CORTE COSTITUZIONALE SEGNALAZIONI SULL'ATTUALITÀ COSTITUZIONALE STRANIERA - SERVIZIO STUDI - Corte ...

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CORTE COSTITUZIONALE
        SERVIZIO STUDI

     Area di diritto comparato

SEGNALAZIONI SULL’ATTUALITÀ
 COSTITUZIONALE STRANIERA

                             a cura di
                       Carmen Guerrero Picó
                       Sarah Pasetto
                       Maria Theresia Rörig
                       Céline Torrisi
                             con il coordinamento di
                       Paolo Passaglia

         n. 13 (aprile 2018)
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SOMMARIO

Francia
  TERRORISMO – POTERI DELL’AUTORITÀ AMMINISTRATIVA
  Conseil constitutionnel, decisione n. 2017-695 QPC del 29 marzo 2018,
  M. Rouchdi B. et autre, concernente norme in materia di lotta al terrorismo ... 7

Germania
  CATALOGNA – MANDATO DI ARRESTO EUROPEO
  Corte superiore dello Schleswig Holstein, decisione del 5 aprile 2018 – 1 Ausl
  (A) 18/18 (20/18), in merito al mandato di arresto ed all’estradizione
  di Carles Puigdemont ....................................................................................... 11

Germania
  IMPOSTE E TASSE – PATRIMONIO FONDIARIO
  Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018 (1 BvL 11/14,
  1 BvR 889/12, 1 BvR 639/11, 1 BvL 1/15, 1 BvL 12/14), in materia di
  valutazione unitaria del patrimonio ai fini della determinazione
  dell’imposta fondiaria ..................................................................................... 15

Germania
  IMPOSTE E TASSE – SOCIETÀ
  Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018 (1 BvR 1236/11),
  in materia di tassazione degli utili derivanti da vendite di partecipazioni
  in una società di persone (quale co-entrepreneurship) ................................... 17

Regno Unito
  PROTEZIONE DEI DATI – DIRITTO ALL’OBLIO
  Sentenza della High Court: NT1 & NT2 v Google LLC, [2018] EWHC 799
  (QB), del 13 aprile 2018, sul diritto all’oblio su Internet ............................... 19

Spagna
  SOSTANZE STUPEFACENTI - CANNABIS
  Il Tribunale costituzionale fissa l’interpretazione costituzionalmente conforme
  della norma basca sulle associazioni di consumatori della cannabis .............. 23
Stati Uniti
  STRANIERO – ESPULSIONE
  Corte suprema, sentenza 584 U.S. __ (2018), No. 15-1498, Sessions,
  Attorney General v. Dimaya, del 17 aprile 2018, in tema di presupposti
  per l’espulsione di straniero condannato per reato grave ................................ 25

Francia
  STRANIERO – CENTRI DI ACCOGLIENZA
  Conseil d’État, decisione n. 417206 dell’11 aprile 2018, Fédération des
  acteurs de la solidarité et autres, sull’esame delle situazioni amministrative
  degli stranieri presenti nelle strutture di accoglienza di emergenza ................ 29

Regno Unito
  UNIONE EUROPEA – BREXIT
  Brexit: l’Esecutivo subisce una significativa sconfitta in sede parlamentare .. 33

Regno Unito
  STRANIERO – IMMIGRAZIONE DAL COMMONWEALTH
  Lo scandalo Windrush ..................................................................................... 35

Francia
  NUOVA CALEDONIA – REFERENDUM SULLA PIENA SOVRANITÀ
  Conseil constitutionnel, decisione n. 2018-764 DC del 19 aprile 2018,
  Legge organica relativa all’organizzazione della consultazione per
  l’accesso della Nuova Caledonia alla piena sovranità ................................... 39

Spagna
  PROCEDIMENTO LEGISLATIVO – VINCOLI DI BILANCIO
  Il Tribunale costituzionale si pronuncia sulla portata del potere di veto
  presupuestario del Governo nei confronti di iniziative che alterino
  il bilancio dello Stato ....................................................................................... 41

Portogallo
  FAMIGLIA – MATERNITÀ SURROGATA
  Il Tribunale costituzionale si pronuncia sulla “gestazione per
  surrogazione” ................................................................................................... 45
Spagna
  CATALOGNA – PRESIDENZA
  Il Tribunale costituzionale ammette il ricorso del Governo contro
  la designazione di Carles Puigdemont come candidato alla presidenza
  della Generalitat ............................................................................................. 51

Francia
  IMPOSTE E TASSE – PROVENTI DA BITCOINS
  Conseil d’État, decisione nn. 417809, 418030, 418031, 418032, 418033
  dell’26 aprile 2018, M. G et autres, sull’imposizione fiscale sui ricavi
  ottenuti dalla cessione di bitcoins da parte di soggetti privati ........................ 55
FRANCIA
             TERRORISMO – POTERI DELL’AUTORITÀ AMMINISTRATIVA

           Conseil constitutionnel, decisione n. 2017-695 QPC
         del 29 marzo 2018, M. Rouchdi B. et autre, concernente
                 norme in materia di lotta al terrorismo

                                                                                       03/04/2018

   Il Conseil constitutionnel è stato adito dal Conseil d’État, che ha sollevato una
questione prioritaria di costituzionalità avente ad oggetto diversi articoli del
Codice della sicurezza interna 1, come modificati dalla legge n. 2017-1510 del 30
ottobre 2017 sul rafforzamento della sicurezza interna e sulla lotta al terrorismo 2.
Tali disposizioni disciplinano i poteri conferiti al prefetto in materia di lotta al
terrorismo e, in particolare, la possibilità di definire perimetri di sicurezza, di
predisporre la chiusura amministrativa dei luoghi di culto ed infine di disporre
provvedimenti individuali di sorveglianza. I ricorrenti nel giudizio a quo
sostenevano che tali disposizioni violassero la libertà di circolazione, il diritto al
rispetto della vita privata, il diritto ad un ricorso giurisdizionale effettivo, la libertà
religiosa, la libertà di espressione e di comunicazione, il diritto di espressione
collettiva delle idee e delle opinioni, la libertà di associazione e, infine,
l’inviolabilità del domicilio.

    – Sui perimetri di protezione
    Le disposizioni impugnate consentono al prefetto di istituire un perimetro di
protezione al fine di assicurare la sicurezza di un luogo o di un evento in relazione
al quale si paventa un rischio di atti terroristici. In questo perimetro possono
essere eseguite ispezioni personali di sicurezza, ispezioni visive dei bagagli e, con
l’accordo del conducente, perquisizioni di veicoli. Il testo autorizza gli agenti di
sicurezza privata a partecipare a tali operazioni, a condizione che le loro funzioni
si limitino all’assistenza dei funzionari di polizia nazionale o dei gendarmes, che

   1
      Nello specifico si trattava degli artt. L. 226-1, L.227-1, L. 228-1, L. 228-2, L. 228-3, L. 228-
4, L. 228-5 et L. 228-6, L. 229-1, L. 229-2, L. 229-4, L. 229-5, L. 511-1, L. 613-1 e L. 613-2.
   2
     La decisione è reperibile on line alla pagina http://www.conseil-constitutionnel.fr/conseil-
constitutionnel/root/bank/download/2017695QPC2017695qpc.pdf. Il relativo comunicato stampa
è    reperibile     on     line     alla   pagina     http://www.conseil-constitutionnel.fr/conseil-
constitutionnel/francais/les-decisions/acces-par-date/decisions-depuis-1959/2018/2017-695-
qpc/communique-de-presse.150846.html.
                                                                                                    7
siano posti sotto l’autorità di un ufficiale di polizia giudiziaria e che non possano
prendere parte all’ispezione dei veicoli. In caso di rifiuto degli interessati a
sottoporsi a tali verifiche, l’autorità amministrativa deve vietare loro l’accesso al
perimetro di sicurezza o accompagnarli fuori dal perimetro.
   Il Conseil constitutionnel ha sottolineato che, anche se il legislatore ha
consentito la partecipazione di agenti privati a queste missioni di controllo dei
luoghi pubblici, ha comunque circoscritto la loro attività: come detto, possono
solo assistere gli agenti di polizia giudiziari e sono sottoposti all’autorità di un
ufficiale di polizia giudiziaria.
   Il Conseil constitutionnel ha corredato la decisione di rigetto da tre riserve di
interpretazione. Ha stabilito, in primis, che spetta alle autorità pubbliche adottare
disposizioni atte a garantire in maniera continua l’effettività del controllo
esercitato sugli agenti privati dagli ufficiali di polizia giudiziaria. Il Conseil ha poi
considerato che le operazioni di controllo sopra elencate possono essere attuate
fondandosi esclusivamente su criteri che escludano qualunque tipo di
discriminazione. Infine, ha sottolineato che il prefetto possa disporre il protarsi del
perimetro di sicurezza solo dopo aver stabilito la persistenza del rischio; in caso
contrario, sussiterebbe una violazione della libertà di circolazione e del diritto al
rispetto della vita privata.

    – Sulla chiusura temporanea dei luoghi di culto
    Le disposizioni criticate consentono al prefetto di ordinare la chiusura di un
luogo di culto nel quale i discorsi che si tengono, le idee o le teorie diffuse o le
attività svolte incitino alla commissione di atti terroristici in Francia o all’estero
oppure incitino alla violenza, o facciano apologia di tali atti. Dopo aver ricordato
che il principio di laicità sancito dall’art. 1 della Costituzione e dall’art. 10 della
Dichiarazione del 1789 impone che la Repubblica garantisca il libero esercizio dei
culti, il Conseil constitutionnel ha considerato che il legislatore ha garantito una
conciliazione non manifestamente squilibrata tra l’obiettivo di valore
costituzionale di prevenzione delle violazioni all’ordine pubblico e la libertà di
coscienza ed il libero esercizio dei culti.

   – Sui provvedimenti individuali di controllo amministrativo e di sorveglianza
   Le disposizioni contestate consentono al Ministro dell’interno di adottare
specifiche misure di sorveglianza (tra le quali il divieto di frequentare determinati
soggetti) nei confronti di persone per le quali esistano fondati motivi di ritenere
che il loro comportamento costituisca una minaccia particolarmente grave per la
sicurezza e l’ordine pubblico. Dopo aver ricordato che si era già pronunciato sulle

8
disposizioni che disciplinano le misure di sorveglianza nella decisione n. 2017-
691 QPC del 16 febbraio 2018 3, il Conseil constitutionnel ha stabilito che le
condizioni poste per il ricorso a tali provvedimenti, determinate dall’art. L. 228-1
del Codice della sicurezza interna, sono sufficientemente precise.
   Per quanto riguarda le misure di divieto di frequentazione di determinati
soggetti, il Conseil ha evidenziato che, adottando tali disposizioni, il legislatore ha
perseguito l’obiettivo di lotta al terrorismo ed ha limitato il campo di applicazione
di tale misura alle persone sospettate di rappresentare una minaccia di particolare
gravità per l’ordine pubblico, in relazione alla commissione di atti terroristici. Il
Conseil ha però formulato una riserva di interpretazione, stabilendo che spetta al
Ministro dell’interno tenere conto, nella determinazione delle persone la cui
frequentazione è vietata, dei legami familiari dell’interessato e di assicurarsi che
tale divieto non violi in maniera sproporzionata il diritto ad avere una vita
familiare normale. Riprendendo quanto stabilito nella decisione del 16 febbraio
2018, il Conseil ha indicato che, tenuto conto della severità di tale disposizione, il
divieto di frequentazione non deve eccedere una durata totale cumulata di dodici
mesi, anche non continuativi.
   Sempre seguendo la decisione del 16 febbraio 2018, il Conseil constitutionnel
ha invece censurato la disposizione che stabiliva che il giudice amministrativo
dovesse decidere in materia di ricorso per eccesso di potere contro tali
provvedimenti entro un termine di quattro mesi. Il Conseil ha ricordato che il
diritto ad un ricorso giurisdizionale effettivo impone al giudice amministrativo di
rendere la sua decisione entro un termine breve, segnatamente quando si tratti di
diritti quali quelli in questione, donde l’incostituzionalità della disposizione nella
parte in cui non imponeva una decisione rapida. Ha censurato, per la violazione
dello stesso diritto, la disposizione che consentiva che il provvedimento fosse
rinnovato al di là di tre mesi senza che un giudice si fosse espresso – su richiesta
dell’interessato – sulla sua regolarità e sulla sua legittimità. Prendendo in
considerazione le conseguenze concrete di tale declaratoria di incostituzionalità, il
Conseil constitutionnel ha dilazionato la sua efficacia al 1° ottobre 2018.

   – Sulle perquisizioni e sulle confische
   Le disposizioni impugnate conferivano al prefetto la possibilità di chiedere al
giudice delle libertà e della detenzione del tribunal de grande instance di Parigi di
ordinare la “visita” di qualsiasi luogo (ad eccezione di quelli dedicati all’esercizio
di un mandato parlamentare, della professione di avvocato, di magistrato o di

   3
      V. la segnalazione dal titolo “Conseil constitutionnel, decisione n. 2017-691 QPC del
16 febbraio 2018, M. Farouk B.”, del 18 febbraio 2017.
                                                                                         9
giornalista) in cui si potesse concretamente ritenere che vi fosse la frequentazione
e la permanenza di soggetti nei confronti dei quali si avessero seri motivi per
ritenerli una minaccia particolarmente grave per la sicurezza e l’ordine pubblico.
Nel corso dell’accesso era previsto che si potessero sequestrare documenti, oggetti
o dati rilevanti che si rinvenissero. Le “visite” non potevano essere effettuate,
tranne autorizzazione del giudice delle libertà e della detenzione, prima delle ore 6
o dopo le ore 21. Qualora una persona fosse in grado di fornire informazioni su
elementi trovati durante la “visita”, poteva essere trattenuta sul luogo fino ad un
massimo di quattro ore.
    Il Conseil constitutionnel ha sottolineato che tali disposizioni consentivano la
confisca, non solo dei dati e dei sistemi informatici che li contenevano, ma anche
di documenti e di oggetti. Per questi ultimi, a differenza della disciplina che ha
definito per i dati ed i supporti informatici, il legislatore non aveva fissato alcuna
regola che ne disciplinasse l’utilizzo, la conservazione e la restituzione. Il Conseil
constitutionnel ha quindi dichiarato tali disposizioni contrarie alla Costituzione in
quanto lesive del diritto di proprietà.

                                                                       Céline Torrisi

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GERMANIA
                 CATALOGNA – MANDATO DI ARRESTO EUROPEO

               Corte superiore dello Schleswig Holstein,
         decisione del 5 aprile 2018 – 1 Ausl (A) 18/18 (20/18),
          in merito al mandato di arresto ed all’estradizione
                          di Carles Puigdemont

                                                                                10/04/2018

    In data 5 aprile 2018, la corte superiore (OLG) della Schleswig-Holstein ha
emesso un mandato di arresto nei confronti del leader separatista catalano Carles
Puigdemont ai fini della consegna alla Spagna (Auslieferungshaftbefehl) per il
reato di corruzione nella forma della malversazione, ovvero per il reato di uso
illecito di denaro pubblico. Ha tuttavia sospeso l’esecuzione del mandato stesso
concedendo a Puigdemont la libertà condizionata e vigilata dietro pagamento di
una cauzione di 75 mila euro 1.
    Inoltre, la Corte ha ritenuto che il separatista catalano non possa essere
estradato per ribellione ai sensi dell’art. 472, commi 5 e 7, del Codice penale
spagnolo, e cioè per il reato con cui le autorità di Madrid avevano principalmente
motivato il mandato di cattura europeo. La decisione dei giudici tedeschi, secondo
cui l’estradizione per il reato di ribellione è in radice inammissibile, si basa sul
fatto che il reato analogo alla ribellione in Germania, quello di «alto tradimento»,
è indissolubilmente legato alla violenza o all’appello alla violenza, elementi che
non sussistevano nel caso di Puigdemont. Non è infatti sufficiente, per poter
affermare una “violenza” ai sensi della normativa tedesca, che l’autore minacci o
applichi violenza per indurre un organo costituzionale ad una determinata azione:
è necessario che l’esercizio della violenza nei confronti di terzi induca una
pressione tale sull’organo costituzionale idonea a piegare la volontà contraria
dello stesso. Ciò non poteva, ad avviso dei giudici tedeschi, affermarsi nel caso di
specie. Sebbene degli atti violenti al giorno delle elezioni siano stati attribuibili a
Puigdemont quale iniziatore e fautore dello svolgimento del referendum, questi
non sarebbero stati tuttavia idonei, in base alla loro intensità, modalità ed

   1
      Il comunicato stampa della decisione in lingua inglese è reperibile on line alla pagina
http://www.schleswig-holstein.de/DE/Justiz/OLG/Presse/PI/201803Puigdemontenglisch.html. Una
traduzione della decisione in lingua spagnola è reperibile on line alla pagina
https://es.scribd.com/document/375842584/Auto-Kiel#from_embed.
                                                                                          11
efficacia, a creare una pressione tale sul Governo spagnolo da farlo considerare
costretto ad una “capitolazione rispetto alla pretesa” dei violenti.
   Con riferimento al reato di corruzione, nello specifico appropriazione indebita
di denaro pubblico ai sensi degli artt. 432 e 252 del Codice penale spagnolo, la
Corte tedesca non ha invece escluso l’ammissibilità della richiesta di estradizione,
ma ha sottolineato che saranno necessari altri chiarimenti e informazioni da parte
delle autorità iberiche al fine di una decisione definitiva. La Corte non ha
comunque ravvisato elementi per cui Carles Puigdemont potesse essere esposto al
pericolo di una persecuzione politica di cui all’art. 6, comma 2, della legge
federale sulla cooperazione giudiziaria internazionale (IRG): la concreta condotta
addebitata quale malversazione di denaro pubblico – e non l’orientamento politico
di Puigdemont – è punibile anche in Germania.
   Infine, la Corte ha stabilito che un ordine di custodia fondato sul pericolo di
fuga si sarebbe fondato su un pericolo notevolmente ridotto essendo la consegna
per ribellione inammissibile. Misure meno incisive rispetto all’esecuzione della
detenzione sono quindi state ritenute sufficienti ai fini della garanzia del
procedimento dell’estradizione.

    In Spagna la decisione dei giudici tedeschi non è stata accolta positivamente,
ritenendosi che la giustizia tedesca abbia erroneamente valutato le prove esistenti
riguardo al reato di ribellione. Il giudice istruttore ed il pubblico ministero stanno
valutando la possibilità di adire la Corte di giustizia dell’UE in merito ai motivi di
rifiuto dell’esecuzione del mandato di arresto europeo 2.

   Tra i numerosi contributi pubblicati a mezzo stampa in questi giorni possono
citarsi, a titolo esemplificativo, i seguenti:
   - in senso critico nei confronti della decisione dei giudici tedeschi, v. F. SOSA
WAGNER, El horror de Schleswig-Holstein, in El Mundo, del 07/04/2018,
http://www.elmundo.es/opinion/2018/04/07/5ac79aaa46163fc5178b464b.html; J.
DE ESTEBAN, ¿Alemania ampara el separatismo?, in El Mundo, del 09/04/2018,
http://www.elmundo.es/opinion/2018/04/09/5aca2210e5fdeab64b8b45d8.html;
   - sul manifesto del Col·lectiu Praga, collettivo di giuristi catalani
che sostenevano l’impossibilità di imputare a Puigdemont il reato di
ribellione, v. Catedráticos y juristas denuncian los autos de Llarena,

     2
      V. Caso Puigdemont: El TJUE ya pidió “flexibilidad” en la interpretación de doble
incriminación    entre    dos     Estados,   in    La   Vanguardia,      del   10/04/2018,
http://www.lavanguardia.com/politica/20180410/442399075933/extradicion-puigdemont-
alemania-tribunal-supremo-tjue.html.
12
in              La             Vanguardia,            del           25/03/2018,
http://www.lavanguardia.com/politica/20180325/441931414411/catedraticos-
juristas-denuncian-autos-llarena.html;
   - nel senso di relativizzare l’apparente “vittoria” di Puigdemont
sullo Stato spagnolo, v. J. GARCÍA FERNÁNDEZ, El golpe de Estado
de         Puigdemont,        in       El       País,      del      07/04/2018,
https://elpais.com/elpais/2018/04/06/opinion/1523033902_756138.html; S. MUÑOZ
MACHADO, Autogobierno: episodio III, in La Vanguardia, del 07/04/2018,
http://www.iustel.com/diario_del_derecho/noticia.asp?ref_iustel=1175891;
   - sul controllo eccessivamente intenso dei giudici tedeschi e sul risultato
incerto di un’eventuale pronuncia pregiudiziale della Corte di giustizia, v. D.
SARMIENTO, Una prejudicial factible pero peligrosa, in Agenda Publica, del
10/04/2018, http://agendapublica.elperiodico.com/una-prejudicial-factible-pero-
peligrosa/;
   - a sostegno dell’utilità del mandato di arresto europeo, nonostante
la decisione dei giudici tedeschi, v. D. LOPEZ GARRIDO, La euroorden solo
tiene         ventajas,      in       El       País,      del       07/04/2018,
https://elpais.com/elpais/2018/04/06/opinion/1523032172_270200.html.

                                Maria Theresia Roerig e Carmen Guerrero Picó

                                                                            13
GERMANIA
                     IMPOSTE E TASSE – PATRIMONIO FONDIARIO

   Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018
      (1 BvL 11/14, 1 BvR 889/12, 1 BvR 639/11, 1 BvL 1/15,
  1 BvL 12/14), in materia di valutazione unitaria del patrimonio
        ai fini della determinazione dell’imposta fondiaria

                                                                                16/04/2018

   Il Tribunale costituzionale federale ha accolto due ricorsi diretti e tre ricorsi in
via incidentale in materia di imposizione del patrimonio fondiario, ed ha
dichiarato che le disposizioni della legge sulla classificazione relativa alla
valutazione unitaria del patrimonio fondiario nei vecchi Bundesländern
(Bewertungsgesetzes zur Einheitsbewertung von Grundvermögen) erano, quanto
meno a partire dal 2002, incompatibili con il principio di uguaglianza, donde la
loro incostituzionalità 1.
   L’art. 3, comma 1, della Legge fondamentale (LF) attribuisce al legislatore un
ampio margine nella scelta e nell’attuazione delle disposizioni che determinano la
base imponibile, ma esige anche un sistema di valutazione vicino alla realtà e
quindi ai reali valori dei beni economici. Il fatto che il legislatore fondasse la
valutazione della proprietà fondiaria per i vecchi Bundesländer ancora sui valori e
sul c.d. momento di accertamento principale (Hauptfeststellungszeitpunkt) vigenti
al 1° gennaio 1964 conduceva, secondo il Bundesverfassungsgericht, a gravi ed
ingiustificate disparità nell’ambito della valutazione del patrimonio fondiario e
quindi della base imponibile per l’imposta fondiaria.
   Il Tribunale costituzionale ha sottolineato come nel diritto tributario il principio
cardine in materia di uguaglianza sia quello della c.d. Lastengleichheit (l’equa
distribuzione degli oneri): i contribuenti devono essere gravati in linea di principio
tramite una legge in maniera uguale sia di diritto che de facto. Sebbene il
legislatore abbia un ampio margine di decisione in relazione alla scelta
dell’oggetto di imposizione ed alla determinazione del tasso d’imposta, ogni
deviazione da una decisione che sia stata assunta necessita di una commisurazione

   1
       Un comunicato stampa relativo alla decisione è disponibile in lingua inglese
e             reperibile              on            line              alla            pagina:
http://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/EN/2018/bvg18-021.html.
                                                                                          15
in base al principio di uguaglianza e quindi di un motivo oggettivo di
giustificazione circa il trattamento disuguale.
    La sospensione per un lungo periodo di un nuovo accertamento dei valori
unitari ha condotto necessariamente, e in maniera significativa, ad un trattamento
disuguale tramite risultati di valutazioni differenziate. Il periodo di riferimento per
l’accertamento (l’anno 1964) era eccessivamente lontano ed aveva quindi un
effetto distorsivo sui valori reali e sulla redditività del patrimonio fondiario. Di
base, il sistema della valutazione unitaria del patrimonio fondiario si caratterizza
per un accertamento del valore del patrimonio fondiario che si effettua
regolarmente a distanza di un certo periodo, periodo che non deve essere troppo
lungo, onde garantire che i valori si avvicinino quantomeno al reale valore del
mercato dei terreni. La legge prevedeva inizialmente la ripetizione di un
accertamento principale ogni sei anni. Nel tempo, il legislatore ha eliminato tale
previsione perché mirava all’emanazione di una specifica normativa al riguardo,
che tuttavia non è mai stata adottata.
    L’eccessiva estensione del periodo di applicazione dell’accertamento riferito
all’anno 1964 ha condotto quindi a sempre più gravi disparità nell’ambito
dell’imposizione del patrimonio fondiario. Ciò non era giustificabile nemmeno
invocando un risparmio in termini di attività amministrativa svolta o motivi di
tipizzazione e forfetizzazione.
    Il legislatore federale è stato quindi obbligato a rimediare alla situazione
incostituzionale tramite una nuova normativa da adottare entro e non oltre il 31
dicembre 2019. Nelle more, ed anche successivamente all’introduzione di una
nuova normativa, le diposizioni incostituzionali potranno ancora trovare
applicazione per ulteriori cinque anni, ma in nessun caso per un periodo che vada
oltre il 31 dicembre 2024. Tale ultima previsione è stata ritenuta necessaria al fine
di evitare un dispendio eccessivo di attività amministrativa.

                                                              Maria Theresia Roerig

16
GERMANIA
                            IMPOSTE E TASSE – SOCIETÀ

   Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018
   (1 BvR 1236/11), in materia di tassazione degli utili derivanti
       da vendite di partecipazioni in una società di persone
                    (quale co-entrepreneurship)

                                                                               16/04/2018

    Il Tribunale costituzionale federale ha respinto un ricorso diretto di una società
in accomandita contro la soggezione degli utili da vendite di partecipazioni nelle
società di persone, ovvero nella Mitunternehmerschaft (co-entrepreneuership),
all’imposta sulle attività produttive (Gewerbesteuer) prevista dall’art. 7, per. 2, n.
2, della legge sulle imposte sull’industria e sul commercio (Gewerbsteuergesetz),
introdotta nel 2002 al fine di evitare abusi. Tale norma non è, ad avviso del
Bundesverfassungsgericht, in contrasto con l’art. 3, comma 1, Legge
fondamentale (LF – principio di uguaglianza) 1.
    Il fatto che la società di persone quale co-entrepreneurship sia tenuta al
versamento dell’imposta nonostante che l’utile derivante dalla vendita della
partecipazione permanga in capo al socio che vende la propria partecipazione (e
non in capo alla società stessa), non viola il c.d. principio della capacità
finanziaria (Leistungsfähigkeitsprinzip). Inoltre, l’entrata in vigore della norma
scrutinata con effetto retroattivo per l’anno di imposizione 2002 non si è tradotta,
ad avviso dei giudici costituzionali, in una lesione di disposizioni costituzionali. Il
legislatore ha quindi rispettato i propri margini di azione.
    Il Tribunale costituzionale ha evidenziato come l’imposta sulle attività
produttive venga applicata tenendo conto della redditività oggettiva dell’attività
industriale dell’impresa. A differenza dell’imposta sul reddito, l’imposta
sull’industria e sul commercio può essere prevista anche nei confronti di società di
persone (oltre che nei confronti di persone fisiche e giuridiche).
    Un conflitto significativo con il principio della capacità finanziaria non
sussiste, in quanto le partecipazioni al patrimonio vendute da co-entrepreneurs
permangono in capo ai nuovi acquirenti che succedono nella società, motivo per

   1
       Un comunicato stampa relativo alla decisione è disponibile in lingua inglese
e             reperibile              on             line             alla            pagina
http://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/EN/2018/bvg18-020.html.
                                                                                         17
cui la capacità finanziaria di quest’ultima rimane essenzialmente invariata. Il
legislatore ben poteva partire dal presupposto che l’introduzione dell’imposta
sulle attività produttive con riferimento alle società di persone non comportasse
difficoltà eccessive ed insuperabili in relazione alla distribuzione equa e rispettosa
degli interessi di tutti dell’imposta all’interno della co-entrepreneurship.
   Il Tribunale costituzionale ha inoltre ritenuto che la circostanza che l’utile
derivante dalla vendita di una partecipazione venga tassato solo in capo ai soci che
costituiscono una società (di persone o di capitale), e non invece in capo a soci
che siano persone fisiche con una partecipazione diretta, non sia in contrasto con
l’art. 3, comma 1, LF. Il legislatore ha correttamente giustificato questa
differenziazione con il maggiore pericolo di elusione della normativa fiscale da
parte delle società e con la necessità di semplificazione dell’azione
amministrativa.
   Infine, l’efficacia retroattiva (unechte Rückwirkung) della normativa per tutto il
periodo d’imposta 2002 non ha leso il legittimo affidamento, essendo stata la
riforma della normativa scrutinata già prevista nel 2001, ma non attuata per un
mero errore. Infatti, già sin dall’introduzione del disegno di legge nel Bundesrat
da parte del Governo federale non si poteva fare affidamento sulla continuità della
situazione legislativa allora vigente in una misura degna di tutela.

                                                              Maria Theresia Roerig

18
REGNO UNITO
                      PROTEZIONE DEI DATI – DIRITTO ALL’OBLIO

         Sentenza della High Court: NT1 & NT2 v Google LLC,
              [2018] EWHC 799 (QB), del 13 aprile 2018,
                     sul diritto all’oblio su Internet

                                                                                     16/04/2018

   La sentenza 1 pubblicata dalla High Court riunisce due ricorsi. In entrambi i
casi, i dettagli potenzialmente identificativi dei ricorrenti (tra cui anche il nome
delle società per le quali lavoravano ed alcuni dettagli della vicenda) sono stati
oscurati ed il giudice ha redatto due sentenze non anonimizzate che sono state
mantenute riservate; tutto ciò al fine di preservare l’anonimato che chiedevano per
mezzo delle istanze oggetto della presente segnalazione.
   I ricorrenti erano due imprenditori che erano stati dichiarati colpevoli di reati,
rispettivamente negli anni ’90 dello scorso secolo e nei primi anni del 2000. Il
primo operava nel settore immobiliare ed il secondo in un’impresa che aveva
suscitato controversia per aver adottato pratiche pericolose dal punto di vista
ambientale. Le richieste dei due uomini erano fondate sul c.d. diritto all’oblio, più
precisamente sul diritto alla de-indicizzazione di dati personali da parte degli
operatori di motori di ricerca Internet; esse erano state avanzate in base alla
normativa sulla protezione dei dati ed al diritto civile britannico sull’abuso di dati
personali. In particolare, i ricorrenti affermano che il motore di ricerca operato da
Google mostra collegamenti a pagine Internet contenenti resoconti, a cura di parti
terze (tra cui quotidiani nazionali e locali), dei reati in questione, resoconti che ad
avviso dei ricorrenti sono inesatti od obsoleti, non pertinenti e privi di interesse
pubblico, o che in ogni caso costituiscono un’interferenza coi loro diritti. I due
uomini avevano chiesto a Google di de-indicizzare i siti in questione, ma
l’azienda aveva opposto rifiuto.
   Le questioni dinanzi alla High Court erano essenzialmente due: se i ricorrenti
avevano il diritto all’esclusione dei collegamenti in questione dai risultati del
motore di ricerca Google, o perché uno o più di essi recavano dati personali
inesatti o perché, per quel motivo ed altri, la continuata pubblicazione dei

   1
         Il    testo    della    decisione     è    reperibile     on      line     alla   pagina
https://www.judiciary.gov.uk/judgments/nt1-nt2-v-google-llc-right-to-be-forgotten/.
                                                                                              19
collegamenti da parte di Google comportava un’interferenza ingiustificata coi
diritti, dei ricorrenti, alla tutela dei dati personali ed alla privacy; e, se del caso, se
i ricorrenti avessero anche il diritto ad un risarcimento per la continuata
pubblicazione dei collegamenti, per il periodo di tempo compreso tra
l’avanzamento della richiesta di de-indicizzazione rivolta a Google e l’emissione
della sentenza.
    La High Court ha ribadito che l’assetto normativo pertinente è complesso ed in
continua evoluzione; inoltre, in molti aspetti, precede la diffusione di Internet e lo
sviluppo dei motori di ricerca. Il giudice ha richiamato l’attinenza di una serie di
leggi primarie e giurisprudenza nazionali, nonché di misure sovranazionali quali
soprattutto la sentenza resa dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nel caso
C-131/12 Google Spain SL c. Agencia Española de Protección de Datos (AEPD),
del 2014, in cui la corte di Lussemburgo ha sancito la sussistenza di un diritto
all’oblio. Con riferimento a quest’ultima decisione, la High Court ha ricordato che
le corti devono raggiungere un equo bilanciamento tra diritti ed interessi
fondamentali, tra cui anche la libertà di espressione e la libertà di informazione.
L’esito del bilanciamento può vertere sulla natura e sulla sensibilità dei dati in
questione, nonché sull’interesse del pubblico nel poter visionare quegli stessi dati.
    La High Court ha respinto le richieste del ricorrente c.d. NT1, concedendogli
allo stesso tempo il permesso di agire in appello, ed accolto quelle di NT2.
    Per quanto riguarda il primo caso, NT1 era stato dichiarato colpevole del reato
di complotto per falso in bilancio ed ha ricevuto una pena detentiva di 4 anni. Il
giudice della High Court ha stabilito che il ricorrente non era stato in grado di
dimostrare l’inesattezza dei dati. Inoltre, il bilanciamento richiesto dalla
giurisprudenza della CGUE non è un esercizio da svolgere in maniera isolata
rispetto al controllo di conformità con la normativa nazionale; piuttosto, è parte
integrante di questa valutazione. Nella specie, considerando le particolarità del
caso, il giudice ha rilevato che la continuata pubblicazione dei collegamenti in
questione presentava una tale conformità. Il ricorrente NT1 continua a svolgere un
ruolo, pur limitato, nella vita pubblica. I dati relativi al reato ed alla
corrispondente pena non sono dati riservati, ma piuttosto intrinsecamente
pubblici. Al momento della vicenda giudiziaria che ha dato luogo alla presente
sentenza, il ricorrente non aveva alcuna ragionevole aspettativa alla riservatezza
dei dati e pertanto non può reclamarla ora. I dati sono sensibili ma esatti ed il
ricorrente non è stato in grado di addurre prove convincenti circa l’opportunità di
de-indicizzare i dati. Inoltre, poiché l’uomo continua ad operare nello stesso
settore professionale e non sembra mostrare alcun rimorso rispetto agli illeciti
commessi, la pubblicità dei dati potrà fungere da deterrente alla commissione di

20
ulteriori reati simili. Il giudice non ha imposto il versamento di un risarcimento in
quanto la condotta di Google adempieva ai criteri stabiliti dalla giurisprudenza
CGUE.
   Nel caso relativo al ricorrente NT2, la High Court ha accolto il ricorso. In
questo caso, il reato originario era il complotto per svolgere intercettazioni e la
pena detentiva di 6 mesi. Uno dei collegamenti oggetto del ricorso era
effettivamente fuorviante rispetto alla natura della responsabilità penale del
ricorrente e recava affermazioni false. Inoltre, il reato originario non comportava
elementi di disonestà ed il ricorrente si era dichiarato colpevole. Nel caso di
specie, le informazioni relativi al reato ed alla pena erano ormai obsoleti, non
pertinenti e non potevano essere di alcun interesse legittimo agli utenti di Google
tale da consentire la continuata indicizzazione. Il ricorrente ha riconosciuto le
proprie colpe ed ha espresso rimorso al riguardo. Non vi è alcun rischio di
recidiva, anche perché le sue attività professionali attuali si svolgono in un ambito
del tutto diverso da quello in cui operava all’epoca. Anche in questo caso, però, il
giudice no ha ravvisato la sussistenza degli estremi per imporre un risarcimento,
poiché ai sensi della normativa nazionale, non poteva dirsi che Google non avesse
preso le misure ragionevolmente necessarie per conformare ai requisiti pertinenti
sulla privacy dei dati.

                                                                      Sarah Pasetto

                                                                                  21
SPAGNA
                        SOSTANZE STUPEFACENTI - CANNABIS

           Il Tribunale costituzionale fissa l’interpretazione
         costituzionalmente conforme della norma basca sulle
               associazioni di consumatori della cannabis

                                                                                 17/04/2018

   Con la STC 29/2018, dell’8 marzo, il plenum del Tribunale costituzionale ha
giudicato il ricorso in via principale presentato dal Presidente del Governo nei
confronti dell’art. 83 della legge del Parlamento basco n. 1/2016, del 7 aprile, de
atención integral de adicciones y drogodependencias 1.
    La norma, volta al perseguimento degli obiettivi di tutela della salute e di
riduzione dei danni causati dalla dipendenza dalle droghe, affida al regolamento la
disciplina delle cc.dd. entidades de personas consumidoras de cannabis,
associazioni tra i cui obiettivi si deve necessariamente annoverare la
collaborazione con la pubblica amministrazione, nonché la prevenzione delle
dipendenze e la promozione del consumo responsabile della cannabis e di altre
sostanze. L’art. 83 prevede inoltre che l’accesso ai locali di queste associazioni sia
limitato ai maggiorenni e che il regolamento stabilisca i requisiti di ammissione
dei soci, le garanzie per un consumo responsabile e informato della cannabis e le
attività di ispezione e controllo dell’amministrazione sanitaria.
    La decisione resa dal Tribunale versa sull’eventuale violazione delle
competenze statali in materia di sanità, prodotti farmaceutici, legislazione penale e
pubblica sicurezza, aspetti che sono stati affrontati di recente nella STC 144/2017,
del 14 dicembre, che aveva giudicato la legge foral n. 24/2014, del 2 dicembre,
reguladora de los colectivos de usuarios de cannabis en Navarra 2.
    La legge foral n. 24/2014 era stata dichiarata illegittima perché la sua finalità
era quella di regolamentare i cannabis social clubs quali associazioni di
consumatori e questo implicava il riconoscere ai clubs funzioni di acquisto ed
ulteriore distribuzione della sostanza, fornendo una base legale a condotte
costitutive di reato e svuotando, quindi, la competenza esclusiva dello Stato in

   1
      Il testo della decisione, pubblicata nel Boletín Oficial del Estado del 13 aprile 2018, è
reperibile on line alla pagina http://www.boe.es/diario_boe/txt.php?id=BOE-A-2018-5056.
   2
     V. la precedente segnalazione “Tribunale costituzionale, recenti decisioni in materia di
cannabis social club”, del 19/01/2018.
                                                                                            23
materia penale. Invece, in questo secondo caso, il plenum ha ritenuto di poter
salvare la legittimità dell’art. 83 della legge basca, fissandone un’interpretazione
costituzionalmente conforme 3.
   A differenza della legge della Navarra, la norma basca non dichiara
esplicitamente che i soci possono rifornirsi della cannabis attraverso le predette
associazioni, così come non prevede il consumo nei loro locali né stabilisce quali
possano essere le finalità delle associazioni (ludica, terapeutica, informativa, di
studio, dibattito od altro) 4. L’art. 83 non predetermina il tipo di associazione in cui
si inquadreranno le cc.dd. entidades de personas consumidoras de cannabis,
limitandosi a prevedere che dovranno svolgere determinate funzioni di
collaborazione con l’amministrazione sanitaria. Così interpretata, la norma basca
risulta completamente estranea alla legislazione penale, sui farmaci o sulla
pubblica sicurezza, rientrando nell’ambito della tutela della salute, in cui vengono
in gioco tanto la competenza statale sulle bases della sanità (art. 149, comma 1,
paragrafo 16, Cost.) quanto le competenze in materia di sviluppo delle bases
assunte dalla Comunità autonoma dei Paesi baschi (art. 18, comma 1, dello Statuto
di autonomia basco) 5.

                                                                            Carmen Guerrero Picó

     3
         V. in concreto il FJ 3 della decisione.
     4
     Si rammenta che, nella sentenza di dicembre, il Tribunale costituzionale aveva dichiarato che
l’approvazione di una disciplina sui cannabis social clubs non comporta di per sé la
regolamentazione del consumo e dell’approvvigionamento di questa sostanza, poiché è possibile
che i clubs siano concepiti a scopo informativo, di studio, dibattito o similari.
     5
         Sulla portata delle competenze statali e autonomiche v. il FJ 2.
24
STATI UNITI
                                STRANIERO – ESPULSIONE

Corte suprema, sentenza 584 U.S. __ (2018), No. 15-1498, Sessions,
     Attorney General v. Dimaya, del 17 aprile 2018, in tema
           di presupposti per l’espulsione di straniero
                   condannato per reato grave

                                                                          18/04/2018

   L’Immigration and Nationality Act prevede che il cittadino straniero dichiarato
colpevole di un “reato grave aggravato” (aggravated felony) a seguito del suo
ingresso negli Stati Uniti debba essere espulso. Tra i reati in questione, si
annoverano i reati violenti per i quali è prevista una pena detentiva di almeno un
anno.
   La previsione dell’Act che definiva il “reato violento” constava di due parti, la
prima nota come quella “generale” e la seconda come la “clausola residuale”. Nel
giudizio di fronte alla Corte suprema, era stata impugnata la clausola residuale, la
quale stabiliva che il reato di violenza fosse “qualsiasi altro reato che [fosse] un
reato grave e che, per sua natura, comport[asse] un rischio rilevante che, nel corso
della commissione del reato, si utilizz[asse] forza fisica contro la persona o la
proprietà altrui”. Al fine di determinare se il reato commesso rientrasse in questa
definizione, le corti dovevano applicare l’approccio c.d. categorico, secondo cui il
giudice doveva stabilire se il “caso normale” di un tale reato comportasse il livello
di rischio necessario (e non se tale rischio derivasse dai fatti del caso specifico o
se la definizione giuridica del reato richiedesse che fosse rilevabile tale rischio in
ogni caso).
   Nel caso di specie, il sig. Dimaya, un residente permanente regolare negli Stati
Uniti, era stato dichiarato colpevole due volte per rapina di primo grado, ai sensi
della normativa statale californiana. A seguito della seconda condanna,
l’Esecutivo aveva chiesto la sua espulsione in quanto colpevole di un reato grave
aggravato. Nel 2015, nelle more del ricorso dinanzi alla corte di appello del Ninth
Circuit, la Corte suprema federale aveva deciso il caso Johnson v. United States 1,
in cui una previsione normativa simile alla clausola residuale impugnata nel caso
di specie, ma attinente alla sfera penale, era stata dichiarata incostituzionale per
indeterminatezza, ai sensi della Due Process Clause del V Emendamento. In base

   1
       135 S.Ct. 2551 (2015).
                                                                                   25
alla recente pronuncia del massimo giudice federale, la Ninth Circuit aveva
dichiarato incostituzionale anche la clausola residuale impugnata.
    La Corte suprema ha confermato la decisione della corte inferiore. La opinion
della Corte è stata redatta dalla Justice Kagan. Il Justice Gorsuch ha depositato
una opinion concordante in parte e nel risultato. Hanno redatto opinion
dissenzienti il Chief Justice Roberts ed il Justice Thomas 2.
    La Corte ha affermato che una semplice applicazione del dispositivo nel caso
Johnson poteva risolvere la vicenda in esame, rilevando l’identità delle
caratteristiche principali della previsione impugnata nel caso di specie rispetto a
quelle dell’articolo dichiarato incostituzionale nel precedente giurisprudenziale,
donde la possibilità di applicare le stesse considerazioni. In Johnson, si era
riscontrato che la clausola residuale dava luogo a “grave incertezza su come
appurare il grado di rischio creato da un reato”, poiché “collegava la valutazione
giudiziale del rischio” ad un’ipotesi meramente speculativa sul “caso normale” del
reato, ma non dava alcuna indicazione su come stabilire cosa costituisse
effettivamente un “caso normale”. Inoltre, era eccessivamente vago anche il
criterio del “rischio rilevante” della clausola residuale.
    Le differenze lessicali con la previsione dichiarata incostituzionale in Johnson,
ritenute dall’Esecutivo come atte a fondare la costituzionalità della clausola
oggetto di impugnazione, non rimediavano all’indeterminatezza rilevata sopra. Né
valeva la tesi addotta dall’Esecutivo secondo cui le corti inferiori non avrebbero
avuto problemi nell’interpretazione della clausola impugnata, in quanto non
corrispondente ai fatti.
    La giurisprudenza della Corte suprema ostava anche al respingimento
dell’argomentazione, sempre dell’Esecutivo, secondo cui era possibile applicare
un criterio valutativo dell’indeterminatezza meno restrittivo nella specie, in
quanto a differenza della previsione in Johnson, la clausola impugnata era di
diritto civile e non di diritto penale. Alla luce della gravità degli effetti
dell’espulsione, era infatti necessario applicare il criterio più severo possibile. La
clausola residua impugnata non poteva essere interpretata in maniera tale da
consentire l’adozione di un criterio fondato sulla valutazione delle circostanze
particolari del reato in questione.
    La pronuncia avrà l’effetto di limitare i poteri dell’amministrazione del
Presidente Donald Trump di espellere persone dichiarate colpevoli di determinati

     2
         Il   testo   della     decisione    è    reperibile    on   line   alla   pagina
https://www.supremecourt.gov/opinions/17pdf/15-1498_1b8e.pdf.
26
tipi di reato 3. Può essere interessante notare che è stata l’adesione del Justice
Gorsuch, nominato dal Presidente Trump, ad aver dato luogo alla maggioranza a
favore dell’incostituzionalità della previsione. Il Presidente si è già rivolto al
Congresso (mediante Twitter) affinché adotti una legge volta a contrastare il
dispositivo della sentenza 4.

                                                                           Sarah Pasetto

   3
       A. LIPTAK, Justice Gorsuch Joins Supreme Court’s Liberals to Strike Down
Deportation      Law,    in     The     New        York     Times,     17     aprile  2018,
https://www.nytimes.com/2018/04/17/us/politics/supreme-court-deportations-trump.html.
   4
       https://twitter.com/realDonaldTrump/status/986357230219022342.
                                                                                        27
FRANCIA
                          STRANIERO – CENTRI DI ACCOGLIENZA

        Conseil d’État, decisione n. 417206 dell’11 aprile 2018,
       Fédération des acteurs de la solidarité et autres, sull’esame
        delle situazioni amministrative degli stranieri presenti
              nelle strutture di accoglienza di emergenza

                                                                                       18/04/2018

    Con la circolare del 12 dicembre 2017 1 (la c.d. circulaire Collomb), il Ministro
dell’interno ed il Ministro della coesione dei territori hanno fornito varie istruzioni
ai prefetti per l’esame della situazione amministrativa degli stranieri accolti
nell’ambito del dispositivo di accoglienza di emergenza. Nello specifico, la
circolare chiede di attuare un dispositivo di monitoraggio delle persone presenti
nelle strutture di accoglienza di emergenza e di assicurarsi che possano ricevere le
istruzioni più idonee circa la loro situazione. Tali disposizioni sono volte a ridurre
il numero di persone che rimangono “prive di statuto” o che non possono
usufruire dei diritti che spetterebbero loro. A tal fine, la circolare prevede la
creazione di squadre composte da agenti di prefettura, da agenti dell’Office
français de l’immigration et de l’intégration e, in caso, anche da personale
competente in materia di valutazione sociale, il cui compito consiste nel recarsi
nelle strutture di accoglienza per intrattenersi con gli stranieri ivi presenti, al fine
di determinare le condizioni legali del loro soggiorno in Francia, assicurarsi che
abbiano potuto far valere tutti i loro diritti ed informare il gestore della struttura
sulle regole e le procedure applicabili in materia di soggiorno, di accesso alla
procedura di asilo e di sostegno al rimpatrio volontario. In funzione della
valutazione che verrà fatta in merito alla situazione delle persone incontrate, gli
agenti potranno proporre, inoltre, l’orientamento adatto per i diversi tipi di
situazioni, distinguendo tra i soggetti che già godono di una protezione
internazionale, quelli che vorrebbero chiederla, quelli per cui la richiesta di diritto
di soggiorno sia già stata esaminata o meno e quelli sottoposti all’obbligo di
lasciare il territorio francese. La circolare specifica, infine, che gli agenti
dovranno recarsi in tutte le strutture di accoglienza di emergenza – comprese

   1
      Circolare n. INTK1721274J del 12 dicembre 2017, Esame delle situazioni amministrative
nelle strutture di accoglienza di emergenza. Il testo della circolare è reperibile on line alla pagina
https://www.gisti.org/IMG/pdf/circ_2017-12-12_norintk1721274.pdf.
                                                                                                   29
quelle alberghiere – avvisando il gestore della struttura almeno entro i 24 ore e
che potranno tornarci dopo la loro valutazione.
    Diverse associazioni avevano richiesto al Conseil d’État di annullare tale
circolare per eccesso di potere 2. Nello specifico, sostenevano che essa violasse il
diritto al rispetto della vita privata e l’inviolabilità del domicilio, garantita dall’art.
2 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, nonché l’art. 8 della
Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali. La circolare avrebbe violato anche le disposizioni dell’art. L. 345-2-
2 del Codice dell’azione sociale e delle famiglie e l’art. L 345-2-3 del medesimo
codice, secondo cui qualunque persona senza tetto, in situazione di emergenza
medica, psichica o sociale, ha accesso, in qualunque momento, ad una struttura di
accoglienza di emergenza e che chiunque sia accolto in tale struttura deve poter
beneficiare di un accompagnamento personalizzato e deve poterci rimanere,
qualora lo voglia, fino a quando una soluzione non gli venga proposta. Infine, la
circolare avrebbe anche violato il diritto alla protezione dei dati personali.
    Con la decisione in rassegna, il Conseil d’État ha respinto le doglianze dei
ricorrenti, ma ha precisato l’interpretazione da dare al provvedimento impugnato 3.
    Il giudice amministrativo ha sottolineato, innanzi tutto, che la circolare si limita
a permettere agli agenti di prefettura ed agli agenti dell’Office français de
l’immigration et de l’intégration di accedere alle strutture di accoglienza di
emergenza al fine di valutare la situazione amministrativa delle persone ospitate e,
se necessario, di indirizzarle correttamente. Ha poi precisato che, qualora le
persone ospitate accettino di intrattenersi con gli agenti, questi ultimi hanno come
esclusivo incarico la raccolta delle informazioni che le persone accettano di
comunicare. Soprattutto, il Conseil d’État ha stabilito che la circolare non
conferisce nessun potere coercitivo agli agenti e che non costituisce, di per sé, un
titolo per accedere nelle strutture private senza il consenso delle persone

     2
      In parallelo, i ricorrenti avevano adito il Conseil d’État mediante una procedura di urgenza,
chiedendo la sospensione della circolare. Tale richiesta era stata però respinta con la decisione n.
417207 del 20 febbraio 2018. La sentenza è reperibile on line alla pagina http://www.conseil-
etat.fr/Decisions-Avis-Publications/Decisions/Selection-des-decisions-faisant-l-objet-d-une-
communication-particuliere/Conseil-d-Etat-ordonnance-du-20-fevrier-2018-Federation-des-
acteurs-de-la-solidarite-et-autres.
     3
       Conseil d’État, dec. n. 417206. La sentenza è reperibile on line alla pagina
http://www.conseil-etat.fr/Decisions-Avis-Publications/Decisions/Selection-des-decisions-faisant-
l-objet-d-une-communication-particuliere/Conseil-d-Etat-decision-du-11-avril-2018-Federation-
des-acteurs-de-la-solidarite-et-autres. Per un commento alla decisione, v. M.-C. DE MONTECLER,
Le Conseil d’État neutralise les circulaires Collomb, in AJDA, 2018, 769.
30
direttamente interessate. Ha quindi concluso nel senso della mancata violazione
del diritto al rispetto della vita privata.
   Per quanto riguarda il rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari
vigenti, il Conseil d’État ha sottolineato che la circolare si limita a ricordare la
possibilità di attuare le disposizioni dell’art. L. 511-1 del Codice dell’ingresso e
del soggiorno degli stranieri e del diritto di asilo e che, di conseguenza, non viola
le disposizioni legislative invocate dai ricorrenti.
   Infine, il Conseil d’État ha sottolineato che la circolare impugnata non prevede
la trasmissione di informazioni nominative agli agenti dell’amministrazione da
parte dei gestori delle strutture di accoglienza; né essa ha come oggetto o come
effetto quello di sospendere il rispetto delle disposizioni della legge del 6 gennaio
1978 sull’informatica e le libertà. Ha quindi concluso che essa non viola il diritto
alla protezione dei dati personali.

                                                                      Céline Torrisi

                                                                                  31
REGNO UNITO
                               UNIONE EUROPEA – BREXIT

          Brexit: l’Esecutivo subisce una significativa sconfitta
                          in sede parlamentare

                                                                                     19/04/2018

   Come noto, nel referendum del 23 giugno 2016, il corpo elettorale del Regno
Unito ha votato a favore dell’uscita dall’Unione europea. A livello nazionale, ciò
avverrà per mezzo di un c.d. Great Repeal Bill, o grande legge di abrogazione, che
ha attualmente il nome dello European Union (Withdrawal) Bill 1. Il disegno di
legge è teso innanzi tutto ad abrogare lo European Communities Act 1972, legge
con la quale il Regno Unito è entrato a far parte del processo di integrazione
comunitaria. In secondo luogo, la legge convertirà il diritto euro-unitario
attualmente in vigore nell’ordinamento britannico in diritto nazionale, con le
modifiche, integrazioni ed eccezioni che verranno ritenute opportune dal
Parlamento. Infine, il disegno di legge dovrà delegare poteri per l’emanazione di
normazione secondaria volta ad adeguare rapidamente l’ordinamento nazionale
alle eventuali lacune ed incongruenze dovute all’uscita dall’Unione. La data
ufficiale dell’uscita è attualmente prevista per il 29 marzo 2019.
   Il disegno di legge è stato introdotto in Parlamento il 18 gennaio 2018 ed è
attualmente alla fase c.d. di “relazione”, o report stage, davanti alla Camera dei
Lords 2, che proseguirà fino alla prima settimana di maggio. Nella seduta del 18
aprile 2018, l’Esecutivo britannico ha subito due importanti sconfitte.

   1
     I testi del disegno di legge e la relativa documentazione parlamentare sono reperibili on line
alla pagina https://services.parliament.uk/bills/2017-19/europeanunionwithdrawal.html. Per una
breve sintesi del disegno di legge, si v. la segnalazione intitolata “Regno Unito – il Governo
pubblica lo European Union (Withdrawal) Bill”, a cura dell’Area di diritto comparato, del 13
luglio 2017.
    Per informazioni sul testo del trattato tra Ue e Regno Unito, invece, si v. la segnalazione
intitolata “Brexit: pubblicata la bozza del trattato sul periodo di transizione dopo l’uscita
dall’Unione europea”, a cura dell’Area di diritto comparato, del 20 marzo 2018.
   2
     Secondo la procedura legislativa parlamentare ordinaria, il bill, essendo stato proposto nella
Camera dei Comuni, è stato dapprima esaminato in quella sede ed è poi passato al vaglio della
Camera dei Lords. La fase di relazione (report stage) è la penultima fase nella camera alta,
antecedente rispetto al Third Reading, o terza lettura. Successivamente, si avrà la fase della
Consideration of Amendments, durante la quale le due camere potranno rapidamente scambiarsi
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