RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 5 marzo 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 5 marzo 2020
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Salgono a 18 i test positivi in regione. Tre i pazienti ricoverati in ospedale (Piccolo)
L'assessore Rosolen attacca: «Grave ritardo del ministero» (M. Veneto)
Senza legge-Bini ora il problema è riuscire ad aiutare imprese e turismo (M. Veneto)
Rischio fallimento per un'impresa su 10. Da Pozzo: «La politica intervenga subito» (M. Veneto)
Una strategia per le imprese ferite da una crisi spaventosa (M. Veneto)
La grande fuga dei turisti: «A Grado scese del 95% le prenotazioni pasquali» (Piccolo)
Test negativi, paura svanita nel Municipio di Gorizia (Piccolo)
«Fornire gli operatori degli opportuni dispositivi di protezione individuale» (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Chiusa la partita sui terreni della Ferriera. L'area a caldo va a Plt-Icop per 20 milioni (Piccolo Trieste)
Aurisina e Monfalcone alleati contro A2A bis (Piccolo Trieste)
Il Comune "boccia" la centrale a gas e chiede al ministero di sospendere l'iter (Piccolo Gorizia-Monf)
La Friultrasporti industriali è fallita programmava l'ingresso in Borsa (M. Veneto Udine)
Slitta di un mese l'avvio del Casa per casa (M. Veneto Udine)
Emergenza sanitaria in affanno: 6.500 firme per la centrale 118 (M. Veneto Udine)
Industrial park cresce con nuovi insediamenti. Previste 66 assunzioni (M. Veneto Udine)
Raccolte oltre tremila firme contro i tagli all'ospedale (M. Veneto Udine)
Via libera al progetto della scuola-jolly nel parco del Grigoletti (M. Veneto Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Salgono a 18 i test positivi in regione. Tre i pazienti ricoverati in ospedale (Piccolo)
Marco Ballico - Nuovi casi a Trieste e a Gorizia. La quinta giornata con il coronavirus in Friuli Venezia Giulia
ha fatto segnare altri tre tamponi positivi. I numeri restano piccoli, ma l'aggiornamento di ieri porta la conta
delle infezioni in regione a quota 18. La novità sono i ricoveri dei contagiati: dopo il sacerdote del seminario
di Castellerio, infetto dopo un convegno a Milano, sono in ospedale anche il consigliere regionale Igor
Gabrovec e un secondo triestino, un tecnico informatico: entrambi in buone condizioni in osservazione al
Maggiore. Ma la giornata è stata segnata anche da un altro episodio di rilievo: a Udine un treno regionale
diretto a Trieste è stato bloccato dopo il malore accusato da una donna lombarda, immediatamente
scambiato per un possibile sintomo di contagio da coronavirus.La ricostruzione dei casi positivi è affidata
alle informazioni che arrivano dalla Regione. L'assessore Riccardo Riccardi, ieri mattina, aggiornava sulle
misure prese in Consiglio regionale a seguito della presenza in aula, martedì, di Gabrovec, ma già all'ora di
pranzo il bollettino segnava 17 casi (e 372 tamponi effettuati, in serata ci si è avvicinati ai 400). Al
consigliere della minoranza slovena, che era stato il quindicesimo positivo in Fvg da sabato scorso, si
aggiungevano altri due pazienti dell'area triestina. Appunto un tecnico informatico di 48 anni che lavora nel
privato e una donna, che a quanto risulta non sarebbe una residente, in isolamento domiciliare. Nel
pomeriggio è arrivata poi la notizia del caso numero 18: un'altra donna, di Ronchi dei Legionari, pure in
isolamento domiciliare in condizioni non gravi. Si tratta di un contagio che deriva dal primo Covid-19
regionale, quello che ha riguardato un impiegato Hera, con trasmissione ad altre tre persone. Se i casi a
Trieste sono sei e in provincia di Udine sette, sono cinque quelli in provincia di Gorizia. In quarantena nella
sua abitazione c'è anche un quarantenne del capoluogo isontino, dipendente del Cafc, società del servizio
idrico integrato con sede a Udine, presente a un corso di aggiornamento nell'Università di Udine negli stessi
corridoi del congresso di agronomi del 20 e 21 febbraio che ha fatto rimbalzare il virus fino alla Repubblica
Ceca. Il focolaio accademico friulano (che va ad aggiungersi appunto a quello "lombardo", a cui è
riconducibile pure il contagio del sacerdote, a quello isontino dei dipendenti Hera e a quello trevigiano che
ha interessato il consigliere regionale Gabrovec) ha tra l'altro ogni giorno che passa una sua storia. Non ci
sono più solo il docente ceco, qualche altro professore siciliano e sardo, la moglie dell'assessore di
Remanzacco a essere stati contagiati dal coronavirus, ma pure in Piemonte, da cui tutto sarebbe partito, si
segnalano altri sviluppi. Con riscontro positivo al test non c'è solo il professore (del Politecnico di Torino)
che avrebbe trasportato il coronavirus in Fvg, ma pure un suo dottorando. Tornando alla quadro regionale,
va detto che nel reparto di malattie infettive del Santa Maria della Misericordia di Udine, dove si trova in
isolamento il sacerdote, è in osservazione da ieri anche una cinquantenne della provincia di Lodi, zona tra le
più esposte all'infezione. La donna, in viaggio sul treno regionale Venezia-Trieste di passaggio a Udine alle
13.51, è stata fatta scendere nel capoluogo friulano e trasportata con un'ambulanza in ospedale dopo che
la figlia aveva allertato l'azienda sanitaria locale su un malessere che poteva far sospettare il contagio. I
passeggeri, un'ottantina, sono stati fatti scendere a loro volta e il treno è stato soppresso. Le dieci persone
che si trovavano nella stessa carrozza, fa sapere la Polfer, intervenuta assieme ai carabinieri del Nas sul
posto, sono state identificate nell'eventualità che, in caso di positività della donna, diventasse necessario il
tampone pure per loro. La questione continua ad avere naturalmente pesanti riflessi negativi sull'economia
regionale. Di fronte alle sollecitazioni delle categorie, la giunta Fedriga ha assunto ieri un'altra iniziativa: la
richiesta al ministero del Lavoro di estendere anche al Fvg le misure di sostegno al reddito previste nelle
cosiddette zone rosse. Nella lettera firmata dall'assessore regionale Alessia Rosolen, si considera
«opportuno, se non doveroso» che la nostra regione rientri nell'area interessata dai provvedimenti del
decreto legge 9/2020, «alla luce degli sviluppi di queste ore e applicando i criteri del buon senso». La
Regione suggerisce quindi di modificare la dizione del decreto legge facendo riferimento alle "aree
interessate da ordinanze del ministro della salute d'intesa con i presidenti delle singole regioni". Alla
possibile estensione andrebbe ricollegato il tema delle risorse disponibili, che sono state quantificate
rispetto alle zone interessate e, in caso di estensione delle misure, andrebbero sensibilmente
implementate. Ad appoggiare l'istanza è il sindaco di Monfalcone Anna Cisint, molto critica con il
comportamento di Gabrovec: «Il ritardo nell'adozione del ddl SviluppoImpresa, dovuto al comportamento
imprudente e sconsiderato del consigliere, risulta molto grave».

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L'assessore Rosolen attacca: «Grave ritardo del ministero» (M. Veneto)
Chiara Benotti - Scuole regionali chiuse per 142 mila studenti fino al 15 marzo: la terza settimana fuori aula
è stata decisa dal Governo. «È una situazione che nessuno poteva prevedere - ha valutato l'assessore
regionale all'istruzione Alessia Rosolen, nella foto con il governatore Fedriga - e siamo consapevoli dei
disagi che comporterà l'ulteriore sospensione dell'attività didattica nelle scuole regionali. Questo garantirà
il contenimento del contagio dell'influenza cinese covi-D 19, ma il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina
arriva con grave ritardo. Deve tenere presente che ci sono regioni come il Friuli-Venezia Giulia che
affronteranno la terza settimana di chiusura delle aule».Due sono i fattori da tenere sotto controllo
nell'emergenza istruzione. «Mi auguro che il ministero dell'Istruzione supporti e investa risorse nella
didattica a distanza che gli insegnanti attivano - ha indicato Rosolen -. La formazione a distanza è uno
strumento importante per gli studenti e l'altro tema alla verifica è quello sul minimo di 200 giorni di lezioni
obbligatori. La chiusura delle aule per circa 13 giorni nelle scuole friulane comporterà un mancato rispetto
del limite, diversa è la realtà di altre regioni dove le attività didattiche saranno sospese in questi giorni.
Quindi vanno tenuti presenti questi fattori da parte del dicastero romano».L'attività amministrativa a
scuola è stata confermata del Governo. «In tutti gli uffici pubblici il personale è al lavoro - ha confermato
l'assessore all'istruzione -. Anche nelle scuole sono aperti gli sportelli amministrativi: è stata questa
l'interpretazione del precedente decreto regionale Fvg sulla sospensione precauzionale di attività didattiche
in due settimane. Abbiamo seguito una proceduta assolutamente concordata con il governo con l'obiettivo
della sicurezza sanitaria».Il consigliere regionale Alessandro Basso ha confermato la linea comune.
«Nessuna misura restrittiva è stata disposta relativamente al lavoro negli uffici dell'amministrazione
pubblica e quindi nelle scuole - ha sottolineato il consigliere regionale Alessandro Basso esponente dei
Fratelli d'Italia -. Fermo restando il divieto di consentire la concentrazione di persone in luoghi chiusi o
aperti e compreso l'eventuale ricevimento del pubblico. È importante che la gestione del personale sia
omogenea in tutti gli istituti». La complessità della situazione nei primi dieci giorni di sospensione delle
attività didattiche nelle scuole regionali è stata aggravata dall'incertezza.«Sono mancate le disposizioni del
ministero dell'Istruzione: per esempio in merito ai viaggi di istruzione cancellati - Basso è un dirigente
scolastico eletto in Regione -. Tante scuole hanno disdetto le gite ma i dirigenti, che sono sottoscrittori dei
contratti di appalto con le agenzie di viaggio, chiedono un intervento chiaro e preciso del Miur. Questo per
scongiurare che gli istituti finiscano nel marasma di interpretazioni diverse e nella stretta dei contenziosi».
Sulle piattaforme web di alcuni istituti scolastiche si legge chiaro l'avviso alle famiglie "bloccate i pagamenti
delle caparre per viaggi di istruzione».Il blocco per causa di forza maggiore del turismo scolastico è un
salasso che si calcola in milioni di euro: 50mila euro in media per ogni istituto superiore. Le agenzie
dovrebbero restituire le caparre ai sensi dell'articolo 1463 del Codice civile, ma il dubbio è sul totale di
rientro per gli studenti.

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Senza legge-Bini ora il problema è riuscire ad aiutare imprese e turismo (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - Il blocco ai lavori del Consiglio regionale complica e non poco - anzi, di fatto al momento
congela - il sostegno regionale alle imprese del settore. Il problema, complicatissimo da un punto di vista
legale e amministrativo, è infatti legato al fatto che i 25 milioni di stanziamenti destinati alle aziende del
Friuli Venezia Giulia sono contenuti - assieme allo spostamento del pagamento della prima rata Irap da fine
giugno al 30 settembre - all'interno di un maxi-emendamento alla legge SviluppoImpresa che aveva
cominciato, martedì, il suo iter legislativo in Aula.Il presidente del parlamentino regionale Piero Mauro
Zanin, però, è stato costretto - dopo la positività al virus riscontrata da parte del consigliere Igor Gabrovec -
a fermare l'attività del Consiglio. Sicuramente per questa settimana, con l'obiettivo di consentire la
sanificazione dei locali, ma al momento non è ancora dato sapere quando Zanin potrà riconvocare
l'assemblea. E senza il via libera dei consiglieri alle legge di Sergio Bini sono, di fatto, bloccati anche gli aiuti
alle imprese della Regione. A differenza di quanto accade al Governo, infatti, Massimiliano Fedriga non ha
la possibilità di emettere un provvedimento sul modello di un decreto-legge perché quest'ultimo -
particolare che non vale per le le delibere regionali -, viene controfirmato dal presidente della
Repubblica.«Stiamo cercando di capire come muoverci - conferma il governatore -, ma la situazione non è
certamente delle più semplici. Abbiamo la necessità di iniettare liquidità nel sistema, anche se, dall'altra
parte, dobbiamo ovviamente rispettare la legge. Le soluzioni possono essere due: un'autorizzazione
governativa a bypassare i regolamenti data la situazione eccezionale, e di emergenza, che stiamo
affrontando, oppure una convocazione straordinaria del Consiglio. Penso a una seduta di pochi minuti: il
tempo necessario ad approvare, all'unanimità, il pacchetto a sostegno delle aziende e nient'altro».Il maxi-
emendamento già predisposto alla legge SviluppoImpresa prevede, come accennato, una serie di interventi
per complessivi 25 milioni di euro - di cui 4 di fondi nuovi - da mettere a disposizione delle aziende friulane.
Il pacchetto comprende l'utilizzo del Fondo anti-crisi per le imprese artigiane da 2 milioni 300 mila euro e
quello destinato alle aziende commerciali, turistiche e di servizio da 14 milioni 200 mila euro.
Contemporaneamente, quindi, verranno iniettati nel comparto 3 milioni 600 mila euro di fondi non ancora
utilizzati per le imprese coinvolte nelle crisi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza e si prevede un nuovo
stanziamento da 3 milioni 800 mila euro ai Confidi per la concessione di garanzie e un secondo da 200 mila
euro per l'erogazione di contribuzioni integrative. Il tutto assieme alla decisione della sospensione per un
anno del pagamento delle rate dei finanziamenti gestiti dal Frie, la non applicazione del regime de minimis
per i contributi concessi alle aziende e il blocco del pagamento della rata Irap.

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Rischio fallimento per unm'impresa su 10. Da Pozzo: «La politica intervenga subito» (M. Veneto)
Elena Del Giudice - È forse l'aspetto meno attentamente valutato degli effetti del coronavirus, effetti che si
riverberano non solo, e più o meno pesantemente, sulla salute, ma anche sull'economia. Uno studio della
Cerved Rating Agency ha provato a misurare questi effetti e ne esce uno scenario che li declina da
preoccupanti ad allarmanti a seconda della durata di questa crisi. Se l'emergenza coronavirus non si
fermasse entro l'anno, un'azienda italiana su 10, e parimenti una friulgiuliana su 10, sarebbe a rischio
default. Nessun settore ne uscirebbe indenne, ma le conseguenze più pesanti si concentrerebbero su
manifatturiero tessile, trasporti e turismo. Lo studio "Impact of the Coronavirus on the Italian non-financial
corporates" di Cerved rileva come alcune conseguenze del contagio sono già evidenti: rallentamenti nella
produzione, chiusure temporanee forzate, calo dei margini. E tutto questo in un'economia, quella regionale
e nazionale, che ha esordito nel 2020 con il freno a mano tirato e lo spettro recessione. Cerved ha
ipotizzato per i prossimi mesi due scenari: «nel caso più favorevole, si prevede che la crisi sanitaria possa
perdurare fino a metà anno, con un'eco non trascurabile sulla solidità finanziaria delle nostre aziende, già
investite dalla crisi; nel caso più sfavorevole, invece, si delinea l'ipotesi non poi così remota del dilagarsi
della pandemia, con effetti globali duraturi e deleteri fino alla fine dell'anno». Questi scenari applicati ad un
campione di imprese, danno i risultati che riportiamo nel grafico.Abbiamo chiesto al presidente della Cciaa
Pordenone-Udine, Giovanni Da Pozzo, se ritenga questo scenario sovrapponibile alla realtà del Fvg. «Credo
di sì - risponde -. L'analisi, al di là dei numeri, evidenzia come se non si interverrà in modo significativo i
rischi siano notevoli. Ma a me pare che la politica non abbia invece percepito la gravità della situazione,
non tanto dal punto di vista sanitario quanto da quello economico».Parliamo del progressivo
rallentamento?«Certo. Sto rientrando da Milano viaggiando su un treno semivuoto, dopo aver fatto un
tragitto in metropolitana, anch'essa semivuota, e di città deserte o al rallentatore ne sappiamo qualcosa
anche noi in Fvg. Poi ci sono le aziende che sostengono gli stessi costi, che devono rispettare gli impegni
con i fornitori, che devono pagare i dipendenti ma gli incassi si sono dimezzati. In assenza di ammortizzatori
sociali, come ad esempio la cassa in deroga, i costi poi ricadono sulle aziende».Per cui?«O tutti rapidamente
diventano consapevoli della situazione e agiscono di conseguenza, o lo scenario del default per tante
imprese del Fvg rischia di diventare una realtà».Ci sono valutazioni difformi tra chi sostiene che sarebbe
meglio fermare tutto per un paio di mesi e risolvere l'emergenza, e chi invece sostiene che l'economia deve
ripartire. Secondo lei?«Io guarderei a come si sta gestendo l'emergenza in altri Paesi anche dal punto di
vista non sanitario, e terrei conto del fatto che se le aziende chiudono e si azzerano posti di lavoro, non
verranno ricreati».Le richieste?«Due fondamentali: immettere una quantità di credito che faccia sì che le
imprese riescano a restare sul mercato pur avendo ridotto i ricavi, e la cassa in deroga per tutelare i
lavoratori. Poi parleremo anche di internazionalizzazione, di trasporti, di comunicazione, ecc.».--

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Una strategia per le imprese ferite da una crisi spaventosa (M. Veneto)
ANNA MARESCHI DANIELI - L'Italia e il Friuli non sono chiusi per virus. Le nostre imprese e i nostri lavoratori
stanno reagendo alle difficoltà continuando a lavorare, ma non siamo capaci di comunicare nel modo
giusto.Noi italiani, un po' per cultura e un po' per individualismo, tendiamo a sapere tutto noi, come il caso
del giornalista rientrato dalla Cina che è passato per il Laos per eludere i controlli, oppure come il ragazzo
scappato da Codogno per tornare in Irpinia. Simili comportamenti ci mettono in difficoltà. Al momento, il
vero problema non è il virus di per sé, sappiamo che per la salute i pericoli sono sotto soglia di
preoccupazione. Tuttavia, per il fatto che i contagi sono facili e numerosissimi, il virus va fermato e l'unico
modo per farlo è tenere le persone a distanza di sicurezza le une dalle altre: questo per l'economia è
drammatico, vedasi turismo, attività commerciali, settore food & beverage, ma non solo.Se non stiamo a
distanza di sicurezza che succede? Mandiamo in tilt il sistema sanitario e se ciò accade diventerà un
problema enorme anche una semplice appendicite o un parto cesareo. È vero che i pazienti non presentano
complicazioni nel 90% dei casi con questo virus, ma il 90% della popolazione italiana sopra i 15 anni, perché
abbiamo visto che il virus in generale non contagia i bambini, ovvero di 38 milioni di persone, risulta essere
3 milioni e 800 mila persone. E sapete quanti posti di terapia intensiva ha l'Italia in tutto? Cinquemila.
Pensiamo di poterli raddoppiare? Bene, diecimila. Vuol dire che altre 3 milioni 790 mila persone contagiate
sarebbero impossibilitate a ricevere le cure necessarie, senza contare tutte le altre patologie per le quali le
persone oggi hanno bisogno della terapia intensiva.Non bisogna sottovalutare questa emergenza sanitaria
e non bisogna mettere in atto comportamenti che vanno contro le indicazioni del mondo scientifico. Ciò
non toglie che il cittadino italiano deve essere tutelato a 360°, non al 150% sulla sanità e al meno 100%
sull'economia. Abbiamo bisogno di manovre trasversali, che tengano conto di tutti gli effetti collaterali del
problema. Certo, non è facile gestire queste situazioni di complessità, ma ce lo attendiamo da chi ci
governa.Abbiamo visto che la gestione di più problematiche contemporaneamente non pare essere un
punto di forza dell'attuale Governo, quindi noi imprenditori, noi Confindustria, dobbiamo far sì che l'Italia
non si fermi, perché oltre ad avere un problema sanitario stiamo iniziando a vedere gli effetti di una crisi
economica ancora più marcata di quella dalla quale siamo partiti. Ci vuole senso di responsabilità e
comunicazione univoca e coerente. Vi pare normale che il presidente del Consiglio dica "scuole aperte" e
qualche ora dopo un governatore X dica "scuole chiuse"? Non entro nel merito di chi abbia ragione, ma
come si può sentire un cittadino che subisce questa mancanza di leadership...

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La grande fuga dei turisti: «A Grado scese del 95% le prenotazioni pasquali» (Piccolo)
Tiziana Carpinelli - L'effetto Covid-19 è drammatico: negli alberghi gradesi un crollo convulso del «95% sulle
prenotazioni pasquali». Sospese le gite scolastiche, sparito anche il week-end lungo nel Lunedì dell'Angelo.
È la grande fuga dei turisti. E per una striscia di terra che vive grazie al milione e mezzo di presenze nel
settore ricettivo l'anticamera di un'estate che potrebbe riservare brutte sorprese. Gli annali registrano fin
qui pochissimi precedenti. Per capirsi, a Milano, dove la contrazione degli arrivi è stata tra le più drastiche, il
settore denunciava a febbraio un calo del 90%. E non se la cava meglio, in regione, il comparto agrituristico,
con disdette dal 40 al 60% dei pernottamenti negli alloggi (dato Coldiretti Fvg). Questo rischia di essere
dunque un colpo durissimo per il comparto dell'Isola. Ma probabilmente non ferale se in corsa, come
proposto dall'amministrazione comunale, si ritarerà la promozione puntando di più sul target locale...

Test negativi, paura svanita nel Municipio di Gorizia (Piccolo)
Francesco Fain - Tamponi negativi. Allarme rientrato. Il Comune di Gorizia rassicura la cittadinanza dopo
che quattro suoi dipendenti (un'agente della Polizia locale e tre impiegati dell'ufficio tecnico) erano stati
posti in isolamento, prima autonomamente poi obbligatoriamente, per essere venuti in contatto con gli
impiegati amministrativi del gruppo Hera di via Gregorcic da cui era partito il primo focolaio in regione. E,
nel frattempo, deve gestire la vicenda del camion bloccato al Brennero. Andiamo con ordine.«Dalle
informazioni appena ricevute - annuncia il sindaco Rodolfo Ziberna - possiamo assicurare che tutti i
tamponi effettuati fino a questo momento a Gorizia sono risultati negativi, compresi quelli collegati ad
alcuni dipendenti comunali. Va anche precisato che il tampone, in assenza di sintomi assimilabili al Covid-
19, non è stato effettuato su tutti gli impiegati in isolamento. Quindi, la situazione appare stabile e non è il
caso di drammatizzare».Ma com'è stata, ieri, la giornata nel palazzo municipale? C'è stato il solito viavai di
cittadini negli uffici o agli sportelli o la vicenda dell'isolamento ha finito con il frenare l'accesso al palazzo?
Sin dalla prima mattina, si è visto il solito movimento. Evidentemente, i goriziani hanno capito che si
trattava di una quarantena precauzionale e non certamente di un contagio e hanno agito di conseguenza,
senza farsi prendere da un panico che sarebbe stato immotivato, senza alcun senso logico. Ci sono state, sì,
persone che hanno telefonato in Municipio per chiedere ragguagli e se gli uffici fossero sicuri e, ottenute
risposte tranquillizzanti, hanno raggiunto gli sportelli per questa o quella pratica. Come accade ogni
mattina. Senza flessioni negli accessi, senza preoccupazioni....

«Fornire gli operatori degli opportuni dispositivi di protezione individuale» (Piccolo)
«L'emergenza coronavirus ha evidenziato che la sanità pubblica riesce a mettere in opera in tempi brevi gli
strumenti idonei ad affrontare fenomeni epidemici di forte impatto, riuscendo a controllarli. Tale
abnegazione però non è sempre supportata dai cosiddetti Dpi, quei dispositivi di protezione individuale che
dovrebbero essere forniti al personale sanitario».A rimarcarlo Alessandro Crizman, segretario provinciale
Funzione pubblica-Cgil. «Da più parti, ci segnalano delle disfunzioni che riguardano in particolare i medici di
medicina generale e quelli addetti alle visite fiscali - denuncia -. Se vogliamo azzerare il rischio di contagiare
il personale sanitario e per suo tramite i pazienti, come purtroppo è accaduto in Lombardia, bisogna
eliminare ogni inconveniente di questo tipo. Lo diciamo non per sminuire l'azione svolta dal servizio
sanitario regionale anche nel nostro territorio, quanto per contribuire a tamponare le (poche) falle emerse
e di fronteggiare in modo ancora più efficiente questa emergenza, mettendo il personale sanitario nelle
condizioni di continuare a fare il proprio lavoro con l'impegno di sempre». Fra.Fa.

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CRONACHE LOCALI

Chiusa la partita sui terreni della Ferriera. L'area a caldo va a Plt-Icop per 20 milioni (Piccolo Trieste)
Diego D'Amelio - L'intesa sui terreni della Ferriera tra Acciaieria Arvedi e Piattaforma logistica Trieste è
raggiunta. L'operazione vale 20 milioni e permetterà alla società Plt di mettere piede nel comprensorio di
Servola, creando le condizioni per costruire il terminal ferroviario a servizio del futuro Molo VIII. Il gruppo
siderurgico manterrà invece la possibilità di continuare a movimentare le materie prime necessarie ad
alimentare il laminatoio. Il patto è a un soffio dalla firma, che sbloccherà a sua volta la stipula dell'Accordo
di programma e che cambierà le modalità inizialmente previste per la bonifica della zona. Da una parte il
gruppo Arvedi, che prima aveva aperto alla cessione dei terreni, poi aveva fatto marcia indietro dicendo di
voler gestire la logistica in proprio e infine era ritornato sui propri passi. Dall'altra la società composta dalla
ditta di spedizioni triestina Francesco Parisi e dall'impresa friulana di costruzioni Icop, che sta ultimando la
realizzazione della Piattaforma logistica e che ha già in tasca il via libera a progettare il primo lotto del Molo
VIII, cui da tempo guardano con interesse soggetti cinesi ed europei che potrebbero definire nei prossimi
mesi l'ingresso da protagonisti nella gestione del nuovo terminal. La banchina che verrà ha bisogno di avere
alle spalle spazi per lo stoccaggio e un grande snodo ferroviario, la cui costruzione sarà a questo punto
affidata a Plt, inserita non a caso proprio nei giorni scorsi tra i firmatari dell'Accordo di programma
riguardante la riconversione della Ferriera. Il meccanismo è complesso e ci si è arrivati dopo una lunga
opera di mediazione fra le parti, che il ministro Stefano Patuanelli e il presidente dell'Autorità portuale
Zeno D'Agostino hanno condotto sotto traccia dalla metà di gennaio. L'iter prevede anzitutto una
formalizzazione da definire entro il 10 marzo, dopo la lettera di intenti sottoscritta in questi giorni e
l'impegno reciproco a inserire nell'Adp le linee portanti del percorso. L'atto di compravendita vero e
proprio arriverà ad ogni modo nei mesi successivi. Ma come si giungerà all'ingresso di Plt nella partita? Lo
schema prevede uno scambio alla pari fra i terreni dell'area a caldo oggi di proprietà di Arvedi e quelli che
l'Autorità portuale ha dato a suo tempo in concessione al gruppo siderurgico per impiantarvi l'area a freddo
dietro il pagamento di un canone da un milione all'anno. In questo modo il gruppo di Cremona diventerà
proprietario dei terreni dove continuerà a operare il laminatoio e smetterà di pagare la concessione.
L'operazione avverrà con il beneplacito dell'Agenzia del demanio, che provvederà a sdemanializzare la zona
dell'area a freddo e a demanializzare quella dell'area a caldo, che l'Autorità portuale darà poi in
concessione con gara a evidenza pubblica, cui parteciperà una newco costituita da Arvedi. Se questa otterrà
il via libera come scontato, potrà avvenire il passaggio dei 20 milioni, con cui Plt pagherà di fatto Arvedi,
acquisendo la newco e con essa la concessione dei terreni e del fronte mare, su cui verrà permesso al
gruppo siderurgico di mantenere una gestione diretta o indiretta dei servizi logistici via mare e via ferro di
cui la società continuerà a necessitare per il laminatoio. Il tutto verrebbe compiuto dopo la firma dell'Adp,
che le istituzioni continuano a ritenere di poter firmare entro la prima settimana di marzo, come
annunciato da Patuanelli nell'ultima visita a Trieste. Le parti si sono già date un cronoprogramma di
massima: toccherà ad Arvedi smantellare nel 2020 cokeria, agglomerato, altoforno e macchina a colare,
potendo così rivendere macchinari e metalli, mentre dall'anno successivo spetterebbe a Plt cominciare la
copertura dell'area con pavimentazione in cemento, su cui passeranno i binari e su cui poggeranno i
container scaricati dalle navi attraccate nelle vicinanze, trasformando così l'area a caldo della Ferriera in
una zona a servizio delle attività portuali. Il barrieramento del fronte mare verrà invece realizzato dalla
mano pubblica, che ha già da parte 41 milioni necessari al tombamento degli inquinanti presenti nel
terreno. Plt dovrà ora reperire i 20 milioni per l'operazione e non è escluso che possa farlo appoggiandosi
alle Ferrovie austriache (da tempo interessate alla co-gestione del piazzale ferroviario) o direttamente al
soggetto che entrerà nella partita del Molo VIII. Il presidente di Icop Vittorio Petrucco resta abbottonato:
«Stiamo trattando, preferisco non dire altro». Sarà lui il nuovo invitato al tavolo tecnico dell'Adp, che si
sarebbe dovuto riunire in via telematica oggi pomeriggio, ma che ieri è rinviato ai prossimi giorni. Probabile
che l'annullamento sia dovuto all'autoisolamento deciso dal ministro Patuanelli, negativo al tampone del
coronavirus ma decisosi ad adottare misure preventive dopo aver incontrato un assessore regionale
lombardo risultato positivo al contagio.

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Aurisina e Monfalcone alleati contro A2A bis (Piccolo Trieste)
Ugo Salvini - Attivare un'«azione congiunta» con il Comune di Monfalcone per evitare l'installazione,
nell'area del Lisert, di un nuovo impianto industriale, quello della A2A. Sarà questa, nell'immediato futuro,
la linea politica che l'amministrazione di Duino Aurisina porterà avanti. Lo ha annunciato il sindaco Daniela
Pallotta nel corso della seduta congiunta della Commissione Ambiente, presieduta dalla consigliera Chiara
Puntar (Forza Duino Aurisina) e della Commissione Capigruppo. «L'impianto che la A2A intende realizzare -
ha spiegato Pallotta - è potenzialmente pericoloso per la salute dei cittadini e distante dal benessere
ambientale che abbiamo a cuore». Lo scopo della convocazione era quello di «poter condividere la
documentazione predisposta dall'assessore all'Ambiente Massimo Romita e da me - ha precisato Puntar -
sul procedimento relativo all'Aia da parte della Energiefuture spa per la centrale termoelettrica A2A di
Monfalcone». Gli stessi Romita e Puntar, assieme al consigliere Sergio Milos (Autonomia responsabile),
avevano presenziato, qualche giorno fa, all'omonima commissione in Comune a Monfalcone. «Siamo
perplessi in relazione al progetto - ha sottolineato Puntar - visto, fra l'altro, che il camino che vogliono
realizzare sarà di 60 metri, mentre quello attuale ne ha oltre 150, e il nuovo metanodotto interferirà sul
territorio in numerosi punti».Romita ha ricordato la costante volontà dell'amministrazione di Duino
Aurisina nel porsi «dalla parte dell'ambiente, contrastando ogni forma di potenziale pericolosità per lo
stesso». Durissima è stata la critica all'esecutivo formulata dal consigliere di opposizione, Vladimiro Mervic
(Lista per il Golfo): «La presenza dei tre esponenti di questa maggioranza alla commissione di Monfalcone -
ha osservato - ha garantito loro un facile approccio e un repentino ammantarsi di colore green, perché è
stato sufficiente replicare le osservazioni che quel Comune ha presentato al ministero dell'Ambiente. Ecco
perché - ha aggiunto Mervic - faccio molta fatica a credere alla svolta ambientalista di questa
amministrazione, la cui azione in questo campo la valuto evanescente e impegnata nell'apparire e non nel
fare». Lorenzo Celic (M5S) ha definito l'impianto «un cancro per l'ambiente», mentre Danilo Antoni, ospite
per conto del gruppo "Salute e Ambiente", ha parlato del polo industriale del Lisert come di una «Krsko
monfalconese». Puntar in chiusura ha annunciato che, accogliendo una proposta della A2A, sarà indetta
una commissione con la partecipazione di esponenti di tale società.

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Il Comune "boccia" la centrale a gas e chiede al ministero di sospendere l'iter (Piccolo Gorizia-Monf)
Laura Borsani - Il Comune di Monfalcone ha "bocciato" il progetto relativo alla realizzazione del nuovo
impianto a turbogas in ordine alla modifica della Centrale termoelettrica presentato da A2A Energiefuture
lo scorso 23 gennaio. Progetto incardinato nell'ambito della revisione dell'Aia vigente, rilasciata nel 2009 e
successivamente riaggiornata. Su tutto c'è la richiesta di sospensione del procedimento, considerando che
l'iter autorizzatorio nell'ambito della nuova Aia relativa all'adeguamento dell'impianto monfalconese alle
cosiddette Bat (Best Avaiable Techniques), avviato il 5 febbraio 2019, non è ancora concluso per la mancata
sottoscrizione da parte del ministro dell'Ambiente. In tal senso, il Comune ha inviato segnalazione al
Tribunale di Roma, ma anche alla Procura di Gorizia dove è già pendente un ulteriore
procedimento.L'amministrazione comunale ha contestualmente inoltrato le osservazioni al Dicastero
dell'Ambiente, alla Direzione centrale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali, alla Direzione
generale per la crescita e la qualità dello sviluppo, nonché per conoscenza alla Commissione istruttoria per
l'autorizzazione ambientale integrata (Ippc), a Ispra e alla Regione Fvg (Direzione centrale difesa
dell'ambiente, energia e sviluppo sostenibile, Servizio tutela inquiamento atmosferico, acustico ed
elettromagnetico). La documentazione relativa alle osservazioni, ha spiegato il sindaco Anna Maria Cisint,
assieme all'assessore all'Ambiente, Sabina Cauci, è stata presentata alla Commissione consiliare preposta
prima dell'inoltro agli Enti coinvolti nel procedimento autorizzatorio.Il Comune ritiene «questione
dirimente» il fatto che il riesame complessivo dell'Aia avviato nel febbraio 2019 e «già concluso da mesi»,
venga sottoscritto dal ministro. Da qui la richiesta di sospensione «già sollecitata il 12 febbraio 2020». Il
Comune rileva peraltro l'assenza del "placet" alla Valutazione di impatto ambientale: «Non è stato prima
acquisito il necessario provvedimento favorevole di Via, che si ritiene propedeutico al procedimento di
riesame dell'Aia». L'Autorizzazione integrata ambientale non ancora firmata dal ministro, osserva sempre il
Comune, «garantirebbe prescrizioni più stringenti», quindi «verrebbe a portare un significativo
miglioramento dell'impianto a carbone e conseguentemente a importanti benefici, ambientali per il
territorio comunale».Quindi ritiene il previsto impianto a turbogas «una soluzione superata» in fatto di
sostenibilità e di riduzione dell'anidride carbonica, facendo anche riferimento al Grean Deal dell'Unione
europea.In relazione all'inquinamento, il Comune osserva: «Le emissioni di ossidi di azoto della nuova
centrale a gas sarebbero paragonabili a quelle prodotte dall'attuale centrale a carbone a funzionamento
ridotto come avvenuto nel corso del 2019», e «espulse da un camino di 60 metri di altezza rispetto a quello
attuale di 154 metri», più concentrato pertanto nelle zone limitrofe.Ancora, «l'inquinamento dell'aria,
dovuto principalmente a ossidi di azoto, anidride carbonica, ammoniaca, nonché da metano incombusto,
possono avere un impatto negativo sia diretto che indiretto, per l'acidità prodotta, su specie di avifauna ed
essenze vegetali rare in zone altamente protette». E poi il gas serra. Il tutto considerando «la comprovata
situazione di fragilità sanitaria della popolazione di Monfalcone, pluriesposta a fattori inquinanti di diversa
natura». Altro aspetto è la sostenibilità economica del progetto a turbogas, che il Comune ritiene «un
investimento rischioso». Il riferimento è al Capacity Market, relativo alle fonti combustibili fossili, un
"mercato elettrico" che prevede misure per garantire la sicurezza del sistema e approviggionamento di
energia elettrica per evitare i black out, a fronte di una remunerazione a favore degli impianti che si
impegnano in tal senso. Il Comune nelle osservazioni fa presente che A2A Energiefuture «non ha potuto
partecipare alle aste del Capacity Market», dello scorso novembre, poiché l'iter autorizzativo relativo
all'impianto a gas era iniziato a dicembre».Infine Terna, l'operatore gestore della rete elettrica nazionale. Il
Comune osserva: «La centrale di Monfalcone non rientra nell'elenco degli impianti essenziali di Terna per
l'anno 2020».

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La Friultrasporti industriali è fallita programmava l'ingresso in Borsa (M. Veneto Udine)
Luana de Francisco - Dal trampolino su piazza Affari e un fatturato di 50 milioni di euro nel 2017, al
precipizio del fallimento. La parabola della "Friultrasporti industriali srl" di Basiliano si è conclusa lo scorso
24 febbraio, con la sentenza emessa dal tribunale di Udine, dopo il rigetto della richiesta di concordato
preventivo in continuità con cui l'azienda aveva scommesso di sopravvivere, seppure ridimensionata.
Gravata da un'esposizione debitoria complessiva calcolata tra gli 11 e i 13 milioni di euro, la società era
finita in una spirale negativa dopo l'arresto del suo legale rappresentante, l'imprenditore livornese Paolo
Beltramini, nell'aprile del 2018, per una presunta associazione per delinquere finalizzata a una maxi frode
fiscale legata alla "Eurospedi", controllata al cento per cento da Friultrasporti.Quotata come una delle
società di movimentazione merci più importanti d'Europa, la società era stata fondata da suo padre
Ferdinando nel 1952 e da allora aveva mantenuto il proprio quartier generale in Friuli, aprendo sedi anche
a Livorno, Piombino e, di recente, a Milano, proprio in vista dell'ingresso in Borsa nel 2020. Forte di una
flotta di 630 mezzi e di una pianta organica di cento dipendenti - in prevalenza con mansione di autista
quelli basati a Basiliano -, la società aveva immaginato il grande salto sulla base dei solidi dati di bilancio e
della collaborazione con la "Grimaldi" di Napoli sul traffico con la Spagna.Sarebbe stato proprio il venir
meno di questo canale, che da solo valeva il 50 per cento dell'attività - spiega l'avvocato Sergio Russo, di
Livorno, che ha seguito l'azienda nella procedura fallimentare e che tentò la transazione con Grimaldi per la
chiusura del ramo del trasporto con gli spagnoli -, a rappresentare il primo passo verso una decisiva
inversione di marcia degli affari. Da qui, i primi 3 milioni di euro di debito e il tentativo, fallito, d'imboccare
la strada del concordato preventivo. Poi, con l'inchiesta penale a carico del suo manager - di nuovo libero
dal giugno 2018 - il colpo di grazia, con la chiusura dei conti e la richiesta di rientro immediato da parte
delle società creditrici, Grimaldi compresa. Infine, le istanze di fallimento presentate da una fornitrice, la
"Maurelli spa" di Napoli, e dalla Procura.«Quasi tutti i dipendenti sono stati ricollocati e con gli 11 rimasti
avevamo programmato di riuscire a proseguire in piccolo l'attività», spiega l'avvocato Russo, ribadendo
come con la vicenda penale la Friultrasporti non abbia mai avuto nulla a che fare, finendo per subirne
soltanto i contraccolpi, a cominciare dal danno d'immagine. Un effetto domino, insomma, pagato a caro
prezzo. Ma non per questo ancora irreparabile, secondo il legale. «A breve depositerò l'atto d'appello»,
annuncia, confidando nella riforma del verdetto.

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Slitta di un mese l'avvio del Casa per casa (M. Veneto Udine)
Cristian Rigo - Cancellati tutti gli incontri informativi per il Casa per casa in programma questo mese a causa
del coronavirus, il Comune ha chiesto e ottenuto dalla Net di posticipare l'avvio del Casa per casa a
Laipacco, San Gottardo, Udine Est e Di Giusto.In teoria il nuovo sistema di raccolta porta a porta nei
quartieri dell'ex terza circoscrizione doveva iniziare il prossimo mercoledì primo aprile e, invece, slitterà di
un mese. Al momento il piano del Comune prevede di svolgere in aprile gli incontri pubblici che erano
inizialmente in calendario questo mese per poi avviare la nuova raccolta in maggio.«Per noi la
comunicazione è importante per cui, dovendo annullare gli incontri nei quartieri a causa delle disposizioni
del Governo in merito all'emergenza coronavirus - spiega il consigliere di Fi, Giovanni Govetto che presiede
la commissione Ambiente - abbiamo chiesto alla Net di posticipare l'avvio del servizio». Non appena ha
ricevuto la comunicazione di Palazzo D'Aronco, l'azienda partecipata dal Comune si è incontrata con i
rappresentanti della Onofaro, la cooperativa siciliana che ha vinto l'appalto per supportare la Net nella
raccolta porta a porta, i quali hanno preso atto della richiesta bloccando le assunzioni che avevano previsto
e nei prossimi giorni comunicheranno formalmente il via libera allo slittamento il che potrebbe però
determinare un aggravio dei costi tenuto conto che i mezzi già acquistati dovranno rimanere fermi.Nella
mail inviata alla Net da Govetto, di concerto con il sindaco Pietro Fontanini e l'assessore all'Ambiente,
Silvana Olivotto, viene evidenziata «la necessità di cancellare tutti gli eventi informativi e formativi previsti
in marzo» che di conseguenza «ci impone di richiedere il rinvio di 30 giorni dell'attivazione del sistema di
raccolta presso i quartieri Udine Est e Laipacco-San Gottardo, originariamente fissato per l'inizio del mese di
aprile. Ci troviamo di fronte - scrive il consigliere - a un evento eccezionale ed imprevedibile che ci ha già
obbligato a cancellare molte altre iniziative calendarizzate. Anche sul versante delicatissimo della raccolta
dei rifiuti le circostanze impongono all'amministrazione di non poter seguire il calendario originariamente
previsto».Al momento il metodo di raccolta "Casa per casa" è attivo dallo scorso 2 dicembre nell'ex
seconda circoscrizione (Rizzi, San Domenico, Cormôr, San Rocco) e a Udine Sud (ex circoscrizione 4),
Cussignacco (ex 5) e San Paolo-Sant'Osvaldo (ex 6) dal primo febbraio. Detto dell'ex terza circoscrizione, il
cui avvio è stato rimandato a maggio non cambieranno le altre date: a giugno si parte a Chiavris, Paderno e
Godia (ex 7) e a luglio sarà estesa anche nelle zone del centro dove ancora ci sono i cassonetti. «La data di
conclusione dell'avviamento del nuovo metodo di raccolta non cambia - assicura Govetto -. A breve mi
confronterò con i presidenti dei quartieri dell'ex terza circoscrizione per programmare le nuove date degli
incontri che si svolgeranno in aprile e che per noi sono evidentemente fondamentali. Far partire il Casa per
casa senza incontrare i cittadini non sarebbe stato corretto». Dello stesso avviso anche il presidente di Net
Alessandro Cucchini e il direttore generale Massimo Fuccaro che aggiungono: «Il nostro compito è di
informare e formare i cittadini rispetto alla raccolta "casa per casa", utilizzando per ogni circoscrizione gli
stessi strumenti e metodi, senza differenze; dunque, dovendo rinunciare agli incontri formativi con la
cittadinanza, che hanno riscosso un enorme successo e ritenuti indispensabili, oltre che per informare gli
utenti, anche per un confronto sano e costruttivo con gli stessi al fine di ottimizzare ulteriormente il
servizio, ci vediamo costretti a far slittare di 30 giorni anche l'avvio effettivo del nuovo servizio di raccolta».

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Emergenza sanitaria in affanno: 6.500 firme per la centrale 118 (M. Veneto Udine)
Alessandra Ceschia - L'obiettivo è raccogliere 30 mila firme per riaprire la centrale operativa udinese del
118 e con essa anche quelle di Pordenone, Gorizia e Trieste. L'iniziativa è stata avviata dalla Uil Fpl e ha già
portato alla raccolta di 6.500 sottoscrizioni sul documento che i sindacati intendono consegnare al
presidente della Regione Massimiliano Fedriga e al vice Riccardo Riccardi per ripristinare l'organizzazione
che ha preceduto l'istituzione della centrale unica Sores con la sala operativa regionale per l'emergenza
sanitaria.«Riteniamo che il ritorno alle quattro centrali provinciali debba essere organizzato per rispondere
alle chiamate nel più breve tempo possibile - annuncia il segretario generale regionale Uil Fpl Luciano
Bressan - al fine di ripristinare lo standard di riferimento fissato dal Ministero della Salute che risulta essere
compreso entro 18 minuti tra l'inizio della chiamata telefonica alla centrale operativa e l'arrivo del primo
mezzo di soccorso sul posto. Purtroppo - segnala Bressan -, i tempi di risposta si sono allungati fino ad
arrivare a 25 minuti, e ogni ritardo diventa un rischio per la vita quando l'intervento viene richiesto per
pazienti in gravi condizioni».Finché ciascuna delle centrali provinciali operava autonomamente gli standard
del servizio erano buoni, evidenzia il sindacato. «Ma da quando è stata istituita la Centrale unica le cose
hanno cominciato a non funzionare - rileva Bressan - : non funziona il sistema di raccolta delle chiamate,
l'individuazione delle sedi cui destinare i pazienti, si susseguono i black out che rimandano le telefonate alla
centrale di Brescia, raccolte e poi reindirizzate a Palmanova con conseguente perdita di tempo. Non
bastasse - segnala il segretario - non si riesce a trovare personale infermieristico disposto a lavorare alla
Centrale unica. Tutto questo si traduce in un servizio inadeguato. Il 2019 doveva essere l'anno in cui
l'Azienda regionale di coordinamento per la salute era decisa a garantire l'efficienza del servizio, invece, a
parte le dimissioni del direttore Sores Vittorio Antonaglia, non è cambiato niente».Sulla questione della
riorganizzazione a due centrali portata avanti da alcuni, e in particolare dall'area triestina, la direzione di
Arcs si dichiara estranea al problema in quanto tale decisione non può che essere politica. La Uil Fpl ritiene
che si debba trovare al più presto una soluzione definitiva sia dal punto di vista organizzativo che dal punto
di vista tecnologico, visti i continui problemi riscontrati. «Prima di riaprire la centrale di Trieste, dove, a
differenza delle altre, il personale è rimasto a 103 unità senza subire tagli, si riapra quella di Udine, che ha
ben altro bacino di utenza, e, a questo punto, si riaprano tutte e quattro senza campanilismi e cavalcate
politiche su questioni così serie - conclude il segretario Bressan - che portano solo a caos e allarmismi
ingiustificati, inoltre se la volontà regionale è quella di ritornare al vecchio sistema, a nostro avviso la strada
da percorrere è quella di riaprire le centrali provinciali senza prevaricazioni di un territorio su altro. Siamo
sempre disponibili a facilitare soluzioni e a riconoscere la professionalità degli operatori, così come
abbiamo fatto in passato».

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Industrial park cresce con nuovi insediamenti. Previste 66 assunzioni (M. Veneto Udine)
Nuovi insediamenti in arrivo nel parco industriale della Carnia. L'investimento da parte di sei imprese
supera i 20 milioni di euro e sono 66 le nuove assunzioni dichiarate da sei imprese. Si è chiuso infatti il 14
febbraio 2020 il bando regionale 2019 per la promozione di nuovi contratti di insediamento e ampliamento
nelle aree industriali di competenza dei consorzi. Come per gli scorsi anni, il Carnia Industrial park ha fornito
il servizio di consulenza e assistenza, affiancando nell'iter sei imprese che hanno presentato domanda per
un importo complessivo di investimenti nel parco industriale di 20.855.646 euro con circa 4 milioni e mezzo
di contributi in conto capitale stimati e richiesti con la domanda presentata. Sono inoltre 66 le nuove
assunzioni previste e dichiarate dalle imprese per il prossimo biennio. Le iniziative imprenditoriali
presentate vanno dall'acquisto e ristrutturazione di spazi produttivi, all'acquisto di lotti industriali per la
realizzazione di nuovi stabilimenti, fino all'installazione di nuove linee e impianti di produzione. Advan srl,
dopo l'operazione di acquisizione dal consorzio di due lotti di oltre 8 mila mq, costruirà il nuovo
stabilimento nella zona industriale di Amaro. Un piano di investimenti di quasi 5 milioni di euro. La
Novalegno srl, la cui sede legale e produttiva è ad Ampezzo, azienda della filiera foresta-legno, realizzerà un
nuovo stabilimento di 10 mila mq ad Amaro. Il piano di oltre 10 milioni di euro comprende la realizzazione
del nuovo stabilimento, l'acquisizione dei nuovi impianti a elevata digitalizzazione e per l'efficientamento
energetico, oltre che l'assunzione di personale. L'iniziativa della neo costituita Autodemolizioni Miu srl
riguarda l'acquisizione e ristrutturazione di un capannone dismesso nella zona industriale di Tolmezzo di 3
mila mq, per trasformarlo in un centro di raccolta e smontaggio delle parti di auto destinate alla
rottamazione. L'investimento è di circa 600 mila euro ed è già stato avviato. Comelstile snc, azienda di
Tolmezzo, produce, assembla e commercializza montature per occhiali: prevede di ampliare gli spazi
produttivi utilizzando un immobile ristrutturato dal Carnia Industrial park investendo 700 mila euro. Anche
Eurolls srl intende potenziare la propria dotazione di impianti: 3 milioni e mezzo sono destinati allo
stabilimento di Villa Santina, con importanti ricadute occupazionali. La FlySolartech Solutions srl,
specializzata in progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici, prevede di collocare la sede operativa
a Tolmezzo, in un immobile di proprietà del consorzio, con un investimento di 550 mila euro. Investimenti,
questi, come riferisce il direttore di Carnia Industrial park Danilo Farinelli, che rappresentano «un segnale di
grande vitalità per il contesto manifatturiero della Carnia che induce prospettive di ottimismo, nonostante
un quadro macroeconomico in parte preoccupante. Le iniziative per le quali prevediamo l'ottenimento dei
contributi da questo nuovo bando 2019 - conclude Farinelli per l'acquisto di impianti e macchinari, per
l'acquisto di lotti e fabbricati industriali con ricadute occupazionali importanti sono tutte avviate e si ritiene
possano divenire pienamente operative entro i prossimi mesi».

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Raccolte oltre tremila firme contro i tagli all'ospedale (M. Veneto Udine)
Lucia Aviani - Si chiuderà il 10 marzo la petizione a tutela dell'ospedale di Cividale avviata a inizio gennaio
nella città ducale e poi estesasi a vari centri del circondario, dalle Valli del Natisone a Torreano. Nella
mattinata di sabato, dunque, verrà allestito per l'ultima volta l'ormai abituale banchetto per la raccolta
firme all'imbocco di piazza Paolo Diacono: «Il giorno 10, poi - spiega la consigliera comunale e segretaria del
Pd cittadino, Paola Strazzolini, che come molte altre persone ha sempre garantito la sua presenza in piazza,
durante l'iniziativa -, faremo il punto insieme a tutti coloro che si sono dati da fare, in questi mesi, per
sensibilizzare la popolazione del territorio e per raccogliere adesioni». Nel solo Comune di Torreano oltre
400 persone hanno sottoscritto la petizione, politicamente trasversale e dunque sostenuta da varie forze
politiche: «Davvero tanti concittadini - sottolineano i promotori - si sono recati alla locanda Da Menia, in un
primo momento, e in seguito pure in alcune attività commerciali delle frazioni resesi disponibili ad
accogliere la raccolta firme, che continua appunto fino al 10 marzo. Numerosi volontari, inoltre, si sono
attivati con un servizio porta a porta, per raggiungere anche i residenti più anziani. Il Comitato a difesa del
presidio ospedaliero ringrazia per la forte partecipazione e il sostegno ricevuto». Al banchetto di piazza
Paolo Diacono si sono registrate circa 1.600 sottoscrizioni e molte altre, sull'ordine delle 1.200, sono state
raccolte nell'entroterra, dove si è di recente costituito (con base a San Leonardo) un Comitato a tutela del
diritto alla salute dei cittadini che vivono nell'area disagiata delle Valli del Natisone. La petizione verrà
consegnata al presidente del consiglio regionale Piero Mauro Zanin, che dovrà poi trasmetterla alla III
Commissione salute, passaggio che precederà una discussione in sede di consiglio.«Un modo, dunque -
sottolinea Paola Strazzolini -, per costringere la politica a riportare in aula un tema che, come noto, la stessa
politica aveva voluto delegare ai tecnici. Si tratta - puntualizza - solo di una prima forma di protesta, alla
quale, se non arrivassero i riscontri che auspichiamo, seguiranno altre iniziative. L'intenzione sarebbe di
presentarci a Trieste in forze e quanto prima, per la consegna». Molto dipenderà tuttavia dall'evoluzione
della situazione sanitaria. Il tema del nosocomio cividalese, del resto, dovrà essere nuovamente affrontato
dall'assemblea Fvg anche in virtù di un'interrogazione depositata nei giorni scorsi dalla consigliera regionale
Simona Liguori (Cittadini), che ha chiesto all'assessorato alla salute di fornire chiarimenti in relazione a due
criticità della struttura.

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Via libera al progetto della scuola-jolly nel parco del Grigoletti (M. Veneto Pordenone)
Chiara Benotti - Disco verde al progetto esecutivo del nuovo edificio scolastico di via Interna 12, nel parco
del liceo Grigoletti, che richiede un investimento di 8 milioni 828 mila 500 euro. «È interamente finanziato
con contributi del ministero dell'Istruzione e della Regione», recita la nota 499 dell'Uti Noncello all'albo il 3
marzo. Via libera, quindi, al progetto della nuova scuola-jolly che sarà, una volta costruita, di proprietà del
Comune di Pordenone. «Sarà edificata in via Interna 12 - ha confermato Augusto Viola, commissario dell'Uti
Noncello - al posto del vecchio prefabbricato che era sede del liceo artistico Galvani».L'edificio a tre piani
sostituirà il fabbricato in legno, che sarà raso al suolo entro primavera: la spesa per la demolizione è stata
calcolata in 128 mila euro. «L'Uti Noncello ha deciso di costruire nell'area di pertinenza del liceo Grigoletti
una nuova scuola - era stata la decisione nel 2018 -. Sarà sede provvisoria per gli studenti che devono
essere trasferiti dagli edifici oggetto dei lavori di adeguamento antisismico e, in secondo tempo, sarà
assegnata all'istituto carente di aule e laboratori». Scommesse aperte sulla destinazione finale del nuovo
edificio una volta terminati gli interventi di messa a norma: alloggerà le classi del liceo Galvani (in affitto in
un'ala indipendente dell'hotel Santin a Pordenone) oppure le sedi esterne del liceo Leopardi-Majorana?Il
nuovo edificio-jolly risponderà soprattutto al fabbisogno delle scuole di Pordenone in esubero di studenti.
L'obiettivo è quello di tagliare i costi di aule in affitto (al Bronx per il liceo Leopardi-Majorana che vale una
spesa di oltre mezzo milione l'anno) e il cronoprogramma del cantiere si spalma in un biennio. L'edificio
sarà una struttura in cemento armato: tre piani fuori terra, uno interrato e spazi modulari per le esigenze
didattiche, 33 aule normali e ulteriori locali per oltre 800 studenti. Sulla copertura pannelli fotovoltaici: la
scuola è prevista a energia ricavata da fonte rinnovabile.La verifica del progetto esecutivo è stata affidata
alla ditta Bureau Veritas Italia di Milano e la firma sull'immobile è quella degli ingegneri e tecnici del team di
lavoro dell'Uti Noncello, esperti dell'edilizia scolastica ancora dai tempi della Provincia.

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