ANIEM Rassegna Stampa del 26/02/2018 - Confimi Industria Sicilia

Pagina creata da Maria Amato
 
CONTINUA A LEGGERE
ANIEM Rassegna Stampa del 26/02/2018 - Confimi Industria Sicilia
ANIEM
   Rassegna Stampa del 26/02/2018

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la
esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a
quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE

ANIEM
  Il capitolo non contiene articoli

ANIEM WEB
  Il capitolo non contiene articoli

SCENARIO EDILIZIA
   26/02/2018 Corriere L'Economia                                                6
   Da Torino a Palermo: ecco i sei pilastri della crescita

   26/02/2018 Corriere L'Economia                                                7
   Il manifesto dei professionisti facciamo ripartire il paese

   26/02/2018 Corriere L'Economia                                                8
   Cantieri italiani, torna la crescita

   26/02/2018 La Repubblica - Nazionale                                          10
   Cosa propongono di fare i partiti per la scuola e l' università?

   26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                     13
   CANTIERE AMERICA IL LAVORO MIGLIORE È RIPARARE GLI ASCENSORI

   26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                     14
   Milano, il nuovo skyline è una partita da 20 miliardi

   26/02/2018 ItaliaOggi Sette                                                   16
   Recupero edilizio, Iva ridotta con distinguo tra interventi

SCENARIO ECONOMIA
   26/02/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                    20
   DEBITO Su ogni lavoratore grava un onere di 100 mila euro Nel 2040 il conto
   potrebbe salire fino a 180 mila

   26/02/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                    22
   A Bruxelles la battaglia di Bresso per l'Ema

   26/02/2018 Corriere L'Economia                                                23
   IL CORTOCIRCUITO BANCHE IMPRESE
26/02/2018 Il Sole 24 Ore                                                         25
  Sei ricette anti-povertà per giovani e periferie

  26/02/2018 Il Sole 24 Ore                                                         27
  Città alla prova del reddito di inclusione

  26/02/2018 La Repubblica - Nazionale                                              30
  Nel 2022 finirà l'era diesel Fca pronta all'addio costi alti e limiti emissioni

  26/02/2018 La Stampa - Nazionale                                                  32
  "Difendiamo lo zucchero italiano dalla deregulation europea"

SCENARIO PMI
  26/02/2018 Corriere L'Economia                                                    35
  I bassi salari italiani? colpa della COMPETITIVITà

  26/02/2018 Corriere L'Economia                                                    37
  produttività Ma perché cala?

  26/02/2018 Corriere L'Economia                                                    39
  mercati globali noi ci siamo

  26/02/2018 Corriere L'Economia                                                    43
  Carraro, svolta nei conti al traino della ricerca

  26/02/2018 Il Sole 24 Ore                                                         45
  Un termometro imperfetto da maneggiare con cura

  26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                         46
  CHI IMPARA E CHI NO DAGLI ANNI DELLA CRISI

  26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                         47
  Industria, con la moda vola il Made in Italy

  26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                         49
  LO SPRING FESTIVAL FA IMPENNARE CINEMA, CIBO TURISMO E ROBOT

  26/02/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                         50
  PopLazio, con la quotazione via alla crescita

  26/02/2018 ItaliaOggi Sette                                                       51
  Xbrl, la carica degli 800 mila Oltre il 60% in sole 5 regioni

  26/02/2018 ItaliaOggi Sette                                                       54
  Migliora la salute delle imprese
26/02/2018 ItaliaOggi Sette        55
Il factoring affianca le imprese
SCENARIO EDILIZIA

7 articoli
26/02/2018
Pag. 28 N.9 - 26 febbraio 2018

                                                                                                                                  La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  La ricerca
  Da Torino a Palermo: ecco i sei pilastri della crescita
  Filiberto Zovico*

  i numeri dei «500 Champions» parlano da soli. Un fatturato aggregato di oltre 20 miliardi e 4 miliardi di
  ebitda. Rapporti nettamente superiori a quelli di tanti colossi. Ma al di là delle cifre, dalle testimonianze degli
  imprenditori intervistati per l'indagine emerge un altro fattore: la netta discontinuità di modelli rispetto a
  quelli più comuni che contraddistinguevano le aziende negli anni pre-crisi In questo «scarto», abbiamo
  individuato alcuni tratti comuni.
   1) Il valore del capitale umano. Le persone rappresentano l'asset più importante, quello in grado di
  produrre valore nel tempo e di mantenerlo. La logica di questi imprenditori è: sono le persone a «fare» le
  aziende.
   2) Il cliente al centro . Non solo scelte di customizzazione e capacità di rispondere in modo flessibile alle
  sue esigenze, ma anche un servizio ineccepibile e parte integrante del prodotto.
   3) Il posizionamento di nicchia. La scelta dell'iperspecializzazione può riguardare i prodotti, ma anche i
  canali o i modelli distributivi, così come il segmento di mercato. Le nicchie difficili da presidiare per i gruppi
  globali sono terreno d'elezione per i Champions.
   4) La capacità di scegliere e andare controtendenza. Le nuove imprese pianificano e investono su orizzonti
  lunghi, anticipano il cambiamento e, spesso, lo impongono.
    5) La focalizzazione sulla propria attività. Sono aziende con una forte patrimonializzazione, che
  reinvestono gli utili in azienda e sono totalmente autonome dal sistema bancario: vogliono essere in grado
  di sfruttare le fasi di crisi per consolidare il posizionamento competitivo. Perciò investono continuamente in
  tecnologia e risorse umane, a prescindere dagli incentivi governativi. L'attenzione ai margini è quasi
  ossessiva, anche a scapito di una crescita superiore a quella (notevole) che già realizzano.
   6) Valorizzazione spinta del made in Italy , inteso come «stile e cultura del prodotto». Spesso la scelta è
  produrre con filiere «corte» e sviluppare modelli di integrazione verticale», attraverso la costituzione di
  gruppi industriali che integrano ogni segmento del processo produttivo.
  Tutti questi fattori hanno consentito il consolidamento di un enorme vantaggio rispetto al resto delle imprese
  proprio negli anni della crisi, dal 2010 al 2016. L'indipendenza dal sistema finanziario ha reso questi
  imprenditori liberi di investire e rafforzare il proprio posizionamento mentre, attorno a loro, chi aveva fatto
  uso (spesso molto spinto) della leva finanziaria riduceva inevitabilmente le risorse destinate a innovazione
  e sviluppo. E la sfida con le global companies è stata giocata evitando lo scontro diretto sulle quantità e sui
  c o s t i d i p r o d u zione, ma portando la c o mp e t iz io n e s u l t e rre n o d e lla c u s t o miz za z i o n e ,
  dell'iperspecializzazione, del customer service ad alto livello. Un esempio per tutti? La bergamasca Kask
  compete negli Stati Uniti con i colossi del settore vendendo i propri caschi per la sicurezza nei cantieri edili
  a 130 dollari contro i 10 dollari dei loro concorrenti. I risultati? Da 5 a 35 milioni di fatturato in 6 anni e un
  un'Ebitda del 21%.
  *Editore di ItalyPost
   © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Foto:
  Filiberto Zovico, ha curato la ricerca sui 500 campioni nascosti

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                                6
26/02/2018
Pag. 37 N.9 - 26 febbraio 2018

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Professioni Regole Mercati
  Il manifesto dei professionisti facciamo ripartire il paese
  A una settimana dal voto Cup e Rpt hanno presentato al presidente Mattarella le riforme da affidare
  all'esecutivo Dalle mediazioni all'uso di Internet, fino all'edilizia: i protagonisti dell'economia indicano le
  priorità
  Isidoro Trovato

  Arriva dalle professioni un contributo in termini di idee per la modernizzazione e il rilancio del Paese con il
  documento elaborato dagli ordini professionali italiani, in rappresentanza di circa 2,4 milioni di iscritti. A
  rimboccarsi le maniche per trovare soluzioni condivise provenienti dalle specifiche competenze delle
  categoria è stata l'Alleanza «Professionisti per l'Italia» nata per volontà del Comitato unitario delle
  professioni (Cup) e Rete delle professioni tecniche (Rpt), guidati da Marina Calderone e da Armando
  Zambrano che ha presentato al presidente della Repubblica un manifesto di possibili riforme da concordare
  con il nuovo esecutivo.
   L'Alleanza
  «Nonostante le molteplici criticità che si registrano nel nostro sistema economico - spiegano i
  rappresentanti dell'Alleanza professionisti per l'Italia Calderone e Zambrano, - siamo convinti che il Paese
  abbia competenze, capacità progettuale e risorse tali da riprendere stabilmente il cammino della crescita.
  Ciò, però, sarà possibile ad una condizione. Ovvero che le infrastrutture economiche, sociali, materiali e
  immateriali si avviino celermente verso un processo di modernizzazione, improntato all'efficienza e
  all'innovazione e con un piano strategico di investimenti per la rigenerazione urbana e il recupero delle
  periferie, in grado di generare servizi di qualità per le comunità e per i cittadini».
  L'agenda delle proposte dei professionisti inizia con la giustizia: rilanciare gli strumenti alternativi di
  soluzione delle controversie, in particolare la mediazione. Rivisitare il sistema successorio intervenendo
  con una riforma organica della normativa. E poi si passa al rafforzamento del lavoro giovanile promuovendo
  di incentivare le assunzioni attraverso sgravi fiscali, contributivi e l'ulteriore riduzione del cuneo fiscale».
  Oltre che intervenendo sul «regime dei minimi», rendendolo più flessibile. Altro tema centrale è quello che
  riguarda la «rivoluzione digitale» per il paese. Secondo i professionisti, a tal proposito, esistono alcune
  priorità: introdurre il diritto universale alla connessione Internet; rendere disponibile il patrimonio di dati di
  cui dispone la pubblica amministrazione, sotto forma di «Open Data»; realizzare all'interno dei processi di
  «digitalizzazione» della pubblica amministrazione veri e propri contenuti digitali trattabili ed elaborabili;
  rivalutare il ruolo delle figure tecniche apicali.
   Edilizia e Ordini
  Un paese non può dirsi fuori dalla crisi finché il comparto edile non sarà uscito dalla palude. Per riuscirci
  l'Alleanza propone diversi provvedimenti cominciando con l'avviare un censimento del patrimonio edilizio
  esistente per interventi di riuso. E poi promuovere il consumo del suolo a «saldo zero» come motore per la
  rigenerazione urbana ma anche i sistemi di premialità per il miglioramento paesaggistico e per la tutela
  dell'impresa agricola. Tra le richieste per il rilancio del comparto edile c'è anche quella che chiede di
  predisporre un elenco pubblico degli edifici disponibili per la rigenerazione e gli usi temporanei e ridefinire le
  norme e le modalità di intervento per la tutela e la gestione dei beni culturali e del paesaggio. Oltre a
  omogenizzare i criteri di apposizione delle tutele ai beni artistico-culturali e paesaggistici.
  Infine, guardando in casa propria, i professionisti propongono di riorganizzare la rappresentanza del
  sistema ordinistico e di rafforzare lo status giuridico degli ordini professionali quali enti di diritto pubblico.
   © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Foto:
  Marina Calderone, a capo del Cup e Armando Zambrano, reti professioni tecniche

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                         7
26/02/2018
Pag. 53 N.9 - 26 febbraio 2018

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  La ripartenza
  Cantieri italiani, torna la crescita
  Per il 2017 stimati 55 mila nuovi permessi, con un aumento del 15 per cento Ma l'edilizia non residenziale
  ora ottiene con maggiore difficoltà i prestiti dalle banche Le imprese di settore si aspettano un ritorno
  positivo dalle agevolazioni fiscali confermate
  Gino Pagliuca

  Torna il segno più nell'industria delle costruzioni. Secondo le stime dell'Ance il 2017 infatti si è chiuso con
  un giro d'affari in termini reali inferiore di solo lo 0,1% rispetto a quello del 2016. Sono nove decimi di punto
  meno di quelli previsti a inizio 2017 e oltretutto in un contesto economico che ha fatto registrare una
  crescita del Pil superiore a quella preventivata. In termini nominali si tratta comunque di una piccola
  crescita (0,8%) e i numeri sono di gran lunga i migliori nel decennio.
   La lettura dei numeri
  Il residenziale è in crescita in termini reali dello 0,1% grazie ancora una volta al buon andamento delle
  ristrutturazioni mentre le nuove edificazioni di case hanno fatto segnare un giro d'affari in diminuzione dello
  0,7% (+0,2% in termini nominali). Ci sono però segnali di un'inversione di tendenza: dalla seconda metà del
  2016 i permessi di costruzione (che in genere richiedono almeno un paio d'anni per tradursi in edifici
  terminati e venduti) sono infatti in crescita. La stima per il 2017 è di 55 mila nuovi permessi, con un
  incremento di circa il 15% rispetto al 2015, anno del minimo storico. Va però rilevato che comunque , se si
  escludono gli anni del secondo conflitto mondiale, i livelli sono ancora tra i più bassi da 80 anni a questa
  parte. Si costruisce meno non solo perché c'è meno domanda ma anche perché nonostante il denaro non
  abbia mai avuto un costo così basso le banche sono decisamente restie a prestarlo alle imprese di
  costruzione. E non si tratta di una prudenza ingiustificata visto che all'edilizia (dati Pwc) sono attribuibili il
  27% dei crediti in sofferenza.
  La stretta interessa maggiormente le costruzioni residenziali perché più rischiose. Gli immobili strumentali
  infatti oggi vengono costruiti quasi sempre su commessa dell'impresa che deve andare a occuparli o di
  promotori immobiliari che hanno già la certezza di locare gli spazi. Infatti gli investimenti per immobili non
  residenziali privati sono aumentati in termini reali dell'1,5% nel 2017 e sono previsti in crescita del 3,7% per
  l'anno in corso.
  Tornando all'abitativo, le previsioni per il 2018 sono di un incremento in termini reali del fatturato dell'1,7%,
  a fronte del 2,8% stimato per le opere di manutenzione. I costruttori sono ottimisti sul miglioramento del
  business delle ristrutturazioni perché le agevolazioni fiscali sono state confermate per il 2018 e perché il
  sisma bonus, già previsto lo scorso anno e ulteriormente rafforzato per quello in corso, richiede interventi
  complessi che presumibilmente si avvieranno nei prossimi mesi.
   Altre opzioni
  Un altro provvedimento su cui le imprese puntano molto è la possibilità lasciata al proprietario dell'immobile
  di cedere il credito fiscale a chi fa i lavori in caso di opere di efficientamento energetico o antisismiche.
  Ance ha dato vita con Deloitte a una piattaforma ad hoc. Si stima che cedendo all'impresa il bonus fiscale il
  cliente possa ottenere uno sconto tra il 15 e il 25% del prezzo, un valore interessante per chi non ha tutti i
  soldi da spendere subito o per chi ritenga di non riuscire a usufruire appieno delle agevolazioni nel
  decennio.
   © RIPRODUZIONE RISERVATA
    Elaborazione L'Economia del Corriere su dati Ance * Stima ** previsione Elaborazione su dati Banca
  d'Italia Fonte: Ance; variazioni al netto dell'inflazione (base 2016), dati 2017 stimati La svolta Il mercato
  delle costruzioni nel 2018 dovrebbe registrare un andamento positivo dopo anni di crisi L'Amarcord Com'è
  cambiato il mercato negli ultimi 10 anni. Aconfronto l'andamento degli investimenti in nuove costruzioni
  residenziali,manutenzione straordinaria e non residenziale privato. Valori depurati dall'inflazione;2010=100
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                         8
26/02/2018
Pag. 53 N.9 - 26 febbraio 2018

                                                                                                                    La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Chi incide di più Il peso dei comparti nel 2017 Il peso dei finanziamenti La consistenza dei crediti alle
  imprese di costruzione *dati in milioni di euro di fine dicembre, per il2017di fine settembre, Anno Nuove
  costruzioni Residenziali Manutenzione straordinaria Non residenziale privato al netto delle sofferenze 2017
  Variazione su 2016 Variazione a tre anni Previsione 2018 COSTRUZIONI Abitazioni nuove manutenzione
  straordinaria Non residenziali private pubbliche 122.604 66.156 19.447 46.738 56.410 33.669 22.762 -0,1%
  0,1% -0,7% 0,5% -0,4% -1,8% -0,5% -3,1% -1,0% 2,4% 1,7% 1,3% 2,5% 1,5% -3,0% -5,8% -5,5% 2,0%
  3,2% 2,8% 3,7% Abitazioni nuove 15,9% Costruzioni non residenziali pubbliche 18,6% Manutenzione
  abitazioni 38,1% Costruzioni non residenziali private 27,4% 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
  2016 2017* 2018** 128,9 105,1 92,6 117,2 95,4 102,8 100,0 100,0 100,6 108,0 101,4 96,6 104,4 83,7
  106,0 77,7 106,5 76,8 108,3 77,4 109,8 77,7 111,4 80,5 100,0 84,0 74,7 65,4 56,3 52,5 50,7 50,0 50,9
  50.000 150.000 250.000 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2017 2017* 206.725 199.251 189.029
  170.699 150.478 129.762 117.751 97.231 90.264

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                  9
26/02/2018                                                                                           diffusione:194011
Pag. 12                                                                                                 tiratura:288313

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Cosa propongono di fare i partiti per la scuola e l' università?
 Ilaria Venturi Corrado Zunino

 Sul grande "no" al referendum del 2016 la scuola ha lasciato le sue tracce.
  Molti docenti si sono vendicati lì della Legge 107, la Buona scuola appunto, subita a colpi di fiducia. E
 hanno innescato un corto circuito nel governo Renzi che si è ripercosso sull'attuale esecutivo nonostante gli
 aggiustamenti della ministra Fedeli: abbiamo investito 4 miliardi nell'istruzione, è stato il ragionamento della
 maggioranza, assunto come non si faceva da anni, fatto ripartire i concorsi, svuotato le graduatorie eppure
 molti professori ci contestano. Forse perché, come racconta Gaetano da Bologna, in aula restano i
 problemi di sempre.
  Nella primavera 2015 si è registrato il più grande sciopero del mondo della scuola e anche il recente
 rinnovo del contratto è stato motivo di polemiche.
  Sull'università nelle ultime due stagioni sono tornati i finanziamenti. Ma l'impoverimento degli atenei post-
 Gelmini (i docenti sono calati del 20% tra il 2008 e il 2013) e la precarizzazione dei ricercatori, vedi
 Alessandra da Bari, sono diventati ragione per un inedito sciopero dei prof d'università.
  In questo quadro, ecco le proposte dei partiti per il 4 marzo.
  Assunzioni e nuovo contratto ora più maestri e tempo pieno Quattro miliardi investiti sulla scuola, 10
 nell'edilizia. L'assunzione in tre anni di 132mila docenti, 80 mila con la Buona scuola. Ogni istituto ne ha
 avuti in media sette in più per potenziare la didattica. E in busta paga? Il contratto bloccato da 10 anni è
 stato firmato in extremis (con scadenza a fine anno) dalla ministra Fedeli: 96 euro lordi mensili in media di
 aumento da marzo. Confermati il bonus per i prof migliori (che passa da 200 a 130 milioni nel 2018, il resto
 torna nello stipendio di tutti) e la card di 500 euro. Infine concorsi nel 2018 per stabilizzare i precari. Non è
 una lista di impegni elettorali: il Pd punta sulle cose fatte con la Legge 107 per dare risposta agli insegnanti.
 Sulla mobilità Renzi fa autocritica: «L'algoritmo per i docenti del Sud non ha funzionato come avremmo
 voluto». Obiettivi? La crescita professionale degli insegnanti, più maestri nelle scuole per combattere la
 povertà educativa, meno burocrazia e più tempo pieno. Stabilizzare tutti i precari bonus merito da abolire
 Gli insegnanti? «Eroi del nostro tempo», premette Leu. L'obiettivo principale è smantellare la riforma della
 Buona scuola targata Pd. Da qui parte il programma. Grasso ricorda che ci sono ancora 83mila precari.
  Che fare? «Stabilizzare tutti attraverso un piano pluriennale».
  E ancora: adeguare gli stipendi che, nonostante il rinnovo del contratto, «rimangono tra i più bassi in
 Europa»; cancellare il bonus- merito; offrire formazione «continua e di qualità».
  Nel programma non vengono indicate le risorse per attuare le proposte rivolte ai docenti. Mano tesa ai
 trasferiti con le immissioni in ruolo attuate nel 2016: «Occorre dare risposta alle vittime di un algoritmo
 impazzito». La proposta è di un percorso partecipato per "un'altra scuola" che contempli la gratuità degli
 studi, l'aumento del tempo pieno e l'estensione dell'obbligo scolastico dall'ultimo anno della materna (che si
 vuole per il 100% dei bimbi in età) all'ultimo delle superiori. Basta chiamate dirette e stipendi a livello
 europeo Per la scuola (e università) il M5S promette nel programma uno stanziamento aggiuntivo di 15
 miliardi (senza dire dove prenderli).
  Di Maio lo ha spiegato a parte: «Eliminando gli sprechi, rilanciando il piano Cottarelli e incentivando il
 gettito fiscale». L'attacco è alla Legge 107: da abrogare. Il capitolo dedicato al personale accontenta tutti:
 insegnanti già in cattedra, supplenti, laureati e con il diploma magistrale. «Censire i precari», l'indicazione.
 Tra le promesse, un piano di assunzioni in base al fabbisogno delle scuole; stipendi adeguati alla media
 europea con abolizione della card e del bonus premiale (da restituire a tutti in busta paga); l'eliminazione
 della chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi; il monitoraggio del percorso introdotto dal governo (e
 votato dal M5S) per l'accesso al ruolo: concorso, tre anni di formazione, tirocinio e supplenze prima

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                      10
26/02/2018                                                                                            diffusione:194011
Pag. 12                                                                                                  tiratura:288313

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 dell'assunzione. Sulle scuole private: via i fondi, non alle materne.
  Neoassunti su base regionale più poteri ai presidi Nel triennio 2009-2011 la Tremonti-Gelmini ha tagliato 8
 miliardi di euro alla scuola: 87.400 cattedre e 44.500 posti per il personale Ata (amministrativi e bidelli)
 perduti con il centrodestra al governo. Ora il programma sulla scuola sta in una pagina e pochi punti che
 partono dalla «libertà di scelta delle famiglie nell'offerta educativa». Dunque fondi alle private. E poi
 abolizione delle "storture" della Buona scuola (non si precisa quali). Salvini invece twitta: «Sarà una delle
 prime leggi che cambieremo». E così Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia: «Legge da asfaltare». Rispetto agli
 insegnanti la Lega propone una vecchia idea dei tempi di Bossi: il federalismo scolastico, con stipendi dei
 docenti legati a quelli dei funzionari regionali.
  I neoassunti saranno assegnati a una Regione, spiega Elena Centemero (Fi) che aggiunge: più poteri ai
 presidi nella chiamata dei docenti.
  Le uscite 1 2 Lavoro (pubblicate il 22 e 23 febbraio) 3 Salute e vaccini (24 febbraio) 4 Scuola e università
 (oggi) 5 Immigrazione e sicurezza (domani, 27 febbraio) 6 Famiglia (28 febbraio) 7 Diritti (1 marzo) 8
 Ambiente (2 marzo)
 Altri diecimila ricercatori nei prossimi cinque anni Gli ultimi due governi di centrosinistra nelle Leggi di
 bilancio '16 e '17 hanno iniziato a reinvestire sull'università. Con la Finanziaria 2017 sono stati reclutati
 1.300 nuovi ricercatori (altri 300 negli enti di ricerca). Il Pd ha sostenuto il premio per i dipartimenti di
 eccellenza e le chiamate dall'estero per i docenti, ma sono state fermate le Cattedre Natta (500 assunzioni
 dirette degli atenei). Il Fondo Ffo nel 2017 è passato da 6,957 miliardi a 7,011.
  Niente tasse per gli studenti con redditi familiari fino a 13.000 euro.
   Rivalutate le borse di dottorato e cresciute le borse di studio: molti studenti idonei, però, ancora non la
 ricevono. Sono stati sbloccati gli scatti dei docenti. Il programma Pd prevede: 10mila ricercatori di Tipo B in
 più nei prossimi 5 anni, soppressione dei punti organico e un'Agenzia nazionale della ricerca. Replica a
 Napoli dello Human Technopole di Milano e piano per l'edilizia. Via le tasse per gli studenti e aumentare le
 borse di studio Per le università italiane Liberi e uguali chiede "l'obiettivo della gratuità": abolizione delle
 tasse per gli studenti e potenziamento del diritto allo studio (in Italia solo il 10 per cento degli universitari
 hanno borse di studio). Leu chiede di far crescere il finanziamento ordinario del sistema negoziando con
 l'Unione europea un aumento di Pil "fuori dal patto di stabilità": in cinque anni 20.000 nuovi ricercatori negli
 atenei e 10.000 negli Enti di ricerca. Ridefinire dalle fondamenta l'Agenzia di valutazione Anvur: "Autonomo
 dalla politica e con personalità inattaccabili". Sulla valutazione si chiede una Conferenza nazionale: "Basta
 con la logica di competizione tra gli atenei".
  Superare il numero chiuso nei corsi di laurea e "no" alla scadenza dell'Abilitazione scientifica. "Il 3+2 si può
 rivedere". Bisogna tornare al ministero dell'Università e della ricerca (Murst) e nuovi fondi per la ricerca di
 base, anche umanistica. Risorse maggiori per gli atenei con criteri diversi da oggi Il programma per
 università e ricerca del M5S è il più esteso e articolato. Il Movimento intende aumentare la quota del Fondo
 ordinario, ma non indica di quanto.
   La "quota premiale" deve diventare aggiuntiva e non "a sottrazione". Nel riparto delle risorse per ogni
 ateneo si dovrà tener conto del successo dei laureati nel mondo, del reclutamento di giovani ricercatori,
 della diminuzione dei docenti di ruolo improduttivi.
   Si prevedono "specifici finanziamenti" per gli atenei in zone depresse. Il programma M5S vuole
 reintrodurre il ricercatore a tempo indeterminato, obbligarlo ad attività didattiche e sopprimere i ricercatori di
 Tipo A e Tipo B e gli assegnisti di ricerca. Viene ipotizzata un'unica figura di docente (oggi sono due:
 associati e ordinari) e si indica la necessità di limitare i ruoli extra-accademici dei professori verificando lo
 svolgimento dei compiti didattici.
   Ministero solo per l'università e azzeramento del precariato Il Decreto Brunetta, ministro della Pubblica
 amministrazione dell'ultimo governo di centrodestra del Paese, ha tagliato un miliardo e 441 milioni di euro

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                       11
26/02/2018                                                                                            diffusione:194011
Pag. 12                                                                                                  tiratura:288313

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) delle università, tra il 2009 e il 2013. La Legge Gelmini, approvata
 nel dicembre 2010, ha limitato gli incarichi di rettore (sei anni non rinnovabili), soppresso diversi corsi di
 laurea (alcuni pleonastici), avviato il taglio del 20 per cento delle cattedre universitarie e reso strutturale il
 ricercatore precario (assegnista rinnovato ogni anno e ricercatore di "Tipo B", tre anni non rinnovabile).
 Oggi nei dieci punti del programma del centrodestra al punto 7 si legge: "Azzeramento progressivo del
 precariato", quindi: "Rilancio dell'università per farla tornare piattaforma primaria della formazione". Renato
 Brunetta ha dichiarato che università e ricerca devono avere un ministero separato dalla scuola.
 Foto: ILLUSTRAZIONE DI AGOSTINO IACURCI

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                       12
26/02/2018                                                                                               diffusione:400000
Pag. 13 N.8 - 26 febbraio 2018

                                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  FAR WEST
  CANTIERE AMERICA IL LAVORO MIGLIORE È RIPARARE GLI
  ASCENSORI
  Alberto Flores d'Arcais

  Chi passeggia nelle grandi metropoli Usa, il caso di New York è forse il più lampante, non può fare a meno
  di notare il grande numero di lavoratori edili, che con il tipico elmetto giallo in testa salgono e scendono
  dalle impalcature (nella Grande Mela ce ne sono praticamente in ogni strada), si fermano a mangiare
  robusti panini lungo i marciapiedi e anche nel dopo-Weinstein non lesinano fischi e battute alle donne di
  passaggio. In genere vengono considerati come una singola entità di lavoratori molto monolitica, ma se
  guardiamo con attenzione ai numeri capiamo che questa sensazione è abbastanza lontana dalla verità.
  L'industria delle costruzioni è composta da uno sterminato numero di imprese, qualcuna molto grande, ma
  la maggior parte di piccole dimensioni; imprese che operano localmente e che hanno al loro interno tipo di
  occupazioni diverse, dai lavoratori della lamiera agli ispettori edili agli idraulici. Lavori diversi e salari
  differenti. All'interno degli Stati Uniti gli stipendi per questa diffusa categoria di lavoratori non sono alti ma
  neanche malvagi, con un reddito medio di circa 40mila dollari annui, che varia - ma non di molto - per
  supervisor, ispettori, addetti alle ferrovie, lavoratori della siderurgia, elettricisti, tecnici delle caldaie e via
  dicendo. Lavori manuali, spesso fisicamente estenuanti, che permettono una vita dignitosa anche ai
  margini delle grandi (e ricche) metropoli Usa. Tra questi lavoratori c'è però una categoria privilegiata
  (almeno in termini economici) il cui stipendio annuo è più o meno il doppio, attorno agli 80mila dollari: quella
  degli installatori e dei riparatori degli ascensori. Secondo l'ultima analisi di BuildZoom , il sito che aiuta
  imprese e privati a trovare i migliori contractor per ogni forma di lavoro legato ad edilizia e costruzioni
  (analisi ripresa nei giorni scorsi dal Wall Street Journal e da diversi media americani) il lavoro di chi si
  occupa tecnicamente (e manualmente) degli ascensori ha maggior valore sul mercato anche dei
  'supervisori', che con il loro salario medio (58mila dollari) sono da sempre considerati l'élite del mondo
  edile. E a differenza di altri lavori manuali ben retribuiti (e che non richiedono un diploma universitario) che
  diminuiranno in modo sostanzioso nel prossimo decennio, i posti di lavoro per addetti agli ascensori
  cresceranno (secondo le previsioni) del 12 per cento tra il 2016 e il 2026.
  Foto: Bill de Blasio, sindaco di New York: la metropoli americana è tutto un fiorire di gru e nuovi cantieri

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                         13
26/02/2018                                                                                              diffusione:400000
Pag. 24 N.8 - 26 febbraio 2018

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Milano, il nuovo skyline è una partita da 20 miliardi
  IL POST EXPO HA LASCIATO IN CITTÀ UN FERMENTO CHE STA ATTIRANDO VOLUMI MILIARDARI
  DI INVESTIMENTI, ITALIANI ED ESTERI DOPO CITYLIFE ORA L'OBIETTIVO È LA
  RISTRUTTURAZIONE DI BEN 7 EX SCALI FERROVIARI. UN EFFETTO TRASCINAMENTO SULLE
  IMPRESE ITALIANE. IL CASO DELLA FOCCHI
  Alessia Gallione

  Milano Era rimasto imbrigliato dalla crisi. Ma adesso anche il "Curvo", come lo hanno soprannominato i
  milanesi, ha iniziato la sua scalata verso il cielo. E quando, nel 2020, con i suoi 175 metri di altezza e i suoi
  31 piani, il grattacielo disegnato dall'architetto Daniel Libeskind diventerà la nuova casa di Pricewaterhouse
  Coopers, i 3.500 tra professionisti e staff della società di consulenza si affiancheranno ai dipendenti di
  Allianz (nel "Dritto" di Arata Isozaki) e a quelli di Generali (nello "Storto" di Zaha Hadid). È allora che le tre
  torri di Citylife avranno ufficialmente tagliato il traguardo. Un altro pezzo della nuova Milano, il quartiere di
  residenze, uffici e gallerie commerciali che ha preso il posto dell'ex Fiera, che va a completare un puzzle
  urbanistico sempre più esteso. Perché la città è già cambiata. Ma in futuro continuerà a ridisegnare ancora
  di più il suo orizzonte. Con una trasformazione che, stima Scenari Immobiliari, nei prossimi dieci anni
  arriverà a coinvolgere complessivamente 15 milioni di metri quadrati di aree da rigenerare in tutta la Città
  metropolitana. Mettendo in moto 20 miliardi di investimenti. La rincorsa è iniziata nel 2015, quando gli
  investimenti immobiliari diretti italiani e esteri calati sulla città sono passati dagli 894 milioni dell'anno
  precedente a 3,4 miliardi. E la velocità di crociera è ulteriormente salita fino a toccare il «livello record del
  2017», come lo definisce Mario Breglia, il presidente di Scenari Immobiliari: 4,3 miliardi, quasi il 50% del
  valore (9,5 miliardi) di tutta l'Italia. Con una prevalenza (il 70,4%) di interesse per i nuovi uffici e i quartier
  generali di imprese locali e globali. Il motivo? «Otto su dieci di quegli investimenti sono internazionali e, in
  un anno che ha fatto registrare un aumento generale, Milano si è confermata sempre di più come una
  piazza europea strategica», dice Breglia. Che è convinto: «Anche il 2018 dovrebbe confermare valori simili,
  tra i 4 e i 5 miliardi». Se le stime verranno confermate, quindi, vorrà dire che in un quinquennio, dal 2013 a
  oggi, la città avrà creato un giro d'affari nel settore superiore ai 15 miliardi. «Con un impatto di quasi 50
  miliardi sul Pil cittadino e di circa 10mila nuovi posti di lavoro», sono state le proiezioni scolpite nell'ultimo
  rapporto dell'istituto. È la Milano grandi firme, quella che ha cambiato lo skyline. La Milano rimodellata dalle
  archistar che, da Citylife con le tre torri che stanno arrivando a compimento a Porta Nuova con il grattacielo
  di Unicredit e il Bosco Verticale di Stefano Boeri, ha lucidato l'immagine internazionale del capoluogo
  lombardo. Una calamita anche economica visto che, dicono ancora i dati di Scenari Immobiliari, sono stati i
  soggetti esteri a investire negli ultimi due anni oltre 4 miliardi, la metà del totale nazionale. E adesso, il
  nuovo orizzonte è fissato al 2030 o giù di lì. È a quella data che guardano molti dei nuovi progetti sulla
  rampa di lancio che andranno a comporre la mappa dei 15 milioni di metri quadrati da far rinascere
  nell'area milanese. A cominciare da una partita che il sindaco Giuseppe Sala considera strategica per lo
  sviluppo della città come quella di sette scali ferroviari dismessi da convertire, tra residenze, uffici, servizi e
  parchi, in altrettanti nuovi quartieri. In tutto: un milione di metri quadrati disseminati in nodi strategici. Come
  lo scalo Farini, non lontano da Porta Nuova. Da solo, vale 600mila metri quadrati e sarà il primo a partire:
  FS è pronta ad aprire il bando che porterà entro settembre alla selezione del progetto. Obiettivo "prima
  pietra" nel 2021. Ha già iniziato a muoversi anche la riconversione dell'ex area di Expo, con un colosso
  come Lendlease che si è aggiudicato l'operazione da 2 miliardi per tutta la parte privata del futuro Parco
  della scienza destinato a nascere al posto dei padiglioni. Un player immobiliare globale, quello australiano,
  con piani da 50 miliardi di dollari in mezzo mondo e 12mila dipendenti, che a Milano ha deciso di puntare:
  oltre al post Expo, Lendlease ha stretto un accordo con Risanamento anche per trasformare un altro pezzo
  di città come l'area di Santa Giulia. Segno, dice Marco Dettori, presidente dell'associazione dei costruttori

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                        14
26/02/2018                                                                                            diffusione:400000
Pag. 24 N.8 - 26 febbraio 2018

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Assimpredil Ance, di una centralità del capoluogo lombardo: «Molti operatori internazionali, sia direttamente
  sia attraverso fondi, si stanno posizionando su realizzazioni importanti in città generando un effetto volano.
  Sono portati di quell'equity che le realtà locali non sono in grado di muovere perché il comparto immobiliare
  sconta ancora una certa rigidità del settore bancario». Ma è proprio «con gli operatori medio-piccoli locali»
  che gli investitori stranieri «stanno consolidando rapporti» per far partire e poi condurre in porto le
  operazioni di sviluppo. Tanto che, aggiunge Dettori, «in questo momento ci sono tutti i presupposti per
  quella crescita industriale che si era persa per effetto della crisi». Come dimostra anche la storia della
  riminese Focchi, un'impresa familiare specializzata nel design e nella costruzione di involucri per grandi
  progetti di architettura che quest'anno stima un aumento del fatturato del 60% (95 milioni di euro la
  proiezione per il 2018). Perché questa volta il viaggio è al contrario. Dall'Italia al mondo. In questo
  momento, infatti, il gruppo romagnolo è coinvolto in una decina di progetti, dalla Gran Bretagna a New
  York, dove sta realizzando la nuova pelle di un grattacielo in costruzione sulla High Line. Una storia, però,
  che torna ancora una volta a Citylife. E alla scalata al cielo del Curvo: dopo aver lavorato alla vicina torre
  Allianz, sarà l'azienda a realizzare anche i 27mila metri quadrati di facciate continue della nuova casa di
  PwC che Libeskind ha immaginato ispirandosi a una cupola rinascimentale. Perché, certo, concorda l'ad
  Maurizio Focchi, «Milano negli ultimi dieci anni ha fatto un salto notevole e anche qui il motore immobiliare
  sta innescando un effetto di trascinamento positivo dell'economica». 4,3 MILIARDI Sono gli investimenti
  immobiliari diretti arrivati su Milano nel corso del 2017. E per il prossimo anno Scenari Immobiliari ne
  prevede altrettanti 50 MILIARDI È l'impatto cumulato sul Pil della città dei 15 miliardi di investimenti attivati
  dal 2013 al 2017. L'80 per cento degli investimenti diretti sono stati esteri 10 MILA Sono i nuovi posti di
  lavoro creati da questi anni di ripresa dei grandi investimenti nel settore immobiliare. Assieme allo sviluppo
  di un indotto specializzato I PROTAGONISTI Marco Dettori (1), presidente dell'Assimpredil Ance. Il sindaco
  di Milano Giuseppe Sala (2). Maurizio Focchi (3), ad della Focchi. Andrea Ruckstuhl (4) ceo di Lendlease
  Italia. A lato, lo skyline di Milano

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                      15
26/02/2018                                                                                                    diffusione:88589
Pag. 6 N.48 - 26 febbraio 2018                                                                                 tiratura:133263

                                                                                                                                 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  La chiave per individuare il corretto regime per i lavori sul patrimonio immobiliare
  Recupero edilizio, Iva ridotta con distinguo tra interventi
  FRANCO RICCA

  Gli interventi rivolti al recupero del patrimonio edilizio benefi ciano dell'aliquota Iva ridotta del 10%.
  L'agevolazione ha però una portata diversa a seconda del tipo di intervento: più ampia per i lavori
  impegnativi, meno per le semplici manutenzioni (si veda la tabella in pagina), in relazione alle quali è inoltre
  previsto il meccanismo limitativo dei «beni signifi cativi», oggetto di disposizioni integrative con la recente
  legge n. 205/2017. La chiave per individuare la natura dell'intervento edilizio e, di ri esso, il regime Iva, è
  l'articolo 31, primo comma, della legge 5 agosto 1978, n. 457, che elenca e defi nisce le seguenti tipologie:
  lettera a): manutenzioni ordinarie; lettera b): manutenzioni straordinarie; lettera c): restauro e risanamento
  conservativo; lettera d): ristrutturazione edilizia; lettera e): ristrutturazione urbanistica. L'agevolazione sulle
  manutenzioni. Sugli interventi edilizi di livello inferiore, ossia le manutenzioni ordinarie e straordinarie,
  l'aliquota del 10%, prevista dall'art. 7, lett. b), della legge n. 488/99, si applica soltanto alle prestazioni di
  servizi realizzate su fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata, e dunque ha una portata più
  ristretta rispetto all'agevolazione prevista per gli interventi di grado superiore dalle disposizioni della tabella
  A, parte III, allegata al dpr n. 633/72. È inoltre previsto, come si diceva, un meccanismo limitativo nel caso
  in cui l'intervento sia realizzato con l'impiego dei c.d. «beni signifi cativi» (si veda l'articolo nella pagina
  seguente). Gli interventi di manutenzione rispondono alle seguenti defi nizioni fornite dalle lettere a) e b)
  dell'art. 31 della legge n. 457/78: a) sono interventi di manutenzione ordinaria quelli che riguardano le opere
  di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle fi niture degli edifi ci e quelli necessari a integrare o
  mantenere in effi cienza gli impianti tecnologici esistenti; b) sono interventi di manutenzione straordinaria le
  opere e le modifi che necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifi ci, nonché per
  realizzare e integrare i servizi igienicosanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria
  complessiva degli edifi ci e non comportino modifi che delle destinazioni di uso. Nell'ambito degli interventi
  di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento
  delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle
  singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modifi cata la volumetria complessiva
  degli edifi ci e si mantenga l'originaria destinazione d'uso. In relazione alle modifi che apportate alle
  suddette definizioni dal dl n. 133/2014, si vedano le osservazioni formulate dal Consiglio nazionale del
  notariato nello studio tributario n. 851-2014. Edifi ci agevolabili. L'agevolazione è applicabile soltanto agli
  interventi di manutenzione eseguiti su «fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata», nozione che
  secondo l'amministrazione comprende: le singole unità immobiliari classifi cate catastalmente nelle
  categorie da A1 ad A11, esclusa la A10 (uffi ci e studi privati), indipendentemente dall'utilizzo di fatto; vale
  pertanto la classifi cazione in catasto; gli edifi ci di edilizia residenziale pubblica, adibiti a dimora di soggetti
  privati; gli edifi ci destinati a residenza stabile di collettività, quali orfanotrofi, brefotrofi, ospizi, conventi; le
  parti comuni di fabbricati destinati prevalentemente ad abitazione privata, intendendo tali gli edifi ci la cui
  superfi cie totale dei piani fuori terra è destinata per oltre il 50% a uso abitativo privato; le pertinenze
  immobiliari (autorimesse, soffi tte, cantine ecc.) delle unità abitative, anche se ubicate in edifici destinati
  prevalentemente a usi diversi. Sono quindi escluse dall'agevolazione le unità immobiliari non abitative
  (negozi, uffici ecc.), anche se situate in edifi ci a prevalente destinazione abitativa. Operazioni agevolate.
  L'aliquota agevolata si applica alle «prestazioni» di manutenzione ordinaria e straordinaria, per cui
  dovrebbero ritenersi escluse dal benefi cio le operazioni qualifi cabili «cessioni» di beni, ancorché
  accompagnate da una prestazione di servizi accessoria, per esempio la posa in opera. Nella circolare n.
  71/2000, tuttavia, l'amministrazione ha sostenuto che «in considerazione della ratio dell'agevolazione deve
  ritenersi che l'aliquota Iva ridotta competa anche nell'ipotesi in cui l'intervento di recupero si realizzi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                             16
26/02/2018                                                                                                diffusione:88589
Pag. 6 N.48 - 26 febbraio 2018                                                                             tiratura:133263

                                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  mediante cessione con posa in opera di un bene, poiché l'apporto della manodopera assume un particolare
  rilievo ai fi ni della qualifi cazione dell'operazione. L'applicazione dell'aliquota agevolata non è preclusa
  dalla circostanza che la fornitura del bene assuma un valore prevalente rispetto a quello della prestazione.
  Ciò si evince dal fatto che lo stesso legislatore, disciplinando l'applicazione dell'agevolazione in relazione
  ad alcuni beni cosiddetti di valore signifi cativo, ha contemplato l'ipotesi in cui il valore dei beni forniti
  nell'ambito dell'intervento sia prevalente rispetto a quello della prestazione. La circostanza, inoltre, che
  soltanto in relazione ad alcuni di tali beni la legge ponga dei limiti per l'applicazione dell'agevolazione,
  comporta che l'aliquota del 10% si applica agli altri beni forniti dal prestatore (dovendosi ritenere tale, ai fi ni
  della agevolazione in esame, anche colui che effettua la semplice posa in opera), a prescindere dal loro
  valore. Per esempio, la sostituzione degli infi ssi interni ed esterni consiste in un lavoro edile che, a
  seconda che venga o meno mutato il materiale rispetto a quello degli infi ssi preesistenti, confi gura una
  prestazione di manutenzione straordinaria o ordinaria e quindi un intervento di recupero agevolato.
  Conseguentemente, gli infi ssi che vengano forniti dal soggetto che esegue la relativa prestazione di
  sostituzione rientrano nell'ambito della previsione agevolativa entro i limiti previsti per i beni di valore
  cosiddetto signifi cativo. L'aliquota del 10%, invece, non si rende applicabile se i beni, anche se fi nalizzati a
  essere impiegati in un intervento di manutenzione ordinaria o straordinaria, vengono forniti da un soggetto
  diverso da quello che esegue la prestazione, o vengano acquistati direttamente dal committente dei lavori».
  Questa posizione, che sembrava essere stata ridimensionata dalla circolare n. 36 del 31 maggio 2007, è
  stata confermata dall'Agenzia delle entrate con nota del 22 maggio 2014, n. 954-31/2014, ove è stato
  dichiarato che alle cessioni con posa in opera di stufe a pellet, effettuate nell'ambito di interventi di
  manutenzione ordinaria o straordinaria su immobili abitativi, si applica l'aliquota del 10%: con le limitazioni
  per i beni signifi cativi, se la stufa è qualifi cabile come caldaia in quanto genera calore da utilizzare per
  riscaldare l'acqua che alimenta il sistema di riscaldamento, oltre che per produrre acqua sanitaria; senza le
  suddette limitazioni, qualora invece la stufa non sia qualifi cabile come caldaia in quanto non alimenta il
  sistema di riscaldamento, ma riscalda soltanto l'ambiente «per irraggiamento». Da ultimo, l'orientamento è
  stato ribadito con risoluzione n. 25/E del 6 marzo 2015, riguardante il trattamento applicabile alle operazioni
  poste in essere da imprese artigiane che, sulla base di contratti di appalto commissionati dagli utenti fi nali,
  producono infi ssi su misura per poi installarli, operazioni che, secondo la risoluzione, sono riconducibili alla
  fi gura della cessione con posa in opera, dove l'obbligazione di dare (cessione) prevale su quella di fare
  (prestazioni di servizi). Lo scopo dell'impresa artigiana è, infatti, quello di produrre infi ssi in serie con
  caratteristiche standardizzate, seppur tenendo conto di semplici variazioni di misura in relazione alle specifi
  che esigenze di ogni singolo cliente, e di cederli con posa accessoria. Successivamente, con risoluzione n.
  15/E del 4 marzo 2013 è stato chiarito che l'agevolazione si applica anche alla revisione periodica
  dell'impianto di riscaldamento, sia condominiale che individuale, destinato al servizio di edifi ci a prevalente
  destinazione abitativa. Va ricordato che, nonostante la legge agevoli genericamente le prestazioni di
  servizi, l'amministrazione, seguendo una prassi consolidata, ha dichiarato che l'aliquota ridotta non è
  applicabile alle prestazioni di natura professionale; sulle parcelle di ingegneri, geometri, architetti ecc.,
  quindi, l'Iva è dovuta nella misura ordinaria del 22%. È da ritenere, inoltre, che siano escluse
  dall'agevolazione le prestazioni di servizi che non possono assolutamente inquadrarsi tra gli interventi
  edilizi come defi niti dalla legge, come la pulizia delle scale e delle altre parti comuni degli edifi ci
  condominiali, oppure gli interventi su giardini.
  Così l'Iva del 10% sul recupero edilizio
  Intervento
  Edifi ci agevolati
  Operazioni agevolate

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                         17
26/02/2018                                                                                 diffusione:88589
Pag. 6 N.48 - 26 febbraio 2018                                                              tiratura:133263

                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Manutenzione ordinaria
  Edifi ci a prevalente destinazione abitativa privata
  Prestazioni di servizi d'impresa, con limitazioni per l'impiego di beni signifi cativi
  Edifi ci a prevalente destinazione abitativa privata
  Prestazioni di servizi d'impresa, con limitazioni per l'impiego di beni signifi cativi
  Manutenzione straordinaria
  Edifi ci di edilizia residenziale pubblica
  Prestazioni di servizi d'impresa
  Risanamento conservativo, restauro
  Tutti gli edifi ci, nonché le opere di urbanizzazione (circolare n. 1/E del 2/3/94)
  Prestazioni di servizi d'impresa e cessioni di beni fi niti
  Ristrutturazione edilizia (compresa la demolizione e successiva fedele ricostruzione)
  Tutti gli edifi ci, nonché le opere di urbanizzazione (circolare n. 1/E del 2/3/94)
  Ristrutturazione urbanistica
  Tutti gli edifi ci, nonché le opere di urbanizzazione (circolare n. 1/E del 2/3/94)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                          18
SCENARIO ECONOMIA

7 articoli
26/02/2018                                                                                             diffusione:231083
Pag. 9                                                                                                    tiratura:321166

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 DEBITO Su ogni lavoratore grava un onere di 100 mila euro Nel 2040 il
 conto potrebbe salire fino a 180 mila
 di Federico Fubini

 Chiunque in Italia segua un po' di politica avrà sentito ripetere la stessa domanda un'infinità di volte: quanto
 debito pubblico stiamo lasciando ai nostri figli? Meno spesso accade di trovare una risposta esatta, perché
 quell'interrogativo è complicato dall'accavallarsi di due dimensioni diverse: la finanza pubblica, certo, ma
 anche la quantità di figli.
 Il primo è un tema del quale si occupano per lo più gli economisti, mentre della denatalità e
 dell'invecchiamento della popolazione di solito discutono demografi, esperti di tendenze sociali o di
 religione. Di rado i due gruppi si parlano. Eppure per farsi un'idea dell'eredità che stiamo lasciando alla
 prossima generazione, quei numeri vanno tenuti insieme: il valore del debito pubblico e il numero di
 persone che tra un paio di decenni potranno contribuire a sostenerlo, o a produrre abbastanza reddito da
 rendere gli oneri dello Stato più piccoli in proporzione.
  La doppia lezione
 Quando si incrociano le due serie - le tendenze del debito e quelle della demografia - emerge una doppia
 lezione. La prima è che l'Italia resta un'anomalia fra i grandi Paesi europei, con il debito più alto e il tasso di
 nascite più basso. Il debito per abitante (inclusi bambini e anziani) è di 37.260 euro. Il debito pubblico per
 persona occupata oggi è di circa 100 mila euro. Ma l'Italia anomala non è poi tanto: anche in uno scenario
 cauto, il debito pubblico suddiviso per ciascuna persona, magari non occupata ma in età «attiva» (fra i 15 e
 i 64 anni) salirà a 103 mila euro in Italia nel 2040, mentre in Francia sarà cresciuto a 82.000 euro, in
 Germania a 65.300 e in Spagna a 65.300. In tutti questi Paesi i bambini di oggi potrebbero affacciarsi alla
 vita lavorativa tra 22 anni con un carico di oneri che nessuna generazione post bellica aveva ricevuto prima
 di loro: frutto del calo della popolazione attiva, quando non dei conti in disordine, perché il peso dello stesso
 debito andrà ripartito fra meno produttori di reddito. La seconda lezione invece è specifica per l'Italia in
 campagna elettorale: i partiti non possono più permettersi di improvvisare. Con questo debito e questi
 squilibri demografici, anche solo un po' di disattenzione alla finanza pubblica, un'erosione del surplus prima
 di pagare gli interessi e nuovi ritardi nella modernizzazione del Paese possono far sì che fra 20 o 22 anni
 ogni lavoratore debba sostenere in media circa 180 mila euro di debito pubblico: l'equivalente di un mutuo.
 Il metodo seguito in questa ricerca è lineare: si incrociano le proiezioni dell'ufficio statistico Eurostat sulla
 popolazione - basate su natalità, mortalità e tendenze migratorie - con lo sviluppo dei volumi del debito
 pubblico a diversi tassi di progressione. I Paesi presi in conto sono Italia, Germania, Francia e Spagna,
 sapendo che l'onda dei cambiamenti demografici è così lunga e inesorabile che ci si possono formare idee
 plausibili per ciascun Paese fino circa al 2040: un punto nel tempo distante come il 1996, quando l'Italia
 rientrò nel sistema di cambio europeo ponendo le basi per adottare l'euro poco dopo.
  Vicenda europea
 Questi quattro Paesi sono uniti da una vicenda comune: fra il 2014 (Italia) e il 2017 (Germania)
 raggiungono la quantità massima di popolazione in età potenzialmente «attiva», dopo la quale inizia un
 declino e solo in Francia è lieve. In Italia questo gruppo di persone potenzialmente produttive cala del
 13,5% da oggi al 2040, cioè dello 0,6% ogni anno. In Spagna va giù del 12,8%, in Germania del 10% e solo
 in Francia dell'1%. Significa che in media il debito pubblico per persona che potrebbe lavorare in Italia sale
 di quasi 10 mila euro a 67.800 euro, anche nell'ipotesi che il volume finanziario dei titoli di Stato resti
 immobile ai 2280 miliardi di oggi (negli altri tre Paesi aumenta al massimo di 5 mila euro per abitante
 «attivo»).

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                        20
26/02/2018                                                                                            diffusione:231083
Pag. 9                                                                                                   tiratura:321166

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Pil e occupazione
 Questi però sono scenari ottimistici. Se si immagina che il debito in Italia salga dell'1,9% l'anno (pari
 all'inflazione media calcolata dall'inizio del secolo), il debito pubblico pro capite sale poco sopra quota 100
 mila euro. Ma naturalmente non tutte le persone fra 15 e 64 anni lavorano: tolti gli studenti, oggi il tasso di
 occupazione è al 58%. Nell'ipotesi fiduciosa che il tasso di occupati nel 2040 sarà cresciuto al 68%, allora
 vivranno in Italia 22,8 milioni di persone produttive e il debito pubblico suddiviso sulle loro spalle salirebbe a
 quota 152 mila euro per ciascuna. Si potrebbe andare avanti: per esempio, fra 22 anni il debito pubblico pro
 capite per lavoratore in Italia sarebbe di 178 mila euro, nel caso che non si facciano altre riforme e il tasso
 di occupazione resti pari a quello attuale. Bisognerà certo vedere quanto sarà cresciuto intanto il Prodotto
 interno lordo, a fronte di questi oneri. E certo l'Italia ha ormai quasi azzerato i suoi debiti netti sull'estero,
 mentre la struttura dei titoli di Stato è tale da poter oggi sostenere aumenti dei tassi e assicurare un calo del
 debito in rapporto al Pil anche senza lacrime e sangue nei prossimi anni. Ma se la politica in Italia dimentica
 il rigore nei conti e le riforme necessarie perché più persone possano lavorare, il rischio è alto: anche di un
 debito di oltre 200 mila euro per lavoratore attivo fra vent'anni.
  I bambini di oggi che debutteranno nella vita attiva fra vent'anni con questo peso ereditato da noi vorranno
 compiere una sola scelta: disconoscerlo e liberarsene, migrando all'estero. Ma ciò può solo esacerbare
 ancora di più l'impoverimento demografico e complicare la sostenibilità finanziaria del Paese. La politica,
 oggi, ha un margine di errore pari a zero .
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Italia Spagna Francia Germania Fonte: Eurostat I conti dello Stato il debito pubblico italiano (dato fine 2017
 secondo la Banca d'Italia) Legenda: POPOLAZIONE COMPLESSIVA DEBITO PUBBLICO PROCAPITE
 CONSIDERANDO L'INFLAZIONE DEBITO PUBBLICO SULLA POPOLAZIONE ATTIVA CONSIDERANDO
 L'INFLAZIONE dic 2000 dic 2004 dic 2008 dic 2012 dic 2016 dic 2020 dic 2024 dic 2028 dic 2032 dic 2036
 dic 2040 dic 2044 dic 2048 dic 2052 dic 2056 dic 2060 dic 2064 dic 2068 dic 2072 dic 2076 dic 2000 dic
 2004 dic 2008 dic 2012 dic 2016 dic 2020 dic 2024 dic 2028 dic 2032 dic 2036 dic 2040 dic 2044 dic 2048
 dic 2052 dic 2056 dic 2060 dic 2064 dic 2068 dic 2072 dic 2076 dic 2000 dic 2004 dic 2008 dic 2012 dic
 2016 dic 2020 dic 2024 dic 2028 dic 2032 dic 2036 dic 2040 dic 2044 dic 2048 dic 2052 dic 2056 dic 2060
 dic 2064 dic 2068 dic 2072 dic 2076 35.000.000 45.000.000 55.000.000 65.000.000 75.000.000
 85.000.000 5.000 25.000 45.000 65.000 85.000 105.000 125.000 5.000 55.000 105.000 155.000 205.000
 255.000 2.256,1 miliardi di euro
 Nuovi ritardi nella modernizzazione del Paese possono far sì che fra 20 anni ogni lavoratore debba
 sostenere in media circa 180 mila euro di debito pubblico. Partiti responsabili
 57 per cento
 il tasso di occupazione
  in Italia a fine 2017. Secondo l'Istat nella fascia di età 15-64 anni lavorano circa 23 milioni
 di parsone.
 L'occupazione media in Europa
 è del 65%
 2,4 per cento
 il calo delle nascite in Italia registrato nel 2016 (ultimo dato Istat disponibile) anno in cui sono nati 474 mila
 bambini.
  Il numero medio di figli per donna è
 di 1,34, in calo da sei anni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/02/2018                                                                       21
Puoi anche leggere