SCRIVITI AMODENA 7 CONCORSO DI STORIE PERSONALI - CGIL Modena

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SCRIVITI AMODENA 7 CONCORSO DI STORIE PERSONALI - CGIL Modena
SCRIVITI   AMODENA
 7° CONCORSO   DI   STORIE PERSONALI
SCRIVITI AMODENA 7 CONCORSO DI STORIE PERSONALI - CGIL Modena
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INDICE PREMIATI
                                    7° concorso “scrivitiAmodena”
                                            ANNO 2018

PREMIO DELLA GIURIA
Rita Mills                             “Lettera a Marty”                                 Pag. 11

FASCIA DAI 35 AI 65 ANNI

1° premio - Rossana Bergamini          “Articolo 34”                                     Pag. 14
2° premio - Agnese Rinaldi             “Sei piccola e anche femmina”                     Pag. 16
3° premio - Ellena Maria               “Il pacco bianco”                                 Pag. 17

FASCIA DAI 65 ANNI IN POI

1° premio - GianLuigi Casalgrandi      “La nonna, il senatore, il monsignore”            Pag. 20
2° premio - Vito Villani               “Il dolce far niente”                             Pag. 22
3° premio - Silvana Muri               “Anche lo stato nega i principi costituzionali”   Pag. 24

STORICO DEL PREMIO

1° premio - Mara del Monte             “Un lavoro che ha segnato la mia vita”            Pag. 28
2° premio - Susi Rota                  “Quando gli “altri” eravamo noi”                  Pag. 30
3° premio - Giulia Nara Morini         “Nuvola di passaggio”                             Pag. 32

MENZIONATI

Angela Barbieri                        “Il primo lavoro”                                 Pag. 38
Antonio Diana                          “Pari dignità sociale”                            Pag. 39
Loretta Magnanini                      “La libertà d’insegnamento”                       Pag. 40
Adalgisa Pini                          “Lo sai che una donna non vale come un uomo?”     Pag. 42
Nanda Malavasi                         “Senza diritti”                                   Pag. 44
Lucia Tassi                            “A scuola, anch’io”                               Pag. 46
Giorgio Maccaferri                     “Sul filo del rasoio”                             Pag. 48
Rosario Castronuovo                    “Partenza”                                        Pag. 50
Franco Vaccari                         “Donne sì, ma come?”                              Pag. 52
Ivana Cipolli                          “L’infanzia finita prematuramente”                Pag. 54
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S
     iamo giunti alla settima edizione di                  “Un bel dì saremo. L’azienda è di tutti e serve a
     “scrivitiAmodena” il concorso letterario di           tutti”. L’attrice Diana Manea ha letto i testi premiati
     racconti autobiografici promosso dallo SPI            durante la cerimonia attribuendo loro grande spessore
di Modena e dall’Università Libera Età Natalia           e significato.
Ginsburg di Modena.                                        Altra forma di collaborazione con ERT ha
La promozione del concorso a febbraio e la                 portato, nella serata del 30 novembre 2018, a una
premiazione alla fine di novembre sono ormai               rappresentazione degli allievi della Scuola di Teatro
diventati appuntamenti ricorrenti: è stato così nel      Iolanda Gazzerro che hanno dato voce ai racconti del
2018 e lo sarà anche per il 2019.                         precedente Concorso “scrivitiAmodena”, sul tema del
                                                           lavoro per allestire una cena-spettacolo, durante la
Il concorso nel tempo si è affermato ed è cresciuto,     quale il pubblico presente ha partecipato a un evento
abbiamo notato con piacere che i racconti che ci           molto interessante. In questo caso si è verificato uno
arrivano negli anni hanno sviluppato maggiore              dei nostri obiettivi, quello di mettere in contatto
qualità, sia nella scrittura che nei contenuti.           generazioni diverse su temi che da autobiografici sono
La scrittura di racconti memoriali è finalizzata a dare   diventati collettivi.
risposta al bisogno di partecipazione che le persone    Il fascicolo che stampiamo annualmente, insieme a
di ogni età hanno, alla loro capacità di affrontare untutti i materiali che abbiamo prodotto negli anni, sono
discorso collettivo, di consegnare una parte di sé allaconsultabili e scaricabili nel nostro sito “Materiali
scrittura e mettersi in discussione.                    della Memoria”, all’indirizzo: www.cgil- modena/spi/
Questa iniziativa ci offre anche l’opportunità di memoria: un sito che vi invitiamo a visitare, anche
riaffermare uno stretto legame sia con l’Università per darci suggerimenti o pareri.
Libera Età Natalia Ginzburg di Modena, che lavora Negli anni l’occasione del Concorso ci ha permesso
per l’educazione permanente, che con la Libera di conoscere e apprezzare il lavoro dello scrittore
Università dell’Autobiografia di Anghiari. Si rafforza Guido Conti, grande competente di racconti brevi
poi il legame con il Comune di Modena che ci che, in qualità di Presidente della Giuria, lavora con
rinnova il suo patrocinio gratuito.                     un gruppo di esperti lettori per definire la rosa dei
La premiazione dei testi intende valorizzare l’impegno     testi premiati e di quelli segnalati per il loro interesse.
di chi ha partecipato inviando le proprie scritture
                                                  Proponiamo il Concorso a scrittori di tutte le
anche con la citazione di racconti menzionati per il
                                                  età, perché siamo convinti sostenitori del patto
loro interesse.                                   generazionale e della necessità di dialogo fra le
Nel 2018, è stata rinnovata la collaborazione con generazioni costruito da persone vere che nella
il progetto di Emilia Romagna Teatro Fondazione scrittura trovano lo strumento di comunicazione.

                                                                                                  Antonella Ballestri
                                                                                    Segreteria SPI CGIL Modena
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7

I
   l presente volume riporta il percorso del progetto         La giuria, che ha scelto i vincitori tra i racconti
   “scrivitiAmodena” che si caratterizza nella                pervenuti, è stata presieduta dallo scrittore Guido
   raccolta di testi autobiografici in cui la città di       Conti, coordinata da Adriana Barbolini e composta
Modena e la sua Provincia sono protagoniste o fanno           da: Lella Andreoli, Gianna Niccolai, Paola Nava. Nel
da sfondo della narrazione.                                   volume sono stati riportati, oltre a quelli vincenti,
                                                              anche i racconti menzionati dalla giuria.
Come di consueto nel febbraio 2018 il progetto è
stato presentato alla stampa, in novembre si è svolta    Il Premio è dedicato alla memoria dello scrittore
la premiazione.                                           modenese autodidatta Rino Pedrazzi, che abbiamo
                                                          incontrato in occasione della prima conferenza
Il premio “scrivitiAmodena” nasce dalla riflessione stampa, ma che oggi non è più con noi. Non vogliamo
e dalla consapevolezza di quanto le memorie dimenticare il piacere e la commozione di quel giorno,
autobiografiche siano importanti e necessarie sì per che lui ha vissuto con grande soddisfazione e anche
chi le scrive, ma anche per la collettività dei lettori un po’ di incredulità. Infatti non pensava che le sue
che in esse si rispecchiano e possono intrecciare memorie, dal titolo “A m’arcord”, raccolte negli anni
collegamenti con la propria esperienza.                   e scritte rigorosamente a mano, avrebbero avuto
Con il Concorso si è anche inteso valorizzare il fatto questo riconoscimento.
che Modena nel tempo si è rivelata città sensibile Al contrario, la sua vita, radicata nel territorio
al pensiero autobiografico: ne è prova il fatto che che ha abitato e di cui ha illustrato la geografia
periodicamente sono stati promossi, presso biblioteche attraverso una toponomastica e una pianta ormai
e associazioni culturali, laboratori di scrittura e cicli totalmente dimenticate, ha originato il premio
di incontri con autori sul tema dell’autobiografia.       “scrivitiAmodena”. E ogni anno abbiamo scelto
Il Sindacato Pensionati della CGIL, con questa                alcuni suoi disegni per illustrare il libro del Concorso.
iniziativa, si è reso promotore di un Premio di Scrittura    La premiazione del 27 novembre 2018, anche
rivolto a tutta la cittadinanza, senza distinzioni di età,   quest’anno, è avvenuta presso la Biblioteca
per raccogliere episodi che riflettono i pensieri e il        Civica Delfini, arricchita, nel solco dell’avviata
vissuto dei cittadini modenesi, episodi che possano,          collaborazione con Emilia Romagna Teatro
ci si augura, negli anni, comporre un quadro di vita          Fondazione, dall’espressiva lettura dei testi premiati
quotidiana della nostra collettività nel tempo.              dall’attrice di Diana Manea.
Una storia quindi, collettiva e personale, ambientata         Come in tutti i Concorsi letterari, anche per questo,
a Modena e nella sua provincia ieri e oggi; un                la scelta dei premiati non è stata facile, perché molti
racconto che ha il territorio come sfondo di vicende          dei racconti pervenuti sono di alto livello, ragione
e situazioni vissute dai suoi abitanti e che ci permette      per cui abbiamo deciso di stampare in questo volume,
di avviare un ragionamento sui diversi modi di vivere         oltre a quelli vincenti, anche i testi segnalati dalla
nel tempo e nello spazio.                                     giuria.

                                                                                                    Adriana Barbolini
                                                                              Collaboratrice Progetto Memoria SPI
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LA GIURIA
BUBBLICO
Premiazione                                                                               11

             fino ai 30 anni
                 Premiazione
               Premiazione
                      fino ai 30 anni
                   fino ai 30 anni
           PREMIO
            DELLA
           GIURIA

                                   LETTERA A MARTY
Carissima Marty,                                       C’è un ragazzo nella mia classe che, quando non
                                                       ha nulla da fare, viene a chiedermi quando noi di
ormai sono quasi 13 anni che vivo in Italia e ancora colore ce ne torneremo nel nostro paese. La maggior
non sono riuscita a tornare in Ghana per conoscere parte delle volte che me lo dice non ci faccio caso,
tutti i miei familiari.                                soprattutto quando mi dice voi di colore, oppure
Le cose qui non sono cambiate, a casa non parlo quando sono appoggiata sul banco e cominciano a
quasi mai con nessuno per la mia timidezza, a scuola dirmene di tutti i colori. Non rispondo alle critiche
continuo ad essere la negra di sempre.                 che mi dicono perché per me non vale la pena stare
Non sono più in sezione A, il Preside ha deciso di al loro gioco, sto zitta e non li ascolto.
mischiare tutte le classi quarte dicendo che le quarte
devono essere quattro classi e non cinque. Quindi Il prossimo anno sarò in quinta e non vedo l’ora di
ora mi trovo in sezione C con persone ancora più uscire dalle superiori per riabbracciarti. Spero che ti
antipatiche di prima.                                  starai divertendo molto a Nottinghan. Un bacio.

                                                                                                 Rita Mills
13
                     19

  Premiazione
tra i 35 e 65 anni
tra i 3
14

                                                                                                              1°
                                            ARTICOLO 34
                                                                        “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi,
                                                                 hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”

F
      ederico, mio figlio, ha 13 anni, fa la 3° media ed    al preside dell’istituto: “Sono la mamma di un ragazzo
      è un ragazzo fantastico. È intelligente, educato,     disabile, secondo la legge 104/92, a causa di uno spettro
      autonomo, ma ha uno “spettro autistico ad             autistico diagnosticato da qualche anno e che si esplica,
alta funzionalità”, come recita il suo certificato di       soprattutto, nei rapporti interpersonali: non ha infatti
disabilità secondo la legge 104. Questo significa che       manifestato finora nessuna carenza cognitiva e sebbene
fin da bambino ha manifestato comportamenti sociali         sia ad ‘obiettivi minimi’ riesce tranquillamente e con
atipici, tende ad isolarsi in un mondo tutto suo, fa        ottimo profitto a seguire il normale programma scolastico.
fatica a stare in mezzo alla gente in modo adeguato         Naturalmente ha un docente di sostegno (per circa il 50%
e normale e se è un po’ agitato si mette a saltellare       del tempo scolastico) che però si limita ad una minima
o a battere le mani, tanto che agli occhi degli altri       attività di organizzazione del lavoro o di esplicazione
risulta decisamente strano. Quest’anno, a settembre,        di consegne particolarmente complicate. Federico ha
abbiamo cominciato a parlare della scelta delle             espresso la volontà di iscriversi ad un istituto tecnico ed
superiori. Come tutti i ragazzini della sua età siamo       è certamente una scelta che appoggiamo perché riteniamo
passati da “vorrei fare il medico come il nonno”, a “però   che sia effettivamente la ‘sua’ scuola. Data la situazione,
anche il cuoco come fanno in tv non è male”, a “oggi        avrei necessità di capire con il Preside (o chi per Lui) se
voglio programmare i videogiochi così mi assumono           la scuola possa accogliere un ragazzo come Federico. Mi
in Giappone alla Nintendo e gli dico io cosa c’è che        spiego meglio: so che la vostra scuola è parecchio ‘sfidante’
non va in Super Mario.”. Chiaramente, io e mio              e dura, e non tutti sono in grado di sopportarne il carico.
marito avevamo una variabile in più da considerare          Per questo motivo avrei bisogno di confrontarmi con Voi
rispetto agli altri genitori: dovevamo anche mettere        e capire se il vostro metodo rappresenta una opportunità
tra le opzioni di Federico scuole che dessero diplomi       valida di crescita per mio figlio”. Il giorno prestabilito ci
spendibili a 19 anni e adatte alle sue caratteristiche      presentiamo all’appuntamento: veniamo ricevuti dal
di scarsa socialità e interazione con gli altri. Tenendo    preside e dal suo segretario. Non c’è nessun altro, di
conto del suo desiderio di “lavorare alla Nintendo”,        solito a questi incontri c’è anche il responsabile della
abbiamo deciso di chiedere appuntamento a tutti gli         scuola per il sostegno che si occupa dell’accoglienza,
istituti tecnici della città che forniscono un diploma      che strano. Dopo le normali presentazioni, comincio
in informatica. Tra questi eravamo particolarmente          a parlare di Federico. Il preside mi ferma dopo tre
orientati verso un I.T.I. specifico, il migliore della      parole. Mi dice subito che “si si va bene tutto, ma
provincia, che avevo frequentato anch’io tanti anni         sappia che questa è una scuola d’elite dove escono gli
prima e di cui conoscevo bene il valore, sia in termini     studenti migliori della provincia e QUEI RAGAZZI
umani che di preparazione. Scrivo quindi una mail           LÌ noi siamo obbligati a prenderli perché è scuola
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dell’obbligo, ma poi li mettiamo a piano educativo          ritrovavano per nascita sapevano sfruttarle al meglio?
personalizzato da subito e sappia che gli diamo             Mio figlio è stato giudicato non meritevole e non
l’attestato e non il diploma. Sa, capirà anche lei, che     capace a priori, in un colloquio da quattro minuti in
se un datore di lavoro cerca un nostro diplomato si         cui nessuno ha voluto sapere quanto fosse capace e
aspetta anche un certo tipo di persona”. Sono rimasta       quanto fosse meritevole. Questi ragazzi non partono
impietrita, per cinque secondi il mio cervello si è         dalla stessa linea di partenza degli altri, hanno la
letteralmente fermato e non ho saputo cosa dire.            sfortuna di nascere venti metri indietro e non è colpa
Ma come era possibile che quella fosse la scuola che        loro, la vita ha voluto così. È compito di tutta la
ricordavo? Dove era finito quel contesto sociale e          società ed in particolare di tutta la scuola, far si che
umano che 30 anni prima aveva accolto un ragazzo            però il traguardo sia raggiungibile per tutti, anche per
con una disabilità gravissima e lo aveva messo in           loro: magari non alla stessa velocità, forse con qualche
grado di interagire con gli altri facendo progettare ai     stampella, ma non in una corsia diversa, addirittura in
ragazzi che si diplomavano in elettronica un primo          un altro stadio. Potevo iscriverlo comunque, forzando
esempio di sintetizzatore vocale, trasformando              la mano con l’art.34 che garantisce anche a Federico
quindi un ‘problema’ in una opportunità per tutti           un posto sulla stessa linea di partenza degli altri: ma il
quanti? E mettendo anche quel ragazzo disabile nella        punto non è partire tutti dalla stessa linea, ma correre
condizione di poter sostenere in autonomia l’esame di       tutti con le stesse possibilità di arrivare. Quindi è
maturità come tutti gli altri? Mio figlio è stato escluso   stato iscritto ad altra scuola, ma non perché quella
ancora prima di essere iscritto, ancora prima di aver       scuola lo ha rifiutato, ma perché noi abbiamo rifiutato
verificato le sue capacità (che nessuno in quella sede      quella scuola e il suo metro per decidere chi sono i
mi ha mai chiesto), ancora prima di aver capito che         ‘capaci e i meritevoli’. Nella nostra Costituzione c’è
tipo di problema presenta, ed è stato discriminato          di più che non un insieme di norme a cui obbedire,
sulla base di un nome, lo ‘spettro autistico’, che mai      c’è uno ‘stile di vita’, c’è il modo con cui noi Italiani
ha influenzato il suo rendimento scolastico. È questo       ci presentiamo al resto del mondo tramite valori e
il diritto costituzionale allo studio sancito dall’art.34   principi che dovremmo sentire nostri, sintesi delle
che dice che “La scuola è aperta a tutti e i capaci e       battaglie di civiltà che i nostri antenati hanno fatto
meritevoli hanno diritto di raggiungere i più alti gradi    prima di noi. Non è l’ennesima legge da aggirare con
di istruzione”? O c’è per caso un “A MENO CHE”              le interpretazioni, è ‘la Costituzione più bella del
non scritto? Chi erano i ‘capaci e meritevoli’ per i        mondo’ non solo perché è un bellissimo pezzo di carta.
Padri Costituenti? Erano le persone a cui la vita aveva
dato tutto o erano coloro che al di là delle doti che si
                                                                                                  Rossana Bergamini
tra i 3
16

                                                                                                           2°
                           SEI PICCOLA E ANCHE FEMMINA

 - Vengo anch’io!- Disse la bambina al nonno. -No,          insegnato nulla. In quella città le donne erano belle,
 non puoi venire, sei troppo piccola e anche femmina-.      indossavano i pantaloni e camicette fini, si sedevano
 Tuonò autoritario il nonno. - Io non sono piccola,         ai tavolini dei bar, sorseggiavano il caffè, gustavano dei
 so pisciare in piedi come gli uomini e i cani. Rispose     variopinti gelati, ridevano, scherzavano, ascoltavano
 indispettita. Il nonno, in silenzio, si calò il cappello   musica e nessuno le giudicava “delle poco di buono”
 nero sulla testa, si avvolse nell’ampio tabarro di lana    come al suo paese.
 ruvida e uscì.                                             Che meraviglia! In quella città trovò istruzione,
 Quella bambina crebbe in un posto dove essere              lavoro, risposte. Tornò. Trovò cambiato il paesaggio,
 donna significava abbassare lo sguardo, tacere             poco o niente le persone. Sposo’ il, padre del figlio
 sempre, ammazzarsi di lavoro, fare ed allevare figli       che sentiva dimenarsi in grembo, e che ben presto si
 possibilmente maschi, mangiare dopo gli uomini e i         rivelò troppo possessivo, asfissiante, geloso.
 bambini quello che avanzava, restare ignorante, non        Stava percorrendo la stessa strada di sua madre?Alt!
 avere desideri, non fare domande, non sapere cosa c’era    Con coraggio assaporò l’ebrezza del tradimento,
 dietro l’angolo della strada; elettroencefalogramma        respirò a pieni polmoni quella ventata di ossigeno. Si
 piatto. Dai sei – sette anni, durante le vacanze estive,   separò. Si trovò sola, rinnegata anche dalla famiglia
 mentre molte delle sue compagne di scuola stavano          per il troppo disonore arrecato, ma mai ebbe un
 a casa a giocare, lei veniva spedita da una sarta ad       attimo di paura o di smarrimento. Anche quando
 imparare a rammendare. Tra un orlo, un’asola e             sul posto di lavoro, si permise di esprimere il proprio
 un bottone, sognava il mare o le montagne di cui           parere, il laureato di turno le disse che doveva solo
 aveva imparato i nomi a scuola e che aveva visto sul       pensare ad usare le braccia, perché la mente era lui;
 sussidiario, e quando immancabilmente si pungeva           non si scompose; aveva imparato che il silenzio, la
 le dita ritornava bruscamente all’amara realtà.            tenacia e l’esempio valevano un’intera enciclopedia.
 Crescendo, capì in fretta che le erano state rubate la     Divenne presto il timone per molte colleghe di lavoro,
 gioia e la spensieratezza e che non sarebbe mai riuscita   e tutte unite ottennero rispetto, riconoscimenti ed
 a salvare la mamma e la nonna, alle quali voleva un        autonomia nella gestione dei turni. Iniziò anche a
 bene dell’anima, ma doveva salvare se stessa. A 18         coltivare i propri sogni e quella libertà che in troppi
 anni, contro il volere della famiglia, andò a vivere in    avevano tentato di ammazzare. Forse commise tanti
 una città tanto estranea da sembrare straniera. Si trovò   sbagli, coinvolgendo persone innocenti, ma saldò
 con la vita in mano, inconsapevole che era la propria      sempre il conto.
 e senza sapere come viverla; nessuno le aveva mai
                                                                                                      Agnese Rinaldi
tra i 3
                                                                                                                17

                                                                                                        3°
                                       IL PACCO BIANCO

L
       e guardavo in vetrina da giorni, erano bellissime   Scrivere poteva esser l’unica medicina:
       in raso rosso, con un piccolo fiocchetto e un       “Nudità”
       braccialetto che abbracciava il piede, ma non       Quanti inverni
potevo comprarle, consapevole dei vari sacrifici di mio    dovrò affrontare in un anno?
marito. Tutti i giorni nelle mie passeggiate mattutine     Non basterà il pane
mi fermavo a guardarle. Erano Magnifiche! Rosse…           quando la tavola
come il sangue, come quello del cuore che sanguina         sarà spoglia di certezze
quando ogni dignità e rispetto vengono negati. Ci sono     e la stanchezza
equilibri da raggiungere, respiri da trattenere, scelte    di non impegnar le mani
che ti obbligano a cambiare. Io ero cambiata, prima        le farà addormentare
ero solo un impasto di ansia e speranza. Mi chiamo         prive di fatiche.
Ellen e sono precaria. Sono giovane e precaria. Tutte      L’ultimo legno brucia
le volte che mi chiedono che contratto mi sento una        come quella
gallina e poi rispondo: > e poi          povera speranza
sorrido mentre nella mia mente si aggiunge un “de”.        che carezza
Un co.co.pro. o un co.co.co. Intendiamoci, qualcosa        il domani spoglio
che la dignità te la “regala”. Nessuna garanzia. Nessun    di un lavoro.
futuro.“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro”. Ma quale lavoro? Io un lavoro non ce l’ho     Ero pronta o forse no? Tra paura e tristezza risuonava
più. Ah, come le chiamano, pari opportunità? Ho            in me la stessa domanda come una ninna nanna nelle
provato a nasconderlo per qualche mese, ma poi mi          notti insonni, ce la faremo? La risposta arrivò solo al
feci coraggio.  dissi con filo di voce.    nono mese, un piccolo pacco bianco come la neve si
La risposta del mio datore di lavoro fu secca:  disse con indifferenza           Mio marito avvicinò il pacco verso di me e sorrise. Lo
accompagnata da un sorriso che apriva la porta alle mie    scartai piano, erano lì le scarpette rosse per la nostra
spalle.Non dissi nulla. Ci sono parole che si bloccano     bambina, tanto desiderate. mi accarezzò la pancia, mi baciò e poi disse
di ingoiarle in attesa di digerirle per sempre… anche      .
se sono come i peperoni ogni tanto tornano su ed il
bruciore allo stomaco è un tutt’uno nelle viscere.
                                                                                                     Ellena Maria
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                  27

 Premiazione
oltre i 65 anni
tra i 3
20

                                                                                                               1°
                   LA NONNA, IL SENATORE, IL MONSIGNORE

D
         opo anni trascorsi in una sorta di modesto, ma          caramelle (in nero) e perfino biglietti di una lotteria,
         appagante benessere, derivante in parte dalla           che vendevo solo a conoscenti, il marito di una zia
         coltivazione in mezzadria di un piccolo podere          paterna, preso a compassione, mi presentò a due
 alle porte di Modena, e dal commercio di salumi e               suoi amici “brave persone” con una piccola fabbrica
 formaggi, messo in piedi da mio padre, la nostra famiglia       d’insegne luminose, vicino al Ponte della Pradella.
 era scivolata pian piano, in una preoccupante crisi             Assunto (senza nessun contratto!) come disegnatore
 economica di cui sarebbe troppo lungo e complicato              ( a volte, assieme ai miei compagni d’avventura,
 raccontarvi le cause. In quel frangente, mia nonna,             lavoravamo nascosti nelle cantine del laboratorio,
 nelle sue duplici vesti di matrona e “rezdora”, seppe           per non farci trovare dagli ispettori del lavoro),
 reggere, come sta a significare magistralmente il gergo         mi adattai a fare di tutto: dalla verniciatura (senza
 dialettale, le sorti di tutti noi: figlio, nuora o nipote che   maschera) dei cassonetti pubblicitari, di plastica, agli
 fossimo (il nonno era mancato pochi anni addietro).             impianti elettrici delle scritte al neon, quelle fatte
 A completare lo scenario piuttosto nebuloso, proprio            con i tubi di vetro (piegati da un mio collega, poi
 in quel periodo, la mia fidanzatina rimase incinta (per         scomparso in giovane età). Una volta fui mandato
 meglio dire, la misi incinta io, anche se non sapevo            perfino a montare un’insegna al Lido Parc, e non mi
 bene come avessi fatto!). Un altro duro colpo, che              fulminai per puro miracolo, solo perché accortamente
 contribuì a rompere definitivamente tutte le uova               non toccai i fili elettrici con le dita (mi avevano
 del proverbiale paniere, ingigantendo ancor più,                assicurato che la corrente era stata staccata !). Come
 la già enorme frittata. “Ma con la frittata si può              detto, tutto questo senza uno straccio di contratto,
 mangiare !” sentenziò saggiamente la nonna, alle                quindi, senza i versamenti per la pensione, la sanità,
 mie penose lamentele, con lo scopo d’incoraggiarmi.             senza assicurazione sugli infortuni, in più, mi dovevo
 Fortunatamente, grazie alla sua esperienza, intanto             spostare con un’auto della ditta, senza freni, con
 mio padre era stato ingaggiato da una grande e nota             le gomme lisce, priva di bollo e assicurazione. Una
 azienda alimentare, col conseguente trasferimento               meraviglia !.
 dei miei genitori fuori regione. Rimasi, per così dire,         Poi un giorno, la nonna, sempre lei, mi dice di vestirmi
 quasi orfano, ma nonostante tutto, fui contento per             perché dovevamo andare in centro città, prima da
 loro. In attesa che la dea fortuna baciasse anche me,           un senatore nostro parente, che aveva l’ufficio in
 quasi ogni giorno andavo in giro a cercare un lavoro            piazzale Sant’Agostino, poi da un monsignore che mi
 qualsiasi e ne trovai diversi, ma come succede ancora           aveva battezzato quando era ancora solo un modesto
 oggi, non vi dico a quali precarie condizioni! Dopo             prete di campagna. E qui viene il bello! Dell’incontro
 avere fatto il garzone da un salumiere (non in regola),         col parlamentare, ricordo solamente la lunga fila di
 il rappresentante di formaggi e salumi per tre mesi,            persone davanti alla porta, in attesa di essere ricevute,
 venduto giacche e calzettoni da sci, grissini, caffè e          che ci guardarono con stupore e invidia quando ci
21

fecero entrare, scavalcando tutti. Di quella richiesta        perché i due uomini, ognuno nel proprio ambito,
d’aiuto non ne sapemmo più nulla; evidentemente               rappresentavano (o avrebbero dovuto rappresentare)
erano già informati che il sottoscritto, seppur giovane,      due organismi, uno dello Stato e l’altro della tradizione
aveva già le proprie idee evidentemente non in linea          religiosa, portatori di regole che sulla carta (molte
con quelle del partito rappresentato in parlamento,           volte solo su quella) mettono sullo stesso piano: tutti
dal barbuto parente.                                          i cittadini….come recita appunto l’articolo 3 della
L’impatto col prelato invece, fu traumatico. Dopo i           nostra bella costituzione.
convenevoli di rito: “Guarda chi si vede, come stai ?”
ecc., la nonna gli disse, che considerata soprattutto la
                                                  Negli anni a seguire, preso al volo un diploma, dovetti
condizione in cui mi trovavo (futuro padre, imberbe
                                                  combattere ancora contro le discriminazioni sociali,
e disoccupato), urgeva un lavoro stabile e le sembrava
                                                  politiche e religiose, evidentemente dure a morire nel
che entrare alla Fiat (dove il don ricopriva il ruolo di
                                                  nostro Paese.
cappellano) sarebbe stata la soluzione migliore (per
                                                  Fortunatamente col passare delle stagioni, come
me no, ma non lo confidai mai alla nonna). “Mi serve
                                                  diciamo dalle nostre parti, ti viene il pelo sullo
solo sapere che chiesa frequenti” esordì il prete col
                                                  stomaco e grazie agli insegnamenti della nonna (i
sorriso sulle labbra. Colto alla sprovvista, balbettai
                                                  miei genitori mi perdoneranno se cito sempre lei,
“La Madonna Pellegrina” , la parrocchia del quartiere
                                                  ma loro erano assenti giustificati) continuai a cercare
dove abitavo. Con mio sommo sbalordimento, il     lavoro per acquisire la dignità di cittadino. In questo,
monsignore alza subitamente la cornetta del telefono e
                                                  sono stato aiutato da mia moglie, che fattasi donna,
si fa passare il parroco. Dopo un brevissimo colloquio,
                                                  forse troppo presto, lottò anche lei contro una marea
fatto più che altro di brevi borbottii e scuotimenti
                                                  di pregiudizi nei confronti delle donne e delle giovani
del capo, terminata la telefonata, il cappellano mi
                                                  madri, specialmente in quei primi anni ’60 che poi,
comunica laconicamente che “per il momento alla   grazie alle lotte di classe, portarono a una maggiore
Fiat non assumevano nessuno”. Grazie, don !.      democrazia.
Evidentemente il parlamentare e l’ecclesiastico   Però, è meglio non dimenticarselo, la strada della
non avevano ben presente che l’articolo 3 della   parità sociale è ancora lunga da percorrere e irta di
Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno pariostacoli. L’importante è non mollare e, in caso di
                                                  soprusi è bene appellarsi senza paura al rispetto delle
dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
                                                  norme costituzionali che servono, principalmente,
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
                                                  a cautelare i diritti di tutte le persone di fronte alla
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
                                                  legge, quella degli uomini, e a quella di Dio, per chi
E’ passato tanto tempo, ma quegli episodi non li ci crede.
scordo, non per la drammaticità dell’accaduto, ma
                                                                                                GianLuigi Casalgrandi
tra i 3
22

                                                                                               2°
                                IL DOLCE FAR NIENTE

Q
         uanto tempo è passato! In quegli anni si     diritti. Certo! Allora c’era una diversa tensione
         discuteva ancora di lavoro e si parlava      morale, un’esigenza di partecipazione, tutti
         persino di riduzione d’orario; c’erano       volevano esserci, con quella forza interiore che ci
due fazioni la prima favorevole al 5x8 (cioè 5gg.     spingeva a ritrovarci in piazza da protagonisti...e
lavorativi x 8 ore giornaliere) la seconda, tifava    bisognava andare! Ma noi a salvarci avevamo un
per il6x6 (6 ore per 6 giorni). Fu un grande          lavoro. A volte mi verrebbe la tentazione di fare
sindacalista, Foà a mettere tutti d’accordo: “il      l’elogio del riposo ...perché la ricerca del lavoro
sabato serve ai lavoratori per riposarsi, così        che non c’è, dev’essere sfiancante e portare alla
potranno divertirsi la domenica.”.Il ragionamento     disperazione. La necessità di un lavoro che ci
non faceva una piega e quindi passò la prima.         realizzi è irrinunciabile! Quelli come il mio papà
Ora manca il lavoro eppure: “L’Italia è una           hanno dovuto combattere quando erano giovani
repubblica fondata sul lavoro”, almeno così dice      perché c’era la guerra e occorrevano soldati, i
l’articolo1 della Costituzione. Oggi è la festa del   supestiti hanno potuto lavorare perché c’era un
1° maggio, festa del lavoro e guardo il concertone    paese da ricostruire. Quelli come me, nati intorno
“in pultânna, dnanz all’ inbarbalucadàura” (in        agli anni cinquanta hanno dovuto lavorare
poltrona davanti alla TV). Però che effetto!          perché c’era il boom economico che comportava
Rivedere quella piazza gremita di giovani, quella     una grande richiesta di lavoro. Quelli nati dopo
stessa piazza San Giovanni, dove “scuèsi quarant      hanno dovuto contestare, giustamente, perché il
an ai êra anca mé”,( quarant’anni fa c’ero anch’io)   mondo che avevano trovato faceva schifo. Quelli
insieme a Luciano Lama, a manifestare per i nostri    nati negli anni ‘60, che negli anni ‘80 avevano
23

20 anni, l’unica cosa che potevano fare era stare      di marmo della cucina il mensile e “šbarlucèva
tranquilli e brisa ramper i maron ( non rompere le     in camoffa (sbirciavo di nascosto) il viso di mia
palle). Era come se il mondo dei loro padri, che       madre che che apriva la busta e contava il mio
era stato una cosa da fare, da costruire, fosse già    stipendio con i luzlón ai ȗz (i lucciconi agli occhi).
fatto, preconfezionato per loro e lo strumento         E poi per finire, ( in qualche modo bisogna pur
per entrare in questo mondo non fossero la             finire) i momenti più belli delle mie giornate
forza di volontà, l’entusiasmo, la passione, ma la     da pensionato sono quando lavoro: zappo,
disperazione. Questi padri e madri si sono creati un   semino, o adrȏv na bròca a spinèl per dacuer l’ȏrt
alibi verso questi figli soprannominati bamboccioni,   ( o quando uso l’innaffiatoi per innaffiare l’orto),
ne finanziano le giornate passate sdraiati sul         oppure riparo la bici di mia figlia. Ultimamente
divano in attesa di un futuro possibile che non        ho scoperto un nuovo mestiere, faccio il dog-
conoscono e non sanno come programmare, per            sitter di Coffee (quel cagnaccio della bambina).
avere lavoro, una propria casa, una famiglia, dei      Poi mi destreggio da chef nel fare i famosi frizòn
figli. Noi lavoravamo e avevamo la certezza di una     (intingoli) da caserma che regolarmente finiscono
paga, molti giovani che iniziano a lavorare oggi       in polpette. Concludendo credo che il lavoro sia
non vengono proprio pagati! Certo, anch’io a 16        l’unica salvezza, l’unica salute per non diventare
anni quando ero apprendista e andavo nelle case        matti. La tentazione che avrei sarebbe di cambiare
a riparare lavatrici, svolgendo lo stesso lavoro di    il 1° articolo della Costituzione: “l’Italia è una
un “operèri”, operaio, non prendevo la stessa paga,    Repubblica fondata sul lavoro precario, sul jobs-act e
però ero orgoglioso quando posavo sul tavolo           sulla disoccupazione”... ma spero ancora!

                                                                                                  Vito Villani
tra i 3
24

                                                                                                         3°

                                  ANCHE LO STATO NEGA
                               I PRINCIPI COSTITUZIONALI

S
       ono alla Coop del mio paese per fare la spesa        durava 10 anni anziché 5, perché ogni classe era
       settimanale. Sto cercando la cioccolata fondente     suddivisa in inferiore e superiore. Veniva lasciato
       di cui sono ghiotta, quando: “Silvana…               ad ogni scolaro un maggior tempo per apprendere e
 Silvana” , “Ciao maestra…” Alzo lo sguardo e vedo          maturare, ma in quelle comunità non c’erano stimoli.
 venire verso di me una ragazzotta sorridente che           Così le scuole speciali sono state chiuse e pure le
 mi supera alquanto in altezza. Un abbraccio: “Ciao         classi differenziali non devono più esistere. I ragazzi
 Francesca, sei con la mamma?”, “Si, si, oggi è il          con handicap devono compiere la loro formazione e
 mio compleanno, sono contenta!”Ci raggiunge la             raggiungere abilità di conoscenze tra i loro coetanei
 madre che mi saluta ed esclama: “Già… 47 anni!!”           normali. Benissimo, siamo in pieno rispetto dei diritti
 “Posso farti un regalino? Magari una cioccolata.”          costituzionali… TUTTI I CITTADINI HANNO
 “Oh, si, mi piace tanto.” Scegliamo la tavoletta           PARI DIGNITÀ SOCIALE… COMPITO DELLA
 che preferisce e la mia ex alunna, dopo avermi dato        REPUBBLICA È RIMUOVERE GLI OSTACOLI…
 tanti baci, se ne va baldanzosa e felice. Mi rivedo e      CHE IMPEDISCONO IL PIENO SVILUPPO
 la rivedo… 40 anni fa. Prima elementare: Francesca         DELLA PERSONA UMANA… (art. 3).
 ha 7 anni, perché è stata trattenuta un ulteriore          Eccoci al 1978. Partiamo subito con il piede
 anno alla scuola materna. Soffre di crisi epilettiche,     sbagliato: la classe prima in cui Francesca è iscritta
 tenute sotto controllo, ma il suo maggior handicap         supera il numero di alunni sancito dal regolamento.
 dipende da lesioni cerebrali: sarà scolarizzabile? Potrà   NON SARA’ CHE FATTA LA LEGGE… FATTO
 apprendere? Non mi spaventa il suo inserimento             L’INGANNO?… Pertanto, ad anno scolastico
 in una classe normale, ho insegnato tanti anni, nel        iniziato, la Direzione Didattica istituisce una nuova
 pre-ruolo, in classi differenziali e scuole speciali.      classe prima togliendo a sorteggio 5-6 alunni ad
 Addirittura in quelle strutture il ciclo elementare        ogni raggruppamento parallelo.Naturalmente con
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disagi non indifferenti. Arriva successivamente             l’insegnante a sua disposizione, tende a trascorrere
un’insegnante di appoggio per 2 ore giornaliere. La         ore ed ore dormicchiando con la testa sul banco. Non
scuola è a tempo pieno, perciò i bambini rimangono          riesco a dedicarmi a lei mentre insegno la matematica
8 ore. Durante gli incontro di routine con l’equipe         o la storia o le altre materie… Le due ore di appoggio
psico-pedagogica faccio notare che l’inserimento così       risultano davvero insufficienti! È questo il giusto
progettato può funzionare soltanto teoricamente.            inserimento? Mi domando spesso se sono io a non
Nella pratica è problematico ed invito medici,              essere adeguatamente preparata, non voglio creare
psicologi e psichiatri a farci visita in classe per         alibi, ma la realtà è assai piena di dubbi ed incertezze.
dare suggerimenti e prendere atto della situazione          È buono il principio di allargare gli orizzonti a chi
scolastica. Con rammarico posso affermare che               è portatore di deficit cognitivi, ma, a mio avviso,
in cinque anni non ho mai “goduto” della loro               occorre anche creare l’ambiente adeguato con
presenza… nemmeno una sola volta.                           strutture che siano volte al miglioramento e non ad
E com’è andata? Il primo anno molte attività di             accasciarsi. Ora la mia ex scolara frequenta un centro
apprendimento si possono svolgere sotto forma di            ove vengono svolte attività pratiche e visite guidate
gioco e riesco a coinvolgere anche Francesca, pur           e sembra appagata dal suo vivere. Non credo abbia
saltuariamente. Circa la socializzazione noto che i         raggiunto le elementari tecniche del leggere, scrivere
compagni, ben predisposti verso di lei, tendono ad          e contare. Si poteva fare di più per la sua formazione?
isolarla. Non è per cattiveria, ma per quell’egocentrismo   Credo proprio di sì e sono pure convinta che nella
tipico dell’età: pure i ragazzini normo-dotati hanno        nostra società molte istituzioni si comportano come
bisogno di adattarsi alla comunità e di maturare.           scarica barile. E non solo 40 anni fa… ma anche oggi!
Negli anni successivi il divario si acuisce e la bimba,     Ne convenite?
che non crea situazioni di disturbo, quando non c’è

                                                                                                       Silvana Muri
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Storico del premio
tra i 3
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                                                                                                             1°
                 UN LAVORO CHE HA SEGNATO LA MIA VITA

Q
           uando ero bambina, con le amiche del paese,        sorveglianza era formato in prevalenza dalle suore
           giocavo sempre “ alla maestra”; da                 mentre alla cucina, al guardaroba, alla lavanderia
           adolescente, dopo la scuola media, ho              operava personale laico. Come primo compito, lo
 frequentato l’Istituto Magistrale Carlo Sigonio di           ricordo ancora con immutata avversione, mi fu
 Modena, sempre per rincorrere il sogno di “fare la           consegnata una lunga pesante cassetta in legno con
 maestra”e negli ultimi anni, quando iniziammo a fare         manico contenente una miriade di medicinali e un
 ore di pratica nelle classi, già mi immaginavo dietro        elenco. Capii ben presto che molte situazioni di
 la cattedra con i miei bambini davanti! Dopo la              agitazione, ribellione, conflitto erano tenute sotto
 maturità si presentò urgente e doveroso il bisogno di        controllo dai farmaci. Un forte senso di contrarietà
 trovare un lavoro: i tempi dei concorsi, delle               cominciò a tormentarmi, non sapevo spiegarmene
 graduatorie, delle supplenze si prospettavano lunghi e       bene le ragioni ma mi sentivo complice di un
 ostili. Era il 1968. Facevo brevi saltuarie esperienze       trattamento che ritenevo ingiusto: un mattino , senza
 in qualche ufficio quando una conoscente mi informò          pensare alle conseguenze, riconsegnai la cassetta
 che l’Istituto Charitas di Modena assumeva personale         rifiutandomi di continuare. Il giorno dopo mi fu
 diplomato. Anche se ero ignara di quella istituzione         affidata per la prima volta una “squadra”: la suora mi
 decisi subito di presentare la mia domanda. Ero              fece entrare in una grande stanza al primo piano,
 giovane, spensierata, fresca di scuola e quando varcai       sommariamente mi informò sul da fare poi uscì
 il cancello del grande edificio immerso nel verde dove       consigliandomi, come poi era d’uso in molte altre, di
 ancora la città non era arrivata, avvertii ben più di un     chiudere a chiave la porta per evitare che qualcuno
 timore. Non avevo mai saputo dell’esistenza di quel          scappasse. Nessuno, chiaramente fuggì ma in
 “Piccolo Cottolengo” che mi pareva avvolto da un             compenso, come gesto di ribellione alla mia nuova
 misterioso isolamento, appresi che l’Istituto era della      presenza, tutto quel po’ che c’era nella stanza volò giù
 Curia Vescovile, gestito in prevalenza da personale          dalla finestra e io mi presi pure un bel rimprovero!
 ecclesiastico e ospitava bambini, ragazzi e adulti con       Erano ragazzi più grandi e forti di me, non sapevo
 disturbi fisici e psichici provenienti da tutta Italia. Il   niente di loro, dei comportamenti, dei disturbi, non
 mio primo vero lavoro iniziò lì: catapultata con altre       sapevo come occupare il loro tempo, come farmi
 giovani ragazze in una realtà sconosciuta, senza             accettare. I primi tempi, lo ammetto, ho avuto paura
 esperienza né ruolo definito. Femmine e maschi erano         di loro, della forza fisica di alcuni, dei comportamenti
 separati nelle due ali dell’edificio e raggruppati, per      apatici o violenti, dei loro handicap. Tutto mi era
 età o tipo di handicap, in “squadre” tra il piano terra      sconosciuto! Il lavoro era durissimo per l’orario dei
 e il primo; all’ultimo, nell’infermeria, vegetavano i        turni e per la fatica fisica, nel turno del mattino, ad
 gravissimi costretti a letto. Gli ospiti, di giorno,         esempio, molti erano bagnati nel letto ed era nostro
 vivevano, o meglio sopravvivevano, in squallidi              compito fare loro il bagno e pulirli. Io e le altre ragazze
 stanzoni molti dei quali spogli di tavoli, sedie ed          abbiamo fatto tante proteste e sotterfugi con le
 arredi perché potenzialmente pericolosi e di notte, in       signore del guardaroba perchè rifiutavamo capi di
 lunghi comuni dormitori. I servizi igienici erano            abbigliamento logori o poco adatti per i nostri
 scarsi e fatiscenti,molti ra gazzi erano incontinenti        bambini! Lo sconforto mi colse tante volte: non era
 quindi costretti, dato lo scarso personale, a restare        certo questo il mio sogno di fare la maestra! Ciò che
 sporchi anche per molto tempo. Gli odori                     mi sostenne in questa prima esperienza fu il legame
 testimoniavano la precarietà di igiene! Il personale di      nato con le altre ragazze, tutte con gli stessi timori, la
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stessa energia della giovane età; la capacità di             essere oltrechè un esempio, anche di creare un senso
sostenerci e confrontarci fece nascere amicizie che          di aggregazione e familiarità. Di ogni membro del
ancora oggi ci legano. Avvertimmo presto che                 gruppo ci fornirono una adeguata informazione sul
iniziavano giorni di grandi cambiamenti. Si formò un         tipo di handicap, sulla storia personale e medica: ero
nuovo Consiglio di Amministrazione a direzione               appena uscita dalla scuola, mi veniva data la possibilità
laica con membri delle istituzioni locali compresi i         di una particolare formazione che mi appassionava al
rappresentanti sindacali con i quali fu steso, per la        punto che per due anni a Bologna, affrontando non
prima volta, un nostro mansionario con diritti e             poche difficoltà, approfondii i miei studi. La
doveri. Comparve la figura del neuropsichiatra, della        conoscenza, le relazioni possono vincere le paure: il
logopedista, dello psicologo. Le suore e alcune              grande progetto era trasformare condizioni di
badanti sparirono e la nostra figura si trasformò da         esclusione e segregazione per sperimentare
assistente ad educatrice guidate dal pedagogista:            l’educazione su soggetti prima solo custoditi. Per la
l’indimenticato Sergio Neri. Con il suo bagaglio di          prima volta gruppi di disabili uscirono dal cancello
sapere, esperienza e umanità ci coinvolse in un nuovo        per mescolarsi alla gente della strada, dell’autobus o
coraggioso, per quei tempi, obiettivo: ridare dignità a      dei bar vicini suscitando le reazioni più varie: sorpresa,
tutti gli ospiti migliorandone le condizioni di vita,        accoglienza, disgusto, timore, simpatia. Nelle fattezze
superare e trasformare un lavoro di sola assistenza in       esteriori di molti si poteva leggerne la storia ma si sa
azioni di recupero educativo, rompere l’isolamento           che troppo spesso si ha paura di ciò che non si
con la città. Il termine “squadra” sparì per cambiare        conosce! D’estate feci l’esperienza dei soggiorni estivi
in” gruppo” o “classe”, un ridotto numero di mem-bri         a Pinarella di Cervia, furono riallacciati costanti
avrebbe permesso un rapporto più umano e costruttivo,        rapporti epistolari con molte famiglie, un nutrito
le stanze si arricchirono di arredi che , in alcuni casi,    gruppo di bambini avviati alla scrittura e lettura e
furono studiati e costruiti su consiglio di Sergio e più     gradualmente inseriti a scuola mentre giovani adulti
di tutto si tentò, dove fosse possibile, una sorta di        avviati a lavori protetti. Questo mio primo lavoro fu
programmazione delle attività che riempisse il vuoto         durissimo ma entusiasmante! Dall’ufficio scuole un
della pura assistenza. Quante volte, anche fuori             anno dopo mi chiamarono per una supplenza. Chiesi
dell’orario di lavoro, ci siamo riunite con Sergio per       un permesso e accettai ma non riuscivo a sentirmi
confrontarci, direi anche inventare strategie per            coinvolta, mi mancava quello che stavo costruendo
superare particolari difficoltà! Non fu un esperto in        con le mie compagne, con i ragazzi e con me stessa.
cattedra ma amico e collega, lui aveva bisogno della         La scelta immediata e responsabile fu di comunicare
nostra esperienza e collaborazione sul campo, noi del        che lasciavo l’incarico consapevole di perdere il posto
suo intuito. Apparteneva a quella generazione di             in graduatoria. Non avevo bisogno di una cattedra e
maestri animati dalla voglia di misurarsi con la             di una lavagna per essere una buona insegnante!
quotidiana fatica dell’educare. Ci ricordava spesso          Questa esperienza ha segnato la mia vita: ho lavorato
questa frase:- Dobbiamo chinarci per trovare i               per anni con ragazzi disabili e lottato per i diritti che
problemi, alzarci, guardare in alto e allargare              spettano a loro e alle loro famiglie, ho insegnato alle
l’orizzonte per trovare soluzioni-.          Nel grande      mie figlie e ai miei nipoti il rispetto e l’accoglienza
refettorio, non mancarono le novità: noi educatori           che bisogna riservare a chi è più in difficoltà…ma c’è
iniziammo a consumare i pasti a tavola con i nostri          ancora tanto da fare e le istituzioni si dimenticano
ragazzi, dotati ora di posate in ferro, con l’obiettivo di   ancora e troppo spesso di queste realtà.

                                                                                                      Mara del Monte
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                      QUANDO GLI “ALTRI” ERAVAMO NOI

D
         urante gli anni ‘70 la mia città venne           Svizzera per tutto l’anno, assieme ai suoi due
         invasa. In seguito al boom economico e           figli, in una città che non conosceva e che non li
         alla nascita di tante opportunità di lavoro      voleva. Si compresero al volo e nacque così una
 ci fu una invasione. Arrivarono dal sud d’Italia         solidarietà femminile, una sorta di aiuto reciproco,
 tante persone che cercavano di trovare un nuovo          una confidenza e una amicizia che durarono fino
 futuro per loro e per le loro famiglie: fummo            alla loro morte. Siccome mia madre e mio fratello
 invasi da immigranti. Erano napoletani, calabresi,       lavoravano in fabbrica, spesso io rimanevo a
 siciliani, abruzzesi, ma per noi erano sono i            casa da sola e quindi mia madre si appoggiava a
 Terroni, Marocchini e meridionali. Io ero piccola,       Carmela parché mi accudisse. Lei non lavorava,
 e ascoltavo le storie dei grandi: raccontavano che       faceva la casalinga e la madre. Spesso, finiti i
 queste persone erano sporche, che non si lavavano        compiti, andavo a casa sua e mi ricordo che ci stavo
 mai, puzzavano e vivevano in case sudice, che            veramente bene. Carmela era molto semplice e
 quando cucinavano uscivano dalle finestre degli          molto simpatica, parlava napoletano e per qualche
 odori nauseabondi. Si diceva che affittavano             tempo ho fatto fatica a capirla, poi frequentandola
 case piccole dove vivevano in tantissimi che             tutti i giorni non ho più avuto problemi. Abitava
 parlavano lingue incomprensibili, che non                in un piccolo appartamento che continuamente
 sapevano l’italiano e che erano ignoranti, che non       puliva, spolverava, era un maniaca della pulizia.
 erano andati a scuola e non sapevano nemmeno             Questo mi fece nascere dei dubbi sulle storie
 scrivere : il loro unico modo di comunicare era il       che avevo sentito: ma questi Terroni non erano
 loro dialetto impenetrabile.Facevano molti figli         sporchi e puzzavano? Ma la cosa che amavo di più
 che non riuscivano a mantenere e stavano sempre          di Carmela era la sua cucina e quello che cucinava.
 per conto loro. Si diceva che erano dei ladri e dei      Era una cuoca eccezionale ed io amavo mangiare
 violenti: alle donne si diceva di stare attente perché   da lei, ma la cosa che amavo di più era cucinare con
 c’era la storia che fossero anche degli stupratori.      lei. Mi ricordo che d’estate era un avvenimento
 Quando nel mio palazzo venne ad abitare una              preparare il sugo di pomodoro. Alla sera mi diceva
 famiglia di napoletani, tutti i condomini erano          nel suo italiano insicuro: “ Susi domani mattina
 preoccupatissimi. Era una famiglia composta da           sveglia presto, mi devi aiutare a fare il sugo !!”
 padre, madre e due figli già grandi. Costantino,         Prendeva una pentola, metteva i pomodori freschi
 Carmela, Maria e Dante. Io cercavo di evitarli           tagliati, il basilico profumato e un bel pezzo di
 perché tutte quelle storie mi avevano messo              carne e lo faceva cuocere per tantissime ore.
 davvero una grande paura. Mia madre, invece,             Il profumo del suo sugo si propagava in tutta la
 legò subito con Carmela e Maria. Mia madre era           casa, giù per la scala fino ad arrivare al giardino.
 vedova da pochi anni con due figli da crescere.          Quando lo sentivo, mi veniva l’acquolina in bocca,
 Carmela era sola, perché il marito lavorava in           al che salivo di corsa le scale e mi facevo dare un
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pezzettino di pane e lo intingevo in questo ben di         assieme a Carmela e ai suoi figli, mi sentivo della
Dio e mi gustavo il sapore di pomodoro e di basilico       famiglia, mi sono sempre sentita amata. Era un
!!! Poi più tardi Carmela mi chiamava e mi faceva          momento bellissimo per me, e era in quei momenti
assaggiare la carne, credo di non aver mai più             che mangiavo tanto visto che a casa facevo
sentito un gusto cosi appetitoso, pieno e gustoso!         sempre mille storie! Infatti si seguiva sempre un
Mia madre cucinava molto raramente il sugo di              rito. Si doveva apparecchiare la tavola per bene,
pomodoro, lei da vera emiliana preparava il ragù           si aspettava che tutti fossero seduti per poter
di carne e a me piaceva poco!! La festa arrivava           cominciare a mangiare, si stava tutti composti (
quando Carmela decideva di fare i Fusilli! Quindi          per me era una cosa fuori dal mondo, visto che
prendeva il suo grande tagliere, disponeva la farina,      tuttora mangio con le gambe sotto il sedere) e
il sale, l’acqua e amalgamava tutto assieme. Dopo          soprattutto a tavola si rideva, si chiacchierava,
aver impastato, faceva tanti piccoli gnocchetti e          come se fosse stato domenica tutti i giorni. Ora che
tirava fuori l’arma... il ferro per infilzare tutti quei   sono cresciuta, spesso mentre cucino, mi ricordo
gnocchetti e farli diventare in modo elegante,             di lei e di come mi faceva ridere. A volte mi pento
sapiente e veloce tanti sottili fusilli arrotolati.        di non aver imparato a fare il suo sugo e le sue
Quante mattine estive ho trascorsa in ginocchio            patatine al forno. Ma sono convinta che se anche
su quella sedia di formica verde acqua a guardare          avessi imparato, il loro gusto non sarebbe stato
incantata le sue mani che lavorano la pasta.               uguale! Carmela ora non c’è più, purtroppo anche
Poi una mattina entrai nella sua cucina bianca e           lei mi ha lasciato, ma quello che mi ha trasmesso,
mi stava aspettando con un ferro piccolo, me lo            non è tanto la capacità di fare da mangiare bene,
diede in mando e mi disse: “Susi oggi mi aiuterai          ma il divertimento nel fare da mangiare, la gioia
a fare i fusilli”. Quando tornò mamma dal lavoro           di mettere a tavola tanta gente per stare assieme e
le raccontai tutto e mangiammo i fusilli prodotti          condividere momenti di allegria e spensieratezza.
da me! La mia infanzia senza quei fusilli sarebbe          La gioia dell’ accoglienza.
certamente stata un po’ più povera. Ma il massimo          Lei assieme a mia madre mi hanno insegnato
del gusto era quando poi i fusilli si univano al sugo      di andare sempre al di là di quello che vedo, di
di Carmela. Da risvegliare ogni senso: ancora oggi         non credere a quello che si dice dell’altro. Ho
che sono passati tanti anni, sento il loro sapore e        sicuramente imparato che la diversità arricchisce,
il loro profumo! E non posso scordare le sue Patate        che la condivisione far stare bene, che a volte è
al forno: tagliate a tocchetti tutti uguali con            necessario mettersi nei panni degli altri. Perché
una precisione da chirurgo, poste dentro ad una            in qualsiasi momento della nostra vita gli altri
pirofila con il burro, l’aglio, il rosmarino e il sale,    possiamo essere noi !!
riusciva a far sì che fossero croccanti fuori e tenere
dentro. Buone da stare male. Amavo mangiare
                                                                                                      Susi Rota
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                                                                                                          3°

                                  NUVOLA DI PASSAGGIO

I
    l cielo terso e questo sole tiepido sono un affronto   da che parte vuoi andare, attraversi o stai fermo? Forse
    al mio stato d’animo. Voglio andare a casa il più      ha confuso le fermate dell’autobus. Ma basta leggere i
    presto possibile. Dopo una giornata di scuola          pannelli, accidenti, non serve il diploma. Oh, cavolo
e ore in biblioteca a studiare filosofia non ne posso      , diploma, maturità, studio, panico. Ti prego, fa che
davvero più. Al diavolo il vocabolario di latino che       arrivi l’autobus. Devo andare a casa. Ma si può sapere
mi pesa nello zaino … Va a finire che mi riduco            cosa sta facendo quel signore? A momenti si faceva
come Leopardi. Voglio andare a casa. Ho a malapena         investire dall’autobus (un altro autobus, non il mio,
iniziato di compiti di algebra, devo finire la versione    accidenti). Continua a zigzagare in mezzo alla strada e
e mettermi avanti con storia… Quanto manca                 guarda per aria. Certo che c’è della gente strana in giro,
all’arrivo dell’autobus? 13 minuti. Vabbè, facciamo        vabbè, parlo proprio io che aspetto l’autobus in una
20; mai una volta che sia puntuale. Meglio che mi          giornata quasi estiva di maggio con la faccia cinerea
sieda sul muretto della stazione degli autobus: ho un      di chi va ad un funerale. Accidenti, ma è caduto! È
vocabolario che mi spacca la schiena, 16 anni e solo       inciampato da solo, nei suoi stessi piedi. Ma perché
voglia di andare a casa. Praticamente sono vecchia.        mi sto avvicinando a lui? Non ho mai fatto un corso
Ma quando arriva ‘sto accidente di autobus? Perché         di pronto soccorso, ho il peso di un vocabolario sulle
in una giornata così devo pensare solo alla scuola?        spalle, sono in mezzo alla strada e se perdo l’autobus
Perché il liceo riesce ad uccidere anche il maggio         giuro che mi uccido. Ma perché nessuno accorre?
più seducente? Festeggio l’avvicinarsi dell’estate con     Perché nessuno sta neppure guardando? “Signore,
una mitragliata di compiti in classe e interrogazioni.     signore, sta bene? Si è fatto male?” “Brutta cosa …
Persino mentre aspetto l’autobus il mio cervello passa     cercando di … ops …” “Aspetti, l’aiuto ad alzarsi.
in rassegna le scadenze, noncurante del sole gentile,      Su quale marciapiede deve andare? Che autobus sta
della luce calda, della signora di colore accanto a me     aspettando?” “Che bello essere … stavo facendo un
che canticchia una nenia al suo bimbo, che bello           giro … c’è un caldo oggi!” “Beh, sì … ma non ho
essere bambini. E quello che cos’è? Forse se inforco gli   capito che autobus deve prendere ...”
occhiali riesco a capire chi o cosa è quel, qualcosa che   “Ho detto a Mario: guarda che è fatto, non si può
si muove in mezzo alla strada. Ah, è un vecchio. Cioè,     andare avanti così” “Mario? Chi è Mario? E’ suo
volevo dire, un signore anziano. Dai, signore, decidi      figlio?” “Io … sono io” “Lei si chiama Mario? Piacere,
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