Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi
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Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi Oggi in uscita Rosa Rosae: il ritorno di OpusAvantra e di una grande Donella Del Monaco Donella Del Monaco e la sua Rosa Rosae M.P. & RECORDS, 2019 Distrib. G.T. Music Distribution di Antonino Destra Oggi lunedì 14 gennaio, in uscita nei negozi, per la M.P. & RECORDS(distribuz. G.T. Music Distribution di Antonino Destra) Rosa Rosae: fulgido ritorno di Donella Del Monaco e degliOpusAvantra alla discografia: un lavoro che, in pieno stile Prog, mescola con coraggio e poetica audacia avanguardia e tradizione, vocalità liriche ad atmosfere pop. E parla di amore, in entrambe le sue declinazioni: sacra e profana. Il 21 gennaio in programma l’uscita digitale.
Scritto con Paolo Troncon, a cui sono anche affidate le parti al pianoforte e nella cui musica Donella si tuffa con le sue originalissime rielaborazioni, questo album si immerge sapientemente anche nelle magiche sonorità del latino che alterna, col suo particolarissimo modo di cantare tra lirico e pop, ad un italiano estremamente poetico e raffinato. Al suo fianco, oltre a Troncon: Mauro Martello flauti, sax e duduk (sua è la musica di Vento del Nord contenuta nell’album)), la violoncellistaLaura Balbinot, Andrea De Nardi alle tastiere e Giorgio Cedolin alla batteria. Ma il cd è caratterizzato anche da interventi d’eccezione: Donella, fondatrice con Giorgio Bisotto e con la collaborazione di Renato Marengo e la direzione artistica di Alfredo Tisocco di quello che viene considerato il gruppo antesignano del nostro Prog, ha voluto, infatti, in questa sua nuova opera alcuni tra i più prestigiosi protagonisti del nostro rock: da Tony Esposito, in un grande ritorno dopo la sua partecipazione al primo LP di Opus Avantra (Introspezione, ’72). E ancora: anche Jenny Sorrenti, altra primadonna del Prog impegnata in duetti di effetto con Donella Del Monaco. E poi l’inconfondibile suono della chitarra rock di Alberto Radius, perfettamente a suo agio con i suoi assolo unici tra suoni classici e l’elettronica. Per finire alla più interessante e solida voce maschile del nostro Prog, Lino Vairetti che, in Sceleratus, anche lui in latino, si cimenta in un emozionante canto con suggestivi richiami tra esorcismo e misticismo. Hanno collaborato altri importanti musicisti quali : Anna Campagnaro (violoncello), Mirko Satto(fisarmonica),Davide Vendramin(fisarmonica), Tommaso Troncon (sax tenore), Gabriele Bruzzolo(percussioni). Produttore artistico di questo lavoro Renato Marengo con cui gli Opus collaborano fin dalla loro fondazione.on
FRANCO D’ANDREAin trio con Daniele D’Agaro e Mauro Ottolini A Cervignano del Friuli, Teatro Pasolini, giovedì 17 gen-21:00 La stagione musicale 2018/2019 del Teatro Pasolini di Cervignano, curata da Euritmica, entra nel vivo con una serie di quattro concerti di livello assoluto! Si parte giovedì 17 gennaio 2019 (inizio alle 21.00) con un concerto che chiama a raccolta i jazzofili di tutta la regione: Franco D’Andrea, tra i più grandi pianisti contemporanei , già leader dei mitici Perigeo (la band di jazz-prog che ebbe un successo strepitoso negli anni ’70), presenta sul palco del Pasolini il suo recente progetto, Roots&Future, con il friulano Daniele D’Agaro al clarinetto e l’iridescente Mauro Ottolini al trombone. (Info&Biglietti: 0431 370273 – Il giorno del concerto, alla cassa del Teatro, dalle 20:00 – intero € 15 / ridotto € 12 / ridotto giovani e studenti under 26 € 8).
La scintillante sapienza creativa di Franco D’Andrea – che ha recentemente vinto, per la dodicesima volta, il Top Jazz 2018, lo storico riconoscimento assegnato dalla rivista Musica Jazz, come “Musicista italiano dell’anno” e quello per “Disco italiano dell’anno” con Intervals I – è un poliedro tendente alla sfera. L’estensione della sua costante ricerca di un linguaggio personale all’interno della tradizione jazzistica, trova in questo concerto in trio una rappresentazione adamantina, straordinaria panoramica sul suo pensiero musicale libero da manierismi di sorta e costantemente alla ricerca di un’espressività autentica e profonda. Musica di una caparbietà gentile, appuntita, magmatica, scattante e raffinata, innovativa e coerente allo stesso tempo. Mirabilmente in bilico tra Apollo e Dioniso. Intensamente personale, completamente jazz. Tra i brani in repertorio figurano i notissimi Basin Street Blues, Naima, I Got Rhythm e molti altri. È di certo un trio atipico quello che vede D’Andrea al piano insieme a Daniele D’Agaro al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone. “La banda è stata il colore di riferimento del jazz tradizionale, che è la musica che mi ha affascinato ai miei esordi – dichiara Franco D’Andrea – la formazione degli “Hot Five” di Louis Armstrong comprendeva tromba, clarinetto, trombone, piano e batteria o banjo. Questa combinazione di strumenti, per me assolutamente magica, ha ancora molto da offrire anche alla musica jazz dei nostri tempi. Questo trio contiene in sé l’essenza del suono di una banda, nella quale strumenti caratteristici sono sicuramente il clarinetto, in rappresentanza delle ance, e il trombone, per gli ottoni. Il pianoforte in questo contesto può giocare una molteplicità di ruoli grazie alla sua tipica orchestralità. La musica si sviluppa tra riff, poliritmie, contrappunti improvvisati, astrazioni contemporanee e sonorità talvolta ispirate al “jungle style” ellingtoniano”.
La stagione musicale del Pasolini prosegue il 9 febbraio con Marc Ribot e le sue canzoni di resistenza; il chitarrista statunitense, che gravita nell’alveo di John Zorn e collabora con il mitico Tom Waits, è annoverato da parecchi critici tra i top guitar player di tutti i tempi. La programmazione giungerà al capolinea con i concerti del re dello scat italiano, il poliedrico Gegè Telesforo (22 febbraio) e della North East Ska Jazz Orchestra (26 marzo), che presenta in anteprima il suo nuovo album. Info: www.euritmica.it UNA SPLENDIDA GIORNATA… DA CLANDESTINO 17 e 19 gen.2019 – 20.30 – Teatro Miela Riprende, dopo il grande successo di dicembre, il 17 gennaio e il 19 gennaio alle 20.30 due repliche di Una splendida giornata… da clandestino la pièce di Giuseppe Nicodemo per la regia di Sabrina Morena in collaborazione con Il Piccolo di Trieste. La scorsa estate il giornalista Gianpaolo Sarti si è finto migrante per scrivere un reportage sulla situazione dei richiedenti asilo a Trieste. Sarti ha trascorso l’intera giornata con un gruppo di ragazzi afgani e pachistani. Ha cambiato identità usando un nome inventato. Si è vestito da migrante pescando dal proprio armadio una maglietta vintage, un paio di jeans ormai logori. La barba incolta e la pelle
abbronzata hanno aiutato il cronista nel travestimento. La giornata comincia proprio al Silos, il capannone che da qualche anno funge da riparo abusivo per centinaia di migranti che proprio lì, tra fango, escrementi e spazzatura, talvolta trovano un posto dove dormire. Sono persone che per varie ragioni non sono ancora entrate nel sistema di accoglienza cittadino. Il giornalista si è messo a dormire accanto a loro, usando come giaciglio un asciugamano e uno zaino. E’ stato subito accettato e accolto. Senza troppe domande. Bonawentura con il festival S/paesati coglie la sfida di trasporre sulla scena un reportage giornalistico. Francesco Godina entra nella parte del giovane migrante e affascina con un’ ’interpretazione giovane e divertita che permette agli spettatori di viaggiare nella Trieste nascosta, che non si conosce e che si prende cura delle persone in difficoltà. La collaborazione con Il Piccolo è stata fondamentale per la buona riuscita dello spettacolo mettendo a disposizione il suo archivio fotografico. Ricordiamo che anche questa volta verranno riservati dei posti per i lettori de il Piccolo. Per tutti gli altri I biglietti sono disponibili in prevendita on-line su vivatiket o alla biglietteria del teatro Miela tutti i gironi dalle 17 alle 19. Info: www.miela.it Andrdea Forliano
SIENA 16 gen. : Atmosfere rarefatte per Cacio e Jazz Atmosfere rarefatte per “Cacio & Jazz” Ares Tavolazzi, Mirco Mariottini, Sergio Aloisio Rizzo e Walter Paoli, sul palco per un concerto pieno di sorprese. Inizio ore 22. Ingresso libero Mercoledì 16 gennaio a Siena lo spazio Arez Tavolazzi live di Cacio & Pere (via dei Termini 70) ospita un nuovo appuntamento di “Cacio & Jazz”, la rassegna che da due stagioni vede protagonisti alcuni fra i più importanti musicisti jazz della Toscana e non solo. In quest’occasione sarà ospite speciale il leggendario contrabbassista Ares Tavolazzi, affiancato da Mirco Mariottini
ai clarinetti, Walter Paoli alla batteria e Sergio Aloisio Rizzo alla chitarra: quattro musicisti d’eccezione che proporranno loro brani originali, per un viaggio nelle sonorità eleganti e raffinate del jazz. Impossibile raccontare il percorso artistico di Ares Tavolazzi, musicista che ha segnato la storia della fusion, del jazz e del rock progressivo in Italia, spesso impegnandosi in sperimentazioni musicali estreme. Protagonista con Demetrio Stratos del leggendario gruppo degli AREA, già in precedenza Tavolazzi aveva dato vita a una band d’avanguardia, The Pleasure Machine, con Vince Tempera ed Ellade Bandini. Maestro dell’improvvisazione e punto di riferimento per tutto ciò che è innovazione nella musica popolare, Ares Tavolazzi è una pietra miliare per i bassisti di ogni estrazione musicale. Le sue collaborazioni (tra cui si ricordano quelle con Mina, Francesco Guccini, Paolo Conte) sono sempre segnate da un’impronta chiaramente riconoscibile, frutto del percorso di ricerca che proprio nel periodo degli Area è iniziato. Innumerevoli anche le collaborazioni con i grandi del jazz come Stefano Bollani, Enrico Rava, Sal Nistico, Max Roach, Lee Konitz, Phil Woods, Massimo Urbani. Considerato uno dei principali esponenti del clarinetto nel jazz in Italia Mirco Mariottini ha collaborato con musicisti come John Taylor, Paul McCandless, Tony Scott, William Parker, James Newton, Butch Morris, Bruno Tommaso, Paolo Fresu, Antonello Salis, Michele Rabbia, Goma Parfait Ludovic, Giovanni Falzone. Ha suonato nei principali festival italiani ed all’estero
negli USA, Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Germania, Belgio e Turchia. Musicista eclettico ed attento alle molteplici espressioni artistiche ha collaborato in performance nell’ambito del teatro, delle arti visive e della danza e ha realizzato musica per istallazioni di opere d’arte permanenti, colonne sonore per documentari e per trasmissioni televisive. Ha partecipato alla realizzazione di numerosi cd tra cui “Nugae” come leader del proprio trio con Stefano Battaglia e Paolino dalla Porta e come side-man in “Re: Pasolini” di Stefano Battaglia pubblicato dalla prestigiosa etichetta tedesca E.C.M. Recentemente ha composto la suite “Visioni in musica sugli scritti di David” dedicata alla figura di David Lazzaretti “mistico-rivoluzionario” che visse a metà ottocento in Toscana. Viene citato dal flautista americano James Newton, durante un’intervista, come uno degli eredi di Eric Dolphy. Walter Paoli suona e collabora con la quasi totalità dei musicisti più importanti della scena jazzistica italiana (Bollani, Pieranunzi, Moroni, Rava, Fresu, D’andrea, Rea, Di Battista). Tra le collaborazioni con musicisti stranieri vanno ricordate quella con Kenny Wheeler, Benny Golson, Steve Turrè, Terence Blanchard, Paul McCandless, Gary Bartz. Si è esibito in alcuni dei più importanti festival mondiali (Montreux 1988, Umbria Jazz 2006, Montreal 2006). Ha svolto anche un’intesa attività come session man nell’ambito della musica leggera suonando e registrando per numerosi artisti (Jovanotti, Irene Grandi, Gianni Morandi). Ha al suo attivo circa cinquanta incisioni discografiche (Orchestra del Titanic, Stefano Bollani Trio, Enrico Pieranunzi,Tessa Drummond). Chitarrista palermitano di origine ma residente in
Toscana, Sergio Aloisio Rizzo nonostante la sua giovane età ha avuto modo di collaborare con alcune delle personalità di spicco del panorama jazzistico italiano (tra i quali Nico Gori, Gabriele Evangelista, Maurizio Giammarco, Stefano “Cocco” Cantini) e del mondo del gypsy jazz (Jacopo Martini, Adrian Holovaty, Pacora trio). Si è inoltre esibito in alcuni fra i più rinomati jazz club e festival (Torrione Jazz Club – Ferrara, Bimhuis – Amsterdam, Blue Note – Bratislava, Bologna Jazz festival). Inizio ore 22.00. Ingresso libero. Prenotazioni e informazioni: 0577 1510727 – 3316420975 MOVIES & MUSIC STARS presenta “To Be Faye”, mercoledì 16 al Teatro Miela Il secondo appuntamento totalmente gratuito di Movies and Music Stars di Casa del Cinema di Trieste per ERPAC – Ente Regionale PAtrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia vede una serata interamente dedicata alla musa di Terry O’Neill, la grande attrice americana che diventò sua moglie, Faye Dunaway. Durante la serata di mercoledì 16 gennaio al Teatro Miela vengono proiettati due film: alle 20:30 “The Eyes of Laura Mars” di Irvin Kershner (USA, 1978, 104’) con Faye Dunaway, Tommy Lee Jones, Brad Dourif. Una fotografa di moda, famosa per le sue foto erotiche di modelle
riprese sullo sfondo di scene di violenza urbana, è testimone, attraverso gli occhi della sua mente, di una serie di particolari omicidi le cui vittime sono tutte persone da lei conosciute. Queste terribili esperienze la portano ad allacciare una relazione con un investigatore sul quale, nel corso delle indagini, farà una sconvolgente scoperta. La sceneggiatura, intitolata inizialmente Eyes, era il primo lavoro di John Carpenter a essere accettato da un grande studio. Secondo film della serata è “Mommie Dearest” di Frank Perry (USA, 1981, 128’) con Faye Dunaway, Diana Scarwid, Rutanya Alda. La vita di Joan Crawford, vista con gli occhi della figlia adottiva Christine, autrice di un libro sulla famosa attrice. Biopic, divenuto negli anni film di culto, volutamente sopra le righe nella rappresentazione e nella recitazione, è, soprattutto, la storia di uno sguardo, quello di Christina verso sua madre. Un ritratto vendicativo della diva hollywoodiana, che mostra a tutti le sofferenze e le angherie subite dalla figlia adottiva. Il linguaggio filmico è volutamente eccessivo: Faye Dunaway (futura moglie di Terry O’Neill, produttore del film) recita costruendo una maschera horror con le fattezze di Joan Crawford, e accentua con le espressioni facciali, i cambi inattesi di tono di voce, la mimica esasperata, la follia e il sadismo dell’attrice; una maschera rimasta nella memoria come uno dei personaggi più cattivi della storia del cinema. La serata sarà presentata da Sergio M. Grmek Germani e anche in questa occasione si comincia con un aperitivo happy hour alle ore 18:30. Questa volta a selezionare la colonna sonora della serata è THE FAB. All’ingresso verrà consegnato un coupon per visitare la mostra in corso al Magazzino delle Idee Trieste Stars: Ritratti Fotografici di Terry O’Neill a prezzo promozionale Andrea Forliano
Presentata la 30a edizione del Trieste Film Festival, 18 – 25 gennaio 2019 Tutte le edizioni di un festival sono speciali, ma qualcuna è più speciale di altre. Soprattutto se si sommano due anniversari storici: i trent’anni della caduta del Muro di Berlino, e quelli – ci sia permesso il confronto impari – del Trieste Film Festival, che proprio in quel 1989 vedeva la luce “ufficialmente” (dopo un’incoraggiante edizione pilota), da un’intuizione di Annamaria Percavassi. Da allora, Trieste e il suo festival (il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale, oggi diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo)continuano ad essere da quasi trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell’Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale. L’edizione del trentennale non poteva che aprirsi all’insegna della Storia, quella con la S maiuscola: e così, venerdì 18 gennaio, a inaugurare il programma al Politeama Rossetti saràMEETING GORBACHEV, il film che segna l’incontro tra il grande Werner Herzog (co-regista insieme ad André Singer, che introdurrà la proiezione) e Michail Gorbačëv, offrendo uno sguardo inedito su alcuni degli eventi più significativi della fine del XX secolo – dal disarmo nucleare all’unificazione della Germania – e mettendo allo stesso tempo in prospettiva la stagione dei populismi che (non solo) l’Europa sta attraversando. Herzog e Gorbačëv si incontrano per tre volte nell’arco di sei mesi, e nonostante l’ultimo Presidente
dell’Unione Sovietica sia un uomo provato dalla malattia, la sua mente è lucida: il suo calore e il suo umorismo, uniti all’abilità di Herzog di scavare in angoli inaspettati della sua vita, rendono questi incontri coinvolgenti e commoventi. A seguire, nella stessa serata, si apre anche la retrospettiva che il festival dedica al Muro, con un titolo più che simbolico. POSSESSION è infatti non solo il capolavoro più giustamente celebrato di un amico storico del festival, Andrzej Żuławski, ma anche in qualche misura il “protagonista” dell’immagine scelta per il manifesto di questa edizione: una foto scattata della grande Dominique Issermann in una pausa di lavorazione del film, e che ritrae la protagonista Isabelle Adjani mentre salta la corda, proprio accanto al Muro. Un discorso speciale merita il film di “chiusura”: THE WHITE CROW, il nuovo film di Ralph Fiennes dedicato alla giovinezza di Rudolf Nureyev, non chiuderà il festival ma accompagnerà la cerimonia di premiazione, eccezionalmente anticipata a martedì 22 gennaio, così da permettere di partecipare anche ai numerosi ospiti – italiani e internazionali – di When East Meets West (vedi sotto). Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival. Nove i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. Molte le storie al femminile: dall’adolescente ALICE T., vivace e impertinente, raccontata dal rumeno Radu Muntean (a interpretarla Andra Guți, Pardo come migliore attrice all’ultimo Festival di Locarno), alla quarantenne Anna che in EGY NAP (Un giorno / One Day) dell’ungherese Zsófia Szilágyi, presentato alla Semaine de la Critique dell’ultimo Festival di Cannes, cerca di salvare dalla frenesia del quotidiano ciò che di fragile e
unico c’è nella sua vita; da Ana, che in IZBRISANA (I cancellati / Erased) di Miha Mazzini e Dušan Joksimović scopre all’indomani del parto, nella Slovenia dei primi anni ‘90, di non esistere più per il sistema, colpevole di essere nata nella parte sbagliata di un Paese che non esiste più, alla giovane Saltanat, che nel kazako LASKOVOE BEZRAZLIČIE MIRA (La gentile indifferenza del mondo / The Gentle Indifference of the World) di Adilchan Eržanov si trova costretta a un matrimonio combinato – e alla vita crudele della città – per saldare i debiti di famiglia. E ancora, dalla Polonia, la Alicja di FUGA (Fugue) di Agnieszka Smoczyńska, sospesa dopo aver perso la memoria tra la sua nuova identità e una vecchia vita che forse nasconde un segreto… Da sempre al centro delle attenzioni del TsFF (che, primo in Italia, gli dedicò una retrospettiva), Sergej Loznica torna al festival con il suo personalissimo manuale di sopravvivenza nelDONBASS in 13 lezioni, che gli è valso il premio per la migliore regia al Certain Regard di Cannes; mentre un altro amico storico di Trieste, il grande Jiří Menzel (Oscar nel ‘66 perTreni strettamente sorvegliati), sarà il protagonista – stavolta davanti alla macchina da presa – dello slovacco TLUMOČNÍK (L’interprete / The Interpreter) di Martin Šulík, nei panni diun interprete ottantenne deciso a trovare l’ex ufficiale nazista responsabile della morte dei genitori. Per finire, due storie che aprono e chiudono gli anni ‘90: l’albanese DELEGACIONI (La delegazione / The Delegation) di Bujar Alimani, sull’estremo tentativo del regime comunista – siamo sul finire del 1990 – di “convincere” l’opinione pubblica internazionale dei progressi di Tirana in tema di diritti umani; e il serbo TERET (Il carico / The Load) di Ognjen Glanović, ambientato durante i bombardamenti Nato del 1999, dove il viaggio di un camionista – e del suo carico misterioso – dal Kosovo a Belgrado si fa riflessione sottile sulle responsabilità di un Paese e di una generazione. Fuori concorso, infine, ÁGA del bulgaro Milko Lazarov, in
“trasferta” nelle terre innevate del Nord per raccontare il conflitto di una famiglia Inuit divisa tra modernità e tradizione. Tra gli Eventi Speciali trovano posto – oltre ai citati Meeting Gorbachev e The White Crow – altri cinque titoli: dalla Polonia il nuovo film di Krzysztof Zanussi, ETER (Etere / Ether), che trova nel mito di Faust, ambientato nel primo Novecento, il terreno ideale per una nuova riflessione su etica e scienza; e il campione d’incassi KLER (Clero / Clergy) di Wojtek Smarzowski, uno sguardo sulla Chiesa cattolica inaspettatamente scomodo e senza sconti. Non potevano mancare il controverso Orso d’oro della scorsa Berlinale, TOUCH ME NOT di Adina Pintilie, che tra documentario e finzione offre un intenso ritratto dell’intimità di tre personaggi, e – unico titolo di tutto il programma già uscito nelle sale italiane, salutato purtroppo da un’attenzione di molto inferiore ai suoi meriti – SUMMER (Leto) di Kirill Serebrennikov, scatenato affresco della scena rock underground nella Leningrado dei primi anni ‘80. Per finire, in consonanza con una stagione che sempre più spesso vede gli autori cinematografici confrontarsi con la tv, il festival è felice di ospitare USPJEH (Success), la prima serie diretta dal premio Oscar Danis Tanović e prodotta da HBO Europe, che sarà proiettata giovedì 24 nel corso di un’autentica maratona, dalle 22 alle 3.30 di notte. Prosegue inoltre la collaborazione del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà DOGMAN di Matteo Garrone come miglior film italiano del 2018 (alla presenza del protagonista Marcello Fonte), e IL FILO NASCOSTO di Paul Thomas Anderson come miglior film internazionale. Il Concorso internazionale Documentari propone undici titoli, tra anteprime italiane, internazionali e assolute. Dialoga da
vicino con il Gorbačëv di Herzog il nuovo film di Vitalij Manskij, SVIDETELI PUTINA (I testimoni di Putin / Putin’s Witnesses), esclusivo “dietro le quinte” del primo anno al potere di Vladimir Putin – eletto presidente della Russia il 31 dicembre 1999 – attraverso le immagini spesso inedite custodite nell’archivio del regista. Due le opere che mescolano sapientemente documentario e animazione: MAŁA ZAGŁADA (Un genocidio minore / A Minor Genocide) di Natalia Koryncka-Gruz, storia di un trauma di guerra – un pogrom pressoché dimenticato al confine tra la Polonia e l’odierna Ucraina – che si tramanda di madre in figlia dal 1° giugno 1943; e CHRIS THE SWISS, con cui Anja Kofmel cerca di far luce sul mistero che ancora oggi circonda la morte di suo cugino, nella Croazia in guerra del 1992. Nell’anno in cui il festival celebra la caduta del Muro di Berlino, a ricordare l’Europa divisa ci pensano DISTANȚA DINTRE MINE ȘI MINE (La distanza tra me e me / The Distance Between Me and Me) di Mona Nicoară e Dana Bunescu, ritratto della poetessa Nina Cassian, intellettuale scomoda tanto nella Romania di Ceaușescu quanto nell’America dell’esilio; mentre a ricordare la repressione della Primavera di Praga ecco OKUPACIA 1968 (Occupazione 1968 / Occupation 1968), film a episodi affidato a cinque registi (E. Moskvina, L. Dombrovszky, M. Szymków, M. E. Scheidt, S. Komandarev) di altrettanti Paesi aderenti al Patto di Varsavia che occuparono la capitale cecoslovacca. Altre “occupazioni”: DIE BAULICHE MASSNAHME (Il confine recintato / The Border Fence) di Nikolaus Geyrhalter ci racconta cosa ne è stato della recinzione sul Brennero “minacciata” – e mai realizzata – dal governo austriaco nella primavera del 2016 in risposta ai previsti mutamenti delle rotte dei migranti; e non è un caso che Vienna sia il luogo da cui parte la nuova riflessione di uno dei massimi cineasti serbi, Želimir Žilnik, che in DAS SCHÖNSTE LAND DER WELT (Il più bel paese del mondo / The Most Beautiful Country In The World) contrappone il disorientamento
dei nuovi arrivati che, costretti a lasciare i loro Paesi, cercano di adattarsi a un mondo nuovo, e le paure dei molti abitanti che pensano di doversi difendere dall’escalation dell’immigrazione. Paure che ritroviamo nel “laboratorio” di tutti i nuovi sovranismi d’Europa, l’Ungheria di Viktor Orbán, che Eszter Hajdú racconta in HUNGARY 2018 – BEHIND THE SCENES OF DEMOCRACY. Due luoghi simbolici delle due guerre mondiali che hanno insanguinato il Novecento: DEN’ POBEDY (Il giorno della vittoria / Victory Day) di Sergej Loznica elegge il Treptower Park di Berlino, dove ogni anno una piccola folla si riunisce all’ombra del Monumento ai Caduti dell’Armata Rossa per celebrare la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista, a luogo ideale per svelare vecchi e nuovi nazionalismi; mentre Christian Carmosino Mereu mette a confronto le immagini in apparenza indifferenti della KOBARID di oggi con le storie terribili e inumane della Caporetto di ieri, che rivivono nella voce di Alessio Boni. Dalla Georgia arriva SANAM MAMA DABRUNDEBA (Prima che papà torni / Before Father Gets Back) di Mari Gulbiani, che per la prima volta racconta non la violenza deijihadisti ma la vita delle famiglie lasciate a casa, attraverso la storia di due ragazze che l’Islamismo radicale cerca di reprimere nel momento in cui vogliono esprimersi ed esplorare il mondo. Quattro i documentari fuori concorso: LA CITTÀ CHE CURA, in cui Erika Rossi conferma il suo interesse per i temi della salute (non solo) mentale; I LEONI DI LISSA diNicolò Bongiorno, che si immerge nel cuore dell’Adriatico per esplorare i relitti della storica battaglia navale del 1866, disastrosa il neonato Regno d’Italia; SRBENKA di Nebojša Slijepčević, il teatro come psicoterapia collettiva per i traumi nascosti di un’intera nazione; e GREETINGS FROM FREE FORESTS di Ian Soroka, che nei boschi della Slovenia meridionale medita sulla permanenza della Storia.
Sono tredici i cortometraggi in concorso per il Premio Fondazione Osiride Brovedani, con l’Italia rappresentata da IL GRANDE FREDDO di Cristiano Bendinelli, e la presenza – tra gli altri – del lituano KAUKAZAS di Laurynas Bareiša, già in concorso a Locarno, e dell’animazione serbo- slovacca UNTRAVEL di Ana Nedeljković e Nikola Majdak Jr. Promossa in collaborazione con Sky Arte, che premierà uno dei film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione sul canale, Art&Sound propone quest’anno cinque titoli in anteprima che esplorano i più diversi ambiti artistici: KING SKATE di Šimon Šafránek ricostruisce, con straordinari materiali d’archivio e una trascinante colonna sonora punk, la nascita dello skateboarding nella Cecoslovacchia degli anni ’70, e la sua carica eversiva in una società soffocata dal regime comunista; LP FILM LAIBACH di Igor Zupe, terzo capitolo del progetto “Music is the Art of Time”, rievoca le origini di un gruppo mitico della scena musicale jugoslava; POSLEDNJA AVANTURA KAKTUS BATE (L’ultima avventura di Kaktus Kid / The Final Adventure of Kaktus Kid) di Đorđe Marković è un’autentica “spy-story” nel mondo del fumetto jugoslavo, con un investigatore d’eccezione (il disegnatore Aleksandar Zograf) impegnato a far luce sulla tragica fine, nel dopoguerra, di un giovane e geniale collega; diretto da Milorad Krstić – anche pittore e artista multimediale – il cartoon RUBEN BRANDT, A GYŰJTŐ (Ruben Brandt, il collezionista / Ruben Brandt, Collector) unisce psicanalisi e storia dell’arte immaginando un luminare costretto a svaligiare i più importanti musei del mondo per mettere a tacere i propri incubi. Confermata anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani 2019 supported by Parovel, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2018 e ancora in attesa di distribuzione: la dotazione del Premio (2mila euro) va intesa quindi come incentivo alla diffusione nelle sale del film vincitore. Immutato il profilo della selezione: opere
indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati e per questo innovative, nello spirito del cinema di Salani. I titoli: GLI INDOCILI di Ana Shametaj, MY HOME, IN LIBYA di Martina Melilli, LIKEMEBACK di Leonardo Guerra Seràgnoli, L’ORA D’ACQUA di Claudia Cipriani eLA REGINA DI CASETTA di Francesco Fei. Più volte evocato, il crollo del Muro di Berlino è protagonista di questa edizione sin dal manifesto: una foto scattata dalla grande Dominique Issermann in una pausa di lavorazione diPossession di Andrzej Żuławski. Uno scatto che ritrae la protagonista Isabelle Adjani – che un anno più tardi avrebbe vinto la Palma per la migliore attrice a Cannes – mentre salta la corda, proprio accanto al Muro. Accanto al manifesto ufficiale, il Muro sarà al centro di una breve e per molti versi eccentrica rassegna, Tales from the Berlin Wall, che – spiegano i direttori artistici del festival – “porta con sé un pizzico di quell’umorismo, quello jüdischer Witz, che contraddistingue la cultura mitteleuropea, che mescola l’alto e il basso, il dramma e la commedia, e che offre uno sguardo sbilenco e anti-celebrativo di un momento storico da cui è nata anche la nostra manifestazione. 4 i titoli in programma: UNO, DUE, TRE! di Billy Wilder (1961), realizzato a Berlino proprio nell’estate in cui il Muro fu eretto;TOTÒ E PEPPINO DIVISI A BERLINO di Giorgio Bianchi (1962), “instant comedy” scritta da Age e Scarpelli con le scene del muro ricostruite all’ippodromo di Tor di Valle di Roma; il documentario candidato all’Oscar RABBIT À LA BERLIN di Bartosz Konopka (2009), che racconta la vita quotidiana della Berlino del muro attraverso gli occhi della colonia di leprotti che per decenni abitò la striscia della ‘no zone’; naturalmente POSSESSION di Andrzej Żuławski (1981), potente e orrorifica metafora del male nell’uomo e nella società contemporanea. E per finire LA SCELTA DI BARBARA (2012), il film di Christian Petzold premiato con l’Orso d’argento a Berlino“.
L’altra “retrospettiva” del 30. Trieste Film Festival vuole omaggiare… il Trieste Film Festival. La sezione Wind of Change riproporrà infatti alcuni titoli e autori che hanno segnato la storia del TsFF. Undici titoli – ma sarebbero potuti essere molti di più, e solo la felicità dei festeggiamenti compensa il dispiacere per le esclusioni – provenienti dai Paesi “d’elezione” su cui il festival puntò lo sguardo sin dalle sue origini. I film in programma: SONO SEDUTO SUL RAMO E MI SENTO BENE di Juraj Jakubisko (1989), KRHOTINE – KRONIKA JEDNOG NESTAJANJA (Frammenti – Cronaca di una scomparsa / Fragments – Chronicle of a Vanishing) di Zrinko Ogresta (1991), PRIMA DELLA PIOGGIA di Milcho Manchevski (1993), KNOFLÍKÁŘI(Maniaci di bottoni / Buttoners) di Petr Zelenka (1997), LA POLVERIERA di Goran Paskaljević (1998), NORDRAND di Barbara Albert (1999), SIMON MÁGUS (Simon il mago / Simon the Magician) di Ildikó Enyedi (1999), NO MAN’S LAND di Danis Tanović (2001) in collaborazione con Fabrica, REZERVNI DELI (Pezzi di ricambio / Spare Parts) di Damjan Kozole (2003), MOARTEA DOMNULUI LĂZĂRESCU (La morte del signor Lazarescu / The Death of Mr. Lazarescu) di Cristi Puiu (2005), SOLIDARNOŚĆ,SOLIDARNOŚČ… di F. Bajon, J. Bromski, R. Bugajski, J. Domaradzki, F. Falk, R. Gliński, A. Jakimowski, J. J. Kolski, J. Machulski, M. Szumowska, P. Trzaskalski, A. Wajda, K. Zanussi (2005) Tra gli Eventi Collaterali, oltre ai talk e gli incontri di Varcare la Frontiera #6 Nemo propheta in patria, un progetto di Associazione Cizerouno, verranno presentati ALLA RICERCA DI EUROPA (2019, Looking for Europe) di Alessandro Scillitani con la partecipazione di Paolo Rumiz, scrittore e viaggiatore e Piero Tassinari, storico e skipper, evento in collaborazione con Società Triestina della Vela e Yacht Club Adriaco; CITTÀ VISIBILE (2019), progetto di video partecipativo all’interno di tre aree periferiche della città di Trieste, ideato dall’associazione Maremetraggio e finanziato da Siae Sillumina
con la direzione artistica di Erika Rossi e il tutoraggio di Filippo Gobbato, Margherita Panizon eLaura Samani. (continua nei comunicati allegati) I Paesi della 30. edizione Albania – Austria – Belgio – Bulgaria – Canada – Croazia – Estonia – Francia – Germania – Grecia – Italia – Lettonia – Lituania – Macedonia – Mexico – Montenegro – Paesi Bassi – Polonia – Portogallo – Regno Unito – Repubblica Ceca – Romania – Russia – Serbia – Slovacchia – Slovenia – Svezia – Svizzera – Ucraina – Ungheria I luoghi del Festival Politeama Rossetti (largo Giorgio Gaber, 1) Cinema Ambasciatori (viale XX settembre, 35) Teatro Miela (piazza Duca degli Abruzzi, 3) I materiali stampa del festival sono disponibili sul sito www.triestefilmfestival.it Andrea Forliano La produzione di birra torna a Pordenone: al via lo stabilimento Birra Galassia Dopo un secolo, la produzione di birra torna in centro a Pordenone: lo hanno annunciato i tre soci del beerfirm Birra Galassia – Davide
Bernardini, Tommaso Fracassi e Christian Gusso. Già dal 2015 producono birra appoggiandosi agli impianti di altri birrifici friulani e veneti; ed ora si accingono ad aprire il proprio stabilimento in via Mameli. «Era dai tempi di Birra Momi e Birra Pordenone, ai primi del Novecento, che non si produceva birra in città – raccontano –; e quindi vediamo questo nostro progetto come profondamente radicato in quello che può essere un nuovo slancio delle piccole realtà produttive di Pordenone».La produzione partirà la prossima primavera; ma appunto in virtù di questo legame con Pordenone e i pordenonesi hanno scelto di rendere tutti partecipi sin d’ora dei loro progetti, durante una serata ad hoc l’11 gennaio all’Urban Farmhouse di via Brusafiera. «Rendere partecipi tutti di ciò che stiamo facendo è una conseguenza diretta del percorso fatto fin qui – affermano i tre –: stiamo costruendo qualcosa che è strettamente legato alla città e a chi la abita, e quindi volevamo condividerlo perché riguarda tutti. Più che un lancio commerciale, si tratta di tenere aggiornato chi ci segue, nell’ottica di quella crescita graduale e di rapporto diretto ed informale che abbiamo sempre perseguito». Una sorta di condivisione tra amici, dunque, dei propri obiettivi; che, pur rimanendo piccoli nella dimensione – un impianto da 3 hl all’interno di un laboratorio di 200 metri quadrati – non per questo sono di scarse ambizioni. «Lavorare su impianti più grandi nei birrifici che ci ospitavano – spiegano infatti – non ci permetteva sempre di provare ricette sperimentali, o di produrre birre “di nicchia” che per loro stessa natura sono votate a quantitativi limitati. Ora sarà più facile sperimentare, e creare birre stagionali o uniche da affiancare a quelle stabili – che contiamo comunque di affinare ed incrementare nel numero. Diciamo che puntiamo ad avere la libertà di sperimentazione di un homebrewer che fa la birra in casa, ma con una tecnologia e una
competenza professionali; all’interno di quella che per dimensioni è di fatto una bottega di quartiere, e quindi votata al contatto diretto con le persone».Anello di congiunzione privilegiato con il territorio pordenonese rimarrà appunto l’Urban Farmhouse: un’“osteria della birra” con dieci spine e numerose referenze in bottiglia, punto di riferimento per gli appassionati nonché per Birra Galassia stesso – essendo nata per volontà di Christian. «Già adesso è il locale per antonomasia dove degustare le nostre birre, accompagnate da prodotti del territorio – concludono – e ancora di più lo sarà poi, con questo nuovo slancio della produzione».Davide, Christian e Tommaso assicurano che terranno il pubblico costantemente aggiornato sugli ultimi sviluppi che porteranno all’apertura; annunciando quanto prima anche la data ufficiale dell’inaugurazione del nuovo stabilimento. Carlo Liotti Euritmica presenta DE ANDRÉ CANTA DE ANDRÉ“STORIA DI UN IMPIEGATO” venerdì 5 aprile – ore 20.45 Teatro Nuovo Giovanni da Udine CRISTIANO DE ANDRÉ porta in tutta Italia il concept album di Faber da lui riarrangiato in chiave ROCK Euritmica dedica al grande Faber una due giorni di musica, letteratura, reading prossimi 5 e 6 aprile (a breve il programma dettagliato) Prevendite attive online su Ticketone, Vivaticket e circuiti
collegati e alla biglietteria del Teatro Sta riscuotendo ovunque uno straordinario successo il tour “STORIA DI UN IMPIEGATO” di CRISTIANO DE ANDRÉ, ispirato al celebre concept album di Faber, che torna così a smuovere le coscienze a vent’anni dalla scomparsa del suo autore (11 gennaio 1999). Già sold out la data del 15 gennaio a Genova, terra natale di Cristiano e Fabrizio, il tour continuerà in primavera con una tappa anche a Udine, organizzata da Euritmica, venerdì 5 aprile (ore 20.45) al Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Prevendite aperte su Ticketone, Vivaticket e circuiti collegati e alla biglietteria del Teatro. A margine del concerto di Cristiano De André, Euritmica dedicherà una due giorni di musica, letteratura, mostre e incontri dedicati all’indimenticabile Faber. Le manifestazioni si terranno il 5 e il 6 aprile a Udine e presso il Teatro Garzoni di Tricesimo, nuova sede della rassegna Note Nuove 12 (il programma dettagliato sarà reso noto a breve). “STORIA DI UN IMPIEGATO” è un disco che mette in discussione le basi su cui si fonda il potere ed è stato arrangiato da Cristiano De André come una vera e propria opera rock. Nel tour sono in repertorio anche altri celebri brani come “Fiume Sand Creek” e “Don Raffaè”, nei quali Faber ha affrontato il tema dei diritti e della giustizia sociale, e altre perle, come “Il pescatore”, contenute nei progetti discografici di grande successo “De André canta De André – Vol. 1” (2009), “De André canta De André – Vol. 2” (2010) e “De André canta De André – Vol. 3” (2017). La regia dello spettacolo, curata da Roberta Lena, è piena di sorprese, con una importante componente visual con immagini storiche e giochi di luce.
Cristiano De André, che sul palco sarà accompagnato da Osvaldo Di Dio, Davide Pezzin, Davide Devito e Riccardo Di Paola, è il vero erede del patrimonio musicale deandreiano, ed ha attinto dall’immenso repertorio di Fabrizio rileggendo il disco del 1973 sempre più attuale, un concept album sugli anni di piombo e sulla speranza di costruire un mondo migliore. “Storia di un impiegato” racconta infatti il gesto di un impiegato degli anni ’70, animato dal ricordo della rivolta collettiva del Maggio francese del 1968. L’artista ha ardentemente voluto portare in scena quest’opera a partire dal 50esimo anniversario del ’68 (è in tour da novembre 2018). Arrangiare “Storia di un impiegato” ha significato per Cristiano De André riportare in auge i figli della rivoluzione pacifista: l’utopia, l’anarchia, il Sogno, da una parte, il Potere, la paura, l’inabissamento delle qualità individuali a discapito delle esigenze globali, dall’altra. Racconta Cristiano: «Dopo che avevo arrangiato l’ultimo concerto del 1998, Fabrizio mi chiese di portare avanti il suo messaggio e la sua memoria. Mi è parsa una bella cosa proseguire il suo lavoro caratterizzando l’eredità artistica con nuovi arrangiamenti, che possano esprimere la mia personalità musicale e allo stesso tempo donino un nuovo vestito alle opere, una mia impronta. Con questo tour voglio risvegliare le coscienze; mio padre diceva che noi cantanti portiamo un messaggio e in questo non posso che appoggiarlo». L.C.
CYRANO DE BERGERAC con JURIJ FERRINI martedì a Codroipo e mercoledì a Latisana Cestino Nella sua carriera di attore e regista Jurij Ferrini ha saputo destreggiarsi tra autori classici e moderni, spogliando i testi per restituirli nelle loro scarna e pungente nudità. Non fa eccezione l’adattamento di Cyrano de Bergerac che da qualche stagione l’artista piemontese sta portando in tournee in Italia con grande consenso di pubblico e critica. All’inizio della prossima settimana, Cyrano sarà ospite di due teatri del Circuito ERT: martedì 15 gennaio del Benois-De Cecco di Codroipo e mercoledì 16 gennaio dell’Odeon di Latisana. Entrambe le serate avranno inizio alle 20.45. Sul palco, con Jurij Ferrini (anche regista dello spettacolo), saliranno Rebecca Rossetti, Raffaele Musella, Angelo Tronca, Matteo Alì, Francesco Gargiulo, Cecilia Bozzolini, Lorenzo Bartoli, Federico Palumeri ed Elia Tapognani. Accade qualche volta che il destino di un paese trasformi un elemento della propria cultura in una figura quasi mitologica e che questa, nel tempo, diventi un segno inalienabile dell’identità di una nazione. Così avviene nell’ultimo ventennio del XIX secolo e precisamente verso la fine del 1897, quando una incantevole rivisitazione neoromantica dell’antica fiaba de La Bella e la bestia, si incarna – tra eroismo individuale e vocazione al sacrificio – nelle imprese di un poeta, soldato, innamorato ed idealista, scorticato dalla vita, con un naso brutto e grosso: Cyrano de Bergerac. «Attraverso Cyrano, – scrive Jurij Ferrini – Edmond Rostand si
rivolgeva, secondo il ricordo del figlio Maurice “ad una generazione senza più alcuna fede. I giovani che ascoltavano i colpi inferti all’animo di Cyrano, e che si consolavano con il suo pennacchio, erano già i condannati del 1914”. Rostand diede loro la forza di morire senza disperarsi. Non potendo impedire che morissero da martiri, gli diede il coraggio di essere eroi; ed è per questo che Cyrano de Bergerac è qualcosa di più di una commedia eroica in cinque atti: essa è un vero e proprio inno romantico al valore». La cifra stilistica di Ferrini si basa su una recitazione cinematografica, agile ma incisiva, mentre sotto la sua attenta direzione, gli interpreti si muovono all’interno di spazi popolati da pochi elementi scenografici insieme funzionali e simbolici. Maggiori informazioni e prenotazioni chiamando il Teatro Benois-De Cecco (0432 908467) e il CIT Latisana (0431 59288). Info anche al sito www.ertfvg.it. Pupkin Kabarett 2019 , vi aspettiamo il 14 gennaio al Teatro Miela per la prima puntata dell’anno! Il 2019 è l’anno in cui il Pupkin Kabarett diventa maggiorenne, compirà 18 anni. Nessuno avrebbe scommesso su di loro, nemmeno loro stessi, eppure il cabaret musicale più
strampalato e irriverente del Nord Est italico è sopravvissuto a otto governi del Paese. Infatti se dal febbraio 2001 ad oggi il gruppo riesce ancora ad esibirsi senza mostrare grossi segni di squilibrio lo si deve al fatto che lo spettacolo del lunedì del Teatro Miela, nel corso degli anni, non ha concesso sconti a nessuno. Quali sono i vantaggi di essere maggiorenne per uno spettacolo? Si potrà auto giustificare in caso di assenza, potrà andare a vivere da solo e potrà acquistare bevande alcoliche senza essere accompagnato dai genitori (questo è un problema). Lunedì 14 gennaio, nella prima serata dell’anno saliranno sul palco in ordine sparso: Alessandro Mizzi, Flavio Furian, Laura Bussani, Stefano Dongetti, Erin McKinney, Riccardo Morpurgo, Andrea Zullian, Luca Colussi, Flavio Davanzo, e Piero Purich. Graditissimo ospite della serata sarà il bluesman Franco “Toro” Trisciuzzi che proporrà una ballad , seconda classificata al Festival Istroveneto del 2018 (non è un Witz). I temi trattati saranno: Buoni propositi per il nuovo anno, oroscopo, cronaca locale, nazionale ed internazionale, fatturazione elettronica, rapporti matrimoniali, reddito di cittadinanza, no Tav, si Tav. Il tutto condito dalla musica colta, ma allo stesso tempo popolare, della Niente Band al gran completo. Hanno aderito anche loro all’appello del Sindaco di Trieste, quindi manterranno anche loro fino al prossimo lunedì gli addobbi e il loro piccolo alberetto di Natale. Vi ricordiamo che sono disponibili alla cassa del teatro i pacchetti Mini Pupkin- 4 spettacoli € 32,00 un altro esclusivo pacchetto smart, consigliato a tutti quelli che non vogliono fare la fila per assistere alle serate ancora molto in voga della band teatrale più longeva dell’Europa Centro – Orientale . Info:www.miela.it Andrea Forliano
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