ANIEM Rassegna Stampa del 26/02/2018 - Confimi Industria Sicilia
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
ANIEM Rassegna Stampa del 26/02/2018 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE ANIEM Il capitolo non contiene articoli ANIEM WEB Il capitolo non contiene articoli SCENARIO EDILIZIA 26/02/2018 Corriere L'Economia 6 Da Torino a Palermo: ecco i sei pilastri della crescita 26/02/2018 Corriere L'Economia 7 Il manifesto dei professionisti facciamo ripartire il paese 26/02/2018 Corriere L'Economia 8 Cantieri italiani, torna la crescita 26/02/2018 La Repubblica - Nazionale 10 Cosa propongono di fare i partiti per la scuola e l' università? 26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza 13 CANTIERE AMERICA IL LAVORO MIGLIORE È RIPARARE GLI ASCENSORI 26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza 14 Milano, il nuovo skyline è una partita da 20 miliardi 26/02/2018 ItaliaOggi Sette 16 Recupero edilizio, Iva ridotta con distinguo tra interventi SCENARIO ECONOMIA 26/02/2018 Corriere della Sera - Nazionale 20 DEBITO Su ogni lavoratore grava un onere di 100 mila euro Nel 2040 il conto potrebbe salire fino a 180 mila 26/02/2018 Corriere della Sera - Nazionale 22 A Bruxelles la battaglia di Bresso per l'Ema 26/02/2018 Corriere L'Economia 23 IL CORTOCIRCUITO BANCHE IMPRESE
26/02/2018 Il Sole 24 Ore 25 Sei ricette anti-povertà per giovani e periferie 26/02/2018 Il Sole 24 Ore 27 Città alla prova del reddito di inclusione 26/02/2018 La Repubblica - Nazionale 30 Nel 2022 finirà l'era diesel Fca pronta all'addio costi alti e limiti emissioni 26/02/2018 La Stampa - Nazionale 32 "Difendiamo lo zucchero italiano dalla deregulation europea" SCENARIO PMI 26/02/2018 Corriere L'Economia 35 I bassi salari italiani? colpa della COMPETITIVITà 26/02/2018 Corriere L'Economia 37 produttività Ma perché cala? 26/02/2018 Corriere L'Economia 39 mercati globali noi ci siamo 26/02/2018 Corriere L'Economia 43 Carraro, svolta nei conti al traino della ricerca 26/02/2018 Il Sole 24 Ore 45 Un termometro imperfetto da maneggiare con cura 26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza 46 CHI IMPARA E CHI NO DAGLI ANNI DELLA CRISI 26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza 47 Industria, con la moda vola il Made in Italy 26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza 49 LO SPRING FESTIVAL FA IMPENNARE CINEMA, CIBO TURISMO E ROBOT 26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza 50 PopLazio, con la quotazione via alla crescita 26/02/2018 ItaliaOggi Sette 51 Xbrl, la carica degli 800 mila Oltre il 60% in sole 5 regioni 26/02/2018 ItaliaOggi Sette 54 Migliora la salute delle imprese
26/02/2018 ItaliaOggi Sette 55 Il factoring affianca le imprese
SCENARIO EDILIZIA 7 articoli
26/02/2018 Pag. 28 N.9 - 26 febbraio 2018 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La ricerca Da Torino a Palermo: ecco i sei pilastri della crescita Filiberto Zovico* i numeri dei «500 Champions» parlano da soli. Un fatturato aggregato di oltre 20 miliardi e 4 miliardi di ebitda. Rapporti nettamente superiori a quelli di tanti colossi. Ma al di là delle cifre, dalle testimonianze degli imprenditori intervistati per l'indagine emerge un altro fattore: la netta discontinuità di modelli rispetto a quelli più comuni che contraddistinguevano le aziende negli anni pre-crisi In questo «scarto», abbiamo individuato alcuni tratti comuni. 1) Il valore del capitale umano. Le persone rappresentano l'asset più importante, quello in grado di produrre valore nel tempo e di mantenerlo. La logica di questi imprenditori è: sono le persone a «fare» le aziende. 2) Il cliente al centro . Non solo scelte di customizzazione e capacità di rispondere in modo flessibile alle sue esigenze, ma anche un servizio ineccepibile e parte integrante del prodotto. 3) Il posizionamento di nicchia. La scelta dell'iperspecializzazione può riguardare i prodotti, ma anche i canali o i modelli distributivi, così come il segmento di mercato. Le nicchie difficili da presidiare per i gruppi globali sono terreno d'elezione per i Champions. 4) La capacità di scegliere e andare controtendenza. Le nuove imprese pianificano e investono su orizzonti lunghi, anticipano il cambiamento e, spesso, lo impongono. 5) La focalizzazione sulla propria attività. Sono aziende con una forte patrimonializzazione, che reinvestono gli utili in azienda e sono totalmente autonome dal sistema bancario: vogliono essere in grado di sfruttare le fasi di crisi per consolidare il posizionamento competitivo. Perciò investono continuamente in tecnologia e risorse umane, a prescindere dagli incentivi governativi. L'attenzione ai margini è quasi ossessiva, anche a scapito di una crescita superiore a quella (notevole) che già realizzano. 6) Valorizzazione spinta del made in Italy , inteso come «stile e cultura del prodotto». Spesso la scelta è produrre con filiere «corte» e sviluppare modelli di integrazione verticale», attraverso la costituzione di gruppi industriali che integrano ogni segmento del processo produttivo. Tutti questi fattori hanno consentito il consolidamento di un enorme vantaggio rispetto al resto delle imprese proprio negli anni della crisi, dal 2010 al 2016. L'indipendenza dal sistema finanziario ha reso questi imprenditori liberi di investire e rafforzare il proprio posizionamento mentre, attorno a loro, chi aveva fatto uso (spesso molto spinto) della leva finanziaria riduceva inevitabilmente le risorse destinate a innovazione e sviluppo. E la sfida con le global companies è stata giocata evitando lo scontro diretto sulle quantità e sui c o s t i d i p r o d u zione, ma portando la c o mp e t iz io n e s u l t e rre n o d e lla c u s t o miz za z i o n e , dell'iperspecializzazione, del customer service ad alto livello. Un esempio per tutti? La bergamasca Kask compete negli Stati Uniti con i colossi del settore vendendo i propri caschi per la sicurezza nei cantieri edili a 130 dollari contro i 10 dollari dei loro concorrenti. I risultati? Da 5 a 35 milioni di fatturato in 6 anni e un un'Ebitda del 21%. *Editore di ItalyPost © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Filiberto Zovico, ha curato la ricerca sui 500 campioni nascosti SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 6
26/02/2018 Pag. 37 N.9 - 26 febbraio 2018 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Professioni Regole Mercati Il manifesto dei professionisti facciamo ripartire il paese A una settimana dal voto Cup e Rpt hanno presentato al presidente Mattarella le riforme da affidare all'esecutivo Dalle mediazioni all'uso di Internet, fino all'edilizia: i protagonisti dell'economia indicano le priorità Isidoro Trovato Arriva dalle professioni un contributo in termini di idee per la modernizzazione e il rilancio del Paese con il documento elaborato dagli ordini professionali italiani, in rappresentanza di circa 2,4 milioni di iscritti. A rimboccarsi le maniche per trovare soluzioni condivise provenienti dalle specifiche competenze delle categoria è stata l'Alleanza «Professionisti per l'Italia» nata per volontà del Comitato unitario delle professioni (Cup) e Rete delle professioni tecniche (Rpt), guidati da Marina Calderone e da Armando Zambrano che ha presentato al presidente della Repubblica un manifesto di possibili riforme da concordare con il nuovo esecutivo. L'Alleanza «Nonostante le molteplici criticità che si registrano nel nostro sistema economico - spiegano i rappresentanti dell'Alleanza professionisti per l'Italia Calderone e Zambrano, - siamo convinti che il Paese abbia competenze, capacità progettuale e risorse tali da riprendere stabilmente il cammino della crescita. Ciò, però, sarà possibile ad una condizione. Ovvero che le infrastrutture economiche, sociali, materiali e immateriali si avviino celermente verso un processo di modernizzazione, improntato all'efficienza e all'innovazione e con un piano strategico di investimenti per la rigenerazione urbana e il recupero delle periferie, in grado di generare servizi di qualità per le comunità e per i cittadini». L'agenda delle proposte dei professionisti inizia con la giustizia: rilanciare gli strumenti alternativi di soluzione delle controversie, in particolare la mediazione. Rivisitare il sistema successorio intervenendo con una riforma organica della normativa. E poi si passa al rafforzamento del lavoro giovanile promuovendo di incentivare le assunzioni attraverso sgravi fiscali, contributivi e l'ulteriore riduzione del cuneo fiscale». Oltre che intervenendo sul «regime dei minimi», rendendolo più flessibile. Altro tema centrale è quello che riguarda la «rivoluzione digitale» per il paese. Secondo i professionisti, a tal proposito, esistono alcune priorità: introdurre il diritto universale alla connessione Internet; rendere disponibile il patrimonio di dati di cui dispone la pubblica amministrazione, sotto forma di «Open Data»; realizzare all'interno dei processi di «digitalizzazione» della pubblica amministrazione veri e propri contenuti digitali trattabili ed elaborabili; rivalutare il ruolo delle figure tecniche apicali. Edilizia e Ordini Un paese non può dirsi fuori dalla crisi finché il comparto edile non sarà uscito dalla palude. Per riuscirci l'Alleanza propone diversi provvedimenti cominciando con l'avviare un censimento del patrimonio edilizio esistente per interventi di riuso. E poi promuovere il consumo del suolo a «saldo zero» come motore per la rigenerazione urbana ma anche i sistemi di premialità per il miglioramento paesaggistico e per la tutela dell'impresa agricola. Tra le richieste per il rilancio del comparto edile c'è anche quella che chiede di predisporre un elenco pubblico degli edifici disponibili per la rigenerazione e gli usi temporanei e ridefinire le norme e le modalità di intervento per la tutela e la gestione dei beni culturali e del paesaggio. Oltre a omogenizzare i criteri di apposizione delle tutele ai beni artistico-culturali e paesaggistici. Infine, guardando in casa propria, i professionisti propongono di riorganizzare la rappresentanza del sistema ordinistico e di rafforzare lo status giuridico degli ordini professionali quali enti di diritto pubblico. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Marina Calderone, a capo del Cup e Armando Zambrano, reti professioni tecniche SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 7
26/02/2018 Pag. 53 N.9 - 26 febbraio 2018 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La ripartenza Cantieri italiani, torna la crescita Per il 2017 stimati 55 mila nuovi permessi, con un aumento del 15 per cento Ma l'edilizia non residenziale ora ottiene con maggiore difficoltà i prestiti dalle banche Le imprese di settore si aspettano un ritorno positivo dalle agevolazioni fiscali confermate Gino Pagliuca Torna il segno più nell'industria delle costruzioni. Secondo le stime dell'Ance il 2017 infatti si è chiuso con un giro d'affari in termini reali inferiore di solo lo 0,1% rispetto a quello del 2016. Sono nove decimi di punto meno di quelli previsti a inizio 2017 e oltretutto in un contesto economico che ha fatto registrare una crescita del Pil superiore a quella preventivata. In termini nominali si tratta comunque di una piccola crescita (0,8%) e i numeri sono di gran lunga i migliori nel decennio. La lettura dei numeri Il residenziale è in crescita in termini reali dello 0,1% grazie ancora una volta al buon andamento delle ristrutturazioni mentre le nuove edificazioni di case hanno fatto segnare un giro d'affari in diminuzione dello 0,7% (+0,2% in termini nominali). Ci sono però segnali di un'inversione di tendenza: dalla seconda metà del 2016 i permessi di costruzione (che in genere richiedono almeno un paio d'anni per tradursi in edifici terminati e venduti) sono infatti in crescita. La stima per il 2017 è di 55 mila nuovi permessi, con un incremento di circa il 15% rispetto al 2015, anno del minimo storico. Va però rilevato che comunque , se si escludono gli anni del secondo conflitto mondiale, i livelli sono ancora tra i più bassi da 80 anni a questa parte. Si costruisce meno non solo perché c'è meno domanda ma anche perché nonostante il denaro non abbia mai avuto un costo così basso le banche sono decisamente restie a prestarlo alle imprese di costruzione. E non si tratta di una prudenza ingiustificata visto che all'edilizia (dati Pwc) sono attribuibili il 27% dei crediti in sofferenza. La stretta interessa maggiormente le costruzioni residenziali perché più rischiose. Gli immobili strumentali infatti oggi vengono costruiti quasi sempre su commessa dell'impresa che deve andare a occuparli o di promotori immobiliari che hanno già la certezza di locare gli spazi. Infatti gli investimenti per immobili non residenziali privati sono aumentati in termini reali dell'1,5% nel 2017 e sono previsti in crescita del 3,7% per l'anno in corso. Tornando all'abitativo, le previsioni per il 2018 sono di un incremento in termini reali del fatturato dell'1,7%, a fronte del 2,8% stimato per le opere di manutenzione. I costruttori sono ottimisti sul miglioramento del business delle ristrutturazioni perché le agevolazioni fiscali sono state confermate per il 2018 e perché il sisma bonus, già previsto lo scorso anno e ulteriormente rafforzato per quello in corso, richiede interventi complessi che presumibilmente si avvieranno nei prossimi mesi. Altre opzioni Un altro provvedimento su cui le imprese puntano molto è la possibilità lasciata al proprietario dell'immobile di cedere il credito fiscale a chi fa i lavori in caso di opere di efficientamento energetico o antisismiche. Ance ha dato vita con Deloitte a una piattaforma ad hoc. Si stima che cedendo all'impresa il bonus fiscale il cliente possa ottenere uno sconto tra il 15 e il 25% del prezzo, un valore interessante per chi non ha tutti i soldi da spendere subito o per chi ritenga di non riuscire a usufruire appieno delle agevolazioni nel decennio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Elaborazione L'Economia del Corriere su dati Ance * Stima ** previsione Elaborazione su dati Banca d'Italia Fonte: Ance; variazioni al netto dell'inflazione (base 2016), dati 2017 stimati La svolta Il mercato delle costruzioni nel 2018 dovrebbe registrare un andamento positivo dopo anni di crisi L'Amarcord Com'è cambiato il mercato negli ultimi 10 anni. Aconfronto l'andamento degli investimenti in nuove costruzioni residenziali,manutenzione straordinaria e non residenziale privato. Valori depurati dall'inflazione;2010=100 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 8
26/02/2018 Pag. 53 N.9 - 26 febbraio 2018 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Chi incide di più Il peso dei comparti nel 2017 Il peso dei finanziamenti La consistenza dei crediti alle imprese di costruzione *dati in milioni di euro di fine dicembre, per il2017di fine settembre, Anno Nuove costruzioni Residenziali Manutenzione straordinaria Non residenziale privato al netto delle sofferenze 2017 Variazione su 2016 Variazione a tre anni Previsione 2018 COSTRUZIONI Abitazioni nuove manutenzione straordinaria Non residenziali private pubbliche 122.604 66.156 19.447 46.738 56.410 33.669 22.762 -0,1% 0,1% -0,7% 0,5% -0,4% -1,8% -0,5% -3,1% -1,0% 2,4% 1,7% 1,3% 2,5% 1,5% -3,0% -5,8% -5,5% 2,0% 3,2% 2,8% 3,7% Abitazioni nuove 15,9% Costruzioni non residenziali pubbliche 18,6% Manutenzione abitazioni 38,1% Costruzioni non residenziali private 27,4% 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017* 2018** 128,9 105,1 92,6 117,2 95,4 102,8 100,0 100,0 100,6 108,0 101,4 96,6 104,4 83,7 106,0 77,7 106,5 76,8 108,3 77,4 109,8 77,7 111,4 80,5 100,0 84,0 74,7 65,4 56,3 52,5 50,7 50,0 50,9 50.000 150.000 250.000 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2017 2017* 206.725 199.251 189.029 170.699 150.478 129.762 117.751 97.231 90.264 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 9
26/02/2018 diffusione:194011 Pag. 12 tiratura:288313 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cosa propongono di fare i partiti per la scuola e l' università? Ilaria Venturi Corrado Zunino Sul grande "no" al referendum del 2016 la scuola ha lasciato le sue tracce. Molti docenti si sono vendicati lì della Legge 107, la Buona scuola appunto, subita a colpi di fiducia. E hanno innescato un corto circuito nel governo Renzi che si è ripercosso sull'attuale esecutivo nonostante gli aggiustamenti della ministra Fedeli: abbiamo investito 4 miliardi nell'istruzione, è stato il ragionamento della maggioranza, assunto come non si faceva da anni, fatto ripartire i concorsi, svuotato le graduatorie eppure molti professori ci contestano. Forse perché, come racconta Gaetano da Bologna, in aula restano i problemi di sempre. Nella primavera 2015 si è registrato il più grande sciopero del mondo della scuola e anche il recente rinnovo del contratto è stato motivo di polemiche. Sull'università nelle ultime due stagioni sono tornati i finanziamenti. Ma l'impoverimento degli atenei post- Gelmini (i docenti sono calati del 20% tra il 2008 e il 2013) e la precarizzazione dei ricercatori, vedi Alessandra da Bari, sono diventati ragione per un inedito sciopero dei prof d'università. In questo quadro, ecco le proposte dei partiti per il 4 marzo. Assunzioni e nuovo contratto ora più maestri e tempo pieno Quattro miliardi investiti sulla scuola, 10 nell'edilizia. L'assunzione in tre anni di 132mila docenti, 80 mila con la Buona scuola. Ogni istituto ne ha avuti in media sette in più per potenziare la didattica. E in busta paga? Il contratto bloccato da 10 anni è stato firmato in extremis (con scadenza a fine anno) dalla ministra Fedeli: 96 euro lordi mensili in media di aumento da marzo. Confermati il bonus per i prof migliori (che passa da 200 a 130 milioni nel 2018, il resto torna nello stipendio di tutti) e la card di 500 euro. Infine concorsi nel 2018 per stabilizzare i precari. Non è una lista di impegni elettorali: il Pd punta sulle cose fatte con la Legge 107 per dare risposta agli insegnanti. Sulla mobilità Renzi fa autocritica: «L'algoritmo per i docenti del Sud non ha funzionato come avremmo voluto». Obiettivi? La crescita professionale degli insegnanti, più maestri nelle scuole per combattere la povertà educativa, meno burocrazia e più tempo pieno. Stabilizzare tutti i precari bonus merito da abolire Gli insegnanti? «Eroi del nostro tempo», premette Leu. L'obiettivo principale è smantellare la riforma della Buona scuola targata Pd. Da qui parte il programma. Grasso ricorda che ci sono ancora 83mila precari. Che fare? «Stabilizzare tutti attraverso un piano pluriennale». E ancora: adeguare gli stipendi che, nonostante il rinnovo del contratto, «rimangono tra i più bassi in Europa»; cancellare il bonus- merito; offrire formazione «continua e di qualità». Nel programma non vengono indicate le risorse per attuare le proposte rivolte ai docenti. Mano tesa ai trasferiti con le immissioni in ruolo attuate nel 2016: «Occorre dare risposta alle vittime di un algoritmo impazzito». La proposta è di un percorso partecipato per "un'altra scuola" che contempli la gratuità degli studi, l'aumento del tempo pieno e l'estensione dell'obbligo scolastico dall'ultimo anno della materna (che si vuole per il 100% dei bimbi in età) all'ultimo delle superiori. Basta chiamate dirette e stipendi a livello europeo Per la scuola (e università) il M5S promette nel programma uno stanziamento aggiuntivo di 15 miliardi (senza dire dove prenderli). Di Maio lo ha spiegato a parte: «Eliminando gli sprechi, rilanciando il piano Cottarelli e incentivando il gettito fiscale». L'attacco è alla Legge 107: da abrogare. Il capitolo dedicato al personale accontenta tutti: insegnanti già in cattedra, supplenti, laureati e con il diploma magistrale. «Censire i precari», l'indicazione. Tra le promesse, un piano di assunzioni in base al fabbisogno delle scuole; stipendi adeguati alla media europea con abolizione della card e del bonus premiale (da restituire a tutti in busta paga); l'eliminazione della chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi; il monitoraggio del percorso introdotto dal governo (e votato dal M5S) per l'accesso al ruolo: concorso, tre anni di formazione, tirocinio e supplenze prima SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 10
26/02/2018 diffusione:194011 Pag. 12 tiratura:288313 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dell'assunzione. Sulle scuole private: via i fondi, non alle materne. Neoassunti su base regionale più poteri ai presidi Nel triennio 2009-2011 la Tremonti-Gelmini ha tagliato 8 miliardi di euro alla scuola: 87.400 cattedre e 44.500 posti per il personale Ata (amministrativi e bidelli) perduti con il centrodestra al governo. Ora il programma sulla scuola sta in una pagina e pochi punti che partono dalla «libertà di scelta delle famiglie nell'offerta educativa». Dunque fondi alle private. E poi abolizione delle "storture" della Buona scuola (non si precisa quali). Salvini invece twitta: «Sarà una delle prime leggi che cambieremo». E così Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia: «Legge da asfaltare». Rispetto agli insegnanti la Lega propone una vecchia idea dei tempi di Bossi: il federalismo scolastico, con stipendi dei docenti legati a quelli dei funzionari regionali. I neoassunti saranno assegnati a una Regione, spiega Elena Centemero (Fi) che aggiunge: più poteri ai presidi nella chiamata dei docenti. Le uscite 1 2 Lavoro (pubblicate il 22 e 23 febbraio) 3 Salute e vaccini (24 febbraio) 4 Scuola e università (oggi) 5 Immigrazione e sicurezza (domani, 27 febbraio) 6 Famiglia (28 febbraio) 7 Diritti (1 marzo) 8 Ambiente (2 marzo) Altri diecimila ricercatori nei prossimi cinque anni Gli ultimi due governi di centrosinistra nelle Leggi di bilancio '16 e '17 hanno iniziato a reinvestire sull'università. Con la Finanziaria 2017 sono stati reclutati 1.300 nuovi ricercatori (altri 300 negli enti di ricerca). Il Pd ha sostenuto il premio per i dipartimenti di eccellenza e le chiamate dall'estero per i docenti, ma sono state fermate le Cattedre Natta (500 assunzioni dirette degli atenei). Il Fondo Ffo nel 2017 è passato da 6,957 miliardi a 7,011. Niente tasse per gli studenti con redditi familiari fino a 13.000 euro. Rivalutate le borse di dottorato e cresciute le borse di studio: molti studenti idonei, però, ancora non la ricevono. Sono stati sbloccati gli scatti dei docenti. Il programma Pd prevede: 10mila ricercatori di Tipo B in più nei prossimi 5 anni, soppressione dei punti organico e un'Agenzia nazionale della ricerca. Replica a Napoli dello Human Technopole di Milano e piano per l'edilizia. Via le tasse per gli studenti e aumentare le borse di studio Per le università italiane Liberi e uguali chiede "l'obiettivo della gratuità": abolizione delle tasse per gli studenti e potenziamento del diritto allo studio (in Italia solo il 10 per cento degli universitari hanno borse di studio). Leu chiede di far crescere il finanziamento ordinario del sistema negoziando con l'Unione europea un aumento di Pil "fuori dal patto di stabilità": in cinque anni 20.000 nuovi ricercatori negli atenei e 10.000 negli Enti di ricerca. Ridefinire dalle fondamenta l'Agenzia di valutazione Anvur: "Autonomo dalla politica e con personalità inattaccabili". Sulla valutazione si chiede una Conferenza nazionale: "Basta con la logica di competizione tra gli atenei". Superare il numero chiuso nei corsi di laurea e "no" alla scadenza dell'Abilitazione scientifica. "Il 3+2 si può rivedere". Bisogna tornare al ministero dell'Università e della ricerca (Murst) e nuovi fondi per la ricerca di base, anche umanistica. Risorse maggiori per gli atenei con criteri diversi da oggi Il programma per università e ricerca del M5S è il più esteso e articolato. Il Movimento intende aumentare la quota del Fondo ordinario, ma non indica di quanto. La "quota premiale" deve diventare aggiuntiva e non "a sottrazione". Nel riparto delle risorse per ogni ateneo si dovrà tener conto del successo dei laureati nel mondo, del reclutamento di giovani ricercatori, della diminuzione dei docenti di ruolo improduttivi. Si prevedono "specifici finanziamenti" per gli atenei in zone depresse. Il programma M5S vuole reintrodurre il ricercatore a tempo indeterminato, obbligarlo ad attività didattiche e sopprimere i ricercatori di Tipo A e Tipo B e gli assegnisti di ricerca. Viene ipotizzata un'unica figura di docente (oggi sono due: associati e ordinari) e si indica la necessità di limitare i ruoli extra-accademici dei professori verificando lo svolgimento dei compiti didattici. Ministero solo per l'università e azzeramento del precariato Il Decreto Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione dell'ultimo governo di centrodestra del Paese, ha tagliato un miliardo e 441 milioni di euro SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 11
26/02/2018 diffusione:194011 Pag. 12 tiratura:288313 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) delle università, tra il 2009 e il 2013. La Legge Gelmini, approvata nel dicembre 2010, ha limitato gli incarichi di rettore (sei anni non rinnovabili), soppresso diversi corsi di laurea (alcuni pleonastici), avviato il taglio del 20 per cento delle cattedre universitarie e reso strutturale il ricercatore precario (assegnista rinnovato ogni anno e ricercatore di "Tipo B", tre anni non rinnovabile). Oggi nei dieci punti del programma del centrodestra al punto 7 si legge: "Azzeramento progressivo del precariato", quindi: "Rilancio dell'università per farla tornare piattaforma primaria della formazione". Renato Brunetta ha dichiarato che università e ricerca devono avere un ministero separato dalla scuola. Foto: ILLUSTRAZIONE DI AGOSTINO IACURCI SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 12
26/02/2018 diffusione:400000 Pag. 13 N.8 - 26 febbraio 2018 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FAR WEST CANTIERE AMERICA IL LAVORO MIGLIORE È RIPARARE GLI ASCENSORI Alberto Flores d'Arcais Chi passeggia nelle grandi metropoli Usa, il caso di New York è forse il più lampante, non può fare a meno di notare il grande numero di lavoratori edili, che con il tipico elmetto giallo in testa salgono e scendono dalle impalcature (nella Grande Mela ce ne sono praticamente in ogni strada), si fermano a mangiare robusti panini lungo i marciapiedi e anche nel dopo-Weinstein non lesinano fischi e battute alle donne di passaggio. In genere vengono considerati come una singola entità di lavoratori molto monolitica, ma se guardiamo con attenzione ai numeri capiamo che questa sensazione è abbastanza lontana dalla verità. L'industria delle costruzioni è composta da uno sterminato numero di imprese, qualcuna molto grande, ma la maggior parte di piccole dimensioni; imprese che operano localmente e che hanno al loro interno tipo di occupazioni diverse, dai lavoratori della lamiera agli ispettori edili agli idraulici. Lavori diversi e salari differenti. All'interno degli Stati Uniti gli stipendi per questa diffusa categoria di lavoratori non sono alti ma neanche malvagi, con un reddito medio di circa 40mila dollari annui, che varia - ma non di molto - per supervisor, ispettori, addetti alle ferrovie, lavoratori della siderurgia, elettricisti, tecnici delle caldaie e via dicendo. Lavori manuali, spesso fisicamente estenuanti, che permettono una vita dignitosa anche ai margini delle grandi (e ricche) metropoli Usa. Tra questi lavoratori c'è però una categoria privilegiata (almeno in termini economici) il cui stipendio annuo è più o meno il doppio, attorno agli 80mila dollari: quella degli installatori e dei riparatori degli ascensori. Secondo l'ultima analisi di BuildZoom , il sito che aiuta imprese e privati a trovare i migliori contractor per ogni forma di lavoro legato ad edilizia e costruzioni (analisi ripresa nei giorni scorsi dal Wall Street Journal e da diversi media americani) il lavoro di chi si occupa tecnicamente (e manualmente) degli ascensori ha maggior valore sul mercato anche dei 'supervisori', che con il loro salario medio (58mila dollari) sono da sempre considerati l'élite del mondo edile. E a differenza di altri lavori manuali ben retribuiti (e che non richiedono un diploma universitario) che diminuiranno in modo sostanzioso nel prossimo decennio, i posti di lavoro per addetti agli ascensori cresceranno (secondo le previsioni) del 12 per cento tra il 2016 e il 2026. Foto: Bill de Blasio, sindaco di New York: la metropoli americana è tutto un fiorire di gru e nuovi cantieri SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 13
26/02/2018 diffusione:400000 Pag. 24 N.8 - 26 febbraio 2018 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Milano, il nuovo skyline è una partita da 20 miliardi IL POST EXPO HA LASCIATO IN CITTÀ UN FERMENTO CHE STA ATTIRANDO VOLUMI MILIARDARI DI INVESTIMENTI, ITALIANI ED ESTERI DOPO CITYLIFE ORA L'OBIETTIVO È LA RISTRUTTURAZIONE DI BEN 7 EX SCALI FERROVIARI. UN EFFETTO TRASCINAMENTO SULLE IMPRESE ITALIANE. IL CASO DELLA FOCCHI Alessia Gallione Milano Era rimasto imbrigliato dalla crisi. Ma adesso anche il "Curvo", come lo hanno soprannominato i milanesi, ha iniziato la sua scalata verso il cielo. E quando, nel 2020, con i suoi 175 metri di altezza e i suoi 31 piani, il grattacielo disegnato dall'architetto Daniel Libeskind diventerà la nuova casa di Pricewaterhouse Coopers, i 3.500 tra professionisti e staff della società di consulenza si affiancheranno ai dipendenti di Allianz (nel "Dritto" di Arata Isozaki) e a quelli di Generali (nello "Storto" di Zaha Hadid). È allora che le tre torri di Citylife avranno ufficialmente tagliato il traguardo. Un altro pezzo della nuova Milano, il quartiere di residenze, uffici e gallerie commerciali che ha preso il posto dell'ex Fiera, che va a completare un puzzle urbanistico sempre più esteso. Perché la città è già cambiata. Ma in futuro continuerà a ridisegnare ancora di più il suo orizzonte. Con una trasformazione che, stima Scenari Immobiliari, nei prossimi dieci anni arriverà a coinvolgere complessivamente 15 milioni di metri quadrati di aree da rigenerare in tutta la Città metropolitana. Mettendo in moto 20 miliardi di investimenti. La rincorsa è iniziata nel 2015, quando gli investimenti immobiliari diretti italiani e esteri calati sulla città sono passati dagli 894 milioni dell'anno precedente a 3,4 miliardi. E la velocità di crociera è ulteriormente salita fino a toccare il «livello record del 2017», come lo definisce Mario Breglia, il presidente di Scenari Immobiliari: 4,3 miliardi, quasi il 50% del valore (9,5 miliardi) di tutta l'Italia. Con una prevalenza (il 70,4%) di interesse per i nuovi uffici e i quartier generali di imprese locali e globali. Il motivo? «Otto su dieci di quegli investimenti sono internazionali e, in un anno che ha fatto registrare un aumento generale, Milano si è confermata sempre di più come una piazza europea strategica», dice Breglia. Che è convinto: «Anche il 2018 dovrebbe confermare valori simili, tra i 4 e i 5 miliardi». Se le stime verranno confermate, quindi, vorrà dire che in un quinquennio, dal 2013 a oggi, la città avrà creato un giro d'affari nel settore superiore ai 15 miliardi. «Con un impatto di quasi 50 miliardi sul Pil cittadino e di circa 10mila nuovi posti di lavoro», sono state le proiezioni scolpite nell'ultimo rapporto dell'istituto. È la Milano grandi firme, quella che ha cambiato lo skyline. La Milano rimodellata dalle archistar che, da Citylife con le tre torri che stanno arrivando a compimento a Porta Nuova con il grattacielo di Unicredit e il Bosco Verticale di Stefano Boeri, ha lucidato l'immagine internazionale del capoluogo lombardo. Una calamita anche economica visto che, dicono ancora i dati di Scenari Immobiliari, sono stati i soggetti esteri a investire negli ultimi due anni oltre 4 miliardi, la metà del totale nazionale. E adesso, il nuovo orizzonte è fissato al 2030 o giù di lì. È a quella data che guardano molti dei nuovi progetti sulla rampa di lancio che andranno a comporre la mappa dei 15 milioni di metri quadrati da far rinascere nell'area milanese. A cominciare da una partita che il sindaco Giuseppe Sala considera strategica per lo sviluppo della città come quella di sette scali ferroviari dismessi da convertire, tra residenze, uffici, servizi e parchi, in altrettanti nuovi quartieri. In tutto: un milione di metri quadrati disseminati in nodi strategici. Come lo scalo Farini, non lontano da Porta Nuova. Da solo, vale 600mila metri quadrati e sarà il primo a partire: FS è pronta ad aprire il bando che porterà entro settembre alla selezione del progetto. Obiettivo "prima pietra" nel 2021. Ha già iniziato a muoversi anche la riconversione dell'ex area di Expo, con un colosso come Lendlease che si è aggiudicato l'operazione da 2 miliardi per tutta la parte privata del futuro Parco della scienza destinato a nascere al posto dei padiglioni. Un player immobiliare globale, quello australiano, con piani da 50 miliardi di dollari in mezzo mondo e 12mila dipendenti, che a Milano ha deciso di puntare: oltre al post Expo, Lendlease ha stretto un accordo con Risanamento anche per trasformare un altro pezzo di città come l'area di Santa Giulia. Segno, dice Marco Dettori, presidente dell'associazione dei costruttori SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 14
26/02/2018 diffusione:400000 Pag. 24 N.8 - 26 febbraio 2018 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Assimpredil Ance, di una centralità del capoluogo lombardo: «Molti operatori internazionali, sia direttamente sia attraverso fondi, si stanno posizionando su realizzazioni importanti in città generando un effetto volano. Sono portati di quell'equity che le realtà locali non sono in grado di muovere perché il comparto immobiliare sconta ancora una certa rigidità del settore bancario». Ma è proprio «con gli operatori medio-piccoli locali» che gli investitori stranieri «stanno consolidando rapporti» per far partire e poi condurre in porto le operazioni di sviluppo. Tanto che, aggiunge Dettori, «in questo momento ci sono tutti i presupposti per quella crescita industriale che si era persa per effetto della crisi». Come dimostra anche la storia della riminese Focchi, un'impresa familiare specializzata nel design e nella costruzione di involucri per grandi progetti di architettura che quest'anno stima un aumento del fatturato del 60% (95 milioni di euro la proiezione per il 2018). Perché questa volta il viaggio è al contrario. Dall'Italia al mondo. In questo momento, infatti, il gruppo romagnolo è coinvolto in una decina di progetti, dalla Gran Bretagna a New York, dove sta realizzando la nuova pelle di un grattacielo in costruzione sulla High Line. Una storia, però, che torna ancora una volta a Citylife. E alla scalata al cielo del Curvo: dopo aver lavorato alla vicina torre Allianz, sarà l'azienda a realizzare anche i 27mila metri quadrati di facciate continue della nuova casa di PwC che Libeskind ha immaginato ispirandosi a una cupola rinascimentale. Perché, certo, concorda l'ad Maurizio Focchi, «Milano negli ultimi dieci anni ha fatto un salto notevole e anche qui il motore immobiliare sta innescando un effetto di trascinamento positivo dell'economica». 4,3 MILIARDI Sono gli investimenti immobiliari diretti arrivati su Milano nel corso del 2017. E per il prossimo anno Scenari Immobiliari ne prevede altrettanti 50 MILIARDI È l'impatto cumulato sul Pil della città dei 15 miliardi di investimenti attivati dal 2013 al 2017. L'80 per cento degli investimenti diretti sono stati esteri 10 MILA Sono i nuovi posti di lavoro creati da questi anni di ripresa dei grandi investimenti nel settore immobiliare. Assieme allo sviluppo di un indotto specializzato I PROTAGONISTI Marco Dettori (1), presidente dell'Assimpredil Ance. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (2). Maurizio Focchi (3), ad della Focchi. Andrea Ruckstuhl (4) ceo di Lendlease Italia. A lato, lo skyline di Milano SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 15
26/02/2018 diffusione:88589 Pag. 6 N.48 - 26 febbraio 2018 tiratura:133263 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La chiave per individuare il corretto regime per i lavori sul patrimonio immobiliare Recupero edilizio, Iva ridotta con distinguo tra interventi FRANCO RICCA Gli interventi rivolti al recupero del patrimonio edilizio benefi ciano dell'aliquota Iva ridotta del 10%. L'agevolazione ha però una portata diversa a seconda del tipo di intervento: più ampia per i lavori impegnativi, meno per le semplici manutenzioni (si veda la tabella in pagina), in relazione alle quali è inoltre previsto il meccanismo limitativo dei «beni signifi cativi», oggetto di disposizioni integrative con la recente legge n. 205/2017. La chiave per individuare la natura dell'intervento edilizio e, di ri esso, il regime Iva, è l'articolo 31, primo comma, della legge 5 agosto 1978, n. 457, che elenca e defi nisce le seguenti tipologie: lettera a): manutenzioni ordinarie; lettera b): manutenzioni straordinarie; lettera c): restauro e risanamento conservativo; lettera d): ristrutturazione edilizia; lettera e): ristrutturazione urbanistica. L'agevolazione sulle manutenzioni. Sugli interventi edilizi di livello inferiore, ossia le manutenzioni ordinarie e straordinarie, l'aliquota del 10%, prevista dall'art. 7, lett. b), della legge n. 488/99, si applica soltanto alle prestazioni di servizi realizzate su fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata, e dunque ha una portata più ristretta rispetto all'agevolazione prevista per gli interventi di grado superiore dalle disposizioni della tabella A, parte III, allegata al dpr n. 633/72. È inoltre previsto, come si diceva, un meccanismo limitativo nel caso in cui l'intervento sia realizzato con l'impiego dei c.d. «beni signifi cativi» (si veda l'articolo nella pagina seguente). Gli interventi di manutenzione rispondono alle seguenti defi nizioni fornite dalle lettere a) e b) dell'art. 31 della legge n. 457/78: a) sono interventi di manutenzione ordinaria quelli che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle fi niture degli edifi ci e quelli necessari a integrare o mantenere in effi cienza gli impianti tecnologici esistenti; b) sono interventi di manutenzione straordinaria le opere e le modifi che necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifi ci, nonché per realizzare e integrare i servizi igienicosanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifi ci e non comportino modifi che delle destinazioni di uso. Nell'ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modifi cata la volumetria complessiva degli edifi ci e si mantenga l'originaria destinazione d'uso. In relazione alle modifi che apportate alle suddette definizioni dal dl n. 133/2014, si vedano le osservazioni formulate dal Consiglio nazionale del notariato nello studio tributario n. 851-2014. Edifi ci agevolabili. L'agevolazione è applicabile soltanto agli interventi di manutenzione eseguiti su «fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata», nozione che secondo l'amministrazione comprende: le singole unità immobiliari classifi cate catastalmente nelle categorie da A1 ad A11, esclusa la A10 (uffi ci e studi privati), indipendentemente dall'utilizzo di fatto; vale pertanto la classifi cazione in catasto; gli edifi ci di edilizia residenziale pubblica, adibiti a dimora di soggetti privati; gli edifi ci destinati a residenza stabile di collettività, quali orfanotrofi, brefotrofi, ospizi, conventi; le parti comuni di fabbricati destinati prevalentemente ad abitazione privata, intendendo tali gli edifi ci la cui superfi cie totale dei piani fuori terra è destinata per oltre il 50% a uso abitativo privato; le pertinenze immobiliari (autorimesse, soffi tte, cantine ecc.) delle unità abitative, anche se ubicate in edifici destinati prevalentemente a usi diversi. Sono quindi escluse dall'agevolazione le unità immobiliari non abitative (negozi, uffici ecc.), anche se situate in edifi ci a prevalente destinazione abitativa. Operazioni agevolate. L'aliquota agevolata si applica alle «prestazioni» di manutenzione ordinaria e straordinaria, per cui dovrebbero ritenersi escluse dal benefi cio le operazioni qualifi cabili «cessioni» di beni, ancorché accompagnate da una prestazione di servizi accessoria, per esempio la posa in opera. Nella circolare n. 71/2000, tuttavia, l'amministrazione ha sostenuto che «in considerazione della ratio dell'agevolazione deve ritenersi che l'aliquota Iva ridotta competa anche nell'ipotesi in cui l'intervento di recupero si realizzi SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 16
26/02/2018 diffusione:88589 Pag. 6 N.48 - 26 febbraio 2018 tiratura:133263 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato mediante cessione con posa in opera di un bene, poiché l'apporto della manodopera assume un particolare rilievo ai fi ni della qualifi cazione dell'operazione. L'applicazione dell'aliquota agevolata non è preclusa dalla circostanza che la fornitura del bene assuma un valore prevalente rispetto a quello della prestazione. Ciò si evince dal fatto che lo stesso legislatore, disciplinando l'applicazione dell'agevolazione in relazione ad alcuni beni cosiddetti di valore signifi cativo, ha contemplato l'ipotesi in cui il valore dei beni forniti nell'ambito dell'intervento sia prevalente rispetto a quello della prestazione. La circostanza, inoltre, che soltanto in relazione ad alcuni di tali beni la legge ponga dei limiti per l'applicazione dell'agevolazione, comporta che l'aliquota del 10% si applica agli altri beni forniti dal prestatore (dovendosi ritenere tale, ai fi ni della agevolazione in esame, anche colui che effettua la semplice posa in opera), a prescindere dal loro valore. Per esempio, la sostituzione degli infi ssi interni ed esterni consiste in un lavoro edile che, a seconda che venga o meno mutato il materiale rispetto a quello degli infi ssi preesistenti, confi gura una prestazione di manutenzione straordinaria o ordinaria e quindi un intervento di recupero agevolato. Conseguentemente, gli infi ssi che vengano forniti dal soggetto che esegue la relativa prestazione di sostituzione rientrano nell'ambito della previsione agevolativa entro i limiti previsti per i beni di valore cosiddetto signifi cativo. L'aliquota del 10%, invece, non si rende applicabile se i beni, anche se fi nalizzati a essere impiegati in un intervento di manutenzione ordinaria o straordinaria, vengono forniti da un soggetto diverso da quello che esegue la prestazione, o vengano acquistati direttamente dal committente dei lavori». Questa posizione, che sembrava essere stata ridimensionata dalla circolare n. 36 del 31 maggio 2007, è stata confermata dall'Agenzia delle entrate con nota del 22 maggio 2014, n. 954-31/2014, ove è stato dichiarato che alle cessioni con posa in opera di stufe a pellet, effettuate nell'ambito di interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria su immobili abitativi, si applica l'aliquota del 10%: con le limitazioni per i beni signifi cativi, se la stufa è qualifi cabile come caldaia in quanto genera calore da utilizzare per riscaldare l'acqua che alimenta il sistema di riscaldamento, oltre che per produrre acqua sanitaria; senza le suddette limitazioni, qualora invece la stufa non sia qualifi cabile come caldaia in quanto non alimenta il sistema di riscaldamento, ma riscalda soltanto l'ambiente «per irraggiamento». Da ultimo, l'orientamento è stato ribadito con risoluzione n. 25/E del 6 marzo 2015, riguardante il trattamento applicabile alle operazioni poste in essere da imprese artigiane che, sulla base di contratti di appalto commissionati dagli utenti fi nali, producono infi ssi su misura per poi installarli, operazioni che, secondo la risoluzione, sono riconducibili alla fi gura della cessione con posa in opera, dove l'obbligazione di dare (cessione) prevale su quella di fare (prestazioni di servizi). Lo scopo dell'impresa artigiana è, infatti, quello di produrre infi ssi in serie con caratteristiche standardizzate, seppur tenendo conto di semplici variazioni di misura in relazione alle specifi che esigenze di ogni singolo cliente, e di cederli con posa accessoria. Successivamente, con risoluzione n. 15/E del 4 marzo 2013 è stato chiarito che l'agevolazione si applica anche alla revisione periodica dell'impianto di riscaldamento, sia condominiale che individuale, destinato al servizio di edifi ci a prevalente destinazione abitativa. Va ricordato che, nonostante la legge agevoli genericamente le prestazioni di servizi, l'amministrazione, seguendo una prassi consolidata, ha dichiarato che l'aliquota ridotta non è applicabile alle prestazioni di natura professionale; sulle parcelle di ingegneri, geometri, architetti ecc., quindi, l'Iva è dovuta nella misura ordinaria del 22%. È da ritenere, inoltre, che siano escluse dall'agevolazione le prestazioni di servizi che non possono assolutamente inquadrarsi tra gli interventi edilizi come defi niti dalla legge, come la pulizia delle scale e delle altre parti comuni degli edifi ci condominiali, oppure gli interventi su giardini. Così l'Iva del 10% sul recupero edilizio Intervento Edifi ci agevolati Operazioni agevolate SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 17
26/02/2018 diffusione:88589 Pag. 6 N.48 - 26 febbraio 2018 tiratura:133263 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Manutenzione ordinaria Edifi ci a prevalente destinazione abitativa privata Prestazioni di servizi d'impresa, con limitazioni per l'impiego di beni signifi cativi Edifi ci a prevalente destinazione abitativa privata Prestazioni di servizi d'impresa, con limitazioni per l'impiego di beni signifi cativi Manutenzione straordinaria Edifi ci di edilizia residenziale pubblica Prestazioni di servizi d'impresa Risanamento conservativo, restauro Tutti gli edifi ci, nonché le opere di urbanizzazione (circolare n. 1/E del 2/3/94) Prestazioni di servizi d'impresa e cessioni di beni fi niti Ristrutturazione edilizia (compresa la demolizione e successiva fedele ricostruzione) Tutti gli edifi ci, nonché le opere di urbanizzazione (circolare n. 1/E del 2/3/94) Ristrutturazione urbanistica Tutti gli edifi ci, nonché le opere di urbanizzazione (circolare n. 1/E del 2/3/94) SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 18
SCENARIO ECONOMIA 7 articoli
26/02/2018 diffusione:231083 Pag. 9 tiratura:321166 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DEBITO Su ogni lavoratore grava un onere di 100 mila euro Nel 2040 il conto potrebbe salire fino a 180 mila di Federico Fubini Chiunque in Italia segua un po' di politica avrà sentito ripetere la stessa domanda un'infinità di volte: quanto debito pubblico stiamo lasciando ai nostri figli? Meno spesso accade di trovare una risposta esatta, perché quell'interrogativo è complicato dall'accavallarsi di due dimensioni diverse: la finanza pubblica, certo, ma anche la quantità di figli. Il primo è un tema del quale si occupano per lo più gli economisti, mentre della denatalità e dell'invecchiamento della popolazione di solito discutono demografi, esperti di tendenze sociali o di religione. Di rado i due gruppi si parlano. Eppure per farsi un'idea dell'eredità che stiamo lasciando alla prossima generazione, quei numeri vanno tenuti insieme: il valore del debito pubblico e il numero di persone che tra un paio di decenni potranno contribuire a sostenerlo, o a produrre abbastanza reddito da rendere gli oneri dello Stato più piccoli in proporzione. La doppia lezione Quando si incrociano le due serie - le tendenze del debito e quelle della demografia - emerge una doppia lezione. La prima è che l'Italia resta un'anomalia fra i grandi Paesi europei, con il debito più alto e il tasso di nascite più basso. Il debito per abitante (inclusi bambini e anziani) è di 37.260 euro. Il debito pubblico per persona occupata oggi è di circa 100 mila euro. Ma l'Italia anomala non è poi tanto: anche in uno scenario cauto, il debito pubblico suddiviso per ciascuna persona, magari non occupata ma in età «attiva» (fra i 15 e i 64 anni) salirà a 103 mila euro in Italia nel 2040, mentre in Francia sarà cresciuto a 82.000 euro, in Germania a 65.300 e in Spagna a 65.300. In tutti questi Paesi i bambini di oggi potrebbero affacciarsi alla vita lavorativa tra 22 anni con un carico di oneri che nessuna generazione post bellica aveva ricevuto prima di loro: frutto del calo della popolazione attiva, quando non dei conti in disordine, perché il peso dello stesso debito andrà ripartito fra meno produttori di reddito. La seconda lezione invece è specifica per l'Italia in campagna elettorale: i partiti non possono più permettersi di improvvisare. Con questo debito e questi squilibri demografici, anche solo un po' di disattenzione alla finanza pubblica, un'erosione del surplus prima di pagare gli interessi e nuovi ritardi nella modernizzazione del Paese possono far sì che fra 20 o 22 anni ogni lavoratore debba sostenere in media circa 180 mila euro di debito pubblico: l'equivalente di un mutuo. Il metodo seguito in questa ricerca è lineare: si incrociano le proiezioni dell'ufficio statistico Eurostat sulla popolazione - basate su natalità, mortalità e tendenze migratorie - con lo sviluppo dei volumi del debito pubblico a diversi tassi di progressione. I Paesi presi in conto sono Italia, Germania, Francia e Spagna, sapendo che l'onda dei cambiamenti demografici è così lunga e inesorabile che ci si possono formare idee plausibili per ciascun Paese fino circa al 2040: un punto nel tempo distante come il 1996, quando l'Italia rientrò nel sistema di cambio europeo ponendo le basi per adottare l'euro poco dopo. Vicenda europea Questi quattro Paesi sono uniti da una vicenda comune: fra il 2014 (Italia) e il 2017 (Germania) raggiungono la quantità massima di popolazione in età potenzialmente «attiva», dopo la quale inizia un declino e solo in Francia è lieve. In Italia questo gruppo di persone potenzialmente produttive cala del 13,5% da oggi al 2040, cioè dello 0,6% ogni anno. In Spagna va giù del 12,8%, in Germania del 10% e solo in Francia dell'1%. Significa che in media il debito pubblico per persona che potrebbe lavorare in Italia sale di quasi 10 mila euro a 67.800 euro, anche nell'ipotesi che il volume finanziario dei titoli di Stato resti immobile ai 2280 miliardi di oggi (negli altri tre Paesi aumenta al massimo di 5 mila euro per abitante «attivo»). SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 20
26/02/2018 diffusione:231083 Pag. 9 tiratura:321166 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pil e occupazione Questi però sono scenari ottimistici. Se si immagina che il debito in Italia salga dell'1,9% l'anno (pari all'inflazione media calcolata dall'inizio del secolo), il debito pubblico pro capite sale poco sopra quota 100 mila euro. Ma naturalmente non tutte le persone fra 15 e 64 anni lavorano: tolti gli studenti, oggi il tasso di occupazione è al 58%. Nell'ipotesi fiduciosa che il tasso di occupati nel 2040 sarà cresciuto al 68%, allora vivranno in Italia 22,8 milioni di persone produttive e il debito pubblico suddiviso sulle loro spalle salirebbe a quota 152 mila euro per ciascuna. Si potrebbe andare avanti: per esempio, fra 22 anni il debito pubblico pro capite per lavoratore in Italia sarebbe di 178 mila euro, nel caso che non si facciano altre riforme e il tasso di occupazione resti pari a quello attuale. Bisognerà certo vedere quanto sarà cresciuto intanto il Prodotto interno lordo, a fronte di questi oneri. E certo l'Italia ha ormai quasi azzerato i suoi debiti netti sull'estero, mentre la struttura dei titoli di Stato è tale da poter oggi sostenere aumenti dei tassi e assicurare un calo del debito in rapporto al Pil anche senza lacrime e sangue nei prossimi anni. Ma se la politica in Italia dimentica il rigore nei conti e le riforme necessarie perché più persone possano lavorare, il rischio è alto: anche di un debito di oltre 200 mila euro per lavoratore attivo fra vent'anni. I bambini di oggi che debutteranno nella vita attiva fra vent'anni con questo peso ereditato da noi vorranno compiere una sola scelta: disconoscerlo e liberarsene, migrando all'estero. Ma ciò può solo esacerbare ancora di più l'impoverimento demografico e complicare la sostenibilità finanziaria del Paese. La politica, oggi, ha un margine di errore pari a zero . © RIPRODUZIONE RISERVATA Italia Spagna Francia Germania Fonte: Eurostat I conti dello Stato il debito pubblico italiano (dato fine 2017 secondo la Banca d'Italia) Legenda: POPOLAZIONE COMPLESSIVA DEBITO PUBBLICO PROCAPITE CONSIDERANDO L'INFLAZIONE DEBITO PUBBLICO SULLA POPOLAZIONE ATTIVA CONSIDERANDO L'INFLAZIONE dic 2000 dic 2004 dic 2008 dic 2012 dic 2016 dic 2020 dic 2024 dic 2028 dic 2032 dic 2036 dic 2040 dic 2044 dic 2048 dic 2052 dic 2056 dic 2060 dic 2064 dic 2068 dic 2072 dic 2076 dic 2000 dic 2004 dic 2008 dic 2012 dic 2016 dic 2020 dic 2024 dic 2028 dic 2032 dic 2036 dic 2040 dic 2044 dic 2048 dic 2052 dic 2056 dic 2060 dic 2064 dic 2068 dic 2072 dic 2076 dic 2000 dic 2004 dic 2008 dic 2012 dic 2016 dic 2020 dic 2024 dic 2028 dic 2032 dic 2036 dic 2040 dic 2044 dic 2048 dic 2052 dic 2056 dic 2060 dic 2064 dic 2068 dic 2072 dic 2076 35.000.000 45.000.000 55.000.000 65.000.000 75.000.000 85.000.000 5.000 25.000 45.000 65.000 85.000 105.000 125.000 5.000 55.000 105.000 155.000 205.000 255.000 2.256,1 miliardi di euro Nuovi ritardi nella modernizzazione del Paese possono far sì che fra 20 anni ogni lavoratore debba sostenere in media circa 180 mila euro di debito pubblico. Partiti responsabili 57 per cento il tasso di occupazione in Italia a fine 2017. Secondo l'Istat nella fascia di età 15-64 anni lavorano circa 23 milioni di parsone. L'occupazione media in Europa è del 65% 2,4 per cento il calo delle nascite in Italia registrato nel 2016 (ultimo dato Istat disponibile) anno in cui sono nati 474 mila bambini. Il numero medio di figli per donna è di 1,34, in calo da sei anni SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/02/2018 21
Puoi anche leggere