CORTE COSTITUZIONALE SEGNALAZIONI SULL'ATTUALITÀ COSTITUZIONALE STRANIERA - SERVIZIO STUDI - Corte ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
CORTE COSTITUZIONALE SERVIZIO STUDI Area di diritto comparato SEGNALAZIONI SULL’ATTUALITÀ COSTITUZIONALE STRANIERA a cura di Carmen Guerrero Picó Sarah Pasetto Maria Theresia Rörig Céline Torrisi con il coordinamento di Paolo Passaglia n. 13 (aprile 2018)
Avvertenza La Corte costituzionale ha la titolarità, in via esclusiva, dei contenuti del presente documento. La Corte costituzionale fa divieto, in assenza di espressa autorizzazione, di riprodurre, estrarre copia ovvero distribuire il documento o parti di esso per finalità commerciali. Il riutilizzo per finalità diverse è soggetto alle condizioni ed alle restrizioni previste nel contratto di licenza Creative Commons (CC by SA 3.0). Per informazioni e richieste, si invita a contattare il Servizio Studi, scrivendo al seguente indirizzo email: servstudi@cortecostituzionale.it.
SOMMARIO Francia TERRORISMO – POTERI DELL’AUTORITÀ AMMINISTRATIVA Conseil constitutionnel, decisione n. 2017-695 QPC del 29 marzo 2018, M. Rouchdi B. et autre, concernente norme in materia di lotta al terrorismo ... 7 Germania CATALOGNA – MANDATO DI ARRESTO EUROPEO Corte superiore dello Schleswig Holstein, decisione del 5 aprile 2018 – 1 Ausl (A) 18/18 (20/18), in merito al mandato di arresto ed all’estradizione di Carles Puigdemont ....................................................................................... 11 Germania IMPOSTE E TASSE – PATRIMONIO FONDIARIO Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018 (1 BvL 11/14, 1 BvR 889/12, 1 BvR 639/11, 1 BvL 1/15, 1 BvL 12/14), in materia di valutazione unitaria del patrimonio ai fini della determinazione dell’imposta fondiaria ..................................................................................... 15 Germania IMPOSTE E TASSE – SOCIETÀ Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018 (1 BvR 1236/11), in materia di tassazione degli utili derivanti da vendite di partecipazioni in una società di persone (quale co-entrepreneurship) ................................... 17 Regno Unito PROTEZIONE DEI DATI – DIRITTO ALL’OBLIO Sentenza della High Court: NT1 & NT2 v Google LLC, [2018] EWHC 799 (QB), del 13 aprile 2018, sul diritto all’oblio su Internet ............................... 19 Spagna SOSTANZE STUPEFACENTI - CANNABIS Il Tribunale costituzionale fissa l’interpretazione costituzionalmente conforme della norma basca sulle associazioni di consumatori della cannabis .............. 23
Stati Uniti STRANIERO – ESPULSIONE Corte suprema, sentenza 584 U.S. __ (2018), No. 15-1498, Sessions, Attorney General v. Dimaya, del 17 aprile 2018, in tema di presupposti per l’espulsione di straniero condannato per reato grave ................................ 25 Francia STRANIERO – CENTRI DI ACCOGLIENZA Conseil d’État, decisione n. 417206 dell’11 aprile 2018, Fédération des acteurs de la solidarité et autres, sull’esame delle situazioni amministrative degli stranieri presenti nelle strutture di accoglienza di emergenza ................ 29 Regno Unito UNIONE EUROPEA – BREXIT Brexit: l’Esecutivo subisce una significativa sconfitta in sede parlamentare .. 33 Regno Unito STRANIERO – IMMIGRAZIONE DAL COMMONWEALTH Lo scandalo Windrush ..................................................................................... 35 Francia NUOVA CALEDONIA – REFERENDUM SULLA PIENA SOVRANITÀ Conseil constitutionnel, decisione n. 2018-764 DC del 19 aprile 2018, Legge organica relativa all’organizzazione della consultazione per l’accesso della Nuova Caledonia alla piena sovranità ................................... 39 Spagna PROCEDIMENTO LEGISLATIVO – VINCOLI DI BILANCIO Il Tribunale costituzionale si pronuncia sulla portata del potere di veto presupuestario del Governo nei confronti di iniziative che alterino il bilancio dello Stato ....................................................................................... 41 Portogallo FAMIGLIA – MATERNITÀ SURROGATA Il Tribunale costituzionale si pronuncia sulla “gestazione per surrogazione” ................................................................................................... 45
Spagna CATALOGNA – PRESIDENZA Il Tribunale costituzionale ammette il ricorso del Governo contro la designazione di Carles Puigdemont come candidato alla presidenza della Generalitat ............................................................................................. 51 Francia IMPOSTE E TASSE – PROVENTI DA BITCOINS Conseil d’État, decisione nn. 417809, 418030, 418031, 418032, 418033 dell’26 aprile 2018, M. G et autres, sull’imposizione fiscale sui ricavi ottenuti dalla cessione di bitcoins da parte di soggetti privati ........................ 55
FRANCIA TERRORISMO – POTERI DELL’AUTORITÀ AMMINISTRATIVA Conseil constitutionnel, decisione n. 2017-695 QPC del 29 marzo 2018, M. Rouchdi B. et autre, concernente norme in materia di lotta al terrorismo 03/04/2018 Il Conseil constitutionnel è stato adito dal Conseil d’État, che ha sollevato una questione prioritaria di costituzionalità avente ad oggetto diversi articoli del Codice della sicurezza interna 1, come modificati dalla legge n. 2017-1510 del 30 ottobre 2017 sul rafforzamento della sicurezza interna e sulla lotta al terrorismo 2. Tali disposizioni disciplinano i poteri conferiti al prefetto in materia di lotta al terrorismo e, in particolare, la possibilità di definire perimetri di sicurezza, di predisporre la chiusura amministrativa dei luoghi di culto ed infine di disporre provvedimenti individuali di sorveglianza. I ricorrenti nel giudizio a quo sostenevano che tali disposizioni violassero la libertà di circolazione, il diritto al rispetto della vita privata, il diritto ad un ricorso giurisdizionale effettivo, la libertà religiosa, la libertà di espressione e di comunicazione, il diritto di espressione collettiva delle idee e delle opinioni, la libertà di associazione e, infine, l’inviolabilità del domicilio. – Sui perimetri di protezione Le disposizioni impugnate consentono al prefetto di istituire un perimetro di protezione al fine di assicurare la sicurezza di un luogo o di un evento in relazione al quale si paventa un rischio di atti terroristici. In questo perimetro possono essere eseguite ispezioni personali di sicurezza, ispezioni visive dei bagagli e, con l’accordo del conducente, perquisizioni di veicoli. Il testo autorizza gli agenti di sicurezza privata a partecipare a tali operazioni, a condizione che le loro funzioni si limitino all’assistenza dei funzionari di polizia nazionale o dei gendarmes, che 1 Nello specifico si trattava degli artt. L. 226-1, L.227-1, L. 228-1, L. 228-2, L. 228-3, L. 228- 4, L. 228-5 et L. 228-6, L. 229-1, L. 229-2, L. 229-4, L. 229-5, L. 511-1, L. 613-1 e L. 613-2. 2 La decisione è reperibile on line alla pagina http://www.conseil-constitutionnel.fr/conseil- constitutionnel/root/bank/download/2017695QPC2017695qpc.pdf. Il relativo comunicato stampa è reperibile on line alla pagina http://www.conseil-constitutionnel.fr/conseil- constitutionnel/francais/les-decisions/acces-par-date/decisions-depuis-1959/2018/2017-695- qpc/communique-de-presse.150846.html. 7
siano posti sotto l’autorità di un ufficiale di polizia giudiziaria e che non possano prendere parte all’ispezione dei veicoli. In caso di rifiuto degli interessati a sottoporsi a tali verifiche, l’autorità amministrativa deve vietare loro l’accesso al perimetro di sicurezza o accompagnarli fuori dal perimetro. Il Conseil constitutionnel ha sottolineato che, anche se il legislatore ha consentito la partecipazione di agenti privati a queste missioni di controllo dei luoghi pubblici, ha comunque circoscritto la loro attività: come detto, possono solo assistere gli agenti di polizia giudiziari e sono sottoposti all’autorità di un ufficiale di polizia giudiziaria. Il Conseil constitutionnel ha corredato la decisione di rigetto da tre riserve di interpretazione. Ha stabilito, in primis, che spetta alle autorità pubbliche adottare disposizioni atte a garantire in maniera continua l’effettività del controllo esercitato sugli agenti privati dagli ufficiali di polizia giudiziaria. Il Conseil ha poi considerato che le operazioni di controllo sopra elencate possono essere attuate fondandosi esclusivamente su criteri che escludano qualunque tipo di discriminazione. Infine, ha sottolineato che il prefetto possa disporre il protarsi del perimetro di sicurezza solo dopo aver stabilito la persistenza del rischio; in caso contrario, sussiterebbe una violazione della libertà di circolazione e del diritto al rispetto della vita privata. – Sulla chiusura temporanea dei luoghi di culto Le disposizioni criticate consentono al prefetto di ordinare la chiusura di un luogo di culto nel quale i discorsi che si tengono, le idee o le teorie diffuse o le attività svolte incitino alla commissione di atti terroristici in Francia o all’estero oppure incitino alla violenza, o facciano apologia di tali atti. Dopo aver ricordato che il principio di laicità sancito dall’art. 1 della Costituzione e dall’art. 10 della Dichiarazione del 1789 impone che la Repubblica garantisca il libero esercizio dei culti, il Conseil constitutionnel ha considerato che il legislatore ha garantito una conciliazione non manifestamente squilibrata tra l’obiettivo di valore costituzionale di prevenzione delle violazioni all’ordine pubblico e la libertà di coscienza ed il libero esercizio dei culti. – Sui provvedimenti individuali di controllo amministrativo e di sorveglianza Le disposizioni contestate consentono al Ministro dell’interno di adottare specifiche misure di sorveglianza (tra le quali il divieto di frequentare determinati soggetti) nei confronti di persone per le quali esistano fondati motivi di ritenere che il loro comportamento costituisca una minaccia particolarmente grave per la sicurezza e l’ordine pubblico. Dopo aver ricordato che si era già pronunciato sulle 8
disposizioni che disciplinano le misure di sorveglianza nella decisione n. 2017- 691 QPC del 16 febbraio 2018 3, il Conseil constitutionnel ha stabilito che le condizioni poste per il ricorso a tali provvedimenti, determinate dall’art. L. 228-1 del Codice della sicurezza interna, sono sufficientemente precise. Per quanto riguarda le misure di divieto di frequentazione di determinati soggetti, il Conseil ha evidenziato che, adottando tali disposizioni, il legislatore ha perseguito l’obiettivo di lotta al terrorismo ed ha limitato il campo di applicazione di tale misura alle persone sospettate di rappresentare una minaccia di particolare gravità per l’ordine pubblico, in relazione alla commissione di atti terroristici. Il Conseil ha però formulato una riserva di interpretazione, stabilendo che spetta al Ministro dell’interno tenere conto, nella determinazione delle persone la cui frequentazione è vietata, dei legami familiari dell’interessato e di assicurarsi che tale divieto non violi in maniera sproporzionata il diritto ad avere una vita familiare normale. Riprendendo quanto stabilito nella decisione del 16 febbraio 2018, il Conseil ha indicato che, tenuto conto della severità di tale disposizione, il divieto di frequentazione non deve eccedere una durata totale cumulata di dodici mesi, anche non continuativi. Sempre seguendo la decisione del 16 febbraio 2018, il Conseil constitutionnel ha invece censurato la disposizione che stabiliva che il giudice amministrativo dovesse decidere in materia di ricorso per eccesso di potere contro tali provvedimenti entro un termine di quattro mesi. Il Conseil ha ricordato che il diritto ad un ricorso giurisdizionale effettivo impone al giudice amministrativo di rendere la sua decisione entro un termine breve, segnatamente quando si tratti di diritti quali quelli in questione, donde l’incostituzionalità della disposizione nella parte in cui non imponeva una decisione rapida. Ha censurato, per la violazione dello stesso diritto, la disposizione che consentiva che il provvedimento fosse rinnovato al di là di tre mesi senza che un giudice si fosse espresso – su richiesta dell’interessato – sulla sua regolarità e sulla sua legittimità. Prendendo in considerazione le conseguenze concrete di tale declaratoria di incostituzionalità, il Conseil constitutionnel ha dilazionato la sua efficacia al 1° ottobre 2018. – Sulle perquisizioni e sulle confische Le disposizioni impugnate conferivano al prefetto la possibilità di chiedere al giudice delle libertà e della detenzione del tribunal de grande instance di Parigi di ordinare la “visita” di qualsiasi luogo (ad eccezione di quelli dedicati all’esercizio di un mandato parlamentare, della professione di avvocato, di magistrato o di 3 V. la segnalazione dal titolo “Conseil constitutionnel, decisione n. 2017-691 QPC del 16 febbraio 2018, M. Farouk B.”, del 18 febbraio 2017. 9
giornalista) in cui si potesse concretamente ritenere che vi fosse la frequentazione e la permanenza di soggetti nei confronti dei quali si avessero seri motivi per ritenerli una minaccia particolarmente grave per la sicurezza e l’ordine pubblico. Nel corso dell’accesso era previsto che si potessero sequestrare documenti, oggetti o dati rilevanti che si rinvenissero. Le “visite” non potevano essere effettuate, tranne autorizzazione del giudice delle libertà e della detenzione, prima delle ore 6 o dopo le ore 21. Qualora una persona fosse in grado di fornire informazioni su elementi trovati durante la “visita”, poteva essere trattenuta sul luogo fino ad un massimo di quattro ore. Il Conseil constitutionnel ha sottolineato che tali disposizioni consentivano la confisca, non solo dei dati e dei sistemi informatici che li contenevano, ma anche di documenti e di oggetti. Per questi ultimi, a differenza della disciplina che ha definito per i dati ed i supporti informatici, il legislatore non aveva fissato alcuna regola che ne disciplinasse l’utilizzo, la conservazione e la restituzione. Il Conseil constitutionnel ha quindi dichiarato tali disposizioni contrarie alla Costituzione in quanto lesive del diritto di proprietà. Céline Torrisi 10
GERMANIA CATALOGNA – MANDATO DI ARRESTO EUROPEO Corte superiore dello Schleswig Holstein, decisione del 5 aprile 2018 – 1 Ausl (A) 18/18 (20/18), in merito al mandato di arresto ed all’estradizione di Carles Puigdemont 10/04/2018 In data 5 aprile 2018, la corte superiore (OLG) della Schleswig-Holstein ha emesso un mandato di arresto nei confronti del leader separatista catalano Carles Puigdemont ai fini della consegna alla Spagna (Auslieferungshaftbefehl) per il reato di corruzione nella forma della malversazione, ovvero per il reato di uso illecito di denaro pubblico. Ha tuttavia sospeso l’esecuzione del mandato stesso concedendo a Puigdemont la libertà condizionata e vigilata dietro pagamento di una cauzione di 75 mila euro 1. Inoltre, la Corte ha ritenuto che il separatista catalano non possa essere estradato per ribellione ai sensi dell’art. 472, commi 5 e 7, del Codice penale spagnolo, e cioè per il reato con cui le autorità di Madrid avevano principalmente motivato il mandato di cattura europeo. La decisione dei giudici tedeschi, secondo cui l’estradizione per il reato di ribellione è in radice inammissibile, si basa sul fatto che il reato analogo alla ribellione in Germania, quello di «alto tradimento», è indissolubilmente legato alla violenza o all’appello alla violenza, elementi che non sussistevano nel caso di Puigdemont. Non è infatti sufficiente, per poter affermare una “violenza” ai sensi della normativa tedesca, che l’autore minacci o applichi violenza per indurre un organo costituzionale ad una determinata azione: è necessario che l’esercizio della violenza nei confronti di terzi induca una pressione tale sull’organo costituzionale idonea a piegare la volontà contraria dello stesso. Ciò non poteva, ad avviso dei giudici tedeschi, affermarsi nel caso di specie. Sebbene degli atti violenti al giorno delle elezioni siano stati attribuibili a Puigdemont quale iniziatore e fautore dello svolgimento del referendum, questi non sarebbero stati tuttavia idonei, in base alla loro intensità, modalità ed 1 Il comunicato stampa della decisione in lingua inglese è reperibile on line alla pagina http://www.schleswig-holstein.de/DE/Justiz/OLG/Presse/PI/201803Puigdemontenglisch.html. Una traduzione della decisione in lingua spagnola è reperibile on line alla pagina https://es.scribd.com/document/375842584/Auto-Kiel#from_embed. 11
efficacia, a creare una pressione tale sul Governo spagnolo da farlo considerare costretto ad una “capitolazione rispetto alla pretesa” dei violenti. Con riferimento al reato di corruzione, nello specifico appropriazione indebita di denaro pubblico ai sensi degli artt. 432 e 252 del Codice penale spagnolo, la Corte tedesca non ha invece escluso l’ammissibilità della richiesta di estradizione, ma ha sottolineato che saranno necessari altri chiarimenti e informazioni da parte delle autorità iberiche al fine di una decisione definitiva. La Corte non ha comunque ravvisato elementi per cui Carles Puigdemont potesse essere esposto al pericolo di una persecuzione politica di cui all’art. 6, comma 2, della legge federale sulla cooperazione giudiziaria internazionale (IRG): la concreta condotta addebitata quale malversazione di denaro pubblico – e non l’orientamento politico di Puigdemont – è punibile anche in Germania. Infine, la Corte ha stabilito che un ordine di custodia fondato sul pericolo di fuga si sarebbe fondato su un pericolo notevolmente ridotto essendo la consegna per ribellione inammissibile. Misure meno incisive rispetto all’esecuzione della detenzione sono quindi state ritenute sufficienti ai fini della garanzia del procedimento dell’estradizione. In Spagna la decisione dei giudici tedeschi non è stata accolta positivamente, ritenendosi che la giustizia tedesca abbia erroneamente valutato le prove esistenti riguardo al reato di ribellione. Il giudice istruttore ed il pubblico ministero stanno valutando la possibilità di adire la Corte di giustizia dell’UE in merito ai motivi di rifiuto dell’esecuzione del mandato di arresto europeo 2. Tra i numerosi contributi pubblicati a mezzo stampa in questi giorni possono citarsi, a titolo esemplificativo, i seguenti: - in senso critico nei confronti della decisione dei giudici tedeschi, v. F. SOSA WAGNER, El horror de Schleswig-Holstein, in El Mundo, del 07/04/2018, http://www.elmundo.es/opinion/2018/04/07/5ac79aaa46163fc5178b464b.html; J. DE ESTEBAN, ¿Alemania ampara el separatismo?, in El Mundo, del 09/04/2018, http://www.elmundo.es/opinion/2018/04/09/5aca2210e5fdeab64b8b45d8.html; - sul manifesto del Col·lectiu Praga, collettivo di giuristi catalani che sostenevano l’impossibilità di imputare a Puigdemont il reato di ribellione, v. Catedráticos y juristas denuncian los autos de Llarena, 2 V. Caso Puigdemont: El TJUE ya pidió “flexibilidad” en la interpretación de doble incriminación entre dos Estados, in La Vanguardia, del 10/04/2018, http://www.lavanguardia.com/politica/20180410/442399075933/extradicion-puigdemont- alemania-tribunal-supremo-tjue.html. 12
in La Vanguardia, del 25/03/2018, http://www.lavanguardia.com/politica/20180325/441931414411/catedraticos- juristas-denuncian-autos-llarena.html; - nel senso di relativizzare l’apparente “vittoria” di Puigdemont sullo Stato spagnolo, v. J. GARCÍA FERNÁNDEZ, El golpe de Estado de Puigdemont, in El País, del 07/04/2018, https://elpais.com/elpais/2018/04/06/opinion/1523033902_756138.html; S. MUÑOZ MACHADO, Autogobierno: episodio III, in La Vanguardia, del 07/04/2018, http://www.iustel.com/diario_del_derecho/noticia.asp?ref_iustel=1175891; - sul controllo eccessivamente intenso dei giudici tedeschi e sul risultato incerto di un’eventuale pronuncia pregiudiziale della Corte di giustizia, v. D. SARMIENTO, Una prejudicial factible pero peligrosa, in Agenda Publica, del 10/04/2018, http://agendapublica.elperiodico.com/una-prejudicial-factible-pero- peligrosa/; - a sostegno dell’utilità del mandato di arresto europeo, nonostante la decisione dei giudici tedeschi, v. D. LOPEZ GARRIDO, La euroorden solo tiene ventajas, in El País, del 07/04/2018, https://elpais.com/elpais/2018/04/06/opinion/1523032172_270200.html. Maria Theresia Roerig e Carmen Guerrero Picó 13
GERMANIA IMPOSTE E TASSE – PATRIMONIO FONDIARIO Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018 (1 BvL 11/14, 1 BvR 889/12, 1 BvR 639/11, 1 BvL 1/15, 1 BvL 12/14), in materia di valutazione unitaria del patrimonio ai fini della determinazione dell’imposta fondiaria 16/04/2018 Il Tribunale costituzionale federale ha accolto due ricorsi diretti e tre ricorsi in via incidentale in materia di imposizione del patrimonio fondiario, ed ha dichiarato che le disposizioni della legge sulla classificazione relativa alla valutazione unitaria del patrimonio fondiario nei vecchi Bundesländern (Bewertungsgesetzes zur Einheitsbewertung von Grundvermögen) erano, quanto meno a partire dal 2002, incompatibili con il principio di uguaglianza, donde la loro incostituzionalità 1. L’art. 3, comma 1, della Legge fondamentale (LF) attribuisce al legislatore un ampio margine nella scelta e nell’attuazione delle disposizioni che determinano la base imponibile, ma esige anche un sistema di valutazione vicino alla realtà e quindi ai reali valori dei beni economici. Il fatto che il legislatore fondasse la valutazione della proprietà fondiaria per i vecchi Bundesländer ancora sui valori e sul c.d. momento di accertamento principale (Hauptfeststellungszeitpunkt) vigenti al 1° gennaio 1964 conduceva, secondo il Bundesverfassungsgericht, a gravi ed ingiustificate disparità nell’ambito della valutazione del patrimonio fondiario e quindi della base imponibile per l’imposta fondiaria. Il Tribunale costituzionale ha sottolineato come nel diritto tributario il principio cardine in materia di uguaglianza sia quello della c.d. Lastengleichheit (l’equa distribuzione degli oneri): i contribuenti devono essere gravati in linea di principio tramite una legge in maniera uguale sia di diritto che de facto. Sebbene il legislatore abbia un ampio margine di decisione in relazione alla scelta dell’oggetto di imposizione ed alla determinazione del tasso d’imposta, ogni deviazione da una decisione che sia stata assunta necessita di una commisurazione 1 Un comunicato stampa relativo alla decisione è disponibile in lingua inglese e reperibile on line alla pagina: http://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/EN/2018/bvg18-021.html. 15
in base al principio di uguaglianza e quindi di un motivo oggettivo di giustificazione circa il trattamento disuguale. La sospensione per un lungo periodo di un nuovo accertamento dei valori unitari ha condotto necessariamente, e in maniera significativa, ad un trattamento disuguale tramite risultati di valutazioni differenziate. Il periodo di riferimento per l’accertamento (l’anno 1964) era eccessivamente lontano ed aveva quindi un effetto distorsivo sui valori reali e sulla redditività del patrimonio fondiario. Di base, il sistema della valutazione unitaria del patrimonio fondiario si caratterizza per un accertamento del valore del patrimonio fondiario che si effettua regolarmente a distanza di un certo periodo, periodo che non deve essere troppo lungo, onde garantire che i valori si avvicinino quantomeno al reale valore del mercato dei terreni. La legge prevedeva inizialmente la ripetizione di un accertamento principale ogni sei anni. Nel tempo, il legislatore ha eliminato tale previsione perché mirava all’emanazione di una specifica normativa al riguardo, che tuttavia non è mai stata adottata. L’eccessiva estensione del periodo di applicazione dell’accertamento riferito all’anno 1964 ha condotto quindi a sempre più gravi disparità nell’ambito dell’imposizione del patrimonio fondiario. Ciò non era giustificabile nemmeno invocando un risparmio in termini di attività amministrativa svolta o motivi di tipizzazione e forfetizzazione. Il legislatore federale è stato quindi obbligato a rimediare alla situazione incostituzionale tramite una nuova normativa da adottare entro e non oltre il 31 dicembre 2019. Nelle more, ed anche successivamente all’introduzione di una nuova normativa, le diposizioni incostituzionali potranno ancora trovare applicazione per ulteriori cinque anni, ma in nessun caso per un periodo che vada oltre il 31 dicembre 2024. Tale ultima previsione è stata ritenuta necessaria al fine di evitare un dispendio eccessivo di attività amministrativa. Maria Theresia Roerig 16
GERMANIA IMPOSTE E TASSE – SOCIETÀ Tribunale costituzionale federale, sentenza del 10 aprile 2018 (1 BvR 1236/11), in materia di tassazione degli utili derivanti da vendite di partecipazioni in una società di persone (quale co-entrepreneurship) 16/04/2018 Il Tribunale costituzionale federale ha respinto un ricorso diretto di una società in accomandita contro la soggezione degli utili da vendite di partecipazioni nelle società di persone, ovvero nella Mitunternehmerschaft (co-entrepreneuership), all’imposta sulle attività produttive (Gewerbesteuer) prevista dall’art. 7, per. 2, n. 2, della legge sulle imposte sull’industria e sul commercio (Gewerbsteuergesetz), introdotta nel 2002 al fine di evitare abusi. Tale norma non è, ad avviso del Bundesverfassungsgericht, in contrasto con l’art. 3, comma 1, Legge fondamentale (LF – principio di uguaglianza) 1. Il fatto che la società di persone quale co-entrepreneurship sia tenuta al versamento dell’imposta nonostante che l’utile derivante dalla vendita della partecipazione permanga in capo al socio che vende la propria partecipazione (e non in capo alla società stessa), non viola il c.d. principio della capacità finanziaria (Leistungsfähigkeitsprinzip). Inoltre, l’entrata in vigore della norma scrutinata con effetto retroattivo per l’anno di imposizione 2002 non si è tradotta, ad avviso dei giudici costituzionali, in una lesione di disposizioni costituzionali. Il legislatore ha quindi rispettato i propri margini di azione. Il Tribunale costituzionale ha evidenziato come l’imposta sulle attività produttive venga applicata tenendo conto della redditività oggettiva dell’attività industriale dell’impresa. A differenza dell’imposta sul reddito, l’imposta sull’industria e sul commercio può essere prevista anche nei confronti di società di persone (oltre che nei confronti di persone fisiche e giuridiche). Un conflitto significativo con il principio della capacità finanziaria non sussiste, in quanto le partecipazioni al patrimonio vendute da co-entrepreneurs permangono in capo ai nuovi acquirenti che succedono nella società, motivo per 1 Un comunicato stampa relativo alla decisione è disponibile in lingua inglese e reperibile on line alla pagina http://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/EN/2018/bvg18-020.html. 17
cui la capacità finanziaria di quest’ultima rimane essenzialmente invariata. Il legislatore ben poteva partire dal presupposto che l’introduzione dell’imposta sulle attività produttive con riferimento alle società di persone non comportasse difficoltà eccessive ed insuperabili in relazione alla distribuzione equa e rispettosa degli interessi di tutti dell’imposta all’interno della co-entrepreneurship. Il Tribunale costituzionale ha inoltre ritenuto che la circostanza che l’utile derivante dalla vendita di una partecipazione venga tassato solo in capo ai soci che costituiscono una società (di persone o di capitale), e non invece in capo a soci che siano persone fisiche con una partecipazione diretta, non sia in contrasto con l’art. 3, comma 1, LF. Il legislatore ha correttamente giustificato questa differenziazione con il maggiore pericolo di elusione della normativa fiscale da parte delle società e con la necessità di semplificazione dell’azione amministrativa. Infine, l’efficacia retroattiva (unechte Rückwirkung) della normativa per tutto il periodo d’imposta 2002 non ha leso il legittimo affidamento, essendo stata la riforma della normativa scrutinata già prevista nel 2001, ma non attuata per un mero errore. Infatti, già sin dall’introduzione del disegno di legge nel Bundesrat da parte del Governo federale non si poteva fare affidamento sulla continuità della situazione legislativa allora vigente in una misura degna di tutela. Maria Theresia Roerig 18
REGNO UNITO PROTEZIONE DEI DATI – DIRITTO ALL’OBLIO Sentenza della High Court: NT1 & NT2 v Google LLC, [2018] EWHC 799 (QB), del 13 aprile 2018, sul diritto all’oblio su Internet 16/04/2018 La sentenza 1 pubblicata dalla High Court riunisce due ricorsi. In entrambi i casi, i dettagli potenzialmente identificativi dei ricorrenti (tra cui anche il nome delle società per le quali lavoravano ed alcuni dettagli della vicenda) sono stati oscurati ed il giudice ha redatto due sentenze non anonimizzate che sono state mantenute riservate; tutto ciò al fine di preservare l’anonimato che chiedevano per mezzo delle istanze oggetto della presente segnalazione. I ricorrenti erano due imprenditori che erano stati dichiarati colpevoli di reati, rispettivamente negli anni ’90 dello scorso secolo e nei primi anni del 2000. Il primo operava nel settore immobiliare ed il secondo in un’impresa che aveva suscitato controversia per aver adottato pratiche pericolose dal punto di vista ambientale. Le richieste dei due uomini erano fondate sul c.d. diritto all’oblio, più precisamente sul diritto alla de-indicizzazione di dati personali da parte degli operatori di motori di ricerca Internet; esse erano state avanzate in base alla normativa sulla protezione dei dati ed al diritto civile britannico sull’abuso di dati personali. In particolare, i ricorrenti affermano che il motore di ricerca operato da Google mostra collegamenti a pagine Internet contenenti resoconti, a cura di parti terze (tra cui quotidiani nazionali e locali), dei reati in questione, resoconti che ad avviso dei ricorrenti sono inesatti od obsoleti, non pertinenti e privi di interesse pubblico, o che in ogni caso costituiscono un’interferenza coi loro diritti. I due uomini avevano chiesto a Google di de-indicizzare i siti in questione, ma l’azienda aveva opposto rifiuto. Le questioni dinanzi alla High Court erano essenzialmente due: se i ricorrenti avevano il diritto all’esclusione dei collegamenti in questione dai risultati del motore di ricerca Google, o perché uno o più di essi recavano dati personali inesatti o perché, per quel motivo ed altri, la continuata pubblicazione dei 1 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.judiciary.gov.uk/judgments/nt1-nt2-v-google-llc-right-to-be-forgotten/. 19
collegamenti da parte di Google comportava un’interferenza ingiustificata coi diritti, dei ricorrenti, alla tutela dei dati personali ed alla privacy; e, se del caso, se i ricorrenti avessero anche il diritto ad un risarcimento per la continuata pubblicazione dei collegamenti, per il periodo di tempo compreso tra l’avanzamento della richiesta di de-indicizzazione rivolta a Google e l’emissione della sentenza. La High Court ha ribadito che l’assetto normativo pertinente è complesso ed in continua evoluzione; inoltre, in molti aspetti, precede la diffusione di Internet e lo sviluppo dei motori di ricerca. Il giudice ha richiamato l’attinenza di una serie di leggi primarie e giurisprudenza nazionali, nonché di misure sovranazionali quali soprattutto la sentenza resa dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nel caso C-131/12 Google Spain SL c. Agencia Española de Protección de Datos (AEPD), del 2014, in cui la corte di Lussemburgo ha sancito la sussistenza di un diritto all’oblio. Con riferimento a quest’ultima decisione, la High Court ha ricordato che le corti devono raggiungere un equo bilanciamento tra diritti ed interessi fondamentali, tra cui anche la libertà di espressione e la libertà di informazione. L’esito del bilanciamento può vertere sulla natura e sulla sensibilità dei dati in questione, nonché sull’interesse del pubblico nel poter visionare quegli stessi dati. La High Court ha respinto le richieste del ricorrente c.d. NT1, concedendogli allo stesso tempo il permesso di agire in appello, ed accolto quelle di NT2. Per quanto riguarda il primo caso, NT1 era stato dichiarato colpevole del reato di complotto per falso in bilancio ed ha ricevuto una pena detentiva di 4 anni. Il giudice della High Court ha stabilito che il ricorrente non era stato in grado di dimostrare l’inesattezza dei dati. Inoltre, il bilanciamento richiesto dalla giurisprudenza della CGUE non è un esercizio da svolgere in maniera isolata rispetto al controllo di conformità con la normativa nazionale; piuttosto, è parte integrante di questa valutazione. Nella specie, considerando le particolarità del caso, il giudice ha rilevato che la continuata pubblicazione dei collegamenti in questione presentava una tale conformità. Il ricorrente NT1 continua a svolgere un ruolo, pur limitato, nella vita pubblica. I dati relativi al reato ed alla corrispondente pena non sono dati riservati, ma piuttosto intrinsecamente pubblici. Al momento della vicenda giudiziaria che ha dato luogo alla presente sentenza, il ricorrente non aveva alcuna ragionevole aspettativa alla riservatezza dei dati e pertanto non può reclamarla ora. I dati sono sensibili ma esatti ed il ricorrente non è stato in grado di addurre prove convincenti circa l’opportunità di de-indicizzare i dati. Inoltre, poiché l’uomo continua ad operare nello stesso settore professionale e non sembra mostrare alcun rimorso rispetto agli illeciti commessi, la pubblicità dei dati potrà fungere da deterrente alla commissione di 20
ulteriori reati simili. Il giudice non ha imposto il versamento di un risarcimento in quanto la condotta di Google adempieva ai criteri stabiliti dalla giurisprudenza CGUE. Nel caso relativo al ricorrente NT2, la High Court ha accolto il ricorso. In questo caso, il reato originario era il complotto per svolgere intercettazioni e la pena detentiva di 6 mesi. Uno dei collegamenti oggetto del ricorso era effettivamente fuorviante rispetto alla natura della responsabilità penale del ricorrente e recava affermazioni false. Inoltre, il reato originario non comportava elementi di disonestà ed il ricorrente si era dichiarato colpevole. Nel caso di specie, le informazioni relativi al reato ed alla pena erano ormai obsoleti, non pertinenti e non potevano essere di alcun interesse legittimo agli utenti di Google tale da consentire la continuata indicizzazione. Il ricorrente ha riconosciuto le proprie colpe ed ha espresso rimorso al riguardo. Non vi è alcun rischio di recidiva, anche perché le sue attività professionali attuali si svolgono in un ambito del tutto diverso da quello in cui operava all’epoca. Anche in questo caso, però, il giudice no ha ravvisato la sussistenza degli estremi per imporre un risarcimento, poiché ai sensi della normativa nazionale, non poteva dirsi che Google non avesse preso le misure ragionevolmente necessarie per conformare ai requisiti pertinenti sulla privacy dei dati. Sarah Pasetto 21
SPAGNA SOSTANZE STUPEFACENTI - CANNABIS Il Tribunale costituzionale fissa l’interpretazione costituzionalmente conforme della norma basca sulle associazioni di consumatori della cannabis 17/04/2018 Con la STC 29/2018, dell’8 marzo, il plenum del Tribunale costituzionale ha giudicato il ricorso in via principale presentato dal Presidente del Governo nei confronti dell’art. 83 della legge del Parlamento basco n. 1/2016, del 7 aprile, de atención integral de adicciones y drogodependencias 1. La norma, volta al perseguimento degli obiettivi di tutela della salute e di riduzione dei danni causati dalla dipendenza dalle droghe, affida al regolamento la disciplina delle cc.dd. entidades de personas consumidoras de cannabis, associazioni tra i cui obiettivi si deve necessariamente annoverare la collaborazione con la pubblica amministrazione, nonché la prevenzione delle dipendenze e la promozione del consumo responsabile della cannabis e di altre sostanze. L’art. 83 prevede inoltre che l’accesso ai locali di queste associazioni sia limitato ai maggiorenni e che il regolamento stabilisca i requisiti di ammissione dei soci, le garanzie per un consumo responsabile e informato della cannabis e le attività di ispezione e controllo dell’amministrazione sanitaria. La decisione resa dal Tribunale versa sull’eventuale violazione delle competenze statali in materia di sanità, prodotti farmaceutici, legislazione penale e pubblica sicurezza, aspetti che sono stati affrontati di recente nella STC 144/2017, del 14 dicembre, che aveva giudicato la legge foral n. 24/2014, del 2 dicembre, reguladora de los colectivos de usuarios de cannabis en Navarra 2. La legge foral n. 24/2014 era stata dichiarata illegittima perché la sua finalità era quella di regolamentare i cannabis social clubs quali associazioni di consumatori e questo implicava il riconoscere ai clubs funzioni di acquisto ed ulteriore distribuzione della sostanza, fornendo una base legale a condotte costitutive di reato e svuotando, quindi, la competenza esclusiva dello Stato in 1 Il testo della decisione, pubblicata nel Boletín Oficial del Estado del 13 aprile 2018, è reperibile on line alla pagina http://www.boe.es/diario_boe/txt.php?id=BOE-A-2018-5056. 2 V. la precedente segnalazione “Tribunale costituzionale, recenti decisioni in materia di cannabis social club”, del 19/01/2018. 23
materia penale. Invece, in questo secondo caso, il plenum ha ritenuto di poter salvare la legittimità dell’art. 83 della legge basca, fissandone un’interpretazione costituzionalmente conforme 3. A differenza della legge della Navarra, la norma basca non dichiara esplicitamente che i soci possono rifornirsi della cannabis attraverso le predette associazioni, così come non prevede il consumo nei loro locali né stabilisce quali possano essere le finalità delle associazioni (ludica, terapeutica, informativa, di studio, dibattito od altro) 4. L’art. 83 non predetermina il tipo di associazione in cui si inquadreranno le cc.dd. entidades de personas consumidoras de cannabis, limitandosi a prevedere che dovranno svolgere determinate funzioni di collaborazione con l’amministrazione sanitaria. Così interpretata, la norma basca risulta completamente estranea alla legislazione penale, sui farmaci o sulla pubblica sicurezza, rientrando nell’ambito della tutela della salute, in cui vengono in gioco tanto la competenza statale sulle bases della sanità (art. 149, comma 1, paragrafo 16, Cost.) quanto le competenze in materia di sviluppo delle bases assunte dalla Comunità autonoma dei Paesi baschi (art. 18, comma 1, dello Statuto di autonomia basco) 5. Carmen Guerrero Picó 3 V. in concreto il FJ 3 della decisione. 4 Si rammenta che, nella sentenza di dicembre, il Tribunale costituzionale aveva dichiarato che l’approvazione di una disciplina sui cannabis social clubs non comporta di per sé la regolamentazione del consumo e dell’approvvigionamento di questa sostanza, poiché è possibile che i clubs siano concepiti a scopo informativo, di studio, dibattito o similari. 5 Sulla portata delle competenze statali e autonomiche v. il FJ 2. 24
STATI UNITI STRANIERO – ESPULSIONE Corte suprema, sentenza 584 U.S. __ (2018), No. 15-1498, Sessions, Attorney General v. Dimaya, del 17 aprile 2018, in tema di presupposti per l’espulsione di straniero condannato per reato grave 18/04/2018 L’Immigration and Nationality Act prevede che il cittadino straniero dichiarato colpevole di un “reato grave aggravato” (aggravated felony) a seguito del suo ingresso negli Stati Uniti debba essere espulso. Tra i reati in questione, si annoverano i reati violenti per i quali è prevista una pena detentiva di almeno un anno. La previsione dell’Act che definiva il “reato violento” constava di due parti, la prima nota come quella “generale” e la seconda come la “clausola residuale”. Nel giudizio di fronte alla Corte suprema, era stata impugnata la clausola residuale, la quale stabiliva che il reato di violenza fosse “qualsiasi altro reato che [fosse] un reato grave e che, per sua natura, comport[asse] un rischio rilevante che, nel corso della commissione del reato, si utilizz[asse] forza fisica contro la persona o la proprietà altrui”. Al fine di determinare se il reato commesso rientrasse in questa definizione, le corti dovevano applicare l’approccio c.d. categorico, secondo cui il giudice doveva stabilire se il “caso normale” di un tale reato comportasse il livello di rischio necessario (e non se tale rischio derivasse dai fatti del caso specifico o se la definizione giuridica del reato richiedesse che fosse rilevabile tale rischio in ogni caso). Nel caso di specie, il sig. Dimaya, un residente permanente regolare negli Stati Uniti, era stato dichiarato colpevole due volte per rapina di primo grado, ai sensi della normativa statale californiana. A seguito della seconda condanna, l’Esecutivo aveva chiesto la sua espulsione in quanto colpevole di un reato grave aggravato. Nel 2015, nelle more del ricorso dinanzi alla corte di appello del Ninth Circuit, la Corte suprema federale aveva deciso il caso Johnson v. United States 1, in cui una previsione normativa simile alla clausola residuale impugnata nel caso di specie, ma attinente alla sfera penale, era stata dichiarata incostituzionale per indeterminatezza, ai sensi della Due Process Clause del V Emendamento. In base 1 135 S.Ct. 2551 (2015). 25
alla recente pronuncia del massimo giudice federale, la Ninth Circuit aveva dichiarato incostituzionale anche la clausola residuale impugnata. La Corte suprema ha confermato la decisione della corte inferiore. La opinion della Corte è stata redatta dalla Justice Kagan. Il Justice Gorsuch ha depositato una opinion concordante in parte e nel risultato. Hanno redatto opinion dissenzienti il Chief Justice Roberts ed il Justice Thomas 2. La Corte ha affermato che una semplice applicazione del dispositivo nel caso Johnson poteva risolvere la vicenda in esame, rilevando l’identità delle caratteristiche principali della previsione impugnata nel caso di specie rispetto a quelle dell’articolo dichiarato incostituzionale nel precedente giurisprudenziale, donde la possibilità di applicare le stesse considerazioni. In Johnson, si era riscontrato che la clausola residuale dava luogo a “grave incertezza su come appurare il grado di rischio creato da un reato”, poiché “collegava la valutazione giudiziale del rischio” ad un’ipotesi meramente speculativa sul “caso normale” del reato, ma non dava alcuna indicazione su come stabilire cosa costituisse effettivamente un “caso normale”. Inoltre, era eccessivamente vago anche il criterio del “rischio rilevante” della clausola residuale. Le differenze lessicali con la previsione dichiarata incostituzionale in Johnson, ritenute dall’Esecutivo come atte a fondare la costituzionalità della clausola oggetto di impugnazione, non rimediavano all’indeterminatezza rilevata sopra. Né valeva la tesi addotta dall’Esecutivo secondo cui le corti inferiori non avrebbero avuto problemi nell’interpretazione della clausola impugnata, in quanto non corrispondente ai fatti. La giurisprudenza della Corte suprema ostava anche al respingimento dell’argomentazione, sempre dell’Esecutivo, secondo cui era possibile applicare un criterio valutativo dell’indeterminatezza meno restrittivo nella specie, in quanto a differenza della previsione in Johnson, la clausola impugnata era di diritto civile e non di diritto penale. Alla luce della gravità degli effetti dell’espulsione, era infatti necessario applicare il criterio più severo possibile. La clausola residua impugnata non poteva essere interpretata in maniera tale da consentire l’adozione di un criterio fondato sulla valutazione delle circostanze particolari del reato in questione. La pronuncia avrà l’effetto di limitare i poteri dell’amministrazione del Presidente Donald Trump di espellere persone dichiarate colpevoli di determinati 2 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.supremecourt.gov/opinions/17pdf/15-1498_1b8e.pdf. 26
tipi di reato 3. Può essere interessante notare che è stata l’adesione del Justice Gorsuch, nominato dal Presidente Trump, ad aver dato luogo alla maggioranza a favore dell’incostituzionalità della previsione. Il Presidente si è già rivolto al Congresso (mediante Twitter) affinché adotti una legge volta a contrastare il dispositivo della sentenza 4. Sarah Pasetto 3 A. LIPTAK, Justice Gorsuch Joins Supreme Court’s Liberals to Strike Down Deportation Law, in The New York Times, 17 aprile 2018, https://www.nytimes.com/2018/04/17/us/politics/supreme-court-deportations-trump.html. 4 https://twitter.com/realDonaldTrump/status/986357230219022342. 27
FRANCIA STRANIERO – CENTRI DI ACCOGLIENZA Conseil d’État, decisione n. 417206 dell’11 aprile 2018, Fédération des acteurs de la solidarité et autres, sull’esame delle situazioni amministrative degli stranieri presenti nelle strutture di accoglienza di emergenza 18/04/2018 Con la circolare del 12 dicembre 2017 1 (la c.d. circulaire Collomb), il Ministro dell’interno ed il Ministro della coesione dei territori hanno fornito varie istruzioni ai prefetti per l’esame della situazione amministrativa degli stranieri accolti nell’ambito del dispositivo di accoglienza di emergenza. Nello specifico, la circolare chiede di attuare un dispositivo di monitoraggio delle persone presenti nelle strutture di accoglienza di emergenza e di assicurarsi che possano ricevere le istruzioni più idonee circa la loro situazione. Tali disposizioni sono volte a ridurre il numero di persone che rimangono “prive di statuto” o che non possono usufruire dei diritti che spetterebbero loro. A tal fine, la circolare prevede la creazione di squadre composte da agenti di prefettura, da agenti dell’Office français de l’immigration et de l’intégration e, in caso, anche da personale competente in materia di valutazione sociale, il cui compito consiste nel recarsi nelle strutture di accoglienza per intrattenersi con gli stranieri ivi presenti, al fine di determinare le condizioni legali del loro soggiorno in Francia, assicurarsi che abbiano potuto far valere tutti i loro diritti ed informare il gestore della struttura sulle regole e le procedure applicabili in materia di soggiorno, di accesso alla procedura di asilo e di sostegno al rimpatrio volontario. In funzione della valutazione che verrà fatta in merito alla situazione delle persone incontrate, gli agenti potranno proporre, inoltre, l’orientamento adatto per i diversi tipi di situazioni, distinguendo tra i soggetti che già godono di una protezione internazionale, quelli che vorrebbero chiederla, quelli per cui la richiesta di diritto di soggiorno sia già stata esaminata o meno e quelli sottoposti all’obbligo di lasciare il territorio francese. La circolare specifica, infine, che gli agenti dovranno recarsi in tutte le strutture di accoglienza di emergenza – comprese 1 Circolare n. INTK1721274J del 12 dicembre 2017, Esame delle situazioni amministrative nelle strutture di accoglienza di emergenza. Il testo della circolare è reperibile on line alla pagina https://www.gisti.org/IMG/pdf/circ_2017-12-12_norintk1721274.pdf. 29
quelle alberghiere – avvisando il gestore della struttura almeno entro i 24 ore e che potranno tornarci dopo la loro valutazione. Diverse associazioni avevano richiesto al Conseil d’État di annullare tale circolare per eccesso di potere 2. Nello specifico, sostenevano che essa violasse il diritto al rispetto della vita privata e l’inviolabilità del domicilio, garantita dall’art. 2 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, nonché l’art. 8 della Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. La circolare avrebbe violato anche le disposizioni dell’art. L. 345-2- 2 del Codice dell’azione sociale e delle famiglie e l’art. L 345-2-3 del medesimo codice, secondo cui qualunque persona senza tetto, in situazione di emergenza medica, psichica o sociale, ha accesso, in qualunque momento, ad una struttura di accoglienza di emergenza e che chiunque sia accolto in tale struttura deve poter beneficiare di un accompagnamento personalizzato e deve poterci rimanere, qualora lo voglia, fino a quando una soluzione non gli venga proposta. Infine, la circolare avrebbe anche violato il diritto alla protezione dei dati personali. Con la decisione in rassegna, il Conseil d’État ha respinto le doglianze dei ricorrenti, ma ha precisato l’interpretazione da dare al provvedimento impugnato 3. Il giudice amministrativo ha sottolineato, innanzi tutto, che la circolare si limita a permettere agli agenti di prefettura ed agli agenti dell’Office français de l’immigration et de l’intégration di accedere alle strutture di accoglienza di emergenza al fine di valutare la situazione amministrativa delle persone ospitate e, se necessario, di indirizzarle correttamente. Ha poi precisato che, qualora le persone ospitate accettino di intrattenersi con gli agenti, questi ultimi hanno come esclusivo incarico la raccolta delle informazioni che le persone accettano di comunicare. Soprattutto, il Conseil d’État ha stabilito che la circolare non conferisce nessun potere coercitivo agli agenti e che non costituisce, di per sé, un titolo per accedere nelle strutture private senza il consenso delle persone 2 In parallelo, i ricorrenti avevano adito il Conseil d’État mediante una procedura di urgenza, chiedendo la sospensione della circolare. Tale richiesta era stata però respinta con la decisione n. 417207 del 20 febbraio 2018. La sentenza è reperibile on line alla pagina http://www.conseil- etat.fr/Decisions-Avis-Publications/Decisions/Selection-des-decisions-faisant-l-objet-d-une- communication-particuliere/Conseil-d-Etat-ordonnance-du-20-fevrier-2018-Federation-des- acteurs-de-la-solidarite-et-autres. 3 Conseil d’État, dec. n. 417206. La sentenza è reperibile on line alla pagina http://www.conseil-etat.fr/Decisions-Avis-Publications/Decisions/Selection-des-decisions-faisant- l-objet-d-une-communication-particuliere/Conseil-d-Etat-decision-du-11-avril-2018-Federation- des-acteurs-de-la-solidarite-et-autres. Per un commento alla decisione, v. M.-C. DE MONTECLER, Le Conseil d’État neutralise les circulaires Collomb, in AJDA, 2018, 769. 30
direttamente interessate. Ha quindi concluso nel senso della mancata violazione del diritto al rispetto della vita privata. Per quanto riguarda il rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti, il Conseil d’État ha sottolineato che la circolare si limita a ricordare la possibilità di attuare le disposizioni dell’art. L. 511-1 del Codice dell’ingresso e del soggiorno degli stranieri e del diritto di asilo e che, di conseguenza, non viola le disposizioni legislative invocate dai ricorrenti. Infine, il Conseil d’État ha sottolineato che la circolare impugnata non prevede la trasmissione di informazioni nominative agli agenti dell’amministrazione da parte dei gestori delle strutture di accoglienza; né essa ha come oggetto o come effetto quello di sospendere il rispetto delle disposizioni della legge del 6 gennaio 1978 sull’informatica e le libertà. Ha quindi concluso che essa non viola il diritto alla protezione dei dati personali. Céline Torrisi 31
REGNO UNITO UNIONE EUROPEA – BREXIT Brexit: l’Esecutivo subisce una significativa sconfitta in sede parlamentare 19/04/2018 Come noto, nel referendum del 23 giugno 2016, il corpo elettorale del Regno Unito ha votato a favore dell’uscita dall’Unione europea. A livello nazionale, ciò avverrà per mezzo di un c.d. Great Repeal Bill, o grande legge di abrogazione, che ha attualmente il nome dello European Union (Withdrawal) Bill 1. Il disegno di legge è teso innanzi tutto ad abrogare lo European Communities Act 1972, legge con la quale il Regno Unito è entrato a far parte del processo di integrazione comunitaria. In secondo luogo, la legge convertirà il diritto euro-unitario attualmente in vigore nell’ordinamento britannico in diritto nazionale, con le modifiche, integrazioni ed eccezioni che verranno ritenute opportune dal Parlamento. Infine, il disegno di legge dovrà delegare poteri per l’emanazione di normazione secondaria volta ad adeguare rapidamente l’ordinamento nazionale alle eventuali lacune ed incongruenze dovute all’uscita dall’Unione. La data ufficiale dell’uscita è attualmente prevista per il 29 marzo 2019. Il disegno di legge è stato introdotto in Parlamento il 18 gennaio 2018 ed è attualmente alla fase c.d. di “relazione”, o report stage, davanti alla Camera dei Lords 2, che proseguirà fino alla prima settimana di maggio. Nella seduta del 18 aprile 2018, l’Esecutivo britannico ha subito due importanti sconfitte. 1 I testi del disegno di legge e la relativa documentazione parlamentare sono reperibili on line alla pagina https://services.parliament.uk/bills/2017-19/europeanunionwithdrawal.html. Per una breve sintesi del disegno di legge, si v. la segnalazione intitolata “Regno Unito – il Governo pubblica lo European Union (Withdrawal) Bill”, a cura dell’Area di diritto comparato, del 13 luglio 2017. Per informazioni sul testo del trattato tra Ue e Regno Unito, invece, si v. la segnalazione intitolata “Brexit: pubblicata la bozza del trattato sul periodo di transizione dopo l’uscita dall’Unione europea”, a cura dell’Area di diritto comparato, del 20 marzo 2018. 2 Secondo la procedura legislativa parlamentare ordinaria, il bill, essendo stato proposto nella Camera dei Comuni, è stato dapprima esaminato in quella sede ed è poi passato al vaglio della Camera dei Lords. La fase di relazione (report stage) è la penultima fase nella camera alta, antecedente rispetto al Third Reading, o terza lettura. Successivamente, si avrà la fase della Consideration of Amendments, durante la quale le due camere potranno rapidamente scambiarsi 33
Puoi anche leggere