Nuova luce per il Duomo di Casalmaggiore

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Nuova luce per il Duomo di Casalmaggiore
Nuova luce per il Duomo di
Casalmaggiore
Si sono conclusi i lavori di installazione della nuova
illuminazione a led nel Duomo di Casalmaggiore. La
realizzazione, affidata alla ditta Polato Impianti Elettrici
di Valeggio sul Mincio, è stata voluta dal parroco don Claudio
Rubagotti e dai suoi collaboratori per intervenire sui costi
proibitivi dovuti a un impianto ormai vetusto.

L’inaugurazione, anticipata durante la Messa di San Giuseppe
con una parziale accensione del nuovo impianto, ha avuto luogo
durante la Veglia di Pasqua.

«Oltre a voler onorare la memoria di don Alberto Franzini, che
aveva progettato nel 2002 l’allora nuova illuminazione –
dichiara don Rubagotti – c’è anche un discorso economico ed
ecologico. Ora abbiamo un’illuminazione decisamente migliore a
metà del costo».

Citando il Salmo 36, «alla tua luce vediamo la luce», il
parroco ragiona sul senso di intraprendere quest’intervento in
un tempo oscuro come quello attraversato. «Dare nuova luce al
nostro Duomo – conclude – permette la visione dei suoi
stucchi, affreschi, quadri finora nascosti dalle tenebre e
consente di rigustare i colori della vita. Come in antichità,
durante i momenti di oscurità è bello far festa. E l’assemblea
vedrà che l’atmosfera creata è davvero festosa».

                                                   Sara Pisani
Nuova luce per il Duomo di Casalmaggiore
Diario da Salvador de Bahia:
tra   segni  di  ripresa   e
speranza
All’inizio del mese di maggio arriva dal Brasile il consueto
resoconto mensile in cui don Davide Ferretti racconta la vita
della comunità di Gesù Cristo Risorto, che guida insieme a don
Emilio Bellani a Salvador de Bahia.

I giorni di Pasqua sono certamente stati i più importanti e i
più carichi di significato. Una Pasqua anche qui particolare,
come un po’ in tutto il mondo. Ma almeno celebrata con i
parrocchiani, visto che l’anno scorso non si era potuto.

Nei giorni prima di Pasqua con don Emilio siamo passati casa
per casa nel quartiere, dai bambini più piccoli, a distribuire
un dolce (una piccola colomba) apprezzata da tutti, cattolici
e non. Un segno per augurare alle famiglie buona Pasqua,
ricordandone il significato (vi assicuro che non tutti sanno
cos’è la Pasqua!).

Non potendo fare molto, abbiamo cercato di vivere al meglio i
giorni del Triduo: la Messa in “Cena Domini” (più “merenda”
forse, visto che a causa del coprifuoco alle 18 abbiamo dovuto
celebrarla alle 16) con una grande partecipazione, anche se a
numero chiuso, e con un po’ di preghiera personale al termine.
Il Venerdì Santo con la Via Crucis dei giovani alle 9 del
mattino, con una quarantina di giovani che l’hanno animata;
altra celebrazione del pomeriggio, anche quella abbastanza
partecipata. Qui il Venerdì Santo, tradizionalmente, è giorno
di grande baldoria, non come nella tradizione italiana. La
Messa di Pasqua è stata celebrata alle 4 del pomeriggio e
senza alcuni segni propri, ma quest’anno è così.

Per dare un po’ di solennità abbiamo pensato, distanziamento
permettendo, di invitare a pranzo in parrocchia il sabato i
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ragazzi della prima comunione e la domenica i responsabili
delle varie comunità. Purtroppo il pranzo del sabato è saltato
causa pioggia abbondante ed è stato spostato al sabato
successivo.

La domenica di Pasqua, dopo la Messa, gli auguri in strada con
la distribuzione di un litro di latte alle persone di
passaggio.

Con la Pasqua è arrivato l’autunno e anche un po’ di pioggia;
l’aria si è per qualche giorno rinfrescata (26/27 gradi). Con
il conseguente piccolo allagamento di qualche strada e qualche
casa (niente a che vedere con quello che era successo l’anno
scorso).

Durante tutto il mese di aprile sono state distribuite molte
ceste basiche. La situazione non è facile per molte famiglie.
Don Emilio conosce personalmente tante situazioni al limite.
La pandemia in diversi casi sta creando molte difficoltà.

Mi è stato chiesto di dare qualche notizia riguardo la
pandemia, viste le notizie che arrivano in Italia. Qui a
Salvador sono iniziate alcune riaperture. Il virus c’è ancora
e purtroppo anche i morti, ma la pressione sugli ospedali è
decisamente calata rispetto al mese di marzo o inizio di
aprile. Noi in parrocchia, con molta attenzione, stiamo
riaprendo alcune attività: è ripresa la catechesi per i
ragazzi della prima comunione (per la preparazione alla
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cresima in realtà non si è mai fermata). I ragazzi vanno
ricontattati tutti personalmente, perché non è scontata la
loro partecipazione e nemmeno la loro ripresa. Le famiglie a
volte sono assenti e sono i ragazzi stessi che chiedono di
fare questo passo. Altre volte bisogna verificare se le
famiglie sono ancora d’accordo, perché magari nel frattempo
sono passate a qualche altra chiesa protestante: qui è una
cosa abbastanza comune.

È cominciato la danza per le bambine più piccole (quelle
grandi avevano ripreso qualche tempo fa) e a inizio maggio
riprenderanno gli allenamenti del calcio. Le previsioni
parlano di una ripresa a maggio anche della scuola e delle
spiagge. Proprio in questi giorni viene somministrata la
seconda dose del vaccino alle presone sopra i 60 anni e,
almeno la prima dose, ai professori.

Con la ripresa di alcune attività sono ricominciati anche gli
incontri diocesani per il clero (era più di un anno che non si
tenevano) e anche quelli zonali, che in realtà nella nostra
zona già alcune volte avevamo fatto. Anche questi
evidentemente con tutte le attenzioni possibili.

Piccoli segni di ripresa e di speranza.

                                           don Davide Ferretti
                               fidei donum a Salvador de Bahia

Il Vescovo Busca a Bozzolo:
«Incrementare la fama di
Nuova luce per il Duomo di Casalmaggiore
santità di don Primo vuol
dire     incrementare    la
devozione e la preghiera di
intercessione a lui»
«Incrementare la fama di santità di don Primo vuol dire
incrementare chiaramente la devozione e la preghiera di
intercessione a lui. Lo possiamo pensare così, come a uno a
cui ci si rivolge non soltanto per un insegnamento, ma per
ottenere attraverso di lui grazie». Queste le parole del
vescovo di Mantova, mons. Marco Busca, nell’omelia della Messa
presieduta domenica 11 aprile nella chiesa parrocchiale di
Bozzolo nel 62° anniversario della morte di don Mazzolari, di
cui ha voluto ricordare che «molti hanno testimoniato fin
dagli inizi che era un prete santo, sapientemente santo,
autenticamente santo».

La liturgia, svoltasi nella chiesa che custodisce le spoglie
del celebre parroco, oggi servo di Dio del quale è in corso la
causa di beatificazione, è stata, concelebrata dal vescovo di
Cremona, mons. Antonio Napolioni, dal parroco di Bozzolo, don
Luigi Pisani, insieme ad alcuni altri sacerdoti.

               Photogallery della celebrazione

Dal 1960 ad oggi è quasi sempre stato un vescovo o un
cardinale a celebrare l’Eucarestia in una data a ridosso
dell’anniversario della morte di Mazzolari (avvenuta il 12
aprile 1959), segno della devozione e della fama di santità
che il servo di Dio gode dentro e fuori della nostra chiesa
locale: la celebrazione dell’Eucaristia perché continui nella
comunione della preghiera un rapporto che la morte non ha
interrotto e un convegno per continuare a studiare e a far
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conoscere il pensiero di don Primo che si è svolto online il
giorno precedente.

Anche quest’anno una celebrazione partecipata, pur nel
rispetto delle norme vigenti dovute alla pandemia, iniziata
con il saluto del sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio e il
benvenuto a mons. Busca da parte del vescovo Napolioni.

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Il vescovo Busca nella sua omelia ha preso spunto dal racconto
degli Atti degli apostoli della liturgia del giorno, dove
viene descritta la condivisione dei beni da parte dei primi
cristiani: «Verrebbe spontaneo costruire una riflessione su
don Primo a partire dalla sua sensibilità per i diritti della
giustizia, il senso dell’uguaglianza di tutti gli uomini e
della loro dignità: diversi approcci sociali, economici e
politici hanno cercato di interpretare il pensiero di don
Primo come profeta di un umanesimo sociale finalizzato a
correggere le disuguaglianze e a promuovere la giustizia».

Una riflessione, quella del vescovo di Mantova, proseguita
rileggendo il passo evangelico proposto nella seconda Domenica
di Pasqua, quello di Tommaso, che «arriva a questa fede piena.
E don Primo ha confessato questa stessa fede in Cristo
perfettamente uomo e perfettamente Dio. Io credo che ricordare
don Primo significhi innanzitutto ricordare un credente in
Cristo». E ancora: «Precisare quale fama di santità avvolge la
persona di don Primo. Direi cosi: la sua adesione al Vangelo
in quanto totalizzante la vita è la sua santità. Il Vangelo
era tutto per don primo e don Primo era tutto per
Vangelo. Molti hanno testimoniato fin dagli inizi che don
Primo era un prete santo, sapientemente santo, autenticamente
santo e profondamente umanissimo».

«La fama di santità di un servo di Dio – ha sottolineato
ancora mons. Busca – non significa soltanto ammirare le sue
virtù eroiche. Noi sappiamo che con i morti che sono più vivi
di noi c’è un legame vitale. È il legame della comunione dei
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santi. E perciò noi possiamo ricorrere all’intercessione dei
morti. Chiedendo che ci aiutino nella fede e ci soccorrano nei
bisogni del nostro cammino». E ha precisato: «Incrementare la
fama di santità di don Primo vuol dire chiaramente
incrementare la devozione, la preghiera di intercessione a
lui. Lo possiamo pensare così come a uno a cui ci si rivolge
non soltanto per un insegnamento ma per ottenere attraverso di
lui grazie».

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Proprio alla luce di queste parole ha trovato senso il
consueto con un omaggio sulla tomba di don Mazzolari, che i
due vescovi hanno rinnovato al termine della Messa.

 “Ho bisogno di amicizia”, presentato il carteggio tra don
 Mazzolari e don Astori

Associazioni   e  movimenti
ecclesiali    sempre    più
coinvolti nella vita della
Chiesa diocesana
Valorizzare la presenza e il carisma delle associazioni e dei
movimenti ecclesiali presenti sul territorio diocesano perché
possano essere risorsa preziosa per l’intera Chiesa cremonese.
L’obiettivo è chiaro. Le modalità tutte da costruire, insieme.
Per questo nella mattinata di sabato 22 maggio, in Seminario,
il vescovo Antonio Napolioni ha voluto incontrare i
rappresentati di tutte le aggregazioni ecclesiali per
sviluppare un processo, in stile sinodale, capace di guardare
al futuro.

                  Fotogallery dell’incontro

Non a caso l’incontro è stato promosso alla vigilia della
Pentecoste, come ha sottolineato il vicario per la pastorale,
don Gianpaolo Maccagni, nell’introduzione dopo la preghiera
comunitaria. Evidenziando anche la disponibilità di tutte le
realtà associative a rispondere con convinzione ed entusiasmo
all’invito del Vescovo. Un incontro che ha voluto essere
occasione per ritessere le fila, dopo un anno segnato dal
distanziamento forzato, e in qualche modo aggiornare la
fotografia delle realtà associative presenti in diocesi.

                Introduzione di don Maccagni

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Prima di prendere la parola il Vescovo ha voluto fare un giro
di presentazione tra i presenti, da cui è emerso un ventaglio
di carismi e specificità molto differenti tra loro: gruppi di
preghiera accanto a realtà impegnate sul versante della
carità, del volontariato, della difesa della vita o
dell’accompagnamento dei più fragili, ma anche gruppi di
insegnanti e associazioni di stampo culturale, educativo e
aggregativo, anche attraverso lo sport. Piccole realtà, a
volte esigue anche nel numero degli aderenti oltre che per la
loro diffusione, accanto invece ad associazioni fortemente
radicate sul territorio e persino di respiro nazionale o
internazionale.
Incontri del vescovo con queste realtà non sono mancati anche
in passato e alcune di loro sono pure rappresentate negli
organismi diocesani. «Ma non basata!», ha detto monsignor
Napolioni, sottolineando un bisogno di condivisione e
testimonianza che sappia superare i modelli portati avanti
sino ad ora. Da qui l’ipotesi di nuove modalità di confronto a
partire da precise tematiche, in sintonia e relazione con il
lavoro degli uffici diocesani, cui affiancarsi e collaborare
all’interno delle quattro aree pastorali, facendo in modo che
il contributo di ciascuno risulti ancora più prezioso.

               Intervento del vescovo Napolioni

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Un colloquio che ha lasciato presto spazio proprio al
confronto con i presenti. Tanti i temi emersi. Dalla necessità
di uscire dall’autoreferenzialità e saper instaurare
collaborazioni a partire da elementi comuni, alla
consapevolezza che ogni realtà esprime un particolare carisma.
Dalla necessità di individuare priorità, al desiderio di poter
dare il proprio contributo alle parrocchie e alla diocesi.
Interventi cui ha fatto seguito una sintetica presentazione
delle quattro aree pastorali prima del “compito a casa”
affidato dal vescovo a ciascun gruppo: individuare con quale
di queste aree (una o anche più) possano esserci maggiori
affinità per iniziare un cammino di condivisione attraverso la
presenza in esse di alcuni dei propri associati. Più che un
tavolo di lavoro comune, come è stato sino ad ora, la
prospettiva ora è di strutturare un coinvolgimento sistematico
nelle quattro aree pastorali, ognuna delle quali designerà due
propri rappresentanti nel rinnovato Consiglio pastorale
diocesano che avvierà i propri lavori il prossimo anno.

Lo scopo è quello di reimpostare le modalità di valorizzazione
delle esperienze di associazioni e movimenti nel cammino
pastorale della Chiesa cremonese. Con l’obiettivo di vedere i
gruppi laicali sempre più coinvolti nella vita della Chiesa
diocesana.
Fare   bene   il  bene:   la
formazione degli educatori e
i primi strumenti per gli
animatori (VIDEO)
Far bene il bene. È questo il motto che l’équipe educativa
FOCr ha scelto per aiutare le comunità e gli oratori nella
informazione e formazione sul tema delicato della Tutela dei
minori e delle persone svantaggiate e fragili. In più è stata
elaborata un’icona di riferimento – con il contributo di Lucia
Cariani – che riprende l’episodio di Emmaus adattandolo alla
strada che i ragazzi in età evolutiva affrontano. I colori
caldi e luminosi sono stati appositamente individuati per
cogliere il valore educativo della tematica, di per sé
delicata e fonte di giusta attenzione da parte degli adulti.

Il 19 aprile si è tenuto un webinar a iscrizione per gli
educatori maggiorenni che ha affidato ad Anna Deodato, del
servizio nazionale Tutela, un focus di approfondimento sul
tema. L’ospite ha incentrato la propria relazione sulle
dinamiche dell’abuso e sulle caratteristiche degli abusanti,
sfatando alcuni luoghi comuni e portando dati di realtà tratti
anche dalla sua stessa esperienza di accompagnamento, ascolto
e terapia. Drammatici i riferimenti sia alle statistiche sia
alle storie che vengono alla luce, reclamando rielaborazioni
di anni ed anni di terapia. Sempre in questa sede sono stati
presentati i primi contributi formativi per gli animatori
adolescenti, il sito diocesano e – soprattutto – l’attivazione
del Centro di ascolto presso il Centro pastorale diocesano.
Nel webinar sono stati richiamati anche alcuni documenti: la
Lettera al popolo di Dio di Papa Francesco (agosto 2018), le
Linee guida sulla Tutela della CEI (2019) e il testo della
Diocesi di Milano Prevenzione e Formazione (2019). Infine,
sono stati presentati gli strumenti (vedi sotto) per la catena
educativa e lo spirito del Centro di Ascolto, nonché i
contatti e il sito web della tutela diocesana

Il contributo del webinar è riportato in sintesi sul numero de
Il Mosaico di maggio/giugno 2021 e la registrazione è
disponibile solo ed esclusivamente per momenti formativi
interni alle comunità della Diocesi. Per maggiori informazioni
scrivere a segreteria@focr.it.

Nella brochure predisposta dalla Diocesi si trovano tutte le
informazioni necessarie per contestualizzare il Servizio (che
non prende in nessun modo il posto del percorso di indagine e
verifica propri delle forze dell’ordine e della magistratura)
e per recuperare le informazioni di base. In particolare il
Centro di ascolto, affidato alla dott.sa Silvia Corbari, già
presidente dell’Azione Cattolica diocesana, svolge la funzione
di primo ascolto, ad accesso volontario, con sede al Centro
Pastorale diocesano, ma anche disponibile ad incontri in altri
punti protetti della Diocesi.

Gli strumenti informativi e formativi per gli animatori
minorenni

L’équipe educativa che la FOCr ha formato per seguire il tema
della Tutela minori ha individuato alcuni strumenti operativi
per informare e formare – con debito stile e giusta attenzione
– i gruppi di adolescenti che svolgono in catena educativa
servizi di animazione e aiuto educatori, negli Oratori, ma
anche nelle Associazioni e nei Movimenti ecclesiali. Ad ogni
Oratorio e Associazione vengono recapitati tutti i materiali a
cura di FOCr con una lettera di accompagnamento che esplicita
ragioni e forme degli interventi formativi.

È stato realizzato un “decalogo” sulla falsa riga del
Manifesto delle parole NON OSTILI che riprende comportamenti,
stili e attitudini dell’animatore e aiuta a verificare gli
atteggiamenti costruttivi, puntando sulla crescita in
responsabilità e serenità del gruppo animatori. Per ogni punto
una affermazione in positivo che aiuta a rendersi coscienti
del proprio ruolo e a mettersi a disposizione in un cammino di
maturazione. Il decalogo è offerto a tutti gli Oratori e
Associazioni in forma di poster-patto, perché sia collocato
con evidenza negli ambienti destinati all’educazione e ricordi
quanto viene suggerito.

Per favorire l’impiego nei contesti formativi, il decalogo è
stato trasformato anche in un dado che reca su ciascuna faccia
alcune affermazioni e può essere “lanciato” in verifica perché
di volta in volta vengano focalizzati i singoli punti.

Altro strumento molto efficace è la serie di mini-video in
pillola che riprendono i contenuti del decalogo e sottolineano
in modo molto icastico stili e comportamenti. Ospiti
dell’Oratorio di Calvenzano, alcuni animatori e adulti hanno
girato delle micro-sit allo scopo di parlare con incisività
agli adolescenti che vengono coinvolti nel servizio educativo
e che hanno bisogno, soprattutto dopo i mesi della pandemia,
di ritrovare senso e stile nella loro disponibilità ad essere
fratelli maggiori dentro e fuori gli spazi formativi
dell’Oratorio. Una sfida che resta non solo grande ed ardua,
ma anche carica di speranza e di profonda motivazione
educativa.
Dal    Centro    missionario
diocesano      l’invito     a
ricordare nella preghiera il
sacrificio di Nadia De Munari
e   del   vescovo   Christan
Carlassare
Anche oggi, nel 2021, la Chiesa continua a farsi missionaria
in ogni angolo del mondo. Purtroppo, come raccontano le
cronache degli ultimi giorni, le cose non vanno sempre nel
modo sperato e i rischi, calcolati benché non desiderati, a
volte si concretizzano nella maniera peggiore. Lo testimoniano
la drammatica vicenda della missionaria laica vicentina Nadia
De Munari, uccisa in Perù, e l’aggressione di cui è stato
vittima in Sud Sudan padre Christan Carlassare, missionario
comboniano e vescovo eletto della Diocesi di Rumbek, che il
Papa aveva nominato soltanto un mese fa. L’area è dilaniata da
anni da conflitti tribali e dal 2011, anno in cui morì padre
Cesare Mazzolari, un altro comboniano, la diocesi era rimasta
sede vacante.

Il Perù è scosso da quanto accaduto a Nadia, che faceva parte
di “Operazione Mato Grosso”, movimento missionario fondato nel
1967 dal salesiano don Ugo De Censi (scomparso nel 2018).
L’ong nel Paese conta 40 comunità (altre 17 sono in Ecuador,
12 in Brasile e 9 in Bolivia) e in passato ha già subito due
perdite importanti. Come riporta Vaticanews, infatti, in Perù
 sono morti    anche Giulio Rocca,     trentenne volontario
permanente di Sondrio, che , partito ateo, nel 1992 stava per
entrare in seminario, quando fu ucciso dai terroristi di
Sendero Luminoso, e don Daniele Badiali, il “martire delle
Ande” per il quale è in corso la causa di beatificazione. Il
16 marzo del 1997 si è offerto come ostaggio al posto di una
volontaria italiana, ed è stato poi ucciso dai rapitori,
banditi locali che agivano per denaro e che il sacerdote aveva
riconosciuto.

Essere missionari non è dunque facile, semplice o scontato. Ne
abbiamo parlato con don Maurizio Ghilardi, responsabile
diocesano della pastorale missionaria. A lui chiediamo che
cosa significhi essere missionari in questo momento storico.

«Oggi la vita delle missioni è profondamente cambiata: basti
pensare che non partono più solo i consacrati o le consacrate,
ma anche tanti uomini e donne del mondo laicale. Questo è un
fatto importante perché dice di come i carismi nella Chiesa
sono esercizio di un popolo sacerdotale. La presenza dei
missionari laici – come la storia di Nadia testimonia – è
legata spesso a delle istituzioni che comunque portano un
ideale evangelico. Lei aveva scelto di prestare servizio in
una zona del mondo in cui pochissimi avevano accettato di
rimanere e lo aveva fatto per quei bambini e quelle famiglie
che sapeva aver bisogno di un’istruzione e di cibo per
sopravvivere. Portare il messaggio evangelico oggi però non è
cosa banale, perché bisogna mettere in conto che c’è una forte
opposizione all’operato della Chiesa cattolica, anche in
ragione della denuncia delle ingiustizie sociali di cui si fa
portavoce e della prevaricazione da parte di chi ha interessi
di carattere economico in certe aree del mondo».

«Nel caso poi di monsignor Carlassare – prosegue don Ghilardi
– una delle ipotesi è che l’attentato sia nato in seno ad
alcuni movimenti della chiesa locale contrari ad un vescovo
“straniero”. Nei giorni scorsi padre Franco Moretti,
comboniano originario di Mozzanica, è riuscito ad andare a
trovare padre Christian nell’ospedale di Nairobi dove è
ricoverato e mi ha raccontato della grande fede che lo anima,
del perdono che ha già accordato a chiunque sia responsabile
della sparatoria. Queste vicende ci ricordano la preziosità di
chi dona la vita per annunciare il Vangelo. Anche per questo
le Chiese lombarde hanno messo in atto diverse iniziative per
tenere desta l’attenzione sul mondo missionario e ricordare il
sacrificio di Nadia e monsignor Carlassare. Nel fine settimana
ci saranno veglie, momenti di preghiera o un ricordo nella
preghiera dei fedeli, come proposto in diocesi di Cremona».

In questo contesto il pensiero va anche ai due sacerdoti
cremonesi “fidei donum” in Brasile, don Emilio Bellani e don
Davide Ferretti, dato che le notizie che arrivano dal Paese
non sono sempre incoraggianti. «Noi del Brasile sentiamo e
vediamo notizie raccapriccianti, ma grazie a Dio i nostri due
missionari che stanno a Salvador de Bahia stanno bene e la
loro comunità sta riprendendo un ritmo di vita più normale. I
due sacerdoti mi hanno scritto nei giorni scorsi: il quartiere
dove vivono sta riprendendo le normali attività. Certo sono
preoccupati perché molte famiglie che già prima della pandemia
erano in condizioni di difficoltà, oggi sono ancora più
provate a causa della mancanza di lavoro. Le sfide sono
molteplici, ma non dimentichiamo che essere missionari oggi
significa essere portatori del messaggio evangelico ma anche
di dignità. E la ricchezza di quanto accade nella nostra
missione a Salvador lo testimonia bene».

LE INTENZIONI DI PREGHIERA

Queste le due intenzioni di preghiera che tutte le comunità
della diocesi di Cremona sono invitate a usare durante le
celebrazioni di domenica 2 maggio.

Padre, che chiami ognuno di noi ad annunciare il Vangelo del
tuo Figlio Gesù, che ci chiami ad essere operatori di
giustizia e di carità, sostieni la famiglia della missionaria
laica Nadia De Munari, sostieni la comunità nella quale ha
svolto il suo servizio in Perù, sostieni tutti coloro che in
lei hanno trovato accoglienza, difesa e protezione, fai
sentire loro la forza del tuo Spirito e la nostra vicinanza.
Il seme da lei gettato, nel fango della povertà, irrorato dal
sangue della sua vita, possa crescere e tornare a dare i
frutti da lei sperati e per i quali, in nome del Vangelo, ha
speso la sua esistenza. Preghiamo.

Padre, che ci chiedi di rispondere al male con il bene,
sostieni l’opera del nuovo vescovo Christian Carlassare,
chiamato a guidare la Chiesa in Sud-Sudan. La violenza subita
in questi giorni non oscuri il suo entusiasmo nel servirti
nelle persone che incontrerà; il tuo Spirito sostenga il suo
compito di pastore e guida in una terra che necessita pace e
riconciliazione. Preghiamo.

Zona   gialla,  riaprono                                   i
cortili degli oratori
L’ingresso in “zona gialla” della Lombardia interessa da
vicino anche le riaperture progressive degli oratori. Facciamo
il punto delle normative cui ottemperare, in attesa che
Governo e Regione elaborino i protocolli più direttamente
orientati alle attività educative estive. Di seguito
pubblichiamo la nota della Federazione Oratori Cremonesi
condivisa con l’Ordinario diocesano che provvede, attraverso
l’Ufficio Comunicazioni, a darne diffusione e mette a
disposizione i materiali dell’Osservatorio giuridico regionale
per chi intendesse approfondire ed avere un quadro più ampio
anche delle attività possibili oltre l’oratorio.

Cortile dell’Oratorio È possibile l’apertura dei cortili degli
oratori alle condizioni già sperimentate: mantenimento
scrupoloso dei dispositivi di protezione (mascherine),
dell’igiene e del distanziamento interpersonale. È vietato
accedere alle strutture parrocchiali, anche esterne, a coloro
che manifestino temperatura uguale o superiore a 37.5° o
sintomi influenzali.
L’accesso a giochi esterni per bambini è consentito solo
dietro sorveglianza di un adulto e con l’accesso scaglionato
dei minori che consenta il mantenimento del distanziamento e
l’igienizzazione delle superfici.

Attività catechistica in presenza L’attività catechistica è
possibile solo entro il protocollo a suo tempo condiviso e che
prevede il patto di corresponsabilità debitamente condiviso
con le famiglie, l’elenco delle presenze e la misurazione
della temperatura, il distanziamento, le mascherine, l’igiene
delle mani e una adeguata areazione dei locali nonché una loro
puntuale e attenta disinfezione. Si prediligano, laddove è
possibile, incontri all’aperto.
Per gli incontri dedicati agli adulti (formazione o organi di
partecipazione) si seguano le indicazioni consuete (auto
dichiarazione, temperatura e registrazione delle presenze).

Attività di dopo-scuola e formative Le attività di sostegno
compiti, come altre attività formative (ad es. gli incontri di
preparazione al Grest o altri momenti associativi o
specificatamente oratoriani) devono avvenire secondo le norme
già sperimentate. Oltre alle regole comuni di igiene, si
ricorda il patto di corresponsabilità e la dichiarazione della
famiglia, nonché la misurazione della temperatura, la
registrazione dei presenti e l’eventuale immediato isolamento
di chi manifestasse sintomi sospetti.

Sport di contatto in oratorio In attesa di precisazioni non
ancora emanate dal competente Ministero, gli sport di contatto
riprendono secondo il protocollo già adottato e solo in
modalità all’aperto, ovvero: l’accesso ai campi di gioco è
consentito solo a chi è munito di dichiarazione che attesti da
parte della famiglia il non isolamento, l’assenza di sintomi e
il non essere venuti a contatto con soggetti positivi negli
ultimi 14 giorni. Sarà misurata la temperatura all’accesso e
registrata la presenza su apposito elenco da conservare per un
eventuale tracciamento disposto dalle competenti autorità.
Non possono essere riaperti gli spogliatoi.
Si precisa che per sport di contatto si intende per ora solo
quanto sopra definito: non è possibile ancora liberalizzare il
gioco libero nel generico cortile dell’oratorio, stante la
norma cardine del distanziamento che può essere derogata solo
in spazi sportivi dotati degli specifici protocolli prima
indicati.

Apertura dei bar degli oratori L’apertura degli spazi bar è
consentita alle seguenti condizioni.
All’ingresso occorrerà sempre igienizzarsi le mani con
apposito gel, indossare la mascherina e rispettare il
distanziamento fisico di almeno un metro dalle altre persone.
Dovrà essere calcolata la capienza massima degli spazi
all’aperto e al chiuso tenendo conto della necessità di
rispettare sempre la distanza interpersonale di un metro.
È necessario esporre una idonea segnaletica sulle principali
misure di sicurezza (divieto di ingresso per chi ha sintomi
influenzali, è in isolamento; ha avuto contatti con COVID-19
positivi; obbligo di mantenere la distanza interpersonale di
1m; invito a lavarsi spesso le mani…).
Sono necessari percorsi diversi per l’entrata o per l’uscita.
Almeno sino al 1° giugno, possono aprire solo i bar che
consentano la consumazione all’aperto. All’interno dei locali
è consentito solo acquistare cibo    e bevande da asporto: non è
possibile consumare al banco. La     norma prevede che si possa
sostare solo seduti al tavolo,      per un massimo di quattro
persone, a meno che non si tratti   di conviventi. La distanza è
fissata in un metro.

È necessario che ai collaboratori che prestano servizio in
oratorio – dipendenti o volontari – sia misurata la
temperatura. Dovranno aver presentato l’autodichiarazione e,
solo per gli operatori, sarà tenuto un registro delle entrate
e delle uscite con data e orario.
Non si concederanno spazi per feste private.

Queste norme possono essere soggette ad ulteriori
precisazioni. Se ne raccomanda l’ottemperanza stretta a tutela
degli sforzi di tutti e della serenità di quanto potremo
garantire per la ripresa delle relazioni educative in
presenza.

Altre informazioni utili per la Zona Gialla:

       Specifica delle possibili attività in zona gialla (26
       aprile 2021)
       Prime Comunioni e Cresime in zona gialla (26 aprile
       2021)
       Nota sugli spostamenti in zona gialla (26 aprile 2021)
       Prove e partecipazione dei cori alle celebrazioni in
       zona gialla

      Tutte le informazioni e materiali sull’emergenza covid

A metà agosto una camminata
“vocazionale” in Umbria sulla
via     dei     protomartiri
francescani
Una   camminata   “vocazionale”    in   Umbria,   sulla   via   dei
protomartiri francescani. Questa la proposta che il Centro
Diocesano Vocazioni rivolge ai 20/30enni per la prossima
estate, dal 9 al 14 agosto. Un modo concreto per far ripartire
in diocesi l’attenzione vocazione per i giovani dopo che
quest’anno, a causa della pandemia, il gruppo Samuele non è
potuto partire.

«Qualcosa si è comunque realizzato a livello digitale –
ricorda don Davide Schiavon, incaricato diocesano per la
Pastorale vocazionale – ma per offrire ancora un po’ di
sostanza alle persone già contattate, e a tutti coloro che
possono essere interessati, abbiamo pensato a un’iniziativa
estiva».

Si tratta di un percorso ad anello che va da Terni a Cesi,
dove vissero primi testimoni del Francescanesimo. «Sei giorni
– precisa ancora don Schiavon – in cui ci si sposta a piedi,
con un paio di pullmini come mezzo di appoggio, alternando
camminate a momenti di condivisione, a spazi di solitudine per
la meditazione e la preghiera personale».

Il tutto è pensato per dar modo di nutrire la propria fede con
spunti spirituali di sostanza, fondendo la dimensione
esperienziale del pellegrinaggio, con quella relazionale del
gruppo e, infine,    quella   spirituale    della   meditazione
personale.

«Spostandoci nell’ottica del pellegrinaggio – anticipa
l’incaricato diocesano per la Pastorale vocazionale – lo stile
di vita sarà spartano: parliamo, per intenderci, di sacco a
pelo e materassino. Stiamo contattando parrocchie, realtà
religiose ed ecclesiali che ci forniranno gli spazi per
pernottare e per l’igiene personale. Dettagli e costi sono
ancora in fase di definizione, ma l’intenzione è di tenere la
quota bassa per facilitare la partecipazione».

Gli argomenti specifici del pellegrinaggio e dettagli
ulteriori saranno comunicati a breve. I giovani interessati o
che volessero ulteriori informazioni possono contattare don
Davide Schiavon al 333-9234456 o tramite email scrivendo a
d.schiavon@libero.it.

     Il sito dedicato al Cammino dei protomartiri francescani

Il Centro diocesano vocazioni rilancia gli esercizi spirituali
ignaziani per giovani (20-30enni) dal 21 al 26 agosto a Bienno
(BS) Scarica la locandina

Da segnalare anche, per il prossimo anno pastorale, la scuola
di accompagnamento spirituale-vocazionale rivolta a coloro che
sono educatori nei confronti di ragazzi e giovani: si svolge a
Seveso, un sabato       mattina   al    mese   (informazioni     di
approfondimento)

Si torna a viaggiare: le
proposte della Profilotours
Don Roberto Rota, incaricato diocesano del Segretariato
Pellegrinaggi e dell’Ufficio per la Pastorale del turismo e
dei pellegrinaggi, ha presentato a Cremona le iniziative di
turismo religioso promosse dall’agenzia di viaggi
Profilotours.

«Le iniziative di turismo religioso, in questo particolare
periodo,   hanno lo scopo di ricercare il sacro in realtà
presenti attorno a noi» dichiara don Rota «perché c’è tanto
bello da vedere anche in Italia».

La   situazione   pandemica   infatti    rimanda   all’autunno    i
pellegrinaggi a Fatima (3-5 settembre), Lourdes (29
settembre-1 ottobre) e Santiago de Compostela nell’anno del
Santo Giacobeo (8-10 ottobre). E si concentra per il periodo
estivo su itinerari pressoché tutti nazionali ma di alto
valore e interesse.

«Dobbiamo concentrarci per ora su quel che si può fare ma
mettendo in conto, se pur con le limitazioni del caso,
iniziative di turismo religioso e pellegrinaggi verso Lourdes,
Fatima e Santiago come segnale di attenzione ai santuari che
hanno vissuto momenti molto difficili».

Concentrandoci sul contesto italiano, si comincia con la Sacra
di San Michele e Venaria Reale (22 maggio), per proseguire con
la Sicilia occidentale (12-16 giugno) e la riscoperta dei
tesori dell’Etruria visitando la Tuscia tra il sud della
Toscana e nord del Lazio (14-18 giugno). Da ultimo prima della
pausa estiva luglio-agosto, è prevista una visita in giornata
alla Riviera del Brenta (30 giugno).

A fine agosto sarà il tempo di visitare le terre di Siena
prima (27-31 agosto) e Venezia poi, con le sue meravigliose
isole lagunari (30 agosto- 1 settembre). A chiudere il ciclo
turistico sarà una tappa oltre i Pirenei a Valencia (24-27
novembre).

Tante occasioni, dunque, per conoscere e per conoscersi.

Per maggiori dettagli visitare   www.profilotours.it

Contatti: Profilotours S.r.l. p.zza S.A.M. Zaccaria Tel. 0372
460592

                                                       Sara Pisani
Dall’ottobre 2021 all’ottobre
2023 il Sinodo dei vescovi,
in Vaticano e nelle diocesi
Il prossimo Sinodo dei vescovi sarà inaugurato da Papa
Francesco in Vaticano il 9 e il 10 ottobre, si svolgerà in tre
fasi tra l’ottobre del 2021 e l’ottobre del 2023 e avrà luogo
tanto in Vaticano quanto in ciascuna diocesi. A renderlo noto
è oggi la Segreteria Generale del Sinodo dei vescovi. Papa
Francesco, in data 24 aprile 2021, ha approvato un nuovo
itinerario sinodale per la XVI Assemblea Generale Ordinaria
del Sinodo dei Vescovi, inizialmente prevista per il mese di
ottobre del 2022, sul tema: “Per una Chiesa sinodale:
comunione, partecipazione e missione”. La Segreteria Generale
del Sinodo dei Vescovi, con l’assenso del Consiglio Ordinario,
ha proposto le inedite modalità per il cammino verso l’assise.

Il percorso per la celebrazione del Sinodo, che domenica 17
ottobre si aprirà nelle diocesi, sotto la presidenza del
rispettivo vescovo, si articolerà in tre fasi, tra l’ottobre
del 2021 e l’ottobre del 2023, passando per una fase diocesana
e una continentale, che daranno vita a due differenti
Instrumentum Laboris, fino a quella conclusiva a livello di
Chiesa Universale.

Il Sinodo dei Vescovi “è il punto di convergenza del dinamismo
di ascolto reciproco nello Spirito Santo, condotto a tutti i
livelli della vita della Chiesa”, come ha ricordato Papa
Francesco nel suo discorso per la     commemorazione del 50°
anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, il 17
ottobre 2015. “L’articolazione delle differenti fasi del
processo sinodale renderà così possibile l’ascolto reale del
Popolo di Dio e si garantirà la partecipazione di tutti al
processo sinodale”, sottolinea il Sinodo dei vescovi:

“Non è solo un evento, ma un processo che coinvolge in
sinergia il Popolo di Dio, il Collegio episcopale e il Vescovo
di Roma, ciascuno secondo la propria funzione”.

La fase diocesana. L’obiettivo della fase diocesana (ottobre
2021-aprile 2022) è la consultazione del popolo di Dio,
“affinché il processo sinodale si realizzi nell’ascolto della
totalità dei battezzati, soggetto del sensus fidei infallibile
in credendo”. “Per facilitare la consultazione e la
partecipazione di tutti”, si legge nella nota diffusa oggi, la
Segreteria generale del Sinodo invierà un Documento
preparatorio, accompagnato da un Questionario e da un
Vademecum con proposte per realizzare la consultazione in
ciascuna diocesi. Ogni vescovo, entro l’ottobre prossimo,
nominerà un responsabile (eventualmente un’equipe) diocesano
della consultazione sinodale, “che possa fungere da punto di
riferimento e di collegamento con la Conferenza episcopale e
che accompagni la consultazione nella Chiesa particolare in
tutti i suoi passi”. Sempre entro ottobre, ogni Conferenza
episcopale nominerà a sua volta un responsabile (eventualmente
un’equipe) “che possa fungere da referente e da collegamento
tanto con i responsabili diocesani quanto con la Segreteria
generale del Sinodo”. La consultazione del popolo di Dio in
ciascuna diocesi si concluderà con una riunione presinodale,
momento culminante del discernimento diocesano. Dopo la
chiusura della fase diocesana, ogni diocesi invierà i suoi
contributi alla Conferenza episcopale, poi si aprirà un
periodo di discernimento delle varie Conferenze episcopali
riunite in assemblea, la cui sintesi sarà inviata alla
Segreteria generale del Sinodo, data in cui dovranno pervenire
anche i contributi di ogni Chiesa particolare. Prima del
settembre 2022, la Segreteria Generale del Sinodo procederà
alla redazione del primo Instrumentum Laboris.

La seconda e la terza fase. La seconda fase del della XVI
Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi si
svolgerà dal settembre settembre del 2022 al marzo del 2023.
Nel settembre 2022, la Segreteria generale del Sinodo
pubblicherà e invierà il primo Instrumentum Laboris. Entro
quella data, ogni Conferenza episcopale nominerà a sua volta
un responsabile che possa fungere da referente e da
collegamento tanto con le Conferenze episcopali quanto con la
Segreteria generale del Sinodo. Si stabiliranno i criteri di
partecipazione dei vescovi residenziali e degli altri membri
del popolo di Dio. Le assemblee termineranno con la redazione
di un documento finale, che sarà inviato alla Segreteria
Generale del Sinodo entro il marzo del 2023. Nell’ottobre del
2023, il Sinodo entrerà nella sua terza e ultima fase, quella
della Chiesa universale. La Segreteria generale del Sinodo
invierà il secondo Instrumentum Laboris ai partecipanti
all’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. La
celebrazione del Sinodo dei vescovi si svolgerà nell’ottobre
del 29023 a Roma, secondo le procedure stabilite nella
Costituzione apostolica Episcopalis Communio.

 Il cammino del Sinodo, dall’apertura nel 2021 all’assemblea
                      dell’ottobre 2023
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