DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori

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DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
consumatori
                                                            il mensile dei soci coop
coop adriatica edizione marche abruzzo n° 9 novembre 2013

                                                                                         COOP, LA REGOLA
                                                                 DELLA TRASPARENZA              Su www.cooporigini.it
                                                                                            si può scoprire la provenienza
                                                                                                  delle materie prime
                                                                                             di 1.000 prodotti a marchio

                                                               40 Un “matrimonio”                                         46 Il welfare?
                                                                    nell’interesse dei soci                                  Abita alla Coop
                                                                    Coop Adriatica e Coop Veneto verso la fusione.           Da gennaio per i lavoratori un pacchetto all’insegna
                                                                    Dal 26 novembre le assemblee per votare il progetto      della solidarietà e della conciliazione tra vita e lavoro
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Vivere ogni istante

                                                                                                                                                                                            1 cent

                                                                                                                                                         SMS & chiamate a 1 cent al minuto
                                                                                                                                                         verso tutti
                                                                                                                                                         Senza scatto alla risposta
                                                                                                                                                         SMS & chiamate gratuite
                                                                                                                                                         verso tutti i numeri CoopVoce
  PASSARE A COOPVOCE                                                                                                                                     A solo 1€ a settimana per i primi 12 mesi
  CONVIENE ANCORA DI PIÙ.                                                                                                                                successivamente 2€ settimanali
  CHIAMATE E MESSAGGI                                                                                                                                            puoi attivare Web 1 Giga a soli 2€
                                                                                                                                                         al mese o Web 2 Giga a soli 2,5€ al mese
  A 1 CENT VERSO TUTTI.
                                                             Offerta attivabile fino al 15 gennaio 2014

                                         Scopri le offerte CoopVoce su
                                         www.coopvoce.it

Condizioni della promozione. L’opzione “1 cent”, valida per chi porta il numero in CoopVoce dal 18 novembre 2013 al 15 gennaio 2014, permette di chiamare ad 1 cent al minuto ed inviare SMS ad 1 cent verso tutti i numeri nazionali di rete fissa e mobile (sono escluse
le numerazioni a sovraprezzo ed il traffico roaming), oltre a comprendere chiamate ed SMS gratuiti ed illimitati verso i numeri CoopVoce. La tariffazione è al secondo e senza scatto alla risposta. L’opzione “1 cent” si applica fino a 1000 minuti voce e 1000 SMS settimanali, di
cui massimo 250 minuti e 250 SMS verso clienti H3G o di operatori virtuali attivi su rete H3G. Al superamento delle soglie, si applica la tariffa prevista dal piano tariffario e dalle eventuali altre opzioni attive sulla linea. Sulle linee che passano in CoopVoce “1 cent” prevede un
costo settimanale di 1€ per i primi 12 mesi, successivamente 2€ settimanali. Per i già clienti CoopVoce l’opzione prevede un costo settimanale di 2€. In entrambi i casi “1 cent” è attivabile gratuitamente e si rinnova in automatico se il credito è sufficiente. Inoltre, per coloro
che sottoscrivono “1 cent”, è possibile attivare l’offerta “Web 1 Giga senza limiti” al costo di 2€ al mese oppure l’offerta “Web 2 Giga senza limiti” al costo di 2,50€ al mese. Per tutti i dettagli sull’offerta CoopVoce visita il sito www.coopvoce.it
DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
SOMMARIO
     consumatori
                                                                                                                                    coop adriatica
                                                                                         sommario                                Le40
                                                                                                                                   pagine di
                                                                                                                                             Un “matrimonio”
         seguici su facebook                                                                                                                 nell’interesse dei soci
         e su www.consumatori.e-coop.it

                                                                                                                                     44 Braciola e salsiccia
                                                                                                                                             costano il 20% in meno
   6 Materie prime senza segreti
         Coop sceglie la trasparenza: su 1.000 prodotti a marchio sarà
         possibile vedere su internet da dove vengono i componenti                                                                   46 Il welfare?
                                                                                                                                             Abita alla Coop
                                                                                                                                     49 Letture “Ad alta voce”
14 La cultura ci rende ricchi                                                                                                                Debutto ad Ancona
         L'Italia è un paese pieno di straordinarie risorse che però continua
         a tagliare fondi a un settore che è strategico anche per l'economia

20 Clima, pianeta a rischio
         Le conclusioni dell'Ipcc confermano le colpe dell'uomo e i problemi
         derivanti dal surriscaldamento climatico. Occorre agire in fretta
                                                                                                                              Coop Adriatica Numero Verde 800 857 084

 4 Lettere a                                                       19 Scelte sul cibo		                                            13 Quando il vino
		Consumatori                                                   		DI EUGENIO DEL TOMA                                              		 è da mangiare
                                                                                                                                  		D I MASSIMO MONTANARI

 6 Materie prime                                                  23 La terra del dissesto
		 senza segreti                                                		DI MARIO TOZZI
                                                                                                                                    32 Delizie modenesi
		        DI DARIO GUIDI                                                                                                          		DI HELMUT FAILONI

                                                                26 Prodotti naturali
 10 "Importare                                                  		 per la pelle                                                     34 Canarie, isole fortunate
		 per poi esportare"                                           		DI ANNA SOMENZI                                                 		DI GIUSEPPE ORTOLANO

 17 La vignetta                                                 28 Cyclette pieghevole                                              36 L'elettricità vien dal molino
		DI ELLE KAPPA                                                 		 DI CLAUDIO STRANO                                              		DI M. CIRRI E F. SOLIBELLO

25 Datteri al sapore di pace                                                                                                        36 Mostre, libri e dischi
		                                                                                                                                		         Intervista a G. Testa
                                                                                                                                  		DI G. OLDRINI E P. PACODA

 Mensile della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 redazione@consumatori.coop.it
 Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005 Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040 Copia singola euro 0,34 Abbonamento annuo euro 3,10
 Direttore responsabile Dario Guidi Redazione Daniele Moltrasio (vicedirettore) Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Alberto Martignone, Alessandro Medici, Paola Minoliti,
 Andrea Pertegato, Silvia Pizzorno, Silvia Sacchetti, Anna Somenzi, Claudio Strano. Progetto grafico Glifo associati/Plumdesign Impaginazione e grafica Ilde Ianigro
 Responsabile della pubblicità Gabriella Zerbini Stampa Coptip (Modena)
 Coop Editrice Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908
 C. F., P. IVA e Iscrizione al Registro delle Imprese di Bologna n. 03722150376 Iscrizione all’albo delle Cooperative a mutualità prevalente n. A108296
 Coop Editrice Consumatori Consiglio di amministrazione: Massimo Bongiovanni (presidente) Enrico Migliavacca (vicepresidente)
 Gianna Brunelli, Mauro Bruzzone, Edwin Ferrari, Marco Gaiba, Alberto Martignone, Alessandro Medici, Daniele Moltrasio.
 Consegnato alle poste a partire dal 06/11/2013. Il numero di ottobre è stato stampato in 2.554.953 copie
 Associato USPI, Unione stampa periodica italiana
 Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale
DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
consumatori
4                                                                                                             novembre 2013

                                                                   L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è:
                                                                   redazione Consumatori, Viale Aldo Moro, 16, 40127 Bologna
                                                                   fax 051 6316908, oppure, redazione@consumatori.coop.it

                 A proposito delle date di scadenza
Ho letto che in Grecia si vendono prodotti scaduti a causa della crisi. Ma è una cosa che
potrebbe succedere anche da noi? Cosa dicono esattamente le norme in proposito?
rebecca sargentini - arenzano (GE)

Risponde Claudio Mazzini                                           trollato (e conservati correttamente).
responsabile sostenibilità, innovazione e valori di Coop Italia:   Maggior attenzione invece va posta alla data di scadenza,
                                                                   presente nei prodotti freschi da conservare in frigorifero,
Dal 1 settembre la Grecia ha autorizzato la vendita a              come latte, formaggi freschi, insalata in busta, pasta fre-
prezzi scontati di prodotti alimentari non deperibili,             sca: questa data, invece, va di norma assolutamente ri-
anche dopo il termine minimo di conservazione indi-                spettata. Anche se uno yogurt o le uova possono essere
cato sull’etichetta. La notizia è stata riportata dai media        consumati qualche giorno dopo la scadenza, purché sia
in modo spesso allarmistico e confondendo il termine               stata rispettata la catena del freddo.
minimo di conservazione (Tmc), che non è un limite in-             Esistono poi prodotti che non riportano alcuna indica-
valicabile, con la scadenza vera e propria. Il Tmc (quello         zione quali ad esempio il sale, lo zucchero, i liquori, l’a-
solitamente legato alla dicitura: "Da consumarsi pre-              ceto. Si tratta di prodotti che hanno come unica avver-
feribilmente entro..."), a differenza di quel che pensano          tenza generale quella di tenerli in luogo fresco, asciutto
in molti, non è una data di scadenza ed i prodotti sono            e al riparo dalla luce. Tutto questo aiuta a ridurre gli
commestibili e sicuri anche dopo la data riportata sull’e-         sprechi e ad evitare che alimenti ancora consumabili fi-
tichetta. Quel che si registra dopo quella data è "solo" un        niscano nel pattume.
progressivo peggioramento delle caratteristiche organo-            Come Coop ovviamente, da molti anni ci siamo attivati
lettiche e nutrizionali.                                           affinché i prodotti vicino alla scadenza non siano un ri-
Parliamo di prodotti quali confetture, oli, sottoli e sotta-       fiuto ma un'opportunità. Nel solo 2012 infatti sono stati
ceti, ma anche pasta, riso, conserve di pomodoro, caffè e          donati oltre 5 milioni di chilogrammi di alimenti, ad oltre
biscotti. Su questi prodotti che normalmente hanno un              800 associazioni presenti sui diversi territori dove Coop
tempo minimo di conservazione che va dai 3 ai 24 mesi,             opera che corrispondono ad un valore di 26,5 milioni di
la vita del prodotto viene stabilito dalla singola azienda         euro. La stima è che oltre 140.000 persone abbiano usu-
produttrice, sulla base del proprio processo produttivo,           fruito di questo beneficio, evitando nel contempo la pro-
confezionamento, qualità delle materie prime ecc.                  duzione di 4.600 tonnellate di rifiuti.
Quindi la data per questi alimenti ha un valore sola-              Dal 2008 inoltre sono partite alcune esperienze per ri-
mente orientativo e il consumo posticipato di qualche              durre ulteriormente gli sprechi. I prodotti freschi, an-
settimana o addirittura di qualche mese, a seconda del             cora perfettamente edibili, vengono venduti con sconti
prodotto, non determina problemi per la salute. Questo             fino al 50% nei giorni precedenti alla scadenza: un'i-
vale ovviamente per i prodotti cosiddetti industriali, con         niziativa antispreco e anticrisi che sta riscuotendo un
alle spalle un processo produttivo standardizzato e con-           grande successo.

                 Cibi per i celiaci, dove conviene acquistarli
È vero che i prezzi degli alimenti per celiaci sono ancora molto diversi se acquistati in
farmacia o in punti specializzati e della grande distribuzione?
rinaldo bressan - ascoli piceno
Ai celiaci non conviene fare la spesa in farmacia: è que-          Lo scarto è abbastanza rilevante, visto che il paziente
sta la conclusione: secondo un’indagine condotta su 13             celiaco in molte regioni può acquistare prodotti senza
regioni italiane dall’Osservatorio dell’Associazione Ita-          glutine solo in farmacia se vuole utilizzare il buono
liana Celiachia (AIC). Per l’acquisto di un paniere di 12          unico cui ha diritto, per un importo compreso tra 99
prodotti senza glutine scelti tra quelli più venduti e abi-        e 142 euro che varia in base all’età e al sesso, media-
tualmente consumati da chi è celiaco, la differenza tra            mente 140 euro per i maschi adulti e 99 per le donne.
supermercati e farmacia è infatti di circa 20 euro.                In alcune regioni il ticket non può essere frazionato,
DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
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in altre c’è la possibilità di utilizzare il buono anche
nei supermercati e di suddividere l’importo in quote                          Proprietà dell'ortica
minori da spendere in diversi momenti.
Dal gennaio 2012 tutti i prodotti commercializzati                   È luogo comune che l’ortica sia un'erba con
nell'Uione Europea con la dicitura "senza glutine-                   proprietà benefiche. Ma è davvero così?
gluten free" devono garantire il limite dei 20 ppm e
                                                                     renata farinelli - gorizia
possono essere consumati dai celiaci.
Ricordiamo che Coop ha una linea di prodotti per ce-                 L’ortica non a caso viene usata fin dall’antichità per
liaci, che portano la spiga barrata e sono presenti nel              curare molti disturbi. Oggi si può acquistare in far-
Prontuario degli Alimenti edito ogni anno da AIC.                    macia in barattolo, conservata in salamoia oppure, più
I prodotti Coop si caratterizzano per il rigore nella                raramente, fresca al mercato oppure secca in erbori-
preparazione e per la convenienza dei prezzi: al mo-                 steria per preparare infusi. Si può però raccoglierla
mento del lancio, nel 2005, costavano fino al 40% in                 spontanea in molti luoghi in primavera e in autunno.
meno rispetto ad analoghi prodotti di marca venduti                  Si consiglia di utilizzarla subito o farla essiccare e con-
nella grande distribuzione e fino al 70% in meno ri-                 servarla in barattolo per vari mesi. Contiene vitamina
spetto alla farmacia.                                                C, silicio, azoto, ferro, potassio e calcio e contribui-
Oggi i prezzi dei prodotti senza glutine sono sensibil-              sce a depurare l’organismo facilitando l’eliminazione
mente diminuiti, Coop resta un'alternativa molto con-                delle tossine. L’ortica perde il suo potere urticante se
veniente. Oltre ai 22 prodotti dietetici senza glutine               bollita e può essere utilizzata in cucina: perfetta nel
Coop sono presenti nel Prontuario degli Alimenti                     risotto si può usare nelle frittate, negli gnocchi, nel
edito ogni anno da AIC circa 300 prodotti sempre a                   ripieno dei ravioli e in generale come sostituta degli
marchio Coop, di uso comune, garantiti con un con-                   spinaci. È usata nei decotti e infusi come diuretico,
tenuto di glutine inferiore ai 20ppm. L'elenco dei pro-              emostatico, antiartritico, antireumatico e antinfiam-
dotti Coop presenti nel Prontuario degli Alimenti                    matorio. Una curiosità: in Germania si produsse con
2013 è disponbile sul sito e-coop nella sezione pro-                 l’ortica un tessuto resistentissimo utilizzato per le di-
dotti coop\senza glutine.                                            vise militari nella prima guerra mondiale.

Benessere in Slovenia
                                                                                                     -10 %
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                                                                                                    Magico N etto
                                                                                                               atale
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DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
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                                                   consumi

materie prime
Senza segreti
coop sceglie la trasparenza

Su un apposito sito internet (www.cooporigini.it) tutte le informazioni sui
principali componenti di 1.000 prodotti a marchio. Pedroni: "Vogliamo andare
incontro alla domanda dei consumatori su un tema delicato e complesso.
Privilegiamo i prodotti italiani, ma l'autosufficienza non esiste"

di dario guidi

          Coop torna all’attacco      ingredienti presenti in etichetta e     sentieri ben distinti. Se da un lato,
sul fronte della tutela dei diritti   del paese dove è situato lo             come i tanti scandali tristemente
dei consumatori. E lo fa sulla        stabilimento di produzione).            ricordano, non mancano i furbetti
base di una parola chiave che è       La questione dell’origine delle         che hanno solo in mente di
trasparenza, cioè garantendo          materie prime è complessa e             guadagnare a scapito di una
una informazione il più               delicata e più che mai al centro        corretta informazione (e a volte
possibile chiara e completa e         dell’attenzione. Questo perché          anche del rispetto delle regole
andando ben oltre quelli che          incrocia diversi aspetti: il primo è    igienico sanitarie). Ma l’altro
sono gli obblighi fissati dalle       sicuramente quello di una               corno del problema è che in
normative. Il tema cui                crescente attenzione dei                molte situazioni le materie prime
quest’idea di trasparenza viene       consumatori, che oltre alla             made in Italy non sono sufficienti
applicata è quello dell’origine       trasparenza delle informazioni          a coprire il fabbisogno. Cioè
delle materie prime di cui sono       sono sempre più sensibili, anche        l’Italia non produce (del tutto o
fatti i prodotti alimentari che       a causa della crisi economica,          solo in parte) la quantità di quel
acquistiamo e mangiamo. Su            all’italianità dei prodotti. E qui le   prodotto necessaria per le
un apposito sito internet             cose iniziano a complicarsi,            esigenze del mercato. E, su questo
(www.cooporigini.it più una           perché come vedremo                     secondo punto, ovviamente, è
mail per ulteriori quesiti            approfondendo il discorso, in           piuttosto complicato individuare
tmp@coopitalia.coop.it)               molti casi, anche prodotti              “colpe” che spesso mescolano
saranno disponibili le                tipicamente italiani (la pasta per      scelte politiche, ruolo
informazioni su più di 1.000          tutti) non è detto che siano fatti      dell’Unione Europea ed altri
prodotti alimentari confezionati a    con materia prima (il grano o il        fattori.
marchio Coop (con l’indicazione       frumento) italiani. Perché? Le          “Questo dell’origine delle materie
di almeno i due principali            risposte possibili seguono due          prime è un progetto a cui
                                                                                                continua a pagina 8 >
DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
consumatori
novembre 2013                                                                                                                 7

Prodotti Coop, italiani all'81%
E quando non è così c'è una spiegazione
Ma le garanzie di sicurezza e qualità restano le stesse
                          I prodotti alimentari confezionati    90%!!), delle superfici destinate alla coltivazione dei
                            a marchio Coop sono 1.301 e di      legumi (fagioli, borlotti, cannellini, ceci, lenticchie,
                             questi 432 sono realizzati con     ecc.). Le motivazioni vanno certamente ricercate nella
                             materie prime d’importazione.      bassa produttività per ettaro di questi prodotti che
                             Una parte importante di questi     non garantivano al produttore un’adeguata
                             432 sono prodotti le cui           remunerazione.
                           materie prime (tipo caffè o          Questo ha reso necessaria l’importazione delle
                        cacao) sono reperibili solo             quantità mancanti dai grandi paesi produttori, come
all’estero. Al netto di questi, l’81% delle materie             Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina (va ricordato
prime è italiano. Ovviamente ci sono anche alcuni casi          che il fagiolo è originario dell’America), ma anche da
in cui pur essendo la materia prima disponibile anche in        Turchia e altri paesi del Medio Oriente e Cina, in
Italia, sul prodotto Coop si scopre invece una                  particolare per quanto riguarda le lenticchie, i ceci e i
provenienza straniera. Un caso relativamente semplice           cannellini.
è il latte a lunga conservazione che viene                      La linea vivi verde si è sempre approvvigionata
dall’Austria (mentre tutti i tipi di latte fresco Coop sono     dall’Argentina; nel corso del 2013, però, l’enorme
al 100% italiani). La spiegazione dipende dal fatto che         siccità nel nord dell’Argentina ha provocato la perdita
l’Italia, a causa dei vincoli europei (si ricorderà la          dell’80% del raccolto su fagioli cannellini e borlotti da
scandalosa vicenda delle quote latte concordate in sede         agricoltura biologica e non. Ciò ha determinato la
Ue e poi non rispettate. Cosa per cui il nostro paese sta       necessità di spostare gli approvvigionamenti presso
pagando salate multe) con la sua produzione arriva a            altri paesi tra cui spicca per volumi disponibili la Cina.
coprire solo il 44% delle necessità di mercato e dunque         Nonostante questa scelta obbligata, Coop ha
deve far arrivare latte dall’estero.                            ovviamente attivato tutti i meccanismi di controllo e
Un altro caso ben rappresentativo è quello dei legumi           verifica necessari a garantire la qualità che la linea vivi
secchi a marchio vivi verde per i quali non si usa              verde offre abitualmente ai consumatori. In particolare
materia prima italiana, ma in alcuni casi proveniente           si è deciso di potenziare le analisi su ciascun arrivo di
dalla Cina. Vediamo il perché di quello che sembra un           materia prima (con controlli che verificano la presenza
piccolo sacrilegio. Dalla fine degli anni ’50, in Italia si è   di fitofarmaci, micotossine ed eventuali tracce di
assistito ad una progressiva drastica riduzione (pari al        radioattività).
DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
consumatori
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italianità, un valore. ma l'autarchia non ha senso
In termini di approccio al problema della tutela             che è. E se non fosse arrivato il mais un piatto secolare,
dell’italianità dei prodotti, va comunque ricordato che      che ha sfamato intere generazioni di contadini del nord,
questa tutela, in certa misura importante e condivisibile,   come la polenta non esisterebbe.
non può diventare una bandiera ideologica e autarchica       Lo stesso dicasi per la patata, tubero cui tanto deve la
che pretende di cancellare o ignorare il costante scambio    nostra cucina e che è pure arrivato dal sud America alla
e la curiosità di provare soluzioni diverse che ha animato   fine del '500.
l’uomo nel corso dei secoli. Per questo è sempre bene        Ribaltando il ragionamento, c’è anche da ricordare
ricordare che, cose che oggi difendiamo come simboli di      come, tanti prodotti che ora dall’Italia partono per
italianità, sono in realtà arrivati in Europa da altri       l’estero perché apprezzati nel mondo, se anche altrove
continenti.                                                  prevalesse una idea di autarchia e che bisogna “fare con
Qualche esempio? Se dall’America non fosse arrivato il       quel che c’è in casa” se ne resterebbero qui con un
pomodoro, la dieta mediterranea non sarebbe                  evidente danno per una gran parte dell’agricoltura e
diventata quell’esempio di alimentazione buona e sana        dell’industria italiane.

Le uniche filiere autosufficienti in Italia sono quelle...

                                                                      del pomodoro                delle uova
del riso             del vino          della frutta fresca            e suoi derivati             e del pollo
In tutte le altre filiere vengono usate del tutto o in parte materie prime
importate da altri paesi

lavoriamo da anni, con rigore e         le quali la materia prima è              13, mentre la popolazione, salita a
determinazione – spieega il             obbligatoriamente estera perché          60 milioni, è cresciuta del 10%.
presidente di Coop Italia               non disponibile nel nostro paese.        Dunque dobbiamo importare per
Marco Pedroni – Ovviamente il           Ma l’informazione che spesso             riuscire a soddisfare le esigenze
nostro punto di partenza è il           manca a tante persone è che,             (vedi l’intervista al professor
consumatore, con le sue esigenze        comunque per tanti altri prodotti,       Zuppiroli nelle pagine seguenti
di avere una informazione               che pure sarebbe possibile               ndr) e questa è cosa che non tanti
completa e corretta. E per questo       coltivare o produrre nel nostro          sanno anche se poi si
abbiamo lavorato per far sì che         paese, non siamo autosufficienti".       scandalizzano quando vedono
Coop sia, anche in questo, una          Basti dire che in Italia                 sulla confezione un paese di
casa trasparente. Ma essendo la         produciamo solo il 38% del grano         provenienza diverso dall’Italia.
materia complessa, non basta            tenero di cui avremmo bisogno,           Una delle altre sorprese che un
certo limitarsi a dire se il latte o    col grano duro arriviamo al 65%,         discorso di trasparenza si porta
una bistecca sono italiani o            con le carni bovine siamo al 76%,        dietro, è quello di scoprire che
vengono dall’estero. Il problema è      e pure per il latte alimentare           anche prodotti Igp (Indicazione
anche cercare di fare in modo che       arriviamo ad appena il 44%.              geografica protetta), cioè
la gente capisca il perché. Coop        Ribaltando il punto di                   parliamo delle eccellenze
da sempre privilegia, a parità di       osservazione, le uniche filiere in       gastronomiche del paese, pur se
qualità e sostenibilità economica,      cui siamo autosufficienti sono           realizzati nel pieno rispetto di
i prodotti italiani. Il 64% dei         quelle del riso, del vino, della         tutte le regole, sono fatti con
nostri prodotti alimentari sono         frutta fresca, del pomodoro e del        materie prime non italiane. Un
fatti con materie prime di origine      pollo. Del resto dal 1970 ad oggi        esempio evidente è la bresaola
italiana. Una percentuale che           gli ettari di superficie coltivabile     della Valtellina, il cui ingrediente
sale all’81% se si escludono            nel nostro paese si sono ridotti di      è la fesa, un taglio di carne di
prodotti (tipo caffè e cacao) per       1/3, scendendo da 18 milioni a           manzo che è poco più del 2%
DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
primo piano consumi                                                            9

Prodotto per prodotto, ecco dove siamo autosufficienti e dove no
Prodotti                        Consumo                         Produzione 	Importazioni
                                 interno                   su consumo interno in%
                                                                       100%
Formaggi duri                          256                     134%                                                         25
Vini spumanti                            56                                                               414%               11
Vini DOP (ex VQPRD)                 1.002                         153%                                                      61
Vini da tavola                       1.511                                                 197%                            107
Pasta                               1.483                                                      220%                         44
Frutta trasformata                    508                                                 193%                             390
Frutta fresca                      5.427                     128%                                                          479
Uva da tavola                         886                        149%                                                       23
Pomodoro trasformato                1.273                                                          227%                    213
Riso                                   287                                                             3 28%                97
Uova                                  809               100%                                                                33
Carne di pollame                      1.131                   108%                                                          74
Agrumi                             3.906                 98%                                                               361
Patate                             2.040             80%                                                                   565
Mais                              10.408              81%                                                                2.074
Orzo                                1.702       56%                                                                        750
Carni bovine                        1.360           76%                                                                    445
Frumento duro                      5.766          65%                                                                    2.323
Olio di oliva e sansa                  786          74%                                                                    578
Latte alimentare                   6.025      44%                                                                        3.587
Frumento tenero                     7.557    38%                                                                         4.718
Zucchero                             1.711 24%                                                                           1.578
Pesce lavorato                         109 16%                                                                             124
Pesce congelato                        104    41%                                                                           92
La tabella indica, per ogni prodotto, se la capacità produttiva in Italia è superiore al consumo interno (che è posto pari a 100%).
Le altre colonne (consumo interno e importazioni) esprimono quantità i migliaia di tonnellate (migliaia di ettolitri per il vino).
Anche per i prodotti con produzione superiore al consumo esiste una importazione

                                             avere materia prima non italiana.            cose da anni, abbiamo l’85% dei
Dal 1970 ad oggi                             Lo stesso dicasi per l’altrettanto           nostri fornitori che è italiano, il
gli ettari coltivabili in                    celebre mortadella di Bologna,               94% delle carni a marchio Coop è
Italia si sono ridotti di 1/3                dato che i maiali da cui è ricavata          italiana, l’80% dell’ortofrutta.
passando                                     può ben capitare siano col                   Abbiamo, per primi, certificato
                                             passaporto tedesco od olandese.              origine e tracciabilità di diverse
da 18 a 13 milioni                           E, anche qui, sempre parlando di             filiere, dagli oli alle conserve di
mentre la popolazione                        una mortadella che risponde a                pomodoro, dalle uova al latte.
è salita a 60 milioni                        tutti i requisiti dell’Igp.                  Sono sforzi importanti che
con un incremento del 10%                    “È importante ribadire – spiega il           proseguono anche in una fase di
                                             direttore generale di Coop                   crisi economica, perché siamo
dell’intero animale. Se la                   Italia, Maura Latini – che                   più che mai convinti che anche in
Valtellina offre un ambiente                 nel nostro lavoro su tutti i                 un momento come questo, il
ottimo per la stagionatura e la              prodotti a marchio Coop noi                  percorso di garanzie sulla qualità
lavorazione del prodotto, non ha             partiamo sempre da alcune                    va tutelato e anzi deve fare
però una quantità di bestiame                priorità che sono la garanzia del            ulteriori passi in avanti. E di
sufficiente a sostenere l’intera             rispetto degli standard di qualità           questo percorso fa parte anche
produzione (che è di 17 mila                 e di scurezza, esigenze che si               questo progetto sull’origine delle
tonnellate all’anno di cui 11 mila           incrociano con il poter proporre             materie prime che oggi mettiamo
di prodotti Igp). E così, anche i            un prezzo equo e conveniente                 a disposizione dei consumatori e
migliori prodotti Igp, possono               alle famiglie. Lavoriamo su queste           delle famiglie”. ●
DELLA TRASPARENZA COOP, LA REGOLA - Coop consumatori
consumatori
10                                                                               novembre 2013

Il professor Marco Zuppiroli spiega il bilancio del nostro paese sul piano delle
materie prime: "Storicamente non siamo autosufficienti nella nostra produzione
agricola. Ma dobbiamo essere aperti allo scambio perché abbiamo una grande
industria di trasformazione capace di proporre i nostri prodotti in tutto il mondo"

di bibi bellini

"Sì è vero,
                                                   “Se si vuole inquadrare correttamente il tema
                                          delle materie prime alimentari in rapporto a ciò che
                                          consuma e produce il nostro paese, occorre partire
                                          da un dato di fondo e cioè che l’Italia non è un paese

dobbiamo
                                          storicamente in grado di coprire il proprio fabbiso-
                                          gno alimentare con la propria produzione agricola. È
                                          un fatto strutturale che si è acuito, nel corso degli anni
                                          '70 e '80, con l’aumento della pressione demografica

importare
                                          e col benessere legato al boom economico che aveva
                                          aumentato i consumi in maniera significativa. Cioè
                                          siamo tanti, siamo 60 milioni e mangiamo meglio.
                                          Detto questo, dall’inizio degli anni ’90, questo squi-

... per poi
                                          librio, tra capacità produttiva e consumi, si è sostan-
                                          zialmente stabilizzato e si vede anzi qualche segnale di
                                          recupero”. A parlare è il professor Marco Zuppiroli,
                                          docente di economia agroalimentare all’Università di

esportare"                                Parma che, supporta il suo ragionamento con tabelle
                                          e dati che, a sentire certi dibattiti nostrani, non sem-
                                          brano più di tanto noti all’opinione pubblica.
                                          Spesso in molti interventi, anche animati dalle miglio-
                                          ri intenzioni perché (giustamente) a tutela del made
                                          in Italy, è implicitamente sottintesa l’idea che comun-
                                          que i prodotti tricolori siano disponibili e abbondan-
                                          ti su ogni fronte. Ma non è così. Lasciando parlare le
                                          cifre l’Italia è autosufficiente solo per alcuni consumi:
primo piano consumi                                                                11

          Per l'Italia una bilancia commerciale agroalimentare in perdita dal 1970
                                                                                                                 (Valori in milioni di euro)
45.000                                                                                                                                             0

40.000
                                                                                                                                                   -2.000
35.000

30.000                                                                                                                                             -4.000

25.000
                                                                                                                                                   -6.000
20.000

15.000                                                                                                                                             -8.000

10.000
                                                                                                                                                   -10.000
 5.000

    0                                                                                                                                              -12.000
            70       72      74 976      78     80     82     84     86 988     90     92     94     96     98 000 002 004 006        08      10
         19       19      19    1     19      19     19     19     19   1     19     19     19     19     19   2   2   2   2        20     20

                 esportazioni agro-alimentari                         importazioni agro-alimentari                   saldo commerciale

   La tabella indica l'andamento delle importazioni e delle esportazioni agroalimentari del nostro paese. I valori delle
   importazioni/esportazioni sono riportati nella colonna di sinistra, la colonna di destra, invece, indica la loro differenza
   (export meno import)

   vino, pasta, formaggi duri, salumi, uova e pollo, frutta                          con le importazioni, a mantenere intatta una capa-
   fresca, riso e poco altro. Per il resto occorre andare a                          cità industriale forte, che assicura valore aggiunto e
   comprare oltre frontiera una quota più o meno signi-                              redditi. La produzione e l’export agroalimentare ita-
   ficativa del nostro fabbisogno.                                                   liano richiedono delle competenze che sono un gran-
                                                                                     de patrimonio collettivo e un vantaggio per il paese,
   Il mito dell'autosufficienza                                                      soprattutto in un momento storico come l’attuale in
   Ma soprattutto l’approccio con cui guardare all’argo-                             cui solo le esportazioni possono contenere gli effetti
   mento deve essere più articolato, per evitare schema-                             di una crisi che è nella domanda interna”.
   tismi manichei che non aiutano nessuno. “Premet-                                  Per far riferimento ai settori dove esportiamo, si va
   tendo che l’idea di un paese del tutto autosufficiente                            dalla pasta dove produciamo il 220% rispetto a quel
   non è un’alternativa concreta ed è antistorica - pro-                             che basterebbe per il consumo interno (che è di 1 mi-
   segue Zuppiroli -, va invece sottolineato che avere                               lione e 482 mila tonnellate annue). Negli spumanti
   scambi è fisiologico e positivo, perché nasce una re-                             questo rapporto è addirittura del 414% (produciamo
   lazione che arricchisce entrambe le parti, favorisce                              4 volte quello che consumiamo), per i vini di quali-
   specializzazioni, consente costi minori, allarga l’of-                            tà siamo al 153%, per i formaggi duri siamo al 134%
   ferta a disposizione.                                                             per i salumi al 112% per la frutta trasformata siamo al
   Ma c’è un altro concetto di fondo che per capire la si-                           242%, per quella fresca al 128%, per l’uva da tavola a
   tuazione italiana è fondamentale. Noi siamo un paese                              149%. Ancora: per il pomodoro trasformato siamo al
   che ha bisogno di importare materie prime, ma che                                 227%, per il riso siamo al 328%.
   poi le esporta sotto forma di tanti prodotti finiti, gra-
   zie alle capacità e alla qualità della sua industria di tra-                      Il caso della pasta
   sformazione. E ciò che esportiamo, dalla pasta al vino                            “Ma questi dati macro vanno analizzati più in profon-
   ai formaggi ai salumi, sono proprio i simboli del made                            dità – prosegue il professor Zuppiroli – perché, anche
   in Italy nel mondo. Dunque è evidente che è molto                                 dove siamo forti esportatori, non significa che non
   meglio avere un deficit di materie prime, ma riuscire,                            siamo a nostra volta importatori della materia prima.
                                                                                                                                  continua a pagina 12 >
12                                              primo piano consumi

Il caso più emblematico è quel-          e le abitudini alimentari delle           importiamo, quali sono i paesi di
lo della pasta, prodotto italiano        famiglie.                                 provenienza. Abbiamo citato il
per antonomasia in tutto il mon-         Ribaltando il punto di osservazio-        latte ad esempio e qui il 100% di
do. Ebbene, grazie alla capacità e       ne, per il latte alimentare copria-       ciò che importiamo viene da pae-
alla qualità della nostra industria      mo solo il 44% delle necessità e          si UE. Mentre per il pesce la gran
di trasformazione, vendiamo pa-          dunque senza importarlo non ce            parte dell’import viene da paesi
sta nei cinque continenti. Eppure        la faremmo. Per lo zucchero sia-          che non appartengono alla UE e
la nostra produzione di frumento         mo appena al 24%, per il pesce            nemmeno aderiscono all’OCSE.
duro copre il 65% delle esigenze         congelato siamo al 41%, per quel-         È chiaro che sul piano delle nor-
nostrane. Dunque importiamo, la-         lo lavorato siamo appena al 16%”.         mative, degli standard, dei con-
voriamo e riesportiamo, creando          È evidente come la richiesta di           trolli, questo tema delle prove-
valore e aggiungendo un contenu-         molti consumatori che cercano             nienze va tenuto in conto per
to qualitativo molto alto alla ma-       “semplicemente” un prodotto che           garantire al consumatore finale la
teria prima originaria. Lo stesso        sia italiano, abbia bisogno di una        qualità e la sicurezza migliori. Ma
avviene per il riso. Con la materia      visione più ampia e che tenga con-        allora il punto su cui occorre lavo-
prima copriamo il fabbisogno, ma         to di un mercato complesso e arti-        rare è forse proprio quello di alza-
poi grazie a ciò che importiamo          colato, in cui non è semplice tirare      re, in tutto il mondo, quale che
riusciamo a mandare all’estero 3         una riga che separa nettamente il         sia la provenienza di un prodotto,
volte il nostro consumo.                 bianco dal nero e ciò che è italiano      standard, normative e controlli
Sul riso ad esempio, succede an-         da ciò che non lo è.                      sulla qualità. Del resto, molti epi-
che che i nostri consumatori si                                                    sodi di cronaca ci hanno mostrato
sono abituati a cucinare, assieme        Da dove importiamo                        come non è che il fatto di produr-
alle tipologie di riso nostrane, an-     “Nelle analisi che abbiamo svi-           re in Italia sia di per sé garanzia di
che altri tipi provenienti dall’Asia.    luppato, - prosegue Zuppiroli -           sicurezza e qualità. Anche da noi
Dunque le cose si mescolano per-         abbiamo cercato di vedere, per le         scandali e tentativi di frode si ri-
ché cambiano i comportamenti             diverse tipologie di prodotti che         petono in maniera sistematica.

LO ZUCCHERO; QUANDO è L’EUROPA
a CANCELLAre UNA PRODUZIONE
Un altro esempio clamoroso di come le politiche agricole      forte: la sua quota di produzione si è ridotta del 50%
e le scelte in sede di Unione europea impongano oggi          circa e gli zuccherifici sono passati da 19 a 4!
all’Italia di importare ingenti quantità di prodotto è        Così dal 2010/11 la quota di produzione di zucchero
quella dello zucchero da barbabietole.                        assegnata all’Italia è pari a 540.871 tonnellate, poco
L’Unione europea è stata nel passato uno dei più grandi       meno del 4% della quota comunitaria. Il nostro paese ha
produttori di zucchero, oltre che il secondo consumatore      nei fatti rinunciato a oltre un milione di tonnellate di
mondiale. Prima del 2006 era in vigore un meccanismo          quota zucchero, passando da 1.557.443 a 508.379
produttivo basato sulle cosiddette quote. Questo              tonnellate. È quindi facilmente immaginabile la crisi di
sistema però si è scontrato con diversi problemi (tra cui i   settore.
vincoli legati alla liberalizzazione dei mercati a livello    Se possibile, la situazione in termini di superficie
mondiale) per cui si è andati a una ulteriore revisione       coltivata è ancora peggiore, in quanto si è passati da
della politica europea sullo zucchero.                        250mila ettari coltivati ai soli 55mila nel 2012 (e nel
Tale riforma ha sensibilmente ridotto la produzione           2011 erano stati 45mila). Va sottolineato come negli
europea e l’Italia, storico produttore di barbabietole da     anni d’oro della bieticoltura italiana si era arrivati oltre i
zucchero, è stata il Paese nel quale l’impatto è stato più    350mila ettari coltivati.
consumatori
novembre 2013                                                                                                             13

Dunque offrire ai consumatori
le garanzie di qualità e sicurezza
deve valere a 360 gradi, dentro e                              cibo è cultura
fuori dai nostri confini”.

Politiche per l'agricoltura                  di   Massimo Montanari
Al di là delle fondamentali capaci-          docente di Storia medievale e di Storia
                                             dell’alimentazione, Università di Bologna
tà dell’industria di trasformazione
alimentare, sul futuro dell’agricol-
tura nel nostro paese, Zuppiroli ri-
manda poi alla necessità di scelte
politiche organiche ed equilibrate.
“Il calo della superficie coltivabile
                                             Quando il vino
in Italia è stato drastico negli ul-
timi decenni: da 18 a 13 milioni
di ettari. Un calo che dipende da
                                             è... da mangiare
fattori diversi, tra cui anche le po-
litiche definite a livello di Unione                Il Baccanale di Imola, la festa che ogni anno a novembre la città
Europea. Ma tra le cause vi è an-        romagnola dedica alla cultura del cibo, quest’anno ha come titolo “Bacco
che il processo di urbanizzazione        in cucina” e si propone di mostrare come il vino abbia un ruolo fonda-
e industrializzazione nelle zone di      mentale non solo per accompagnare il cibo a tavola, ma già prima, in cuci-
pianura che ha visto l’agricoltura       na, come ingrediente per preparazioni di ogni genere.
soccombere in termini di redditi-        L’utilizzo del vino in cucina è attestato fin dall’antichità. Il ricettario attribu-
                                         ito ad Apicio (il solo libro di cucina di età romana pervenutoci integro) lo
vità rispetto alle destinazioni non-
                                         impiega nella preparazione di carni, pesci, zuppe, verdure, dolci. Sia la
agricole dei terreni. Dunque c’è         cucina romana, sia quella medievale dedicano poi ampia attenzione alle
stata una pianificazione territoriale    salse, inevitabile accompagnamento di carni e pesci, in cui il vino è spesso
squilibrata”.                            protagonista: non si tratta infatti quasi mai di salse a base grassa (burro o
Ma in tempi in cui tanto si parla di     olio) come quelle moderne, bensì magre e a base acida, con il vino (e l’aceto,
vendita diretta da parte dei conta-      e gli agrumi) in primo piano. Oppure si utilizzano “riduzioni” di mosto o
dini, di gruppi d’acquisto e di pro-     vino cotto, utilizzate come dolcificante (l’odierna “saba” o “sapa” ne è l’ere-
dotti a chilometro zero, che cosa        de diretta). Le molteplici tonalità, dal dolce all’acido, che il vino consentiva
ne può derivare per l’agricoltura        di ottenere corrispondeva perfettamente ai canoni gustativi di quella cuci-
italiana? “Tutti questi fenomeni         na, che amava i sapori complessi, ritenuti espressione di una migliore
sono opportunità interessanti e          e più completa capacità nutrizionale.
positive per entrambe le parti, per      Queste pratiche si sono mantenute nel tempo. L’impiego del vino nella pre-
                                         parazione dei cibi – dal gesto leggero di spruzzarlo in padella per “sfuma-
i consumatori e i produttori – con-
                                         re” una vivanda, fino all’immersione totale richiesta da un brasato – rima-
clude Zuppiroli –. Sono segno di         ne ancora oggi un’abitudine, sia nell’alta cucina professionale, sia nelle
una attenzione verso la qualità e        cucine domestiche e popolari. Il vino aggiunge alle pietanze aromi e sapori,
i territori che comunque vale so-        le completa in struttura, corpo e colore, le esalta rendendole più gustose e
prattutto per i prodotti freschi e       profumate. Vini bianchi e rossi, secchi e dolci, giovani e vecchi, tutti hanno
non per i trasformati. Anche qui         una missione da svolgere in cucina, ed è un giusto riconoscimento quello
bisogna fare in modo che le garan-       che il Baccanale imolese tributa loro, tanto più in un momento storico come
zie di qualità e sicurezza siano defi-   il nostro, in cui il vino sembra talvolta volersi costruire una torre d’avorio e,
nite e chiare. Ma dalle cose che ab-     in qualche modo, “chiamarsi fuori” dalla cucina, non adattarsi neppure più
biamo provato a spiegare in questa       ad accompagnare i piatti, ma volere lui stesso prendere il bastone del
chiacchierata credo emerga chia-         comando, dettare il menù e la scelta delle vivande. Ricondurre il vino alla
ramente come la dimensione dei           sua storica funzione di ingrediente di cucina può essere un modo
                                         per richiamarlo all’umiltà, alla collaborazione, alla cooperazione. In fondo,
problemi sia più ampia e servano         non sentiamo ogni giorno parlare di “enogastronomia”? Bella parola:
strategie che sappiano valorizza-        ma pensiamola in tutta la sua ampiezza semantica. Non semplicemente
re i punti di forza e le capacità del    come un modo di accostare buone ricette e buone bevande, magari con
nostro mondo agroalimentare che          geniali abbinamenti a tavola, ma anche come la simbiosi profonda tra il
sono notevoli e possono aiutare il       cibo e una bevanda che è sempre stata pensata anche come alimento. Per il
sistema paese in una fase difficile      suo apporto calorico, certo. Ma anche per la sua straordinaria duttilità di
come quella in corso”. ●                 ingrediente culinario. Il vino si beve e si mangia.●
14                                 primo piano società

la cultura
ci rende ricchi
Ecco perché non possiamo permetterci di tagliarla

I fondi destinati alla valorizzazione delle nostre risorse culturali diminuiscono
di anno in anno. Calano le sponsorizzazioni di privati. Eppure investire
sul nostro patrimonio artistico aumenterebbe i posti di lavoro e migliorerebbe
le nostre vite. Senza pensare soltanto al turismo di massa...

di silvia fabbri                      Se diciamo all’estero la     8.250 archivi storici, 49 siti di-
                            parola Italia, cosa viene in men-      chiarati patrimonio dell’umani-
                            te alla gran parte delle persone?      tà dall’Unesco. Eppure i fondi
                            La cultura. Forse declinata come       destinati alla valorizzazione del-
                            musica lirica, o come architettu-      le nostre risorse culturali, dimi-
                            ra rinascimentale, o forse roma-       nuiscono di anno in anno. Con la
                            na. O anche verranno in mente          cultura non si mangia, disse l’allo-
                            le bellezze paesaggistiche, o for-     ra ministro Tremonti, e visto che
                            se le eccellenze gastronomiche, o      c’è la crisi, giù coi tagli: il bilancio
                            perché no, le belle piazze italiane.   del ministero dei beni e delle atti-
                            Raffaello, Michelangelo, Leonar-       vità culturali è passato dai 2,7 mi-
                            do. Gli Uffizi, Pompei e i Musei       liardi di euro del 2001 (lo 0,37%
                            Vaticani. Il nostro patrimonio ar-     del bilancio totale dello Stato) a
                            tistico, in effetti, è enorme, smi-    1,5 miliardi previsti per il 2013
                            surato. Un record a livello plane-     (lo 0,02% del bilancio dello Sta-
                            tario: l’Italia possiede 5 mila tra    to). I fondi italiani per il ministe-
                            musei, monumenti e aree arche-         ro dei beni culturali sono un terzo
                            ologiche, 12 mila biblioteche,         di quelli francesi, pur possedendo
                                                                                      continua a pagina 17 >
consumatori
novembre 2013                                                                                       15

“Quanto ci costerà l'ignoranza?"
Intervista al direttore di RAI radio 3 marino sinibaldi
                     “Apre una biblioteca è         vestimento sulla cultura genera, è qualcosa
                     un’investimento in perdita     di molto diverso, ovvero genera nel tempo
                     o in attivo? Nell’immedia-     una società più avanzata. Come paese siamo
                     to magari è una perdita        a un bivio: o investiamo nella formazione,
                     di risorse. Ma ovviamente      nell’istruzione, nella ricerca e nella cultura,
                     sappiamo tutti che non è       che è la strada dei paesi più avanzati, oppu-
                     così. Perché una biblioteca    re ci tagliamo il futuro. Senza considerare che
 MARINO              genera valori che non sono     aumenterà ancora il divario tra l’Italia e gli
 SINIBALDI           misurabili”. Parola di Mari-   altri paesi che continuano a investire. Sempli-
                     no Sinibaldi. La sua voce la   cemente finiremo all’angolo, e perderemo la
conosciamo bene, perché lui è il direttore di Rai   nostra capacità di capire il mondo – oltre che
Radio 3. Più che una radio un’istituzione cultu-    i posti di lavoro. La cultura, infine, ci consente
rale, una comunità di ascoltatori che si aggre-     di risparmiare: prendiamo ad esempio un fat-
ga intorno al racconto e al commento della vita     to come la tragedia di Lampedusa. Al festival
culturale del paese.                                dell’Internazionale a Ferrara se ne è parlato
                                                    tanto, erano quei giorni lì. Chi c’era ha potu-
Direttore, come si possono misurare gli effetti     to rendersi conto che attraverso lo studio, le
positivi della cultura sulla società? E ha senso    ricerche serie sui meccanismi di emigrazione
farlo?                                              e la storia di quei popoli, potremmo capire
Sottovalutare gli effetti positivi a lungo termi-   qualcosa di più di quel che accade e quindi
ne di investimenti ‘a perdere’ come quelli della    intervenire senza buttare soldi dalla finestra.
cultura significa disconoscere ad esempio, il       Invece oggi qualsiasi intervento nasce dalla
valore di un’invenzione. A cosa serve un’inven-     lettura caricaturale del fenomeno fatto dal
zione, prima che serva a qualcosa? Nasce dallo      giornalismo e dalla politica. Così pagheremo
sprecare tempo, o no? E in fondo, cosa è stato      prezzi sociali altissimi e rimarremo vittime
il nostro Rinascimento? Pensiamo a quanto an-       dei nostri pregiudizi.
cora dobbiamo al Rinascimento… Attraverso
quel linguaggio il nostro paese ha dato identi-     Anche i consumi culturali calano…
tà a se stesso. Insomma, quando parliamo della      C’è un'Italia che vive per la cultura, va ai fe-
necessità di investire sulla cultura dovremmo       stival, si fa le file e fa sacrifici… Ma c’è anche
essere capaci di non fare calcoli. Proprio perché   un'Italia che ha ridotto le proprie attese a tut-
sono impossibili da fare. La cultura non è solo     ti i livelli, anche quelli culturali. Guarda solo
un fatto economico, ma anche sociale di incal-      la tivù e si rinchiude nella propria dimensio-
colabile valore.                                    ne domestica, privata. La tendenza è questa,
                                                    purtroppo, e non è solo una statistica. Ecco,
Gli investimenti sulla cultura generano anche       dobbiamo cercare di non cadere nella tenta-
posti di lavoro, però…                              zione di richiuderci nei nostri spazi, dobbia-
Certo, ma questo è scontato. Quello che un in-      mo cercare di non chinare la testa…
16                                                primo piano società

 Quanto si investe in cultura
 (in percentuale sul Pil)

     1,1%                 1,2%                   1,8%                     2,1%                         2,5%

     Italia               Grecia                Germania              Regno Unito                      Francia
                                               Media europea 2,2%

un bando della fondazione unipolis
Premiati i progetti per la cultura che si fa cooperativa
“Siamo partiti da un dato di fatto: nel nostro paese si        quel punto abbiamo deciso di aumentare il budget e il
investe sempre meno nella cultura. Così abbiamo deciso         numero di progetti da promuovere. Adesso i numeri
di impegnarci noi, a nostro modo. Perché la cultura            sono questi: 300mila euro e 15 imprese da far partire”.
diventi occasione di sviluppo, anche economico,                Già, perché non si tratta solo di erogare quattrini a
occasione di lavoro e ovviamente, rilancio sociale per le      giovani talentuosi e volonterosi. “Sì, i soldi sono
comunità”. Walter Dondi, direttore di Unipolis, la             importanti – prosegue infatti Walter Dondi – ma la cosa
fondazione del Gruppo Unipol spiega perché è stato             che credo abbia contribuito al successo del bando è che
deciso di dar vita al progetto Culturability, ovvero “la       abbiamo messo a disposizione una rete di soggetti
responsabilità della cultura per una società sostenibile.      partner, tra cui Legacoop e Unipol Banca, in grado di
“Culturability - si legge sul sito www.culturability.org       accompagnare questi ragazzi sia nella fase di ideazione
- sviluppa un impegno concreto sul territorio nella            progettuale che in quella successiva, ovvero il vero e
promozione e nel sostegno di iniziative culturali che          proprio progetto d’impresa con tanto di business plan
abbiano come obiettivo la crescita delle comunità e            che i partecipanti ci hanno presentato entro il 31 ottobre
promuovano la coesione sociale all’interno di contesti         e che doveva contenere tutti gli elementi economici e
territoriali complessi, interessati da processi di             finanziari per dimostrare che l’impresa è in grado di
disaggregazione culturale e sociale. L’obiettivo è             reggere nel tempo e di stare sul mercato”. In questi
sostenere tali realtà da un punto di vista non solo            giorni è dunque in corso la valutazione e la selezione dei
economico, creando modalità di partnership che                 progetti da parte di una commissione formata da
consentano lo sviluppo di progettualità condivise e            diverse personalità del mondo imprenditoriale e
sostenibili nel tempo”. E allora ecco nascere biblioteche      accademico che si concluderà il 15 dicembre, “dopodiché
e ludoteche in zone difficili del paese come Scampia, o il     - prosegue il direttore di Unipolis - verranno assegnati i
centro storico di Palermo, e prima ancora a L’Aquila           finanziamenti e comincerà un’attività di affiancamento
terremotata. Per estendere la conoscenza, soprattutto          per aiutare le cooperative a camminare con le loro
là dove esistono intere fasce di popolazione che ne sono       gambe. Anche perché la maggior parte dei giovani
escluse.                                                       hanno una formazione e competenze per lo più
Ma ci vuole qualcosa di più. “Se è vero, com’è vero, che       umanistiche e dunque necessitano di supporti che li
buona parte della ricchezza prodotta in questo paese           aiutino a diventare imprenditori di se stessi. Abbiamo
deriva dai settori della cultura e della creatività –          già contribuito a questo percorso attraverso varie
continua Dondi - perché non ideare un bando per la             giornate organizzate in diverse città italiane da Nord a
promozione di imprese culturali in forma cooperativa?”.        Sud, ma continueremo con questa attività di sostegno
Secondo i promotori del bando – cioè la fondazione             tecnico e specialistico, grazie anche alla collaborazione
Unipolis - una delle modalità imprenditoriali più              di Legacoop e Unipol Banca”.
adeguate in questi campi è quella cooperativa, cioè            Ma chi sono i giovani che hanno inviato i progetti? “Il
quella del fare insieme, del condividere. “Per questo          bando ha avuto una diffusione davvero nazionale con
abbiamo deciso di sostenere non gli individui singoli, ma      una altissima partecipazione non solo dalle regioni
le persone che si mettono insieme per realizzare un            tradizionalmente cooperative: sono 80 i progetti che
progetto. E l’iniziativa ha avuto una grande adesione,         vengono dall’Emilia, ma anche 64 dalla Sicilia, 75 dalla
credo anche per la situazione drammatica della                 Puglia e 77 dal Lazio…”. 28 anni l’età media dei
condizione giovanile oggi. Perciò inizialmente abbiamo         partecipanti. Mentre i principali ambiti di intervento
messo a disposizione 200 mila euro, destinati ai 10            sono nel settore web, nel turismo culturale, nell’editoria,
progetti imprenditoriali migliori. Ma quando ci sono           nella formazione, ma anche del design. Mettendo in
arrivati addirittura 824 progetti – di cui 581 risultati poi   campo innovazione e fantasia per battere la
ammissibili - per un totale di circa 3.000 ragazzi e           rassegnazione e il pessimismo di chi ci vorrebbe farci
ragazze (queste ultime in maggioranza) coinvolti, a            credere che con la cultura non si mangia.
consumatori
novembre 2013                                                                                                       17

                                    LA VIGNETTA DI ELLEKAPPA

la Francia meno della metà del          aggiunto prodotto dalla nostra          sviluppo del senso critico dei cit-
nostro patrimonio (per numero           economia. Gli occupati sono 1,39        tadini, la qualità della vita urbana.
di musei, archivi, siti archeologi-     milioni di persone - il 5,6% del to-    Un esempio? Si provi ad aprire un
ci ecc). E ancora: tra il 2006 e il     tale, più della meccanica - le im-      teatro: e si vedrà che l’area attor-
2010, la spesa per la cultura dei       prese più di 400mila. “Questa è la      no a quel teatro migliora. Diventa
Comuni è scesa dell’8%, quella          prova che con la cultura si man-        anche più bella. Certo non pro-
delle Province del 13. In calo an-      gia e che l’industria culturale crea    duce miliardi. E non parliamo poi
che le erogazioni liberali (-5%) e      un indotto enorme, penso anche          di beni ancora più delicati che la
le sponsorizzazioni. Che sono di-       ai vari festival che in giro per l’I-   cultura produce, come l’inclusio-
minuite dell’8,2% nel 2012.             talia producono tanto successo –        ne sociale, ad esempio”. E Carla
Ma perché non siamo capaci di           obietta Marino Sinibaldi, diretto-      Collicella, sociologa e vice diret-
valorizzare questo patrimonio           re di Rai Radio 3 – ma gli alberghi     trice del Censis, a proposito del-
che ci rende unici al mondo? “Sia-      pieni non sono l’unico vantaggio        la presunta antieconomicità della
mo ancora ancorati a una visio-         da registrare… La cultura ha una        cultura aggiunge: “In ogni caso è
ne antica, quella del capitalismo       resa, diciamo così, che soltanto        uno spreco non rendere fruibile
manifatturiero - spiega Michele         nel lungo periodo possiamo mi-          e non sviluppare la cultura di un
Trimarchi docente di economia           surare. La cultura crea certamen-       paese. Se poi questo paese è l’Ita-
della cultura - per cui se una co-      te reddito, quando lo crea, ma          lia, lo è ancora di più. Da un pun-
sa non produce reddito non va-          non può essere misurata solo in         to di vista etico si contraddicono
le niente. Così siamo bloccati in       questo senso: la cultura è fattore      i principi di rispetto, uguaglianza,
un aut aut: o il nostro patrimo-        di identità e coesione sociale, e       e giustizia. Dal punto di vista eco-
nio culturale è fonte di spreco o       proprio per questo, nel lungo pe-       nomico non si utilizzano le po-
si pretende che diventi fonte di        riodo, contribuisce a rendere un        tenzialità che una buona politica
reddito. Che è impossibile, se si       paese più combattivo anche eco-         culturale può produrre in termini
vogliono creare posti di lavoro,        nomicamente”. “C’è un preciso           di occupazione e di reddito”.
meglio aprire un supermerca-            benessere materiale – conferma          Cosa significa investire sulla cul-
to…”. Eppure l’industria cultura-       anche l’economista – che la cul-        tura? Non significa ovviamente
le italiana, oggi, fattura 75 miliar-   tura può produrre: la socializza-       solo tenere aperti un museo o un
di di euro, pari al 5,4% del valore     zione tra le persone di una città, lo   teatro, o non mandare in rovina
                                                                                                  continua a pagina 18 >
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1,4 milioni                               5,6%                                   4,5 milioni
le persone che lavorano                   la percentuale delle persone           le persone che lavorano
in ambito culturale                       che lavorano in ambito                 nell’indotto collegato
                                          culturale sul totale                   alla cultura
(fonte: Eurostat e Unioncamere)           degli occupati

un sito archeologico (tutti eventi        e pensionati, visto che, dati alla     come accade negli Stati Uniti? Sa-
purtroppo più che possibili oggi          mano, in Italia paga il biglietto la   rebbe una scommessa da fare…
nel nostro paese). “E non si trat-        metà di coloro che passano per         Intanto però i consumi culturali
ta neppure di cadere nell’equivo-         le biglietterie dei musei italiani.    calano. La spesa che i cittadini de-
co che la cultura vada sostenuta          Non che un museo possa rifarsi         dicano alla cultura è scesa dagli
solo per quello che possiamo ri-          delle proprie spese con i biglietti    oltre 72 miliardi del 2011 ai 68,9
cavare dal turismo internaziona-          che incassa, anche perché se fos-      del 2012. Sono crollati del 23% i
le, che è un'idea antica da società       se così, che fine farebbero i musei    biglietti dei concerti classici, del
tardo-agricola. Nel senso che non         più piccoli, quelli che non hanno      6% il numero di coloro che visita-
possiamo dimenticare che i cen-           il nome e l’appeal internazionale      no mostre o musei, dell’8% quelli
tri storici italiani si sono svuotati     degli Uffizi, ad esempio? “Anche       che vanno a teatro. E si rinuncia
anche per la congestione prodot-          per questo – prosegue Trimarchi        anche al cinema (-7%). “Eppure
ta dal turismo internazionale. Se         – bisognerebbe cambiare le rego-       - conclude Trimarchi - qualche
l’approccio alla cultura è questo         le sui finanziamenti. Se dessimo       segno di inversione di tendenza
non capiremo mai qual è il reale          semplicemente più fondi alla cul-      c’è, bisognerebbe soltanto asse-
beneficio che la cultura può pro-         tura con le regole attuali, sarebbe    condarlo. Perché tanta gente se-
durre alla società”. Invece il pa-        come dare la terapia sbagliata a un    gue i festival culturali? Perché nei
norama sembra proprio questo,             malato terminale. Non c’è dub-         book shop dei musei nessuno o
e sembra anche, dai numeri, che           bio: lo Stato spende poco. Ma so-      quasi compra stupidi gadget ma
nei luoghi d’arte italiani girino so-     prattutto non sa spendere. E a         pubblicazioni specialistiche e ca-
prattutto turisti: il record dei vi-      proposito dei piccoli musei, che       taloghi? Bisogna cominciare a
sitatori, in Italia, ce l’ha infatti il   sono l’innervamento fondamen-          produrre con protocolli nuovi e
Colosseo: nel 2012 l’hanno visi-          tale della nostra identità cultura-    non convenzionali, restituendo la
tato 5,2 milioni di persone. L’in-        le, perché i privati non possono       cultura alle comunità, rendendo
casso della biglietteria è stato di       finanziarli direttamente? Sarebbe      musei e teatri aziende autonome
37,4 milioni di euro. Segue Pom-          uno straordinario fatto simboli-       responsabili delle proprie scelte
pei, con 2,3 milioni di visitatori e      co, la creazione di un legame qua-     progettuali e ricucendoli anche fi-
che hanno portato 19,2 milioni.           si proprietario tra cittadino resi-    sicamente al tessuto urbano delle
Terzo posto per gli Uffizi: 1,8 mi-       dente e istituzione culturale”. Ma     città, come è successo ad esempio
lioni di visitatori, e 8,7 milioni di     siamo poi sicuri che gli italiani –    con l’Auditorium di Roma, i cui
euro. Certo, ci sarà qualche italia-      popolazione tra le meno istruite       frequentatori hanno a disposizio-
no, tra questi milioni di visitatori.     d’Europa – contribuiscano alla         ne corse notturne dei bus fino a
Ma più che altro ci sono studenti         vita del museo della propria città,    tarda notte…” . ●
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