RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 16 maggio 2019

Pagina creata da Tommaso Molteni
 
CONTINUA A LEGGERE
RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 16 maggio 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Addio agli amministratori unici. Nelle Ater tornano presidenti e cda (Piccolo)
Palazzo a ritmo ridotto. Crollano sedute d’aula e lavori in commissione (Piccolo)
Lignano, sigilli a resort sull’acqua e ristorante: «Opere abusive» (M. Veneto)
Mercedes sceglie Luka Koper, sarà l’avamposto verso l’Asia (Piccolo)
Nella Lega friulana esplode il malcontento per il patto di Governo coi 5 stelle (M. Veneto)
Ottima trimestrale per FriulAdria, che chiude a marzo con utile a 15 milioni (M. Veneto)
Eurotech inarrestabile. Fatturato a +42,5% e ordini sopra il 50% (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
La Cgil con Casotto chiede controlli. Serracchiani: «Al centro la legalità» (Piccolo Go-Monf)
La zona industriale piace a quattro nuove imprese (Piccolo Go-Monf)
I lavoratori della Wärtsilä si riuniscono in assemblea: «Temiamo altri esuberi» (Piccolo Ts)
Cambia la rotta del “turismo dentale”. In città studi croati low cost (Piccolo Trieste)
Biofarma investe 25 milioni per impianti e occupazione (M. Veneto Udine)
Carnia industrial park cresce. Sono 166 le aziende insediate (M. Veneto Udine)
Bolletta dell’acqua sempre più cara: fino a 40 euro di aumento in 3 anni (M. Veneto Udine)
Utile e ricavi in aumento: «Bene AcegasApsAmga» (M. Veneto Udine)
Nuovo rettore: sfida decisiva tra Pinton e Zannini (M. Veneto Udine)
L’estero non spinge, fine della ripresa (Gazzettino Pordenone, 2 articoli)
Sanità, le ferie tagliano interventi e posti letto. Rsa, non si esternalizza (Mv Pordenone)
Troppi infortuni, Anmil nelle fabbriche (Gazzettino Pordenone)
Acqua pulita da Ravedis. Progetto da 21 milioni (Mv Pordenone)
Ritardi nelle consegne, Poste italiane si scusa e lancia “Joint delivery” (Mv Pordenone)

                                                          1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Addio agli amministratori unici. Nelle Ater tornano presidenti e cda (Piccolo)
Marco Ballico - Tornano i presidenti nelle Ater del Friuli Venezia Giulia. E dunque pure i consigli di
amministrazione: a tre poltrone. Se le Aziende dell’edilizia sovvenzionata resteranno cinque, o
scenderanno a quota quattro e tre, lo si deve invece ancora decidere. E molto dipenderà dai
ragionamento che si faranno contestualmente nel percorso versa la riforma degli enti locali.
Graziano Pizzimenti, assessore regionale al Territorio, non esagera in anticipazioni, è ancora
presto. «Quello che posso dire è che stiamo definendo una bozza di lavoro di cui discutere
all’interno della maggioranza - si limita a far sapere -. I tempi? Il confronto inizierà dopo le elezioni
europee e amministrative del 26 maggio». Un lavoro di fine primavera-inizio estate, dunque. Con
l’obiettivo di arrivare in aula prima della scadenza della proroga degli attuali direttori generali, il
cui mandato è stato prorogato di dodici mesi fino al 31 agosto 2019. Si tratta di Antonio Ius per
l’Ater di Trieste (compenso annuo lordo onnicomprensivo 135.000 euro), Alessandra Gargiulo per
l’Ater di Gorizia (115.000), Sandra Canciani per l’Alto Friuli (90.000), Riccardo Toso per Udine
(135.000) e Angioletto Tubaro per Pordenone (115.000). Nella delibera di proroga, la giunta
dettava i compiti ai dg: avviare i cantieri edilizi oggetto di finanziamento di tre diverse delibere di
giunta con percentuali minime comprese tra il 25 e il 50%. Dopo Ferragosto si valuterà se gli
obiettivi saranno o meno stati raggiunti. Ma a quel punto inizierà a quanto pare una nuova era per
le Ater. Una sorta di ritorno al passato dopo riforme e controriforme delle ultime legislature. Era
stato prima Renzo Tondo, convinto che fossero davvero troppe cinque Ater (con 5 direttori e 25
consiglieri) a volere l’Azienda unica (affidata al leghista Claudio Serafini come presidente, con vice
l’imprenditore Sergio Bini, ora assessore alle Attività produttive, e un cda a dieci componenti).
Quindi, in era Serracchiani, è toccato all’assessore Mariagrazia Santoro rivedere il sistema con la
legge sulla casa (1/2016), che ha riproposto le cinque Aziende con altrettanti amministratori unici
e un solo collegio dei revisori (con presidenza assegnata all’opposizione e polemico passaggio di
consegne a inizio 2017 tra Pietro Colavitti e Marina Monassi). A quanto filtra la giunta Fedriga
proporrà il ripristino dei cda. Le “nuove” Ater avranno un presidente e due consiglieri. Quanto ai
direttori uscenti, con Ius che dovrebbe andare in pensione, sono in organico e resteranno al lavoro
nelle Aziende. Nulla vieta, inoltre, che partecipino alla selezione che verrà predisposta per
individuare i loro eventuali sostituti. Un rebus rimane invece la questione del numero delle Ater.
Cinque come adesso o di meno? Dipenderà dall’impostazione che verrà data alla riforma degli enti
locali. Più che probabile che si cerchi di costruire leggi in sintonia dal punto di vista della
“geografia”. I nodi sono peraltro noti. Quello più delicato riguarda il rapporto tra Trieste e Gorizia
e, come per il dopo-Uti, pure nel caso delle Ater sarà molto complicato convincere l’Isontino
all’accorpamento. Meno problematico, in previsione, l’incorporamento dell’Azienda dell’Alto Friuli
in quella di Udine. Se però, proprio per l’imminente scadenza della proroga dei direttori in carica,
si dovrà accelerare, la riforma delle Ater darà un’indicazione importante su quello che sarà,
successivamente, l’articolato che ridisegnerà gli enti locali del Fvg.

                                                    2
Palazzo a ritmo ridotto. Crollano sedute d’aula e lavori in commissione (Piccolo)
Diego D’Amelio - Il Consiglio regionale viaggia col freno a mano tirato. In questa prima parte del
2019 le commissioni di piazza Oberdan sono state convocate in tutto 45 volte, con una media
inferiore a solo due appuntamenti per settimana. Che si tratti di sanità, attività produttive, cultura
o infrastrutture i numeri raccontano di un’attività ridotta all’osso e le cose si spiegano solo in parte
con la doppia campagna elettorale in atto. Tra gennaio e maggio 2014, quando in Fvg i partiti
erano impegnati nella stessa combinata delle europee e delle comunali, le commissioni si
riunirono infatti per 90 volte: il doppio rispetto a ora. Scendendo nei dettagli, da gennaio la Prima
commissione dedicata alle materie finanziarie si è ritrovata 5 volte contro le 9 dei primi mesi del
2014. Nel caso della Seconda, le riunioni su attività produttive e agricoltura sono state 12: cinque
anni 19. La Terza e la Quinta, rispettivamente assegnate a salute e autonomie, sono i fanalini di
coda: 6 incontri a testa, ma nel 2014 sono stati rispettivamente 12 e 13. La Quarta (infrastrutture)
ha visto a sua volta 9 convocazioni contro le 15 dello stesso periodo della legislatura precedente,
mentre la distanza maggiore è quella accumulata dalla Sesta (istruzione, famiglia e immigrazione),
con 7 riunioni contro 22 di cinque anni fa. Diverso il discorso per il Consiglio regionale, che conta lo
stesso numero di sedute: 13 giorni di lavoro, ma in questo caso le convocazioni seguono una
cadenza sempre uguale. Il sito del Consiglio conserva gli ordini del giorno e permette di valutare
anche il tipo di lavoro svolto. La Prima commissione si è dedicata allora all’audizione della
neopresidente di Friulia Federica Seganti e ad un paio di “proposte di legge nazionale” in materia
di finanziamento ai partiti e incidenti stradali: inviti al Parlamento a legiferare, che puntualmente
non sono accolti. Più frizzante è l’opera della Seconda commissione, impegnata a esprimersi sulle
leggi per la tutela del gelato artigianale e gli aiuti alle sagre, oltre ad ascoltare in audizione gli
assessori competenti su sicurezza del lavoro, turismo invernale, agricoltura, malghe e
macellazione. Magro il bilancio della Terza, non andata oltre l’illustrazione della proposta
sull’installazione delle telecamere in asili e le audizioni sulla microchippatura dei gatti. Due inoltre
le riunioni per ascoltare le relazioni dell’assessore Riccardi sulla spesa del personale sanitario e
sulla situazione del 112, chieste dal Movimento 5 stelle. La Quarta si è ritrovata più spesso, per
affrontare il regolamento delle Ater, discutere uno studio sui cambiamenti climatici (con dati di
due anni fa) e ascoltare le strategie della giunta sullo scontro con l’Ue in merito allo sconto
carburanti, sui danni del meteo e sulla situazione del settore dei trasporti, anche se il piatto forte è
stato l’iter della legge omnibus contente fra l’altro la deregulation nel campo degli ampliamenti
edilizi. Lavori ridotti anche per la Quinta, che in questi mesi si è limitata all’audizione dei membri
della Commissione paritetica Stato-Regione e ad esaminare la questione degli assegni vitalizi degli
ex consiglieri e le proposte di legge su conoscenza di foibe ed esodo, sostegno alle associazioni
combattentistiche e commemorazione dei servitori dello Stato caduti nell’adempimento del
dovere. La Sesta ha dato infine un parere sul piano triennale dell’edilizia scolastica, varato alcune
modifiche alla legge sull’istruzione, esaminato le norme per la valorizzazione dei vigili del fuoco
volontari e ascoltato l’assessore Rosolen sui temi della scuola e i vertici dei parchi scientifici. Il
presidente del Consiglio Piero Mauro Zanin difende l’operato della maggioranza: «Ha poco senso
aver lavorato tanto ma aver finito per disarticolare il sistema degli enti locali, trascurare gli sfalci
delle strade e le liste d’attesa in sanità. Conta la qualità e la maggioranza ha razionalizzato i
perimetri delle Aziende sanitarie, introdotto il bonus asili e creato semplificazione con l’ultima
omnibus. Ora lavoreremo sulla nuova omnibus...

                                                   3
Lignano, sigilli a resort sull’acqua e ristorante: «Opere abusive» (M. Veneto)
Luana de Francisco - È una delle aree più blindate della provincia: vincoli di natura paesaggistica,
idrologica e idrica, oltre che una serie di regolamenti e strumenti urbanistici, volti a tutelarne il
patrimonio ambientale da ogni sorta di cambiamento, riqualificazioni e sviluppo turistico
compresi. Chi si approccia e opera a Lignano Sabbiadoro lo sa. Lo sapevano anche gli imprenditori
e i professionisti che, ieri, si sono visti notificare dalla Procura di Udine altrettanti avvisi di garanzia
per le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, di abuso d’ufficio, falso ideologico e violazione di
normative urbanistiche. Uno di loro, l’unico coinvolto in entrambi i filoni dell’inchiesta, aveva
ricevuto la visita dei carabinieri già un anno fa, in occasione di un accesso in Comune alla ricerca
della documentazione relativa alle opere finite sotto la lente degli investigatori. Interventi che lui,
l’architetto Paolo Giuseppe Lusin, di Pieris, nella sua veste di dirigente dell’Area tecnica, aveva
autorizzato. E sui quali, ora, è calata la scure del sequestro preventivo.l’operazioneIl blitz è
scattato in mattinata. Decreto alla mano, i carabinieri del Nas di Udine, coadiuvati dai colleghi del
Comando provinciale e del Nucleo elicotteri di Belluno, hanno posto i sigilli sia all’ingresso del
“Marina Azzurra Resort”, l’esclusivo complesso turistico realizzato sulla sponda sinistra del fiume
Tagliamento e che il 25 maggio avrebbe inaugurato la sua prima stagione estiva, sia a una porzione
del ristorante “Al Cason”, pure in località Riviera. A monte, due vicende giudiziarie tra loro
scollegate, ma confluite nello stesso provvedimento a firma del gip del tribunale di Udine, Daniele
Faleschini Barnaba, e comunque assimilabili - secondo la tesi accusatoria sostenuta dal
procuratore aggiunto Claudia Danelon, titolare dei fascicoli - quanto a tipologia d’illecito. E cioè
rispetto all’ipotesi che «il dirigente abbia rilasciato i permessi a costruire in violazione delle norme
urbanistiche e del piano di assetto idrogeologico, in accordo con i professionisti e gli imprenditori
interessati».L’ampliamento negatoÈ Giorgio Ardito, presidente della “Lignano Pineta spa”,
l’imprenditore coinvolto nel procedimento sul Cason. L’edifico che ospita il ristorante, in corso dei
Continenti, appartiene alla società e in passato era già stato oggetto di un ampliamento abusivo,
risolto con la demolizione delle opere non conformi. Nel 2016, la storia si ripete: Ardito chiede di
aumentare la superficie del fabbricato «a fini igienico-funzionali», mediante la realizzazione di
«locali annessi al fabbricato principale per uso cucina, deposito e servizi per il personale». Dal
Comune, però, arriva parere preventivo negativo, motivato dai vincoli imposti dal Piano attuativo
“Marina Uno” e da quelli paesaggistici, idrologici e idrici cui è sottoposta l’area. La richiesta torna
sui tavoli comunali l’anno successivo, corredata dagli elaborati tecnici redatti dal geometra
lignanese Massimo Sandri. Neppure questo, tuttavia, basta a convincere l’incaricato dell’istruttoria
ad autorizzare l’intervento. È a questo punto che l’architetto Lusin decide di «avocare a sè il
permesso di costruire». Il via libera all’ampliamento è datato 31 maggio 2017. «Il permesso di
costruire - rileva il gip - è viziato da illegittimità macroscopica». Da qui, i “sigilli” al magazzino. E, a
monte, le rispettive accuse di violazione delle normative ubanistiche, falso ideologico e abuso
d’ufficio.Lo stop al villaggioSono tutti e tre di San Michele al Tagliamento, in provincia di Venezia,
invece, gli imprenditori che, a dieci giorni dall’arrivo dei primi ospiti nel resort che, tra houseboat,
strutture sportive e aree ricreative, copre un’area di 120 mila metri quadrati, per un valore
calcolato in 40 milioni di euro, ieri hanno scoperto di essere sotto inchiesta e di dover rinunciare,
almeno per ora, al taglio del nastro. Angelo Basso, legale rappresentante della “Europa group re
srl”, la società di Latisana cui il 22 settembre 2017 lo stesso architetto Lusin, nuovamente
«avocando a sè la pratica urbanistica», aveva rilasciato il permesso di costruire, e Laura Barel e
Marco Frattolin, legali rappresentanti della “Adriacos srl” di Latisana, l’impresa incaricata
dell’esecuzione dei lavori, dovranno rispondere a loro volta di violazione delle normative
urbanistiche. «In contrasto - si legge - con le norme di sicurezza geologiche e idrauliche contenute
nel Piano per l’assetto idrogeologico del Tagliamento». Proprio come a suo tempo evidenziato sia
dagli uffici comunali, sia dall’opposizione in Consiglio comunale.Il procuratore«Parliamo di un’area
golenale già interessata dalle piene del Tagliamento e, quindi, di per sè pericolosa - ha affermato il
                                                     4
procuratore Antonio De Nicolo -. Una zona, quindi, soggetta a una serie di divieti che vanno
rispettati». Nessuna meraviglia, allora, per la tempistica dell’operazione, scattata alla vigilia
dell’avvio della stagione turistica. «I sequestri si fanno quando gli elementi probatori sono
assolutamente persuasivi - ha detto De Nicolo -. Serve pazienza. E altrettanta attenzione richiede
la successiva valutazione del gip».

Mercedes sceglie Luka Koper, sarà l’avamposto verso l’Asia (Piccolo)
Mauro Manzin - Alla fine ce l’ha fatta. Luka Koper, la società che gestisce il Porto di Capodistria si è
aggiudicata per la seconda volta consecutiva la gara internazionale bandita dalla Daimler-
Mercedes per la gestione portuale del transito di automobili dal mercato europeo a quello
mondiale via mare. La carta vincente di Capodistria è stata anche la soddisfazione espressa dai
responsabili Daimler dell’opera fin qui fornita dall’hub dello scalo del Litorale che rimane così, per
quanto riguarda lo smistamento di automobili, tra i più grandi del Mediterraneo superando anche
il Porto di Barcellona.La collaborazione tra Luka Koper e Daimler è iniziata nel 2015 e ha permesso
così l’attivazione dei primi collegamenti diretti da Capodistria verso gli scali dell’Asia con traghetti
che trasportano le automobili del prestigioso marchio tedesco. Lo scorso anno attraverso il Porto
di Capodistria sono transitate 754 mila automobili e per il futuro Luka Koper ha già pronto un
investimento di 40 milioni di euro che aumenteràle capacità logistiche dello scalo proprio per le
necessità del terminal automobilistico.Tra gli investimenti maggiori ci sarà un garage con 6.000
posti auto, per i quali la gara per la selezione dell’appaltatore è stata pubblicata sul portale degli
appalti pubblici in questi giorni. Ulteriori servizi saranno forniti da un nuovo ormeggio per la
movimentazione delle auto e nuovi raccordi stradali all’altezza del terzo bacino portuale. Qualche
giorno fa, Luka ha firmato un contratto con l’appaltatore selezionato, Adriaing, che costruirà
l’ormeggio su menzionato. Il valore dell’investimento è di 6,4 milioni di euro. L’ormeggio è
costituito da singoli parabordi su cui poggia la nave, rampe di accesso in cemento e opportuna
profondità del fondale marino.L’ormeggio supplementare abbrevierà le vie di trasporto, in
particolare verso i magazzini sulla riva destra di Rizana. Con un ulteriore ormeggio, libereranno
anche gli ormeggi esistenti nel porto. Il lavoro dovrebbe essere completato nel primo trimestre del
prossimo anno. Nella seconda fase, un ormeggio permanente per le navi dell’esercito sloveno sarà
organizzato anche sul lato nord.Capodistria attende a breve anche l’inizio dei lavori per la
costruzione del cosiddetto sesto gruppo di binari nell’entroterra del terzo bacino. Il contratto con
l’appaltatore Kolektor Cpg, del valore di 3,19 milioni di euro, è già stato firmato. È un
collegamento con la rete ferroviaria portuale con la costruzione di quattro binari, ciascuno della
lunghezza di almeno 700 metri. Il nuovo accesso ferroviario accorcia le vie di trasporto verso i
punti di carico, aumenta la produttività e la sicurezza e consente l’arrivo di convogli ferroviari più
lunghi.

                                                   5
Nella Lega friulana esplode il malcontento per il patto di Governo coi 5 stelle (M. Veneto)
Mattia Pertoldiudine. Il non detto si sta trasformando in ammissioni esplicite. I mal di pancia
manifestati, a bassa voce, per mesi stanno diventando adesso attacchi diretti e pesanti contro un
partito che, in poche parole, non si sopporta più - sempre che sia mai stato digerito appieno -
come alleato di Governo. L’onda lunga del malcontento leghista nei confronti del M5s, in altre
parole, ha superato i confini della Lombardia - dove Attilio Fontana chiede da tempo a Matteo
Salvini di staccare la spina all’esecutivo - e del Veneto - terra in cui Luca Zaia vede i freni di Luigi Di
Maio sull’Autonomia come fumo negli occhi - ed è arrivata in Friuli Venezia Giulia. Qui in fondo,
vuoi per un lignaggio di potere leghista più recente rispetto al Lombardo-Veneto e più legato
all’exploit del segretario nazionale e di quello regionale del Carroccio oppure per la presenza di un
tessuto imprenditoriale, cioè quello maggiormente irritato dalle politiche grilline come il reddito di
cittadinanza, meno sviluppato, la contestazione dell’alleanza di Governo è stata in questo anno
decisamente più sfumata. In Friuli Venezia Giulia, insomma, fino a poco tempo fa non sono
raramente risuonate parole come quelle del numero uno degli industriali di Padova e Treviso
Massimo Finco - «par un barcòn non se còpa l’economia» -, ma la sensazione netta è che qualcosa
sia cambiato. La prima dimostrazione è stata l’intervista di Massimiliano Fedriga rilasciata sabato a
“La Stampa”.Il governatore, da sempre un convinto “aziendalista di partito” e allineato alle
posizioni del leader, ha spiegato, pur senza alzare eccessivamente i toni, che il Governo andrà
avanti soltanto se sarà in grado di proseguire sulla strada tracciata e che interessa in primis la Lega
- dalla flat tax alle pensioni - invitando gli «amici del M5s» a capire in fretta l’antifona. Parole che
hanno rappresentato una sorta di via libera per parecchi leghisti locali i quali, da quel momento in
poi, si sono sentiti quasi autorizzati a certificare un malcontento diffuso, ma sopito da tempo. In
realtà qualcuno si è mosso perfino in anticipo, come il consigliere regionale Danilo Slokar. L’eletto
triestino, infatti, già venerdì scorso aveva pubblicato un eloquente post su Facebook con la foto
del premier Giuseppe Conte e la difficilmente fraintendibile frase «votate Lega, mandiamo a casa
questi brutti figuri falsi e bugiardi oltre che traditori e inaffidabili: Conte&Di Maio traditori dei
popoli italiani».Certo, si può dire, Slokar è personaggio senza dubbio folkloristico, un po’ guascone
e che ama andare sopra le righe, ma il caso è tutt’altro che isolato. Basta prendere, ad esempio, un
altro post come quello pubblicato da Pierpaolo Roberti, assessore alle Autonomie Locali e
fedelissimo di Fedriga. Anche lui ha infatti scelto Facebook per lanciare un messaggio
inequivocabile: «Certo che se vogliono rompere le scatole - scrive - con porti aperti, droga libera e
no all’Autonomia, possono direttamente sciogliere il Movimento 5 Stelle e tesserarsi con il Pd.
#adessobasta»...

                                                    6
Ottima trimestrale per FriulAdria, che chiude a marzo con utile a 15 milioni (M. Veneto)
Elena Del Giudice - Vola l’utile nel primo trimestre di Crédit Agricole Italia, ovvero dell’insieme
delle attività bancarie, di risparmio gestito, di credito al consumo ecc., del colosso francese. Il
saldo è pari a 222 milioni di euro, in crescita del +11,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno. Il Gruppo bancario chiude con 61 milioni di utile, a cui Crédit Agricole FriulAdria, l’istituto
pordenonese che opera in Friuli Venezia Giulia e Veneto, contribuisce con 15 milioni di euro, in
crescita anno su anno di oltre l’11%. Questa performance è legata in particolare alla forte spinta
del comparto mutui che rappresenta il principale driver di sviluppo della banca in Friuli Venezia
Giulia e Veneto: 1.135 i nuovi mutui casa erogati da FriulAdria nel primo trimestre, in incremento
del 19% rispetto al trimestre precedente, mentre quasi 7 mila sono i nuovi clienti acquisiti nel
periodo considerato...

Eurotech inarrestabile. Fatturato a +42,5% e ordini sopra il 50% (M. Veneto)
Volano ricavi, e utile, di Eurotech. La multinazionale friulana che progetta, sviluppa e fornisce
soluzioni per l’Internet of Things complete di servizi, software e hardware ai maggiori system
integrator e ad aziende grandi e piccole, ha chiuso la prima trimestrale del 2019 con ricavi
consolidati a 25,5 milioni di euro (+42,5% rispetto al primo trimestre 2018 e +35,0% a cambi
costanti). L’ebitda consolidato è di 4,08 milioni (pari al 16% dei ricavi, +151,6%); l’ebit consolidato
è di 3,14 milioni (corrispondente al 12,3% dei ricavi, + 168,3%). Il risultato consolidato prima delle
imposte è di 3,07 milioni (12% dei ricavi), +2,28 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno. Il risultato netto di Gruppo è di 2,95 milioni (l’11,6% dei ricavi, + 2,33 milioni sempre
nel raffronto con il 2018). L’indebitamento finanziario netto è di 5,45 milioni (di cui 4,29 milioni
per effetto dell’applicazione del nuovo principio contabile IFRS16). Il patrimonio netto di Gruppo
ammonta a 106,73 milioni.«L’andamento del trimestre è stato il frutto della buona raccolta ordini
avvenuta nel corso del 2018 e che sta proseguendo in maniera sostenuta anche nel 2019, in linea
con le aspettative del management - fa sapere l’azienda in una nota -...

                                                   7
CRONACHE LOCALI

La Cgil con Casotto chiede controlli. Serracchiani: «Al centro la legalità» (Piccolo Go-Monf)
Giulio Garau - «Siamo contenti se Fincantieri fa da garante ai lavoratori vittime di sfruttamento e si
occupa del loro ricollocamento. Lo chiediamo da anni. Ma anche che la misura sia estesa a tutto
l’indotto. Così chi denuncia perché ricattato potrà farlo liberamente perché è protetto. Così la
legalità in cantiere non sarà un’eccezione, ma una regola diffusa». Il segretario della Cgil Thomas
Casotto interviene sulla vicenda di schiavismo sventata in cantiere, ribadisce che il sindacato è
aperto alla collaborazione e chiede finalmente un’«operazione chiarezza» sul fronte dell’appalto.
«Bisogna capire se realmente ci sono problemi di orari da controllare e se accade che i badge si
smagnetizzino - aggiunge - e sul protocollo di legalità è di attualità ora una revisione a livello locale
con controlli più serrati. Ma bisogna pensare anche alle altre istituzioni che sono sottorganico: non
si può vincere la battaglia se manca lo Stato. Bisogna potenziare l’Ispettorato del lavoro, la
medicina del lavoro e tutti gli altri organi ispettivi». Secondo il segretario della Cgil le irregolarità
delle paghe nell’area dell’indotto sono ancora una piaga e questo fa in modo che si crei
«concorrenza tra le ditte serie e quelle che non lo sono». «Continuano le segnalazioni di lavoratori
che denunciano poca chiarezza sulle buste paga - conclude Casotto - bisogna fare chiarezza. Anche
su numerose applicazioni del contratto per diversi lavoratori. Vengono inquadrati in livelli molto
più bassi rispetto alle mansioni svolte». «Lo sfruttamento dei lavoratori è una ferita aperta e anzi e
lo sfilacciamento della solidarietà sociale lascia gli individui sempre più soli e indifesi, tutti, italiani
e stranieri. Contro questi veri e propri gruppi criminali bisogna stare molto in guardia e non
perdere di vista l’obiettivo della legalità e della sicurezza». Lo afferma Debora Serracchiani,
capogruppo Pd nella commissione Lavoro della Camera. «In questo caso - rileva - lo strumento del
Protocollo Quadro Nazionale di legalità firmato tra il ministro Minniti e Fincantieri ha mostrato
efficacia, ma occorre insistere sulla vigilanza e la prevenzione, stringere le maglie anche
nell’ambito della formazione e sicurezza sul lavoro». Sulla vicenda interviene anche il deputato
M5S Luca Sut. «Esprimo sconcerto per la notizia dell’arresto di un titolare dell’azienda di
Monfalcone, al centro di un grave quadro di reati compiuti contro inermi lavoratori che, da quanto
finora trapelato, erano vittime di un sistema vessatorio di importante rilievo penale. Lo scenario
tratteggiato non fa che confermarci l’esistenza di scenari occupazionali non all’altezza di un Paese
civile, ma contro cui questo Governo non si fa cogliere impreparato». Sut spiega che «La manovra
2019 ha predisposto il deciso rafforzamento dell’organico dell’Ispettorato del Lavoro,
fondamentale per il potenziamento dei controlli. Lo Stato c’è ed è dalla parte dei lavoratori,
mentre non intende fare sconti a chi si macchia di reati come quelli contestati in questa brutta
vicenda». «La nostra regione - conclude - nasce con una cultura d’impresa sana e non
permetteremo a simili imprenditori di inquinare un contesto fatto di rispetto delle regole e
rispetto di chi lavora».
Carabinieri ancora in cantiere. Ascoltati gli ex di Montaggi srl
testo non disponibile

                                                     8
La zona industriale piace a quattro nuove imprese (Piccolo Go-Monf)
Giulio Garau - Dopo un lungo periodo di silenzio torna l’attenzione delle imprese sulle zone
industriali del Monfalconese, Schiavetti Brancolo ma in particolare quella del Lisert accanto al
porto. In questi ultimi mesi al Consorzio per lo sviluppo economico del monfalconese sono arrivate
sette manifestazioni di interessi ufficiali, scritte. Tre da parte di aziende già insediate che hanno
varato progetti di ampliamento degli stabilimenti esistenti. Ma soprattutto quattro richieste per
nuovi insediamenti. La notizia è stata confermata ieri dal presidente del Consorzio Fabrizio Russo e
dal direttore Cesare Bulfon a margine dell’assemblea di bilancio del 2018. Massima discrezione sui
nomi degli imprenditori, l’unica indicazione sui settori di attività è che si tratta di realtà
imprenditoriali attinenti ai servizi e complementari a welfare aziendali. Si parla di molte decine di
nuovi occupati. «Un segnale nuovo e importante - commenta Russo con la dovuta cautela - si
tratta di richieste ufficiali, manifestazioni di interesse scritte. Abbiamo richieste di terreni per un
valore di almeno 2 milioni di euro». Un bel salto in avanti per il Consorzio che nel bilancio del 2018
ha registrato per ora, un dato positivo rispetto alla stasi degli ultimi anni, una vendita di un terreno
per circa 33 mila euro alla Compagnia portuale, nella zona del Lisert quasi di fronte alla zona del
porto, sul canale. Si tratta di un grande piazzale infrastrutturato che la Cetal aveva già utilizzato
per ospitare automobili del traffico portuale e che la Compagnia utilizzerà sempre per operazioni
portuali. «La percezione che abbiamo è che si sia risvegliato l’interesse per il monfalconese da
parte degli imprenditori - conferma Bulfon - c’è molto movimento e stanno arrivando tante
richieste anche dai paesi confinanti, in particolare dall’Austria. Siamo fiduciosamente ottimisti».
Anche perché il clima nel Consorzio è positivo, lo si è percepito all’assemblea dei soci che hanno
votato all’unanimità il bilancio che era pressoché in pareggio (+70 mila euro) ma è stato fatto un
accantonamento di circa 245 mila euro come fondo rischi su un (paradossale) procedimento
ancora aperto alla Corte dei conti (riguarda il contenzioso sulla famosa zona logistica-parcheggio al
Lisert) e dunque il documento contabile si è chiuso a meno 175 mila euro. A dare il voto positivo
anche l’ex presidente, Enzo Lorenzon che ieri era presente come socio in quanto presidente del
Consorzio di bonifica. Diverse le peculiarità fatte emergere dall’analisi delle voci di bilancio. In
particolare quella delle spese, da cui emerge in maniera pesante la quota di Imu che il Consorzio
deve versare ogni anno per i capannoni di proprietà, oltre 146 mila euro. E sulla stessa tabella
sono in rilievo anche le spese per la manutenzione del verde, oltre 67 mila euro, dell’illuminazione
pubblica, oltre 78 mila euro e delle concessioni al consorzio bonifica, altri 29 mila euro. Un totale
di 180 mila euro annui che il Consorzio per lo sviluppo economico del monfalconese spende a
favore degli insediati. Questi ultimi pagano una quota pari a complessivi 20 mila euro circa al
Consorzio che comunque, per vivere, oltre agli affitti da parte degli insediati che non hanno
acquistato l’area di produzione, guadagna con le deleghe amministrative dei lavori pubblici (opere
e manutenzioni) affidati dalla Regione, dal Comune di Monfalcone e anche dagli altri comuni del
territorio.

                                                   9
I lavoratori della Wärtsilä si riuniscono in assemblea: «Temiamo altri esuberi» (Piccolo Ts)
Giovanni Tomasin - Fra i 500 e i 600 lavoratori della Wartsila si sono riuniti in due assemblee, una
ieri al mattino e una al pomeriggio, per esprimere tutta la loro preoccupazione per i 34 esuberi di
impiegati annunciati dall’azienda.Commenta Antonio Rodà di Uilm: «Le assemblee sono state
molto partecipate. Il timore è che l’annuncio di esuberi sia l’inizio di un processo di cui non si vede
la coda. Noi abbiamo rassicurato i lavoratori, dicendo loro che proprio per questo motivo abbiamo
chiesto all’azienda di entrare nel merito del piano industriale. Capiremo così se il rischio c’è
oppure no».Rodà prosegue annunciando l’intenzione dei sindacati di dialogare con le istituzioni:
«L’azienda parla di digitalizzazione e razionalizzazione. Visto che la Regione ha sempre detto di
avere strumenti per formare e riqualificare i lavoratori, vedremo se possono essere impiegati per
azzerare l’impatto della dichiarazione».L’Usb «rispedisce al mittente» gli esuberi. Commenta Sasha
Colautti del coordinamento lavoro privati di Usb: «La multinazionale finlandese con sede a Bagnoli
ha prodotto ormai 5 ristrutturazioni nel corso degli ultimi 10 anni. Ristrutturazioni dove la gestione
degli esuberi “paracadutati” con incentivi, ricollocazioni e prepensionamenti è stata permessa
grazie ad ingenti iniezioni di denaro pubblico. Denaro evidentemente mal ripagato, se ogni 2 anni
si ripresenta in questa azienda il rischio di perdita occupazionale». Aggiunge il collega Usb
Massimiliano Generutti: «L’azienda che ha più volte eluso al tavolo la domanda circa il piano
industriale esibendo una serie di esempi di investimenti e innovazioni che non possono essere
ritenuti parte di un disegno complessivo a sostegno di future garanzie occupazionali».Nel
frattempo l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen esprime il suo punto di vista in una nota:
«La giunta segue con la massima attenzione e con atteggiamento proattivo tutte le crisi
occupazionali del territorio. Stiamo mettendo in campo azioni, strumenti e progetti per sostenere
le imprese, tutelare i livelli occupazionali e creare le condizioni per stringere un patto di
responsabilità sociale tra tutti i soggetti del mondo del lavoro e della formazione» Aggiunge
ancora Rosolen: «La giunta lavora quotidianamente in termini di disciplina legislativa con
interventi volti a scongiurare derive legate alla delocalizzazione, spettro che incombe sul nostro
territorio e oggetto di scelte speculative da parte di alcuni imprenditori che hanno ricevuto
contributi pubblici e che, in alcune fasi, hanno dimostrato una certa disinvoltura nel sacrificare i
lavoratori».Rimarca ancora l’assessore: «Abbiamo modificato le linee delle politiche attive per il
lavoro, mettendo l’accento sull’esigenza di tutelare le persone del territorio che hanno pagato
sulla propria pelle gli effetti della crisi. Ci sono misure ad hoc per tutelare anche altre fasce
esposte, tra cui le mamme con bambini piccoli, categoria spesso colpita duramente da questa fase
congiunturale. Stiamo lavorando per avvicinare domanda e offerta del mercato del lavoro,
rafforzando i legami tra l’istruzione, in modo particolare gli its, la formazione e le imprese».

                                                  10
Cambia la rotta del “turismo dentale”. In città studi croati low cost (Piccolo Trieste)
Laura Tonero - Una volta erano i triestini ad andare in pellegrinaggio oltreconfine alla ricerca di
cure dentali low cost. Ora sono gli stessi ambulatori croati che offrono prestazioni a prezzi
convenienti a venirsi a prendere fisicamente i clienti in città. Come? Investendo qui e aprendo
studi in centro città. Dall’inizio dell’anno sono già due le strutture sbarcate a Trieste: lo scorso
gennaio ha inaugurato i suoi spazi all’inizio di via San Nicolò la clinica Smile, mentre a marzo ha
aperto l’Implant center Martinko in via Dante. E tutto fa immaginare altri sbarchi a breve. Per i
professionisti locali, dunque, ora la concorrenza è ancora più spietata. Anche perché i nuovi
arrivati paiono tutt’altro che sprovveduti o improvvisati. Quelli già avviati sono studi attrezzati e
accoglienti, attraverso i quali i professionisti croati mirano a conquistare, grazie alla posizione
strategica di Trieste, pure nuovi mercati che vanno oltre i confini regionali. «Vogliamo servire la
clientela italiana ma anche a quella londinese, - rivela Damir Radulic, referente delle clinica Smile -.
Grazie al collegamento aereo diretto Trieste-Londra, infatti, abbiamo già calamitato dei pazienti
dal Regno Unito, e la risposta è tale che progettiamo di aprire unp studio direttamente a
Londra».Smile ha sedi ad Abbazia e Lubiana. «Attualmente abbiamo 1.050 pazienti triestini, inclusi
quelli che stiamo ricevendo direttamente nella struttura di via San Nicolò - spiega Raduclic -. E
parliamo di pazienti che vivono proprio a Trieste e non nei comuni della fascia confinaria, come
testimonia il loro codice di avviamento postale. Persone che ora avranno un nostro riferimento
diretto nella loro città». Il triestino che prima macinava chilometri per raggiungere uno degli
ambulatori croati pur di risparmiare su protesi e impianti, ora può rivolgersi direttamente a questi
studi. Dove non troverà gli stessi prezzi stracciati proposti in Croazia, ma comunque tariffe inferiori
- in media del 25 per cento - rispetto a quelle praticate negli studi italiani, specialmente
sull’impiantistica dentale. La pubblicità di una di queste realtà aperte a Trieste, per esempio,
propone «in soli due giorni il passaggio dall’arcata dentale ai denti fissi», lavoro fisso su soli 4
impianti al costo di 14 mila euro. Nello studio di Abbazia lo stesso lavoro viene proposto a circa 8
mila euro. In Italia i prezzi lievitano. Inoltre, per un paziente ora è possibile farsi fare la visita, gli
esami radiologici e una valutazione del lavoro a Trieste, e poi scegliere se procedere qui o, per
abbassare ulteriormente il prezzo, farsi poi fare l’intervento in Croazia, puntando anche sul fatto
che la successiva manutenzione potrà farsela fare comodamente in città. Va considerato poi che
un eventuale pagamento a rate, impossibile da ottenere in Croazia per un non residente, nelle due
cliniche croate aperte a Trieste è invece fattibilissimo. Fondatore e proprietario della Smile è lo
specialista in impiantologia e chirurgia orale Darko Slovsa, direttore sanitario anche della struttura
triestina, dove ad oggi sono impegnate 5 persone, tutte donne, tre di origine croata ma residenti
da tempo a Trieste, e due italiane. «Siamo assunte in Italia con contatto italiano», riferiscono alla
reception di via San Nicolò. «Abbiamo aperto da poco - valuta Radulic - certamente faremo altre
assunzioni, con intenzione di dare lavoro a gente del posto. Noi comunque non siamo una clinica
low cost, usiamo materiali d’eccellenza, siamo uno dei dodici centri di eccellenza Straumann,
offriamo garanzia a vita per gli impianti».

                                                    11
Biofarma investe 25 milioni per impianti e occupazione (M. Veneto Udine)
Maristella Cescutti - Sta prendendo corpo il nuovo Bio 2 “Il castelliere industriale”: così lo definisce
Germano Scarpa, fondatore della Biofarma spa, azienda leader nel settore dell’industria cosmetica
e farmaceutica in riferimento al Castelliere protostorico del capoluogo, sito archeologico distante
poche decine di metri dal nuovo polo industriale.Il completamento dell’opera, che sarà sede
logistica e produttiva, è prevista per i primi mesi del 2020. Un traguardo professionale importante
che preclude un potenziamento dell’attività all’interno di una struttura industriale che si erige
nell’ambito di un ampio contesto rurale. Un investimento di 25 milioni di euro con probabile
aumento del personale (che oggi conta 440 unità, per la maggior parte residenti nel Medio Friuli)
con nuove assunzioni.Bio 2 con la sua architettura rigorosa ed essenziale si inserisce nel paesaggio
agricolo limitrofo con un edificio caratterizzato da un rivestito in lamiera grigia, definito da un
ritmo regolare di tagli a tutt’altezza evidenziati da costolature sporgenti e da “brisesoleil”
frangisole. Il “landscape” è ridisegnato attraverso movimenti di terra a sud con la finalità di
allontanare i volumi del costruito dalla vicina viabilità principale e terrapieni con una quinta
arborea di essenze autoctone a nord, verso il paesaggio agricolo.La riqualificazione del verde sarà
completata con la realizzazione di un parco, il quale sarà donato alla comunità locale e dedicato
alle attività dei bambini e con un percorso pedonale che raggiunge il sito archeologico.Il progetto
si inserisce all’interno di una strategia di sviluppo controllato e sostenibile più ampia, che prevede
la realizzazione de “Il castelliere industriale”, con una superficie edificata complessiva di 23.500
metri quadrati.Il progetto contempla la riorganizzazione generale della logistica e un ampliamento
produttivo; una “area green” con una superficie di 12 ettari che include la realizzazione per il
tempo libero e un’area per la produzione di agricoltura biologica a tutela della bio-diversità.Il
“Facility center”, con una superficie edificata complessiva di oltre 1.500 metri quadrati, prevede la
realizzazione di un nuovo edificio adibito in parte a servizio della produzione e in parte a
espansione degli uffici operativi (marketing e amministrazione), in stretta connessione con gli uffici
direzionali preesistenti.L’edificio è stato pensato e realizzato nel massimo rispetto dell’ambiente e
sull’utilizzo di un materiale naturale in grado di stoccare anidride carbonica piuttosto che produrla.
Lo stabile, infatti, con i suoi 420 metri cubi di legno stoccherà circa 336 mila chilogrammi di
anidride carbonica riducendone significativamente le emissioni.

                                                  12
Carnia industrial park cresce. Sono 166 le aziende insediate (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - Anno positivo, il 2018, per il Carnia industrial park, che ancora una volta mette
a segno un bilancio improntato alla crescita. Approvato ieri all’unanimità dall’assemblea consortile
riunita a Tolmezzo, presente l’assessore regionale alle attività produttive Sergio Emidio Bini, il
documento contabile illustrato dal presidente Mario Gollino certifica un deciso e ulteriore passo
avanti per molti degli indicatori di bilancio. A partire dal valore della produzione che supera gli 8
milioni di euro (+20 per cento rispetto al 2017), passando per i ricavi da locazioni di immobili pari a
2, 3 milioni (+13 per cento) e per i ricavi da cessione per la produzione di energia da fonti
rinnovabili pari a 2, 1 milioni (+6 per cento). L’attivo patrimoniale di oltre 71 milioni e le
immobilizzazioni di 64 milioni garantiscono solidità patrimoniale e finanziaria pluriennale.
L’esercizio 2018 si chiude con un risultato ante imposte di 707mila 361 euro, più 55 per cento
rispetto all’anno precedente, e con un utile netto di 384mila 629 euro. Non solo numeri. Efficienza
di gestione, capacità di valorizzazione del proprio patrimonio ed elevata solidità hanno infatti
consentito al consorzio di programmare, con il piano industriale triennale 2019-2021, approvato lo
scorso dicembre, nuovi, importanti investimenti e progetti (per 4 milioni di euro nell’anno in
corso). Ricordarli è toccato al direttore Danilo Farinelli a partire dal nuovo centro logistico di
Tolmezzo, opera da 11 milioni di euro in fase di progettazione definitiva ed esecutiva, i cui cantieri
dovrebbero essere avviati nel 2020, dopo il completamento della demolizione dei vecchi edifici
che ieri l’assessore Bini ha visitato assieme ai vertici del parco prima dell’inizio dell’assemblea
consortile. Altro investimento ormai ai blocchi di partenza è l’infrastruttura per la mobilità
pedonale e ciclabile denominata, per il suo valore simbolico, “Porta della Carnia” che sarà
realizzata in corrispondenza della rotatoria di accesso alla zona industriale di Amaro. Bastino
questi due interventi a testimoniare la vivacità, anche progettuale, di una zona industriale che,
nonostante la congiuntura economica e l’area montana sulla quale insiste, sta inanellando risultati
lusinghieri. Anche dal punto di vista insediativo. Il tasso di saturazione degli spazi immobiliari di
proprietà del consorzio, pari a oltre 100. 000 mq di superficie coperta, sfiora infatti il 98% con circa
90 aziende che svolgono la loro attività manifatturiera e generano nuova occupazione nei locali del
consorzio. Quanto alle aziende complessivamente insediate, anche queste sono cresciute: dalle
159 del 2017 sono passate alle 166 del 2018 spingendo su anche l’occupazione balzata a sua volta
in avanti da 3mila 771 occupati a 3mia 842.

                                                  13
Bolletta dell’acqua sempre più cara: fino a 40 euro di aumento in 3 anni (M. Veneto Udine)
Cristian Rigo - Che l’acqua sia un bene prezioso si sapeva prima ancora dell’avvento di Greta
Thunberg, la giovane attivista svedese ispiratrice del recente movimento studentesco contro il
riscaldamento globale, e per rendersene conto basta confrontare la bolletta del Cafc con quella
della Net: oggi la famiglia tipo (marito e moglie con un figlio in un appartamento di 100 metri
quadrati) spende 169 euro di Tari per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e 237 euro per l’acqua
e i servizi di fognatura e depurazione.I rincariL’acqua quindi costa già più dei rifiuti e il gap è
destinato ad aumentare se pensiamo che dal 2018 al 2021 la bolletta della famiglia standard in
città passerà da 222 a 261 euro, un aumento di quasi 40 euro per gli udinesi. I residenti del
capoluogo friulano si troveranno a pagare il conto più salato del processo, avviato nel 2016 e
finalizzato all’omogeneizzazione tariffaria per l’intero territorio servito da Cafc. Un’imposizione
normativa che porterà ad allinearsi entro il 2021 la città di Udine e i comuni dell’ex Carniacque con
un’unica tariffa applicata a tutti i 120 comuni della provincia serviti dal Consorzio acquedotto Friuli
Centrale (Cafc).Il TicsiA mitigare un po’ l’effetto di questa omogeneizzazione è stata l’applicazione
del Testo integrato corrispettivi servizi idrici (Ticsi) votato nei giorni scorsi dai soci del Cafc sulla
base di una delibera approvata dall’Arera, l’authority nazionale che ha fissato le regole da
rispettare nella costruzione della tariffa che deve coprire i costi operativi e garantire nel contempo
gli investimenti necessari.L’efficienza Ma grazie all’efficienza gestionale dimostrata negli anni da
Cafc, che ha rinunciato a una quota dell’aumento tariffario già deliberato, l’Ausir, l’Autorità unica
per i servizi idrici e i rifiuti regionale ha potuto accogliere alcune richieste dai sindaci a favore delle
famiglie. In particolare è stato possibile mantenere 200 litri d’acqua al giorno in regime agevolato
contro i 150 inizialmente ipotizzati. Inoltre l’allineamento definitivo si raggiungerà solo nel 2021 e
non nel 2020...

Utile e ricavi in aumento: «Bene AcegasApsAmga» (M. Veneto Udine)
Si è chiuso con un utile netto pari a 129,7 milioni di euro, in rialzo del 3% rispetto ai 125,9 milioni
dello stesso periodo dello scorso anno, il primo trimestre 2019 di Hera. I ricavi, spiega una nota
della multiutility emiliano romagnola, sono stati pari a 1,9 miliardi di euro, in crescita dell’11, 4%
rispetto agli 1, 7 miliardi dell’esercizio precedente mentre il margine operativo lordo è passato dai
322, 7 milioni di euro dei primi tre mesi del 2018 ai 330, 8 milioni al 31 marzo scorso, registrando
un incremento del 2, 5%. Gli investimenti complessivi nei primi tre mesi dell’anno sono stati pari a
96, 3 milioni di euro, in crescita del 7, 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre
è risultata sostanzialmente stabile la posizione finanziaria netta, pari a 2, 6 miliardi di euro al 31
marzo rispetto ai 2, 5 miliardi del 31 dicembre 2018. «Siamo molto soddisfatti di questa
trimestrale e del contributo che AcegasApsAmga e le sue controllate hanno fornito al gruppo Hera
- afferma in una nota il direttore generale AcegasApsAmga, Roberto Gasparetto - in particolare
AcegasApsAmga ha registrato un margine operativo lordo di 39,2 milioni di euro, in linea con
l’anno precedente ma superiore alle previsioni di budget, anche in ragione del positivo contributo
di Ase, la controllata attiva nei servizi energetici ad amministrazioni pubbliche e condomini».
«Molto bene - conclude - anche gli apporti che sono venuti dalla controllata bulgara Aresgas».

                                                    14
Nuovo rettore: sfida decisiva tra Pinton e Zannini (M. Veneto Udine)
Con due candidati in corsa, oggi l’università di Udine dovrebbe eleggere il nuovo rettore. Il
condizionale è d’obbligo anche se diventa difficile pensare che né il docente di Agraria, già
prorettore, Roberto Pinton, né il direttore del dipartimento di Studi umanistici, Andrea Zannini,
raggiungano il quorum del 40 dei voti esprimibili: 276 preferenze.In ballo ci sono i 145 voti lasciati
in eredità dalla direttrice del dipartimento di Lingue, Antonella Riem, la stessa che, qualche giorno
fa, ha ritirato la sua candidatura «per facilitare un risultato conclusivo che possa essere il più
ampiamente coeso possibile».Giunti a questo punto, il voto di oggi può essere considerato alla
pari di un ballottaggio al quale si arriverà il 23 maggio se stasera la fumata sarà nera. Pinton parte
in testa. Una settimana fa, al secondo turno, ha mancato l’obiettivo per otto voti, mentre Zannini
conta sugli elettori di Riem che non manca di chiamare a raccolta. «La nostra università - scrive sul
suo sito - ha bisogno di un cambio di marcia, di una spinta decisa, di entusiasmo. Ce lo chiede il
territorio, ce lo impongono le sfide nazionali e internazionali nelle quali ci confrontiamo ogni
giorno. Ce lo chiedono i nostri studenti. L’università di Trieste ha appena ricevuto la classificazione
A dalla visita Cev: l’unica in Italia assieme a Trento. Si appresta a eleggere un rettore forte, dotato
di personalità e apprezzato a livello regionale. Chi si siederà al suo fianco, in tutti i tavoli che
contano, dovrà far valere le nostre ragioni e qualità». Secondo Zannini «non è tempo di essere
prudenti: è tempo di ripartire, con energia. C’è bisogno di lavorare concretamente e a testa bassa,
cambiando molte cose. Coraggio studentesse e studenti, colleghe e colleghi, amiche e amici:
datemi fiducia!». Pinton, invece, si appella al messaggio inviato, alcuni giorni fa, agli elettori
invitandoli al voto, «tanti e determinati come siete stati finora. Onoriamo questo momento,
suggellando con un “semplice clic”il proficuo e appassionato dibattito di questi ultimi
mesi».Stamattina i seggi aprono alle 9 e chiuderanno alle 18. Composta da 1.145 aventi diritto al
voto, 160 professori ordinari, 249 professori associati, 191 ricercatori, 519 tra tecnici e
amministrativi e 26 studenti, oggi la comunità accademica è chiamata a scegliere tra due idee di
università e due diversi stili: quello più pacato di Pinton si contrappone a quello più gridato di
Zannini. Il nuovo rettore resterà in carica sei anni a partire dal prossimo anno accademico. G. P.

                                                  15
L’estero non spinge, fine della ripresa (Gazzettino Pordenone)
Manifatturiero in picchiata nel primo trimestre di quest’anno. Il dato che preoccupa di più è quello
che riguarda gli ordinativi dall’estero che calano del 5,7%. Ma non è soltanto l’industria del
territorio del Friuli occidentale a mostrare una netta frenata. Le costruzioni - che nell’ultimo
biennio avevano mostrato segnali di risveglio dopo il lungo tunnel in cui era finita l’edilizia dopo il
2009 - tornano in fase recessiva: nel periodo gennaio-marzo 2019 le variazioni tendenziali (cioé
rispetto ai valori dell’anno precedente) con tutti gli indicatori negativi, compresa l’occupazione che
torna a calare di un punto. E anche le previsione degli operatori - contenute nell’indagine
congiunturale della Camera di commercio di Pordenone-Udine, rispetto al territorio pordenonese -
non sono affatto positive: la maggioranza degli imprenditori prevede una secondo trimestre in
linea
Tornando ai numeri dell’industria manifatturiera, gli unici dati in controtendenza sono quelli sono
quelli della produzione (aumenta del 2,1%) e de fatturato totale (+2,1%). Molto modesto
l’incremento del fatturato estero (+1%) contro il 3,4 del trimestre precedente. Ma a peggiorare è
soprattutto la dinamica degli ordinativi: quelli interno sono stabili e girano attorno allo zero, quelli
esteri sono invece in forte caduta al -5,7%: quasi sei punti in meno rispetto all’ultimo trimestre del
2018. E anche l’occupazione si assenta allo 0,7%, nel trimestre precedente era invece al 2,6%. Pur
restando significativa, la propensione all’export è in flessione: la quota di export sul totale del
fatturato delle imprese è pari al 44%. A segnare i numeri peggiori è il sotto-settore della
metalmeccanica in forte rallentamento rispetto a un anno fa. Anche se la produzione sale di 4,5
punti e gli ordini interni del 5,5%, gli ordini esteri sono in caduta libera con una flessione che segna
un -6,7%. Un dato così negativo non si vedeva nell’ambito della manifattura da parecchi trimestri.
Le cose vanno un po’ meglio nel comparto del legno-arredo. Dopo due trimestri di variazioni
negative la dinamica del settore registra una lieve ripresa rispetto a un anno fa. La produzione sale
di 1,5 punti percentuali, il fatturato dello 0,9% e gli ordini interni segnano un +1%. Anche gli orini
esteri nel settore del mobile registrano un +3,9%. Nel complesso dunque, il manifatturiero segna
uno stop nelle commesse dall’estero: una dato particolarmente pesante per il tessuto produttivo
locale in quanto - nell’ultimo triennio - si era riusciti a rialzare la testa solo grazie agli ordinativi
esteri. Evidentemente la frenata della Germania e la guerra dei dazi tra Usa e Cina pesano sulla
situazione che racconta di un tonfo degli ordinativi esteri che significa l’esaurimento della spinta
verso la crescita del manifatturiero. Ma non è solo l’industria che nei primi tre mesi dell’anno ad
avere peggiorato le sue performance. Le costruzioni fanno emergere dati ancora più preoccupanti.
Dopo due anni di risveglio, il mattone torna in recessione. Produzione, fatturato e commesse
scendono da 1 a 2 punti e l’occupazione cala dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2018. E il
commercio mostra dati in forte sofferenza: dopo alcuni anni di segni positivi torna la contrazione
nelle vendita del 2,7% rispetto a un anno prima. «Complessivamente - spiega il presidente Cciaa
Pn-Ud, Giovanni Da Pozzo navighiamo a pochi nodi di velocità, il quadro è più preoccupante
dell’ultimo trimestre ma eviterei allarmismi». Più realista il vicepresidente Giovanni Pavan: «Il dato
che desta maggiore inquietudine è il tonfo degli ordinativi esteri, giù di quasi 6 punti. Sembra
proprio che il manifatturiero abbia esaurito la sua spinta di crescita. Preoccupa altrettanto il calo
delle costruzioni poiché potrebbe influenzare negativamente il legno-arredo». (Davide Lisetto)

                                                   16
Puoi anche leggere