Continui lavori stradali in via Roma la rabbia del titolare della pasticceria Diana - Cronache ...

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Continui lavori stradali in
via   Roma  la  rabbia  del
titolare della pasticceria
Diana
di Monica De Santis

E’ stanco e anche molto amareggiato, Paolo Diana, titolare
dell’omonima pasticceria in via Roma, a pochi passi da
Palazzo Sant’Agostino. E’ stanco perchè sembra che in questo
periodo di festività e di Luci d’Artista, l’amministrazione
comunale abbia deciso di dover eseguire lavori stradali
indispensabili. Lavori che impongono di transennare il tratto
di strada, proprio di fronte alla sua attività… “Si è già
verificato lo scorso 6 e 7 dicembre, ora nuovamente per tre
giorni, mi ritrovo con queste transenne davanti alla strada e
di conseguenza con l’impossibilità per i miei clienti di
fermarsi a ritirare ciò che hanno ordinato, o comunque a fare
acquisti. Per noi che abbiamo attività sulla via Roma è già
complicato riuscire a lavorare, perchè se un cliente si ferma
anche solo per pochi minuti in doppia fila, immediatamente
viene multato. Trovare un parcheggio nelle vicinanze è
praticamente impossibile. Ed ora anche questo. Lavori stradali
continui. E guarda casa sempre nelle vicinanze di un fine
settimana o di un ponte festivo, insomma quando attività come
la mia lavorano un po’ di più. La vedo come una mancanza di
rispetto”. Una situazione questa insostenibile, soprattutto
quella della mancata possibilità di potersi fermare anche solo
per pochi minuti davanti alla pasticceria, situazione che ha
spinto Paolo Diana a decidere dal prossimo mese di febbraio di
chiudere lo storico locale e di trasferirsi a Mercatello.
Processi   e   proposte   di
ecologia   integrale   nella
comunità salernitana
“Comunità generative e resilienti”, questo il titolo del
convegno, formativo e informativo, organizzato dall’Ufficio
per i Problemi Sociali e del Lavoro dell’Arcidiocesi di
Salerno-Campagna-Acerno, per la presentazione del percorso
salernitano di attuazione delle indicazioni e delle proposte
emerse dalla 49° Settimana Sociale dei Cattolici italiani
svoltasi a Taranto lo scorso ottobre. Il convegno si svolgerà
questa mattina alle ore 10,30, a Salerno, presso il teatro del
nuovo Centro Pastorale “San Giuseppe” in via Guido Vestuti e
sarà disponibile in diretta streaming su piattaforma Facebook
all’indirizzo:    https://www.facebook.com/upslsalerno.     La
presentazione intende essere un momento di riflessione
formativa, ma anche una chiamata rivolta a tutto il nostro
territorio – persone, enti, amministrazioni, associazioni,
parrocchie – per generare una comunità che possa traghettare
il #tuttoèconnesso – hashtag caratterizzante della Settimana
Sociale di Taranto – nella dimensione inclusiva dell’ecologia
integrale e trasformativa, che deve guidare i processi di
sviluppo per il superamento delle criticità ambientali e
sociali. L’evento si aprirà con i saluti istituzionali del
Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, del Vicepresidente della
Regione Campania e assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola,
del Presidente della Commissione Bilancio della Regione
Campania, Franco Picarone, e dell’Università degli Studi di
Salerno. Il nostro Arcivescovo mons. Andrea Bellandi, darà
inizio ai lavori, ricordando la partecipazione della
delegazione salernitana alla Settimana Sociale di Taranto e
delineando l’impegno della Chiesa Salernitana per l’avvio di
un percorso comune per la realizzazione di una comunità
“generativa” e “resiliente”. Seguirà la Riflessione di mons.
Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente del
Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali,
sulle proposte emerse a Taranto e sulle modalità di attuazione
e di concretizzazione delle stesse nella chiesa locale. Al
convegno interverrà Giovanni De Feo, docente di Ecologia
Industriale dell’Università degli Studi di Salerno, che
illustrerà alcune buone pratiche di “ecogeneratività” ed
“ecoresilienza”, rileggendole alla luce degli stimoli e delle
sollecitazioni di mons. Filippo Santoro. Seguiranno gli
interventi di rappresentanti del mondo cattolico,
dell’associazionismo, delle imprese, delle cooperative, della
scuola che presenteranno brevemente i loro percorsi e le loro
buone pratiche per la “generatività” della società
salernitana: Concluderà la giornata, il direttore dell’Ufficio
Pastorale Sociale e del Lavoro Antonio Memoli, presentando il
percorso salernitano di realizzazione delle “piste di impegno”
della Settimana Sociale dei Cattolici di Taranto 2021,
espressione di un processo di sinodalità di tutta la comunità
salernitana che porterà alla celebrazione della “Settimana
Laudato Sì di Salerno” dal 23 al 29 maggio 2022. In
particolare, ci si soffermerà sul progetto di creazione di
“Comunità Energetiche” e su un progetto formativo/lavorativo
per i giovani sulle “Vie della Bellezza: la fede, l’arte, il
creato e il turismo”. Il convegno si svolgerà nel rispetto
della normativa anticovid-19. L’ingresso a teatro sarà
consentito solo con Green Pass.
L’  Oratorio   de                          Noel          di
Salerno Classica
di Olga Chieffi

Gran Finale per Salerno Classica, oggi, in duomo, alle ore
20,30, ideata dalla Associazione Gestione Musica, un progetto
articolato che ha visto le associazioni concorrere e ottenere
il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella
sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione,
Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il
comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le
città di Benevento, Amalfi e Brienza. Il dicembre “sacro”,
dopo l’apertura dedicata a Dante, continua con una serata dal
titolo Oratorio de Noel. C’è l’idea che la musica sacra non
debba essere frutto di spiritualità, bensì di emozioni
derivanti dalla varietà di strumenti e voci, di colori e
sfumature che permettono di toccare l’anima dello spettatore
attraverso un suono particolare. In Oratorio de Noel
ascolteremo le voci dei Solisti dell’Accademia dell’Accademia
Lirica “U.Giordano” di Foggia, il soprano Hee Sun Choe, il
mezzosoprano Maria Gabriella Cianci, il contralto Sophie
Burns, il tenore Bartisz Jankowski e il baritono Fernando
Napolitano, il coro Estro Armonico diretto da Silvana Noschese
e l’Orchestra d’Archi dell’Ensemble Lirico Italiano, diretta
da Francesco D’Arcangelo. A cavaliere tra il Seicento e il
Settecento, in Italia nacque una fortunata tradizione che
interessò molti dei principali compositori del periodo: i
concerti dedicati al Natale. Capostipite e brillante punto di
riferimento di questo repertorio fu Corelli, codificatore
della forma del concerto grosso e vera e propria fonte di
ispirazione per i compositori contemporanei e delle
generazioni successive. Molti delle composizioni dedicate al
Natale trovavano posto nelle raccolte a stampa dei concerti
grossi. Il fiorire dell’editoria musicale nel primo Settecento
fu d’incentivo per la produzione e la diffusione della musica
strumentale, ed in particolare dei concerti grossi. Quasi
sempre articolate in 12 composizioni, le raccolte presenta
vano spesso tra gli ultimi un concerto dedicato al Natale, nel
quale un movimento lento di Pastorale evocava le musiche e le
nenie dei pastori. La serata principierà proprio con Concerto
fatto per la Notte di Natale di Arcangelo Corelli, in Sol
minore op. 6, che probabilmente scrisse questo concerto per il
giovane cardinale Pietro Ottoboni. Corelli ha scritto questo
Concerto di Natale nella classica forma lento-veloce-lento-
veloce della sonata da chiesa che è alla base di tutto ciò che
accade in questo concerto grosso; ma in diversi punti chiave
Arcangelo Corelli cambia un po’ le regole. Il Grave iniziale
viene preceduto da sei battute di fuoco di Vivace e il terzo
movimento, Adagio, ha un episodio centrale Allegro in cui i
violini improvvisamente esplodono con un rapido cambio di
tempo in una serie di ribattuti per poi tornare al tempo di
Adagio. Il secondo movimento, Allegro, è in forma binaria, ed
è costruito intorno al genere preferito di Corelli fatto da
ritmi sfalsati, sospensioni e imitazioni. Il quarto movimento,
Vivace, che normalmente sarebbe il finale, è molto breve, in
modo da fare spazio ad un quinto movimento di considerevole
durata, il cui corpo è un Allegro, ma il cui vero cuore è la
Pastorale che è quella più famosa di tutta la musica Corelli.
Atmosfera soffusa e struggente è quella dei Sospiri per
orchestra d’archi, arpa e violoncello, Op. 70 di Edward Elgar,
lavoro eseguito per la prima volta a Londra nell’agosto 1914.
Dalla musica, caratterizzata da un’orchestrazione raffinata
degli archi chiamati a sostenere l’arpa e l’organo, in cui si
percepisce un’inconscia inquietudine dovuta all’avvicinarsi
del primo conflitto mondiale. Clou della serata l’Oratorio de
Noël Op.12 di Camille Saint-Saëns, datato 1858. Nel racconto
musicale della Venuta del Redentore, della Nascita del Dio
fattosi Carne, fattosi Bambino, sembra scorrere il Presagio
del motivo di tale Incarnazione; nella sottile vena
malinconica, nascosta in meravigliose melodie, si percepisce
l’Annuncio del tragico epilogo della vita di Gesù, come anche
la r promessa della Gloria futura del Re dei Re e di quella
del Suo popolo. l’Oratorio, interamente in latino, è per coro
di quattro voci miste, un quintetto vocale, un’orchestra
d’archi, arpa e organo. In calce al Prélude introduttivo si
legge la dicitura “Dans le style de Sébastian Bach” anche se
il nome di Bach resta solo un omaggio. L’Oratorio de Noël si
compone di dieci parti ed inizia con un Preludio Orchestrale
in forma di una Ninna-nanna Pastorale. Nel secondo movimento,
troviamo un recitativo con coro, nel quale soprano e tenore,
alternandosi, recitano il testo dell’annunciazione di S. Luca,
dapprima come una semplice salmodia “elaborata”, poi in
maniera sempre più espressiva. Il coro erompe nel Gloria.
L’Aria seguente, l’Expectans è affidata al mezzosoprano,
introdotta dall’organo e dal violoncello solista, nel quale la
parola Expectans, sembra suggerire l’attesa della Venuta del
Messia. Segue la rivelazione di Pietro circa la Venuta di
Cristo, evocata dal tenore e dalle voci femminili. Il
successivo brano, è un duetto per soprano e baritono, un Largo
sul testo del “Benedictus” della Messa. Qui abbiamo il tacet
degli archi e nell’introduzione per la prima volta si sente
l’arpa in duo con l’organo. Il sesto numero è il “Quare
fremuerunt gentes”, un vigoroso corale che proclama lo “sdegno
dei pagani”, sottolineato da un accompagnamento quasi ostinato
dell’orchestra che sfocia nelle sonorità dell’invocazione
liturgica alla Santa Trinità: il “Gloria Patri”. Il brano
successivo, è lo “Splendore dei Santi”, un trio per soprano,
tenore e baritono, Tecum Principium, sostenuto dall’arpa e
dall’organo. Il Quartetto successivo sfocia in un ritmo
danzante a suddivisione ternaria, l’Alleluja, affidato al
contralto. Nel Quintetto con Coro Consurge Filia Sion, il
penultimo movimento ricompare in forma di Siciliana anche la
melodia pastorale del Preludio iniziale. Il Coro Finale
Tollite Hostias è un Inno a 4 voci che procedendo in forma
omoritmica, in crescendo, glorificando la Venuta del Messia.
L’  Oratorio   de                          Noel          di
Salerno Classica
di Olga Chieffi

Gran Finale per Salerno Classica, oggi, in duomo, alle ore
20,30, ideata dalla Associazione Gestione Musica, un progetto
articolato che ha visto le associazioni concorrere e ottenere
il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella
sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione,
Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il
comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le
città di Benevento, Amalfi e Brienza. Il dicembre “sacro”,
dopo l’apertura dedicata a Dante, continua con una serata dal
titolo Oratorio de Noel. C’è l’idea che la musica sacra non
debba essere frutto di spiritualità, bensì di emozioni
derivanti dalla varietà di strumenti e voci, di colori e
sfumature che permettono di toccare l’anima dello spettatore
attraverso un suono particolare. In Oratorio de Noel
ascolteremo le voci dei Solisti dell’Accademia dell’Accademia
Lirica “U.Giordano” di Foggia, il soprano Hee Sun Choe, il
mezzosoprano Maria Gabriella Cianci, il contralto Sophie
Burns, il tenore Bartisz Jankowski e il baritono Fernando
Napolitano, il coro Estro Armonico diretto da Silvana Noschese
e l’Orchestra d’Archi dell’Ensemble Lirico Italiano, diretta
da Francesco D’Arcangelo. A cavaliere tra il Seicento e il
Settecento, in Italia nacque una fortunata tradizione che
interessò molti dei principali compositori del periodo: i
concerti dedicati al Natale. Capostipite e brillante punto di
riferimento di questo repertorio fu Corelli, codificatore
della forma del concerto grosso e vera e propria fonte di
ispirazione per i compositori contemporanei e delle
generazioni successive. Molti delle composizioni dedicate al
Natale trovavano posto nelle raccolte a stampa dei concerti
grossi. Il fiorire dell’editoria musicale nel primo Settecento
fu d’incentivo per la produzione e la diffusione della musica
strumentale, ed in particolare dei concerti grossi. Quasi
sempre articolate in 12 composizioni, le raccolte presenta
vano spesso tra gli ultimi un concerto dedicato al Natale, nel
quale un movimento lento di Pastorale evocava le musiche e le
nenie dei pastori. La serata principierà proprio con Concerto
fatto per la Notte di Natale di Arcangelo Corelli, in Sol
minore op. 6, che probabilmente scrisse questo concerto per il
giovane cardinale Pietro Ottoboni. Corelli ha scritto questo
Concerto di Natale nella classica forma lento-veloce-lento-
veloce della sonata da chiesa che è alla base di tutto ciò che
accade in questo concerto grosso; ma in diversi punti chiave
Arcangelo Corelli cambia un po’ le regole. Il Grave iniziale
viene preceduto da sei battute di fuoco di Vivace e il terzo
movimento, Adagio, ha un episodio centrale Allegro in cui i
violini improvvisamente esplodono con un rapido cambio di
tempo in una serie di ribattuti per poi tornare al tempo di
Adagio. Il secondo movimento, Allegro, è in forma binaria, ed
è costruito intorno al genere preferito di Corelli fatto da
ritmi sfalsati, sospensioni e imitazioni. Il quarto movimento,
Vivace, che normalmente sarebbe il finale, è molto breve, in
modo da fare spazio ad un quinto movimento di considerevole
durata, il cui corpo è un Allegro, ma il cui vero cuore è la
Pastorale che è quella più famosa di tutta la musica Corelli.
Atmosfera soffusa e struggente è quella dei Sospiri per
orchestra d’archi, arpa e violoncello, Op. 70 di Edward Elgar,
lavoro eseguito per la prima volta a Londra nell’agosto 1914.
Dalla musica, caratterizzata da un’orchestrazione raffinata
degli archi chiamati a sostenere l’arpa e l’organo, in cui si
percepisce un’inconscia inquietudine dovuta all’avvicinarsi
del primo conflitto mondiale. Clou della serata l’Oratorio de
Noël Op.12 di Camille Saint-Saëns, datato 1858. Nel racconto
musicale della Venuta del Redentore, della Nascita del Dio
fattosi Carne, fattosi Bambino, sembra scorrere il Presagio
del motivo di tale Incarnazione; nella sottile vena
malinconica, nascosta in meravigliose melodie, si percepisce
l’Annuncio del tragico epilogo della vita di Gesù, come anche
la r promessa della Gloria futura del Re dei Re e di quella
del Suo popolo. l’Oratorio, interamente in latino, è per coro
di quattro voci miste, un quintetto vocale, un’orchestra
d’archi, arpa e organo. In calce al Prélude introduttivo si
legge la dicitura “Dans le style de Sébastian Bach” anche se
il nome di Bach resta solo un omaggio. L’Oratorio de Noël si
compone di dieci parti ed inizia con un Preludio Orchestrale
in forma di una Ninna-nanna Pastorale. Nel secondo movimento,
troviamo un recitativo con coro, nel quale soprano e tenore,
alternandosi, recitano il testo dell’annunciazione di S. Luca,
dapprima come una semplice salmodia “elaborata”, poi in
maniera sempre più espressiva. Il coro erompe nel Gloria.
L’Aria seguente, l’Expectans è affidata al mezzosoprano,
introdotta dall’organo e dal violoncello solista, nel quale la
parola Expectans, sembra suggerire l’attesa della Venuta del
Messia. Segue la rivelazione di Pietro circa la Venuta di
Cristo, evocata dal tenore e dalle voci femminili. Il
successivo brano, è un duetto per soprano e baritono, un Largo
sul testo del “Benedictus” della Messa. Qui abbiamo il tacet
degli archi e nell’introduzione per la prima volta si sente
l’arpa in duo con l’organo. Il sesto numero è il “Quare
fremuerunt gentes”, un vigoroso corale che proclama lo “sdegno
dei pagani”, sottolineato da un accompagnamento quasi ostinato
dell’orchestra che sfocia nelle sonorità dell’invocazione
liturgica alla Santa Trinità: il “Gloria Patri”. Il brano
successivo, è lo “Splendore dei Santi”, un trio per soprano,
tenore e baritono, Tecum Principium, sostenuto dall’arpa e
dall’organo. Il Quartetto successivo sfocia in un ritmo
danzante a suddivisione ternaria, l’Alleluja, affidato al
contralto. Nel Quintetto con Coro Consurge Filia Sion, il
penultimo movimento ricompare in forma di Siciliana anche la
melodia pastorale del Preludio iniziale. Il Coro Finale
Tollite Hostias è un Inno a 4 voci che procedendo in forma
omoritmica, in crescendo, glorificando la Venuta del Messia.
La famiglia: il rovesciamento
del sacro
di Gemma Criscuoli

Meglio non sapere cosa si nasconde davvero nel cuore di una
madre. Poco importa se la nascita dell’unico figlio è
annunciata coi toni di un cinegiornale fascista: generare è un
buio potere che sa presentare un conto molto salato. Accolto
con favore presso la Sala Pasolini, “Mio figlio sa chi sono” è
lo spettacolo di Paolo Coletta, che ha curato regia e musiche,
e di Silvana Totaro, costruito come un inquietante monologo
che sgretola le convenzioni borghesi. Gea Martire ha il dono,
ormai rarissimo, di condurre lo spettatore dove vuole. Il suo
volto, che riflette con abbacinante chiarezza uno spirito
tormentato e che sa rendere vivi il compiacimento e il furore,
lo struggimento e il sarcasmo, il corpo deciso e fiero, ma al
tempo stesso percorso da una tensione destinata a esplodere,
non lasciano staccare gli occhi dal personaggio, che si
relaziona direttamente col pubblico. Il ruolo sociale è
infatti determinante nella messinscena, non solo perché
rappresenta una priorità, ma soprattutto per evidenziarne
l’ambiguità e il desiderio di dominio. Nicole (cosa avrebbe
dovuto farsene del suo vero, squallido nome, Nicoletta?), un
odio profondo per tutto ciò che è ordinario, appartiene a una
famiglia affermata, è in ottimi rapporti con la Santa Sede e
ricorda il suo passato. Se il marito è ormai poco più di una
voce al telefono, le presenze maschili nella sua vita sono
Vincent, l’amico sempre al suo fianco, e Cristiano, il figlio
tossicodipendente, il “pipistrello” che l’osserva con occhi a
spillo e di cui si sbarazzerebbe volentieri. La grande foto
sospesa sul palco che ritrae un bambino e i genitori non è, in
effetti, che un inconsistente stereotipo : Nicole mette in
guardia chi l’ascolta dal pensare che quell’immagine così
rassicurante possa bastare. Chi, infatti, lo crede, si merita
“il pipistrello e tutto il resto”. Lo scontro diventa poi
inevitabile, quando Cristiano scopre che la madre ha chiesto a
Vincent di procurargli la droga, per evitare che si uccidesse
con “roba” di scarsa qualità. La famiglia non ha, dunque,
nulla della sacralità che le viene attribuita: deve invece
nutrirsi del rovesciamento del sacro. Troppi indizi spingono a
considerare la vicenda su un piano pseudo-religioso : la
nascita di Cristiano in una notte buia su un’altura innevata;
la domanda del giovane a Nicole, “Perché mi hai messo al
mondo?”, che riecheggia “Perché mi hai abbandonato?”; il
messaggio di Vincent, “Tutto è compiuto”, per avvisare la
donna che ha risolto definitivamente il problema del figlio; i
tre giorni che trascorrono dopo la scomparsa del ragazzo e
dell’amico, che sembrano preludere a una resurrezione. A quel
punto, la protagonista comprende il tradimento : come un
novello Padre onnipotente, legato al Figlio da disegni oscuri,
Vincent ha risparmiato Cristiano portandolo con sé. Alla madre
non resta che il peso del rancore verso chi le ha sottratto
certezze ed energie, vedendo solo quello che la natura e la
società si aspettano da lei. Il finale è aperto : tutto
potrebbe essere la fantasia di una figura che non sfugge ai
suoi fantasmi o forse Nicole è davvero l’Antivergine, la donna
che ha l’audacia di non essere solo un ventre obbediente e che
si regala nuove possibilità, sognando una fuga su un nuovo
autobus come fece da bambina. Dare la vita è una lotta
continua contro un mistero che non si lascia decifrare fino in
fondo.
Storie al balcone- segnali di
vita in tempo di morte
Si svolgerà oggi, alle ore 18, presso la sala concerto San
Lorenzo la presentazione di “Storie la balcone- segnali di
vita in tempo di morte”, il libro firmato da Silvana Scocozza
e pubblicato da Edizioni Il Saggio. Tema portante del volume è
l’evento drammatico che ha segnato il recente passato e,
tuttora, condiziona il nostro presente. Un accadimento di
portata epocale che ha messo, e continua a mettere, a dura
prova la salute fisica e psichica di noi tutti, il nostro
stare al mondo, le nostre vite: l’emergenza sanitaria da
Covid-19. Scritto in uno stile a metà strada tra la cronaca e
il racconto, “Storie al balcone” è come un diario corale della
pandemia, un racconto a più mani di un tempo sospeso che, fin
dal suo inatteso esordio, ha brutalmente messo in discussione
ogni certezza. Quel tempo in cui ciascuno di noi ha dovuto,
necessariamente, imparare a fare i conti con la morte e
trovare, altresì, la forza per lanciare, forte, il proprio
“segnale” di vita; il proprio e necessario stratagemma per
sopravvivere allo stravolgimento di ogni cosa, di ogni
consuetudine e, perfino, dei rapporti umani.

La Casaburi con Mirari                                   al
Museo     etnografico                                    di
Morigerati
Si è tenuta con grande successo l’iniziativa “Un the al
museo”, organizzata nel Museo etnografico di Morigerati, per
presentare al pubblico il libro della scrittrice vallese
Antonella Casaburi, Mirari, romanzo, pubblicato lo scorso
maggio da Lastaria Edizioni, apparso su Millionaire, ed
esposto al Salone Internazionale del Libro di Torino e alla
Fiera di Roma. Dopo i saluti del sindaco di Morigerati,
Vincenzina Prota, ha dialogato con l’autrice la giornalista
Marianna Vallone. “Un viaggio in treno. Sei sconosciuti
passeggeri. Un incontro che stravolgerà ogni piano
prestabilito”. Un libro che vale la pena leggere perchè parla
di viaggi e di incontri inaspettati, aiuta a scoprire il
valore dell’amicizia, e con una voce originale e limpida
accompagna il lettore alla scoperta del Cilento. Antonella
Casaburi è originaria di Vallo della Lucania.

Una preghiera in musica con
il Liceo Alfano I
Grande successo giovedì sera per il Concerto di Natale delle
masse orchestrali e corali dell’ istituzione scolastica
guidata da Elisabetta Barone. Diversi i solisti in mostra, tra
cui il giovanissimo oboista di origini rumene Giusepe Feraru e
il fagottista Mattia Costa.

di Olga Chieffi

Ritorno alla vita attraverso la musica, giovedì sera, in
cattedrale, con le masse orchestrali e corali del liceo
musicale e coreutico Alfano I di Salerno, ospiti di un’anima
vicina al canto e ai giovani quale è quella di Don Michele
Pecoraro. La serata è iniziata con una buona esecuzione del
famoso Canone in Re maggiore che, Johann Pachelbel scrisse per
tre violini e basso continuo, e si accompagnava ad una giga,
intorno al 1680, e come molti brani appartenenti a
quest’epoca, cadde nel più completo oblio per secoli. A dargli
nuova vita fu Jean-François Paillard, che con la sua orchestra
da camera registrò nel 1968 una versione lenta e romantica,
che incontrò immediatamente i favori del pubblico. Il primo
violino, iniziatore di ogni novità melodica, esegue disegni
via via più veloci, che passano dalle semiminime alle
biscrome, tutte su una progressione di accordi immutata.
Omaggio ad Astor Piazzolla nel centenario della sua nascita
esaltante con Esqualo, quella sfida perenne tra mantice e
violino, giovedì con il fagotto di Mattia Costa assoluto
protagonista, simbolo di quel popolo che si è messo finalmente
in moto, in viaggio, con la sua musica, il suo simbolo, il
“Mito” del tango che allora nasceva. Bel talento quello di
Giusepe Feraru oboista di origini rumene entrato al liceo con
la fisarmonica e ritrovatosi con un oboe tra le mani come
secondo strumento e per di più durante il covid. Grazie
all’opera di convinzione del M° Antonio Rufo abbiamo ascoltato
da Giuseppe un’aria dalla tragedia sacra Massimiano di
Leonardo Vinci, in cui il suono dell’ oboe è riuscito a
rendere l’idea della purezza melodia e a sottolineare
l’universalità dell’affetto. Ed ecco le Danze popolari rumene
di Béla Bartòk, balli della Transilvania nella loro atmosfera
modale rigorosamente eseguite. Note di luce, ai limiti del
silenzio, termine circolare, vivificante per l’Ave verum
Corpus di Wolfgang Amadeus Mozart, prima di passare al Johann
Sebastian Bach di Jesus bleibet meine freude, celebre sezione
musicale della cantata Herz und Mund und Tat und Leben, BWV
147, quasi a voler sottolineare col suo infinito flusso di
melodia il senso statico di quelle parole: Cristo resta in
eterno la gioia dell’anima e può fermare la sofferenza umana.
Coro in grande spolvero per l’ultima sezione, quella
natalizia, principiata con la Pastorale di Natale “Quanno
nascette Ninno”, di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori nello
speciale arrangiamento di Marco Cuciniello, dando vita ad una
sempre rinnovantesi forma d’arte, in un eccelso cortocircuito
temporale nella dimensione del sogno, continuando col
tradizionale All Night, All Day e offrendo la chiave per
aprire il più ottimista dei mondi con “What a wonderful
world”, composta da Bob Thiele e portata al successo dal
nostro Satchmo, pensata come una sorta di antidoto al
crescente clima di tensione politico e razziale negli USA.
Grande soddisfazione per i maestri direttori, Angelo Spinelli
e Marco Cuciniello, i preparatori del coro Rosa Spinelli,
Maria Arcuri e Filomena Nusco, Monica Paciolla e Antonio
Palmieri e gran finale con l’ acceso vitalismo, che si
manifesta soprattutto nel gusto per un’insistita, persino
ossessiva iterazione ritmica di Fortuna Imperatrix Mundi,
sezione iniziale dei Carmina Burana, eseguita con quattro
pianoforti e percussioni, versi e musica che pongono in
rilievo l’impotenza umana di fronte alla cecità della fortuna
e alla crudeltà della cattiva sorte; un sentimento
costantemente presente nel cuore degli uomini medioevali,
quando guerra e peste falcidiavano inesorabilmente le
popolazioni e rendevano molto precaria la condizione
quotidiana di vecchi e giovani, miserabili e ricchi. Un
Medioevo sospetto schizzato meravigliosamente da Carl Orff, in
cui forse oggi siamo ampiamente ricaduti.

“Teatro & Canzoni 2.0                                      –
Storie     in canzoni                                      e
monologhi”
di Gaetano Del Gaiso

Oggi, alle ore 20:30, al Piccolo Teatro Portacatena di
Salerno, avrà luogo la première dello spettacolo di musica e
teatro “Teatro & Canzoni 2.0 – Storie in canzoni e monologhi”,
nato dal fortunato incontro fra Sergio Mari e il Piervito
Grisù con l’intento di far convergere due mondi apparentemente
distanti per età e cultura artistica. Piervito Grisù è una
presenza ampiamente affermata sulla scena hip-hop e raggae del
nostro Sud Italia. Con sulle spalle collaborazioni importanti
come quelle con i 99 Posse, i Sud Sound System ed Anthony
Johnson, interventi di prestigio come quelli in apertura dei
concerti del world music artist Enzo Avitabile, del rapper J-
ax, del tombettista augustino Roy Paci e del cantautore
francese di origini spagnole Manu Chao, da sempre, Grisù si
occupa d’indagare, coi suoi testi, le questioni più pregnanti
della nostra società. Caratteristica, questa, che certamente
ha contribuito a far emergere il suo talento di telltaler in
uno scenario, quello del meridione musicale, che s’è a più
riprese riconfermato come vera e propria fucina di talenti con
una spiccata predilezione per l’hip-hop e il raggaeton. Sergio
Mari, dal canto suo, è ormai da anni che si occupa
d’energizzare il pubblico di giovanissimi che è solito
accogliere ai suoi spettacoli teatrali con pièce rivolte a
temi spinosi come legalità e gioventù. “Teatro & Canzoni 2.0 –
Storie in canzoni e monologhi” più che uno spettacolo, è una
libbra dai lunghi bracci, da cui pendono due piatti su cui si
collocano, con egual fardello, canzoni e monologhi che hanno
in comune temi come l’amore, lo sport, l’alcolismo e
l’immigrazione. Non mancano, poi, riferimenti ai trascorsi
artistici e culturali delle due personalità coinvolte: dalle
irriverenti nuance di Cuchirichi, singolo del 2020 pubblicato
da Grisù per “La pecora nera”, sino al ricordo del
recentemente scomparso Pino Daniele. «È stata ‘Gomorra’, una
mia canzone dall’album ‘Noi non siamo in errore’, che mi ha
fatto incontrare con Grisù», sostiene Mari. «L’attenzione che
ho auvto per i giovani, in quel brano, non è sfuggita
all’occhio attento di Piervito, visto che anche lui ha ormai
caratterizzato la sua carriera musicale a questa analoga
attenzione. E così, ci siamo incontrati, ci siamo conosciuti,
abbiamo discusso e abbiamo messo su questo spettacolo di
teatro-canzone». «Lo spettacolo sta già ricevendo le sue prime
riverberazioni positive», asserisce Grisù, «anche già prima
della ‘prima’. Attento come sono, e come, d’altronde, è anche
Sergio, a comunicare bene ciò che faccio, lo spettacolo è già
entrato nel mirino delle scuole e dei docenti per le tematiche
affrontate. La première dello spettacolo, che sarà al Piccolo
Teatro Portacatena di Salerno, sarà sicuramente il viatico per
una tournée che speriamo possa essere lunghissima e
partecipatissima».

Luciano        riconfermato
segretario provinciale Pd:
Siamo punto di riferimento
di Erika Noschese

Il Pd va nel segno della continuità con il segretario
provinciale Vincenzo Luciano riconfermato. Giovedì sera,
presso la sala Pasolini, si è infatti tenuto il congresso
provinciale che vedeva quale unico candidato l’uscente
Luciano, capo staff del sindaco Napoli. Tutto secondo i piani:
Luciano è stato riconfermato a pieni voti. “Continueremo a
lavorare come abbiamo sempre fatto – ha dichiarato Luciano
all’indomani del congresso provinciale – Il Pd sarà presente
sul territorio salernitano, come ha sempre fatto”. Per i dem,
la prima occasione politica si presenta proprio questa
mattina, con sindaci e consiglieri della provincia, chiamati
al voto per il rinnovo del consiglio provinciale. L’obiettivo,
per il presidente Strianese è quella di riconfermare la sua
maggioranza, per non avere problemi a governare. “Su questo
non abbiamo dubbi, il centro sinistra prevarrà all’interno del
consiglio provinciale”, ha dichiarato il presidente
provinciale. Il centro sinistra sarà presente con quattro
liste: Uniti per la Provincia, di area centrista e moderata,
alla quale hanno lavorato il consigliere regionale Corrado
Matera, l’ex sindaco di Salerno Aniello Salzano, il Vice
Segretario Regionale di Centro Democratico Giovanni D’Avenia,
Luigi Nocera, Antonio D’Alessio(Azione); il Pd, Campania
Libera e il Psi. “Abbiamo liste competitive, siamo pronti a
questa nuova sfida”, ha aggiunto Luciano. Intanto, questa
mattina, alle 11, i consiglieri di opposizione, tutti ad
eccezione di Antonio Cammarota, presenteranno il ricorso al
Tar dopo l’approvazione del bilancio, avvenuto nel corso del
primo consiglio comunale. Una questione che Luciano definisce
sterile: “La normativa ce lo consentiva, nel senso che è stata
giustificata da un’urgenza, riconosciuta dallo stesso
consiglio comunale che ha approvato i punti all’ordine del
giorno e a portarlo tra le delibere di consiglio – ha
dichiarato il segretario provinciale – Loro ovviamente
svolgono la loro funzione di opposizione ma, personalmente,
dico che è una polemica che avrei risparmiato come opposizione
ma non entro nel merito dell’operato altrui. Conosco l’operato
del consiglio comunale, dell’amministrazione salernitana e lo
ritengo assolutamente legittimo e in questo caso ancora di
più”. Presente al consiglio comunale anche il deputato dem
Piero De Luca: “”Auguri di buon lavoro a Vincenzo, alla neo
Presidente dell’Assemblea, Federica Fortino e a tutti i
segretari di circolo eletti nelle scorse settimane. Unità e
partecipazione hanno caratterizzato questa fase congressuale.
Una mobilitazione appassionata che dà ulteriore forza e vigore
all’impegno di tutta la comunità democratica per il nostro
territorio. Avanti, insieme!”, ha infatti dichiarato il vice
presidente del Pd alla Camera.
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