NAUTILUS NavigAzioni tra locale e Globale - Memoria è libertà - Fastly

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NAUTILUS NavigAzioni tra locale e Globale - Memoria è libertà - Fastly
NAUTILUS
NavigAzioni tra locale e Globale
       Memoria è libertà
           n. 9 Marzo 2022
NAUTILUS NavigAzioni tra locale e Globale - Memoria è libertà - Fastly
Direttore responsabile
                    Monica Pierulivo

                      Redazione
                      Marco Bracci
                    Benedetta Celati
                      Patrizia Lessi
                    Francesca Passeri
                    Rossano Pazzagli

    Hanno collaborato a questo numero

                       Pupi Avati
                   Katia Ballacchino
                    Fabio Canessa
                    Mauro Carrara
                   Giovanni Cerchia
               Alfonso Maurizio Iacono
                    Enrico Mannari
                  Paolo Mazzucchelli
                     Paolo Pezzino
                    Marina Riccucci
                   Albertina Soliani
                   Federico Valacchi
                      Elio Vernucci
                      Marco Vichi

Illustrazione di copertina e logo di Massimo Panicucci

              Info: redazione@nautilusrivista.it

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Sommario

Editoriale
Memoria è libertà
di Monica Pierulivo                                                        p. 5

La poesia della memoria
Intervista a Pupi Avati
di Fabio Canessa                                                           p. 7

Storia locale e cittadinanza
A colloquio con Mauro Carrara
di Monica Pierulivo                                                        p. 9

Memento Memoria
di Marco Vichi                                                             p. 12

La Memoria come patrimonio antropologico
di Katia Ballacchino                                                       p. 14

Imitazione, fantasia, memoria
di Alfonso Maurizio Iacono                                                 p. 16

Il gioco delle perle di vetro. Condannati a dimenticare?
di Federico Valacchi                                                       p. 18

Uno sguardo sulla memoria al futuro
di Enrico Mannari                                                          p. 20

La memoria del mondo contadino
di Rossano Pazzagli                                                        p. 22

“Il Circolino ritorno al futuro”: ricordare per partecipare e progettare
di Benedetta Celati                                                        p. 25

Testimoniare il lager
di Marina Riccucci                                                         p. 27

Vivere casa Cervi
di Albertina Soliani                                                       p. 29
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La memoria del 25 aprile
di Paolo Pezzino                                                    p. 31

La democrazia e la sua memoria
di Giovanni Cerchia                                                 p. 33

DOC – Nelle tue mani. La memoria ritrovata, la memoria narrata
di Marco Bracci                                                     p. 36

Una cattiva memoria Last Feminism, Cancel Culture e chiamata alle armi
del politically correct
di Patrizia Lessi                                                   p. 38

Fomà Fomic. Quando Memoria, Cultura si dissociano dalla Realtà
di Elio Vernucci                                                    p. 41

Will you ever remember me?
(“Once I was” – Tim Buckley)
di Paolo Mazzucchelli                                               p. 43

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Editoriale

                  Memoria è libertà
                                     di Monica Pierulivo

Le riflessioni che proponiamo in questo
numero di Nautilus, indagano il concetto di
memoria in rapporto a molte discipline e           Un grande storico come Eric Hosbawm nel
concetti: l’antropologia, la storia, la            1995 nella sua opera Il secolo breve, parlava
conservazione dei documenti, la società, la        di distruzione del passato avvenuta negli ultimi
musica, il cinema, la democrazia, i luoghi e ai    anni del ‘900 “o meglio di “distruzione dei
territori, la comunicazione, l’immaginazione e     meccanismi       sociali     che    connettono
la creatività. Memoria individuale e memoria       l’esperienza dei contemporanei a quella delle
collettiva si intrecciano per costruire un         generazioni precedenti…La maggior parte dei
caleidoscopio di situazioni unite dalla            giovani alla fine del secolo è cresciuta in una
necessità e dal bisogno di usare la memoria        sorta di presente permanente, nel quale
come chiave interpretativa della realtà            manca ogni rapporto organico con il passato
presente, attraverso uno sguardo profondo per      storico del tempo in cui essi vivono.”
evitare facili semplificazioni, nel tempo della
complessità.                                       Cosa comporta tutto questo? La perdita
                                                   di memoria collettiva, l’ignoranza della
Una società priva di memoria non è                 nostra storia, delle sue tragedie, fa calare la
immaginabile, perché ogni ruolo e accordo          nebbia dell’ignoranza e della falsificazione dei
poggia sulla memoria, e ogni comportamento         valori, riti e date civili.
sull’imitazione.    Da    qui    l’importanza
dei documenti e degli archivi, fondamentali        “Nel senso comune – afferma Adriano
nella vita della società e delle persone (M.       Prosperi nel suo libro Un tempo senza storia –
Ferraris, Documentalità. Perché è necessario       è la storia stessa che è apparsa come un
lasciar tracce, 2009).                             vecchiume da abbandonare perché dannoso. È
                                                   l’economia la scienza del futuro…E l’Italia
Il periodo che stiamo vivendo, scosso da           appare ai più brillanti economisti un Paese
accadimenti tragici come la pandemia,              troppo rivolto al passato.
l’emergenza ecologica e ora la guerra,             Ma è proprio perché l’Italia è stata ben poco
costringe a riflettere sul passato, per capire     rivolta al passato in realtà, che non è stata
quali sono stati gli errori che hanno condotto a   capace di rafforzare le difese contro la
questi esiti, perché vivere nell’oblìo significa   pandemia, in questo modo la memoria ci
non essere in grado di prevedere, di creare        avrebbe davvero resi liberi dalla minaccia di
prospettive, di immaginare qualcosa di diverso     un ritorno al passato che oggi riappare
e di migliore.                                     trovandoci immemori e spaesati.”

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Il fenomeno si aggrava se pensiamo alla poca        assistendo tragicamente in questi giorni. Si può
cura dedicata a biblioteche, archivi e musei        dire quindi che la memoria è futuro.
considerati troppo spesso come istituti inutili e
non redditizi, colpiti da continue riduzioni di     Anche      i luoghi possono     rivestire    un
personale, mezzi e strumenti. Eppure essi sono      significato fondamentale in questo contesto.
depositi di memoria.                                Con la pandemia si è infranto il senso del
                                                    luogo, già messo in crisi dal nostro modello di
La memoria quindi non è un semplice e               sviluppo, che deve essere assolutamente
passivo     apprendimento       ma      è    la     recuperato per ricreare spazi reali di
consapevolezza che il mondo ci è stato affidato     aggregazione, di conoscenza, di confronto.
per trasmetterlo alle generazioni future.           Partire dalla memoria per offrire eque
Attraverso di essa, è necessario far camminare      opportunità,     soprattutto     alle     nuove
insieme libertà e giustizia rendendoci              generazioni, significa offrire le basi per
davvero liberi dalla minaccia di un ritorno al      costruire un futuro di libertà.
passato, come quello al quale stiamo

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La poesia della memoria
                                     Intervista a Pupi Avati

                                        di Fabio Canessa

La poetica della memoria e lo struggimento dei      riuscire a vedere come prima. L’organo della
ricordi sono da sempre ricorrenti nel suo           vista recalcitrante mi dette la sensazione di una
cinema.                                             stazione d’arrivo, di essere giunto a un
Non solo nel mio cinema. È un tema                  capolinea da cui si può solo tornare indietro
fondamentale della grande letteratura e della       ma non andare oltre: rimane solamente il
poesia in genere.                                   girone di ritorno. Così la sera a letto anziché
Pensi alla madeleine di Marcel Proust da cui        pensare al futuro, pensi al passato e lo vedi
inizia un capolavoro come “Alla ricerca del         molto più straordinario del presente.
tempo perduto”. O alla poetica del Fanciullino
di Giovanni Pascoli, il mio poeta preferito,        Da qui nasce l’ispirazione per la creatività
anche per tragiche coincidenze familiari: mia       artistica?
madre da bambino mi leggeva “X agosto” e            Proprio da qui. Le rivelo in anteprima che sto
“La cavallina storna”, quasi profeticamente.        scrivendo un film proprio su questa situazione:
Mio padre sarebbe morto in un incidente             racconterà l’incontro di un ottantenne con se
stradale proprio dove fu ucciso Ruggero             stesso quindicenne. L’interlocuzione tra i due
Pascoli, il padre del poeta.                        sarà in realtà una rendicontazione della vita,
                                                    perché            l’atto           poetico nasce
Ed è un tema fondamentale anche nel grande          dal disincanto: svegliarsi e ritrovarsi a fare un
cinema.                                             bilancio della propria vita rispetto a quello che
Nei capolavori del cinema: soprattutto in “Otto     eri da ragazzo.
e mezzo” di Federico Fellini e nel film più
straordinario di Ingmar Bergman, “Il posto          Ancora tracce del fanciullino pascoliano?
delle fragole”, un’opera sulla vecchiaia che non    Sì, il disapprendimento. Perché da vecchi si
ha uguali.                                          diventa più sensibili, più fragili, più
                                                    vulnerabili. Piano piano dalla nostalgia della
Che cosa è che rende la memoria una fonte così      giovinezza     si    passa     alla   nostalgia
feconda di poesia?                                  dell’infanzia. Che è la sensibilità poetica,
È ineluttabile che a un certo punto della vita ci   perché tutti vogliono tornare figli. Bisogna
sia lo scollinamento: il momento in cui ti rendi    tornare bambini per essere capaci di farsi
conto che il futuro che hai davanti sarà più        coinvolgere dall’arte. E ci vogliono molti anni
breve e meno bello del periodo di vita              per diventare bambini.
trascorso. Il primo segnale per me fu quello di
avere bisogno degli occhiali e di molta luce per    Tutto questo è collegato al pensiero della
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morte, presente in tutto il suo cinema e spesso    È un modo di sottrarre alla morte anche te
spettacolarizzato nei suoi horror gotici.          stesso.
Il pensiero della morte è stato continuamente
presente in me. Quando ero giovane in modo         La memoria tende spesso a edulcorare i
più morboso, terrorizzante e spaventevole          ricordi, a raccontare il passato migliore di
come le fiabe contadine con le quali sono          come era.
cresciuto, e che poi ho trasformato appunto in     La verità è che, nel ricordo, cogli una bellezza
film horror. Oggi in modo più intimo e             della vita che ti sfuggiva in precedenza. Forse
affettuoso: non mi prenda per folle ma mi          per vedere bene una cosa bisogna avercela a
rivolgo alle persone che non ci sono più, con le   distanza. Per quanto mi riguarda, io ho
quali ho condiviso emozioni, attese e sogni. Le    cominciato a raccontare Bologna, la mia città,
evoco, le chiamo e loro vengono, chiamo i loro     solo da quando mi sono trasferito a Roma.
nomi e loro hanno voglia di venire, soffrono di
essere trascurate e dimenticate. Una terapia       Scoprendo solo allora la sua bellezza?
fantastica che mi è di fortissimo conforto.        Esattamente. Anche perché, alla distanza, hai
                                                   il dono della libertà di immaginarla forse non
Raccontarli nei film è anche un modo di            come era, ma come avresti voluto che fosse.
sottrarli alla morte.

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Storia locale e cittadinanza
                             A colloquio con Mauro Carrara

                                         di Monica Pierulivo

Appassionato di storia da sempre, grande divulgatore della conoscenza del territorio e della città
con una particolare attenzione ai giovani, Mauro Carrara da oltre sessant’anni svolge un’opera
importante di promozione della memoria locale attraverso la quale molte generazioni hanno
potuto apprezzare il valore della ricerca storica come fondamento di una crescita culturale
diffusa e di una cittadinanza attiva e consapevole.

Come è nata questa tua passione per la storia?       dell’amministrazione, oltre che delle attività
“Fin da ragazzo frequentavo la biblioteca            culturali e scientifiche.
quando questa era ancora in via Giuseppe             Il Centro di studi storici era un produttore di
Garibaldi a palazzo Maberini, intorno al 1946-       cultura e la rivista “Ricerche storiche”, nata al
48; mi piacevano i libri ed ero molto curioso        suo interno per merito di Ivan Tognarini, ha
anche se ero ancora un bambino, avevo circa          avuto un ruolo fondamentale in questo. Oltre
10 anni. Negli anni ’50 la biblioteca fu             alla rivista il Centro ha promosso molte altre
trasferita nella sua sede storica in via Cavour      pubblicazioni, attraverso la collaborazione di
vicino ai due licei. Fu lì che iniziai ad            esperti come Tiziano Arrigoni, Ovidio
appassionarmi. Era molto frequentata dai             Dell’Omodarme, Rossano Pazzagli, Nora
ragazzi delle scuole che cercavano la storia di      Carignani e molti altri. Costante è sempre
Piombino ma non c’erano ancora molte                 stato il rapporto con l’Archivio storico della
pubblicazioni su questi temi. Il testo di            città, fondato nel 1990 sempre per l’impegno
riferimento era quello di Licurgo Cappelletti,       di Ivan Tognarini.
un testo sicuramente non facile e poco adatto        Ora il Centro non esiste più e non ha più la sede
alla divulgazione nelle scuole. Iniziai allora a     in piazza Cappelletti ma io conservo tutti i
scrivere delle schede he ricostruissero la storia    numeri della rivista.
dei monumenti; iniziai dal Castello e poi mi         A partire dagli anni ’80 ho cominciato a
dedicai a tutti i luoghi storici e artistici di      pubblicare i libri monografici della collana La
Piombino. Arricchivo il poco sapere del mio          Tarsinata, dieci pubblicazioni agili per
territorio. All’epoca a Piombino non c’era           conoscere palazzi, monumenti, piazze, epigrafi
tanta attenzione per il proprio patrimonio           e altro, che hanno creato interesse non solo a
culturale e mi sembrava molto importante             livello locale. Il prof. Pedretti, storico dell’arte
stimolare un interesse che non c’era.                e uno dei maggiori esperti di Leonardo da
In seguito, nel 1969, nacque il “Centro              Vinci, li aveva portati all’Università della
Piombinese di Studi Storici“, un’associazione        California a Los Angeles, dove era titolare
che ha avuto un ruolo molto importante per la        della cattedra di studi su Leonardo.
città e il territorio, fondata da Luciano De         Da qui è iniziato anche il mio lavoro nelle
Gregorio e da Alfredo Massart. Io entrai a           scuole per parlare di Piombino e del suo
farne parte nel 1971, fino ad arrivare ad esserne    territorio, accompagnando bambini, ragazzi e
segretario per molti anni occupandomi                insegnanti in giro per la città, andando nelle
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classi, aiutando anche molti studenti a             quotidiano. Trasmettere la memoria è un
preparare tesi di laurea.                           dovere di ognuno di noi altrimenti le
Infine dal 2004 al 2014, grazie all’iniziativa      generazioni       future       non       avranno
dell’allora assessore alla cultura Ovidio           consapevolezza di ciò che è stato.
Dell’Omodarme, ho ricevuto l’Incarico di            Parliamo di Piombino. Ha più di 1000 anni di
Ispettore onorario dei Beni culturali del           storia da raccontare e da memorizzare. Se è
Ministero della Cultura.                            vero che questo fu un piccolo territorio sempre
                                                    conteso anche quando fu investito del titolo di
Cosa significa per te conoscere ogni pietra         Signoria e Principato, vuol dire che aveva la
della tua città                                     sua importanza, per la sua posizione e per le
Significa appagare un desiderio che ho sempre       sue risorse energetiche, per i suoi minerali, e
avuto. Quando ero piccolo il mio sogno era          questo ha consentito un progresso costante.
quella di laurearmi in Storia dell’arte al          La memoria siderurgica viene da lontano, da
Sant’Anna di Pisa. Cosa che non è stata             3.500 anni fa e se guardiamo bene non si è mai
possibile anche per traversìe familiari.            interrotta completamente, è come un filo di
Diciamo che soddisfa la mia sete di sapere.         ferro che non si è mai spezzato, semmai
Sono molto curioso del passato che è                assottigliato       in      certi       momenti.
fondamentale per capire perché vivi, dove vivi      Oggi, in piena crisi siderurgica, dobbiamo
e come vivi. Se non conosci da dove vieni non       guardare in prospettiva e salvaguardare il
puoi pensare al futuro. Per questo dico sempre      nostro patrimonio industriale, perché il
ai ragazzi di essere curiosi. È un’attitudine       recupero di questa memoria può rappresentare
domandarsi perché si è verificato quel fatto,       una scommessa importante per questo
quell’episodio o perché esiste quel                 territorio.
monumento. Un'attitudine che arricchisce e          A questo proposito voglio ricordare la battaglia
che ti consente di sviluppare conoscenze e          di Ivan Tognarini per salvare gli altiforni. Su
competenze per andare oltre, per non vivere         questi temi, già alla fine degli anni '80
alla giornata.                                      con Vittorio Pineschi facemmo un bellissimo
                                                    convegno sulle principali città industriali:
Cosa è la memoria per te?                           Sagunto, Torino e altre città tedesche che
Oggi in televisione lo storico Alessandro           avevano già dismesso la produzione
Barbero diceva che la memoria è il non              industriale ma avevano iniziato a costruire
perdere, il non tralasciare, serve per stimolare,   qualcosa di diverso.
andare avanti nel modo giusto. alla base del        Parallelamente è importante ricordare anche
nostro vivere quotidiano. Ogni persona ha una       l'importanza del movimento operaio e
storia. Registrare la memoria delle storie          dell’antifascismo. Alla fine dell'Ottocento
personali di un luogo può restituire l’anima dei    Piombino era la città con il più alto incremento
luoghi. Prendiamo anche uno spazio come il          demografico e, fin dai primi del Novecento, è
Circolo delle Acciaierie, se non si raccoglie la    stata uno dei centri maggiormente impegnati
memoria di chi l’ha vissuto non si può              nella lotta sindacale con una forte componente
ricostruirne la storia.                             anarco-sindacalista che ha contribuito al suo
                                                    progresso nei primi venti anni del ‘900. In quel
Qual è l’importanza della storia locale?            periodo, per volere dell'amministrazione
Se conosci rispetti. Quel muro ha una               socialista, furono costruite case, strade, scuole,
memoria, una storia. Se sei consapevole di          l'acquedotto.
questo lo rispetti e non lo sfregi. La conoscenza   Piombino deve essere orgogliosa di essere
e     la     consapevolezza          condizionano   stata un fucina di progresso sindacale e di
positivamente il comportamento del vivere           antifascismo, che si è manifestato anche nelle
                                                                                                   10
lotte degli anni ’50-60 e poi anche nelle            Hai un sogno per questa città?
battaglie degli anni '70 per i diritti, penso alla   I sogni ci devono essere sempre. Vorrei che ci
legge sul divorzio, aborto. Questo perché c’era      fosse un'amministrazione con persone
la memoria di un vissuto sindacale e operaio.        veramente legate alla città, disinteressate,
Oggi la crisi industriale ha fatto perdere molte     capaci di farlo crescere e ottenere i risultati che
cose.                                                si attendono da tanto tempo, sensibili alla
Piombino poi è sempre stata città di mare e          salvaguardia del patrimonio urbano, artistico,
anche di terra. Città d’acqua, con le paludi e il    culturale, in grado di riportare le persone a
mare, di terra con i suoi vasti latifondi. Fin dal   vivere e ad amare il loro territorio, di
Medioevo ha sempre avuto contatti con tutto il       promuovere l’aggregazione.
Mediterraneo, commerciando il sale, il grano e       Negli anni 80-90 c’erano più di cento
il minerale elbano e quello delle Colline            associazioni a Piombino. Oggi ce ne sono
metallifere. Il mare e la terra sono sempre stati    ancora molte, ma per lo più frammentate, una
grande risorse.                                      frammentazione che non fa bene neppure alla
                                                     loro vita.

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Memento memoria
                                         di Marco Vichi

La parola Memoria è un “contenitore” assai          chiarezza, sganciati da ogni influenza
ampio,      come       tutte     le     parole      ideologica e politica. Potremmo definire
importanti… Amore, Desiderio, Sofferenza,           questa “operazione” un sano, libero e legittimo
Cultura, e molte altre che hanno più                revisionismo, che combatte contro l’altro
declinazioni e che non è possibile comprimere       revisionismo, quello al servizio di qualcuno.
dentro un unico significato. Da questa parola
si diramano molte strade, in direzioni diverse,     Poi c’è la Memoria individuale, spesso
con scenari e suggestioni differenti.               commovente, struggente, fonte di nostalgie,
                                                    che ci aiuta a volte a trovare il coraggio di
Ad esempio, la Memoria Storica, eterno              andare avanti, che tiene in vita i nostri cari che
terreno di conquista dove si combatte               se ne sono andati, che va a ritrovare i momenti
all’ultimo sangue per affidare significati          dell’infanzia e della giovinezza. Ovviamente
diversi a ciò che è accaduto, a volte addirittura   questa è la Memoria di chi ha avuto la fortuna
per occultare o inventare eventi storici, al fine   di vivere circondato di affetto, per i meno
di proteggere o modificare il presente, usando      fortunati, al contrario, la Memoria della
appunto la Memoria come fondamento e                propria infanzia è un luogo infernale da
giustificazione di visioni attuali, come scudo o    dimenticare, che a volte può diventare la causa
arma negli attacchi politici, per calmare o         di un cammino pericoloso.
infiammare gli animi, per mantenere vivi dei
sacrosanti valori o al contrario per sostenere la   Certamente, via via che gli anni passano, la
falsa retorica per fini di propaganda.              Memoria acquista un valore sempre più
                                                    rilevante, diventa un elemento sempre più
Chi difende la sana Memoria ce la mette tutta,      concreto della nostra consapevolezza e della
e il suo uso strumentale e truffaldino lo           nostra vita, assume un ruolo più importante
abbiamo visto in passato e lo vediamo anche         rispetto allo sguardo verso il futuro.
oggi, purtroppo. L’uomo, per approvare il
presente, non disdegna di camminare su un           Andando avanti con l’età, la Memoria può
solido passato, e troppo spesso questo passato      trasformarsi in una sorta di tribunale che mette
viene inventato o corrotto per fini poco nobili.    alla sbarra le azioni e i nostri pensieri del
Anche per questo la Memoria diventa anche           passato,    dove     possiamo       incriminare,
un importante terreno di studio, dove storici       condannare, assolvere e perdonare noi stessi.
seri e appassionati cercano di depurare certa       Ma anche questa Memoria, pur privata e.
Memoria marcita durante i decenni per far           personale, è un terreno di conquista della
emergere ciò che è accaduto veramente,              nostra coscienza, dove sono inevitabili
sostenuti da una seria ricerca e dalla              omissioni, trasformazioni, manipolazioni
documentazione, spinti dal desiderio di             (spesso inconsapevoli), che ci consentono di
spazzare via lo “sporco” per fare finalmente        stare     meglio       con        noi     stessi.
                                                                                                   12
La Memoria è la sorgente principale che            a volte da questo pozzo, come un’eruzione
alimenta la letteratura, la poesia, l’arte in      vulcanica, emerge un ricordo che può cambiare
generale. Ma nella Memoria esiste anche un         la vita di un individuo. Ad esempio certi traumi
pozzo profondissimo, insondabile, dove Freud       intollerabili che vengono rimossi dalla
ha collocato l’ipotesi dell’inconscio, ma di cui   coscienza e nascosti nella Memoria, per poi
aveva parlato già Sant’Agostino nel IV secolo      tornare sul mondo spesso con terribili
dopo Cristo, scrivendo pagine memorabili           conseguenze.
proprio sulla grande potenza della memoria,
paragonandola a una cripta profonda e              Di certo Memoria è un universo in parte
sconfinata della quale non si può toccare il       infinito e oscuro, con cui siamo in continuo
fondo, come se la mente fosse troppo angusta       dialogo che anche quando non lo sappiamo
per contenere se stessa.                           influenza le nostre idee, i nostri sentimenti, le
                                                   nostre emozioni, i nostri comportamenti, un
Una zona che percepiamo ma che non                 luogo di gioia dove a volte andiamo a cercare
possiamo esplorare alla luce della coscienza,      consolazione, ma altre volte causa di
un deposito dove nulla va perduto, dove tutto      sofferenza… Nessun maggior dolore / che
viene conservato, magari seppellito sotto la       ricordarsi del tempo felice / ne la miseria.
dura scorza del tempo, ma mai disintegrato. E

                                                                                                 13
La memoria come patrimonio
         antropologico
                                       di Katia Ballacchino

“Ricordare è come un po’ morire”, ripeteva           creatore    di    senso     di    appartenenza.
come        un       mantra       il     brano
di Morricone, colonna         sonora      della      Dalla fine del 1800 con la svolta
straordinaria pellicola di Tornatore “Una pura       autobiografica (Iuso 2018) la memoria è
formalità” del 1994, che celebra il complesso        divenuto un oggetto di studio per diverse
processo del ricordare, semplificando                discipline, da quelle psicologiche a quelle
mirabilmente la potente e spesso inquieta forza      storico-sociali, fino al più recente paradigma
che accompagna l’emergere della memoria              multidisciplinare (Di Pasquale 2018), che
individuale.                                         analizza il suo uso politico e che guarda alla
                                                     memoria come strumento di potere, così come
La memoria è sempre stata elemento distintivo        avviene in antropologia che ne studia anche il
dell’uomo, come individuo e membro di un             valore in termini di patrimonio culturale
gruppo sociale, portatore di valori culturali, ma    materiale e immateriale. E dall’incontro tra le
le modalità del ricordare sono mutate                scienze psicologiche e quelle storico-sociali
profondamente, col passaggio dall’oralità alla       sorgono i Memory Studies, connettendo la
scrittura e, poi, dalla memoria individuale a        riflessione ai temi della libertà di espressione,
quella collettiva. Connerton (1999) si riferiva      delle politiche comunicative, del patrimonio,
alla memoria come una facoltà culturale              delle     celebrazioni      memoriali,      della
individuando il valore delle tradizioni; nelle       ricostruzione del passato e della storia.
dimensioni       comunitarie,      infatti,     la
trasmissione intergenerazionale della memoria        Per l’antropologia la memoria è anche un
culturale si costruisce selezionando gli             oggetto che determina e condiziona il metodo
elementi valoriali in cui gruppi e istituzioni si    di ricerca etnografico e i suoi stessi prodotti
riconoscono.                                         scientifici. Dei (2004) nella sua sintetica ma
                                                     densa rassegna di studi antropologici sulla
Si impara a ricordare fin dalla nascita tramite      memoria, segnala il ruolo politico della storia
un apprendistato che passa per l’acquisizione        e dell’antropologia perché inevitabilmente
del linguaggio, l’interiorizzazione del pensiero     coinvolte nei processi sociali di costruzione
e la condivisione di momenti commemorativi           della memoria nel discorso pubblico, in quanto
privati e pubblici. La memoria è parziale e          produttrici esse stesse di resoconti sul passato,
incompleta perché selettiva in base al punto di      sulla tradizione, sull’identità culturale.
vista dell’individuo o del gruppo che la tiene in    L’uso della memoria, la sua funzione, le sue
vita; e attraverso la memoria si veicola il          forme sono eterogenee e molteplici, dipendono
rapporto tra soggettività individuali –              dai contesti storici e culturali, dai paesaggi
collettive e il passato ritenuto identificante e     materiali, dagli orizzonti simbolici nei quali le
                                                                                                   14
persone sono immerse. Pertanto – spiega Di          all’uguaglianza      più      in      generale.
Pasquale (op. cit.) nel suo volume di
antropologia della memoria – occorre                La memoria, dunque, diviene uno degli
intendere le memorie al plurale, così come          strumenti di potere più proficui per avviare
avviene con le nozioni di identità e cultura, per   l’identificazione  e    il    riconoscimento
analizzare le manifestazioni dei meccanismi         identitario.
del ricordare e guardare ai ricordi come fatti
culturali.                                          Nella storia l’affermazione del potere da parte
                                                    dei regimi ha spesso utilizzato lo strumento
Dagli anni Ottanta l’antropologia della             della negazione della memoria; attraverso il
memoria si è dedicata allo studio del               suo controllo molte dittature hanno compiuto
patrimonio e del ricordo, utile oggi per            manipolazioni delle identità nazionali,
indagare         la         cosiddetta Cancel       imponendo e rappresentando valori, istanze e
Culture collocandola non solo nel dibattito         presunte verità su cui creare consenso,
massmediale americano in cui è nata, ma             fabbricando strategie di autolegittimazione del
analizzandola    più     globalmente     nella      moderno Stato-Nazione.
dimensione storica dei discorsi egemonici.
                                                    E quel che sta accadendo in questi tragici
Emerge così il tema delle memorie divise,           giorni di conflitto tra Russia e Ucraina è
delle eredità scomode, dello sguardo                purtroppo un drammatico esempio di come le
egemonico in rapporto alle istanze dei              ragioni della guerra e della sopraffazione
subalterni. La Cancel Culture analizzata            possano basarsi su rappresentazioni retoriche
attraverso lo sguardo dell’antropologia della       distorte della storia e della memoria nazionale,
memoria riflette sulle contestazioni che            riducendo e banalizzando la complessità al
rimuovono dagli spazi pubblici gli individui e      prezzo enorme e insostenibile della violenta
le istituzioni che avallerebbero azioni e valori    perdita di vite umane.
contrari ai diritti delle minoranze e

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Bibliografia                                        Di Pasquale, C., Antropologia della
Connerton, P., Come le società ricordano,           memoria. Il ricordo come fatto culturale, il
Armando Editore, Roma 1999.                         Mulino, Bologna 2018.
Dei, F., Antropologia e memoria.                    Iuso, A., La svolta autobiografica. Infanzia
Prospettive di un nuovo rapporto con la             e memoria nell’Ottocento italiano, Cisu,
storia, Novecento, 10, 2004 [2005], pp. 27-46.      Roma 2018.

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Imitazione, Fantasia, Memoria
                               di Alfonso Maurizio Iacono

I bambini apprendono a costruire i mondi             di Vienna e che si intitola Giochi di bambini.
intermedi, imparano a entrarvi e ad uscirne e lo    Cosa accade dentro questo quadro?
fanno soprattutto attraverso il gioco. Lo           All’interno della cornice si danno tante cornici
abbiamo visto e vissuto da genitori con i nostri    quanti sono i giochi. Ottanta mondi che fanno
figli quando erano bambini. Ma noi adulti           ottanta scene di gioco e che stanno dentro una
siamo debitori del nostro stesso essere stati       grande cornice. Nonostante la prospettiva, non
bambini, perché ciò che viviamo come                vi è un centro e neanche una gerarchia di
naturale, l’entrare ed uscire in mondi di senso     mondi e di figure. Ed è forse questo il punto
che costruiamo con gli altri in modo                importante: la rappresentazione del gioco sono
cooperativo e sociale, lo abbiamo appreso in        i singoli giochi che i bambini fanno da soli o
quel mondo diverso che è l’infanzia e abbiamo       insieme tra loro o insieme agli adulti.
aiutato i nostri figli ad apprenderlo. Non a caso   Il gioco è uno stare al posto di un altro,
torniamo a ricordarla quando siamo vecchi,          un’imitazione che, per dirla con Vico, si
perché la distanza di tempo può diventare           accompagna alla fantasia e alla memoria.
memoria solo quando la diversità del nostro
essere stati bambini viene da noi accettata         Il gioco è un mondo intermedio dove i bastoni
come       una      struggente,     meravigliosa,   si sostituiscono ai cavalli, le bambolealle
irreversibile diversità e alterità.                 bambine, le ringhiere alle carrozze, il gioco è
                                                    una scena in cui ciascuno deve accordarsi con
Mi ha sempre dato da pensare il frammento           l’altro per una recita teatrale dove gli attori
di Eraclito che suona così: “ho indagato me         sono nello stesso tempo spettatori.
stesso”. Mi piace pensare che ciò significhi        I bambini non rivolgono il loro sguardo al
la trasformazione       del    ricordo      nella   pubblico, agli spettatori, così come fanno la
memoria del nostro essere stati bambini che         Madonna e gli angeli di Piero della
comincia a formarsi e a premere nella nostra        Francesca o Las Meninas di Velazquez.
mente man mano che passano gli anni e noi           È come se lo spettatore che guarda il quadro si
accettiamo quella diversità e alterità del          trovasse dietro una finestra in alto e da lì, non
passato che è stata la nostra infanzia come         guardato e forse non visto, rimirasse quel che
qualcosa di vivo proprio mentre sappiamo che        sta avvenendo sulla piazza.
non c’è più e non tornerà e allora sappiamo che
quel bambino che ben conosciamo e che               Sul quadro di Bruegel si sono dette tante cose,
alberga nella nostra testa siamo noi che essendo    nonostante la scarsa documentazione. Alcuni
cambiati,       restiamo        noi       stessi.   hanno sostenuto che i bambini di Bruegel non
                                                    sorridono e ciò ha fatto pensare a messaggi
Bruegel il Vecchio nel 1560 dipinse un quadro       morali contenuti nella rappresentazione. È
che si trova al Kunsthistorischemuseum              probabile che vi sia un fraintendimento sia su
                                                    Bruegel sia soprattutto sui bambini.

                                                                                                  16
Costoro, non avendo l’esperienza (e dunque
Avete mai visto i bambini sorridere mentre           non avendone memoria) del passaggio da un
giocano? I giochi sono impegnativi e                 mondo all’altro, non possono sapere che le
drammatici e i bambini si divertono con grande       ombre che vedono sulla parete sono come il
serietà. Ridono, ma di solito non sorridono.         soldato, la mamma e l’hobby horse dei
Soprattutto si immergono nei giochi molto            bambini, cioè esseri che stanno al posto di
seriamente.                                          altri.
Gli spettatori a teatro o a cinema sorridono?
Ridono, piangono, si annoiano. Di solito non         È come se i bambini pensassero veramente di
sorridono. Il sorridere implica che lo spettatore    essere soldati e mamme, mentre l’hobby
stia fuori dal dramma. Non è lo spettatore           horse sarebbe quell’animale che nitrisce e
seduto a teatro o a cinema, è lo spettatore che      sbatte la coda. E invece, sapendo di non essere
guarda lo spettatore piangere o ridere a teatro o    soldati e mamme e che l’hobby horse non è un
a cinema. Nel sorridere vi è un che di riflessivo    cavallo, proprio per questo apprendono a
che arriva dopo il riso o il pianto, quando il       entrare nei mondi e a uscirne per imitazione,
proprio sé si frappone in modo discreto e dolce.     fantasia, memoria.

Colui che sorride è l’adulto che guarda il           I prigionieri della caverna di Platone sono
bambino o anche un altro adulto giocare.             ingannati perché non essendo mai stati
Alcibiade ride perché Socrate è comico nel suo       addestrati a stare al posto di un altro, non
cavalcare una canna, ma se avesse visto              possono      governare       quel   tipo     di
soltanto i figli di Socrate giocare a cavalluccio,   rappresentazioni che per i bambini
allora molto probabilmente avrebbe sorriso.          sostituiscono il soldato, la mamma e il cavallo
                                                     e che in quanto spostamenti preludono alle
I bambini apprendono con il gioco quello che i       metafore.
prigionieri della caverna non hanno imparato e
non possono sapere.                                  Forse non hanno mai avuto il tempo di essere
                                                     mai stati bambini.

                                                                                                 17
Il gioco delle perle di vetro.
       Condannati a dimenticare?
                                       di Federico Valacchi

La lunga metamorfosi binaria della nostra
società porta con sé, tra le sue molte               Siamo quindi davvero condannati a una società
conseguenze, anche la questione centrale della       postmnemonica? L’oblio è una punizione per
conservazione      degli oggetti  digitali che       la nostra ὕβϱις o un processo di selezione
produciamo senza pace. Serpeggia il dubbio           necessario,    possibile  e    governabile?
sul futuro della memoria, se vogliamo usare
questa     espressione     ormai    consunta.        La parola chiave per fare qualche passo avanti
                                                     è dematerializzazione, un termine per certi
Il problema va ben oltre gli incerti confini delle   versi piuttosto vulnerabile ma che sintetizza
discipline documentarie e sarebbe davvero            efficacemente i tempi e i modi della nostra
banale ricondurlo solo ad aspetti di natura          lunga metamorfosi. La dematerializzazione è
tecnologica. Si inserisce piuttosto in un            il quadro entro il quale devono essere
percorso culturale ed antropologico che oscilla      ricondotte le “trasformazioni digitali” di cui
tra due tratti caratterizzanti della modernità. Si   noi tendiamo a vedere solo gli aspetti più
colloca, potremmo dire, tra ipermnesia e             superficiali           e           meccanici.
società postmnemonica, cioè tra la nostra
ubriacante superfetazione informativa e la           Dematerializzare non significa però limitarsi a
tendenza subliminale a distruggere le tracce         cambiare tipologia di supporto alla realtà. La
degli avvenimenti subito dopo il loro                dematerializzazione        è      innanzitutto
passaggio.                                           un processo politico, economico, sociale,
                                                     antropologico che ci costringe a un confronto
Strumenti      di      produzione    e     uso       impietoso con gli assetti complessivi della
dell’informazione sempre più sfuggenti               nostra società. Ci suggerisce di ripensare il
alimentano questa perversione cui fa da              nostro stile di vita, ripensandone gli aspetti
controcanto un assottigliamento progressivo          cruciali, che vengono molto prima degli
del pensiero complesso. I nostri documenti si        oggetti digitali.
fanno pensiero liofilizzato, sono strettamente       Le opportunità binarie sono una provocazione,
funzionali al soddisfacimento dei bisogni di         una domanda aperta, non un asettico pacchetto
una società aritmetica, dove la sola cosa che        di soluzioni applicative a portata di tablet.
conta è che i conti tornino.
                                                     Se concordiamo su questo, in termini
La tendenza all’oblio delle società digitali è       documentari c’è innanzitutto bisogno di
quindi la naturale conseguenza di una                sgombrare il campo dalla leggenda
manipolazione del tempo e dello spazio che           metropolitana della fragilità innata degli
ogni giorno assottiglia sempre più lo spessore       oggetti digitali, funzionale solo a una certa
delle nostre stesse esistenze, proprio mentre ci     inerzia normativa e conservativa. I documenti
illude di moltiplicarle contro natura.               digitali - per quanto si trasformino fino ad
                                                     assumere il profillo prosciugato della
blockchain - non sono necessariamente                 caratterizzati da una forte dinamicità che si
programmati per l’autodistruzione. Li                 traduce in un’estrema articolazione della
sappiamo conservare, ma hanno bisogno di              struttura e dei contenuti informativi.
cure specifiche. Devono essere accuditi, come         All’ombra di una crescente interoperabilità i
in genere lungo i secoli secoli ci siamo abituati     nostri vecchi archivi si sono trasformati in
a fare con quelli analogici.                          macchine che generano e usano tipologie
                                                      documentarie ad ampio spettro: documenti
Ma, detto questo, cosa significa conservare? A        digitali e/o informatici in senso stretto, banche
quale        conservazione         guardiamo?         dati, oggetti e aggregazioni digitali di natura
Credo si possa dire che la memoria                    diversa, contenuti web e, infine, quella pletora
contemporanea per salvarsi deve sapersi               di sfuggenti sussurri informativi che
immaginare tra le braccia di una long time            potremmo definire “dati social”. L’archivio
preservation che guardi almeno a un futuro            digitale, insomma, è davvero un gioco di perle
indefinito, visto che l’eternità non è una            di vetro che sfugge a canoni pensati per la
categoria conservativa.                               rassicurante coesione strutturale delle avite
                                                      piramidi                  di                carta.
Empiricamente questo obiettivo può essere
conseguito adottando tutte le misure necessarie       Le trasformazioni dei sistemi di produzione e
a combattere l’obsolescenza e le debolezze di         gestione dei documenti e, in maniera
lungo periodo dei documenti digitali, ma il           particolare, la diffusione del documento
punto non è nemmeno questo. Bisogna                   informatico, contribuiscono a spostare a monte
soprattutto prendere atto, infatti, che la            il baricentro degli interventi conservativi. A
conservazione digitale ha le sue complessità e        ben guardare, però, questi sono dettagli,
comporta dei costi, sia in termini di risorse che     magari decisivi e ospiti del diavolo ma pur
di impatto ambientale. Non può essere lasciata        sempre dettagli. Il tema generale, ineludibile,
al caso, perseverando nel definire “virtuali”         resta invece quello della consapevolezza, della
risorse che sono invece terribilmente materiali.      responsabile volontà politica di conservare.
I cloud, solo per fare un esempio, non sono
nuvole nei cieli primaverili, ma server brutali       L’oblio è un narcotico potente che addormenta
che occupano spazio e consumano energia,              le coscienze e lenisce i dolori di una società
rilasciando calore ed emissioni.                      che in fondo non vuole neppure guardarsi allo
                                                      specchio e ha la tentazione oscena di
                                                      dimenticarsi. Combatterlo non può ridursi
Se vogliamo davvero conservare occorre                all’utopia di pochi sognatori ma deve diventare
ripensare       radicalmente       il     modello     un obiettivo condiviso da molti, possibile e
conservativo. E’ a questo livello che si              quindi praticabile.
collocano le vere debolezze ed è a questo
livello che il futuro rischia di perdere il ricordo   Il senso profondo della conservazione,
di noi.                                               soprattutto di quella digitale, è in fondo solo
                                                      questo, difendere il privilegio di continuare a
I complessi documentari che stiamo                    sognare.
producendo non sono uno scherzo di cattivo
gusto del destino. Come ogni archivio in ogni
tempo, corrispondono ai loro processi
fisiologici    di    sedimentazione.    Sono

                                                                                                     19
Uno sguardo sulla Memoria al
             Futuro
                                         di Enrico Mannari

“Custodire il futuro” così intitolammo un             Ed esiste, infine, la memoria pubblica, quella
volume        dedicato       alla     costituzione    promossa dalle istituzioni che, col loro sguardo
dell’Archivio storico di una grande                   al passato, orientano la società, si fanno
cooperativa         di      consumatori, Unicoop      promotori di identità collettive e propongono
Tirreno, nata a Piombino nel febbraio del             valori e idealità che considerano valide nel
1945. Ma quella titolazione mi ha sollecitato         presente e dunque da preservare e come fattori
anche una riflessione più generale: si può            di partecipazione e di religione civile.
davvero custodire il futuro? In questa che è
stata chiamata da Pierre Rosanvallon l’era            Parafrasando lo storico francese Pierre Nora,
della sfiducia, credo che sia importante              un luogo di memoria è costituito da qualsiasi
rintracciare tra il passato e il futuro un filo che   elemento significativo, sia di tipo materiale
riscatti e orienti il presente.                       che di tipo non materiale, che sia divenuto, per
                                                      deliberazione degli uomini o per il trascorrere
“È una memoria di scarso valore quella che            del tempo, un simbolo caratteristico del
lavora solo per il passato”, osservò la regina,       patrimonio di memoria ereditato da una
cosi Lewis Carroll in “Alice paese delle              qualsiasi comunità.
meraviglie”. Esistono modalità diverse con cui
passato e presente si relazionano. Il passato         Occorre avere ben presente che i luoghi della
offre casi e modelli, il presente gli pone            memoria non sono in primis archivi storici o
interrogativi e mantiene memoria di alcuni            comunque documenti storiografici: sono
suoi eventi, uomini o donne sui quali costruire,      luoghi che - di fronte all’interprete umano -
di volta in volta, politiche della memoria.           sono ritenuti depositari di particolari
                                                      significati legati alla storia dei gruppi e della
E nel presente convivono più livelli di               comunità nazionale francese. Dalla specificità
memorie, tutte legittime ma non sempre                francese, il termine è stato poi generalizzato e
sovrapponibili. Esiste la memoria privata di          applicato a qualsiasi complesso di memorie e
eredi e familiari, densa di emozioni e, talvolta,     oggi          è        ovunque         utilizzato.
di sofferenza per il vuoto che la scomparsa dei       I luoghi della memoria dunque, più che la
propri cari ha lasciato.                              storiografia, riguardano l’identità culturale di
                                                      una comunità.
Esiste la memoria degli storici e la necessità di
comprendere il passato con metodologia                Il dovere di memoria ha sempre rivestito un
scientifica che – se, come diceva Marc Bloch,         ruolo importantissimo nell’ambito della
la storia è storia di uomini e donne nel tempo –      nascita e del consolidamento delle religioni
deve poter far uso delle loro vicende e delle         civili. Tipiche di tutte le religioni civili degli
loro esperienze nel passato, soprattutto quando       Stati nazionali sono sempre state le “narrazioni
più di altre hanno lasciato tracce dietro di sé.      di fondazione”, ovvero le narrazioni di “come
siamo diventati quello che siamo”.
Ma tale operazione ,almeno in quei termini, è     In particolare tra i giovani mi sembra molto
avvenuta in Italia? Non so se possiamo parlare    tenue il senso della memoria. C’è un grande
del sonno della memoria o di una prevalenza       bisogno di ritrovarsi all’interno di memorie, di
dell’oblio, o di veri e propri vuoti di memoria   “storie grandi”, per uscire da un “presente
in cui è venuta meno quella tensione              permanente”.
interpretativa tra passato, presente e futuro.
                                                  Memorie, ed un lavoro sulle memorie, capace
Il modo come si rappresenta la realtà si avvale   inoltre di far comunicare generazioni diverse
sempre più di rappresentazioni banali, il         (i “probi pionieri” del mondo cooperativo
pensiero narrativo che orienta le nostre azioni   parlavano di “intergenerazionalità”).
e le nostre idee sta scivolando nelle
semplificazioni.     Il    pensiero       unico   In questa stagione di carestie di importanti
dell’emergenza infinita tende a cancellare le     narrazioni collettive ( ideologie?), interpretare
divergenze (anche sul piano politico).            e raccontare il passato costituisce un aspetto
                                                  importante per una comunicazione originale
Nello scontro tra rappresentazioni sociali di     che non diventa ripetizione del bla bla, del
memoria, la comunicazione, mass o                 passaparola mediatico, del punto basso del
personal che sia,       costituisce    un’arma    pensiero corrente.
strategica fondamentale. I racconti sono la
materia prima per dare un senso al nostro         Occorrerebbe fare politiche e pedagogie della
presente, per questo sono sempre portatori di     memoria oltre le commemorazioni, nella
futuro. Allora le buone memorie diventano un      consapevolezza che la memoria non è il
fatto,        un’azione         operativamente    ricordo.
concreta. Memorie di principi, di valori, di
idee, ma anche memorie di fatti, di eventi        Il nostro sguardo ci porta verso una strada non
ritenuti, quando avvennero, impossibili.          facile da percorrere in quanto tante sono state
Dunque la comunicazione delle memorie in          le trasformazioni che hanno portato a nuovi
questa prospettiva non può che avere il ruolo     ritmi di vita, di lavoro, di svago e di studio
essenziale che ha sempre avuto, anche quando      degli ultimi decenni.
si chiamava diversamente.
                                                  E’ possibile riprendere le fila per ricostruire un
Ed allora la memoria, le memorie, non devono      circuito virtuoso in cui i diversi cantieri della
essere viste come imbarazzante retaggio per       memoria guardino al futuro, rapportandosi ad
alcuni oppure come orgoglioso rifugio per         una possibile frontiera innovativa del terreno
altri, ma come patrimonio ricco di pratiche e     comunicativo a cui ci sollecita lo
di idee a cui attingere, oggi entrambe molto      stesso linguaggio dei nuovi media?
deboli.

                                                                                                 21
La memoria del mondo
                   contadino
                                      di Rossano Pazzagli

Quando nelle campagne arrivarono la                 noi vedevamo loro. Dove non era ancora
televisione, l’acqua in casa e la luce elettrica    arrivata l’energia elettrica, il piccolo
eravamo già negli anni ’70 del secolo scorso.       elettrodomestico era alimentato da una batteria
A quel tempo mia nonna non voleva vedere in         di automobile appoggiata sotto, sul piano
tavola lenticchie, né cicerchie. Diceva che ne      ammezzato del carrello, lo stonato articolo
aveva mangiate troppe da giovane, quando non        d’arredamento che nelle cucine di campagna
c’era altro, e che quei legumi le ricordavano la    andò a fare compagnia alle madie, alle stufe
miseria e la guerra. Era una donna piccola e        economiche e agli armadietti con la moscaiola.
mite, proveniente da una famiglia di mezzadri
che per sopravvivere aveva cambiato diversi         Per le famiglie contadine la televisione fu il
poderi, tutti in collina tra Monteverdi,            nuovo focolare, il motore di una
Suvereto e Campiglia, nell’Alta Maremma             trasformazione casalinga: si passò dal “tutti
toscana. Si sposò nel 1931 con un contadino         intorno al camino” al “tutti intorno alla tv”.
come lei, che non era mezzadro ma piccolo           All’inizio fu addirittura un modo per rinverdire
proprietario, troppo piccolo per non fare altri     la tradizione delle veglie e dei rapporti di
lavori, dal bracciante al pastore. Erano            vicinato che hanno sempre contrassegnato il
famiglie sempre in bilico: bastava un               mondo rurale: attorno a quel Phonola si
matrimonio o una morte per sbilanciare tutto,       riunivano a gruppi i contadini e le contadine
perdendo braccia da lavoro, aumentando le           nelle lunghe sere d’inverno per guardare La
bocche da sfamare o per vedere la poca terra        freccia nera, Canzonissima o Rischiatutto; si
divisa in parti ancora più piccole, talvolta        ritrovavano nella casa di chi per primo aveva
insufficienti a mantenere anche una sola            avuto la possibilità economica o i contatti
persona.                                            giusti (es. un parente in città) per acquistare
La Tv era un oggetto misterioso, una novità         quella che a prima vista sembrava poco più che
che entrava nelle case verso sera, e qualcuno       una scatola di legno con un vetro davanti, due
pensava perfino che fosse un occhio che ci          pulsanti e un’antenna. Ma la televisione
osservava. Un contadino di Monte Calvi,             significò anche altro. Era innanzitutto un segno
come tanti rimasto celibe per non sbilanciare       del benessere.
quegli equilibri con la terra, prima di accendere
la televisione si cambiava, indossando abiti        Oltre a mandare in pensione la vecchia e
puliti e stirati, perché era convinto che i         voluminosa radio a pile che a lungo aveva
personaggi dello schermo ci vedessero, come         accompagnato le cene contadine, specialmente
all’ora del “comunicato” (come allora                    recita       un         detto      tradizionale,
chiamavano il giornale radio), la televisione fu         “il futuro non c’è vecchio che se lo ricordi”.
il mezzo che veicolò nelle case di campagne il           Allora accontentiamoci del passato e
modello e lo stile di vita urbano, il principale         incrociamo la memoria con la storia: solo così
strumento di propaganda “visibile” della                 potremmo provare a immaginare il futuro, a
società dei consumi.                                     nutrire progetti e visioni.
In questo senso finì per accelerare un processo
già in atto: quello dell’esodo rurale verso le           È quanto ha fatto l’Istituto di Ricerca sul
città e verso l’industria che tra il 1950 e il 1970      Territorio e l’Ambiente “Leonardo”, che opera
segnò il tramonto dell’Italia contadina.                 nell’ambito dell’Università di Pisa, ove esiste
                                                         una consolidata tradizione di studi
Si trattava di un fenomeno di vasta portata, che         sull’agricoltura e la società rurale, sia dal punto
si svolse innanzitutto sul versante sociale, ma          di vista storico che scientifico. I ricercatori
che era legato anche a motivi di ordine                  dell’IRTA hanno portato avanti un progetto
economico. Attratti dalle possibilità di lavoro          denominato La             memoria              della
del      settore      industriale      e     dall'aria   campagna realizzando un archivio di
apparentemente libera delle città, spinti da             interviste che mette a disposizione di studenti,
diffuse condizioni di arretratezza e dalla grave         cittadini, operatori economici e amministratori
carenza di servizi e infrastrutture nelle                pubblici       un repertorio      ragionato       di
campagne, fuggendo quell' odor di stalla                 testimonianze ancora vive raccolte anziani
vissuto come inferiorità sociale, furono                 protagonisti rurali (in prevalenza mezzadri, ma
soprattutto i giovani a lasciare l'agricoltura,          anche fattori e proprietari) residenti in diverse
con la conseguenza di un invecchiamento degli            località della Toscana, la cui sintesi è
addetti all'attività rurale e di crisi della struttura   consultabile       liberamente      su     internet
familiare dell'azienda agraria. In vent’anni il          (https://www.leonardo-irta.it/progetti-attivita-
numero dei contadini diminuì drasticamente,              in-corso/archivio-attivita/la-memoria-della-
con la riduzione delle aziende agricole che fu           campagna/).
particolarmente forte negli anni ’60, ma                 Il recupero di questa memoria appare
proseguita anche dopo. I risultati dei                   importante non solo sul piano culturale e
censimenti agricoli, dal primo (1961)                    dell’identità sociale, ma anche per una più
all’ultimo (i cui risultati stanno per uscire) non       approfondita conoscenza del territorio,
lasciano dubbi su questo trend discendente.              a vantaggio di una migliore valorizzazione
Questa è storia, la storia di una grande                 ambientale, di una coerente pianificazione
trasformazione italiana - da Paese contadino a           territoriale e dei processi di sviluppo rurale che
Paese industriale e consumistico - che ha                interessano le campagne, anche come utile
comportato anche una frattura nella memoria,             contrappeso agli imperanti processi di
quasi una dimenticanza, la rimozione di un               globalizzazione dell’economia e della società
mondo che si voleva lasciare definitivamente             contemporanea.
alle spalle.
                                                         La memoria non è la storia, ma piuttosto un
Per          qualche         decennio,        dopo       suo frutto e anche un suo sussidio, come
il boom economico, la memoria del mondo                  dimostra l’uso ormai consolidato delle
contadino è così divenuta soprattutto il ricordo         cosiddette fonti orali. È l’aiuto per una
della miseria, della fatica e dell’arretratezza,         riflessione sull’importanza dell’agricoltura e
poi la partenza, la nostalgia del tempo perduto,         delle campagne anche nell’ottica di una
infine il ritorno, incerto e sfuggente. Ci sarebbe       rivalutazione dell’economia contadina, che è
bisogno di una memoria del futuro. Ma, come              stata spinta fuori o ai margini di quella di
                                                                                                          23
mercato. Margini che possono, forse devono,            e alla ricostruzione del rapporto città-
tornare al centro.                                     campagna.
Quello che sembrava un addio, un tramonto
definitivo del mondo agricolo e della ruralità,        Ci siamo resi conto della necessità dei
negli ultimi tempi si sta rivelando                    contadini, dei vecchi e dei nuovi contadini
qualcos’altro: la fine del mito del progresso e        come ha scritto il sociologo rurale Jan Van
della crescita illimitata, il peggioramento della      Der Ploeg.
qualità della vita nelle città più grandi e
l’emergere della questione ambientale hanno            Per andare avanti ogni tanto bisogna guardarsi
spinto verso una rivalutazione del mondo               indietro. Osservare il cammino fatto, bello o
rurale, prima di carattere culturale e poi anche       faticoso che sia, ci serve per immaginare e
a livello pratico con l’instaurarsi di processi di     costruire il futuro, un tempo diverso, mai
ritorno,     legati     alla     multifunzionalità     uguale al passato: un tempo nuovo.
dell’agricoltura, alle produzioni tipiche,
all’agriturismo, alla ricerca di nuovi stili di vita   Ma non ci potrà essere un tempo nuovo senza
                                                       agricoltura, senza contadini.

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"Il Circolino ritorno al
           futuro": ricordare per
         partecipare e progettare...
                                     di Benedetta Celati

Per iniziare a raccontare una storia, ci            “della memoria”, laddove, nella maggior parte
insegna Italo Calvino, occorre saper estrarre       dei casi, dietro tali espressioni si cela la volontà
dalla complessità del mondo, che è somma di         non tanto di guardare al passato quanto di
informazioni, esperienze, valori, memoria           proiettarsi in avanti, facendo del presente il
individuale e potenzialità implicita, un            terreno sul quale effettuare la semina.
discorso, una narrazione, un sentimento.
Questo esercizio, per nulla banale, consente        Il Circolino     delle      Acciaierie     di
non solo di passare dalla possibilità di dire       Piombino, chiuso dal 2009 e da quel momento
tutto alla capacità di dire una cosa, in modo       lasciato in uno stato di abbandono, è oggi il
particolare, ma anche di rendere l’esperienza       simbolo di questa proiezione che si nutre di
soggettiva il mezzo attraverso cui l’universo       tante vicende umane, delle memorie di chi ha
dei casi singolari si traduce nella trama di un     trascorso il proprio tempo in quello spazio,
unico racconto, che trasforma i ricordi di          formandosi, conoscendo persone, e sentendosi
ciascuno       in       memoria       collettiva.   parte di una comunità.
Ricordare, se si decide di provare a progettare
un futuro potenziale, è pertanto essenziale,        Per tale ragione un’organizzazione informale,
perché ci permette di costruire le fondamenta       il Manifesto per la cultura, e un’associazione,
di un itinerario che, presentandosi come un         il Teatro dell’Aglio, hanno pensato di attivare,
foglio bianco, reca in sé una molteplicità di       ai sensi della Legge regionale Toscana 46 del
scelte immaginabili, che collegano quello che       2013, un percorso partecipativo per la
ancora non esiste con ciò che, invece, potrà        costruzione di un archivio della memoria
davvero esistere.                                   condiviso con i cittadini sulla storia di questo
                                                    edificio, che ha contribuito per decenni alla
La cura della memoria diventa così un atto di       formazione dell’identità del territorio,
resilienza, un inevitabile strumento per creare     coinvolgendo attivamente gli abitanti con
un nuovo o rinato senso di appartenenza,            attività culturali, ricreative e sportive, spesso
allontanando quel senso di estraneità che molte     offerte gratuitamente.
volte accompagna i progetti quando non sono
condivisi o partecipati.                            L’obiettivo è valorizzare i ricordi come
                                                    meccanismo di partecipazione e di
Queste riflessioni sono particolarmente adatte      progettazione, ovvero come primo tassello di
alle azioni che riguardano i luoghi, sovente        un più ampio e complesso processo di
maldestramente definiti “luoghi del cuore” o        rigenerazione urbana del Circolino,
                                                                                                     25
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