Continui lavori stradali in via Roma la rabbia del titolare della pasticceria Diana - Cronache ...
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Continui lavori stradali in via Roma la rabbia del titolare della pasticceria Diana di Monica De Santis E’ stanco e anche molto amareggiato, Paolo Diana, titolare dell’omonima pasticceria in via Roma, a pochi passi da Palazzo Sant’Agostino. E’ stanco perchè sembra che in questo periodo di festività e di Luci d’Artista, l’amministrazione comunale abbia deciso di dover eseguire lavori stradali indispensabili. Lavori che impongono di transennare il tratto di strada, proprio di fronte alla sua attività… “Si è già verificato lo scorso 6 e 7 dicembre, ora nuovamente per tre giorni, mi ritrovo con queste transenne davanti alla strada e di conseguenza con l’impossibilità per i miei clienti di fermarsi a ritirare ciò che hanno ordinato, o comunque a fare acquisti. Per noi che abbiamo attività sulla via Roma è già complicato riuscire a lavorare, perchè se un cliente si ferma anche solo per pochi minuti in doppia fila, immediatamente viene multato. Trovare un parcheggio nelle vicinanze è praticamente impossibile. Ed ora anche questo. Lavori stradali continui. E guarda casa sempre nelle vicinanze di un fine settimana o di un ponte festivo, insomma quando attività come la mia lavorano un po’ di più. La vedo come una mancanza di rispetto”. Una situazione questa insostenibile, soprattutto quella della mancata possibilità di potersi fermare anche solo per pochi minuti davanti alla pasticceria, situazione che ha spinto Paolo Diana a decidere dal prossimo mese di febbraio di chiudere lo storico locale e di trasferirsi a Mercatello.
Processi e proposte di ecologia integrale nella comunità salernitana “Comunità generative e resilienti”, questo il titolo del convegno, formativo e informativo, organizzato dall’Ufficio per i Problemi Sociali e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, per la presentazione del percorso salernitano di attuazione delle indicazioni e delle proposte emerse dalla 49° Settimana Sociale dei Cattolici italiani svoltasi a Taranto lo scorso ottobre. Il convegno si svolgerà questa mattina alle ore 10,30, a Salerno, presso il teatro del nuovo Centro Pastorale “San Giuseppe” in via Guido Vestuti e sarà disponibile in diretta streaming su piattaforma Facebook all’indirizzo: https://www.facebook.com/upslsalerno. La presentazione intende essere un momento di riflessione formativa, ma anche una chiamata rivolta a tutto il nostro territorio – persone, enti, amministrazioni, associazioni, parrocchie – per generare una comunità che possa traghettare il #tuttoèconnesso – hashtag caratterizzante della Settimana Sociale di Taranto – nella dimensione inclusiva dell’ecologia integrale e trasformativa, che deve guidare i processi di sviluppo per il superamento delle criticità ambientali e sociali. L’evento si aprirà con i saluti istituzionali del Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, del Vicepresidente della Regione Campania e assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola, del Presidente della Commissione Bilancio della Regione Campania, Franco Picarone, e dell’Università degli Studi di Salerno. Il nostro Arcivescovo mons. Andrea Bellandi, darà inizio ai lavori, ricordando la partecipazione della delegazione salernitana alla Settimana Sociale di Taranto e
delineando l’impegno della Chiesa Salernitana per l’avvio di un percorso comune per la realizzazione di una comunità “generativa” e “resiliente”. Seguirà la Riflessione di mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, sulle proposte emerse a Taranto e sulle modalità di attuazione e di concretizzazione delle stesse nella chiesa locale. Al convegno interverrà Giovanni De Feo, docente di Ecologia Industriale dell’Università degli Studi di Salerno, che illustrerà alcune buone pratiche di “ecogeneratività” ed “ecoresilienza”, rileggendole alla luce degli stimoli e delle sollecitazioni di mons. Filippo Santoro. Seguiranno gli interventi di rappresentanti del mondo cattolico, dell’associazionismo, delle imprese, delle cooperative, della scuola che presenteranno brevemente i loro percorsi e le loro buone pratiche per la “generatività” della società salernitana: Concluderà la giornata, il direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro Antonio Memoli, presentando il percorso salernitano di realizzazione delle “piste di impegno” della Settimana Sociale dei Cattolici di Taranto 2021, espressione di un processo di sinodalità di tutta la comunità salernitana che porterà alla celebrazione della “Settimana Laudato Sì di Salerno” dal 23 al 29 maggio 2022. In particolare, ci si soffermerà sul progetto di creazione di “Comunità Energetiche” e su un progetto formativo/lavorativo per i giovani sulle “Vie della Bellezza: la fede, l’arte, il creato e il turismo”. Il convegno si svolgerà nel rispetto della normativa anticovid-19. L’ingresso a teatro sarà consentito solo con Green Pass.
L’ Oratorio de Noel di Salerno Classica di Olga Chieffi Gran Finale per Salerno Classica, oggi, in duomo, alle ore 20,30, ideata dalla Associazione Gestione Musica, un progetto articolato che ha visto le associazioni concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. Il dicembre “sacro”, dopo l’apertura dedicata a Dante, continua con una serata dal titolo Oratorio de Noel. C’è l’idea che la musica sacra non debba essere frutto di spiritualità, bensì di emozioni derivanti dalla varietà di strumenti e voci, di colori e sfumature che permettono di toccare l’anima dello spettatore attraverso un suono particolare. In Oratorio de Noel ascolteremo le voci dei Solisti dell’Accademia dell’Accademia Lirica “U.Giordano” di Foggia, il soprano Hee Sun Choe, il mezzosoprano Maria Gabriella Cianci, il contralto Sophie Burns, il tenore Bartisz Jankowski e il baritono Fernando Napolitano, il coro Estro Armonico diretto da Silvana Noschese e l’Orchestra d’Archi dell’Ensemble Lirico Italiano, diretta da Francesco D’Arcangelo. A cavaliere tra il Seicento e il Settecento, in Italia nacque una fortunata tradizione che interessò molti dei principali compositori del periodo: i concerti dedicati al Natale. Capostipite e brillante punto di riferimento di questo repertorio fu Corelli, codificatore della forma del concerto grosso e vera e propria fonte di ispirazione per i compositori contemporanei e delle generazioni successive. Molti delle composizioni dedicate al Natale trovavano posto nelle raccolte a stampa dei concerti grossi. Il fiorire dell’editoria musicale nel primo Settecento
fu d’incentivo per la produzione e la diffusione della musica strumentale, ed in particolare dei concerti grossi. Quasi sempre articolate in 12 composizioni, le raccolte presenta vano spesso tra gli ultimi un concerto dedicato al Natale, nel quale un movimento lento di Pastorale evocava le musiche e le nenie dei pastori. La serata principierà proprio con Concerto fatto per la Notte di Natale di Arcangelo Corelli, in Sol minore op. 6, che probabilmente scrisse questo concerto per il giovane cardinale Pietro Ottoboni. Corelli ha scritto questo Concerto di Natale nella classica forma lento-veloce-lento- veloce della sonata da chiesa che è alla base di tutto ciò che accade in questo concerto grosso; ma in diversi punti chiave Arcangelo Corelli cambia un po’ le regole. Il Grave iniziale viene preceduto da sei battute di fuoco di Vivace e il terzo movimento, Adagio, ha un episodio centrale Allegro in cui i violini improvvisamente esplodono con un rapido cambio di tempo in una serie di ribattuti per poi tornare al tempo di Adagio. Il secondo movimento, Allegro, è in forma binaria, ed è costruito intorno al genere preferito di Corelli fatto da ritmi sfalsati, sospensioni e imitazioni. Il quarto movimento, Vivace, che normalmente sarebbe il finale, è molto breve, in modo da fare spazio ad un quinto movimento di considerevole durata, il cui corpo è un Allegro, ma il cui vero cuore è la Pastorale che è quella più famosa di tutta la musica Corelli. Atmosfera soffusa e struggente è quella dei Sospiri per orchestra d’archi, arpa e violoncello, Op. 70 di Edward Elgar, lavoro eseguito per la prima volta a Londra nell’agosto 1914. Dalla musica, caratterizzata da un’orchestrazione raffinata degli archi chiamati a sostenere l’arpa e l’organo, in cui si percepisce un’inconscia inquietudine dovuta all’avvicinarsi del primo conflitto mondiale. Clou della serata l’Oratorio de Noël Op.12 di Camille Saint-Saëns, datato 1858. Nel racconto musicale della Venuta del Redentore, della Nascita del Dio fattosi Carne, fattosi Bambino, sembra scorrere il Presagio del motivo di tale Incarnazione; nella sottile vena malinconica, nascosta in meravigliose melodie, si percepisce l’Annuncio del tragico epilogo della vita di Gesù, come anche
la r promessa della Gloria futura del Re dei Re e di quella del Suo popolo. l’Oratorio, interamente in latino, è per coro di quattro voci miste, un quintetto vocale, un’orchestra d’archi, arpa e organo. In calce al Prélude introduttivo si legge la dicitura “Dans le style de Sébastian Bach” anche se il nome di Bach resta solo un omaggio. L’Oratorio de Noël si compone di dieci parti ed inizia con un Preludio Orchestrale in forma di una Ninna-nanna Pastorale. Nel secondo movimento, troviamo un recitativo con coro, nel quale soprano e tenore, alternandosi, recitano il testo dell’annunciazione di S. Luca, dapprima come una semplice salmodia “elaborata”, poi in maniera sempre più espressiva. Il coro erompe nel Gloria. L’Aria seguente, l’Expectans è affidata al mezzosoprano, introdotta dall’organo e dal violoncello solista, nel quale la parola Expectans, sembra suggerire l’attesa della Venuta del Messia. Segue la rivelazione di Pietro circa la Venuta di Cristo, evocata dal tenore e dalle voci femminili. Il successivo brano, è un duetto per soprano e baritono, un Largo sul testo del “Benedictus” della Messa. Qui abbiamo il tacet degli archi e nell’introduzione per la prima volta si sente l’arpa in duo con l’organo. Il sesto numero è il “Quare fremuerunt gentes”, un vigoroso corale che proclama lo “sdegno dei pagani”, sottolineato da un accompagnamento quasi ostinato dell’orchestra che sfocia nelle sonorità dell’invocazione liturgica alla Santa Trinità: il “Gloria Patri”. Il brano successivo, è lo “Splendore dei Santi”, un trio per soprano, tenore e baritono, Tecum Principium, sostenuto dall’arpa e dall’organo. Il Quartetto successivo sfocia in un ritmo danzante a suddivisione ternaria, l’Alleluja, affidato al contralto. Nel Quintetto con Coro Consurge Filia Sion, il penultimo movimento ricompare in forma di Siciliana anche la melodia pastorale del Preludio iniziale. Il Coro Finale Tollite Hostias è un Inno a 4 voci che procedendo in forma omoritmica, in crescendo, glorificando la Venuta del Messia.
L’ Oratorio de Noel di Salerno Classica di Olga Chieffi Gran Finale per Salerno Classica, oggi, in duomo, alle ore 20,30, ideata dalla Associazione Gestione Musica, un progetto articolato che ha visto le associazioni concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. Il dicembre “sacro”, dopo l’apertura dedicata a Dante, continua con una serata dal titolo Oratorio de Noel. C’è l’idea che la musica sacra non debba essere frutto di spiritualità, bensì di emozioni derivanti dalla varietà di strumenti e voci, di colori e sfumature che permettono di toccare l’anima dello spettatore attraverso un suono particolare. In Oratorio de Noel ascolteremo le voci dei Solisti dell’Accademia dell’Accademia Lirica “U.Giordano” di Foggia, il soprano Hee Sun Choe, il mezzosoprano Maria Gabriella Cianci, il contralto Sophie Burns, il tenore Bartisz Jankowski e il baritono Fernando Napolitano, il coro Estro Armonico diretto da Silvana Noschese e l’Orchestra d’Archi dell’Ensemble Lirico Italiano, diretta da Francesco D’Arcangelo. A cavaliere tra il Seicento e il Settecento, in Italia nacque una fortunata tradizione che interessò molti dei principali compositori del periodo: i concerti dedicati al Natale. Capostipite e brillante punto di riferimento di questo repertorio fu Corelli, codificatore della forma del concerto grosso e vera e propria fonte di ispirazione per i compositori contemporanei e delle generazioni successive. Molti delle composizioni dedicate al
Natale trovavano posto nelle raccolte a stampa dei concerti grossi. Il fiorire dell’editoria musicale nel primo Settecento fu d’incentivo per la produzione e la diffusione della musica strumentale, ed in particolare dei concerti grossi. Quasi sempre articolate in 12 composizioni, le raccolte presenta vano spesso tra gli ultimi un concerto dedicato al Natale, nel quale un movimento lento di Pastorale evocava le musiche e le nenie dei pastori. La serata principierà proprio con Concerto fatto per la Notte di Natale di Arcangelo Corelli, in Sol minore op. 6, che probabilmente scrisse questo concerto per il giovane cardinale Pietro Ottoboni. Corelli ha scritto questo Concerto di Natale nella classica forma lento-veloce-lento- veloce della sonata da chiesa che è alla base di tutto ciò che accade in questo concerto grosso; ma in diversi punti chiave Arcangelo Corelli cambia un po’ le regole. Il Grave iniziale viene preceduto da sei battute di fuoco di Vivace e il terzo movimento, Adagio, ha un episodio centrale Allegro in cui i violini improvvisamente esplodono con un rapido cambio di tempo in una serie di ribattuti per poi tornare al tempo di Adagio. Il secondo movimento, Allegro, è in forma binaria, ed è costruito intorno al genere preferito di Corelli fatto da ritmi sfalsati, sospensioni e imitazioni. Il quarto movimento, Vivace, che normalmente sarebbe il finale, è molto breve, in modo da fare spazio ad un quinto movimento di considerevole durata, il cui corpo è un Allegro, ma il cui vero cuore è la Pastorale che è quella più famosa di tutta la musica Corelli. Atmosfera soffusa e struggente è quella dei Sospiri per orchestra d’archi, arpa e violoncello, Op. 70 di Edward Elgar, lavoro eseguito per la prima volta a Londra nell’agosto 1914. Dalla musica, caratterizzata da un’orchestrazione raffinata degli archi chiamati a sostenere l’arpa e l’organo, in cui si percepisce un’inconscia inquietudine dovuta all’avvicinarsi del primo conflitto mondiale. Clou della serata l’Oratorio de Noël Op.12 di Camille Saint-Saëns, datato 1858. Nel racconto musicale della Venuta del Redentore, della Nascita del Dio fattosi Carne, fattosi Bambino, sembra scorrere il Presagio del motivo di tale Incarnazione; nella sottile vena
malinconica, nascosta in meravigliose melodie, si percepisce l’Annuncio del tragico epilogo della vita di Gesù, come anche la r promessa della Gloria futura del Re dei Re e di quella del Suo popolo. l’Oratorio, interamente in latino, è per coro di quattro voci miste, un quintetto vocale, un’orchestra d’archi, arpa e organo. In calce al Prélude introduttivo si legge la dicitura “Dans le style de Sébastian Bach” anche se il nome di Bach resta solo un omaggio. L’Oratorio de Noël si compone di dieci parti ed inizia con un Preludio Orchestrale in forma di una Ninna-nanna Pastorale. Nel secondo movimento, troviamo un recitativo con coro, nel quale soprano e tenore, alternandosi, recitano il testo dell’annunciazione di S. Luca, dapprima come una semplice salmodia “elaborata”, poi in maniera sempre più espressiva. Il coro erompe nel Gloria. L’Aria seguente, l’Expectans è affidata al mezzosoprano, introdotta dall’organo e dal violoncello solista, nel quale la parola Expectans, sembra suggerire l’attesa della Venuta del Messia. Segue la rivelazione di Pietro circa la Venuta di Cristo, evocata dal tenore e dalle voci femminili. Il successivo brano, è un duetto per soprano e baritono, un Largo sul testo del “Benedictus” della Messa. Qui abbiamo il tacet degli archi e nell’introduzione per la prima volta si sente l’arpa in duo con l’organo. Il sesto numero è il “Quare fremuerunt gentes”, un vigoroso corale che proclama lo “sdegno dei pagani”, sottolineato da un accompagnamento quasi ostinato dell’orchestra che sfocia nelle sonorità dell’invocazione liturgica alla Santa Trinità: il “Gloria Patri”. Il brano successivo, è lo “Splendore dei Santi”, un trio per soprano, tenore e baritono, Tecum Principium, sostenuto dall’arpa e dall’organo. Il Quartetto successivo sfocia in un ritmo danzante a suddivisione ternaria, l’Alleluja, affidato al contralto. Nel Quintetto con Coro Consurge Filia Sion, il penultimo movimento ricompare in forma di Siciliana anche la melodia pastorale del Preludio iniziale. Il Coro Finale Tollite Hostias è un Inno a 4 voci che procedendo in forma omoritmica, in crescendo, glorificando la Venuta del Messia.
La famiglia: il rovesciamento del sacro di Gemma Criscuoli Meglio non sapere cosa si nasconde davvero nel cuore di una madre. Poco importa se la nascita dell’unico figlio è annunciata coi toni di un cinegiornale fascista: generare è un buio potere che sa presentare un conto molto salato. Accolto con favore presso la Sala Pasolini, “Mio figlio sa chi sono” è lo spettacolo di Paolo Coletta, che ha curato regia e musiche, e di Silvana Totaro, costruito come un inquietante monologo che sgretola le convenzioni borghesi. Gea Martire ha il dono, ormai rarissimo, di condurre lo spettatore dove vuole. Il suo volto, che riflette con abbacinante chiarezza uno spirito tormentato e che sa rendere vivi il compiacimento e il furore, lo struggimento e il sarcasmo, il corpo deciso e fiero, ma al tempo stesso percorso da una tensione destinata a esplodere, non lasciano staccare gli occhi dal personaggio, che si relaziona direttamente col pubblico. Il ruolo sociale è infatti determinante nella messinscena, non solo perché rappresenta una priorità, ma soprattutto per evidenziarne l’ambiguità e il desiderio di dominio. Nicole (cosa avrebbe dovuto farsene del suo vero, squallido nome, Nicoletta?), un odio profondo per tutto ciò che è ordinario, appartiene a una famiglia affermata, è in ottimi rapporti con la Santa Sede e ricorda il suo passato. Se il marito è ormai poco più di una voce al telefono, le presenze maschili nella sua vita sono Vincent, l’amico sempre al suo fianco, e Cristiano, il figlio tossicodipendente, il “pipistrello” che l’osserva con occhi a spillo e di cui si sbarazzerebbe volentieri. La grande foto sospesa sul palco che ritrae un bambino e i genitori non è, in effetti, che un inconsistente stereotipo : Nicole mette in
guardia chi l’ascolta dal pensare che quell’immagine così rassicurante possa bastare. Chi, infatti, lo crede, si merita “il pipistrello e tutto il resto”. Lo scontro diventa poi inevitabile, quando Cristiano scopre che la madre ha chiesto a Vincent di procurargli la droga, per evitare che si uccidesse con “roba” di scarsa qualità. La famiglia non ha, dunque, nulla della sacralità che le viene attribuita: deve invece nutrirsi del rovesciamento del sacro. Troppi indizi spingono a considerare la vicenda su un piano pseudo-religioso : la nascita di Cristiano in una notte buia su un’altura innevata; la domanda del giovane a Nicole, “Perché mi hai messo al mondo?”, che riecheggia “Perché mi hai abbandonato?”; il messaggio di Vincent, “Tutto è compiuto”, per avvisare la donna che ha risolto definitivamente il problema del figlio; i tre giorni che trascorrono dopo la scomparsa del ragazzo e dell’amico, che sembrano preludere a una resurrezione. A quel punto, la protagonista comprende il tradimento : come un novello Padre onnipotente, legato al Figlio da disegni oscuri, Vincent ha risparmiato Cristiano portandolo con sé. Alla madre non resta che il peso del rancore verso chi le ha sottratto certezze ed energie, vedendo solo quello che la natura e la società si aspettano da lei. Il finale è aperto : tutto potrebbe essere la fantasia di una figura che non sfugge ai suoi fantasmi o forse Nicole è davvero l’Antivergine, la donna che ha l’audacia di non essere solo un ventre obbediente e che si regala nuove possibilità, sognando una fuga su un nuovo autobus come fece da bambina. Dare la vita è una lotta continua contro un mistero che non si lascia decifrare fino in fondo.
Storie al balcone- segnali di vita in tempo di morte Si svolgerà oggi, alle ore 18, presso la sala concerto San Lorenzo la presentazione di “Storie la balcone- segnali di vita in tempo di morte”, il libro firmato da Silvana Scocozza e pubblicato da Edizioni Il Saggio. Tema portante del volume è l’evento drammatico che ha segnato il recente passato e, tuttora, condiziona il nostro presente. Un accadimento di portata epocale che ha messo, e continua a mettere, a dura prova la salute fisica e psichica di noi tutti, il nostro stare al mondo, le nostre vite: l’emergenza sanitaria da Covid-19. Scritto in uno stile a metà strada tra la cronaca e il racconto, “Storie al balcone” è come un diario corale della pandemia, un racconto a più mani di un tempo sospeso che, fin dal suo inatteso esordio, ha brutalmente messo in discussione ogni certezza. Quel tempo in cui ciascuno di noi ha dovuto, necessariamente, imparare a fare i conti con la morte e trovare, altresì, la forza per lanciare, forte, il proprio “segnale” di vita; il proprio e necessario stratagemma per sopravvivere allo stravolgimento di ogni cosa, di ogni consuetudine e, perfino, dei rapporti umani. La Casaburi con Mirari al Museo etnografico di Morigerati Si è tenuta con grande successo l’iniziativa “Un the al museo”, organizzata nel Museo etnografico di Morigerati, per
presentare al pubblico il libro della scrittrice vallese Antonella Casaburi, Mirari, romanzo, pubblicato lo scorso maggio da Lastaria Edizioni, apparso su Millionaire, ed esposto al Salone Internazionale del Libro di Torino e alla Fiera di Roma. Dopo i saluti del sindaco di Morigerati, Vincenzina Prota, ha dialogato con l’autrice la giornalista Marianna Vallone. “Un viaggio in treno. Sei sconosciuti passeggeri. Un incontro che stravolgerà ogni piano prestabilito”. Un libro che vale la pena leggere perchè parla di viaggi e di incontri inaspettati, aiuta a scoprire il valore dell’amicizia, e con una voce originale e limpida accompagna il lettore alla scoperta del Cilento. Antonella Casaburi è originaria di Vallo della Lucania. Una preghiera in musica con il Liceo Alfano I Grande successo giovedì sera per il Concerto di Natale delle masse orchestrali e corali dell’ istituzione scolastica guidata da Elisabetta Barone. Diversi i solisti in mostra, tra cui il giovanissimo oboista di origini rumene Giusepe Feraru e il fagottista Mattia Costa. di Olga Chieffi Ritorno alla vita attraverso la musica, giovedì sera, in cattedrale, con le masse orchestrali e corali del liceo musicale e coreutico Alfano I di Salerno, ospiti di un’anima vicina al canto e ai giovani quale è quella di Don Michele Pecoraro. La serata è iniziata con una buona esecuzione del famoso Canone in Re maggiore che, Johann Pachelbel scrisse per
tre violini e basso continuo, e si accompagnava ad una giga, intorno al 1680, e come molti brani appartenenti a quest’epoca, cadde nel più completo oblio per secoli. A dargli nuova vita fu Jean-François Paillard, che con la sua orchestra da camera registrò nel 1968 una versione lenta e romantica, che incontrò immediatamente i favori del pubblico. Il primo violino, iniziatore di ogni novità melodica, esegue disegni via via più veloci, che passano dalle semiminime alle biscrome, tutte su una progressione di accordi immutata. Omaggio ad Astor Piazzolla nel centenario della sua nascita esaltante con Esqualo, quella sfida perenne tra mantice e violino, giovedì con il fagotto di Mattia Costa assoluto protagonista, simbolo di quel popolo che si è messo finalmente in moto, in viaggio, con la sua musica, il suo simbolo, il “Mito” del tango che allora nasceva. Bel talento quello di Giusepe Feraru oboista di origini rumene entrato al liceo con la fisarmonica e ritrovatosi con un oboe tra le mani come secondo strumento e per di più durante il covid. Grazie all’opera di convinzione del M° Antonio Rufo abbiamo ascoltato da Giuseppe un’aria dalla tragedia sacra Massimiano di Leonardo Vinci, in cui il suono dell’ oboe è riuscito a rendere l’idea della purezza melodia e a sottolineare l’universalità dell’affetto. Ed ecco le Danze popolari rumene di Béla Bartòk, balli della Transilvania nella loro atmosfera modale rigorosamente eseguite. Note di luce, ai limiti del silenzio, termine circolare, vivificante per l’Ave verum Corpus di Wolfgang Amadeus Mozart, prima di passare al Johann Sebastian Bach di Jesus bleibet meine freude, celebre sezione musicale della cantata Herz und Mund und Tat und Leben, BWV 147, quasi a voler sottolineare col suo infinito flusso di melodia il senso statico di quelle parole: Cristo resta in eterno la gioia dell’anima e può fermare la sofferenza umana. Coro in grande spolvero per l’ultima sezione, quella natalizia, principiata con la Pastorale di Natale “Quanno nascette Ninno”, di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori nello speciale arrangiamento di Marco Cuciniello, dando vita ad una sempre rinnovantesi forma d’arte, in un eccelso cortocircuito
temporale nella dimensione del sogno, continuando col tradizionale All Night, All Day e offrendo la chiave per aprire il più ottimista dei mondi con “What a wonderful world”, composta da Bob Thiele e portata al successo dal nostro Satchmo, pensata come una sorta di antidoto al crescente clima di tensione politico e razziale negli USA. Grande soddisfazione per i maestri direttori, Angelo Spinelli e Marco Cuciniello, i preparatori del coro Rosa Spinelli, Maria Arcuri e Filomena Nusco, Monica Paciolla e Antonio Palmieri e gran finale con l’ acceso vitalismo, che si manifesta soprattutto nel gusto per un’insistita, persino ossessiva iterazione ritmica di Fortuna Imperatrix Mundi, sezione iniziale dei Carmina Burana, eseguita con quattro pianoforti e percussioni, versi e musica che pongono in rilievo l’impotenza umana di fronte alla cecità della fortuna e alla crudeltà della cattiva sorte; un sentimento costantemente presente nel cuore degli uomini medioevali, quando guerra e peste falcidiavano inesorabilmente le popolazioni e rendevano molto precaria la condizione quotidiana di vecchi e giovani, miserabili e ricchi. Un Medioevo sospetto schizzato meravigliosamente da Carl Orff, in cui forse oggi siamo ampiamente ricaduti. “Teatro & Canzoni 2.0 – Storie in canzoni e monologhi” di Gaetano Del Gaiso Oggi, alle ore 20:30, al Piccolo Teatro Portacatena di Salerno, avrà luogo la première dello spettacolo di musica e
teatro “Teatro & Canzoni 2.0 – Storie in canzoni e monologhi”, nato dal fortunato incontro fra Sergio Mari e il Piervito Grisù con l’intento di far convergere due mondi apparentemente distanti per età e cultura artistica. Piervito Grisù è una presenza ampiamente affermata sulla scena hip-hop e raggae del nostro Sud Italia. Con sulle spalle collaborazioni importanti come quelle con i 99 Posse, i Sud Sound System ed Anthony Johnson, interventi di prestigio come quelli in apertura dei concerti del world music artist Enzo Avitabile, del rapper J- ax, del tombettista augustino Roy Paci e del cantautore francese di origini spagnole Manu Chao, da sempre, Grisù si occupa d’indagare, coi suoi testi, le questioni più pregnanti della nostra società. Caratteristica, questa, che certamente ha contribuito a far emergere il suo talento di telltaler in uno scenario, quello del meridione musicale, che s’è a più riprese riconfermato come vera e propria fucina di talenti con una spiccata predilezione per l’hip-hop e il raggaeton. Sergio Mari, dal canto suo, è ormai da anni che si occupa d’energizzare il pubblico di giovanissimi che è solito accogliere ai suoi spettacoli teatrali con pièce rivolte a temi spinosi come legalità e gioventù. “Teatro & Canzoni 2.0 – Storie in canzoni e monologhi” più che uno spettacolo, è una libbra dai lunghi bracci, da cui pendono due piatti su cui si collocano, con egual fardello, canzoni e monologhi che hanno in comune temi come l’amore, lo sport, l’alcolismo e l’immigrazione. Non mancano, poi, riferimenti ai trascorsi artistici e culturali delle due personalità coinvolte: dalle irriverenti nuance di Cuchirichi, singolo del 2020 pubblicato da Grisù per “La pecora nera”, sino al ricordo del recentemente scomparso Pino Daniele. «È stata ‘Gomorra’, una mia canzone dall’album ‘Noi non siamo in errore’, che mi ha fatto incontrare con Grisù», sostiene Mari. «L’attenzione che ho auvto per i giovani, in quel brano, non è sfuggita all’occhio attento di Piervito, visto che anche lui ha ormai caratterizzato la sua carriera musicale a questa analoga attenzione. E così, ci siamo incontrati, ci siamo conosciuti, abbiamo discusso e abbiamo messo su questo spettacolo di
teatro-canzone». «Lo spettacolo sta già ricevendo le sue prime riverberazioni positive», asserisce Grisù, «anche già prima della ‘prima’. Attento come sono, e come, d’altronde, è anche Sergio, a comunicare bene ciò che faccio, lo spettacolo è già entrato nel mirino delle scuole e dei docenti per le tematiche affrontate. La première dello spettacolo, che sarà al Piccolo Teatro Portacatena di Salerno, sarà sicuramente il viatico per una tournée che speriamo possa essere lunghissima e partecipatissima». Luciano riconfermato segretario provinciale Pd: Siamo punto di riferimento di Erika Noschese Il Pd va nel segno della continuità con il segretario provinciale Vincenzo Luciano riconfermato. Giovedì sera, presso la sala Pasolini, si è infatti tenuto il congresso provinciale che vedeva quale unico candidato l’uscente Luciano, capo staff del sindaco Napoli. Tutto secondo i piani: Luciano è stato riconfermato a pieni voti. “Continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto – ha dichiarato Luciano all’indomani del congresso provinciale – Il Pd sarà presente sul territorio salernitano, come ha sempre fatto”. Per i dem, la prima occasione politica si presenta proprio questa mattina, con sindaci e consiglieri della provincia, chiamati al voto per il rinnovo del consiglio provinciale. L’obiettivo, per il presidente Strianese è quella di riconfermare la sua maggioranza, per non avere problemi a governare. “Su questo non abbiamo dubbi, il centro sinistra prevarrà all’interno del
consiglio provinciale”, ha dichiarato il presidente provinciale. Il centro sinistra sarà presente con quattro liste: Uniti per la Provincia, di area centrista e moderata, alla quale hanno lavorato il consigliere regionale Corrado Matera, l’ex sindaco di Salerno Aniello Salzano, il Vice Segretario Regionale di Centro Democratico Giovanni D’Avenia, Luigi Nocera, Antonio D’Alessio(Azione); il Pd, Campania Libera e il Psi. “Abbiamo liste competitive, siamo pronti a questa nuova sfida”, ha aggiunto Luciano. Intanto, questa mattina, alle 11, i consiglieri di opposizione, tutti ad eccezione di Antonio Cammarota, presenteranno il ricorso al Tar dopo l’approvazione del bilancio, avvenuto nel corso del primo consiglio comunale. Una questione che Luciano definisce sterile: “La normativa ce lo consentiva, nel senso che è stata giustificata da un’urgenza, riconosciuta dallo stesso consiglio comunale che ha approvato i punti all’ordine del giorno e a portarlo tra le delibere di consiglio – ha dichiarato il segretario provinciale – Loro ovviamente svolgono la loro funzione di opposizione ma, personalmente, dico che è una polemica che avrei risparmiato come opposizione ma non entro nel merito dell’operato altrui. Conosco l’operato del consiglio comunale, dell’amministrazione salernitana e lo ritengo assolutamente legittimo e in questo caso ancora di più”. Presente al consiglio comunale anche il deputato dem Piero De Luca: “”Auguri di buon lavoro a Vincenzo, alla neo Presidente dell’Assemblea, Federica Fortino e a tutti i segretari di circolo eletti nelle scorse settimane. Unità e partecipazione hanno caratterizzato questa fase congressuale. Una mobilitazione appassionata che dà ulteriore forza e vigore all’impegno di tutta la comunità democratica per il nostro territorio. Avanti, insieme!”, ha infatti dichiarato il vice presidente del Pd alla Camera.
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