Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena

Pagina creata da Stefano Moro
 
CONTINUA A LEGGERE
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
Tariffa Assoc. Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.P.A - In A.P -D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/ 2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/43/2004 - Arezzo - Anno XX n° 14

14
                                                                                                                                                                               Romena

     Ti insegnerò
a Volare
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
3      Prima pagina
  4      Grazie a chi accarezza... le ali
  6      Eraldo Affinati e la voglia di volare
 10      L'educatore è colui che ti riaccende la vita
 12      Ciascuno cresce solo se sognato
 18      Non temiamo: il futuro è in mani buone
20       Educare vuole dire esporsi al mistero dell’altro
24       Paginone centrale
26       Giovanni Galli e la partita della vita
30       Trasformare la vita
32       Sulle strade dell’umanità
38       La rivoluzione siete voi                               Dona a chi ami ali per
42       le veglie                                            volare, radici per tornare e
44
46
         Ciao Grazia
         L’agenda
                                                                 motivi per rimanere.
                                                                               (Dalai Lama)

    trimestrale
    Anno XX - Numero 14 - Ottobre 2019
    REDAZIONE
    località Romena, 1 - 52015 Pratovecchio Stia (AR)
    tel. 0575/582060 - giornalino@romena.it

         Il giornalino è anche online su
                  www.romena.it
    DIRETTORE RESPONSABILE:
    Massimo Orlandi
    GRAFICA:
    Raffaele Quadri
    REDAZIONE:
    Massimo Schiavo, Maria Teresa Marra Abignente,
    Simonetta Grementieri, Gianni Magrini, Paolo Costa.
    FOTO:
    Gianna Feller, Massimo Schiavo, Piero Checcaglini,
    STAMPA: Arti Grafiche Cianferoni
    Pratovecchio Stia (Ar)
    HANNO COLLABORATO:

2   Gianni Marmorini, Samuela Brunamonti, Barbara Angelini.
    Filiale E.P.I. 52100 Arezzo Aut. N. 14 del 8/10/1996
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
Prima pagina
H     o un problema con la parola ‘insegnare’. Non mi
appartiene.
                                                              re, perché ci si deve sempre dire tutto – sostiene il mio
                                                              amico Antonio Thellung, scrittore, artista e padre – ma
Il libro la cui lettura mi ha appassionato di più dopo che    bisogna imparare a farlo tenendosi per mano”.
sono nate le mie figlie è stato “I bambini ci insegnano”.
                                                              E poi le esperienze. In questa società che connette tutto
La posizione dell’apprendere mi è più congeniale. Non
                                                              attraverso le leve della virtualità, le esperienze dirette,
conosco le procedure psicologiche e mentali attraver-
                                                              capaci di coinvolgere, oltre alla mente, anche il corpo e
so cui si possono trasmettere cose che si sanno ad al-
                                                              l’anima contano ancora di più.
tre persone. E questo mi fa capire che insegnare è dote
                                                              Mi permetto un piccolo esempio familiare. Domeni-
speciale.
                                                              ca scorsa, insieme ad alcuni amici, siamo stati in una
Ci sono però compiti dai quali non ci si può esimere. Nel     grande casa famiglia, la Fraternità della Visitazione di
passaggio generazionale di cui siamo parte è necessario       Piandiscò (Ar).
mettere in conto che la nostra posizione, di padri o di       Alle mie figlie abbiamo solo introdotto il tema. Lì, abbia-
adulti, si imprime in chi ci segue; perciò, anche se non si   mo spiegato, vivono madri che, per mille vicende, spesso
hanno le competenze, non ci si può tirare indietro.           angosciose, sono rimaste da sole, e i loro bambini.
                                                              È stata una giornata di grazia e di semplicità per noi,
Quando guardo le mie figlie mi chiedo di che adulto
                                                              di leggerezza e di giochi per loro. Cosa possono aver
avrebbero bisogno, quale atteggiamento sarebbe più
                                                              imparato? Certamente i valori dell’integrazione, della
utile per alimentare la loro autostima, per metterle nelle
                                                              solidarietà, dell’accoglienza, su cui il babbo avrebbe
condizioni, se non di volare, almeno di sostenere l’idea
                                                              potuto fare tante inutili discorsi, lì erano tutti presenti.
di un decollo.
                                                              Non erano parole, erano sguardi, erano persone, loro
Mi impegno molto, credetemi, anche solo per galleggia-
                                                              coetanee per di più.
re. Perché la linea dell’autorevolezza mi affascina, ma
non la so perseguire, e tutte le altre opzioni contengo-      Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, ha detto: “La for-
no, spesso, un germe di incoerenza. Il difetto peggiore,      za di un maestro si vede dagli occhi dei suoi studenti: se
nell’educare.                                                 questi occhi brillano il maestro è bravo, se sono spenti
                                                              il maestro ha fallito”. È una bella prova, anche per un
E allora? Allora qualcosa si può fare lo stesso. Esistono
                                                              genitore. Almeno domenica io e mia moglie ci siamo
altri due binari su cui costruire il proprio percorso edu-
                                                              sentiti all’altezza. A cena non si parlava d’altro. Gli occhi
cativo: il binario degli affetti e quello delle esperienze.
                                                              delle bimbe erano accesi di una luce speciale. Quando
Il primo consiste nell’avere sempre uno sguardo amo-
                                                              torniamo? Hanno chiesto.
roso verso chi, con il verde dei suoi anni, si sta aprendo
alla vita. Non possiamo forzare una rosa a sbocciare,         Non so insegnare, l’ho detto. Ma per trasmettere ai no-
ma possiamo circondarla di calore. Amare non vuol dire        stri ragazzi ciò che conta, può non essere necessario.
concedere tutto e abdicare alle proprie responsabilità,       Le storie delle persone, le esperienze dirette, gli incontri
ma far sentire che ci sei, che quel filo di tenerezza e di    sono i libri che educano meglio,
fiducia è sempre connesso. “Bisogna saper anche litiga-       perché permettono di imparare e di crescere insieme.
                                                                                         Massimo Orlandi
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
Grazie
    a chi ci accarezza . . .
                       di Luigi Verdi*                  le ali
    P  er volare ci vuole leggerezza. Leggero non
    è chi galleggia, ma chi è radicato dentro alla
    vita, flessibile ai cambiamenti, aperto al nuovo.
    È lo stile dei viandanti, di chi cioè è sempre
    di passaggio, sempre in transito, lo stile degli
    uccelli, che si muovono sempre, ma con una
    direzione chiara.
    Facciamo fatica ad essere leggeri perché l’e-
    lemento ‘terra’ ci tira sempre giù; ma siamo
    anche “pesanti”, perché vogliamo prendere
    tutto su di noi.
    Ci vuole leggerezza e semplicità: c’è bisogno
    di una sana ironia, di saper sdrammatizzare
    e sorridere per cogliere il ‘nocciolo’, senza la-
4   sciarsi comprare dalle cose, ma avendo il do-
    minio su se stessi.
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
Ci hanno fregato quando da bambini ci             sull’assenza: si sta ad aspettare qualcosa
hanno insegnato a colorare ‘dentro alle           che succeda, si sente l’assenza di qualcu-
immagini’, perché poi si è dovuto lottare         no.
tutta la vita per liberarci, per diventare
creativi, per aver voglia di sognare, di vo-      Invece la felicità dei bambini non ha né
lare.                                             tempo né spazio.

Non sopporto la parola ‘progetto’: per-           La felicità dei bambini ha il presente
ché se io mi faccio un progetto, io sono          come unico tempo e la presenza come
qui e voglio arrivare là in fondo. Ma tra         unico spazio. Per questo l’accento di
me e là in fondo c’è di mezzo la gente e          come dici le cose, a chi è sensibile e feri-
lo spirito che mi dice: “Dove vuoi andare?        to, fa la differenza. E quell’accento indica
La strada non è lì, ma dall’altra parte”.         anche come dovremmo stare qui a Ro-
                                                  mena: il nostro compito è di aiutarvi ad
   Questi margini stretti, questa smania          ascoltarvi, ad alzarvi, ad aprire gli occhi e
    di progettare ci impedisce di volare e        guardare: perché la soluzione ognuno ce
    di creare cose nuove. La bellezza di          l’ha dentro di sé.
     questo cammino di Romena è che
     non nasce su un progetto: mi viene           Una delle frasi che dicevamo al primo
     un’idea, poi me ne viene un’altra, mi        corso era: “il calabrone sembra che sia
    tengo libero.                                 scientificamente incapace di volare, ma
                                                  lui non lo sa e vola”. La mente ci blocca:
   Sentite questi uccellini in chiesa? “La-       ci hanno regalato ali per volare, ma noi le
  sciate una finestra rotta – mi diceva           usiamo come coperta per difenderci dal
l’Abbè Pierre – perché i poveri possano           mondo. I miei veri maestri non coccolava-
sentirsi a casa e gli uccellini farsi un nido”.   no me, ma le mie ali. Così dovrebbe fare
                                                  ogni educatore, ogni genitore, ognuno di
Carl Gustav Jung ha scritto: “Noi abbiamo         noi: amore vero è quello che ti fa cammi-
un debito con l’immaginazione, perché             nare e volare. “Chi vuole imparare a vo-
spesso non sopportiamo di restare a lun-          lare – diceva Friedrich Nietzsche – deve
go senza sapere. Spesso non ci piacciono          prima imparare a stare, ad andare, a cor-
le attese silenziose e lunghe”. Penso che         rere, ad arrampicarsi e a danzare: non si       4
la nostra ricerca di felicità sia complica-       impara a volare volando”.                       5
ta, perché è tutta coniugata sul futuro e
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
Eraldo                di Maria Teresa
                          Abignenete

    Affinati
       e la voglia di volare

6
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
Ha insegnato per una vita nella scuole                 sorridergli, stringergli
di periferia. Ha ideato e lanciato in tutta            la mano, accoglierli con
Italia scuole dove volontari insegnano l’i-            fiducia e benevolenza,
                                                       sapendo che tutti pos-
taliano agli immigrati. Insegnante e scrit-            siamo sbagliare, noi per
tore, Affinati ha trasmesso, a tantissimi              primi, ma nessuno potrà
                                                       impedirci di continuare a
ragazzi, la voglia di aprire le ali alla vita.         puntare sulla qualità della
                                                       relazione umana. Abbiamo bi-

  “F     orse tutti noi saremmo in grado di vola-
  re se fossimo assolutamente certi della nostra
                                                       sogno uno dell’altro: senza acqua
                                                       la pianta muore”.
                                                       Tra i numerosi libri di Affinati, ce n’è uno dedi-
                                                       cato a don Lorenzo Milani, “L’uomo del futuro”:
  capacità di farlo come l’ebbe, quella sera, il co-
  raggioso Peter”.                                     e sembra proprio che l’esperienza del priore di
                                                       Barbiana abbia compenetrato la visione che
  Non basta camminare, riflettere, pensare, fer-       Eraldo ha della scuola e del compito degli in-
  marsi, ascoltare: ci sono momenti della vita in      segnanti: “L’insegnante non è uno spartitore di
  cui ci si deve librare sulle cose e imparare a vo-   traffico concettuale, ma colui che, nella staffet-
  lare. Se fossimo tutti novelli Peter Pan salirem-    ta della vita, consegna il testimone al suo alun-
  mo sul davanzale della nostra finestra e ci affi-    no: sarà lui a portarlo verso il traguardo. Questo
  deremmo al vento. Se fossimo Peter Pan, con          significa accettare la propria finitudine, accetta-
  il suo desiderio di giocare con le fate e parlare    re che la mia esperienza, la mia passione, il mio
  con le stelle, anche per noi sarebbe naturale e      concetto di studio possa venire trasformato e
  semplice liberarci dal carico opprimente del no-     superato. Allora, solo allora, senti la pienezza di
  stro essere adulti.                                  aver ricevuto assai più di quanto hai real-mente
  Eraldo Affinati è stato per noi un maestro di volo   dato. È la sensazione che provano tutti gli inse-
  nel raccontarci la sua esperienza di scrittore, di   gnanti quando si mettono veramente in gioco:
  insegnante, di fondatore delle scuole Penny Wir-     il ragazzo che hai di fronte ti conduce in un luo-
  ton, nel suo sogno di superare gli steccati, can-    go che tu non avevi messo in conto. Ti fa capi-
  cellare i confini e abolire i passaporti.            re qualcosa di te stesso. Ti obbliga a parlare coi
                                                       tuoi fantasmi interiori. Ti fa uscire dal mansio-
  “Insegnare la lingua italiana agli immigrati uno     nario. Ti spiega che non basta svolgere bene il
  a uno, senza voti, senza giudizi, senza burocra-                                                           6
                                                       proprio lavoro. Bisogna metterci l’anima. Bi-
  zie, senza soldi, significa imparare a conoscere                                                           7
                                                       sogna incarnare di fronte all’adolescente il li-
  Mohamed, Alina e Petrit: guardarli negli occhi,      mite che loro vorrebbero superare.”
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
Seconda stella a destra e poi dritto fino al mat-         gono. La mitica professoressa – oggi incarnata
    tino. Il nostro Peter Pan ci porta a scoprire la sua      dagli standard di valutazione oggettivi – con-
    Isola che esiste davvero, quella di una scuola in-        tinua a fare le parti uguali fra diseguali, consi-
    tesa come “incrocio di sguardi di cui prender-            derando solo le competenze raggiunte, senza
    si cura”, quella di una scuola come luogo dove            calcolare il diverso percorso compiuto. E inve-
    si verifica un incantesimo, dove gli occhi degli          ce dovremmo premiare il movimento registra-
    studenti e degli insegnanti brillano contempo-            to dallo studente, oltre al traguardo raggiun-
    raneamente di passione.                                   to, anche perché ci sono tempi e forme diverse
    “Le classi più belle – e lo dico dopo trent’an-           dell’apprendimento.
    ni di insegnamento – non sono quelle, tristis-            Urgono piani strutturali anche per rinnovare lo
    sime, di soli “secchioni”, ma quelle eterogenee           spazio didattico e renderlo idoneo ad affronta-
    dove la diversità degli alunni è un valore che ar-        re la rivoluzione digitale che ha cambiato la te-
    ricchisce. Perché non solo i deboli hanno biso-           sta dei nostri ragazzi e quindi anche il modo di
    gno dei forti, ma anche i forti hanno bisogno             leggere, scrivere, apprendere. Non possiamo
    dei deboli. Il vincente ha bisogno del “perden-           continuare a propinare loro il vecchio schema
    te”, chi è bravo di chi fa fatica. Ognuno ha il suo       cripto-ottocentesco con il docente impegnato
    percorso verso l’apprendimento, ogni ragazzo              a spiegare il programma. Se l’Italia non riparte,
    è portatore di risorse inattese e preziose, di ori-       forse dipende anche dalla mancanza di ruote:
    ginalità di carattere e di un patrimonio emoti-           cos’altro dovrebbero essere le scuole, se non
    vo che, se intercettati e valorizzati, possono ar-        questo? Tutti pensano allo spread che sale,
    ricchire una classe intera.”                              alla crisi economica, alle manovrette politi-
    Non si ferma Eraldo, è un torrente in piena quan-         che. Io sono più preoccupato dello sguardo
    do parla dei giovani e della relazione con loro,          triste e rabbioso di certi nostri adolescenti ab-
    un torrente che scorre tra i sassi e li leviga, di        bandonati a se stessi. Se non portiamo in sal-
    cui si respira la freschezza e la trasparenza, che        vo loro, ci perderemo tutti.”
    spruzza gocce di benessere.                               Seconda stella a destra e poi dritto fino al mat-
    Continuo è il suo riferimento a Don Milani: ”Noi,         tino. E tutti noi, Bimbi Sperduti, a sognare di ap-
    nonostante le tante battaglie che sono state              prodare finalmente verso l’Isola che intravedia-
    fatte, siamo rimasti ancora il Paese di Pierino e         mo, che sentiamo possibile, che ci chiede solo
    Gianni, i due studenti simbolo di don Lorenzo             il coraggio e la capacità di accendere fuochi e
    Milani: il primo privilegiato, il secondo svantag-        di contagiare di umanità la vita. Sorrideranno
8   giato, a causa dell’origine sociale da cui proven-        così tutte le stelle.
9
                           *La testimonianza di Eraldo Affinati al convegno “Ti insegnerò a volare”
         può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su www.romena.it/romenapodcast
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
“Dietro ogni adolescente, c’è una bellezza,
un tesoro, una motivazione
che noi dobbiamo scoprire.
Dobbiamo accendere un fuoco
dentro questi ragazzi
per farlo divampare”.

                                               9
  Eraldo Affinati
Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
L'educatore è colui
 che ti riaccende la vita
     di Pier Luigi Ricci

       C   iascuna persona che incontriamo può essere un potenziale
       educatore. Lo diventa nel momento in cui non cerca di portarti
       verso di sé, ma quando invece ti accompagna verso te stesso…

       L’    educazione è un’attività, un’arte dico io,
       con cui tu puoi lasciare una traccia nel mondo,
                                                           to, anche se non ci sono ragazzi da far cre-
                                                           scere. Ti potrebbe capitare in un’assemblea
       anzi promuovere un suo cambiamento, tra-            di persone o magari nel tuo ambiente di la-
       sferendo energia e movimento a quelle per-          voro. Succede qualcosa o qualcuno comincia
       sone o in quelle situazioni in cui quell’energia    a dispensare veleni. Tu puoi far finta di non
       si è persa o non si sa come attivarla.              vedere o contribuire per imitazione allo svi-
       Se ci pensi bene questo compito e questa            luppo di quello spettacolo. O potresti trova-
10     possibilità è di tutti, come è data a tutti l’oc-   re il coraggio e magari avere due strumenti
       casione di toccare e promuovere cambiamen-          per produrre un cambiamento.
E    se lo fai e sai farlo diventi una persona
preziosa. Ci sono diversi modi per farlo, ma
                                                     energie, anche nei momenti di conflitto, anzi
                                                     in questi in modo particolare e più immediato.
di tutti uno è il più affascinante.
                                                     Ma quest’arte non si improvvisa. È per que-
Mi spiego. Esistono i catechisti: sono coloro        sto che occorrono momenti in cui si può im-
che operano per trasferire delle cose in cui         parare, in cui possiamo acquisire strumenti e
credono dalla loro testa alla tua. Li puoi tro-      rimetterci in gioco.
vare nelle chiese, nei partiti, in una struttu-
                                                     C’è una riflessione ulteriore che vorrei porta-
ra di marketing… ma anche sulla spiaggia.
                                                     re. La capacità di educare che ciascuno di noi
Li riconosci dal fatto che ti devono convin-
                                                     può utilizzare nel rapporto con gli altri, diven-
cere di qualcosa. Poi esistono gli insegnan-
                                                     ta magicamente la modalità con cui ognu-
ti: questi trasferiscono il sapere, ti rendono
                                                     no di noi si ritrova a gestire il rapporto con
edotto, ti portano alla conoscenza. E fanno
                                                     sé stesso.
un gran bene.
                                                     Quando vai ad un corso o a un convegno sui
Poi esistono i testimoni, che con il loro esem-      temi dell’educazione, in realtà in quel giorno
pio ti scuotono, ti richiamano, gli amici che ti     lavori anche su come stare con te stesso, su
nutrono e ti danno appoggio, gli psicologi           come trattare i tuoi conflitti interiori, le tue fe-
che ti curano le ferite. Ma se trovi uno che ti      rite. C’è un bambino interiore in noi che non
riaccende la vita, quello è un educatore.            ha età e che a volte è boicottato, criticato e
L’educatore ti affianca, non ti deve porta-          impoverito proprio da noi stessi, cioè da quel-
re a sé, ma portare a te. È uno che possie-          la parte che presuppone di sapere, che ti fa
de quell’arte speciale di farti trovare il tuo io,   sentire in colpa e che ti punisce, da quel ne-
le tue risorse, le tue strade e di lasciarti anda-   mico che ti controlla e che non ti lascia anda-
re, anche se questo potrebbe non piacergli o         re e non vuole che tu ti lasci andare. Si tratta
potrebbe portarti su strade diverse dalle sue.       di una dinamica difficile da spiegare così in
Non che le categorie che ho rammentato so-           due parole, ma che rappresenta un mecca-
pra non sappiano e non possano fare questo.          nismo inesorabile: quello che fai agli altri di-
Dico solo che se lo fanno in quel momento            venta vero anche per te, per cui se vuoi im-
sono educatori. Se i bambini hanno bisogno           parare e rendere attiva una cosa in te, la devi
di figure di riferimento specifiche, gli adulti si   rendere vera per gli altri. In poche parole: io        10
educano insieme, interagendo, imparando              sto come faccio stare gli altri.                       11
dalle loro relazioni e trasferendosi vita ed         C’è tanto cammino da fare. Perché non farlo in-
                                                     sieme?
Ciascuno cresce
      solo se sognato
                           di Samuela Brunamonti

       C  ome è possibile entrare nel cuore dei
       nostri ragazzi? Antonio Ferrara, scrittore
       ed educatore non risponde. Racconta. E
       mostra quanto ciascun adulto può fare
       se utilizza bene tre semplici strumenti:
       un libro, il proprio orecchio e un po’ di
       fantasia…

12
A    ntonio Ferrara è uno scrittore, è un
illustratore, è un grande affabulatore e
                                                          “La scrittura e la lettura sono uno
                                                          strumento unico per fare educazione
a Romena decide non di raccontare agli                    sentimentale” spiega. “Si impara a fare
adulti come aiutare i ragazzi a volare…                   empatia, a nominare le emozioni, a
no, sceglie di incantarli proprio come fa                 mettersi nei panni di un altro. La vera
con il pubblico dei più giovani, sceglie                  letteratura, specie per ragazzi, è sempre
di far volare anche loro, di portarli tra le              una relazione con il lettore. Il mio primo
parole dei suoi libri perché siano i primi                libro, ‘Ero cattivo’, è nato dopo l’espe-
ad aver voglia di voltarne le pagine;                     rienza di anni come educatore in una
sceglie di divertire e far sorridere chia-                comunità alloggio per minori: a furia di
mando tutti ‘raga’ e poi di far toccare con               incontrare storie toste che quei ragazzi
mano la narrativa per ragazzi profonda,                   presunti cattivi neanche raccontavano
quella che ti inchioda a una storia e te la               alle prof o ai compagni di banco, mi è
fa vivere, quella che ti fa indossare altri               venuta voglia di scriverle, quelle storie.
panni e altri sentimenti. È uno spettaco-                 Perché meritavano di essere raccolte e
lo il suo, e ciò che va in scena è il fascino             raccontate. Ho allora capito sulla mia
eterno della letteratura per ragazzi che                  stessa pelle che quando riuscivo a tro-
ti fa crescere e volare. Sempre.                          vare parole giuste per dire i miei dolori,
Si presenta sul palco dell’auditorium                     per raccontare una ferita, la letteratura
con un grande zaino pieno con alcuni                      diventava una forma di solidarietà tra
dei libri che ha scritto. È il suo modo                   adulti e ragazzi. E ne ho avuto conferma
di dire che sono tanti, e che la sua vita                 nei miei laboratori di scrittura: un ra-
di narratore è un continuo viaggiare;                     gazzo ha un peso sul cuore, una pietra.
Antonio viene da Napoli, vive a Nova-                     Se scrive, anche in un diario segreto,
ra, ma appartiene un po’ a tutta l’Italia:                già quella pietra l’ha spostata dal petto
gira scuole, carceri e ospedali con le sue                fino ad adagiarla sul foglio, circondata
storie, con la voce e la stretta collabo-                 dalle sue migliori parole. Il peso non è
razione della moglie Marianna Cappelli,                   più sul cuore. Se qualcuno poi dovesse
per rigenerare studenti e insegnanti, e                   leggerlo, quel brano, scoprirebbe che
lavorare soprattutto sull’emozione. A                     non è solo al mondo e potrebbe pren-
                                                                                                             12
Romena è facile sentirselo subito vicino.                 dere su di sé almeno un frammento
                                                                                                             13

                      *La testimonianza di Antonio Ferrara al convegno “Ti insegnerò a volare”
     può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su www.romena.it/romenapodcast
di quella pietra che tanti portano sul          io non voglio essere maturo. Come di-
     cuore. Questo è lo scrivere. Questo è il        ceva Rodari, il primo grande narratore
     leggere”.                                       per ragazzi, voglio conservare almeno
     Ferrara lancia un appello a tutti gli in-       un orecchio acerbo. Perché un orec-
     segnanti: “Alzatevi, salite sulla cattedra,     chio? Perché la scrittura per ragazzi è
     impugnate un libro, puntateglielo con-          orecchio, è ascolto: puoi scrivere per
     tro e fate loro aprire le orecchie, sgrana-     ragazzi solo se ti metti in ascolto. Ed
     re gli occhi… fate sospettare ai ragazzi        è una questione di grande responsa-
     che nei libri c’è custodito il segreto del      bilità. E “responsabile” vuol dire “abile
     mondo, c’è una domanda formidabile              a rispondere a delle domande”. Non a
     di felicità e loro non lo sanno”.               interrogare i ragazzi: ricordiamolo”.
     “Il titolo del mio libro ‘Ero cattivo’ – pro-   Il protagonista del libro è Angelo. Ha uc-
     segue – presenta un verbo ESSERE al             ciso la sua prof e finisce in una comunità
     tempo IMPERFETTO: che bello! Essere             alloggio dove trova Padre Costantino –
     imperfetti, anche come educatori: vuol          costante, tenero, tenace – che non getta
     dire che si può solo migliorare. Anche          mai via la spugna del bravo educatore,

14
che riesce a insegnare le regole della         la dici e succede. Pensate un libro per
convivenza civile senza mai confermare         ragazzi che riorganizzatore di speranza
il passato di cattiveria dei suoi ragazzi.     può essere!
Di lui Angelo racconterà:                      Con Filippo Mittino, uno psicologo
“E pensavo che mi piaceva come parla-          dell’età evolutiva, abbiamo scritto ‘Scap-
va, il prete. E mi piaceva che scegliesse      pati di mano’ perché gli adolescenti a un
con cura le parole. Avevo notato che           certo punto devono scappare di mano.
diceva sempre quando e non diceva mai          Noi stiamo tutti a trattenerli, anche
se. Non ti diceva “se riuscirai ad essere      usando il loro cellulare come un guinza-
promosso, vedrai che…” ma ”quando              glio elettronico, ma loro devono correre
sarai promosso, vedrai che…” Questo            dei rischi, devono mettersi in gioco”.
ti faceva sentire forte, capace, quasi         Ferrara racconta, facendosi accompa-
imbattibile ed era una cosa strana e           gnare dalla voce di Marianna, come nel
bella perché era una tenerezza, certo,         libro sia riuscito a far sentire la voce di
ma ti induriva.                                Alice, e con essa a raccontare la storia
Il quando è sempre migliore perché             vera di Carolina Picchio, una ragazza
serve a riorganizzare la speranza, a dare      di 14 anni che a Novara si era tolta la
fiducia. Occorre farlo con i figli, con gli    vita lanciandosi dal terzo piano perché
allievi. C’è una poesia in cui Danilo Dolci    i suoi compagni avevano pubblicato
racconta tre modi di insegnare. Io cito        on line delle sue foto private. Carolina
l’ultimo verso: “Ciascuno cresce solo se       Picchio ora è il nome della prima legge
sognato”. Sì, per fare l’educatore, il geni-   europea contro il cyberbullismo. Il pa-
tore, lo scrittore per ragazzi devi essere     dre gira tante scuole con un bigliettino
dotato di immaginazione.                       giallo, l’ultimo post-it che gli ha lasciato
Mi viene in mente una parola che in            la figlia, rivolto ai compagni: ‘ADESSO
Italiano si usa con i bambini per fare le      sarete contenti. Adesso forse capirete
magie: ‘ABRACADABRA’. Moni Ovadia mi           che le parole fanno male più delle botte’.
ha detto che è una parola dell’ebraico         “Io e Marianna facciamo delle incursioni
biblico e vuol dire ‘mentre parlo, CREO        nelle scuole, nelle carceri, negli ospeda-     14
con le parole’. Tu immagini una cosa,          li… andiamo a scuotere i ragazzi, a far        15
sospettare loro che nei libri ci sono le
     loro emozioni. E poi li portiamo ai classi-    Un giorno sul diretto Capranica-
     ci. E li portiamo a scrivere. Parla, perché    Viterbo vidi salire un uomo con un
     il dolore che non si esprime ordina al
     cuore di spezzarsi, fa dire Shakespeare        orecchio acerbo.
     nel Macbeth. Le parole possono ucci-           “Signore, gli dissi dunque, lei ha
     dere. Però sono anche abracadabra. Se
     riesci a nominare le tue emozioni puoi         una certa età, di quell’orecchio
     fare la magia di cambiare il mondo. Gli        verde che cosa se ne fa?” Rispose
     scrittori, i poeti, i teologi, ci credono”.
                                                    gentilmente: “Dica pure che son
     Antonio Ferrara e Marianna Cappelli
     salutano Romena con dei versi del libro        vecchio. Di giovane mi è rimasto
     ‘Fratture a legno verde’, quelle fratture e    soltanto quest’orecchio. È un
     dolori dell’infanzia che tutti ci portiamo
     dietro. Sono versi dedicati alla loro figlia   orecchio bambino, mi serve per
     e di questi ne scegliamo tre:                  capire le cose che i grandi non
     Hai fame di sogni,                             stanno mai a sentire: ascolto quel
     ti vedo,                                       che dicono gli alberi, gli uccelli,
     e mani piene di semi.
                                                    le nuvole che passano, i sassi, i
     Scegliamo questi perché Ferrara ci ha
     mostrato che occorre saper ascoltare           ruscelli, capisco anche i bambini
     la fame dei giovani, e saper vedere tutti      quando dicono cose che a un orecchio
     i semi che tengono tra le mani. Sono
     semi che diventeranno vita ogni volta          maturo sembrano misteriose...”
     che un adulto, magari con un bel libro
     con sé, saprà immaginarla e sussurrare                           Gianni Rodari
     ABRACADABRA.
16
17
17
Non temiamo:
                            il futuro è in buone mani
                                                                                     di Gianni Marmorini

     E’       probabile che ogni generazione entra-
     ta nella fase adulta e responsabile della vita
                                                        te anche di paura, che i giovani suscitano in chi
                                                        li ha preceduti.
     abbia vissuto “un particolare sconcerto, det-      Niente di nuovo sotto il sole: ad ogni cambio di
     tato dalla quotidiana osservazione dei figli: li   generazione il mondo di ieri è sempre sembra-
     si scorgeva preda di un’inspiegabile retromar-     to migliore del mondo di domani. “Questa gio-
     cia genetica a causa della quale invece che mi-    ventù è guasta fino al cuore. Non sarà mai come
     gliorare la specie sembravano con tutta evi-       quella di una volta. Quella di oggi non sarà ca-
     denza perpetrarne una misteriosa involuzio-        pace di conservare la nostra cultura”: potrebbe
     ne”. Il linguaggio di Alessandro Baricco, ironi-   essere una voce di oggi e invece è la scritta tro-
18   co e conciso, esprime alla perfezione la sensa-    vata in un reperto archeologico di Babilonia ri-
     zione di sorpresa e di incomprensione, a vol-      salente a circa 3.000 anni fa.
È sufficiente una breve ricerca su Internet per          non riusciamo a comprender-
comprendere che ogni generazione ha avuto                li, troppo poco riusciamo a par-
paura di lasciare il mondo nelle mani della suc-         lare con loro, ma se riusciran-
cessiva, sempre. Ma nessuna di queste paure si è         no a far maturare i semi che si
avverata, mai. Anzi il mondo ha continuato, pur          portano nel cuore e nella men-
tra mille contraddizioni, ad offrire condizioni di       te allora potranno costruire un
vita sempre migliori del precedente.                     mondo che noi non siamo ri-
                                                         usciti neanche a sognare, pre-
E per quanto riguarda la nostra epoca è diffici-         si come siamo stati a fare le
le comprendere di cosa dovremmo aver nostal-             guerre fredde e calde.
gia: forse di due guerre mondiali? Siamo stati sul-
la luna, sì, ma abbiamo anche avuto i campi di           Forse ci sono ancora ampi settori dove deve cre-
sterminio e le foibe, la guerra fredda e la bom-         scere l’interesse e la partecipazione delle gio-
ba atomica ... Il 1900 è stato considerato il seco-      vani generazioni, ma ci sarà tempo. Adesso è il
lo più difficile della storia, siamo arrivati più vol-   momento di incoraggiare ogni piccolo sussulto.
te ad un piccolo passo dalla distruzione del ge-
nere umano, cosa che non era mai stata possibi-          Non so se dobbiamo davvero trasmettergli qual-
le e che noi, invece, lasciamo in eredità al mon-        cosa, ma so quello che mi piacerebbe fargli ve-
do dopo di noi.                                          dere e sentire: la meraviglia, lo stupore, l’emozio-
                                                         ne, e anche un pizzico d’invidia, perché abbiamo
Mentre dunque dilagano preoccupazioni e im-              compreso che “quella a cui stavamo assistendo
pressioni quasi apocalittiche sui giovani, quest’an-     non era un’invasione di barbari che stavano spaz-
no li abbiamo visti in tutto il mondo (e già questa      zando via la nostra raffinata civiltà, ma una mu-
è una novità straordinaria) scendere nelle piaz-         tazione che riguardava tutti e che avrebbe gene-
ze per chiedere un cambio radicale nella cura            rato in tempi brevi una civiltà nuova e in qualche
del pianeta che abitiamo. A loro spesso è sta-           modo migliore di quella in cui eravamo cresciu-
to risposto con ironia o sospetto, altre volte non       ti”. Per Alessandro Baricco potrebbe trattarsi ad-
sono stati presi in considerazione, ma nessuno           dirittura di “una virata strategica geniale. Pensa-
di loro si è fermato. E non solo quando erano in         vo a quelle virate spettacolari a cui abbiamo dato
centinaia di migliaia in tutte le capitali più impor-    nomi come Umanesimo, Illuminismo, Romantici-
tanti del mondo, ma non è rimasto a casa nean-           smo; ero convinto che stavamo vivendo un ana-
che il piccolo Potito, dodici anni, che da solo ha       logo, formidabile, cambio di paradigma. Stava-
manifestato per un mondo senza la plastica nel-          mo facendo ruotare i nostri principi di centottan-
la piazza di Stornarella nel Foggiano. È per que-        ta gradi, come avevamo fatto in quelle circostan-      18
sto che nonostante le nostre paure possiamo              ze storiche poi diventate memorabili. Non biso-        19
guardare con fiducia ai giovani di oggi. Forse           gnava aver paura, sarebbe andato tutto bene.”
Educare vuol dire
             mistero dell’altro
  esporsi al              di Simonetta Grementieri

 Preparatevi con cura a entrare
 nelle prossime pagine.
 I pensieri di Johnny Dotti
 faranno saltare per aria
 tanti stereotipi per restituirci
 una dimensione dell’educare
 libera, profonda,
 affascinante.
  Pedagogista e
  imprenditore,
  Johnny ha tante
  esperienze
  da condividere
  e un pensiero
  originale
20da trasmettere.
I  ohnny Dotti vive in una comunità di fami-
glie nella campagna del bergamasco insie-
                                                      mondo del mistero dell’altro’; in questo senso
                                                      è cosa profondamente umana che ha a che
me alla moglie e ai suoi quattro figli.               fare radicalmente con l’invisibile e l’impossi-
                                                      bile. Purtroppo però tutto il ‘grande sistema’
Negli oltre trent’anni di vita comunitaria            che abbiamo montato ha rimosso quasi
vissuta racconta di aver avuto circa una ses-         totalmente la questione umana, riducendo
santina di figli. Oltre a quelli ‘biologici’ ne ha    quest’epoca ad un periodo tecno-gnostico la
infatti avuti tanti ‘di cuore’. Alla luce di queste   cui unica ossessione è quella di ‘funzionare’.
esperienze oggi sente di poter affermare
che «educare è impossibile ma, esattamente            L’educazione non aiuta a funzionare, aiuta ad
perché è impossibile, è umano».                       esistere. Le macchine funzionano, noi invece
                                                      siamo strutturalmente disabili, struttural-
L’educazione non aiuta a funzionare, ma               mente fragili, feriti, mortali.
a esistere
                                                      La grande rimozione dell’esistenziale ha
Dotti inizia il suo intervento a Romena rom-          portato l’educazione dentro un rapporto
pendo subito gli argini della parola educa-           specialistico, facendoci credere che si deve
zione, mostrando con chiarezza quanto ci              fare un corso per imparare a educare, un
coinvolga e ci riguardi: «Educare è una delle         corso per diventare mamma e papà. Ma non
questioni rimaste alla libertà dell’uomo e in         è così: la vita richiede un’esposizione costan-
questo senso è oggi urgente e importante.             te al rischio. Occorre attraversare il rischio
Perché sperare, oggi, significa educare ed            dell’educazione, che è un rischio misterioso
educare significa sperare.                            perché è l’esposizione all’enigma dell’altro;
Tutto il mondo dell’educazione è diventato            non all’identità dell’altro, non a ciò che io
un grande baraccone di tecnica: il grande             desidero dell’altro, non a mettere l’altro
baraccone della scuola, delle terapie, dei            dentro una cosa che io ho pensato prima,
servizi, delle competenze, dei progetti; tut-         ma esposizione al far venire al mondo il mi-
te cose interessanti nate con l’intenzione            stero dell’altro. Questo richiede che rivieni al
di dare importanza alla questione umana,              mondo anche tu: diventi padre nel far venire
ma che oggi sono diventate dei ‘dispositivi’          al mondo il mistero del figlio».
che si muovono da sé. Quando si entra nella           L’educazione si nutre di esperienze
scuola, ad esempio, si entra in un sistema
tecno-burocratico molto più grande di noi,            In tutte le società la speranza è una virtù che
dove l’educazione si confonde con l’istruzio-         accompagna l’immaginario giovanile, ma
ne (educare non è istruire), con la formazione        oggi come facciamo a sperare avendo pochi
(educare non è formare), con l’apprendere             giovani (a breve gli over 65 supereranno gli
(educare non è apprendere).                           under 25) costretti in un sistema rigido, sia      20
                                                      nelle forme scolastiche che lavorative, con        21
Educare invece è ‘accompagnare il venire al           una richiesta di performance che comincia
a essere presente fin da piccolissimi? Qual è             di sé: la dimensione umana è fatta contem-
       lo spazio dell’educare, oggi?                             poraneamente di mente, di cuore e di mani.
       Per Dotti non c’è dubbio: «Quello dell’espe-              Oggi i giovani vivono questa dimensione
       rienza che è sempre un’esposizione mortale                nelle tre parti separate; paradossalmente il
       alla realtà. Recuperare uno spazio di libertà             digitale se viene lasciato a sé colonizzerà una
       e di responsabilità, immaginare di fare più               certa forma di intelligenza, certamente non
       cose con i giovani che per i giovani, dove                aprirà ad esperienze di corpo e tantomeno ad
       anche loro possano recuperare uno spazio                  esperienze emotive e spirituali di cui l’uomo
       reale di responsabilità, uscendo dall’idea di             ha costitutivamente bisogno.
       montare servizi ‘per’ loro, cercando piuttosto            L’educazione ha bisogno di corpo, odore,
       di costruire esperienze ‘con’ loro.                       tatto perché il mistero viene sempre fuori
       Questo alimenta la fiducia nell’altro. La sicu-           nell’incarnazione, non è un algoritmo. Dio
       rezza umana è sempre il rischio di una rela-              lo mangi, l’altro devi mangiarlo se vuoi che
       zione con l’altro e passa dalla fiducia: nessun           venga al mondo il suo mistero. Oggi nessuno
       sistema tecnico ci renderà sicuri.                        abbraccia più nessuno e senza abbracciare
       Questo richiede a noi adulti la capacità di               non c’è educazione. Prendiamoci in casa i
       fare un passo indietro per rigenerare uno                 figli degli altri allora, facciamo noi questo
       spazio entro cui i giovani possano giocare il             movimento amoroso, semplice, in cui non
       ‘rischio’ della vita, nell’accezione più nobile           serve un progetto finanziato, serviamo noi e
       del termine. La vita è essenzialmente novità,             basta. Non avremo più servizi, più erogazioni,
       è venire al mondo di qualcosa che non c’era               ma più vita però!
       e quando anche si ripete ciclicamente, come               Servono esperienze integrali e integrate,
       le stagioni, ogni stagione non è mai uguale               bisogna riportare al lavoro presto i ragazzi;
       alla precedente.                                          non al posto di lavoro, ma all’esperienza del
       Un’esperienza, questa, lontana dai giovani                mettere al mondo, attraverso il proprio cor-
       di oggi, spesso imprigionati in una struttura             po, la propria intelligenza, il proprio cuore,
       tecnica così fortemente determinata in cui                qualcosa di utile a sé e agli altri.
       l’unica cosa possibile da fare sembra rendersi            Bisogna infine portarli a sentire l’altro, a farsi
       adeguato ad un sistema pensato da qualcun                 prossimo dell’altro, a sentirlo importante.
       altro».                                                   L’educazione a cui penso non immagina di
       L’educazione è fatta di mente, di cuore e di              rivolgersi a degli utenti a vita. L’educazione
       mani                                                      non prevede utenti. Prevede le persone che
                                                                 hanno un senso al di là della funzione».
22     “Esporre alle esperienze – prosegue Dotti
2322   – vuol dire esporre all’esperienza integrale

                             *La testimonianza di Johnny Dotti al convegno “Ti insegnerò a volare”
               può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su www.romena.it/podcast
La festa è appena iniziata.
Davanti a me il mio lavoro
     e tutte le mie speranze:
        diventare farfalla.
               Christian Bobin

                                 23
Ho voluto più bene
a voi ragazzi,
che a Dio,
ma ho speranza che lui
non stia attento
a queste sottigliezze
e abbia scritto tutto al suo conto.
                          Lorenzo Milani
Giovanni Galli
  di Paolo Costa   e la partita della vita
E’ stato un grande
campione di calcio.
Ma lo è stato anche
fuori dal campo.
Là dove non contano
i rigori parati, ma la
capacità di stare al
mondo.
A Romena ha
raccontato la sua
vita da calciatore, ma
anche quella di marito
e di padre.
 Una testimonianza
 di vita, di amore
 e, soprattutto, di
26
 semplicità.
E’ stato il portiere di Fiorentina, Milan
e Napoli, ha giocato con Gullit e Mara-
                                             tuoi compagni, nello spogliatoio, le re-
                                             gole che ci sono, le abitudini. E’ uno stile
dona, ha vinto scudetto e Champions          di vita che lo sport, non la tivù o i soldi,
league. Addirittura un campionato del        ti dà per diventare una persona vera”.
mondo.
A Romena è venuto tante volte sempli-        Fondamentale, per Galli, è stata la fa-
cemente come Giovanni, per trascorre-        miglia: la sua Anna, 44 anni di unione,
re qualche giornata insieme al gruppo        e i figli Niccolò, Camilla e Carolina. Una
Nain, addirittura una volta in bici, per     famiglia bellissima e una vita normale
onorare una promessa.                        tanto che un giorno Carolina, ancora
                                             bambina, gli chiese: “Ma è vero che tu
Questa volta il campione, l’amico, l’uo-     sei famoso?”
mo, l’educatore sono un tutt’uno nel         Giovanni ha sempre ritenuto impor-
racconto che Giovanni fa della sua vita      tante la semplicità, la quotidianità, la
durante un nostro convegno.                  strada: “Non mi sono mai nascosto, i
Giovanni inizia raccontando di quando,       miei amici sono ancora oggi il pizzaiolo,
ragazzino a Pisa, giocava a calcio con       il macellaio e l’idraulico. A Napoli, dove
gli amici fino a buio, senza stancarsi,      i giocatori sono viziati dall’affetto della
e di come, già a 14 anni, inseguendo         gente e appena esci di casa hai subito
il sogno di diventare calciatore, entra      un capannello intorno, io ero l’unico
nelle giovanili della Fiorentina comin-      giocatore che andava per strada, al
ciando a dare un senso al suo futuro e       mercato a fare la spesa. Ero diventato
un ordine alla sua vita.                     uno di loro”.
“È stato sempre bello, sempre affasci-       Una grande carriera, su cui glissa, poi
nante. Il calcio per me è una scuola di      la fine dell’esperienza da calciatore,
vita, non un sacrificio, perché un sacri-    l’avvio di quella di dirigente. E qui, la
ficio lo fa chi non ama quello che sta       prova più dura: Niccolò, promessa del
facendo”. Giovanni continua: “lo sport è     calcio come il suo papà, muore a soli
uno stile di vita, educazione, rispetto, è   17 anni in un incidente stradale. Gio-
un bagaglio di crescita che ti fa diventa-   vanni commosso riflette. “Davanti a
re uomo. Le grandi parate? Sono frutto       un dolore immenso come questo due
di tutto ciò che ci sta dietro. Le persone   cose mi hanno salvato: l’amore della           26
maturano non attraverso le vittorie, ma      mia famiglia e la fede. Perchè se oggi
attraverso quei momenti che vivi con i                                                      27
                                             sono più gli anni che ho passato senza
che quelli che ho vissuto con Niccolò,                     il loro piccolo era stato in cura al Meyer
     io ho la convinzione che avremo ancora                     di Firenze, dove la Fondazione aiutava
     tanto tempo per stare insieme”.                            tanti ammalati: un segno che ci ha dato
     Giovanni confida anche la fatica e gli                     la forza per continuare”.
     errori compiuti nel sostenere il peso di
     quel dolore: “In famiglia volevo essere                    E veniamo al Galli dei valori, dell’educa-
     la persona alla quale potessero aggrap-                    zione nel calcio: “I genitori dei bambini
     parsi e cercavo di non farmi vedere                        della scuola calcio e del settore giova-
     piangere. Mi è mancato poter piangere,                     nile talvolta hanno atteggiamenti più
     lo facevo sotto la doccia perché non                       pericolosi dei tifosi. Non capiscono
     volevo farlo davanti a loro. Ma è stato                    che i loro figli non vanno caricati di
     comunque un errore: sia il dolore che la                   troppe responsabilità, ma lasciare che
     felicità devono essere sempre condivisi                    si divertano con il pallone. Passione,
     con gli altri”.                                            divertimento e gioia: tutti insieme! E la
                                                                bravura deve essere a servizio dei com-
     Dal 2001 è nata una bellissima realtà: la                  pagni, anche dell’ultimo che magari
     Fondazione Niccolò Galli che si è allar-                   un giorno ti fa vincere la partita. Nelle
     gata sempre più; nata dagli amici di Nic-                  squadre giovanili, importante è diver-
     colò, riesce ad aiutare tanti altri bambini                tirsi e condividere con i compagni: più
     e giovani che ne hanno bisogno. Un                         che andare nelle grandi squadre, dove
     sostegno importante per Giovanni ed                        si è tanti come in un pollaio e si gioca
     Anna è stato don Gigi e il Gruppo Nain.                    poco, è meglio giocare e divertirsi più a
     E soprattutto la fede: “Come potrei ma-                    lungo possibile con i propri compagni
     ledire – aggiunge Giovanni – Colui che                     e amici”.
     mi ha dato Niccolò? Abbiamo avuto
     tutto quello che volevamo. Certo che                       Gli applausi scrosciano come allo stadio
     mi manca! Lo sento vicino e una notte                      per un campione che più che vincere
     l’ho anche sognato: sulle scale, mi ha                     scudetti sembra aver vinto la Cham-
     abbracciato… era di carne, era lui!”. Agli                 pions della vita, quella che conta nel
     inizi della Fondazione, mentre Giovanni                    cuore di tutti noi.
     e la sua famiglia giravano stanchi dopo
     un incontro a Firenze, avvenne la sor-
28   presa: “Arrivano due genitori giovani
29   con un bambino e ci ringraziano perché

                          *La testimonianza di Giovanni Galli al convegno “Ti insegnerò a volare”
           può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su sito www.romena.it/podcast
Questo è il nostro obbligo
nei confronti del bambino:
dargli un raggio di luce,
e seguire il nostro cammino.

Maria Montessori

                               29
Trasformare
     					la vita

            Come la luce “genera”
            lo spazio, illuminandolo,
            così il pensiero
            ci può indicare vie nuove
            per trasformare la realtà.
30                          Roberto Mancini
Come poss i a mo su pera re la
rassegnazione che proviamo di                                      filosofica dell’autore, sono quelli di coniu-
fronte al contesto sociale e politico                              gare la lucida analisi fenomenologica del-
nel quale viviamo?                                                 la situazione sociale in cui ci troviamo con
                                                                   quella della vita interiore o spirituale del-
Roberto Ma nci n i , fi l osofo                                    le persone. Ben sapendo che la crisi socia-
a ppassionato, ci propone u n                                      le non ha solo radici economiche o politi-
percorso originale per liberarci da                                che, ma anche più profondamente spiritua-
                                                                   li o antropologiche e che, reciprocamente,
quella impotenza diffusa che ci                                    le storture personali e la desertificazione
fiacca e per cominciare a riaprire il                              spirituale dilagante sono fortemente con-
futuro. Il suo saggio si apre con una                              dizionate dagli assetti strutturali economi-
                                                                   co-politici della società.
introduzione di Giovanni Ferretti
                                                                   Di entrambi i versanti, quello sociale e
che fotografa perfettamente i                                      quello personale, Mancini sa mettere in
contenuti, e la sfida, del libro...                                luce, con rara capacità rivelativa, sia le di-
                                                                   namiche negative che quelle positive, non
   Q     uesto nuovo libro di Roberto Mancini
   è di grande attualità. Non nel senso di es-
                                                                   limitandosi ad una descrizione neutra di
                                                                   ciò che sta avvenendo, come di solito fan-
                                                                   no gli studi dei sociologi e degli psicologi,
   sere alla moda o rincorrere ciò che di vol-                     ma proponendoci un perspicace discerni-
   ta in volta campeggia nei media o nel web                       mento critico in vista di una trasformazio-
   per la durata effimera di un giorno, ma nel                     ne in meglio della nostra società e delle no-
   senso che ci aiuta a meglio comprendere                         stre persone.
   il nostro presente, l’attuale situazione po-
   litica e culturale italiana, senza cedere allo                  Ci auguriamo che quanti vorranno percor-
   sconforto per il senso di impotenza che ci                      rere il cammino proposto in questo libro
   avvince di fronte alle sue antiche e nuo-                       possano arricchire la propria immaginazio-
   ve storture. La comprensione del presen-                        ne, scoprendone la forza liberante, ed eser-
   te si completa, infatti, con la messa in luce                   citarsi in un pensiero capace di trasformar-
   delle forze interiori disponibili cui possia-                   ci interiormente e al tempo stesso di tra-
   mo attingere per impegnarci nella sua                           sformare in meglio il mondo che ci è sta-
   trasformazione.                                                 to consegnato.
                                                                                                                    30
   Caratteristica e pregio particolari del libro,                                                                   31
   come in generale della vasta produzione                                                   Giovanni Ferretti*
   *L’autore è professore emerito di Filosofia teoretica all’Università di Macerata
Sulle strade
                     dell’umanità                   di Gianni Novello

     Si può incontrare se stessi e il proprio prossimo anche in una
     dimensione itinerante. E‘ ciò che propone da molti anni Gianni
     Novello, nostro amico e collaboratore.
32   I suoi ”tempi di fraternità in viaggio“ non hanno nulla di turisti-
     co: sono occasioni per cercare, tutti insieme, segni di speranza.
O     rmai sono quasi venti anni che or-
ganizzo dei viaggi in varie zone d’Italia
                                             za ai segni nuovi e
                                             antichi di bellez-
e all’estero, vicine e lontane. Tutto ini-   za, posti nel corso
ziò in Calabria dove a chi veniva ospite     della storia dalle
nella comunità di Rossano si proponeva       generazioni che si
un giorno di visitazione, cioè di incontro   sono succedute
con segni di speranza e di fraternità nel    nella realtà geo-
territorio. La visitazione diventava come    grafica visitata;
una esplorazione di scelte positive nel      “pace”, dando molta importanza all’in-
territorio, reagendo al pessimismo           contro con persone, gruppi organizzati,
espresso negli stereotipi di chi dice “qui   comunità di un dato territorio.
da noi non c’è niente di buono”, “niente     E così le visitazioni venivano elaboran-
si muove”, “nessuno fa nulla”. Le visita-    do uno stile leggero e fiducioso. Vole-
zioni diventavano incontri con la gente      vamo, soprattutto, che avvenissero in
del territorio, interrogandosi insieme sul   un tempo di fraternità in viaggio. Non
da farsi pur di fronte alla complessità      volevamo tornare a casa con più foto-
delle problematiche.                         grafie e con più immagini catturate, ma
Abbiamo poi pensato che l’esperienza         più arricchiti da tanti confronti con chi,
poteva essere utile anche per esplo-         anche talvolta in realtà molto dure, sta-
rare segni di speranza in altre regioni.     va alimentando segni di speranza. Non
Avevamo però qualche timore che tut-         turismo, ma come da allora abbiamo
to questo fosse percepito come una           chiamato queste iniziative, “tempo di
organizzazione turistica un po’ diver-       fraternità in viaggio”. Abbiamo un gior-
sa dal solito. Abbiamo perciò pensato        no trovato un testo in cui era scritto: “I
a un chiarimento dello stile di questi       turisti guardano senza vedere, intendo-
spostamenti: una elaborazione facente        no senza ascoltare, sfiorano, senza toc-
riferimento a tre parole generatrici di      care. I viaggiatori sono, invece, persone
una modalità per questa ricerca: “Spi-       in ricerca”.
rito”, “Arte”, “Pace”. “Spirito” per dare    Con gli anni abbiamo alternato visite in
un’impronta di interiorità all’incontro      Africa, soprattutto nel Congo Kinshasa,      32
e alle visite; “arte”, per dare importan-    a visite in regioni italiane. Siamo rima-    33
sti stupiti da tanti incontri a sorpresa in   re a casa sua ci ha parlato, lui da padre
     Sardegna. Vicino a Cagliari, per esem-        conciliare del Vaticano II, del lavoro di
     pio, la comunità “la Collina” elabora in      internazionalizzazione della Chiesa da
     modo educativo, attraverso il lavoro          parte di molti vescovi del mondo intero
     agricolo e artigianale, la cultura, la spi-   arrivati a Roma per il Concilio.
     ritualità interreligiosa, la detenzione al-   Abbiamo visitato la Basilicata, abbiamo
     ternativa al carcere.                         percorso la Puglia, soprattutto ricordan-
     Un viaggio in Piemonte ci ha fatto co-        do un grande profeta di pace come
     noscere i cosiddetti “santi sociali” di       Tonino Bello. Per capirlo di più, siamo
     quella regione. Sono stati anticipatori       andati a leggere testi tratti da suoi li-
     di risposte sociali nel loro tempo, da san    bri sui posti dove lui li ha scritti: quale
     Giuseppe Cafasso sul tema della pena          emozione leggere “La lampara” sul por-
     di morte, al Cottolengo, a don Bosco,         to di Tricase al tramonto ! E poi ancora
     fino all’opera attuale di don Ciotti con      incontrare testimoni della sua vita ad
     il gruppo Abele e l’associazione Libera.      Alessano, a Molfetta e a Bisceglie.
     Nel viaggio abbiamo avuto come gui-           Siamo stati l’anno scorso in Albania,
     da il vescovo coraggioso di Ivrea, don        per una visita che, a dir poco, ha an-
     Luigi Bettazzi, che in una serata familia-    nullato dentro ciascuno tanti stereoti-

34
35
pi sugli albanesi. È un Paese in grande       te di tanta bellezza naturale. All’inizio
miglioramento da tanti punti di vista.        degli anni ’90, la Bosnia è stata teatro
Siamo saliti fino nel Nord, alla città di     di una conflittualità tra croati, serbi e
Rreshen, un territorio fra i più poveri del   mussulmani bosniaci che ha prodotto
paese. A Rreshen la comunità cristiana        centinaia di migliaia di morti. A Saraje-
è guidata da un coraggioso e giovane          vo abbiamo parlato con un ex generale
vescovo, Georgj Meta. La diocesi ha sei       che benchè serbo ha cercato di salvare
preti compreso il vescovo. Sono molto         Sarajevo e la sua popolazione durante
valorizzati i laici, sia uomini che donne,    il lungo e terribile assedio delle truppe
con incarichi di rilievo. Una suora ci è      serbe. Oggi promuove l’educazione dei
stata indicata come la guida di fatto         giovani come prospettiva di pace tra le
della parrocchia della Cattedrale .           diverse realtà.
L’ultimo viaggio, l’estate scorsa, ha avu-    In tanti luoghi, dunque, un viaggio
to quale meta la Bosnia. Il Paese ha una      come un pellegrinaggio di fiducia. Vor-
natura bellissima. Ci si interroga come       remmo replicare anche nell’anno pros-
può l’uomo inventare guerre così cru-         simo continuando le visite in Senegal. È
deli e continui conflitti in un ambien-       un Paese che non ha conosciuto guerre,      35
che ha avuto come padre fondatore un
     politico di grande cultura come Léo-
     pold Sédar Senghor, che è stato molto       Viaggiate
     amato dal presidente del Sud Africa,
     Nelson Mandela, che ha aiutato il sor-
     gere del Gorée Institute nell’isola della
                                                 che sennò poi
     partenza degli schiavi, un centro per la
     democrazia, lo sviluppo e la cultura in     diventate razzisti
     Africa.
     Un’altra “immigrazione al contrario” po-    e finite per credere
     trebbe essere un ritorno in Congo nella
     provincia del Nord Kivu. Vi ho compiuto
     tante visite con varie persone e gruppi     che la vostra pelle è l’unica
     per tanti anni. Ne è nato un contatto
     fraterno con un bellissimo villaggio lo-    ad avere ragione,
     cale, Lukanga, e un altro in piena fore-
     sta, Muhanga. Abbiamo in tanti colla-
     borato a creare posti di salute e scuole,   che la vostra lingua
     soprattutto per analfabeti. I mezzi sono
     poveri, ma la collaborazione della gente    è la più romantica
     del posto è grande.
     Sono particolarmente contento quando
     sento che questo o quel gruppo si or-
                                                 e che siete stati i primi
     ganizza con le stesse nostre modalità e
     stile per proporre autonomamente un         ad essere i primi.
     tempo di fraternità in viaggio: Spirito,
     Arte, Pace, andando, itinerando. Per im-
     parare a guardare e a conoscere segni
     di speranza, anche nel proprio territo-                     Gio Evan
36   rio.
37
37
La rivoluzione siete voi!
                         di Barbara Angelini

38
Romena non ospita i giovani. Si offre a loro, si lascia
trasformare dalla loro onda vitale. Accade solo per
alcuni giorni d’estate, ma è rigenerante, è rimotivante, è
entusiasmante. La nostra Barbara, che da anni contribuisce
a organizzare la Fraternità dei giovani, ci restituisce la
freschezza di quei giorni...

Un viaggio in un mondo nuovo, fresco,         so di realizzare un programma creativo,
pulito, “un ricambio di globuli rossi”        impegnato e divertente da far vivere ai
come ha detto don Luigi Verdi, una            loro coetanei.
nuova energia tenera, forte, vitale, friz-    Le giornate si sono alternate tra mo-
zante: ecco cosa ho trovato dentro i          menti di lavoro, incontri, musica, balli e
quattro giorni di fraternità con i ragazzi.   giochi, ma ancora più importante era
Impossibile trasmettere tutto in poche        ciò che correva sotto tutto questo, sotto
battute, è stata un’esperienza a 360 gra-     la loro e la nostra pelle. È questo che ha
di, un’immersione nei sensi, nell’auten-      creato la magia di lacrime e risate, di ab-
ticità, nella loro voglia di vivere e met-    bracci e carezze, di intimità e amicizia.
tersi in gioco.                               Il momento più intenso è stata la “loro”
Le proposte che Romena, con don Lu-           Via della Resurrezione. Ciascuno dei ra-
igigi, Pierluigi Ricci e tutti noi abbiamo    gazzi del gruppo organizzatori ha inter-
lanciato loro, sono state colte, capovol-     pretato una delle otto parole della via,
te, rilanciate e soprattutto tradotte nel     è diventato quella parola, mettendoci
loro linguaggio.                              dentro la propria vita, le proprie espe-
Un gruppetto di giovani, che da anni          rienze personali, innescando un circuito
frequentano Romena, si sono messi a           di emozioni e di amore, che è passato
disposizione per organizzare un campo         da cuore a cuore, sciogliendo nodi e fa-
non fatto per loro, ma con loro, a partire    cendo spuntare nuovi, teneri germogli.
da loro. Un lavoro di squadra, magistral-     Interessanti gli incontri, che si sono svol-   38
mente orchestrato da Pigi, ha permes-         ti seguendo tre tematiche: Armonia con         39
Puoi anche leggere