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Messe feriali e oratori: le ultime disposizioni dei Vescovi lombardi Nella mattinata di lunedì 2 marzo la Conferenza Episcopale Lombarda si è riunita in seduta straordinaria a Caravaggio. All’ordine del giorno dei vescovi delle diocesi di Milano, Bergamo, Mantova, Como, Vigevano, Crema, Lodi, Cremona, Pavia e Brescia un confronto alla luce del nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di seguito la nota congiunta dei presuli lombardi: In ordine alla celebrazione dell’Eucaristia il nostro desiderio più profondo era e rimane quello di favorire e sostenere la domanda dei fedeli di partecipare all’Eucaristia. Considerata la comunicazione odierna (lunedì 2 marzo, ndr) della CEI – che interpretando il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, invita a non celebrare le Sante Messe feriali con il popolo – chiediamo ai sacerdoti, alla luce della delicata situazione sanitaria e delle richieste delle autorità competenti, di continuare a celebrare le Sante Messe feriali senza la partecipazione dei fedeli sino a sabato 7 marzo. Ci riserviamo di dare altre indicazioni, entro venerdì 6 marzo, alla luce di ulteriori sviluppi e delle decisioni delle istituzioni. Le chiese continuino a restare aperte, nel rispetto delle norme del Decreto, per la preghiera. Consapevoli della sofferenza e del disagio arrecato dalla situazione, in ordine ai nostri oratori, assunto il parere
degli organismi pastorali preposti, sono sospese fino all’8 marzo compreso tutte le attività formative aggregative e sportive. È disposta la chiusura degli spazi aperti al pubblico. Fino a domenica 8 marzo compresa le iniziative e gli incontri presso altri ambienti parrocchiali restano sospesi. Confidiamo che le misure di rigore alle quali aderiamo per senso di responsabilità a tutela della salute pubblica siano condivise da tutte le istituzioni ecclesiali e civili e accolte in ogni ambito in modo corale. Ringraziamo i sacerdoti, i collaboratori e gli operatori sanitari e di ordine pubblico, con tutti i volontari, per l’opera svolta, incoraggiandoli a perseverare nel loro servizio. Affidiamo le comunità diocesane, con un particolare pensiero a quelle più provate, ai malati e colpiti dalla calamità in atto, all’intercessione materna e confortante di Maria, la Vergine venerata a Caravaggio. Milano, 2 marzo 2020 + Mario E. Delpini – Arcivescovo di Milano + Francesco Beschi – Vescovo di Bergamo + Marco Busca – Vescovo di Mantova + Oscar Cantoni – Vescovo di Como + Maurizio Gervasoni – Vescovo di Vigevano + Daniele Gianotti – Vescovo di Crema + Maurizio Malvestiti – Vescovo di Lodi + Antonio Napolioni – Vescovo di Cremona + Corrado Sanguineti – Vescovo di Pavia + Pierantonio Tremolada – Vescovo di Brescia Card. Bassetti: “Un’occasione per ritrovare una solidarietà
che affratella” Misure e indicazioni per i servizi Caritas delle diocesi di Crema, Cremona, Lodi, Mantova Le iniziative adottate in diocesi: tutte le informazioni Casa di riposo Arvedi, il 12 settembre Messa per le vittime Covid presieduta dal vescovo emerito Lafranconi Sabato 12 settembre, alle 10, nel giardino della casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di Cremona, sarà celebrata una Messa in suffragio delle vittime del Covid e come segno di riconoscenza per tutte le persone che si sono prodigate al servizio degli ospiti della struttura nel corso della pandemia. La celebrazione – animata dal Coro Polifonico Cremonese, diretto dal maestro Federico Mantovani – sarà presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi. Sarà l’occasione per fare memoria di quanto è accaduto negli scorsi mesi e in particolare ricordare le persone “che se ne sono andate” in un modo che nessuno avrebbe mai voluto, rendendo drammatico il distacco.
La celebrazione fa eco a quanto detto da papa Francesco il 31 maggio scorso: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi” e vuole quindi porsi come un invito alla speranza e alla fiducia nel futuro per tutta la comunità Castelleone, alla Brunenghi l’inaugurazione della nuova sala riunioni e di altri locali Nel pomeriggio di sabato 26 settembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla Fondazione “G. Brunenghi” di Castelleone in occasione dell’inaugurazione della nuova sala convegni e di altri spazi intitolati alla memoria riconoscente di alcuni benefattori. Il presidente della Fondazione, Stefano Biaggi, ha ricordato il momento difficile della pandemia e la generosità che ha aiutato a superarla scattando quattro fotografie: il Gruppo Solidale, formato dai dipendenti della Fondazione che aiutavano anche dopo i propri turni lavorativi; i ragazzi del Borgo che hanno inventato iniziative per sostenere la Brunenghi; un anziano, già primo presidente della Fondazione, che imboccava un altro anziano; e i dipendenti tutti che sono sempre rimasti al loro posto, evitando di approfittare di altre forme lavorative. Il presidente ha poi ricordato i benefattori ai quali sono stato dedicati alcuni spazi della Fondazione: il soggiorno ristrutturato al dottor Carlo Malfasi e alla moglie, prof.ssa
Alma Borra; l’ampliamento del Centro diurno Integrato alla maestra Rosa Cocchetti Maggi; la sala convegni ai coniugi Alessandra Micheli e Paolo Stringhini Ciboldi; i poliambulatori all’ex presidente, prematuramente scomparso, dott. Bruno Melzi, che li aveva voluto fermamente riportarli in Brunenghi al servizio degli ospiti e della sua Castelleone. Alla cerimonia di inaugurazione, alla presenza anche del parroco don Giambattista Piacentini, è intervenuto il sindaco Pietro Fiori. Un momento per ricordare il patrimonio di solidarietà e generosità che attraversa la comunità laica e religiosa della città. Il Vescovo ha quindi impartito la benedizione ed è seguito il taglio del nastro della nuova sala convegni. Storia e attualità della Brunenghi La nobildonna Giuseppina Brunenghi nel suo testamento, redatto il 30 maggio 1944, prescriveva di “…istituire un’opera che torni a vantaggio materiale, morale e religioso della popolazione di Castelleone e se il Cottolengo lo crederà, anche della plaga circostante”. Il desiderio di Giuseppina Brunenghi ha trovato adempimento nella fondazione che porta il suo nome e che ha iniziato la sua attività il 1° giugno del 1982. Nel corso di questi quarant’anni la Fondazione ha saputo cogliere i cambiamenti e le mutate esigenze della società: la casa di riposo degli inizi si è trasformata in un centro socio-sanitario, con servizi in grado di rivolgersi a una platea di utenti che non sia solo di anziani. La Fondazione Brunenghi è diventata un punto di riferimento per i servizi sociali e assistenziali del territorio di Castelleone, luogo anche di cultura della solidarietà e dell’attenzione verso le persone con disabilità, occasione per la manifestazione di un volontariato disinteressato, testimonianza di una fattiva collaborazione con la comunità
per una reale integrazione tra le diverse generazioni. Da non trascurare anche il fatto che la Fondazione costituisce un importante sbocco occupazionale per la popolazione locale. La pandemia provocata dal Covid 19 ha avuto pesanti ricadute anche sulla Fondazione, come la prematura scomparsa del presidente Bruno Melzi. Ma il Consiglio di Amministrazione con il supporto della Direzione sanitaria e della generosa collaborazione di tutto il personale ha saputo reggere al periodo difficile e cerca di trovare nuove modalità di assistenza in assoluta sicurezza per gli ospiti, per i loro familiari e per il personale. Secondo il presidente della Fondazione, Stefano Biaggi, la sfida più urgente che attende la Fondazione è quella »di garantire agli ospiti, in questo momento di limitazioni, l’opportunità di mantenere il legame con i propri cari. Per fare ciò ci stiamo organizzando per aumentare la frequenza delle visite settimanali. Questa iniziativa rientra in un progetto più ampio che ha l’obiettivo di rendere l’ultima parte della vita terrena la migliore possibile e più vicina a una vita familiare. Se guardiamo al futuro e cerchiamo di prevedere come potrà evolvere la missione delle case di riposo e l’assistenza per la terza età emerge sempre più la tendenza a mantenere gli anziani nel loro ambiente familiare. Ciò richiederà un’apertura maggiore al territorio con l’individuazione di servizi che possano permettere la residenzialità dell’anziano.Per fare questo servirà un cambio delle attuali politiche assistenziali e la disponibilità di risorse economiche adeguate, mettendo al centro delle politiche regionali e nazionali la persona, soprattutto, se anziana». Photogallery dell’inaugurazione con il Vescovo
Cure palliative, don Angelelli (Cei): “Sedazione profonda non è atto eutanasico” “La sedazione palliativa profonda è stata erroneamente paragonata all’eutanasia, ma non è assolutamente un atto eutanasico, posto che venga fatta a determinate condizioni”. A sgomberare il campo da ogni possibile equivoco tra sedazione profonda – trattamento sanitario previsto dalle legge 38 sulle cure palliative per consentire ad un paziente in fase terminale, come il giovane ex calciatore Giovanni Custodero scomparso nei giorni scorsi, di non provare dolore quando ogni altro trattamento farmacologico risulta ormai inefficace – ed atti eutanasici volti a procurare la morte, è don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, introducendo a Roma, presso la sede dei vescovi italiani, la giornata di studio e formazione per assistenti spirituali e cappellani degli hospice. Don Angelelli ribadisce il valore delle cure palliative, “elevate quasi a diritto costituzionale dall’ultima sentenza della Consulta su fine vita e suicidio assistito”. “Come Chiesa – puntualizza – abbiano elaborato una posizione chiara: il ricorso alle cure palliative è la risposta ad un’idea di abbandono nella fase terminale della vita. Siamo infatti convinti che se una persona viene accompagnata in modo dignitoso al termine della sua vita, riesce a trovare un senso anche alla dimensione della sofferenza e ragionevolmente non chiederà di anticipare la morte”.
Il direttore dell’Ufficio Cei annuncia che durante i lavori del Tavolo hospice che si è riunito a Roma è stato chiuso il documento sull’identità degli hospice cattolici e di ispirazione cristiana, attualmente 24 strutture sul territorio nazionale, il 10% di tutti gli hospice presenti nel nostro Paese. Ora il testo, che si propone come punto di riferimento per l’accompagnamento delle persone negli ultimi momenti della loro vita, verrà sottoposto all’approvazione della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute. Francesco, Karol e la Divina Misericordia: per chi soffre “in questo tempo difficile” Nel saluto ai fedeli polacchi, all’udienza generale di questa mattina, Papa Francesco ricorda che domenica prossima, il 19 aprile, si celebrerà “la festa della Divina Misericordia”. Nelle sue parole il ricordo di san Giovanni Paolo II, il Pontefice venuto dalla Polonia, che l’ha istituita vent’anni fa, il 30 aprile 2000, “rispondendo alla richiesta di Gesù trasmessa a santa Faustina” Kowalska, la piccola suora polacca, venerata come l’apostola della Divina Misericordia, che tra la prima e la seconda guerra mondiale ebbe numerose visioni di Gesù risorto. La visione di suor Faustina: Gesù risorto e i due fasci di luce “Desidero che la festa della misericordia – disse Gesù a suor Faustina, che riportò queste parole nel suo Diario, alla voce 699 – sia di riparo e rifugio per tutte le anime. L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della
mia misericordia”. Dal cuore trafitto di Cristo, ricordava san Wojtyla nell’omelia della canonizzazione della religiosa, nella stessa prima domenica dopo Pasqua del 2000, nella quale istituì la festa della Divina Misericordia, santa Kowalska vedeva partire “due fasci di luce che illuminano il mondo. ‘I due raggi – le spiegò un giorno Gesù stesso – rappresentano il sangue e l’acqua’”. Da quel cuore, commentava il Papa polacco, “scaturisce la grande onda di misericordia che si riversa sull’umanità”. Preghiamo Gesù Misericordioso per la Chiesa e l’umanità Con fiducia, conclude Francesco il suo saluto ai polacchi, “preghiamo Gesù Misericordioso per la Chiesa e per tutta l’umanità, specialmente per coloro che soffrono in questo tempo difficile. Cristo Risorto ravvivi in noi la speranza e lo spirito di fede”. Due Papi uniti dalla Divina Misericordia La Divina Misericordia è sicuramente uno dei temi forti che legano Giovanni Paolo II e Francesco. L’ enciclica scritta da san Wojtyla nei primi anni di pontificato, Dives in Misericordia, del 30 novembre 1980, viene ripresa costantemente da Papa Francesco negli atti, nelle parole, e nell’indizione del Giubileo straordinario della misericordia, dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016. Entrambi i Pontefici provengono da situazioni segnate dallo sconvolgimento sociale e dalle difficoltà storiche. E la sensibilità umana, la concretezza storica e l’attenzione che prestano entrambi alla dignità dell’uomo, alle questioni dei più poveri che li rende così vicini nel ricordare alla Chiesa e al mondo la forza della Divina Misericordia. Giovanni Paolo II, nel 1980, scrive la Dives in Misericordia La misericordia non elimina la giustizia, ma la supera, chiariva Giovanni Paolo II nella sua Enciclica dedicata a “Dio ricco di misericordia”, intitolando un capitolo “Basta la
giustizia?”. Alla domanda rispondeva che la Chiesa è chiamata a proclamare e ad annunciare la misericordia proprio come forma più alta di giustizia nell’amore. Perché la misericordia non è un buonismo, ma la giustizia umana senza Dio porta alla negazione dell’uomo, ad un sistema di schiavitù e alla negazione della dignità della persona. 30 aprile 2000, la canonizzazione di suor Faustina Kowalska Vent’anni dopo aver scritto Dives in Misericordia, nel cuore del Grande Giubileo del Duemila, Karol Wojytla canonizzava suora Maria Faustina Kowalska, morta nella sua Cracovia il 5 ottobre 1938, a soli 33 anni e apriva l’omelia con le parole del salmo 118, cantato nell’Ottava di Pasqua: “Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia”. Dal cuore trafitto di Gesù una “grande onda di misericordia” Sono parole, commentava, quasi raccolte “dalle labbra di Cristo risorto”, che nel Cenacolo “porta il grande annuncio della misericordia divina e ne affida agli apostoli il ministero: ‘Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi… Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi’ “. E prima di pronunciare queste parole, ricordava Giovanni Paolo II, “Gesù mostra le mani e il costato. Addita cioè le ferite della Passione, soprattutto la ferita del cuore”, la sorgente della “grande onda di misericordia che si riversa sull’umanità”. Divina Misericordia e Risurrezione di Cristo Non è possibile pensare la Divina Misericordia senza la Risurrezione del Signore, spiegava Papa Wojtyla, perché questa è il culmine della rivelazione della Misericordia di Dio, l’apertura alla vita eterna, il dono supremo che Dio in Cristo offre all’uomo, e Gesù è venuto nel mondo proprio per rivelare il volto misericordioso di Dio. “Il suo messaggio di misericordia – concludeva nella sua omelia di canonizzazione –
continua a raggiungerci attraverso il gesto delle sue mani tese verso l’uomo che soffre. E’ così che lo ha visto e lo ha annunciato agli uomini di tutti i continenti suor Faustina, che, nascosta nel suo convento di Lagiewniki, in Cracovia, ha fatto della sua esistenza un canto alla misericordia: Misericordias Domini in aeternum cantabo”. Francesco: la misericordia è il messaggio più forte di Dio Quasi 13 anni più tardi, il 17 marzo 2013, nella piccola chiesa di Sant’Anna, la sua parrocchia in Vaticano, Papa Francesco, eletto 4 giorni prima, celebra la sua prima messa aperta ai fedeli, dopo quella in Cappella Sistina per i cardinali. Il Vangelo di Giovanni presenta l’episodio della donna adultera che Gesù salva dalla condanna a morte. “Per me, lo dico umilmente – scandisce il Papa argentino – è il messaggio più forte del Signore: la misericordia. Ma Lui stesso l’ha detto: Io non sono venuto per i giusti; i giusti si giustificano da soli”. “Io sono venuto per i peccatori” spiega citando il Vangelo di Marco. “Non è facile – aggiunge – affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo!”. E conclude: “Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono”. Il primo angelus: Dio non si stanca mai di perdonarci All’angelus, poi, il primo del suo pontificato, Francesco sottolinea che “il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. ‘Grande è la misericordia del Signore’, dice il Salmo”. E ricorda di aver appena letto un libro del cardinale Kasper sulla misericordia. “Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto – ribadisce – E’ il meglio che noi
possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza”. Giubileo della Misericordia: Dio spalanca la porta del cuore “Lui – conclude il Pontefice – è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l’intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo”. Qui c’è già tutto il magistero di Papa Francesco sulla misericordia. Nella bolla di indizione del Giubileo, Misericordiae vultus, inviterà infatti a lasciarsi “sorprendere da Dio” che “non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita”. I Venerdì e i missionari della misericordia Un Anno Santo istituito “per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio – spiegava Francesco nell’annuncio del 13 marzo 2015, secondo anniversario dell’elezione, nel corso di una celebrazione penitenziale – con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ogni donna del nostro tempo”. Nel corso del Giubileo, il Papa non solo ha parlato, ma ha concretizzato anche la misericordia, proseguendo i suoi continui gesti di vicinanza verso gli ultimi, inaugurando i “Venerdì della misericordia”, visite in forma privata a comunità e strutture di accoglienza e solidarietà per chi soffre e inviando nel mondo migliaia di “missionari della misericordia”, per offrire a tutti il perdono di Dio attraverso il sacramento della Riconciliazione. La Giornata mondiale dei poveri, dono del Giubileo Nella Lettera apostolica Misericordia et misera, diffusa al termine dell’Anno Santo, il Pontefice istituisce la Giornata mondiale dei poveri, da celebrare la 33ma domenica del tempo
ordinario, e concede stabilmente a tutti i sacerdoti di assolvere il peccato di aborto. “Misericordia et misera” sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera narrato dal Vangelo di Giovanni. E’ una splendida espressione, spiega Papa Francesco, del mistero “dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: ‘Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia’”. Noi primi siamo oggetto della misericordia di Dio Pochi mesi fa, infine, il 13 dicembre scorso, incontrando i rappresentanti di associazioni, congregazioni e movimenti ecclesiali francesi dedicati alla Misericordia divina, il Papa ricorda che possiamo essere veri apostoli della misericordia solo nella consapevolezza di essere stati noi stessi oggetto della misericordia da parte del Signore e di continuare ad esserlo. E cita un passo della Dives in misericordia di san Giovanni Paolo II. Karol: la vera misericordia è un atto di reciprocità “Dobbiamo anche purificare continuamente tutte le nostre azioni e tutte le nostre intenzioni in cui la misericordia viene intesa e praticata in modo unilaterale […]. Solo allora, in effetti, essa è realmente un atto di amore misericordioso: quando, attuandola, siamo profondamente convinti che, al tempo stesso, noi la sperimentiamo da parte di coloro che la accettano da noi. Se manca questa bilateralità, questa reciprocità, le nostre azioni non sono ancora autentici atti di misericordia”.
Chiese d’Europa per il Tempo del Creato : viverlo in spirito ecumenico E’ la celebrazione annuale di preghiera e azione per la nostra Casa comune, è il Tempo del Creato che si celebra in tutto iI mondo dal 1° settembre ( Giorno del Creato) al 4 ottobre. L’invito del Papa ai cristiani in questo tempo speciale è a riabituarsi a pregare, riflettere e agire per riparare e ricreare relazioni con l’altro e con il creato. Il video realizzato dal Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano integrale Anche quest’anno, come negli anni precedenti, la Conferenza delle Chiese europee CEC e il Consiglio delle Conferenze episcopali europee CCEE, accolgono quest’opportunità per incoraggiare i membri delle chiese in Europa a riconoscere questi giorni come un’occasione per celebrare la ricchezza della nostra fede. Del pensiero di papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ i presidenti richiamano la preoccupazione di riunire la famiglia umana nelle ricerca di uno sviluppo sostenibile e l’appello a rinnovare il dialogo e il confronto tra tutti, sul modo di costruire il futuro del pianeta. In modo simile – aggiungono – uno dei maggiori teologi odierni Juergen Moltmann, ha chiarito che “oggi l’avversario teologico è il nichilismo praticato nei nostri rapporti con la natura” e ha chiesto “un discernimento su Dio che è presente nella creazione attraverso il suo Spirito Santo”, un discernimento che “può portare gli uomini e le donne alla riconciliazione e alla pace con la natura”. La dimensione ecumenica del Tempo del Creato
Il comunicato mette in luce e spiega quindi come la dimensione ecumenica sia significativa nella celebrazione del Giorno del Creato e del Tempo del Creato: dal segno di “ringraziamento alla proposta del defunto Patriarca ecumenico Dimitrios I del 1989” alle diverse Assemblee Ecumeniche Europee organizzate congiuntamente dal CCEE e dalla CEC, da Basilea (1989) attraverso Graz (1997) fino a Sibiu (2007). Quest’anno con l’interconnessione e la fragilità umana che la pandemia ha fatto venire alla luce “gli impatti della pandemia ci costringono a prendere sul serio la necessità di una vigilanza e di condizioni di vita sostenibile in tutta la terra. Questo è ancora più importante se si considera la devastazione ambientale e la minaccia del cambiamento climatico”. Un Giubileo per la terra Da qui, l’invito rivolto dai presidenti dei due organismi europei, a celebrare quest’anno il Tempo del Creato sotto il titolo di Giubileo per la terra. “Il concetto di Giubileo – scrivono – è radicato nella Bibbia e sottolinea che deve esistere un equilibrio giusto e sostenibile tra realtà sociali, economiche ed ecologiche. La lezione del giubileo biblico ci indica la necessità di riequilibrare i sistemi di vita, afferma la necessità di uguaglianza, giustizia e sostenibilità, afferma la necessità di una voce profetica in difesa della casa dell’uomo. Invitiamo tutti i Pastori e i cristiani europei, le parrocchie, le comunità ecclesiali e ogni persona di buona volontà, a prestare attenzione al Tempo del Creato e a viverlo in spirito ecumenico, uniti nella preghiera e nell’azione”.
Online chiciseparera.chiesacattolica .it: un sito per buone prassi, contributi di riflessione, notizie e materiale pastorale In questo tempo di prova e di difficoltà per tutti, la Chiesa che è in Italia vuole dare segni di speranza e di costruzione del futuro. A partire dal presente. Da giovedì 12 marzo è on line https://chiciseparera.chiesacattolica.it, ambiente digitale che raccoglie e rilancia le buone prassi messe in atto dalle nostre diocesi, offre contributi di riflessione e approfondimento, condivide notizie e materiale pastorale. Un’iniziativa, promossa dalla Segreteria Generale della Cei, per testimoniare ancora e sempre l’impegno della Chiesa che vive in Italia nel continuare a tessere i fili delle nostre comunità. La convinzione che ci guida è che le criticità, lo smarrimento, la paura non possano spezzare il filo della fede, ma annodarlo ancora di più in speranza e carità. Chiciseparera.chiesacattolica.it vuole essere anche un punto di riferimento per riscoprire un senso di appartenenza più profondo. Il nome stesso “Chi ci separerà?” (Rm 8,35) indica un percorso impegnativo: la certezza che, pur circondati da una minaccia, niente potrà mai separarci da quell’Amore che ci unisce, perché figli e fratelli, e ci rende comunità. In questo senso bisogna osare, mettersi in cammino e non fermarsi. Il sito appena pubblicato intende guardare oltre il tempo
presente. E quell’oltre non può che essere anche la qualità di una comunicazione pensata e che faccia pensare. È l’orizzonte a cui tendere. Il Gruppo Editoriale San Paolo distribuisce gratuitamente alle parrocchie oltre 180mila copie di sussidi pastorali Il Gruppo Editoriale San Paolo promuove l’iniziativa “Le messe sono sospese, ma… la Chiesa è viva” per manifestare vicinanza ai parroci, ai propri lettori e a tutti i fedeli in un momento difficile per il Paese, dove le celebrazioni religiose sono sospese per il contenimento del contagio da Covid-19. A partire da mercoledì 25 marzo, il Gruppo Editoriale San Paolo distribuirà gratuitamente alle parrocchie, 180mila copie di sussidi pastorali tra cui l’edizione speciale del Messalino Amen – La Chiesa è viva. Un estratto del messalino pensato per pregare insieme con la liturgia delle prossime domeniche, il triduo pasquale, la Via Crucis, il Rosario e tante altre preghiere. Un libretto agile, a colori e completo per tenere viva la fede e la preghiera in questi giorni. Alle parrocchie saranno anche distribuiti circa 5.100 kit La Chiesa è viva, composti da: lettera ai parroci di don Antonio Rizzolo, presidente e amministratore delegato del Gruppo Editoriale San Paolo; due locandine che potranno essere poste all’entrata della chiesa per informare i fedeli
dell’iniziativa; oltre 300mila copie del sussidio Tempo per te di Paolo Curtaz, apprezzato scrittore di spiritualità. Curtaz rilegge in questo testo le indicazioni sanitarie alla luce della fede, offrendo ai fedeli alcuni importanti spunti di riflessione spirituale, per evitare che la paura e l’egoismo prevalgano in questo momento di incertezza. Una situazione che può, invece, trasformarsi in una grande opportunità per riscoprire cosa è veramente essenziale nella nostra vita. Don Antonio Rizzolo, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo Editoriale San Paolo, scrive nella lettera indirizzata ai parroci: «Il Gruppo Editoriale San Paolo – scrive don Antonio Rizzolo nella lettera – condivide le indicazioni dei vescovi e vuole esprimere la propria vicinanza a tutti i parroci d’Italia e ai fedeli. Per questo abbiamo deciso di offrire gratuitamente a tutte le parrocchie una serie di sussidi, disponibili anche in digitale sul portale di “Famiglia Cristiana” (www.famigliacristiana.it/chiesaviva). È un modo per esservi accanto e per aiutare la nostra gente a pregare, a meditare sulla Parola di Dio, a mantenersi salda nella fede, aprendo il cuore alla speranza». «L’emergenza Coronavirus ci ha messo davanti alla fragilità della nostra esistenza, al nostro limite di creature. Ma può anche essere un’opportunità, ancor più in questo tempo di Quaresima. Per riconoscere ciò che è essenziale nella nostra vita. Si potrà così riscoprire la bellezza della Parola di Dio, il conforto che viene dalla recita del Rosario, da soli e in famiglia, il sostegno che offre la preghiera fiduciosa al Signore, con l’intercessione della Vergine Maria», conclude don Antonio Rizzolo nel messaggio rivolto ai parroci. Speciale Amen – La Chiesa è viva (160 pagine con copertina “stampato” a colori) proporrà i seguenti contenuti: Celebrazione Eucaristica (Letture, la Parola per la Vita, La Parola di Papa Francesco) di domenica 29 marzo e di tutte le
domeniche del mese di aprile; Celebrazione e Liturgia del Giovedì-Venerdì-Sabato Santo; Schema per la lettura orante della Parola di Dio; Via Crucis; Rosario completo; Coroncina Divina Misericordia; Preghiere del mattino e della Sera e altre preghiere. Inoltre, sulla nuova piattaforma digitale www.famigliacristiana.it/chiesaviva, si potrà trovare gratuitamente tutto il materiale dell’iniziativa “Le messe sono sospese, ma… la Chiesa è viva” insieme ad altri contenuti, come: l’e-book Gesù guarisce di Paolo Curtaz, lo sfogliabile del mensile Vita Pastorale e, per i lettori più giovani, le versioni digitali di GBaby e Il Giornalino, con i consigli di don Alberto Ravagnani per combattere “il nemico speciale”. Lo spazio digitale verrà arricchito di giorno in giorno con contenuti editoriali e video per tutta la famiglia. È inoltre attiva l’offerta, al prezzo simbolico di 1 euro, per accedere per un mese da casa e attraverso tutti i dispositivi, alle versioni digitali delle testate Famiglia Cristiana, Credere, Gazzetta d’Alba e GBaby, disponibili sulla piattaforma online www.edicolasanpaolo.it/coronavirus. Un’altra importante iniziativa del Gruppo Editoriale San Paolo è il “Fondo di solidarietà”, per raccogliere donazioni e attivare abbonamenti alle testate del Gruppo a favore di soggetti svantaggiati. Un progetto per raggiungere gli anziani nelle case di riposo e i più giovani nelle case – famiglia, affinché possano trovare nella lettura la Parola di speranza e conforto. Su tutti i giornali del Gruppo verranno comunicate le istruzioni e le modalità per effettuare questa donazione. Infine, il Gruppo Editoriale San Paolo è presente sulla piattaforma governativa di solidarietà digitale https://solidarietadigitale.agid.gov.it/, con 25mila abbonamenti mensili gratuiti al settimanale Famiglia Cristiana.
Il Gruppo Editoriale San Paolo La Società San Paolo è una Congregazione religiosa fondata nel 1914 in Italia ad Alba dal beato don Giacomo Alberione. I membri della Società San Paolo, conosciuti come Paolini, operano in 32 nazioni. La loro molteplice attività riguarda: editoria libraria, giornalistica, cinematografica, musicale, televisiva, radiofonica, multimediale, telematica; centri di studio, ricerca, formazione, animazione. Il marchio che caratterizza tutti i prodotti e le attività dei Paolini rappresenta efficacemente la dinamica della loro presenza. Mons. Napolioni nella Messa del Giovedì Santo: «La lavanda dei piedi diventa il pane quotidiano» (VIDEO e FOTO) Uno dei gesti più suggestivi della Messa nella cena del Signore, quella del Giovedì Santo, è certamente la lavanda dei piedi. Ma non per questo 2020 di Covid-19. Eppure in questo inizio di Triduo pasquale in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia «la lavanda dei piedi diventa il pane quotidiano». «Quasi come se le proporzioni fossero ristabilite – ha detto il Vescovo dalla Cattedrale di Cremona –. Ora meno comunione eucaristica e più comunione con la sofferenza, più servizio vicendevole, più amore praticato e non solo pregato e celebrato».
Deserta la Cattedrale, come ormai, purtroppo, ci si è abituati a vedere. Con il vescovo che dall’ambone si è rivolto a quanti hanno vissuto questa celebrazione in comunione spirituale attraverso i mezzi di comunicazione. Nella riflessione del Vescovo l’ultima cena è stata accostata a quella pasquale degli ebrei, ma guardando anche alle cene eucaristiche domenicali in attesa del banchetto finale con Dio. Non sono mancati i riferimenti all’oggi con la “quarantena degli ebrei”, chiusi in casa nella notte del passaggio dell’Angelo sterminatore, così come nei precedenti giorni delle altre nove piaghe. «Quante parti del mondo, quanti popoli poveri – ha ricordato monsignor Napolioni – anche in questi anni hanno sofferto e soffrono prove del genere che lasciano uno strascico di morte di miseria, che ora impaurisce anche noi». Le piaghe d’Egitto ricordate dunque come strumento di vittoria di Dio sul male. Ma il Vescovo ha invitato a non formarsi solamente a questa interpretazione miope della parola di Dio, nella consapevolezza che il vero significato delle Scritture è illuminato dalla venuta di Cristo.
Monsignor Napolioni ha voluto poi ricordare il memoriale della liberazione dall’Egitto degli ebrei: un momento di vita familiare in cui i bambini disegnano i dieci flagelli di Dio che diventano durante la cena domande per comprendere meglio il significato di ciò che viene ricordato. Una liturgia familiare che in queste settimane anche i cristiani hanno in qualche modo imparato a vivere. «Anche noi – ha affermato il Vescovo – ci dobbiamo fare le domande giuste in questo momento». Dalle piaghe dell’Egitto a quelle di Gesù sulla croce: l’onnipotente viene a condividere la fragilità umana. E proprio in riferimento alla fragilità un passaggio in cui il Vescovo ha voluto aprire il proprio cuore: «Quando ero all’ospedale malato – ha raccontato – mi sentivo unito ai malati e particolarmente sentivo vicino Gesù. Perché Gesù è lì! Gesù ci si fa vicino così, non ci guarda da lontano, non decide a chi fare un miracolo e a chi no. Ma com-patisce, solidale, da dentro il nostro cuore, da dentro la nostra carne». «Per questo ci consegna l’Eucaristia e contemporaneamente lava i piedi ai discepoli – ha proseguito –. Due grandi segni che ci giudicano, specie in questi giorni. Mai come stasera soffriamo un digiuno eucaristico forzato. Capisco il gran dispiacere di non celebrare pienamente la cena: si può guardare una cena in tv? Aumenta la fame!». E ancora: «Magari aumentasse davvero la fame per scoprire che non è solo fame di un rito, di una tradizione, ma è la fame dell’amore! E l’amore il Signore lo sa far giungere nel cuore dei suoi figli in mille modi. Lo sa stanare dal cuore dei suoi figli come capacità di amare anche al di là delle nostre
forze». E qui ancora un riferimento all’oggi: «Non è quello che stiamo vedendo e sperimentando in questi giorni? Non è automatico: è frutto della libertà di ogni uomo e di ogni donna, che davanti alla sofferenza dell’altro decide se farsene carico, chinarsi, prendersene cura o girarsi dall’altra parte o, peggio, approfittarne per il proprio tornaconto». Ecco allora che la lavanda dei piedi diventa il pane quotidiano. «Questa Quaresima lunga, in cui la lavanda dei piedi è cominciata molto presto, e non solo negli ospedali, ora culmina in questo Triduo che inizia così. Lasciamoci educare da Dio! Non pretendiamo di insegnargli la lezione: egli è più vivo che mai, si prende cura di noi, ci sta lavando i piedi così, ci sta lavando il cuore e la mente, anche con le lacrime che non cessano di sgorgare dai nostri occhi». Se è mancato in questa Messa il gesto concreto della lavanda dei piedi, c’è stato, invece, un altro momento tipico: dopo
l’intonazione del Gloria, il suono delle campane e dell’organo, che rimarranno “muti” sino all’annuncio pasquale. Dopo l’omelia, poi, l’intensa liturgia eucaristica, con l’ultima consacrazione fino alla Pasqua. La benedizione finale ha chiuso la Messa quest’anno senza la processione per riporre il Santissimo nel tabernacolo. Photogallery della celebrazione Guarda il video completo
Le prossime dirette sui nostri social e in tv Venerdì ore 16 – Preghiera dall’Ospedale di Cremona Venerdì ore 18 – Celebrazione della Passione del Signore (Cattedrale) Sabato ore 21 – Veglia pasquale (Cattedrale) Domenica ore 11 – Messa nella Risurrezione del Signore (Cattedrale) Lunedì ore 11 – Messa dalla Santa Casa presso la chiesa di S. Abbondio in Cremona Oratori, da Odl incoraggiamento e fiducia: «Noi vogliamo esserci» Pubblichiamo di seguito il comunicato predisposto da Odielle (Oratori Diocesi Lombarde) sull’attuale situazione e la prospettiva che attendono gli oratori. A breve anche la Federazione Oratori Cremonesi elaborerà la sintesi degli incontri zonali svolti fino nei giorni scorsi e proporrà un testo di condivisione per tutti gli oratori ed educatori della Diocesi di Cremona. A tutti gli oratori della Lombardia! Nelle scorse settimane, per alto senso di responsabilità verso la società di cui facciamo parte, tutte le Diocesi lombarde hanno condiviso la scelta sofferta di chiudere gli oratori.
Gli oratori sono chiusi. Ma non si sono fermati. In questo tempo di sospensione ci siamo messi in ascolto della realtà. Abbiamo ascoltato tante situazioni difficili e penose. Ma non ci siamo scoraggiati. Abbiamo anche capito che si possono trovare nuovi linguaggi e nuove dinamiche educative, finora poco praticate. Ci siamo sentiti vicini, benché distanti. Questo insegnamento non vogliamo perderlo. Vogliamo innanzitutto esprimere una profonda gratitudine, per tutta la creatività e l’intraprendenza che sacerdoti, catechisti ed educatori hanno saputo mettere in campo per non perdere il contatto educativo con i loro ragazzi, adolescenti e giovani. A tutti gli oratori della Lombardia vogliamo mandare un messaggio di incoraggiamento e di fiducia, di stima e di sincera disponibilità a collaborare, pensando ai mesi che verranno. Tutti stiamo già pensando all’estate. I cortili pieni, le gite, le esperienze, le camminate in montagna riempiono i nostri ricordi e ci mancano profondamente. Non siamo in grado oggi di poter dire quando e come riaprire gli ambienti e riprendere le varie attività. Siamo in costante dialogo con le Istituzioni regionali per poter dare delle indicazioni più precise nelle successive fasi dell’epidemia. Questo nostro messaggio vuole invitare tutti a stare pronti. E vuole umilmente incoraggiare tutti al pensiero, alla presenza, all’attenzione soprattutto alle situazioni di maggior prova, fatica e povertà educativa, come nella migliore tradizione dei nostri oratori. Intanto noi vogliamo esserci. Vogliamo confermare la nostra scelta di stare accanto ai nostri ragazzi, adolescenti e giovani, nelle modalità che ci saranno indicate. Nelle settimane che stiamo vivendo, i nostri ragazzi devono poter sentire che l’oratorio anche se è chiuso non è lontano:
è vicino a loro e li accompagna giorno dopo giorno, in questo tempo faticoso e complicato. Devono poter sentire ancora che l’oratorio non è sordo alle domande più vere che sono nate nei cuori. Devono poter sentire che l’oratorio, anche in questo tempo di incertezza, non è muto ma ci regala la Parola di Gesù. I Servizi e gli Uffici di Pastorale giovanile di ogni Diocesi sono costantemente al lavoro, per ascoltare i bisogni e per intuire e realizzare la proposta educativa più adeguata alla prossima estate. Senza la presunzione di farcela da soli ma con la volontà di entrare in stretta sinergia e collaborazione con tutte le altre Istituzioni del nostro territorio che hanno a cuore la cura educativa delle giovani generazioni. Crediamo essenziale compiere i prossimi passi insieme, in attento ascolto delle indicazioni delle Autorità competenti e dei nostri Pastori; e condividere, sempre insieme, la decisione di riaprire e le relative modalità per farlo. Possiamo dire una cosa certa: in qualche modo, chiusi o aperti, l’Oratorio estivo o il Grest ci sarà. Nella forma che ci sarà permessa, continueremo a stare vicini ai nostri ragazzi e non ci fermeremo. Daremo vita a delle proposte originali e possibili e a suggerimenti adeguati alla situazione, con quella creatività dell’amore che ci rende quello che siamo. Non possiamo trascurare la cura che la comunità cristiana deve avere con i ragazzi 365 giorni all’anno, soprattutto nel tempo estivo, così fondamentale per accompagnare e far crescere le giovani generazioni. State pronti e pazientate in modo attivo e propositivo. Vogliamo lavorare con voi, mano nella mano, fianco a fianco con ogni oratorio, accogliendo ogni consiglio e spunto per camminare insieme in questo tempo che sta riscrivendo la nostra storia. Mons. Maurizio Gervasoni< Vescovo di Vigevano, delegato per la Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Lombarda
Don Stefano Guidi, diocesi di Milano Don Emanuele Poletti, diocesi di Bergamo Don Paolo Arienti, diocesi di Cremona Don Stefano Savoia, diocesi di Crema Don Fabio Scutteri, diocesi di Mantova Don Enrico Bastia, diocesi di Lodi Don Giovanni Milesi, diocesi di Brescia Don Pietro Bianchi, diocesi di Como Don Davide Rustioni, diocesi di Pavia Don Riccardo Campari, diocesi di Vigevano Don Paolo Caiani, Salesiani don Bosco
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