VIAGGIO DELLA MEMORIA IN MONTENEGRO - NEI LUOGHI DOVE OPERÒ LA DIVISIONE "GARIBALDI" DOPO L'8 SETTEMBRE 1943 - Camicia Rossa
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ANNO XXXIX - N° 3 SETTEMBRE - DICEMBRE 2019 Firenze - Piazza S. Martino 1 POSTE ITALIANE S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (Conv. in L. 27.2.2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Firenze TAXE PERÇUE - TASSA RISCOSSA PERIODICO DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE VETERANI E REDUCI GARIBALDINI IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE ALL'UFFICIO P.T. C.M.P. FIRENZE DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA VIAGGIO DELLA MEMORIA IN MONTENEGRO NEI LUOGHI DOVE OPERÒ LA DIVISIONE “GARIBALDI” DOPO L’8 SETTEMBRE 1943 la cronaca del viaggio a cura di Agostino De Agostini e Annita Garibaldi in Primo piano
SOMMARIO IN QUESTO NUMERO Alla soglia dei quarant’anni di ininterrotta edizione di Camicia Rossa EDITORIALE ci riallacciamo a quel primo numero del 1981 che riportava la cronaca del 6° viaggio-pellegrinaggio in Montenegro, riproducendo, in coperti- Raccontare la storia nelle scuole na, alcune foto scattate a Pljevlja, in Montenegro, lo scorso settembre Annita Garibaldi Jallet pag. 3 dal gruppo di soci della nostra Associazione che ha ripercorso, in una sorta di viaggio della memoria, i luoghi della Divisione italiana partigia- PRIMO PIANO na “Garibaldi”. Del gruppo, guidato dallo storico Eric Gobetti faceva par- te anche la nostra presidente nazionale che ne ha raccontato la crona- In Montenegro sulle tracce della ca insieme a Agostino De Agostini, figlio di un reduce garibaldino da Divisione “Garibaldi” poco scomparso che in quei luoghi aveva combattuto dopo l’8 settem- Agostino De Agostini 4 bre ’43 per la libertà dei popoli e per l’onore d’Italia. Iniziative come questa, che ha avuto larga eco in Montenegro, e come Frammenti di vita di un italiano la mostra allestita al Museo del Risorgimento di Bologna sul mondo Alessio Pizziconi 7 ebraico e tradizione garibaldina fra Risorgimento e Resistenza e tuttora aperta alle visite, intendono coniugare storia e memoria, per dare un fu- Garibaldini d’oggidì turo alla nostra memoria, per fare opera di educazione morale secondo Giovanni Zannini 8 l’esortazione mazziniana. Per questo è importante leggere l’editoriale di Annita Garibaldi che, sulla base delle sue frequenti lezioni nelle scuole STORIA su Risorgimento, Costituzione, Repubblica, ci insegna come va parlato di storia ai giovani per non farla percepire noiosa e nozionistica. Garibaldi curiosità di un mito senza Anche nella rivista cerchiamo di scrivere di storia raccontando di fat- tempo ti, di personaggi e di libri tra Risorgimento, Italia unita e conflitti mondiali Alberto Giacopello 9 con testi brevi, talvolta curiosi e originali, ma sempre rigorosi, che ci re- galano i nostri collaboratori. Sui temi storici in questo numero troviamo Il passaggio di Garibaldi a Prato nel riferimenti alla Trafila e al Salvamento di Garibaldi, a 170 anni da quei 1849 fatti, anche nelle cronache delle iniziative organizzate direttamente o Andrea Giaconi 11 alle quali abbiamo partecipato con le nostre sezioni. Queste ultime, ossatura imprescindibile di un’associazione come la Vittore Lugaresi nostra, vanno rinvigorite per dare un seguito a questo storico sodalizio Gian Domenico Veggi 12 garibaldino. Se ne discuterà a Rimini nella conferenza di organizzazio- ne e al prossimo Consiglio nazionale. (s.g.) Padova per Garibaldi Antonello Nave 13 I NOSTRI CONTATTI ONLINE Sito internet dell’Associazione: anvrg.org LIBRI RICEVUTI 14 Sito internet di “Camicia Rossa”: camiciarossa.org Sito internet dell’Ufficio Storico: memoriegaribaldine.org Clemente Corte Donato D’Urso 15 INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA -presidenza nazionale: anvrgpres@libero.it -direzione dell’Ufficio Storico: ufficiostoricopsp@gmail.com BIBLIOTECA GARIBALDINA 17 -direzione di “Camicia Rossa”: camiciarossa@virgilio.it camiciarossa@anvrg.org NOTIZIARIO 22 A Cala Martina ricordato il salvamento Camicia Rossa Organo ufficiale dell'ANVRG - Largo Porta S. Pancrazio 9 - 00153 Roma di Garibaldi 23 Direttore responsabile - Sergio Goretti Direzione, redazione e amministrazione - Piazza S. Martino, 1 - 50122 Firenze Modigliana per Garibaldi 24 Sottoscrizione permanente - versamenti in c/c postale n. 10420529 intestato a «Ca- micia Rossa» - Piazza S. Martino, 1 - 50122 Firenze - Codice IBAN per bonifici: Un monumento al garibaldino Pietro IT68S0760102800000010420529 - Gratis ai soci dell'ANVRG Bajocchi 25 La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Non si restituiscono manoscritti, anche se non pubblicati. La redazione si riserva di pubblicare gli articoli proposti con le modifiche Un garibaldino ortonese 26 e la veste grafica che ritiene più opportune. È consentita la riproduzione di articoli o parte di essi solo se ne viene citata la fonte. Ogni forma di collaborazione è assolutamente gratuita. Impaginazione e stampa - ITS Sarnub - Cavaglià (BI) RICORDIAMOLI Autorizzazione del Tribunale di Arezzo n. 5/84 del 15.3.1984 - Iscrizione R.O.C. n. 9708. Il numero è stato chiuso il 31-12-2019. Gilberto Piccinini 30 Particolare del monumento alla Divisione "Garibaldi" a Pljevlja. Fabio Cangi 31 Il gruppo ANVRG in Montenegro (foto De Agostini) 2 CAMICIA ROSSA
RACCONTARE LA STORIA NELLE SCUOLE Tra i testimoni ancora in vita della Shoah e dei milioni di vittime della guerra e della deportazione durante l’ul- timo conflitto mondiale, in tanti non sono riusciti ad evocare i loro ricordi prima che fossero passati molti anni. Dovevano eliminare da quella memoria superficiale che ci permette ogni giorno di riprendere il corso della no- stra vita l’orrore di un vissuto insuperabile e paralizzante. Dovevano scegliere il ritorno alla vita, agli affetti, alla luce, al benessere ritrovato, senza guardare indietro, senza rimpiangere i compagni morti, senza odiare i car- cerieri, e vivere senza coloro che dovevano essere la loro famiglia, senza nulla dei loro beni, delle cose e dei luoghi amati. Ricominciare. Quanti non sono mai più tornati a Berlino, a Cracovia, quanti esuli non sono tornati nel paese che li ha cacciati? Solo quando hanno ritrovato una identità personale ed un rapporto accettabile con il mondo hanno avuto la forza di guardare dentro se stessi, di tramutare la pura sofferenza in parole, in valo- ri, e sono rinati a quella memoria che costruisce la storia. Ci sono voluti anni. Eppure questi novantenni hanno ancora le loro emozioni a fior di pelle. Lo si vede negli occhi che luccicano, nella voce che trema, non per l’età ma perché è difficile non urlare di dolore e non chiedere, stremati davanti all’incomprensibile, ancora e sempre: perché? Non è venuta mai la risposta. La memoria non è riuscita a farsi totalmente storia. Ma chi ha la fortuna di essere invitato a narrare la storia nelle scuole, oggi, incontra un altro “perché”. Un per- ché bello e innocente, un perché che aspetta veramente una risposta. Il perché dei ragazzi, qualche volta qua- si dei bambini, che davanti ai fatti che vengono loro narrati, vogliono capire, inserire il passato nel loro vissuto attuale. Lo si vede quando si va a parlare, per esempio, della nostra Costituzione. A loro sembra molto vecchia: durante la seconda guerra mondiale e subito dopo sono nati i loro nonni. Non hanno memoria della festa che fu il ritorno alla libertà, al diritto di voto, alla legalità. Poco a poco se ne andò la paura, e ancora prima la fame. La paura, la capiscono, soprattutto i piccoli. Bisogna narrare le nostre Costituzioni come paletti della nostra sto- ria, simbolo della continuità della vita comune del nostro popolo su un territorio che si è andato definendo nel tempo. Volendo si può partire da Napoleone I, Re d’Italia. Fu per poco ma fa effetto. Appare l’idea di una unità possibile, sotto leggi e principii comuni. Tutto finisce lì, l’Italia sembra ingabbiata e mantenuta a piccoli pezzi da un destino crudele. Ma la linea guida è ormai tracciata da Giuseppe Mazzini. Ci vuole una primavera dei popo- li, il 1848, perché si cambi epoca. Travolge anche l’Italia e coloro che l’hanno sempre sognata, costruita ideal- mente ma anche concretamente su principi liberali: mercato, sviluppo economico e delle genti. Si cambia mo- deratamente, a colpi di insurrezioni che tra martiri e esiliati costruiscono il pantheon del patriottismo nazionale. Si mette tutto questo, nel 1849, in una Costituzione, quella della Repubblica Romana, la più bella del mondo, che dura un giorno. Ma non scompare mai più perché traduce l’animo di un popolo che già esiste. Una mode- sta Costituzione, così timida che la si chiama Statuto, appare nel Regno di Sardegna, attorno al quale si costi- tuisce uno Stato che ha paura della sua nazione. Nell’anno della Repubblica Romana e del Manifesto di Marx, noi italiani abbiamo una costituzione che ci è concessa, siamo dal sovrano chiamati regnicoli. Però abbiamo un Primo Ministro di cultura europea, Cavour, e un Re. All’unità territoriale ci pensa un bell’eroe romantico, cavallo bianco e camicia rossa, Giuseppe Garibaldi. Bisogna spiegare perché dobbiamo entrare in Roma da una brec- cia, a Porta Pia. Qualche ragazzo ride. E finiamo nella Grande Guerra, che, si dice, costruisce la nazione. La guerra, no, non piace perché alimen- ta il nazionalismo e le dittature che portano alla Seconda guerra mondiale. Riannodare il filo di una libertà che molti italiani nel 1943 non hanno mai conosciuto si può fare, tornando a quei principi del 1849, meravigliosa magia dei numeri che vuole che la Costituzione nasca nel 1948, di due anni preceduta dal suffragio universale maschile e femminile e della lunga lotta di un popolo martoriato. La Resistenza entra di pari passo nel nostro credo democratico, la sofferenza dei vinti nella nostra pietas umana. Perché, chiede il giovane pubblico, ci voleva tanta morte per vivere? Non vuol sapere molto della guerra, vuole sapere della vita che dovrebbe scaturirne migliore. E questo non è facile da dimostrare. Certo, viene la pace, ma su quali principi? Si vorrebbe continuare sul filo della storia di libere nazioni restituite alla legittimità e alla sovranità che assieme si danno una Costituzione unica, europea, premessa di una legge universale. Ma i federalisti europei non pensavano che si sarebbero ricostituiti gli Stati nazionali. La nazione è un sentimen- to, non solo una politica. Ma, dicono i più giovani, perché lottare con istituzioni retrograde contro i nazionalismi persistenti? Vogliamo lottare per l’ambiente che ha dimensioni globali dentro alle frontiere nazionali? Vogliamo rispondere a masse umane in mobilità dentro alle frontiere nazionali? No, certo. A sfide moderne occorrono ri- sposte moderne. E allora cosa bisogna fare? Le leggi basteranno a ostacolare il razzismo, a salvaguardare la libertà, a stabilire l’eguaglianza? Sappiamo che le leggi e le Costituzioni nascono per codificare lo stato rag- giunto dalla società, non il contrario. La cultura che muove le leggi di domani nasce oggi, è costruita sui banchi della scuola, con lo studio e la curiosità dei giovani, con la loro voglia di pace, di libertà. Occorre pensare alla storia, alla nostra e a quella degli altri, al senso del valore della persona umana. La via del progresso umano e civile ha profonde e sicure radici, nella memoria e nella storia. Ma va difesa e combattuta giorno per giorno. E’ proprio la storia che lo insegna. Annita Garibaldi Jallet CAMICIA ROSSA 3
PRIMO PIANO IN MONTENEGRO SULLE TRACCE DELLA DIVISIONE "GARIBALDI" A settembre scorso ho vissuto con la mia famiglia Originaria di Podgorica, risiede a Torino dal 1993. un’esperienza molto particolare. Eric Gobetti, storico Il Montenegro - Crna Gora in montenegrino - è e studioso della guerra italiana nei Balcani, organiz- un piccolo paese di 14.000 km² con un po’ meno di zava già da un paio d’anni nel mese di settembre un 700.000 abitanti. La lingua è il montenegrino, una va- viaggio in Montenegro "Tra natura e storia, lungo le riante del serbo croato. L’alfabeto è il cirillico, ma si strade dei partigiani italiani e jugoslavi". Ne ero ve- usa spesso l’alfabeto latino a noi più familiare. Il Mon- nuto a conoscenza per caso, su segnalazione di Ser- tenegro è entrato nella NATO nel 2017 e nel 2012 si gio Goretti, direttore di Camicia Rossa. Mi ricordo che sono aperti i negoziati di adesione all’Unione Euro- ne parlai a papà il quale, come ex combattente della pea. Garibaldi, fu molto interessato all’iniziativa, e mi dis- se “Io alla mia età non posso, ma tu dovresti andare”. Il 5 settembre partiamo in pulmino alla volta di Ko- Purtroppo a fine anno le condizioni di salute di papà lašin, un paesino all’interno circondato da montagne si degradarono rapidamente e venne a mancare il 28 e non lontano dalla frontiera con il Kosovo. Qui in- dicembre all’età di 97 anni. Ma le sue parole mi erano contriamo il sindaco, Milosav Bato Bulatović, e Goiko rimaste nel cuore assieme al desiderio di vedere i luo- Vlahović, presidente della sezione locale della asso- ghi di cui ci aveva tanto parlato e dove aveva passato ciazione partigiani SUBNOR (Associazione dei Vete- due anni della sua giovinezza. rani della Guerra di Liberazione del Montenegro). Con Nel mese di luglio 2019 contattai Gobetti, il viaggio loro andiamo a visitare i luoghi della resistenza, tra cui era pianificato per la prima settimana di settembre e il cimitero partigiano di Breza, appena fuori Kolašin. mi iscrissi con tutta la mia famiglia. Partivamo al com- Rimango commosso dall’accoglienza fraterna che pleto sulle tracce del papà e del nonno. Inoltre Eric ci è stata riservata a Kolašin, come pure in tutti gli altri ci comunicò che del nostro piccolo gruppo avrebbe luoghi di memoria che abbiamo visitato. Va detto che fatto parte anche Annita Garibaldi Jallet, presidente Giuseppe Garibaldi in Montenegro è popolarissimo, dell’ANVRG, che avevo conosciuto con papà nei ra- in quanto simbolo della lotta dei popoli per la libertà. duni 2009 e 2010 della sezione di Ortona, allora pre- Tant’è vero che il nome della Divisione Partigiana “Ga- sieduta dall’indimenticabile prof. Francesco Sanvitale. ribaldi”, dove confluirono le nostre Divisioni “Venezia” L’appuntamento è il per il 4 settembre a Podgorica, e “Taurinense”, venne deciso dal II Corpus dell’Eserci- la capitale del Montenegro, dove c’è un piccolo aero- to Popolare di Liberazione Jugoslavo al comando del porto internazionale. Le nostre guide sono Eric Gobet- generale Peko Dapčević. ti e Vesna Šćepanović. Vesna è una giornalista e attrice Piccola nota socio economica. Percorrendo la stra- di teatro, attiva in varie associazioni politico-culturali. da nazionale che da Podgorica porta a Kolašin notia- mo in lontananza un villaggio di casette blu. Eric ci spiega che si tratta degli alloggi de- gli operai cinesi (!) che lavo- rano sul cantiere della nuo- va autostrada che dovrebbe collegare il porto di Bar, sul mare Adriatico, a Boljare al confine con la Serbia, per poi proseguire fino a Belgrado. La lunghezza totale dell’au- tostrada è di circa 400 km, di cui 140 in Montenegro. La costruzione della tratta in Montenegro è stata affida- ta alla CRBC (China Road and Bridge Corporation) che ha creato una sua sussidia- ria montenegrina nel 2014. Al momento sono impiegati Pljevlja - Complesso monumentale alla Divisione Garibaldi. Da sinistra: il presidente SUBNOR 1500 operai cinesi. locale Goran Čavić, Annita Garibaldi, Filippo De Agostini, Eric Gobetti, Agostino e Patrizia De Agostini 4 CAMICIA ROSSA
Il giorno dopo, 6 settembre, siamo a Berane, luogo delle montagne. mitico, attraversato dal “verde” fiume Lim, tante volte Ripartiamo poi alla volta di Žabljak (1460 m) nel nominato da papà e dove risiedeva il comando del- cuore del massiccio del Durmitor, nel nord del Mon- la Divisone “Venezia”, agli ordini del generale Oxilia. tenegro. Facciamo sosta al ponte sul fiume Tara. È un Dal comando di Divisione dipendeva per l’appunto ponte a 5 arcate di 365 metri di lunghezza, inaugurato papà con la sua 193ª Autosezione Pesante. A Bera- nel 1940, che si affaccia sul canyon scavato dal fiume ne incontriamo il presidente dell’Associazione Vetera- nella roccia. Nel 1942 venne fatto saltare dai partigia- ni SUBNOR, Miro Joksimović, che assomiglia straor- ni e, nella ritirata italiana di fronte all’offensiva tedesca dinariamente a papà. Visitiamo il cimitero fuori Berane seguita all’8 settembre, ciò obbligò la Divisione “Vene- dove un piccolo monumento funerario ricorda i cadu- zia” ad abbandonare e distruggere tutti gli automezzi ti italiani e successivamente l’imponente monumen- perché non cadessero in mano tedesca, e a traversa- to alla Libertà sulla collina di Jasikovac. Il monumen- re il fiume e continuare a piedi. La mattina dopo visitia- to venne completato nel 1977 ad opera dell’architetto mo il parco del Durmitor e il Lago Nero (Crno Jezero), Bogdan Bogdanović. Ha forma conica di 18 m di altez- a pochi chilometri di distanza da Žabljak. Il Durmitor za ed è circondato da 40 blocchi di basalto, incisi con è una montagna imponente (2523 m) e un nome leg- il ricordo dei patrioti montenegrini. gendario nei ricordi della guerra. Qui la Divisione “Ga- Apro una parentesi. Il Montenegro e la ex-Jugo- ribaldi” venne accerchiata dai tedeschi nell’agosto del slavia sono pieni di monumenti alla guerra partigiana 1944 e sfuggì all’annientamento solo perché le truppe eretti nei 45 anni di regime socialista1. Parliamo di di- tedesche furono richiamate improvvisamente al nord verse migliaia di monumenti. Quasi ogni paese è dota- per fronteggiare l’offensiva russa in Romania. to di un monumento o di una lapide. Molti come quel- lo di Berane sono estremamente suggestivi e opera A questo punto cominciamo la discesa verso la co- di architetti famosi, e le scolaresche vengono regolar- sta, 200 km di strada non sempre facile. mente in visita. L’ambiente della costa è completamente diverso Successivamente facciamo l’incontro più commo- dall’interno del paese. La moltitudine di alberghi, an- vente del viaggio con Slavka Džudović, una donna di che di lusso, i turisti, il costo della vita la rendono mol- 98 anni (classe 1921 come papà), partigiana come to simile alla vicina costa croata. Eppure anche qui, tutti i fratelli e sorelle, di cui diversi caduti in guerra. Lei sotto l’apparenza turistica, rimane nel cuore della non ci sente quasi più, parla montenegrino, fortunata- gente la memoria degli eventi passati. La mattina del mente Eric e Vesna fungono da interpreti ma non ser- 9 settembre, a Tivat, abbiamo appuntamento con il ve. Lei capisce che sono il figlio di un soldato italiano presidente del SUBNOR locale, Žarco Ostojić, e un che aveva combattuto con i partigiani, ci abbracciamo giornalista del quotidiano “DAN” per visitare il picco- e baciamo. Che emozione! lo cimitero locale e rendere omaggio alla tomba di 15 reduci della Divisione “Garibaldi”, affondati sulla nave Tappa successiva Pljevlja (760 m), altra cittadina Cetinje, saltata su una mina nelle bocche di Cattaro il carica di memorie della guerra, all’estremo nord del 10 dicembre 1944, a qualche mese oramai dalla fine Montenegro e a pochi chilometri dal confine con la della guerra. Serbia. Da Tivat raggiungiamo poi Cattaro (Kotor), paesino La mattina del 7 settembre, accompagnati dal pre- delizioso, ricco di memorie storiche, soprattutto della sidente SUBNOR locale, Goran Čavić, andiamo a visi- repubblica veneziana, ma invaso da una marea di turi- tare il monumento alla resistenza, opera dello scultore sti che sbarcano da piroscafi a 6 piani. Cattaro diven- Drago Durović e dell’architetto Mirko Durić. Il monu- ta vivibile solo la sera, quando l’orda barbarica rientra mento ricorda i caduti della battaglia di Pljevlja, il 1° a bordo delle navi. dicembre 1941, quando i partigiani jugoslavi attacca- rono il comando della Divisione “Pusteria” a Berane, Il giorno dopo ci spostiamo a Cetinje, piccola città ma furono costretti a ripiegare con pesanti perdite. Fu museo di 15.000 abitanti, capitale del regno del Mon- la più importante battaglia partigiana combattuta nel tenegro fino al 1918 quando il Montenegro venne in- 1941. corporato nel Regno dei Serbi, dei Croati e degli Slo- Un momento particolarmente emozionante del- veni, nucleo della futura Jugoslavia. Oggi Cetinje è la giornata è la visita al monumento della Divisione residenza del Presidente del Montenegro. Gemellata “Garibaldi”, appena fuori Pljevlja, inaugurato dal Pre- con Spoleto, rimane la capitale spirituale e culturale sidente Pertini nel 1983 all’occasione del 40° anni- del paese. Visitiamo il palazzo Vladin Dom, il palazzo versario della creazione della Divisione il 2 dicembre Biljarda, residenza ufficiale del re del Montenegro fino 1943. Accompagnati dalla bandiera italiana deponia- al 1867, e infine il monastero ortodosso accanto al pa- mo un mazzo di fiori. Il luogo è molto suggestivo, in lazzo. Approfittiamo per visitare la vecchia ambasciata una piccola valle circondata dal verde e dal silenzio italiana, oggi diventata Libreria Nazionale. 1 Per più informazioni rimando al libro “Memorie di pietra. I monu- Da Cetinje rientriamo a Podgorica dove passiamo menti della dittatura” (Raffaello Cortina editore, 2014) ed in partico- l’ultima notte. La mattina dopo, come conclusione del- lare al capitolo di Eric Gobetti “Appunti sulla funzione simbolica dei la nostra visita storico culturale, incontriamo nei lo- monumenti partigiani nella Jugoslavia di Tito” cali del Ministero degli Esteri, il Presidente nazionale CAMICIA ROSSA 5
dell’associazione SUBNOR, Zuvdija Hodžič e il se- gretario generale, Dragan Mitov Durović. I nostri ospiti Da tempo desideravo conoscere i luoghi della apprezzano molto la visita di Annita Garibaldi e auspi- “nostra” guerra e il viaggio organizzato da Eric Go- cano collaborazione e contatti più frequenti. betti mi è sembrato un’ottima opportunità, special- Successivamente, mentre Annita fugge all’aeropor- mente quando ho saputo della presenza della fa- to per il volo per l’Italia dove l’attendono altri impegni, miglia De Agostini, anche loro per la prima volta noi abbiamo ancora il tempo per un’ultima escursio- sulle tracce dei nostri cari combattenti. Prima del ne al lago di Scutari (Skadar in serbo). Qui percorria- loro arrivo, per ragioni di logistica locale, il nostro mo la riva del lago fino ad una stretta striscia di terra viaggio ha avuto la sua parte di ufficialità a Podgori- dove passa la ferrovia che unisce Bar a Belgrado at- ca e Cetinje. Già il 3 settembre, Eric Gobetti, Vesna traversando tutto il Montenegro. Seduti davanti ad un Šćepanović, la nostra guida, traduttrice e simpati- ultimo caffè, nel ristorante Jezero, ammiriamo il lago e cissima compagna di viaggio, il presidente di SUB- scambiamo con Eric e Vesna le impressioni del viag- NOR prof. Zuvdija Hodžič, il Segretario Generale gio. Sì, ne è valsa la pena, decisamente, malgrado la Dragan Mitov Djurovič ed io siamo stati ricevuti a fatica degli spostamenti e il dover cambiare albergo cena in residenza dall’Ambasciatore d’Italia, dott. quasi ogni notte. Luca Zelioli, al quale abbiamo esposto lo scopo del nostro viaggio e Eric Gobetti ha presentato il suo Quali riflessioni fare dopo un viaggio storico-cultu- nuovo libro. rale-affettivo così intenso? Lo stesso 3 settembre un incontro scientifico si La motivazione principale del viaggio era quella era svolto presso l’Istituto Storico di Podgorica diret- di onorare la memoria di papà, scomparso da poco to dal dott. Slavko Burzanović, con interventi delle meno di un anno, e conoscere i luoghi dove aveva maggiori autorità italiane e montenegrine, dall’Am- combattuto nel 1943-44. È stato un viaggio nella me- basciatore d’Italia al presidente dell’Assemblea Le- moria visitando luoghi come Berane, Pljevlja, il ponte gislativa montenegrina, al corpo docente d’italiano, sul fiume Tara, il massiccio del Durmitor, tutti nomi a ecc. Il dott. Radoslav Raspopović, dell’Istituto, ci me familiari dai racconti di papà. aveva introdotti alla biblioteca e agli splendidi locali Sono soprattutto contento di aver partecipato al e accompagnati per una prima visita di Podgorica. viaggio con i figli, molto coinvolti in questo viaggio sul- In questa occasione il mio intervento è stato tradot- le tracce del nonno e che avranno il compito di tra- to da Vesna, che l’indomani mi ha gratificata di una smettere la memoria di quello che hanno visto ed lunga intervista dalla quale ha potuto trarre un arti- ascoltato. colo esaustivo per la stampa montenegrina. In secondo luogo sono rimasto sinceramente com- Il 4 settembre invece a Cetinje Eric Gobetti ed io, mosso dai luoghi che ho visto e dall’accoglienza rice- accompagnati da Olivera Popovic, anch’essa otti- vuta dall’Associazione SUBNOR e da tutte le persone ma interprete, siamo stati ricevuti dal Ministro del- che abbiamo incontrato. Ho molto apprezzato il culto la cultura dott. Alexander Bogdanović con il quale della memoria che la popolazione montenegrina nutre abbiamo discusso di possibili collaborazioni come verso i propri caduti e i sentimenti di stima e amicizia scambi di giovani e di artisti, e presentato la do- nei riguardi dell’Italia. manda di una traduzione del libro di Eric Gobetti Infine abbiamo avuto la fortuna di avere una com- “La Resistenza dimenticata”. pagna di viaggio molto speciale, Annita Garibaldi Ja- Abbiamo ritrovato durante tutto il nostro itinera- llet, e due guide appassionate, Eric e Vesna. A loro rio, condiviso con gli amici De Agostini, la rete di dico un grande grazie. SUBNOR che ha reso non solo conviviale ma an- Al Montenegro, giovane repubblica, auguro di esse- che culturalmente appassionante la visita del Mon- re presto integrata nella UE, come pure che i legami tenegro, senza parlare dell’affettuosità con la quale culturali, storici ed economici con l’Italia possano svi- siamo stati ricevuti nella sede centrale di SUBNOR lupparsi sempre di più. prima della nostra partenza, colmi di regali. Nulla Agostino De Agostini da aggiungere al racconto di Agostino De Agostini, per il perfetto svolgimento di questo nostro turismo culturale che ci ha permesso di scoprire un paese in rapido sviluppo animato dal dinamismo dell’im- prenditoria cinese che fa scomparire foreste anti- che e costruisce nuove autostrade e dei giganti del turismo come nella baia di Kotor. Per fortuna rimane un poco fuori dal mondo Plje- vlja, l’albergo dove soggiornò Pertini, i monasteri, le verdi colline. Si spera che qualcosa rimarrà dell’ani- ma e dei valori dell’antifascismo che aleggiano tra quei monti e nei piccoli semplici monumenti ai no- stri morti dispersi in quei dolci piccoli cimiteri. Il cippo dedicato alla Divisione “Ga- Annita Garibaldi ribaldi” a Pljevlja 6 CAMICIA ROSSA
FRAMMENTI DI VITA DI UN ITALIANO Come l’acqua durante una traversata nel deserto, non democristiano dell’Italia repubblicana, nel 1983 volumi come quello ora dedicato a Giovanni Spado- Ministro della Difesa e infine dal 1987 al 1994 Presi- lini. Frammenti di vita di un italiano 1972-1994 edito dente del Senato, chiamato più volte a svolgere la fun- da Polistampa (Firenze, 2019) risultano altrettanto im- zione di Presidente della Repubblica supplente. prescindibili, specialmente in un periodo storico come L’album per facilità di lettura è suddiviso in sei se- quello attuale, dove il mondo politico e la stessa so- zioni. La prima riguarda appunto la vita politica ita- cietà civile italiana sembrano aver smarrito la via ma- liana, che inizia quando Aldo Moro lo sceglie come estra, perdendo gradualmente di vista la stella polare Ministro senza portafoglio, e in seguito Ministro del dei valori di serietà, di probità, di spirito di servizio e neonato dicastero per i beni culturali, dove Spadoli- di impegno verso la propria comunità nazionale che ni impegnerà se stesso coinvolgendo tutte le possibili hanno sempre guidato il pensiero e l’azione dei Padri risorse umane per servire e tutelare il patrimonio na- costituenti e di statisti di assolu- zionale. Nel giugno 1981 Sandro to valore come Giovanni Spadoli- Pertini lo scelse come primo mi- ni. Qualsiasi confronto con i tem- nistro per fronteggiare la crisi mo- pi attuali appare clamorosamente rale ma anche economica e civile impietoso anche ai non addetti ai che stava attraversando il Paese. lavori, con il recente decennio an- Il Professore si impegnò come di cor più imbarazzante e a tratti ver- consueto in prima persona e dove gognoso. C’è assoluto bisogno di non arrivava con la propria com- esempi di integrità, di capacità e petenza fece ricorso all’aiuto dei di coraggio, caratteristiche che maggiori esperti soprattutto al di hanno sempre contraddistinto la fuori dei partiti. I due governi Spa- vita del giornalista, dello storico e dolini videro altresì la nascita del- dell’uomo delle istituzioni fiorenti- la Protezione civile e l’avvio della no. Convinto che tutti nel proprio prima missione di pace dell’Ita- ambito, dovessero dare l’esem- lia, in Libano. Curioso notare pio: gli amministratori della cosa come l’opera di recupero dei sas- pubblica per primi. Parafrasando si di Matera inizia proprio dopo un una mirabile frase del curatore del suo viaggio nella città lucana. Un libro, Cosimo Ceccuti, sin da gio- uomo della caratura di Spadolini vanissimo suo assistente alla cat- aspirava certamente al Ministero tedra, il sentimento che più caratterizza Giovanni Spa- degli Esteri, ma per un fatto di equilibri non era pos- dolini uomo pubblico, nel suo impegno politico e civile, sibile toglierlo alla Dc. Come Ministro della Difesa nel è la gioia e l’orgoglio di essere italiano. Lo stesso en- governo Craxi interpretò il suo ruolo con una costrut- tusiasmo e la stessa voglia di impegnarsi e di portare tiva presenza internazionale rafforzando la posizione fiducia tra i ragazzi delle scuole o tra le vecchiette di filo-occidentale dell’Italia. un paesino del Sud colpito dal terremoto, nel confron- La seconda sezione ci proietta sulla scena politica to fra i grandi della Terra o nel dialogo aperto con i più internazionale, con i vertici dei Paesi più industrializ- autorevoli esponenti della cultura nazionale o interna- zati, gli incontri bilaterali, le aperture verso la Cina e zionale. Nelle parole introduttive di Cosimo Ceccuti si la questione palestinese. Europeismo e piena colla- legge chiaramente l’emozione di chi ha avuto la fortu- borazione con gli Stati Uniti erano i capisaldi della sua na di conoscere bene Spadolini e di collaborare molti azione. In continuità con la precedente, la terza se- anni insieme a lui. zione investe i rapporti anche personali del protagoni- Il volume, presentato per i venticinque anni dalla sta con i grandi della Terra. Quello che più colpisce e scomparsa dello statista, è una raccolta fotografica in che emerge chiaramente dalle foto, è l’estrema facilità cui attraverso le immagini, il narratore e il protagonista di dialogo dello statista italiano con i principali prota- è soltanto lui. Restano fuori gli aspetti privati, gli anni gonisti dello scenario globale dell’epoca, e il rispetto della formazione, della fulminante carriera giornalisti- e l’ammirazione che ognuno di essi aveva per lui: da ca e del precoce insegnamento all’Università di Firen- Margareth Tatcher a Ronald Reagan, dai reali d’Inghil- ze. La storia che ci racconta riguarda infatti esclusiva- terra a Shimon Peres, da Lech Walesa a Gorbacev, da mente il periodo del suo impegno politico, al servizio re Hussein di Giordania a Nelson Mandela. Un’altra della nazione, che va dal 1972 alla sua scomparsa. epoca, un altro stile, e un ruolo da protagonista dell’I- Un percorso che comincia con l’elezione al Senato talia nel mondo. Basterebbe da sola questa sezione come indipendente nelle file del Partito Repubblicano, ad indicare la via per chiunque aspirasse a rappresen- poi Presidente della Commissione Pubblica Istruzio- tare le nostre istituzioni in Patria e all’estero. ne. Nel 1974 fondatore del Ministero per i Beni Cultu- Nella quarta sezione ci addentriamo nel mondo più rali del Governo Moro, nel 1979 Ministro della Pubbli- a lui congeniale, quello della cultura. Le foto selezio- ca Istruzione, nel 1981primo Presidente del Consiglio nate ci mostrano quanto ampio fosse per lui il con- CAMICIA ROSSA 7
cetto di cultura, l’immenso amore per i libri e quanto alla liberazione del Kurdistan turco, numerosi europei, grande fosse il desiderio di sensibilizzare e coinvolge- e fra questi una quindicina di italiani, si sono arruola- re i giovani. Spadolini era solito ripetere di non esse- ti nel battaglione internazionale costituito nell’ambito re un politico, ma uno studioso che aveva avvertito il delle YPG - le Unità di Protezione Popolare Curde - dovere civico di “prestarsi” pro tempore alla politica. E per aiutare i curdi nella loro difficile battaglia. per Spadolini, nessuno doveva sottrarsi a un dovere Si tratta di uomini animati da spirito di solidarietà in- civico. Lo troviamo tra gli studenti della Bocconi, di cui ternazionale per i curdi - una popolazione di 30 forse era Presidente, come lo fu delle celebrazioni del cen- 40 milioni dispersa in Iran, Iraq, Siria e Turchia, la più tenario di Garibaldi nel 1982. Diciannove lauree Hono- grande minoranza esistente priva di unità nazionale ris causa, e tantissime lectio magistralis stese sempre - e dal desiderio di difendere l’occidente contro il jiha- di persona come faceva quando insegnava a Firenze. dismo: non, sia chiaro, “contractors”, mercenari dispo- La quinta sezione è varia e comprende aspetti mol- sti a battersi per chi li paga, e quindi solo per inte- teplici e perfino curiosi della sensibilità dell’uomo delle ressi economici, ma uomini che credono nel diritto dei istituzioni per l’attualità e le tradizioni: la partecipazio- popoli alla libertà, l’ideale che sempre ispirò la vita di ne a trasmissioni radiofoniche, come i festeggiamenti Giuseppe Garibaldi. con la Nazionale di Bearzot nel 1982, o per le strade L’Eroe dei due Mondi, infatti, durante il suo esilio in tra la gente in occasione di feste o ricorrenze (anche Sudamerica, si batté contro il Brasile per l’indipenden- garibaldine). za della Provincia del Rio Grande do Sul, poi in difesa L’ultima sezione, ricca di fascino, riguarda La casa dell’Uruguay aggredito dall’Argentina, e nel 1870, pur dei libri a Pian dei Giullari. Difficile da descrivere l’e- vecchio e malato, non esitò, alla testa del suo “Eser- mozione che si prova al suo interno: chi scrive ha avu- cito dei Vosgi” a dare il suo contributo alla difesa della to la possibilità di visitarla insieme al Direttore di Ca- Francia contro l’aggressore prussiano. Mentre vanno micia Rossa. Un luogo che sprigiona cultura da ogni ricordati i volontari garibaldini che indossando la miti- angolo, con la grande collezione di volumi raccolti dal ca camicia rossa si batterono contro i turchi oppresso- Professore e l’atmosfera rimasta identica a quella in ri a Creta nel 1867 ed in Grecia nel 1897; che accor- cui nei rari momenti liberi vi si rifugiava. Un luogo pie- sero nel 1863 in Polonia a fianco dei polacchi insorti no di fascino cui tanti grandi della Terra hanno fatto contro i russi; che nel 1848 diedero il loro contributo visita. E dove è attuale e messo in pratica il deside- all’impari lotta degli ungheresi contro l’Austria, e che rio che aveva lo statista fiorentino: la conservazione nel 1914, prima dell’ingresso dell’Italia nella 1a guerra e l’incremento della biblioteca e delle iniziative cultu- mondiale, si batterono in difesa della Serbia attaccata rali promosse dalla Fondazione Spadolini Nuova An- dagli austriaci e, sulle Argonne, contro i tedeschi inva- tologia, al servizio delle nuove generazioni di studiosi. sori della Francia repubblicana. Così come restano attuali e intramontabili il pensiero, Purtroppo, ogni nobile ideale ha le sue vittime: Lo- la forza delle idee e l’esempio di una vita esemplare, renzo Orsetti, fiorentino, classe 1986, nome di batta- vissuta al servizio del giornalismo, degli studi, e del glia “Tekosher” - lottatore - caduto in un’imboscata dei Paese: con l’orgoglio di essere italiano. jihadisti a Baghuz. “Mi sono avvicinato alla causa cur- Alessio Pizziconi da” diceva “perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta ed GARIBALDINI D’OGGIDÌ equa”. La madre, pur nel suo grande dolore, ha così commentato la morte del figlio: “E’ un bravo ragazzo, Il “Rojava” è la Federazione Democratica della Siria ha sempre voluto aiutare gli altri”. E il padre: “Siamo del Nord - il Kurdistan – costituitasi di fatto ma non ri- orgogliosi di lui, della scelta che ha fatto”. Ecco perché conosciuta dal governo centrale siriano del presidente Lorenzo Orsetti e gli altri italiani che si battono per la Bashar al Assad che si oppone con la violenza al desi- libertà del popolo curdo si possono considerare a tito- derio di libertà dei curdi nonostante essi abbiano dato lo onorifico “garibaldini”. un contributo fondamentale alla lotta contro l’avanzata 20 settembre 2019 del Califfato Islamico in Siria. Giovanni Zannini Desiderio di libertà associato ad un sistema demo- cratico di “autorganizzazione politico sociale” ispirato da Abdullah Ocalan, leader dei curdi turchi, basato sul GARIBALDINO SCOTTO - RETTIFICA non sfruttamento capitalistico delle risorse energeti- Nell’articolo “Un Garibaldi di carta e un garibaldi- che (il Kurdistan è ricco di petrolio) e che si dedica no dei Mille”, pubblicato a pag. 6 del n. 2-2019 di in particolar modo alla liberazione delle donne – che questa rivista, per mero errore è stato indicato qua- partecipano attivamente alle battaglie contro l’Isis in- le luogo di nascita del garibaldino Lorenzo Achille quadrate nella brigata femminile YPJ, Unità di Prote- SCOTTO la città di Savona anziché Roma. zione delle donne – dal degrado nel quale esse si tro- Ce ne scusiamo con i lettori e in particolare col di- vano attualmente nella società mediorientale. scendente diretto, dott. Antonello Scotto, peraltro E per difendere il Rojava dalla controffensiva dei autore del volume Lorenzo Achille Scotto. Uno dei jihadisti, dagli attacchi del governo di Bashar al As- Mille di Garibaldi” presentato a Caprera il 13 luglio sad, dall’aggressione dei turchi che accusano il Roja- 2019. va di collusione con l’odiato partito del PKK aspirante 8 CAMICIA ROSSA
STORIA GARIBALDI CURIOSITÀ DI UN MITO SENZA TEMPO di Alberto Giacopello* La bibliografia su di lui è sterminata. Studiosi e sto- soccorso l’esploratore inglese Theodore Bent, ospite rici hanno analizzato e vivisezionato le complesse vi- a Caprera pochi anni prima della morte del Generale. cende politiche, le infinite battaglie e i prestigiosi tra- Durante la notte si era chiuso nella sua stanza da let- guardi raggiunti. Dalla prima metà dell’800 (a volte to, e al mattino il padrone di casa gli chiese: “Di cosa con non poca stucchevole retorica…) fino ad arrivare avete paura, nella casa di Garibaldi, per chiudere a alle recenti biografie critiche realizzate con l’accesso chiave il vostro uscio? “Dopo lo stupore dell’ospite l’E- ad inedite documentazioni, Garibaldi non è mai pas- roe gli raccontò tutto. sato di moda. Da non storico vorrei porre all’attenzio- Era un bambinetto e fu testimone della morte terri- ne di chi legge, alcuni episodi contenenti aspetti uma- bile della sorellina Teresa di soli due anni e otto mesi. ni curiosi, singolari e a volte bizzarri - o poco noti - di Morì insieme alla nutrice nel letto che prese fuoco, va- una personalità quanto mai complessa e variegata. nificando gli sforzi dei soccorritori perché l’uscio era Si potrebbe pensare che si tratti di storia minore, chiuso a chiave. Tra le fiamme non ebbero scampo. aneddoti sparsi qua e là, ma non è così. Fu questa la causa per cui negli anni a venire le porte Tali “sfaccettature” costituiscono le fondamenta per della casa di Caprera non ebbero mai le chiavi. conoscere meglio e più compiutamente un uomo stra- Ma l’Eroe dei Due Mondi aveva gli occhi azzurri e i ordinario con una popolarità ancora vasta in tanti pae- capelli biondi? La sterminata iconografia risorgimenta- si del mondo. le ci ha tramandato una figura stereotipata tanto dura Quando nacque, il 4 luglio 1807 a Nizza Marittima, a morire… Qualche volte veniva raffigurato come una non era italiano. Per l’esattezza suddito francese, re- specie di Cristo Redentore, con relativi lunghi boccoli gnando Napoleone il grande. L’uomo che per l’intera color del sole; un santino laico che non corrispondeva sua esistenza combatté per un’Italia libera, unita e de- per niente alla realtà. Sarebbe bastato un documento. mocratica, si trovò a vivere una circostanza in qualche Quando il 26 dicembre del 1833 venne arruolato nel- modo paradossale. la Marina Mercantile assumendo il nome di guerra di Nizza, terra di frontiera, dal 1793 era stata annes- Cleombroto, il suo foglio matricolare (Museo Navale sa alla Francia a seguito dei fermenti rivoluzionari che di La Spezia) recita: “capelli e cigli rossicci - occhi ca- tante conseguenze avrebbero avuto nell’intera Euro- stagni - fronte spaziosa - naso aquilino- bocca media pa. Fino a quindici anni prima della nascita del Gene- - mento tondo - viso tondo - colorito naturale - segni rale, faceva parte del piccolo Ducato dei Savoia; ridi- particolari nulla…”. venne parte del Regno piemontese, nel 1814 in piena Ulteriore conferma la fornisce la figlia Clelia nel suo Restaurazione, a seguito delle deliberazioni del Con- libro di ricordi, quando si rivolge al padre dicendole: “io gresso di Vienna… e Giuseppe Garibaldi ridivenne capelli rossi come barba di papà”. Il Generale le rispo- italiano. Ma non finì lì, perché negli anni successivi la se in dialetto nizzardo: “pelo rosso, mari pelo” (pelo cittadina tornerà alla Francia insieme alla Savoia. Ma rosso cattivo pelo). Per una descrizione fisica più det- questa è un’altra storia. Quando nel marzo del 1860 tagliata di Garibaldi ci aiuta ancora Giuseppe Guerzo- - dopo la ratifica della cessione alla Francia - andò a ni che conosceva bene il nizzardo. Lo scrittore man- lamentarsi con Vittorio Emanuele II per il fatto che il tovano, contemporaneo dell’Eroe, fu con lui volontario Conte di Cavour lo avesse reso “straniero in Patria”, il nel 1866 e nel 1867 e per tanti anni visse al suo fian- sovrano gli rispose: “umanamente vi comprendo caro co come amico devoto. Nella biografia pubblicata nel Generale, ma non dimenticate che con quegli accordi 1882 a Firenze, scrive di lui: “Perché Garibaldi non po- anche la Savoia non è più italiana, e per oltre un mil- teva dirsi un “bell’uomo”, nel senso più usato della pa- lennio è stata la culla della mia Dinastia…”. rola. Era piccolo, aveva le gambe leggermente arcua- Fu un ragazzino vivacissimo e coraggioso. Con il te dal di dentro all’infuori, e nemmeno il busto poteva mare, col quale viveva in totale simbiosi, ebbe sem- dirsi una perfezione… Ma su quel corpo s’impostava pre un rapporto speciale. A otto anni salvò una don- una testa superba; una testa che aveva, secondo l’i- na caduta in uno stagno, mentre a dodici trascinò a stante in cui si osservava, del Giove Olimpico, del Cri- riva alcuni ragazzi caduti in acqua per il rovesciamen- sto e del leone”. Ora, al netto di qualche volo pindari- to della loro piccola barca. Nelle sue Memorie curate co di troppo, bisogna riconoscere che la descrizione da Dumas scrive: “quanto al nuoto, dove l’abbia im- è precisa nei dettagli e non manca di una singolare e parato non me lo ricordo; mi sembra d’averlo sempre cruda sincerità. saputo e di essere nato anfibio”. In quegli anni della Altri biografi di quel tempo ne esaltarono la voce fanciullezza visse una tragedia familiare della quale calda e armoniosa, da tenore, intento a cimentarsi nel non scrisse un rigo parlandone con estrema reticen- canto di famose romanze. Altro pregio non piccolo era za. Lo stesso segretario-scrittore-patriota, Giuseppe che sapeva ascoltare; non era un tipo logorroico con Guerzoni, lo sentì accennare qualcosa senza però ri- la voglia di mettersi al centro della scena… uscire a venire a capo di precisi dettagli. Ci viene in Garibaldi era uno scrupoloso igienista, e conside- CAMICIA ROSSA 9
rando che visse nell’Ottocento quando il concetto e la mondo. Sono di Giuseppe Garibaldi. Quando entrò a percezione dell’igiene personale non erano quelli dei Palermo nel 1860 cavalcando la cavalla Marsala, li in- nostri giorni, non si può non restare sorpresi e pure dossava con in bella evidenza una toppa - sempre in ammirati. Nonostante i reumatismi che gli fecero do- tela jeans - sul ginocchio sinistro. Stranamente nella lorosa compagnia per tutta la vita, faceva spesso dei lettera di autentica del cimelio è scritto che la toppa bagni ghiacciati - inverno ed estate - convinto che il è posizionata sul ginocchio destro: una curiosa svi- tutto giovasse a scacciare dal corpo “gli umori cattivi”; sta ottocentesca. E’ accertato che il tessuto originale ai quali seguivano lunghe saune all’interno di strani dei jeans nacque negli stabilimenti di filatura, tessi- apparecchi che gli arrivavano dall’Inghilterra. Raccon- tura e colorazione di Genova. Fin dal 1600 quelle ro- ta il solito Guerzoni: “del suo corpo era curatissimo. buste stoffe in tinta blu venivano preferite dagli ope- Usava prendere frequenti bagni e lavacri di ogni sorta. rai e dai marinai del porto, e spesso anche usate per Aveva delle mani, dei denti, dei capelli una cura atten- fare vele e velacci di ogni tipo. Blu jeans sta a signi- tissima; non avreste trovato sulle sue vesti, spesso lo- ficare “blu di Genova”, e quel tipo di pantalone veni- gore e strappate, una sola macchia…” va anche chiamato “genovese”. Possiamo azzardare Era praticamente astemio. Dell’acqua era un vero che quelli conservati nella teca a Roma risalgano agli conoscitore ed estimatore. Ne decantava, ai vicini di anni 1850/1855. Ad ogni buon conto Garibaldi li indos- tavola, le grandi qualità diuretiche, lasciando però sò almeno cent’anni prima di Marlon Brando o James scettici alcuni compagni che di quando in quando Dean, icone storiche per i giovani di tutto il mondo che “fuggivano” alla Maddalena… per farsi un goccetto di portavano sempre i jeans… buon vino. Il Generale era parco nel mangiare, prefe- Ma come arrivarono al Museo del Risorgimento di rendo alla carne il pesce che a Caprera non mancava Roma? La storia è questa: a Caprera il Generale si ac- mai. La sera chiudeva la giornata con una tazza di lat- corse che un vecchio giardiniere aveva dei pantaloni te freddo di capra. Molti volontari, in piena battaglia e che cadevano letteralmente a pezzi. Incaricò un cer- sotto il grandinare dei colpi, ricordavano di averlo visto to Gallieno, suo collaboratore, di consegnare all’uomo sbocconcellare un pezzo di formaggio accompagnato quel suo paio di calzoni indossati a Palermo, e che da acqua fresca. Sempre tranquillo. Sereno. molti volontari ricordavano perfettamente. Il Gallieno, La storiografia ufficiale ci ha raccontato di un uomo che conosceva bene il valore simbolico del cimelio, in perenne camicia rossa, poncho variopinto e cappel- decise di tenerseli e regalargli in cambio un paio di lino ricamato. Ma è largamente inesatto, anche se for- pantaloni nuovi di zecca. Ne parlò con Garibaldi che se vestì in quel modo e con una certa continuità a par- non ebbe nulla da eccepire. Nel 1863 Gallieno si am- tire dal 1860. Per lunghi periodi indossò una pesante malò e venne curato dal dottor Riboli che era spesso giacca blu da marinaio alternata da un grosso sopra- ospite a Caprera. Dopo la guarigione, per riconoscen- bito abbottonato fino al mento. La mitica camicia rossa za verso il medico, gli regalò i famosi pantaloni con la la portava spesso a Caprera, quando era impegnato toppa, che verso la fine dell’Ottocento pervennero al a potare, vangare, accudire i suoi animali o innestare Museo di Roma. piante di viti; una specie di tuta da lavoro nelle quoti- E a proposito di toppe, il nizzardo aveva idee mol- diane fatiche di agricoltore. Lui la nobilitava con il lavo- to chiare. Una volta disse alla piccola Clelia: “ricordati ro dei campi…oltre che sui campi di battaglia. che una toppa ben messa non è un disonore, ma una Nel 1852 avvenne un fatto singolare, poco cono- macchia si!” sciuto e molto divertente. Garibaldi era imbarcato sul Concludendo, vorrei fare una riflessione su una cir- veliero Carmen che dal porto di Callao in Perù era di- costanza che gli studiosi non hanno mai approfondi- retto a Canton con un carico di guano…ma forse è to… almeno credo. Nel corso della sua vita Garibaldi meglio lasciare la parola alla fonte del fatto, ad Au- non amò fregiarsi di medaglie, decorazioni, croci al gusto Candido Vecchi più noto con il nome di Jack la merito di vari metalli o nastrini colorati; a differenza Bolina, figlio di Candido Augusto Vecchi, antico com- delle migliaia di ufficiali e soldati che in ogni occasione pagno del Generale nella cui villa di Sturla si appron- ne esibivano in quantità impressionante! Magari qual- tarono i preparativi della spedizione dei Mille in Sicilia. che volta avrà messo la Stella dei Mille, ma le testi- Un giorno nella casa dei Vecchi Garibaldi dovette monianze fotografiche non lo confermano. Nelle tante spogliarsi per farsi visitare da un medico: “Garibaldi - immagini, nei quadri, nei disegni o nelle incisioni, la come tutti sanno - usava biancheria finissima ed aven- sua camicia rossa è attraversata solo dalla fettuccia do notato che mio padre stava osservando il tessuto che sorregge gli occhiali, spesso collocati nel taschino delle sue mutande, lui disse che le aveva fatte fare a superiore. Occhiali e magari l’orologio. Queste le sue Canton in Cina, e che avendo dato per modello un personali medaglie. paio di mutande vecchie, le quali avevano nella par- E’ anche per questo, per la modestia e ritrosia che te inferiore un rammendo, il sarto cinese aveva rifatto manifestò sempre nei confronti di ogni forma di osten- quel rammendo lì, su tutte le mutande che aveva ta- tazione personale, che i popoli di tutto il mondo conti- gliate e cucite; e il Generale lo mostrava infatti nel paio nuano ad amarlo e a sognarlo. che aveva indosso”. Uno zelo e uno scrupolo davvero Il mito continua. impareggiabili! *Vicedirettore dell’Ufficio Storico dell’ANVRG In una teca nel Museo Centrale del Risorgimento di Roma, sono conservati i blu jeans più antichi del o 10 CAMICIA ROSSA
La storia ed un recente convegno a 170 anni dall'evento IL PASSAGGIO DI GARIBALDI A PRATO NEL 1849 di Andrea Giaconi Il 23 ottobre 2019 presso i locali del- settembre 1849, Garibaldi e Leggero la Biblioteca Roncioniana di Prato si è partirono con fidati patrioti per imbar- tenuto il convegno “Garibaldi e Prato carsi a Cala Martina, nel golfo di Follo- (1849). I luoghi e i protagonisti”, a cura nica il 2 settembre 1849 e di lì salpare della stessa biblioteca e del Comitato verso la salvezza. Pratese per la Promozione dei Valo- Di tutto ciò, il convegno ha inteso ri Risorgimentali. Nell’ambito del 170° vagliare i protagonisti e i contesti pra- anniversario della trafila e del salva- tesi. I lavori si sono aperti con una re- mento garibaldino in Toscana, il conve- lazione di Eugenio Giommi sul 1849 gno ha inteso non solo rievocare i tratti pratese, inteso nel suo più generale distintivi del passaggio dell’Eroe dalla aspetto di congiuntura economica e cittadina del tessile ma anche gettare sociale. Sono così stati delineati i tratti un’ulteriore luce sui protagonisti della di una vera e propria crisi a livello eco- vicenda. nomico che inevitabilmente doveva ri- La questione si dipana durante la percuotersi in un ‘terremoto’ politico. fuga garibaldina successiva alla cadu- Terremoto le cui scosse erano gene- ta della Repubblica Romana, quando rate anche da vivaci fermenti in cam- il Generale, inseguito dalle truppe au- po culturale, da scuole come il Cico- Ritratto di Garibaldi alla Biblioteca striache e papaline e dopo aver per- Roncioniana di Prato gnini e da circoli privati come quello so in circostanze drammatiche la mo- del Benini. Più in particolare, Giommi glie Anita, si trovò a valicare i confini del Granducato ha cercato di individuare l’elite tanto moderata quan- di Toscana, assieme a Giovanni Battista Culiolo det- to democratica, individuandone i caratteri afferenti to “Capitano Leggero”. Fu in tal contesto che i due alla grande possidenza, all’imprenditoria e, soprattut- combattenti giunsero nella notte del 25 agosto 1849 to, l’evidente intreccio familiare tra gli opposti schiera- a Montecuccoli sui monti che separano la piana di menti politici. Barberino dalla Valle del Bisenzio dove, senza esse- Successivamente, Marco Giusti ha focalizzato la re riconosciuti, furono ospitati dalla famiglia Cambi. La sua attenzione sulla famiglia Vai e, in particolar modo mattina del 26 sotto una pioggia torrenziale passan- sul personaggio di Giuseppe. Attraverso il diario del fi- do nei pressi della Rocca Cerbaia e dal sentiero Valle glio Luigi e lo spoglio del carteggio sito presso l’Archi- scendono al Mulino di Cerbaia di Luigi Biagioli detto vio di Stato di Prato, l’intervento ha ricostruito la bio- “Pispola”. Qui sono accolti e ospitati. grafia del Vai, andando a coglierne l’importanza per Fu qui che Garibaldi fece il casuale incontro con quanto riguarda lo schieramento moderato cittadino l’ingegnere Enrico Sequi, direttore dei lavori per il rifa- del primo Ottocento. Già vicepresidente della neonata cimento della strada maestra della vallata, che si mise Cassa Depositi e Prestiti di Prato (1830), socio ordina- a disposizione per agevolarne la fuga. Per prima cosa, rio dei Georgofili, in corrispondenza con il Vieusseux l’ingegnere si recò a Prato dal dott. Francesco France- e intimo di Montalembert e Lammenais, Vai fu gonfa- schini che a sua volta chiese la collaborazione di Anto- loniere di Prato tra il 1844 e il 1848. Visse il biennio ri- nio Martini, vecchio e provato patriota. I tre personaggi voluzionario con trepidazione e apprensione e ripose ne concertarono il piano di fuga che avvenne secondo poi i suoi successivi obiettivi nell’educazione dei figli e le seguenti modalità. Sequi tornò al mulino e con Ga- nell’utile locale. ribaldi e Leggero passò da Vaiano presso la Famiglia Infine Andrea Giaconi ha delineato la figura del de- Bardazzi. In seguito con un calesse, i due vennero ac- mocratico Antonio Martini, il suo ruolo nel salvataggio compagnati alla Madonna della Tosse dove rimase- di Garibaldi e nella conservazione della memoria cit- ro in attesa dell’arrivo di un’altra vettura. In tarda not- tadina dell’episodio e la sua posizione all’interno del te giunse la vettura messa a disposizione da Antonio locale movimento unitario. Già tra i membri delle pri- Martini. L’eroe fu portato alla stazione del Serraglio e me cellule mazziniane cittadine, Martini fu tra i prota- preso in custodia dal capostazione Tommaso Fonta- gonisti degli eventi cittadini del biennio rivoluzionario, ni. Intorno alle due di notte del 27 Agosto 1849 un’al- prima come capitano della Guardia Civica e poi as- tra carrozza portò Garibaldi e Leggero a Poggibonsi, sumendo il ruolo sopra descritto nella fuga dell’Eroe. dove furono accolti dalla famiglia Bonfanti, poi a Colle Protagonismo che egli, vicino ai ben più famosi Giu- Val d’Elsa, Volterra ed infine al Bagno al Morbo in Ma- seppe Mazzoni e Piero Cironi, continuò ad esercitare remma, da alcuni parenti del pratese Antonio Martini. anche in seguito nella sua carica di consigliere comu- Le successive tappe si articolarono nelle Maremme nale. E come consigliere fu tra coloro che appoggia- tra San Dalmazio e la famosa Villa Guelfi, da dove, il 2 rono la posa delle lapidi in ricordo del passaggio gari- CAMICIA ROSSA 11
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