Rassegna stampa 28 gennaio 2016 - Anica

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Rassegna stampa
   28 gennaio 2016

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INDICE

ANICA - CINEMA
   28/01/2016 Il Sole 24 Ore                                                        6
   Cinema: un ddl con tax credit 30%

   28/01/2016 Il Messaggero - Nazionale                                             7
   Giovani e sale, il governo in campo per il cinema

   28/01/2016 Corriere della Sera - Milano                                          8
   L'ultimo film di Tarantino a regola d'arte

   28/01/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                       9
   La principessa ha perso le parole

   28/01/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                       11
   Italiani al Sundance, Redford premia «Sicilian Ghost Story»

   28/01/2016 La Repubblica - Nazionale                                             12
   Cattivissimo me

   28/01/2016 La Repubblica - Nazionale                                             14
   Ritmi e incastri giusti per la coppia comica Verdone & Albanese

   28/01/2016 La Repubblica - Nazionale                                             15
   Tornano le avventure del gatto robot amato dai piccini

   28/01/2016 La Repubblica - Bari                                                  16
   Effetti d'autore

   28/01/2016 Panorama                                                              18
   SPARO A CHI HA SEMPRE IL CELLULARE IN MANO

   28/01/2016 La Stampa - Nazionale                                                 20
   Il film sui salafiti spacca la République "Censuriamolo". "No, è una denuncia"

   28/01/2016 La Stampa - Nazionale                                                 21
   Quando la mafia a Partinico voleva rapire Franco Nero

   28/01/2016 Il Messaggero - Nazionale                                             23
   Terminillo Film Festival un omaggio a Scola

   28/01/2016 Avvenire - Nazionale                                                  24
   Ciechi e sordi, CINEMA per tutti
28/01/2016 Libero - Nazionale                                                          26
   SURFISTI A CORTINA

   28/01/2016 Il Fatto Quotidiano                                                         27
   Il sogno americano è nascosto in uno scopettone risciacquabile

   28/01/2016 Il Fatto Quotidiano                                                         29
   Ridendo e scherzando con Ettore Scola, ma solo due giorni, il primo e il 2 febbraio*

   28/01/2016 Il Fatto Quotidiano                                                         31
   Natalie Portman e i primi quattro giorni di Jackie senza Kennedy

   28/01/2016 L'Unità - Nazionale                                                         32
   "Joy", un film che senza Jennifer Lawrence non esisterebbe: perché è un'attrice
   stupefacente

   28/01/2016 Il Manifesto - Nazionale                                                    33
   Il processo pop trash che fermò l'America

   28/01/2016 Il Manifesto - Nazionale                                                    35
   Il quotidiano della sharia che fa paura alla Francia

   28/01/2016 Il Manifesto - Nazionale                                                    37
   L'irresistibile ascesa del «vilissimo mocio»

   28/01/2016 Il Tempo - Nazionale                                                        38
   Il gusto della zingarata c'era già un secolo fa nel film «Vita Futurista»

   28/01/2016 Corriere della Sera - Roma                                                  40
   Alcazar, non possiamo accettare la chiusura

   28/01/2016 L'Unità - Nazionale                                                         42
   L'Azzurro Scipioni compie trent'anni

ANICA - TELEVISIONE
   28/01/2016 Il Sole 24 Ore                                                              44
   Sky rafforza l'offerta sul canale Mtv8

   28/01/2016 Il Sole 24 Ore                                                              45
   La tv di Feltrinelli si «sposa» con Sky

   28/01/2016 ItaliaOggi                                                                  46
   Mediaset vuole un nuovo canale tv digitale

   28/01/2016 ItaliaOggi                                                                  47
   Biscione-Sky, sfida a colpi di party
28/01/2016 Il Tempo - Nazionale                                            48
  Ranieri-Zingaretti la sfida della fiction si gioca in famiglia

  28/01/2016 Il Messaggero - Nazionale                                       50
  tv Dalla griffe di moda alla Perugina Una fiction celebra Luisa Spagnoli

ANICA WEB - ANICA WEB
  27/01/2016 Huffington Post                                                 52
  Quanto vale la creatività in Italia? | Federico Bagnoli Rossi
ANICA - CINEMA

25 articoli
28/01/2016                                                                                                diffusione:150811
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 INDUSTRIA AUDIOVISIVA
 Cinema: un ddl con tax credit 30%
 Andrea Biondi Marco Mele

 Cinema: un ddl con tax credit 30% pagina 15 pTax credit che a regime arriverà dal 15% al 30% del costo
 complessivo di produzione; estensione all'audiovisivo (fiction, documentari) del credito d'imposta per gli
 investitori esterni al settore, sinora riservato al cinema; nessuna tassa di scopo a carico delle televisioni e
 dei produttori di device e nessun Centro Nazionale di Cine- matografia (come invece previsto da un Ddl a
 firma della senatrice Pd Rosa Maria Di Giorgi); più automatismi e meno discrezionalità nel finanziamento
 diretto del cinema italiano. Sul cinema, inoltre, saranno previsti fondi per la ristrutturazione e la
 salvaguardia delle sale, oltre ad un aumento di quelli per la produzione. È un disegno di legge in quaranta
 articoli quello sul cinema e sull'audiovisivo che, salvo sorprese dell'ultim'ora, dovrebbe essere presentato
 oggi in Consiglio dei ministri. Il disegno di leg- geè comunque pronto edè frutto di un anno esatto di lavoro e
 discussioni in una sorta di tavolo istituito dai ministeri dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
 (Mibact) e dal ministero quello dello Sviluppo (Mise), con i rappresentanti del mondo della produzione
 indipendentee i broadcaster televisivi. Un disegno di legge, comunque, che sarà di iniziativa governativa,
 proprioa chiarire l'importanza che il governo vuole darea un ambito- quello del mondo audiovisivo - in cui gli
 interessi in gioco sono tanti e alle volte anche conflittuali fra i vari attori della filiera. Quanto al tax credit, la
 legge di Stabilità lo ha già legittimato per le coproduzioni e le produzioni destinate ai mercati internazionali.
 Le quota, a questo fine, varranno anche per i film italiano ma non in lingua italiana. Un broadcaster che non
 investe il 10% del fatturato netto annuo potrà o compensare nell'anno successivo o versare quanto non ha
 investito in un apposito Fon- do presso il Mibact. Sarà anche istituito un Registro delle opere audiovisive.
 Sulle quote e sui diritti vi è una delega per un apposito decreto interministeriale. Prima del quale si
 svolgeranno dei tavoli di co-regolamentazione, sul modello inglese, al quale parteciperanno anche gli
 operatori. L'obiettivo del decreto sul credito d'imposta sarà che quanto dichiarato come credito d'imposta
 vada interamente al prodotto, evitando elusioni e aggiramenti.

ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016                                                                  6
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Pag. 29                                                                                                  tiratura:185831

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 Giovani e sale, il governo in campo per il cinema
 R.D.P.

 IL DISEGNO DI LEGGE Il governo scende in campo per promuovere il cinema italiano, con un nuovo
 disegno di legge che sarà presentato oggi al Consiglio dei ministri, come anticipato ieri dal premier, Matteo
 Renzi. Il ddl, che tiene conto dei precedenti passaggi parlamentari, e quindi anche del disegno di legge
 bipartisan presentato al Senato (primifirmatari Di Giorgi e Zavoli), ma che è comunque un testo nuovo,
 suddiviso in una quarantina di articoli. Il leitmotiv è "il cinema si vede al cinema", e quindi il testo ieri sera
 ancora in corso di stesura al ministero dei Beni culturali contiene specifiche misure per chi promuove la
 "settima arte", ma anche e soprattutto le sale sempre più spesso in difficoltà o costrette a chiudere. In
 particolare, il disegno di legge contiene misure per rafforzare i contributi al settore, con la previsione di una
 serie di automatismi per l'erogazione dei fondi, con delle modalità certe ancora in corso di definizione (ieri
 sera il testo era ancora in fase di rifinizione); incentivi fiscali specifici per il cinema. OPERE PRIME Un altro
 obiettivo del disegno di legge - spiegano al Ministero - è promuovere le opere prime o seconde, di modo da
 favorire le opere di giovani che si affacciano nel settore. Speciale attenzione sarà rivolta a quei giovani che
 vengono insigniti di riconoscimenti, in uno o più dei tanti festival cinematografici italiani o esteri. L'intento
 del ministro Franceschini è di tenere conto delle analoghe leggi esistenti in Europa, che consentono di
 promuovere il cinema nazionale come qualsiasi altra industria culturale. La Francia, per esempio, ha una
 politica molto efficace in questo senso. Il disegno di legge Di Giorgi attualmente in discussione in
 Commissione prevedeva, tra l'altro, la creazione di un Centro nazionale del cinema e delle espressioni
 audiovisive, che unifichi le competenze ed elabori le politiche del settore.
 Foto: IN CRISI Malgrado una certa ripresa del settore, molti cinema storici delle nostre città sono in
 difficoltà o rischiano di chiudere

ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016                                                              7
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Pag. 19 Ed. Milano                                                                                     tiratura:412069

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  L'ultimo film di Tarantino a regola d'arte
  L'Arcadia di Melzo lo proietta in anteprima in pellicola formato 70mm come voluto dal regista
  Alberto Pezzotta

  Sono già 7.500 gli spettatori che hanno prenotato il biglietto per «The Hateful Eight» nella Sala Energia del
  cinema Arcadia di Melzo. Dove il nuovo film di Quentin Tarantino esce domani, una settimana prima che
  nel resto d'Italia. E dove viene proiettato non in digitale, come il 99% dei film che oggi vediamo al cinema,
  ma in pellicola: in Ultra Panavision 70 millimetri, secondo il desiderio del regista. Qual è il vantaggio? «La
  pellicola 70mm è grande il doppio di quella normale a 35mm», risponde Piero Fumagalli, gestore e anima
  della sala di Melzo. «Consente una definizione di immagine superiore a quella del miglior digitale 4K. Ci
  sono contrasti incredibili, si vede il pulviscolo nei raggi di luce...».
  Ma c'è dell'altro. «Tarantino ha scelto anche un formato di immagine, l'Ultra Panavision, ancora più largo
  del Cinemascope. Sicuramente si è complicato la vita. Ma aveva le sue ragioni. Gran parte del film si
  svolge in spazi chiusi, quindi aveva bisogno di un formato che gli consentisse di riprendere i personaggi ai
  due estremi di una stanza. Per proiettare un formato così, occorre anche uno schermo adeguato: quello
  della Sala Energia ha una base di 30 metri. Altrimenti si notano le strisce nere in alto e in basso»
  La sala di Melzo ha già proiettato in 70mm molti film, da «Interstellar» di Nolan a «2001: Odissea nello
  spazio» di Kubrick, di cui Fumagalli possiede le copie (costosissime: dai 30.000 dollari in su). «The Hateful
  Eight», oltre al proiettore adatto, richiede anche lenti anamorfiche particolari. E sarà lo stesso Fumagalli a
  stare in cabina per seguire le proiezioni. «Ormai non si trova più il personale. Con il 70mm non puoi
  schiacciare un bottone e poi andartene via. Per prepararmi sono stato due giorni al cinema Imperial Bio di
  Copenaghen. Ho visto "The Hateful Eight" sei volte, stando un po' in cabina e un po' tra il pubblico».
  Quando nel 1997 Fumagalli progettò l'Arcadia con Vittorio Storaro, pensava già all'avvento del digitale; ma
  al tempo stesso riteneva che i grandi film avrebbero sempre richiesto la pellicola. Ha avuto ragione su
  entrambi i fronti. «Con il 70mm il cinema torna a essere un grande evento. Come succedeva negli anni
  Cinquanta, ai tempi di "Ben Hur", Tarantino ha voluto che ci fosse un'ouverture musicale di Ennio
  Morricone prima del film, un intervallo e un programma di sala. E poi nella versione in 70mm, che da noi si
  vedrà sia con i sottotitoli sia doppiata, ci sono anche alcune scene in più».
  Oggi la sala Energia vanta anche un nuovo impianto audio implementato da Meyer Sound e Dolby. Qui il
  pubblico arriva da tutta Italia: l'ultimo «Star Wars» è stato visto da 50.000 spettatori, record europeo
  assoluto. Probabilmente succederà lo stesso con «The Hateful Eight», per cui sono previsti due mesi di
  tenitura. Esercente fin dal 1979, Piero Fumagalli racconta di avere sempre amato il cinema. «In ogni casa
  in cui ho abitato, facevo un foro in una parete per mettere il proiettore. Adesso uno di quei muri bucati si
  può vedere nell'atrio dell'Arcadia».
   © RIPRODUZIONE RISERVATA
  In pillole
  Da domani Arcadia Melzo presenta nella sala Energia (630 posti) «The Hateful Eight»
  di Quentin Tarantino in Ultra Panavision 70mm Prevendita biglietti (12 euro) online
  (www.arcadiacinema.com) o direttamente alla cassa
  Foto: Bufera Una scena
   di «The Hateful Eight» di Quentin Tarantino;
  a sinistra Piero Fumagalli
   al proiettore

ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016                                                            8
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 La principessa ha perso le parole
 Da Biancaneve a Frozen, la parità scomparsa dalle fiabe: così in ottanta anni di film Disney si sono ridotti i
 dialoghi affidati alle eroine femminili
 Maria Luisa Agnese

 C enerentola la santarellina, l'ingenua Biancaneve e la Bella addormentata nel bosco: che ispirazione
 femminista possono dare oggi alle giovani generazioni quelle tre principesse della triade originaria
 disneyana? Eppure, indagando proprio su quegli esempi un po' stantii di donne incantevoli quanto
 arrendevoli, due illustri linguisti americani hanno scoperto un bel paradosso. E cioè che le tre bistrattate
 eroine di quel mondo tentatore e affascinante messo su dal genio di Walt Disney raggiungevano vette di
 parità di genere non più conquistate in seguito dalle principesse disneyane moderne: perché le eroine degli
 anni Cinquanta nei loro film parlavano molto più di quelle venute dopo, ridotte quasi al mutismo. In
 Biancaneve (1937) le donne si esprimevano al pari degli uomini: 50 a 50; in Cenerentola (1950) la
 percentuale era 60 a 40 a loro favore, mentre nella Bella addormentata (1959) arrivavano addirittura al 71
 per cento. Mentre, nella nuova stagione delle principesse disneyane seguita alla morte di Walt Disney e
 inaugurata dalla Sirenetta, la presenza vocale delle donne è andata calando. Le donne hanno perso la
 voce, rimaste a fare le eroine in solitaria in un universo sempre più popolato di uomini: nei cinque film che
 hanno seguito la Sirenetta gli uomini parlavano tre volte in più delle donne. E il paradosso si fa più
 interessante se si considera che nel frattempo tutto, nell'universo reale, andava (o sembrava andare) in
 un'altra direzione: Betty Friedan pubblicava La mistica della femminilità , le donne si mettevano in marcia e
 cercavano di farsi avanti, mentre Angela Merkel si accomodava sulla poltrona che era stata del cancelliere
 Bismarck e Hillary Clinton teneva e continua a tenere discorsi su discorsi, nella speranza di conquistare la
 Casa Bianca.
 Lo studio di Carmen Fought e Karen Eisenhauer è tutt'altro che bizzarro, anche se si potrebbe obiettare
 che non basta contare quante battute i protagonisti pronunciano, ma anche andare a vedere che cosa si
 dicono. Obiezione accolta dai due linguisti che presentando i primi dati al convegno annuale americano
 della loro specialità, hanno spiegato che non si sarebbero limitati a contare il numero delle battute, ma che
 si stavano per avventurare più a fondo con la loro ricerca. «Non pensiamo che le bambine nascano
 sognando un vestitino rosa. È chiaro che a un certo punto glielo insegniamo, condizionando il loro
 immaginario» ha spiegato al Washington Post Fought, professore al Pitzer College. «E vogliamo capire
 dove le ragazze vadano a pescare le loro idee sull'essere femmina».
 E allora via, andiamo a indagare in quell'universo che da quasi ottant'anni è il principale indiziato, che ha
 plasmato le menti di generazioni di giovani ragazze grazie alla diabolica capacità del suo controverso
 fondatore di farle sognare, sempre rimanendo veramente pop. Studiato nelle università, passato al setaccio
 con lente dietrologica, Walt Disney divenne il «principe nero di Hollywood», accusato di tutto, dallo
 spionaggio all'omosessualità. Ma forse era solo invidia per il suo planetario successo, e delusione non
 riuscire a bissarlo. E alla fine si dimostra che anche alla prova dello studio di genere le sue principesse
 erano meno peggio di quelle di oggi, eroine sempre più mute e che sognano in solitudine: allora almeno
 avevano sette amichetti bizzarri a far loro compagnia.
 Mentre oggi tutte le ragazze moderne che continuano a inseguire il loro principe azzurro, sfuggente e
 tenebroso come Mr Darcy, non lo sognano da sole, ma tutte, dalla Bridget Jones di Renée Zellweger alla
 Carrie Bradshaw di Sarah Jessica Parker in Sex and The City , lo sognano in compagnia di un gruppetto di
 amiche.
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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016                                                            9
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 Chi era
 Walter Elias «Walt» Disney è nato a Chicago nel 1901. Padre dei film d'animazione Walt Disney,
  è diventato famoso
  dando i natali
  a Topolino Ha creato Disneyland,
 il primo e più famoso dei parchi a tema. Detiene
 a tutt'oggi
 il record
 di nomination di film all'Oscar (59 in totale,
 di cui 22 vinti più altri 4
 alla carriera)
 Foto: È il primo classico prodotto dalla Walt Disney interamente a colori. Il film è stato realizzato nel 1937,
 diventando un cult movie sempre replicato
 Foto: L'ultimo film della principessa Disney è del 2015 (diretto da Kenneth Branagh), un remake della
 pellicola d'animazione prodotta nel 1950
 Foto: The Brave (Ribelle) è uscito nel 2012. La protagonista Merida, figlia di re Fergus e della regina Elinor,
 si fa valere nella Scozia del V secolo
 Foto: L'avventura di Anna che intraprende un viaggio in compagnia di Kristoff e della sua renna Sven alla
 ricerca della sorella Elsa. Il film è del 2013

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 Nuovo set per i due registi di «Salvo»
 Italiani al Sundance, Redford premia «Sicilian Ghost Story»
 Giovanna Grassi

 PARK CITY C'è anche l'Italia al Sundance ed è vincitrice di un premio prestigioso. I registi siciliani Fabio
 Grassadonia e Roberto Piazza (già premiati a Cannes alla Settimana della critica per Salvo ) hanno
 conquistato il riconoscimento che più sta a cuore a Robert Redford, ossia il Sundance Institute Global
 Filmaking Award, grazie alla loro sceneggiatura, Sicilian Ghost Story . Il film entrerà in produzione nel 2016,
 gli autori riceveranno un costante supporto creativo e finanziario dal Festival fondato dall'attore americano.
 La pellicola, una coproduzione tra diversi Paesi, sarà prodotta anche da Massimo Cristaldi. «Non era affatto
 scontato che una storia così intrinsecamente siciliana potesse piacere e incuriosire anche così lontano dal
 nostro Paese - spiegano i registi -. Come con Salvo ci siamo misurati con i generi cinematografici, Sicilian
 Ghost Story è una favola e siamo convinti che sia stato anche questo elemento ad affascinare gli americani
 che abbiamo incontrato qui al Sundance».
  Salvo era giocato su temi e stile noir. «Questa volta invece volevamo proprio una favola con due ragazzini
 che si portano appresso ambienti, paesaggi e situazioni che non ti aspetti in Sicilia - sottolinea Grassadonia
 -. Una Sicilia sognata, diversa, come un mondo dei Fratelli Grimm di foreste e orchi che a un certo punto
 deve confrontarsi, scontrarsi anche fondersi con il piano di realtà di cui la nostra terra è inevitabilmente
 portatrice».
   I protagonisti sono una ragazzina 12enne e un coetaneo. Tutto il copione è sospeso tra realtà e
 immaginazione perché il giovanissimo protagonista è inafferrabile e, malgrado il reciproco innamoramento
 con tutti gi slanci della prima volta, a un certo punto misteriosamente sparisce. Per ritrovarlo - la fiaba dark
 è anche intrisa di suspense - la sua coetanea dovrà esplorare mondi a lei ignoti e aprire porte che le
 spalancano scenari, pensieri, emozioni mai provati prima. «La Sicilia della storia è lontana da ogni
 stereotipo, anche i suoi scenari e ambienti sono come sospesi tra realtà e immaginazione».
 Proseguono i due registi, grati al fondatore del Sundance per ogni fertile discussione sul loro copione: «In
 questo momento per noi è quanto mai importante affermare che siamo anche riconoscenti a Paolo
 Sorrentino e a Matteo Garrone perché, dopo Muccino, hanno riportato il cinema italiano alla ribalta
 internazionale. Il nostro cinema per lungo tempo ha sofferto di una frattura tra una vena autoriale e il
 cinema commerciale».
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 Autori
 Fabio Grassadonia e Antonio Piazza sono due registi palermitani.
 Con il loro film d'esordio, «Salvo» (2013), hanno sorpreso Cannes vincendo il Grand Prix e il Prix
 Révélation alla Settimana della critica
 Foto: Insieme Antonio Piazza e Fabio Grassadonia:
 i due registi siciliani sono stati premiati ieri al Sundance

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 R2
 Cattivissimo me
 In "Revenant" tradisce DiCaprio Ora la stella dark di Hollywood punta a Bond e alla statuetta Tom Hardy,
 belva da Oscar
 SILVIA BIZIO

 NEW YORK DI solito le battute le grugnisce, sarà per quelle maschere che gli coprono il volto in Il cavaliere
 oscuro - Il ritorno o in Mad Max: Fury Road. Le pronuncia come un animale selvatico in Revenant Redivivo,
 dodici nomination all'Oscar fra cui la sua, come migliore attore non protagonista. L'inglese Tom Hardy, 38
 anni, sembra fatto apposta per i ruoli del cattivo pieno di rabbia, espressa o repressa, e grazie alle sue
 interpretazioni - e a un phisique du rôle che non lascia indifferente il pubblico femminile - sta conquistando
 Hollywood a passi da gigante. Fra gli attori è il nuovo maschio alfa: urla e spari, i suoi personaggi parlano
 chiaro.
  «Accetto certi ruoli e certe storie per paura» ci dice quando lo incontriamo al Fairmont Royal Hotel di New
 York (di passaggio perché vive a Londra con moglie e due bimbi), «le cose che mi spaventano mi
 stimolano, accendono il mio lato creativo. Quando incrocio qualcuno, ne assorbo i risvolti più inquietanti.
 Non solo con gli esseri umani, anche con gli animali». In Revenant - Redivivo è un cacciatore di pelli nel
 gelido e selvaggio nord dell'America del 1823, una "belva umana" dalla pelle dura che scatena la sete di
 vendetta del protagonista Leonardo DiCaprio. La popolarità nel 2010 con Inception di Christopher Nolan,
 prima c'erano stati il teatro (aveva iniziato al liceo), la tv (la serie Band of Brothers nel 2001), il debutto al
 cinema nel 2001 con Black Hawk Down. Non tutto era andato nel verso giusto. Nel 2002 aveva ammesso
 pubblicamente di avere problemi di tossicodipendenza, aveva seguito programmi di disintossicazione, nel
 2003 l'annuncio di essere "pulito". S'è rimesso in carreggiata, ha guadagnato punti tanto da ritrovarsi in
 pole come successore di Daniel Craig per il prossimo Bond. « Non so interpretare quel che non sono. Non
 sono una figura romantica, ad esempio, cioè romantico lo sono, ma al cinema in quella veste non funziono.
 Ormai ho capito che non devo forzare la mia vera natura». È per questo che non le affidarono il ruolo di
 Darcy in un "Orgoglio e pregiudizio".
  «Esatto. Ricordo bene, era il 2005.
  Un produttore, o forse era un assistente di studio mi disse in modo categorico: "Ogni donna ha un suo
 Darcy ideale, e tu non corrispondi a nessuno di questi". Aveva ragione. Lasciate fare Darcy a Colin Firth, a
 me fate fare la bestia». A proposito: DiCaprio ha parlato della lavorazione di "Revenant" come di una prova
 fisica terribile. Si può dire che ne sia valsa la pena.
  «È stata molto più dura di quel che ci aspettassimo. Ci siamo dovuti adattare agli elementi, al clima, come
 gli uomini dell'epoca che dovevano pensare a sopravvivere e a uccidere prima che qualcosa o qualcuno
 uccidesse loro. Sono un uomo metropolitano ma l'epica dei pionieri mi affascina. E ancora oggi, in certi
 luoghi, si lotta per la sopravvivenza». Una fatica premiata dalla nomination.
  «Una grande gioia, anche se mi aspettavo più una candidatura per Legend, lì ho un doppio ruolo, quello di
 due gemelli criminali, mentre in Revenant sono una spalla... Ma è comunque una prova di stima e ne sono
 riconoscente». Pronto per la notte degli Oscar? «Mia moglie Charlotte mi ha fatto fare uno smoking su
 misura. Rivedrò DiCaprio, Iñárritu, lui sì che è una forza della natura. Comunque vada festeggeremo, ci
 faremo una bella bevuta, io però con moderazione perché ho smesso con gli eccessi».
  Ormai è un padre di famiglia...
  «E un lavoro-dipendente. Sullo schermo faccio paura, ma chiedete pure in giro: nella vita sono un orsetto
 di peluche».
 Foto: REVENANT - REDIVIVO Il ruolo di John Fitzgerald gli è valso una nomination all'Oscar

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 Foto: IL CAVALIERE OSCURO-IL RITORNO Nel 2012 è Bane nel film di Nolan
 Foto: LAWLESS È un trafficante di alcolici negli anni Trenta, in gara a Cannes 2012
 Foto: "NOMINATION
 Foto: Non me la aspettavo, in fondo sono solo una spalla
 Foto: PAURA
 Foto: Accetto i ruoli per paura: se mi spaventano, mi stimolano
 Foto: PELUCHE
 Foto: BRITANNICO Tom Hardy nato a Londra 38 anni fa ha debuttato in teatro
 Foto: "Nei film sono tremendo ma nella vita sono un orso di peluche
 Foto: MAD MAX: FURY ROAD Nel 2015 è il Max del titolo nella rivisitazione della saga di Miller

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 R2 IL FILM DI PAOLO D'AGOSTINI/ L'ABBIAMO FATTA GROSSA Al cinema
 Ritmi e incastri giusti per la coppia comica Verdone & Albanese
 Quello che conta è il non esibito ma sostanziale lavoro dell'appassionato artigiano che cesella la sua idea
 di umorismo
 PAOLO D'AGOSTINI

 MENTRE siamo impegnati a decidere quanto siano nuove le novità comiche come The Pills, ogni mattina
 veniamo aggiornati sulla scalata di Quo vado? alla classifica dei film italiani più visti in Italia: è arrivato in
 trentasettesima posizione, sotto La Ciociara di De Sica con Loren e sopra Anna di Lattuada con Silvana
 Mangano che canta e balla El Negro Zumbon. E si avvia a minacciare La vita è bella, 31°.
  Si tratta dei cinquanta titoli che hanno venduto più biglietti a partire dal 1950. Risultano tutti concentrati nei
 primi tre decenni, mentre a rappresentare il seguito dall'80 a oggi restano in tutto solo sei film.
  Due Celentano per gli 80 (prima metà), Il ciclone di Pieraccioni e il capolavoro di Benigni per i 90, nessuno
 per il primo decennio del nuovo secolo, Checco Zalone con Sole a catinelle e l'ultimo exploit per il decennio
 in corso. Non compaiono in classifica Abatantuono e Vanzina, Christian De Sica e i film natalizi e
 vacanzieri, Aldo Giovanni e Giacomo, Nuti, Troisi, e Verdone. Cioè la quasi intera gamma
 dell'intrattenimento leggero e popolare degli ultimi trentacinque anni.
  Mentre ci sentiamo sollecitati a farci un sacco di domande dal fatto che quasi nove milioni di italiani in
 meno di un mese hanno pagato un ingresso per vedere Quo vado? (una cifra enorme), ecco arrivare sugli
 schermi l'opera numero venticinque di Carlo Verdone.
  Il titolo è L'abbiamo fatta grossa. E i due protagonisti, Carlo stesso e Antonio Albanese (new entry nella
 variopinta galleria di partner che sempre Verdone ha scelto con curiosità e disponibilità, e questa è una
 combinazione più audace di altre), si pongono come due ingrigiti ragazzi spaventati ed eccitati dall'averla,
 appunto, fatta grossa. Come in un'avventura per adolescenti un po' antiquata. Astratta come un gioco
 senz'altro scopo che il gioco stesso, priva di qualsiasi aggancio a quanto accade realmente intorno. Carlo è
 un detective privato tanto malridotto da vivere con la vecchia zia un po' picchiatella. Antonio (in realtà il
 personaggio si chiama Yuri Pelagatti, e l'altro Arturo Merlino) invece è un attore forse dotato ma tanto
 abbattuto dall'abbandono della moglie da non ricordare più una battuta e di conseguenza ridotto al lastrico.
 L'incontro avviene perché quest'ultimo pretende di far pedinare l'ex moglie per dimostrarne, inutilmente,
 l'infedeltà.
  Segue una catena infinita di pasticci e patetiche e ridicole figure dei due.
   Elementi di novità non ce ne sono. E il tentativo finale di far passare un messaggino contro la casta
 ladrona non sposta nulla. Quello che conta, in uno spirito di continuità e lealtà al proprio affezionato
 pubblico, è il non esibito o vistoso ma sostanziale lavoro dell'appassionato artigiano che cesella la sua idea
 comica o umoristica, lima pazientemente situazioni e battute alla ricerca dei ritmi, dei tempi, degli incastri
 giusti con il profilo e lo stile del coprotagonista. Insomma resta sulla breccia e sfida ogni vero o presunto
 nuovo.
  Revenant - Redivivo Creed La corrispondenza Se mi lasci non vale SETTIMANE 2 SCHERMI INCASSI
 566 3.712.317 833.994 Quo vado? 405 4 624 2.337.186 2 362 1.282.041 4gg 292 1.103.410 2 DAL 21 AL
 24 GENNAIO BOX OFFICE LA TOP FIVE PER SAPERNE DI PIÙ trovacinema.repubblica.it
 repubblica.it/spettacoli/cinema
 Foto: IL REGISTA Da quasi 40 anni la sua firma in calce a un film è garanzia di risate. Con L'abbiamo fatta
 grossa Verdone arriva al suo 25° film da regista. L'esordio nel 1980 con Un sacco bello Da allora una lunga
 serie di personaggi indimenticabili
 Foto: L'ABBIAMO FATTA GROSSA Di e con Carlo Verdone Con Antonio Albanese, Anna Kasyan, Clotilde
 Sabatino, Francesca Fiume, Massimo Popolizio

ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016                                                              14
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 R2 ANIMAZIONE
 Tornano le avventure del gatto robot amato dai piccini
 (r.n.)

 A molti è ormai familiare Doraemon, magari visto in forma di pupazzetto-portafortuna in qualche ristorante
 giapponese.
  Non tutti sanno, però, che il gatto robot azzurro venuto dal futuro è stato protagonista oltreché dei manga
 di Fujiko Fujio e di una serie tv - di ben 36 lungometraggi; il penultimo dei quali, Doraemon il film (2014) in
 animazione digitale e 3D. Con questo episodio si torna invece al cartoon "piatto". Nobita, il bimbo amico del
 micio, va matto per una serie tv di supereroi; tanto che decide di girare un film di avventure spaziali. Con
 l'aiuto di Doraemon si realizzano begli scenari virtuali, dove far agire Nobita e il suo gruppo (Shizuka,
 Suneo, Gian) come eroi dello spazio. Quando un alieno chiede aiuto per salvare il suo pianeta dai pirati
 galattici, i ragazzi accettano: salvo che lo scenario ha preso vita e i pericoli sono reali. Non certo in grado di
 competere con la Disney e il suo Big Hero 6; ma abbastanza buono per un pubblico sotto i dodici anni.
 Foto: DORAEMON, IL FILM Regia di Yoshihiro Osugi Film d'animazione

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Pag. 9 Ed. Bari                                                                                           tiratura:424634

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  Spettacoli /Il personaggio
  Effetti d'autore
  Da "Quo vado?" a "Zoolander 2" passando per Garrone il barese Leonardo Cruciano crea trucchi e mostri
  per il cinema Il mio compito è quello di restituire l'illusione Ho iniziato in un garage dopo l'Accademia, poi mi
  sono trasferito e ora torno in Puglia per i set A Roma ha fondato Makinarium con cui collaborano fino a
  cento persone
  ANTONELLA GAETA

  LEONARDO Cruciano • un prestigiatore. ÇIl mio compito • quello di restituire lÕillusione, penso ai trucchi e
  trovo il modo di realizzarliÈ. LÕesperimento viene da lontano, dal suo garage barese, quando Çspendevo i
  miei soldi per costruire e buttare allÕaria pezzi in lattice, silicone, resinaÈ e prima dallÕAccademia di Belle
  Arti di Bari, dai corsi in linguaggio cinematografico, di percezione visiva dellÕarte e Çda una sconfinata
  passione, quella che mi fa continuare a studiare nuove tecniche, a brevettareÈ. Anche adesso che al suo
  nome • possibile associare lÕincantamento della pulce gigante, del drago, dellÕorco del Racconto dei
  racconti, ora che • il Òil pap^ degli effettiÓ del film di Matteo Garrone presentato in concorso allÕultimo
  festival di Cannes e girato (anche) in Puglia. Lui • uno Òspecial make-up artist e creature creatorÓ ma ci
  aiuta a semplificare: ÇLa mia professione consiste nel disegnare e creare tutte le parti visive con effettiÈ.
  Ha le chiavi di uno strano mondo Cruciano, quarantenne che ha raccolto intorno alla Makinarium, azienda
  con sede a Roma, specializzata nella realizzazione di effetti speciali integrati per il cinema, la televisione e
  lÕintrattenimento, un gruppo di professionisti che varia dai trenta a un centinaio, a seconda delle produzioni
  che bisogna impreziosire con il balsamo dellÕillusione.
   Che una foca possa spuntare fuori dalle buche ghiacciate della Norvegia nellÕultimo film con Checco
  Zalone, Quo vado? o che Papa Bergoglio voli sul suo aereo o passeggi per le strade dellÕArgentina anni
  Ô70 nel film di Daniele Luchetti, Chiamatemi Francesco. Si viaggia e tanto, indietro fino alla Gerusalemme
  di Ben Hur, remake in uscita la prossima primavera. Partono allÕimpazzata le quadrighe della celeberrima
  corsa nel circo: ÇPer quella scena abbiamo realizzato dei prototipi, manufatti con tecniche speciali
  coordinati e mescolati con effetti iperrealisticiÈ.
   Non rivela altro, come • impossibile scucirgli informazioni sul lavoro fatto per Zoolander 2 in sala dal 12
  febbraio, Çsono usciti dal nostro studio molti oggetti speciali che se rivelassi toglierebbero forza a buona
  parte a colpi di scena fondamentali.
   Ma il cappuccino con la faccia di Mugatu, quello si vede gi^ nel trailer e quindi...È. Tanti film sono passati,
  nel frattempo nella sua storia giovane, Nine di Rob Marshall, Miracolo a Sant'Anna di Spike Lee, Shadow di
  Federico Zampaglione e Imago Mortis di Stefano Bessoni. Su molti si scommette, come il nuovo film di
  Edoardo De Angelis, Indivisibili, sulla storia di due gemelle siamesi o su un horror ÒpittoricoÓ come Cruel
  Peter dei registi di Fairy Tale, Ascanio Malgarini e Christian Malgarini, Çuna ghost story che • una bella
  scommessa per lÕuso gotico degli effetti, peraltro con un budget non altissimoÈ. Persino il bimbo di Child K
  , dei baresi De Feo e Palumbo, esce dal suo studio.
   E poi cÕ• il mondo delle serie, la prima Rome della Hcbo che lo ha trapiantato nella capitale e gli ha aperto
  le porte di produzioni internazionali come quella dei Borgia e di Walking Dead. ÇA un certo punto, una
  dozzina di anni fa, • stato necessario trasferirsi, soprattutto per un lavoro come il mioÈ. Ma in Puglia lo
  riportano i tanti compagni di studio che ritrova sui set, in giro per il mondo (Çsarebbe bello se le Accademie
  comprendessero che esistono questi mestieriÈ) e Garrone, in qualche maniera. Un rapporto, quello col
  regista romano che comincia con Reality, per il robottino che il protagonista vende porta a porta e per il
  grillo-telecamera che ne scatena la deriva.
   ÇIl mio lavoro svolto nella pi• pura essenza sta nellÕautonomia avuta per il Racconto dei racconti. é vicino
  allÕidea pittorica del nostro design. Sono stato libero di mettere in opera i desideri di Garrone, come per le
  gemelle anziane pensate come bimbe invecchiate, alla GoyaÈ. Orchi, pulci, fantasmi, donne scorticate,

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Pag. 9 Ed. Bari                                                                                   tiratura:424634

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  zombie e una curiosti^: da cosa sono popolati i suoi sogni? ÇDi certo, non da mostri, quelli li creo e ne
  conosco i trucchiÈ.
   ©RIPRODUZIONE RISERVATA
  Foto: AL LAVORO Cruciano al lavoro con la sua Makinarium sul set del Racconto dei racconti

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  LINK _INTERVISTA
  SPARO A CHI HA SEMPRE IL CELLULARE IN MANO
  Eclettico, passa con disinvoltura dal cinema al teatro. E dall'11 febbraio, Giuseppe Battiston dichiarerà
  guerra agli addicted del telefono nel film Perfetti sconosciuti.
  Antonella Piperno

  Si narra che quando qualcuno chiede di intervistarlo, lui puntualmente si stupisca: «Ma perché?». Ci sono
  molte ragioni, invece, per passare un'ora con Giuseppe Battiston, 48 anni, uno degli attori
  professionalmente più prolifici, ma socialmente più invisibili del panorama italico, vita privata blindata,
  niente Facebook, zero cinguettii su Twitter. Oltre a carpirgli qualche dettaglio in più (si sa giusto di una
  compagna, niente figli, e di una dieta che gli ha fatto perdere dei chili non quantificati), l'ora a disposizione
  serve a capire come riesca a passare con tanta scioltezza dal registro della tragedia a quello della
  commedia. Tant'è che il 9 febbraio debutterà allo Stabile di Torino con il dramma di Georg Büchner Morte
  di Danton e l'11 sarà al cinema con Perfetti sconosciuti, commedia corale diretta da Paolo Genovese che
  tratta di amicizia, privacy e amore attraverso un pericoloso gioco di società con i cellulari (telefonate e
  messaggi vengono condivisi a voce alta durante una cena tra amici). Strumenti sociali che Battiston quasi
  detesta: «Provo pena per chi tiene il cellulare sempre acceso. Quando lavoro il mio è sempre spento e
  comunque rivendico il mio diritto a non rispondere quando non posso o non voglio» chiarisce seduto in un
  bar. Siamo a Torino, dove vive da due anni, dopo essersi trasferito dalla sua Udine a Milano, in Puglia, a
  Parma e a Roma. Ha finalmente trovato il suo luogo dell'anima? A Torino sto bene, ma prima o poi mi
  sposterò anche da qui. Mi piace cambiare città, ho una certa tendenza al nomadismo. È normale per chi
  come me è nato con il teatro. Sceglie con la stessa inquietudine anche i ruoli? Punto su quelli che mi
  portano fuori da me stesso, in cui faccio fatica a riconoscermi, come il contrabbandiere razzista di Io sono
  Li. Con la sua fisicità, come è riuscito a non farsi imprigionare nei ruoli da caratterista alla Aldo Fabrizi?
  Dopo l'idraulico pacioccone e imbranato di Pane e tulipani, in molti tendevano a propormi lo stesso
  personaggio. Ho detto molti no. E considero un atto di stima che i registi mi abbiano poi scelto per ruoli da
  alcolizzato, cinico, convertito all'Islam, gay non dichiarato. Mi piace distinguermi, anche se poi qualcuno,
  perfino tra gli addetti ai lavori, mi fa i complimenti per Romanzo criminale, dove non c'ero. Con quale
  personaggio le piacerebbe misurarsi ancora? Non mi dispiacerebbe per niente interpretare un killer. O un
  ruolo alla James Spader, il super ricercato dalla Fbi di Black list, serie americana che adoro, un prodigio di
  scrittura. Teatro, cinema, tv, doppiaggio di cartoon, audiolibri. Non si sente mai disorientato? No, anzi trovo
  che sia terapeutico passare alla leggerezza della commedia dopo i drammi teatrali. La sua carriera però è
  nata sul palcoscenico. Come? Ero al liceo classico, ma non mi interessava. Cominciai ad andare a teatro e
  capii che volevo solo quello. Anche se da bambino avevo altri sogni. Quali? Volevo diventare autista di
  corriera. Subivo il fascino di quel mezzo di trasporto analogico e dell'umanità che se ne serviva. Prima volta
  sul palco? A Udine in un palio teatrale studentesco. Ero Speed, uno degli amici dei protagonisti di La strana
  coppia di Neil Simon. Mi sono divertito parecchio, da lì l'idea di andare a Milano, alla scuola di recitazione
  Paolo Grassi. Dove studiava anche Antonio Albanese e dove ha incontrato Silvio Soldini, il regista che l'ha
  lanciato. Veniva ai nostri saggi e mi offrì di fare il guardiano di un autogrill in Un'anima divisa in due. Dopo
  Pane e tulipani si chiede sempre quando pensa a un film: «Che potrei far fare a Giuseppe?». Con lui si è
  creata anche una vera amiciza. Ha altri amici colleghi? Albanese. Poi Valerio Mastandrea, Marco Giallini.
  Con loro due, se non ci fosse stata una grande amicizia, non avremmo potuto passare due mesi chiusi in
  un appartamento a girare Perfetti sconosciuti. Nel film difende le gioie di una vita senza figli. La pensa
  così? I figli possono essere un'esperienza meravigliosa, ma non devono essere un obbligo sociale. Il vero
  tema oggi è capire se la famiglia tradizionale ha ancora un senso, scavalcata dalla contemporaneità di
  quelle allargate, mono, omosessuali, per le quali adottare un figlio è più che legittimo. I bambini hanno

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  bisogno di amore, che prescinde dal sesso dei genitori. Tornando al cinema, è sempre stato diretto da
  italiani, all'estero a chi si affiderebbe? Ad Aki Kaurismaki. Un film italiano che le sarebbe piaciuto
  interpretare? Una giornata particolare di Ettore Scola, un grande che, diversamente da tanti contemporanei,
  rifuggiva le storie piene di autoreferenzialità. In tv tornerà? Manca da tanto, dopo i fasti del dottor Freiss, lo
  psicanalista di Tutti pazzi per amore. Mica è un pregiudizio. Da tempo propongo un format su cibo e
  territorio, ma mi chiedono di condirlo mettendoci un po' di reality. Non ce la posso fare. Mi dice quanto e
  come è dimagrito? Neanche morto. Fabrizio Cestar
  Foto: STAZZA IMPORTANTE Giuseppe Battiston, 48 anni: gli piace cambiare spesso città. Attualmente
  vive a Torino.
  Foto: SUL SET Battiston in una scena di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese.

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 il caso
 Il film sui salafiti spacca la République "Censuriamolo". "No, è una
 denuncia"
 Nel mirino le interviste agli estremisti islamici a Timbuctù
 LEONARDO MARTINELLI PARIGI

 Una delle scene clou di «Salafistes», il documentario appena uscito in Francia tra inarrestabili polemiche, è
 l'intervista a Omar Ould Hamaha, leader jihadista a Timbuctù, nel Nord del Mali. Ha un pizzetto colorato di
 rosso con l'henné. «Da quando abbiamo iniziato la jihad - spiega -, tutte le donne portano il velo, anche le
 bambine. E, da quando amputiamo la mano destra ai ladri, i furti sono finiti». Lo dice soddisfatto, con una
 certa nonchalance. Barbarossa (è il suo soprannome) parla placido e terrificante. «L'uomo è ribelle per
 natura alla volontà divina: è schiavo delle sue passioni - continua -: per questo va sottomesso con la forza».
 Per la cronaca, Hamaha sarebbe stato fatto fuori dalle forze speciali francesi nel corso del 2014.
 «Salafistes» è stato realizzato da François Margolin, regista e produttore cinematografico, e Lemine Ould
 Salem, giornalista della Mauritania, che ormai vive a Parigi. Ci hanno lavorato tre anni. E avevano iniziato
 già prima degli attentati parigini del 2015. Il documentario, che dura un'ora e dieci minuti, è stato girato in
 Iraq, in Algeria, in Tunisia e in Mauritania, ma soprattutto nel Nord del Mali, tra il maggio 2012 e il gennaio
 2013, quando Timbuctù e Gao si trovavano sotto il dominio di frange dell'Aqmi, l'Al Qaeda del Maghreb.
 «Abbiamo voluto mostrare la sharia vissuta nel quotidiano e il mondo dei salafisti dal loro interno», afferma
 Margolin. Le interviste a leader jihadisti e a predicatori scorrono senza commenti. Minoritario nell'Islam, il
 salafismo è considerato la matrice ideologica del jihadismo. Il documentario alterna incontri a Timbuctù,
 anche con un idraulico, accusato di furto, al quale è stata appena amputata la mano, a scene più esplicite e
 violente, come una filmata dai jihadisti, che buttano giù dall'ultimo piano di un palazzo un giovane accusato
 di omosessualità. Poi sono stati inseriti video di propaganda Isis, giudicati il naturale contrappunto delle
 parole degli intervistati. Come se si passasse dalla teoria alla pratica. Secondo Claude Lanzmann, il
 documentario «è un vero capolavoro». «Troppo duro? - si è chiesto il mitico regista di "Shoah" -. No, il
 problema è che la realtà è dura». Ma «Salafistes» non è piaciuto a tutti. Di sicuro non alla commissione
 pubblica che deve valutare se un film può essere visto davvero: ha consigliato di proibirlo ai minori di 18
 anni. Fleur Pellerin, ministro della Cultura, ha convalidato ieri quell'indicazione. «E ha criticato nero su
 bianco il modo in cui abbiamo fatto le interviste e come abbiamo montato il documentario - sottolinea
 Margolin -. Sembra di essere ritornati all'Unione Sovietica». In realtà, anche la televisione pubblica «France
 3» ha preso le distanze dai due autori: pur avendolo finanziato, non trasmetterà il documentario. Che, a
 causa del divieto, a Parigi ieri era programmato solo da due sale secondarie, di quelle da cinefili, per di più
 senza alcun controllo di polizia all'entrata. «Abbiamo rischiato la vita per realizzare le interviste - conclude
 Margolin -: con quelle persone non si sa mai come va a finire. E ora c'è addirittura chi ci accusa di metterli
 in scena, di fare il loro gioco. Il problema è che loro sanno tutto di noi. Spesso hanno vissuto anni e anni in
 Europa. Guardano le nostre televisioni. Noi, invece, di loro, non sappiamo nulla. Questo documentario
 poteva essere l'occasione per conoscere quella realtà, nuda e cruda. Al governo sembra non importare
 niente. Ma ai francesi poteva interessare». Twitter @LMartinel85 c
 Da quando amputiamo la mano destra ai ladri, i furti sono finiti Omar Ould Hamaha Leader jihadista a
 Timbuctù
 Foto: Eliminato Sopra Omar Ould Hamaha, leader jihadista a Timbuctù ucciso dalle forze speciali francesi
 nel corso del 2014 A destra due scene del film «Salafistes»

ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016                                                           20
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 Quando la mafia a Partinico voleva rapire Franco Nero
 In un romanzo di Amedeo La Mattina la pericolosa lavorazione del film Il giorno della civetta nel 1967 e il
 sogno di un amore con Claudia Cardinale
 MARCELLO SORGI

 Nella sciroccosa estate siciliana di quarantanove anni fa si gira un film sulla mafia in un paese di mafia. Gli
 occhi di un ragazzo di quattordici anni, abituati a scorrere indifferentemente su un panorama ordinario di
 prepotenze, minacce, ma anche di continua dissimulazione, assistono così a un paradosso: man mano che
 la lavorazione del film va avanti e la rappresentazione della mafiosità prende corpo, anche la realtà
 circostante si trasform a , e i b o s s a b b a n d o n a n o l'espressione accomodante di garanti del quieto
 vivere, per fare la faccia feroce. Nel suo libro quasi autobiografico ( L'incantesimo delle civette , Edizioni
 E/O, pp. 170, €15) Amedeo La Mattina, g i o r n a l i s t a p o l i t i c o d e l l a Stampa impegnato negli anni
 dell'infinita transizione italiana, dalla Prima alla Seconda e ora alla Terza Repubblica, rivive la dimensione
 dell 'ad o l e s ce n z a c h e d i ve n t a c o n s a p e v o l e z z a . Na t u ra l mente, c'è un prima e un dopo
 l'arrivo della troupe di Damiano Damiani, venuto nel paesone agricolo di Partinico a realizzare il film tratto
 dal capolavoro di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta . Nel prima, non sorprende, anzi è quasi una
 legge di natura, la regola mafiosa del più forte, che sovrintende agli scontri per la conquista dello
 spelacchiato campetto di calcio, tra una banda di ragazzini che vengono dai bassi fatti di case senza luce e
 acqua («giovani semiumani e malfamati», li definisce l'autore), e la comitiva dei «signorini», i figli della
 borghesia locale che passano svogliatamente la villeggiatura con le famiglie. Nel dopo, che comincia il
 giorno che il regista, gli attori e la troupe si accampano discretamente, circospetti, senza rivelare il soggetto
 del loro film, tutto cambia all'improvviso. Si vedono circolare nei vicoli, e quasi non ci si crede, Franco Nero,
 l'eroe dei western all'italiana adorato dai ragazzi del tempo, e Claudia Cardinale, la giovane e splendida
 attrice già apprezzata come Angelica nel Gattopardo di Luchino Visconti. La sonnolenza del paese è
 scossa dal ritmo nuovo dei ciak e delle battute che si ripetono, delle luci accese fino a tardi, delle osterie
 fino allora poco frequentate, che si ripopolano tutt'insieme grazie all'arrivo delle «Civette». Luca, il
 protagonista (Amedeo La Mattina h a r u b at o i l nome a suo figlio), s'innamora perdutamente della
 Cardinale. È una storia impossibile, da s o g n o, co m e s o n o s p e s s o gl i amori degli adolescenti. Ma
 è qualcosa che gli fa temere il m a l e c h e c i rco n d a i l g r u p p o dei cineasti, ignari dei rischi che
 corrono a giocare con la mafia davanti ai mafiosi. Il pallido segreto sul contenuto del film, infatti, resiste
 pochi giorni, fino a quando «'u Signuruzzu», vecchio boss del paese, legato al suo potere arcaico e
 incontrastato, non s'accorge dell'oltraggio e decide di reagire, organizzando il sequestro di Franco Nero per
 far saltare la produzione del film. Imprevedibilmente, però, Luca scopre il piano della mafia e cerca di
 contrastarlo, sperando anche che i tempi di lavorazione si allunghino e con essi il soggiorno della
 Cardinale, a cui lo lega ormai un rapporto di amicizia e tenerezza che sconfina in un dimensione onirica. Il
 grande latinista Paratore distingueva i siciliani «di scoglio» da quelli «di mare aperto». I primi riescono a
 separarsi dall'isola nativa al massimo per qualche giorno, e subito devono farvi ritorno. I secondi, invece, se
 ne vanno e se la portano per sempre nel cuore. La Mattina, che ha vissuto a Roma ormai più anni di quelli
 della sua infanzia a Partinico, ha letto sicuramente i grandi siciliani: i «classici», perché la sua prosa
 riecheggia certe silenz i o s e d e s c r i z i o n i ve rgh i a n e d e l l a c a m p ag n a s i c i l i a n a , e perché
 alcuni dei suoi personaggi hanno elementi di ambiguità che fanno pensare a Pirandello. Ma anche il
 maestro Leonardo Sciascia, la cui scoperta segna il passaggio alla maturità - con la conseguente p e rd i t
 a d e l l ' i n n o ce n z a - d e l giovane protagonista Luca. Per la cronaca, il film di Damiani non poté essere
 ultimato in Sicilia. La storia del tentato sequestro di Franco Nero era vera, e troppi i rischi, per il regista, gli
 attori e la produzione, a sfidare per davvero la v e c c h i a m a f i a d e l l a t i fo n d o che non amava

ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016                                                                    21
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 essere guardata da vicino, né disturbata, né spettacolarizzata, volendo appunto continuare a vivere, come
 una belva nella sua savana, appartata. c
 Foto: Franco Nero e Claudia Cardinale nel film Il giorno della civetta
 Foto: Amedeo La Mattina è giornalista politico presso la redazione romana della Stampa

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 Terminillo Film Festival un omaggio a Scola
 INAUGURAZIONE CON "VACANZE DI NATALE" SIMBOLO DELLA COMMEDIA SULLA NEVE

 LA RASSEGNA Al via il 3 febbraio il Terminillo Film Festival, una manifestazione ideata da Alessandro
 Micheli e Francesco Apolloni, che ne è anche direttore artistico. In collaborazione con Rieti Film
 Commission e patrocinato dal Comune di Rieti, il festival dell'appennino italiano è dedicato alla commedia e
 alla montagna: una settimana bianca ricca di proiezioni, anteprime e incontri con molti protagonisti del
 cinema italiano, in programma fino al 7 febbraio. Ad aprire le danze sarà Vacanze di Natale alla presenza di
 Enrico Vanzina, simbolo tutto italiano della commedia sugli sci. IN CONCORSO Tredici opere in concorso,
 tra cortometraggi, web series e cinephone (mini film realizzati con uno smartphone), accompagneranno i
 pomeriggi del festival. La sera sarà il momento degli eventi speciali. Paola e Silvia Scola presenteranno con
 il produttore Carlo Degli Esposti Ridendo e scherzando , documentario omaggio al padre Ettore Scola, a cui
 il festival è dedicato. I PROTAGONISTI Si cambia registro con Gabriele Mainetti e Luca Marinelli che
 presenteranno Lo chiamavano Jeeg Robot e con The Pills e il loro Sempre meglio che lavorare . Sabato
 mattina 6 febbraio Laura Delli Colli modererà la tavola rotonda CommediAMO, un incontro con alcuni tra i
 più popolari protagonisti della commedia made in Italy. Tra gli ospiti del festival Raoul Bova, Paolo
 Genovese, Violante Placido, Maurizio Mattioli, Ilaria Spada, Serena Rossi, Nicolas Vaporidis, Matteo
 Branciamore, Rocío Munoz Morales, Pier Giorgio Bellocchio, Marco Giallini, Primo Reggiani, Euridice Axen,
 Michela Andreozzi, Lillo. IL PROGRAMMA La prima giornata al Teatro Tre Faggi , piazzale Tre Faggi -
 Terminillo. Proiezione dei corti: Caseina di Luca Arseni con Stella Egitto - D.U.G.U. di Michela Andreozzi
 con Michela Andreozzi e Luca Argentero DindDalò di Simone Paralovo con Giorgio Colangeli.
 Foto: La cabinovia del Terminillo

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