Ddl Zan, la battaglia di civiltà per tutt3 - Cronache Salerno
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Ddl Zan, la battaglia di civiltà per tutt3 di Erika Noschese Non un passo indietro. Non sul Ddl Zan, non quando parliamo di diritti e libertà. Mercoledì, nell’aula del Senato, è stata scritta l’ennesima triste pagina per un Paese che – in termini di civiltà – non riesce a fare passi in avanti, soprattutto quando ci troviamo a fare i conti con l’omotransfobia. L’iter del Ddl Zan si è fermato al senato, mercoledì, tra cori da stadio, abbracci e grida di felicità. Atteggiamento inqualificabile per chi dovrebbe invece rappresentare l’Italia e gli italiani. L’Aula di Palazzo Madama, con voto segreto, si è espressa a favore della cosiddetta “tagliola” che ha fatto saltare l’esame degli articoli ed emendamenti al testo. A favore della tagliola, chiesta da Lega e Fratelli d’Italia, hanno votato 154 senatori, mentre 131 hanno detto no e due si sono astenuti: ad affossare la legge sono quindi 23 voti. “La vigliaccheria di pochi ha affossato una legge che avrebbe previsto tutele e diritti per molti”. Parla così Francesco Napoli presidente Arcigay Salerno, commentando quanto accaduto in Senato. “L’esultanza a cui abbiamo assistito dovrebbe far rabbrividire chiunque, cittadine e cittadini di questo Paese. Uno spettacolo da tifoseria indecoroso tanto più perché frutto di scelte esclusivamente egoistichs da parte di alcune forze politiche sulla palle di persone discriminante, fragili e vulnerabili. Oggi hanno vinto gli omofobi, che saranno ancora più legittimati a generare dolore e sofferenze indicibili – ha aggiunto il presidente Napoli – Fin dalla sua calendarizzazione alla Camera, e proprio questo era il segnale, sapevamo di essere di fronte ad un percorso difficile, tuttavia fino alla fine abbiamo sperato e lavorato affinché il legislatore comprendesse l’urgenza di una buona legge contro i crimini d’odio e che al contempo prevedesse
azioni positive, educative e di sensibilizzazione, per il contrasto ad ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti delle persone lgbti+, delle donne e delle persone con disabilità – prosegue Napoli. Abbiamo ascoltato in questi mesi ogni forma di strumentalizzazione e menzogna intorno a questo tema”. Il presidente di Arcigay Salerno ribadisce dunque che “il ddl zan non era altro che la sistematizzazione ed estensione di aspetti giuridici già presenti nel nostro ordinamento. Di fatto il Parlamento smentisce se stesso, smentisce decenni di giurisprudenza, sentenze della Corte Costituzionale e riforme che sono già in vigore, a partire dalla Buona Scuola. Non andremo a caccia di franchi tiratori, perché chi ha bloccato questa legge non sta solo in Parlamento, ma sta anche nella indolenza di troppi, nelle ortodossie di una certa parte del mondo cattolico, nel mercanteggio della politica di basso profilo. Usciamo sconfitti da questa battaglia, sebbene questa legge già fosse stata oggetto di mediazioni alla Camera e quindi di fatto già in parte snaturatoa. Tuttavia siamo orgogliose ed orgogliosi di non aver ceduto su questioni fondamentali, dalla tutela delle persone trans alla necessità che i luoghi dell’educazione e dell’istruzione fossero investiti di una responsabilità diretta nella promozione di uguaglianze e sane relazioni. La battaglia dunque continua – conclude Francesco Napoli – nelle organizzazioni, nelle piazze, nei luoghi della politica, nei luoghi e nei contesti di comunità. Una legge serve per sancire e definire le regole comuni, ma per cambiare la mentalità occorre l’impegno responsabile e coraggioso di tutte e tutti. Una ribellione quotidiana ad ogni insulto, sorrisetto, offesa, violenza e discriminazione ovunque questi atti si compiano”. Parla di “brutta pagina”, il segretario nazionale del Psi Enzo Maraio: E’ stato bloccato un provvedimento di civiltà per il nostro Paese, utilizzando il mezzuccio procedurale della tagliola. Ha prevalso la vigliaccheria di pochi verso una legge di molti e il sentimento di modernità degli italiani – ha detto Maraio – Sui diritti delle persone il Senato ha scritto una pagina molto
brutta. Poi si ragioni sulle responsabilità”. Nei giorni scorsi ha invece puntato il dito contro “la destra sovranista” Piero De Luca, vicepresidente del Gruppo dei deputati del Pd: “Una brutta pagina, al Senato. Bloccando il Ddl Zan, la destra sovranista ha fatto perdere al Paese l’occasione di diventare più civile e giusto, rispetto al contrasto di discriminazione, odio e violenza per l’orientamento sessuale. Il Partito democratico continuerà questa battaglia”. Nei mesi scorsi, da Salerno la battaglia per l’approvazione della legge. Tra i presenti in piazza anche Paola De Roberto, assessore alle Politiche sociali del Comune di Salerno: “Certamente il Ddl Zan potevamo ritenerlo “perfettibile” al pari di tanti altri disegni di legge, ma indubbio era e rimane il suo altissimo valore di atto legislativo volto a tutelare indiscutibilmente due preziosissimi diritti universali, il diritto alla libertà ed il diritto alla felicità. Ecco perché, a prescindere da valutazioni più strettamente di strategia parlamentare, sento in questa circostanza l’esigenza di dover fortemente stigmatizzare, dissociandomene, la pericolosa testimonianza di quella esultanza fuori luogo ostentata ieri in occasione di un momento, invece, in cui avrebbe dovuto prevalere l’alto senso di responsabilità rispetto al ruolo che ciascuno dei nostri rappresentanti presenti ieri riveste – ha dichiarato – Abbiamo, invece, visto applausi e caroselli come se gli appartenenti ad una tifoseria, che magari esaspera anche un’ ideologia, stessero avendo la meglio. Rispetto a chi, poi, non si è capito. Libertà e felicità appartengono a ciascuno di noi e negarne la loro piena realizzazione rimane un torto verso tutti. La narrazione di quanto accaduto al nostro Senato ritengo, purtroppo, che restituisca al Paese la prova, rispetto al tema, del tradimento delle sue aspettative”.
Piero De Luca Paola De Roberto Francesco Napoli Enzo Maraio L’intervento /—/ Vittorio Cicalese* I socialisti tutti, giovani e non, si sono da sempre espressi a favore di leggi che andassero ad eliminare i fenomeni discriminatori su tutto il territorio. In Senato si è palesata una volontà politica ben chiara: rendere una legge anti- discriminatoria un atto discriminante nei confronti della politica stessa, della giustizia, del progresso e della tutela sociale. Se è vero, come è vero, che il segretario nazionale del PD Letta si è indignato dinanzi a tale sceneggiata, allora sia cura delle forze riformiste del centrosinistra far sì che questa legge possa tradursi in realtà su base territoriale: i sindaci socialisti, dem e di tutto l’alveo progressista, i consiglieri regionali e i Presidenti di Regione siano promotori di leggi ad hoc per limitare ogni tipo di discriminazione. Lo si faccia ascoltando le associazioni del territorio, che da tempo si battono per far sì che la legge Mancino fosse ulteriormente integrata con il DDL Zan, magari migliorandolo ulteriormente e non smembrandolo come avrebbe
voluto qualche finto sostenitore della democrazia. Lo si faccia con i cittadini, per i cittadini, per tutelare le tante minoranze che ancora oggi subiscono innumerevoli atti di discriminazione e ghettizzazione sociale, culturale, lavorativa. *Presidente regionale Federazione Giovani Socialisti Campania e membro del Consiglio nazionale PSI Vittorio Cicalese Appalti truccati, resta ai domiciliari Nino Savastano Resta ai domiciliari il consigliere regionale ed ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Salerno, Giovanni Savastano, detto Nino, arrestato lo scorso 11 ottobre, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Salerno che mira a
far luce sui rapporti tra cooperative sociali e il Comune di Salerno. La decisione è del tribunale del Riesame di Salerno che, dunque, si è pronunciato con un rigetto. Entro 45 giorni, le motivazioni. Savastano è difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore. Intanto, il Riesame, nella serata di ieri, ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari per il dirigente del settore ambiente del Comune di Salerno, Luca Caselli, e ha applicato, per lui, la misura interdettiva del divieto di esercitare pubbliche funzioni per dodici mesi. Caselli, indagato per turbativa d’asta e difeso dall’avvocato Marco Salerno, ha depositato una memoria di 40 pagine. Agenti della squadra mobile a Palazzo di Città Le inchieste scuotono ancora il Comune di Salerno. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura, infatti, si sono recati a Palazzo Guerra per effettuare un accesso. L’operazione è in corso: possibile che gli agenti acquisiscano dei documenti oppure si siano recati in Municipio per notificare degli atti. Il tutto avviene a pochi minuti dall’arrivo in Comune del sindaco Vincenzo Napoli La cooperativa San Matteo
costituita grazie ai fratelli Ventura poi l’addio di Erika Noschese Ci sono i fratelli Ventura, Mimmo (attuale consigliere d’opposizione) e Giosué dietro la cooperativa San Matteo. O almeno c’erano. La cooperativa, finita al centro dello scandalo per l’audio di Gianluca Izzo, moglie di Alessandra Francese, prima dei non eletti con i Progressisti per Salerno, non solo è nata grazie ai Ventura ma ha dato lavoro alle loro famiglie: la moglie di Mimmo (in occasione delle elezioni comunali si è candidato con Fratelli d’Italia risultando il primo degli eletti) ha lavorato per 16-18 mesi nella cooperativa mentre il fratello Giosué ha svolto, per la stessa cooperativa, per dieci anni le mansioni di caposquadra fino a quando venne licenziato a seguito dell’intervento di Giuseppe Ventura in consiglio comunale. Racconta tutto Vittorio Zoccola, durante gli interrogatori per far luce sul sistema Salerno e i presunti appalti truccati, anche dell’accordo tra la politica e i presidenti delle cooperative, il sostegno alle elezioni in cambio di aiuto concreto in occasione di bandi e per la stesura delle delibere da portare in giunta per l’approvazione definitiva. Il consigliere uscente Peppe Ventura, durante un consiglio comunale censurava le modalità di affidamento degli appalti da parte del Comune. E proprio questo passaggio avrebbe provocato la rottura tra la cooperativa e i Fratelli Ventura. Nella rete delle cooperative finisce anche Dario Citro che oggi gestisce il centro di recupero La Tenda. E’ lui, infatti, a guidare la cooperativa Eolo ed ha – stando a quanto riferisce Zoccola – autonomi riferimenti nella politica cittadina, con collegamenti anche a livello nazionale. “Ha un suo personale prestigio politico che non lo rende bisognevole di contatti locali”, ha chiarito il dominus delle coop. Zoccola attualmente non è a capo né di
Terza Dimensione, affidata alla nuora, né di 3 S, presieduta dalla moglie eppure, in entrambe le cooperative, lui ha un ruolo fondamentale: “Organizzo gli operai, do consigli, risolvo problemi organizzativi”, ha spiegato durante gli interrogatori, evidenziando che lavora nell’ambito delle coop dal ’70 e frequenta il Comune di Salerno dal 1979. Questo, gli permette di conoscere tutti. “Dal 2016 a Salerno non ne capisco niente, sono subentrati personaggi come Caramanno e Ventura”, ha detto ancora dinanzi ai pm. La vicenda si riallaccia inevitabilmente anche alla proroga per gli affidamenti dei servizi, decisione contestata dallo stesso Zoccola che chiedeva bandi e non proroghe. E proprio l’ultima proroga, quella di dicembre, ha messo il ras di fronte alla scelta di lasciare il centro sinistra per sostenere la coalizione di centro destra e, in occasione delle elezioni comunali, il candidato sindaco Michele Sarno. Vittorio Zoccola denuncia Nobile per turbativa d’asta, poi l’Anac Turbativa d’asta. Con questa ipotesi d’accusa, nel 2017, Zoccola denuncia Roberto Nobile, il rup del Comune di Salerno, autore delle segnalazioni all’Anac per quanto riguarda gli illeciti negli appalti tanto da spingere l’amministrazione a trovare soluzioni in extrems. Nobile – a detta di Zoccola – aveva ammesso ad una gara una cooperativa che non aveva i requisiti, dopo verne respinta un’altra che era nella stessa situazione. “Non ricordo se il biglietto con cui chiedevo la rimozione di Nobile dovevo darlo al sindaco o al presidente della Regione, volevo segnalare le anomalie presenti nel Comune di Salerno”, ha detto il ras. Dopo la denuncia, Nobile avrebbe fatto la segnalazione all’Anac i rapporti di parentela “tra me, mio miglio e mia moglie”. Le proroghe, per Zoccola, sono state un problema: “dipendevano dalla cattiva gestione del Comune, dall’errore di De Luca che ha dato la gestione al figlio Piero e al suo cerchio magico, Caramanno, Luciano e Loffredo.
Bancarotta fraudolenta, due arresti di Pina Ferro Due arresti sono stati eseguiti dal comando provinciale della Guardia di finanza in un’inchiesta condotta dalla Procura di Potenza in cui si contesta la bancarotta fraudolenta di una società operante nel settore delle energie rinnovabili. Gli arrestati sono due coniugi di 44 e 49 anni che hanno rivestito i ruoli di amministratori e soci e che avevano interessi anche nel salernitano. Eseguito anche il sequestro preventivo del patrimonio aziendale della società a loro riconducibile, la ‘Rago Solar Technology’. Le indagini sono iniziate sul versante tributario con la contestazione da parte dei finanzieri della mancata dichiarazione di notevoli introiti derivanti dall’attività di installazione di impianti eolici, fatti appositamente figurare quali lavori in corso di esecuzione, al fine di evitare la tassazione. Ne era seguito un accertamento dell’Agenzia delle entrate che ha evidenziato un’importante posizione debitoria della società verso l’erario. A ciò si è aggiunto un notevole indebitamento societario provocato sia da investimenti non fruttuosi sia da azioni risarcitorie attivate da numerosi clienti insoddisfatti (per impianti mai realizzati, malfunzionanti o non conformi a quanto pattuito). Così nel 2018 l’impresa ha cessato tutte le proprie attività, spostando l’intera gestione e il patrimonio su una nuova impresa. A nulla è valso il tentativo di ricorrere al concordato preventivo, non accolto dal Tribunale fallimentare. Subito dopo si è attivata l’azione penale perché sono emersi, a livello di gravità indiziaria, delle attività di spoliazione del patrimonio aziendale e altre per evitare le procedure di riscossione coattiva.
Il sequestro riguarda beni immobili nelle province di Potenza, Salerno, Cosenza e Reggio Calabria, per un valore complessivo stimato in oltre due milioni e mezzo di euro. Regionali, quell’esposto mai considerato di Erika Noschese Cooperative e società partecipate, da sempre, bacino di voti per i candidati. In questi anni, di denunce ne sono state fatte, tutte inascoltate. Mai un’indagine avviata per provare a far luce sulle contestazioni. A sollevare il dubbio sul ruolo delle cooperative sociali e delle partecipate, in occasione delle elezioni, già nel 2020 era stato Rolando Scotillo, allora candidato al consiglio comunale e oggi rappresentante dell’Udc evidenziando che la vittoria bulgara del presidente De Luca era frutto di un “voto non libero”, tanto da chiedere lo scioglimento del consiglio regionale. “Negli ultimi cinque anni la politica del neo rieletto presidente di giunta della Regione Campania e del Pd ha occupato militarmente centinaia di enti controllati direttamente o vigilati regionali e gestiti da sindaci vicini alla sua area politica”, aveva scritto nell’esposto Scotillo, citando il caso di Eboli con l’arresto del sindaco Massimo Cariello, a pochi giorni dalla vittoria ed evidenziando che gli enti pubblici creano, da sempre, “un potere gestionale e di controllo di assunzioni senza concorso pubblico”. Emblematico, in quell’occasione, il caso del sindaco di Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli che aveva chiesto ai consiglieri di votare per De Luca per un “debito politico”. Un esempio era il consorzio Asis: il presidente Nello Fiore
era candidato con De Luca presidente, primo dei non eletti; Italo Lullo, appartiene al Pd; Tea Luigia Siano (oggi consigliere comunale di maggioranza) ha sostenuto Franco Picarone; Gerarda Sica è del Pd e ha sostenuto – sempre in occasione delle elezioni regionali – Michele Buonomo. Scotillo tirava in ballo anche il consorzio di Bonifica Paestum e Salerno Pulita, così come le asl. E c’era anche l’elenco dei nomi che hanno contribuito alla vittoria di De Luca con incarichi nelle partecipate o nelle vigilate. L’esposto risale al 26 ottobre ma, in quell’occasione, nessuno fece nulla. Oggi, si scoperchia il vaso di Pandora e l’ovvio sembra tornare alla luce del sole. E intanto, di esposti e E’ salernitano l’adolescente abusato dal sacerdote arrestato ieri ad Avellino di Pina Ferro E’ residente in un comune della provincia di Salerno il 13enne che sarebbe stato vittima di atti sessuali da parte del sacerdote Livio Graziano, 50 anni residente a San Potito Ultra nell’Avellinese. Il religioso, fondatore di una cooperativa sociale per l’assistenza alle persone, soprattutto giovani, con problemi di depressione e disturbi dell’alimentazione è stato ammanettato ieri mattina. Il provvedimento è stato firmato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino su richiesta del Procuratore capo, Domenico Airoma. L’arresto è arrivato a conclusione di una attività investigativa avviata dopo la denuncia presentata dal padre di un ragazzo di tredici anni
(difeso dagli avvocati Giovanni Falci e Sergio Maria Manzione), ospite della cooperativa da giugno a settembre scorsi, avrebbero accertato gli abusi. Nella denuncia i legali della famiglia del ragazzo ha presentato anche una folta documentazione ed elementi di prova a sostegno della gravissima accusa. regali, messaggi e tanto altro che il sacerdote avrebbe inviato al ragazzino. Il sacerdote, don Livio Graziano, 50 anni, non è alle dipendenze della Diocesi di Avellino ma e’ incardinato in quella di Aversa (Caserta). Dopo aver trascorso alcuni anni in ritiro spirituale presso il Santuario di Montevergine (Avellino), don Livio aprì ad Avellino un ufficio di consulenza nutrizionista e successivamente ha fondato la cooperativa sociale “Effatà, Apriti” con sedi in due comuni a pochi chilometri da Avellino. Tantissimi i giovani aiutati in questi anni, molti dei quali colpiti da disturbi alimentari anche gravi come obesità, anoressia e bulimia nervosa. La sua permanenza nella Diocesi irpina, come ricordano le cronache, e’ stata “contestata” a più riprese dall’allora Vescovo di Avellino, monsignor Francesco Marino, originario di Caserta come il sacerdote arrestato. Per la sua “intensa attività sociale e umanitaria” a don Livio è stato assegnato nel 2014 a Benevento il premio “Padre Pio da Pietrelcina”. Sconcerto anche in Rete, dove in molti conoscono don Livio Graziano e si sono detti attoniti dalla notizia. “Sebbene incardinato in questa Diocesi, da ormai molti anni, il sacerdote don Livio Graziano aveva intrapreso un suo percorso di attività personali che esulavano dalla vita e dalla pastorale di questa comunità ecclesiale”. Così in una nota la Diocesi di Aversa chiarisce la posizione del prete arrestato per abusi su minore nell’ambito di un’indagine della Procura di Avellino. “Esprimendo grande solidarietà e vicinanza a chi è stato vittima della violenza, la Diocesi attende con fiducia che l’azione investigativa dei competenti organi giudiziari faccia il suo corso e nella preghiera affida ogni fratello e sorella alla carità di Dio”, conclude il comunicato della Diocesi guidata da Angelo Spinillo.
Dipendenti delle cooperative a rischio licenziamento: sospesi tutti i servizi di Erika Noschese Dipendenti delle cooperative sociali a rischio licenziamento. Da ieri, infatti, sono stati bloccati tutti i servizi gestiti dalle coop, finite sotto la lente della Procura di Salerno per lo scandalo degli appalti truccati. Ad interessarsi alla questione, dopo le sollecitazioni delle organizzazioni sindacali la Prefettura di Salerno che ha sollecitato la convocazione imminente dei sindacati da parte del Comune. Intanto, ieri mattina, Angelo Rispoli, segretario della Csa Fiadel ha incontrato i dipendenti delle otto cooperative, attualmente ferme, lanciando un appello al sindaco Napoli, dopo il fermo dei servizi. “Abbiamo chiesto un incontro al signor sindaco, la cosa drammatica è che, ad oggi, non abbiamo avuto alcuna risposta e questo non aiuta. I lavoratori delle cooperative sono non sono dipendenti ma anche e soprattutto cittadini di Salerno – ha dichiarato Rispoli – Possiamo anche accettare di stare qualche altro giorno senza stipendio, come sta già avvenendo ma solo se avessimo prospettive che oggi mancano. Davanti alla mancanza di prospettive prevale la disperazione, non penso convenga spingere le persone alla disperazione”. Rispoli rinnova l’invito all’amministrazione comunale ad avere un confronto immediato sul futuro delle cooperative: “Questi dipendenti fanno lavori produttivi, oggi mantenere fermo il verde significa mettere in pericolo la sicurezza dei bambini, in molte scuole; significa creare elementi di pericolo nei parchi, molti di essi già fatiscenti e io non credo si possa decidere per la chiusura dei luoghi
aperti al pubblico perché manca la manutenzione degli stessi – ha aggiunto il segretario della Csa Fiadel – Queste sono persone che lavorano, svolgono lavori manuali”. Si tratta all’incirca di 90 lavoratori, molti dei quali stipendiati part time, “a livello di sopravvivenza, con lavori da fame. Siamo a disposizione, vogliono solo lavorare”. Il segretario ricorda poi il “gesto coraggioso” dell’attuale governatore Vincenzo De Luca che, quando guidava la città, e visse una storia simile, con le cooperative di pulizia e parcheggiatori: “De Luca fece un grande gesto di coraggio, decise di costituire un soggetto unico che seguisse questa cosa, nacque Salerno Pulita, oggi azienda importante nel settore della differenziata e dello spazzamento e nacque Salerno Mobilità, dalla fusione di varie cooperative”. Da qui l’appello alla maggioranza Napoli: “La norma è la stessa, chiediamo di sederci al tavolo, esplorare le tante possibilità per dare stabilità alle persone perché anche all’epoca c’era un’inchiesta giudiziaria ma le due cose vanno separate: l’inchiesta punta a verificare le varie situazioni, sotto l’aspetto giudiziario e da cittadini siamo ben lieti di sapere che si faccia ciò che occorre ma a noi interessa applicare la clausola sociale, ovvero chi si prende il lavoro dovrà prendere anche i dipendenti rimasti fuori”. Intanto, cChiedono la convocazione del tavolo prefettizio il segretario generale della Cgil, Arturo Sessa e della Fp Cgil Salerno, Antonio Capezzuto che esprimono preoccupazione per il disagio vissuto in queste ore da numerosi lavoratori dipendenti, a seguito della sospensione dei servizi affidati alle Cooperative Sociali operanti sul territorio della città di Salerno. “Considerate le diverse notizie apprese dagli organi di stampa, il mancato confronto tra le parti, ma soprattutto preoccupati per le ripercussioni nell’immediato sulla continuità lavorativa e reddituale delle maestranze, le scriventi chiedono un incontro prefettizio al fine di discutere e individuare ogni utile soluzione a tutela delle stesse”, hanno dichiarato Sessa e Capezzuto chiedendo la convocazione di un tavolo prefettizio. Intanto, questo pomeriggio, alle 18, presso la sede della Cgil di via Manzo,
l’organizzazione sindacale incontrerà i lavoratori interessati. Rissa e tentato omicidio in pieno centro: quindici adolescenti sono finiti nei guai di Pina Ferro Gang di ragazzini da tempo si affrontavano per affermare il proprio predominio sul territorio. Due baby gang formatesi in due zone diverse della città: una della zona orientale e l’altra del centro storico. Tra di loro anche appartenenti a personaggi noti alle forze dell’ordine e il nipote di un boss del centro storico. Una “guerra di potere” che ha portato la Procura per i minorenni di Salerno all’emissione di 15 misure cautelari per rissa aggravata, dopo una inchiesta delegata alla polizia. Di questi, dieci, cui viene contestato anche il tentativo di omicidio, vanno in un istituto penitenziario minorile; per gli altri cinque, il gip ha disposto il collocamento in comunità. Il lavoro degli investigatori della Squadra mobile e dei poliziotti della sezione di Polizia giudiziaria della Procura si è concentrato sulle immagini della videosorveglianza cittadina e dei filmati amatoriali che ritraevano una violenta rissa, scoppiata il 15 maggio scorso, un sabato sera, nel centro di Salerno, tra le due gruppi che si erano affrontate a colpi di bastoni, mazze, tirapugni e coltelli. Due dei partecipanti erano rimasti feriti da fendenti in prossimità di
organi vitali. “I fatti – sottolinea il procuratore capo dei Minori, Patrizia Imperato – per la loro ampiezza e gravità mettevano a repentaglio l’incolumità di chi quel giorno, pacificamente, affollava le strade cittadine”. Per gli investigatori, “era doveroso un intervento da parte delle istituzioni” perche’ i due gruppi non avevano intenzione di fermare le violenze.ù “Si tratta di due gruppi che si fronteggiano per un mero predominio sul territorio. Predominio che significa ‘qua ci sto io, quindi non ci puoi stare tu'”. Parole del procuratore presso il tribunale per i Minorenni di Salerno, Patrizia Imperato, che ha raccontato i dettagli dell’operazione che ha portato all’esecuzione di quindici misure cautelari nei confronti di altrettanti under 18 per una violenta rissa scoppiata durante un sabato della ‘movida’ salernitana. Per Imperato, l’atteggiamento “e’ particolarmente allarmante. C’e’ un aspetto radicato di contrapposizione e la volontà di tutti nei due gruppi era di andare avanti con nuove reazioni, con nuove aggressioni nei confronti dell’avversario, reo di appartenere a un gruppo di una zona diversa dalla propria”. Le indagini affidate alla Squadra mobile di Salerno, diretta dal vicequestore Marcello Castello, hanno messo in luce la volontà di vendetta da parte di alcuni dei partecipanti alla rissa finita con due accoltellati a maggio scorso. Dunque, il movente e’ “quello che rende particolarmente allarmante questa situazione”, ribadisce il procuratore minorile, definendo “strutturato” l’antagonismo tra le due opposte fazioni, dato “che si fronteggiano da anni”. “Dieci indagati per tentato omicidio sono tutti coinvolti nella rissa, erano con l’esecutore materiale degli accoltellamenti. La rissa è poi aggravata dalla presenza, non soltanto dei coltelli, ma di sfollagente, mazze, tirapugni, come è emerso dalle immagini e, anche successivamente, dalle attività tecniche che sono state fatte all’esito delle perquisizioni domiciliari”, spiega Imperato. Le immagini sono quelle videoregistrate da telecamere installate da alcuni esercizi commerciali dell’area in cui si sono verificati i fatti, e hanno permesso di
risalire all’identita’ di alcuni dei ragazzi oggi arrestati. Nelle contestuali perquisizioni domiciliari, trovati e sequestrati sia alcuni indumenti che coinciderebbero con quelli visibili dai filmati che riprendevano alcune fasi della rissa, sia alcuni strumenti atti a offendere. Inoltre, a questi minorenni sono stati sequestrati i cellulari, quelli stessi telefonini la cui analisi ha e’permesso di identificare quasi tutti i rissanti. “Ne abbiamo visti tanti di arrestati adulti, che hanno un atteggiamento dimesso in quelle circostanze. Stamattina, vedere questi ragazzi che incedevano con andamento quasi di orgoglio ci ha ferito molto, ci e’ dispiaciuto molto e ci porta tantissima amarezza”, sottolinea il questore di Salerno, Maurizio Ficarra. Dalle indagini effettuate e dall’analisi delle chat da parte degli investigatori è venuto fuori che la rissa è stata programmata con la consapevolezza che vi sarebbero state gravi conseguenze. Inoltre, è emerso che ben noto il fatto che uno dei coinvolti era in possesso di un coltello. Sulla chat di gruppo denominata “centro storico” xx: e ditt ca vo scenn pi pistol? E apoost fa u scenn comm vo iss ( ha detto che vuole scendere con le pistole? E va bene fallo scendere come vuole lui) YY: ma ij song u prim (ma io sono il primo) YY: pero a me n ata fa chiccr (però con me non dovete fare chiacchiere) XX: ma ca nisciun s tir aret ( ma qua nessuno si tira indietro) XX: si gia e parlat p me tu cira ric e parlat gia p limon (se già ha parlato con me avresti dovuto dirgli hai già parlato con limone XX: quand vuo scenn pi pistol sai aro stamm (quando vuoi scendere con le pistole sai dove stiamo ) YY: pke ceg ritt mannm a chi vuo tu (gli ho detto mandami chi vuoi) XX: waglii ca iamma a fni a pisc ftient( ragazzi qua finisce male ) XX: emma vatt our i gruoss ( dobbiamo picchiare anche i
grandi) Conversazione sulla chat di gruppo denominata “centro storico” XY: .. simm sciem nuj mo che c lamntam a fa u sapevm già prim ca sucrev ca fnev a cussi ( ..siamo stupidi noi, ora di cosa ci lamentiamo a fare lo sapevamo già prima che succedeva che andava a finire cosi) YX: nun e over pke stevm pi man no p mezz i nu scem ca p s fa vre ca men curtllat iamm tutt quand p sott (non è vero perché stavamo con le mani non è che per colpa di uno scemo che per farsi vedere lancia coltellate andiamo tutti quanti per sotto) XY: em sbagliat pur nuj pk u sapevm ca u ten nguol u cos erama ess pur nuj a c ric iet stu cos (abbiamo sbagliato anche noi perché sapevamo che tiene addosso il coso e dovevamo essere anche noi a dirgli butta sto coso) XY: ..u frat u sapevm ca chill u tnev u cos ngul erama ess nuj a ciu liva (fratello lo sapevamo che quello aveva il coso addosso dovevamo essere noi a toglierglielo) XX: Eh e pccio pigliammc e conseguenze emm stat assieme nel bene mo c distaccam nel male? (Eh e perciò prendiamoci le conseguenze, siamo stati insieme nel bene e ora ci distacchiamo nel male?) Corruzione: Salerno, Zoccola dal carcere ai domiciliari E’ uscito dal carcere di Salerno-Fuorni per andare ai domiciliari, Fiorenzo Zoccola, detto Vittorio, arrestato l’11 ottobre scorso nell’ambito di un’inchiesta della procura di Salerno che mira a far luce sui rapporti tra le cooperative sociali e il Comune di Salerno. Zoccola, presidente di una
cooperativa sociale e di fatto con ruoli apicali in altre cooperative che avevano in gestione la manutenzione ordinaria e conservativa del patrimonio del Comune di Salerno, era anche per i pm uno dei perni di un sistema di malaffare. Durante la scorsa settimana, Zoccola e’ stato sottoposto a due lunghi interrogatori durati in totale circa 15 ore nei quali ha confermato alcune parti della ricostruzione degli inquirenti tirando in ballo anche il nome del presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Il giudice ha accolto la richiesta del suo legale di fiducia, Michele Sarno, che aveva chiesto, per Zoccola, l’applicazione dei domiciliari. Sarno all’AGI si dice “felice per lui e per la sua famiglia che sia tornato a casa ai domiciliari. Ma, i provvedimenti non devono essere commentati, ma vanno letti”. Con zoccola, coinvolte nell’indagine 29 persone, tra cui il consigliere regionale Nino Savastano, ai domiciliari. Indagato anche il sindaco di Salerno, appena rieletto, Vincenzo Napoli.
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