Messe feriali e oratori: le dei

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Messe feriali e oratori: le dei
Messe feriali e oratori: le
ultime   disposizioni   dei
Vescovi lombardi
Nella mattinata di lunedì 2 marzo la Conferenza Episcopale
Lombarda si è riunita in seduta straordinaria a
Caravaggio. All’ordine del giorno dei vescovi delle diocesi di
Milano, Bergamo, Mantova, Como, Vigevano, Crema, Lodi,
Cremona, Pavia e Brescia un confronto alla luce del nuovo
Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di
seguito la nota congiunta dei presuli lombardi:

In ordine alla celebrazione dell’Eucaristia il nostro
desiderio più profondo era e rimane quello di favorire e
sostenere la domanda dei fedeli di partecipare all’Eucaristia.

Considerata la comunicazione odierna (lunedì 2 marzo, ndr)
della CEI – che interpretando il Decreto della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, invita a non celebrare le Sante Messe
feriali con il popolo – chiediamo ai sacerdoti, alla luce
della delicata situazione sanitaria e delle richieste delle
autorità competenti, di continuare a celebrare le Sante Messe
feriali senza la partecipazione dei fedeli sino a sabato 7
marzo.

Ci riserviamo di dare altre indicazioni, entro venerdì 6
marzo, alla luce di ulteriori sviluppi e delle decisioni delle
istituzioni.

Le chiese continuino a restare aperte, nel rispetto delle
norme del Decreto, per la preghiera.

Consapevoli della sofferenza e del disagio arrecato dalla
situazione, in ordine ai nostri oratori, assunto il parere
Messe feriali e oratori: le dei
degli organismi pastorali preposti, sono sospese fino all’8
marzo compreso tutte le attività formative aggregative e
sportive. È disposta la chiusura degli spazi aperti al
pubblico. Fino a domenica 8 marzo compresa le iniziative e gli
incontri presso altri ambienti parrocchiali restano sospesi.

Confidiamo che le misure di rigore alle quali aderiamo per
senso di responsabilità a tutela della salute pubblica siano
condivise da tutte le istituzioni ecclesiali e civili e
accolte in ogni ambito in modo corale.

Ringraziamo i sacerdoti, i collaboratori e gli operatori
sanitari e di ordine pubblico, con tutti i volontari, per
l’opera svolta, incoraggiandoli a perseverare nel loro
servizio.

Affidiamo le comunità diocesane, con un particolare pensiero a
quelle più provate, ai malati e colpiti dalla calamità in
atto, all’intercessione materna e confortante di Maria, la
Vergine venerata a Caravaggio.

Milano, 2 marzo 2020

                       + Mario E. Delpini – Arcivescovo di Milano
                          + Francesco Beschi – Vescovo di Bergamo
                            + Marco Busca – Vescovo di Mantova
                             + Oscar Cantoni – Vescovo di Como
                    + Maurizio Gervasoni – Vescovo di Vigevano
                         + Daniele Gianotti – Vescovo di Crema
                       + Maurizio Malvestiti – Vescovo di Lodi
                      + Antonio Napolioni – Vescovo di Cremona
                       + Corrado Sanguineti – Vescovo di Pavia
                  + Pierantonio Tremolada – Vescovo di Brescia

 Card. Bassetti: “Un’occasione per ritrovare una solidarietà
Messe feriali e oratori: le dei
che affratella”

 Misure e indicazioni per i servizi Caritas delle diocesi di
 Crema, Cremona, Lodi, Mantova

 Le iniziative adottate in diocesi: tutte le informazioni

Casa di riposo Arvedi, il 12
settembre    Messa   per   le
vittime Covid presieduta dal
vescovo emerito Lafranconi
Sabato 12 settembre, alle 10, nel giardino della casa di
riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di Cremona, sarà celebrata
una Messa in suffragio delle vittime del Covid e come segno di
riconoscenza per tutte le persone che si sono prodigate al
servizio degli ospiti della struttura nel corso della
pandemia. La celebrazione – animata dal Coro Polifonico
Cremonese, diretto dal maestro Federico Mantovani – sarà
presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante
Lafranconi.

Sarà l’occasione per fare memoria di quanto è accaduto negli
scorsi mesi e in particolare ricordare le persone “che se ne
sono andate” in un modo che nessuno avrebbe mai voluto,
rendendo drammatico il distacco.
Messe feriali e oratori: le dei
La celebrazione fa eco a quanto detto da papa Francesco il 31
maggio scorso: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di
sprecarla, chiudendoci in noi stessi” e vuole quindi porsi
come un invito alla speranza e alla fiducia nel futuro per
tutta la comunità

Castelleone, alla Brunenghi
l’inaugurazione della nuova
sala riunioni e di altri
locali
Nel pomeriggio di sabato 26 settembre il vescovo Antonio
Napolioni ha fatto visita alla Fondazione “G. Brunenghi” di
Castelleone in occasione dell’inaugurazione della nuova sala
convegni e di altri spazi intitolati alla memoria riconoscente
di alcuni benefattori.

Il presidente della Fondazione, Stefano Biaggi, ha ricordato
il momento difficile della pandemia e la generosità che ha
aiutato a superarla scattando quattro fotografie: il Gruppo
Solidale, formato dai dipendenti della Fondazione che
aiutavano anche dopo i propri turni lavorativi; i ragazzi del
Borgo che hanno inventato iniziative per sostenere la
Brunenghi; un anziano, già primo presidente della Fondazione,
che imboccava un altro anziano; e i dipendenti tutti che sono
sempre rimasti al loro posto, evitando di approfittare di
altre forme lavorative.

Il presidente ha poi ricordato i benefattori ai quali sono
stato dedicati alcuni spazi della Fondazione: il soggiorno
ristrutturato al dottor Carlo Malfasi e alla moglie, prof.ssa
Alma Borra; l’ampliamento del Centro diurno Integrato alla
maestra Rosa Cocchetti Maggi; la sala convegni ai coniugi
Alessandra Micheli e Paolo Stringhini Ciboldi; i
poliambulatori all’ex presidente, prematuramente scomparso,
dott. Bruno Melzi, che li aveva voluto fermamente riportarli
in Brunenghi al servizio degli ospiti e della sua Castelleone.

Alla cerimonia di inaugurazione, alla presenza anche del
parroco don Giambattista Piacentini, è intervenuto il sindaco
Pietro Fiori. Un momento per ricordare il patrimonio di
solidarietà e generosità che attraversa la comunità laica e
religiosa della città.

Il Vescovo ha quindi impartito la benedizione ed è seguito il
taglio del nastro della nuova sala convegni.

Storia e attualità della Brunenghi

La nobildonna Giuseppina Brunenghi nel suo testamento, redatto
il 30 maggio 1944, prescriveva di “…istituire un’opera che
torni a vantaggio materiale, morale e religioso della
popolazione di Castelleone e se il Cottolengo lo crederà,
anche della plaga circostante”. Il desiderio di Giuseppina
Brunenghi ha trovato adempimento nella fondazione che porta il
suo nome e che ha iniziato la sua attività il 1° giugno del
1982. Nel corso di questi quarant’anni la Fondazione ha saputo
cogliere i cambiamenti e le mutate esigenze della società: la
casa di riposo degli inizi si è trasformata in un centro
socio-sanitario, con servizi in grado di rivolgersi a una
platea di utenti che non sia solo di anziani.

La Fondazione Brunenghi è diventata un punto di riferimento
per i servizi sociali e assistenziali del territorio di
Castelleone, luogo anche di cultura della solidarietà e
dell’attenzione verso le persone con disabilità, occasione per
la manifestazione di un volontariato disinteressato,
testimonianza di una fattiva collaborazione con la comunità
per una reale integrazione tra le diverse generazioni. Da non
trascurare anche il fatto che la Fondazione costituisce un
importante sbocco occupazionale per la popolazione locale.

La pandemia provocata dal Covid 19 ha avuto pesanti ricadute
anche sulla Fondazione, come la prematura scomparsa del
presidente Bruno Melzi. Ma il Consiglio di Amministrazione con
il supporto della Direzione sanitaria e della generosa
collaborazione di tutto il personale ha saputo reggere al
periodo difficile e cerca di trovare nuove modalità di
assistenza in assoluta sicurezza per gli ospiti, per i loro
familiari e per il personale.

Secondo il presidente della Fondazione, Stefano Biaggi, la
sfida più urgente che attende la Fondazione è quella »di
garantire agli ospiti, in questo momento di limitazioni,
l’opportunità di mantenere il legame con i propri cari. Per
fare ciò ci stiamo organizzando per aumentare la frequenza
delle visite settimanali. Questa iniziativa rientra in un
progetto più ampio che ha l’obiettivo di rendere l’ultima
parte della vita terrena la migliore possibile e più vicina a
una vita familiare. Se guardiamo al futuro e cerchiamo di
prevedere come potrà evolvere la missione delle case di riposo
e l’assistenza per la terza età emerge sempre più la tendenza
a mantenere gli anziani nel loro ambiente familiare. Ciò
richiederà un’apertura maggiore al territorio con
l’individuazione di servizi che possano permettere la
residenzialità dell’anziano.Per fare questo servirà un cambio
delle attuali politiche assistenziali e la disponibilità di
risorse economiche adeguate, mettendo al centro delle
politiche regionali e nazionali la persona, soprattutto, se
anziana».

        Photogallery dell’inaugurazione con il Vescovo
Cure     palliative,    don
Angelelli (Cei): “Sedazione
profonda    non    è   atto
eutanasico”
“La sedazione palliativa profonda è stata erroneamente
paragonata all’eutanasia, ma non è assolutamente un atto
eutanasico, posto che venga fatta a determinate condizioni”.
A sgomberare il campo da ogni possibile equivoco tra sedazione
profonda – trattamento sanitario previsto dalle legge 38 sulle
cure palliative per consentire ad un paziente in fase
terminale, come il giovane ex calciatore Giovanni Custodero
scomparso nei giorni scorsi, di non provare dolore quando ogni
altro trattamento farmacologico risulta ormai inefficace – ed
atti eutanasici volti a procurare la morte, è don Massimo
Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale
della salute della Cei, introducendo a Roma, presso la sede
dei vescovi italiani, la giornata di studio e formazione per
assistenti spirituali e cappellani degli hospice.

Don Angelelli ribadisce il valore delle cure palliative,
“elevate quasi a diritto costituzionale dall’ultima sentenza
della Consulta su fine vita e suicidio assistito”. “Come
Chiesa – puntualizza     –  abbiano elaborato una posizione
chiara: il ricorso alle cure palliative è la risposta ad
un’idea di abbandono nella fase terminale della vita. Siamo
infatti convinti che se una persona viene accompagnata in
modo dignitoso al termine della sua vita, riesce a trovare un
senso anche alla dimensione della sofferenza e ragionevolmente
non chiederà di anticipare la morte”.
Il direttore dell’Ufficio Cei annuncia che durante i lavori
del Tavolo hospice che si è riunito a Roma è stato chiuso il
documento sull’identità degli hospice cattolici e di
ispirazione cristiana, attualmente 24 strutture sul territorio
nazionale, il 10% di tutti gli hospice presenti nel nostro
Paese. Ora il testo, che si propone come punto di riferimento
per l’accompagnamento delle persone negli ultimi momenti della
loro vita, verrà sottoposto all’approvazione della Commissione
episcopale per il servizio della carità e la salute.

Francesco, Karol e la Divina
Misericordia: per chi soffre
“in questo tempo difficile”
Nel saluto ai fedeli polacchi, all’udienza generale di questa
mattina, Papa Francesco ricorda che domenica prossima, il 19
aprile, si celebrerà “la festa della Divina Misericordia”.
Nelle sue parole il ricordo di san Giovanni Paolo II, il
Pontefice venuto dalla Polonia, che l’ha istituita vent’anni
fa, il 30 aprile 2000, “rispondendo alla richiesta di Gesù
trasmessa a santa Faustina” Kowalska, la piccola suora
polacca, venerata come l’apostola della Divina Misericordia,
che tra la prima e la seconda guerra mondiale ebbe numerose
visioni di Gesù risorto.

La visione di suor Faustina: Gesù risorto e i due fasci di
luce

“Desidero che la festa della misericordia – disse Gesù a suor
Faustina, che riportò queste parole nel suo Diario, alla voce
699 – sia di riparo e rifugio per tutte le anime. L’umanità
non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della
mia misericordia”. Dal cuore trafitto di Cristo, ricordava san
Wojtyla nell’omelia della canonizzazione della religiosa,
nella stessa prima domenica dopo Pasqua del 2000, nella quale
istituì la festa della Divina Misericordia, santa Kowalska
vedeva partire “due fasci di luce che illuminano il mondo. ‘I
due raggi – le spiegò un giorno Gesù stesso – rappresentano il
sangue e l’acqua’”. Da quel cuore, commentava il Papa polacco,
“scaturisce la grande onda di misericordia che si riversa
sull’umanità”.

Preghiamo Gesù Misericordioso per la Chiesa e l’umanità

Con fiducia, conclude Francesco il suo saluto ai polacchi,
“preghiamo Gesù Misericordioso per la Chiesa e per tutta
l’umanità, specialmente per coloro che soffrono in questo
tempo difficile. Cristo Risorto ravvivi in noi la speranza e
lo spirito di fede”.

Due Papi uniti dalla Divina Misericordia

La Divina Misericordia è sicuramente uno dei temi forti che
legano Giovanni Paolo II e Francesco. L’ enciclica scritta da
san Wojtyla nei primi anni di pontificato, Dives in
Misericordia, del 30 novembre 1980, viene ripresa
costantemente da Papa Francesco negli atti, nelle parole, e
nell’indizione del Giubileo straordinario della misericordia,
dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016. Entrambi i Pontefici
provengono da situazioni segnate dallo sconvolgimento sociale
e dalle difficoltà storiche. E la sensibilità umana, la
concretezza storica e l’attenzione che prestano entrambi alla
dignità dell’uomo, alle questioni dei più poveri che li rende
così vicini nel ricordare alla Chiesa e al mondo la forza
della Divina Misericordia.

Giovanni Paolo II, nel 1980, scrive la Dives in Misericordia

La misericordia non elimina la giustizia, ma la supera,
chiariva Giovanni Paolo II nella sua Enciclica dedicata a “Dio
ricco di misericordia”, intitolando un capitolo “Basta la
giustizia?”. Alla domanda rispondeva che la Chiesa è chiamata
a proclamare e ad annunciare la misericordia proprio come
forma più alta di giustizia nell’amore. Perché la misericordia
non è un buonismo, ma la giustizia umana senza Dio porta alla
negazione dell’uomo, ad un sistema di schiavitù e alla
negazione della dignità della persona.

30 aprile 2000, la canonizzazione di suor Faustina Kowalska

Vent’anni dopo aver scritto Dives in Misericordia, nel cuore
del Grande Giubileo del Duemila, Karol Wojytla canonizzava
suora Maria Faustina Kowalska, morta nella sua Cracovia il 5
ottobre 1938, a soli 33 anni e apriva l’omelia con le parole
del salmo 118, cantato nell’Ottava di Pasqua: “Celebrate il
Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia”.

Dal cuore trafitto di Gesù una “grande onda di misericordia”

Sono parole, commentava, quasi raccolte “dalle labbra di
Cristo risorto”, che nel Cenacolo “porta il grande annuncio
della misericordia divina e ne affida agli apostoli il
ministero: ‘Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io
mando voi… Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i
peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno
non rimessi’ “. E prima di pronunciare queste parole,
ricordava Giovanni Paolo II, “Gesù mostra le mani e il
costato. Addita cioè le ferite della Passione, soprattutto la
ferita del cuore”, la sorgente della “grande          onda     di
misericordia che si riversa sull’umanità”.

Divina Misericordia e Risurrezione di Cristo

Non è possibile pensare la Divina Misericordia senza la
Risurrezione del Signore, spiegava Papa Wojtyla, perché questa
è il culmine della rivelazione della Misericordia di Dio,
l’apertura alla vita eterna, il dono supremo che Dio in Cristo
offre all’uomo, e Gesù è venuto nel mondo proprio per rivelare
il volto misericordioso di Dio. “Il suo messaggio di
misericordia – concludeva nella sua omelia di canonizzazione –
continua a raggiungerci attraverso il gesto delle sue mani
tese verso l’uomo che soffre. E’ così che lo ha visto e lo ha
annunciato agli uomini di tutti i continenti suor Faustina,
che, nascosta nel suo convento di Lagiewniki, in Cracovia, ha
fatto     della     sua    esistenza      un    canto    alla
misericordia: Misericordias Domini in aeternum cantabo”.

Francesco: la misericordia è il messaggio più forte di Dio

Quasi 13 anni più tardi, il 17 marzo 2013, nella piccola
chiesa di Sant’Anna, la sua parrocchia in Vaticano, Papa
Francesco, eletto 4 giorni prima, celebra la sua prima messa
aperta ai fedeli, dopo quella in Cappella Sistina per i
cardinali. Il Vangelo di Giovanni presenta l’episodio della
donna adultera che Gesù salva dalla condanna a morte. “Per me,
lo dico umilmente – scandisce il Papa argentino – è il
messaggio più forte del Signore: la misericordia. Ma Lui
stesso l’ha detto: Io non sono venuto per i giusti; i giusti
si giustificano da soli”. “Io sono venuto per i peccatori”
spiega citando il Vangelo di Marco. “Non è facile – aggiunge –
affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso
incomprensibile. Ma dobbiamo farlo!”. E conclude: “Il Signore
mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo
di chiedergli perdono”.

Il primo angelus: Dio non si stanca mai di perdonarci

All’angelus, poi, il primo del suo pontificato, Francesco
sottolinea che “il volto di Dio è quello di un padre
misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla
pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi?
Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con
noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se
sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. ‘Grande è la
misericordia del Signore’, dice il Salmo”. E ricorda di aver
appena letto un libro del cardinale Kasper sulla misericordia.
“Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa
parola cambia tutto – ribadisce – E’ il meglio che noi
possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia
rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di
capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre
misericordioso che ha tanta pazienza”.

Giubileo della Misericordia: Dio spalanca la porta del cuore

“Lui – conclude il Pontefice – è il Padre amoroso che sempre
perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E
anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti.
Invochiamo l’intercessione della Madonna che ha avuto tra le
sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo”. Qui c’è già
tutto il magistero di Papa Francesco sulla misericordia. Nella
bolla di indizione del Giubileo, Misericordiae vultus,
inviterà infatti a lasciarsi “sorprendere da Dio” che “non si
stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere
che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita”.

I Venerdì e i missionari della misericordia

Un Anno Santo istituito “per riscoprire e rendere feconda la
misericordia di Dio – spiegava Francesco nell’annuncio del 13
marzo 2015, secondo anniversario dell’elezione, nel corso di
una celebrazione penitenziale – con la quale tutti siamo
chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ogni donna del
nostro tempo”. Nel corso del Giubileo, il Papa non solo ha
parlato, ma ha concretizzato anche la misericordia,
proseguendo i suoi continui gesti di vicinanza verso gli
ultimi, inaugurando i “Venerdì della misericordia”, visite in
forma privata a comunità e strutture di accoglienza e
solidarietà per chi soffre e inviando nel mondo migliaia di
“missionari della misericordia”, per offrire a tutti il
perdono di Dio attraverso il sacramento della Riconciliazione.

La Giornata mondiale dei poveri, dono del Giubileo

Nella Lettera apostolica Misericordia et misera, diffusa al
termine dell’Anno Santo, il Pontefice istituisce la Giornata
mondiale dei poveri, da celebrare la 33ma domenica del tempo
ordinario, e concede stabilmente a tutti i sacerdoti di
assolvere il peccato di aborto. “Misericordia et misera” sono
le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare
l’incontro tra Gesù e l’adultera narrato dal Vangelo di
Giovanni. E’ una splendida espressione, spiega Papa Francesco,
del mistero “dell’amore di Dio quando viene incontro al
peccatore: ‘Rimasero soltanto loro due: la misera e la
misericordia’”.

Noi primi siamo oggetto della misericordia di Dio

Pochi mesi fa, infine, il 13 dicembre scorso, incontrando i
rappresentanti di associazioni, congregazioni e movimenti
ecclesiali francesi dedicati alla Misericordia divina, il Papa
ricorda che possiamo essere veri apostoli della misericordia
solo nella consapevolezza di essere stati noi stessi oggetto
della misericordia da parte del Signore e di continuare ad
esserlo. E cita un passo della Dives in misericordia di san
Giovanni Paolo II.

Karol: la vera misericordia è un atto di reciprocità

“Dobbiamo anche purificare continuamente tutte le nostre
azioni e tutte le nostre intenzioni in cui la misericordia
viene intesa e praticata in modo unilaterale […]. Solo allora,
in effetti, essa è realmente un atto di amore misericordioso:
quando, attuandola, siamo profondamente convinti che, al tempo
stesso, noi la sperimentiamo da parte di coloro che la
accettano da noi. Se manca questa bilateralità, questa
reciprocità, le nostre azioni non sono ancora autentici atti
di misericordia”.
Chiese d’Europa per il Tempo
del Creato : viverlo in
spirito ecumenico
E’ la celebrazione annuale di preghiera e azione per la nostra
Casa comune, è il Tempo del Creato che si celebra in tutto iI
mondo dal 1° settembre ( Giorno del Creato) al 4 ottobre.
L’invito del Papa ai cristiani in questo tempo speciale è a
riabituarsi a pregare, riflettere e agire per riparare e
ricreare relazioni con l’altro e con il creato.

   Il video realizzato dal Dicastero per il servizio dello
                   Sviluppo Umano integrale

Anche quest’anno, come negli anni precedenti, la Conferenza
delle Chiese europee CEC e il Consiglio delle Conferenze
episcopali europee CCEE, accolgono quest’opportunità per
incoraggiare i membri delle chiese in Europa a riconoscere
questi giorni come un’occasione per celebrare la ricchezza
della nostra fede.

Del pensiero di papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ i
presidenti richiamano la preoccupazione di riunire la famiglia
umana nelle ricerca di uno sviluppo sostenibile e l’appello a
rinnovare il dialogo e il confronto tra tutti, sul modo di
costruire il futuro del pianeta. In modo simile – aggiungono –
uno dei maggiori teologi odierni Juergen Moltmann, ha chiarito
che “oggi l’avversario teologico è il nichilismo praticato nei
nostri rapporti con la natura” e ha chiesto “un discernimento
su Dio che è presente nella creazione attraverso il suo
Spirito Santo”, un discernimento che “può portare gli uomini e
le donne alla riconciliazione e alla pace con la natura”.

La dimensione ecumenica del Tempo del Creato
Il comunicato mette in luce e spiega quindi come la dimensione
ecumenica sia significativa nella celebrazione del Giorno del
Creato e del Tempo del Creato: dal segno di “ringraziamento
alla proposta del defunto Patriarca ecumenico Dimitrios I del
1989” alle diverse Assemblee Ecumeniche Europee organizzate
congiuntamente dal CCEE e dalla CEC, da Basilea (1989)
attraverso Graz (1997) fino a Sibiu (2007).

Quest’anno con l’interconnessione e la fragilità umana che la
pandemia ha fatto venire alla luce “gli impatti della pandemia
ci costringono a prendere sul serio la necessità di una
vigilanza e di condizioni di vita sostenibile in tutta la
terra. Questo è ancora più importante se si considera la
devastazione ambientale e la minaccia del cambiamento
climatico”.

Un Giubileo per la terra

Da qui, l’invito rivolto dai presidenti dei due organismi
europei, a celebrare quest’anno il Tempo del Creato sotto il
titolo di Giubileo per la terra. “Il concetto di Giubileo –
scrivono –   è radicato nella Bibbia e sottolinea che deve
esistere un equilibrio giusto e sostenibile tra realtà
sociali, economiche ed ecologiche. La lezione del giubileo
biblico ci indica la necessità di riequilibrare i sistemi di
vita, afferma la necessità di uguaglianza, giustizia e
sostenibilità, afferma la necessità di una voce profetica in
difesa della casa dell’uomo. Invitiamo tutti i Pastori e i
cristiani europei, le parrocchie, le comunità ecclesiali e
ogni persona di buona volontà, a prestare attenzione al Tempo
del Creato e a viverlo in spirito ecumenico, uniti nella
preghiera e nell’azione”.
Online
chiciseparera.chiesacattolica
.it:   un  sito   per   buone
prassi,     contributi     di
riflessione,     notizie    e
materiale pastorale
In questo tempo di prova e di difficoltà per tutti, la Chiesa
che è in Italia vuole dare segni di speranza e di costruzione
del futuro. A partire dal presente. Da giovedì 12 marzo è on
line   https://chiciseparera.chiesacattolica.it,    ambiente
digitale che raccoglie e rilancia le buone prassi messe in
atto dalle nostre diocesi, offre contributi di riflessione e
approfondimento, condivide notizie e materiale pastorale.

Un’iniziativa, promossa dalla Segreteria Generale della Cei,
per testimoniare ancora e sempre l’impegno della Chiesa che
vive in Italia nel continuare a tessere i fili delle nostre
comunità. La convinzione che ci guida è che le criticità, lo
smarrimento, la paura non possano spezzare il filo della fede,
ma annodarlo ancora di più in speranza e carità.

Chiciseparera.chiesacattolica.it vuole essere anche un punto
di riferimento per riscoprire un senso di appartenenza più
profondo.

Il nome stesso “Chi ci separerà?” (Rm 8,35) indica un percorso
impegnativo: la certezza che, pur circondati da una minaccia,
niente potrà mai separarci da quell’Amore che ci unisce,
perché figli e fratelli, e ci rende comunità. In questo senso
bisogna osare, mettersi in cammino e non fermarsi.

Il sito appena pubblicato intende guardare oltre il tempo
presente. E quell’oltre non può che essere anche la qualità di
una comunicazione pensata e che faccia pensare. È l’orizzonte
a cui tendere.

Il Gruppo Editoriale San
Paolo           distribuisce
gratuitamente alle parrocchie
oltre   180mila    copie   di
sussidi pastorali
Il Gruppo Editoriale San Paolo promuove l’iniziativa “Le messe
sono sospese, ma… la Chiesa è viva” per manifestare vicinanza
ai parroci, ai propri lettori e a tutti i fedeli in un momento
difficile per il Paese, dove le celebrazioni religiose sono
sospese per il contenimento del contagio da Covid-19.

A partire da mercoledì 25 marzo, il Gruppo Editoriale San
Paolo distribuirà gratuitamente alle parrocchie, 180mila copie
di sussidi pastorali tra cui l’edizione speciale del Messalino
Amen – La Chiesa è viva. Un estratto del messalino pensato per
pregare insieme con la liturgia delle prossime domeniche, il
triduo pasquale, la Via Crucis, il Rosario e tante altre
preghiere. Un libretto agile, a colori e completo per tenere
viva la fede e la preghiera in questi giorni.

Alle parrocchie saranno anche distribuiti circa 5.100 kit La
Chiesa è viva, composti da: lettera ai parroci di don Antonio
Rizzolo, presidente e amministratore delegato del Gruppo
Editoriale San Paolo; due locandine che potranno essere poste
all’entrata della chiesa per informare i fedeli
dell’iniziativa; oltre 300mila copie del sussidio Tempo per te
di Paolo Curtaz, apprezzato scrittore di spiritualità.

Curtaz rilegge in questo testo le indicazioni sanitarie alla
luce della fede, offrendo ai fedeli alcuni importanti spunti
di riflessione spirituale, per evitare che la paura e
l’egoismo prevalgano in questo momento di incertezza. Una
situazione che può, invece, trasformarsi in una grande
opportunità per riscoprire cosa è veramente essenziale nella
nostra vita.

Don Antonio Rizzolo, Presidente e Amministratore delegato del
Gruppo Editoriale San Paolo, scrive nella lettera indirizzata
ai parroci: «Il Gruppo Editoriale San Paolo – scrive don
Antonio Rizzolo nella lettera – condivide le indicazioni dei
vescovi e vuole esprimere la propria vicinanza a tutti i
parroci d’Italia e ai fedeli. Per questo abbiamo deciso di
offrire gratuitamente a tutte le parrocchie una serie di
sussidi, disponibili anche in digitale sul portale di
“Famiglia Cristiana” (www.famigliacristiana.it/chiesaviva). È
un modo per esservi accanto e per aiutare la nostra gente a
pregare, a meditare sulla Parola di Dio, a mantenersi salda
nella fede, aprendo il cuore alla speranza».

«L’emergenza Coronavirus ci ha messo davanti alla fragilità
della nostra esistenza, al nostro limite di creature. Ma può
anche essere un’opportunità, ancor più in questo tempo di
Quaresima. Per riconoscere ciò che è essenziale nella nostra
vita. Si potrà così riscoprire la bellezza della Parola di
Dio, il conforto che viene dalla recita del Rosario, da soli e
in famiglia, il sostegno che offre la preghiera fiduciosa al
Signore, con l’intercessione della Vergine Maria», conclude
don Antonio Rizzolo nel messaggio rivolto ai parroci.

 Speciale Amen – La Chiesa è viva (160 pagine con copertina
“stampato” a colori) proporrà i seguenti contenuti:
Celebrazione Eucaristica (Letture, la Parola per la Vita, La
Parola di Papa Francesco) di domenica 29 marzo e di tutte le
domeniche del mese di aprile; Celebrazione e Liturgia del
Giovedì-Venerdì-Sabato Santo; Schema per la lettura orante
della Parola di Dio; Via Crucis; Rosario completo; Coroncina
Divina Misericordia; Preghiere del mattino e della Sera e
altre preghiere.

Inoltre,      sulla     nuova     piattaforma       digitale
www.famigliacristiana.it/chiesaviva, si potrà trovare
gratuitamente tutto il materiale dell’iniziativa “Le messe
sono sospese, ma… la Chiesa è viva” insieme ad altri
contenuti, come: l’e-book Gesù guarisce di Paolo Curtaz, lo
sfogliabile del mensile Vita Pastorale e, per i lettori più
giovani, le versioni digitali di GBaby e Il Giornalino, con i
consigli di don Alberto Ravagnani per combattere “il nemico
speciale”. Lo spazio digitale verrà arricchito di giorno in
giorno con contenuti editoriali e video per tutta la famiglia.

È inoltre attiva l’offerta, al prezzo simbolico di 1 euro, per
accedere per un mese da casa e attraverso tutti i dispositivi,
alle versioni digitali delle testate Famiglia Cristiana,
Credere, Gazzetta d’Alba e GBaby, disponibili sulla
piattaforma online www.edicolasanpaolo.it/coronavirus.

Un’altra importante iniziativa del Gruppo Editoriale San Paolo
è il “Fondo di solidarietà”, per raccogliere donazioni e
attivare abbonamenti alle testate del Gruppo a favore di
soggetti svantaggiati. Un progetto per raggiungere gli anziani
nelle case di riposo e i più giovani nelle case – famiglia,
affinché possano trovare nella lettura la Parola di speranza e
conforto. Su tutti i giornali del Gruppo verranno comunicate
le istruzioni e le modalità per effettuare questa donazione.

Infine, il Gruppo Editoriale San Paolo è presente sulla
piattaforma   governativa   di   solidarietà   digitale
https://solidarietadigitale.agid.gov.it/,  con   25mila
abbonamenti mensili gratuiti al settimanale Famiglia
Cristiana.
Il Gruppo Editoriale San Paolo

La Società San Paolo è una Congregazione religiosa fondata nel
1914 in Italia ad Alba dal beato don Giacomo Alberione. I
membri della Società San Paolo, conosciuti come Paolini,
operano in 32 nazioni. La loro molteplice attività riguarda:
editoria libraria, giornalistica, cinematografica, musicale,
televisiva, radiofonica, multimediale, telematica; centri di
studio, ricerca, formazione, animazione. Il marchio che
caratterizza tutti i prodotti e le attività dei Paolini
rappresenta efficacemente la dinamica della loro presenza.

Mons. Napolioni nella Messa
del   Giovedì   Santo:   «La
lavanda dei piedi diventa il
pane quotidiano» (VIDEO e
FOTO)
Uno dei gesti più suggestivi della Messa nella cena del
Signore, quella del Giovedì Santo, è certamente la lavanda dei
piedi. Ma non per questo 2020 di Covid-19. Eppure in questo
inizio di Triduo pasquale in cui si ricorda l’istituzione
dell’Eucaristia «la lavanda dei piedi diventa il pane
quotidiano». «Quasi come se le proporzioni fossero ristabilite
– ha detto il Vescovo dalla Cattedrale di Cremona –. Ora meno
comunione eucaristica e più comunione con la sofferenza, più
servizio vicendevole, più amore praticato e non solo pregato e
celebrato».
Deserta la Cattedrale, come ormai, purtroppo, ci si è abituati
a vedere. Con il vescovo che dall’ambone si è rivolto a quanti
hanno vissuto questa celebrazione in comunione spirituale
attraverso i mezzi di comunicazione.

Nella riflessione del Vescovo l’ultima cena è stata accostata
a quella pasquale degli ebrei, ma guardando anche alle cene
eucaristiche domenicali in attesa del banchetto finale con
Dio.

Non sono mancati i riferimenti all’oggi con la “quarantena
degli ebrei”, chiusi in casa nella notte del passaggio
dell’Angelo sterminatore, così come nei precedenti giorni
delle altre nove piaghe. «Quante parti del mondo, quanti
popoli poveri – ha ricordato monsignor Napolioni – anche in
questi anni hanno sofferto e soffrono prove del genere che
lasciano uno strascico di morte di miseria, che ora impaurisce
anche noi».

Le piaghe d’Egitto ricordate dunque come strumento di vittoria
di Dio sul male. Ma il Vescovo ha invitato a non formarsi
solamente a questa interpretazione miope della parola di Dio,
nella consapevolezza che il vero significato delle Scritture è
illuminato dalla venuta di Cristo.
Monsignor Napolioni ha voluto
                                poi ricordare il memoriale della
                                liberazione dall’Egitto degli
                                ebrei: un momento di vita
                                familiare in cui i bambini
                                disegnano i dieci flagelli di
                                Dio che diventano durante la
                                cena domande per comprendere
meglio il significato di   ciò che viene ricordato. Una liturgia
familiare che in queste    settimane anche i cristiani hanno in
qualche modo imparato a    vivere. «Anche noi – ha affermato il
Vescovo – ci dobbiamo       fare le domande giuste in questo
momento».

Dalle piaghe dell’Egitto a quelle di Gesù sulla croce:
l’onnipotente viene a condividere la fragilità umana.

E proprio in riferimento alla fragilità un passaggio in cui il
Vescovo ha voluto aprire il proprio cuore: «Quando ero
all’ospedale malato – ha raccontato – mi sentivo unito ai
malati e particolarmente sentivo vicino Gesù. Perché Gesù è
lì! Gesù ci si fa vicino così, non ci guarda da lontano, non
decide a chi fare un miracolo e a chi no. Ma com-patisce,
solidale, da dentro il nostro cuore, da dentro la nostra
carne».

«Per questo ci consegna l’Eucaristia e contemporaneamente lava
i piedi ai discepoli – ha proseguito –. Due grandi segni che
ci giudicano, specie in questi giorni. Mai come stasera
soffriamo un digiuno eucaristico forzato. Capisco il gran
dispiacere di non celebrare pienamente la cena: si può
guardare una cena in tv? Aumenta la fame!».

E ancora: «Magari aumentasse davvero la fame per scoprire che
non è solo fame di un rito, di una tradizione, ma è la fame
dell’amore! E l’amore il Signore lo sa far giungere nel cuore
dei suoi figli in mille modi. Lo sa stanare dal cuore dei suoi
figli come capacità di amare anche al di là delle nostre
forze».

E qui ancora un riferimento all’oggi: «Non è quello che stiamo
vedendo e sperimentando in questi giorni? Non è automatico: è
frutto della libertà di ogni uomo e di ogni donna, che davanti
alla sofferenza dell’altro decide se farsene carico, chinarsi,
prendersene cura o girarsi dall’altra parte o, peggio,
approfittarne per il proprio tornaconto».

Ecco allora che la lavanda dei piedi diventa il pane
quotidiano. «Questa Quaresima lunga, in cui la lavanda dei
piedi è cominciata molto presto, e non solo negli ospedali,
ora culmina in questo Triduo che inizia così. Lasciamoci
educare da Dio! Non pretendiamo di insegnargli la lezione:
egli è più vivo che mai, si prende cura di noi, ci sta lavando
i piedi così, ci sta lavando il cuore e la mente, anche con le
lacrime che non cessano di sgorgare dai nostri occhi».

Se è mancato in questa Messa il gesto concreto della lavanda
dei piedi, c’è stato, invece, un altro momento tipico: dopo
l’intonazione del Gloria, il suono delle campane e
dell’organo, che rimarranno “muti” sino all’annuncio pasquale.

Dopo l’omelia, poi, l’intensa liturgia eucaristica, con
l’ultima consacrazione fino alla Pasqua.

La benedizione finale ha chiuso la Messa quest’anno senza la
processione per riporre il Santissimo nel tabernacolo.

               Photogallery della celebrazione

                   Guarda il video completo
Le prossime dirette sui nostri social e in tv

     Venerdì ore 16 – Preghiera dall’Ospedale di Cremona
     Venerdì ore 18 – Celebrazione della Passione del Signore
     (Cattedrale)
     Sabato ore 21 – Veglia pasquale (Cattedrale)
     Domenica ore 11 – Messa nella Risurrezione del Signore
     (Cattedrale)
     Lunedì ore 11 – Messa dalla Santa Casa presso la chiesa
     di S. Abbondio in Cremona

Oratori,       da      Odl
incoraggiamento e fiducia:
«Noi vogliamo esserci»
Pubblichiamo di seguito il comunicato predisposto da Odielle
(Oratori Diocesi Lombarde) sull’attuale situazione e la
prospettiva che attendono gli oratori. A breve anche la
Federazione Oratori Cremonesi elaborerà la sintesi degli
incontri zonali svolti fino nei giorni scorsi e proporrà un
testo di condivisione per tutti gli oratori ed educatori della
Diocesi di Cremona.

A tutti gli oratori della Lombardia!

Nelle scorse settimane, per alto senso di responsabilità verso
la società di cui facciamo parte, tutte le Diocesi lombarde
hanno condiviso la scelta sofferta di chiudere gli oratori.
Gli oratori sono chiusi. Ma non si sono fermati. In questo
tempo di sospensione ci siamo messi in ascolto della realtà.
Abbiamo ascoltato tante situazioni difficili e penose.

Ma non ci siamo scoraggiati. Abbiamo anche capito che si
possono trovare nuovi linguaggi e nuove dinamiche educative,
finora poco praticate. Ci siamo sentiti vicini, benché
distanti. Questo insegnamento non vogliamo perderlo.

Vogliamo innanzitutto esprimere una profonda gratitudine, per
tutta la creatività e l’intraprendenza che sacerdoti,
catechisti ed educatori hanno saputo mettere in campo per non
perdere il contatto educativo con i loro ragazzi, adolescenti
e giovani.

A tutti gli oratori della Lombardia vogliamo mandare un
messaggio di incoraggiamento e di fiducia, di stima e di
sincera disponibilità a collaborare, pensando ai mesi che
verranno. Tutti stiamo già pensando all’estate. I cortili
pieni, le gite, le esperienze, le camminate in montagna
riempiono i nostri ricordi e ci mancano profondamente.

Non siamo in grado oggi di poter dire quando e come riaprire
gli ambienti e riprendere le varie attività. Siamo in costante
dialogo con le Istituzioni regionali per poter dare delle
indicazioni più precise nelle successive fasi dell’epidemia.

Questo nostro messaggio vuole invitare tutti a stare pronti. E
vuole umilmente incoraggiare tutti al pensiero, alla presenza,
all’attenzione soprattutto alle situazioni di maggior prova,
fatica e povertà educativa, come nella migliore tradizione dei
nostri oratori.

Intanto noi vogliamo esserci. Vogliamo confermare la nostra
scelta di stare accanto ai nostri ragazzi, adolescenti e
giovani, nelle modalità che ci saranno indicate.

Nelle settimane che stiamo vivendo, i nostri ragazzi devono
poter sentire che l’oratorio anche se è chiuso non è lontano:
è vicino a loro e li accompagna giorno dopo giorno, in questo
tempo faticoso e complicato. Devono poter sentire ancora che
l’oratorio non è sordo alle domande più vere che sono nate nei
cuori. Devono poter sentire che l’oratorio, anche in questo
tempo di incertezza, non è muto ma ci regala la Parola di
Gesù.

I Servizi e gli Uffici di Pastorale giovanile di ogni Diocesi
sono costantemente al lavoro, per ascoltare i bisogni e per
intuire e realizzare la proposta educativa più adeguata alla
prossima estate. Senza la presunzione di farcela da soli ma
con la volontà di entrare in stretta sinergia e collaborazione
con tutte le altre Istituzioni del nostro territorio che hanno
a cuore la cura educativa delle giovani generazioni. Crediamo
essenziale compiere i prossimi passi insieme, in attento
ascolto delle indicazioni delle Autorità competenti e dei
nostri Pastori; e condividere, sempre insieme, la decisione di
riaprire e le relative modalità per farlo.

Possiamo dire una cosa certa: in qualche modo, chiusi o
aperti, l’Oratorio estivo o il Grest ci sarà. Nella forma che
ci sarà permessa, continueremo a stare vicini ai nostri
ragazzi e non ci fermeremo. Daremo vita a delle proposte
originali e possibili e a suggerimenti adeguati alla
situazione, con quella creatività dell’amore che ci rende
quello che siamo. Non possiamo trascurare la cura che la
comunità cristiana deve avere con i ragazzi 365 giorni
all’anno, soprattutto nel tempo estivo, così fondamentale per
accompagnare e far crescere le giovani generazioni. State
pronti e pazientate in modo attivo e propositivo. Vogliamo
lavorare con voi, mano nella mano, fianco a fianco con ogni
oratorio, accogliendo ogni consiglio e spunto per camminare
insieme in questo tempo che sta riscrivendo la nostra storia.

                                     Mons. Maurizio Gervasoni<
Vescovo di Vigevano, delegato per la Pastorale Giovanile della
                                         Conferenza Episcopale
                                                      Lombarda
Don Stefano Guidi, diocesi di Milano
 Don Emanuele Poletti, diocesi di Bergamo
    Don Paolo Arienti, diocesi di Cremona
     Don Stefano Savoia, diocesi di Crema
   Don Fabio Scutteri, diocesi di Mantova
       Don Enrico Bastia, diocesi di Lodi
  Don Giovanni Milesi, diocesi di Brescia
      Don Pietro Bianchi, diocesi di Como
    Don Davide Rustioni, diocesi di Pavia
Don Riccardo Campari, diocesi di Vigevano
    Don Paolo Caiani, Salesiani don Bosco
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