimonia di una vita ai li- in dialetto Walser, servivano per proteggere ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 bientali, per realizzare una soddisfacente (e miti della sopravvivenza, eppure non priva di dall’umidità e impedire ai roditori l’accesso alla casa. redditizia) rete di contatti. La montagna è stata, un suo stile, di una insopprimibile dignità. La in questo senso, un vero banco di prova. Mario stessa dignità che, in un momento particolar- poco amichevole della neve e del vento. Le abi- Rigoni Stern, nella prefazione al bellissimo libro mente difficile per la comunità della Valle An- tazioni più antiche concentravano al loro in- dello storico dell'Ottocento Jules Michelet La zasca durante il dominio spagnolo, portò alcuni terno tutte le funzioni: al piano terra casa, montagna, ha sintetizzato: Le Alpi sono cerniera valligiani fino a Milano ad implorare il gover- I cronisti, dicono, devono consumare le suole delle scarpe stalla, senza separazione o con una semplice d'unione e non barriera a divisione dei popoli. per riuscire a scovare e portare in redazione qualche notizia. natore di alleggerire le imposte, poichè non SuSanna CreSSati (Palmanova, Udine, 1951) ne ha ringhiera di legno tra uomini e animali; sugli erano bastati al potente spagnolo i rapporti de- consumate parecchie paia lavorando per l’Unità, come ampi ballatoi riparati dal tetto aggettante si es- Un'altra caratteristica ispira una particolare solanti del suo delegato Gioacchino de Anonno, redattrice e inviata. Quando, alla chiusura delle testata, si è siccava il fieno, in altri ambienti interni si treb- “simpatia” per il popolo Walser. Il loro diritto, impegnata nell’Ufficio stampa della Regione Toscana che gli aveva descritto la miseria che infuriava (diventandone direttrice) ha continuato a consumare il Vibram biava, si custodivano le granaglie e il pane. I il Walserrecht”, prevedeva l'affitto ereditario, li- in quelle terre. delle “pedule” da trekking. Scrivere, disegnare montagne, “funghi” di pietra inseriti nei pilastri portanti bertà personali e autonomia comunitaria. In La storia è maestra. Come accade anche oggi, fu nuotare e cucinare sono cose che ama fare.
Piemonte, Valle Maira La biblioteca più alta d’europa 11 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 Valle Maira Foto Giovanni Breschi
In Valle Maira, Piemonte, M armora ha 60 abitanti e 60.000 libri, la biblioteca più alta d'Europa 1000 per abitante. Marmora, in provin- cia di Cuneo a 1223 metri di altitudine, è il tredicesimo comune più piccolo d'Italia in PREGHIERE una delle aree più povere del paese. In una delle 60 frazioni e località in cui è suddiviso, in media DI CARTA una per abitante, c'è una canonica che contiene una stupefacente biblioteca, che vanta diversi record oltre a quello di essere la più “in quota” TRA I MONTI d'Europa per collocazione geografica, circa 1500 metri di altitudine. Chi la visita si trova di fronte a uno spettacolo spiazzante, considerato l'ambiente che circonda A Marmora, 1500 metri di quota, l'edificio: una casa di cinque normali stanze to- talmente foderata e popolata di libri di saggi- la canonica di padre Sergio stica, storia, geografia, teologia, enciclopedie e custodisce 60 mila volumi. tanto altro, scaffali zeppi di volumi spinti fino Storia di un monaco che si fece al soffitto, accuratamente sistemati in un ordine non funzionale ma quasi estetico, per editore, eremita in una delle zone più per collana e per altezza, con corridoi larghi ap- povere d'Italia e della sua pena 70 centimetri a creare una sorta di labirinto amicizia con i libri di carta. Tra le muraglie di costole variopinte si apre ogni tanto, da una piccola finestra, uno testo di Rosmary Fantoni splendido affaccio sulle montagne della Valle foto di Giovanni Breschi Maira. Il creatore di questa meraviglia culturale è stato un monaco, padre Sergio (De Piccoli al secolo) che dedicò la sua vita di benedettino, iniziata il 7 gennaio 1931 nei pressi di Pavia e conclusa in questa valle nel 2014, alla preghiera, al lavoro, alle opere di bene e a un collezionismo appa- rentemente incongruo per un uomo che, pur laureato e colto, non fu mai uno studioso e nem- meno sempre, per sua stessa ammissione, un assiduo lettore. Forse alcune delle chiavi per tentare di com- prendere il perchè di questa presenza sono pro- prio legate alla scelta dell'uomo e all'ambiente 12 13 in cui è maturata. Benchè amante della solitu- dine padre Sergio nel corso del tempo si è con- ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 cesso alle interviste e ai colloqui, raccontando i fatti salienti della sua vita: le umili origini fa- miliari (la madre mondina, il padre tipografo e rilegatore), la precoce vocazione religiosa, la de- ludente esperienza ecclesiastica a Roma, la pre- potente chiamata all'eremo seguita con pochi passi graduali, prima con alcuni confratelli e poi dal 1978, a Marmora, in perfetta solitudine. Dalle sue parole contenute in alcuni colloqui emerge il carattere di un uomo a tutto tondo, che percepisce questa scelta estrema di vita come un arricchimento e un appagamento, un
carattere in cui la semplicità di costumi si ac- compagna alla capacità di approfondimento, all'intensità interiore, e la mitezza sprigiona energia morale e generosità. Quest'uomo ha trovato il suo habitat ideale in una contrada montana ormai ai margini della storia. Basta guardare la carta geografica. La Valle Maira, in Piemonte, si trova a ridosso del confine con la Francia e fa parte del territorio transfrontaliero chiamato Occitania, che si estende per gran parte in Francia (il Midi), ma anche in Spagna (la Val d'Aran) e nelle province italiane di Imperia, Cuneo e Torino. Terra lon- tana, la valle si snoda da Dronero per 45 chilo- metri, ripida e incassata fino al confine di Stato con la Francia, dove non ci sono sbocchi ma solo le pareti del Brec de Chambeyron (3389 m.) e del Sautron (3166 m.) e, oltre, le valli del- l'Ubaye e dell'Ubayette. Disseminata di località piccolissime, spopolata dagli anni del boom economico quando la popolazione fu calamitata a valle per alimentare l’esercito operaio neces- sario alle fabbriche come la Ferrero e la Miche- lin, la Valle Maira è stata storicamente segnata da condizioni di vita estreme e da una indicibile povertà. Contadini e allevatori, gli abitanti fu- rono spinti, in varie epoche, a muoversi per commerci che dire marginali è poco: erano rac- coglitori di capelli, sì, capelli umani, i capelli delle contadine che li lasciavano crescere e li tagliavano per venderli costrette dal bisogno, e che erano ricercata materia prima per le par- rucche delle “signore” di città. Oppure si face- vano contrabbandieri del sale proveniente da Marsiglia o, forse proprio per questo, anchoiers, acciugai, venditori ambulanti di acciughe salate indispensabili per la “bagna cauda” dei torinesi. Eppure la valle ha conservato strenuamente e 14 d'oc, quella dei trovatori medievali, la sua mu- nastero che per tanti anni è stato di un solo mo- 15 tenta ancora di farlo la sua cultura, la sua lingua è in questo ambiente che padre Sergio ha vis- è un amico”. E tanto doveva bastare. suto e lavorato, trovando nella solitudine, rara- Dopo la morte di padre Sergio, che aveva do- naco e su cui continua a soffiare il vento delle ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 sica, che riecheggia nella bella stagione sulle note dell’antica ghironda. Inconfondibile, nelle mente spezzata da gente arrivata lassù in cerca nato la sua creatura al Comune, è partita la so- montagne e di un insopprimibile amore per la sue località, lo stile costruttivo delle abitazioni, di aiuto, e nei suoi libri il senso di una vita in- lita storia complicata su chi e come potesse farsi vita. le case a villaggio concepite per più nuclei fa- tera: “Io sono un monaco felice e fortunato – davvero carico di un lascito tanto importante e miliari, le case a vela, capaci di ospitare in piena disse una volta a chi lo interrogava - ho tutto trasformarlo da deposito in vera e propria pre- autonomia le diverse attività necessarie, con gli quello che desideravo, sono riuscito a realizzare senza culturale. Anche grazie a una sensibiliz- spazi dedicati alle persone, agli animali, al fieno i miei sogni”. zazione collettiva si è arrivati non troppo tempo e alle derrate. Sorprendenti le presenze artisti- Dava spiegazioni semplici, quasi disarmanti, a fa a quadrare il cerchio, o per lo meno tracciare che, su tutte il ciclo degli affreschi quattrocen- chi gli chiedeva ragione del suo amore per i li- un percorso. La Diocesi di Saluzzo, proprietaria teschi del maestro fiammingo Hans Clemer bri: “C'é il sapere nei libri, ci trovi il mondo. della canonica, ha deciso di donarla alla Re- nella chiesa romanica di Santa Maria Assunta Sono documenti di ciò che è successo, ciò che gione, che darà vita a un progetto. I libri intanto ad Elva. succede e ciò che succederà”. E ancora: “Il libro restano lassù, nella vecchia canonica, nel mo-
Alpi occidentali Parete nord delle Grandes Jorasses Parete nord della Grandes Jorasses Foto Mario Verin
Cronaca di una avventura di montagna. Obiettivo presuntuoso, com- alpinistica degli anni Sessanta pito gravoso e noioso, poiché occorre rac- coglierle, metterle in ordine sequenziale e scannerizzarle una per una, dopo averle LA MITICA NORD “ripulite” con un programma di grafica da- gli inesorabili danni dovuti al tempo. Ho DELLE GANDES cominciato dal materiale più datato e mi sono così imbattuto nelle diapositive scat- tate durante la salita della parete nord delle JORASSES Grandes Jorasses, salita che Mario Verin ed io affrontammo poco più di mezzo se- IN 15 ORE colo fa. Per quei tempi fu un’impresa ecce- zionale, certamente di rilievo nazionale. Era l’estate del 1969, una calda estate come da tempo non capitava e caratterizzata da Il racconto di uno dei due protagonisti eventi straordinari. Fra i tanti, lo sbarco di una impresa da record che pochi dell’uomo sulla Luna, i tre giorni di Wo- odstock, la rivoluzione dei costumi e della scalatori sono riusciti a compiere. Dalla politica, tutto concentrato in pochi mesi. folla dei turisti di Chamonix al silenzio L’aria era elettrica e piena di promesse. Per della Mer de Glace. Nel cuore della noi alpinisti fiorentini fu anche l’anno del La prima difficoltà della via: il “diedro parete, la vetta, il bivacco coronamento di un sogno, di un traguardo Allain/Rebuffat”. a lungo agognato e per il quale ci eravamo A destra il tracciato della via Cassin testo e foto di Leandro Benincasi preparati meticolosamente: l’ascensione La parete della parete nord delle Grandes Jorasses, La parete nord delle Jorasses si presenta C on tutto questo tempo a disposi- nel gruppo del Monte Bianco, attraverso alla vista di chi si avvicina dalla Mer de zione cosa c’è di meglio (o di peggio) la via aperta dal grande Riccardo Cassin. Glace come un enorme scudo di rocce e di che riordinare le proprie cose? Ma- ghiaccio, con l’impressionante altezza di gari cominciando da quelle più vecchie, 1200 metri: immaginate di mettere uno so- Campeggio in Val Ferret (Courmayeur), inven- sempre abbandonate al loro stato di prov- tario del materiale per la salita, oltre alla 500 e pra l’altro ben quattordici Campanili di visorietà in attesa di tempi migliori? Se- la tendina, 1 due corde di 40 m, 2 casco, 3 vi- Giotto. La vetta raggiunge 4200 metri di guendo questo ammirevole impulso, qual- veri e medicinali, 4 martello, 5 tanichetta d’ac- quota. L’itinerario di salita si snoda tra ri- qua da 2 litri, 6 una dozzina di chiodi, 7 una che sera fa ho pensato bene di caricarmi decina di moschettoni, 8 piccozza, 9 cordini, 10 pide placche di roccia, canali ghiacciati e sulle spalle un bel fardello di legna verde: vestiario vario, 11 ramponi, 12 scarponi, 13 for- nevai pensili. Le difficoltà da superare sono mettere in ordine le mie vecchie diapositive nellino a gas, 14 sacco da bivacco elevate, con numerosi tratti di 6° grado, il tutto reso più complicato dall’alta quota, che rende faticosa la progressione. Infine va considerato il notevole peso degli zaini, 18 19 che devono contenere, oltre ai viveri e al- l’acqua, anche l’equipaggiamento per un ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 più che probabile bivacco in parete. L’espo- sizione a nord della parete e la quota pros- sima ai 4000 metri aggiungono le insidie del ghiaccio, presenza costante in molte L’avvicinamento parti del percorso, da affrontare con pic- L'avventura iniziò da Chamonix, quando cozza e ramponi. Inutile dire che in caso lasciammo il paese per salire con il trenino di arrivo improvviso di maltempo (cosa a Montenvers. Fu un progressivo distacco non infrequente) la salita può trasformarsi dal mondo “civile”, mondano e un lento in una vera e propria lotta per la sopravvi- avvicinamento a un ambiente severo e so- venza. Per concludere, si trattava allora litario. Quando Mario ed io scendemmo della più difficile via delle Alpi. dal trenino eravamo ancora circondati dalla folla dei turisti, ma avvicinandoci alla Mer
de Glace la presenza umana andò gradual- prensione ci troviamo ad affrontarne i suoi mente riducendosi. Mi sentivo alquanto tratti caratteristici. Davanti a noi le temu- buffo con tutto quel vestiario pesante, da tissime “placche nere” (dalles noires), poi alta montagna, tra tanta gente in calzoncini le grigie. Questa sezione dovrebbe essere corti e magliette leggere. Noi marziani, loro la parte più difficile, ma la superiamo age- terrestri. Procedendo avanti nel percorso volmente. Segue la cosiddetta “schiena il sentiero, inizialmente circondato dalle d’asino”, un lungo sperone di difficoltà mi- ultime bancarelle di souvenir, divenne più nore: lo percorriamo tutto di conserva. Fi- stretto, più sassoso e infine solitario. Men- nalmente arriviamo sotto il “nevaio trian- tre le voci andavano scomparendo, il sen- golare”. è ancora relativamente presto e tiero terminò davanti a un profondo salto siamo fiduciosi di arrivare per tempo sulla di rocce, sul cui fondo si stendeva, enorme, vetta. Ma ora la stanchezza si fa sentire, maestoso, il ghiacciaio della Mer de Glace. siamo a quota 4000 e la rarefazione dell’aria Spettacolo! Scendemmo su quel grande produce il suo effetto. Anche la tempera- fiume di ghiaccio e dopo una lunga ma co- tura si è abbassata ed è necessario indos- moda risalita arrivammo al rifugio Le- sare le giacche a vento. schaux. A quel punto il distacco dalla “ci- viltà” poteva dirsi completato, eravamo Verso la vetta entrati in un’altra dimensione, intorno a Infine davanti a noi si presenta l’ultimo noi solo il rumoroso silenzio dell’alta mon- difficile ostacolo, il “camino rosso”. Lo af- tagna. Ecco la cronaca dell'ascesa. frontiamo con apprensione, perché si pre- senta in pessime condizioni, completa- La salita mente ghiacciato e imbrattato di neve. Lasciamo il rifugio all’una di notte. Inutile Dobbiamo superarlo con i ramponi ai dire che in questi frangenti è difficile dor- piedi, anche nei tratti di roccia. Questa mire. A me accade di restare sveglio tutto parte si rivelerà come la sezione più diffi- il tempo, con la mente attraversata da mille cile dell’intera salita. L’assicurazione è pre- pensieri, preoccupazioni, tormenti caria, la roccia è rotta e di pessima qualità, In sosta sul “nevaio triangolare”, a quota 4000 Sulla vetta delle Grandes Jorasses, alla luce Quando si sta per essere vinti dalla stan- metri. i pochi chiodi presenti sul percorso sono del tramonto. Sono le ore 19 e 30 e Mario chezza, vicini all’addormentarsi, ecco che inutilizzabili perché sommersi da una co- riordina lo zaino, prima della lunga e difficile suona la sveglia, a mezzanotte, l’ora in cui lata di ghiaccio trasparente. Superato anche discesa. in città si va a letto. Dopo una rapida cola- della nostra progressione: vuoi vedere che quest’ultimo mauvais pas rimangono gli zione, l’uscita dal rifugio è sempre una ri- ce la facciamo in giornata? Ora siamo nel ultimi duecento metri di salita, facili ma a metà discesa siamo colti dall’oscurità. Im- velazione. Ricordo l’odore fresco del ghiac- cuore della parete. In alto lo sguardo si questo punto faticosissimi. Con grande sol- possibile procedere oltre senza correre ec- ciaio e il cielo nero brulicante di stelle. Ci perde in un dedalo di placche, dove occorre lievo vedo Mario sfondare la piccola cor- cessivi rischi. Ci arrendiamo all’evidenza vogliono quasi tre ore per raggiungere la orientarsi per trovare la giusta linea di sa- nice sommitale e giungere sulla vetta. è fi- e scegliamo una piccola piazzola per fer- base della parete, in questo ambiente da lita. Ma quello che più m’impressiona è la nita! Sono le 19 e 30 e il sole splende ancora marci e qui prepariamo il nostro bivacco giganti. Arrivati nei pressi dell’attacco con- visione alla nostra destra, zone di parete all’orizzonte. Pochi attimi d’incontenibile sotto il cielo stellato. Dopo essersi infilati nei sacchi da bivacco mettiamo in azione 20 prepariamo un tè bollente sciogliendo sul il fornellino e per tutta la notte ci alter- 21 statiamo che è ancora troppo presto e ci dove il sole sembra non penetrare mai, e felicità, poi subentra la preoccupazione per tetri canaloni si alternano a placche grani- la lunga e difficile discesa. tiche screziate di ghiaccio. Da quelle parti niamo a preparare bevande calde, che ci ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 fornelletto a gas un pentolino di neve. Alle quattro e mezzo iniziamo la scalata. Par- sono saliti Bonatti e Vaucher, una pura fol- La discesa consentono brevi momenti di sonno. La tiamo velocissimi, procedendo di conserva lia. Solo un cuore da giganti può pensare Siamo riusciti a salire la via Cassin in gior- mattina seguente continuiamo la discesa e distanziando due cordate partite con noi di salire lì come hanno fatto loro. nata! Un’impresa eccezionale che è riuscita fino al fondovalle. Raggiunto il campeggio dal rifugio per la stessa salita. In breve rag- a pochissime cordate, forse due, non di più. ci buttiamo sfiniti nella tendina, dove dor- giungiamo e superiamo, baciati dal primo Nel cuore della parete Ma ora dobbiamo pensare alla discesa, che miamo per venti ore consecutive. sole mattutino, il diedro Rebuffat, la prima Abbiamo un bel daffare sul percorso, a lun- sappiamo interminabile e piena di pericoli. vera difficoltà. ghi tratti di roccia pulita seguono brevi La valle, che dal punto in cui inizia la di- LeANdRo BeNINCASI, nato sotto il segno del Sagitta- Verso le nove e mezzo arriviamo ai piedi tratti di neve ghiacciata in un cocktail im- scesa è ben visibile, è però 3000 metri più rio, 73 anni fa. Amante delle più svariate discepline umani- del diedro di 75 metri e ci fermiamo a fare pazzito che ci costringe a un continuo le- in basso. Ci affrettiamo a scendere veloce- stiche, artistiche, sportive, le ha attraversate tutte senza vare e mettere i ramponi. Procediamo nella mai approfondirne alcuna. Ingegnere, alpinista, inse- colazione con pane e prosciutto, roba da mente, tra enormi seraccate e pendii ghiac- gnante, pittore, dirigente, fotografo, sempre in cerca di signori. Ci sorprendiamo per la rapidità parte centrale della via e con una certa ap- ciati, ma nonostante il nostro impegno, a qualcosa di nuovo. Il tutto in piccole dosi mitridatizzanti.
Valle d’Aosta Il profumo del Cervino 23 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 Il Cervino. Foto Giovanni Mereghetti
Sull’alpeggio di Cheneil ma per me “questo” Cheneil è assolutamente in Valtournenche (Valle d'Aosta) unico. Sarà perchè quando parlo di Alpi in- tendo dire Alpi Occidentali, anzi Alpi Pennine, IL PROFUMO anzi Valle d’Aosta, anzi Valtournenche. Le altre sì sono belle, bellissime, ma queste sono sel- DEL CERVINO vagge, aspre, difficili, ruspanti, commoventi. E poi c’è LA montagna, il Cervino. D'accordo, ci sono anche il Bianco maestoso, il Rosa che ti viene da piangere quando lo vedi dalla pianura, L’odore di fontina che impregna ma il Cervino è un’altra cosa. A quella determi- una intera civiltà. nata curva della statale del Breuil, ad Antey, lo La magica conca glaciale affacciata vedi apparire, poi lo rivedi a Buisson e poi a sulla Gran Becca, un posto Maen. Poi scompare dietro i contrafforti e lo ri- vedi solo dopo l’ultima rampa, appena usciti da alpinisti colmo di ricordi e di storia. dalla galleria, quando sei già al Breuil, a Cervi- Da ogni punto di osservazione la piramide di pietra mostra un aspetto particolare e diverso testo e foto di Costanza Calzolari I n questi giorni di eremitaggio si pensa a Il Cervino da Cheneil pre nell'Ottocento, l'Abbé Gorret, alpinista e tante cose, anche se si cerca di non pensare prete anticonformista, portava le bestie a pasco- troppo al dopo e nemmeno al prima. Inevi- troppo grassa, lontana ma già vicina, appena un lare. Qui viveva Luigi, o Louis, Carrel, detto il tabilmente pensiamo alle cose che ci mancano: po’ nascosta dai contrafforti della Salette, la Carrellino, alpinista del secolo scorso, dell’infi- che cosa ci manca di più? A me manca, ed è ab- “faccia” perfetta del Cervino la vedi da Cheneil. nita e gloriosa stirpe dei Carrel. bastanza stupefacente, l’odore della montagna. Dieci case, in parte diroccate, alcune restaurate; Io non arrampico, ma i valloni per arrivare alla Ogni montagna ha un suo odore particolare, un Pensione Carrel a Cheneil, attiva fino due alberghi, uno chiuso da tempo, l’altro an- base di quei monti li conosco a menadito e sono miscuglio di resine, terreno umido, letame, agli anni '70 del secolo scorso cora attivo; due, tre case di villeggianti costruite salita sulla Becca d’Aran: non ci vuole molto, il neve, ghiaccio, foglie secche, in proporzioni di- nei primi decenni del 1900; una chiesetta, sul- versante orientale è un pascolo ripido e uni- verse per ogni luogo ed ogni stagione. Se penso l’altro lato della valle, Notre Dame de Guérison. forme e quando ti affacci verso occidente guardi ad un odore che rappresenti il tutto, è l’odore Malghe sparse lungo i sentieri degli alpeggi di il mondo come dall'aeroplano. della fontina. Ora, la fontina è un formaggio, a alta quota, molte ancora attive fino alla fine del A Cheneil non si può semplicemente “passare”, volte lo si trova anche nei nostri supermercati, secolo scorso. A Cheneil la strada carrozzabile anche se numerose vie lo fanno, dall’Alta via ancorché scipito. Ma l’odore di cui parlo non è non arriva. Fino agli anni Settanta del Nove- alla gran balconata del Cervino, anche se nume- proprio quello del formaggio. O meglio sì, è cento si saliva a piedi da Cretaz, lungo una mu- rosi passi, tutti a quasi tremila metri, portano l’odore del formaggio, ma è un odore che, in Val lattiera ripida e scomoda ma breve, oppure più verso la Val d’Ayas e al Rosa. A Cheneil bisogna 24 maggio e impregna tutto, anche i luoghi dove friva la sua fontina, a volte anche con la polenta, 25 d’Aosta, trascende la forma o il pezzo di for- comodamente da Champlève dove arrivava fermarsi, sentirne l’odore. La malgara che of- una seggiovia. Un paio di ore a piedi da Val- tournenche, per gambette di bambina. La strada ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 il formaggio non c’è e non c’è mai stato, assume è morta da almeno cinquant’anni, ma l’odore è infinite variazioni di aromi, mischiandosi ap- carrozzabile si è avvicinata negli anni, ora ar- sempre lì. A Cheneil bisogna guardare il Cer- punto a quelli della neve, del letame, della terra riva ai piedi del balcone glaciale e da lì parte vino seduti su un prato o al riparo, aspettare il bagnata, delle resine. Perfino a quello del gaso- nia. E allora ce l’hai proprio sopra, che pare di una specie di ascensore. Ma la conca conserva crepuscolo e l’alba. Anche se ci troviamo da- lio dei gruppi elettrogeni dei rifugi in alta toccarlo. Cambia sempre: da lontano è snello, la sua magia. Prati coltivati in basso, poi gli ul- vanti muraglie di nuvole, bisogna fidarsi. Prima quota. Ma questa descrizione è ancora troppo poi ingrassa un po’. Se gli giri intorno cambia timi larici, e infine pascoli, rocce, neve, monti. o poi uno squarcio si apre. generica, troppo vaga. In realtà l'odore di mon- lentamente fino a diventare la piramide perfetta Siamo a più di 2000 metri e i monti intorno sono tagna a cui penso è l’odore di Cheneil. che svetta sopra Zermatt. Continuando a girare tutti sui 3000: Grand e Petit Tournalin, Roisetta, Cheneil, frazione di Valtournenche, è un luogo mostra lati molto meno conosciuti perché per Bec Trecare, Becca d’Aran, Bec de Nana. è un CoStanza Calzolari, 63 anni, ricercatrice e viandante. posto da alpinisti. Di qui è passato Edward Per lavoro studia il suolo, il sottile strato della superficie bellissimo, una conca glaciale, un alpeggio per- vederli bisogna andare in alto parecchio, ed io terrestre che ospita la vegetazione ed un’infinità di altri esseri manente abitato ancora oggi da una sola fami- non ci sono mai andata. Whymper, l'alpinista inglese che per primo, nel viventi. Quando può cammina, privilegiando le mete più vicine. glia. Chissà quanti Cheneil ci sono sulle Alpi, La sua “faccia” più bella, né troppo snella né 1865, conquistò la vetta del Cervino; qui, sem- Idealmente vorrebbe viaggiare a piedi partendo da casa.
Sikkim Fosco Maraini e gli sci
Un esploratore con gli sci umana, in una forma letteraria alta e coin- (6400 m.). Un inverno precoce aveva steso CHISSÀ volgente, nelle foto scattate da Maraini sulla terra una spessa coltre di neve. Un stesso, che si indovinano di un luminoso, giorno, dopo una marcia durissima sul colle SE IL SIKKIM... nitido bianco e nero, rese solo un po’opache Samdòng-rì, tirò fuori i suoi sci, sciolse le e sgranate dalla stampa approssimativa cinghie di pelle, sistemò le molle degli at- sulla carta ruvida e giallina del volume. tacchi, li calzò e con un veloce zig-zag di Letteralmente incastrato tra Nepal, Tibet e eleganti cristiania piombò sul gruppo dei Bhutan, “perlina” in una sontuosa collana suoi portatori che più in basso, intorno al orografica, il Sikkim proposto da Maraini è fuoco, preparavano un tè di foglie e stecchi, Il potere evocativo di un lontano il compendio di tutto ciò che si può trovare condito con burro, soda e sale. “Si chia- viaggio al cospetto della terza monta- in natura dal punto di vista del clima, della mano sci”, disse agli uomini allibiti che ta- gna del mondo, il Cancenzongà fauna, della flora (si va dalla giungla ai stavano incerti i “cang ciai scing”, i “legni (m. 8586), ha spinto alpinisti moderni ghiacciai, dalle tigri alle aquile delle nevi, di colui che vola sulla neve come un uc- sulle tracce di Fosco Maraini. dalle liane alle conifere) e anche della pre- cello”. Inizialmente sembravano addirittura ora porta il suo nome, “Fosco-a La”, senza umana. convinti che in realtà quel giovanotto forte Chissà se in alto, al limitare delle grandi e intraprendente, con una bella faccia ab- uno dei passi himalaiani che colle- vette, tra le correnti ruggenti dell'acqua ge- bronzata e gli occhi a mandorla che per rag- gano occidente e oriente lida che scorre dai ghiacciai, pascolano an- giungere il loro paese aveva cora i miti yak; se più a valle, nell’ombra prezzo disponibili nel vecchio, popolare miracolosamente attraversato il “lago Celestina Bragutti della foresta pluviale striscia ancora il emporio di Firenze “Duilio 48”, attivo in via largo”, il mare, fosse un “lung-pa”, un cobra; se i pascoli sono ancora seminati Calzaiuoli dal 1888 al 1986. “uomo vento”, uno di quegli asceti capaci, Fuori dalla capitale, che ha una significativa C hissà come è adesso, il Sikkim. Non come quelli della nostre Alpi di genziane e grazie alla loro concentrazione mentale, di posso far altro che congetturarlo, nei stelle alpine. attività turistica, si estende un paese agri- perdere il peso del corpo e volare sulla terra giorni del confino sanitario, mentre Chissà, penso leggendo, se i Lepcia, il po- colo, che negli anni recenti è riuscito a con- sfiorandola. riprendo in mano le stupende pagine di polo più numeroso del Sikkim, sono ancora servare o trasformare in biologiche tutte, Ogni sciatore sa – scrive - quanto ci sia di ma- Dren-giong. Appunti d'un viaggio nell'Imàlaia, come vengono descritti agli inizi del secolo ma proprio tutte, le sue coltivazioni conqui- gico, di ineffabile, in questo volo ch’è quasi una di Fosco Maraini. Nulla mi soccorre dav- scorso, totalmente ignari di passioni e sen- stando per questo nel 2018 l'ambito Future danza, in questo volo modulato per cui si ca- vero in una possibile risposta. Troppo di- timenti negativi come l'odio, l'invidia, la Policy Award. rezza la superficie nevosa del monte come una stante quel luogo dai miei orizzonti violenza, la gelosia, la brama di possesso. Chissà se a quote più basse, nella zona di cosa amata, posseduta, e mentre scivolo per ver- consueti, anche quelli di viaggio; troppo Magari. Ma forse hanno ormai dimenticato una località che Maraini chiama Dic-ciù, an- gini campi, o nel ritmo dei cristiania lungo cri- ignota la sua cultura, la storia che si è dipa- quella specie di età dell'oro che li voleva cora si addensa la foresta tropicale, una nali intatti, vo urlando al vento, unico amico, nata in quelle remote e tormentate contrade piccoli, silenziosi, lenti e totalmente im- sorta di “budello vegetale” umido, afoso, l’irripetibile gioia. Chissà se ancora oggi il del mondo da quando, era il 1937, il grande mersi nella natura, in un animismo condito dalla vegetazione esuberante e carnosa, paese dei frutti è capace di regalare una fiorentino lasciò il suo maestro e mentore di fanciullesca superstizione, senza conflitti, sensuale fino all'oscenità, frusciante di gioia come questa. Giuseppe Tucci per inoltrarsi con pochi por- abbandonati ad uno spirito sorridente di acque pigre infestate da sanguisughe. tatori, qualche bagaglio e un paio di sci di fratellanza. Forse sono stati travolti da un Chissà come sono oggi, più in alto, le mu- Nel 2014, ispirati dal vecchio itinerario de- legno in una vallata che i tibetani chiama- altro, ben più crudele e sbrigativo spirito lattiere, le abetaie, le radure tappezzate di scritto nel libro che stiamo sfogliando in- vano appunto Dren-giong, “il paese dei dei tempi. rododendri, i villaggi popolati dai Butia, sieme, alcuni alpinisti associati al Club montanari larghi di spalle, rumorosi, vio- 28 29 frutti”. Le immagini in rete mi restituiscono alcune Alpino Italiano (Sezione di Vicenza e di A nulla possono, per rievocare le atmosfere colorate immagini di Gangtòk, la capitale lenti, cordiali. Chissà se sono ancora solitari Rieti) si misero sulle tracce di Maraini nel e puliti i colli innevati, le groppe montuose, ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 narrate nel libro, il senso di meravigliosa del Sikkim, del contrafforte verde su cui è Sikkim settentrionale, proprio nella zona scoperta, di piena e completa simbiosi con arroccata con le sue case di strana foggia, i i passi pieni di vento, i castelli ghiacciati che del Cancenzongà. E proprio al grande fio- l'ambiente (sono un pezzo di natura nella na- templi buddisti, la funivia che vola a toc- portano al cospetto di Sua Altezza il Can- rentino dedicarono, con il nome di “Fosco- tura scrive a un certo punto Maraini) i più care il punto più alto e panoramico dell'abi- cenzongà, la terza montagna del pianeta, a La”, “Porta Maraini”, il passo che collega modesti anche se interessanti e dettagliati tato. Oggi nel cuore della cittadina le 8586 metri. il Ghiacciaio Talung e il Ghiacciaio Ton- racconti di viaggio sparsi in siti più o meno vetrine del moderno consumismo hanno Chissà se sono ancora intatti i pendii su cui ghsiong. La Porta Maraini, spiegò al ritorno turistici, le foto che posso reperire in rete. sostituito i teli stesi a terra e le scarse, po- Maraini sciò, primo uomo al mondo a farlo. il capo della spedizione Alberto Peruffo, Ormai la magia del Sikkim è per me rac- vere merci del bazar fotografato da Maraini: Erano i primi di ottobre del 1937 quando, mette in comunicazione il Goecha-La con lo chiusa in queste pagine antiche, in cui la sa- mucchietti conici di spezie, poche mele ra- con la sua piccola spedizione, arrivò a Sam- Zemu-Gap, l’Occidente con l'Oriente, e pienza scientifica dell'etnologo e dunate tre a tre tirate fuori da gerle di vi- dòng, una vallata intorno a cui si elevano porta giustamente il nome di colui che co- dell'antropologo di professione si esprime, mini, carabattole da “quarantotto”, dice lo alcuni colossi del Sikkim, il Cancenghiau struì per tutta la sua vita con il suo lavoro e insieme alla curiosità e alla sensibilità scrittore, memore dei prodotti da poco (7000 m.), il Pauhunri (7100 m.), il Ciombù le sue opere ponti tra le culture.
Friuli, Val Rosandra Biodiversità alle porte di Trieste Val Rosandra Foto Carla Reschia
Un piccolo paradiso di biodiversità di buon passo porta nella Val Rosandra. dovevano recare a piedi nudi e implorare il alle porte di Trieste Ecco, questo è, al momento, l'oggetto prin- perdono alla Vergine. Le tipiche ghiacciaie cipale delle mie fantasie e dei miei desideri (jazere) furono costruite in tempi antichi per PERDERSI di evasione, così vicina, così lontana la Val custodire il ghiaccio invernale. Infine, Rosandra, che in sloveno ha un nome che grande attrazione, ci sono oltre 520 vie di suona come una musica. arrampicata, dalle più semplici a quelle IN VAL Questa riserva naturale a pochi chilometri aperte dai grandi scalatori di fama mon- dalla città è una valle carsica che sembra diale come Emilio Comici. ROSANDRA uscita da un racconto di fate, completa- Quando mi sono trasferita qui pensavo che mente selvaggia, scavata da un torrente che in quella valle, passando per le gallerie forma cascate e pozze, un paesaggio di della ciclabile che si illuminano da sole rocce, rupi, ghiaioni, capre selvatiche e fo- quando entra qualcuno, a piedi o in bici- resta, che conserva ancora aspetti del Carso cletta, ci sarei andata ogni giorno, al mat- Tra archeologia e arrampicate nella preistorico, prima che venisse addomesti- tino, prima dell'alba, per veder sorgere il riserva il cui nome sloveno suona cato a uso umano e trasformato con le viti, sole o al tramonto, d'estate per fare il bagno come una musica: dolina Glinščice. i borghi e i campi. nelle pozze del torrente, d'inverno per ve- Grotte, ghiacciaie, antichi mulini e Dal punto di vista naturalistico il paesaggio dere come la pioggia, via via che si sale, a una ospitalità rustica e schietta della Val Rosandra è diverso da quello del volte si trasforma in neve. resto del Carso triestino e non si può defi- Ero sicura che ne avrei esplorato ogni an- nire nemmeno un paesaggio "alpino" anche golo e percorso tutti i sentieri. testo e foto di Carla Reschia se è una rinomata palestra di roccia. E', Non è andata proprio così. Certo, ci sono piuttosto, un anticipo di Dalmazia, delle andata qualche volta, ho fatto delle passeg- sue asperità e del suo fascino impervio. giate, ci ho portato gli amici, sono salita fino In cifre è, anche, un piccolo paradiso della alla chiesetta e ho guardato il panorama. biodiversità: più di 1.000 funghi, 988 piante Ma non ogni giorno e nemmeno ogni setti- vascolari, circa 300 licheni, 150 briofite, 100 mana od ogni mese. I nguaribilmente anarchica fin da bam- myxomiceti, per un totale di circa 2.700 en- Adesso penso che non appena finirà tutto bina come sono, non c'è nulla come tità. Così le chiamano i biologi, ma sono fo- questo ci voglio andare davvero ogni dirmi che non posso fare una cosa per glie, rami, fiori, e tra questi tanti animali giorno, uscire da casa, perdermi tra i dirupi farmi venire la voglia irresistibile di farla. anche piuttosto speciali, come il tritone e il e, passo dopo passo, arrivare fino a Bot- Ora è il momento di piccole cose impossi- raro gambero di fiume. tazzo, tre case lungo il torrente dove corre bili. A volte riguardano il passato, persone C'è anche un bel po' di storia da scoprire il confine e parte il Sentiero dell' amicizia. semidimenticate che improvvisamente mi perché ci sono diversi siti archeologici, dai Qui fin dai primi anni '80 si entrava in Ju- appare urgente rivedere, a volte sono pic- resti dei “castellieri” (villaggi protostorici goslavia a piedi, eludendo le frontiere per- cole “madeleines” proustiane, una cola- fortificati) a quelli dei 32 mulini che sfrut- ché la valle è la stessa e la gente anche. Qui zione al bar preferito nella mia città natale, tavano la forza dell'acqua per macinare il c'è una trattoria con i tavoli all'aperto e una Alessandria, con un caffè e un triangolino grano, all’acquedotto romano del II secolo stanza scaldata da una stufa dove una cop- di focaccia salata farcita di prosciutto cotto. a.C. che convogliava le acque del Rosandra- pia di adorabili, scorbutici osti ti dà da man- 32 33 Impossibile altrove, anche quando i bar Glinščica e delle sorgenti di Crogole-Kroglje giare se vuole e quando vuole quello che sono aperti, perché è un'usanza a quanto ne e Dolina verso Trieste. Sulle mura del ca- c'è, dalle 10 di mattina al tramonto. Mi sie- so del tutto locale. Ora impossibile e basta. ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 stello di San Servolo-Socerb, abitato fin dai derò a un tavolo e sarò felice. Come un giro tra le colline del Monferrato, tempi preistorici e in seguito tappa sulla via che in questa stagione sono bellissime. di Gerusalemme si vedono ancora i graffiti Come poter camminare fino allo sfini- dei pellegrini e dai resti del castello medie- mento. Non l'uscita breve e indispensabile vale di Moccò che risale al 1190 si gode di con il cane di casa ma la lunga camminata, una vista spettacolare sul golfo. La grotta di con o senza meta, in città o, vivendo a Trie- San Servolo è l'unica chiesa sotterranea di Carla reSChia, sostiene di avere fra i 15 e i 105 anni. ste, sul mare o sul Carso, magari lungo la tutta la Slovenia, mentre la chiesetta di S. Giornalista de La Stampa dove si occupa di esteri, cultura e strada ciclopedonale Cottur che dal centro Maria di Siaris, o Marija na Pečah, in cima diritti umani, viaggia ogni volta che può. Legge molto. Adora della città segue il tracciato dell'antica linea dormire, le relazioni complicate, i bassotti, il cibo indiano e il a una rupe sulla sinistra del torrente Rosan- sushi. Con Stefanella Campana ha scritto Quando l'orrore è ferroviaria per Vienna e arriva fino in Slo- dra è, almeno fin dal 1367, meta di pelle- donna. Torturatrici e kamikaze. Vittime o nuove emancipate?, venia e oltre e che in mezz’ora di cammino grini e penitenti: i bestemmiatori vi si Editori Riuniti, 2005.
Friuli Un cammino nel Nord-est Il belvedere da sopra il canale Framoso Foto: Archivio Montagna Leader
S In cammino in un sorprendente Nord est i chiamava Reprobus. Secondo una colline, sorgenti, monti, piccole borgate e e l’origine della sue acque sono dovute al delle tante leggende che lo circondano paesi medioevali, per buona parte adiacenti carsismo del monte Cavallo e del compren- SULLE SPALLE era un uomo gigantesco e scorbutico, alla linea ferroviaria turistica Sacile-Gemona. sorio dell’altipiano montano del Cansiglio. un traghettatore. La sua indole selvatica Tra le tante emergenze da non mancare tre Nei pressi dell’imboccatura a sifone della non gli impedì di compiere la grande im- rivestono un particolare interesse naturali- sorgente, a nove metri di profondità, è DI SAN presa di portare sulle sue spalle il peso del stico e storico. posta una statua del Cristo perfettamente mondo accettando, una notte di burrasca, visibile nella giornate assolate, grazie alla CRISTOFORO di trasportare dall'altra parte del fiume un La sorgente del Gorgazzo limpidezza dell’acqua. bambino, che poi si rivelò il Cristo. Divenne Dista poche centinaia di metri dal paese di così Cristoforo, emblema dei valori di gene- Polcenigo ed è caratterizzata da un’ampia e Il canale Framoso rosità, umiltà, bontà d’animo, disponibilità profonda pozza d’acqua, con grotta subac- Dalla località di Selva di Giais nel comune all’aiuto. è a questo santo, popolarissimo quea, chiamata “buso del Gorgazzo” (dal di Aviano un sentiero e un successivo ghia- nel Medioevo e rappresentato a volte come Il santo dalla testa di cane ci conduce friulano Gorc che significa abisso), nascosta ione permettono di risalire il canale Fra- cinocefalo (come Anubi, il traghettatore verso colline, sorgenti, monti, piccole tra alberi e rocce, alimentata da acque lim- moso. Un’opera idraulica, completamente della anime fra il regno dei vivi a quello dei pide e gelide che assumono una colorazione rivestita in pietra, realizzata nel 1925-26 e morti) che è dedicato uno dei tanti cammini borgate e paesi medioevali. Tanti fili azzurro intenso. La sua è una conformazione costruita per regimentare le acque di scor- che tessono la loro invisibile ma concretis- conduttori: l’arte, la storia, l'ambiente a sifone molto profondo (il secondo in Eu- rimento superficiale a quota 700 metri con sima tela sul territorio italiano. e il buon cibo. ropa per profondità), mai esplorato del tutto l’obbiettivo di convogliarle nel torrente Ca- Siamo a Nord-est, tra Veneto e Friuli Vene- testo Daniele Zongaro vrezza a valle dell’abitato di Selva. A monte zia Giulia. Il cammino che si snoda in que- foto Archivio Montagna Leader del canale si trovano imponenti briglie a ca- sta parte d'Italia è imponente per La sorgente del Gorgazzo duta, importanti per caratteristiche costrut- lunghezza, circa 450 chilometri e, come ogni tive e storiche. cammino che si rispetti, ha la caratteristica di poter essere percorso a piacimento da est L’antica via di Forcella Croce a ovest o viceversa, tutto intero o per brevi L'antica via di Forcella La Croce, fino a un tratti, sul tracciato proposto o scegliendo secolo fa unico accesso alla Valcellina, col- una vasta gamma di varianti. Da Spilim- legava Maniagolibero ai paesi di Andreis, bergo, cittadina sulla sponda destra del Barcis, Cimolais, Claut ed Erto. La strada fiume Tagliamento, si spinge verso ovest ebbe un ruolo sociale, culturale ed econo- mantenendosi sulla fascia pedemontana. mico di primaria importanza per le genti di Dopo aver attraversato il Friuli occidentale, questi abitati, altrimenti condannate ad un entra in Veneto costeggiando il Cansiglio, si estremo isolamento imposto dalla situa- dirige verso nord fino all’Alpago, oltre- zione orografica e morfologica del territo- passa il Piave, raggiunge Belluno e percorre rio, chiuso tra le cime delle Prealpi Carniche le colline della destra Piave fino a Feltre. e isolato a valle dall'orrido del Cellina. Si Sulla sinistra del Piave risale la Val Belluna trattava di un percorso duro e faticoso, non con possibilità sia di dirigersi a Ponte nelle soltanto per le naturali pendenze e salite, Alpi, sia di piegare a sud-est, in prossimità ma anche per le frequenti condizioni meteo- 36 37 di Mel, verso il passo di Praderadego e da rologiche estreme che, specie nei mesi in- Follina percorrere la Val Soligo in direzione vernali, lo rendevano impervio, pericoloso ERODOTO108 • STIORIE DALL’ESILIO 3 ERODOTO108 • STORIE DALL’ESILIO 3 nord-est fino a Vittorio Veneto. e in alcuni tratti impercorribile. Ora è un Per restare nella parte friulana, soffermia- bellissimo sentiero panoramico con vista moci al territorio dominato dalla cinta mon- sulla pianura e sui magredi friulani (terre tana della provincia di Pordenone, terra magre). ricchissima di sorprese, di tesori architetto- nici e naturalistici. Una direttrice parte dal confine Veneto-Friuli, nel comune di Ca- neva, per arrivare sino al fiume principe della regione, il Tagliamento, che traccia il dANIeLe ZoNGARo 56 anni di Porcia di Porde- confine tra le province di Udine e Porde- none. Libraio di una piccola libreria indipendente a none, a Spilimbergo. Otto tappe facilmente Pordenone dedicata ai luoghi. Creatore di eventi con l’Associazione Bottega errante divisibili in frazioni più brevi attraversano
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