Sett. / Ottobre 2018 - Mombello - Limbiate
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Cresce lungo il cammino il suo vigore La lettera pastorale di Delpini per Milano: no nostalgia, sì al futuro Ritorno ai fondamenti: Parola, Eucaristia, preghiera. La proposta dei Salmi come guida per il «pellegrinaggio» quotidiano. Cattolici portino la Dottrina sociale della Chiesa nello spazio pubblico Una Chiesa in cammino, che non teme di riformarsi e leggere i segni dei tempi per una testimonianza che si fa gioia e speranza per gli uomini di oggi. La prima Lettera pastorale dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, è già a disposizione per la riflessione di tutti, credenti e persone di buona volontà. Cresce lungo il cammino il suo vigore (Centro ambrosiano, 120 pagine, 4 euro) la si può trovare nelle librerie cattoliche. Delpini sviluppa la sua proposta partendo dalla «consapevolezza di essere la Chiesa in debito verso questo tempo e questo mondo». La lezione attuale di Montini Una Lettera pastorale intrisa di ammirazione per il suo predecessore Giovanni Battista Montini, più volte ri- chiamato come esempio da rilanciare e approfondire: «Mentre ci prepariamo alla canonizzazione del bea- to papa Paolo VI chiedo la sua intercessione perché la sua preghiera ci accompagni. Invito a riprendere la sua testimonianza e a rileggere i suoi testi, così intensi e belli, perché il nostro sguardo su questo tempo sia ispirato dalla sua visione di Milano, del mondo moderno e della missione della Chiesa». In appendice un contributo di don Massimiliano Scandroglio, una lectio su alcuni Salmi che trasformano in esperienza di preghiera il vissuto quotidiano, con le sue speranze e le sue fatiche, i desideri e i drammi della vita. Alcuni Salmi hanno accompagnato il pellegrinaggio del popolo di Israele al tempio nella città santa, Gerusalemme. Possono ac- compagnare anche la comunità SOMMARIO dei discepoli di Gesù, pellegrini nella storia verso la nuova Geru- Editoriale: Siamo in pellegrinaggio 3 salemme. L’Arcivescovo Mario In cammino con Marco 4 suggerisce quindi queste pagine come esercizio di preghiera, di ri- Addio grande artista (Alberto Ceppi) 5 flessione, di condivisione, per pre- Paolo VI sarà santo. 6 gare con tutti i Salmi del Salterio e in particolare Davanti al ’68 senza timore: il CREDO di Paolo VI 9 con quelli che la Liturgia delle ore Di fronte agli scandali 10 propone come preghiera della Chiesa. Il ’68 di Padre Pio 11 Salvare il seme: la lezione di Guaresch 13 Il fascino dell’Armenia che non dimentica il passato 15 Anagrafe e relax 17 Libro: Quando il cielo ci fa segno 18 Avvisi 20 Ciclostilato in proprio - Parrocchia S. Antonio da Padova, Via M.te Rosa 12, 20812 Mombello - LIMBIATE ABBONAMENTO ANNUALE: € 10,00 - Abbonamento sostenitore € 20,00 o più 2 Sett./Ott. 2018
SIAMO IN PELLEGRINAGGIO ―Siamo un popolo in cammi- no. Non ci siamo assestati tra le mura della città che gli in- genui ritengono rassicurante, nella dimora che solo la mio- pia può ritenere definitiva: Non abbiamo quaggiù una città sta- bile, ma andiamo in cerca di quella futura (Lettera agli Ebrei). (…) la Chiesa non assolutizza mai forme, assetti, strutture e modalità della sua vita. Il pensiero e l’affetto, il deside- rio e l’attenzione verso il compimento sperato consentono alla Chiesa di fare memoria del passaggio tra noi di Colui che ancora deve venire e ne percepisce l’appello ad un continuo rinnovamento: non ha fon- damento storico né giustificazione ragionevole l’espressione ―si è sempre fatto così‖ che si propone talora come argomento per chiedere conferma dell’inerzia e resistere alle provocazioni del Signore che trovano eco nelle sfide presenti. Viviamo vigilando nell’attesa. Non siamo i padroni orgogliosi di una proprietà definitiva (…); siamo un popolo in cammino nella preca- rietà nomade‖. È questo uno stralcio dall’inizio della lettera pastorale dell’Arcivescovo. (dal titolo: Cresce lungo il cammino il suo vigore) Ho sentito queste parole come un grido che mi ha risvegliato. È incredibile come noi ci attacchiamo a false sicurezze, a strutture e usanze che non possono avere nulla di definitivo perché (questa è la grande scoperta!) siamo in pellegrinaggio. L’inizio di questo nuovo anno pastorale ci scuote immediatamente dal ridurre tutto a cose che già sappiamo come funzionano. Sono grato al mio Vescovo di questo scossone che riporta la mia persona alla realtà: la Chiesa è chiamata ad un rinnovamento. È la sua natura stessa che lo chiede. Essere parte della Chiesa ci espone a questa precarietà provvidenzia- le in cui siamo costretti, pena il crollo, ad appoggiarci all’unico punto fermo e stabile: Cristo ci ha promesso di stare con noi e accompa- gnarci fino alla fine del mondo. Non le forme, le istituzioni, le regole, le usanze, le abitudini… ma una Persona, in questo inizio anno sociale, si presenta a noi come roccia a cui appoggiarci per costruire questo pezzo di vita costituito dai prossimi mesi: Cristo. Essere una Comunità è guardarci con amicizia per fare memoria gli uni agli altri di alzare lo sguardo a Lui, di cercarlo dentro le nostre scelte, di volerlo sorprendere dentro ciò che accade. In questo nuovo inizio auguro ai lettori de l’Orizzonte di desiderare soltanto di vedere il volto di Cristo. Solo “vigilando nell’attesa” po- tremo vederlo e indicarlo agli altri. Sono curioso di essere sorpreso da Lui. Don Giovanni Sett./Ott. 2018 3
IN CAMMINO CON MARCO Il gruppo ―social‖ (come si usa dire di questi tempi) ―In cammino con Marco‖ e la parroc- chia tutta hanno vissuto sabato 8 e domenica 9 settembre una tappa particolarmente significa- tiva del cammino vocazionale di Marco Guf- fanti. Sabato 8 settembre in Duomo, festa della Nati- vità di Maria – cui è dedicato il Duomo di Mi- lano, il Vescovo ha solennemente aperto il nuovo anno pastorale. Nel corso della solenne liturgia 18 seminaristi, tra cui il nostro amico e parrocchiano Marco Guffanti, hanno effettuato il Rito di Ammissione al Quadriennio Teologico del Seminario Arcivescovile di Milano. Abbiamo festeggiato Marco e il suo impegno a continuare il cammino di discernimento, dome- nica 9 settembre nella Parrocchia S. Antonio di Mombello, prima con la consegna della veste liturgica – durante la S. Messa delle ore 11, poi con un pranzo conviviale in oratorio, con pa- renti e amici. Dall’Omelia dell’Arcivescovo Mons. Mario Delpini: «Portate a compimento la vostra vocazione con discernimento nell’insegnamento della Chiesa. Non tiratevi indietro: non aspettatevi la formula risolutiva, ma il fiducioso, duro, affascinante e talora esasperante lavoro del seminatore che continua ad affidare alla terra principi di vita e paga il prezzo della pazienza e si lascia soste- nere più dalla promessa di Dio che dai calcoli e dalle aspettative delle analisi correnti. Non tiratevi indietro: troppe persone hanno bisogno di una Chiesa che sia cattolica e che sia giova- ne, accogliente, libera, fiduciosa». Buon cammino Marco!!! 4 Sett./Ott. 2018
ADDIO GRANDE ARTISTA Lutto per la scomparsa, il 15 settembre, dello scultore Alberto Ceppi. Sono opera sua le formelle della Via Crucis e i quadri in terracotta di S. Antonio e della Pietà presenti nella chie- sa parrocchiale. Pittore e scultore, uomo appassionato di cultura, impegnato nel sociale e attento ai problemi che riguardavano la sua città e non solo. Meda piange il suo grande artista Alberto Ceppi, scomparso sabato sera a 70 anni dopo aver combattuto con grinta contro un tumore, che non aveva intaccato il suo spirito. Fino all’ultimo ha infatti continuato a lavorare, coltivando la sua passione per l’arte. Una passione che l’ha accompagnato per tutta la vita, lasciando frutti ammirabili in Italia e all’estero. Allievo di Francesco Messina, nella sua formazione è venuto a contatto con grandi maestri. Dopo un’esperienza come insegnan- te di «Ornato Disegnato» al liceo artistico di Brera, ha lasciato l’incarico di ruolo nel 1977 per dedicarsi alla libera professione. Tantissime le opere realizzate: sculture, vetrate e mosaici sono conservati in chiese, musei, collezioni civiche, enti pubblici e pri- vati italiani e stranieri. Ha esposto in centri culturali, musei, gallerie e presso pubbliche istituzioni e partecipa- to a significative collettive in Italia e non solo. Nel 1977 ha contribuito alla nascita di «Radio Seregno», con- ducendo settimanalmente il programma «Itinerari Artistici -15 minuti con Alberto Ceppi». E’ davvero immensa la quantità di opere che Ceppi ha realizzato durante tutta la sua carriera artistica. Sua la cappella dell’aeroporto di Linate, dedicata alla Madonna di Loreto, così come l’opera «Le radici cristiane d’Europa», conservata al Parlamento europeo di Bruxelles. Ma tante sono anche le creazioni con le quali ha abbellito la sua Meda, in primis la parete-vetrata in sala consigliare. Un artista innovativo, che nel 1999 ha vinto il concorso indetto dall’Amministrazione comunale di Varedo per la realizzazione del primo monumento al mondo dedicato a tutti i caduti dell’Onu, «Kosmos», inaugurato nel marzo del 2001. Ha riversato la sua energia e il suo entusiasmo anche nel sociale: è stato fra i fondatori e presidente del «Rotary Club Meda e delle Brughiere» e punto di riferimento per il Comitato Intercomunale per l'Interramento delle Ferrovie Nord - linea Milano-Asso. Un uomo dalle mille risorse, che grazie al suo ge- nio creativo ha dato lustro a Meda nel mondo. Sett./Ott. 2018 5
PAOLO VI SARÀ SANTO GRAZIE A UNA BIMBA CHE RISCHIAVA DI NON NASCERE La Congregazione delle cause dei santi ha dato all’unanimità giudizio positivo alla guari- gione attribuita all’intercessione del beato papa Montini e scientificamente non spiegabile La mamma di Amanda racconta il miracolo della figlia per intercessione del futuro San Paolo VI. Tutto ha inizio con una culla e un esame invasivo che causa la rottura della membrana. Poi le cure inutili e la tenta- zione dell'aborto: per la piccola non c'era speranza. Finché Vanna e Alberto non si presentano in ginocchio sotto la statua di Montini, di cui non avevano mai sentito parlare... "Questa è la nostra storia di salvezza e conversione, in cui tutte le pedine sono state mosse da fili invisibili". di Andrea Zambrano Si chiama Aman o- afferma con il linguaggio delle grandi occasioni che la na- sì, con quel gerundivo che nella grammatica latina indica scita di Amanda constat de supernaturalitate t- un dovere di necessità. Amanda infatti non doveva essere amata secondo una mentalità comune che ormai ha espul- - dice so i più piccoli tra i piccoli come ostacoli alla realizzazione Vanna mentre rimescola il ragù di giornata, a rischio conti- dei nuovi diritti. Invece per qualcuno in Cielo e per i suoi nuo di bruciatura -. Non posso fare altro che raccontare la genitori, Vanna e Alberto, amare Amanda è diventato un dovere morale, contro tutto e contro tutti: la scienza, le Ecco la sua storia, che la mamma racconta non senza na- convenienze, le paure. scondere il dolore, i dubbi e le speranze di quei giorni in cui Oggi Amanda è una bambina di tre anni sanissima e non il Cielo si avvicinò così tanto alla terra fino al punto da far sa ancora che la sua vita è il riflesso di un miracolo che la proseguire una gravidanza destinata ad interruzione certa. a severissima commissione medico-scientifica.. Perché a farla vivere qui Vanna, avete mantenuto fede alla promessa di non raccon- u- tare quello che è successo fino a che la Chiesa non si as- turo Santo: il beato Paolo VI Papa. sumeva il compito di accertare il miracolo. Quel momento è finalmente arrivato. agli altari, che Vanna e Sì, siamo emozionati e grati. E’ indescrivibile e trop- Alberto da Villa Bartolomea in provincia di Verona, si rivol- po grande per noi. gono nel 2014 quando la piccola nel grembo della mamma non aveva ormai più nessuna speranza di vita. Alla Come si è venuti a conoscenza della storia di Amanda? 13esima settimana a Vanna si erano rotte le membrane Grazie al quotidiano l’Arena di Verona. Dopo la sua che avvolgevano il liquido amniotico e la sua sopravvivenza nascita presi carta e penna su suggerimento di un’amica che mi consigliava di raccontare la nostra Invece oggi Amanda vive, è sana come un pesce e nelle fo- tografie soffia le can caso che la Congregazione per le Cause dei Santi ha stu- Paolo VI, il papa che chiuse il Concilio Vaticano II, il Papa della contestata enciclica Humanae Vitae, è santo. Scherzi del destino? A condurre Giovanni Battista Montini sugli altari sarà un miracolo legato ad una vita che non do- veva nascere, una vita che riscatta le volontario e impedite con la contraccezione. Proprio lui che con Humanae Vitae affermò la sacralità della vita fin dal concepimento. Il telefono di casa Tagliaferro è rovente. Papa Francesco ha firmato il giorno prima il decreto sul miracolo nel quale si 6 Sett./Ott. 2018
storia. Scrissi una lettera al compimento del suo con perdita del liquido amniotico. primo anno di età per ringraziare Paolo VI per Ritiene che sia stata causata dalla villocentesi? l’intercessione... Sì. Entrai in uno stato di grande prostrazione. Tutto Così? sembrava avere fine, ma non potevo intuire che in- Sì. Proprio così. Il giornale la pubblicò e pochi giorni vece tutto stava per iniziare. dopo ricevemmo una telefonata dalla curia di Vero- Che cosa fece? na. Volevano avere informazioni, capire che cosa Mi fecero cure antibiotiche, girai da un ospedale fosse successo. Da quel giorno è stato tutto veloce: all’altro, ma la membrana difficilmente si rimargina si è aperta l’indagine diocesana e poi la causa vera e e quando accade è solo per un 10%. All’ospedale di propria istituita dal vescovo. Alla fine, le risultanze Borgo Roma non mi diedero nessuna speranza sulla sono state mandate alla Congregazione. sopravvivenza di Amanda. Mi indicarono la soluzio- La storia ora ha fatto il giro del mondo: la rottura delle ne dell’aborto “terapeutico” specificando che non ci membrane, la diagnosi infausta di morte certa, nonostante sarebbero stati problemi perché comunque il suo sul vostro cammino abbiate incontrato medici disposti a cuore ad un certo punto avrebbe smesso di battere. utilizzare tutte le tecniche oggi a disposizione. E poi il pro- Ma così non è stato: il suo cuore pulsava. sieguo della gravidanza fino al parto. Ma questa storia Dal Gemelli di Roma andai a Monza all’ospedale quando inizia? san Gerardo dove il primario, la professoressa Patri- Inizia con l’acquisto di una culla usata. zia Vergani mi praticò cicli di amnioinfusioni con so- luzione fisiologica. Mi venne spiegato che si tratta di Una culla? tecniche che non salvano il feto ma possono dare la Una culla. Avevo risposto ad un annuncio per possibilità di continuare a svilupparsi. Ma al secondo l’acquisto di una culla usata, la mia seconda gravi- trattamento la dottoressa depose le armi dicendomi: danza era appena iniziata. Una volta accordatami “Sarà un disegno divino”. con la proprietaria andai a casa sua, concludemmo l’“affare” e caricai la culla in auto. Vidi che era A quel punto pensai seriamente ad una interruzione completamente nuova e le chiesi il motivo. di gravidanza. Ma non sapevo che cosa fare. Ero combattuta, lacerata. Un giorno pensavo di andare E lei? ad abortire, il giorno dopo rinunciavo. Sono andata Mi rispose che la sua bimba non ci dormì mai. Inge- avanti in questo stato di incertezza e prostrazione nuamente, pensai a quei casi in cui i neonati non ne per giorni fino a quando non entrai nella 23esima vogliono sapere di dormire da soli e restano nel letto settimana. dei genitori. Ma la sua risposta mi gelò il sangue. Perché? Esatto. Ma qui accade una cosa incredibile. Perché mi disse che la sua bimba morì pochi mesi dopo la nascita. Aveva la Trisomia del 13. Mi mostrò Che cosa? le foto e rimasi molto colpita. Quella notizia mi spa- Improvvisamente mi sentii serena, impotente, ma ventò. serena. Continuavo a ripetere ad Amanda: adesso il tuo destino non dipende più da me, non potevo più Tornò a casa? scegliere niente per lei. In questo stato di abbando- Mi interrogai molto e rimasi sconvolta, iniziai a pen- no scoprimmo la preghiera che è stata il conforto sare che io non sarei mai riuscita a portare avanti decisivo di tutta la restante parte della gravidanza. una gravidanza in quelle condizioni e la paura che la mia bimba non fosse sana mi fece prendere la de- E qui entra in campo Papa Montini. cisione drastica di effettua- Non sapevo neanche lon- re dopo pochi giorni tanamente chi fosse. Ma un’indagine prenatale inva- ci stava già aspettando. siva. Ma la villocentesi an- Dove? dò male. Al santuario delle Grazie Le diagnosticarono una mal- di Brescia dove io e Al- formazione? berto ci recammo in pel- No. Dopo due giorni ebbi legrinaggio senza neppure la rottura delle membrane sapere il perché, senza capire il bisogno di chie- Sett./Ott. 2018 7
dere una grazia. non presentava nessun tipo di complicanza. Per Se non lo conoscevate come avete fatto a scoprirlo? prematuranze così gravi i problemi sono molteplici: polmoni, cuore, occhi, sviluppo neurologico: Sono infermiera a Legnago, un mio collega medico Amanda non aveva niente. Niente. ginecologo, il dottor Paolo Martinelli mi disse: “Per- ché non andate a pregare nel santuario di Paolo VI? Il resto è storia ormai nota. Chi è oggi Paolo VI? E’ stato proclamato beato per un miracolo su un E’ la presenza costante e quotidiana nella nostra ca- bambino non ancora nato”. sa. Lo preghiamo tutte le sere e tutti i giorni gli rivol- E voi andaste? giamo un pensiero. Era il 29 ottobre 2014 e non sapevamo neanche che La Chiesa lo ha accertato, ma lei riesce a chiamarlo mira- si potesse chiedere una grazia. Non sapevo neanche colo? che faccia avesse Paolo VI, non feci neppure una ri- Sì. E’ una storia strana nella quale tutte le pedine cerca su internet. Quando mi ritrovai davanti alla sono state mosse da fili invisibili che non ci appar- sua statua di bronzo rimasi stupita: “Sei tu allora tengono. quello di cui ci hanno parlato?”. Che cosa racconterà ad Amanda? Ci inginocchiammo in lacrime e poco distante su un Tutto, anche del mio grave senso di colpa per aver banco del santuario trovammo un santino con la sua fatto la villocentesi e ogni volta aggiungerò un pez- immagine e sul retro una preghiera di intercessione. zetto: potremo dirle che è stata amata, che dove- La recitammo e quando arrivammo allo spazio la- vamo amarla, ma prima di tutto è stata amata in sciato vuoto per inserire il nome della persona per Cielo. Nel corso di queste interviste mi chiedono cui chiedere la grazia, pregammo per lei, per che cosa mi aspetto dalla sua vita. Amanda. Nel senso di come se la immagina da grande? Lo sa che cosa significa Amanda? Sì, ma io non mi aspetto niente. Il fatto che sia viva L’ho saputo dopo. Il nome era stato scelto leggendo è il più grande regalo che potessimo farle, non im- uno di quei libri che si vendono per le mamme in porta se vivrà nell’anonimato qua, perché siamo cer- dolce attesa con l’elenco dei nomi. Ci sembrava un ti che in Cielo non è affatto anonima. nome originale, ma solo molti mesi dopo seppi del suo significato latino: persona da amare. Ma la cosa Come ha vissuto questa esperienza il vostro figlio più più sorprendente è un’altra. grande, Riccardo che oggi ha sei anni? La sua mamma gli è mancata tanto, ma oggi capisce, Quale? sa tutto quello che la sua età gli consente di com- Il suo onomastico è il 6 febbraio, nella memoria di prendere. E’ felice e consapevole di qualche cosa di Sant’Amando, vescovo di Strasburgo. straordinario. E’ il giorno del mio compleanno! Quel nome carat- terizzò le chiacchierate e gli sfoghi tra me e io mari- Lo sa che Gesù in realtà faceva i miracoli per suscitare la to. Finché Alberto non disse: “Vanna, se non molla fede? lei, non possiamo mollare noi”. E quanta ne abbiamo sperimentata noi! La mia, la E da lì avete cominciato ad amarla davvero consapevol- nostra fede è cambiata radicalmente, è avvenuto un mente? miracolo nel miracolo sapendo che il primo miraco- lo è la conversione. Sì. Anche se è qualcosa che non si può spiegare mentre lo si vive. Quando pensavo di abortire ricor- do che mi sfogavo con una dottoressa di Borgo Ro- ma. Ero tormentata: “Ma io non voglio abortire, il solo pensiero mi atterrisce”, le dicevo. E lei? Lei rimase impassibile: “Non ce la fai perché sei una mamma”. Quando arriva il lieto fine? Alla 26esima settimana, all’alba del Natale 2014, al- le 6 di mattina. Pesava poco più di 800 grammi, ma 8 Sett./Ott. 2018
Davanti al '68 senza timore: il "Credo" di Paolo VI Il 30 giugno del 1968, al termine dell’Anno della fede, Paolo VI recitò un testo destinato a fare storia, il "Credo del popolo di Dio". Ne ricostruisce la genesi Amedeo Costabile. Alla vigilia della canonizzazione di Paolo VI, fissata per serverà in seguito Journet, "sostituiva un'ortodossia mo- il prossimo 14 ottobre, fare memoria del suo pontificato derna all'ortodossia tradizionale". significa innanzitutto ritornare alla solenne professione L'idea a Maritain era balenata "da diversi giorni, con una di fede pronunciata in piazza San Pietro il 30 giugno tale intensità e chiarezza che non credo di poterla tra- 1968. Se il compito di Pietro, affidatogli da Gesù, è scurare": essa nasceva dal fatto che c’erano teologi che quello di confermare i fratelli nella fede (Lc 22,32), non riducevano le verità di fede ad un mito, "col pretesto sorprende che lo stesso Paolo VI nella sua ultima cele- che non erano state definite esplicitamente come tali brazione pubblica, il 29 giugno del 1978, quasi a fare dalla sovrana autorità della Chiesa". Da questo punto di una sintesi dell'arco di tempo in cui "Il Signore ci ha af- vista, Maritain osserva come, per "conservare il bene as- fidato la sua Chiesa", ritorni a quel "suo atto importan- solutamente essenziale, che è l'integrità della Fede", oc- te", ovvero "la sommaria professione di fede" di dieci corra "un atto sovrano dell'Autorità suprema che è quel- anni prima, pronunciata nel momento in cui "facili spe- la del vicario di Gesù Cristo; non un atto disciplinare, rimentalismi dottrinali sembravano scuotere la certezza né delle esortazioni, né delle direttive, ma un Atto di tanti sacerdoti e fedeli". Dogmatico, sul piano della fede stessa. […] Ecco il solo In realtà, la tradizione della Chiesa ha quasi sempre rimedio efficace, che il Sovrano pontefice rediga una promulgato un nuovo simbolo di fede dopo ogni Conci- Professione di Fede completa e dettagliata, nella quale lio ecumenico. E in questa direzione si era mosso ad sarebbe esplicitato tutto ciò che è realmente contenuto esempio il teologo domenicano Congar: davanti alle nel Simbolo di Nicea, questa sarà nella storia della sue insistenze, nel giugno del 1964 Paolo VI gli chiese Chiesa la professione di fede di Paolo VI". di preparare un testo, che però alla fine non lo convin- Journet incontra Paolo VI il 18 gennaio 1967, conse- se. Per comprendere la genesi del Credo del popolo di gnandogli la lettera di Maritain. Il Papa, che ormai ave- Dio occorre seguire un'altra pista, che prende le mosse va abbandonato ogni ottimismo irenico, rivela a Journet dall'affinità elettiva tra Jacques Maritain, il grande filoso- l'idea di un Anno della fede da promulgare in occasione fo francese convertito all'inizio del Novecento, e Gio- del XIX centenario della morte di san Pietro. Verso la vanni Battista Montini. Un'amicizia stretta attorno all'e- fine dello stesso anno Journet chiede al Papa se per la sigenza del dialogo tra fede e cultura. fine dell'Anno della fede avesse in animo di pubblicare Dopo vari interventi di Montini a difesa del pensiero di qualche grande documento. La risposta di Montini fu Maritain, alla chiusura del Concilio, Paolo VI consegne- sorprendente: "preparatemi voi uno schema di ciò che rà al filosofo francese il Messaggio agli intellettuali e agli pensate debba essere fatto". Journet scrive immediata- uomini di scienza. Tuttavia, proprio all'indomani del mente a Maritain: "Allora, Jacques, com'è possibile non Concilio sorgono divergenze tra l'iniziale ottimismo di chiedere il vostro aiuto? Paolo VI e le prese di posizione di Maritain che saranno Maritain allora prepara un testo che, diversamente dalle rese pubbliche nella sua opera Le Paysan de la Garon- formule antiche, copre tutto il campo della fede, e lo ne, in cui il filosofo denuncia "un'apostasia immanente" invia a Journet il 20 gennaio 1968, suggerendo di radi- che si prepara nella Chiesa. Una crisi "di cui Roma an- care la professione nella scia dei Credo antichi ma attri- cora non si accorge" e che mira a "indebolire e distrug- buendole uno stile nuovo e presentandola in forma di gere la fede". diretta testimonianza autorevole del santo Padre. Jour- Il motto del libro reca un proverbio cinese: "Non pren- net si dice "sbalordito di riconoscenza", e trasmette il te- dete troppo sul serio la stupidità". Quale stupidità? quel- sto elaborato da Maritain a Paolo VI. La bozza troverà il la di inginocchiarsi davanti al mondo, considerando le pieno consenso del Santo Padre che, con piccoli ritoc- verità di fede del Credo degli apostoli del tutto simboli- chi di forma, reciterà il testo in piazza san Pietro il 30 che. Da qui prenderà corpo "l'idea" che Maritain tra- giugno del 1968, al termine dell'Anno della fede. smetterà al cardinale Journet (gennaio 1967), che gli Maritain annoterà sul suo diario di sentirsi "confuso per aveva confidato dell’inquietudine del pontefice per il essere stato ingaggiato in un mistero che mi sorpassa co- catechismo olandese, catechismo che di fatto, come os- sì tanto". Sett./Ott. 2018 9
DI FRONTE AGLI SCANDALI Chiesa, il grande paradosso del peccato e dell'annuncio Ho l’impressione che tra i cattolici stia girando ciò che da Lui deriva, perché questo è il compito un “sentimento” abbastanza strano, reso ancora più che Lui stesso ci ha assegnato. forte a seguito della scoperta dei tanti peccati (anche San Pietro ha gravemente peccato quando ha avuto orribili) commessi da fedeli ed ecclesiastici apparte- vergogna di Cristo e lo ha rinnegato: ha pianto ama- nenti alla Chiesa. Mi sembra che tale “sentimento” ramente per questo, ma non è venuto meno alla re- esprima una posizione alquanto preoccupante, se- sponsabilità di dire la verità di Cristo (non la sua), fi- condo la quale la Chiesa, a causa di tali peccati, non no a dare la propria vita per questo. La Samaritana sarebbe più credibile nell’annunciare la verità ed il non si è fatta bloccare dai propri peccati messi in lu- fascino di Cristo al mondo e soprattutto ai giovani. ce da Cristo stesso, ma è corsa al villaggio per dire a La Chiesa, allora, composta da peccatori (siamo tutti tutti quel che le era successo. peccatori e non ci sono, in questo senso, “mele Zaccheo, mafioso diremmo oggi, è tornato dalle sue marce”), dovrebbe solo stare zitta per la vergogna? A vittime per testimoniare ciò che aveva capito duran- parte il fatto che tutti gli uomini, proprio tutti, por- te un solo pranzo con Gesù. E che dire della lite ri- tano dentro di sé quella bestia che si chiama pecca- portata da tutti e 4 i Vangeli: Nacque poi fra gli apo- to originale (persino i giudici ed i giornalisti ne sono stoli un’accesa discussione su chi fra loro dovesse es- muniti) anche se tutti continuano a parlare, mi pare sere considerato il più grande, cioè.per sapere chi che i cattolici, compresi molti vescovi, stiano dimen- avrebbe fatto il “capo” (e non c’era ancora il Vatica- ticando che l’aspetto umano, con tutti i suoi limiti e no), ma poi hanno dedicato tutta la vita ad annun- peccati, fa “parte imprescindibile della definizione ciare che Cristo era risorto. di Chiesa. Insomma, il grande paradosso cristiano è che Dio ha E’ quasi ovvio che ciò sembri assurdo, dato il limite scelto la debolezza umana per perpetuare nella sto- umano, ma se si riconosce che la Chiesa si definisce ria e fino alla fine dei tempi la presenza di Cristo. E’ così, nessuna obiezione al cristianesimo potrà in li- un paradosso drammatico e affascinante, di cui non nea logica prendere a spunto o a pretesto la spro- dobbiamo vergognarci. porzione, l’inadeguatezza, l’errore della realtà uma- Mi chiedo come possa accadere che i nostri limi- na che forma la Chiesa…nessuna miseria potrà an- ti arrivino ad arrestare il nostro impeto missionario nullare la paradossalità dello strumento scelto da (perché di questo si tratta). Forse, tutto ciò sta acca- Dio”. dendo perché molti cattolici hanno ridotto il richia- A fronte dei nostri peccati, dobbiamo chiedere per- mo cristiano agli aspetti etici (o, peggio, moralistici). dono anche pubblicamente (come cominciò a fare A questo livello vincerà sicuramente il “mondo”, San Giovanni Paolo II), dobbiamo fare penitenza, composto da “scribi e farisei”. dobbiamo flagellarci, dobbiamo (soprattutto) confes- Noi cristiani dobbiamo riportare il livel- sarci in privato e, quando occorre, anche in pubbli- lo dell’annuncio a quello “ontologico”. Dobbiamo, co: l’unica cosa che non dobbiamo fare è quella di cioè, annunciare Cristo, innanzi tutto come liberato- rinunciare a riaffermare la verità di Cristo e di tutto re del “nostro” peccato. A questo livello, non avre- mo né vergogna né paura, perché annunciamo che Cristo è venuto proprio a liberarci dai nostri peccati e dalle nostre sozzure. Se siamo sinceri in questo, saremo sempre “credibili”. Personalmente, io che ero lontano dal cristianesimo anche a causa dei limi- ti di tanti cristiani, mi sono convertito alla Chiesa cattolica perché ho incontrato qualcuno che crede- va fermamente in quello che diceva. Peppino Zola 10 Sett./Ott. 2018
IL '68 DI PADRE PIO Padre Pio muore, cinquant'anni fa, in quel '68 che Il frate, vedendo in visione il dolore di Cristo per lo volle spazzar via la figura stessa del "padre", cioè sfacelo del mondo, gli chiese cosa lui poteva fare e l'autorità, la legge, la responsabilità e la tradizione (i Gesù gli rispose associandolo alla sua Passione: le sessantottini furono i perfetti servi del capitale che dice- stigmate. vano di voler combattere). Perché per il mondo la sofferenza è inutile, anzi è Dalla "morte del padre" decretata dal '68 abbiamo una maledizione, ma dopo il Calvario del Figlio di ereditato solo macerie e, come orfani, ci siamo tro- Dio la sofferenza - abbracciata e offerta con Cristo - vati con tanti padroni che prima volevano imporre la diventa la più potente forza di cambiamento della cosiddetta "dittatura del proletariato" e poi ci hanno storia. rifilato la dittatura del relativismo. È un paradosso incredibile perché un uomo che sof- Oggi niente più padri, ma sempre tanti padroni, che fre, un uomo malato, inchiodato a un letto o a una pretendono di annichilire anche la democrazia e i croce, sembra la persona più impotente. Invece lì popoli. Senza padri dilaga un'umanità infantile e sta la regalità, la signoria sull'universo. Quella è la via smarrita, affogata nel narcisismo che lenisce il biso- per conformarsi a Cristo e divinizzarsi. gno di sentirsi amati. Il fatto delle stigmate accadde nel 1918, nei mesi in Però "il padre", il santo cappuccino che davvero mo- cui si compiva la rivoluzione bolscevica in Russia e rì in quell'anno, è sempre più vivo e ha un popolo di iniziava l'epoca dei totalitarismi, delle ideologie e figli sempre più grande, proprio per lo spaesamento delle pretese prometeiche dell'uomo che - ucciden- di questa modernità naufragata e orfana. do Dio - vuole essere padrone del mondo (pretese FERITE E FERITOIE che continuano tuttora). Portando sulla carne le ferite del Figlio, Salvatore del Il card. Siri seppe cogliere il significato storico del mondo, egli rivelò, con segni e miracoli strepitosi, il segno delle stigmate: "Con le stigmate che ha porta- potente amore del Padre, l'unico Padre. Rivelò il suo to e con le altre sofferenze fisiche e morali, padre amore folle per gli uomini. Quelle ferite sono le feri- Pio richiama l'attenzione degli uomini sul corpo di toie da cui entrano ancora oggi fiumi di grazie e be- Cristo come mezzo di salvezza. (...) È una verità tal- nedizioni. E' questo che attrasse e attrae a San Gio- mente importante che quando gli uomini, lungo il vanni Rotondo le moltitudini. corso della storia, l'hanno dimenticata o hanno cer- Padre Pio ricevette le stigmate esattamente cento cato di travisarla, Dio è sempre intervenuto con av- anni fa, in quel 1918 che vide concludersi l'"inutile venimenti, fatti, miracoli. Nel nostro tempo, la ten- strage" di tanti figli, mandati a morire assurdamente tazione di dimenticare la realtà del Corpo di Cristo è nella Grande Guerra dai padroni degli stati. Sett./Ott. 2018 11
grandissima. E Dio ci ha inviato quest'uomo col compito di richiamarci alla verità". Le stigmate erano un miracolo in sé, sia perché fu inspiegabile il loro formarsi e il loro scomparire, sia perché era scientificamente inspiegabile il fatto che non si comportassero come tutte le ferite: infatti ogni lesione su un corpo umano o si rimargina o si infetta. Ma nel caso di padre Pio non accadeva né l'una né l'altra cosa. Quelle ferite sono rimaste aperte per cinquantanni davanti al mondo e sanguinavano in corrispondenza con il sacrificio eucaristico. I santi sono sempre segni che la Provvidenza pla- sma e pone nel mondo per parlare a ogni epoca sto- rica, per attrarre a Dio gli uomini di quel tempo e passione di Cristo era grande. Gli uomini avrebbero salvarli. potuto credere che quei segni che Padre Pio portava Nel caso di padre Pio il Cielo ha giocato pesante: ha nelle mani, nei piedi, nel costato, non erano, per se voluto mostrare all'umanità del Novecento - che s'il- stessi, probanti" e così "Dio ha colmato la sua vita di lude di potere tutto - chi ha il potere vero sulla real- cose straordinarie". tà, sulla natura, sul tempo e sullo spazio. E ha voluto Proprio come i miracoli di Gesù che mostravano la mostrare che quel potere infinito passa dalle ferite di sua divinità e dovevano far capire che il supplizio un crocifisso, è il potere dell'Amore crocifisso, il po- della croce non era la sua sconfitta, ma la misura del tere di un Padre misericordioso che parla con i fatti. suo amore folle per gli uomini, che vince anche la II card. Siri, che più acutamente di tutti capì il mi- morte. stero di padre Pio, scrisse: "Nessuno può negare che Tutti i santi sono immagini di Cristo, ma in alcuni la quest'uomo avesse i piedi e le mani forati e il costato somiglianza è più evidente e travolgente. Fu così per aperto (...) La stessa formazione delle asserite stig- san Francesco d'Assisi ed è così per padre Pio, che è mate, lo stesso ritorno vivido del sangue, quelle cir- un suo figlio spirituale. costanze in cui più acuta si faceva la esperienza del- Un potente messaggio agli uomini del nostro tempo. la passione di Gesù Cristo; sono un fatto e i fatti (...) Ma anche la Chiesa deve riflettere. Infatti padre Pio sono lì (...) Le stigmate gli arrivarono che era ancora era un umile frate che stava in un convento sperdu- giovanissimo e (...) se ne andarono del tutto il giorno to del meridione, isolato in cima a un monte imper- della morte (...) Quest'uomo rimase inchiodato alla vio. croce. Soffriva sempre per quelle piaghe; in certi Non solo non fece nulla per essere conosciuto, ma momenti il dolore era spasimante, travolgente. Egli voleva essere nascosto al mondo e, in particolare, sopportò tutto senza un lamento per mezzo secolo". fece di tutto per nascondere il fatto delle stigmate. Il cardinale aggiungeva: "Tutti sanno che quest'uomo Eppure un fiume di persone è stato attirato da Dio vedeva il futuro, che fu visto parecchie volte in posti fin lassù per essere salvato. diversi e distantissimi (...) Quanta gente si è vista ca- Ecco la lezione per la Chiesa: non è svendendo al pitare Padre Pio in casa! (...) Quanta gente andava mondo la verità che si attirano gli uomini. Il progres- da lui e si è sentita fare la confessione da padre Pio. sismo clericale pensa di "catturare" attenzione con Lui diceva i loro peccati e non li aveva mai visti (...) furbeschi adattamenti al mondo della dottrina e del- Molte volte persone arrivate da lui ammalate, torna- la morale. Così il sale diventa scipito ed è destinato vano a casa sane. Quante volte invocato, anche da solo ad essere calpestato. lontano, venivano guarite (...) Sono fatti, sono fatti!". Ciò che attrae gli uomini è solo la Bellezza, l'amore Ed ecco la spiegazione di quei "poteri" straordinari e e la potenza del Figlio di Dio. Che si inspiegabili: "Perché questa missione fosse capita (...) manifesta nei sacramenti, nei santi e nella vita di chi Dio gli ha fornito motivi di credibilità e glieli ha for- è fedele al Salvatore. niti larghissimamente (...) Ora la missione di ripro- Antonio Socci durre, quanto era possibile in un semplice uomo, la 12 Sett./Ott. 2018
Salvare il seme. La lezione di Guareschi di tutte le meraviglie della liturgia giunte a noi attra- verso i secoli, che metteva in soffitta Cristi, Madon- ne e Santi perché se ne vergognava, che trasformava la Santa Messa in un’assemblea eccetera eccetera. Le lettere che Guareschi, in mezzo a quel disastro, inviò al suo Don Camillo sono tutte da leggere e meditare. Il parroco che parla con il Crocifisso si ri- trova in un mondo nuovo in cui il nemico non è più il vecchio Peppone, non è più il Partito comunista, non sono più i compagni tutti casa e sezione, ma è la nuova Chiesa che va a braccetto con i marxisti à la page e la sinistra snob, la nuova Chiesa che pur di essere ammessa al grande ballo delle idee dominanti getta alle ortiche duemila anni di sapienza cristiana e insegue le mode, che non parla più di salvezza, ma di liberazione, che sembra non credere più nei sacramenti e abbandona i vecchi dogmi per abbrac- ciare il nuovo super-dogma del dialogo, che non si vede più come la Sposa di Cristo ma come un popo- lo. Noi oggi, mezzo secolo dopo, sperimentiamo i risul- tati di ciò che Guareschi aveva già capito benissimo E’ appena trascorso il cinquantesimo anniversario assistendo ai prodromi dello sfacelo. Cristo espulso della morte di Giovannino Guareschi (22 luglio dalla casa di Dio, l’ostia trasformata in sandwich 1968) e vogliamo idealmente mettere un fiore sulla (oggi diremmo fast food) da consumare in piedi, teo- sua tomba parlando di un bel libro di Alessandro logi atei osannati come profeti, preti trasformati in Gnocchi, che di Guareschi è il nostro maggior stu- telecronisti con microfono annesso, santi e beati dioso. Il libro si intitola Lettere ai posteri di Giovan- presi in considerazione solo se pacifisti e socialmen- nino Guareschi (Marsilio, 144 pagine, 16 euro) ed è te impegnati. Ma cinquant’anni fa, per lo meno, i un viaggio, dolente e divertente insieme, tra gli al- conquistadores, per quanto insensati, erano animati larmi che, a modo suo, con una miscela di umori- da un sacro fuoco, mentre oggi ci propinano gli smo, sarcasmo e poesia, il creatore di Don Camillo e ammuffiti rimasugli del loro stesso pensiero. Cin- Peppone lanciò ripetutamente, sul finire della sua quant’anni fa, per lo meno, la nuova liturgia aveva vita terrena, davanti all’inesorabile avanzata dei mo- un che di vitale, mentre oggi non produce che stan- stri partoriti dalla nuova Chiesa, tutta progressismo e che rimasticature e nessuno sa neppure perché la riformismo, impegnata a sbarazzarsi della tradizione Santa Messa da sacrificio è diventata happening. e, con sommo sprezzo del ridicolo, a mostrarsi più A che serve rivangare? Se lo chiede l’amico Gnoc- moderna dei moderni. chi, che dice chiaramente di non avere ricette in ta- Gli interventi riportati e commentati da Gnocchi sca, e ce lo chiediamo anche noi, specie di fronte a vanno dal 1963 al 1968, gli ultimi cinque anni di vi- certe cronache. ta di Guareschi. Mezzo secolo fa: un’eternità. Eppu- Si prenda il caso della proposta del cardinale Coc- re ecco lì la stessa logica odierna fotografata ai suoi copalmerio, che ha suggerito al papa di inserire nel albori, la stessa spasmodica ricerca di aggiornamen- Codice di diritto canonico una nuova norma, dedi- to, pur di piacere al mondo e di raccogliere consensi cata al «grave dovere», per il fedele cattolico, di mi- dai nemici della fede cattolica. gliorare l’ambiente naturale. Sotto il suo sguardo sconsolato e i suoi baffoni via Sapevamo che dopo la Laudato sì’ un’onda anomala via più tristi, Giovannino vedeva l’avanzare di una di ecologismo si è abbattuta sulla Chiesa cattolica, Chiesa nella quale l’aggettivo dialogante faceva rima ma non immaginavamo che si potesse arrivare a tan- con protestante, che abbandonava gli altari per far- to. ne «tavole calde», che si sbarazzava con noncuranza Sett./Ott. 2018 13
Ma ecco come il cardinale ha proposto la cosa: «Il Codice di diritto canonico, all’inizio del II libro, ai canoni 208-221, sotto il titolo “Obblighi e diritti di tutti i fedeli”, presenta un elenco di tali obblighi e diritti, e tratteggia per tale motivo un autorevole identikit del fedele e della sua vita di cristiano. Pur- troppo nulla si dice di uno dei doveri più gravi: quello di tutelare e di promuovere l’ambiente natu- rale in cui il fedele vive. La mia proposta – continua suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. il porporato – sarebbe di chiedere al Papa, da parte Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo del Dicastero per i testi legislativi, l’inserzione nei nella terra resa ancora più fertile dal limo del fiume, canoni che ho appena citato di un nuovo canone e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate che suoni pressappoco in questo modo: “Ogni fede- daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna le cristiano, memore che il creato è la casa comune, salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiuta- ha il grave dovere non solo di non danneggiare, re chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. bensì anche di migliorare, sia con il normale com- Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più: portamento, sia con specifiche iniziative, l’ambiente ogni giorno nuove anime inaridiscono perché ab- naturale nel quale ciascuna persona è chiamata a bandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di vivere”». molte parole e nessuna fede distruggono il patrimo- Bene, bene. Ma perché non fare di più e di meglio? nio spirituale e la fede degli altri». Per esempio, alla luce dei nuovi, pressanti doveri E poi c’è quel pensiero di Aleksandr Solženicyn, giu- ispirati all’ideologia ecologista, si potrebbe riscrivere stamente riportato da Gnocchi alla fine. Quando la il canone 211. Come dite? Che non sapete che cosa menzogna sembra dominare dappertutto, c’è sem- stabilisce il canone 211? Eccolo: «Tutti i fedeli han- pre una cosa che possiamo fare: rifiutare di parteci- no il dovere e il diritto di impegnarsi perché pare personalmente alla menzogna, così che essa l’annuncio divino della salvezza si diffonda sempre «non domini per opera mia!». più fra gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo». In una delle sue lettere, Guareschi scrive al parroco Annuncio divino? Salvezza? Andiamo! Il nuovo pa- di Brescello: «Don Camillo, tenga duro. Quando i radigma ha bisogno di ben diverse prospettive. Ri- generali tradiscono, abbiamo più che mai bisogno scriviamo dunque così: «Tutti i fedeli hanno il dove- della fedeltà dei soldati». E allora coraggio e avanti. re e il diritto di impegnarsi perché la difesa «Come spesso accade quando intellettuali, teologi e dell’ambiente naturale si diffonda sempre più fra gli pastori perdono la testa – annota Alessandro Gnoc- uomini di ogni tipo e di ogni luogo». Il che permet- chi – l’àncora più salda diventa il sensus fidei dei fe- terebbe, fra l’altro, di eliminare il problema del pro- deli ordinari. E si può star certi che, dove è soprav- selitismo. Il quale, lo sappiamo, in base al nuovo pa- vissuto il vero senso della fede, cova anche il sensus radigma va evitato come la peste. traditionis”. E che dire del simpatico padre Zanotelli, che ha au- Sul punto, Giovannino Guareschi fu piuttosto chiaro spicato la trasformazione delle chiese cattoliche in quando, immaginando una delle scenette con pro- ostelli per i clandestini ed ha promosso un digiuno a tagonista la famiglia Bianchi (che lui si era inventato staffetta (stile Pannella buonanima) in piazza San per raccontare lo scontro fra le diverse anime dei Pietro? E di monsignor Nogaro, vescovo emerito di cattolici) scrisse il seguente dialogo tra il prete pro- Caserta, che, aderendo all’iniziativa zanotelliana, si gressista don Giacomo, il cattolico progressista signor è detto moralmente pronto, da uomo di fede, a tra- Bianchi e la cattolica senza etichette signora Bian- sformare tutte le chiese in moschee per salvare la vi- chi: ta dei poveri e degli infelici? «Bisognerebbe formare un comitato di parrocchiani Si resta senza parole. Ma tacere non si può. Ce lo di idee moderne» continuò don Giacomo. ricorda il Crocifisso in persona, il quale, quando «Io ci sto!» affermò fiero il signor Bianchi. Don Camillo gli chiede che cosa fare davanti al disa- «E lei, signora?» domandò il giovane prete alla signo- stro, risponde: «Ciò che fa il contadino quando il ra Bianchi. fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna «No. In una famiglia un cretino basta!». salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel Aldo Maria Valli 14 Sett./Ott. 2018
Il fascino dell'Armenia che non dimentica il passato Viaggio in Armenia a 103 anni dal genocidio L’Armenia è stata un invito a spostarmi nel tempo, oltre che nello spazio, a scoprire luoghi fermi a epo- che quasi remote, a seguire le testimonianze di tempi lontanissimi e mischiarle con le mie impronte. Ma prima di tutto: dove sta di casa l’Armenia? I miei amici l’hanno collocata un po’ ovunque, persi- no in Medio Oriente! Qualcuno di loro mi invitava a fare scorte di cibo prima di partire, altri mi suggeri- vano di portare maglioni e giacche a vento, altri an- cora scambiavano l’Armenia con l’Ucraina. Niente di tutto questo e nessuna dieta forza- ta! l’Armenia è un paese a maggioranza cristiana, vanta una tradizione antichissima, che risale al III se- colo d.C- ed è considerata la prima nazione al mon- Yerevan, protetta da colline, sfoggia incantevoli do ad aver adottato, nel 301, il cristianesimo come chiese e diversi musei. Nonostante le dimensioni ri- religione ufficiale. Ma soprattutto… Quale astinenza dotte, vanta una vita culturale intensa. dal cibo? In Armenia si mangia benissimo! Un gusto- La visita a Tsitsernakaberd, Museo e Monumento sissimo incontro tra le tradizioni culinarie di tutti del Genocidio Armeno, volto a commemorare le vit- quei popoli che hanno dimorato nel paese: dagli time dello sterminio avvenuto tra il 1915 e il 1922 arabi ai russi, dai greci fino ai persiani. non può lasciare indifferenti: un bunker sotterrano Situata nella zona del Caucaso meridionale, in pietra, anticipato da un filare di alberi piantati l’Armenia confina a ovest con la Turchia con cui è simbolicamente dai leader stranieri che hanno rico- ancora aperta l’annosa disputa sul genocidio, a sud nosciuto il massacro. (gli ultimi due sono stati pian- con l’Iran e l’exclave azera del Nakhchivan, a nord tati dal nostro presidente Mattarella e dalla Merkel). con la Georgia e a Est con l’Azerbaigian, con cui si Una breve camminata prima di raggiungerlo ci ha contende la sovranità del Nagorno-Karabakh. Il con- permesso di predisporre l’animo a vedere le toccanti flitto è ora in stallo, ma non risolto. immagini e ad ascoltare le testimonianze di ciò che La capitale (dove avevamo l’albergo) è Yerevan, città qui chiamano “Metz Yeghern” (il Grande Male). che è memoria, è sforzo continuo per far conoscere Ma Yerevan è anche una città proiettata nel futuro: i e non dimenticare. Dopo 7 giorni questa fascinosa caffè affollati, i giovani che passeggiano nelle strade città che raccoglie un terzo della popolazione del nuove del centro su cui si affacciano negozi di moda paese ci è sembrata quasi familiare, nel suo stare in occidentali, i giochi di luci colorate nelle fontane di equilibrio tra il passato sovietico, riconoscibile nel piazza della Repubblica e le famiglie che si fermano profilo di alcuni palazzi, e il suo sforzo incessante a guardarli, i supermercati aperti e frequentati tutta verso il futuro. la notte. Una parte della città non dorme mai. L'impronta architettonica lasciata dall'appartenenza all'ex Unione Sovietica (il nostro albergo è di quel periodo) convive oggi con una tensione verso il nuovo. Il luogo più sorprendente in cui si consuma questa compresenza è forse la Kascad, un'imponen- te scalinata in pietra in cui la monumentalità di stampo sovietico si incontra e alleggerisce in un con- tinuo dialogo con opere di arte contemporanea. Sotto si estende la città. Tanti i musei. Meritano di certo una visita il Matenadaran, biblioteca che cu- stodisce 17mila manoscritti, e il Museo statale di sto- ria armena dove è conservata, tra l'altro, la scarpa di pelle più antica del mondo (ha 5500 anni). Sett./Ott. 2018 15
L'Armenia non è un paese di grandi dimensioni, è una vista incantevole. Da qui è ancora possibile ve- poco più grande della Sicilia. Tuttavia gli spostamen- dere i nidi di cicogne. ti non sono veloci perché il territorio è in buona par- Nel raffinato monastero di Novarank, in una posi- te montuoso e perché non esiste una rete viaria ben zione spettacolare, circondato come è da montagne sviluppata, tantomeno a scorrimento veloce. Qual- di roccia rossa, in un timpano all'entrata della chiesa siasi direzione si prenda partendo dalla capitale, di Santo Stefano è raffigurato Dio con gli occhi a lungo strade spesso piene di buchi e paesaggi mossi mandorla, per ingraziarsi i mongoli invasori. Con e disabitati, l'Ararat ci fà compagnia: sempre con un una mano benedice, nell'altra tiene la testa di Ada- occhio a cercare il profilo di questo monte biblico su mo. cui approdò l'Arca di Noè. Rimane simbolo dell'Ar- Come dimenticare poi il monastero di Sevanank, menia, anche se si trova in Turchia. con il suo magnifico panorama sul lago Sevan? Del Le mete per lo più sono scandite dai nomi di antichi complesso fanno parte tre chiese: Originarie monasteri cristiani sparsi tra le montagne. La bellez- dell’874 e recentemente restaurate, sono anticipate za dell'Armenia è anche nel continuo senso di stu- da un suggestivo cortile di Khatchkar. pore che trasmettono questi luoghi appollaiati su co- Il Khatchkar è uno degli elementi più significativi stoni di roccia e mimetizzati o nascosti in gole. Culle dell’arte antica armena. Si tratta di croci di pietra medievale di saperi, disseminati di croci in pietra, raffiguranti a bassorilievo la croce ornata (quasi mai ognuno pare superare in suggestione il precedente. la figura del Cristo) o iscrizioni di passi evangelici in Alcuni sono ancora attivi. antico armeno. Queste stele votive, che abbiamo Una selezione di questi luoghi non può prescindere trovato molto spesso lungo il viaggio, hanno contri- dalla città santa di Echmiadzin (20 km da Yerevan), buito a farci sentire forte il carattere spirituale del sede del Catholicos dal 301 a oggi. Il Vaticano della Paese, avvolto da riti di devozione, leggende e saggi chiesa armena. Nella sala del tesoro (chiusa però tramandati dagli ashug, antichi trovatori armeni. durante le funzioni) si trovano frammenti della Santa Ci sono due paesi insoliti nel Nord dell'Armenia, Croce, dell'Arca di Noè e la lancia con cui un legio- Fioletovo e Lermontovo, dove i bambini sono biondi nario romano trafisse il costato di Cristo quando era con gli occhi azzurri e gli anziani si lasciano crescere ancora sulla croce. lunghe barbe bianche. Non sono armeni, sono russi, Anche se il cielo non è limpidissimo dal monastero e in più di due secoli non si sono integrati con le di Khor Virap, 30 chilometri a sud di Yerevan, si può comunità locali. Sono i molokani, nome che deriva godere di una vista spettacolare del monte Ararat. Il dalla parola russa moloko, latte. Bevitori di latte, nome significa "pozzo profondo" e infatti qui si trova non osservavano i digiuni imposti dal calendario li- il pozzo di 7 metri in cui venne imprigionato per turgico. Considerati eretici vennero cacciati dall'im- dodici anni san Gregorio Illuminatore. pero russo. Vivono in case modeste ma curate, bas- Mi sono calato nel pozzo di 7 metri attraverso una se, con verande in legno dipinte di azzurro e cancel- scala di metallo, più o meno sicura, determinato a li verdi, attorno a una strada sterrata piena di buche raccogliere ogni impressione di questo luogo leg- che la pioggia rende quasi impraticabile. gendario. La collinetta su cui sorge il monastero Infine, tra tanti monasteri medievali che restituisco- sembra magica: avvolta da vigneti e pascoli, regala no il senso di un'epoca, si distingue un tempio dell'antica Grecia, l'unico modello di architettura el- lenistica conservato in Armenia. E' a Garni, a 32 chi- lometri da Yerevan. Ricostruito e ben conservato era dedicato al dio Mitra. A farci amare l’Armenia ha contribuito anche la no- stra giovane guida, Nune, che abbiamo salutato come una di famiglia, come se ci si dovesse incon- trare altre mille volte. Commossi, nel vedere i suoi occhi accendersi parlando di un Paese con tanta sof- ferenza alla spalle, ma che ha tantissima voglia di accoglierti con il più luminoso dei sorrisi. 16 Sett./Ott. 2018
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