Ti insegnerò - Romena - Fraternità di Romena
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Tariffa Assoc. Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.P.A - In A.P -D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/ 2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/43/2004 - Arezzo - Anno XX n° 14 14 Romena Ti insegnerò a Volare
3 Prima pagina 4 Grazie a chi accarezza... le ali 6 Eraldo Affinati e la voglia di volare 10 L'educatore è colui che ti riaccende la vita 12 Ciascuno cresce solo se sognato 18 Non temiamo: il futuro è in mani buone 20 Educare vuole dire esporsi al mistero dell’altro 24 Paginone centrale 26 Giovanni Galli e la partita della vita 30 Trasformare la vita 32 Sulle strade dell’umanità 38 La rivoluzione siete voi Dona a chi ami ali per 42 le veglie volare, radici per tornare e 44 46 Ciao Grazia L’agenda motivi per rimanere. (Dalai Lama) trimestrale Anno XX - Numero 14 - Ottobre 2019 REDAZIONE località Romena, 1 - 52015 Pratovecchio Stia (AR) tel. 0575/582060 - giornalino@romena.it Il giornalino è anche online su www.romena.it DIRETTORE RESPONSABILE: Massimo Orlandi GRAFICA: Raffaele Quadri REDAZIONE: Massimo Schiavo, Maria Teresa Marra Abignente, Simonetta Grementieri, Gianni Magrini, Paolo Costa. FOTO: Gianna Feller, Massimo Schiavo, Piero Checcaglini, STAMPA: Arti Grafiche Cianferoni Pratovecchio Stia (Ar) HANNO COLLABORATO: 2 Gianni Marmorini, Samuela Brunamonti, Barbara Angelini. Filiale E.P.I. 52100 Arezzo Aut. N. 14 del 8/10/1996
Prima pagina H o un problema con la parola ‘insegnare’. Non mi appartiene. re, perché ci si deve sempre dire tutto – sostiene il mio amico Antonio Thellung, scrittore, artista e padre – ma Il libro la cui lettura mi ha appassionato di più dopo che bisogna imparare a farlo tenendosi per mano”. sono nate le mie figlie è stato “I bambini ci insegnano”. E poi le esperienze. In questa società che connette tutto La posizione dell’apprendere mi è più congeniale. Non attraverso le leve della virtualità, le esperienze dirette, conosco le procedure psicologiche e mentali attraver- capaci di coinvolgere, oltre alla mente, anche il corpo e so cui si possono trasmettere cose che si sanno ad al- l’anima contano ancora di più. tre persone. E questo mi fa capire che insegnare è dote Mi permetto un piccolo esempio familiare. Domeni- speciale. ca scorsa, insieme ad alcuni amici, siamo stati in una Ci sono però compiti dai quali non ci si può esimere. Nel grande casa famiglia, la Fraternità della Visitazione di passaggio generazionale di cui siamo parte è necessario Piandiscò (Ar). mettere in conto che la nostra posizione, di padri o di Alle mie figlie abbiamo solo introdotto il tema. Lì, abbia- adulti, si imprime in chi ci segue; perciò, anche se non si mo spiegato, vivono madri che, per mille vicende, spesso hanno le competenze, non ci si può tirare indietro. angosciose, sono rimaste da sole, e i loro bambini. È stata una giornata di grazia e di semplicità per noi, Quando guardo le mie figlie mi chiedo di che adulto di leggerezza e di giochi per loro. Cosa possono aver avrebbero bisogno, quale atteggiamento sarebbe più imparato? Certamente i valori dell’integrazione, della utile per alimentare la loro autostima, per metterle nelle solidarietà, dell’accoglienza, su cui il babbo avrebbe condizioni, se non di volare, almeno di sostenere l’idea potuto fare tante inutili discorsi, lì erano tutti presenti. di un decollo. Non erano parole, erano sguardi, erano persone, loro Mi impegno molto, credetemi, anche solo per galleggia- coetanee per di più. re. Perché la linea dell’autorevolezza mi affascina, ma non la so perseguire, e tutte le altre opzioni contengo- Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, ha detto: “La for- no, spesso, un germe di incoerenza. Il difetto peggiore, za di un maestro si vede dagli occhi dei suoi studenti: se nell’educare. questi occhi brillano il maestro è bravo, se sono spenti il maestro ha fallito”. È una bella prova, anche per un E allora? Allora qualcosa si può fare lo stesso. Esistono genitore. Almeno domenica io e mia moglie ci siamo altri due binari su cui costruire il proprio percorso edu- sentiti all’altezza. A cena non si parlava d’altro. Gli occhi cativo: il binario degli affetti e quello delle esperienze. delle bimbe erano accesi di una luce speciale. Quando Il primo consiste nell’avere sempre uno sguardo amo- torniamo? Hanno chiesto. roso verso chi, con il verde dei suoi anni, si sta aprendo alla vita. Non possiamo forzare una rosa a sbocciare, Non so insegnare, l’ho detto. Ma per trasmettere ai no- ma possiamo circondarla di calore. Amare non vuol dire stri ragazzi ciò che conta, può non essere necessario. concedere tutto e abdicare alle proprie responsabilità, Le storie delle persone, le esperienze dirette, gli incontri ma far sentire che ci sei, che quel filo di tenerezza e di sono i libri che educano meglio, fiducia è sempre connesso. “Bisogna saper anche litiga- perché permettono di imparare e di crescere insieme. Massimo Orlandi
Grazie a chi ci accarezza . . . di Luigi Verdi* le ali P er volare ci vuole leggerezza. Leggero non è chi galleggia, ma chi è radicato dentro alla vita, flessibile ai cambiamenti, aperto al nuovo. È lo stile dei viandanti, di chi cioè è sempre di passaggio, sempre in transito, lo stile degli uccelli, che si muovono sempre, ma con una direzione chiara. Facciamo fatica ad essere leggeri perché l’e- lemento ‘terra’ ci tira sempre giù; ma siamo anche “pesanti”, perché vogliamo prendere tutto su di noi. Ci vuole leggerezza e semplicità: c’è bisogno di una sana ironia, di saper sdrammatizzare e sorridere per cogliere il ‘nocciolo’, senza la- 4 sciarsi comprare dalle cose, ma avendo il do- minio su se stessi.
Ci hanno fregato quando da bambini ci sull’assenza: si sta ad aspettare qualcosa hanno insegnato a colorare ‘dentro alle che succeda, si sente l’assenza di qualcu- immagini’, perché poi si è dovuto lottare no. tutta la vita per liberarci, per diventare creativi, per aver voglia di sognare, di vo- Invece la felicità dei bambini non ha né lare. tempo né spazio. Non sopporto la parola ‘progetto’: per- La felicità dei bambini ha il presente ché se io mi faccio un progetto, io sono come unico tempo e la presenza come qui e voglio arrivare là in fondo. Ma tra unico spazio. Per questo l’accento di me e là in fondo c’è di mezzo la gente e come dici le cose, a chi è sensibile e feri- lo spirito che mi dice: “Dove vuoi andare? to, fa la differenza. E quell’accento indica La strada non è lì, ma dall’altra parte”. anche come dovremmo stare qui a Ro- mena: il nostro compito è di aiutarvi ad Questi margini stretti, questa smania ascoltarvi, ad alzarvi, ad aprire gli occhi e di progettare ci impedisce di volare e guardare: perché la soluzione ognuno ce di creare cose nuove. La bellezza di l’ha dentro di sé. questo cammino di Romena è che non nasce su un progetto: mi viene Una delle frasi che dicevamo al primo un’idea, poi me ne viene un’altra, mi corso era: “il calabrone sembra che sia tengo libero. scientificamente incapace di volare, ma lui non lo sa e vola”. La mente ci blocca: Sentite questi uccellini in chiesa? “La- ci hanno regalato ali per volare, ma noi le sciate una finestra rotta – mi diceva usiamo come coperta per difenderci dal l’Abbè Pierre – perché i poveri possano mondo. I miei veri maestri non coccolava- sentirsi a casa e gli uccellini farsi un nido”. no me, ma le mie ali. Così dovrebbe fare ogni educatore, ogni genitore, ognuno di Carl Gustav Jung ha scritto: “Noi abbiamo noi: amore vero è quello che ti fa cammi- un debito con l’immaginazione, perché nare e volare. “Chi vuole imparare a vo- spesso non sopportiamo di restare a lun- lare – diceva Friedrich Nietzsche – deve go senza sapere. Spesso non ci piacciono prima imparare a stare, ad andare, a cor- le attese silenziose e lunghe”. Penso che rere, ad arrampicarsi e a danzare: non si 4 la nostra ricerca di felicità sia complica- impara a volare volando”. 5 ta, perché è tutta coniugata sul futuro e
Ha insegnato per una vita nella scuole sorridergli, stringergli di periferia. Ha ideato e lanciato in tutta la mano, accoglierli con Italia scuole dove volontari insegnano l’i- fiducia e benevolenza, sapendo che tutti pos- taliano agli immigrati. Insegnante e scrit- siamo sbagliare, noi per tore, Affinati ha trasmesso, a tantissimi primi, ma nessuno potrà impedirci di continuare a ragazzi, la voglia di aprire le ali alla vita. puntare sulla qualità della relazione umana. Abbiamo bi- “F orse tutti noi saremmo in grado di vola- re se fossimo assolutamente certi della nostra sogno uno dell’altro: senza acqua la pianta muore”. Tra i numerosi libri di Affinati, ce n’è uno dedi- cato a don Lorenzo Milani, “L’uomo del futuro”: capacità di farlo come l’ebbe, quella sera, il co- raggioso Peter”. e sembra proprio che l’esperienza del priore di Barbiana abbia compenetrato la visione che Non basta camminare, riflettere, pensare, fer- Eraldo ha della scuola e del compito degli in- marsi, ascoltare: ci sono momenti della vita in segnanti: “L’insegnante non è uno spartitore di cui ci si deve librare sulle cose e imparare a vo- traffico concettuale, ma colui che, nella staffet- lare. Se fossimo tutti novelli Peter Pan salirem- ta della vita, consegna il testimone al suo alun- mo sul davanzale della nostra finestra e ci affi- no: sarà lui a portarlo verso il traguardo. Questo deremmo al vento. Se fossimo Peter Pan, con significa accettare la propria finitudine, accetta- il suo desiderio di giocare con le fate e parlare re che la mia esperienza, la mia passione, il mio con le stelle, anche per noi sarebbe naturale e concetto di studio possa venire trasformato e semplice liberarci dal carico opprimente del no- superato. Allora, solo allora, senti la pienezza di stro essere adulti. aver ricevuto assai più di quanto hai real-mente Eraldo Affinati è stato per noi un maestro di volo dato. È la sensazione che provano tutti gli inse- nel raccontarci la sua esperienza di scrittore, di gnanti quando si mettono veramente in gioco: insegnante, di fondatore delle scuole Penny Wir- il ragazzo che hai di fronte ti conduce in un luo- ton, nel suo sogno di superare gli steccati, can- go che tu non avevi messo in conto. Ti fa capi- cellare i confini e abolire i passaporti. re qualcosa di te stesso. Ti obbliga a parlare coi tuoi fantasmi interiori. Ti fa uscire dal mansio- “Insegnare la lingua italiana agli immigrati uno nario. Ti spiega che non basta svolgere bene il a uno, senza voti, senza giudizi, senza burocra- 6 proprio lavoro. Bisogna metterci l’anima. Bi- zie, senza soldi, significa imparare a conoscere 7 sogna incarnare di fronte all’adolescente il li- Mohamed, Alina e Petrit: guardarli negli occhi, mite che loro vorrebbero superare.”
Seconda stella a destra e poi dritto fino al mat- gono. La mitica professoressa – oggi incarnata tino. Il nostro Peter Pan ci porta a scoprire la sua dagli standard di valutazione oggettivi – con- Isola che esiste davvero, quella di una scuola in- tinua a fare le parti uguali fra diseguali, consi- tesa come “incrocio di sguardi di cui prender- derando solo le competenze raggiunte, senza si cura”, quella di una scuola come luogo dove calcolare il diverso percorso compiuto. E inve- si verifica un incantesimo, dove gli occhi degli ce dovremmo premiare il movimento registra- studenti e degli insegnanti brillano contempo- to dallo studente, oltre al traguardo raggiun- raneamente di passione. to, anche perché ci sono tempi e forme diverse “Le classi più belle – e lo dico dopo trent’an- dell’apprendimento. ni di insegnamento – non sono quelle, tristis- Urgono piani strutturali anche per rinnovare lo sime, di soli “secchioni”, ma quelle eterogenee spazio didattico e renderlo idoneo ad affronta- dove la diversità degli alunni è un valore che ar- re la rivoluzione digitale che ha cambiato la te- ricchisce. Perché non solo i deboli hanno biso- sta dei nostri ragazzi e quindi anche il modo di gno dei forti, ma anche i forti hanno bisogno leggere, scrivere, apprendere. Non possiamo dei deboli. Il vincente ha bisogno del “perden- continuare a propinare loro il vecchio schema te”, chi è bravo di chi fa fatica. Ognuno ha il suo cripto-ottocentesco con il docente impegnato percorso verso l’apprendimento, ogni ragazzo a spiegare il programma. Se l’Italia non riparte, è portatore di risorse inattese e preziose, di ori- forse dipende anche dalla mancanza di ruote: ginalità di carattere e di un patrimonio emoti- cos’altro dovrebbero essere le scuole, se non vo che, se intercettati e valorizzati, possono ar- questo? Tutti pensano allo spread che sale, ricchire una classe intera.” alla crisi economica, alle manovrette politi- Non si ferma Eraldo, è un torrente in piena quan- che. Io sono più preoccupato dello sguardo do parla dei giovani e della relazione con loro, triste e rabbioso di certi nostri adolescenti ab- un torrente che scorre tra i sassi e li leviga, di bandonati a se stessi. Se non portiamo in sal- cui si respira la freschezza e la trasparenza, che vo loro, ci perderemo tutti.” spruzza gocce di benessere. Seconda stella a destra e poi dritto fino al mat- Continuo è il suo riferimento a Don Milani: ”Noi, tino. E tutti noi, Bimbi Sperduti, a sognare di ap- nonostante le tante battaglie che sono state prodare finalmente verso l’Isola che intravedia- fatte, siamo rimasti ancora il Paese di Pierino e mo, che sentiamo possibile, che ci chiede solo Gianni, i due studenti simbolo di don Lorenzo il coraggio e la capacità di accendere fuochi e Milani: il primo privilegiato, il secondo svantag- di contagiare di umanità la vita. Sorrideranno 8 giato, a causa dell’origine sociale da cui proven- così tutte le stelle. 9 *La testimonianza di Eraldo Affinati al convegno “Ti insegnerò a volare” può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su www.romena.it/romenapodcast
“Dietro ogni adolescente, c’è una bellezza, un tesoro, una motivazione che noi dobbiamo scoprire. Dobbiamo accendere un fuoco dentro questi ragazzi per farlo divampare”. 9 Eraldo Affinati
L'educatore è colui che ti riaccende la vita di Pier Luigi Ricci C iascuna persona che incontriamo può essere un potenziale educatore. Lo diventa nel momento in cui non cerca di portarti verso di sé, ma quando invece ti accompagna verso te stesso… L’ educazione è un’attività, un’arte dico io, con cui tu puoi lasciare una traccia nel mondo, to, anche se non ci sono ragazzi da far cre- scere. Ti potrebbe capitare in un’assemblea anzi promuovere un suo cambiamento, tra- di persone o magari nel tuo ambiente di la- sferendo energia e movimento a quelle per- voro. Succede qualcosa o qualcuno comincia sone o in quelle situazioni in cui quell’energia a dispensare veleni. Tu puoi far finta di non si è persa o non si sa come attivarla. vedere o contribuire per imitazione allo svi- Se ci pensi bene questo compito e questa luppo di quello spettacolo. O potresti trova- 10 possibilità è di tutti, come è data a tutti l’oc- re il coraggio e magari avere due strumenti casione di toccare e promuovere cambiamen- per produrre un cambiamento.
E se lo fai e sai farlo diventi una persona preziosa. Ci sono diversi modi per farlo, ma energie, anche nei momenti di conflitto, anzi in questi in modo particolare e più immediato. di tutti uno è il più affascinante. Ma quest’arte non si improvvisa. È per que- Mi spiego. Esistono i catechisti: sono coloro sto che occorrono momenti in cui si può im- che operano per trasferire delle cose in cui parare, in cui possiamo acquisire strumenti e credono dalla loro testa alla tua. Li puoi tro- rimetterci in gioco. vare nelle chiese, nei partiti, in una struttu- C’è una riflessione ulteriore che vorrei porta- ra di marketing… ma anche sulla spiaggia. re. La capacità di educare che ciascuno di noi Li riconosci dal fatto che ti devono convin- può utilizzare nel rapporto con gli altri, diven- cere di qualcosa. Poi esistono gli insegnan- ta magicamente la modalità con cui ognu- ti: questi trasferiscono il sapere, ti rendono no di noi si ritrova a gestire il rapporto con edotto, ti portano alla conoscenza. E fanno sé stesso. un gran bene. Quando vai ad un corso o a un convegno sui Poi esistono i testimoni, che con il loro esem- temi dell’educazione, in realtà in quel giorno pio ti scuotono, ti richiamano, gli amici che ti lavori anche su come stare con te stesso, su nutrono e ti danno appoggio, gli psicologi come trattare i tuoi conflitti interiori, le tue fe- che ti curano le ferite. Ma se trovi uno che ti rite. C’è un bambino interiore in noi che non riaccende la vita, quello è un educatore. ha età e che a volte è boicottato, criticato e L’educatore ti affianca, non ti deve porta- impoverito proprio da noi stessi, cioè da quel- re a sé, ma portare a te. È uno che possie- la parte che presuppone di sapere, che ti fa de quell’arte speciale di farti trovare il tuo io, sentire in colpa e che ti punisce, da quel ne- le tue risorse, le tue strade e di lasciarti anda- mico che ti controlla e che non ti lascia anda- re, anche se questo potrebbe non piacergli o re e non vuole che tu ti lasci andare. Si tratta potrebbe portarti su strade diverse dalle sue. di una dinamica difficile da spiegare così in Non che le categorie che ho rammentato so- due parole, ma che rappresenta un mecca- pra non sappiano e non possano fare questo. nismo inesorabile: quello che fai agli altri di- Dico solo che se lo fanno in quel momento venta vero anche per te, per cui se vuoi im- sono educatori. Se i bambini hanno bisogno parare e rendere attiva una cosa in te, la devi di figure di riferimento specifiche, gli adulti si rendere vera per gli altri. In poche parole: io 10 educano insieme, interagendo, imparando sto come faccio stare gli altri. 11 dalle loro relazioni e trasferendosi vita ed C’è tanto cammino da fare. Perché non farlo in- sieme?
Ciascuno cresce solo se sognato di Samuela Brunamonti C ome è possibile entrare nel cuore dei nostri ragazzi? Antonio Ferrara, scrittore ed educatore non risponde. Racconta. E mostra quanto ciascun adulto può fare se utilizza bene tre semplici strumenti: un libro, il proprio orecchio e un po’ di fantasia… 12
A ntonio Ferrara è uno scrittore, è un illustratore, è un grande affabulatore e “La scrittura e la lettura sono uno strumento unico per fare educazione a Romena decide non di raccontare agli sentimentale” spiega. “Si impara a fare adulti come aiutare i ragazzi a volare… empatia, a nominare le emozioni, a no, sceglie di incantarli proprio come fa mettersi nei panni di un altro. La vera con il pubblico dei più giovani, sceglie letteratura, specie per ragazzi, è sempre di far volare anche loro, di portarli tra le una relazione con il lettore. Il mio primo parole dei suoi libri perché siano i primi libro, ‘Ero cattivo’, è nato dopo l’espe- ad aver voglia di voltarne le pagine; rienza di anni come educatore in una sceglie di divertire e far sorridere chia- comunità alloggio per minori: a furia di mando tutti ‘raga’ e poi di far toccare con incontrare storie toste che quei ragazzi mano la narrativa per ragazzi profonda, presunti cattivi neanche raccontavano quella che ti inchioda a una storia e te la alle prof o ai compagni di banco, mi è fa vivere, quella che ti fa indossare altri venuta voglia di scriverle, quelle storie. panni e altri sentimenti. È uno spettaco- Perché meritavano di essere raccolte e lo il suo, e ciò che va in scena è il fascino raccontate. Ho allora capito sulla mia eterno della letteratura per ragazzi che stessa pelle che quando riuscivo a tro- ti fa crescere e volare. Sempre. vare parole giuste per dire i miei dolori, Si presenta sul palco dell’auditorium per raccontare una ferita, la letteratura con un grande zaino pieno con alcuni diventava una forma di solidarietà tra dei libri che ha scritto. È il suo modo adulti e ragazzi. E ne ho avuto conferma di dire che sono tanti, e che la sua vita nei miei laboratori di scrittura: un ra- di narratore è un continuo viaggiare; gazzo ha un peso sul cuore, una pietra. Antonio viene da Napoli, vive a Nova- Se scrive, anche in un diario segreto, ra, ma appartiene un po’ a tutta l’Italia: già quella pietra l’ha spostata dal petto gira scuole, carceri e ospedali con le sue fino ad adagiarla sul foglio, circondata storie, con la voce e la stretta collabo- dalle sue migliori parole. Il peso non è razione della moglie Marianna Cappelli, più sul cuore. Se qualcuno poi dovesse per rigenerare studenti e insegnanti, e leggerlo, quel brano, scoprirebbe che lavorare soprattutto sull’emozione. A non è solo al mondo e potrebbe pren- 12 Romena è facile sentirselo subito vicino. dere su di sé almeno un frammento 13 *La testimonianza di Antonio Ferrara al convegno “Ti insegnerò a volare” può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su www.romena.it/romenapodcast
di quella pietra che tanti portano sul io non voglio essere maturo. Come di- cuore. Questo è lo scrivere. Questo è il ceva Rodari, il primo grande narratore leggere”. per ragazzi, voglio conservare almeno Ferrara lancia un appello a tutti gli in- un orecchio acerbo. Perché un orec- segnanti: “Alzatevi, salite sulla cattedra, chio? Perché la scrittura per ragazzi è impugnate un libro, puntateglielo con- orecchio, è ascolto: puoi scrivere per tro e fate loro aprire le orecchie, sgrana- ragazzi solo se ti metti in ascolto. Ed re gli occhi… fate sospettare ai ragazzi è una questione di grande responsa- che nei libri c’è custodito il segreto del bilità. E “responsabile” vuol dire “abile mondo, c’è una domanda formidabile a rispondere a delle domande”. Non a di felicità e loro non lo sanno”. interrogare i ragazzi: ricordiamolo”. “Il titolo del mio libro ‘Ero cattivo’ – pro- Il protagonista del libro è Angelo. Ha uc- segue – presenta un verbo ESSERE al ciso la sua prof e finisce in una comunità tempo IMPERFETTO: che bello! Essere alloggio dove trova Padre Costantino – imperfetti, anche come educatori: vuol costante, tenero, tenace – che non getta dire che si può solo migliorare. Anche mai via la spugna del bravo educatore, 14
che riesce a insegnare le regole della la dici e succede. Pensate un libro per convivenza civile senza mai confermare ragazzi che riorganizzatore di speranza il passato di cattiveria dei suoi ragazzi. può essere! Di lui Angelo racconterà: Con Filippo Mittino, uno psicologo “E pensavo che mi piaceva come parla- dell’età evolutiva, abbiamo scritto ‘Scap- va, il prete. E mi piaceva che scegliesse pati di mano’ perché gli adolescenti a un con cura le parole. Avevo notato che certo punto devono scappare di mano. diceva sempre quando e non diceva mai Noi stiamo tutti a trattenerli, anche se. Non ti diceva “se riuscirai ad essere usando il loro cellulare come un guinza- promosso, vedrai che…” ma ”quando glio elettronico, ma loro devono correre sarai promosso, vedrai che…” Questo dei rischi, devono mettersi in gioco”. ti faceva sentire forte, capace, quasi Ferrara racconta, facendosi accompa- imbattibile ed era una cosa strana e gnare dalla voce di Marianna, come nel bella perché era una tenerezza, certo, libro sia riuscito a far sentire la voce di ma ti induriva. Alice, e con essa a raccontare la storia Il quando è sempre migliore perché vera di Carolina Picchio, una ragazza serve a riorganizzare la speranza, a dare di 14 anni che a Novara si era tolta la fiducia. Occorre farlo con i figli, con gli vita lanciandosi dal terzo piano perché allievi. C’è una poesia in cui Danilo Dolci i suoi compagni avevano pubblicato racconta tre modi di insegnare. Io cito on line delle sue foto private. Carolina l’ultimo verso: “Ciascuno cresce solo se Picchio ora è il nome della prima legge sognato”. Sì, per fare l’educatore, il geni- europea contro il cyberbullismo. Il pa- tore, lo scrittore per ragazzi devi essere dre gira tante scuole con un bigliettino dotato di immaginazione. giallo, l’ultimo post-it che gli ha lasciato Mi viene in mente una parola che in la figlia, rivolto ai compagni: ‘ADESSO Italiano si usa con i bambini per fare le sarete contenti. Adesso forse capirete magie: ‘ABRACADABRA’. Moni Ovadia mi che le parole fanno male più delle botte’. ha detto che è una parola dell’ebraico “Io e Marianna facciamo delle incursioni biblico e vuol dire ‘mentre parlo, CREO nelle scuole, nelle carceri, negli ospeda- 14 con le parole’. Tu immagini una cosa, li… andiamo a scuotere i ragazzi, a far 15
sospettare loro che nei libri ci sono le loro emozioni. E poi li portiamo ai classi- Un giorno sul diretto Capranica- ci. E li portiamo a scrivere. Parla, perché Viterbo vidi salire un uomo con un il dolore che non si esprime ordina al cuore di spezzarsi, fa dire Shakespeare orecchio acerbo. nel Macbeth. Le parole possono ucci- “Signore, gli dissi dunque, lei ha dere. Però sono anche abracadabra. Se riesci a nominare le tue emozioni puoi una certa età, di quell’orecchio fare la magia di cambiare il mondo. Gli verde che cosa se ne fa?” Rispose scrittori, i poeti, i teologi, ci credono”. gentilmente: “Dica pure che son Antonio Ferrara e Marianna Cappelli salutano Romena con dei versi del libro vecchio. Di giovane mi è rimasto ‘Fratture a legno verde’, quelle fratture e soltanto quest’orecchio. È un dolori dell’infanzia che tutti ci portiamo dietro. Sono versi dedicati alla loro figlia orecchio bambino, mi serve per e di questi ne scegliamo tre: capire le cose che i grandi non Hai fame di sogni, stanno mai a sentire: ascolto quel ti vedo, che dicono gli alberi, gli uccelli, e mani piene di semi. le nuvole che passano, i sassi, i Scegliamo questi perché Ferrara ci ha mostrato che occorre saper ascoltare ruscelli, capisco anche i bambini la fame dei giovani, e saper vedere tutti quando dicono cose che a un orecchio i semi che tengono tra le mani. Sono semi che diventeranno vita ogni volta maturo sembrano misteriose...” che un adulto, magari con un bel libro con sé, saprà immaginarla e sussurrare Gianni Rodari ABRACADABRA. 16 17
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Non temiamo: il futuro è in buone mani di Gianni Marmorini E’ probabile che ogni generazione entra- ta nella fase adulta e responsabile della vita te anche di paura, che i giovani suscitano in chi li ha preceduti. abbia vissuto “un particolare sconcerto, det- Niente di nuovo sotto il sole: ad ogni cambio di tato dalla quotidiana osservazione dei figli: li generazione il mondo di ieri è sempre sembra- si scorgeva preda di un’inspiegabile retromar- to migliore del mondo di domani. “Questa gio- cia genetica a causa della quale invece che mi- ventù è guasta fino al cuore. Non sarà mai come gliorare la specie sembravano con tutta evi- quella di una volta. Quella di oggi non sarà ca- denza perpetrarne una misteriosa involuzio- pace di conservare la nostra cultura”: potrebbe ne”. Il linguaggio di Alessandro Baricco, ironi- essere una voce di oggi e invece è la scritta tro- 18 co e conciso, esprime alla perfezione la sensa- vata in un reperto archeologico di Babilonia ri- zione di sorpresa e di incomprensione, a vol- salente a circa 3.000 anni fa.
È sufficiente una breve ricerca su Internet per non riusciamo a comprender- comprendere che ogni generazione ha avuto li, troppo poco riusciamo a par- paura di lasciare il mondo nelle mani della suc- lare con loro, ma se riusciran- cessiva, sempre. Ma nessuna di queste paure si è no a far maturare i semi che si avverata, mai. Anzi il mondo ha continuato, pur portano nel cuore e nella men- tra mille contraddizioni, ad offrire condizioni di te allora potranno costruire un vita sempre migliori del precedente. mondo che noi non siamo ri- usciti neanche a sognare, pre- E per quanto riguarda la nostra epoca è diffici- si come siamo stati a fare le le comprendere di cosa dovremmo aver nostal- guerre fredde e calde. gia: forse di due guerre mondiali? Siamo stati sul- la luna, sì, ma abbiamo anche avuto i campi di Forse ci sono ancora ampi settori dove deve cre- sterminio e le foibe, la guerra fredda e la bom- scere l’interesse e la partecipazione delle gio- ba atomica ... Il 1900 è stato considerato il seco- vani generazioni, ma ci sarà tempo. Adesso è il lo più difficile della storia, siamo arrivati più vol- momento di incoraggiare ogni piccolo sussulto. te ad un piccolo passo dalla distruzione del ge- nere umano, cosa che non era mai stata possibi- Non so se dobbiamo davvero trasmettergli qual- le e che noi, invece, lasciamo in eredità al mon- cosa, ma so quello che mi piacerebbe fargli ve- do dopo di noi. dere e sentire: la meraviglia, lo stupore, l’emozio- ne, e anche un pizzico d’invidia, perché abbiamo Mentre dunque dilagano preoccupazioni e im- compreso che “quella a cui stavamo assistendo pressioni quasi apocalittiche sui giovani, quest’an- non era un’invasione di barbari che stavano spaz- no li abbiamo visti in tutto il mondo (e già questa zando via la nostra raffinata civiltà, ma una mu- è una novità straordinaria) scendere nelle piaz- tazione che riguardava tutti e che avrebbe gene- ze per chiedere un cambio radicale nella cura rato in tempi brevi una civiltà nuova e in qualche del pianeta che abitiamo. A loro spesso è sta- modo migliore di quella in cui eravamo cresciu- to risposto con ironia o sospetto, altre volte non ti”. Per Alessandro Baricco potrebbe trattarsi ad- sono stati presi in considerazione, ma nessuno dirittura di “una virata strategica geniale. Pensa- di loro si è fermato. E non solo quando erano in vo a quelle virate spettacolari a cui abbiamo dato centinaia di migliaia in tutte le capitali più impor- nomi come Umanesimo, Illuminismo, Romantici- tanti del mondo, ma non è rimasto a casa nean- smo; ero convinto che stavamo vivendo un ana- che il piccolo Potito, dodici anni, che da solo ha logo, formidabile, cambio di paradigma. Stava- manifestato per un mondo senza la plastica nel- mo facendo ruotare i nostri principi di centottan- la piazza di Stornarella nel Foggiano. È per que- ta gradi, come avevamo fatto in quelle circostan- 18 sto che nonostante le nostre paure possiamo ze storiche poi diventate memorabili. Non biso- 19 guardare con fiducia ai giovani di oggi. Forse gnava aver paura, sarebbe andato tutto bene.”
Educare vuol dire mistero dell’altro esporsi al di Simonetta Grementieri Preparatevi con cura a entrare nelle prossime pagine. I pensieri di Johnny Dotti faranno saltare per aria tanti stereotipi per restituirci una dimensione dell’educare libera, profonda, affascinante. Pedagogista e imprenditore, Johnny ha tante esperienze da condividere e un pensiero originale 20da trasmettere.
I ohnny Dotti vive in una comunità di fami- glie nella campagna del bergamasco insie- mondo del mistero dell’altro’; in questo senso è cosa profondamente umana che ha a che me alla moglie e ai suoi quattro figli. fare radicalmente con l’invisibile e l’impossi- bile. Purtroppo però tutto il ‘grande sistema’ Negli oltre trent’anni di vita comunitaria che abbiamo montato ha rimosso quasi vissuta racconta di aver avuto circa una ses- totalmente la questione umana, riducendo santina di figli. Oltre a quelli ‘biologici’ ne ha quest’epoca ad un periodo tecno-gnostico la infatti avuti tanti ‘di cuore’. Alla luce di queste cui unica ossessione è quella di ‘funzionare’. esperienze oggi sente di poter affermare che «educare è impossibile ma, esattamente L’educazione non aiuta a funzionare, aiuta ad perché è impossibile, è umano». esistere. Le macchine funzionano, noi invece siamo strutturalmente disabili, struttural- L’educazione non aiuta a funzionare, ma mente fragili, feriti, mortali. a esistere La grande rimozione dell’esistenziale ha Dotti inizia il suo intervento a Romena rom- portato l’educazione dentro un rapporto pendo subito gli argini della parola educa- specialistico, facendoci credere che si deve zione, mostrando con chiarezza quanto ci fare un corso per imparare a educare, un coinvolga e ci riguardi: «Educare è una delle corso per diventare mamma e papà. Ma non questioni rimaste alla libertà dell’uomo e in è così: la vita richiede un’esposizione costan- questo senso è oggi urgente e importante. te al rischio. Occorre attraversare il rischio Perché sperare, oggi, significa educare ed dell’educazione, che è un rischio misterioso educare significa sperare. perché è l’esposizione all’enigma dell’altro; Tutto il mondo dell’educazione è diventato non all’identità dell’altro, non a ciò che io un grande baraccone di tecnica: il grande desidero dell’altro, non a mettere l’altro baraccone della scuola, delle terapie, dei dentro una cosa che io ho pensato prima, servizi, delle competenze, dei progetti; tut- ma esposizione al far venire al mondo il mi- te cose interessanti nate con l’intenzione stero dell’altro. Questo richiede che rivieni al di dare importanza alla questione umana, mondo anche tu: diventi padre nel far venire ma che oggi sono diventate dei ‘dispositivi’ al mondo il mistero del figlio». che si muovono da sé. Quando si entra nella L’educazione si nutre di esperienze scuola, ad esempio, si entra in un sistema tecno-burocratico molto più grande di noi, In tutte le società la speranza è una virtù che dove l’educazione si confonde con l’istruzio- accompagna l’immaginario giovanile, ma ne (educare non è istruire), con la formazione oggi come facciamo a sperare avendo pochi (educare non è formare), con l’apprendere giovani (a breve gli over 65 supereranno gli (educare non è apprendere). under 25) costretti in un sistema rigido, sia 20 nelle forme scolastiche che lavorative, con 21 Educare invece è ‘accompagnare il venire al una richiesta di performance che comincia
a essere presente fin da piccolissimi? Qual è di sé: la dimensione umana è fatta contem- lo spazio dell’educare, oggi? poraneamente di mente, di cuore e di mani. Per Dotti non c’è dubbio: «Quello dell’espe- Oggi i giovani vivono questa dimensione rienza che è sempre un’esposizione mortale nelle tre parti separate; paradossalmente il alla realtà. Recuperare uno spazio di libertà digitale se viene lasciato a sé colonizzerà una e di responsabilità, immaginare di fare più certa forma di intelligenza, certamente non cose con i giovani che per i giovani, dove aprirà ad esperienze di corpo e tantomeno ad anche loro possano recuperare uno spazio esperienze emotive e spirituali di cui l’uomo reale di responsabilità, uscendo dall’idea di ha costitutivamente bisogno. montare servizi ‘per’ loro, cercando piuttosto L’educazione ha bisogno di corpo, odore, di costruire esperienze ‘con’ loro. tatto perché il mistero viene sempre fuori Questo alimenta la fiducia nell’altro. La sicu- nell’incarnazione, non è un algoritmo. Dio rezza umana è sempre il rischio di una rela- lo mangi, l’altro devi mangiarlo se vuoi che zione con l’altro e passa dalla fiducia: nessun venga al mondo il suo mistero. Oggi nessuno sistema tecnico ci renderà sicuri. abbraccia più nessuno e senza abbracciare Questo richiede a noi adulti la capacità di non c’è educazione. Prendiamoci in casa i fare un passo indietro per rigenerare uno figli degli altri allora, facciamo noi questo spazio entro cui i giovani possano giocare il movimento amoroso, semplice, in cui non ‘rischio’ della vita, nell’accezione più nobile serve un progetto finanziato, serviamo noi e del termine. La vita è essenzialmente novità, basta. Non avremo più servizi, più erogazioni, è venire al mondo di qualcosa che non c’era ma più vita però! e quando anche si ripete ciclicamente, come Servono esperienze integrali e integrate, le stagioni, ogni stagione non è mai uguale bisogna riportare al lavoro presto i ragazzi; alla precedente. non al posto di lavoro, ma all’esperienza del Un’esperienza, questa, lontana dai giovani mettere al mondo, attraverso il proprio cor- di oggi, spesso imprigionati in una struttura po, la propria intelligenza, il proprio cuore, tecnica così fortemente determinata in cui qualcosa di utile a sé e agli altri. l’unica cosa possibile da fare sembra rendersi Bisogna infine portarli a sentire l’altro, a farsi adeguato ad un sistema pensato da qualcun prossimo dell’altro, a sentirlo importante. altro». L’educazione a cui penso non immagina di L’educazione è fatta di mente, di cuore e di rivolgersi a degli utenti a vita. L’educazione mani non prevede utenti. Prevede le persone che hanno un senso al di là della funzione». 22 “Esporre alle esperienze – prosegue Dotti 2322 – vuol dire esporre all’esperienza integrale *La testimonianza di Johnny Dotti al convegno “Ti insegnerò a volare” può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su www.romena.it/podcast
La festa è appena iniziata. Davanti a me il mio lavoro e tutte le mie speranze: diventare farfalla. Christian Bobin 23
Ho voluto più bene a voi ragazzi, che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto. Lorenzo Milani
Giovanni Galli di Paolo Costa e la partita della vita E’ stato un grande campione di calcio. Ma lo è stato anche fuori dal campo. Là dove non contano i rigori parati, ma la capacità di stare al mondo. A Romena ha raccontato la sua vita da calciatore, ma anche quella di marito e di padre. Una testimonianza di vita, di amore e, soprattutto, di 26 semplicità.
E’ stato il portiere di Fiorentina, Milan e Napoli, ha giocato con Gullit e Mara- tuoi compagni, nello spogliatoio, le re- gole che ci sono, le abitudini. E’ uno stile dona, ha vinto scudetto e Champions di vita che lo sport, non la tivù o i soldi, league. Addirittura un campionato del ti dà per diventare una persona vera”. mondo. A Romena è venuto tante volte sempli- Fondamentale, per Galli, è stata la fa- cemente come Giovanni, per trascorre- miglia: la sua Anna, 44 anni di unione, re qualche giornata insieme al gruppo e i figli Niccolò, Camilla e Carolina. Una Nain, addirittura una volta in bici, per famiglia bellissima e una vita normale onorare una promessa. tanto che un giorno Carolina, ancora bambina, gli chiese: “Ma è vero che tu Questa volta il campione, l’amico, l’uo- sei famoso?” mo, l’educatore sono un tutt’uno nel Giovanni ha sempre ritenuto impor- racconto che Giovanni fa della sua vita tante la semplicità, la quotidianità, la durante un nostro convegno. strada: “Non mi sono mai nascosto, i Giovanni inizia raccontando di quando, miei amici sono ancora oggi il pizzaiolo, ragazzino a Pisa, giocava a calcio con il macellaio e l’idraulico. A Napoli, dove gli amici fino a buio, senza stancarsi, i giocatori sono viziati dall’affetto della e di come, già a 14 anni, inseguendo gente e appena esci di casa hai subito il sogno di diventare calciatore, entra un capannello intorno, io ero l’unico nelle giovanili della Fiorentina comin- giocatore che andava per strada, al ciando a dare un senso al suo futuro e mercato a fare la spesa. Ero diventato un ordine alla sua vita. uno di loro”. “È stato sempre bello, sempre affasci- Una grande carriera, su cui glissa, poi nante. Il calcio per me è una scuola di la fine dell’esperienza da calciatore, vita, non un sacrificio, perché un sacri- l’avvio di quella di dirigente. E qui, la ficio lo fa chi non ama quello che sta prova più dura: Niccolò, promessa del facendo”. Giovanni continua: “lo sport è calcio come il suo papà, muore a soli uno stile di vita, educazione, rispetto, è 17 anni in un incidente stradale. Gio- un bagaglio di crescita che ti fa diventa- vanni commosso riflette. “Davanti a re uomo. Le grandi parate? Sono frutto un dolore immenso come questo due di tutto ciò che ci sta dietro. Le persone cose mi hanno salvato: l’amore della 26 maturano non attraverso le vittorie, ma mia famiglia e la fede. Perchè se oggi attraverso quei momenti che vivi con i 27 sono più gli anni che ho passato senza
che quelli che ho vissuto con Niccolò, il loro piccolo era stato in cura al Meyer io ho la convinzione che avremo ancora di Firenze, dove la Fondazione aiutava tanto tempo per stare insieme”. tanti ammalati: un segno che ci ha dato Giovanni confida anche la fatica e gli la forza per continuare”. errori compiuti nel sostenere il peso di quel dolore: “In famiglia volevo essere E veniamo al Galli dei valori, dell’educa- la persona alla quale potessero aggrap- zione nel calcio: “I genitori dei bambini parsi e cercavo di non farmi vedere della scuola calcio e del settore giova- piangere. Mi è mancato poter piangere, nile talvolta hanno atteggiamenti più lo facevo sotto la doccia perché non pericolosi dei tifosi. Non capiscono volevo farlo davanti a loro. Ma è stato che i loro figli non vanno caricati di comunque un errore: sia il dolore che la troppe responsabilità, ma lasciare che felicità devono essere sempre condivisi si divertano con il pallone. Passione, con gli altri”. divertimento e gioia: tutti insieme! E la bravura deve essere a servizio dei com- Dal 2001 è nata una bellissima realtà: la pagni, anche dell’ultimo che magari Fondazione Niccolò Galli che si è allar- un giorno ti fa vincere la partita. Nelle gata sempre più; nata dagli amici di Nic- squadre giovanili, importante è diver- colò, riesce ad aiutare tanti altri bambini tirsi e condividere con i compagni: più e giovani che ne hanno bisogno. Un che andare nelle grandi squadre, dove sostegno importante per Giovanni ed si è tanti come in un pollaio e si gioca Anna è stato don Gigi e il Gruppo Nain. poco, è meglio giocare e divertirsi più a E soprattutto la fede: “Come potrei ma- lungo possibile con i propri compagni ledire – aggiunge Giovanni – Colui che e amici”. mi ha dato Niccolò? Abbiamo avuto tutto quello che volevamo. Certo che Gli applausi scrosciano come allo stadio mi manca! Lo sento vicino e una notte per un campione che più che vincere l’ho anche sognato: sulle scale, mi ha scudetti sembra aver vinto la Cham- abbracciato… era di carne, era lui!”. Agli pions della vita, quella che conta nel inizi della Fondazione, mentre Giovanni cuore di tutti noi. e la sua famiglia giravano stanchi dopo un incontro a Firenze, avvenne la sor- 28 presa: “Arrivano due genitori giovani 29 con un bambino e ci ringraziano perché *La testimonianza di Giovanni Galli al convegno “Ti insegnerò a volare” può essere vista sul canale YouTube “Fraternità di Romena” o ascoltata su sito www.romena.it/podcast
Questo è il nostro obbligo nei confronti del bambino: dargli un raggio di luce, e seguire il nostro cammino. Maria Montessori 29
Trasformare la vita Come la luce “genera” lo spazio, illuminandolo, così il pensiero ci può indicare vie nuove per trasformare la realtà. 30 Roberto Mancini
Come poss i a mo su pera re la rassegnazione che proviamo di filosofica dell’autore, sono quelli di coniu- fronte al contesto sociale e politico gare la lucida analisi fenomenologica del- nel quale viviamo? la situazione sociale in cui ci troviamo con quella della vita interiore o spirituale del- Roberto Ma nci n i , fi l osofo le persone. Ben sapendo che la crisi socia- a ppassionato, ci propone u n le non ha solo radici economiche o politi- percorso originale per liberarci da che, ma anche più profondamente spiritua- li o antropologiche e che, reciprocamente, quella impotenza diffusa che ci le storture personali e la desertificazione fiacca e per cominciare a riaprire il spirituale dilagante sono fortemente con- futuro. Il suo saggio si apre con una dizionate dagli assetti strutturali economi- co-politici della società. introduzione di Giovanni Ferretti Di entrambi i versanti, quello sociale e che fotografa perfettamente i quello personale, Mancini sa mettere in contenuti, e la sfida, del libro... luce, con rara capacità rivelativa, sia le di- namiche negative che quelle positive, non Q uesto nuovo libro di Roberto Mancini è di grande attualità. Non nel senso di es- limitandosi ad una descrizione neutra di ciò che sta avvenendo, come di solito fan- no gli studi dei sociologi e degli psicologi, sere alla moda o rincorrere ciò che di vol- ma proponendoci un perspicace discerni- ta in volta campeggia nei media o nel web mento critico in vista di una trasformazio- per la durata effimera di un giorno, ma nel ne in meglio della nostra società e delle no- senso che ci aiuta a meglio comprendere stre persone. il nostro presente, l’attuale situazione po- litica e culturale italiana, senza cedere allo Ci auguriamo che quanti vorranno percor- sconforto per il senso di impotenza che ci rere il cammino proposto in questo libro avvince di fronte alle sue antiche e nuo- possano arricchire la propria immaginazio- ve storture. La comprensione del presen- ne, scoprendone la forza liberante, ed eser- te si completa, infatti, con la messa in luce citarsi in un pensiero capace di trasformar- delle forze interiori disponibili cui possia- ci interiormente e al tempo stesso di tra- mo attingere per impegnarci nella sua sformare in meglio il mondo che ci è sta- trasformazione. to consegnato. 30 Caratteristica e pregio particolari del libro, 31 come in generale della vasta produzione Giovanni Ferretti* *L’autore è professore emerito di Filosofia teoretica all’Università di Macerata
Sulle strade dell’umanità di Gianni Novello Si può incontrare se stessi e il proprio prossimo anche in una dimensione itinerante. E‘ ciò che propone da molti anni Gianni Novello, nostro amico e collaboratore. 32 I suoi ”tempi di fraternità in viaggio“ non hanno nulla di turisti- co: sono occasioni per cercare, tutti insieme, segni di speranza.
O rmai sono quasi venti anni che or- ganizzo dei viaggi in varie zone d’Italia za ai segni nuovi e antichi di bellez- e all’estero, vicine e lontane. Tutto ini- za, posti nel corso ziò in Calabria dove a chi veniva ospite della storia dalle nella comunità di Rossano si proponeva generazioni che si un giorno di visitazione, cioè di incontro sono succedute con segni di speranza e di fraternità nel nella realtà geo- territorio. La visitazione diventava come grafica visitata; una esplorazione di scelte positive nel “pace”, dando molta importanza all’in- territorio, reagendo al pessimismo contro con persone, gruppi organizzati, espresso negli stereotipi di chi dice “qui comunità di un dato territorio. da noi non c’è niente di buono”, “niente E così le visitazioni venivano elaboran- si muove”, “nessuno fa nulla”. Le visita- do uno stile leggero e fiducioso. Vole- zioni diventavano incontri con la gente vamo, soprattutto, che avvenissero in del territorio, interrogandosi insieme sul un tempo di fraternità in viaggio. Non da farsi pur di fronte alla complessità volevamo tornare a casa con più foto- delle problematiche. grafie e con più immagini catturate, ma Abbiamo poi pensato che l’esperienza più arricchiti da tanti confronti con chi, poteva essere utile anche per esplo- anche talvolta in realtà molto dure, sta- rare segni di speranza in altre regioni. va alimentando segni di speranza. Non Avevamo però qualche timore che tut- turismo, ma come da allora abbiamo to questo fosse percepito come una chiamato queste iniziative, “tempo di organizzazione turistica un po’ diver- fraternità in viaggio”. Abbiamo un gior- sa dal solito. Abbiamo perciò pensato no trovato un testo in cui era scritto: “I a un chiarimento dello stile di questi turisti guardano senza vedere, intendo- spostamenti: una elaborazione facente no senza ascoltare, sfiorano, senza toc- riferimento a tre parole generatrici di care. I viaggiatori sono, invece, persone una modalità per questa ricerca: “Spi- in ricerca”. rito”, “Arte”, “Pace”. “Spirito” per dare Con gli anni abbiamo alternato visite in un’impronta di interiorità all’incontro Africa, soprattutto nel Congo Kinshasa, 32 e alle visite; “arte”, per dare importan- a visite in regioni italiane. Siamo rima- 33
sti stupiti da tanti incontri a sorpresa in re a casa sua ci ha parlato, lui da padre Sardegna. Vicino a Cagliari, per esem- conciliare del Vaticano II, del lavoro di pio, la comunità “la Collina” elabora in internazionalizzazione della Chiesa da modo educativo, attraverso il lavoro parte di molti vescovi del mondo intero agricolo e artigianale, la cultura, la spi- arrivati a Roma per il Concilio. ritualità interreligiosa, la detenzione al- Abbiamo visitato la Basilicata, abbiamo ternativa al carcere. percorso la Puglia, soprattutto ricordan- Un viaggio in Piemonte ci ha fatto co- do un grande profeta di pace come noscere i cosiddetti “santi sociali” di Tonino Bello. Per capirlo di più, siamo quella regione. Sono stati anticipatori andati a leggere testi tratti da suoi li- di risposte sociali nel loro tempo, da san bri sui posti dove lui li ha scritti: quale Giuseppe Cafasso sul tema della pena emozione leggere “La lampara” sul por- di morte, al Cottolengo, a don Bosco, to di Tricase al tramonto ! E poi ancora fino all’opera attuale di don Ciotti con incontrare testimoni della sua vita ad il gruppo Abele e l’associazione Libera. Alessano, a Molfetta e a Bisceglie. Nel viaggio abbiamo avuto come gui- Siamo stati l’anno scorso in Albania, da il vescovo coraggioso di Ivrea, don per una visita che, a dir poco, ha an- Luigi Bettazzi, che in una serata familia- nullato dentro ciascuno tanti stereoti- 34 35
pi sugli albanesi. È un Paese in grande te di tanta bellezza naturale. All’inizio miglioramento da tanti punti di vista. degli anni ’90, la Bosnia è stata teatro Siamo saliti fino nel Nord, alla città di di una conflittualità tra croati, serbi e Rreshen, un territorio fra i più poveri del mussulmani bosniaci che ha prodotto paese. A Rreshen la comunità cristiana centinaia di migliaia di morti. A Saraje- è guidata da un coraggioso e giovane vo abbiamo parlato con un ex generale vescovo, Georgj Meta. La diocesi ha sei che benchè serbo ha cercato di salvare preti compreso il vescovo. Sono molto Sarajevo e la sua popolazione durante valorizzati i laici, sia uomini che donne, il lungo e terribile assedio delle truppe con incarichi di rilievo. Una suora ci è serbe. Oggi promuove l’educazione dei stata indicata come la guida di fatto giovani come prospettiva di pace tra le della parrocchia della Cattedrale . diverse realtà. L’ultimo viaggio, l’estate scorsa, ha avu- In tanti luoghi, dunque, un viaggio to quale meta la Bosnia. Il Paese ha una come un pellegrinaggio di fiducia. Vor- natura bellissima. Ci si interroga come remmo replicare anche nell’anno pros- può l’uomo inventare guerre così cru- simo continuando le visite in Senegal. È deli e continui conflitti in un ambien- un Paese che non ha conosciuto guerre, 35
che ha avuto come padre fondatore un politico di grande cultura come Léo- pold Sédar Senghor, che è stato molto Viaggiate amato dal presidente del Sud Africa, Nelson Mandela, che ha aiutato il sor- gere del Gorée Institute nell’isola della che sennò poi partenza degli schiavi, un centro per la democrazia, lo sviluppo e la cultura in diventate razzisti Africa. Un’altra “immigrazione al contrario” po- e finite per credere trebbe essere un ritorno in Congo nella provincia del Nord Kivu. Vi ho compiuto tante visite con varie persone e gruppi che la vostra pelle è l’unica per tanti anni. Ne è nato un contatto fraterno con un bellissimo villaggio lo- ad avere ragione, cale, Lukanga, e un altro in piena fore- sta, Muhanga. Abbiamo in tanti colla- borato a creare posti di salute e scuole, che la vostra lingua soprattutto per analfabeti. I mezzi sono poveri, ma la collaborazione della gente è la più romantica del posto è grande. Sono particolarmente contento quando sento che questo o quel gruppo si or- e che siete stati i primi ganizza con le stesse nostre modalità e stile per proporre autonomamente un ad essere i primi. tempo di fraternità in viaggio: Spirito, Arte, Pace, andando, itinerando. Per im- parare a guardare e a conoscere segni di speranza, anche nel proprio territo- Gio Evan 36 rio. 37
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La rivoluzione siete voi! di Barbara Angelini 38
Romena non ospita i giovani. Si offre a loro, si lascia trasformare dalla loro onda vitale. Accade solo per alcuni giorni d’estate, ma è rigenerante, è rimotivante, è entusiasmante. La nostra Barbara, che da anni contribuisce a organizzare la Fraternità dei giovani, ci restituisce la freschezza di quei giorni... Un viaggio in un mondo nuovo, fresco, so di realizzare un programma creativo, pulito, “un ricambio di globuli rossi” impegnato e divertente da far vivere ai come ha detto don Luigi Verdi, una loro coetanei. nuova energia tenera, forte, vitale, friz- Le giornate si sono alternate tra mo- zante: ecco cosa ho trovato dentro i menti di lavoro, incontri, musica, balli e quattro giorni di fraternità con i ragazzi. giochi, ma ancora più importante era Impossibile trasmettere tutto in poche ciò che correva sotto tutto questo, sotto battute, è stata un’esperienza a 360 gra- la loro e la nostra pelle. È questo che ha di, un’immersione nei sensi, nell’auten- creato la magia di lacrime e risate, di ab- ticità, nella loro voglia di vivere e met- bracci e carezze, di intimità e amicizia. tersi in gioco. Il momento più intenso è stata la “loro” Le proposte che Romena, con don Lu- Via della Resurrezione. Ciascuno dei ra- igigi, Pierluigi Ricci e tutti noi abbiamo gazzi del gruppo organizzatori ha inter- lanciato loro, sono state colte, capovol- pretato una delle otto parole della via, te, rilanciate e soprattutto tradotte nel è diventato quella parola, mettendoci loro linguaggio. dentro la propria vita, le proprie espe- Un gruppetto di giovani, che da anni rienze personali, innescando un circuito frequentano Romena, si sono messi a di emozioni e di amore, che è passato disposizione per organizzare un campo da cuore a cuore, sciogliendo nodi e fa- non fatto per loro, ma con loro, a partire cendo spuntare nuovi, teneri germogli. da loro. Un lavoro di squadra, magistral- Interessanti gli incontri, che si sono svol- 38 mente orchestrato da Pigi, ha permes- ti seguendo tre tematiche: Armonia con 39
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