DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
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consumatori il mensile dei soci coop coop adriatica edizione marche abruzzo n° 9 novembre 2013 COOP, LA REGOLA DELLA TRASPARENZA Su www.cooporigini.it si può scoprire la provenienza delle materie prime di 1.000 prodotti a marchio 40 Un “matrimonio” 46 Il welfare? nell’interesse dei soci Abita alla Coop Coop Adriatica e Coop Veneto verso la fusione. Da gennaio per i lavoratori un pacchetto all’insegna Dal 26 novembre le assemblee per votare il progetto della solidarietà e della conciliazione tra vita e lavoro
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SOMMARIO consumatori coop adriatica sommario Le40 pagine di Un “matrimonio” seguici su facebook nell’interesse dei soci e su www.consumatori.e-coop.it 44 Braciola e salsiccia costano il 20% in meno 6 Materie prime senza segreti Coop sceglie la trasparenza: su 1.000 prodotti a marchio sarà possibile vedere su internet da dove vengono i componenti 46 Il welfare? Abita alla Coop 49 Letture “Ad alta voce” 14 La cultura ci rende ricchi Debutto ad Ancona L'Italia è un paese pieno di straordinarie risorse che però continua a tagliare fondi a un settore che è strategico anche per l'economia 20 Clima, pianeta a rischio Le conclusioni dell'Ipcc confermano le colpe dell'uomo e i problemi derivanti dal surriscaldamento climatico. Occorre agire in fretta Coop Adriatica Numero Verde 800 857 084 4 Lettere a 19 Scelte sul cibo 13 Quando il vino Consumatori DI EUGENIO DEL TOMA è da mangiare D I MASSIMO MONTANARI 6 Materie prime 23 La terra del dissesto senza segreti DI MARIO TOZZI 32 Delizie modenesi DI DARIO GUIDI DI HELMUT FAILONI 26 Prodotti naturali 10 "Importare per la pelle 34 Canarie, isole fortunate per poi esportare" DI ANNA SOMENZI DI GIUSEPPE ORTOLANO 17 La vignetta 28 Cyclette pieghevole 36 L'elettricità vien dal molino DI ELLE KAPPA DI CLAUDIO STRANO DI M. CIRRI E F. SOLIBELLO 25 Datteri al sapore di pace 36 Mostre, libri e dischi Intervista a G. Testa DI G. OLDRINI E P. PACODA Mensile della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 redazione@consumatori.coop.it Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005 Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040 Copia singola euro 0,34 Abbonamento annuo euro 3,10 Direttore responsabile Dario Guidi Redazione Daniele Moltrasio (vicedirettore) Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Alberto Martignone, Alessandro Medici, Paola Minoliti, Andrea Pertegato, Silvia Pizzorno, Silvia Sacchetti, Anna Somenzi, Claudio Strano. Progetto grafico Glifo associati/Plumdesign Impaginazione e grafica Ilde Ianigro Responsabile della pubblicità Gabriella Zerbini Stampa Coptip (Modena) Coop Editrice Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 C. F., P. IVA e Iscrizione al Registro delle Imprese di Bologna n. 03722150376 Iscrizione all’albo delle Cooperative a mutualità prevalente n. A108296 Coop Editrice Consumatori Consiglio di amministrazione: Massimo Bongiovanni (presidente) Enrico Migliavacca (vicepresidente) Gianna Brunelli, Mauro Bruzzone, Edwin Ferrari, Marco Gaiba, Alberto Martignone, Alessandro Medici, Daniele Moltrasio. Consegnato alle poste a partire dal 06/11/2013. Il numero di ottobre è stato stampato in 2.554.953 copie Associato USPI, Unione stampa periodica italiana Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale
consumatori 4 novembre 2013 L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è: redazione Consumatori, Viale Aldo Moro, 16, 40127 Bologna fax 051 6316908, oppure, redazione@consumatori.coop.it A proposito delle date di scadenza Ho letto che in Grecia si vendono prodotti scaduti a causa della crisi. Ma è una cosa che potrebbe succedere anche da noi? Cosa dicono esattamente le norme in proposito? rebecca sargentini - arenzano (GE) Risponde Claudio Mazzini trollato (e conservati correttamente). responsabile sostenibilità, innovazione e valori di Coop Italia: Maggior attenzione invece va posta alla data di scadenza, presente nei prodotti freschi da conservare in frigorifero, Dal 1 settembre la Grecia ha autorizzato la vendita a come latte, formaggi freschi, insalata in busta, pasta fre- prezzi scontati di prodotti alimentari non deperibili, sca: questa data, invece, va di norma assolutamente ri- anche dopo il termine minimo di conservazione indi- spettata. Anche se uno yogurt o le uova possono essere cato sull’etichetta. La notizia è stata riportata dai media consumati qualche giorno dopo la scadenza, purché sia in modo spesso allarmistico e confondendo il termine stata rispettata la catena del freddo. minimo di conservazione (Tmc), che non è un limite in- Esistono poi prodotti che non riportano alcuna indica- valicabile, con la scadenza vera e propria. Il Tmc (quello zione quali ad esempio il sale, lo zucchero, i liquori, l’a- solitamente legato alla dicitura: "Da consumarsi pre- ceto. Si tratta di prodotti che hanno come unica avver- feribilmente entro..."), a differenza di quel che pensano tenza generale quella di tenerli in luogo fresco, asciutto in molti, non è una data di scadenza ed i prodotti sono e al riparo dalla luce. Tutto questo aiuta a ridurre gli commestibili e sicuri anche dopo la data riportata sull’e- sprechi e ad evitare che alimenti ancora consumabili fi- tichetta. Quel che si registra dopo quella data è "solo" un niscano nel pattume. progressivo peggioramento delle caratteristiche organo- Come Coop ovviamente, da molti anni ci siamo attivati lettiche e nutrizionali. affinché i prodotti vicino alla scadenza non siano un ri- Parliamo di prodotti quali confetture, oli, sottoli e sotta- fiuto ma un'opportunità. Nel solo 2012 infatti sono stati ceti, ma anche pasta, riso, conserve di pomodoro, caffè e donati oltre 5 milioni di chilogrammi di alimenti, ad oltre biscotti. Su questi prodotti che normalmente hanno un 800 associazioni presenti sui diversi territori dove Coop tempo minimo di conservazione che va dai 3 ai 24 mesi, opera che corrispondono ad un valore di 26,5 milioni di la vita del prodotto viene stabilito dalla singola azienda euro. La stima è che oltre 140.000 persone abbiano usu- produttrice, sulla base del proprio processo produttivo, fruito di questo beneficio, evitando nel contempo la pro- confezionamento, qualità delle materie prime ecc. duzione di 4.600 tonnellate di rifiuti. Quindi la data per questi alimenti ha un valore sola- Dal 2008 inoltre sono partite alcune esperienze per ri- mente orientativo e il consumo posticipato di qualche durre ulteriormente gli sprechi. I prodotti freschi, an- settimana o addirittura di qualche mese, a seconda del cora perfettamente edibili, vengono venduti con sconti prodotto, non determina problemi per la salute. Questo fino al 50% nei giorni precedenti alla scadenza: un'i- vale ovviamente per i prodotti cosiddetti industriali, con niziativa antispreco e anticrisi che sta riscuotendo un alle spalle un processo produttivo standardizzato e con- grande successo. Cibi per i celiaci, dove conviene acquistarli È vero che i prezzi degli alimenti per celiaci sono ancora molto diversi se acquistati in farmacia o in punti specializzati e della grande distribuzione? rinaldo bressan - ascoli piceno Ai celiaci non conviene fare la spesa in farmacia: è que- Lo scarto è abbastanza rilevante, visto che il paziente sta la conclusione: secondo un’indagine condotta su 13 celiaco in molte regioni può acquistare prodotti senza regioni italiane dall’Osservatorio dell’Associazione Ita- glutine solo in farmacia se vuole utilizzare il buono liana Celiachia (AIC). Per l’acquisto di un paniere di 12 unico cui ha diritto, per un importo compreso tra 99 prodotti senza glutine scelti tra quelli più venduti e abi- e 142 euro che varia in base all’età e al sesso, media- tualmente consumati da chi è celiaco, la differenza tra mente 140 euro per i maschi adulti e 99 per le donne. supermercati e farmacia è infatti di circa 20 euro. In alcune regioni il ticket non può essere frazionato,
5 in altre c’è la possibilità di utilizzare il buono anche nei supermercati e di suddividere l’importo in quote Proprietà dell'ortica minori da spendere in diversi momenti. Dal gennaio 2012 tutti i prodotti commercializzati È luogo comune che l’ortica sia un'erba con nell'Uione Europea con la dicitura "senza glutine- proprietà benefiche. Ma è davvero così? gluten free" devono garantire il limite dei 20 ppm e renata farinelli - gorizia possono essere consumati dai celiaci. Ricordiamo che Coop ha una linea di prodotti per ce- L’ortica non a caso viene usata fin dall’antichità per liaci, che portano la spiga barrata e sono presenti nel curare molti disturbi. Oggi si può acquistare in far- Prontuario degli Alimenti edito ogni anno da AIC. macia in barattolo, conservata in salamoia oppure, più I prodotti Coop si caratterizzano per il rigore nella raramente, fresca al mercato oppure secca in erbori- preparazione e per la convenienza dei prezzi: al mo- steria per preparare infusi. Si può però raccoglierla mento del lancio, nel 2005, costavano fino al 40% in spontanea in molti luoghi in primavera e in autunno. meno rispetto ad analoghi prodotti di marca venduti Si consiglia di utilizzarla subito o farla essiccare e con- nella grande distribuzione e fino al 70% in meno ri- servarla in barattolo per vari mesi. Contiene vitamina spetto alla farmacia. C, silicio, azoto, ferro, potassio e calcio e contribui- Oggi i prezzi dei prodotti senza glutine sono sensibil- sce a depurare l’organismo facilitando l’eliminazione mente diminuiti, Coop resta un'alternativa molto con- delle tossine. L’ortica perde il suo potere urticante se veniente. Oltre ai 22 prodotti dietetici senza glutine bollita e può essere utilizzata in cucina: perfetta nel Coop sono presenti nel Prontuario degli Alimenti risotto si può usare nelle frittate, negli gnocchi, nel edito ogni anno da AIC circa 300 prodotti sempre a ripieno dei ravioli e in generale come sostituta degli marchio Coop, di uso comune, garantiti con un con- spinaci. È usata nei decotti e infusi come diuretico, tenuto di glutine inferiore ai 20ppm. L'elenco dei pro- emostatico, antiartritico, antireumatico e antinfiam- dotti Coop presenti nel Prontuario degli Alimenti matorio. Una curiosità: in Germania si produsse con 2013 è disponbile sul sito e-coop nella sezione pro- l’ortica un tessuto resistentissimo utilizzato per le di- dotti coop\senza glutine. vise militari nella prima guerra mondiale. Benessere in Slovenia -10 % DI SCON per il pac TO h Magico N etto atale nella IMMACOLATA - Paga uno e soggiornano in due valido dal 05.12.2013 al 08. 12. 2013 Vila Higie a GRATIS un bambino fino a 12 anni d’età (mezza pensione) in camera con due adulti. -20 % DI SCON per il pac TO SERVIZI INCLUSI: 2 pernottamenti in prima colazione per 2 persone, ingresso illimitato alle piscine con acqua termale, acqua gym, he Capodan tto ginnastica mattutina, programma d’animazione. fino al 25 no Prezzo del programma 2 notti 1 notte .10.2013 per 2 persone in Euro: pagamet con il (per 2 persone) (per 2 persone) no del 50 % d’ac HOTEL PARK *** 114 € 52 € conto Camera doppia HOTEL VITA **** Letto francese (150 x 200 cm) 137 € 62 € HOTEL VITA **** Camera doppia 153 € 70 € Terme Dobrna, Dobrna, Slovenia t: 00386 3 78 08 110 / e: info@terme-dobrna.si www.terme-dobrna.si
6 consumi materie prime Senza segreti coop sceglie la trasparenza Su un apposito sito internet (www.cooporigini.it) tutte le informazioni sui principali componenti di 1.000 prodotti a marchio. Pedroni: "Vogliamo andare incontro alla domanda dei consumatori su un tema delicato e complesso. Privilegiamo i prodotti italiani, ma l'autosufficienza non esiste" di dario guidi Coop torna all’attacco ingredienti presenti in etichetta e sentieri ben distinti. Se da un lato, sul fronte della tutela dei diritti del paese dove è situato lo come i tanti scandali tristemente dei consumatori. E lo fa sulla stabilimento di produzione). ricordano, non mancano i furbetti base di una parola chiave che è La questione dell’origine delle che hanno solo in mente di trasparenza, cioè garantendo materie prime è complessa e guadagnare a scapito di una una informazione il più delicata e più che mai al centro corretta informazione (e a volte possibile chiara e completa e dell’attenzione. Questo perché anche del rispetto delle regole andando ben oltre quelli che incrocia diversi aspetti: il primo è igienico sanitarie). Ma l’altro sono gli obblighi fissati dalle sicuramente quello di una corno del problema è che in normative. Il tema cui crescente attenzione dei molte situazioni le materie prime quest’idea di trasparenza viene consumatori, che oltre alla made in Italy non sono sufficienti applicata è quello dell’origine trasparenza delle informazioni a coprire il fabbisogno. Cioè delle materie prime di cui sono sono sempre più sensibili, anche l’Italia non produce (del tutto o fatti i prodotti alimentari che a causa della crisi economica, solo in parte) la quantità di quel acquistiamo e mangiamo. Su all’italianità dei prodotti. E qui le prodotto necessaria per le un apposito sito internet cose iniziano a complicarsi, esigenze del mercato. E, su questo (www.cooporigini.it più una perché come vedremo secondo punto, ovviamente, è mail per ulteriori quesiti approfondendo il discorso, in piuttosto complicato individuare tmp@coopitalia.coop.it) molti casi, anche prodotti “colpe” che spesso mescolano saranno disponibili le tipicamente italiani (la pasta per scelte politiche, ruolo informazioni su più di 1.000 tutti) non è detto che siano fatti dell’Unione Europea ed altri prodotti alimentari confezionati a con materia prima (il grano o il fattori. marchio Coop (con l’indicazione frumento) italiani. Perché? Le “Questo dell’origine delle materie di almeno i due principali risposte possibili seguono due prime è un progetto a cui continua a pagina 8 >
consumatori novembre 2013 7 Prodotti Coop, italiani all'81% E quando non è così c'è una spiegazione Ma le garanzie di sicurezza e qualità restano le stesse I prodotti alimentari confezionati 90%!!), delle superfici destinate alla coltivazione dei a marchio Coop sono 1.301 e di legumi (fagioli, borlotti, cannellini, ceci, lenticchie, questi 432 sono realizzati con ecc.). Le motivazioni vanno certamente ricercate nella materie prime d’importazione. bassa produttività per ettaro di questi prodotti che Una parte importante di questi non garantivano al produttore un’adeguata 432 sono prodotti le cui remunerazione. materie prime (tipo caffè o Questo ha reso necessaria l’importazione delle cacao) sono reperibili solo quantità mancanti dai grandi paesi produttori, come all’estero. Al netto di questi, l’81% delle materie Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina (va ricordato prime è italiano. Ovviamente ci sono anche alcuni casi che il fagiolo è originario dell’America), ma anche da in cui pur essendo la materia prima disponibile anche in Turchia e altri paesi del Medio Oriente e Cina, in Italia, sul prodotto Coop si scopre invece una particolare per quanto riguarda le lenticchie, i ceci e i provenienza straniera. Un caso relativamente semplice cannellini. è il latte a lunga conservazione che viene La linea vivi verde si è sempre approvvigionata dall’Austria (mentre tutti i tipi di latte fresco Coop sono dall’Argentina; nel corso del 2013, però, l’enorme al 100% italiani). La spiegazione dipende dal fatto che siccità nel nord dell’Argentina ha provocato la perdita l’Italia, a causa dei vincoli europei (si ricorderà la dell’80% del raccolto su fagioli cannellini e borlotti da scandalosa vicenda delle quote latte concordate in sede agricoltura biologica e non. Ciò ha determinato la Ue e poi non rispettate. Cosa per cui il nostro paese sta necessità di spostare gli approvvigionamenti presso pagando salate multe) con la sua produzione arriva a altri paesi tra cui spicca per volumi disponibili la Cina. coprire solo il 44% delle necessità di mercato e dunque Nonostante questa scelta obbligata, Coop ha deve far arrivare latte dall’estero. ovviamente attivato tutti i meccanismi di controllo e Un altro caso ben rappresentativo è quello dei legumi verifica necessari a garantire la qualità che la linea vivi secchi a marchio vivi verde per i quali non si usa verde offre abitualmente ai consumatori. In particolare materia prima italiana, ma in alcuni casi proveniente si è deciso di potenziare le analisi su ciascun arrivo di dalla Cina. Vediamo il perché di quello che sembra un materia prima (con controlli che verificano la presenza piccolo sacrilegio. Dalla fine degli anni ’50, in Italia si è di fitofarmaci, micotossine ed eventuali tracce di assistito ad una progressiva drastica riduzione (pari al radioattività).
consumatori 8 novembre 2013 italianità, un valore. ma l'autarchia non ha senso In termini di approccio al problema della tutela che è. E se non fosse arrivato il mais un piatto secolare, dell’italianità dei prodotti, va comunque ricordato che che ha sfamato intere generazioni di contadini del nord, questa tutela, in certa misura importante e condivisibile, come la polenta non esisterebbe. non può diventare una bandiera ideologica e autarchica Lo stesso dicasi per la patata, tubero cui tanto deve la che pretende di cancellare o ignorare il costante scambio nostra cucina e che è pure arrivato dal sud America alla e la curiosità di provare soluzioni diverse che ha animato fine del '500. l’uomo nel corso dei secoli. Per questo è sempre bene Ribaltando il ragionamento, c’è anche da ricordare ricordare che, cose che oggi difendiamo come simboli di come, tanti prodotti che ora dall’Italia partono per italianità, sono in realtà arrivati in Europa da altri l’estero perché apprezzati nel mondo, se anche altrove continenti. prevalesse una idea di autarchia e che bisogna “fare con Qualche esempio? Se dall’America non fosse arrivato il quel che c’è in casa” se ne resterebbero qui con un pomodoro, la dieta mediterranea non sarebbe evidente danno per una gran parte dell’agricoltura e diventata quell’esempio di alimentazione buona e sana dell’industria italiane. Le uniche filiere autosufficienti in Italia sono quelle... del pomodoro delle uova del riso del vino della frutta fresca e suoi derivati e del pollo In tutte le altre filiere vengono usate del tutto o in parte materie prime importate da altri paesi lavoriamo da anni, con rigore e le quali la materia prima è 13, mentre la popolazione, salita a determinazione – spieega il obbligatoriamente estera perché 60 milioni, è cresciuta del 10%. presidente di Coop Italia non disponibile nel nostro paese. Dunque dobbiamo importare per Marco Pedroni – Ovviamente il Ma l’informazione che spesso riuscire a soddisfare le esigenze nostro punto di partenza è il manca a tante persone è che, (vedi l’intervista al professor consumatore, con le sue esigenze comunque per tanti altri prodotti, Zuppiroli nelle pagine seguenti di avere una informazione che pure sarebbe possibile ndr) e questa è cosa che non tanti completa e corretta. E per questo coltivare o produrre nel nostro sanno anche se poi si abbiamo lavorato per far sì che paese, non siamo autosufficienti". scandalizzano quando vedono Coop sia, anche in questo, una Basti dire che in Italia sulla confezione un paese di casa trasparente. Ma essendo la produciamo solo il 38% del grano provenienza diverso dall’Italia. materia complessa, non basta tenero di cui avremmo bisogno, Una delle altre sorprese che un certo limitarsi a dire se il latte o col grano duro arriviamo al 65%, discorso di trasparenza si porta una bistecca sono italiani o con le carni bovine siamo al 76%, dietro, è quello di scoprire che vengono dall’estero. Il problema è e pure per il latte alimentare anche prodotti Igp (Indicazione anche cercare di fare in modo che arriviamo ad appena il 44%. geografica protetta), cioè la gente capisca il perché. Coop Ribaltando il punto di parliamo delle eccellenze da sempre privilegia, a parità di osservazione, le uniche filiere in gastronomiche del paese, pur se qualità e sostenibilità economica, cui siamo autosufficienti sono realizzati nel pieno rispetto di i prodotti italiani. Il 64% dei quelle del riso, del vino, della tutte le regole, sono fatti con nostri prodotti alimentari sono frutta fresca, del pomodoro e del materie prime non italiane. Un fatti con materie prime di origine pollo. Del resto dal 1970 ad oggi esempio evidente è la bresaola italiana. Una percentuale che gli ettari di superficie coltivabile della Valtellina, il cui ingrediente sale all’81% se si escludono nel nostro paese si sono ridotti di è la fesa, un taglio di carne di prodotti (tipo caffè e cacao) per 1/3, scendendo da 18 milioni a manzo che è poco più del 2%
primo piano consumi 9 Prodotto per prodotto, ecco dove siamo autosufficienti e dove no Prodotti Consumo Produzione Importazioni interno su consumo interno in% 100% Formaggi duri 256 134% 25 Vini spumanti 56 414% 11 Vini DOP (ex VQPRD) 1.002 153% 61 Vini da tavola 1.511 197% 107 Pasta 1.483 220% 44 Frutta trasformata 508 193% 390 Frutta fresca 5.427 128% 479 Uva da tavola 886 149% 23 Pomodoro trasformato 1.273 227% 213 Riso 287 3 28% 97 Uova 809 100% 33 Carne di pollame 1.131 108% 74 Agrumi 3.906 98% 361 Patate 2.040 80% 565 Mais 10.408 81% 2.074 Orzo 1.702 56% 750 Carni bovine 1.360 76% 445 Frumento duro 5.766 65% 2.323 Olio di oliva e sansa 786 74% 578 Latte alimentare 6.025 44% 3.587 Frumento tenero 7.557 38% 4.718 Zucchero 1.711 24% 1.578 Pesce lavorato 109 16% 124 Pesce congelato 104 41% 92 La tabella indica, per ogni prodotto, se la capacità produttiva in Italia è superiore al consumo interno (che è posto pari a 100%). Le altre colonne (consumo interno e importazioni) esprimono quantità i migliaia di tonnellate (migliaia di ettolitri per il vino). Anche per i prodotti con produzione superiore al consumo esiste una importazione avere materia prima non italiana. cose da anni, abbiamo l’85% dei Dal 1970 ad oggi Lo stesso dicasi per l’altrettanto nostri fornitori che è italiano, il gli ettari coltivabili in celebre mortadella di Bologna, 94% delle carni a marchio Coop è Italia si sono ridotti di 1/3 dato che i maiali da cui è ricavata italiana, l’80% dell’ortofrutta. passando può ben capitare siano col Abbiamo, per primi, certificato passaporto tedesco od olandese. origine e tracciabilità di diverse da 18 a 13 milioni E, anche qui, sempre parlando di filiere, dagli oli alle conserve di mentre la popolazione una mortadella che risponde a pomodoro, dalle uova al latte. è salita a 60 milioni tutti i requisiti dell’Igp. Sono sforzi importanti che con un incremento del 10% “È importante ribadire – spiega il proseguono anche in una fase di direttore generale di Coop crisi economica, perché siamo dell’intero animale. Se la Italia, Maura Latini – che più che mai convinti che anche in Valtellina offre un ambiente nel nostro lavoro su tutti i un momento come questo, il ottimo per la stagionatura e la prodotti a marchio Coop noi percorso di garanzie sulla qualità lavorazione del prodotto, non ha partiamo sempre da alcune va tutelato e anzi deve fare però una quantità di bestiame priorità che sono la garanzia del ulteriori passi in avanti. E di sufficiente a sostenere l’intera rispetto degli standard di qualità questo percorso fa parte anche produzione (che è di 17 mila e di scurezza, esigenze che si questo progetto sull’origine delle tonnellate all’anno di cui 11 mila incrociano con il poter proporre materie prime che oggi mettiamo di prodotti Igp). E così, anche i un prezzo equo e conveniente a disposizione dei consumatori e migliori prodotti Igp, possono alle famiglie. Lavoriamo su queste delle famiglie”. ●
consumatori 10 novembre 2013 Il professor Marco Zuppiroli spiega il bilancio del nostro paese sul piano delle materie prime: "Storicamente non siamo autosufficienti nella nostra produzione agricola. Ma dobbiamo essere aperti allo scambio perché abbiamo una grande industria di trasformazione capace di proporre i nostri prodotti in tutto il mondo" di bibi bellini "Sì è vero, “Se si vuole inquadrare correttamente il tema delle materie prime alimentari in rapporto a ciò che consuma e produce il nostro paese, occorre partire da un dato di fondo e cioè che l’Italia non è un paese dobbiamo storicamente in grado di coprire il proprio fabbiso- gno alimentare con la propria produzione agricola. È un fatto strutturale che si è acuito, nel corso degli anni '70 e '80, con l’aumento della pressione demografica importare e col benessere legato al boom economico che aveva aumentato i consumi in maniera significativa. Cioè siamo tanti, siamo 60 milioni e mangiamo meglio. Detto questo, dall’inizio degli anni ’90, questo squi- ... per poi librio, tra capacità produttiva e consumi, si è sostan- zialmente stabilizzato e si vede anzi qualche segnale di recupero”. A parlare è il professor Marco Zuppiroli, docente di economia agroalimentare all’Università di esportare" Parma che, supporta il suo ragionamento con tabelle e dati che, a sentire certi dibattiti nostrani, non sem- brano più di tanto noti all’opinione pubblica. Spesso in molti interventi, anche animati dalle miglio- ri intenzioni perché (giustamente) a tutela del made in Italy, è implicitamente sottintesa l’idea che comun- que i prodotti tricolori siano disponibili e abbondan- ti su ogni fronte. Ma non è così. Lasciando parlare le cifre l’Italia è autosufficiente solo per alcuni consumi:
primo piano consumi 11 Per l'Italia una bilancia commerciale agroalimentare in perdita dal 1970 (Valori in milioni di euro) 45.000 0 40.000 -2.000 35.000 30.000 -4.000 25.000 -6.000 20.000 15.000 -8.000 10.000 -10.000 5.000 0 -12.000 70 72 74 976 78 80 82 84 86 988 90 92 94 96 98 000 002 004 006 08 10 19 19 19 1 19 19 19 19 19 1 19 19 19 19 19 2 2 2 2 20 20 esportazioni agro-alimentari importazioni agro-alimentari saldo commerciale La tabella indica l'andamento delle importazioni e delle esportazioni agroalimentari del nostro paese. I valori delle importazioni/esportazioni sono riportati nella colonna di sinistra, la colonna di destra, invece, indica la loro differenza (export meno import) vino, pasta, formaggi duri, salumi, uova e pollo, frutta con le importazioni, a mantenere intatta una capa- fresca, riso e poco altro. Per il resto occorre andare a cità industriale forte, che assicura valore aggiunto e comprare oltre frontiera una quota più o meno signi- redditi. La produzione e l’export agroalimentare ita- ficativa del nostro fabbisogno. liano richiedono delle competenze che sono un gran- de patrimonio collettivo e un vantaggio per il paese, Il mito dell'autosufficienza soprattutto in un momento storico come l’attuale in Ma soprattutto l’approccio con cui guardare all’argo- cui solo le esportazioni possono contenere gli effetti mento deve essere più articolato, per evitare schema- di una crisi che è nella domanda interna”. tismi manichei che non aiutano nessuno. “Premet- Per far riferimento ai settori dove esportiamo, si va tendo che l’idea di un paese del tutto autosufficiente dalla pasta dove produciamo il 220% rispetto a quel non è un’alternativa concreta ed è antistorica - pro- che basterebbe per il consumo interno (che è di 1 mi- segue Zuppiroli -, va invece sottolineato che avere lione e 482 mila tonnellate annue). Negli spumanti scambi è fisiologico e positivo, perché nasce una re- questo rapporto è addirittura del 414% (produciamo lazione che arricchisce entrambe le parti, favorisce 4 volte quello che consumiamo), per i vini di quali- specializzazioni, consente costi minori, allarga l’of- tà siamo al 153%, per i formaggi duri siamo al 134% ferta a disposizione. per i salumi al 112% per la frutta trasformata siamo al Ma c’è un altro concetto di fondo che per capire la si- 242%, per quella fresca al 128%, per l’uva da tavola a tuazione italiana è fondamentale. Noi siamo un paese 149%. Ancora: per il pomodoro trasformato siamo al che ha bisogno di importare materie prime, ma che 227%, per il riso siamo al 328%. poi le esporta sotto forma di tanti prodotti finiti, gra- zie alle capacità e alla qualità della sua industria di tra- Il caso della pasta sformazione. E ciò che esportiamo, dalla pasta al vino “Ma questi dati macro vanno analizzati più in profon- ai formaggi ai salumi, sono proprio i simboli del made dità – prosegue il professor Zuppiroli – perché, anche in Italy nel mondo. Dunque è evidente che è molto dove siamo forti esportatori, non significa che non meglio avere un deficit di materie prime, ma riuscire, siamo a nostra volta importatori della materia prima. continua a pagina 12 >
12 primo piano consumi Il caso più emblematico è quel- e le abitudini alimentari delle importiamo, quali sono i paesi di lo della pasta, prodotto italiano famiglie. provenienza. Abbiamo citato il per antonomasia in tutto il mon- Ribaltando il punto di osservazio- latte ad esempio e qui il 100% di do. Ebbene, grazie alla capacità e ne, per il latte alimentare copria- ciò che importiamo viene da pae- alla qualità della nostra industria mo solo il 44% delle necessità e si UE. Mentre per il pesce la gran di trasformazione, vendiamo pa- dunque senza importarlo non ce parte dell’import viene da paesi sta nei cinque continenti. Eppure la faremmo. Per lo zucchero sia- che non appartengono alla UE e la nostra produzione di frumento mo appena al 24%, per il pesce nemmeno aderiscono all’OCSE. duro copre il 65% delle esigenze congelato siamo al 41%, per quel- È chiaro che sul piano delle nor- nostrane. Dunque importiamo, la- lo lavorato siamo appena al 16%”. mative, degli standard, dei con- voriamo e riesportiamo, creando È evidente come la richiesta di trolli, questo tema delle prove- valore e aggiungendo un contenu- molti consumatori che cercano nienze va tenuto in conto per to qualitativo molto alto alla ma- “semplicemente” un prodotto che garantire al consumatore finale la teria prima originaria. Lo stesso sia italiano, abbia bisogno di una qualità e la sicurezza migliori. Ma avviene per il riso. Con la materia visione più ampia e che tenga con- allora il punto su cui occorre lavo- prima copriamo il fabbisogno, ma to di un mercato complesso e arti- rare è forse proprio quello di alza- poi grazie a ciò che importiamo colato, in cui non è semplice tirare re, in tutto il mondo, quale che riusciamo a mandare all’estero 3 una riga che separa nettamente il sia la provenienza di un prodotto, volte il nostro consumo. bianco dal nero e ciò che è italiano standard, normative e controlli Sul riso ad esempio, succede an- da ciò che non lo è. sulla qualità. Del resto, molti epi- che che i nostri consumatori si sodi di cronaca ci hanno mostrato sono abituati a cucinare, assieme Da dove importiamo come non è che il fatto di produr- alle tipologie di riso nostrane, an- “Nelle analisi che abbiamo svi- re in Italia sia di per sé garanzia di che altri tipi provenienti dall’Asia. luppato, - prosegue Zuppiroli - sicurezza e qualità. Anche da noi Dunque le cose si mescolano per- abbiamo cercato di vedere, per le scandali e tentativi di frode si ri- ché cambiano i comportamenti diverse tipologie di prodotti che petono in maniera sistematica. LO ZUCCHERO; QUANDO è L’EUROPA a CANCELLAre UNA PRODUZIONE Un altro esempio clamoroso di come le politiche agricole forte: la sua quota di produzione si è ridotta del 50% e le scelte in sede di Unione europea impongano oggi circa e gli zuccherifici sono passati da 19 a 4! all’Italia di importare ingenti quantità di prodotto è Così dal 2010/11 la quota di produzione di zucchero quella dello zucchero da barbabietole. assegnata all’Italia è pari a 540.871 tonnellate, poco L’Unione europea è stata nel passato uno dei più grandi meno del 4% della quota comunitaria. Il nostro paese ha produttori di zucchero, oltre che il secondo consumatore nei fatti rinunciato a oltre un milione di tonnellate di mondiale. Prima del 2006 era in vigore un meccanismo quota zucchero, passando da 1.557.443 a 508.379 produttivo basato sulle cosiddette quote. Questo tonnellate. È quindi facilmente immaginabile la crisi di sistema però si è scontrato con diversi problemi (tra cui i settore. vincoli legati alla liberalizzazione dei mercati a livello Se possibile, la situazione in termini di superficie mondiale) per cui si è andati a una ulteriore revisione coltivata è ancora peggiore, in quanto si è passati da della politica europea sullo zucchero. 250mila ettari coltivati ai soli 55mila nel 2012 (e nel Tale riforma ha sensibilmente ridotto la produzione 2011 erano stati 45mila). Va sottolineato come negli europea e l’Italia, storico produttore di barbabietole da anni d’oro della bieticoltura italiana si era arrivati oltre i zucchero, è stata il Paese nel quale l’impatto è stato più 350mila ettari coltivati.
consumatori novembre 2013 13 Dunque offrire ai consumatori le garanzie di qualità e sicurezza deve valere a 360 gradi, dentro e cibo è cultura fuori dai nostri confini”. Politiche per l'agricoltura di Massimo Montanari Al di là delle fondamentali capaci- docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione, Università di Bologna tà dell’industria di trasformazione alimentare, sul futuro dell’agricol- tura nel nostro paese, Zuppiroli ri- manda poi alla necessità di scelte politiche organiche ed equilibrate. “Il calo della superficie coltivabile Quando il vino in Italia è stato drastico negli ul- timi decenni: da 18 a 13 milioni di ettari. Un calo che dipende da è... da mangiare fattori diversi, tra cui anche le po- litiche definite a livello di Unione Il Baccanale di Imola, la festa che ogni anno a novembre la città Europea. Ma tra le cause vi è an- romagnola dedica alla cultura del cibo, quest’anno ha come titolo “Bacco che il processo di urbanizzazione in cucina” e si propone di mostrare come il vino abbia un ruolo fonda- e industrializzazione nelle zone di mentale non solo per accompagnare il cibo a tavola, ma già prima, in cuci- pianura che ha visto l’agricoltura na, come ingrediente per preparazioni di ogni genere. soccombere in termini di redditi- L’utilizzo del vino in cucina è attestato fin dall’antichità. Il ricettario attribu- ito ad Apicio (il solo libro di cucina di età romana pervenutoci integro) lo vità rispetto alle destinazioni non- impiega nella preparazione di carni, pesci, zuppe, verdure, dolci. Sia la agricole dei terreni. Dunque c’è cucina romana, sia quella medievale dedicano poi ampia attenzione alle stata una pianificazione territoriale salse, inevitabile accompagnamento di carni e pesci, in cui il vino è spesso squilibrata”. protagonista: non si tratta infatti quasi mai di salse a base grassa (burro o Ma in tempi in cui tanto si parla di olio) come quelle moderne, bensì magre e a base acida, con il vino (e l’aceto, vendita diretta da parte dei conta- e gli agrumi) in primo piano. Oppure si utilizzano “riduzioni” di mosto o dini, di gruppi d’acquisto e di pro- vino cotto, utilizzate come dolcificante (l’odierna “saba” o “sapa” ne è l’ere- dotti a chilometro zero, che cosa de diretta). Le molteplici tonalità, dal dolce all’acido, che il vino consentiva ne può derivare per l’agricoltura di ottenere corrispondeva perfettamente ai canoni gustativi di quella cuci- italiana? “Tutti questi fenomeni na, che amava i sapori complessi, ritenuti espressione di una migliore sono opportunità interessanti e e più completa capacità nutrizionale. positive per entrambe le parti, per Queste pratiche si sono mantenute nel tempo. L’impiego del vino nella pre- parazione dei cibi – dal gesto leggero di spruzzarlo in padella per “sfuma- i consumatori e i produttori – con- re” una vivanda, fino all’immersione totale richiesta da un brasato – rima- clude Zuppiroli –. Sono segno di ne ancora oggi un’abitudine, sia nell’alta cucina professionale, sia nelle una attenzione verso la qualità e cucine domestiche e popolari. Il vino aggiunge alle pietanze aromi e sapori, i territori che comunque vale so- le completa in struttura, corpo e colore, le esalta rendendole più gustose e prattutto per i prodotti freschi e profumate. Vini bianchi e rossi, secchi e dolci, giovani e vecchi, tutti hanno non per i trasformati. Anche qui una missione da svolgere in cucina, ed è un giusto riconoscimento quello bisogna fare in modo che le garan- che il Baccanale imolese tributa loro, tanto più in un momento storico come zie di qualità e sicurezza siano defi- il nostro, in cui il vino sembra talvolta volersi costruire una torre d’avorio e, nite e chiare. Ma dalle cose che ab- in qualche modo, “chiamarsi fuori” dalla cucina, non adattarsi neppure più biamo provato a spiegare in questa ad accompagnare i piatti, ma volere lui stesso prendere il bastone del chiacchierata credo emerga chia- comando, dettare il menù e la scelta delle vivande. Ricondurre il vino alla ramente come la dimensione dei sua storica funzione di ingrediente di cucina può essere un modo per richiamarlo all’umiltà, alla collaborazione, alla cooperazione. In fondo, problemi sia più ampia e servano non sentiamo ogni giorno parlare di “enogastronomia”? Bella parola: strategie che sappiano valorizza- ma pensiamola in tutta la sua ampiezza semantica. Non semplicemente re i punti di forza e le capacità del come un modo di accostare buone ricette e buone bevande, magari con nostro mondo agroalimentare che geniali abbinamenti a tavola, ma anche come la simbiosi profonda tra il sono notevoli e possono aiutare il cibo e una bevanda che è sempre stata pensata anche come alimento. Per il sistema paese in una fase difficile suo apporto calorico, certo. Ma anche per la sua straordinaria duttilità di come quella in corso”. ● ingrediente culinario. Il vino si beve e si mangia.●
14 primo piano società la cultura ci rende ricchi Ecco perché non possiamo permetterci di tagliarla I fondi destinati alla valorizzazione delle nostre risorse culturali diminuiscono di anno in anno. Calano le sponsorizzazioni di privati. Eppure investire sul nostro patrimonio artistico aumenterebbe i posti di lavoro e migliorerebbe le nostre vite. Senza pensare soltanto al turismo di massa... di silvia fabbri Se diciamo all’estero la 8.250 archivi storici, 49 siti di- parola Italia, cosa viene in men- chiarati patrimonio dell’umani- te alla gran parte delle persone? tà dall’Unesco. Eppure i fondi La cultura. Forse declinata come destinati alla valorizzazione del- musica lirica, o come architettu- le nostre risorse culturali, dimi- ra rinascimentale, o forse roma- nuiscono di anno in anno. Con la na. O anche verranno in mente cultura non si mangia, disse l’allo- le bellezze paesaggistiche, o for- ra ministro Tremonti, e visto che se le eccellenze gastronomiche, o c’è la crisi, giù coi tagli: il bilancio perché no, le belle piazze italiane. del ministero dei beni e delle atti- Raffaello, Michelangelo, Leonar- vità culturali è passato dai 2,7 mi- do. Gli Uffizi, Pompei e i Musei liardi di euro del 2001 (lo 0,37% Vaticani. Il nostro patrimonio ar- del bilancio totale dello Stato) a tistico, in effetti, è enorme, smi- 1,5 miliardi previsti per il 2013 surato. Un record a livello plane- (lo 0,02% del bilancio dello Sta- tario: l’Italia possiede 5 mila tra to). I fondi italiani per il ministe- musei, monumenti e aree arche- ro dei beni culturali sono un terzo ologiche, 12 mila biblioteche, di quelli francesi, pur possedendo continua a pagina 17 >
consumatori novembre 2013 15 “Quanto ci costerà l'ignoranza?" Intervista al direttore di RAI radio 3 marino sinibaldi “Apre una biblioteca è vestimento sulla cultura genera, è qualcosa un’investimento in perdita di molto diverso, ovvero genera nel tempo o in attivo? Nell’immedia- una società più avanzata. Come paese siamo to magari è una perdita a un bivio: o investiamo nella formazione, di risorse. Ma ovviamente nell’istruzione, nella ricerca e nella cultura, sappiamo tutti che non è che è la strada dei paesi più avanzati, oppu- così. Perché una biblioteca re ci tagliamo il futuro. Senza considerare che MARINO genera valori che non sono aumenterà ancora il divario tra l’Italia e gli SINIBALDI misurabili”. Parola di Mari- altri paesi che continuano a investire. Sempli- no Sinibaldi. La sua voce la cemente finiremo all’angolo, e perderemo la conosciamo bene, perché lui è il direttore di Rai nostra capacità di capire il mondo – oltre che Radio 3. Più che una radio un’istituzione cultu- i posti di lavoro. La cultura, infine, ci consente rale, una comunità di ascoltatori che si aggre- di risparmiare: prendiamo ad esempio un fat- ga intorno al racconto e al commento della vita to come la tragedia di Lampedusa. Al festival culturale del paese. dell’Internazionale a Ferrara se ne è parlato tanto, erano quei giorni lì. Chi c’era ha potu- Direttore, come si possono misurare gli effetti to rendersi conto che attraverso lo studio, le positivi della cultura sulla società? E ha senso ricerche serie sui meccanismi di emigrazione farlo? e la storia di quei popoli, potremmo capire Sottovalutare gli effetti positivi a lungo termi- qualcosa di più di quel che accade e quindi ne di investimenti ‘a perdere’ come quelli della intervenire senza buttare soldi dalla finestra. cultura significa disconoscere ad esempio, il Invece oggi qualsiasi intervento nasce dalla valore di un’invenzione. A cosa serve un’inven- lettura caricaturale del fenomeno fatto dal zione, prima che serva a qualcosa? Nasce dallo giornalismo e dalla politica. Così pagheremo sprecare tempo, o no? E in fondo, cosa è stato prezzi sociali altissimi e rimarremo vittime il nostro Rinascimento? Pensiamo a quanto an- dei nostri pregiudizi. cora dobbiamo al Rinascimento… Attraverso quel linguaggio il nostro paese ha dato identi- Anche i consumi culturali calano… tà a se stesso. Insomma, quando parliamo della C’è un'Italia che vive per la cultura, va ai fe- necessità di investire sulla cultura dovremmo stival, si fa le file e fa sacrifici… Ma c’è anche essere capaci di non fare calcoli. Proprio perché un'Italia che ha ridotto le proprie attese a tut- sono impossibili da fare. La cultura non è solo ti i livelli, anche quelli culturali. Guarda solo un fatto economico, ma anche sociale di incal- la tivù e si rinchiude nella propria dimensio- colabile valore. ne domestica, privata. La tendenza è questa, purtroppo, e non è solo una statistica. Ecco, Gli investimenti sulla cultura generano anche dobbiamo cercare di non cadere nella tenta- posti di lavoro, però… zione di richiuderci nei nostri spazi, dobbia- Certo, ma questo è scontato. Quello che un in- mo cercare di non chinare la testa…
16 primo piano società Quanto si investe in cultura (in percentuale sul Pil) 1,1% 1,2% 1,8% 2,1% 2,5% Italia Grecia Germania Regno Unito Francia Media europea 2,2% un bando della fondazione unipolis Premiati i progetti per la cultura che si fa cooperativa “Siamo partiti da un dato di fatto: nel nostro paese si quel punto abbiamo deciso di aumentare il budget e il investe sempre meno nella cultura. Così abbiamo deciso numero di progetti da promuovere. Adesso i numeri di impegnarci noi, a nostro modo. Perché la cultura sono questi: 300mila euro e 15 imprese da far partire”. diventi occasione di sviluppo, anche economico, Già, perché non si tratta solo di erogare quattrini a occasione di lavoro e ovviamente, rilancio sociale per le giovani talentuosi e volonterosi. “Sì, i soldi sono comunità”. Walter Dondi, direttore di Unipolis, la importanti – prosegue infatti Walter Dondi – ma la cosa fondazione del Gruppo Unipol spiega perché è stato che credo abbia contribuito al successo del bando è che deciso di dar vita al progetto Culturability, ovvero “la abbiamo messo a disposizione una rete di soggetti responsabilità della cultura per una società sostenibile. partner, tra cui Legacoop e Unipol Banca, in grado di “Culturability - si legge sul sito www.culturability.org accompagnare questi ragazzi sia nella fase di ideazione - sviluppa un impegno concreto sul territorio nella progettuale che in quella successiva, ovvero il vero e promozione e nel sostegno di iniziative culturali che proprio progetto d’impresa con tanto di business plan abbiano come obiettivo la crescita delle comunità e che i partecipanti ci hanno presentato entro il 31 ottobre promuovano la coesione sociale all’interno di contesti e che doveva contenere tutti gli elementi economici e territoriali complessi, interessati da processi di finanziari per dimostrare che l’impresa è in grado di disaggregazione culturale e sociale. L’obiettivo è reggere nel tempo e di stare sul mercato”. In questi sostenere tali realtà da un punto di vista non solo giorni è dunque in corso la valutazione e la selezione dei economico, creando modalità di partnership che progetti da parte di una commissione formata da consentano lo sviluppo di progettualità condivise e diverse personalità del mondo imprenditoriale e sostenibili nel tempo”. E allora ecco nascere biblioteche accademico che si concluderà il 15 dicembre, “dopodiché e ludoteche in zone difficili del paese come Scampia, o il - prosegue il direttore di Unipolis - verranno assegnati i centro storico di Palermo, e prima ancora a L’Aquila finanziamenti e comincerà un’attività di affiancamento terremotata. Per estendere la conoscenza, soprattutto per aiutare le cooperative a camminare con le loro là dove esistono intere fasce di popolazione che ne sono gambe. Anche perché la maggior parte dei giovani escluse. hanno una formazione e competenze per lo più Ma ci vuole qualcosa di più. “Se è vero, com’è vero, che umanistiche e dunque necessitano di supporti che li buona parte della ricchezza prodotta in questo paese aiutino a diventare imprenditori di se stessi. Abbiamo deriva dai settori della cultura e della creatività – già contribuito a questo percorso attraverso varie continua Dondi - perché non ideare un bando per la giornate organizzate in diverse città italiane da Nord a promozione di imprese culturali in forma cooperativa?”. Sud, ma continueremo con questa attività di sostegno Secondo i promotori del bando – cioè la fondazione tecnico e specialistico, grazie anche alla collaborazione Unipolis - una delle modalità imprenditoriali più di Legacoop e Unipol Banca”. adeguate in questi campi è quella cooperativa, cioè Ma chi sono i giovani che hanno inviato i progetti? “Il quella del fare insieme, del condividere. “Per questo bando ha avuto una diffusione davvero nazionale con abbiamo deciso di sostenere non gli individui singoli, ma una altissima partecipazione non solo dalle regioni le persone che si mettono insieme per realizzare un tradizionalmente cooperative: sono 80 i progetti che progetto. E l’iniziativa ha avuto una grande adesione, vengono dall’Emilia, ma anche 64 dalla Sicilia, 75 dalla credo anche per la situazione drammatica della Puglia e 77 dal Lazio…”. 28 anni l’età media dei condizione giovanile oggi. Perciò inizialmente abbiamo partecipanti. Mentre i principali ambiti di intervento messo a disposizione 200 mila euro, destinati ai 10 sono nel settore web, nel turismo culturale, nell’editoria, progetti imprenditoriali migliori. Ma quando ci sono nella formazione, ma anche del design. Mettendo in arrivati addirittura 824 progetti – di cui 581 risultati poi campo innovazione e fantasia per battere la ammissibili - per un totale di circa 3.000 ragazzi e rassegnazione e il pessimismo di chi ci vorrebbe farci ragazze (queste ultime in maggioranza) coinvolti, a credere che con la cultura non si mangia.
consumatori novembre 2013 17 LA VIGNETTA DI ELLEKAPPA la Francia meno della metà del aggiunto prodotto dalla nostra sviluppo del senso critico dei cit- nostro patrimonio (per numero economia. Gli occupati sono 1,39 tadini, la qualità della vita urbana. di musei, archivi, siti archeologi- milioni di persone - il 5,6% del to- Un esempio? Si provi ad aprire un ci ecc). E ancora: tra il 2006 e il tale, più della meccanica - le im- teatro: e si vedrà che l’area attor- 2010, la spesa per la cultura dei prese più di 400mila. “Questa è la no a quel teatro migliora. Diventa Comuni è scesa dell’8%, quella prova che con la cultura si man- anche più bella. Certo non pro- delle Province del 13. In calo an- gia e che l’industria culturale crea duce miliardi. E non parliamo poi che le erogazioni liberali (-5%) e un indotto enorme, penso anche di beni ancora più delicati che la le sponsorizzazioni. Che sono di- ai vari festival che in giro per l’I- cultura produce, come l’inclusio- minuite dell’8,2% nel 2012. talia producono tanto successo – ne sociale, ad esempio”. E Carla Ma perché non siamo capaci di obietta Marino Sinibaldi, diretto- Collicella, sociologa e vice diret- valorizzare questo patrimonio re di Rai Radio 3 – ma gli alberghi trice del Censis, a proposito del- che ci rende unici al mondo? “Sia- pieni non sono l’unico vantaggio la presunta antieconomicità della mo ancora ancorati a una visio- da registrare… La cultura ha una cultura aggiunge: “In ogni caso è ne antica, quella del capitalismo resa, diciamo così, che soltanto uno spreco non rendere fruibile manifatturiero - spiega Michele nel lungo periodo possiamo mi- e non sviluppare la cultura di un Trimarchi docente di economia surare. La cultura crea certamen- paese. Se poi questo paese è l’Ita- della cultura - per cui se una co- te reddito, quando lo crea, ma lia, lo è ancora di più. Da un pun- sa non produce reddito non va- non può essere misurata solo in to di vista etico si contraddicono le niente. Così siamo bloccati in questo senso: la cultura è fattore i principi di rispetto, uguaglianza, un aut aut: o il nostro patrimo- di identità e coesione sociale, e e giustizia. Dal punto di vista eco- nio culturale è fonte di spreco o proprio per questo, nel lungo pe- nomico non si utilizzano le po- si pretende che diventi fonte di riodo, contribuisce a rendere un tenzialità che una buona politica reddito. Che è impossibile, se si paese più combattivo anche eco- culturale può produrre in termini vogliono creare posti di lavoro, nomicamente”. “C’è un preciso di occupazione e di reddito”. meglio aprire un supermerca- benessere materiale – conferma Cosa significa investire sulla cul- to…”. Eppure l’industria cultura- anche l’economista – che la cul- tura? Non significa ovviamente le italiana, oggi, fattura 75 miliar- tura può produrre: la socializza- solo tenere aperti un museo o un di di euro, pari al 5,4% del valore zione tra le persone di una città, lo teatro, o non mandare in rovina continua a pagina 18 >
consumatori 18 novembre 2013 1,4 milioni 5,6% 4,5 milioni le persone che lavorano la percentuale delle persone le persone che lavorano in ambito culturale che lavorano in ambito nell’indotto collegato culturale sul totale alla cultura (fonte: Eurostat e Unioncamere) degli occupati un sito archeologico (tutti eventi e pensionati, visto che, dati alla come accade negli Stati Uniti? Sa- purtroppo più che possibili oggi mano, in Italia paga il biglietto la rebbe una scommessa da fare… nel nostro paese). “E non si trat- metà di coloro che passano per Intanto però i consumi culturali ta neppure di cadere nell’equivo- le biglietterie dei musei italiani. calano. La spesa che i cittadini de- co che la cultura vada sostenuta Non che un museo possa rifarsi dicano alla cultura è scesa dagli solo per quello che possiamo ri- delle proprie spese con i biglietti oltre 72 miliardi del 2011 ai 68,9 cavare dal turismo internaziona- che incassa, anche perché se fos- del 2012. Sono crollati del 23% i le, che è un'idea antica da società se così, che fine farebbero i musei biglietti dei concerti classici, del tardo-agricola. Nel senso che non più piccoli, quelli che non hanno 6% il numero di coloro che visita- possiamo dimenticare che i cen- il nome e l’appeal internazionale no mostre o musei, dell’8% quelli tri storici italiani si sono svuotati degli Uffizi, ad esempio? “Anche che vanno a teatro. E si rinuncia anche per la congestione prodot- per questo – prosegue Trimarchi anche al cinema (-7%). “Eppure ta dal turismo internazionale. Se – bisognerebbe cambiare le rego- - conclude Trimarchi - qualche l’approccio alla cultura è questo le sui finanziamenti. Se dessimo segno di inversione di tendenza non capiremo mai qual è il reale semplicemente più fondi alla cul- c’è, bisognerebbe soltanto asse- beneficio che la cultura può pro- tura con le regole attuali, sarebbe condarlo. Perché tanta gente se- durre alla società”. Invece il pa- come dare la terapia sbagliata a un gue i festival culturali? Perché nei norama sembra proprio questo, malato terminale. Non c’è dub- book shop dei musei nessuno o e sembra anche, dai numeri, che bio: lo Stato spende poco. Ma so- quasi compra stupidi gadget ma nei luoghi d’arte italiani girino so- prattutto non sa spendere. E a pubblicazioni specialistiche e ca- prattutto turisti: il record dei vi- proposito dei piccoli musei, che taloghi? Bisogna cominciare a sitatori, in Italia, ce l’ha infatti il sono l’innervamento fondamen- produrre con protocolli nuovi e Colosseo: nel 2012 l’hanno visi- tale della nostra identità cultura- non convenzionali, restituendo la tato 5,2 milioni di persone. L’in- le, perché i privati non possono cultura alle comunità, rendendo casso della biglietteria è stato di finanziarli direttamente? Sarebbe musei e teatri aziende autonome 37,4 milioni di euro. Segue Pom- uno straordinario fatto simboli- responsabili delle proprie scelte pei, con 2,3 milioni di visitatori e co, la creazione di un legame qua- progettuali e ricucendoli anche fi- che hanno portato 19,2 milioni. si proprietario tra cittadino resi- sicamente al tessuto urbano delle Terzo posto per gli Uffizi: 1,8 mi- dente e istituzione culturale”. Ma città, come è successo ad esempio lioni di visitatori, e 8,7 milioni di siamo poi sicuri che gli italiani – con l’Auditorium di Roma, i cui euro. Certo, ci sarà qualche italia- popolazione tra le meno istruite frequentatori hanno a disposizio- no, tra questi milioni di visitatori. d’Europa – contribuiscano alla ne corse notturne dei bus fino a Ma più che altro ci sono studenti vita del museo della propria città, tarda notte…” . ●
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