Vr CTG news LUGLIO-AGOSTO 2019 - ctg verona

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         Vr CTG newsNotizie ed informazioni a cura del Comitato Provinciale CTG Verona

Cari amici, recentemente ho avuto il piacere di leggere un articolo di Don
Gionatan de Marco, direttore dell’ Ufficio Nazionale per la Pastorale del
Tempo Libero Turismo e Sport della CEI, dedicato alla BELLEZZA ESPRESSA.
Nel riproporvelo nelle pagine seguenti, vorrei sottolineare come la nostra
associazione abbia da sempre fatto proprio l’impegno ad incarnare tale
concetto a favore di un Turismo autentico.
Di questo nostro impegno parleremo il prossimo 8 settembre nell’ambito
della giornata di festa dedicata al 70° del CTG e alla quale spero
parteciperete numerosi.
La presenza di tanti soci e dirigenti consentirà che tutto sia senz’altro più
ricco di bellezza espressa!

Buona estate a tutti voi.

                            Il presidente provinciale
                                 Fabio Salandini
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                                                     LA BELLEZZA ESPRESSA

                     La Bellezza che, mediante i sensi, giunge alla persona facendosi sentire
                                          di Gionatan De Marco, direttore UNTS della CEI

                                                Luoghi e Cammini di Fede, n.28/2019

Pur dovendo ammettere con Dostoevskij che «la bellezza è difficile giudicarla», io non ci sono ancora preparato e che «la
bellezza è un enigma», tuttavia il turismo conviviale riconosce che la Bellezza non si nasconde, non si difende, ma si dona e lo
fa attraverso uomini e donne che donano il proprio talento e con le loro mani esprimono Bellezza, diventandone artigiani. Ce
lo ricorda Anselm Grün, quando scrive: «Anche noi siamo creatori di bellezza. Possiamo rendere bello il mondo, lasciarvi
un’impronta di bellezza».

Una Bellezza che, come primo canale per comunicarsi, utilizza i sensi. Ed è la Bellezza che definisco espressa a giungere alla
persona facendosi sentire.

Bellezza espressa è un’opera d’arte, frutto del talento e delle mani umane che prendono forma in una scultura o in un’opera
pittorica. Non c’è scultura che sia puramente tattile senza voler essere anche contemplata; né pittura soltanto visiva, perché la
velatura di colore è pur sempre materia dotata di spessore, per quanto sottile esso sia, soprattutto quando uno scultore o un
pittore con la sua opera comunica quella che Handke definirebbe l’«essere-in-pace». Davanti ad un quadro di Czanne, egli
dice: «Il quadro comincia a vibrare […]. Una liberazione, che io possa lodare ed esaltare qualcuno».

Bellezza espressa è un’opera musicale, frutto del talento e della mani umane che seminano note sul pentagramma
definendone ritmo e armonia. Non c’è musica che è soltanto uditiva, ma essa è fatta di vibrazioni che hanno origine dal tatto
del musicista le cui mani fanno riecheggiare nell’aria le forme eleganti di un’arpa o di un violino, con pizzichi belli e sinuosi a
vedersi e a sentirsi. Il poeta irlandese John O’Donohue definisce la musica «uno dei doni più belli che l’uomo abbia portato
sulla terra». Un dono di cui lo stesso Mozart ne comprende la responsabilità quando, scrivendo al padre, dice che «la musica,
persino nella situazione più spaventosa, non deve mai offendere l’orecchio, bensì dilettarlo».

Bellezza espressa è un’opera letteraria, frutto del talento e della mani umane che lasciano segno di inchiostro sul bianco di
una pagina consegnando parole che si fanno racconto e poesia. Non c’è pagina scritta che è soltanto ascolto di suoni, ma è
anche profumo di inchiostro e di carta, calore che cambia in base al timbro di voce che la pronuncia. E dietro ad ogni pagina
scritta c’è il sentore della festa, del ringraziamento per ciò che si è e si vive, come esprime chiaramente Handke: «La mia
preoccupazione e al contempo la mia gioia in fondo non vogliono altro che far corrispondere la lingua, la più chiara e limpida
possibile, a tutto ciò che vedo e vivo intensamente».

Bellezza espressa è una tradizione popolare, frutto del desiderio sociale di ognuno trasformato in racconto ed esperienza,
spesso di festa. E non c’è festa che non sia un miscuglio di sensi dove il suono della musica non si intreccia col profumo del
piatto tipico e i colori delle luci non si intingono tra le strette di mani e gli abbracci di paesani ritrovati. Bene esprime il senso
di questa Bellezza Marcel Proust quando scrive: «Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di
nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l'essenza
permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto,
anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato».

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Bellezza espressa, non sembri ardito definirla così, sono le forme d’arte quotidiane che consistono nel bere e nel mangiare,
frutto anche queste del talento e delle mani umane. Versare il vino delizia l’udito, quindi l’occhio lo vede nel suo candore o nel
suo rossore e il solo afferrare il calice tra le mani comunica una sensazione di calore e allegria, prima ancora di farsi profumo e
sapore. Come ricorda Enzo Bianchi, quando racconta che «erano le serate dei giorni in cui si era fatto un buon raccolto – il
grano a giugno, l’uva a settembre – che lasciava intravedere un futuro meno ansioso e cupo. Allora il padre, con il cuore
rallegrato dal vino nel bicchiere e dal mosto nel tino, riusciva a trasmettere con arguzia quella sapienza monferrina […]. E
come grappoli d’uva nel cesto, la sapienza si raccoglieva attorno ad alcuni comandamenti, massime da imparare per vivere
una vita buona».

Bellezza espressa è, per la comunità cristiana, la liturgia che offre il modello di questa esperienza totale che muove i cinque
sensi ad maiorem Dei gloriam: gli occhi osservano gesti e colori, mentre l’olfatto si nutre di incenso, il tatto coinvolge tutto il
corpo tra inchini e genuflessioni, così come l’udito si culla tra canti e silenzi. Persino il gusto viene santificato, diventando la
porta attraverso cui il Signore stesso si fa cibo sotto le specie del pane e del vino. Lo esprime in od eccelso Benedetto XVI
quando, in Sacramentum caritatis, scrive: «La liturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame
con la bellezza: è veritatis splendor. Nella liturgia rifulge il Mistero pasquale mediante il quale Cristo stesso ci attrae a sé e ci
chiama alla comunione. […] La vera bellezza è l'amore di Dio che si è definitivamente a noi rivelato nel Mistero pasquale. [..] La
bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo
di Dio stesso e della sua rivelazione». E la Bellezza arriva spesso a guarire i sensi troppo spesso sconnessi tra loro. «Il bello,
infatti, porta l’essere umano a contatto con quanto, nella sua anima, è integro e bello. Il bello è benefico per la nostra anima».

Ed è la Bellezza espressa il primo linguaggio utilizzato dal turismo conviviale e che giunge alla persona attraverso le forme, i
colori, i profumi, i suoni e la attraversa, facendo assaporare la bontà e la verità di qualcosa che percepisce bello.

Dai sensi, infatti, prende le mosse la percezione, intesa come «interpretazione degli stimoli elementari e delle sensazioni
basilari». Si tratta soprattutto della percezione di un’armonia in una vera e propria esperienza estetica, intesa come «processo
riguardante la risposta cognitiva e affettiva di un individuo […], risultato dell’azione coordinata di diversi processi mentali
quali: percezione, attenzione, memoria, immaginazione, pensiero ed emozione». L’emozione che segue alla percezione del
bello è estremamente positiva e per questo vi è una ricerca e un’attenzione, conscia e inconscia, di tutti noi verso tutto ciò che
ci appare bello, in quanto provoca una immediata sensazione di gioia e di appagamento. Lì dove c’è Bellezza, la persona è
invitata ad attivare una sorta di percezione empatica e a percepire se stessa come soggetto attivo di vissuti, emozioni,
relazioni che abbiano ricadute positive sul proprio stato d’animo.

Dalla percezione prende le mosse la comunicazione tra la fonte che esprime Bellezza e la persona che la ospita e che è
chiamata ad ascoltare un messaggio e a trovarne il significato più prossimo alla propria esperienza, non dimenticandosi mai
dell’ermeneutica dell’inespresso: esistono tanti significati quante sono le persone che qui e ora entrano in relazione con un
determinato messaggio. È il momento più generativo in cui il turismo conviviale si pone come possibilità di attuazione: la
persona raggiunta dalla Bellezza ne attribuisce il senso, nel qui ed ora del suo momento e movimento esistenziale, per la
alimentare la vita e la speranza. La Bellezza, «accordando all’uomo la possibilità di uscire dalla realtà in cui vive e di cui lui
stesso è costituito per trasferirsi nella sfera irreale della rappresentazione, gli concede uno dei dono più preziosi che possa
conferire, ossia la sua pace. La realtà eccita, urta contro la volontà, provoca alla reazione. Qui invece ci sono produzioni di
inesauribile pienezza e di profondissima vita, ma solo rappresentate. Esse scuotono, suscitano nostalgia, rallegrano senza
attirare nella lotta dell’esistenza reale […] allora si effonde dappertutto una pace particolare che si dischiude solo qui».

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                                    LA TRINITA’ INCORONA LA VERGINE MARIA,
                                   PAOLO VERONESE, 1555, SAN SEBASTIANO (VE)

Il 15 agosto, insieme a tutta la Chiesa, anche i Citigini festeggiano l’Assunzione di Maria. Questa celebrazione solenne ha dato
motivo agli artisti lungo i secoli, di cimentarsi con una rappresentazione di questo mistero glorioso. E così, dopo la più antica
iconografia della Dormizione, ancora fondamentale per le Chiese di Oriente, e prima della elaborazione rinascimentale della
classica Assunzione (cfr. Tiziano) noi ritroviamo, dalla fine del Medioevo, numerose testimonianze dell’Incoronazione di
Maria. Nella Chiesa di san Sebastiano a Venezia è custodita una delle più belle interpretazioni di questo soggetto. Se
qualcuno durante le vacanze avrà modo di passare per la città lagunare potrà magari fare una puntata per scoprirla e per
contemplarla. La Trinità che incorona la Madonna è una delle opere delle prime opere di Paolo Caliari, detto il Veronese,
realizzate a partire dal suo arrivo a Venezia. L’artista, che veniva chiamato così perché era nato a Verona nel 1528, si era
trasferito infatti da pochi anni nella grande città lagunare. Qui, questo nuovo astro nascente della pittura, aveva già
cominciato ad esprimersi ad altissimi livelli partecipando con altri maestri alla decorazione del Palazzo Ducale: fin da subito
egli aveva dispiegato il suo talento con quella pittura solare, brillante, in cui la base del disegno e della costruzione manierista
elaborata durante la sua formazione, venne rinvigorita e rivitalizzata dai colori della tradizione veneziana.

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La Trinità che incorona la Madonna, è una tela che va apprezzata non solo per il meraviglioso uso del colore ma anche per la
sapiente articolazione della composizione in cui le figure sono disposte a cerchio intorno ad un personaggio centrale. L’opera
costituisce la parte centrale della decorazione che orna il soffitto della sacrestia della Chiesa di san Sebastiano; ci viene
mostrata, in un audace scorcio dal basso, una visione celeste in cui le figure divine incoronano la Madonna inginocchiata e
rivolta verso gli spettatori. Le due figure del Padre e del Figlio sono in piedi alle sue spalle, ed in mezzo a loro si libra la
colomba dello Spirito Santo. In alto, due angioletti stanno aprendo un sipario tra le nubi per rendere possibile la nostra
contemplazione. La scelta di utilizzare solo i tre colori primari, il rosso, il blu ed il giallo, rende la composizione carica di forte
impatto emotivo.

Il Padre, sta in piedi e si china verso il Figlio. La sua veste è avvolta da un manto blu scuro, colore del cielo, che però aprendosi
si illumina. E’ davvero notevole l’espressione di questo Dio che si gira per posare affettuosamente la mano sulla spalla destra
di Cristo! Sembra un genitore anziano che intende affidare un compito a suo figlio e desidera incoraggiarlo, rafforzando la
vicinanza e l’intesa con lui; è il gesto con cui noi comunichiamo approvazione e sostegno.
Dall’altra parte, il Figlio si rivolge al Padre e lo guarda intensamente. E’ un bel Gesù, il cui abito rosso sangue ci ricorda la sua
umanità, ed il cui manto blu, ci richiama la sua divinità. Con la mano sinistra indica il cielo da cui è disceso, come afferma la
formula del Credo; con la mano destra sta incoronando Maria, sua madre, nella quale si è incarnato e si è fatto uomo per noi e
per la nostra salvezza. Così, mentre si sporge in avanti, tutto il suo corpo assume la postura del crocifisso!
Sopra il Padre ed il Figlio, si trova la Colomba della Spirito Santo: è posta proprio in mezzo ai due, perché da loro “procede”. I
suoi lineamenti ci sfuggono: possiamo solo intravederlo nel suo alone di luce e di gloria divina, mentre pare ancora scendere
su Maria… come all’atto dell’Incarnazione.

Ciò che è straordinario in questa tela è la presenza di Maria, che sta in ginocchio tra il Padre ed il Figlio e viene incoronata.
Porta le vesti dello stesso colore di Gesù; ha le mani delicatamente incrociate sul petto e il suo capo è avvolto da un lungo
velo, che cadendo all’indietro ci mostra i suoi biondi capelli, come nella celebre Assunta dei Frari, dipinta quarant’anni prima
da Tiziano. Questa rappresentazione era apparsa nell’arte cristiana verso la fine del XIII secolo, di pari passo con la diffusione
del Rosario, di cui illustrava l’ultimo mistero glorioso. La portata del significato di questa immagine è straordinaria, perché ci
rivela l’effetto finale della Rivelazione: noi contempliamo in Maria, nostra sorella e madre il compimento della Storia della
Salvezza, cioè la glorificazione della nostra condizione umana. Dio, nel suo mistero di amore ha voluto renderci partecipi della
sua vita divina: “Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventasse dio” afferma la teologia dei Padri della Chiesa. Il Veronese
dunque non illustra un dogma, ma un evento, una storia, un’esperienza umana che resta aperta, disponibile anche a noi! La
figura di Maria sta infatti guardando verso il basso, seguendo l’inclinazione della testa del Figlio, perché giù, sulla terra, ci
siamo noi, resi “figli nel Figlio” mediante il Battesimo. L’accoglienza di Maria in seno alla Trinità e l’onore che le viene
attribuito in questo dipinto, esprimono il fatto che questa comunione è voluta da Dio stesso, che chiama a sé per l’eternità la
donna che generò il suo Figlio per noi, nel mondo e nella storia. Così mentre guardiamo lei, non dobbiamo scordare che
l’elezione di Maria, qui rappresentata con la metafora della corona della regalità, è profezia della nostra, e la sua dignità
nobilita quella di ciascuno di noi. Questo semicerchio che si apre verso di noi, sembra dunque un invito a prendere parte a
questa comunione: le persone divine aspettano di accoglierci nella stessa vita gloriosa di cui Maria è già partecipe. Gli angeli
stessi che aprono il sipario delle nubi celesti, fanno in modo che non ci sia impedito l’accesso alla “visione beatifica” di questo
Regno compiuto.
Possa la festa dell’Assunta illuminare le nostre esperienze associative ed anche le nostre vacanze estive perché diventino per
tutti i soci e per le nostre famiglie un momento di elevazione totale, testa, cuore e corpo!

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                       PREGHIERA ALLA MADONNA DELLA NEVE
                               (Patrona del C.T.G.)
                        O Maria, donna delle altezze più sublimi,
                   insegnaci a scalare la santa montagna che è Cristo.
                                 Guidaci sulla strada di Dio,
                       segnata dalle orme dei Tuoi passi materni.
                              Insegnaci la strada dell’amore,
                           per essere capaci di amare sempre.
                               Insegnaci la strada della gioia,
                              per poter rendere felici gli altri.
                            Insegnaci la strada della pazienza,
                        per poter accogliere tutti con generosità.
                              Insegnaci la strada della bontà,
                        per servire i fratelli che sono nel bisogno.
                           Insegnaci la strada della semplicità,
                          per godere delle bellezze del creato.
                             Insegnaci la strada della mitezza,
                              per portare nel mondo la pace.
                             Insegnaci la strada della fedeltà,
                         per non stancarci mai nel fare il bene.
                                Insegnaci a guardare in alto,
              per non perdere di vista il traguardo finale della nostra vita:
              la comunione eterna con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
                                           Amen!
                                   (Mons. Guido Lucchiari)

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                                            FESTA MADONNA DELLA NEVE
                                  Ortigara di San Zeno di Montagna, lunedì 5 agosto

La chiesetta della Madonna della Neve di Ortigara, sorge nei pressi del baito di malga Ortigara di San Zeno di Montagna, a
1438 metri di quota, proprio sopra il limitare di una secolare faggeta, dove lo sguardo spazia sull’azzurro specchio del lago di
Garda, abbracciandolo da Sirmione fino a Gargnano e all’altipiano di Tremosine, con il retrostante gruppo alpino
dell’Adamello-Presanella, ma anche seguendo il crinale da Naole a Costabella. La chiesetta, fatta costruire dai marchesi
Carlotti nel 1663 quale ex-voto per essere scampati alla peste del 1630, proprio rifugiandosi nell’edificio attiguo durante la
diffusione del morbo, è a pianta rettangolare, molto semplice, con un originale portale gotico in pietra recante il millesimo
seicentesco, e all’interno un altare dalla struttura barocca.
La festività della Madonna della Neve, che scade il 5 agosto, ricorda un’apparizione della Madonna avvenuta a Roma intorno
al 364, al papa Liberio e al ricco patrizio Giovanni, cui avrebbe indicato tramite una nevicata estiva, il luogo e la pianta
sull’Esquilino dove far erigere una grande basilica. Questa sarebbe stata finanziata dal patrizio stesso e prese il nome di
Basilica di Santa Maria Maggiore o della Neve (o Basilica Liberiana dal nome del Papa), la prima chiesa dedicata alla Vergine.
La basilica odierna fu fatta erigere da papa Sisto III tra il 432 e il 440 e da lui dedicata al culto della Madonna, il dogma della cui
divina maternità era appena stato sancito dal Concilio di Efeso nel 431. La costruzione avvenne su una chiesa precedente. Di
questo antico edificio rimane solo un passo del Liber Pontificalis che afferma che Liberio fecit basilicam nomini suo iuxta
Macellum Liviae.
Ad ogni modo il 5 agosto di ogni anno, in ricordo della Madonna della Neve, avviene la rievocazione del cosiddetto “miracolo
della nevicata”: durante una suggestiva celebrazione vengono fatti scendere dal soffitto una cascata di petali bianchi.
La Madonna della Neve è molto venerata dai malghesi del Baldo occidentale dal XVI sec. insieme all’altra che si trova nella
località omonima in comune di Avio, nel Baldo trentino e a quella in comune di Malcesine. La festa rappresentava
un’occasione per i malghesi di interrompere il lungo periodo dell’alpeggio, ma anche per ricongiungersi in questa occasione
con i familiari. La malga Ortigara, con i suoi 271 ettari di superficie, è uno dei pascoli più vasti del Monte Baldo, che può
ospitare fino a 125 “paghe” (come vengono chiamate le mucche da latte). La chiesetta era meta anche di pellegrini, che vi
sostavano quando dal lago si recavano al Santuario della Madonna della Corona.

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                                               UNA CAMMINATA “SPECIALE”

Il 25 Aprile 2019 il gruppo CTG “El Sentier” ha svolto la sua camminata CTG annuale.
Un gruppo di circa 30 soci si è ritrovato nella piazza di Dossobuono per recarsi presso la località “Fornaci” ad una distanza di
circa 6 km. Il gruppo è partito armato di ombrelli e spolverini visto che il tempo era minaccioso. Infatti la pioggia non ha
tardato ad arrivare facendosi sempre più insistente.
Ciò nonostante nessuno del gruppo ha rinunciato!
In questa località si trova una corte del 1700 e il suo proprietario ci ha accolti con molto calore.
Ci ha fatto visitare la piccola chiesa annessa alla villa e poi ci ha parlato delle interessanti e rare meridiane che ci sono sulla sua
casa. E’ riuscito a trasmetterci tutto il suo entusiasmo e a riscaldare un po' la giornata piovosa e fredda.
Dopo un rinfresco allestito in un locale della corte che il proprietario ci ha messo a disposizione, siamo ritornati alle nostre
case stanchi ma arricchiti da tanta bellezza che abbiamo trovato non lontano dalle nostre abitazioni.

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                                ALLA SCOPERTA DELLA ”SCONOSCIUTA” BELLUNO

Sabato 11 maggio 2019 con circa 40 soci del gruppo CTG “E Sentier”, come attività proposta per il 50° anniversario della
fondazione, abbiamo raggiunto la città di Belluno.
Il tempo non ci ha voluto tanto bene neanche in quest’occasione. Per fortuna la simpatia e cordialità di Anacleto Boranga
non ci ha fatto pensare troppo alle avverse condizioni metereologiche.
Durante la mattinata la guida ci ha fatto visitare l’Abbazia di Vedana, in seguito ci siamo diretti nel Parco del Mis.
Per tutti noi è stata una grande sorpresa ciò che Anacleto ci ha fatto scoprire, tra la varie cose i “Cadini del Brenton”:
cascatelle che hanno eroso la roccia formando delle incredibili bacinelle, che riflettevano splendidi colori nonostante il
tempo incerto. Successivamente abbiamo potuto ammirare la cascata denominata “Soffia” per il forte rumore prodotto
dall’acqua che cade.
Nel pomeriggio abbiamo visitato la città, ricca di storia ed arte.
Nessuno di noi pensava di trovare tanta ricchezza in una città così piccola e fuori dal circuito turistico.
Ne è valsa proprio la pena!
Nonostante la pioggia battente Anacleto è riuscito a trasmetterci tutto l’entusiasmo e l’amore che nutre per la sua città e le
sue splendide montagne!

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                                  CTG EL VISSINEL: FESTA D’ESTATE…IN CANTINA!

Il 12 luglio, dopo aver riunito i nostri soci in assemblea per adeguarci alle normative della Riforma del Terzo Settore, una
sessantina di persone hanno festeggiato, come ormai da tradizione de El Vissinel, l’arrivo dell’estate!
Quest’anno il gruppo ha deciso di organizzare le cose in grande e così è stata scelta una location tutta nuova:
l’Azienda Agricola Bergamini a Colà di Lazise.
Dopo una visita guidata tra i meravigliosi vigneti, conclusasi con un bell’aperitivo, parte del direttivo ha preparato una bella
“bigolada” con le sarde, seguita da un piatto freddo a base di salame del contadino e formaggella della Lessinia!
Tutti sono rimasti entusiasti…e non hanno mancato nel fare il bis!
Dopo cena si sono aperte le danze, quando molti hanno potuto ballare fino a tarda sera.
Grazie a tutti i partecipanti!

El Vissinel prosegue con le sue iniziative sul territorio anche durante l’estate e vi ricorda che fino alla fine del mese sono
aperte le iscrizioni per la visita culturale a Jesi, nelle Marche, in programma per fine settembre: sarà un’ulteriore preziosa
occasione per poter scoprire un altro angolo della nostra bella Italia! Non potete perdervela!

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                     CAPRINO: USCITO L’ATLANTE DI GEOMORFOLOGIA DEL MONTE BALDO

                                                                         La catena del Monte Baldo da centinaia di anni desta
                                                                         l’attenzione di studiosi e di appassionati escursionisti per le
                                                                         sue unicità paesaggistiche, naturali e geografiche che
                                                                         raramente si ritrovano nelle Prealpi italiane. Per i geologi e
                                                                         gli appassionati della montagna il Baldo può essere
                                                                         considerato un laboratorio all’aperto ricco di manifestazioni
                                                                         geologiche da osservare e da capire. Si tratta di una catena
                                                                         prealpina che, più di ogni altra, si spinge nella pianura
                                                                         padano-veneta e presenta quei caratteri di “giovinezza
                                                                         tettonica” unici tra i territori confinanti delle Giudicarie e
                                                                         dei Monti Lessini.
                                                                         Per tale montagna da una parte spiccano gli aspetti
                                                                         endogeni, rappresentati dai processi tettonici responsabili
                                                                         del sollevamento e della deformazione degli strati rocciosi,
                                                                         mentre dall’altra si contrappongono, con evidenza, gli
                                                                         aspetti esogeni responsabili della demolizione del rilievo
che si manifestano attraverso l’intervento erosivo delle acque, la dissoluzione chimica superficiale e profonda delle rocce,
l’azione gravitativa ad opera di frane di piccole e grandi dimensioni, attive, quiescenti e stabilizzate. Ma questi sono solo alcuni
aspetti delle peculiarità del territorio baldense poiché, tra i numerosi aspetti geomorfologici, vanno annoverati i processi
attuali e l’eredità del passato, come le manifestazioni glaciali e periglaciali sviluppate nelle zone di cresta, ma anche le
testimonianze del passaggio delle grandi lingue di ghiaccio atesine risalenti all’ultima glaciazione che sono tra le meglio
conservate in ambito italiano. Sono da ricordare anche i numerosi fenomeni responsabili del modellamento dei versanti e le
forme di denudazione e di accumulo, la cui scala di osservazione e di analisi accorpa una vasta gamma di elementi
geomorfologici che vanno dalle dimensioni macroscopiche fino a quelle millimetriche. Tra le interazioni antropiche, di
notevole valore sono i paesaggi naturali situati alle quote medio-basse del territorio baldense che sono stati modellati per
favorire le attività agricole e lo sviluppo dei centri residenziali. Alle aree più in quota, invece, competono gli antichi e originari
caratteri della montagna dei pastori ove sono conservate anche molte tracce dell’antico fronte militare della Grande Guerra.
In definitiva, un Monte Baldo che ha ancora tanto da raccontare e che si presta ad essere visitato, osservato e divulgato. E’
quanto hanno descritto il geologo Enrico Castellaccio e il naturalista Maurizio Delibori, assieme al fotografo Gaetano Bonazzi
ed alla illustratrice Cinzia Bodini, che grazie al CTG Monte Baldo hanno realizzato in due anni un volume concepito proprio per
far conoscere, attraverso immagini, i tanti argomenti geologici di questa montagna, accompagnando il lettore ad apprezzare,
con la visione di fotografie, i processi di evoluzione del paesaggio e assistendolo nell’interpretare gli scenari ambientali in
chiave geomorfologica così da dare significato alle forme naturali e alle modifiche più interessanti indotte dall’uomo. Per gli
Autori è stata un’occasione per esporre con illustrazioni, in modo metodologico e scientificamente corretto, i molti e articolati
aspetti della geomorfologia, quale disciplina che può contribuire a dare soluzioni a svariati problemi inerenti la gestione e la
pianificazione del territorio.
Si tratta di un’opera di oltre 400 immagini fotografiche a colori, corredate da didascalie, disegni e schemi, che si è posta
l’obiettivo di far vedere e scoprire i numerosi fenomeni geologici e geomorfologici senza aver la pretesa di darne una
spiegazione genetica approfondita, per la quale si rimanda a pubblicazioni specialistiche.
Gli argomenti esposti nel volume seguono una rigorosa logica espositiva e sono stati trattati iniziando dalla “struttura del
rilievo” che comprende la visione delle rocce della serie stratigrafica, dei suoli e dei terreni della copertura fino alle forme
topografiche che corrispondono, per lo più, all’andamento in grande degli strati rocciosi deformati dal sollevamento tettonico.
Segue l’ampio capitolo dei “processi geomorfologici e delle morfologie” nel quale, dapprima, vengono rappresentati i
fenomeni responsabili del modellamento dei versanti e le conseguenti forme di denudazione e di accumulo. Nello stesso
capitolo sono state inserite immagini sulle morfologie fluviali e sugli elementi della rete idrografica, sulle forme carsiche di
superficie e sulle manifestazioni glaciali e periglaciali attuali e pleistoceniche. Un capitolo a parte è stato dedicato a “l’uomo e
la montagna” con la volontà di portare all’attenzione del lettore quelle attività antropiche che interagiscono e, talora, incidono
negativamente sugli ambienti naturali e sulla risorsa “suolo”. Compendiano il volume fotografico una rassegna di immagini
aeree per meglio comprendere il volto del Monte Baldo visto dall’alto e la carta geografica dell’area esaminata su base I.G.M.
(inserita nel DVD allegato). Da ultimo, nella bibliografia essenziale sono state raccolte e ordinate le principali pubblicazioni a
carattere geologico inerenti il territorio esaminato.
Il volume è disponibile per i soci CTG scontato a 25 € anziché 30, richiedendolo al CTG M. Baldo allo 045/6260228, mail
m.delibori @alice.it.

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                                                       CASA ALPINA DI VALDIPORRO
                                     Si ricorda che per soggiorni in autogestione è disponibile la Casa Alpina
                                     di Valdiporro. Per informazioni e prenotazioni: segreteria CTG Verona
                                     tel. 045.8004592 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30) oppure
                                     inviate una e-mail a: info@ctgverona.it

                                     Per rimanere sempre aggiornati sulle iniziative del CTG Verona e
                                     dei vari gruppi visitate il sito www.ctgverona.it e la pagina
                                     Facebook CTG Verona.

                                      5 X 1000 al CTG Verona

Nella dichiarazione dei redditi (730 o Unico) è possibile destinare il 5x1000 al CTG Verona
Farlo è semplicissimo, basta apporre la vostra firma e segnare il codice fiscale del CTG VERONA 93035710230
nello spazio dedicato al 5x1000
Grazie al vostro aiuto potremo continuare nel nostro impegno a favore delle persone e della valorizzazione del
territorio e delle sue bellezze!

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