Infermieri positivi, chiuso il pronto soccorso del Ruggi
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Infermieri positivi, chiuso il pronto soccorso del Ruggi Di Pina Ferro Caos al pronto Soccorso del Ruggi d’Aragona, oltre alla già enorme mole di lavoro ora il personale è costretto a fare i conti anche i tamponi positivi non solo di pazienti ma anche di alcuni infermieri. Negli ultimi giorni sono risultati positivi due infermieri, marito e moglie, residenti in un comune dei Picentini. La moglie era risultata positiva già la scorsa settimana e per questo era in isolamento e stava seguendo il percorso previsto in casi simili. Ieri mattina a seguito di tampone preventivo è emerso che si era positivizzato anche il marito. La coppia sono solo gli ultimi, in ordine di tempo, infermieri risultati positivi al Covids 19. Altri casi erano stati registrati nei giorni scorsi e tra questi pare vi fosse anche un medico. Sicuramente, il poter risultare positivo fa parte del rischio connesso al lavoro in prima linea nel reparto di emergenza dove quotidianamente si verificano centinaia di accessi, Ma è altrettanto vero che la tensione in tale reparto è sempre più forte. Il personale vorrebbe, secondo indiscrezioni, maggiori, tutele verso tale rischio epidemiologico. Presso il nosocomio locale la situazione, per quanto sotto controllo, sembra essere abbastanza drammatica: casi di Covid 19 sono stati riscontrati anche nella direzione sanitaria; positiva anche una Oss, operatrice socio sanitaria e una dottoressa di chirurgia pediatrica. Quest’ultima, stando a quanto emerge, si sarebbe sottoposta al tampone di routine ma, in attesa dei risultati giunti due giorni dopo, avrebbe continuato a lavorare, almeno fino all’esito positivo del tampone, costringendo la direzione generale dell’azienda ospedaliera universitaria a correre ai ripari. La lista dei medici e infermieri risultati positivi al Covid e contagiati sul posto di lavoro sembra allungarsi
sempre di più, dopo il cado accertato del primario di urologia. I cambiamenti nel mercato del gaming in Italia Gli ultimi mesi sono stati ricchi di fatti interessanti in diversi settori economici, dovuti ai significativi cambiamenti provocati dall’attuale pandemia. Uno dei pochi ambiti che è riuscito a registrare dei risultati positivi, a differenza di molti altri in difficoltà, è stato quello del gaming online, in particolare grazie alle scommesse e al gioco d’azzardo online. Questa tendenza è stata utilizzata anche a beneficio dell’economia italiana, nonostante questo abbia significato l’applicazione di imposte più elevate a questo tipo di servizi di intrattenimento. Recentemente, è stato infatti introdotto un prelievo dello 0,5% allo scopo di garantire un supporto finanziario al settore, da utilizzare in caso di emergenze simili alla pandemia tuttora in corso. Il mercato ha registrato numerose alti e bassi, a seguito ai continui cambiamenti che hanno avuto un notevole impatto sull’attività consentita (o meno) agli operatori. Una delle novità più significative risale alla fine dello scorso anno, quando a novembre venne presentato un piano per la riduzione del numero delle licenze di gioco online consentite in Italia, dalle 85 attuali a 50 entro il 2023. Ci sono diverse condizioni legate a queste nuova normative; inoltre, i nuovi operatori online dovranno pagare 2 milioni di euro per ottenere una licenza della durata di 9 anni, mentre quelli che già ne detengono una dovranno versare la stessa somma una volta giunta alla scadenza. È una situazione che
potrebbe portare molti operatori a decidere di non registrarsi in Italia. In aggiunta, sono state poi imposte delle restrizioni sugli apparecchi da gioco e sui servizi offerti: ad esempio, potranno essere operative un massimo di 250.000 slot machine, più altre condizioni particolari applicate ai terminali di Videolottery (conosciute anche come VLT) e sale da gioco. Non è ancora chiaro se tali restrizioni saranno estese anche ai servizi di giochi online; in tal caso, gli operatori dovranno vedersela con un ulteriore fattore limitante. Ma non ci sono solo notizie negative per gli appassionati del gioco d’azzardo. Uno dei principali operatori di casinò online ha siglato una nuova collaborazione per ampliare la propria offerta: LiveG24, attivo in Italia dal 2011, ha infatti raggiunto un accordo con Efbet, che negli ultimi anni ha aperto più di 50 casinò in Paesi come Bulgaria e Romania; il nuovo servizio offrirà ai giocatori online la possibilità di giocare a blackjack e baccarà in modalità live. “Siamo entusiasti di lavorare con Efbet”, ha dichiarato il direttore operativo di LiveG24. “Sempre più operatori internazionali stanno scegliendo i nostri servizi per il mercato italiano. È un chiaro segno di apprezzamento della qualità e dell’affidabilità dei nostri giochi live.” (Fonte dell’immagine: lcb.org) L’annuncio di questa collaborazione è arrivato in un momento molto positivo per il mercato, ovvero durante la pandemia e il
lockdown. Casinos.it hanno conquistato un numero sempre maggiore di nuovi utenti, un andamento favorito dalla nuova situazione: per molti infatti, l’obbligo di rimanere forzatamente in casa ha portato ad avere più tempo libero e a investirlo in questi servizi online, che sono diventati la loro principale forma di intrattenimento. Con la prospettiva di una seconda ondata del virus in Europa e del ritorno di misure di lockdown, i numeri relativi a questi servizi sono destinati a salire: molti sono ormai diventati giocatori fedeli, sempre meno propensi a ritornare alle alternative di gioco nei luoghi fisici. Inoltre, l’offerta sempre più ampia di questo tipo di servizi, e il sodalizio LiveG24-Efbet ne è un esempio, potrebbe rappresentare una spinta a promuovere un maggiore sostegno al settore. Potrebbe trattarsi di un passo in avanti verso l’allentamento delle restrizioni, o almeno verso una revisione delle stesse, allo scopo di favorire la concessione di più autorizzazioni, soprattutto se continuerà l’interesse mostrato dalle collaborazioni internazionali. C’è però un piccolo ostacolo da superare, ed è quello legato all’attuale inchiesta dell’AgCom in Italia che vede protagonista Google, per la presunta violazione legata alla sponsorizzazione degli operatori di gioco d’azzardo stranieri negli ultimi mesi. Nel 2018, il Decreto Dignità aveva imposto il divieto totale di qualsiasi forma di pubblicità al gioco d’azzardo. È stato detto che gran parte dei siti siano stati suggeriti in modo involontario e che gli utenti non si siano resi conto delle pagine a cui erano stati reindirizzati durante le loro ricerche; altri sostengono invece che gran parte della popolarità acquisita dai siti stranieri sia stata in qualche modo favorita dalle imposte e dalle restrizioni applicate a questi servizi nel mercato italiano. Potrebbe rivelarsi altrettanto importante considerare gli operatori di scommesse sportive come fonte di supporto per il mercato del gioco d’azzardo e dei casinò online. Tale settore è infatti considerato in modo leggermente diverso e gode
generalmente di maggior sostegno e tolleranza. L’inizio dell’anno ha dimostrato quanto il settore degli eventi sportivi possa essere vulnerabile, e non va dimenticato il rischio di vedere ulteriori cancellazioni in futuro. Quindi, avere un’alternativa valida sarà sicuramente essenziale per attirare gli operatori, ed è per questo che opzioni come quelle sopra citate potrebbero rivelarsi importanti per affrontare quei cambiamenti che abbiamo menzionato all’inizio dell’articolo. La parte finale dell’anno sarà fondamentale per potenziali futuri cambiamenti e per vedere se quelli previsti per il 2021 e 2022 subiranno degli aggiustamenti. Qualora dovessero esserci, si tratterà di valutarne la portata e se verranno mantenuti per un periodo sufficientemente lungo per favorire una ripresa del mercato, come successo di recente. Negativo il tampone del sindaco Napoli Il primo cittadino di Salerno, Vincenzo Napoli, ha effettuato nel pomeriggio di ieri un tampone in seguito alla positività di un suo stretto collaboratore. Una misura necessaria visto lo stretto contatto con il collabiratore, con il risultato che è giunto poco dopo mezzogiorno e con esito negativo. Nella giornata di oggi sono stati altresì sottoposti a test gli altri componenti dello staff del primo cittadino venuti a contatto con il dipendente comunale. Intanto l’operatività della segreteria del Sindaco è in ogni caso garantita.
Trincerone Est, all’ingegnere Micillo il compito di dettagliare sull’opera di Erika Noschese Continua ad essere alta l’attenzione dell’opposizione per far luce sulla questione del Trincerone est opera che, al momento della progettazione, era ritenuta strategica perchè avrebbe dovuto collegare l’altra parte del Trincerone e quindi la città direttamente con la tangenziale. Il presidente della commissione Trasparenza Antonio Cammarota aveva infatti annunciato di voler fare chiarezza. Nei giorni scorsi, i capogruppo de La Nostra Libertà ha chiesto una relazione dettagliata all’ingegnere Giovanni Micillo, dirigente del settore Opere e lavori pubblici. Cammarota, di fatti, vuole risposte chiare in riferimento ai tempi di realizzazione, i costi, gli obiettivi, le modifiche apportate. Risposte che dovrebbero arrivare già la prossima settimana. Al momento, resta da capire anche il motivo che ha portato allo slittamento dell’inaugurazione che, secondo l’assessore all’Urbanistica Mimmo De Maio sarebbe da attribuire a problematiche di tipo economico. Il Trincerone Est aveva, come obiettivo principale, il decongestionamento del traffico e l’abbattimento dell’inquinamento acustico ed atmosferico ma, dopo 8 anni ancora non è dato sapere i costi della progettazione, l’ammontare definitivo dell’opera, i nomi dei progettisti e il tempo della consegna. Ad oggi, tra le altre cose, spunta l’ipotesi della realizzazione di un parcheggio e, se così fosse, verrebbe stravolto il progetto iniziale. Nei giorni scorsi anche Gaetano Amatruda, membro dell’associazione Andare Avanti aveva chiesto delucidazioni all’amministrazione comunale, dopo una riflessione dell’ex sindaco Aniello Salzano
La rabbia dei titolari di bar e ristoranti: “Non siamo noi a far diffondere il virus” di Monica De Santis Stavolta proprio non ci stanno. I ristoratori, i titolari di bar, pasticcerie, pub, pizzerie, etc… questa volta contestano duramente l’ordinanza firmata ieri mattina dal governatore De Luca. Un’ordinanza che punisce loro ma non ci fa assembramenti… “Chiudere i bar e ristoranti non vuol dire che i ragazzi non restino per strada a fare comunella con i loro amici”. E’ questo in sintensi, e forse neanche tanto sbagliato, il pensiero comune di tutti gli operatori del settore, che ancora una volta si sento soli e abbandonati anche da chi dovrebbe schierarsi dalla loro parte (vedi associazioni di categoria). “Siamo la categoria più penalizzata di tutte – raccontano Carmine Farina e Mariarosaria Giuliano, titolari di “Arte e Gusto” a Bellizzi – Non bastano tutte le regole che ci sono state imposte, adesso anche questo. Non credo che si rendano conto che imporre una chiusura anticipa dei locali vuol dire una perdita sul piano economico al meno del 30%. Il problema non sono gli assembramenti nei locali, ma fuori. Chi entra in un locale sa che deve rispettare determinate regole, quindi è più controllato. Ma per strada? Chi li controlla i ragazzi? E poi la colpa è dei bar e dei ristoranti? Non credo”. La pensa allo stesso modo anche Piero Robertiello titolare di due attività a Salerno “Mulino Urbano” a piazza XXIV Maggio e “Sugò” sotto i portici della stazione… “Ennesima ordinanza che va a colpire le piccole aziende. Francamente non capisco il perchè di questa decisione dopo che per tre mesi si è permesso a tutti
di fare ciò che volevano. Ci hanno permesso in discoteca, di fare feste ed altro, ma soprattutto di andare in vacanza. Centinaia di persone sono andate in ferie fuori regione e all’estero e sono tornate portando il virus a casa nostra e nessuno ha detto niente. Adesso però la colpa è della movida, è dei bar e dei ristoranti. Bene, ma lo sa De Luca che così facendo molte attività non riusciranno ad arrivare a Natale? Io ho 15 dipendenti, come posso garantire a tutti il posto di lavoro se non mi permettono di lavorare. Chiudono noi perchè è la soluzione più semplice, perchè nessuno fa i controlli nei luoghi dove ci sono realmente gli assembramenti. Non li vogliono fare, quindi meglio dire che è colpa della movida”. Contro l’ordinanza anche Giulio Avallone titolare dello storico ristorante “Il Caminetto” di Salerno, che insieme con gli altri componenti dell’Associazione Commercianti per Salerno, proprio ieri hanno fatto richiesta di autorizzazione al sindaco, al prefetto e al questore, per effettuare un flash mob giovedì davanti alla prefettura, per protestare contro l’ordinanza di De Luca. “Per De Luca siamo noi ristoratori a far diffondere il virus – commenta Avallone – e non i tanti ragazzi che circolano per le nostre strade senza mascherina e senza nessun distanziamento. Stiamo cadendo nel ridicolo e quel che è peggio è che non possiamo fare nulla, perchè De Luca non ci ascolta, non ci vuole ascoltare. Emana le sue ordinanze e non si preoccupa delle conseguenze economiche che queste hanno. Non serve chiudere bar e ristoranti, servono invece controlli seri, servono le forze dell’ordine e sanzioni per tutti coloro che non rispettano le regole”. De Luca, arriva il
“coprifuoco” di Monica De Santis Detto fatto. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, forse anticipando di qualche giorno il Governo, ha emanato una nuova ordinanza che impone restrizioni per bar, ristoranti, pub, e pizzerie, etc. Un’ordinanza che in molti si aspettavano e che in tanti contestano e trovano ingiusta perchè va nuovamente a colpire un settore già fortemente colpito durante il periodo del lockdown. L’ordinanza, firma nella mattina di ieri da De Luca è entrata in vigore già da ieri sera, ed avrà valore fino al prossimo 20 ottobre. Una decisione necessaria fanno sapere visto l’aumento dei casi di contagio, soprattutto nella nostra regione. Una decisione, quella del governatore, che pare voglia adottare anche il Governo per il resto dell’Italia, con un decreto che dovrebbe essere emanato domani. Resta di fatto che da ieri è fatto obbligo ai bar, gelaterie, pasticcerie ed esercizi similari di tutta la regione Campania di chiusura dell’attività dalle ore 23 alle ore 6 del giorno successivo, nei giorni da domenica a giovedì; dalle ore 24 alle ore 6 del giorno successivo, nei giorni di venerdì e sabato. Fanno eccezione gli esercizi presenti all’interno di strutture di vendita all’ingrosso che osservano orari notturni di esercizio. Ma non è tutto ai ristoranti, pizzerie ed altri esercizi della ristorazione (pub, vinerie, kebab e similari), è fatto obbligo di prevedere l’ultimo ingresso dei clienti nonché degli avventori per asporto alle ore 23, per l’intera settimana. Le consegne a domicilio, invece, sono consentite senza limiti di orario. Resta confermato l’obbligo, su tutto il territorio regionale, di indossare la mascherina anche nei luoghi all’aperto, durante l’intero arco della giornata, a prescindere dalla distanza interpersonale, fatte salve le previsioni degli specifici protocolli di settore vigenti (ad esempio per le attività di ristorazione, bar, sport all’aperto), approvati o prorogati
con le ordinanze vigenti o riportati in allegato al DPCM 7 settembre 2020; Così come restano confermate tutte le disposizioni relative alle misure di sicurezza obbligatorie prescritte per i titolari e gli utenti di esercizi commerciali, culturali, ricreativi, o comunque aperti al pubblico, ivi compreso l’obbligo di porre a disposizione, all’ingresso e all’interno dei locali, soluzioni idroalcoliche igienizzanti e di subordinare l’ingresso da parte degli utenti alla avvenuta igienizzazione delle mani e alla protezione delle vie respiratorie attraverso l’uso della mascherina. Regolamento di conti per una partita di droga non pagata: ucciso 54enne di Carmine Pecoraro Uccide un commerciante e ferisce mortalmente un amico, pare, per una partita di droga non pagata. Gravissimo fatto di sangue, quello verificatosi, venerdi sera attorno alle 23 nella frazione Corticelle di Mercato San Severino a pochi metri dall’uscita autostradale della Salerno – Caserta – Roma. La vittima è il 54enne Vincenzo Salvati, originario della contrada Spiano, sposato e padre di due figli, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e la persona. Era anche finito in manette nel 2005 nell’ambito di un blitz anridroga posto in atto a Bracigliano. Ferito in modo grave un suo amico Aniello Salsano, operaio 38enne residente nella frazione Corticelle, ricoverato in prognosi riservata all’ospedale “San Giovanni Di Dio Ruggi D’Aragona” di Salerno. In carcere l’autore dell’agguato, Vincenzo Ansalone 35 anni di
Baronissi pure lui con precedenti penali. L’uomo fa il postino ad Acquamela di Baronissi. Secondo quando ricostruito dai carabinieri della locale compagnia guidata dal maggiore Alessandro Cisternino i tre si erano dati appuntamento venerdì sera per un chiarimento relativo sembra al mancato pagamento, da parte della vittima, di una partita di droga del valore di circa cinquemila euro. La discussione si è subito animata sembra di fronte al diniego da parte della vittima di far fronte al pagamento della cifra. Vincenzo Ansalone ha alzato la voce chiedendo ripetutamente al suo interlocutore di far fronte al pagamento anche perché sarebbero passati diversi mesi dalla consegna della sostanza stupefacente. La vittima spalleggiata dall’amico si è giustificata sostenendo che per l’emergenza Covid non era riuscito a vendere la droga e quindi non aveva ancora i soldi per pagarla. Sentendosi nuovamente preso in giro il 35enne di Baronissi ha estratto dalla tasca una pistola sw calibro 357 Magnum ed ha esploso sei colpi in rapida successione contro Vincenzo Salvati ed il suo amico. Quest ultimo a bordo della sua autovettura ha tentato una disperata fuga. Nel tentatovo di scappare si è schiantato con l’auto contro un palo della luce dopo aver perso conoscenza a causa dell’eccessiva perdita di sangue. Aniello Salsano ha corso il rischio di morire dissanguato se non fosse stato soccorso da un automobilista di passaggio e trasportato al vicino ospedale di Curteri e successivamente con un’ambulanza dell’associazione “Il Punto” di Baronissi al nosocomio di Salerno. Il ferito che non ha precedenti penali pare si trovasse li solo ed esclusivamente per accompagnare Salvati che temendo il peggio si era premunito facendosi accompagnare da un amico. Precauzione che non è servita in quanto Vincenzo Ansalone non ha esitato a sparare neanche contro Aniello Salsano. L’intento era di eliminare uno scomodo testimone. Gli spari hanno allarmato i residenti della zona alcuni dei quali si sono affacciati a balconi e finestre ed hanno dato l’allarme. Allertati carabinieri e i soccorsi sul posto sono giunti i carabinieri e Angelo Rubano sostituto procuratore di turno presso il Tribunale di Nocera Inferiore. E’ stato
constato il decesso del 54enne, commerciante di Spiano, e sono stati avviati i primi rilievi da parte dei militari della sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Salerno. Sono stati ascoltati i parenti della vittima ed i residenti della zona per ricostruire l’accaduto. Sequestrata dai carabinieri la pistola con la quale è stato ucciso Vincenzo Salvati e l’auto del ferito. L’assassino la notte scorsa, dopo aver girovagato a lungo per i comuni della zona si è arreso. Braccato dai carabinieri ha deciso di costituirsi. Vincenzo Ansalone, accompagnato dal suo avvocato di fiducia si è presentato spontaneamente negli uffici della compagnia di Mercato San Severino in via delle Puglie dove ha confessato il delitto. Espletate le formalità di rito Vincenzo Ansalone è stato trasferito presso la casa circondariale di Salerno dove ora si trova a disposizione dell’autorità giudiziaria. Rischia una pesante condanna in quanto dovrebbe essere accusato di omicidio premeditato. Sono in corso ulteriori indagini per accertare dove l’assassino si sia procurato l’arma e se abbia agito con l’ausilio di un complice. Per domani, davanti al Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Nocera Inferiore è prevista l’udienza di convalida. La tragica storia di sangue ha destato enorme scalpore nel centro della Valle dell’Irno dove non si verificavano fatti di sangue da diversi anni Da Procida, ora iniziano i problemi Richiesta di ricoveri da tutta la Regione di Alessia Bielli
” Siamo bombardati di telefonate da tutta la provincia di Salerno e da tutta la Regione Campania per la richiesta di ricoveri nei reparti covid”. Il dottore Natalino Barbato primario di pneumologia all’ospedale GIovanni Da Procida di Salerno non nasconde la gravità della situazione che trova proprio nelle decine di richieste di ricoveri al covid hospital di Salerno la conferma piu’ evidente. Al momento il personale medico, paramedico e ausiliario, riesce a soddisfare le richieste, ma il dubbio è che se realmente dovesse aumentare il numero di ricoverati, si potrebbe entrare in sofferenza. Ci sono in totale per ora quattro medici e un primario oltre al personale infermieristico. Questo è il massimo che ha potuto garantire al momento l’azienda ospedaliera Sam Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno di cui il Da Procida è parte. Fra l’altro , non dimenticihiamo che altro personale medico specialistico potrebbe servire a breve anche per attivare alcuni dei 24 posti letto di terapia intensiva realizzati nei moduli che si trovano nell’area permietrale dell’ospedale di via San Leonardo. Aperto da giovedì scorso al momento ha solo cinque pazienti , ma quella che è molto piu’ di una sensazione fra presupporre che ben presto saranno riempiti non solo i 24 posti ad oggi a disposizione, 18 di degenza ordinaria e 6 di sub intensiva, ma anche gli altri che potrebbero essere attivati se è necessario. Ricordiamo che il Da Procida ha un totale di 120 posti a disposizione ed è già pronta per essere attivata anche la rianimazione al terzo piano con 76 posti che garantirebbero l’assistenza ai malati a varie intensità du cura, dai paucisintomatici a quello che ha bisogno di essere intubato , ma, come sottolinea Barbato, speriamo che non accada. “Al momento , dice ancora il dottore Barbato, sono cinque come detto i ricoverati al Da Procida, tre con pochi sintomi, poca dispnea, poca tosse, ma già il quadro radiologico è impegnato con segnali tipici del covid. Due invece sono in sub intensiva: si tratta di un 91 enne trattato a Vallo della Lucania per un infarto e durante la procedura di angioplastica è stato riscontrata la positività al covid 19. Poi abbiamo una
signora di Sarno che ha necessità di assistenza ventilatoria. In questo momento la dotazione di personale riesce a compensare, anche grazie alla disponibilità totale di tutti gli operatori “. Spirito di abnegazione e impegno anche al di là degli orari di lavoro non basteranno comunque se , come si teme, dai 24 posti letto attivati si arrivasse a numeri ben piu’ alti. Intanto un aiuto ad evitare la corsa agli ospedali potrebbe arrivare dalla vaccinazione antinfluenzale che consentirebbe di capire subito se i sintomi sono riconducibili al Covid 19. “Un ‘altro discrimine da non sottovalutare, dice ancora Barbato, è l’anosmia, cioè il non sentire gli odori e i sapori. Queste due condizioni sono estremamente tipiche del covid e saranno un ulteriore segnale a disposizione dei medici per individuare possibili casi di contagio. Castori: «Serve più qualità» Marco De Martino Sorridente e sereno, Fabrizio Castori commenta con soddisfazione il successo corsaro della Salernitana ai danni del Chievo: “E’ un risultato importantissimo, per la lotta ai play off vincere in casa di una delle favorite per noi è eccezionale. Non siamo ancora al top della condizione, per il lavoro che effettuiamo in settimana facciamo fatica a partire, poi quando ci sciogliamo dimostriamo di avere una buona condizione atletica. Sapevo – continua Castori- che avremmo sofferto per la grossa mole di lavoro atletico svolta in questi giorni, ma quando gli impegni saranno di più avremo più benzina nelle gambe. A me interessa che la squadra abbia una condizione ottimale nel momento in cui gli allenamenti diminuiranno e si giocherà di più. Partire piano era un rischio calcolato, l’importante è che abbiamo finito la
partita in crescendo ed è quello che mi interessa di più. Ora arriva la sosta e questo era il mio obiettivo, arrivarci al meglio per lavorare sodo, soprattutto chi è arrivato dopo, e riportare tutto il gruppo sullo stesso piano”. La sensazione è che alla Salernitana manchi ancora qualcosa in mezzo al campo per compiere il definitivo salto di qualità. Nonostante Schiavone, Capezzi e Di Tacchio si siano disimpegnati bene, è evidente che il reparto disponga poche alternative: “Abbiamo sofferto il palleggio del Chievo –ammette il trainer granata- questo è vero, ma sempre per un discorso di condizione. Il problema a centrocampo c’è soprattutto a livello numerico e qualcosa arriverà. Dovrà aumentare anche il livello qualitativo, la società sta cercando di valutare bene perché ci sono tanti over. Con la lista dei 18 piena dobbiamo prendere qualche under di valore. Dobbiamo mettere a posto qualcosa e la società lo sa. Qualche ragazzo che avevo suggerito non siamo riusciti a prenderlo – spiega Castori- non per colpa della società ma perché sono stati trattenuti dai rispettivi club di appartenenza. Vedremo col direttore quello che si riuscirà a fare”. Il successo sul Chievo, arrivato 25 anni dopo quello firmato da Carlo Ricchetti, Giovanni Pisano e Pietro Strada (serie B stagione 1994-1995), è maturato dopo un match tirato, con poche occasioni da gol ma dai toni agonisticamente elevatissimi, insomma… alla Castori: “Stiamo lavorando duramente dal 20 agosto ed ai ragazzi ho cercato di dare la mia cultura calcistica ed il mio modo di lavorare, loro si stanno impegnando ma non siamo ancora al top. A livello fisico, come ho detto, per il pesante lavoro svolto, ma – conclude l’allenatore della Salernitana- anche perché tanti sono arrivati da poco ed hanno bisogno di trovare l’intesa con gli altri. La sosta servirà questo”.
Emergenza Covid, settore dell’edilizia di nuovo in crisi Il settore dell’edilizia fortemente in crisi a causa dell’emergenza Coronavirus. In questi giorni, infatti, si stanno riacutizzando le richieste di cassa integrazione. A lanciare l’allarme è Giuseppe Marchesano, responsabile della Filca Salerno secondo cui l’incertezza e la paura per l’aumento del numero di casi Covid nella provincia di Salerno sta di fatto provocando una forte contrazione delle attività lavorative edili. “Oggi, abbiamo gli strumenti normativi previsti e messi a disposizione dal decreto legge di Agosto, che concedono il beneficio di altre 18 settimane di cassa integrazione ed il blocco dei licenziamenti fino al 31 dicembre non sono sufficienti perchè le condizioni generali e le prospettive del settore se non saranno aumentate le settimane di cigo ed allungati il periodo di blocco dei licenziamenti – ha dichiarato il tesponsabile Filca Cisl Salerno – Rischiamo una vera ecatombe ed avremo lavoratori che dovranno affrontare un lungo periodo di inattività, sommato ad un anno dove si è lavorato poco o niente”. Condizioni queste che metterebbero ancora più in ginocchio il settore, con l’avvicinarsi dell’inverno per molte famiglie che storicamente hanno sempre affrontato la contrazione fisiologica delle attività produttive, legate alle condizioni climatiche, non avendo alle spalle un periodo di attività lavorativa a pieno regime nel quale hanno potuto incamerare risorse utili al sostentamento di tutte le esigenze familiari. “Molti lavoratori, rischiano di non poter raggiungere neppure il numero minimo di ore lavorate e versate alle Casse Edili, con le quali avrebbero la possibilità di richiedere un contributo economico per l’acquisto dei libri di testo per i figli, ed altre assistenze che la cassa edile riconosce ai soli
lavoratori che versano contributi quando lavorano – ha poi aggiunto Marchesano – La speranza di ripresa, ad oggi ha solo un nome, e si chiama speranzabonus ( SuperBonus al 110%), che deve trovare strade di accesso più “leggere” dal punto di vista burocratico, naturalmente il tutto rinviato quando le condizioni climatiche saranno più stabili in poche parola la prossima primavera”. Questo è secondo il sindacalista Marchesano, il periodo in cui il settore potrebbe iniziare un periodo di svolta e rilancio forte, di cui molti lavoratori edili ed attività connesse hanno bisogno. “Il pericolo reale che incombe e che dopo la fine del blocco dei licenziamenti si rischia un licenziamento di massa in un settore già fermo e con problemi occupazionali da anni”, conclude il sindacalista. Post emergenza, dunque, si rischia di perdere altri posti di lavoro in un settore già fortemente in crisi.
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