Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi

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Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi
Rosa Rosae di Donella                                      del
Monaco in uscita oggi
Oggi in uscita Rosa Rosae: il ritorno di OpusAvantra e di una
grande Donella Del Monaco
Donella Del Monaco e la sua Rosa Rosae

 M.P. & RECORDS, 2019
Distrib. G.T. Music Distribution di Antonino Destra
  Oggi lunedì 14 gennaio, in uscita nei negozi, per la M.P. &
     RECORDS(distribuz. G.T. Music Distribution di Antonino
  Destra) Rosa Rosae: fulgido ritorno di Donella Del Monaco e
   degliOpusAvantra alla discografia: un lavoro che, in pieno
 stile Prog, mescola con coraggio e poetica audacia avanguardia
        e tradizione, vocalità liriche ad atmosfere pop.

   E parla di amore, in entrambe le sue declinazioni: sacra e
     profana. Il 21 gennaio in programma l’uscita digitale.
Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi
Scritto con Paolo Troncon, a cui sono anche affidate le parti al pianoforte e nella cui
 musica Donella si tuffa con le sue originalissime rielaborazioni, questo album si immerge
sapientemente anche nelle magiche sonorità del latino che alterna, col suo particolarissimo
 modo di cantare tra lirico e pop, ad un italiano estremamente poetico e raffinato. Al suo
 fianco, oltre a Troncon: Mauro Martello flauti, sax e duduk (sua è la musica di Vento del
Nord contenuta nell’album)), la violoncellistaLaura Balbinot, Andrea De Nardi alle tastiere
       e Giorgio Cedolin alla batteria. Ma il cd è caratterizzato anche da interventi
                              d’eccezione: Donella, fondatrice

 con Giorgio Bisotto e con la collaborazione di Renato Marengo e la direzione artistica di
 Alfredo Tisocco di quello che viene considerato il gruppo antesignano del nostro Prog, ha
  voluto, infatti, in questa sua nuova opera alcuni tra i più prestigiosi protagonisti del
 nostro rock: da Tony Esposito, in un grande ritorno dopo la sua partecipazione al primo LP
 di Opus Avantra (Introspezione, ’72). E ancora: anche Jenny Sorrenti, altra primadonna del
  Prog impegnata in duetti di effetto con Donella Del Monaco. E poi l’inconfondibile suono
della chitarra rock di Alberto Radius, perfettamente a suo agio con i suoi assolo unici tra
suoni classici e l’elettronica. Per finire alla più interessante e solida voce maschile del
    nostro Prog, Lino Vairetti che, in Sceleratus, anche lui in latino, si cimenta in un
emozionante canto con suggestivi richiami tra esorcismo e misticismo. Hanno collaborato altri
importanti musicisti quali : Anna Campagnaro (violoncello), Mirko Satto(fisarmonica),Davide
               Vendramin(fisarmonica), Tommaso Troncon (sax tenore), Gabriele
Bruzzolo(percussioni). Produttore artistico di questo lavoro Renato Marengo   con cui gli Opus
                          collaborano fin dalla loro fondazione.on
Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi
FRANCO D’ANDREAin trio con
Daniele   D’Agaro  e  Mauro
Ottolini A Cervignano del
Friuli,   Teatro  Pasolini,
giovedì 17 gen-21:00
La stagione musicale 2018/2019 del Teatro Pasolini di
Cervignano, curata da Euritmica, entra nel vivo con una serie
di quattro concerti di livello assoluto! Si parte giovedì 17
gennaio 2019 (inizio alle 21.00) con un concerto che chiama a
raccolta i jazzofili di tutta la regione: Franco D’Andrea, tra
i più grandi pianisti contemporanei , già leader dei
mitici Perigeo (la band di jazz-prog che ebbe un successo
strepitoso negli anni ’70), presenta sul palco del Pasolini il
suo recente progetto, Roots&Future, con il friulano Daniele
D’Agaro al clarinetto e l’iridescente Mauro Ottolini al
trombone.

(Info&Biglietti: 0431 370273 – Il giorno del concerto, alla
cassa del Teatro, dalle 20:00 – intero € 15 / ridotto € 12 /
ridotto    giovani    e   studenti     under   26    €   8).
Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi
La scintillante sapienza creativa di Franco D’Andrea – che ha
recentemente vinto, per la dodicesima volta,      il Top Jazz
2018, lo storico riconoscimento assegnato dalla rivista Musica
Jazz, come “Musicista italiano dell’anno” e quello per “Disco
italiano dell’anno” con Intervals I – è un poliedro tendente
alla sfera. L’estensione della sua costante ricerca di un
linguaggio personale all’interno della tradizione jazzistica,
trova in questo concerto in trio una rappresentazione
adamantina, straordinaria panoramica sul suo pensiero musicale
libero da manierismi di sorta e costantemente alla ricerca di
un’espressività autentica e profonda. Musica di una caparbietà
gentile, appuntita, magmatica, scattante e raffinata,
innovativa e coerente allo stesso tempo. Mirabilmente in
bilico tra Apollo e Dioniso. Intensamente personale,
completamente jazz.

Tra i brani in repertorio figurano i notissimi Basin Street
Blues, Naima, I Got Rhythm e molti altri.

È di certo un trio atipico quello che vede D’Andrea al piano
insieme a Daniele D’Agaro al clarinetto e Mauro Ottolini al
trombone. “La banda è stata il colore di riferimento del jazz
tradizionale, che è la musica che mi ha affascinato ai miei
esordi – dichiara Franco D’Andrea – la formazione degli “Hot
Five” di Louis Armstrong comprendeva tromba, clarinetto,
trombone, piano e batteria o banjo. Questa combinazione di
strumenti, per me assolutamente magica, ha ancora molto da
offrire anche alla musica jazz dei nostri tempi. Questo trio
contiene in sé l’essenza del suono di una banda, nella quale
strumenti caratteristici sono sicuramente il clarinetto, in
rappresentanza delle ance, e il trombone, per gli ottoni. Il
pianoforte in questo contesto può giocare una molteplicità di
ruoli grazie alla sua tipica orchestralità. La musica si
sviluppa tra riff, poliritmie, contrappunti improvvisati,
astrazioni contemporanee e sonorità talvolta ispirate al
“jungle style” ellingtoniano”.
Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi
La stagione musicale del Pasolini prosegue il       9 febbraio
con Marc Ribot e le sue canzoni di resistenza; il   chitarrista
statunitense, che gravita nell’alveo di John Zorn   e collabora
con il mitico Tom Waits, è annoverato da parecchi   critici tra
i top guitar player di tutti i tempi.

La programmazione giungerà al capolinea con i concerti del re
dello scat italiano, il poliedrico Gegè Telesforo (22
febbraio) e della North East Ska Jazz Orchestra (26 marzo),
che presenta in anteprima il suo nuovo album.

Info: www.euritmica.it

UNA SPLENDIDA GIORNATA… DA
CLANDESTINO 17 e 19 gen.2019
– 20.30 – Teatro Miela
Riprende, dopo il grande successo di dicembre, il 17 gennaio e
il 19 gennaio alle 20.30 due repliche di Una splendida
giornata… da clandestino la pièce di Giuseppe Nicodemo per la
regia di Sabrina Morena in collaborazione con Il Piccolo di
Trieste.

La scorsa estate il giornalista Gianpaolo Sarti si è finto
migrante per scrivere un reportage sulla situazione dei
richiedenti asilo a Trieste. Sarti ha trascorso l’intera
giornata con un gruppo di ragazzi afgani e pachistani. Ha
cambiato identità usando un nome inventato. Si è vestito da
migrante pescando dal proprio armadio una maglietta vintage,
un paio di jeans ormai logori. La barba incolta e la pelle
Rosa Rosae di Donella del Monaco in uscita oggi
abbronzata hanno aiutato il cronista nel travestimento.

La giornata comincia proprio al Silos, il capannone che da
qualche anno funge da riparo abusivo per centinaia di migranti
che proprio lì, tra fango, escrementi e spazzatura, talvolta
trovano un posto dove dormire. Sono persone che per varie
ragioni non sono ancora entrate nel sistema di accoglienza
cittadino. Il giornalista si è messo a dormire accanto a loro,
usando come giaciglio un asciugamano e uno zaino. E’ stato
subito accettato e accolto. Senza troppe domande.

Bonawentura con il festival S/paesati coglie la sfida di
trasporre sulla scena un reportage giornalistico. Francesco
Godina entra nella parte del giovane migrante e affascina con
un’ ’interpretazione giovane e divertita che permette agli
spettatori di viaggiare nella Trieste nascosta, che non si
conosce e che si prende cura delle persone in difficoltà.

La collaborazione con Il Piccolo è stata fondamentale per la
buona riuscita dello spettacolo mettendo a disposizione il suo
archivio fotografico.

Ricordiamo che anche questa volta verranno riservati dei posti
per i lettori de il Piccolo.

Per tutti gli altri I biglietti sono disponibili in prevendita
on-line su vivatiket o alla biglietteria del teatro Miela
tutti i gironi dalle 17 alle 19.

Info: www.miela.it

Andrdea Forliano
SIENA 16 gen. : Atmosfere
rarefatte per Cacio e Jazz
Atmosfere rarefatte per “Cacio & Jazz”

Ares Tavolazzi, Mirco Mariottini, Sergio Aloisio Rizzo e
Walter Paoli, sul palco per un concerto pieno di sorprese.
Inizio ore 22. Ingresso libero

Mercoledì 16 gennaio a Siena lo spazio

                                          Arez Tavolazzi

live di Cacio & Pere (via dei Termini 70) ospita un nuovo
appuntamento di “Cacio & Jazz”, la rassegna che da due
stagioni vede protagonisti alcuni fra i più importanti
musicisti jazz della Toscana e non solo.

In quest’occasione sarà ospite speciale il leggendario
contrabbassista Ares Tavolazzi, affiancato da Mirco Mariottini
ai clarinetti, Walter Paoli alla batteria e Sergio Aloisio
Rizzo alla chitarra: quattro musicisti d’eccezione che
proporranno loro brani originali, per un viaggio nelle
sonorità eleganti e raffinate del jazz.

Impossibile raccontare il percorso artistico di Ares
Tavolazzi, musicista che ha segnato la storia della fusion,
del jazz e del rock progressivo in Italia, spesso impegnandosi
in sperimentazioni musicali estreme.

Protagonista con Demetrio Stratos del leggendario gruppo degli
AREA, già in precedenza Tavolazzi aveva dato vita a una band
d’avanguardia, The Pleasure Machine, con Vince Tempera ed
Ellade Bandini.

Maestro dell’improvvisazione e punto di riferimento per tutto
ciò che è innovazione nella musica popolare, Ares Tavolazzi è
una pietra miliare per i bassisti di ogni estrazione musicale.
Le sue collaborazioni (tra cui si ricordano quelle con Mina,
Francesco Guccini, Paolo Conte) sono sempre segnate da
un’impronta chiaramente riconoscibile, frutto del percorso di
ricerca che proprio nel periodo degli Area è iniziato.

Innumerevoli anche le collaborazioni con i grandi del jazz
come Stefano Bollani, Enrico Rava, Sal Nistico, Max Roach, Lee
Konitz, Phil Woods, Massimo Urbani.

Considerato uno dei principali esponenti del clarinetto nel
jazz in Italia Mirco Mariottini ha collaborato con musicisti
come John Taylor, Paul McCandless, Tony Scott, William Parker,
James Newton, Butch Morris, Bruno Tommaso, Paolo Fresu,
Antonello Salis, Michele Rabbia, Goma Parfait Ludovic,
Giovanni Falzone.

Ha suonato nei principali festival italiani ed all’estero
negli USA, Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Germania, Belgio e
Turchia. Musicista eclettico ed attento alle molteplici
espressioni artistiche ha collaborato in performance
nell’ambito del teatro, delle arti visive e della danza e ha
realizzato musica per istallazioni di opere d’arte permanenti,
colonne sonore per documentari e per trasmissioni televisive.
Ha partecipato alla realizzazione di numerosi cd tra cui
“Nugae” come leader del proprio trio con Stefano Battaglia e
Paolino dalla Porta e come side-man in “Re: Pasolini” di
Stefano Battaglia pubblicato dalla prestigiosa etichetta
tedesca E.C.M.

Recentemente ha composto la suite “Visioni in musica sugli
scritti di David” dedicata alla figura di David Lazzaretti
“mistico-rivoluzionario”    che   visse   a   metà   ottocento   in
Toscana.

Viene citato dal flautista americano James Newton, durante
un’intervista, come uno degli eredi di Eric Dolphy.

Walter Paoli suona e collabora con la quasi totalità dei
musicisti più importanti della scena jazzistica italiana
(Bollani, Pieranunzi, Moroni, Rava, Fresu, D’andrea, Rea, Di
Battista). Tra le collaborazioni con musicisti stranieri vanno
ricordate quella con Kenny Wheeler, Benny Golson, Steve Turrè,
Terence Blanchard, Paul McCandless, Gary Bartz. Si è esibito
in alcuni dei più importanti festival mondiali (Montreux 1988,
Umbria Jazz 2006, Montreal 2006). Ha svolto anche un’intesa
attività come session man nell’ambito della musica leggera
suonando e registrando per numerosi artisti (Jovanotti, Irene
Grandi, Gianni Morandi). Ha al suo attivo circa cinquanta
incisioni discografiche (Orchestra del Titanic, Stefano
Bollani Trio, Enrico Pieranunzi,Tessa Drummond).

Chitarrista   palermitano    di   origine     ma     residente   in
Toscana, Sergio Aloisio Rizzo nonostante la sua giovane età ha
avuto modo di collaborare con alcune delle personalità di
spicco del panorama jazzistico italiano (tra i quali Nico
Gori, Gabriele Evangelista, Maurizio Giammarco, Stefano
“Cocco” Cantini) e del mondo del gypsy jazz (Jacopo Martini,
Adrian Holovaty, Pacora trio). Si è inoltre esibito in alcuni
fra i più rinomati jazz club e festival (Torrione Jazz Club –
Ferrara, Bimhuis – Amsterdam, Blue Note – Bratislava, Bologna
Jazz festival).

Inizio ore 22.00. Ingresso libero. Prenotazioni              e
informazioni: 0577 1510727 – 3316420975

MOVIES & MUSIC STARS presenta
“To Be Faye”, mercoledì 16 al
Teatro Miela
Il secondo appuntamento totalmente gratuito di Movies and
Music Stars di Casa del Cinema di Trieste per ERPAC – Ente
Regionale PAtrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia
Giulia vede una serata interamente dedicata alla musa di Terry
O’Neill, la grande attrice americana che diventò sua moglie,
Faye Dunaway. Durante la serata di mercoledì 16
gennaio al Teatro Miela vengono proiettati due film: alle
20:30 “The Eyes of Laura Mars” di Irvin Kershner (USA, 1978,
104’) con Faye Dunaway, Tommy Lee Jones, Brad Dourif. Una
fotografa di moda, famosa per le sue foto erotiche di modelle
riprese sullo sfondo di scene di violenza urbana, è testimone,
attraverso gli occhi della sua mente, di una serie di
particolari omicidi le cui vittime sono tutte persone da lei
conosciute. Queste terribili esperienze la portano ad
allacciare una relazione con un investigatore sul quale, nel
corso delle indagini, farà una sconvolgente scoperta. La
sceneggiatura, intitolata inizialmente Eyes, era il
primo lavoro di John Carpenter a essere accettato da un grande
studio.
Secondo film della serata è “Mommie Dearest” di Frank Perry
(USA, 1981, 128’) con Faye Dunaway, Diana Scarwid, Rutanya
Alda. La vita di Joan Crawford, vista con gli occhi della
figlia adottiva Christine, autrice di un libro sulla famosa
attrice. Biopic, divenuto negli anni film di culto,
volutamente sopra le righe nella rappresentazione e nella
recitazione, è, soprattutto, la storia di uno sguardo, quello
di Christina verso sua madre. Un ritratto vendicativo della
diva hollywoodiana, che mostra a tutti le sofferenze e le
angherie subite dalla figlia adottiva. Il linguaggio filmico è
volutamente eccessivo: Faye Dunaway (futura moglie di Terry
O’Neill, produttore del film) recita
costruendo una maschera horror con le fattezze di Joan
Crawford, e accentua con le espressioni facciali, i cambi
inattesi di tono di voce, la mimica esasperata, la follia e il
sadismo dell’attrice; una maschera rimasta nella memoria come
uno dei personaggi più cattivi della storia del cinema. La
serata sarà presentata da Sergio M. Grmek Germani e anche in
questa occasione si comincia con un aperitivo happy hour alle
ore 18:30. Questa volta a selezionare la colonna sonora della
serata è THE FAB.

All’ingresso verrà consegnato un coupon per visitare la mostra
in corso al Magazzino delle Idee Trieste Stars: Ritratti
Fotografici di Terry O’Neill a prezzo promozionale
Andrea Forliano
Presentata la 30a edizione
del Trieste Film Festival, 18
– 25 gennaio 2019
Tutte le edizioni di un festival sono speciali, ma qualcuna è
più speciale di altre. Soprattutto se si sommano due
anniversari storici: i trent’anni della caduta del Muro di
Berlino, e quelli – ci sia permesso il confronto impari –
del Trieste Film Festival, che proprio in quel 1989 vedeva la
luce “ufficialmente” (dopo un’incoraggiante edizione pilota),
da un’intuizione di Annamaria Percavassi.

Da allora, Trieste e il suo festival (il primo e
più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa
centro orientale, oggi diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta
Romeo)continuano ad essere da quasi trent’anni un osservatorio
privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se
non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in
generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte
che mette in contatto le diverse latitudini dell’Europa del
cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad
imporsi nel panorama internazionale.

L’edizione del trentennale non poteva che aprirsi all’insegna
della Storia, quella con la S maiuscola: e così, venerdì 18
gennaio, a inaugurare il programma al Politeama Rossetti
saràMEETING GORBACHEV, il film che segna l’incontro tra il
grande Werner Herzog (co-regista insieme ad André Singer, che
introdurrà la proiezione) e Michail Gorbačëv, offrendo uno
sguardo inedito su alcuni degli eventi più significativi della
fine del XX secolo – dal disarmo nucleare all’unificazione
della Germania – e mettendo allo stesso tempo in prospettiva
la stagione dei populismi che (non solo) l’Europa sta
attraversando. Herzog e Gorbačëv si incontrano per tre volte
nell’arco di sei mesi, e nonostante l’ultimo Presidente
dell’Unione Sovietica sia un uomo provato dalla malattia, la
sua mente è lucida: il suo calore e il suo umorismo, uniti
all’abilità di Herzog di scavare in angoli inaspettati della
sua vita, rendono questi incontri coinvolgenti e commoventi.

A seguire, nella stessa serata, si apre anche la retrospettiva
che il festival dedica al Muro, con un titolo più che
simbolico. POSSESSION è infatti non solo il capolavoro più
giustamente     celebrato    di   un   amico    storico    del
festival, Andrzej Żuławski, ma anche in qualche misura il
“protagonista” dell’immagine scelta per il manifesto di questa
edizione: una foto scattata della grande Dominique Issermann
in una pausa di lavorazione del film, e che ritrae la
protagonista Isabelle Adjani mentre salta la corda, proprio
accanto al Muro.

Un discorso speciale merita il film di “chiusura”: THE WHITE
CROW, il nuovo film di Ralph Fiennes dedicato alla giovinezza
di Rudolf Nureyev, non chiuderà il festival ma accompagnerà la
cerimonia di premiazione, eccezionalmente anticipata a martedì
22 gennaio, così da permettere di partecipare anche ai
numerosi ospiti – italiani e internazionali – di When East
Meets West (vedi sotto).

Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi
internazionali                                   dedicati
a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i
vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival.

Nove i film, tutti in anteprima italiana, che compongono
il Concorso internazionale lungometraggi. Molte le storie al
femminile: dall’adolescente ALICE T., vivace e impertinente,
raccontata dal rumeno Radu Muntean (a interpretarla Andra
Guți, Pardo come migliore attrice all’ultimo Festival di
Locarno), alla quarantenne Anna che in EGY NAP (Un giorno /
One Day) dell’ungherese Zsófia Szilágyi, presentato alla
Semaine de la Critique dell’ultimo Festival di Cannes, cerca
di salvare dalla frenesia del quotidiano ciò che di fragile e
unico c’è nella sua vita; da Ana, che in IZBRISANA (I
cancellati / Erased) di Miha Mazzini e Dušan Joksimović scopre
all’indomani del parto, nella Slovenia dei primi anni ‘90, di
non esistere più per il sistema, colpevole di essere nata
nella parte sbagliata di un Paese che non esiste più, alla
giovane Saltanat, che nel kazako LASKOVOE BEZRAZLIČIE MIRA (La
gentile indifferenza del mondo / The Gentle Indifference of
the World) di    Adilchan Eržanov si trova costretta a un
matrimonio combinato – e alla vita crudele della città – per
saldare i debiti di famiglia. E ancora, dalla Polonia, la
Alicja di FUGA (Fugue) di Agnieszka Smoczyńska, sospesa dopo
aver perso la memoria tra la sua nuova identità e una vecchia
vita che forse nasconde un segreto…

Da sempre al centro delle attenzioni del TsFF (che, primo in
Italia, gli dedicò una retrospettiva), Sergej Loznica torna al
festival con il suo personalissimo manuale di sopravvivenza
nelDONBASS in 13 lezioni, che gli è valso il premio per la
migliore regia al Certain Regard di Cannes; mentre un altro
amico storico di Trieste, il grande Jiří Menzel (Oscar nel ‘66
perTreni strettamente sorvegliati), sarà il protagonista –
stavolta davanti alla macchina da presa – dello
slovacco TLUMOČNÍK (L’interprete / The Interpreter) di Martin
Šulík, nei panni diun interprete ottantenne deciso a trovare
l’ex ufficiale nazista responsabile della morte dei genitori.

Per finire, due storie che aprono e chiudono gli anni ‘90:
l’albanese DELEGACIONI (La delegazione / The Delegation)
di Bujar Alimani, sull’estremo tentativo del regime comunista
– siamo sul finire del 1990 – di “convincere” l’opinione
pubblica internazionale dei progressi di Tirana in tema di
diritti umani; e il serbo TERET (Il carico / The Load)
di Ognjen Glanović, ambientato durante i bombardamenti Nato
del 1999, dove il viaggio di un camionista – e del suo carico
misterioso – dal Kosovo a Belgrado si fa riflessione sottile
sulle responsabilità di un Paese e di una generazione.

Fuori concorso, infine, ÁGA del bulgaro Milko Lazarov, in
“trasferta” nelle terre innevate del Nord per raccontare il
conflitto di una famiglia Inuit divisa tra modernità e
tradizione.

Tra gli Eventi Speciali trovano posto – oltre ai
citati    Meeting    Gorbachev    e   The   White    Crow   –
altri cinque titoli: dalla Polonia il nuovo film di Krzysztof
Zanussi, ETER (Etere / Ether), che trova nel mito di Faust,
ambientato nel primo Novecento, il terreno ideale per una
nuova riflessione su etica e scienza; e il campione
d’incassi KLER (Clero / Clergy) di Wojtek Smarzowski, uno
sguardo sulla Chiesa cattolica inaspettatamente scomodo e
senza sconti. Non potevano mancare il controverso Orso d’oro
della scorsa Berlinale, TOUCH ME NOT di Adina Pintilie, che
tra documentario e finzione offre un intenso ritratto
dell’intimità di tre personaggi, e – unico titolo di tutto il
programma già uscito nelle sale italiane, salutato purtroppo
da un’attenzione di molto inferiore ai suoi meriti
– SUMMER (Leto) di Kirill Serebrennikov, scatenato affresco
della scena rock underground nella Leningrado dei primi anni
‘80.

Per finire, in consonanza con una stagione che sempre più
spesso vede gli autori cinematografici confrontarsi con la tv,
il festival è felice di ospitare USPJEH (Success), la prima
serie diretta dal premio Oscar Danis Tanović e prodotta da HBO
Europe, che sarà proiettata giovedì 24 nel corso di
un’autentica maratona, dalle 22 alle 3.30 di notte.

Prosegue inoltre la collaborazione del Festival con
il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
(SNCCI), che a Trieste premierà DOGMAN di Matteo Garrone come
miglior film italiano del 2018 (alla presenza del protagonista
Marcello Fonte), e IL FILO NASCOSTO di Paul Thomas
Anderson come miglior film internazionale.

Il Concorso internazionale Documentari propone undici titoli,
tra anteprime italiane, internazionali e assolute. Dialoga da
vicino con il Gorbačëv di Herzog il nuovo film di Vitalij
Manskij, SVIDETELI PUTINA (I testimoni di Putin / Putin’s
Witnesses), esclusivo “dietro le quinte” del primo anno al
potere di Vladimir Putin – eletto presidente della Russia il
31 dicembre 1999 – attraverso le immagini spesso inedite
custodite nell’archivio del regista.

Due le opere che mescolano sapientemente documentario e
animazione: MAŁA ZAGŁADA (Un genocidio minore / A Minor
Genocide) di Natalia Koryncka-Gruz, storia di un trauma di
guerra – un pogrom pressoché dimenticato al confine tra la
Polonia e l’odierna Ucraina – che si tramanda di madre in
figlia dal 1° giugno 1943; e CHRIS THE SWISS, con cui Anja
Kofmel cerca di far luce sul mistero che ancora oggi circonda
la morte di suo cugino, nella Croazia in guerra del 1992.

Nell’anno in cui il festival celebra la caduta del Muro di
Berlino, a ricordare l’Europa divisa ci pensano DISTANȚA
DINTRE MINE ȘI MINE (La distanza tra me e me / The Distance
Between Me and Me) di Mona Nicoară e Dana Bunescu, ritratto
della poetessa Nina Cassian, intellettuale scomoda tanto nella
Romania di Ceaușescu quanto nell’America dell’esilio; mentre a
ricordare la repressione della Primavera di Praga
ecco OKUPACIA 1968 (Occupazione 1968 / Occupation 1968), film
a episodi affidato a cinque registi (E. Moskvina, L.
Dombrovszky, M. Szymków, M. E. Scheidt, S. Komandarev) di
altrettanti Paesi aderenti al Patto di Varsavia che occuparono
la capitale cecoslovacca. Altre “occupazioni”: DIE
BAULICHE MASSNAHME (Il confine recintato / The Border Fence)
di Nikolaus Geyrhalter ci racconta cosa ne è stato della
recinzione sul Brennero “minacciata” – e mai realizzata – dal
governo austriaco nella primavera del 2016 in risposta ai
previsti mutamenti delle rotte dei migranti; e non è un caso
che Vienna sia il luogo da cui parte la nuova riflessione di
uno dei massimi cineasti serbi, Želimir Žilnik, che in DAS
SCHÖNSTE LAND DER WELT (Il più bel paese del mondo / The Most
Beautiful Country In The World) contrappone il disorientamento
dei nuovi arrivati che, costretti a lasciare i loro Paesi,
cercano di adattarsi a un mondo nuovo, e le paure dei molti
abitanti che pensano di doversi difendere dall’escalation
dell’immigrazione. Paure che ritroviamo nel “laboratorio” di
tutti i nuovi sovranismi d’Europa, l’Ungheria di Viktor Orbán,
che Eszter Hajdú racconta in HUNGARY 2018 – BEHIND THE SCENES
OF DEMOCRACY.

Due luoghi simbolici delle due guerre mondiali che hanno
insanguinato il Novecento: DEN’ POBEDY (Il giorno della
vittoria / Victory Day) di Sergej Loznica elegge il Treptower
Park di Berlino, dove ogni anno una piccola folla si riunisce
all’ombra del Monumento ai Caduti dell’Armata Rossa per
celebrare la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania
nazista, a luogo ideale per svelare vecchi e nuovi
nazionalismi; mentre Christian Carmosino Mereu mette a
confronto    le   immagini   in   apparenza    indifferenti
della KOBARID di oggi con le storie terribili e inumane della
Caporetto di ieri, che rivivono nella voce di Alessio Boni.

Dalla Georgia arriva SANAM MAMA DABRUNDEBA (Prima che papà
torni / Before Father Gets Back) di Mari Gulbiani, che per la
prima volta racconta non la violenza deijihadisti ma la vita
delle famiglie lasciate a casa, attraverso la storia di due
ragazze che l’Islamismo radicale cerca di reprimere nel
momento in cui vogliono esprimersi ed esplorare il mondo.

Quattro i documentari fuori concorso: LA CITTÀ CHE CURA, in
cui Erika Rossi conferma il suo interesse per i temi della
salute (non solo) mentale; I LEONI DI LISSA diNicolò
Bongiorno, che si immerge nel cuore dell’Adriatico per
esplorare i relitti della storica battaglia navale del 1866,
disastrosa il neonato Regno d’Italia; SRBENKA di Nebojša
Slijepčević, il teatro come psicoterapia collettiva per i
traumi nascosti di un’intera nazione; e GREETINGS FROM FREE
FORESTS di Ian Soroka, che nei boschi della Slovenia
meridionale medita sulla permanenza della Storia.
Sono tredici i cortometraggi in concorso per il Premio
Fondazione Osiride Brovedani, con l’Italia rappresentata da IL
GRANDE FREDDO di Cristiano Bendinelli, e la presenza – tra gli
altri – del lituano KAUKAZAS di Laurynas Bareiša, già in
concorso     a   Locarno,     e   dell’animazione       serbo-
slovacca UNTRAVEL di Ana Nedeljković e Nikola Majdak Jr.

Promossa in collaborazione con Sky Arte, che premierà uno dei
film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione
sul canale, Art&Sound propone quest’anno cinque titoli in
anteprima che esplorano i più diversi ambiti artistici: KING
SKATE di Šimon Šafránek ricostruisce, con straordinari
materiali d’archivio e una trascinante colonna sonora punk, la
nascita dello skateboarding nella Cecoslovacchia degli anni
’70, e la sua carica eversiva in una società soffocata dal
regime comunista; LP FILM LAIBACH di Igor Zupe, terzo capitolo
del progetto “Music is the Art of Time”, rievoca le origini di
un gruppo mitico della scena musicale jugoslava; POSLEDNJA
AVANTURA KAKTUS BATE (L’ultima avventura di Kaktus Kid / The
Final Adventure of Kaktus Kid) di Đorđe Marković è
un’autentica “spy-story” nel mondo del fumetto jugoslavo, con
un investigatore d’eccezione (il disegnatore Aleksandar
Zograf) impegnato a far luce sulla tragica fine, nel
dopoguerra, di un giovane e geniale collega; diretto
da Milorad Krstić – anche pittore e artista multimediale – il
cartoon RUBEN BRANDT, A GYŰJTŐ (Ruben Brandt, il collezionista
/ Ruben Brandt, Collector) unisce psicanalisi e storia
dell’arte immaginando un luminare costretto a svaligiare i più
importanti musei del mondo per mettere a tacere i propri
incubi.

Confermata anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani
2019 supported by Parovel, che presenta cinque film italiani
completati nel corso del 2018 e ancora in attesa di
distribuzione: la dotazione del Premio (2mila euro) va intesa
quindi come incentivo alla diffusione nelle sale del film
vincitore. Immutato il profilo della selezione: opere
indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati
e per questo innovative, nello spirito del cinema di Salani.

I titoli: GLI INDOCILI di Ana Shametaj, MY HOME, IN
LIBYA di Martina Melilli, LIKEMEBACK di Leonardo Guerra
Seràgnoli, L’ORA D’ACQUA di Claudia Cipriani eLA REGINA DI
CASETTA di Francesco Fei.

Più volte evocato, il crollo del Muro di Berlino è
protagonista di questa edizione sin dal manifesto: una foto
scattata dalla grande Dominique Issermann in una pausa di
lavorazione diPossession di Andrzej Żuławski. Uno scatto che
ritrae la protagonista Isabelle Adjani – che un anno più
tardi avrebbe vinto la Palma per la migliore attrice a Cannes
– mentre salta la corda, proprio accanto al Muro.

Accanto al manifesto ufficiale, il Muro sarà al centro di una
breve e per molti versi eccentrica rassegna, Tales from the
Berlin Wall, che – spiegano i direttori artistici del festival
– “porta con sé un pizzico di quell’umorismo, quello jüdischer
Witz, che contraddistingue la cultura mitteleuropea, che
mescola l’alto e il basso, il dramma e la commedia, e che
offre uno sguardo sbilenco e anti-celebrativo di un momento
storico da cui è nata anche la nostra manifestazione. 4 i
titoli in programma: UNO, DUE, TRE! di Billy Wilder (1961),
realizzato a Berlino proprio nell’estate in cui il Muro fu
eretto;TOTÒ E PEPPINO DIVISI A BERLINO di Giorgio
Bianchi (1962), “instant comedy” scritta da Age e Scarpelli
con le scene del muro ricostruite all’ippodromo di Tor di
Valle di Roma; il documentario candidato all’Oscar RABBIT À LA
BERLIN di Bartosz Konopka (2009), che racconta la vita
quotidiana della Berlino del muro attraverso gli occhi della
colonia di leprotti che per decenni abitò la striscia della
‘no zone’; naturalmente POSSESSION di Andrzej Żuławski (1981),
potente e orrorifica metafora del male nell’uomo e nella
società contemporanea. E per finire LA SCELTA DI
BARBARA (2012), il film di Christian Petzold premiato con
l’Orso d’argento a Berlino“.
L’altra “retrospettiva” del 30. Trieste Film Festival vuole
omaggiare… il Trieste Film Festival. La sezione Wind of
Change riproporrà infatti alcuni titoli e autori che hanno
segnato la storia del TsFF. Undici titoli – ma sarebbero
potuti essere molti di più, e solo la felicità dei
festeggiamenti compensa il dispiacere per le esclusioni
– provenienti dai Paesi “d’elezione” su cui il festival puntò
lo sguardo sin dalle sue origini.

I film in programma: SONO SEDUTO SUL RAMO E MI SENTO
BENE di Juraj Jakubisko (1989), KRHOTINE – KRONIKA JEDNOG
NESTAJANJA (Frammenti – Cronaca di una scomparsa / Fragments –
Chronicle of a Vanishing) di Zrinko Ogresta (1991), PRIMA
DELLA PIOGGIA di Milcho Manchevski (1993), KNOFLÍKÁŘI(Maniaci
di bottoni / Buttoners) di Petr Zelenka (1997), LA
POLVERIERA di Goran Paskaljević (1998), NORDRAND di Barbara
Albert (1999), SIMON MÁGUS (Simon il mago / Simon the
Magician) di Ildikó Enyedi (1999), NO MAN’S LAND di Danis
Tanović (2001) in collaborazione con Fabrica, REZERVNI
DELI (Pezzi di ricambio / Spare Parts) di Damjan
Kozole (2003), MOARTEA DOMNULUI LĂZĂRESCU (La morte del signor
Lazarescu / The Death of Mr. Lazarescu) di Cristi
Puiu (2005), SOLIDARNOŚĆ,SOLIDARNOŚČ… di F. Bajon, J. Bromski,
R. Bugajski, J. Domaradzki, F. Falk, R. Gliński, A.
Jakimowski,   J.   J.   Kolski,   J.   Machulski,   M.
Szumowska, P. Trzaskalski, A. Wajda, K. Zanussi (2005)

Tra gli Eventi Collaterali, oltre ai talk e gli incontri di
Varcare la Frontiera #6 Nemo propheta in patria, un progetto
di Associazione Cizerouno, verranno presentati ALLA RICERCA DI
EUROPA (2019, Looking for Europe) di Alessandro Scillitani con
la partecipazione di Paolo Rumiz, scrittore e viaggiatore e
Piero Tassinari, storico e skipper, evento in collaborazione
con Società Triestina della Vela e Yacht Club Adriaco; CITTÀ
VISIBILE (2019), progetto di video partecipativo all’interno
di tre aree periferiche della città di Trieste, ideato
dall’associazione Maremetraggio e finanziato da Siae Sillumina
con la direzione artistica di Erika Rossi e il tutoraggio
di Filippo Gobbato, Margherita Panizon eLaura Samani.

(continua nei comunicati allegati)

I Paesi della 30. edizione
Albania     –    Austria    –    Belgio    –    Bulgaria     –
Canada – Croazia – Estonia – Francia – Germania – Grecia –
Italia – Lettonia – Lituania – Macedonia – Mexico – Montenegro
– Paesi Bassi      –  Polonia – Portogallo – Regno Unito
–       Repubblica         Ceca       –       Romania        –
Russia – Serbia – Slovacchia – Slovenia – Svezia – Svizzera –
Ucraina – Ungheria

I luoghi del Festival

Politeama Rossetti (largo Giorgio Gaber, 1)
Cinema Ambasciatori (viale XX settembre, 35)
Teatro Miela (piazza Duca degli Abruzzi, 3)

I   materiali   stampa   del   festival    sono   disponibili     sul
sito www.triestefilmfestival.it

Andrea Forliano

La produzione di birra torna
a  Pordenone:   al   via  lo
stabilimento Birra Galassia
Dopo un secolo, la produzione di birra torna in centro a Pordenone: lo
hanno annunciato i tre soci del beerfirm Birra Galassia – Davide
Bernardini, Tommaso Fracassi e Christian Gusso. Già dal 2015 producono
birra appoggiandosi agli impianti di altri birrifici friulani e veneti;
ed ora si accingono ad aprire il proprio stabilimento in via Mameli. «Era
dai tempi di Birra Momi e Birra Pordenone, ai primi del Novecento, che
non si produceva birra in città – raccontano –; e quindi vediamo questo
nostro progetto come profondamente radicato in quello che può essere un
                        nuovo slancio delle piccole realtà produttive di
                        Pordenone».La produzione partirà la prossima
                        primavera; ma appunto in virtù di questo legame
                        con Pordenone e i pordenonesi hanno scelto di
                        rendere tutti partecipi sin d’ora dei loro
                        progetti, durante una serata ad hoc l’11 gennaio
                        all’Urban Farmhouse di via Brusafiera. «Rendere
                        partecipi tutti di ciò che stiamo facendo è una
                        conseguenza diretta del percorso fatto fin qui –
                        affermano i tre –: stiamo costruendo qualcosa
                        che è strettamente legato alla città e a chi la
                        abita, e quindi volevamo condividerlo perché
riguarda tutti. Più che un lancio commerciale, si tratta di tenere
aggiornato chi ci segue, nell’ottica di quella crescita graduale e di
rapporto diretto ed informale che abbiamo sempre perseguito».

Una sorta di condivisione tra amici, dunque, dei propri obiettivi; che,
pur rimanendo piccoli nella dimensione – un impianto da 3 hl all’interno
di   un   laboratorio   di   200   metri
quadrati – non per questo sono di
scarse    ambizioni.    «Lavorare      su
impianti più grandi nei birrifici che
ci ospitavano – spiegano infatti – non
ci   permetteva   sempre     di   provare
ricette sperimentali, o di produrre
birre “di nicchia” che per loro stessa
natura sono votate a quantitativi limitati. Ora sarà più facile
sperimentare, e creare birre stagionali o uniche da affiancare a quelle
stabili – che contiamo comunque di affinare ed incrementare nel numero.
Diciamo che puntiamo ad avere la libertà di sperimentazione di un
homebrewer che fa la birra in casa, ma con una tecnologia e una
competenza professionali; all’interno di quella che per dimensioni è di
fatto una bottega di quartiere, e quindi votata al contatto diretto con
le persone».Anello di congiunzione privilegiato con il territorio
pordenonese rimarrà appunto l’Urban Farmhouse: un’“osteria della birra”
con dieci spine e numerose referenze in bottiglia, punto di riferimento
per gli appassionati nonché per Birra Galassia stesso – essendo nata per
volontà di Christian. «Già adesso è il locale per antonomasia dove
degustare le nostre birre, accompagnate da prodotti del territorio –
concludono – e ancora di più lo sarà poi, con questo nuovo slancio della
produzione».Davide, Christian e Tommaso assicurano che terranno il
pubblico costantemente aggiornato sugli ultimi sviluppi che porteranno
all’apertura;   annunciando   quanto   prima   anche   la   data   ufficiale
dell’inaugurazione del nuovo stabilimento.

Carlo Liotti

Euritmica presenta DE ANDRÉ
CANTA DE ANDRÉ“STORIA DI UN
IMPIEGATO” venerdì 5 aprile –
ore   20.45   Teatro    Nuovo
Giovanni da Udine
CRISTIANO DE ANDRÉ porta in tutta Italia il concept album di
Faber da lui riarrangiato in chiave ROCK

 Euritmica dedica al grande Faber una due giorni di musica,
letteratura, reading   prossimi 5 e 6 aprile (a breve il
programma dettagliato)

Prevendite attive online su Ticketone, Vivaticket e circuiti
collegati e alla biglietteria del Teatro

Sta riscuotendo ovunque uno straordinario successo il tour
“STORIA DI UN IMPIEGATO” di CRISTIANO DE ANDRÉ, ispirato al
celebre concept album di Faber, che torna così a smuovere le
coscienze a vent’anni dalla scomparsa del suo autore (11
gennaio 1999). Già sold out la data del 15 gennaio a
Genova, terra natale di Cristiano e Fabrizio, il tour
continuerà in primavera con una tappa anche a Udine,
organizzata da Euritmica, venerdì 5 aprile (ore 20.45) al
Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Prevendite aperte su
Ticketone, Vivaticket e circuiti collegati e alla biglietteria
del Teatro.

A margine del concerto di Cristiano De André, Euritmica
dedicherà una due giorni di musica, letteratura, mostre e
incontri dedicati all’indimenticabile Faber. Le manifestazioni
si terranno il 5 e il 6 aprile a Udine e presso il Teatro
Garzoni di Tricesimo, nuova sede della rassegna Note Nuove
12 (il programma dettagliato sarà reso noto a breve).

                         “STORIA DI UN IMPIEGATO” è un disco
                         che mette in discussione le basi su
                         cui si fonda il potere ed è stato
                         arrangiato da Cristiano De André
                         come una vera e propria opera rock.
                          Nel tour sono in repertorio anche
                          altri celebri brani come “Fiume Sand
                          Creek” e “Don Raffaè”, nei quali
                          Faber ha affrontato il tema dei
                          diritti e della giustizia sociale, e
                          altre perle, come “Il pescatore”,
                          contenute nei progetti discografici
di grande successo “De André canta De André – Vol. 1” (2009),
“De André canta De André – Vol. 2” (2010) e “De André canta De
André – Vol. 3” (2017). La regia dello spettacolo, curata
da Roberta Lena, è piena di sorprese, con una importante
componente visual con immagini storiche e giochi di luce.
Cristiano De André, che sul palco sarà accompagnato da Osvaldo
Di Dio, Davide Pezzin, Davide Devito e Riccardo Di Paola, è il
vero erede del patrimonio musicale deandreiano, ed ha attinto
dall’immenso repertorio di Fabrizio rileggendo il disco del
1973 sempre più attuale, un concept album sugli anni di piombo
e sulla speranza di costruire un mondo migliore. “Storia di un
impiegato” racconta infatti il gesto di un impiegato degli
anni ’70, animato dal ricordo della rivolta collettiva del
Maggio francese del 1968.

L’artista ha ardentemente voluto portare in scena quest’opera
a partire dal 50esimo anniversario del ’68 (è in tour da
novembre 2018). Arrangiare “Storia di un impiegato” ha
significato per Cristiano De André riportare in auge i figli
della rivoluzione pacifista: l’utopia, l’anarchia, il Sogno,
da una parte, il Potere, la paura, l’inabissamento delle
qualità individuali a discapito delle esigenze globali,
dall’altra.

Racconta Cristiano: «Dopo che avevo arrangiato l’ultimo
concerto del 1998, Fabrizio mi chiese di portare avanti il suo
messaggio e la sua memoria. Mi è parsa una bella cosa
proseguire il suo lavoro caratterizzando l’eredità artistica
con nuovi arrangiamenti, che possano esprimere la mia
personalità musicale e allo stesso tempo donino un nuovo
vestito alle opere, una mia impronta. Con questo tour voglio
risvegliare le coscienze; mio padre diceva che noi cantanti
portiamo un messaggio e in questo non posso che appoggiarlo».

L.C.
CYRANO DE BERGERAC con JURIJ
FERRINI martedì a Codroipo e
mercoledì a Latisana Cestino
Nella sua carriera di attore e regista Jurij Ferrini ha saputo
destreggiarsi tra autori classici e moderni, spogliando i
testi per restituirli nelle loro scarna e pungente nudità. Non
fa eccezione l’adattamento di Cyrano de Bergerac che da
qualche stagione l’artista piemontese sta portando in tournee
in Italia con grande consenso di pubblico e critica.
All’inizio della prossima settimana, Cyrano sarà ospite di due
teatri del Circuito ERT: martedì 15 gennaio del Benois-De
Cecco di Codroipo e mercoledì 16 gennaio dell’Odeon di
Latisana. Entrambe le serate avranno inizio alle 20.45. Sul
palco, con Jurij Ferrini (anche regista dello spettacolo),
saliranno Rebecca Rossetti, Raffaele Musella, Angelo Tronca,
Matteo Alì, Francesco Gargiulo, Cecilia Bozzolini, Lorenzo
Bartoli, Federico Palumeri ed Elia Tapognani.

Accade qualche volta che il destino di un paese trasformi un
elemento della propria cultura in una figura quasi mitologica
e che questa, nel tempo, diventi un segno inalienabile
dell’identità di una nazione. Così avviene nell’ultimo
ventennio del XIX secolo e precisamente verso la fine del
1897, quando una incantevole rivisitazione       neoromantica
dell’antica fiaba de La Bella e
la bestia, si incarna – tra
eroismo individuale e vocazione
al sacrificio – nelle imprese di
un poeta, soldato, innamorato ed
idealista, scorticato dalla
vita, con un naso brutto e
grosso: Cyrano de Bergerac.

«Attraverso Cyrano, – scrive Jurij Ferrini – Edmond Rostand si
rivolgeva, secondo il ricordo del figlio Maurice “ad una
generazione senza più alcuna fede. I giovani che ascoltavano i
colpi inferti all’animo di Cyrano, e che si consolavano con il
suo pennacchio, erano già i condannati del 1914”. Rostand
diede loro la forza di morire senza disperarsi. Non potendo
impedire che morissero da martiri, gli diede il coraggio di
essere eroi; ed è per questo che Cyrano de Bergerac è qualcosa
di più di una commedia eroica in cinque atti: essa è un vero e
proprio inno romantico al valore».

La cifra stilistica di Ferrini si basa su una recitazione
cinematografica, agile ma incisiva, mentre sotto la sua
attenta direzione, gli interpreti si muovono all’interno di
spazi popolati da pochi elementi scenografici insieme
funzionali e simbolici.

Maggiori informazioni e prenotazioni chiamando il Teatro
Benois-De Cecco (0432 908467) e il CIT Latisana (0431 59288).
Info anche al sito www.ertfvg.it.

Pupkin Kabarett 2019 , vi
aspettiamo il 14 gennaio al
Teatro Miela per la prima
puntata dell’anno!
Il 2019 è l’anno in cui il Pupkin Kabarett diventa
maggiorenne, compirà 18 anni. Nessuno avrebbe scommesso su di
loro, nemmeno loro stessi, eppure il cabaret musicale più
strampalato e irriverente del Nord Est italico è sopravvissuto
a otto governi del Paese. Infatti se dal febbraio 2001 ad oggi
il gruppo riesce ancora ad esibirsi senza mostrare grossi
segni di squilibrio lo si deve al fatto che lo spettacolo del
lunedì del Teatro Miela, nel corso degli anni, non ha concesso
sconti a nessuno. Quali sono i vantaggi di essere maggiorenne
per uno spettacolo? Si potrà auto giustificare in caso di
assenza, potrà andare a vivere da solo e potrà acquistare
bevande alcoliche senza essere accompagnato dai genitori
(questo è un problema).

Lunedì 14 gennaio, nella prima serata dell’anno saliranno sul
palco in ordine sparso: Alessandro Mizzi, Flavio Furian, Laura
Bussani, Stefano Dongetti, Erin McKinney, Riccardo Morpurgo,
Andrea Zullian, Luca Colussi, Flavio Davanzo, e Piero Purich.
Graditissimo ospite della serata sarà il bluesman Franco
“Toro” Trisciuzzi che proporrà una ballad , seconda
classificata al Festival Istroveneto del 2018 (non è un Witz).
I temi trattati saranno: Buoni propositi per il nuovo anno,
oroscopo, cronaca locale, nazionale ed internazionale,
fatturazione elettronica, rapporti matrimoniali, reddito di
cittadinanza, no Tav, si Tav. Il tutto condito dalla musica
colta, ma allo stesso tempo popolare, della Niente Band al
gran completo. Hanno aderito anche loro all’appello del
Sindaco di Trieste, quindi manterranno anche loro fino al
prossimo lunedì gli addobbi e il loro piccolo alberetto di
Natale.

Vi ricordiamo che sono disponibili alla cassa del teatro i
pacchetti Mini Pupkin- 4 spettacoli € 32,00 un altro esclusivo
pacchetto smart, consigliato a tutti quelli che non vogliono
fare la fila per assistere alle serate ancora molto in voga
della band teatrale più longeva dell’Europa Centro – Orientale
.

Info:www.miela.it

Andrea Forliano
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