ANIEM Rassegna Stampa del 16/02/2018 - Confimi Industria Sicilia

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ANIEM
   Rassegna Stampa del 16/02/2018

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INDICE

ANIEM
   16/02/2018 La Sicilia - Ragusa                                                             5
   «Il settore edile? E ' una risorsa» Le sigle chiedono più garanzie

ANIEM WEB
   15/02/2018 Radio Rtm.it 10:08                                                               9
   Ance Ragusa. Manifesto politico della filiera per rilanciare il settore

   15/02/2018 Radio Rtm.it 09:21                                                              10
   Ance Ragusa. Manifesto politico della filiera per rilanciare il settore

   15/02/2018 giornaleibleo.it 10:29                                                          11
   Le sigle datoriali della filiera delle costruzioni lanciano il manifesto per le elezioni
   politiche

   15/02/2018 cremaonline.it 00:38                                                            12
   Rilanciare l'edilizia accresce occupazione e Pil, ecco il Manifesto ...

   15/02/2018 cremaonline.it                                                                  13
   Ance. Rilanciare l'edilizia accresce Pil e occupazione

SCENARIO EDILIZIA
   16/02/2018 La Repubblica - Roma                                                            15
   Frana alla Balduina due sotto inchiesta dito puntato su Acea

   16/02/2018 Il Messaggero - Nazionale                                                       16
   Confindustria e Confedilizia, le proposte ai partiti

   16/02/2018 Avvenire - Nazionale                                                            17
   Dieci proposte per rilanciare il "mattone"

   16/02/2018 Economia Nordest                                                                18
   La carica delle 260 medie imprese

   16/02/2018 Economia Nordest                                                                20
   Quattro generazioni di cantieri

SCENARIO ECONOMIA
16/02/2018 Corriere della Sera - Nazionale                              23
  Cari imprenditori , serve un'Italia stabile

  16/02/2018 Corriere della Sera - Nazionale                              25
  Vivendi, la grande trattativa «Negoziati su Mediaset e Tim»

  16/02/2018 Il Sole 24 Ore                                               27
  Magneti Marelli, Fca studia scorporo e Ipo

  16/02/2018 Il Sole 24 Ore                                               29
  Alcoa riparte dagli svizzeri Investimenti per 135 milioni

  16/02/2018 La Repubblica - Nazionale                                    31
  Bollette, gli operatori rischiano una multa fino al 10% del fatturato

  16/02/2018 La Stampa - Nazionale                                        33
  "Imprese e sindacati tornino a far sentire la propria voce"

  16/02/2018 La Stampa - Nazionale                                        35
  Cordata a quattro per Alitalia

  16/02/2018 Il Messaggero - Nazionale                                    36
  L'Europa: «L'Italia acceleri sul gasdotto Tap»

SCENARIO PMI
  16/02/2018 Il Sole 24 Ore                                               39
  Sicilia, 30 milioni in aiuti alle Pmi che si rinnovano
ANIEM

1 articoli
16/02/2018                                                                                                diffusione:18909
Pag. 26 Ed. Ragusa                                                                                           tiratura:27437

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 UN MANIFESTO PER LE ELEZIONI
 «Il settore edile? E ' una risorsa» Le sigle chiedono più garanzie

 " Mettere le costruzioni al centro delle politiche per la crescita significa creare occupazione, recuperando i
 600 mila posti di lavoro persi negli anni di crisi, e accelerare la ripresa economica " . Lo chiedono le sigle
 datoriali della filiera delle costruzioni insieme ai professionisti e alle società di ingegneria che hanno firmato il
 Manifesto per le elezioni politiche del 2018. Ance, Legacoop produzione e servizi, Anaepa Confartigianato
 edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai, Aniem, Confapi Aniem, Oice e al Consiglio nazionale
 degli ingegneri, hanno stilato un elenco di priorità e di interventi necessari per ridare slancio a un settore in
 grado di far crescere l ' Italia di un mezzo punto percentuale in più all ' anno. " Dieci i temi strategici che la
 politica deve affrontare per far ripartire il settore - si legge nella nota firmata dal presidente Ance Rg,
 Sebastiano Caggia (nella foto) -. Si parte dal rilancio delle infrastrutture e l ' appello a rivedere il Codice degli
 appalti, che dopo quasi due anni dall ' entrata in vigore non è riuscito a imprimere il tanto atteso cambio di
 passo e sembra anzi aver tradito lo spirito della legge delega " . Temi cruciali sostenibilità, economia
 circolare e rigenerazione urbana. Diversi sono gli interventi necessari per favorire il recupero delle aree
 degradate e incentivare la riqualificazione del patrimonio immobiliare. Obiettivo, quest ' ultimo che può essere
 raggiunto solo attraverso un uso intelligente della leva fiscale. Centrale anche la questione del lavoro, il cui
 costo per l ' edilizia è più alto di tutti gli altri settori industriali, e quello della sicurezza dei lavoratori. "
 Chiediamo una politica industriale di settore con misure che favoriscano l ' accesso al credito, qualifichino gli
 operatori e consentano l ' innovazione. Non senza un richiamo al rispetto della legalità, che deve esserci nei
 fatti e non solo sulla carta. " L.C.

ANIEM - Rassegna Stampa 16/02/2018                                                                                       5
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5 articoli
15/02/2018 10:08
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                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Ance Ragusa. Manifesto politico della filiera per rilanciare il settore

  Ance Ragusa. Manifesto politico della filiera per rilanciare il settore Ance Ragusa. Manifesto politico della
  filiera per rilanciare il settore Di 0 132 Mettere le costruzioni al centro delle politiche per la crescita significa
  creare occupazione, recuperando i 600 mila posti di lavoro persi negli anni di crisi, e accelerare la ripresa
  economica. A chiederlo sono le sigle datoriali della filiera delle costruzioni insieme ai professionisti e alle
  società di ingegneria che hanno firmato il Manifesto per le elezioni politiche del 2018. "Ance, Legacoop
  produzione e servizi, Anaepa Confartigianato edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai, Aniem,
  Confapi Aniem, Oice e al Consiglio nazionale degli ingegneri, hanno stilato un elenco di priorità e di
  interventi necessari per ridare slancio a un settore in grado di far crescere l'Italia di un mezzo punto
  percentuale in più all'anno. Sono dieci i temi strategici che la politica deve affrontare per far ripartire il
  settore, afferma il Presidente di Ance Ragusa Sebastiano Caggia. Si parte dal rilancio delle infrastrutture e
  l'appello a rivedere il Codice degli appalti, che dopo quasi due anni dall'entrata in vigore non è riuscito a
  imprimere il tanto atteso cambio di passo e sembra anzi aver tradito lo spirito della legge delega frenando un
  settore che era già in grandi difficoltà a causa della crisi del mercato. Temi cruciali quelli della
  sostenibilità, dell'economia circolare e della rigenerazione urbana, considerate le vere sfide per il futuro del
  Paese. Diversi sono, in particolare, gli interventi necessari per favorire il recupero delle aree degradate e
  incentivare la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, ormai vecchio e insicuro. Obiettivo,
  quest'ultimo che può essere raggiunto solo attraverso un uso intelligente della leva fiscale. Centrale anche la
  questione del lavoro, il cui costo per l'edilizia è più alto di tutti gli altri settori industriali a parità di
  prestazioni, e quello della sicurezza dei lavoratori nei cantieri. Quello che chiediamo, prosegue Caggia, è una
  vera e propria politica industriale di settore con misure che favoriscano l'accesso al credito delle imprese
  di costruzione, qualifichino gli operatori e consentano al settore di innovarsi sfruttando al meglio i nuovi
  strumenti messi in campo. Non senza un richiamo al rispetto della legalità, che deve avvenire nei fatti e non
  solo sulla carta." Investendo sulle costruzioni si può raggiungere +0,5% di Pil all'anno e la ripresa
  dell'occupazione. CONDIVIDI

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 16/02/2018                                                                                9
15/02/2018 09:21
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                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Ance Ragusa. Manifesto politico della filiera per rilanciare il settore

  Ance Ragusa. Manifesto politico della filiera per rilanciare il settore Ance Ragusa. Manifesto politico della
  filiera per rilanciare il settore Di 0 103 Mettere le costruzioni al centro delle politiche per la crescita significa
  creare occupazione, recuperando i 600 mila posti di lavoro persi negli anni di crisi, e accelerare la ripresa
  economica. A chiederlo sono le sigle datoriali della filiera delle costruzioni insieme ai professionisti e alle
  società di ingegneria che hanno firmato il Manifesto per le elezioni politiche del 2018. "Ance, Legacoop
  produzione e servizi, Anaepa Confartigianato edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai, Aniem,
  Confapi Aniem, Oice e al Consiglio nazionale degli ingegneri, hanno stilato un elenco di priorità e di
  interventi necessari per ridare slancio a un settore in grado di far crescere l'Italia di un mezzo punto
  percentuale in più all'anno. Sono dieci i temi strategici che la politica deve affrontare per far ripartire il
  settore, afferma il Presidente di Ance Ragusa Sebastiano Caggia. Si parte dal rilancio delle infrastrutture e
  l'appello a rivedere il Codice degli appalti, che dopo quasi due anni dall'entrata in vigore non è riuscito a
  imprimere il tanto atteso cambio di passo e sembra anzi aver tradito lo spirito della legge delega frenando un
  settore che era già in grandi difficoltà a causa della crisi del mercato. Temi cruciali quelli della
  sostenibilità, dell'economia circolare e della rigenerazione urbana, considerate le vere sfide per il futuro del
  Paese. Diversi sono, in particolare, gli interventi necessari per favorire il recupero delle aree degradate e
  incentivare la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, ormai vecchio e insicuro. Obiettivo,
  quest'ultimo che può essere raggiunto solo attraverso un uso intelligente della leva fiscale. Centrale anche la
  questione del lavoro, il cui costo per l'edilizia è più alto di tutti gli altri settori industriali a parità di
  prestazioni, e quello della sicurezza dei lavoratori nei cantieri. Quello che chiediamo, prosegue Caggia, è una
  vera e propria politica industriale di settore con misure che favoriscano l'accesso al credito delle imprese
  di costruzione, qualifichino gli operatori e consentano al settore di innovarsi sfruttando al meglio i nuovi
  strumenti messi in campo. Non senza un richiamo al rispetto della legalità, che deve avvenire nei fatti e non
  solo sulla carta." Investendo sulle costruzioni si può raggiungere +0,5% di Pil all'anno e la ripresa
  dell'occupazione. CONDIVIDI

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 16/02/2018                                                                                10
15/02/2018 10:29
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                                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Le sigle datoriali della filiera delle costruzioni lanciano il manifesto per le
  elezioni politiche

  di Redazione , 15 febbraio 2018 Mettere le costruzioni al centro delle politiche per la crescita significa
  creare occupazione, recuperando i 600 mila posti di lavoro persi negli anni di crisi, e accelerare la ripresa
  economica. A chiederlo sono le sigle datoriali della filiera delle costruzioni insieme ai professionisti e alle
  società di ingegneria che hanno firmato il Manifesto per le elezioni politiche del 2018. "Ance, Legacoop
  produzione e servizi, Anaepa Confartigianato edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai, Aniem,
  Confapi Aniem, Oice e al Consiglio nazionale degli ingegneri, hanno stilato un elenco di priorità e di
  interventi necessari per ridare slancio a un settore in grado di far crescere l'Italia di un mezzo punto
  percentuale in più all'anno. Sono dieci i temi strategici che la politica deve affrontare per far ripartire il
  settore. Si parte dal rilancio delle infrastrutture e l'appello a rivedere il Codice degli appalti, che dopo quasi
  due anni dall'entrata in vigore non è riuscito a imprimere il tanto atteso cambio di passo e sembra anzi aver
  tradito lo spirito della legge delega frenando un settore che era già in grandi difficoltà a causa della crisi del
  mercato. Temi cruciali quelli della sostenibilità, dell'economia circolare e della rigenerazione urbana,
  considerate le vere sfide per il futuro del Paese. Diversi sono, in particolare, gli interventi necessari per
  favorire il recupero delle aree degradate e incentivare la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano,
  ormai vecchio e insicuro. Obiettivo, quest'ultimo che può essere raggiunto solo attraverso un uso
  intelligente della leva fiscale. Centrale anche la questione del lavoro, il cui costo per l'edilizia è più alto di tutti
  gli altri settori industriali a parità di prestazioni, e quello della sicurezza dei lavoratori nei cantieri. Quello che
  chiediamo è una vera e propria politica industriale di settore con misure che favoriscano l'accesso al credito
  delle imprese di costruzione, qualifichino gli operatori e consentano al settore di innovarsi sfruttando al meglio
  i nuovi strumenti messi in campo. Non senza un richiamo al rispetto della legalità, che deve avvenire nei
  fatti e non solo sulla carta." Investendo sulle costruzioni si può raggiungere +0,5% di Pil all'anno e la
  ripresa dell'occupazione.

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 16/02/2018                                                                                   11
15/02/2018 00:38
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  Rilanciare l'edilizia accresce occupazione e Pil, ecco il Manifesto ...

  15-02-2018 ore 12:37 | Economia - Mercati di Diego Meis Rilanciare l'edilizia accresce occupazione e Pil,
  ecco il Manifesto per le elezioni di Ance Aumento del prodotto interno lordo e ripresa dell'occupazione.
  Secondo l'Assemblea nazionale costruttori edili, questi sono gli obiettivi cui si può puntare attraverso il
  rilancio delle costruzioni. A questo proposito, i professionisti e le imprese del settore hanno firmato un
  Manifesto per le elezioni politiche 2018, un elenco di priorità e interventi che "potrebbero rilanciare il settore
  e far crescere l'Italia di mezzo punto percentuale ogni anno". Manifesto, i punti in programma Il documento è
  stato sottoscritto da Ance, Legacoop, Anaepa, Confartigianato edilizia, Cna costruzioni, Fiae casartigiani,
  Claai, Aniem, Confapi Aniem, Oice e dal Consiglio nazionale degli ingegneri. Dieci i temi strategici che la
  politica deve affrontare per far ripartire il settore. Si parte dal "rilancio delle infrastrutture, eliminando gli
  ostacoli burocratici che impediscono la trasformazione degli stanziamenti in cantieri". Segue "il recupero delle
  aree degradate, incentivando la riqualificazione del patrimonio immobiliare su scala locale e nazionale,
  possibile solo attraverso un uso intelligente della leva fiscale". Serve una politica di settore Tra le necessità
  evidenzite, "la revisione del Codice degli appalti e la necessità di puntare su sostenibilità, economia
  circolare e rigenerazione urbana, considerate le vere sfide per il futuro". Temi centrali, la "sicurezza nei
  cantieri e dell'occupazione, che in ambito edilizio sconta costi altissimi". La filiera chiede l'avvio "di una vera
  e propria politica industriale di settore con misure che favoriscano l'accesso al credito, qualifichino gli
  operatori e consentano l'innovazione, il tutto nel rispetto della legalità. Coscienza e provvedimenti "Se il
  Paese vuole veramente tornare a crescere creando occupazione sul territorio, chi sarà chiamato a
  governare deve prendere coscienza della situazione e tradurre le nostre proposte in provvedimenti
  operativi". Come sostengono il presidente nazionale Ance Gabriele Buia e il presidente cremonese Carlo
  Beltrami, "la riconferma dei bonus edilizi costituisce un importante volano per il lavoro delle imprese. Sul
  tema della rigenerazione urbana si giocheranno le sfide del futuro, per questo deve essere al centro di
  un'azione pubblica che favorisca le trasformazioni delle nostre città".

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 16/02/2018                                                                              12
15/02/2018
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  Ance. Rilanciare l'edilizia accresce Pil e occupazione

  Rilanciare l'edilizia accresce occupazione e Pil, ecco il Manifesto per le elezioni di Ance Aumento del prodotto
  interno lordo e ripresa dell'occupazione. Secondo l'Assemblea nazionale costruttori edili, questi sono gli
  obiettivi cui si può puntare attraverso il rilancio delle costruzioni. A questo proposito, i professionisti e le
  imprese del settore hanno firmato un Manifesto per le elezioni politiche 2018, un elenco di priorità e interventi
  che "potrebbero rilanciare il settore e far crescere l'Italia di mezzo punto percentuale ogni anno". Manifesto, i
  punti in programma Il documento è stato sottoscritto da Ance, Legacoop, Anaepa, Confartigianato edilizia,
  Cna costruzioni, Fiae casartigiani, Claai, Aniem, Confapi Aniem, Oice e dal Consiglio nazionale degli
  ingegneri. Dieci i temi strategici che la politica deve affrontare per far ripartire il settore. Si parte dal "rilancio
  delle infrastrutture, eliminando gli ostacoli burocratici che impediscono la trasformazione degli stanziamenti
  in cantieri". Segue "il recupero delle aree degradate, incentivando la riqualificazione del patrimonio
  immobiliare su scala locale e nazionale, possibile solo attraverso un uso intelligente della leva fiscale". Serve
  una politica di settore Tra le necessità evidenzite, "la revisione del Codice degli appalti e la necessità di
  puntare su sostenibilità, economia circolare e rigenerazione urbana, considerate le vere sfide per il futuro".
  Temi centrali, la "sicurezza nei cantieri e dell'occupazione, che in ambito edilizio sconta costi altissimi". La
  filiera chiede l'avvio "di una vera e propria politica industriale di settore con misure che favoriscano l'accesso
  al credito, qualifichino gli operatori e consentano l'innovazione, il tutto nel rispetto della legalità. Coscienza e
  provvedimenti "Se il Paese vuole veramente tornare a crescere creando occupazione sul territorio, chi sarà
  chiamato a governare deve prendere coscienza della situazione e tradurre le nostre proposte in provvedimenti
  operativi". Come sostengono il presidente nazionale Ance Gabriele Buia e il presidente cremonese Carlo
  Beltrami, "la riconferma dei bonus edilizi costituisce un importante volano per il lavoro delle imprese. Sul tema
  della rigenerazione urbana si giocheranno le sfide del futuro, per questo deve essere al centro di un'azione
  pubblica che favorisca le trasformazioni delle nostre città".

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 16/02/2018                                                                                  13
SCENARIO EDILIZIA

5 articoli
16/02/2018                                                                                            diffusione:194011
Pag. 2 Ed. Roma                                                                                          tiratura:288313

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 L'emergenza
 Frana alla Balduina due sotto inchiesta dito puntato su Acea
 Indagati il costruttore e il padrone dell'area Accuse alla multiutility per le perdite d'acqua Concessione ai
 raggi X
 Giuseppe Scarpa

 Crollo colposo. La procura indaga sull'implosione di via Livio Andronico alla Balduina. L'aggiunto Nunzia
 D'Elia ieri ha fatto sequestrare il terreno in cui si stanno facendo i lavori per la costruzione di tre palazzi,
 nell'area dove fino a poco tempo fa sorgeva il complesso di Santa Maria degli Angeli che comprendeva una
 chiesa, l'istituto delle suore e una scuola. Per adesso i pm hanno iscritto nel registro degli indagati due
 persone: il proprietario dell'area e il rappresentante legale dell'impresa edile che sta realizzando gli edifici.
 Intanto da piazzale Clodio sono stati spediti i caschi bianchi in Comune per acquisire tutta la
 documentazione sulle autorizzazioni fornite per abbattere il complesso e far costruire i nuovi stabili. Per ora
 si sa che la concessione per edificare tre palazzine e tre garage interrati era stata richiesta nel 2012 e i
 permessi erano stati accordati il 12 ottobre del 2017, in piena era Raggi. Forse, anche per questo, dal
 Campidoglio vogliono capire l'iter che ha dato il via libera al maxi complesso. Dal palazzo Senatorio, infatti, è
 stata richiesta tutta la documentazione a due assessorati: quello all'ambiente e quello ai lavori pubblici, e poi
 al XIV municipio e ai vigili urbani.
  Fondamentale per inquadrare i responsabili del crollo sarà la consulenza tecnica affidata, dal pm Mario
 Dovinola, a due ingegneri e a un geologo. Anche i vigili del fuoco stanno preparando una prima relazione che
 dovrebbe essere consegnata oggi a piazzale Clodio. Di sicuro il lavoro degli esperti si concentrerà sulla
 "problema dell'acqua". Il terreno franato era zuppo, e il crollo si sarebbe verificato per la rottura di due
 condutture Acea.
  E in merito a questo aspetto c'è già un botta e risposta tra l'impresa edile che parla di «condutture spesso
 guaste» e l'azienda partecipata dal Comune che sottolinea «l'ottimo stato delle tubature che si presentano
 troncate di netto, probabilmente per il forte impatto dovuto allo smottamento, ma in nessun modo - sottolinea
 Acea - corrose». Su questo aspetto dovrà fare luce la magistratura. Ciò che è certo però è che gli inquilini
 dei due palazzi evacuati avevano previsto tutto. E a conferma di questo ci sono una serie di denunce
 presentate negli ultimi mesi. La prima porta la data del 6 novembre del 2017 ed era stata inviata alla
 presidenza del XIV Municpio, ai vigili urbani di Monte Mario e all'Asl Roma 1 e riguardava i rumori eccessivi
 prodotti dal cantiere: dalla mattina fino anche a mezzanotte. Tant'è che era stata presentata una denuncia
 per disturbo della quiete pubblica.
  Passa il tempo e i problemi aumentano così come le querele. E così a gennaio i residenti hanno denunciato
 pericolose «vibrazioni all'interno degli appartamenti», «dissesto del manto stradale» e infine, l'otto febbraio,
 in via Livio Andronico segnalavano gli «alberi compromessi nella stabilità con segni evidenti di cedimento del
 terreno».
  Intanto sale la tensione attorno al cantiere. Un giornalista Rai sarebbe stato aggredito da un responsabile
 dell'impresa edile che sta realizzando i lavori:«Ha provato a strapparmi il cellulare in seguito ad alcune mie
 domande», ha raccontato il cronista.

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 Confindustria e Confedilizia, le proposte ai partiti

 Un «piano di medio termine con tre obiettivi: lavoro, crescita, riduzione del debito». È la proposta che
 Confindustria (nella foto il presidente Boccia) si appresta a lanciare in vista del voto. Oggi con le assise
 generali, che non venivano convocate dalla grande convention di Bergamo nel 2011. E sempre ai partiti in
 lizza per le elezioni del 4 marzo si rivolge il mondo immobiliare, con dodici associazioni che ieri dalla sede
 romana di Confedilizia hanno lanciato un manifesto per il rilancio del settore. Al primo posto tra le richieste
 figura la riduzione del carico fiscale sugli immobili che vale tuttora 21 miliardi, ma si parla anche di estensione
 della cedolare secca a tutti i contratti di locazione.

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 Confedilizia.
 Dieci proposte per rilanciare il "mattone"
 Maurizio Carucci

 Riduzione di Imu e Tasi; rilancio degli investimenti; estensione della cedolare secca a tutti i contratti di
 locazione; tempi certi per il locatore per rientrare in possesso dell'immobile; stabilizzazione degli incentivi di
 riqualificazione ed efficientamento energetico; istituzione di una cabina di regia per la casa e l'edilizia. Sono
 alcune delle dieci proposte contenute in un manifesto firmato dalle organizzazioni rappresentative del
 settore immobiliare (Confedilizia, Fiaip, Finco, Confassociazioni immobiliare, Aspesi, Adsi, Gesticond, Avi,
 Anbba, Assindatcolf, Assotrusts e Ape) in vista delle prossime elezioni. Il comparto - che conta 1,3 milioni di
 occupati tra diretti e indotto - è l'unico in Italia a non mostrare segnali di ripresa. Lo ha rilevato il presidente di
 Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, presentando il «manifesto per il rilancio del settore immobiliare»
 firmato dalle 12 associazioni. «La componente patrimoniale - ha segnalato Spaziani Testa - è quella che è
 stata maggiormente colpita negli ultimi anni a partire dalla manovra del 2011: il carico tributario degli
 immobili è arrivato a 50 miliardi di euro l'anno. È indispensabile ridurre questo vero e proprio macigno
 fiscale che opprime e frena il settore. La componente patrimoniale è passata dai nove miliardi di euro del
 2011 con l'Ici ai 21 miliardi del 2017 con Imu e Tasi (negli anni scorsi ha toccato anche i 25 miliardi)». Tra le
 altre proposte anche le misure di stimolo e di sostegno alla rigenerazione urbana e lo sviluppo del turismo
 attraverso la proprietà immobiliare privata. Un chiaro riferimento al recupero dei borghi (da utilizzare
 come albergo diffuso) che altrimenti non avrebbero futuro. Oltre alla valorizzazione delle dimore storiche e
 dell'utilizzo delle case come bed & breakfast.

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  CLASSIFICA • LE PRINCIPALI SOCIETÀ
  La carica delle 260 medie imprese
  L'88% delle Top 500 sono Pmi ma la metà supera i 50 milioni di ricavi. Ancora in affanno l'edilizia
  ELEONO RAVALLIN

  Oltre la metà delle prime 500 aziende in provincia di Venezia sono «medie imprese» con fatturato uguale o
  inferiore a 50 milioni. Per la precisione sono 260 le società che possono forgiarsi di questa dimensione.
  Solo 62 aziende veneziane, il 12% di quelle analizzate da Pwc e Ca' Foscari, superano i "limiti" di fatturato
  definiti dalla Commissione Uè, con apposito regolamento, e possono quindi non definirsi «Pmi», in quanto i
  ricavi superano la soglia dei 50 milioni. Poi ci sono 171 piccole imprese con un valore della produzione pari
  o sotto i 10 milioni di fatturato. Le micro, invece, escono dall'orizzonte delle Top 500. Il podio made in
  Venezia si mantiene inalterato da un anno all'altro ma, per le prime tre aziende della provincia, Gruppo
  Pam, Coin e le Acque minerali San Benedetto, si registrano ricavi in lieve flessione. Così raccontano i
  bilanci del 2016 nel loro raffronto con il 2015. Il Gruppo Pam scende da 2,4 miliardi a 2,354 con Ebitda
  all'ingiù da 104 a 90 milioni. I negozi Coin-Ovs segnano un lievissimo decremento dello 0,10% alla voce
  ricavi, le Acque San Benedetto scivolano da 612 milioni a 592 milioni. Nella classifica delle prime 20
  imprese della provincia, fino all'ottavo posto a Venezia regnano sovrane quanto a fatturato (oltre a Pam, Coin
  e San Benedetto) anche l'Agenzia per il lavoro Umana, la San Marco Petroli, la holding Zignago, la
  municipalizzata Veritas Spa e RbHold, attiva nei servizi di consulenza e outsourcing nel mondo welfare e
  sanità. Ma c'è chi galoppa: a scalare la classifica Top 20 ci sono la Fiorital Spa, che aumenta di ben 41
  milioni in 12 mesi i propri ricavi, e la Save, Spa oggetto lo scorso anno di un impegnativo riassetto azionario
  con entrata nel capitale di due fondi stranieri e successivo delisting. Save passa da 155 a 178 milioni di ricavi.
  Tre gradini in su anche per la Superjet International di Tessera, jv di Leonardo-Finmeccanica, guidata da
  Alessandro Profumo, per lo sviluppo di super jet. Il trend dei ricavi segna +9,9%. "Scompare" invece dalla
  classifica, ma solo per non aver ancora depositato il bilancio che sarà all'approvazione del cda a febbraio, la
  società edile Ing. Mantovani che l'anno scorso si piazzava al 18 esimo posto in discesa rispetto al sesto di
  due anni fa. La Spa, in costante calo, ha chiuso l'anno a circa 120 milioni di ricavi. Scorrendo la classifica
  ci sono aziende che balzano subito agli occhi per un triplo salto in avanti. Sono il Cantiere Navale Visentini
  che passa dalla 492 posizione aU'85esima con ricavi a 40 milioni, per il peso di una commessa determinante.
  Così anche il Gruppo Gasparini da 333 a 92, Auto serenissima ( da 415 a
  154) e XTrade ora al 183 esimo posto. Scendono invece del 9% i ricavi della Manufacture del colosso
  Lvmh che guida la classifica settoriale delle calzature e della Riviera del Brenta. Comparto che vede in calo
  del 4,5% anche le preziose stoffe della Rubelli. Meno 1,4% anche per la capofila della ristorazione Ligabue
  Spa, -10% per l'Hotel Cipriani, mentre esplode del 57% la Lagardere Food Service che ha rilevato anni fa le
  attività food and travel del Gruppo Airest (Save). Quasi tutta a segno meno la categoria edilizia con un
  pesante -41% della Nuova Co.Ed.Mar, già coinvolta nella bufera Mose, -35% per Kostruttiva che passa da
  103 a 67 milioni di ricavi. A crescere a due cifre, nel settore, sono le Costruzioni Mose Arsenale Spa o
  Cornar (+46%) commissariata da febbraio 2016. CRIPRODUZIONE RISERVATA 1 GRUPPO COIN
  SOCIETÀ PER AZIONI ACQUA MINERALE SAN BENEDETTO S.P.A. UMANA HOLDING S.P.A. SAN
  MARCO PETROLI SOCIETÀ' PER AZIONI ZIGNAGO HOLDING S.P.A. VENEZIANA ENERGIA RISORSE
  IDRICHE TERR. AMB. SERVIZI- V.E.R.I.T.A.S. S.P.A. RBHOLD S.P.A. FIORITAL S.P.A. LIGABUE SPA
  AZIENDA VENEZIANA DELLA MOBILIA VEGA CARBURANTI S.P.A. SUPERJET INTERNATIONAL
  S.P.A. PENTAFIN S.P.A. CADIN S.R.L. IP CLEANING S.R.L. SAVE S.P.A. CASA VINICOLA BOTTER
  CARLO & C. SPA GRID SOLUTIONS S.P.A. MIOTTO GENERALE PETROLI S.R.L. IN LIQUIDAZIONE
  CONCESSIONI AUTOSTRADALI VENETE - CAV S.P.A. SPEEDLINE S.R.L. MANUFACTURE DE
  SOUL1ERS LOUIS VUrTTON S.R.L. A.G.M. S.R.L. LAFERT S.P.A. SIMAR - SOCIETÀ 1 METALLI

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  MARGHERA S.P.A. LS TRAVEL RETAIL ROMA S.R.L. ARREDO 3 S.R.L. PIXARTPRINTING S.P.A.
  MOTORSPORT S.R.L. AUTOSERENISSIMA S.R.L. CAMPELLO MOTORS S.P.A. ENIPROGETTI S.P.A.
  CATTEL CATERING S.P.A. CAB LOG S.R.L. METAFIN S.P.A. LAGARDERE FOOD SERVICES S.R.L.
  CMV S.P.A. POMETON SPA RUBELLI S.P.A. STEFANELLI S.P.A. TPV COMPOUND S.R.L. ALU - PRO
  S.R.L. LEVORATO-MARCEVAGGI S.R.L. COMETA 2 S.R.L. I.L.N.O.R. - INDUSTRIA LAMINAZIONE
  NASTRI OTTONE E RAME - S.P.A AIREST RETAIL S.R.L. VOLTAN HOLDING S.P.A. F.LLI CATTEL
  S.P.A. SLIM FUSINA ROLLING S.R.L.
  GRUPPO PANI S.P.A. GRUPPO COIN SOCIETÀ 1 PER AZIONI ACQUA MINERALE SAN BENEDETTO
  S.P.A. UMANA HOLDING S.P.A. SAN MARCO PETROLI SOCIETÀ' PER AZIONI ZIGNAGO HOLDING
  S.P.A. VENEZIANA ENERGIA RISORSE IDRICHE TERR. AMB. SERVIZI - V.E.R.I.T.A.S. S.P.A. RBHOLD
  S.P.A. FK>RrTALS.P.A. LIGABUE SPA AZIENDA VENEZIANA DELLA MOBILIA' S.P.A. VEGA
  CARBURANTI S.P.A. SUPERJET INTERNATIONAL S.P.A. PENTAFIN S.P.A. CADIN S.R.L. IP
  CLEANING S.R.L. SAVE S.P.A. CASA VINICOLA BOTTER CARLO & C. SPA GRID SOLUTIONS S.P.A.
  MIOTTO GENERALE PETROLI S.R.L. IN LIQUIDAZIONE CONCESSIONI AUTOSTRADALI VENETE-
  CAVS.P.A. SPEEDLINE S.R.L. MANUFACTURE DE SOULIERS LOUIS VUFTTON S.R.L. A.G.M. S.R.L.
  LAFERT S.P.A. SIMAR - SOCIETÀ 1 METALLI MARGHERA S.P.A. LS TRAVEL RETAIL ROMA S.R.L.
  ARREDO 3 S.R.L. PDCARTPRINTING S.P.A. MOTORSPORT S.R.L. AUTOSERENISSIMA S.R.L.
  CAMPELLO MOTORS S.PA. ENIPROGETTIS.P.A. CATTEL CATERING S.P.A. CAB LOG S.R.L.
  METAFIN S.P.A. LAGARDERE FOOD SERVICES S.R.L. CMV S.P.A. POMETON SPA RUBELLIS.P.A.
  STEF ANELLI S.P.A. TPV COMPOUND S.R.L. ALU-PRO S.R.L. LEVORATO-MARCEVAGGI S.R.L.
  COMETA 2 S.R.L. I.L.N.O.R. - INDUSTRIA LAMINAZIONE NASTRI OTTONE E RAME - S.P.A AIREST
  RETAIL S.R.L. VOLTAN HOLDING S.P.A. F.LLI CATTEL S.P.A. SLIM FUSINA ROLLING S.R.L.
  LA SINTESI DEI SETTORI Commercio al dettaglio Trasporti e attività di supporto Prodotti alimentari e
  bevande Prodotti chimici, petroliferi e materie plastiche Commercio all'ingrosso Fabbricazione di macchinari
  e apparecchiature Edilizia e costruzioni Commercio e riparazione di autoveicoli Fabbricazioni in metallo
  Calzature, tessile e abbigliamento Lavorazione di vetro, legno e carta Alloggio e ristorazione Utilities e
  gestione dei rifiuti Altri settori * la variazione % dei ricavi è calcolata limitatamente alle imprese presenti nella
  top 500 in entrambi gli anni in esame
  Foto: Sul podio il Gruppo Pam Coin e San Benedetto
  Foto: Leggero calo dei ricavi
  Foto: per le tre "regine" II balzo di Save ediSuperJet International (Leonardo)
  Foto: La sede della Manufacture de Soulieres Louis Vuitton
  Foto: Alessandro Profumo, alla guida di Leonardo

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  Quattro generazioni di cantieri
  Come Costruzioni e Restauri Salmistrari si è specializzata negli interventi di recupero della città storica
  Nicola Brillo

  Una storia secolare, per la Salmistrari di Venezia. La famiglia inizia infatti la propria attività nel mondo delle
  costruzioni nel 1905, fondando l'azienda artigianale "Fratelli Salmistrari". L'attività cresce di anno in anno e
  tra gli interventi più significativi dei primi del '900, "Fratelli Salmistrari" si occupa della realizzazione della
  nuova sede dell'Istituto delle suore Canossiane alla Giudecca (come testimoniato nella Gazzetta di Venezia
  del 29 ottobre del 1929). A questo si aggiungono, tra le altre cose, i lavori per la realizzazione del ponte
  translagunare "Ponte della libertà", che collega Venezia alla terraferma. Qualche anno dopo Giacomo
  Salmistrari, figlio di uno dei fondatori e bisnonno dell'attuale amministratore unico, fonda la "Salmistrari
  Giacomo" impresa Costruzioni Edili, con sede a Murano. Il mercato di riferimento della società sin dalla sua
  fondazione è stato soprattutto la costruzione e la ristrutturazione di fabbriche, per la lavorazione del vetro
  artistico, nell'isola di Murano e la costruzione di edifici di edilizia popolare. Con il passaggio di testimone al
  figlio Giacomo, l'azienda veneziana espande il mercato e inizia ad operare più stabilmente a Venezia nel
  campo del restauro di palazzi del centro storico. Un'ulteriore evoluzione della Salmistrari viene attuata dalla
  decisione di Giacomo e del figlio Giovanni di fondare l'attuale società e di trasferirsi a Venezia nella sede
  tuttora in uso, non tralasciando comunque il mercato di provenienza. Nuovo impulso della società verso il
  restauro monumentale viene grazie alla guida dell'attuale amministratore, architetto Giovanni Salmistrari che,
  grazie alla sua specializzazione nel campo del restauro, si occupa di innovative tecniche nel settore del
  restauro edilizio. Oggi la Costruzioni e Restauri Salmistrari ha ancora sede in centro storico a Venezia.
  «Siamo alla quarta generazione e attivi principalmente in città e isole, con i nostri lavori andiamo poco aldilà
  del ponte - ha spiegato Giovanni Salmistrari -. Ci occupiamo di restauro e recuperi in città. Negli ultimi anni
  le nostre principali commesse provengono dagli alberghi, uno dei settori maggiormente trainanti oggi per
  l'economia veneziana. Molto meno che in passato siamo attivi nel campo che riguarda i lavori pubblici.
  Negli ultimi anni il settore si è ridimensionato fortemente negli interventi». Se nel 2016 il fatturato
  Costruzioni e restauri G. Salmistrari è stato di 8,2 milioni, in forte crescita sul 2015, l'anno appena concluso
  vedrà una contrazione dei ricavi, risentendo del freno dell'attività in generale. Quello appena concluso è infatti
  l'ennesimo anno di contrazione per il settore edilizio. La crisi decennale ha sottratto in Veneto 7 miliardi di
  investimenti, 1 Ornila imprese e quasi 100 mila lavoratori. «Per il 2018 sono fiducioso, per la mia azienda e
  per i colleghi della regione - ha proseguito Salmistrati, che ricopre anche la carica di presidente dei costruttori
  veneti (Ance) -. Vedo un po' di fermento, c'è la volontà di rimettere in moto qualche investimento in più
  rispetto al recente passato. Stiamo registrando segnali positivi: l'edilizia è un settore particolare, parte infatti
  dopo la ripresa degli altri settori, ma successivamente è lei a trainare una parte importante dell'economia
  italiana». Gli ultimi provvedimenti del governo come gli ecobonus e sisma bonus possono aiutare le imprese
  del settore a riprendersi in un periodo che Salmistrari definisce «la più lunga crisi edilizia mai vissuta in Italia».
  A mancare sono ancora i lavori pubblici. Ad esempio negli anni scorsi il Comune di Venezia appaltava circa
  100 milioni di lavori l'anno nell'edilizia. I dipendenti della Costruzioni e restauri G. Salmistrari sono 22, cui si
  sommano professionisti esterni che da anni collaborano con l'azienda veneziana per i lavori non strettamente
  legati all'edilizia. In passato l'azienda veneziana si è occupata del restauro della chiesa della Madonna della
  Salute. Recentemente ha consegnato i lavori di restauro dell'Hotel Manin (NH Hotel) in Canai Grande e
  l'Hotel Papadopoli in Piazzale Roma, che hanno avuto riconoscimenti a livello internazionale. Tra i lavori
  attuali, con altre società, c'è il restauro del Ponte dell'Accademia e recentemente ha concluso i 72 alloggi
  dell'Opera Pia Coletti da destinare al social housing. Infine nel corso dei festeggiamenti per i 150 anni di
  unità nazionale a Torino ha ricevuto il premio

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  "100 anni d'impresa" dell'Associazione Nazionale Costruttori. CRIPRODUZIONE RISERVATA LE
  AZIENDE TOP 1 KOSTRUTTIVA-SOCETA COOPERATIVA PER MIONI VENETA SANITARIA FINANZA DI
  PROGETTO S.P A IN BREVE V.S.F.P. SPA APLEONAHSGS.PA NUOVA CO.ED.MAR. S.R.L
  COSTRUZIONI MOSE ARSENALE • COMAR SCARL CLEA • IMPRESA COOP. DI COSTR. GENERALI •
  SOCIETÀ LACASTELLANAS.R.L. GENERAL MEMBRANE S.PA SACAIS.PA COSMO AMBIENTE S.R.L
  Foto: Giovanni Salmistrari «Le nostre principali commesse negli alberghi molto meno che in passato nei lavori
  pubblici»
  Foto: Giovanni Salmistrari
  Foto: II messaggio ai colleghi dell'Ance «Vedo un po'di fermento, c'è la volontà di mettere in moto qualche
  investimento in più»
  Foto: Lavori al ponte dell'Accademia

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SCENARIO ECONOMIA

8 articoli
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  Lettera aperta
  Cari imprenditori , serve un'Italia stabile
  Unione a rischio Il pericolo è la rottura o la chiusura del mercato unico europeo Ipotesi Si parla di
  referendum per uscire dall'euro o misure protezioniste
  Emma Bonino

  Cari imprenditori, alla vostra assemblea annuale, in programma oggi a Verona, avete scelto di non invitare
  politici e candidati: una neutralità tutto sommato comprensibile, a due settimane dalle elezioni.
  Sono convinta che la neutralità dell'evento, peraltro, non significhi astensione dal dibattito pubblico e politico
  e, soprattutto, dalle scelte che come elettori saremo tutti chiamati ad assumere il 4 marzo. Scelte tanto più
  importanti per chi - come voi - ha sulle proprie spalle la responsabilità del lavoro e del futuro di tante persone.
  Ed è questa la ragione per cui ho preso carta e penna.
  C'è chi ha detto che i temi dell'impresa appaiono assenti in questa campagna elettorale, da tanti giocata solo
  sulle paure del presente (gli immigrati, la sicurezza...) o su promesse irrealizzabili (a leggere certi slogan pare
  che dal 5 marzo vivremo nel paese del Bengodi...). Nel programma di +Europa abbiamo compiuto una scelta
  netta: nessuna promessa, nessuna tassa abolita in deficit, nessuna spesa in più. Il prossimo biennio non può
  essere il tempo dello «spendi e spandi», ma quello delle riforme di sistema che consolidino la crescita che
  c'è. Una crescita ancora timida, ma che finalmente è arrivata, grazie soprattutto alla vostra capacità di
  produrre ed esportare nel mondo, alla qualità del Made in Italy e al valore dei vostri lavoratori (italiani e
  stranieri, peraltro).
  Abbiamo assunto il cosiddetto piano «Calenda-Bentivogli» (redatto dal ministro dello Sviluppo e da un bravo
  e coraggioso sindacalista) su industria, investimenti, innovazione e formazione professionale come parte
  integrante del nostro progetto politico. Crediamo nell'importanza della crescita dimensionale delle aziende,
  nell'irrobustimento degli strumenti innovativi di credito e abbiamo proposte specifiche per la ricerca, il fisco,
  la giustizia e la semplificazione amministrativa.
  Ma ogni singola proposta, per quanto buona sia, impallidisce di fronte al rischio che abbiamo davanti e
  rispetto al quale nessuno può restare neutrale: il pericolo di rottura o di chiusura del grande spazio
  economico e sociale in cui abbiamo costruito la prosperità italiana degli ultimi 70 anni, il mercato unico
  europeo, la libera circolazione dei lavoratori, delle merci e dei servizi, la libertà di stabilimento, la Ue come
  attore globale per il commercio internazionale. C'è chi evoca a giorni alterni un referendum per uscire
  dall'euro o misure protezioniste per sabotare il funzionamento del mercato comune. Le conseguenze
  sarebbero letali: l'inflazione, il costo dell'energia e delle materie prime alle stelle, il crollo dei valori
  immobiliari, l'innalzamento di barriere tariffarie e regolatorie. Altro che «spinta alle esportazioni» o
  «protezione dei redditi». A questi stregoni andrebbe spiegato che nel mondo di oggi la catena del valore è
  globale e così integrata che i Paesi che esportano di più sono anche quelli che importano di più, e dunque
  per loro una moneta forte e stabile in un'area economica unita e dinamica è un valore imprescindibile.
  Poi c'è chi propone una controriforma delle pensioni, il cui effetto sarebbe inevitabilmente il ritorno a quel
  rischio di default che abbiamo vissuto (e per fortuna superato, non senza sacrifici) qualche anno fa, o
  l'abolizione del Jobs act, come se a un mercato del lavoro più rigido in Italia non si fossero sempre
  associati bassi livelli di occupazione, scarsa produttività e alti tassi di disoccupazione e inattività.
  Insomma, vogliamo un'Italia aperta, stabile, dinamica e attrattiva in un mercato europeo ancora più
  integrato o accettiamo il ritorno a un mondo chiuso, «protetto» e autarchico? L'illusione del fare da sé, del far
  lavorare solo gli italiani, di «punire» le delocalizzazioni, e di chiudere le frontiere alle merci del mondo
  pensando così di favorire quelle domestiche è una opzione elettorale tanto sbagliata quanto accattivante: un
  rischio contro il quale c'è bisogno che i primi a schierarsi siano gli imprenditori - quelli che con linguaggio
  ormai desueto chiamavamo «produttori» o «borghesia illuminata» - i più attenti e consapevoli di quale sia la

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  posta in gioco per il futuro.
  Auspico che ciascuno di voi, come imprenditore e come cittadino, sappia fare e promuovere la scelta giusta
  per il futuro economico e civile del Paese.
  Buon lavoro.
   © RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Vivendi, la grande trattativa «Negoziati su Mediaset e Tim»
  De Puyfontaine: profitti per 1,3 miliardi. L'indagine Consob su Sibony
  Stefano Montefiori

  DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
    PARIGI Vivendi ha presentato ieri, dopo la chiusura della Borsa, i risultati del 2017 e il ceo Arnaud de
  Puyfontaine, che è anche presidente di Tim, nel corso della conference call con gli analisti ha aggiunto:
  «Per quanto riguarda la situazione con Mediaset, la mediazione è in corso: il nostro obiettivo rimane lo stesso,
  ovvero produrre e distribuire contenuti europei con portata globale». La visione di una «Netflix europea»
  resiste, quindi, nonostante i ritardi e lo stop che il gruppo di Vincent Bolloré ha subito nella campagna d'Italia
  e in particolare nell'accordo con Mediaset. Quanto a Tim, i risultati del 2017 indicano un contributo all'utile di
  Vivendi pari a 144 milioni, che rappresenta la quasi totalità del contributo fornito dalle partecipazioni azionarie
  (146 milioni).
  All'inizio di questa settimana Vivendi - che è il primo azionista di Telecom Italia con il 23,9% - si è rivolta
  alla presidenza della Repubblica italiana contro il decreto del governo che si attribuisce dei poteri di
  controllo speciali, il cosiddetto golden power : la decisione potrebbe arrivare tra non meno di un anno.
  Intanto la Consob, secondo quanto rivelato dal Sole 24 Ore , è tornata a interessarsi alla governance di
  Telecom Italia, chiedendo spiegazioni quanto al ruolo di Michel Sibony, che non appare tra le parti correlate
  pur essendo il responsabile degli acquisti di Vivendi e uomo di fiducia di Vincent Bolloré dal 2002. La
  Consob si è attivata perché da quando Sibony ha stipulato un contratto di consulenza con Telecom, firmato
  il 10 dicembre scorso, la politica della società quanto ai fornitori è diventata più decisa, portando secondo i
  sindacati a possibili rischi nell'indotto. Quanto a Mediaset, a gennaio il Tar del Lazio ha posticipato al 4
  luglio l'udienza per discutere il ricorso di Vivendi contro l'Agcom, che ha imposto alla società di Vincent
  Bolloré di scegliere tra il controllo di Tim e la quota rilevante (29,9%) in Mediaset.
  Ci sono spazi e tempi per le trattative, e in questo senso va la dichiarazione di de Puyfontaine. Sulle elezioni
  del 4 marzo in Italia, de Puyfontaine ha detto: «Non commentiamo l'agenda delle elezioni in Italia, ma posso
  dire che è in corso la preparazione del piano di Telecom Italia e sarà presentato al cda del 6 marzo. Vivendi
  è pienamente impegnato a sostenere il nuovo amministratore delegato Amos Genish perché raggiunga gli
  obiettivi». Sul golden power del governo su Tim, il capo azienda francese ha sottolineato: «Crediamo
  veramente che ci sia un potenziale per Telecom Italia per avere benefici dalla strategia di Vivendi come
  partner industriale», e con il governo italiano sono in corso «discussioni positive». Non escluso, da de
  Puyfontaine, un interessamento di Tim ai diritti per le partite della Serie A: «Al giusto prezzo Tim potrebbe
  partecipare» alla compravendita quando l'intermediario Mediapro, che ha acquistato i diritti per il triennio
  2018-2021, li cederà. Vivendi ha chiuso il 2017 con un utile netto di 1,282 miliardi di euro, in leggero calo, del
  2,2%, rispetto all'anno precedente. Ma il gruppo sottolinea che il risultato netto aggiustato, pari a 1,312
  miliardi, è in rialzo del 73,9% se si escludono una serie di fattori non ricorrenti. Il 2017 è stato l'anno
  dell'integrazione di Havas, di una ottima performance della divisione musica (Universal) e di una
  stabilizzazione di Canal Plus.
   © RIPRODUZIONE RISERVATA
   Fonte: Sito di Tim CdS Così i soci Vivendi 23,94% Azioni proprie 1,08% Investitori istituzionali italiani 3,78%
  Altri azionisti 13,18% Investitori istituzionali esteri 58,02% Il confronto franco-italiano L'avventura nei media
  e nelle telecomunicazioni L'avventura italiana di Vivendi, soprattutto con gli investimenti in Telecom Italia-Tim
  e in Mediaset è costata al gruppo francese «oltre cinque miliardi di euro». L'idea industriale è la creazione di
  un polo per «produrre e distribuire contenuti europei con portata globale», ha spiegato ieri il ceo di Vivendi,
  Arnaud de Puyfontaine. 1 La partita della golden power in atto con Palazzo Chigi La

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  partecipazione in Tim (nuovo nome di Telecom Italia), pari al 24% circa, ha fatto scattare da parte del governo
  l'esercizio della golden power in quanto il gruppo di tlc è considerato strategico. Su Tim e Vivendi pende il
  rischio di una maxi-sanzione per l'acquisto avvenuto senza nulla osta ma i gruppi stanno negoziando con
  Palazzo Chigi 2 Le verifiche della Consob sull'indipendenza dei manager La Consob ha aperto una verifica
  sulla corporate governance di Tim chiedendo informazioni in merito all'indipendenza di una consigliere, la
  francese Félicité Herzog, e sul collaboratore di Vincent Bolloré, Michel Sibony: avrebbe avuto l'incarico di
  supervisionare agli acquisti di Tim fuori dalla procedura per le parti correlate 3
  La vicenda
  È Premium
  al centro della contesa tra Mediaset e Vivendi, contesa finita nelle aule di tribunale.
  Dopo infatti un accordo con cui Vivendi doveva diventare titolare del 100% di Premium, il gruppo francese ha
  cambiato idea e ha stracciato il contratto Ne è nato un contenzioso legale miliardario e anche
  un'inchiesta penale dopo che il gruppo francese ha scalato Mediaset portandosi fino al 29% del capitale. Ieri
  il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine ha sottolineato che il «negoziato è in corso»

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  PANORAMA
  Magneti Marelli, Fca studia scorporo e Ipo
  Marigia Mangano

  Fca sta studiando lo scorporoe la successiva quotazionea Piazza Affari di Magneti Marelli. Un'Ipo che
  potrebbe valorizzare la società finoa6 miliardi di euro. u pagina 23 Fca si prepara a esaminare il progetto di
  scorporoe successiva quotazione di Magneti Marelli. Secondo indiscrezioni la prossima settimana si
  dovrebbe tenere il cda del gruppo automobilistico con all'ordine del giorno, tra l'altro, il progetto di Ipo della
  controllata attiva nel mondo della componentistica. Il board, secondo quanto si apprende, non sarebbe
  stato ancora formalmente convocato. Ma l'impressione, a Torino,è che sia solo una questione di ore, tant'è
  che alcune fonti lo davano per certo martedì prossimo. Si tratta comunque di tempi strettissimi, al più tardi
  entro una decina di giorni. Il tema, del resto, è caldo. E l'operazione sembra ormai essere entrata nel vivo.
  Lo scorso 25 gennaio è stato lo stesso Sergio Marchionne, in occasione della presentazione dei dati di
  bilancio, ad annunciare che lo scorporo del gruppo di componentistica da Fca sarebbe stato discusso «in
  cda a febbraio» e ciò per «includerlo nel piano al 2022». Al momento la struttura dell'operazione è ancora
  oggetto di riflessione. Nello stesso tempo però sembrerebbe ormai data per certa la decisione di procedere
  con la separazione delle quotazioni della stessa Magneti Marellie di quella Comau, l'altro gioiellino dei robot
  e dell'automazione. Negli scorsi mesi si sa• rebbe infatti anche valutato una operazione unica, che
  contemplasse un perimetro in cui sarebbero entrate entrambe le società. Ma le ultime valutazioni sembrano
  consigliare quotazione e tempi separati. Quanto alle modalità, la sensazione, che si raccoglie tra gli addetti
  ai lavori, è che la struttura dell'operazione sarà più vicina a quella dell'Ipo chea quella di uno scorporo. Sul
  mercato potrebbe infatti finire una quota intorno al 50%, mentre per il restante ci sarebbe l'assegnazione di
  titoli di Magneti Marelli agli azionisti di Fca, partendo dalla holding della famiglia Agnelli, Exor. Si
  tratterebbe, dunque, di un piano assai diverso da quello messo in atto nel caso della Ferrari dove sul listino
  è finito appena un 10% del capitale del gruppo di Maranello. In quel caso, del resto, la strategicità dell'asset
  da parte del primo azionista di Fca, Exor, era cosa assodata, mentre nel caso di Magneti Marelli non ci
  sono le stesse certezze. Un altro elemento, se• condo gli addetti ai lavori, che spingerebbe verso un
  pacchetto più consistente da vendere sul mercato, è rappresentato dall'incognita multa. Nelle settimane
  scorse il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, per chiudere il caso esploso a gennaio 2017 legato alle
  presunte violazioni delle emissioni diesel negli Usa, avrebbe proposto a Fca una multa «sostanziale ma
  non specificata»e il richiamo di 104.000 veicoli per portarli a norma di legge. Un patteggiamento, dunque,
  che secondo alcune stime che circolano negli ambienti finanziari rischia di avere un impatto tra 1 e 2
  miliardi. E proprio alla luce di questo rischio potenziale, la quotazione di Magneti Marelli, come suggerisce
  Banca Akros in un recente report sul gruppo guidato da Marchionne, potrebbe compensare la sanzione,
  limitando così l'impatto sui target 2018. Tra multae accantonamenti Mediobanca ha calcolato per Fca 2,2
  miliardi di dollari di costi totali. Se dunque Fca collocasse in Borsa il 50% del capitale di Magneti Marelli
  andrebbea limitare in modo sensibile il peso della sanzione, ammesso che sia di quella entità.Il gruppo di
  componentistica, secondo le stime che circolano tra le banche d'affari, potrebbe valere dai4 miliardi ai6
  miliardi. Dunque l'incasso potrebbe oscillare trai2ei3 miliardi di euro per Fca. Quanto basta, evidentemente,
  per fare della carta Magneti Marelli quella decisiva per contribuire all'azzeramento del debito di Fca alla fine
  del 2018, compensare eventuali multe legate al dieselgate e soprattutto liberare tutte le attività non
  strettamente automobilistiche da Fca. E creare "altro" valore. Basti pensare che la sola Ferrari nel giro di
  due anni ha raddoppiato la capitalizzazione. Al suo debutto in Borsa, nel gennaio del 2016, il titolo quotava
  43 euro. Oggi ne vale 99, ma nelle scorse settimane ha superato anche la soglia dei 100 euro. Quanto,
  infine, ai tempi di quotazione, assodato che il progetto sarà incluso nel piano industriale che sarà
  presentato a giugno dal manager italo canadese, l'ultimo che porterà la sua firma, sul mercato l'attesa è

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