Domenica delle Palme 33º anniversario del martirio di Oscar Romero Entrata in noviziato di Elize
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Informativo delle Suore Orsoline di San Carlo in Brasile APRILE 2013 24 marzo 2013 Domenica delle Palme 33º anniversario del martirio di Oscar Romero Entrata in noviziato di Elize Che bella data per cominciare il Noviziato! Unita a Gesú nel suo cammino di obbedienza al Padre, unita a un grande “santo” latino-americano, martirizzato 33 anni fa in San Salvador, capitale di El Salvador, dove era Vescovo, perché difendeva i poveri e non aveva paura di annunciare l’utopia del Regno e denunciare l’ingiustizia. Elize (nella foto insieme al nostro Vescovo Mons. Alcimar) ha cominciato con gioia e entusiasmo questa nuova tappa di formazione, continuando la sua presenza nella Comunitá di Tabatinga. A lei e ai nostri lettori offriamo come dono alcune frasi di Don Romero: 1. “Fratelli, desidero incidere nel cuore di ciascuno di voi questa idea: il cristianesimo non è un insieme di verità a cui dobbiamo credere, di leggi che devono essere compiute, di proibizioni! Se fosse così sarebbe ripugnante. Il cristianesimo è una persona, che ci ha amato tanto, che desidera il nostro amore. Il cristianesimo è Gesú Cristo e il suo vangelo.” 2 “Anche quando dicono che siamo pazzi, anche quando ci chiamano di sovversivi, comunisti e tanti altri aggettivi, sappiamo che stiamo semplicemente annunciando la testimonianza sovversiva delle beatitudini, che proclamano beati i poveri, gli assetati di giustizia, quelli che soffrono”. 3. “Molti vogliono che il povero dica sempre che tutto è “volontà di Dio”. Non è volontá di Dio che alcuni possiedano tutto e molti altri non abbiano niente. Non può essere la volontá di Dio. Volontá di Dio é che tutti i suoi figli e figlie siano felici”. 4.“A cosa servono belle strade e aeroporti, edifici e grandi palazzi, se sono stati costruiti con il sangue dei poveri che non potranno mai utilizzarli ? 5. “Non dobbiamo cercare il bambino Gesú nelle belle statuine del nostro presepio. Dobbiamo cercarlo tra i bambini snutriti che questa notte sono andati a dormire senza mangiare.” 6. Il martírio è una grazia di Dio, che penso di non meritare. Se, peró, Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia semente di libertà e segnale di speranza. La mia morte, se Dio la accetta, sia per la liberazione del mio popolo e testimonianza di speranza nel futuro.” 1
CENTRO DE EDUCAÇÃO INFANTIL S. ÚRSULA – COLINA AZUL 2013 CEISU NEWS Iniziare un nuovo anno é sempre un’opportunitá per rivedere i cammini giá percorsi e tracciare nuove mete. Quest’anno abbiamo intrapreso le nostre attivitá con molti desideri, sogni e aspettative. E il nostro maggior desiderio é di promuovere un’educazione che va oltre l’acquisizione di conoscenze, un’educazione che sia capace di trasformare le persone, la societá, il mondo. Come istituzione cattolica il nostro impegno assume un carattere ancora piú importante e la nostra programmazione prevede un progetto di formazione permanente, perché le insegnanti possano prepararsi alle sfide educative del nostro tempo. Per questo, ancora una volta e con maggior profonditá, ci siamo dedicate allo studio della mission che il CEISU svolge nella comunitá locale come scuola cattolica ispirata nel Vangelo di Gesú e nella pe dagogia di Santa Ângela. In una societá che cambia e si moder nizza con rapiditá indiscutibile,ritenia niamo necessario pensare in una educazione che valorizzi l’essere umano, un’ educa zione che promuo va la vita. Il risultato dello studio di gennaio é il nostro rinnovato impegno e la responsabilitá di essere un esempio di umanizzazione nel lavoro quotidiano con i bambini. Sono piccoli i nostri alunni, come i semi di mostarda di cui si parla nel Vangelo, che piantati e accuditi nel terreno del CEISU, cresceranno e daranno molti frutti: nuove forme di relazionarsi e di costruire la comunione che é dono, presenza di Gesú. Testimonia la nostra crescita nell’appartenenza e nel cammino di spiritualitá, la realizzazione del pellegrinaggio di tutti i membri della comunitá educativa del CEISU a Trindade (Santuario della Trinitá) il 28 gennaio in occasione anche della festa di S. Ângela. É stato un momento di professione di fede e di assunzione della nostra responsabilitá alla luce del Vangelo. Una camminata colma di espressioni di gratitudine per ogni dono ricevuto, un gesto di offertorio del nuovo anno scolastico, del lavoro, dei progetti e dei sogni, dei bimbi e delle loro famiglie. Cammino, preghiera e... come ogni iniziativa che si ripetti, un bel finale di fraternitá con pranzo, conversazione, risate e allegria. Denise Maria de Jesus Cordinatrice Pedagogica 2
SOLIDARIETÁ GENERA SOLIDARIETÁ É un’esperienza particolare quella di vivere di solidarietá, di programmare secondo la solidarietá, di fare un bilancio preventivo condizionato dalla solidarietá che non puoi preventivare, ma che nella logica della Divina Provvidenza puoi sempre credere e sperare. É cosí che avviene per il nostro Centro de Educação Infantil S. Úrsula. Sappiamo che la crisi europea e quella italiana imperversano come le nostre tempeste di fine estate, ma non ci sono mancati anche quest’anno i contributi delle Adozioni a distanza, e se un Padrino o una Madrina devono a malincuore desistere di accompagnare un bimbo brasiliano, la Provvidenza fa scaturire nuovi sostenitori. Per questo desideriamo ringraziare ancora una volta tutti gli Amici italiani e segnalare l’amore e la creativitá di molte persone, che “in molti luoghi diversi del mondo, in molti modi diversi, compiono molte piccole cose diverse” (per dirla con una frase del giornalista Giorgio Torelli, che era forse anche il titolo di un libro) che rendono possibile la fraternitá. Ad esempio l’iniziativa realizzata a Cesate – MI – dal Gruppo Missionario Interparrocchiale, lo scorso 9 marzo, é stata straordinaria. Una cena, la “Cena del Povero” ha visto piú di un centinaio di persone sedersi a tavola per condividere per una sera la sobrietá di alcuni cibi dei vari continenti e soprattutto per esprimere ancora una volta la propria solidarietá, a favore del Progetto “Água fresca e purificada”. (Vedi articolo di Alice Nittolo, Gruppo Missionario Cesate). Anche qui oggi alcuni amici brasiliani stanno facendo la differenza. La Distribuidora JC, impresa di distribuzione di prodotti di vario genere, installatasi in Aparecida de Goiânia, da un anno ci fornisce zucchero, olio di soia e biscotti, carta igienica e sapone, oltre, ultimamente, ad alcuni prodotti non piú vendibili per deterioramento delle confezioni, ma parzialmente recuperabili... É cosí che alla fine di febbraio abbiamo scaricato mezzo camion, messo a disposizione da un amico, ed abbiamo ripulito una valanga di caramelle, di cioccolato e di pannolini per neonati. Solidarietá genera solidarietá. Anche noi che tanto riceviamo, desideriamo condividere e donare. Per Natale con tutte le famiglie dei nostri bambini abbiamo fatto una Campagna di Raccolta di materiali di igiene personale per i Detenuti del carcere di Aparecida de Goiânia, dove la Pastorale carceraria opera e dove anche alcuni papá di nostri bimbi hanno scontato o stanno attualmente scontando la loro pena. CENA DEL POVERO (articolo arrivato dall’Italia) Sabato 9 marzo, nel salone dell’oratorio di S.Francesco, è andata in onda la Cena del povero. Fin qui niente di speciale, è ormai il sesto anno che questa iniziativa, inserita tra le proposte della quaresima di carità, viene proposta dal Gruppo Missionario interparrocchiale. Quest’anno però, proprio perché stava diventando una specie di “tradizione” abbiamo deciso di rinnovarne la formula, per trasformarla in una specie di percorso di conoscenza e condivisione dei problemi della fame nel mondo. Quasi 870 milioni di persone (uno su 8) hanno sofferto di fame negli ultimi 2 anni, la malnutrizione è la principale causa di morte per 2,5 milioni di bambini ogni anno. La maggior parte di questa popolazione vive nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Nonostante negli ultimi anni nel mondo si è passati da un’insufficienza di risorse alimentari ad una sovrabbondanza di cibo, ancora una larga parte della popolazione vive nell’impossibilità di acquistarlo perché in un’evidente condizione di indigenza. Vi è una divisione sempre più netta tra chi vive nell’abbondanza e chi soffre di inedia; e i ricchi diventano sempre più opulenti e i poveri sempre più indigenti. La fame è, infatti, dilagante in Africa, Asia e Sudamerica. Abbiamo quindi cominciato col ricreare la situazione della popolazione mondiale, suddividendo i posti a sedere secondo le percentuali di abitanti delle cinque principali zone: Asia 61%, Africa 15%, Europa 10%, America del nord 5%, America del sud 9%. 3
Una volta ricreata la suddivisione della popolazione, era necessario rendere evidente il divario delle possibilità alimentari tra le diverse zone; sono stati perciò realizzati cinque differenti menù che rispecchiassero le abitudini alimentari: gli “abitanti” dell’Asia hanno trovato riso e verdure, quelli dell’Africa del cous-cous, i sudamericani riso e fagioli, mentre gli europei e nordamericani, rispettivamente lasagne e vino, e hamburgher con patatine e coca cola. Si trattava ora di stabilire come suddividere i partecipanti, e ancora una volta ci siamo fatti aiutare dalla vita reale: in modo del tutto casuale, come casualmente un bambino nasce in un posto oppure in un altro, entrando, i partecipanti hanno estratto da una cesta il nome del continente alla cui tavola erano invitati idealmente dagli abitanti di quel luogo per condividere la loro cena. All’inizio c’è stato un legittimo smarrimento perchè la cosa non era stata, volutamente, spiegata prima nei particolari, ma, soprattutto dopo l’iniziale presentazione-spiegazione, seguita con attenzione dai commensali, lo smarrimento ha lasciato spazio alla disponibilà a lasciarsi coinvolgere in quella specie di provocazione per pensare ad un nuovo stile di vita, a una riscoperta del “gusto” dell’essenziale. La serata aveva naturalmente anche lo scopo pratico di finanziare un progetto, proposto da una delle realtà missionarie del territorio; il progetto scelto era: “Acqua purificata e fresca”. Per una presentazione della realtá in cui questo progetto si inserisce, è intervenuta suor M. Fiorina delle suore Orsoline di San Carlo, che con l’ausilio di numerose foto, ha disegnato un quadro dettagliato delle condizioni in cui si trovano ad operare le consorelle brasiliane. Ma il momento più emozionante è stato quello che ha preceduto la presentazione di suor M. Fiorina: la diretta TV con suor Giovanna Radice, dal CENTRO DE EDUCAÇÃO INFANTIL S.ÚRSULA, in Aparecida de Goiânia, Brasile. Grazie ad internet e alle sue applicazioni, abbiamo stabilito un collegamento audiovisivo con suor Giovanna, che dalla missione in Brasile ha potuto personalmente, dallo schermo sul quale le immagini del PC erano proiettate, spiegare le attività da loro svolte, presentare alcune sue collaboratrici brasiliane, salutare, ringraziare ed essere a sua volta salutata e ringraziata dai presenti. Alice Nittolo e il Gruppo Missionario Interparrocchiale di Cesate – Mi. Grazie obrigado grazie obrigado FELIZ PÁSCOA La nostra preghiera e gli auguri per la S. PASQUA. suore Alessandra, Simone, Bertina, Rose, Giovanna con tutti i bimbi, le famiglie del CEISU e i fratelli delle nostre comunitá. 4
COMUNITÁ NAZARÉ – JD. MONTE CRISTO – APARECIDA DE GOIÂNIA PAPA FRANCESCO VISTO CON GLI OCCHI DEL BRASILE Il cardinale brasiliano Cláudio Hummes ha ispirato al Papa il nome di Francesco ricordandogli, al momento dell’elezione, di non dimenticarsi dei poveri. La giornalista Cristiane Murray ha chiesto a Dom Claudio, che attualmente ricopre l’incarico di presidente della Commissione episcopale per l'Amazzonia, con quale spirito stava ritornando in Brasile: “Stimolato e felice! Stimolato e molto incoraggiato anche perché il Papa incoraggia tutti ad avere speranza, a vedere che il mondo è per noi un cammino, che la Chiesa deve camminare in questo mondo e portare la luce di Gesù Cristo, il Vangelo… Torno in Brasile con questo invito molto forte a continuare a lavorare in mezzo ai poveri: non sono soltanto contento per il Papa, ma mi sento incoraggiato a svolgere il mio ministero e ad aiutare gli altri a svolgere il loro in questa vicinanza più forte accanto ai poveri, accanto ai sofferenti”. Sulle reazioni in Brasile all’elezione del Papa argentino, é stato intervistato il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida do Norte. “La gente ha ricevuto con grande gioia e con grande entusiasmo la notizia dell’elezione del Papa Francesco, che è un latinoamericano, un argentino. Qualcuno mi chiedeva se ci fosse qualche tipo di rivalità tra Argentina e Brasile riguardo all’elezione del Santo Padre, ma io ho risposto di no: la rivalità fra Argentina e Brasile è soltanto relativa al calcio... se sia migliore Maradona o Pelé! Nella Chiesa siamo tutti uniti nella stessa fede.Tutta la Chiesa è colma di gioia per l’elezione di Papa Francesco, il primo Papa gesuita nella storia della Chiesa, il primo latinoamericano, il primo che porta il nome di Francesco: un nome tanto caro a tutto il mondo, perché Francesco è il santo della fratellanza, il santo della comunione con tutti i popoli e con il mondo creato da Dio”. Su come lo stile del nuovo Papa puó influenzare l’azione della S. Sede con i 180 paesi con i quali mantiene relazioni diplomatiche, cosí risponde Padre José Carlos Brandi Aleixo, presidente dell’Instituto Brasileiro de Relações Internacionais. “Credo che ci sará una continuitá nella relazione dei Papi con il Corpo Diplomatico e con i Capi di Stato. (...) e una discontinuitá: Papa Francesco ha un profilo proprio, ha una preparazione importante, che gli viene anche dalla convivenza in una cittá cosmopolita, quale é Buenos Aires, una cittá con una ricca cultura, con grandi sfide provocate dai profondi contrasti sociali presenti in ogni grande cittá del mondo. (...) Occorre ricordare che la S. Sede ha sempre svolto un compito importante nella promozione della pace e che Papa Giovanni Paolo II é stato mediatore nel difficile conflitto tra Argentina e Cile. Intanto questo contributo alla pace continuerá, in accordo con le circostanze del secolo XXI. Credo anche che il suo stile povero e distaccato e la sua semplicitá gli daranno l’autoritá morale per parlare “pés no chão” = piedi per terra, delle grandi sfide, dei contrasti, delle ingiustizie sociali, della lotta contro la fame, di ecumenismo...». La Presidente brasiliana Dilma Rousseff é stata ricevuta da Papa Francesco il mattino del 20 marzo durante una udienza particolare. Dilma ha manifestato la sua gioia per l’elezione di un papa latino-americano, proprio nel momento in cui il continente sta superando il suo storico di povertá. Con il Papa, oltre che parlare della Giornata Mondiale della Gioventú che si celebrerá a Rio de Janeiro nel prossimo mese di luglio, Dilma avrebbe chiesto appoggio al Papa nelle politiche per estirpare la povertá nel mondo. La Presidente ha garantito: “La GMG attirerá migliaia di giovani cattolici, che saranno ben accolti, come sempre il Brasile sa fare”. Scrive Dom Demétrio Valentini, vescovo di Jales (S. Paolo): “Il 19 marzo, Papa Francesco ha iniziato il cammino del suo pontificato. Cammino che fin dal primo momento, dal balcone della Basilica, ha proposto di realizzare con la gente, a cui ha chiesto la benedizione. L’inizio non poteva essere migliore. La sua elezione inaspettata. E tutti subito l’hanno accolta con entusiasmo ed allegria. La sua figura si é distaccata rapidamente, venendo senza dubbio a riempire il vuoto di grandi personalitá di cui oggi soffriamo nello scenario mondiale. Si é meritato questa pronta adesione di tutti perché ha saputo trasmettere il suo messaggio attraverso gesti (...) Si potrebbe dire che Papa 5
Francesco sta seguendo le orme di Giovanni XXIII che non ha avuto bisogno di molto tempo per trasferire la simpatia dalla sua persona alla sua proposta, a un concilio ecumenico che ha rinnovato la chiesa. Cosí l’entusiasmo per il Papa si é trasformato in entusiasmo per il Concilio e l’appoggio della gente é stato decisivo nel sorprendente processo di cambiamento e di rinnovamento cristiano ed ecclesiale. La domanda é fino a che punto questo nuovo entusiasmo sará impulso nuovo di rinnovamento. La speranza é questa. La rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco sembrano aver creato un clima particolarmente propizio a riprendere le proposte del Concilio. Sembrano ricrearsi le condizioni favorevoli di caritá fraterna, di apertura e di comprensione, di cui tutti abbiamo sete. E in ogni caso saremo attenti ai segnali di convocazione che verrannno dal nostro Papa. Non possiamo infatti sciupare nemmeno un minuto di grazia tanto forte e visibile come questa che Dio sta manifestando. “Vedrete cose maggiori di queste”, ha detto Gesú ai suoi discepoli. Se i gesti di Papa Francesco giá ci hanno entusiasmato, maggiore sará l’entusiasmo per le decisioni che assumerá e per le quali occorrerá il nostro appoggio. I gesti di oggi, saranno i fatti di domani. Suor Giovanna CON GESÚ E CON I NOTRI FRATELLI SULLA VIA DELLA CROCE Ogni Venerdí Santo, oltre a partecipare alla liturgia ed alle celebrazioni con la comunitá cristiana locale, anche noi suore celebriamo nella nostra comunitá la Via Crucis, ma quest’anno il cammino con Gesú al Calvario, giá vissuto in quaresima nella nostra cappella e nel giardino, abbiamo pensato di farlo per le strade dei nostri quartieri, con l’intenzione spirituale di passare tra le case e caricare su di noi le croci dei nostri fratelli piú provati. Abbiamo iniziato fuori dall’ospedale S. Silvestre, presso il centro di Aparecida, pensando a tutti gli ammalati, specialmente a quelli ricoverati nel reparto Terapia Intensiva (rianimazione), e ad altri ammalati cui il sistema di salute brasiliano non risponde in tempi adeguati. Gesú continua ad essere condannato a morte. Chi dovrebbe parlare, si copre di silenzio, chi dovrebbe difendere si omette e chi dovrebbe essere solidario, ha paura. Una preghiera particolare abbiamo fatto per Charles, un giovane della parrocchia attualmente ricoverato lí per problemi polmonari causati, accidentalmente, da ingestione di fumo tossico, durante un gioco circense fatto per rallegrare i suoi bambini della scuola. Da lí siamo passate ai bairros Serra Dourada II e Jardim Girassol ed abbiamo ricordato il sorgere sofferto di queste case e l’insediamento disorganizzato di queste famiglie, circa otto anni fa. “Quante croci avete caricato, dall’uscita dalla vostra casa tra i campi, dalla vostra cittá natale, da altri stati. Quante cadute. Quanta lotta per avere l’energia elettrica, l’acqua, l’autobus. Il Cireneo vi ha dato forza, vi ha aiutato a rialzarvi”. Oggi qualche zona é migliorata: non ci sono piú baracche, qualche strada é asfaltata. Attraversando Cidade Livre e Colina Azul, i bairros piú antichi [20 – 30 anni], luoghi impregnati di violenza, dove settimanalmente un giovane viene assassinato, abbiamo sentito per le strade il dolore di molte madri al ricevere la notizia di un figlio arrestato, di un figlio morto. Gesú incontra sua Madre. “Maria, madre di tutte le madri, madre che conosci il dolore, lenisci i cuori affranti, cura le ferite con il balsamo della tua tenerezza”. Il Bairro Comendador Walmor ci ha lasciate senza fiato, come cala il silenzio alla terza caduta di Gesú e al picchiare roco dei chiodi sul legno della croce. Tutte le strade di terra battuta, o meglio di fango per l’imperversare delle piogge di quest’anno. Quasi tutte le case ancora di soli mattoni, incomplete, senza recinzioni, senza nessuna sicurezza. Abbiamo riconosciuto la casa di 6
Carlos Eduardo, ex-alunno del CEISU e quelle di Gabriel Herick, Ana Carolina, Matheus... solo Gabriela stava fuori giocando con altri bambini. Si é sorpresa al vederci ed ha sorriso, quando abbiamo comunicato ai genitori che stavamo passando tra i bairros portando la nostra preghiera, con gli occhi hanno espresso la loro riconoscenza. Alcuni grandi veri crateri sulla strada ci hanno costrette ad indietreggiare e a cambiare percorso. Non piú le parole, ma preghiera silenziosa, preghiera del cuore, misericordia, amore elargito a piene mani, con tutto l’animo. Gesú muore in croce con le braccia aperte. Muore e abbraccia, ci abbraccia. Abbraccia tutti quelli che alle dieci di mattino, Venerdí Santo, vediamo giá al bar con la bottiglia di birra, quelli che vediamo correre da un supermercato all’altro per incontrare il prodotto piú economico, quelli che passano con il carretto e raccattano qua e lá spazzatura riciclabile, gli ubriachi, i senza fissa dimora. Li raccogliamo tutti nel nostro cuore, insieme ai fratelli e alle sorelle delle comunitá che accompagniamo pastoralmente e ai bimbi del CEISU, dove ci fermiamo per pregare l’ultima stazione. “Maria, che hai ricevuto nelle tue braccia il corpo di Gesú, aiutaci ad accogliere ciascuno dei nostri fratelli, apri i nostri orizzonti, aiutaci a rimanere in piedi con te e a non desistere di fronte al dolore dell’umanitá. Aiutaci a condividerlo”. « Il vero movimento verso Dio é in Cristo, poiché egli é il Figlio di Dio che viene a noi sulla croce, e sulla croce noi lo seguiamo per tornare al Padre ». (Matta el Meskin) Sono i poveri ad indicarci il cammino al Padre e ad insegnarci ad esprimere la fede con la vita. Con loro celebriamo la Pasqua, la certezza, con il Figlio di Dio, del nostro destino di gloria. suore Giovanna, Rose, Simone, Bertina. COMUNITÁ BETÂNIA – COLINA AZUL – APARECIDA DE GOIÂNIA UNA “SCAPPATA” AL NORD Al Nord, ma proprio al Nord del Brasile, ai confini col Venezuela e la Guyana, c’è lo stato di Roraima, un territorio piccolo e poco abitato , la cui capitale, Boa Vista, raduna circa la metà della popolazione totale che passa di poco i 300.000 abitanti. Alla periferia vivono, da alcuni anni, i missionari italiani della Diocesi di Vicenza e là si sono trasferiti due miei buoni amici, Padre Attilio e Padre Gigi, che hanno lavorato qui con noi per un po’ di tempo. Sono andata a trovarli per conoscere la loro missione e per rivederli. Nella semplicità e povertà della loro casa, situata alla periferia della capitale, Boa Vista, mi hanno accolta con affetto, insieme alle Suore Orsoline di Breganze, e mi hanno permesso di vivere, purtroppo per soli otto giorni, la loro vita fra la popolazione soprattutto di origine indigena, in uno scenario così bello e così diverso, ma nello stesso tempo abbastanza simile, dalla nostra periferia-favela di Aparecida. L’asfalto è poco, la polvere è tanta! Dove vivono i Padri e le Suore, le case sono abbastanza fatiscenti, non ci sono servizi pubblici, ma solo taxi che portano in città. Non ci sono muri a separare le famiglie dalla strada, soltanto qualche reticolato basso: le porte sono aperte fin dal mattiino presto, si odono musiche e strilli di bambini, i passanti sono rari. Le cappelle in cui si celebra la Messa nei fine settimana sono di dimensioni modeste e piuttosto spoglie. Ma il calore umano fa il resto e l’accoglienza di una Suora del Goiás è stata delle più affettuose. Mi sono incontrata col Vescovo, Dom Roque Paloschi, un uomo di Dio proveniente dal Rio Grande do Sul (decisamente agli antipodi!), che armeggiava in cucina per offrirci un caffè e dei biscotti secchi, che di 7
buon grado si è prestato a farsi fotografare con noi, che ha voluto sapere della mia Congregazione e del mio lavoro. Qualche giorno dopo, a pranzo da un altro sacerdote italiano, era vicino a me e mi serviva come se fossi la persona piùimportante! Inutile dire che, al momento dell’elezione di Papa Francesco, il mio pensiero è corso a Dom Roque e ai molti vescovi di questa America Latina che vivono in semplicità e povertà, mostrando il vero volto della Chiesa. I giorni sono volati e io mi sono ritrovata a dover lasciare e i miei amici e le suore per fare ritorno a casa. Ma non dimentico le loro ultime parole, mentre mi abbracciavano: “Ritorna, Emanuela”. E come se tornerò! Costruzione tipica della regione rurale NOI, MISSIONARIE DI PERIFERIA Quando, parecchi anni fa, siamo venute in Missione, avevamo tanti sogni: sognavamo che portare il Vangelo “fino agli estremi confini del mondo” fosse abbastanza facile perché eravamo animate da tanto entusiasmo; che la natura, così diversa dalla nostra, ci sarebbe venuta incontro con i suoi colori; che i bambini sarebbero accorsi fiduciosi verso di noi; che gli adulti ci avrebbero circondato di simpatia e di affetto; che il sorgere del sole sarebbe sempre stato uno spettacolo affascinante e nuovo; che i tramonti sarebbero diventati indimenticabili… Alcuni di questi sogni si sono infranti quasi subito: niente albe meravigliose, niente tramonti infuocati, chiuse com’eravamo, da case da tutte le parti; niente natura rigogliosa, ma terra rossa dappertutto, una terra che nel tempo delle piogge si trasforma in una materia appicicaticcia che si attacca ai sandali. Pochi gli alberi per lasciare il posto ad abitazioni fatiscenti e improvvisate. Eppure… Eppure, noi “missionarie di periferia”, abbiamo iniziato il nostro lavoro tra questi fratelli che, a quei tempi, mancavano di tutto. Analfabeti o quasi, sradicati dalla loro terra d’origine per cercare qualcosa di meglio ai margini di una capitale come Goiânia, gli abitanti di Aparecida sono quanto di piú eterogeneo si possa immaginare. E non è facile unirli, non è facile chiedere loro di lavorare insieme per una causa comune. Ma ci siamo abituate a loro e loro a noi. Purtroppo, o per fortuna, un certo benessere è arrivato anche qui; e col benessere arrivano i desideri, non solo di migliorare, di dare una educazione scolastica ai figli, di pretendere cure mediche adeguate, ma anche di possedere 8
una casa migliore, una moto, una macchina e tutti quei piccoli e grandi beni di consumo che la televisione invita a comprare. Nello stesso tempo, non ci si ritrova piú come una volta per la lettura popolare della Bibbia o semplicemente per stare insieme: ci sono mille cose da fare, tutti hanno piú fretta di prima… E i giovani, che sono i piú bombardati dalle offerte ricorrono al denaro facile attraverso il traffico, pur sapendo che alla fine della corsa li aspetta o la cadeia (prigione) o il cemitério (cimitero). Noi, che seppelliamo tanti giovani, che siamo impotenti davanti chi ammazza, stupra o ricatta, noi, “missionarie di periferia”, pur nelle difficoltà che non si possono nascondere, siamo felici di servire il Signore cosí, in tutta semplicità, fra questi nostri fratelli che ormai ci sono entrati nel cuore. “VENITE A ME...” Sento dire da piú parti che la Chiesa Cattolica sta perdendo molti fedeli qui in America Latina. Sento anche dire, peró, che ogni anno, nel mondo, migliaia di persone chiedono il Battesimo. Per quello che contano le statistiche, le due cose hanno del vero: mentre da un lato le cosiddette chiese neo-pentecostali che, per la maggior parte, sono vere e proprie “sette”, acquistano membri, dall’altro non manca, anche qui, chi si prepara, da adulto, a ricevere il Battesimo, la Cresima, la Prima Comunione. Nella nostra Parrocchia abbiamo accolto, la notte del Sabato Santo, trentacinque adulti, tra i 20 e i 50 anni, che, dopo una lunga preparazione, hanno ricevuto i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Venivano da varie comunitá e i piú poveri sono arrivati a piedi, mentre il cielo, gonfio di nuvole nere, annunciava pioggia da un momento all’altro. Ma ascoltiamo dalla loro voce quello che hanno provato durante la lunga celebrazione di ben tre ore e mezza: Wesley fa il camionista e trascorre l’intera settimana percorrendo l’immenso territorio brasiliano; “Non ne potevo piú di essere battezzato e cresimato. Adesso voglio regolarizzare il mio matrimonio, dare un esempio ai miei due figli, gioia a mia moglie che aspetta da tanto tempo questo momento. Sono cresciuto per strada, senza nessuno che mi orientasse, criticato dai “buoni cristiani” che non vedevano in me che un giovane senza speranze. Ho fatto tanta fatica per seguire la catechesi e soprattutto per capire....ma sono cosí felice che non so dire altro!” Chiedo a Leidiane che, in attesa dell’inizio della celebrazione, sta allattando il suo Rafael di tre mesi: “ E allora? Cosa provi in questo momento?” La sua risposta mi commuove: ”Il Signore, mio “pai” (papá) mi sta facendo tanti regali, il mio Rafael, un marito buono, i Sacramenti. Cosa potrei desiderare di piú? Grazie, perché la mia vera vita comincia da qui.” Penso a tutti i sabati, dalla Pasqua passata ad oggi, in cui ho dato il mio tempo e le mie forze per i tredici catecumeni che ho preparato per una notte meravigliosa. Penso a quante volte ho fatto fatica a uscire, di sera, per questo appuntamento settimanale. E poi penso a loro, ai nuovi cristiani che si sono impegnati a testimoniare il Cristo Risorto 9
nelle loro famiglie, sul lavoro, rinunciando a molte cose per essere fedeli a una preparazione continua e impegnativa. E mi sembra di non aver fatto abbastanza, di doverli seguire ancora o di cominciare a seguirne altri... Un uomo mi si avvicina, un po’ timidamente mi abborda: ”Suora, quando inizia la preparazione per la prossima Pasqua?”. Quasi non riesco a rispondere, tanta é la commozione che mi prende... Ci sono molti momenti stupendi nella nostra vita di missionari del Vangelo: uno dei piú alti e dei piú commoventi é proprio questo, che si ripete ogni anno nella nostra parrocchia di periferia e che ci dá sempre gioia e molta speranza. Suor Emanuela PROFEZIA E MISSIONE IN CAMBIAMENTO DI EPOCA Incontro nazionale missionari italiani in Brasile - Gennaio 2013 Ogni due anni, puntualmente, i missionari e le missionarie del Brasile, si incontrano, quasi sempre a Salvador de Bahia, per alcune giornate di riflessione sui temi più attuali del momento, per fare il punto sulla presenza in questa terra che va rapidamente cambiando in meglio, per riallacciare vecchie amicizie e incontrarne di nuove. Più di cento eravamo quest’anno! C’era la “vecchia guardia”, ossia quei missionari (sacerdoti,suore, laici) che vivono in Brasile da più di trent’anni e che non mancano mai. Ci portano la loro esperienza di lotte per i diritti umani, di lunghe camminate, ieri a cavallo, oggi in macchina, per raggiungere gli avamposti della Chiesa, di momenti bellissimi vissuti a contatto con persone di grande spessore religioso e sociale. C’eravamo noi, in Brasile da più di 20 anni, noi che abbiamo vissuto e viviamo il “cambiamento”. E c’erano gli ultimi arrivati, preti giovani, famiglie con bambini piccoli, suore di una recente Congregazione sarda…Tutti lí, per imparare, per scambiare esperienze, per ricominciare con lo stesso entusiasmo e la stessa gioia di sempre. Anche noi Orsoline eravamo presenti “in forze”: Suor M.Sabina. Suor M. Michelina, Suor Irene ed io. Ci hanno guidato, in un percorso non facile, la competenza e la semplicità di Luca Moscatelli, della Diocesi di Milano, che ogni mattina ha introdotto la giornata con meditazioni su Dio che è Padre, sul compito del profeta oggi, sulla misericordia di un Signore che mette sempre al centro l’uomo. Ci ha aiutato, con le sue analisi lucide e puntuali, il biblista Sandro Gallazzi, persona di grande cultura e altrettanto grande umiltà. Ci ha aperto nuovi orizzonti la pastora Luterana Odja, che collabora da anni con la Chiesa cattolica al centro di Studi Biblici del Brasile. Ci ha allietato e fatto riflettere, con canti religiosi e “sociali”, il cantore nordestino Zé Vicente, che si è trattenuto con noi per tutto il tempo, con la sua chitarra, il suo ottimismo e soprattutto la sua grande fede. 10
La casa degli incontri, di proprietà della Diocesi di Salvador, si trova proprio in riva all’Oceano e le onde, ora quasi silenziose, ora impetuose, hanno favorito un clima disteso e familiare; ciascuno, anche gli ultimi arrivati, si è sentito a casa, accolto e ascoltato e questo, per chi vive isolato tutto l’anno in zone lontane, è il regalo piú grande. Al 2015, quindi! Suor Emanuela COMUNITÁ SANTA ANGELA – INDIANÓPOLIS INCONTRO DEI MISSIONARI ITALIANI Per la seconda volta ho partecipato all’incontro dei missionari italiani sparsi in tutto il Brasile, che si realizza ogni due anni. Quest’anno é avvenuto nella cittá di Salvador, nello stato della Bahia, a sud della regione nord est del Brasile. Devo dire che é un’occasione bellissima per incontrarsi, per toccare con mano che tutti viviamo le stesse speranze, le stesse gioie e difficoltá. Penso di aver vissuto, in questa esperienza, qualcosa di unico e anche di inaspettato. È stato ed é doveroso, per me, chiamarlo: DONO. Dono stupendo che, via via nel quotidiano, si traduce in energia, in forza da accogliere e da donare. Ci siamo subito riconosciuti fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre che parlano di Lui in luoghi diversi ma con lo stesso linguaggio d’amore verso i piú piccoli e i piú poveri. Ci siamo accorti di quanto sia importante parlare la stessa lingua: questo accelera procedure di amicizia e di fraternitá, provoca sentimenti, stimola ricordi. Il pregare insieme ci ha rimandati verso la “ comune missione dell’annuncio”, piú rinfrancati dal Vangelo che é pace e gioia, nella certezza che Gesú, il risorto, cammina con noi per le strade di questo mondo. Il tema dell’incontro era: “Come evangelizzare in un’epoca in trasformazione”. Mi ha colpito molto il libretto che ci siamo trovati nella cartelletta che conteneva tutto il materiale per i 4 giorni di incontro: “ NON PORTATE NULLA” con meditazioni molto belle e profonde da parte di don Mario Antonelli, teologo, e di monsignor Renato Corti. “ È giusto affermare che la missione non si improvvisa, ma ci vuole una grazia speciale. Una sollecita attenzione ai poveri ha un valore educativo per essere totalmente distaccati da tutto e totalmente dedicati a coloro che Dio ci fa incontrare sulla strada. 11
Quando poi un missionario o una missionaria parte, lascia ogni cosa: la famiglia, la patria, la lingua, la cultura, le abitudini piú semplici...come quelle del modo di nutrirsi. In questo quadro, il partire, mentre é un coraggioso atto di libertá, é un segno vero di povertá. Il gruppo dei partecipanti al completo È illuminante la pagina evangelica che racconta il primo invio dei dodici in missione: Non prendete nulla per il viaggio; bisogna avere assoluta fiducia nella Provvidenza di Dio; bisogna fare una scelta di assoluta sobrietá. I dodici dovevano riconoscere in loro stessi la ricchezza necessaria per l’annuncio. La missione esige testimoni e non cose, non abbondanza di mezzi, non ricchezza... La missione esige persone nelle quali esista un grande segreto che spiega la loro vita, il loro partire, il loro perseverare, il loro affrontare vicende di ogni genere, spesso anche dure e dolorose. Il segreto é quello di avere incontrato Gesú e di avere riconosciuto in Lui il manifestarsi dell’amore di Dio per ogni uomo. E...in Gesú si incontra il “dolce miracolo delle mani vuote” dove non c’é mai nulla in quelle mani, perché tutto ció che riceve lo dona. Egli che non ha mai osato dire di possedere qualcosa. La mia dottrina non é mia, é del Padre; io non compio opere mie, ma soltanto le opere che ho visto fare dal Padre; la mia vita é quella che il Padre mi ha dato”. Allora anche noi potremo portare il Vangelo a tutti senza portare con noi nulla, affinché veramente la Buona Notizia e non altro...sia portata ai poveri, a coloro che hanno fame e sete di Dio. Suor Sabina INIZIO DELLA CATECHESI Con i primi di marzo é iniziata la catechesi di prima Confessione, prima Comunione, Cresima. Le strade brulicavano di bambini(e) e di ragazzi(e) che, dopo la scuola, si dirigevano al Centro Catechetico. Devo dire che per tutto il mese di febbraio ( in cui venivano fatte le iscrizioni ) quando incontravano una suora per strada...era la solita lenga lenga ( cantilena ): “Quando inizia la catechesi?“. E tutti sapevano, tutti leggevano i cartelli esposti alla porta del Centro catechetico, del salone parrocchiale e della Chiesa...che gli incontri di catechesi sarebbero iniziati in marzo – come sempre. Ma... era anche bello sentircelo domandare! 12
Vuol dire che ci tengono a conoscere, a sapere, ad approfondire che Dio é la vera ricchezza della vita. Radunando le catechiste sono stati ricordati alcuni principi per trasmettere la fede, l’annuncio del Vangelo, alcune note pedagogiche, l’urgenza di essere educatrici “testimoni credibili dei veri valori cristiani” (soprattutto pensando che in pochissime famiglie si vivono questi fondamenti) e l’importanza di educare questa nuova generazione alle relazioni umane. È estremamente urgente dare l’esempio e insegnare la mitezza, l’umiltá, la compassione, la sollecitudine verso gli altri, la sensibilitá nel conoscere i bisogni e i desideri dei fratelli e delle sorelle. È stato ricordato anche che non si puó essere catechiste una sola ora alla settimana: lo si é in tutti i momenti della giornata con il proprio stile di vita che testimonia l’amore, il servizio, la solidarietá. Suor Michelina VERSO LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÚ Con immensa felicitá desidero, attraverso queste semplici parole, comunicarvi qualcosa sul “Bote Fé, Uai!” (“Mettici Fede, dai!”), evento realizzato in Uberlândia nei giorni 08 e 09 di marzo, nell’arena del Sabiazinho, come forma di preparazione per la Giornata Mondiale della Gioventú, che si realizzerá a Rio de Janeiro dal giorno 23 al 28 di luglio. Per chi ancora non lo sa, dal 2011, cattolici delle 216 diocesi brasiliane si stanno preparando per la GMG. In Uberlândia l’evento é stato celebrato dal Vescovo Mons. Paulo Francisco Machado, con la presenza, inedita in Uberlândia, delle croce benedetta da Papa Giovanni Paolo II nel 1984 durante l’incontro internazionale della Gioventú in Vaticano. E siccome non poteva essere diverso, noi del gruppo di giovani “Vivere e Espressare” della Parrocchia Sant’Anna di Indianópolis non potevamo rimanere fuori di un evento cosí importante per il cattolicesimo. I giovani hanno potuto celebrare la presenza della croce in Uberlândia e, anche, partecipare di momenti culturali, sociali e riflessioni, durante i due giorni del “Bote Fé, Uai!”. Sono stati due giorni di lode e adorazione alle Icone della GMG, come ho giá scritto su Facebook: “Sappiamo che Dio sempre sta al nostro fianco e non ci abbandona mai; nel “Bote Fé, Uai” io ho sentito la sua presenza, l’ho sentito al mio fianco, Egli mi ha toccato!”. A dire il vero bisogna toccare la Croce per lasciarsi toccare da lei! Nel mondo in cui viviamo oggi, pieno di violenza, di dolore, di amarezza, ció che mi ha emozionato di piú é stato vedere circa 15 mila giovani uniti solo dallo stesso proposito, membri dello stesso corpo, il Corpo di Cristo! Ció che mi ha emozionato di piú é stato vedere i giovani di Indianópolis fervorosi, partecipativi, uniti! Per me il “Bote Fé” serve perché i giovani inizino a vivere un po’ la Giornata Mondiale, soprattutto per quelli che non potranno andare alla GMG stessa per motivi finanziari o di trasporto. Per questo, ogni giovane che ha partecipato porterá nel cuore un momento 13
molto significativo! Un momento in cui si é sentito toccato dallo Spirito Santo! Abbiamo pregato, ballato, scherzato, qualcuno ha dormito altri no. E ció che é piú importante é che abbiamo vissuto questo, abbiamo vissuto l’amore di Cristo! Un grande abbraccio a tutti in Cristo, e non vi scoraggiate, perché Gesú ci dice: “Bote Fé, Uai!” – “Mettici Fede, dai!” André Souza – gruppo giovani “Vivere e Espressare” COMUNITÁ ss. TRINDADE – TABATINGA VISITANDO LE COMUNITÁ RIBEIRINAS DELLA NOSTRA PARROCCHIA Con Padre Isaias e a leiga missionaria Izalene formo l’equipe missionaria che quest’anno visiterà tutte le comunità ubicate sulla riva del filme e che da anni non ricevono assistenza religiosa cattolica. Dall’undici al diciassete di marzo e durante tutta la Settimana Santa (Pasqua compresa) abbiamo vissuto momenti indimenticabili. L”obiettivo di queste visite è conscere, apoggiare e rinvigorire i cordinatori e la comunità eclesiale, e riassumere l’attendimento pastorale alla popolazione ribeirinha. Riporto qui alcune annotazioni del diario di bordo. Il rio delle Amazzoni é regale, immenso, corrente,vivo, e i nostri occhi sono pieni di tanta bellezza, il cuore ci invita alla preghiera e alla contemplazione, le labbra sussurrano mantra, salmi, canti spirituali, la Parola ci accompagna. Il Vangelo dei due discepoli di Emmaus ci contestualizza perché in questi giorni staremo sempre in movimento, sia pure per via acquatica, visitando molte comunitá tra cui una che si chiama 14
Emaú. Ci sentiamo come loro che, subito dopo aver risconosciuto Gesù risorto, corrono per dire agli altri discepoli tutto quanto hanno visto, sentito, esperimentato. Come loro ci sentiamo inviati alla popolazione ribeirinha per parlar di Gesù.. Nella comunitá Terezina IV, incontriamo bambini e adulti in circolo, pelando la manioca per poi grattuggiarla e trasformarla in farina. La piena del fiume avanza rapidamente e in poco tempo sommergerá l’intera piantagione: per questo motivo tutta la comunitá si unisce per salvare il raccolto. Lindoia ci viene subito incontro con disponibilitá, la famiglia intera ci accoglie molto bene, la tavola imbandita con molto pesce (grigliato, in brodo, fritto), banana verde, riso, farina... La prima chiacchierata in cucina già denuncia le grandi difficoltà provocate per la piena del fiume e la mancanza di assistenza medica, ponendo in serio rischio la salute. La sussistenza familiare viene direttamente dal fiume, nelle cui acque i pescatori passano la maggior parte del loro tempo. Qui, come nelle altre comunitá, non esiste piú la cappella perché il fiume le ha “inghiottite” tutte. Pur con tutte queste difficoltá decidiamo celebrare l’eucaristia in una casa, piccola chiesa domestica. Celebriamo la semplicità e la lentezza che perpassa la vita di queste comunitá.: I vicini, avvisati, cominciano ad arrivare e la piccola sala è subito piena di gente.Tutti assetati della Parola del Signore, ascoltano avidi il sacerdote che parla loro del regno incarnato e fa’ vibrare il loro cuore. Una celebrazione eucaristica attesa per molto tempo e, per questo, gustata e condivisa con molta profonditá. Sapotal é la comunitá piú grande, che concentra tutti i livelli scolastici, dalla scuola dell’infanzia alle superiori – queste solo per tele conferenza. Ha una bella scuola con professori locali e di Tabatinga, che svolgono molto bene la loro funzione di appoggio pedagogico in altre tre comunitá. Anche qui la stessa tristezza e preoccupazione: non c’è la chiesa, manca organizzazione, ma quello che ci colpisce di più é sapere che sono giá passati piú di cinque anni dall’ultima volta che hanno ricevuto la visita di un sacerdote. Per questo motivo il maggior interesse é poter battezzare i bambini e il giovane papá Miki ci aiuta organizzando l’incontro con i genitori e i padrini di 26 bambini. E così il pomeriggio seguente realizziamo il battesimo con l’acqua del rio dele Amazzoni, che le due signore piú anziane della comunitá sono andate a prendere con molta solennitá. Grande festa! Il nostro arrivo a Vista Alegre é molto semplice; subito siamo circondati da tantissimi bambini e da persone semplici ma accoglienti. Il cacique ci riceve con molto affetto e subito ci apre il cuore dicendoci quanto tutti si sentano isolati e abbandonati da tutti, chiesa compressa. Confessa che si incontrano per pregare e riflettere, ma con molta difficoltà. Tra le righe si legge il desiderio di uno spazio dove possano riunirsi per lodare e benedire il Signore dela vita. La celebrazione di sabato inizia nella casa della farina, passa per il campo di calcio, arriva alla scuola dove incontriamo una montagna di spazzatura. Approfittiamo per riflettere sull’importanza della natura e come l’ambizione dell’essere umanao la stia minacciando. Concludiamo nella casa del cacique con una grande festa con i bambini. A cammino per Emaú, il fiume é splendido, bellissimo, le sue acque bagnando tutta la foresta, fertilizzando il terreno. Un lungo viaggio per arrivare al nostro destino, e incontriamo la comunità allagata; la maggior parte delle persone sta smontando la propria palafitta per ricostruirla in una zona piú sicura. Emaú é un villaggio totalmente indigena, con circa 13 famiglie; quase tutti parlano solo ticuna. Vogliono essere cattolici, lo hanno deciso dopo aver fatto un’esperienza forzata con una setta evangelica. La domenica, prima di partire, facciamo un momento di preghiera molto significativo, con letture e canti in língua ticuna, traduzione simultanea della riflessione; è multo emozionante vedere quanta ricchezza in ciascuna cultura e come tutto è un’offerta a Dio. E ancora uma volta la festa continua: è il momento di giocare con i bambini, chiacchierare con le donne, cantare, pranzare. Oggi, abbiamo celebrato la Pasqua! Irmã Rosilda 15
COMUNITÁ LUIZ FERREIRA – INDIGENI KOKAMA: UNA NUOVA SFIDA PER LA NOSTRA PICCOLA COMUNITÁ! Fedeli alla nostra scelta di essere presenza dell’amore misericordioso e della gioia del Signore nei quartieri piú poveri di Tabatinga, quest’anno, accogliendo l’invito di formare una equipe missionaria che cominci un processo di evangelizzazione in una delle aree piú povere e abbandonate della cittá, la nostra comunità ha inviato ir. Rosilda e ir. Sirlene per fare parte di questa equipe. Vila Paraiso e Vila Verde non hanno ancora sette anni di vita ma già accumulano tutti i problemi di una periferia abbandonata:.. Durante le visite settimanali che abbiamo cominciato a fare abbiamo scoperto un gruppo indigena di etnia kokama che sta tentando riscattare la propria cultura vivendo in un’area che il municipio gli ha destinato. Il progetto prevede l’insediamento di trenta famiglie che vivano di agricoltura familiare e allevamento di pesce, approfittando il piccolo igarapê (torrente) che attraversa la riserva. Invitate dal cordinatore, abbiamo cominciato a partecipare alla loro riunione settimanale (domenica, dalle 12:00 alle 14:00!), potendo cosí conoscere un poco le problematiche piú urgenti e creare legami di amicizia e solidarietá. Da qui a chiedere una presenza religiosa, il passo é stato breve. La sete di Dio é grande, il desiderio di ascoltare la sua Parola e partecipare all’Eucaristia non si é spenta, e cosí la nostra piccola equipe missionaria, rispondendo ad una loro richiesta, ha cominciato a celebrare il giorno del Signore con loro due volte al mese. Bellissima la celebrazione della Domenica delle Palme! Nella piccola casa (solo il tetto di zinco e una piccola parete a un lato) tutto é stato preparato con la maggior cura e ci ha commosso vedere quanto fosse intenso il desiderio di poter celebrare insieme. Tutti cantando – anche gli evangelici che hanno voluto partecipare con noi – andando in processione fino alla maloca che stanno costruindo (luogo centrale dell’aldeia dove avvengono tutte le riunioni) dove i rami sono stati benedetti con abbondanza di acqua, e la benedizione si é estesa alla maloca. Commozione Allegria Riconoscenza Speranza Impegno Un giorno mol to speciale che ha marcato pro fondamente la nostra equipe missionaria e che abbiamo condiviso con le altre sorelle della nostra comunitá. E, come era prevedibile, la giornata si é conclusa con una festa, approfittando per festeggiare il compleanno del cordinatore, cantare e magiare una bella fetta di torta! Come é bello poter essere felice con piccole cose e semplici gesti! Irmã Sirlene 16
PROGETTO COMARA: VENTO IN POPPA! Inaugurato lo scorso anno, lo spazio fisico del “Progetto Comara”, ubicato dietro la cappella di San Sebastiano, é teatro di molte attivitá ricreative e educative. Tutte le feste, incontri di catechesi, celebrazioni che coinvolgono la comunitá della Comara, sono realizzate nella nostra sala multiuso che sempre più mostra il suo spirito orsolino! Quest’anno al mattino, da lunedi a venerdi, 26 bambini e bambine tra i cinque e dieci anni frequentano il dopo-scuola (qui sarebbe meglio chiamarlo pre-scuola, giá che vanno a scuola al pomeriggio!). Tutti appartengono a famiglie molto povere o con struttura familiare molto precaria. Cinque insegnanti (ir. Rosilda, ir. Sirlene, io, Patricia e Patty) che molte volte non sono sufficienti perché ciascun bambino ha bisogno di essere accompagnato personalmente, sia per le lacune scolastiche che per il comportamento “agitato”. Abbiamo separato i gruppi per etá e offriamo un “rinforzo” (reforço) scolastico a partire dalle difficoltá di ciascuno. Tutto comincia con un’accoglienza affettuosa, una preghiera fervorosa, alcune dinamiche che aiutino a aumentare la concentrazione e, allo stesso tempo, trasformino queste ore in un momento atteso e amato. E come le prime comunitá cristiane quando arriva il momento della merenda... “dividiamo i beni con gioia e semplicitá del cuore” già che tutto é messo in comune cosí che nessuno rinamga a bocca asciutta. Partendo da questa situazione e altri comportamenti adottati, approfondiamo i valori come fondamento di un’educazione trasformatrice che aiuta i bambini a costruire la propria autonomia, aumentando la fiducia nelle proprie capacitá. È un servizio gratificante dove non solo i bambini crescono, ma anche noi educatrtici che facciamo l’esperienza della ricchezza culturale, della condivisione dei valori, e tutto questo fa più sensibili alle necessità dell’altro che merita tutto il nostro affetto e la nostra attenzione. Ogni giorno, tornando a casa, ci sentiamo rinnovate per i tanti sorrisi con cui siamo ripagate dai nostri bambini. Novizia Elize Avete suggerimenti per il nostro Aquilão? Colina Azul: emelzideril@gmail.com Se desiderate scriverci, avere notizie, ricevere l’Aquilão per Monte Cristo: giovannaradice.osc@gmail.com posta elettronica, inviarci suggerimenti e commenti potete Indianópolis: fernanda.sabina@yahoo.com.br utilizzare uno di questi indirizzi. Tabatinga: patrizialicandro@yahoo.com.br 17
STORIE DI “ORDINARIA FOLLIA” E. J. M. D., colombiano, 21 anni, arriva in Brasile nel mese di luglio dello scorso anno e sollecita Rifugio perché sta fuggendo dalla guerriglia (FARC) che a tutti i costi vuole arruolarlo. Come tutti i rifugiati non incontra subito un lavoro stabile, e quindi si dedica ad attivitá informali di vendita lungo il fiume. Una storia come tante altre se non fosse per la violenza con cui é tessuta la trama. In quanto responsabile dalla Pastorale di Mobilitá Umana della Diocesi e delegata di ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), sono diariamente in contatto con storie di vita “al limite”, ma questa é stata la prima volta in cui ho dovuto confrontarmi con le conseguenze di una tortura. Si, perché il giovane E. é stato arbitrariamente arrestato e torturato dentro la cella dove era stato rinchiuso. Tutto é avvenuto in una piccola cittá sulle rive del Rio Solimões, e il fatto é stato denunciato da alcune persone che ne sono venute a conoscenza e che sono riuscite a sfondare un muro di bugie e di omertá. Tratandosi di un rifugiato sono stata immediatamente contattata dalla rappresentante ACNUR di Manaus e ho ricevuto il giovane e i due cognati che sono venuti dal centro della Colombia per soccorrere il fratello delle loro spose. Quando ho visto E. ho immediatamente capito che il caso era bem piú grave di quanto si pensava: le piante dei piedi con bruciature di oltre cinque centimetri di diametro, contusioni nelle due cosce, varie escoriazioni per il corpo, un taglio nella fronte, un dito fratturato, contusioni nel torace... lo sguardo allucinato di chi vive un surto psicotico che si pensa sia la consequenza di un possibile stupro sofferto dietro le sbarre. La giustizia sta investigando... Perché E. é stato arrestato e incarcerato? Riporto alcune righe “Alle 8:30 del 11 marzo 2013 si presenta in questa delegazia un cittadino colombiano, senza documenti, che dice essere stato gettato in acqua dall’imbarcazione Alves Filho, nel porto di questa cittá. Per questo motivo ho deciso di metterlo in carcere fino al ritorno dell’imbarcazione.” L’ordinaria follia del sistema che si approfitta dei piú deboli e indifesi: gli rubano tutto, lo gettano nel fiume, gli negano una denuncia formale, lo trasformano in criminale e lo torturano per passatempo... E la storia non finisce qui: L’ospedale di Tabatinga gli nega assistenza perché non c’é lo psichiatra, l’ospedale della vicina Leticia (Colombia) lo ricovera “provvisoriamente” nel pronto soccorso, offrendogli una barella e esigendo la presenza 24 ore dei due cognati, le compagnie aeree si rifiutano di trasportarlo perché é molto agitato, il sistema di salute colombiano non paga un aereo-ambulanza, i due cognati sono al verde, il consolato dichiara che non puó fare niente... e come sempre é la nostra Pastorale, con le sue povere forze, che non abbandona e soccorre nelle necessitá piú urgenti. Wendy, Igenes, Joseph, Evens, Lovensky, Fabielta, Regis, piccoli haitiani tra i 10 e 15 anni, arrivati a Tabatinga senza un familiare che li accompagnasse e abbandonati in un piccolo hotel. Il primo arriva il 21 di gennaio, il piccolo Igens mi raggiunge e mi dice disperato: “Mi hanno abbandonato qui. Sono solo!”; e subito comincia la trafila burocratica per decidere chi é responsabile... Aspettando che il Consiglio Tutelare, i Promotori della cittã, i Procuratori Federali, il Giudice e la Polizia Federale prendano una decisione, i nostri giovani amici rimangono inizialmente in balia di loro stessi e poi, su richiesta delle autoritá, sono accolti nella casa del Vescovo per tre giorni... che diventano tre settimane. E ancora una volta la Pastorale di Mobilitá Umana deve incontrare una soluzione a questo problema. Quando finalmente riusciamo a metterci in contatto con le famiglie e convincere uno dei genitori a venire a 18
Puoi anche leggere