THE TOP EMERGING TECHNOLOGIES TO WATCH 2018 - FUTURELAND REPORT - Rai Cultura
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Blockchain, Artificial Intelligence, Immersive Technology. Sono queste le tre parole chiave attorno a cui ruota l’edizione 2018 di “Futureland”, la tech conference internazionale organizzata da Talent Garden il 15 e il 16 novembre a Milano. Un’occasione per aziende e imprenditori per approfondire, con conferenze, dibattiti e dimostrazioni pratiche, quali sono i benefici e i cambiamenti che tali tecnologie possono apportare nella gestione del business e dei processi produttivi e organizzativi. 2
introduzione — INTRODUZIONE La Digital Transformation sta rivoluzionando il modo di fare business, e le aziende sono ormai consapevoli che l’innovazione tecnologica rappresenti un vantaggio competitivo imprescindibile. Blockchain, Artificial intelligence e Immersive Technology, in particolare, sono tre tecnologie in grado di mo- dificare radicalmente i processi produttivi e di organizzazione di molti am- biti industriali, creando vantaggi in termini di produttività, miglioramento della qualità dei servizi percepita da parte dei clienti, riduzione dei costi e possibilità di internazionalizzazione. Basti pensare alle opportunità che la blockchain apre nel settore del fintech e delle assicurazioni. Ma non c’è solo questo: una tecnologia come la blockchain, in grado di condividere dati in maniera sicura tramite un database distribuito, trova ambiti di applicazione in diverse industry: healthcare, logistica, agrifood, media, telecomunicazioni e persino nell’industria musicale. Basta scegliere la piattaforma più adatta al settore e al processo che si intende modificare. Lo stesso vale per le applicazioni dell’intelligenza artificiale nelle aziende. Una tecnologia complessa, in grado di risolvere problemi e svolgere attività tipiche della mente umana, ma con potenzialità amplificate. Un esempio su tutti: la capacità di analisi in tempo reale e in tempi brevi di enormi quantità di dati. Secondo lo studio “Reshaping Business With Artificial Intelligence”, realizzato nel 2017 da Boston Consulting Group e MIT Sloan Management Review, l’84% degli intervistati in differenti settori industriali sostiene non a caso che l’intelli- genza artificiale sarà in grado di creare vantaggi competitivi e l’83% ritiene che la sua applicazione sia una priorità strategica per il proprio business. La previ- sione è che le aree più interessate saranno quelle del marketing e dei servizi, oltre alla gestione dei processi di produzione e distribuzione. Percentuali simili si trovano anche in una survey realizzata da Accenture in me- rito alla tecnologia immersiva: l’80% dei dirigenti sostiene che sarà fonda- mentale in futuro usare strumenti come la realtà aumentata nel rapporto con i clienti e con i dipendenti, in modo da eliminare il gap tra l’esperienza 3
introduzione digitale e lo spazio fisico. In combinazione con i dati IoT (Internet of Things), le applicazioni AR (Augumented Reality, Realtà Aumentata) e VR (Virtual Reality, Realtà Virtuale) stanno portando numerose aziende a ridefinire completamen- te il modo in cui progettano, producono, vendono, gestiscono e supportano i prodotti. A rendere chiaro il fenomeno al grande pubblico è stata l’applica- zione Pokemon Go, che per la prima volta ha dimostrato le potenzialità della realtà aumentata nella vita quotidiana. Ma oltre i videogame c’è di più. 4
Qualche numero — QUALCHE NUMERO p arliamo di mercati che di anno in anno crescono più che a doppia cifra. Se nel 2016, secondo Markets&Markets (so- cietà specializzata nelle ricerche sui mercati emergenti), il mercato della blockchain valeva ancora solo 210 milioni di dollari, entro il 2021 si arriverà a 2,3 miliardi di dollari. Ed entro il 2024, stan- do ai dati di Transparency Market Research, i ricavi toccheranno quota 20 miliardi di dollari, con una crescita significativa dai 315,9 milioni Il mercato di dollari del 2019. La blockchain si fa sempre più strada nelle della strategie delle aziende, con applicazioni che vanno dalle iden- blockchain, tificazioni digitali agli smart contract, fino allo scambio di dati in entro il 20121 modo sicuro e veloce. varrà 2,3 Quanto all’intelligenza artificiale, il mercato che ruota attorno a miliardi di questa tecnologia già nel 2017 ha raggiunto un giro d’affari di dollari 12,5 miliardi (fonte: IDC). E questo trend è destinato La previsione a proseguire: la previsione è che nel 2021 si arriverà a quota è che nel 2021 46 miliardi di dollari, soprattutto grazie all’aumento degli in- l'AI arriverà vestimenti delle imprese. La stima è che i ricavi generati dal a quota 46 mercato dell’Artificial Intelligence cresceranno dai 634,7 miliardi di milioni di dollari del 2016 ai 36,8 miliardi del 2025. dollari La capacità di elaborazione dei Big Data in tempi brevi sem- bra essere l’ambito di applicazione maggiormente battuto attualmente, sia per prevedere i comportamenti di consumo che nei processi di gestione e selezione del personale (workforce analysis). E anche per le tecnologie immersive sarà il settore business a guidare la crescita: secondo le cifre di IDC, dal 2017 al 2018 il giro d’affari mondiale è destinato quasi a raddoppiare da 9 a 17,8 miliardi di dollari. Se nel 2017 il 30% dei ricavi è composto soprattutto dal gaming, media ed entertainment, fino al 2021 l’incremento medio annuo del valore del comparto sarà del 98,8%, grazie soprattutto alla spinta delle applicazioni aziendali. Una su tut- 6
some figures te: la qualità della comunicazione e del marketing crescerà drasticamente, grazie alla capacità di veicolare, attraverso AR e VR, percezioni e sensazio- ni. Nei prossimi tre anni, il valore del mercato arriverà fino a toccare quota 170 miliardi di dollari. BLOCKCHAIN ARTIFICIAL INTELLIGENCE IMMERSIVE TECHNOLOGY 7
BL OCK CHA IN— IL M ER CATO EUR OP EO — IL M ER CATO ITA LIA N O — I SET TOR I DI A P P LICA Z IONE 8
blockchain è chi la definisce già la “Nuova Internet”. La tecnologia c' blockchain, per la portata rivoluzionaria che rappresenta, sta attirando un numero crescente di aziende, società, governi e organizzazioni verso quella che viene chiamata “Internet of Value”. Ovvero lo scambio di valore, che sia monetario, di di- ritto, di proprietà o intellettuale, attraverso un sistema di algoritmi e regole crittografiche su piattaforme sicure e affidabili. Il sistema informatico che nel 2009 ha “sfornato” i Bitcoin e governa ancora le criptovalute, nel corso del tempo è riuscito infatti ad andare oltre, rivelandosi come uno degli strumenti più rivoluzionari dell’econo- mia digitale. Dalle banche alle assicurazioni, dall’agrifood alla pubblicità, dall’ambito legale all’e-government, il “sistema a blocchi” trova numerose applicazioni. 9
blockchain Non più solo un affare da nerd, dunque, ma un mercato destinato a cre- scere. Una rivoluzione, dunque, che riguarderà tutte le industry. Ma, at- tenzione, non esiste una sola blockchain. Esistono diverse piattaforme blockchain: ogni azienda può scegliere quella più adatta al processo o industry che le interessa. Secondo la ricerca IDC “Worldwide and US Blockchain Service Forecast 2017-2021”, solo gli investimenti nel mercato della blockchain aumente- ranno dagli 1,8 miliardi di dollari del 2018 agli 8,1 miliardi del 2021, grazie all’ingresso di un numero sempre maggiore di nuovi Gli investimenti player. I dati dell’Osservatorio Blockchain & Distri- nel mercato buted Ledger del Politecnico di Milano dicono che della blockchain il 2017 è stato l’anno del boom, con 331 i progetti aumenteranno dagli 1,8 miliardi di dollari (partiti o solo annunciati) censiti a livello internazio- del 2018 agli 8,1 nale da gennaio 2016 al 2018. La grande maggio- miliardi del 2021 ranza dei progetti, pari al 59%, è stata sviluppata nel settore finanziario. Ma dal 2017 si nota un progres- sivo ampliamento degli ambiti applicativi che interessano anche l’attività di governo (il 9%), della logistica (7,2%), delle utility (3,9%), dell’agrifood (3%), delle assicurazioni (2,7%), fino all’healthcare (2,4%), al trasporto aereo (2,4%), ai media (1,8%) e alle telecomunicazioni (1,2%). 10
blockchain — I L M E R C ATO E U R O P E O Il mercato della blockchain ha il suo baricentro negli Stati Uniti, ma anche l’Eu- ropa sta facendo enormi passi avanti. Secondo una ricerca realizzata dal Po- litecnico di Milano, che ha analizzato 196 startup operanti a livello nazionale e internazionale, il 38% delle nuove imprese legate alla 38% delle nuove blockchain ha sede negli Usa e il 32% in Europa. Men- imprese legate alla tre il 19% nasce in Asia. blockchain ha sede La Commissione Ue ha già investito oltre 80 milioni negli Usa e il 32% in di euro in progetti legati alla tecnologia blockchain e Europa. Mentre il 19% ulteriori 300 milioni saranno stanziati di qui al 2020. nasce in Asia Secondo IDC, nel quinquennio 2017-2022, l’Europa sarà su scala globale il secondo investitore sulla tecnologia blockchain, con una spesa che crescerà passando dai 400 milioni di dollari del 2018 ai 3,5 miliardi di dollari previsti per il 2022. Per quanto riguarda i settori di appli- cazione, a crescere in maniera sostenuta in Europa è soprattutto il com- parto finanziario: con 173 milioni di dollari di investimenti, banche (30%) e assicurazioni (12%) hanno rappresentato nel 2018 il 42% della spesa totale. Tra le iniziative in questi settori, si possono citare We.trade, che vede coinvolte sette banche europee per lo sviluppo di una piattaforma che semplifichi le transazioni internazionali tra partner europei; ma anche B3i, un consorzio di 15 compagnie assicurative che mirano a facilitare lo scambio di dati tramite la tecnologia a blocchi. A seguire, il settore pubblico (13%), l’healthcare e i media (8%), e i segmenti di mercato legati alla supply chain, come il manifatturiero e il settore energetico (3%). Secondo IDC, le prospettive di crescita maggiori ora riguarderanno invece settori come le utilities, i servizi professionali, la gestione di beni e delle identità digitali. 11
blockchain — I L M E R C ATO I TA L I A N O Il mercato italiano, nonostante la presenza di una solida comunità di svi- luppatori, resta ancora qualche passo indietro rispetto all’uso della tecnolo- gia blockchain. Le imprese italiane, anche a causa delle dimensioni me- dio-piccole che caratterizzano il panorama industriale del nostro Paese, tendono a non investire in una tecnologia in una fase preliminare. La blockchain potrebbe avere un impatto notevole per il Made in Italy in ter- mini di tracciabilità e di anticontraffazione. In Italia, al La blockchain momento, vi sono diversi esempi di applicazioni della potrebbe avere un blockchain alle filiere dei prodotti agroalimentari, dal impatto notevole settore vinicolo a quello ittico e caseario. Produttori per il Made in e retailer sono coinvolti in una logica di ecosistema Italy in termini di che garantisca la tracciabilità e la qualità dei prodotti. tracciabilità e di E lo stesso stanno facendo alcuni enti pubblici (è il anticontraffazione caso della Regione Friuli Venezia Giulia con il vino), per valorizzare i prodotti del territorio. Ma anche le grandi aziende stanno cominciando a focalizzare la propria attenzione sulla blockchain, sfruttandola non solo come sistema di pa- gamento ma anche per standardizzare l’identità digitale nella in Italia ad sottoscrizione di abbonamenti o conti correnti bancari. Se pri- oggi ci sono ma c’era bisogno di identificarsi più volte con lo stesso istituto, 28 startup con tutti i costi che questo comporta, con la blockchain questi focalizzate costi vengono abbattuti. sulla Secondo il censimento di Digital360, in Italia ad oggi ci sono 28 blockchain startup focalizzate sulla blockchain. Quello che manca sono so- prattutto gli investimenti, non certo la qualità delle iniziative imprenditoriali. Di recente, tre startup della blockchain – Eidoo, Aidcoin e Xriba – hanno raccolto fuori dal nostro Paese 70 milioni di euro attraverso le ICO, Initial 12
blockchain Coin Offering: quasi quanto gli investimenti di un anno dei venture capital nell’intero nostro ecosistema (le ICO, sono una tipologia di finanziamento sotto forma di crowdfunding, utilizzata da startup o da chi intende realizzare un determinato progetto nell’ambito della blockchain o delle criptovalute). E una nuova impresa come Circle, nata nel 2012 e specializzata nella digitaliz- zazione della logistica tramite blockchain, ad oggi ha già raccolto 250 milioni di euro di investimenti, annunciando anche di recente l’acquisizione di Info. era, società triestina specializzata nello sviluppo di soluzioni informatiche con forti competenze nel settore portuale. — I SETTORI DI APPLICAZIONE La logica del registro distribuito della blockchain, come dicevamo, trova ap- plicazione nei settori più disparati. La finanza è il settore più sviluppato. E gli esempi in questo caso sono diversi. Quattordici banche italiane stanno sperimentando, ad esempio, un sistema per la spunta bancaria. Senza poggiarsi su di un soggetto unico centrale, il database distribuito consente una più efficiente comunicazione tra istituti di credito, migliorando l’operati- vità e limitando i problemi. Ma oltre alla finanza, anche altri comparti stanno prendendo confidenza con questa tecnologia. We.Trade, ad esempio, è un progetto lanciato dal consorzio di banche Digital Trade Chain, che fornisco- no una piattaforma blockchain di finanziamento per le PMI europee. Tramite questa piattaforma, è possibile gestire, monitorare e proteggere le tran- sazioni commerciali tra le PMI, registrando l’intero processo commercia- le passo per passo, dall’ordine al pagamento: una volta rispettati tutti gli accordi contrattuali, scatta il pagamento. Uno dei settori che offre maggiori potenzialità per l’utilizzo della blockchain è anche quello dell’healthcare. La tecnologia blockchain ha il potenziale di 13
blockchain rivoluzionare l’intera assistenza sanitaria, ponendo il paziente al centro dell’ecosistema sanitario e aumentando la sicurezza, la privacy e l’inte- roperabilità dei dati sanitari. Questa tecnologia fornisce un nuovo modello per gli scambi di informazioni sanitarie, rendendo le cartelle cliniche elettro- niche più efficienti, disintermediate e sicure. Tramite il registro distribuito, è possibile seguire il paziente attraverso tutto il suo percorso di cura. Sarà più semplice per il medico registrare le malattie, analizzare i risultati di laboratorio, programmare i trattamenti, gestire i ricoveri e raccogliere i dati tramite i wearable device. Anche nel processo di acquisto di beni e farmaci da parte delle istituzioni sanitarie, la blockchain permette il monitoraggio continuo, dalla transazione fino alla gestione di eventuali ritardi o imprevisti in tutto il ciclo di approvvigionamento. Altro fronte molto battuto è quello dell’energia. Grazie alla disintermedia- zione delle transazioni, è possibile anche abbattere i costi dell’energia, con questo stesso obiettivo è nato anche Interbit, il progetto realizzato da Eni la cui architettura consente la connessione di migliaia di blockchain per server, in grado quindi di processare migliaia di transazioni al secondo. L’obiettivo del cane a sei zampe è di estendere Interbit all’intero processo di compra- vendita dell’energia entro il 2018. In ambito legale, la possibilità di tracciare ogni singola operazione è una potenzialità che ridurrebbe molto i tempi e i costi. Tramite l’utilizzo degli smart contract, “contratti intelligenti” che devono seguire le condizioni precedentemente postulate dagli sviluppatori, la blockchain può essere applicata dal settore immobiliare alla sottoscrizione di contratti di ogni tipo. Il governatore del Tennessee, Bill Haslam, di recente ha approvato una legge che stabilisce che la blockchain e gli smart contract rientrano e si con- formano alla legge statale. La legge riconosce il potere legale degli smart contract, sostenendo che «a nessun contratto relativo a una transazione do- vrebbe essere negato un effetto legale o la validità, soltanto perché questo 14
blockchain contratto contiene caratteristiche di smart contract». In un Paese come l’Italia, poi, che fa della genuinità dei suoi prodotti made in Italy un fiore all’occhiello, la blockchain diventa centrale per tracciare tutte le fasi della filiera. Gli esempi si trovano nel mondo del vino, con progetti come Wine Blockchain EY, che crea una relazione digitale tra produttore e consumatore finale che attraverso un’etichetta intelligen- te consente di conoscere l’intero processo di produzione e trasformazione. Anche il Gruppo Italiano Vinicolo ha sviluppato sulla piattaforma Ethereum una soluzione di tracciabilità del vino contro le frodi alimentari. Esempi simili si trovano anche nel mondo del caffè: la torinese Torrefazione Caffè San Domenico ha lanciato una piattaforma blockchain che consente il tracking lungo la filiera dei chicchi di caffè. Al consumatore basterà inquadrare il QR code presente sulla confezione per ricevere sullo smartphone la storia del prodotto, dal campo di origine allo scaffale, per avere assoluta trasparenza sul lavoro artigianale svolto dalla ditta. Barilla ha avviato un progetto pilota per il tracciamento dal seme fino alla fabbrica del basilico e Perugina ha in corso una sperimentazione per seguire il Bacio dall’uscita della fabbri- ca lungo tutto il percorso della filiera di esportazione. Da qualche tempo si parla di blockchain anche nel mercato dell’arte e tra i primi interessati all’argomento troviamo Deloitte Luxemburg, ad esempio, che sta lavorando a un sistema di tracciabilità delle opere d’arte, fornen- do la sicurezza sulla provenienza delle opere, la possibilità di autentica- zione dei lavori da parte di artisti o eredi, la certificazione di proprietà e l’eliminazione o abbattimento dei costi per gli intermediari. Ogni opera ha la sua carta d’identità. E se un quadro o un pacco di caffè può essere tracciato, lo stesso può accadere con un lavoratore. La blockchain, in questa logica, può diventare un registro in cui far confluire queste informa- zioni, garantendone l’integrità e la veridicità. Il database distribuito, inoltre, potrebbe diventare uno strumento utile 15
blockchain per realizzare la pubblicità digitale in maniera più efficace e rispettare le nuove norme europee in materia di privacy. La piattaforma permette di registrare in modo trasparente, immodificabile e verificabile, su database decentralizzati, le interazioni tra l’inserzionista ed il pubblico, tracciando la circolazione del messaggio pubblicitario nella rete, le sue effettive visualiz- zazioni e persino quali siano state le azioni successive, con la conseguenza di rendere certa anche la valorizzazione economica dell’investimento pub- blicitario realizzato, saltando diversi intermediari. I partecipanti alle transa- zioni vengono inoltre informati, in modo chiaro e completo, circa la possi- bilità che i loro dati personali siano utilizzati a fini di digital advertising. E tramite la blockchain, possono (quando vogliono) richiedere il diritto all’oblio previsto nel GDPR. 16
blockchain 17
AR TIFI CIAL IN TEL LIGEN — IL ME RCATO E U R OPE O — CE IL ME RCATO ITA L I ANO — I S E T TORI D I A P P LI CAZI ONE 18
artificial intelligence intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI) è già oggi una l' delle rivoluzioni più dirompenti con cui imprese e manager si trovano a fare i conti. Come il motore a vapore e l’elettricità nel passato, l’intelligenza artificiale sta trasformando il nostro mondo. Secondo i report di IDC, l’AI sta diventando una parte fondamentale dell’infrastruttura IT delle aziende. Nel 2017, Nel 2017, 4,5 miliardi 4,5 miliardi di dollari nel mondo sono stati investiti dalle aziende di dollari nelle applicazioni cognitive, ossia le soluzioni tecnologiche in nel mondo grado di elaborare dati, apprendere automaticamente e for- sono stati mulare previsioni. E altri 2,5 miliardi di dollari sono stati invece investiti dalle allocati nei software per l’intelligenza artificiale, che forniscono aziende nelle veri e propri servizi di consulenza sulla base della analisi di applicazioni informazioni. cognitive 19
artificial intelligence La previsione di IDC è che l’AI dovrebbe crescere a doppia cifra in tutti i comparti industriali, ma ci sono settori più interessati. In primis il mondo della finanza e delle assicurazioni, dove è allocato oggi un quarto della spesa (12,5 miliardi di dollari nel 2017). Ma nei prossimi anni è previsto un forte utilizzo anche nel mondo della sanità, del retail e della pubblica sicurezza. La previsione di IDC è che la spesa raggiungerà i 19,1 miliardi nel 2018, per poi raggiungere i 52,2 miliardi nel 2021. Entro il 2019 il 40% delle aziende che intraprenderà iniziative di digital transformation vedrà coinvolta l’intelligenza artificiale, percentuale che Nel 2018 il settore crescerà al 75% entro il 2021. retail supererà quello Nel 2018 il settore retail supererà quello banca- bancario, diventando rio, dicono da IDC, diventando l’industria leader l’industria leader in in termini di spesa in AI con 3,4 miliardi di dollari termini di spesa in investiti, tra sistemi automatici di customer service e AI con 3,4 miliardi di robo shopping advisor. La gran parte dei 3,3 miliardi dollari investiti spesi nel settore bancario sarà invece investita in si- stemi automatici di gestione di attacchi informatici e prevenzione, analisi di frodi e robo advisor. La manifattura per la produzio- ne di beni si colloca invece al terzo posto per spesa, con 2 miliardi, seguita dal settore healthcare con 1,7 miliardi, concentrati nei sistemi di diagnosi e cura. Entro il 2021, la crescita maggiore di spesa si registrerà invece nei sistemi di pubblica sicurezza (+75,4%), ricerca farmaceutica (+70,5%) e sistemi automatici di shopping advisor e product recommendation (+67,3%). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, gli Stati Uniti oggi sono il mercato maggiore per l’intelligenza artificiale, con 9,7 miliardi di dollari di valore di mercato su un giro d’affari di 12,5, concentrati soprattutto nel retail e settore bancario. A seguire l’Europa occidentale, focalizzata nei settori manifatturiero, retail e banche. Ma, secondo IDC, entro il 2021 la regione 20
artificial intelligence dell’Asia del Pacifico diventerà il secondo mercato, grazie soprattutto a una crescita annua media di oltre il 100% del Giappone. Anche la Cina sperimenterà una grossa crescita nel settore, con un sistema strutturale di investimenti pubblici e una crescita di spesa del 68,2% solo nel 2018. Re- sta ancora indietro la regione EMEA, Europa, Medio Oriente e Africa. Ma in quest’area spicca da solo lo Stato di Israele, la cosiddetta “startup nation”, dove molte nuove imprese si stanno concentrando sull’intelligenza artificia- le. Le frontiere dell’AI oggi sono esplorate soprattutto dai colossi americani come Google, Amazon, Facebook ed Apple, oltre ai big cinesi come Baidu, Alibaba e Tencent. Sono aziende che al loro interno fanno ricerca, dispo- nendo di infrastrutture IT, risorse tecnologiche e finanziarie, dati e profili aziendali che attirano i migliori ricercatori al mondo. Amazon, ad esempio, utilizza l’AI in molte fasi del processo d’acquisto, proponendo ai propri clienti anche un assistente virtuale intelligente come Alexa. L’azienda guidata da Jeff Bezos ha addirittura aperto a Seattle Amazon Go, il primo negozio completamente gestito dall’intelli- genza artificiale, senza cassieri né commessi. Google, dal canto suo, nel 2014 ha acquisito la startup DeepMind, specializzata in AI, per poi dotarsi di un proprio sistema di machin learning (TensorFlow). Nel 2017 Big G ha lanciato anche un nuovo progetto per studiare e ridisegnare il modo in cui gli umani interagiscono con l’AI, chiamato People + AI Research Initiative (PAIR). Microsoft nel 2016 ha lanciato un nuovo fondo di venture capital destinato alle startup specializzate in AI. Facebook, pioniere nell’utilizzo dell’AI per il riconoscimento facciale e per aiutare i non vedenti a “vede- re” le foto sul social network tramite una narrazione audio, oggi studia l’AI soprattutto per studiare i comportamenti degli utenti, cosa preferi- scono e cosa non preferiscono avere sulla timeline. Apple, che ha acquisito la startup Emotient e sviluppato il famoso assistente vocale Siri, ha focaliz- 21
artificial intelligence zato la ricerca in AI sul riconoscimento facciale e le reazioni degli utenti alle pubblicità. Ma le aziende cinesi non sono da meno. Il trio noto come BAT, Baidu, Alibaba e Tencent, riceve dal governo cinese grossi finanziamenti per la ricerca nell’AI. Pechino punta a sviluppare una industria dell’intel- ligenza artificiale da 1 trilione di dollari di valore entro il 2030, superan- do gli Usa. Con una popolazione numerosa in grado di generare enormi quantità di dati per gli algoritmi, la Cina è un terreno fertile per lo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale. E Alibaba è il capofila di questa rivoluzione, con un investimento nel 2017 15 miliardi di dollari in sette diversi laboratori di ricerca focalizzati su AI, machine learning, network security e natural language processing. 22
artificial intelligence — I L M E R C ATO E U R O P E O L’Europa, in questo contesto, si muove più lentamente. Gli investimenti in questo ambito sono ancora bassi. Secondo l’Eurostat solo il 10% delle azien- de europee fa uso di strumenti di big data. Lo skill gap è di 420.000 posti di lavoro vacanti nell’Unione Europea (il 6,2% della domanda totale) e si calcola che di questo passo sia destinato ad aumentare fino a 769.000 entro il 2020. Ma nell’ultimo anno anche il vecchio continente sta vivendo una accelerazio- ne verso l’intelligenza artificiale. Lo skill gap è di La Commissione Europea nell’aprile 2018 ha presentato 420.000 posti una serie di misure per promuovere la ricerca e lo svilup- di lavoro vacanti po nel campo dell’AI, facilitando gli investimenti in ambito nell’Unione pubblico e privato. Per rimediare al ritardo, Bruxelles pro- Europea (il 6,2% pone di decuplicare gli investimenti in Intelligenza artifi- della domanda ciale di governi e privati nell’arco dei prossimi dieci anni. totale) e si calcola Fino al 2020 l’UE prevede di investire almeno 20 mi- che di questo liardi di euro in questo campo. In questa ottica, l’esecu- passo sia destinato tivo comunitario ha deciso di aumentare di 1,5 miliardi di ad aumentare fino euro il suo contributo alla R&D nel quadro del programma a 769.000 entro il Horizon 2020. Contemporaneamente, il Fondo europeo 2020. per gli investimenti strategici (Fondo Juncker) si concen- trerà da qui al 2020 proprio sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di pro- muovere investimenti fino a 500 milioni di euro. In occasione del Digital Day 2018, gli Stati membri (esclusi Cipro, Grecia, Cro- azia e Romania) hanno firmato a Bruxelles l’Alleanza europea per l’intelligen- za artificiale. Ogni Stato, poi, è intervenuto con propri piani di sviluppo. La Francia ha appena varato un piano da 1,5 miliardi di investimenti pubblici per cinque anni destinati all’AI, con l’obiettivo di entrare nell’olimpo dei grandi, al pari di Stati Uniti e Cina. Le startup dovranno beneficiare di 100 milioni 23
artificial intelligence di euro; il 70% di questa somma sarà indirizzato verso le imprese innova- tive del deep tech. Secondo il report realizzato dalla società di consulenza tedesca Roland Berger “Intelligenza artificiale. Una strategia per le startup europee”, tra Usa, Cina, Europa e Israele si concentrano 3.500 startup che stanno esplorando le frontiere dell’intelligenza artificiale. Quelle americane sono 1.393, circa il 40 per cento. A seguire l’Europa con 769 startup, la Cina a quota 383 e Israele con 362 realtà. Il principale problema europeo, si legge nel report, è l’accesso ai finanzia- menti. In Francia si registrano in media operazioni da 3 milioni di dollari, in Germania da 2 milioni. Contro i 10 degli Usa e i 36 della Cina. L’Europa sconta la frammentazione delle politiche nazionali, ecco perché è importante – come hanno fatto Usa e Cina – creare un ecosistema europeo che esprima una visione organica su un tema così centrale. — I L M E R C ATO I TA L I A N O La rivoluzione dell’AI è sbarcata anche in Italia, nonostante gli investimenti ancora non siano al passo con quelli degli altri Paesi europei. L’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) ha da poco stanziato 5 milioni di euro per avviare progetti sperimentali di intelligenza artificiale negli enti pubblici. Come spiega l’Agid, i progetti potranno riguardare «i chatbot, ossia i robot che ri- spondono in tempo reale alle domande degli utenti, i sistemi automatici di diagnostica in grado di individuare velocemente la patologia di un paziente, le piattaforme automatiche per supportare gli insegnanti nella valutazione dei compiti scolastici, i sistemi avanzati di elaborazione dei dati per contra- stare l’evasione fiscale e altro ancora». Intanto, anche le aziende italiane si muovono. Secondo una ricerca svolta nel 2018 da Talent Garden, per il 70% degli imprenditori intervistati l’in- telligenza artificiale e il machine learning saranno i trend tecnologici che 24
artificial intelligence avranno una maggiore rilevanza nei prossimi anni. L’Internet of Things vie- ne subito dietro, indicato dal 45% dei rispondenti, mentre l’uso degli analyti- cs ottiene il 41% delle preferenze. Cloud, mobile app e robotica ottengono rispettivamente il 30%, 28% e 26%. Numeri che evidenziano una evoluzione nella visione a livello generale e la progressiva integrazione di trend che fino a poco tempo fa apparivano rivoluzionari e che ora sono considerati come normali strumenti di lavoro. E questo vale anche per le piccole e medie imprese. Da un sondaggio svol- to da Talent Garden su 500 PMI, in merito alle tecnologie innovative che le aziende hanno intenzione di adottare nei prossimi tre anni, emerge che oltre un quarto del campione è interessato alle applicazioni di Internet of Things, Blockchain, Cloud Computing, Machine Learning, messaggistica istantanea e Customer Relationship Management (CRM). Anche dall’elenco delle pro- fessionalità da reclutare nei prossimi anni si nota una consapevolezza del- la Digital Trasformation: sul podio ci sono Digital Marketing Specialist, Data Analyst e Digital Officer. Più aziende, rispetto al 2017, sono inoltre intenzio- nate ad assumere UX e UI Designer (20%), mostrando una sempre maggiore attenzione alle esperienze che gli utenti vivono interfacciandosi con i loro prodotti o servizi. — I SETTORI DI APPLICAZIONE Nel mondo del business, l’Intelligenza artificiale sta permeando diversi settori. L’Osservatorio Artificial Intelligence della School of management del Politecni- co di Milano ha raccolto i dati su 721 imprese, studiando 469 casi di utilizzo di intelligenza artificiale riferibili a 337 imprese internazionali e italiane. I principali ambiti di applicazione emersi riguardano l’intelligent data proces- sing (35%), soluzioni che utilizzano algoritmi di AI per estrarre informazioni e 25
artificial intelligence avviare azioni basate sulle informazioni estratte e i virtual assistant o chatbot (25%), agenti software in grado di interagire con un interlocutore umano per eseguire un’azione o offrire un servizio. I processi dedicati alla relazione con il cliente raccolgono da soli il 40% di tutte le applicazioni individuate. I rimanenti processi interni (dalle operations, all’HR, dall’R&D al finance) tutti insieme rappresentano un altro 40% di applicazioni, mentre il 20% si concentra sulle funzionalità del prodotto offerto, con lo scopo di incrementarne le performance o l’esperienza d’uso. Tra i settori, banking, finance & insurance raccoglie il 21% delle applicazioni, seguito dall’auto- motive (12%), mentre tra il 6 e l’8% troviamo hi-tech, retail e telecomunica- zioni, interessati a offrire un servizio sempre più flessibile e personalizzato al cliente. Partiamo dal marketing. L’analisi in real time di grandi moli di dati per la com- prensione del “sentiment” e delle esigenze delle persone per miglio- L’AI nel rare customer care, user experience, servizi di assistenza e supporto; marketing gli assistenti vocali e virtuali che sfruttano l’Intelligenza artificiale per mostra l’apprendimento e l’analisi delle abitudini e dei comportamenti degli la sua utenti, fino alla previsione dei comportamenti di acquisto da cui deli- massima potenza neare strategie di comunicazione: l’AI nel marketing mostra la sua massima potenza. Tanto che è nata una vera e propria disciplina, l’Artificial Intelligence Marketing (Aim), branca del marketing che sfrutta le più moderne tecnologie di intelligenza artificiale in un processo continuo di apprendimento e miglioramento per identificare di volta in volta le azioni, le strategie e le tecniche di comunicazione e vendita più efficaci. L’intelligenza apprende nel tempo e diventa sempre più efficace per proporre contenuti o prodotti adatti a noi, pubblicità e film adeguate ai nostri gusti. Tramite il machi- ne learning e l’Npl, Natural Language Processing, integrati a tecniche mate- matico-statistiche e di marketing comportamentale, l’obiettivo è migliorare la capacità di persuasione. Queste tecniche possono essere usate nelle chatbot 26
artificial intelligence per l’assistenza ai clienti, negli assistenti virtuali integrati, o ancora nella realiz- zazione automatica di contenuti personalizzati presentati nel momento ottima- le. La ricerca vocale, in particolare, è una delle tecnologie più apprezzate dal pubblico, grazie a sistemi come Siri di Apple, Cortana di Microsoft o Alexa di Amazon. Nell’e-commerce, invece, l’uso più diffuso dell’Aim è quel- lo di recommendation, ovvero l’orientamento delle preferenze, degli interessi e delle decisioni dell’utente sulla base di informazio- L’intelligenza ni fornite da lui stesso: in sostanza, è quella funzione artificiale permette per cui vengono date raccomandazioni personalizzate di analizzare e sui propri gusti ad esempio in base agli acquisti pre- apprendere da un cedenti. Inoltre, tramite il machine learning, le aziende bacino infinito di potranno avere un più attento controllo sull’acquisto dati ad una velocità e la distribuzione dei propri annunci sulle piattaforme inimmaginabile per automatizzate, come per esempio quelle di Google. l’uomo Nel settore healthcare, invece, oltre a fornire strumenti tecnologici per migliorare la vita di molte persone con disabilità (pensiamo ai sistemi vocali), l’AI si è rivelata molto utile sul fronte delle diagnosi e del rico- noscimento degli scenari di rischio. Anche in questo caso sono i dati la base dell’analisi: l’intelligenza artificiale permette di analizzare e apprendere da un bacino infinito di dati (pubblicazioni scientifiche, ricerca, cartelle cliniche, dati sui farmaci, ecc.) ad una velocità inimmaginabile per l’uomo, accelerando pro- cessi di diagnosi spesso molto critici per le malattie rare o suggerendo per- corsi di cura ottimali in caso di tumori o malattie particolari. Gli assistenti virtuali basati su AI stanno iniziando a comparire anche nelle sale operatorie o di chi offre servizi di primo soccorso. I sistemi di intelligenza artificiale possono ad esempio riconoscere un arresto cardiaco durante una chiamata d’emergenza più velocemente. Inoltre i software automatici di riconoscimento visivo degli esami medici si rivelano spesso più accurati dell’occhio umano. L’ AI, con l’analisi dei dati e l’Internet delle cose, si rivela utile anche nel settore 27
artificial intelligence dell’agrifood, per studiare i momenti migliori di semina, concimazione e irriga- zione sulla base dei dati meteo, minimizzando l’uso di fertilizzanti e pesticidi, con l’obiettivo di raggiungere anche colture più produttive e ridurre l’impatto ambientale. È la cosiddetta “agricoltura di precisione”, che sta prendendo piede anche in Italia. La fiorentina Agricolous ha sviluppato un sistema di pre- cision farming, con finalità molteplici: dalla predizione e identificazione di ma- lattie delle piante tramite l’elaborazione dei dati al monitoraggio della crescita. Su un altro fronte, quello della gestione della catena di approvvigionamento e di distribuzione, l’AI si rivela un sistema efficace che permette di connettere e monitorare tutta la filiera e tutti gli attori coinvolti. Un caso molto significa- tivo di applicazione dell’Intelligenza Artificiale al settore del Supply Chain Management è relativo alla gestione degli ordini. Società come Llamasoft, ad esempio, hanno sviluppato algoritmi di predizione della domanda di singoli prodotti, con l’obiettivo di ridurre i costi e aumentare l’efficienza nei rifornimen- ti. In altri casi l’AI viene invece usata per la gestione del magazzino: l’americana Dematic, ad esempio, fornisce un software che automatizza la mappatura del magazzino, riuscendo a predire la densità necessaria per i prodotti e renden- do così più efficiente e veloce la distribuzione. Nel campo automotive e dei trasporti, poi, non ci sono solo le macchine che si guidano da sole, in via di sperimentazione da Tesla a Uber fino a Go- ogle. Applicazioni importanti sono i sensori di assistenza alla guida: senso- ri intelligenti che possono individuare velocemente le situazioni di rischio, in modo da allertare per tempo la persona che è alla guida, migliorando la sicu- rezza stradale; o anche solo indicare lungo il percorso stazioni di rifornimento e ristoranti recensiti positivamente. Colossi dell’automotive come Volkswagen o Toyota hanno concentrato la ricerca sullo sviluppo di queste tecnologie. La californiana Nauto ha sviluppato un sistema di telecamere bi-direzionali incro- ciate a un software AI per rendere la guida più sicura, sempre più richiesto da flotte commerciali e compagnie assicurative. Carvi invece fornisce sistemi di 28
artificial intelligence assistenza alla guida per trasformare una tradizionale auto in un veicolo smart e più sicuro. Senza dimenticare le società che creano robot autonomi per le consegne a domicilio (esempi sono Robby Technologies e Marble). Non solo: l’utilizzo dei dati permetterebbe anche di risolvere i problemi di mobilità. Macchine, software e sensori, infatti, potrebbero essere integrati nei tessuti urbani per migliorare servizi e infrastrutture: sono le cosiddette smart city, centri urbani avanzati che potrebbero anche divenire progressi- vamente più “autonomi” e in grado di “imparare” da soli dalle esperienze dei propri abitanti, dalle vulnerabilità evidenziate dai sensori, dai buoni risul- tati raggiunti. La sfida delle smart city sta coinvolgendo amministratori, organiz- zazioni aziendali, operatori e provider tecnologici chiamati a costruire, anche grazie all’intelligenza dei sensori e degli strumenti analitici e predittivi, un am- biente abitativo, ricreativo e lavorativo complementare all’azione della trasfor- mazione digitale e dello smart working nelle imprese. La prevenzione delle frodi, poi, è una delle applicazioni più mature dove l’Intelligenza artificiale si concretizza con quelli che tecnicamente vengono chiamati “advanced analytics”, analisi molto sofisticate che correlano dati, eventi, comportamen- ti ed abitudini per capire in anticipo eventuali attività fraudolente. Oracle ha sviluppato algoritmi ai quali vengono forniti dati sulle transazioni finanziarie, indicando quali sono quelle fraudolente (machine learning). L’AI elabora quindi ciò che contraddistingue una frode, in modo che possa prevederla in futuro. Un servizio che per un’azienda retail, ad esempio, potrebbe fare la differenza per rendere più sicuri i processi di pagamento da parte dei clienti. 29
artificial intelligence 30
IM MERS IVE TECH NO LOGY — IL ME R CATO E U R OPE O — IL ME R CATO ITA L I ANO — I S E T TOR I D I A P P LI CAZI ONE 31
immersive technology Immersive Technology uando si parla di realtà aumentata e virtuale, si Il 2017 del Q pensa immediatamente ai videogiochi e ad altre applicazioni consumer, ma la crescita per que- sto settore di mercato nei prossimi anni arriverà mercato AR/VR si è chiuso con un soprattutto dal segmento business. Lo confermano le cifre di giro d’affari IDC, secondo cui il 2017 del mercato AR/VR si è chiuso con un mondiale giro d’affari mondiale di circa 9 miliardi di dollari, raddoppiati di circa 9 miliardi nel 2018 fino a 17,8 miliardi. La crescita prevista è straordinaria: di dollari, nel periodo 2017-2021 gli analisti di IDC prevedono un tasso di raddoppiati incremento medio annuo del 98,8 percento. nel 2018 fino Le aziende, spiegano gli analisti, hanno capito il grande poten- a 17,8 miliardi. ziale delle tecnologie di realtà aumentata e virtuale ed è per questo che nel prossimo futuro saranno le applicazioni business a mostrare 32
immersive technology la crescita più interessante. Nel lungo termine, dicono, le imprese punteran- no con più decisione sulla realtà virtuale, mentre a breve termine le tecno- logie di realtà aumentata avranno più successo nel mondo consumer. Ad oggi, il comparto con la maggior spesa AR/VR è quello consumer, che dovrebbe generare nel 2018 business per 6,8 miliardi di dollari e vedere poi un tasso di crescita medio annuo del 45% circa fino al 2021. In questo ambito, l’applicazione trainante è prevedibilmente nel settore del gaming e la fetta maggiore di spesa deriva dai visori hardware. Il mondo business, invece, è più frammentato ma già nel 2021 rappresenterà la mag- gior parte (il 60% circa) della spesa in sistemi e soluzioni di realtà aumen- tata e virtuale. IDC prevede, da qui al 2021, tassi di crescita a tre cifre percentuali: l’ambito di maggior crescita sarà quello delle applicazioni per il settore pubblico (+157% circa l’anno), mentre quelli che genereranno più business già nel 2018 saranno il settore distribuzione e servizi con 4,1 miliardi di dollari e il manufacturing con 3,2. Tra i comparti specifici di ap- plicazione, invece, quello che nel 2018 peserà di più sarà il retail. In par- ticolare, IDC prevede investimenti per oltre 950 milioni di dollari nelle soluzioni per mostrare a 360 gradi ai clienti – online e in presenza – i prodotti da acquistare. Altre applicazioni aziendali riguarderanno l’ambito training e manutenzione. Le prime sperimentazioni in ambito business si sono verificate nel campo dell’entertainment. Tra i pionieri ci sono ad esempio società come Lego e Tesco. Per evitare che i clienti più curiosi aprissero le confezioni per com- prendere meglio l’utilizzo dei giochi, Lego ha cominciato ad utilizzare la realtà aumentata come forma di smart packaging: in alcuni corner dedicati all’interno degli store, inquadrando la confezione si può vedere tramite un monitor il trailer con i personaggi animati. Tesco invece ha cominciato a sfruttare la realtà aumentata all’interno di un volantino che illustra le pro- mozioni: da casa il cliente al pc può inquadrare il marker che corrisponde 33
immersive technology all’oggetto per vederlo comparire tra le mani. Secondo i dati di P&S Market Research, tra realtà virtuale e realtà aumenta- ta, per il momento, il derby è vinto dalla prima, che porta a casa circa il 60% del giro d’affari complessivo. Ma per il 2023 le cose dovrebbero capovol- gersi, con l’AR che dovrebbe crescere a un tasso di sviluppo del 73,8%, su- periore a quello della realtà virtuale. A spingere l’AR sarà, dicono gli analisti, la domanda di settori come turismo e retail. Per quanto riguarda invece hardware e software, al momento circa il 65% del giro d’affari del comparto è appannaggio dei dispositivi har- dware, in primis dei visori per la realtà virtuale. Ma la domanda delle soluzioni software è destinata a viaggiare più velocemente. Gli Usa, ad oggi, rappresentano il Paese dominante di questo nuovo mercato, destinati a mantenere questa posizione di leadership nel qua- driennio prossimo anche se Canada, Europa centro orientale ed Europa occidentale conosceranno tassi di sviluppo molto alti. Alcune delle più importanti aziende, tra cui Oculus VR, Sony e Google sono entrate in questo mercato. E Facebook, dopo aver acquisito Oculus per 2,1 miliardi di dollari, ha fatto lo stesso, comprando diverse aziende AR/ VR. Investimenti da parte dei “giganti” della tecnologia che suggerisco- no come queste innovazioni diventeranno sempre più integrate con le piattaforme per i contenuti destinati al mercato consumer. Secondo una recente ricerca di Goldman Sachs, le vendite in ambito AR e VR dovrebbe- ro raggiungere i 95 miliardi di dollari entro il 2025: la domanda maggiore arriverà dalla “creative industry” – in particolare dai videogiochi, eventi live, video entertainment e retail – ma ci saranno applicazioni anche in settori diversi come la sanità, l’istruzione, l’ambito militare e immobiliare. Mercati e utilizzi diversi per cui la spesa totale per queste tipologie di prodotti e servizi dovrebbe passare globalmente da 11,4 miliardi di dollari del 2017 a quasi 215 miliardi di dollari nel 2021, con un tasso medio annuale composto 34
immersive technology superiore al 110% (fonte IDC). Il Nord America, avanzato in termini di ricerca tecnologica, deterrà la quota maggiore del mercato nei prossimi anni, mentre l’Asia-Pacifico registrerà un tasso di crescita significativo vicino al 100% dopo il 2018. La crescen- te preferenza dei clienti verso un’esperienza di intrattenimento 3D e più realistica, l’aumento della domanda nei settori della sanità e dell’istruzione, la proliferazione degli smartphone, la necessità di Secondo la previsione ridurre il budget della difesa simulando le sessioni di IDC, da qui al di formazione sono alcuni dei fattori che guideranno 2021 il numero di visori per la realtà il mercato. virtuale e aumentata Secondo la previsione di IDC, da qui al 2021 il nu- si decuplicherà mero di visori per la realtà virtuale e aumentata si arrivando a quasi decuplicherà arrivando a quasi cento milioni. Una cento milioni forte crescita, specie nel segmento business, grazie all’arrivo sul mercato di nuovi dispositivi. Le applica- zioni della realtà virtuale e aumentata in azienda sono finalizzate soprattut- to all’aumento della produttività. La possibilità di avere davanti ai propri occhi informazioni che di solito sono su un monitor permette di attivare nuovi processi e velocizzare quelli già esistenti. Alcuni settori verticali sono già più inclini di altri per sfruttare questa possibilità: manufacturing, design, sanità, trasporti, retail. GE Healthcare, divisione medicale di General Electric, ha sviluppato ad esempio il sistema Drive (Digital Reality and Intelligent Virtual Experience), servizio di assistenza tecnica che sfrutta la tecnologia della realtà aumenta- ta per creare un sistema di comunicazione in olopresenza, con cui i tecnici di GE Healthcare possono fornire un supporto da remoto sempre più effica- ce, tempestivo e di elevata qualità al personale presente in qualsiasi parte del mondo, guidandolo passo passo durante gli interventi di riparazione e manutenzione delle apparecchiature medicali con indicazioni pratiche o 35
immersive technology tramite la condivisione di informazioni utili, come se si trovassero nella stes- sa stanza e stessero intervenendo direttamente. Nella moda, Ralph Lauren, in collaborazione con Oak Lab, che produce software interattivi per il retail, ha creato un camerino digitale che, attraverso un lettore delle etichette e uno schermo, mostra al cliente i capi simili o di differente colore rispetto a quelli provati, migliorando e velocizzando anche il lavoro degli assistenti alle vendite. L’americana PTC (Parametric Technology Corporation) ha creato invece Thin- gWorx Studio, un ambiente di authoring che permette agli attori del settore manifatturiero di creare esperienze di realtà aumentata senza bisogno di dover scrivere il codice. Il riutilizzo delle geometrie 3D e le sequenze anima- 36
immersive technology te già esistenti consentono agli utenti di ridurre i costi e la complessità della creazione di contenuti per condividere con facilità e velocemente idee di prodotti anche a distanza. È evidente come la realtà aumentata, in particolare, per le aziende potrebbe rappresentare il passo successivo allo smart working e alla smart mobility. Con l’AR, aziende e organizzazioni raggiungono nuovi livelli di comuni- cazione e informazione condivisa in tempo reale e con un alto tasso di interazione. Le aspettative sono alte: nell’ultimo anno, i venture capital di tutto il mondo hanno investito 3,6 miliardi di dollari in startup specializzate in AR/VR. Se- condo le previsioni di IDC, entro il 2021 un terzo degli addetti del Terziario avanzato sfrutterà la tecnologia AR sul desktop o sul mobile per trattare le informazioni digitali, interagire con gli oggetti del mondo reale e collaborare con i colleghi e partner. 37
immersive technology — I L M E R C ATO E U R O P E O Il mercato dei software di realtà virtuale e aumentata è guidato dal Nord America, seguito da Europa e Asia Pacifico. Su un mercato con un valore di 170 miliardi circa da qui al 2021, l’Europa copre circa un quinto di questa torta. Secondo uno studio realizzato dal ministero degli Esteri olandese, il 64% dei dirigenti europei intende adottare soluzioni AR e VR con l’obiettivo di ridurre i costi. In base alle previsioni della società di analisi ABI Research, l’Europa l’Europa dovrebbe arrivare a investire oltre 2,5 miliardi di dovrebbe dollari fino al 2021, a un tasso del 121% annuo, con l’Europa arrivare a centrale e orientale che raggiungeranno una velocità del 134 investire oltre per cento. Meglio farà solo il Canada, che dovrebbe raggiun- 2,5 miliardi gere una crescita di spesa del 145%, mentre gli Stati Uniti al pari di dollari fino dell’Europa occidentale registreranno anch’essi una crescita di al 2021, a un investimenti pari al 121 per cento. Gli Usa rimarranno comunque tasso del 121% la regione che a livello globale spenderà di più in soluzioni AR e annuo VR con 3,23 miliardi di dollari. Circa 3 miliardi di dollari, invece, i Paesi dell’a- rea Asia/Pacifico, escluso il Giappone. In Europa, i settori in cui si registrerà un maggiore utilizzo di applicazioni VR/ AR saranno la vendita al dettaglio (442 milioni di dollari), l’assemblaggio sul posto e la sicurezza (362 milioni di dollari), seguiti dalla formazione nell’am- bito dei processi di produzione (309 milioni di dollari). Una fetta rilevante del mercato europeo è rappresentata dall’area consu- mer, dove la spesa sarà principalmente orientata ai giochi basati su realtà aumentata e virtuale, fino a 9,5 miliardi nel 2021. Nel 2017, il 19% della spesa degli europei in realtà virtuale e aumentata è stata rappresentata dal settore manifatturiero, seguito dal retail con il 5 per cento. Anche in Europa al momento la tecnologia predominante è quella della re- 38
immersive technology altà virtuale, ma la previsione è che il mercato della realtà aumentata è de- stinato a crescere più velocemente, con il mercato AR in grado di coprire addirittura i tre quarti del totale. Con le applicazioni business che guidano gli incrementi di mercato. Già entro la fine del 2018, si prevede che il 26% degli Head Mounted Displays siano destinati alle imprese europee. Entro il 2025, il mercato business europeo delle tecnologie immersive coprirà il 40% del fatturato del comparto, oggi focalizzato sul lato consumer. Secondo la ricerca “European Virtual Reality Landscape” realizzata da The Venture Reality Fund e Belgium’s LucidWeb, sarebbero 487 le azien- de in Europa che si occupano di realtà virtuale, 300 in più rispetto a quelle individuate nel report del 2017. Con alcuni hub che cominciano a spiccare: 46 aziende VR sono solo nel Regno Unito e 29 in Francia, a seguire la Svezia (19) e la Germania (15). Gli investimenti in queste tecnologie crescono in settori diversi, dalle infra- strutture alle app, ma restano ancora limitati in sanità e istruzione. In ogni caso, l’ambito B2B nel 2017 è più che raddoppiato (+55%). In espansione anche il settore “user input” che si focalizza sulla creazione di interazioni tra la tecnologia VR e il corpo umano, e in particolare cervello, occhi e piedi. Ad oggi, le principali industrie del vecchio continente a usare tecnologie AR e VR sono quelle dell’entertainment e dell’healthcare. E all’interno del comparto entertainment, il gaming copre il 34% della spesa, gli eventi live il 12%, il video entertainment il 9,5%. 39
immersive technology — I L M E R C ATO I TA L I A N O Tra i più interessati a questo tipo di applicazioni in Europa ci sono gli Italiani. Secondo un’indagine GFK, azienda che si occupa di ricerche di mercato, relativa allo scorso anno, il 7,5% di coloro che in Europa si dicono inten- zionati ad acquistare soluzioni AR/VR sono italiani. Nonostante la realtà poco matura sul fronte degli investimenti, in Italia ci sono startup che hanno realizzato soluzioni di realtà virtuale e realtà aumentata. Ad oggi, qualche esempio di tecnologia immersiva si trova soprattutto in musei e luoghi di cultura. Ibs company, società italiana che crea opportunità di business attraverso la realtà aumentata, ha creato ItalyRA, progetto che realizza car- tografie delle città in realtà aumentata: inquadrando il sito in cui ci si trova, si avranno sul proprio smartphone vere e proprie guide turistiche interattive. E nel parco archeologico di Paestum hanno realizzato la app “Open Paestum” per permettere ai visitatori di vedere tramite la realtà aumentata scene di vita quotidiana degli antichi abitanti del sito, fornendo allo stesso tempo tempo un servizio per i visitatori con disabilità motorie e sensoriali. Sul fronte dei convegni e dell’organizzazione del lavoro, qualche grande azienda sta cominciando a sperimentare nuove formule. Durante Unicredit Tourism Talk del 2018, Carraro Lab ha presentato una tecnologia webVR con una mappa in 3D dell’Italia, che permette di interfacciare tramite te- lecamere immersive l’headquarter con le sedi distaccate di un’azienda, i cui lavoratori vengono in un certo senso teletrasportati nella sede centrale. Un coinvolgimento, quindi, che va oltre la semplice call o la videoconferenza, aumentando l’efficacia delle riunioni e risparmiando sui costi di viaggio dei dipendenti. Anche nelle aziende manifatturiere si sta cominciando a testare qualche star- tup di realtà aumentata. A questo proposito il Politecnico di Milano, nell’ambi- to del progetto europeo Horizon 2020, sta sviluppando la piattaforma SPARK 40
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