VERSIONE PER SMARTPHONE - basilica cattedrale agrigento

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VERSIONE PER SMARTPHONE - basilica cattedrale agrigento
VERSIONE PER
SMARTPHONE
VERSIONE PER SMARTPHONE - basilica cattedrale agrigento
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CREDITS
                                  Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione
                                  del sussidio per l’anno pastorale 2020-2021.

Per la progettazione,
      per i commenti,
          le preghiere
       e le correzioni:   Equipe di Pastorale Giovanile del Centro per l’evangelizzazione
                          dell’Arcidiocesi di Agrigento

       Per il progetto
               grafico:   Raffaele Vittoria

  Immagini di opere
     d'arte presenti
        nel sussidio:     C. D. Friedrich, Viandante su un mare di nebbia, 1818, olio su tela.
                          G. Klimt, Il bacio, 1907-1908, olio su tela.
                          S. Dalì, La persistenza della memoria, 1931, olio su tela.
                          M. Merisi detto il Caravaggio, Le sette opere di misericordia, 1606-1607,
                          olio su tela.
                          M. C. Escher, Relatività, luglio 1953, litografia.
                          M. Battaglini, I am God, send me money, 2019, olio su tela.

                          Le citazioni bibliche sono tratte da La Sacra Bibbia nella versione ufficiale
                          a cura della Conferenza Episcopale Italiana © 2008,
                          Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena.
VERSIONE PER SMARTPHONE - basilica cattedrale agrigento
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I giovani si pongono domande di senso, ma la maggior parte
delle volte impiegano il loro tempo a cercare risposte in una società

                                                                          UN MESSAGGIO PER TE EDUCATORE
che sembra offrire tutto e subito, in modo effimero e superficiale,
lasciando dentro un grande vuoto e il desiderio di ricolmarlo.

Dimostrano un desiderio reale di verità e felicità, che rimane tale
poiché spesso non hanno accanto, lungo il loro percorso di vita,
persone capaci di rendere il Vangelo visibile e tangibile nel loro
quotidiano:

“I giovani nelle strutture consuete, spesso non trovano risposte alle
loro inquietudini, alle loro esigenze, alle loro problematiche e alle
loro ferite” (Christus Vivit n.202).

Il cammino che abbiamo iniziato con “Vivere in 5G”, dove ogni
ragazzo/a impara a stupirsi di quel dono che è la vita, ha l’intento di
stimolare nei giovani la capacità di porsi delle domande di senso alle
quali agganciare l’annuncio.

In Cristo nato, morto e risorto si trova la risposta alle domande di
senso, poiché Egli è il senso della vita. Gesù non è un racconto, ma
una storia d’amore.

Egli stesso ci indica come annunciare, ecco perché come educatori
siamo chiamati a metterci in cammino, Gesù non stava mai fermo
aspettando che la gente andasse da Lui ma “percorreva tutte le città
e i villaggi, insegnando nelle sinagoghe, annunciando il Vangelo del
Regno” (Mt 9,35).

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Così come Gesù si accostava senza invasione ma con delicatezza,
mostrando attenzione e umiltà, compito di ogni educatore che
conosce i propri giovani, è creare in primis un “reale” incrocio di
sguardi, fiducia, libertà di espressione, per poter far nascere la
volontà di vero ascolto e farsi quindi accompagnatori sulla strada
che li porti al desiderio della conoscenza di Gesù Cristo, l’unico in
cui possono trovare risposta per le loro domande.
L’annuncio avviene attraverso la testimonianza, ma consapevoli che
l’incontro è personale e che è Cristo che innesca la fede in Lui,
dobbiamo guardare al giovane singolarmente, nel contesto e nelle
dinamiche in cui vive, con la certezza che questo incontro avviene
attraverso mezzi, luoghi, tempi, situazioni, persone e modalità
differenti, ma dove tutto è possibilità di annuncio e incontro.

CREATE YOURSELF vuole essere un cammino che porti a comprendere
che ognuno è artefice della propria vita, capace di crearsi un profilo.
In questo cammino, tuttavia, ci si scopre creature, ossia creati da e
per un progetto di amore, ciò avverrà se saremo capaci di accendere
la scintilla che fa “ardere il cuore” e alimenta il desiderio.

Vivendo nell’era dei social e dei profili, CREATE YOURSELF vuole
fare germogliare il seme della fede che vive dentro ciascuno di noi,
comprendendo che l’unico profilo a cui aspirare è quello di Cristo.

CREATE YOURSELF non vuole essere una programmazione tecnica da
leggere e mettere in pratica seguendo letteralmente le varie schede.
Grazie alla mediazione dell’educatore ha lo scopo di voler aprire i
cuori per accogliere Gesù Cristo: nato, morto e risorto per noi.

                                     Don Gero e l’equipe diocesana

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STRUTTURA
  del
        SUSSIDIO
Il sussidio contiene 6 schede libere e modulari, che non seguono un ordine
sequenziale e possono essere usate liberamente nei tempi e nelle modalità
stabilite dall’educatore. Ogni scheda può essere utilizzata per più incontri.
Le schede riguardano i mezzi, i luoghi, i tempi, le situazioni, le persone e
le modalità dell’annuncio, con l’ausilio di una lectio umana e una lectio
divina.

Struttura della scheda
TITOLO: riporta la tematica del cammino trattata nella scheda.
FRASE TEMATICA: aiuta, in modo sintetico, ad entrare nel cuore del tema
stimolando la riflessione.
LECTIO UMANA: una riflessione che orienta nella tematica e negli obiettivi
da raggiungere.
OBIETTIVI: a partire dal tema vengono proposti dei punti chiave, che
possano aiutare i giovani durante il percorso, per raggiungere la loro
crescita personale.
ATTIVITÀ: dinamiche che aiutano a non affrontare l’argomento in modo
diretto e a volte fine a sé stesso, ma con la partecipazione attiva dei
giovani che ne diventano protagonisti.
PAROLA DI DIO: brani del nuovo testamento, che illuminano il cammino da
compiere, consigliati per la lectio divina e la preghiera.
SIMBOLO: aiuta visivamente a comprendere e fissare il messaggio della
scheda.
PAROLE DI PAPA FRANCESCO: brevi testi degli scritti del Papa per vivere
il cammino all’interno della Chiesa universale.
STRUMENTI: testi, canzoni, film, utili per la riflessione personale e la
discussione in gruppo.

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OPERA D’ARTE: l’immagine che apre ogni scheda è un’opera d’arte con
la quale verranno esposti degli spunti che attraversano traversalmente
i vari piani che compongono l’essere umano: dall’ambito caratteriale a
quello relazionale, dalla sfera del ragionamento a quella delle emozioni,
dalle domande di senso alla spiritualità. La scelta delle opere d’arte non
risponde a esigenze di natura artistica o tecnica; si presta piuttosto a
riletture personali, comunitarie, umane, che, partendo dalle domande
immediatamente suscitate dalla visione dell’opera, giungono ad altre
domande mediante le letture proposte.
ESPERIENZA: per ogni scheda vengono proposte delle esperienze da vivere,
che concretizzano l’esperienza dell’annuncio.
TESTIMONIANZE: un supporto per la riflessione, ascoltando le testimonianze
di giovani della nostra Diocesi
CREA IL TUO PROFILO: a ogni giovane viene consegnata una scheda che
lo aiuti, a conclusione di ogni tappa, ad aggiungere un tassello al suo
cammino.

              Sul sito www.diocesiag.it e sul canale telegram "centro per
l’evangelizzazione" verranno inseriti altri materiali per l’approfondimento
(video, lectio divina, testimonianza, ecc…). Per chi fosse a conoscenza
di altri strumenti sui temi trattati o preparasse momenti di preghiera,
attività diverse da quelle proposte, potrà inviarle tramite e-mail in modo
da poterle condividere con gli altri gruppi della Diocesi.
Il sussidio rimane sempre uno strumento, come tale, potrà essere usato
liberamento adattandolo alle proprie esigenze. Sicuramente ci permetterà
di arrivare al “Giovaninfesta 2021” con un cammino comunitario.

Contatti
     Sito: www.diocesiag.it
     Facebook: facebook.com/centroperlevangelizzazione
     Instagram: @pastoralegiovanileag
     Telegram: t.me/centroperlevangelizzazione
     E-mail: centroevangelizzazione@diocesiag.it
     Cell: +39 320 1145893

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OGNUNO
                        HA LA SUA

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              MONTAGNA
             VIANDANTE SU UN MARE DI NEBBIA (C. D. FRIEDRICH)
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OGNUNO
                                                          HA LA SUA
                                                MONTAGNA
                                               VIANDANTE SU UN MARE DI NEBBIA (C. D. FRIEDRICH)

“Sei troppo buono/a”,“Dovresti evitare di essere così antipatico/a”,
“Svegliati! Non vedi che ti sta prendendo in giro?”, “Ormai è acqua passata,
cerca di non pensarci” o “Non te la prendere a male, ma…”

Quante frasi del genere a volte ci danno fastidio, sebbene pronunciate da
amici, imponendoci di essere come non siamo o consigliandoci di assumere
un carattere più “sveglio” o “aggressivo”?

Se dovessimo mettere in pratica ogni consiglio che ci viene dato da Tizio e
Caio, ci ritroveremmo con migliaia di personalità diverse.
Questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare per iniziare a
riflettere sul quadro che ci troviamo davanti. Ecco, potrete giustamente
chiedervi cosa c’entri questo Viandante su un mare di nebbia col vostro
carattere o con i vostri consigli o con le vostre abilità o i vostri talenti.

Semplice e intuitivo. Ognuno di noi ha una meta da raggiungere in qualsiasi
campo, possa essere il lavoro dei propri sogni o il/la ragazzo/a dei propri
sogni, la felicità o la ricchezza o semplicemente, si fa per dire, il conoscersi
così a fondo da comprendere il proprio posto in questo mondo.

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                                        Yourself
A ognuno di noi servono dei mezzi per raggiungere quella meta, possano
essere l’istruzione, determinate abilità, spirito d’iniziativa, l’ingegno o la
passione per qualcosa.

Per il nostro amico voltato di spalle raffigurato in questo quadro, la meta
era contemplare l’infinito: molto difficile se ti ritrovi una montagna
dinanzi!

Si sarebbe potuto fermare a contemplare la grandezza di quella montagna.
Ma no: lui voleva vedere l’infinito! Così ha deciso di iniziare a salire, salire,
salire. Tra una sosta e l’altra vedeva dinanzi a sé ancora un lungo percorso,
ma risoluto continuava a salire con determinazione. Dopotutto, in abito da
sera, con delle scarpe e un bastone da passeggio, scalare una montagna è
un gioco da ragazzi! Basta avere determinazione.

Ed ecco il nostro amico giunto sulla vetta: nessuna bandierina piantata;
il traguardo è suo; è lui la bandiera che svetta più alta della montagna.
Sopra di lui e dinanzi a lui solo l’infinito. Ora, se vi chiedessi di far vivere
questo quadro, o più in generale l’arte, voi potreste obiettare: -Ma è uno
straccio di tela con qualche colore buttato lì sopra! Il quadro è natura
morta!-

A tutto c’è una soluzione, dopotutto le vie del Signore sono infinite così
come la capacità creativa dell’uomo.Il primo passo da compiere per far
rivivere un quadro è quello di interiorizzare l’immagine impressa su di esso.
Fatto? Benissimo, adesso proviamo a identificarci con il soggetto ritratto
e ad assumere il suo stato d’animo prima e dopo l’azione da lui compiuta
(anche se un quadro è statico, in esso è sempre contenuta un’azione, in
questo caso il salire una montagna e il contemplare il paesaggio).

Ora è il momento di attribuire a ogni elemento un significato. Cos’è per
me quell’infinito che il tizio ben vestito sta contemplando? Qual è la meta
che devo raggiungere?

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                                        Yourself
Cos’è per me quella montagna che sempre il tizio ben vestito prima ha
identificato come un ostacolo e che poi scalandola ha sfruttato come mezzo?
Quali sono gli ostacoli che sembrano non permettermi di raggiungere i
miei obiettivi?

Dopo essere giunti alla consapevolezza che ogni nostro aspetto negativo,
ogni ostacolo che ci si presenta lungo il nostro percorso di crescita può
essere una marcia in più per sfrecciare lungo le strade della vita, è giunto
il momento di agire!
Se siamo “troppo buoni”, sfruttiamo questa bontà per dimostrare che la
bontà, la gentilezza, l’innocenza possono tutto; se a volte siamo antipatici
o rabbiosi, trasformiamo questa rabbia in voglia di cambiamento, contro
le ingiustizie, l’ineguaglianza, l’odio razziale, la discriminazione.
L’esplosività di un carattere giovane è la spinta necessaria per giungere
a contemplare l’Infinito, perché come dice Matteo Faustini in una sua
canzone "le montagne eran barriere e adesso sono un bel paesaggio" (da
Nel bene e nel male).

“Il rapporto col paesaggio in lui si colora di un elemento insolito: la
partecipazione commossa del soggetto, il senso dell’infinito e del
mistero, che conduce con sé simboli, evocazioni, allegorie. Sovente
è la natura stessa a fare da protagonista, sia per l’assenza dell’uomo,
sia perché anche quando è presente esso si fonde con la natura in un
tutt’uno che celebra l’assoluto.”
              (Marco Bona Castellotti, in Friedrich: un viandante su un mare di luce)

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PRENDO LO SCOOTER O LA MACCHINA?
                        I mezzi del primo annuncio

             “Fai il necessario per realizzare il tuo desiderio
                   più ardente e finirai per realizzarlo”
                            (Ludwig van Beethoven)

La forza del desiderio è una dimensione straordinaria. Ogni giovane
dovrebbe chiedersi se ciò che desidera sia frutto di un’infatuazione, di
una suggestione o abbia una dimensione personale, frutto del suo essere.
Spesso i giovani si accontentano di seguire la routine quotidiana dettata
dalla società anziché ciò che desiderano. A differenza dei bisogni, il
desiderio non trova soddisfazione in qualcosa, ma in qualcuno. Suscitare
il desiderio di Cristo diventa vocazione, ciò che struttura e orienta
l’esistenza, ciò da cui dipende la felicità. È necessario trovare i mezzi per
realizzare i propri desideri nonostante i limiti e gli ostacoli che possono
presentarsi lungo il cammino.

      OBIETTIVI
     1) Prendere consapevolezza che non bisogna avere paura dei
     pregiudizi che soffocano la vera libertà;
     2) individuare i mezzi che permettono di incontrare Cristo nonostante
     i limiti e gli ostacoli;
     3) comprendere l’importanza della vera natura dei desideri.

      ATTIVITÀ
      Che desiderio sei? Trova gli ostacoli e individua i mezzi.

Materiali: immagini, cartellone, pennarello, post-it a forma di X, un
cartellone con il disegno di un albero.

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Svolgimento: Vengono proiettate delle immagini con diversi personaggi
famosi o del proprio territorio, che hanno nella loro vita realizzato
qualcosa di grande. Al termine del video si condivide in gruppo, cosa ha
suscitato in ciascuno la visione di quelle immagini.
Ciò che l’educatore dovrà fare emergere è che tutti i personaggi delle
immagini sono mossi da un desiderio. Si procederà, pertanto, alla
realizzazione di un brainstorming sulla parola desiderio. L’uomo non è mai
stanco di desiderare, ecco perché non bisogna mai spegnere i desideri.
Vengono consegnati due post-it, uno dei quali a forma di X. Viene chiesto
ad ogni ragazzo di pensare al proprio desiderio più grande e di scrivere sul
post-it il mezzo attraverso il quale potrà realizzarlo. Sul post-it a forma
di X l’ostacolo alla realizzazione dello stesso. I post-it verranno attaccati
sull’ albero precedentemente preparato dall’educatore, mentre i post-it
a forma di X verranno posti tutti sotto l’albero.
L’attività si concluderà con la consapevolezza che al di là degli ostacoli,
quando il desiderio è suscitato da Dio, si trovano sempre i mezzi.

     PAROLA
     di
          DIO
Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome
                                                                  Lc 19, 1-10

Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù,
ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché
doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli
disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In
fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano:
«È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse
al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se
ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose:
«Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di
Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che
era perduto».

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Simbolo:      Il sicomoro - Il sicomoro è un albero molto alto dalle grandi
foglie, che produce frutti simili ai fichi. In questo brano rappresenta quasi
un ponte tra l’umanità ferita e Dio che salva, viene visto come la pianta
della vita e della risurrezione, dà forza all’uomo che in tutti i modi cerca
di vedere Gesù per essere aiutato. Tramite questo Zaccheo si salva. Il
sicomoro diviene un mezzo, l’albero sacro che accoglie ogni persona
pronta a scorgere il volto di Colui che ama sempre.

Per riflettere
L’incontro con lo sguardo di Gesù cambia la vita di Zaccheo. Hai mai colto,
nella tua vita, il momento in cui Cristo ha alzato lo sguardo su di te?

      DAGLI SCRITTI DI PAPA FRANCESCO
     Il Signore ci chiama ad accendere stelle nella notte di altri giovani;
     ci invita a guardare i veri astri, quei segni così diversificati che Egli ci
dà perché non rimaniamo fermi, ma imitiamo il seminatore che osservava
le stelle per poter arare il campo. Dio accende stelle per noi affinché
possiamo continuare a camminare: «Le stelle hanno brillato nei loro posti
di guardia e hanno gioito; egli le ha chiamate e hanno risposto» (Bar 3,34-
35). Ma Cristo stesso è per noi la grande luce di speranza e di guida nella
nostra notte, perché Egli è «la stella radiosa del mattino» (Ap 22,16).
                                                                 (Cristus Vivit 33)

      STRUMENTI
     Canzone: Il senso di ogni cosa (Fabrizio Moro, 2010)
     Video: Il testamento di Giovanni Paolo II ai giovani (canale Youtube:
     Dodici Porte)

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ESPERIENZA
     Ai giovani si può proporre un’esperienza di contemplazione del
creato, un’uscita in montagna o al mare, per scoprire la natura come
“mezzo” attraverso il quale Dio ci parla.

      CREA IL TUO PROFILO
       ISCRIVITI
      Il primo passo per la creazione del profilo è la scelta del social
e l’iscrizione. In questa scelta e in questa costruzione di te, qual è il
desiderio che ti spinge a scegliere questo social?

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NOTES

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IL
     LUOGO
   NON LUOGO
DELL’
      AMORE
      IL BACIO (G. KLIMT)
IL
                                                   LUOGO
                                                NON LUOGO
                                             DELL’
                                                    AMORE
                                                    IL BACIO (G. KLIMT)

Un uomo, stanco di un lungo cammino, incontra una donna vicino a un
pozzo.
In casa di tre fratelli un gruppo di amici condivide il pane e le loro idee.
Durante un banchetto di nozze manca il vino, ma grazie a qualcuno degli
invitati si ritrova la gioia della festa.
Su una barca un gruppo di pescatori durante una tempesta teme il
naufragio, ma ritrova la speranza.
In aperta campagna una grande folla condivide pani e pesci.
Nella propria camera qualsiasi uomo può trovare la pace con sé stesso e il
proprio credo.
In un ufficio un uomo legato al denaro scopre che può essere più di uno
strozzino.
Accanto a un moribondo una donna riceve in dono un figlio.
Davanti a un sepolcro una donna, sentendosi amata, ritrova la speranza.

In qualsiasi luogo può ambientarvisi una storia d’amore. Se l’amore dunque
può essere qualsiasi luogo, allora è nessun luogo. Possiamo trovarlo
dappertutto perché lo portiamo perennemente con noi.

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                                      Yourself
Nella storia dell’arte tanti e tanti artisti hanno preferito inserire le loro
figure in contesti non ambientati, preferendo uno sfondo monocromatico
o astratto.
Se l’arte è espressione dell’anima, oltre che mera esecuzione tecnica, ciò
sta a indicare che naturalmente l’uomo colloca determinate situazioni,
sentimenti, emozioni in rappresentazioni astratte che però descrivono più
che un luogo uno stato interiore.

Ciò può dirsi anche delle rappresentazioni di luoghi ameni, quasi paradisiaci
oppure strade di città, in cui Leonardo, Raffaello, Caravaggio e tanti altri
ambientano le loro opere di arte sacra.

Il dipinto proposto, però, appartiene a una corrente più vicina a noi,
otto-novecentesca, l’Art Nouveau. Gli artisti appartenenti a questo
filone artistico, in particolare Klimt, tendevano a quella che nel corso
dell’Ottocento si era identificata col teatro di Wagner e che veniva definita
opera d’arte totale, cioè un’opera d’arte propriamente detta che rendeva
visibili tutte le arti in un unico prodotto.

Chi di noi non conosce il famosissimo il Bacio di G. Klimt?
Guardandolo non possiamo che notare proprio questo: non è dipinto un
cielo azzurro con nuvole o uccelli cinguettanti; al suo posto un fondo oro,
simbolo nell’arte bizantina della condizione divina della beatitudine;
vediamo un prato fiorito, ma è come se fosse un tutt’uno con le figure che
sopra di esso si stanno baciando: l’intima natura dell’uomo e la natura del
mondo si fondono nell’amore di quel bacio.

È il non-luogo dell’amore, quel luogo in cui ognuno di noi accoglie l’altro
dentro di sé per vivere l’esperienza della comunione.
Scendiamo adesso su un piano più pratico e proviamo a spogliare un
nostro qualsiasi incontro di tutto ciò che non è necessario per conoscere
realmente una persona.

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                                       Yourself
Immaginiamo di trovarci in una situazione qualsiasi con delle persone
perfettamente sconosciute e iniziamo a parlare con uno/a di loro. A questo
punto, già in prima battuta, possiamo segnare come superfluo il luogo.
Cosa resta? Restano due individui che devono ancora diventare persone
(leggendo questo termine come “sono-per”, “essere-per”).

Il passo successivo è il confronto: chi sei? Cosa fai? Di dove sei? Quali sono
le tue passioni? Quali sono gli elementi che ci permettono di accoglierci
reciprocamente?

Se dunque, incontrando una persona, per conoscerci dobbiamo accoglierci,
dobbiamo necessariamente rivalutare l’importanza del luogo, e non un
luogo fisico, ma psicologico (riferito alla psychè, cioè l’anima).
Possiamo in conclusione dire che il vero luogo dell’incontro è dentro di
noi, nella nostra anima, nella nostra psychè.
Un ragionamento del genere ci porta a fare una considerazione non
secondaria: che ruolo riveste all’interno di un incontro il luogo fisico?
Esso funge da cornice, ci permette cioè di collocare nello spazio e nel
tempo un evento. O ancora meglio, essendo ogni nostro incontro unico
e irripetibile, il luogo ci permette di inserirlo in delle categorie che sono
condivise da tutti, ma la vera sostanza è ciò che rimane e permane dentro
di noi.
Da qui il nostro impegno a custodire nel nostro cuore ogni incontro che
facciamo. In questo modo lo renderemo eterno come il Bacio di Klimt.

“La gente deve ricominciare a vedere quadri, non oleografie dipinte
a mano: deve potersi di nuovo ricordare che la loro materia è una
scrittura magica che, con macchie di colore in luogo delle parole,
ci trasmette una visione interiore del mondo – il mondo misterioso,
arcano, meraviglioso – non un’attività commerciale. L’arte del colore
domina l’anima umana non diversamente da quella dei suoni”
                                                  Hugo von Hofmannsthal (poeta)

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DOVE CI VEDIAMO?
                        i luoghi del primo annuncio

           “C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte,
           dove rimani senza fiato per quanta emozione provi”
                                  (Alda Merini)

Viviamo in una società in cui le relazioni non nascono più esclusivamente
incontrandosi face to face, ma soprattutto online.
La bellezza dell’incontro fisico, dona la possibilità di avere di fronte l’altro
e poter cogliere le sue emozioni e sensazioni, mentre nell’incontro online
è filtrato da uno schermo che non consente di comprendere davvero chi
è l’altro.
Le relazioni importanti della vita nascono da uno scambio di sguardi, da
una battuta che genera interesse e crescono con lo stare insieme, dove
c’è un incontro vivo e vero.
I giovani per svariati motivi usano molto il web, dove la persona diventa
quasi programmata. Se da un lato riconosciamo l’importanza che i social
assumo nel ritrovarsi, dall’altra siamo sempre più consapevoli che essi non
possono sostituire l’incontro in un luogo reale.
I giovani sono sempre alla ricerca di qualcosa che li soddisfi. Con il pollice
fanno sempre il refresh delle varie home per trovare qualcosa che piaccia,
che li incuriosisca, sono alla ricerca di qualcosa che dia senso al loro
essere. In realtà ciò che cercano è nel loro cuore. Gesù aspetta un loro
saluto piuttosto che un like.

     OBIETTIVI
     1) Comprendere che Dio può parlare in ogni luogo anche nel più
     impensabile;
     2) riconoscersi destinatari dell’annuncio e annunciatori;
     3) abitare con fede ogni luogo di vita quotidiana.

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ATTIVITÀ
     Ogni luogo ha il suo colore

Materiali: piatti, tempera (gialla-verde-blu-marrone-rossa), fogli A4,
pennelli, cartellone, pennarello.

Svolgimento: Vengono posizionati cinque piatti ciascuno con una tempera
diversa (verde-giallo-blu-marrone-rosso), mentre il piatto rosso verrà
distanziato dagli altri. Ai presenti si consegna un foglio A4 e un pennello.
Si chiede ai partecipanti di abbinare un luogo importante ad ogni colore
(verde-giallo-blu-marrone) e disegnarlo sul foglio con un simbolo.
Appena terminata questa fase, inizia la condivisone riportando sul
cartellone la motivazione che ha reso importante ogni luogo rappresentato.
In seguito usando il colore rosso, dovranno disegnare un simbolo che
risponde a questa domanda: “quale è il mio luogo dell’incontro con Dio?”.
Segue nuovamente la condivisione.

L’educatore farà comprendere che ogni luogo è importante perché
permette l’incontro con l’altro e con Dio, il quale è sempre presente e sta
a noi saperne cogliere la presenza.

     PAROLA
         DIO
     di
                                                                 Gv 4, 1-42
Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù
fa più discepoli e battezza più di Giovanni – sebbene non fosse Gesù in
persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse
di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse
pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che
Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe.
Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso
mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le
disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città
a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei
Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei

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                                      Yourself
infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose:
«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”,
tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli
disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è
profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande
del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i
suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua
avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai
più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua
che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di
quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua». Le disse: «Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui».
Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene “non
ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo
marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo
che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte
e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le
dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né
in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete,
noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno
il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è
spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli
rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli
verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse
a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?»,
o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in
città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto
quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e
andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli
rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si
domandavano l’un l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?».
Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato

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                                       Yourself
e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi
viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i
campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e
raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e
chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi
ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato
e voi siete subentrati nel loro lavoro». Molti Samaritani di quella città
credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto
tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo
pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più
credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua
parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo
che questi è veramente il salvatore del mondo».

Simbolo:      Il pozzo è il luogo dove si attinge l’acqua, ma nel
contesto biblico è luogo di incontri significativi, dove nell’aria
si respira odore di amore, già a partire dall’antico testamento. Gesù si
ferma là, per riposare e perché ha realmente sete, ma quel luogo da quel
momento non servirà solo per riempire l’acqua, ma per trasformare la vita
della donna. In quel luogo la donna capirà che è Cristo che fa nuove tutte
le cose. Quando cerchiamo la felicità, quando cerchiamo qualcuno che ci
disseti basta semplicemente scoprire dove si trova il nostro pozzo.

Per riflettere
Cosa significa che Gesù è l’acqua viva che disseta?

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                                      Yourself
DAGLI SCRITTI DI PAPA FRANCESCO
     “Tuttavia, per comprendere questo fenomeno nella sua totalità,
occorre riconoscere che, come ogni realtà umana, esso è attraversato da
limiti e carenze. Non è sano confondere la comunicazione con il semplice
contatto virtuale. Infatti, «l’ambiente digitale è anche un territorio di
solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo
del dark web.
I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e
di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo
sviluppo di relazioni interpersonali autentiche. Nuove forme di violenza si
diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web
è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle
persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo.”
                                                               (Cristus Vivit 88)

      STRUMENTI
 Canzone: Meraviglioso (Negramaro, 2008)
Video: Non c’è campo (Regia di Federico Moccia, 2017)
Come i ragazzi riescono ad instaurare un’autentica connessione tra di
loro? Cosa cambia nel loro animo?

      ESPERIENZA
Scegliere un luogo significativo del paese dove vivere un momento di
preghiera.

      CREA IL TUO PROFILO
      AGGIUNGI UNA BIOGRAFIA
Descrivi chi sei e fai particolare attenzione a indicare da dove vieni e quali
sono i luoghi significativi della tua vita.

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                                       Yourself
è
    GIUNTA
LA MIA
                ORA
LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA (S. DALÌ)
è
                                                   GIUNTA
                                               LA MIA
                                                               ORA
                                               LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA (S. DALÌ)

Un piccolo aneddoto della vita di Salvador Dalì ci racconta come nasce il
quadro proposto: “E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, li dipinsi
molli. Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di
testa […]. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo
momento, io decisi di rimanere a casa.[…]
A completamento della cena […] rimasi a lungo seduto a tavola, a
meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel
formaggio. Mi alzai, andai nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi
la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando. Il
quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giocevano in
una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva
un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che
mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a
un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo
già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due
orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo.
Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi,
preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore
dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più
famosi, era terminato.” (S. Dalì, Vita segreta)

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                                      Yourself
La nostra ora giunge quando meno ce lo aspettiamo. Tranquilli, non parlo
della morte, ma del momento in cui siamo chiamati ad agire, a uscire dal
nostro guscio per donare il nostro tempo.

A volte non comprendiamo nemmeno che sia giunta questa fatidica “nostra
ora”, anzi il tempo sembra scorrere come se si sciogliesse e lo lasciamo
passare senza nemmeno considerarlo. Nulla di anormale.

Lo stesso Agostino d’Ippona, nelle sue Confessioni, riflettendo sul tempo,
nota come il passato non sia più, il presente già nel momento in cui si dice
che è presente è già diventato passato e il futuro mentre lo si attende,
passando per il presente, diventa passato. Ciò suggerisce al nostro santo
che non esiste che un tempo: l’eternità.
Albert Einstein elaborerà successivamente la teoria della relatività (cfr.
citazione sotto) affermando che il tempo stesso è relativo alle nostre
esperienze e a tutto ciò che ci tocca direttamente.

Salvadore Dalì rappresenta queste considerazioni graficamente nel suo
dipinto La persistenza della memoria. Ciò che può essere utile alla nostra
riflessione sono dei particolari di quest’opera che ci mostrano come il
tempo, che in apparenza è qualcosa di fisso, regolare, in realtà si modelli
sulla natura e viceversa.
Il primo particolare è l’assenza di esseri umani. Eppure un tempo che scorre
in secondi, come quello indicato dagli orologi, è una loro elaborazione. Non
essendo direttamente presenti, dovremo cercarli nelle varie simbologie
che assumono gli elementi del quadro.

L’albero potrebbe essere uno di questi; eppure è privo di vita, senza
nemmeno una foglia. Stessa situazione per l’elemento posto quasi al
centro del quadro che si presta a più interpretazioni: potrebbe essere
una carcassa, un lenzuolo. Sta di fatto che nulla ci rimanda alla vita che
scorre. Anche il solido su cui poggia il terzo orologio è inanimato.

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                                      Yourself
Ma avete notato la presenza di un quarto orologio, questa volta da
taschino e chiuso? Avete visto le decorazioni che si trovano proprio sopra
di esso? Sono delle formiche.

È incredibile come la vita dell’uomo riesca a costellare il tempo di una
serie infinita di combinazioni di eventi, esperienze, fatti, decisioni,
pensieri, relazioni e quanto di più grande possiamo immaginare, ma
anche di azioni riprovevoli e drammatiche.
Il nostro tempo potrebbe manifestarsi nel momento in cui si esplicita
l’azione negativa di qualcuno. In quel caso potremmo dire: -È giunto il
mio tempo, quello di oppormi al male-.
Ma è troppo semplice come ragionamento e a noi piacciono quelli
complicati!
Il nostro tempo potrebbe manifestarsi quando qualcuno ce lo chiede, ma
a quel punto potrei domandarmi da chi ha avuto origine l’intenzione di
agire in quel determinato momento.

Come comprendere dunque qual è il nostro tempo?
Qualcuno l’ha già detto: il nostro tempo è l’Oggi. Il nostro tempo è
quando ci alziamo dal nostro letto e iniziamo a svolgere la nostra routine
giornaliera con l’intenzione di viverlo appieno.
Il nostro tempo è l’oggi perché nulla sarà straordinario se non saremo noi
a renderlo straordinario con il nostro impegno e la nostra volontà, proprio
come quelle formiche che, piccole per come sono, si sono adoperate
a formare piccoli ghirigori, rendendo straordinario quel molle inutile
orologio.

“Sedete per due ore in compagnia di una bella ragazza e vi sembrerà
sia passato un minuto. Ma sedetevi su una stufa rovente per un minuto
e vi sembrerà che siano passate due ore. Questa è la relatività”
                                             Albert Einstein, al New York Times

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                                      Yourself
A CHE ORA?
                        i tempi del primo annuncio

                     “Era uno di quei momenti che
                 non si possono misurare con l’orologio,
                    ma solo con i battiti del cuore”
                              (David Grossman)

Siamo la società dell’oggi e dell’immediato, dimenticando che ci sono dei
tempi per ogni cosa.
Se si vive un momento di festa e di gioia il tempo sembra trascorrere in
fretta, ma quando ci si trova in situazioni difficili il tempo sembra non
passare mai.
Comprendere il valore del tempo e sviluppare il dono dell’attesa aiuta ad
essere pronti per correre verso la meta, consapevoli che spesso i traguardi
si raggiungono aspettando il passo del più lento.

Ognuno ha i suoi tempi e quale sia quello giusto non sta a noi stabilirlo.
I cuori dei giovani saranno traboccanti di gioia quando il loro tempo sarà
speso bene con le persone che amano.
Ogni momento, se dedicato ad amare, si trasforma in profumo di gioventù.
A qualsiasi età l’amore fa nuove tutte le cose. I tempi dell’incontro con Dio
sono personali e diversi, i giovani hanno bisogno di essere accompagnati
per scoprire che non esiste il tempo giusto, ma il proprio tempo, quello
che trasforma la vita.

      OBIETTIVI
     1) Aprirsi a Dio fidandosi della sua Parola;
     2) condividere l’annuncio della salvezza rispettando i tempi dell’altro;
     3) illuminare la quotidianità attraverso la luce di Gesù Cristo.

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ATTIVITÀ
      Quale è il tempo giusto?

Materiali: Ostacoli per percorso, bende, domande sul tempo.
Svolgimento: I presenti verranno divisi in squadre ognuna formata da
massimo 10 coppie. L’educatore ha una lista di domande che riguardano il
tempo (es. quanto tempo ci vuole per cuocere un uovo fritto? Per andare
da Agrigento a Palermo? ecc…).

La coppia, sentita la domanda, attraverserà un percorso ad ostacoli (uno
dei due sarà bendato e l’altro darà le indicazioni) e arriverà dall’educatore
per poter rispondere. Si aggiudica la possibilità di risposta la coppia che
arriva prima. Vince la coppia che risponde bene alla domanda o chi si
avvicina di più alla risposta esatta.

Sarà cura dell’animatore, al termine della gara far emergere che ogni
cosa prevede il suo tempo, che ognuno ha tempi diversi e a volte siamo
aiutati da chi ci sta accanto per arrivare alla meta. I tempi di Dio sono
diversi dai nostri e, soprattutto, ognuno di noi ha un tempo diverso nella
sua relazione con Dio.

     PAROLA
      di
           DIO                                                     Lc 5, 1-11
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e
la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due
barche ormeggiate alla sponda.
I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di
Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad
ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a
Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose:

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                                       Yourself
«Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma
sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità
enorme di pesci e le reti si rompevano.
Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad
aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che
quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia
di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore».
Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme
con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli
di Zebedèo, che erano soci di Simone.
Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Simbolo:        L’orologio scandisce il tempo della nostra
giornata. Ci permette di essere puntuali o ci indica un nostro
ritardo. Esiste il tempo giusto per ogni cosa, esiste il tempo personale di
ognuno ed esiste il tempo, senza fine, della fiducia completa dell’uomo
nei confronti di Dio, come quella di Pietro che si fida della Parola del
Maestro e su questa getterà le sue reti, così facendo riuscirà a compiere
ciò che non aveva fatto lui in una notte. I tempi di Dio non sono i nostri
tempi, ma la fiducia in Lui trasforma la vita.

Per riflettere
Mai come durante il lockdown ci siamo fermati e abbiamo potuto cogliere
il senso del tempo nelle sue varie accezioni. Che senso è stato dato al
tempo?

                                   36 Create
                                      Yourself
DAGLI SCRITTI DI PAPA FRANCESCO
       “Ti ricordo la buona notizia che ci è stata donata il mattino della
Risurrezione: che in tutte le situazioni buie e dolorose di cui parliamo c’è
una via d’uscita. Ad esempio, è vero che il mondo digitale può esporti
al rischio di chiuderti in te stesso, dell’isolamento o del piacere vuoto.
Ma non dimenticare che ci sono giovani che anche in questi ambiti sono
creativi e a volte geniali. È il caso del giovane Venerabile Carlo Acutis.
                                                            (Cristus Vivit 104)

     STRUMENTI
     Canzone: Senza fare sul serio (Malika Ayane, 2015)
Video: Ti auguro il tempo (canale Youtube: bdtvalmadrera)
Film: Le avventure di Pinocchio (regia di Luigi Comencini, 1972)
Pinocchio in chi ripone la sua fiducia? Come e quando cambia la sua vita?

      ESPERIENZA
      Vivere un momento di ascolto e meditazione della Parola, il Vangelo
della domenica (con modalità adatte al gruppo al quale viene proposto).
In piccoli gruppi ognuno potrà condividere ciò che la Parola ha suscitato.

      CREA IL TUO PROFILO
       AGGIUNGI UN’IMMAGINE DEL PROFILO
      È il momento di scegliere un’immagine, ma non c’è bisogno di
ritocchi, sfoglia un album che ti porti indietro nel tempo. Quale immagine
sceglieresti? Di quale periodo? Perché?

                                   37 Create
                                      Yourself
NOTES

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DIO
IL

NELLA
      CITTà
  SETTE OPERE DI MISERICORDIA
 (M. MERISI DETTO CARAVAGGIO)
DIO
                                              NELLA
                                                    CITTà
                                                   SETTE OPERE DI MISERICORDIA
                                                  (M. MERISI DETTO CARAVAGGIO)

Se dovessimo raccontare il quadro di Caravaggio Le sette opere di
misericordia, la nostra narrazione potrebbe certamente iniziare così: era
un normale giorno di quelli che si vivono per i quartieri e le irte viuzze di
Napoli.

Ma andiamo per gradi. Ciò che interessa a noi è in quali situazioni della
nostra vita il divino si manifesta, perché, mettiamolo in chiaro già da
subito, non possiamo aspettarci il mistico o la mistica di turno (non
volendo sminuire nessuno) che ci vengono a raccontare l’apparizione X o il
miracolo Y. La nostra vita è già pregna di una totale divinità!

Per dare un ordine alla nostra riflessione, centriamo un punto del quadro
e tracciamo un cerchio in senso antiorario, in questo caso partendo dalla
sezione in basso a sinistra. A questo punto possiamo iniziare a descrivere
una serie di situazioni ambientate nella quotidianità della Napoli cinque-
secentesca: un gruppo di uomini, uno di loro sta bevendo, alcuni parlano,
un altro sta porgendo il suo mantello a un povero mendicante.

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Il divino ci si manifesta quando abbiamo sete di Lui. È proprio in quel
momento, in cui la necessità e la volontà di dissetarsi si incontrano, che gli
eventi della nostra vita iniziano a prendere una diversa piega. Il divino ci
si manifesta quando siamo alla ricerca di quel qualcosa che dia senso alla
ricerca stessa. Se notiamo, il personaggio con la barba e i capelli lunghi è
un pellegrino, presenta infatti i simboli che oggi attribuiamo al cammino
di Santiago de Compostela: il cappello, la conchiglia e il bastone.
Il divino ci si manifesta in coloro che concretamente si fanno nostri
compagni di viaggio e per amor nostro riescono a privarsi del “mantello”
per farcene dono.

Nella sezione di destra troviamo invece due scene molto particolari: il
trasporto di un cadavere, probabilmente di qualcuno morto durante un
semplice (per quei tempi) duello di strada per conservare l’onore che era
stato sfregiato da un torto subito, e una figura femminile che allatta un
vecchio.

Le due scene sono accomunate dalla mancanza di libertà di alcuni (il
cadavere e il vecchio imprigionato) e dalla libertà di agire di altri (i
trasportatori e la donna).

Ciò come a dire che il divino ci si manifesta anche in situazioni estreme
quando la disperazione non ci permette di vedere la Sua presenza e ci
fa urlare quel “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” che Dio
stesso ha pronunciato.

Riguardo alla donna che allatta il vecchio, questa scena riprende
un’antica tradizione latina, tradotta poi nella figura della Caritas romana,
secondo cui un uomo, Cimone, incarcerato e condannato a morire di
fame, fu allattato di nascosto dalla figlia, Pero. I funzionari che avevano
condannato Cimone, rimasero affascinati da quel grande atto di pietà e
assolsero e liberarono Cimone. Potremmo a questo punto chiamare in
causa il buon Alessandro Manzoni che ne "I promessi sposi" fa pronunciare
a Lucia Mondella la massima “Dio perdona molti peccati per un’opera di
misericordia”, rendendo così possibile la conversione dell’Innominato.

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Infine udite, udite: una donna affacciata a un balcone circondata da
lenzuoli stesi svolazzanti e due angeli. Ma quella non era la Madonna?
Eh, certamente! Sta proprio lì l’abilità di Caravaggio: ha saputo rendere
divina una situazione pienamente umana e cittadina. Proviamo infatti
a cambiare il modo di descrivere questa sezione: una Madonna con un
bambino in braccio, sorretta da due angeli svolazzanti fra drappi di seta,
assiste alla scena. Questa seconda descrizione appare però un po’ troppo
scontata per un artista come Caravaggio che, quando dipinse la Morte
della Vergine, scelse come soggetto principale il cadavere di una prostituta
morta annegata nel Tevere.
La Madonna non sta compiendo alcuna azione se non quella di infondere
col suo sguardo e con lo sguardo del figlio la grazia necessaria a compiere
quelle opere di misericordia che l’hanno accompagnata in tutta la sua
vita terrena. Lei ha allattato il figlio, gli ha dato da bere, lo ha vestito,
lo ha accudito in tempi di malattia, lo ha visto pellegrino ad annunciare
il suo Regno, lo ha visto incarcerare e uccidere e lo ha accompagnato al
sepolcro.

Concludendo, vorrei farvi notare come anche gli angeli raffigurati, creature
puramente spirituali, proiettano la loro ombra nel muro a lato come a
significare la loro presenza concreta, terrena, più vicina a noi di quanto
pensiamo.

La nostra vita è già pregna di una totale divinità!

“La camera scura è trovata all’imbrunire, in un quadrivio napoletano
sotto il volo degli angeli lazzari che fanno la “voltatella” all’altezza
dei primi piani, nello sgocciolio delle lenzuola lavate alla peggio e
sventolanti a festone sotto la finestra da cui ora si affaccia una “nostra
donna col bambino”, belli entrambi come un Raffaello “senza seggiola”
perché ripresi dalla verità nuda di Forcella o di Pizzofalcone.”
                                                               Roberto Longhi

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MI DAI UNO STRAPPO?
                     Le situazioni del primo annuncio

 “Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare”
                          (Madre Teresa di Calcutta)

La bellezza che dobbiamo saper cogliere nella vita è che siamo esseri
unici e irripetibili. Anche le situazioni che viviamo sono uniche e l’unicità
è data dalle persone che la costituiscono. Quante situazioni conosciamo
in cui ci sono stati uomini e donne che pensiamo si siano trovate al posto
e al momento giusto, perché hanno donato aiuto, amore, coraggio, ecc…
Chissà quanti ragazzi a conoscenza di situazioni particolari si chiedono
“se ci fossi stato io al suo posto come o cosa avrei fatto?”. I giovani vanno
accompagnati a cogliere come la loro presenza in determinate situazioni
non è frutto del caso, ma di un progetto d’amore che devono saper
riconoscere con la semplicità del cuore. Ogni situazione della vita, bella o
brutta che sia, può essere occasione di incontro con l’amore di Dio.

      OBIETTIVI
     1) Riconoscere il valore di ciascuno;
     2) scoprire che solo con una fede disinteressata si vive il mistero di
     Cristo;
     3) ascoltare la voce di Cristo nelle diverse situazioni della vita.

      ATTIVITÀ
      Improvvisazioni-organizzate

Materiali: linee guida per le scenette.
Svolgimento: I presenti vengono divisi in sottogruppi e si chiede di mettere

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in scena la situazione che verrà loro affidata. Al termine si condivide in
gruppo: quali sentimenti, emozioni hanno provato nell’impersonare quel
ruolo e il messaggio sottinteso.

Possibili scene:
1) A scuola: bulli – bullizzato – insegnante – bidello timido – ragazzo
coraggioso;
2) Per strada: temporale – donna in pericolo – passanti presi da sé – papà
con bimbo attento ai bisogni;
3) In piazza: festa – famiglie – lite – famiglia con genitori responsabili di
un oratorio.

Queste sono semplicemente delle situazioni possibili. La fantasia e la
creatività dell’educatore lo porteranno a crearne altre. Emergerà che in
ogni situazione ognuno può essere fondamentale e che ogni situazione può
essere quella giusta per incontrare Dio.

     PAROLA
      di
           DIO                                                    Lc 7, 1-10
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che
stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato
e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro.
Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei
a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo
pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia,
dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la
sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa
quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a
disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo
non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una

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parola e il mio servo sarà guarito.
Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei
soldati; e dico all’uno: Va’ ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene,
e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa». All’udire questo Gesù restò
ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che
neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando
tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Simbolo:       Il cerotto, copre la ferita e la protegge da
infezioni. Indica una situazione di sofferenza, che ha bisogno
di cure per essere superata. Ogni situazione, per quanto negativa possa
essere, è sempre un’opportunità per permettere a Dio di prendersi cura
dei suoi figli e aprire il cuore alla conversione. Dio trasforma tutte le
situazioni in opportunità.

Per riflettere
Nelle situazioni di difficoltà, a chi hai chiesto aiuto? Ti sei mai rivolto a
Dio?

    DAGLI SCRITTI DI PAPA FRANCESCO
     “Ora che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamento
missionario, c’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come
impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui
ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti.
È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione
ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere

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discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri
l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella
via, nella piazza, al lavoro, in una strada”.
                                                     (Evangelii Gaudium 127)

    STRUMENTI
    Canzone: Il Principe d’Egitto – Vedrai i miracoli (Tiziana Quadrelli e
Stefania De Francesco, 1998); Vorrei avere il becco (Povia, 2006).
Video: La mentalità dietro alle buone relazioni (canale Youtube: Dott.ssa
Marcella Caria)

      ESPERIENZA
   Proporre un’esperienza di “servizio” in un luogo di sofferenza del
paese o in accordo con la Caritas o altre associazioni, che possano fare
sperimentare la bellezza del donare e come in esso si incontra Cristo.

     CREA IL TUO PROFILO
      CREA UNA STORIA
 Le storie si creano per condividere ciò che si vive, gioie, momenti di
tristezza, frasi che fanno riflettere, foto di momenti di vita, ecc… Se
dovessi creare una storia cosa vorresti comunicare di te, attraverso quale
immagine o frasi comunicheresti una situazione che ti ha fatto cambiare
direzione nella vita?

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