Rassegna stampa 28 gennaio 2016 - Anica
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Rassegna stampa 28 gennaio 2016 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE ANICA - CINEMA 28/01/2016 Il Sole 24 Ore 6 Cinema: un ddl con tax credit 30% 28/01/2016 Il Messaggero - Nazionale 7 Giovani e sale, il governo in campo per il cinema 28/01/2016 Corriere della Sera - Milano 8 L'ultimo film di Tarantino a regola d'arte 28/01/2016 Corriere della Sera - Nazionale 9 La principessa ha perso le parole 28/01/2016 Corriere della Sera - Nazionale 11 Italiani al Sundance, Redford premia «Sicilian Ghost Story» 28/01/2016 La Repubblica - Nazionale 12 Cattivissimo me 28/01/2016 La Repubblica - Nazionale 14 Ritmi e incastri giusti per la coppia comica Verdone & Albanese 28/01/2016 La Repubblica - Nazionale 15 Tornano le avventure del gatto robot amato dai piccini 28/01/2016 La Repubblica - Bari 16 Effetti d'autore 28/01/2016 Panorama 18 SPARO A CHI HA SEMPRE IL CELLULARE IN MANO 28/01/2016 La Stampa - Nazionale 20 Il film sui salafiti spacca la République "Censuriamolo". "No, è una denuncia" 28/01/2016 La Stampa - Nazionale 21 Quando la mafia a Partinico voleva rapire Franco Nero 28/01/2016 Il Messaggero - Nazionale 23 Terminillo Film Festival un omaggio a Scola 28/01/2016 Avvenire - Nazionale 24 Ciechi e sordi, CINEMA per tutti
28/01/2016 Libero - Nazionale 26 SURFISTI A CORTINA 28/01/2016 Il Fatto Quotidiano 27 Il sogno americano è nascosto in uno scopettone risciacquabile 28/01/2016 Il Fatto Quotidiano 29 Ridendo e scherzando con Ettore Scola, ma solo due giorni, il primo e il 2 febbraio* 28/01/2016 Il Fatto Quotidiano 31 Natalie Portman e i primi quattro giorni di Jackie senza Kennedy 28/01/2016 L'Unità - Nazionale 32 "Joy", un film che senza Jennifer Lawrence non esisterebbe: perché è un'attrice stupefacente 28/01/2016 Il Manifesto - Nazionale 33 Il processo pop trash che fermò l'America 28/01/2016 Il Manifesto - Nazionale 35 Il quotidiano della sharia che fa paura alla Francia 28/01/2016 Il Manifesto - Nazionale 37 L'irresistibile ascesa del «vilissimo mocio» 28/01/2016 Il Tempo - Nazionale 38 Il gusto della zingarata c'era già un secolo fa nel film «Vita Futurista» 28/01/2016 Corriere della Sera - Roma 40 Alcazar, non possiamo accettare la chiusura 28/01/2016 L'Unità - Nazionale 42 L'Azzurro Scipioni compie trent'anni ANICA - TELEVISIONE 28/01/2016 Il Sole 24 Ore 44 Sky rafforza l'offerta sul canale Mtv8 28/01/2016 Il Sole 24 Ore 45 La tv di Feltrinelli si «sposa» con Sky 28/01/2016 ItaliaOggi 46 Mediaset vuole un nuovo canale tv digitale 28/01/2016 ItaliaOggi 47 Biscione-Sky, sfida a colpi di party
28/01/2016 Il Tempo - Nazionale 48 Ranieri-Zingaretti la sfida della fiction si gioca in famiglia 28/01/2016 Il Messaggero - Nazionale 50 tv Dalla griffe di moda alla Perugina Una fiction celebra Luisa Spagnoli ANICA WEB - ANICA WEB 27/01/2016 Huffington Post 52 Quanto vale la creatività in Italia? | Federico Bagnoli Rossi
ANICA - CINEMA 25 articoli
28/01/2016 diffusione:150811 Pag. 9 tiratura:209613 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INDUSTRIA AUDIOVISIVA Cinema: un ddl con tax credit 30% Andrea Biondi Marco Mele Cinema: un ddl con tax credit 30% pagina 15 pTax credit che a regime arriverà dal 15% al 30% del costo complessivo di produzione; estensione all'audiovisivo (fiction, documentari) del credito d'imposta per gli investitori esterni al settore, sinora riservato al cinema; nessuna tassa di scopo a carico delle televisioni e dei produttori di device e nessun Centro Nazionale di Cine- matografia (come invece previsto da un Ddl a firma della senatrice Pd Rosa Maria Di Giorgi); più automatismi e meno discrezionalità nel finanziamento diretto del cinema italiano. Sul cinema, inoltre, saranno previsti fondi per la ristrutturazione e la salvaguardia delle sale, oltre ad un aumento di quelli per la produzione. È un disegno di legge in quaranta articoli quello sul cinema e sull'audiovisivo che, salvo sorprese dell'ultim'ora, dovrebbe essere presentato oggi in Consiglio dei ministri. Il disegno di leg- geè comunque pronto edè frutto di un anno esatto di lavoro e discussioni in una sorta di tavolo istituito dai ministeri dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact) e dal ministero quello dello Sviluppo (Mise), con i rappresentanti del mondo della produzione indipendentee i broadcaster televisivi. Un disegno di legge, comunque, che sarà di iniziativa governativa, proprioa chiarire l'importanza che il governo vuole darea un ambito- quello del mondo audiovisivo - in cui gli interessi in gioco sono tanti e alle volte anche conflittuali fra i vari attori della filiera. Quanto al tax credit, la legge di Stabilità lo ha già legittimato per le coproduzioni e le produzioni destinate ai mercati internazionali. Le quota, a questo fine, varranno anche per i film italiano ma non in lingua italiana. Un broadcaster che non investe il 10% del fatturato netto annuo potrà o compensare nell'anno successivo o versare quanto non ha investito in un apposito Fon- do presso il Mibact. Sarà anche istituito un Registro delle opere audiovisive. Sulle quote e sui diritti vi è una delega per un apposito decreto interministeriale. Prima del quale si svolgeranno dei tavoli di co-regolamentazione, sul modello inglese, al quale parteciperanno anche gli operatori. L'obiettivo del decreto sul credito d'imposta sarà che quanto dichiarato come credito d'imposta vada interamente al prodotto, evitando elusioni e aggiramenti. ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 6
28/01/2016 diffusione:135752 Pag. 29 tiratura:185831 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Giovani e sale, il governo in campo per il cinema R.D.P. IL DISEGNO DI LEGGE Il governo scende in campo per promuovere il cinema italiano, con un nuovo disegno di legge che sarà presentato oggi al Consiglio dei ministri, come anticipato ieri dal premier, Matteo Renzi. Il ddl, che tiene conto dei precedenti passaggi parlamentari, e quindi anche del disegno di legge bipartisan presentato al Senato (primifirmatari Di Giorgi e Zavoli), ma che è comunque un testo nuovo, suddiviso in una quarantina di articoli. Il leitmotiv è "il cinema si vede al cinema", e quindi il testo ieri sera ancora in corso di stesura al ministero dei Beni culturali contiene specifiche misure per chi promuove la "settima arte", ma anche e soprattutto le sale sempre più spesso in difficoltà o costrette a chiudere. In particolare, il disegno di legge contiene misure per rafforzare i contributi al settore, con la previsione di una serie di automatismi per l'erogazione dei fondi, con delle modalità certe ancora in corso di definizione (ieri sera il testo era ancora in fase di rifinizione); incentivi fiscali specifici per il cinema. OPERE PRIME Un altro obiettivo del disegno di legge - spiegano al Ministero - è promuovere le opere prime o seconde, di modo da favorire le opere di giovani che si affacciano nel settore. Speciale attenzione sarà rivolta a quei giovani che vengono insigniti di riconoscimenti, in uno o più dei tanti festival cinematografici italiani o esteri. L'intento del ministro Franceschini è di tenere conto delle analoghe leggi esistenti in Europa, che consentono di promuovere il cinema nazionale come qualsiasi altra industria culturale. La Francia, per esempio, ha una politica molto efficace in questo senso. Il disegno di legge Di Giorgi attualmente in discussione in Commissione prevedeva, tra l'altro, la creazione di un Centro nazionale del cinema e delle espressioni audiovisive, che unifichi le competenze ed elabori le politiche del settore. Foto: IN CRISI Malgrado una certa ripresa del settore, molti cinema storici delle nostre città sono in difficoltà o rischiano di chiudere ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 7
28/01/2016 diffusione:298071 Pag. 19 Ed. Milano tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ultimo film di Tarantino a regola d'arte L'Arcadia di Melzo lo proietta in anteprima in pellicola formato 70mm come voluto dal regista Alberto Pezzotta Sono già 7.500 gli spettatori che hanno prenotato il biglietto per «The Hateful Eight» nella Sala Energia del cinema Arcadia di Melzo. Dove il nuovo film di Quentin Tarantino esce domani, una settimana prima che nel resto d'Italia. E dove viene proiettato non in digitale, come il 99% dei film che oggi vediamo al cinema, ma in pellicola: in Ultra Panavision 70 millimetri, secondo il desiderio del regista. Qual è il vantaggio? «La pellicola 70mm è grande il doppio di quella normale a 35mm», risponde Piero Fumagalli, gestore e anima della sala di Melzo. «Consente una definizione di immagine superiore a quella del miglior digitale 4K. Ci sono contrasti incredibili, si vede il pulviscolo nei raggi di luce...». Ma c'è dell'altro. «Tarantino ha scelto anche un formato di immagine, l'Ultra Panavision, ancora più largo del Cinemascope. Sicuramente si è complicato la vita. Ma aveva le sue ragioni. Gran parte del film si svolge in spazi chiusi, quindi aveva bisogno di un formato che gli consentisse di riprendere i personaggi ai due estremi di una stanza. Per proiettare un formato così, occorre anche uno schermo adeguato: quello della Sala Energia ha una base di 30 metri. Altrimenti si notano le strisce nere in alto e in basso» La sala di Melzo ha già proiettato in 70mm molti film, da «Interstellar» di Nolan a «2001: Odissea nello spazio» di Kubrick, di cui Fumagalli possiede le copie (costosissime: dai 30.000 dollari in su). «The Hateful Eight», oltre al proiettore adatto, richiede anche lenti anamorfiche particolari. E sarà lo stesso Fumagalli a stare in cabina per seguire le proiezioni. «Ormai non si trova più il personale. Con il 70mm non puoi schiacciare un bottone e poi andartene via. Per prepararmi sono stato due giorni al cinema Imperial Bio di Copenaghen. Ho visto "The Hateful Eight" sei volte, stando un po' in cabina e un po' tra il pubblico». Quando nel 1997 Fumagalli progettò l'Arcadia con Vittorio Storaro, pensava già all'avvento del digitale; ma al tempo stesso riteneva che i grandi film avrebbero sempre richiesto la pellicola. Ha avuto ragione su entrambi i fronti. «Con il 70mm il cinema torna a essere un grande evento. Come succedeva negli anni Cinquanta, ai tempi di "Ben Hur", Tarantino ha voluto che ci fosse un'ouverture musicale di Ennio Morricone prima del film, un intervallo e un programma di sala. E poi nella versione in 70mm, che da noi si vedrà sia con i sottotitoli sia doppiata, ci sono anche alcune scene in più». Oggi la sala Energia vanta anche un nuovo impianto audio implementato da Meyer Sound e Dolby. Qui il pubblico arriva da tutta Italia: l'ultimo «Star Wars» è stato visto da 50.000 spettatori, record europeo assoluto. Probabilmente succederà lo stesso con «The Hateful Eight», per cui sono previsti due mesi di tenitura. Esercente fin dal 1979, Piero Fumagalli racconta di avere sempre amato il cinema. «In ogni casa in cui ho abitato, facevo un foro in una parete per mettere il proiettore. Adesso uno di quei muri bucati si può vedere nell'atrio dell'Arcadia». © RIPRODUZIONE RISERVATA In pillole Da domani Arcadia Melzo presenta nella sala Energia (630 posti) «The Hateful Eight» di Quentin Tarantino in Ultra Panavision 70mm Prevendita biglietti (12 euro) online (www.arcadiacinema.com) o direttamente alla cassa Foto: Bufera Una scena di «The Hateful Eight» di Quentin Tarantino; a sinistra Piero Fumagalli al proiettore ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 8
28/01/2016 diffusione:298071 Pag. 27 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La principessa ha perso le parole Da Biancaneve a Frozen, la parità scomparsa dalle fiabe: così in ottanta anni di film Disney si sono ridotti i dialoghi affidati alle eroine femminili Maria Luisa Agnese C enerentola la santarellina, l'ingenua Biancaneve e la Bella addormentata nel bosco: che ispirazione femminista possono dare oggi alle giovani generazioni quelle tre principesse della triade originaria disneyana? Eppure, indagando proprio su quegli esempi un po' stantii di donne incantevoli quanto arrendevoli, due illustri linguisti americani hanno scoperto un bel paradosso. E cioè che le tre bistrattate eroine di quel mondo tentatore e affascinante messo su dal genio di Walt Disney raggiungevano vette di parità di genere non più conquistate in seguito dalle principesse disneyane moderne: perché le eroine degli anni Cinquanta nei loro film parlavano molto più di quelle venute dopo, ridotte quasi al mutismo. In Biancaneve (1937) le donne si esprimevano al pari degli uomini: 50 a 50; in Cenerentola (1950) la percentuale era 60 a 40 a loro favore, mentre nella Bella addormentata (1959) arrivavano addirittura al 71 per cento. Mentre, nella nuova stagione delle principesse disneyane seguita alla morte di Walt Disney e inaugurata dalla Sirenetta, la presenza vocale delle donne è andata calando. Le donne hanno perso la voce, rimaste a fare le eroine in solitaria in un universo sempre più popolato di uomini: nei cinque film che hanno seguito la Sirenetta gli uomini parlavano tre volte in più delle donne. E il paradosso si fa più interessante se si considera che nel frattempo tutto, nell'universo reale, andava (o sembrava andare) in un'altra direzione: Betty Friedan pubblicava La mistica della femminilità , le donne si mettevano in marcia e cercavano di farsi avanti, mentre Angela Merkel si accomodava sulla poltrona che era stata del cancelliere Bismarck e Hillary Clinton teneva e continua a tenere discorsi su discorsi, nella speranza di conquistare la Casa Bianca. Lo studio di Carmen Fought e Karen Eisenhauer è tutt'altro che bizzarro, anche se si potrebbe obiettare che non basta contare quante battute i protagonisti pronunciano, ma anche andare a vedere che cosa si dicono. Obiezione accolta dai due linguisti che presentando i primi dati al convegno annuale americano della loro specialità, hanno spiegato che non si sarebbero limitati a contare il numero delle battute, ma che si stavano per avventurare più a fondo con la loro ricerca. «Non pensiamo che le bambine nascano sognando un vestitino rosa. È chiaro che a un certo punto glielo insegniamo, condizionando il loro immaginario» ha spiegato al Washington Post Fought, professore al Pitzer College. «E vogliamo capire dove le ragazze vadano a pescare le loro idee sull'essere femmina». E allora via, andiamo a indagare in quell'universo che da quasi ottant'anni è il principale indiziato, che ha plasmato le menti di generazioni di giovani ragazze grazie alla diabolica capacità del suo controverso fondatore di farle sognare, sempre rimanendo veramente pop. Studiato nelle università, passato al setaccio con lente dietrologica, Walt Disney divenne il «principe nero di Hollywood», accusato di tutto, dallo spionaggio all'omosessualità. Ma forse era solo invidia per il suo planetario successo, e delusione non riuscire a bissarlo. E alla fine si dimostra che anche alla prova dello studio di genere le sue principesse erano meno peggio di quelle di oggi, eroine sempre più mute e che sognano in solitudine: allora almeno avevano sette amichetti bizzarri a far loro compagnia. Mentre oggi tutte le ragazze moderne che continuano a inseguire il loro principe azzurro, sfuggente e tenebroso come Mr Darcy, non lo sognano da sole, ma tutte, dalla Bridget Jones di Renée Zellweger alla Carrie Bradshaw di Sarah Jessica Parker in Sex and The City , lo sognano in compagnia di un gruppetto di amiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 9
28/01/2016 diffusione:298071 Pag. 27 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Chi era Walter Elias «Walt» Disney è nato a Chicago nel 1901. Padre dei film d'animazione Walt Disney, è diventato famoso dando i natali a Topolino Ha creato Disneyland, il primo e più famoso dei parchi a tema. Detiene a tutt'oggi il record di nomination di film all'Oscar (59 in totale, di cui 22 vinti più altri 4 alla carriera) Foto: È il primo classico prodotto dalla Walt Disney interamente a colori. Il film è stato realizzato nel 1937, diventando un cult movie sempre replicato Foto: L'ultimo film della principessa Disney è del 2015 (diretto da Kenneth Branagh), un remake della pellicola d'animazione prodotta nel 1950 Foto: The Brave (Ribelle) è uscito nel 2012. La protagonista Merida, figlia di re Fergus e della regina Elinor, si fa valere nella Scozia del V secolo Foto: L'avventura di Anna che intraprende un viaggio in compagnia di Kristoff e della sua renna Sven alla ricerca della sorella Elsa. Il film è del 2013 ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 10
28/01/2016 diffusione:298071 Pag. 45 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nuovo set per i due registi di «Salvo» Italiani al Sundance, Redford premia «Sicilian Ghost Story» Giovanna Grassi PARK CITY C'è anche l'Italia al Sundance ed è vincitrice di un premio prestigioso. I registi siciliani Fabio Grassadonia e Roberto Piazza (già premiati a Cannes alla Settimana della critica per Salvo ) hanno conquistato il riconoscimento che più sta a cuore a Robert Redford, ossia il Sundance Institute Global Filmaking Award, grazie alla loro sceneggiatura, Sicilian Ghost Story . Il film entrerà in produzione nel 2016, gli autori riceveranno un costante supporto creativo e finanziario dal Festival fondato dall'attore americano. La pellicola, una coproduzione tra diversi Paesi, sarà prodotta anche da Massimo Cristaldi. «Non era affatto scontato che una storia così intrinsecamente siciliana potesse piacere e incuriosire anche così lontano dal nostro Paese - spiegano i registi -. Come con Salvo ci siamo misurati con i generi cinematografici, Sicilian Ghost Story è una favola e siamo convinti che sia stato anche questo elemento ad affascinare gli americani che abbiamo incontrato qui al Sundance». Salvo era giocato su temi e stile noir. «Questa volta invece volevamo proprio una favola con due ragazzini che si portano appresso ambienti, paesaggi e situazioni che non ti aspetti in Sicilia - sottolinea Grassadonia -. Una Sicilia sognata, diversa, come un mondo dei Fratelli Grimm di foreste e orchi che a un certo punto deve confrontarsi, scontrarsi anche fondersi con il piano di realtà di cui la nostra terra è inevitabilmente portatrice». I protagonisti sono una ragazzina 12enne e un coetaneo. Tutto il copione è sospeso tra realtà e immaginazione perché il giovanissimo protagonista è inafferrabile e, malgrado il reciproco innamoramento con tutti gi slanci della prima volta, a un certo punto misteriosamente sparisce. Per ritrovarlo - la fiaba dark è anche intrisa di suspense - la sua coetanea dovrà esplorare mondi a lei ignoti e aprire porte che le spalancano scenari, pensieri, emozioni mai provati prima. «La Sicilia della storia è lontana da ogni stereotipo, anche i suoi scenari e ambienti sono come sospesi tra realtà e immaginazione». Proseguono i due registi, grati al fondatore del Sundance per ogni fertile discussione sul loro copione: «In questo momento per noi è quanto mai importante affermare che siamo anche riconoscenti a Paolo Sorrentino e a Matteo Garrone perché, dopo Muccino, hanno riportato il cinema italiano alla ribalta internazionale. Il nostro cinema per lungo tempo ha sofferto di una frattura tra una vena autoriale e il cinema commerciale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Autori Fabio Grassadonia e Antonio Piazza sono due registi palermitani. Con il loro film d'esordio, «Salvo» (2013), hanno sorpreso Cannes vincendo il Grand Prix e il Prix Révélation alla Settimana della critica Foto: Insieme Antonio Piazza e Fabio Grassadonia: i due registi siciliani sono stati premiati ieri al Sundance ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 11
28/01/2016 diffusione:289003 Pag. 42 tiratura:424634 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 Cattivissimo me In "Revenant" tradisce DiCaprio Ora la stella dark di Hollywood punta a Bond e alla statuetta Tom Hardy, belva da Oscar SILVIA BIZIO NEW YORK DI solito le battute le grugnisce, sarà per quelle maschere che gli coprono il volto in Il cavaliere oscuro - Il ritorno o in Mad Max: Fury Road. Le pronuncia come un animale selvatico in Revenant Redivivo, dodici nomination all'Oscar fra cui la sua, come migliore attore non protagonista. L'inglese Tom Hardy, 38 anni, sembra fatto apposta per i ruoli del cattivo pieno di rabbia, espressa o repressa, e grazie alle sue interpretazioni - e a un phisique du rôle che non lascia indifferente il pubblico femminile - sta conquistando Hollywood a passi da gigante. Fra gli attori è il nuovo maschio alfa: urla e spari, i suoi personaggi parlano chiaro. «Accetto certi ruoli e certe storie per paura» ci dice quando lo incontriamo al Fairmont Royal Hotel di New York (di passaggio perché vive a Londra con moglie e due bimbi), «le cose che mi spaventano mi stimolano, accendono il mio lato creativo. Quando incrocio qualcuno, ne assorbo i risvolti più inquietanti. Non solo con gli esseri umani, anche con gli animali». In Revenant - Redivivo è un cacciatore di pelli nel gelido e selvaggio nord dell'America del 1823, una "belva umana" dalla pelle dura che scatena la sete di vendetta del protagonista Leonardo DiCaprio. La popolarità nel 2010 con Inception di Christopher Nolan, prima c'erano stati il teatro (aveva iniziato al liceo), la tv (la serie Band of Brothers nel 2001), il debutto al cinema nel 2001 con Black Hawk Down. Non tutto era andato nel verso giusto. Nel 2002 aveva ammesso pubblicamente di avere problemi di tossicodipendenza, aveva seguito programmi di disintossicazione, nel 2003 l'annuncio di essere "pulito". S'è rimesso in carreggiata, ha guadagnato punti tanto da ritrovarsi in pole come successore di Daniel Craig per il prossimo Bond. « Non so interpretare quel che non sono. Non sono una figura romantica, ad esempio, cioè romantico lo sono, ma al cinema in quella veste non funziono. Ormai ho capito che non devo forzare la mia vera natura». È per questo che non le affidarono il ruolo di Darcy in un "Orgoglio e pregiudizio". «Esatto. Ricordo bene, era il 2005. Un produttore, o forse era un assistente di studio mi disse in modo categorico: "Ogni donna ha un suo Darcy ideale, e tu non corrispondi a nessuno di questi". Aveva ragione. Lasciate fare Darcy a Colin Firth, a me fate fare la bestia». A proposito: DiCaprio ha parlato della lavorazione di "Revenant" come di una prova fisica terribile. Si può dire che ne sia valsa la pena. «È stata molto più dura di quel che ci aspettassimo. Ci siamo dovuti adattare agli elementi, al clima, come gli uomini dell'epoca che dovevano pensare a sopravvivere e a uccidere prima che qualcosa o qualcuno uccidesse loro. Sono un uomo metropolitano ma l'epica dei pionieri mi affascina. E ancora oggi, in certi luoghi, si lotta per la sopravvivenza». Una fatica premiata dalla nomination. «Una grande gioia, anche se mi aspettavo più una candidatura per Legend, lì ho un doppio ruolo, quello di due gemelli criminali, mentre in Revenant sono una spalla... Ma è comunque una prova di stima e ne sono riconoscente». Pronto per la notte degli Oscar? «Mia moglie Charlotte mi ha fatto fare uno smoking su misura. Rivedrò DiCaprio, Iñárritu, lui sì che è una forza della natura. Comunque vada festeggeremo, ci faremo una bella bevuta, io però con moderazione perché ho smesso con gli eccessi». Ormai è un padre di famiglia... «E un lavoro-dipendente. Sullo schermo faccio paura, ma chiedete pure in giro: nella vita sono un orsetto di peluche». Foto: REVENANT - REDIVIVO Il ruolo di John Fitzgerald gli è valso una nomination all'Oscar ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 12
28/01/2016 diffusione:289003 Pag. 42 tiratura:424634 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: IL CAVALIERE OSCURO-IL RITORNO Nel 2012 è Bane nel film di Nolan Foto: LAWLESS È un trafficante di alcolici negli anni Trenta, in gara a Cannes 2012 Foto: "NOMINATION Foto: Non me la aspettavo, in fondo sono solo una spalla Foto: PAURA Foto: Accetto i ruoli per paura: se mi spaventano, mi stimolano Foto: PELUCHE Foto: BRITANNICO Tom Hardy nato a Londra 38 anni fa ha debuttato in teatro Foto: "Nei film sono tremendo ma nella vita sono un orso di peluche Foto: MAD MAX: FURY ROAD Nel 2015 è il Max del titolo nella rivisitazione della saga di Miller ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 13
28/01/2016 diffusione:289003 Pag. 45 tiratura:424634 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 IL FILM DI PAOLO D'AGOSTINI/ L'ABBIAMO FATTA GROSSA Al cinema Ritmi e incastri giusti per la coppia comica Verdone & Albanese Quello che conta è il non esibito ma sostanziale lavoro dell'appassionato artigiano che cesella la sua idea di umorismo PAOLO D'AGOSTINI MENTRE siamo impegnati a decidere quanto siano nuove le novità comiche come The Pills, ogni mattina veniamo aggiornati sulla scalata di Quo vado? alla classifica dei film italiani più visti in Italia: è arrivato in trentasettesima posizione, sotto La Ciociara di De Sica con Loren e sopra Anna di Lattuada con Silvana Mangano che canta e balla El Negro Zumbon. E si avvia a minacciare La vita è bella, 31°. Si tratta dei cinquanta titoli che hanno venduto più biglietti a partire dal 1950. Risultano tutti concentrati nei primi tre decenni, mentre a rappresentare il seguito dall'80 a oggi restano in tutto solo sei film. Due Celentano per gli 80 (prima metà), Il ciclone di Pieraccioni e il capolavoro di Benigni per i 90, nessuno per il primo decennio del nuovo secolo, Checco Zalone con Sole a catinelle e l'ultimo exploit per il decennio in corso. Non compaiono in classifica Abatantuono e Vanzina, Christian De Sica e i film natalizi e vacanzieri, Aldo Giovanni e Giacomo, Nuti, Troisi, e Verdone. Cioè la quasi intera gamma dell'intrattenimento leggero e popolare degli ultimi trentacinque anni. Mentre ci sentiamo sollecitati a farci un sacco di domande dal fatto che quasi nove milioni di italiani in meno di un mese hanno pagato un ingresso per vedere Quo vado? (una cifra enorme), ecco arrivare sugli schermi l'opera numero venticinque di Carlo Verdone. Il titolo è L'abbiamo fatta grossa. E i due protagonisti, Carlo stesso e Antonio Albanese (new entry nella variopinta galleria di partner che sempre Verdone ha scelto con curiosità e disponibilità, e questa è una combinazione più audace di altre), si pongono come due ingrigiti ragazzi spaventati ed eccitati dall'averla, appunto, fatta grossa. Come in un'avventura per adolescenti un po' antiquata. Astratta come un gioco senz'altro scopo che il gioco stesso, priva di qualsiasi aggancio a quanto accade realmente intorno. Carlo è un detective privato tanto malridotto da vivere con la vecchia zia un po' picchiatella. Antonio (in realtà il personaggio si chiama Yuri Pelagatti, e l'altro Arturo Merlino) invece è un attore forse dotato ma tanto abbattuto dall'abbandono della moglie da non ricordare più una battuta e di conseguenza ridotto al lastrico. L'incontro avviene perché quest'ultimo pretende di far pedinare l'ex moglie per dimostrarne, inutilmente, l'infedeltà. Segue una catena infinita di pasticci e patetiche e ridicole figure dei due. Elementi di novità non ce ne sono. E il tentativo finale di far passare un messaggino contro la casta ladrona non sposta nulla. Quello che conta, in uno spirito di continuità e lealtà al proprio affezionato pubblico, è il non esibito o vistoso ma sostanziale lavoro dell'appassionato artigiano che cesella la sua idea comica o umoristica, lima pazientemente situazioni e battute alla ricerca dei ritmi, dei tempi, degli incastri giusti con il profilo e lo stile del coprotagonista. Insomma resta sulla breccia e sfida ogni vero o presunto nuovo. Revenant - Redivivo Creed La corrispondenza Se mi lasci non vale SETTIMANE 2 SCHERMI INCASSI 566 3.712.317 833.994 Quo vado? 405 4 624 2.337.186 2 362 1.282.041 4gg 292 1.103.410 2 DAL 21 AL 24 GENNAIO BOX OFFICE LA TOP FIVE PER SAPERNE DI PIÙ trovacinema.repubblica.it repubblica.it/spettacoli/cinema Foto: IL REGISTA Da quasi 40 anni la sua firma in calce a un film è garanzia di risate. Con L'abbiamo fatta grossa Verdone arriva al suo 25° film da regista. L'esordio nel 1980 con Un sacco bello Da allora una lunga serie di personaggi indimenticabili Foto: L'ABBIAMO FATTA GROSSA Di e con Carlo Verdone Con Antonio Albanese, Anna Kasyan, Clotilde Sabatino, Francesca Fiume, Massimo Popolizio ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 14
28/01/2016 diffusione:289003 Pag. 45 tiratura:424634 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 ANIMAZIONE Tornano le avventure del gatto robot amato dai piccini (r.n.) A molti è ormai familiare Doraemon, magari visto in forma di pupazzetto-portafortuna in qualche ristorante giapponese. Non tutti sanno, però, che il gatto robot azzurro venuto dal futuro è stato protagonista oltreché dei manga di Fujiko Fujio e di una serie tv - di ben 36 lungometraggi; il penultimo dei quali, Doraemon il film (2014) in animazione digitale e 3D. Con questo episodio si torna invece al cartoon "piatto". Nobita, il bimbo amico del micio, va matto per una serie tv di supereroi; tanto che decide di girare un film di avventure spaziali. Con l'aiuto di Doraemon si realizzano begli scenari virtuali, dove far agire Nobita e il suo gruppo (Shizuka, Suneo, Gian) come eroi dello spazio. Quando un alieno chiede aiuto per salvare il suo pianeta dai pirati galattici, i ragazzi accettano: salvo che lo scenario ha preso vita e i pericoli sono reali. Non certo in grado di competere con la Disney e il suo Big Hero 6; ma abbastanza buono per un pubblico sotto i dodici anni. Foto: DORAEMON, IL FILM Regia di Yoshihiro Osugi Film d'animazione ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 15
28/01/2016 diffusione:289003 Pag. 9 Ed. Bari tiratura:424634 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Spettacoli /Il personaggio Effetti d'autore Da "Quo vado?" a "Zoolander 2" passando per Garrone il barese Leonardo Cruciano crea trucchi e mostri per il cinema Il mio compito è quello di restituire l'illusione Ho iniziato in un garage dopo l'Accademia, poi mi sono trasferito e ora torno in Puglia per i set A Roma ha fondato Makinarium con cui collaborano fino a cento persone ANTONELLA GAETA LEONARDO Cruciano • un prestigiatore. ÇIl mio compito • quello di restituire lÕillusione, penso ai trucchi e trovo il modo di realizzarliÈ. LÕesperimento viene da lontano, dal suo garage barese, quando Çspendevo i miei soldi per costruire e buttare allÕaria pezzi in lattice, silicone, resinaÈ e prima dallÕAccademia di Belle Arti di Bari, dai corsi in linguaggio cinematografico, di percezione visiva dellÕarte e Çda una sconfinata passione, quella che mi fa continuare a studiare nuove tecniche, a brevettareÈ. Anche adesso che al suo nome • possibile associare lÕincantamento della pulce gigante, del drago, dellÕorco del Racconto dei racconti, ora che • il Òil pap^ degli effettiÓ del film di Matteo Garrone presentato in concorso allÕultimo festival di Cannes e girato (anche) in Puglia. Lui • uno Òspecial make-up artist e creature creatorÓ ma ci aiuta a semplificare: ÇLa mia professione consiste nel disegnare e creare tutte le parti visive con effettiÈ. Ha le chiavi di uno strano mondo Cruciano, quarantenne che ha raccolto intorno alla Makinarium, azienda con sede a Roma, specializzata nella realizzazione di effetti speciali integrati per il cinema, la televisione e lÕintrattenimento, un gruppo di professionisti che varia dai trenta a un centinaio, a seconda delle produzioni che bisogna impreziosire con il balsamo dellÕillusione. Che una foca possa spuntare fuori dalle buche ghiacciate della Norvegia nellÕultimo film con Checco Zalone, Quo vado? o che Papa Bergoglio voli sul suo aereo o passeggi per le strade dellÕArgentina anni Ô70 nel film di Daniele Luchetti, Chiamatemi Francesco. Si viaggia e tanto, indietro fino alla Gerusalemme di Ben Hur, remake in uscita la prossima primavera. Partono allÕimpazzata le quadrighe della celeberrima corsa nel circo: ÇPer quella scena abbiamo realizzato dei prototipi, manufatti con tecniche speciali coordinati e mescolati con effetti iperrealisticiÈ. Non rivela altro, come • impossibile scucirgli informazioni sul lavoro fatto per Zoolander 2 in sala dal 12 febbraio, Çsono usciti dal nostro studio molti oggetti speciali che se rivelassi toglierebbero forza a buona parte a colpi di scena fondamentali. Ma il cappuccino con la faccia di Mugatu, quello si vede gi^ nel trailer e quindi...È. Tanti film sono passati, nel frattempo nella sua storia giovane, Nine di Rob Marshall, Miracolo a Sant'Anna di Spike Lee, Shadow di Federico Zampaglione e Imago Mortis di Stefano Bessoni. Su molti si scommette, come il nuovo film di Edoardo De Angelis, Indivisibili, sulla storia di due gemelle siamesi o su un horror ÒpittoricoÓ come Cruel Peter dei registi di Fairy Tale, Ascanio Malgarini e Christian Malgarini, Çuna ghost story che • una bella scommessa per lÕuso gotico degli effetti, peraltro con un budget non altissimoÈ. Persino il bimbo di Child K , dei baresi De Feo e Palumbo, esce dal suo studio. E poi cÕ• il mondo delle serie, la prima Rome della Hcbo che lo ha trapiantato nella capitale e gli ha aperto le porte di produzioni internazionali come quella dei Borgia e di Walking Dead. ÇA un certo punto, una dozzina di anni fa, • stato necessario trasferirsi, soprattutto per un lavoro come il mioÈ. Ma in Puglia lo riportano i tanti compagni di studio che ritrova sui set, in giro per il mondo (Çsarebbe bello se le Accademie comprendessero che esistono questi mestieriÈ) e Garrone, in qualche maniera. Un rapporto, quello col regista romano che comincia con Reality, per il robottino che il protagonista vende porta a porta e per il grillo-telecamera che ne scatena la deriva. ÇIl mio lavoro svolto nella pi• pura essenza sta nellÕautonomia avuta per il Racconto dei racconti. é vicino allÕidea pittorica del nostro design. Sono stato libero di mettere in opera i desideri di Garrone, come per le gemelle anziane pensate come bimbe invecchiate, alla GoyaÈ. Orchi, pulci, fantasmi, donne scorticate, ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 16
28/01/2016 diffusione:289003 Pag. 9 Ed. Bari tiratura:424634 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato zombie e una curiosti^: da cosa sono popolati i suoi sogni? ÇDi certo, non da mostri, quelli li creo e ne conosco i trucchiÈ. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: AL LAVORO Cruciano al lavoro con la sua Makinarium sul set del Racconto dei racconti ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 17
28/01/2016 diffusione:202678 Pag. 98 N.5 - 3 febbraio 2016 tiratura:282958 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LINK _INTERVISTA SPARO A CHI HA SEMPRE IL CELLULARE IN MANO Eclettico, passa con disinvoltura dal cinema al teatro. E dall'11 febbraio, Giuseppe Battiston dichiarerà guerra agli addicted del telefono nel film Perfetti sconosciuti. Antonella Piperno Si narra che quando qualcuno chiede di intervistarlo, lui puntualmente si stupisca: «Ma perché?». Ci sono molte ragioni, invece, per passare un'ora con Giuseppe Battiston, 48 anni, uno degli attori professionalmente più prolifici, ma socialmente più invisibili del panorama italico, vita privata blindata, niente Facebook, zero cinguettii su Twitter. Oltre a carpirgli qualche dettaglio in più (si sa giusto di una compagna, niente figli, e di una dieta che gli ha fatto perdere dei chili non quantificati), l'ora a disposizione serve a capire come riesca a passare con tanta scioltezza dal registro della tragedia a quello della commedia. Tant'è che il 9 febbraio debutterà allo Stabile di Torino con il dramma di Georg Büchner Morte di Danton e l'11 sarà al cinema con Perfetti sconosciuti, commedia corale diretta da Paolo Genovese che tratta di amicizia, privacy e amore attraverso un pericoloso gioco di società con i cellulari (telefonate e messaggi vengono condivisi a voce alta durante una cena tra amici). Strumenti sociali che Battiston quasi detesta: «Provo pena per chi tiene il cellulare sempre acceso. Quando lavoro il mio è sempre spento e comunque rivendico il mio diritto a non rispondere quando non posso o non voglio» chiarisce seduto in un bar. Siamo a Torino, dove vive da due anni, dopo essersi trasferito dalla sua Udine a Milano, in Puglia, a Parma e a Roma. Ha finalmente trovato il suo luogo dell'anima? A Torino sto bene, ma prima o poi mi sposterò anche da qui. Mi piace cambiare città, ho una certa tendenza al nomadismo. È normale per chi come me è nato con il teatro. Sceglie con la stessa inquietudine anche i ruoli? Punto su quelli che mi portano fuori da me stesso, in cui faccio fatica a riconoscermi, come il contrabbandiere razzista di Io sono Li. Con la sua fisicità, come è riuscito a non farsi imprigionare nei ruoli da caratterista alla Aldo Fabrizi? Dopo l'idraulico pacioccone e imbranato di Pane e tulipani, in molti tendevano a propormi lo stesso personaggio. Ho detto molti no. E considero un atto di stima che i registi mi abbiano poi scelto per ruoli da alcolizzato, cinico, convertito all'Islam, gay non dichiarato. Mi piace distinguermi, anche se poi qualcuno, perfino tra gli addetti ai lavori, mi fa i complimenti per Romanzo criminale, dove non c'ero. Con quale personaggio le piacerebbe misurarsi ancora? Non mi dispiacerebbe per niente interpretare un killer. O un ruolo alla James Spader, il super ricercato dalla Fbi di Black list, serie americana che adoro, un prodigio di scrittura. Teatro, cinema, tv, doppiaggio di cartoon, audiolibri. Non si sente mai disorientato? No, anzi trovo che sia terapeutico passare alla leggerezza della commedia dopo i drammi teatrali. La sua carriera però è nata sul palcoscenico. Come? Ero al liceo classico, ma non mi interessava. Cominciai ad andare a teatro e capii che volevo solo quello. Anche se da bambino avevo altri sogni. Quali? Volevo diventare autista di corriera. Subivo il fascino di quel mezzo di trasporto analogico e dell'umanità che se ne serviva. Prima volta sul palco? A Udine in un palio teatrale studentesco. Ero Speed, uno degli amici dei protagonisti di La strana coppia di Neil Simon. Mi sono divertito parecchio, da lì l'idea di andare a Milano, alla scuola di recitazione Paolo Grassi. Dove studiava anche Antonio Albanese e dove ha incontrato Silvio Soldini, il regista che l'ha lanciato. Veniva ai nostri saggi e mi offrì di fare il guardiano di un autogrill in Un'anima divisa in due. Dopo Pane e tulipani si chiede sempre quando pensa a un film: «Che potrei far fare a Giuseppe?». Con lui si è creata anche una vera amiciza. Ha altri amici colleghi? Albanese. Poi Valerio Mastandrea, Marco Giallini. Con loro due, se non ci fosse stata una grande amicizia, non avremmo potuto passare due mesi chiusi in un appartamento a girare Perfetti sconosciuti. Nel film difende le gioie di una vita senza figli. La pensa così? I figli possono essere un'esperienza meravigliosa, ma non devono essere un obbligo sociale. Il vero tema oggi è capire se la famiglia tradizionale ha ancora un senso, scavalcata dalla contemporaneità di quelle allargate, mono, omosessuali, per le quali adottare un figlio è più che legittimo. I bambini hanno ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 18
28/01/2016 diffusione:202678 Pag. 98 N.5 - 3 febbraio 2016 tiratura:282958 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato bisogno di amore, che prescinde dal sesso dei genitori. Tornando al cinema, è sempre stato diretto da italiani, all'estero a chi si affiderebbe? Ad Aki Kaurismaki. Un film italiano che le sarebbe piaciuto interpretare? Una giornata particolare di Ettore Scola, un grande che, diversamente da tanti contemporanei, rifuggiva le storie piene di autoreferenzialità. In tv tornerà? Manca da tanto, dopo i fasti del dottor Freiss, lo psicanalista di Tutti pazzi per amore. Mica è un pregiudizio. Da tempo propongo un format su cibo e territorio, ma mi chiedono di condirlo mettendoci un po' di reality. Non ce la posso fare. Mi dice quanto e come è dimagrito? Neanche morto. Fabrizio Cestar Foto: STAZZA IMPORTANTE Giuseppe Battiston, 48 anni: gli piace cambiare spesso città. Attualmente vive a Torino. Foto: SUL SET Battiston in una scena di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese. ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 19
28/01/2016 diffusione:189394 Pag. 6 tiratura:278795 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il caso Il film sui salafiti spacca la République "Censuriamolo". "No, è una denuncia" Nel mirino le interviste agli estremisti islamici a Timbuctù LEONARDO MARTINELLI PARIGI Una delle scene clou di «Salafistes», il documentario appena uscito in Francia tra inarrestabili polemiche, è l'intervista a Omar Ould Hamaha, leader jihadista a Timbuctù, nel Nord del Mali. Ha un pizzetto colorato di rosso con l'henné. «Da quando abbiamo iniziato la jihad - spiega -, tutte le donne portano il velo, anche le bambine. E, da quando amputiamo la mano destra ai ladri, i furti sono finiti». Lo dice soddisfatto, con una certa nonchalance. Barbarossa (è il suo soprannome) parla placido e terrificante. «L'uomo è ribelle per natura alla volontà divina: è schiavo delle sue passioni - continua -: per questo va sottomesso con la forza». Per la cronaca, Hamaha sarebbe stato fatto fuori dalle forze speciali francesi nel corso del 2014. «Salafistes» è stato realizzato da François Margolin, regista e produttore cinematografico, e Lemine Ould Salem, giornalista della Mauritania, che ormai vive a Parigi. Ci hanno lavorato tre anni. E avevano iniziato già prima degli attentati parigini del 2015. Il documentario, che dura un'ora e dieci minuti, è stato girato in Iraq, in Algeria, in Tunisia e in Mauritania, ma soprattutto nel Nord del Mali, tra il maggio 2012 e il gennaio 2013, quando Timbuctù e Gao si trovavano sotto il dominio di frange dell'Aqmi, l'Al Qaeda del Maghreb. «Abbiamo voluto mostrare la sharia vissuta nel quotidiano e il mondo dei salafisti dal loro interno», afferma Margolin. Le interviste a leader jihadisti e a predicatori scorrono senza commenti. Minoritario nell'Islam, il salafismo è considerato la matrice ideologica del jihadismo. Il documentario alterna incontri a Timbuctù, anche con un idraulico, accusato di furto, al quale è stata appena amputata la mano, a scene più esplicite e violente, come una filmata dai jihadisti, che buttano giù dall'ultimo piano di un palazzo un giovane accusato di omosessualità. Poi sono stati inseriti video di propaganda Isis, giudicati il naturale contrappunto delle parole degli intervistati. Come se si passasse dalla teoria alla pratica. Secondo Claude Lanzmann, il documentario «è un vero capolavoro». «Troppo duro? - si è chiesto il mitico regista di "Shoah" -. No, il problema è che la realtà è dura». Ma «Salafistes» non è piaciuto a tutti. Di sicuro non alla commissione pubblica che deve valutare se un film può essere visto davvero: ha consigliato di proibirlo ai minori di 18 anni. Fleur Pellerin, ministro della Cultura, ha convalidato ieri quell'indicazione. «E ha criticato nero su bianco il modo in cui abbiamo fatto le interviste e come abbiamo montato il documentario - sottolinea Margolin -. Sembra di essere ritornati all'Unione Sovietica». In realtà, anche la televisione pubblica «France 3» ha preso le distanze dai due autori: pur avendolo finanziato, non trasmetterà il documentario. Che, a causa del divieto, a Parigi ieri era programmato solo da due sale secondarie, di quelle da cinefili, per di più senza alcun controllo di polizia all'entrata. «Abbiamo rischiato la vita per realizzare le interviste - conclude Margolin -: con quelle persone non si sa mai come va a finire. E ora c'è addirittura chi ci accusa di metterli in scena, di fare il loro gioco. Il problema è che loro sanno tutto di noi. Spesso hanno vissuto anni e anni in Europa. Guardano le nostre televisioni. Noi, invece, di loro, non sappiamo nulla. Questo documentario poteva essere l'occasione per conoscere quella realtà, nuda e cruda. Al governo sembra non importare niente. Ma ai francesi poteva interessare». Twitter @LMartinel85 c Da quando amputiamo la mano destra ai ladri, i furti sono finiti Omar Ould Hamaha Leader jihadista a Timbuctù Foto: Eliminato Sopra Omar Ould Hamaha, leader jihadista a Timbuctù ucciso dalle forze speciali francesi nel corso del 2014 A destra due scene del film «Salafistes» ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 20
28/01/2016 diffusione:189394 Pag. 25 tiratura:278795 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Quando la mafia a Partinico voleva rapire Franco Nero In un romanzo di Amedeo La Mattina la pericolosa lavorazione del film Il giorno della civetta nel 1967 e il sogno di un amore con Claudia Cardinale MARCELLO SORGI Nella sciroccosa estate siciliana di quarantanove anni fa si gira un film sulla mafia in un paese di mafia. Gli occhi di un ragazzo di quattordici anni, abituati a scorrere indifferentemente su un panorama ordinario di prepotenze, minacce, ma anche di continua dissimulazione, assistono così a un paradosso: man mano che la lavorazione del film va avanti e la rappresentazione della mafiosità prende corpo, anche la realtà circostante si trasform a , e i b o s s a b b a n d o n a n o l'espressione accomodante di garanti del quieto vivere, per fare la faccia feroce. Nel suo libro quasi autobiografico ( L'incantesimo delle civette , Edizioni E/O, pp. 170, €15) Amedeo La Mattina, g i o r n a l i s t a p o l i t i c o d e l l a Stampa impegnato negli anni dell'infinita transizione italiana, dalla Prima alla Seconda e ora alla Terza Repubblica, rivive la dimensione dell 'ad o l e s ce n z a c h e d i ve n t a c o n s a p e v o l e z z a . Na t u ra l mente, c'è un prima e un dopo l'arrivo della troupe di Damiano Damiani, venuto nel paesone agricolo di Partinico a realizzare il film tratto dal capolavoro di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta . Nel prima, non sorprende, anzi è quasi una legge di natura, la regola mafiosa del più forte, che sovrintende agli scontri per la conquista dello spelacchiato campetto di calcio, tra una banda di ragazzini che vengono dai bassi fatti di case senza luce e acqua («giovani semiumani e malfamati», li definisce l'autore), e la comitiva dei «signorini», i figli della borghesia locale che passano svogliatamente la villeggiatura con le famiglie. Nel dopo, che comincia il giorno che il regista, gli attori e la troupe si accampano discretamente, circospetti, senza rivelare il soggetto del loro film, tutto cambia all'improvviso. Si vedono circolare nei vicoli, e quasi non ci si crede, Franco Nero, l'eroe dei western all'italiana adorato dai ragazzi del tempo, e Claudia Cardinale, la giovane e splendida attrice già apprezzata come Angelica nel Gattopardo di Luchino Visconti. La sonnolenza del paese è scossa dal ritmo nuovo dei ciak e delle battute che si ripetono, delle luci accese fino a tardi, delle osterie fino allora poco frequentate, che si ripopolano tutt'insieme grazie all'arrivo delle «Civette». Luca, il protagonista (Amedeo La Mattina h a r u b at o i l nome a suo figlio), s'innamora perdutamente della Cardinale. È una storia impossibile, da s o g n o, co m e s o n o s p e s s o gl i amori degli adolescenti. Ma è qualcosa che gli fa temere il m a l e c h e c i rco n d a i l g r u p p o dei cineasti, ignari dei rischi che corrono a giocare con la mafia davanti ai mafiosi. Il pallido segreto sul contenuto del film, infatti, resiste pochi giorni, fino a quando «'u Signuruzzu», vecchio boss del paese, legato al suo potere arcaico e incontrastato, non s'accorge dell'oltraggio e decide di reagire, organizzando il sequestro di Franco Nero per far saltare la produzione del film. Imprevedibilmente, però, Luca scopre il piano della mafia e cerca di contrastarlo, sperando anche che i tempi di lavorazione si allunghino e con essi il soggiorno della Cardinale, a cui lo lega ormai un rapporto di amicizia e tenerezza che sconfina in un dimensione onirica. Il grande latinista Paratore distingueva i siciliani «di scoglio» da quelli «di mare aperto». I primi riescono a separarsi dall'isola nativa al massimo per qualche giorno, e subito devono farvi ritorno. I secondi, invece, se ne vanno e se la portano per sempre nel cuore. La Mattina, che ha vissuto a Roma ormai più anni di quelli della sua infanzia a Partinico, ha letto sicuramente i grandi siciliani: i «classici», perché la sua prosa riecheggia certe silenz i o s e d e s c r i z i o n i ve rgh i a n e d e l l a c a m p ag n a s i c i l i a n a , e perché alcuni dei suoi personaggi hanno elementi di ambiguità che fanno pensare a Pirandello. Ma anche il maestro Leonardo Sciascia, la cui scoperta segna il passaggio alla maturità - con la conseguente p e rd i t a d e l l ' i n n o ce n z a - d e l giovane protagonista Luca. Per la cronaca, il film di Damiani non poté essere ultimato in Sicilia. La storia del tentato sequestro di Franco Nero era vera, e troppi i rischi, per il regista, gli attori e la produzione, a sfidare per davvero la v e c c h i a m a f i a d e l l a t i fo n d o che non amava ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 21
28/01/2016 diffusione:189394 Pag. 25 tiratura:278795 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato essere guardata da vicino, né disturbata, né spettacolarizzata, volendo appunto continuare a vivere, come una belva nella sua savana, appartata. c Foto: Franco Nero e Claudia Cardinale nel film Il giorno della civetta Foto: Amedeo La Mattina è giornalista politico presso la redazione romana della Stampa ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 22
28/01/2016 diffusione:135752 Pag. 27 tiratura:185831 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Terminillo Film Festival un omaggio a Scola INAUGURAZIONE CON "VACANZE DI NATALE" SIMBOLO DELLA COMMEDIA SULLA NEVE LA RASSEGNA Al via il 3 febbraio il Terminillo Film Festival, una manifestazione ideata da Alessandro Micheli e Francesco Apolloni, che ne è anche direttore artistico. In collaborazione con Rieti Film Commission e patrocinato dal Comune di Rieti, il festival dell'appennino italiano è dedicato alla commedia e alla montagna: una settimana bianca ricca di proiezioni, anteprime e incontri con molti protagonisti del cinema italiano, in programma fino al 7 febbraio. Ad aprire le danze sarà Vacanze di Natale alla presenza di Enrico Vanzina, simbolo tutto italiano della commedia sugli sci. IN CONCORSO Tredici opere in concorso, tra cortometraggi, web series e cinephone (mini film realizzati con uno smartphone), accompagneranno i pomeriggi del festival. La sera sarà il momento degli eventi speciali. Paola e Silvia Scola presenteranno con il produttore Carlo Degli Esposti Ridendo e scherzando , documentario omaggio al padre Ettore Scola, a cui il festival è dedicato. I PROTAGONISTI Si cambia registro con Gabriele Mainetti e Luca Marinelli che presenteranno Lo chiamavano Jeeg Robot e con The Pills e il loro Sempre meglio che lavorare . Sabato mattina 6 febbraio Laura Delli Colli modererà la tavola rotonda CommediAMO, un incontro con alcuni tra i più popolari protagonisti della commedia made in Italy. Tra gli ospiti del festival Raoul Bova, Paolo Genovese, Violante Placido, Maurizio Mattioli, Ilaria Spada, Serena Rossi, Nicolas Vaporidis, Matteo Branciamore, Rocío Munoz Morales, Pier Giorgio Bellocchio, Marco Giallini, Primo Reggiani, Euridice Axen, Michela Andreozzi, Lillo. IL PROGRAMMA La prima giornata al Teatro Tre Faggi , piazzale Tre Faggi - Terminillo. Proiezione dei corti: Caseina di Luca Arseni con Stella Egitto - D.U.G.U. di Michela Andreozzi con Michela Andreozzi e Luca Argentero DindDalò di Simone Paralovo con Giorgio Colangeli. Foto: La cabinovia del Terminillo ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 28/01/2016 - 28/01/2016 23
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