La Guardia di Finanza festeggia in Puglia il 245 anniversario

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La Guardia di Finanza festeggia in Puglia il 245 anniversario
La Guardia di Finanza festeggia in
Puglia il 245° anniversario
ROMA – Sono stati 71.499 gli interventi ispettivi conclusi dai Reparti
pugliesi della Guardia di Finanza tra il gennaio del 2018 e il maggio
del 2019; 10.623 sono, invece, le indagini delegate al Corpo, nello
stesso periodo, dalla magistratura ordinaria e contabile. Cifre,
queste, che danno il senso dell’intensificazione delle attività delle
Fiamme Gialle contro i più gravi fenomeni di illegalità economico-
finanziaria.

PIANO D’AZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA

Interventi mirati, indirizzati nei confronti di target accuratamente
selezionati grazie ad attività di intelligence, al controllo economico
del territorio e ad analisi di rischio, ulteriormente migliorata,
quest’ultima, in ragione della potenziata interazione tra le banche
dati a disposizione e all’introduzione della fatturazione elettronica
obbligatoria.
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LOTTA ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE FRODI FISCALI

Evasione fiscale internazionale, frodi carosello, indebite
compensazioni e traffici illeciti di prodotti petroliferi si
confermano al centro dell’attenzione operativa del Comando Regionale
Puglia. Settori in cui, nel 2018 e nei primi 5 mesi del 2019, ha
eseguito, nell’ambito di piani d’intervento coordinati con l’Agenzia
delle Entrate, 4.613 interventi ispettivi.

Sono stati riscontrati 984 reati fiscali principalmente, emissione e
utilizzo di fatture false, dichiarazioni fraudolente e occultamento
delle scritture contabili e denunciate 946 persone. 944 le indagini
delegate dalla magistratura e a circa 238 milioni di euro le proposte
di sequestro avanzate. Le misure patrimoniali eseguite ammontano ad
oltre 36 milioni di euro, mentre sono 26 le persone arrestate.
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Importanti i risultati conseguiti a livello regionale dal Corpo anche
nel settore del contrasto alle frodi all’Iva (meglio note come “frodi
carosello”), in quello dei carburanti e delle indebite compensazioni
di debiti tributari e previdenziali con crediti IVA fittizi, che hanno
visto, in diversi casi, anche il coinvolgimento di professionisti.
Sono 213, infatti, i casi scoperti di società “cartiere” o “fantasma”
utilizzate per frodi carosello o indebite compensazioni

Nel contrasto all’economia sommersa sono stati individuati 847 evasori
totali, cioè soggetti sconosciuti al Fisco, che hanno evaso
complessivamente circa 148 milioni di IVA. Inoltre, sono stati
verbalizzati 947 datori di lavoro per aver impiegato 2.820 lavoratori
in “nero” o irregolari .

Ammontano complessivamente a 465 gli interventi nel settore delle
accise, che hanno portato al sequestro di oltre 624 tonnellate di
carburante oggetto di frode, cui si aggiunge un consumato in frode di
oltre 104.000 tonnellate.

Nel settore dei giochi e delle scommesse illegali, i controlli
eseguiti sono stati 1.475 con 475 violazioni rilevate; sono, invece,
33 le indagini di polizia giudiziaria concluse nello stesso comparto.
Al riguardo, il Comando Regionale Puglia ha periodicamente disposto
l’esecuzione di piani straordinari di interventi, finalizzati a
prevenire e reprimere tale fenomeno illegale.

I 538 interventi a contrasto del contrabbando e delle frodi doganali
hanno portato al sequestro di 26 tonnellate di tabacchi lavorati
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esteri e di 18 mezzi aerei, navali e terrestri.

Fortemente intensificate anche le indagini contro il commercio
internazionale della fauna e della flora in via di estinzione,
tutelate dalla Convenzione di Washington (c.d. C.I.T.ES.): il Corpo ha
partecipato, quale Autorità nazionale competente, alle principali
operazioni congiunte svolte nel settore, eseguendo, negli spazi
doganali, 81 controlli.

CONTRASTO AGLI ILLECITI NEL SETTORE DELLA TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA.

L’azione della Guardia di Finanza contro gli illeciti in materia
di spesa pubblica è finalizzata a individuare quelle condotte che,
pregiudicando la legalità e la correttezza nella Pubblica
Amministrazione, minano il puntuale utilizzo delle risorse, favorendo
sprechi e malversazioni. Il settore è strategico per la Regione
Puglia: solo un equo impiego degli investimenti e dei fondi pubblici
può, infatti, sostenere la competitività e una piena ripresa del
tessuto economico regionale.

È per questa ragione che il Corpo continua a rafforzare il proprio
dispositivo di vigilanza, che si sviluppa lungo una duplice
direttrice: il potenziamento delle unità operative territoriali
dedicate allo specifico settore di servizio e l’intensificazione delle
collaborazioni con le Autorità e gli Enti di gestione, con particolare
riferimento ai settori della spesa previdenziale, sanitaria, dei fondi
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europei destinati alla realizzazione di progetti, dove il corretto
impiego delle risorse, oltre a contribuire a contenere l’esborso
complessivo dello Stato e degli Enti locali, si traduce in un
miglioramento della qualità della spesa, con positive ricadute in
termini di sviluppo del territorio.

È in questo senso che vanno valutati i risultati conseguiti dalla
Guardia di Finanza pugliese nel settore nel periodo gennaio 2018-
maggio 2019. Ai 6.694 gli interventi svolti a tutela dei principali
flussi di spesa pubblica, dagli appalti agli incentivi alle imprese,
dalla spesa sanitaria alle erogazioni a carico del sistema
previdenziale, dai fondi europei alla responsabilità per danno
erariale, si aggiungono 862 deleghe d’indagine concluse in
collaborazione con la Magistratura ordinaria e 208 deleghe svolte con
la Corte dei Conti.

Le frodi scoperte dai Reparti in danno del bilancio nazionale,
comunitario e locale sono state pari a oltre 167 milioni di euro,
mentre si attestano intorno ai 43,5 milioni quelle nel comparto della
spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria, con un numero di
persone denunciate complessivamente pari a 1.508 .

Sul versante dei danni erariali sono state segnalate, a carico di 741
soggetti, condotte illecite alla Magistratura contabile per oltre 282
milioni di euro, mentre sono stati eseguiti sequestri per oltre 12
milioni di euro .

I controlli svolti in materia di prestazioni sociali agevolate e di
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indebita esenzione dal pagamento dei ticket sanitari hanno fatto
emergere tassi di irregolarità pari, rispettivamente, al 23,5% e al
93,96%. Nel caso dei ticket sanitari è stata sviluppata una specifica
analisi di rischio in grado di evidenziare i nominativi di beneficiari
già caratterizzati da elevati indici di anomalia.

Passando al settore degli appalti, il valore delle procedure
contrattuali risultate irregolari è stato oltre 131 milioni di euro;
contestualmente, l’ammontare complessivo delle gare sottoposte a
controllo si è attestato a 831 milioni di euro. Le persone denunciate
per reati in materia di appalti, corruzione e altri reati contro la
Pubblica amministrazione sono state 101, di cui 7 tratte in arresto .

Un sicuro indice dell’efficienza dell’azione investigativa è
rappresentato dai dati sui sequestri. Le determinazioni dell’Autorità
giudiziaria che ha accolto le proposte di sequestro avanzate dai
Reparti del Corpo rappresentano, infatti, la concreta misura della
possibilità per lo Stato di vedere ristorati i danni causati dai
fenomeni di illegalità, frode, malaffare e cattiva gestione scoperti
dalla GdF.

In questa prospettiva l’azione dei Reparti della Guardia di Finanza è
in pieno svolgimento anche in Puglia per disvelare condotte illecite,
sprechi di fondi e risorse pubbliche, fenomeni corruttivi e di
disonestà nei riguardi della Pubblica Amministrazione, attraverso
interventi mirati e indagini di polizia giudiziaria.

CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
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Sul fronte del contrasto alla criminalità economico-finanziaria, sono
state 15.005 le attività ispettive condotte allo scopo di individuare
le diverse forme di infiltrazione e gli interessi finanziari,
economici e imprenditoriali della criminalità.

Le attività investigative sono orientate verso contesti che, sulla
base di una preventiva analisi delle fenomenologie illecite presenti
nelle singole realtà territoriali, risultino connotati da concreti e
immediati profili di rischio: si pensi ai negozi giuridici conclusi da
soggetti apparentemente privi di adeguate capacità finanziarie; o
ancora ai settori di particolare rilevanza strategica come, ad
esempio, quello dei prodotti energetici, o ancora ai casi di reimpiego
di proventi illeciti in quelli che vengono definiti “beni rifugio”
(diamanti, metalli preziosi, valute pregiate, opere d’arte, reperti
archeologici, ecc.).

In quest’ottica, si è proseguito nell’opera di rafforzamento dello
sviluppo degli accertamenti patrimoniali in applicazione della
normativa antimafia (anche nei confronti di soggetti connotati da
“pericolosità economico-finanziaria”) e del monitoraggio delle diverse
manifestazioni della criminalità nel territorio di riferimento
(includendo la c.d. “area grigia”, rappresentata da soggetti che, pur
non affiliati alle consorterie, si propongono quali facilitatori della
penetrazione criminale nel tessuto socio/economico) attraverso
un’estesa proiezione dei Gruppi di Investigazione sulla Criminalità
Organizzata (G.I.C.O.) di Bari e Lecce sull’intero territorio
regionale, anche mediante la dinamica interlocuzione con il Servizio
Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.)
e i Reparti territoriali insistenti nei distretti di Corte d’Appello.
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Con riferimento ai risultati conseguiti in applicazione della
normativa antimafia, sono stati sottoposti ad accertamenti
patrimoniali 1.191 soggetti; ammonta, invece, a oltre 180 milioni di
euro il valore dei beni mobili, immobili, aziende, quote societarie e
disponibilità finanziarie proposti all’Autorità Giudiziaria per il
sequestro, mentre i provvedimenti di sequestro e confisca operati
hanno raggiunto, rispettivamente, la quota di 160 milioni e di 43,5
milioni euro circa.

Tali misure ricomprendono l’esecuzione di sequestri di prevenzione, ai
sensi del Codice Antimafia, per oltre 120 milioni di euro e confische
in via definitiva di beni per oltre 5 milioni di euro, conseguenti
allo svolgimento di 89 accertamenti nei confronti di soggetti
connotati da c.d. “pericolosità economico-finanziaria”, ovvero coloro
che per condotta e tenore di vita, debba ritenersi che vivano
abitualmente, anche in parte, con i proventi derivanti da ogni genere
di attività delittuosa, in particolare di natura tributaria,
societaria, fallimentare, ecc.

Al contempo, è avvertita l’esigenza di ricorrere in maniera
sistematica e crescente alle alternative misure di prevenzione,
individuate dal Codice Antimafia nell’amministrazione e nel controllo
giudiziario di aziende infiltrate o condizionate dalla criminalità
organizzata, tese al recupero delle condizioni di legalità ed al
reinserimento nel mercato economico di queste realtà imprenditoriali.

Infine, continua incessantemente la collaborazione istituzionale con
le Autorità Prefettizie, quale fulcro del sistema di prevenzione
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antimafia in ambito provinciale. Complessivamente sono stati eseguiti
quasi 5.400 accertamenti a seguito di richieste pervenute dai Prefetti
della Repubblica, la maggior parte dei quali (5.371) riferiti alle
verifiche funzionali al rilascio della documentazione antimafia.

L’azione volta alla prevenzione e repressione del riciclaggio dei
capitali illeciti per impedirne l’introduzione nel tessuto economico-
finanziario sano del Paese, nonché per intercettare possibili pratiche
di finanziamento del terrorismo, si è fondata e continuerà sempre più
a basarsi in futuro, sul piano repressivo, nell’esecuzione di mirate
indagini di polizia giudiziaria e sul piano preventivo,
nell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette inviate
dai soggetti obbligati ai sensi della normativa antiriciclaggio.

Tali attività si sono concretizzate, in particolare, nello sviluppo di
80 indagini di polizia giudiziaria, da cui è scaturita la denuncia
all’Autorità Giudiziaria di 210 persone per i reati di riciclaggio e
autoriciclaggio, 66 delle quali sono state arrestate. Il valore del
riciclaggio accertato si è attestato a oltre 44 milioni di euro,
mentre sono stati effettuati sequestri su ordine della magistratura
per circa 6 milioni di euro.

Sul fronte della prevenzione, i Reparti pugliesi hanno proceduto
all’analisi di 1.620 segnalazioni di operazioni sospette, di cui 1.583
sottoposte a più approfondite indagini, 31 delle quali attinenti
specificamente al fenomeno del finanziamento del terrorismo.

Per il contrasto del riciclaggio di denaro e del finanziamento al
terrorismo la Guardia di Finanza si muove lungo tre importanti
direttrici, tese a valorizzare rispettivamente le informazioni
acquisite nell’ambito delle attività preventive, delle indagini di
polizia giudiziaria e nel corso del controllo economico del
territorio.

In questo contesto assume, inoltre, grande rilievo il monitoraggio dei
movimenti transfrontalieri di valuta che può offrire utili spunti
investigativi per l’avvio di più penetranti approfondimenti. Lo
dimostrano i risultati conseguiti dalle unità operative nell’arco
temporale di riferimento. Ai confini marittimi sono stati, infatti,
eseguiti 1.038 controlli volti a verificare il rispetto delle norme
sulla circolazione transfrontaliera di valuta in entrata e/o in uscita
dal territorio nazionale, che hanno avuto ad oggetto movimenti di
capitali per quasi 12 milioni di euro e hanno condotto
all’accertamento di 451 violazioni nonché al sequestro di somme pari a
oltre 312.000 euro, di cui oltre 205.000 euro per violazioni di
carattere penale e 107.000 euro per violazioni amministrative.

Sempre al fine di garantire la tutela della trasparenza e della
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legalità del sistema economico-imprenditoriale, ulteriore priorità del
Corpo continuerà ad essere quella di reprimere i reati fallimentari,
societari e bancari, nonché i fenomeni usurari e di abusivismo
bancario e finanziario, per salvaguardare i risparmiatori da offerte
di soluzioni d’investimento non sicure.

Con particolare riguardo al campo dei reati fallimentari sono stati
sequestrati beni per un valore pari a oltre 100 milioni di euro, su un
totale di patrimoni risultati distratti di oltre 509 milioni di euro.

Intensificata anche l’azione di contrasto in materia di falsificazione
monetaria, con l’obiettivo di ricostruire l’intera filiera del falso
(attraverso l’individuazione dei centri di produzione e di
distribuzione delle banconote/monete contraffatte). In tale comparto
operativo sono stati denunciati 38 persone, 2 delle quali in stato di
arresto, con l’esecuzione di sequestri di valute, titoli, certificati
e valori bollati contraffatti per un valore complessivo di oltre
594.000 euro.

In tema di sicurezza prodotti, di contrasto alla contraffazione e al
falso made in Italy e di lotta all’illecito sfruttamento economico
delle opere protette dal diritto d’autore, i Reparti operativi
pugliesi hanno eseguito 2.249 interventi e svolto più di 240 deleghe
dell’Autorità Giudiziaria. Sequestrati oltre 38,4 milioni di prodotti
industriali contraffatti, con falsa indicazione “made in Italy” o non
sicuri nonché rilevanti quantitativi di prodotti alimentari recanti
marchi industriali falsificati o indicazioni non veritiere circa
l’origine e la qualità. 3 sono stati, infine, i siti internet oscurati
o sequestrati perché utilizzati per la commercializzazione on line
della merce contraffatta.
CONTROLLO DEL TERRITORIO E CONTRASTO AI TRAFFICI ILLECITI VIA MARE

Il controllo del territorio, del mare e dello spazio aereo sovrastante
per il contrasto ai traffici illeciti è assicurato da un dispositivo
d’intervento unitario, che integra tra loro le componenti
territoriali, investigative, aeronavali e speciali del Corpo.

In questo contesto, assume particolare rilevanza l’attività svolta
dalla Guardia di Finanza a mare in materia di lotta ai fenomeni di
illegalità economico-finanziaria, cui si aggiunge il contrasto dei
traffici illeciti, oggetto di un importante riconoscimento a cura del
D.Lgs. n. 177/2016 e del decreto del Ministro dell’Interno datato 15
agosto 2017 che ha individuato il Corpo quale unica Forza di polizia
nazionale deputata ad assicurare i servizi di Ordine e Sicurezza
Pubblica in ambiente marino, cui sono state affidate le funzioni
operative di sicurezza del mare.

A tale ultimo riguardo, il Comando Regionale Puglia, mediante i
dipendenti assetti aeronavali, collabora con l’Agenzia della Guardia
di Frontiera e Costiera FRONTEX fin dal 2007, anno in cui sono state
avviate le operazioni congiunte per la vigilanza marittima e terrestre
dei confini esterni dell’Unione europea.

Allo stato attuale, gli assetti aeronavali regionali vengono
impiegati, relativamente al settore di competenza, nell’ambito
dell’operazione “THEMIS 2019”, per il controllo del Mediterraneo
centrale e meridionale, cui partecipano numerosi Paesi membri dell’UE,
oltre ad Agenzie europee e Organizzazioni Internazionali e sta,
altresì, prendendo parte, con la propria flotta aeronavale, alle
attività di sorveglianza in Grecia nell’ambito dell’Operazione
“POSEIDON 2019”.

La Guardia di Finanza pone particolare attenzione nell’azione di
contrasto ai fenomeni illeciti che interessano le coste pugliesi:
proprio qui, infatti, si è riacutizzato il fenomeno del traffico di
stupefacenti via mare, attraverso l’uso di potenti gommoni oceanici e
di motoscafi, in grado di trasportare velocemente ingenti quantitativi
di droga.

Nell’ambito della lotta ai traffici illeciti di sostanze stupefacenti
via mare, il Comando Regionale, attraverso gli assetti aeronavali del
Corpo di stanza in Puglia ha sequestrato oltre 17,3 tonnellate di
droga e arrestato 27 narcotrafficanti.

Parlando più in generale, ammontano a quasi 24 tonnellate le sostanze
stupefacenti (di cui 17,3 tonnellate, appunto, in ambito di operazioni
aeronavali) sequestrate dal Corpo tra il gennaio del 2018 e il maggio
del 2019: oltre 23 tonnellate tra hashish e marijuana, 52,5 kg di
cocaina e circa 616 kg di altre droghe. 284 sono stati i
narcotrafficanti arrestati e 63 i mezzi utilizzati per l’illecito
traffico sequestrati. Sul fronte dell’immigrazione clandestina, la
Guardia di Finanza ha arrestato 33 scafisti e sequestrato 27
imbarcazioni, mentre i migranti intercettati dai Reparti territoriali
e navali sono stati, in totale 883.

LE OPERAZIONI DI SOCCORSO E IL CONCORSO NEI SERVIZI DI ORDINE E
SICUREZZA PUBBLICA
                          In aggiunta ai tre obiettivi strategici di
natura operativa, ovvero il contrasto all’evasione, all’elusione e
alle frodi fiscali, agli illeciti in materia di spesa pubblica ed alla
criminalità economico finanziaria, il Corpo persegue un ulteriore
obiettivo “strutturale”: il concorso al mantenimento dell’ordine e
della sicurezza pubblica.

In tale ambito, importante apporto viene assicurato dall’impiego dei
militari specializzati “Anti Terrorismo e Pronto Impiego” (A.T.P.I.),
i cosiddetti “Baschi Verdi”, i cui Reparti sono dislocati su tutte le
province del territorio regionale, che, grazie al loro particolare
addestramento e la conoscenza delle migliori tecniche di polizia, si
caratterizzano per un peculiare dinamismo operativo.

Blitz antidroga della Finanza:
smantellato un pericoloso clan
della Sacra Corona Unita

                                          ROMA – I militari del
Comando provinciale di Lecce della Guardia di Finanza guidato dal
Comandante Col. Luigi Carbone, in collaborazione con i colleghi dello
S.C.I.C.O. di Roma il Servizio centrale investigazione criminalità
organizzata delle fiamme gialle , sotto il coordinamento del
procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi della Direzione Distrettuale
Antimafia di Lecce, sin dall’alba di questa mattina hanno dato corso
ad una vasta operazione antimafia nel Salento, denominata
“Battleship”, contro la Sacra Corona Unita fra Monteroni e Leverano,
Copertino, Porto Cesareo e sud Salento eseguendo 14 ordinanze di
custodia cautelare emessi dal Gip dr. Carlo Cazzella del Tribunale di
Lecce, nei confronti delle nuove “leve” del clan Tornese, aderenti
alla Sacra Corona Unita,    gravati dall’ accusa di associazione a
delinquere di stampo mafioso ed associazione finalizzata al traffico
di sostanze stupefacenti e spaccio di droga. Al vertice
dell’organizzazione mafiosa sarebbe Sandro Caracciolo, detto
“frasola”, fratello della moglie di Mario Tornese, storico “boss del
clan” di Monteroni.

LECCE Ordinanza GdF_SCICO-copia A

L’indagine, brillantemente condotta dal Nucleo Polizia Tributaria GICO
di Lecce, prende avvio dalla localizzazione satellitare di un gommone
ormeggiato nel porticciolo di Torre San Giovanni, a Marina di Ugento,
direttosi in Albania e rapidamente rientrato sulle coste salentine con
a bordo due soggetti. Lo sbarco clandestino evidenziava il trasporto
di un grosso carico trasferito con dei borsoni su tre furgoni in
attesa sulla riva. Col tempo grazie ad efficaci attività investigative
delle Fiamme Gialle si accertava un vasto traffico di droga in un
contesto associativo, con ramificazioni che si estendevano ai rapporti
con un clan mafioso da tempo attivo in Monteroni e zone limitrofe,
riconducibile ai coniugi Caracciolo Alessandro e Montenegro Maria
Antonietta.

Una vera e propria associazione a delinquere di “stampo mafioso” –
come affermato anche nel provvedimento emesso dal G.I.P. – dotata di
una struttura gerarchica e ramificata, che ha consentito alla famiglia
di Monteroni di assumere il controllo totale delle attività
delinquenziali nell’ambito del territorio di propria influenza,
riscuotendo il c.d. “punto” sugli introiti delle attività criminali
(ossia una percentuale su tutte le attività delittuose di rilievo
compiute sul territorio, in misura non inferiore al 20%), imponendo –
tra l’altro – servizi di guardiania in occasione di pubblici
spettacoli, commettendo delitti contro il patrimonio (estorsioni e
furti), assumendo condotte minacciose e/o violente al fine di
realizzare profitti e vantaggi ingiusti, parte dei quali destinati al
sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari e col
preciso scopo di affermare e conservare il proprio controllo mafioso
sul quella porzione di Salento ritenuta di propria pertinenza
(Monteroni, Leverano, Copertino, Porto Cesareo e sud Salento).

LECCE Ordinanza GdF_SCICO-B

                                           La prova del marcato ed
ampio consenso sociale mafioso affermato sul territorio salentino è
dato dalle ripetute richieste rivolte ai vertici dell’organizzazione
per dirimere le più disparate controversie private o per tornare in
possesso di beni o merci precedentemente rubati. L’operazione
“Battleship” ha, inoltre, dimostrato ancora una volta – come in altri
contesti mafiosi nazionali – il decisivo ruolo chiave delle donne del
“clan”, non solo in grado di impartire ordini e dirigere le
operazioni, ma anche in grado di farsi esse stesse protagoniste di
minacce ed intimidazioni per imporre la “forza” e la “presenza” della
famiglia verso coloro i quali si fossero rivelati riluttanti ad
accettare l’egemonia criminale dei “Caracciolo – Montenegro” nel Sud
Salento.

LECCE Ordinanza GdF_SCICO-C

Le indagini dei finanzieri durate circa due anni, hanno ricostruito
l’operatività criminale del gruppo facente capo ad Alessandro
Caracciolo ed alla moglie Maria Montenegro      entrambi di Monteroni
(Lecce), inizialmente affiliati al famigerato clan ‘Tornese’ dal
quale, poi, si sono gradualmente svincolati, avviando una crescente
conflittualità per assicurarsi il controllo del territorio.
Colpita anche un’altra famiglia della Sacra Corona Unita, quella dei
Conte operante a Leverano (Lecce) già coinvolta nel furto di armi
scoperto tempo addietro dalla Forestale a San Cataldo, Marina di
Lecce. Complessivamente Sono 41, le persone denunciate dal Gico della
Guardia di Finanza di Lecce nel corso dell’operazione.        Quattro
persone sono state arrestate in flagranza di reato per traffico di
stupefacenti, e sequestrati 1,208 chili di marijuana, 150 grammi di
eroina e 40,45 grammi di cocaina.

LECCE BIS Ordinanza misura cautelare GdF_SCICO-min

Custodia in carcere per:

Alessandro Caracciolo,57 anni, di Monteroni; Angelo Calcagnile, 44
anni, di Leverano; Mirco Burroni, 36 anni, di Lequile; Simona
Caracciolo, 28 anni, di Monteroni; Salvatore Conte, 50 anni, di
Leverano; Antonio Cordella, 33 anni, di Leverano; Piergiorgio De
Donno, 33 anni, di Porto Cesareo; Alessandro Iacono, 36 anni, di
Leverano; Massimiliano Lorenzo, 43 anni, di Monteroni; Maria
Antonietta Montenegro, 50 anni, di Monteroni; Cristian Nestola, 34
anni, di Leverano; Andrea Quarta,37 anni,di Leverano; Michele
Ricchello, 44 anni, di Alliste.

Custodia ai domiciliari per:
Andrea Ricchello, 30 anni, di Monteroni.
Operazione della Direzione
Nazionale Antimafia contro il
narcotraffico: 27 arresti
ROMA – E’ in corso da questa mattina una vasta operazione antidroga
denominata “Fiori di primavera” condotta dalla Guardia di Finanza del
Comando Provinciale di Lecce guidato dal Colonnello Luigi Carbone con
arresti in Italia e in Albania contro quattro distinti gruppi
criminali italo albanesi responsabili a vario titolo di associazione a
delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale
di sostanze stupefacenti .

                                           Sono oltre 100 i finanzieri
impegnati del Comando provinciale di Lecce con l’ausilio dello
S.C.I.C.O il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata
di Roma della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Nazionale
Antimafia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che
stanno notificando una ordinanza di custodia cautelare richiesta dai
magistrati di Lecce ed emessa dal gip dr. Michele Toriello del
Tribunale di Lecce, a carico di 27 persone (di cui 21 albanesi e 6
italiani) anche in Albania grazie alla collaborazione della Polizia
locale.

Le indagini durate quasi due anni, hanno reso possibile identificare
ed arrestare gli appartenenti a quattro distinti gruppi criminali
italo albanesi, con basi operative nella provincia di Lecce e
ramificazioni in altre regioni italiane (Calabria, Toscana, Emilia
Romagna, Sicilia, Liguria, Lombardia), tutti ritenuti responsabili di
traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ed introduzione
nel territorio nazionale di armi e munizioni da guerra.
I militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Lecce anche con la
collaborazione dei mezzi aerei e delle motovedette del R.O.A.N.
Reparto Operativo Aeronavale di Bari, grazie anche alle alte dotazioni
tecnologiche a loro disposizione, sono riusciti ad “intercettare” le
spedizioni in mare, mappandoli e consentendo di intervenire sui “punti
di sbarco” lungo il litorale pugliese, compiendo ben 26 distinti
interventi operativi nel corso delle indagini ed arrestando in
flagranza 31 persone responsabili, insieme ad altre 90 denunciate a
piede libero, dell’importazione ripetuta in Italia di 8 tonnellate e
mezzo di marijuana e quasi 10 chilogrammi di eroina e cocaina oltre
che di armi e munizioni.
I dettagli dell’operazione sono stati resi noti questa mattina nel
corso di un incontro con la stampa svoltosi a Lecce questa mattina
presso gli uffici della Procura Generale , alla presenza del
Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, del
procuratore capo della Repubblica di Lecce, del Comandante regionale
Puglia Generale Vito Augelli e del Generale Alessandro Barbera
Comandante del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità
organizzata della Guardia di Finanza. Per il dr. Cafiero de Raho il
risultato dell’ operazione odierna “si tratta di un’operazione di
grande importanza perché abbiamo operato in stretta collaborazione con
la polizia albanese. L’organizzazione si fondeva con elementi della
criminalità italiana e riusciva ad immettere marijuana eroina e
cocaina sul mercato europeo: questo ci dà la misura di quanto
pericolosa sia la criminalità albanese”.
Importante ed efficiente è stata anche la collaborazione
internazionale che ha visto cooperare al meglio il Ministero della
Giustizia e dell’Interno, la Direzione Centrale per i Servizi
Antidroga (D.C.S.A.), l’Interpol ed il Servizio per la Cooperazione
Internazionale di Polizia (SCIP – Ufficio dell’esperto per la
sicurezza in Albania) grazie ai quali i Finanzieri del Nucleo di
polizia economico finanziaria di Lecce e dello S.C.I.C.O il Servizio
Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia
di Finanza, sono riusciti – in sinergia con la Polizia nazionale
albanese – a rintracciare all’alba di oggi i destinatari
dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere , che nel frattempo si
erano rifugiati in Albania.

I capi dell’organizzazione e gli scafisti erano albanesi mentre gli
italiani si occupavano della fase logistica dello smistamento , a
partire dallo stoccaggio alla successiva commercializzazione delle
partite di droga sul territorio italiano.      Gli scafisti venivano
reclutati in Albania ed avevano il compito di trasportare, tonnellate
di marijuana, oltre che cocaina ed eroina stipati su potenti gommoni
supermotorizzati, dalle coste albanesi a quelle salentine. La fase
logistica in Italia, ossia il temporaneo stoccaggio e la
commercializzazione, veniva affidata a complici italiani.
Alcuni traffici di droga avvenivano anche sulle coste della litoreanea
jonica, con dei carichi provenienti dall’ Albania che venivano
scaricati a Torre Colimena (Manduria) in provincia di Taranto. Nel
capoluogo jonico infatti è stati arrestato un “corriere” Michele
Marini durante il viaggio di ritorno dalla Calabria. Altri tre
trafficanti, Francesco Delle Grottaglie e Gaetano Intranova nativo di
Manduria e residente a Maruggio (TA) e l’ albanese Gerard Lamaj sono
indagati nell’inchiesta per aver acquistato e trasportato 70 pacchi di
marijuana dall’ Albania sino alla costa tarantina, in località
Campomarino di Maruggio (Manduria, Taranto) . Un albanese Kujtim
Elmazi veniva fermato    sulla SS Brindisi-Taranto all’altezza dello
svincolo per Taranto Tamburi alla guida di una Panda con cui
trasportava  31 kg.di marijuana e tratto in arresto.

GdG Lecce _mafia copia

Dall’inchiesta è emerso che i     gruppi criminali di spessore anche
mafioso, presenti in Sicilia ed in altre città italiane, si
sono ripetutamente rivolti agli albanesi arrestati oggi dalla Guardia
di Finanza, per approvvigionare i rispettivi mercati di ingenti
quantitativi di stupefacente pagato in anticipo e in contanti come
dimostrano i numerosi sequestri di banconote, producendo un vorticoso
flusso di denaro verso il Salento e l’Albania sulle cui tracce si sono
posti gli inquirenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della
Guardia di Finanza.

“La giornata di oggi corona un lavoro portato avanti negli ultimi anni
– ha aggiunto il comandante regionale della Guardia di Finanza
Generale Vito Augelli– arresti, denunce, sequestri e investigazioni
sono un patrimonio importante che assesta un colpo duro alla
criminalità nella nostra regione”.
Gli arrestati pugliesi sono: Donato Carlucci 35enne di
Brindisi, Gianfranco Contestabile, 51enne di Brindisi; Giancarlo De
Simone 52enne di Oria;           Salvatore Santoro, 51enne di
Brindisi; Francesco Tarantini, 62enne di Brindisi ; Giuseppe
Vantaggiato, 41enne di Brindisi.

I nomi degli arrestati
Il gruppo degli albanesi:

Altin Avdurami, 46 anni, residente a Castro (Lecce);
Arben Pazi, 42 anni;
Arbnor Hoxhaj, 34 anni;
Artur Malo, 35 anni;
Bernanrd Tahiarj, 35 anni,
Bilbil Kabello, 34 anni;
Denis Pashaj, 33 anni;
Dino Abazi, 37 anni;
Dorian Alikaj, 35 anni;
Dorjan Pashaj, 34 anni;
Eduart Sallaku, 50 anni;
Elvin Xamo, 40 anni;
Erjon Xhelili, 36 anni;
Fatmir Xhelili, 38 ani;
Klaudio Fani, 34 anni;
Kristian Nuredinaj, 36 anni;
Kujtim Elmazi, 58 anni;
Luka Beqiraj, 32 anni;
Nertil Gerra, 31 anni;
Raul Zenunaj, 40 anni;
Ajet Cepaj, 50 anni.

Il gruppo degli italiani:

Giancarlo De Simone, 52 anni, di Oria (Brindisi)
Ai domiciliari:
Donato Carlucci, 35 anni, di Brindisi;
Gianfranco Contestabile, 51 anni, di Brindisi;
Salvatore Santoro, 51 anni, di Brindisi;
Giuseppe Vantaggiato, 41 anni, di Brindisi;
Francesco Tarantini, 62 anni, di Brindisi.

(notizia in aggiornamento)

Guardia di Finanza. maxi operazione
antidroga a Roma. In carcere anche
un Casamonica

                                           ROMA – Dalle prime luci
dell’alba militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Roma e dello S.C.I.C.O. il Servizio Centrale Investigazione
Criminalità Organizzata stanno eseguendo una vasta operazione
antidroga, coordinata dal pm Giovanni Musarò e dal procuratore
aggiunto dr. Michele Prestipino della Direzione Distrettuale Antimafia
di Roma, nei confronti di un gruppo criminale dedito al traffico
internazionale di cocaina.Tra i 5 soggetti colpiti dall’ordinanza di
custodia cautelare emessa dal G.I.P. dr. Nicolò Marino del Tribunale
di Roma vi è Salvatore Casamonica, un elemento di spicco dell’omonimo
clan sinti.

I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare sono Salvatore
Casamonica (classe 1976), attualmente in carcere; Silvano
Mandolesi     (classe     1968),     attualmente     agli    arresti
domiciliari;      Tomislav    Pavlovic     (Montenegrino,      classe
1979); Dorian Petoku (Albanese, classe 1988); Marcello
Schiaffini (classe 1966), quest’ultimo destinatario della misura degli
arresti domiciliari.

“Ti ho portato uno di questi telefoni che sono criptati, nessuno può
entrare nel nostro sistema perché è a uso militare, invece tu lo devi
accendere per parlare con noi… questo non è rintracciabile, si paga
1.500 euro ogni sei mesi per i messaggi, questi si cancellano dopo
sette giorni in automatico”       così    Salvatore Casamonica, che
sostituiva nei grandi traffici il padre e il fratello entrambi
ristretti in carcere , parlava con il “francese”, un collaboratore di
giustizia, infiltrato nell’organizzazione di narcotrafficanti. dalla
procura che ha reso possibile scoprire i dettagli del piano.

                                           La mente del gruppo
era    Salvatore Casamonica, il suo braccio operativo era
Pavlovic recatosi più volte in trasferta in Brasile per
l’organizzazione logistica e per curare i rapporti con gruppi
criminali locali e quindi trovare i funzionari doganali da corrompere,
mentre l’ albanese Petoku si relazionava con lui per preparare i
carichi, . Schiaffini avrebbe fatto in più occasioni da “pizzino” ,
portatore dei messaggi del Casamonica destinati agli altri complici,
in modo da evitare contatti diretti tra gli indagati e minimizzare il
rischio di essere intercettati. Tutti gli incontri tra gli agenti
sotto copertura e Salvatore Casamonica sono stati osservati dai
militari dello S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza che hanno
effettuato anche sofisticati impercettibili pedinamenti da Ciampino a
Frascati fino agli hotel romani.
In un’intercettazione con il francese, presente nell’ordinanza di
custodia cautelare notificata ieri, Casamonica “che non aveva problemi
e poteva contare sugli uomini a Ciampino”, spiegava i dettagli
dell’operazione. “Siamo a 25mila euro a cassetta” ossia al chilo ma si
lamentava anche dei controlli “adesso è tutto fermo, con questo
terrorismo hanno bloccato tutto quanto”. I piani dei narcotrafficanti
vanno avanti da aprile 2017 a luglio 2018. Il carico della cocaina
doveva avvenire a Santo Domingo, in quanto che l’agente infiltrato
dalla DEA l’ agenzia federale antidroga americana, aveva detto di non
voler prendere la coca in Bolivia, dove per le tensioni politiche
sarebbe stato più controllato, e arrivare a Ciampino dove
l’organizzazione aveva ottimi agganci. “Non serve niente, basta che
scendono con i bagagli. Li prende e li porta con lui… noi siamo più
del 100 per cento, intendo noi lo possiamo fare“.

                                            I primi quattro tutti
pluripregiudicati, mentre il primo recentemente colpito da un
provvedimento coercitivo nell’ambito della nota operazione “GRAMIGNA”
per il delitto di associazione mafiosa – sono indagati, a vario
titolo, per essersi fatti promotori di un “cartello” di gang operanti
nel settore del narcotraffico, consorziatesi allo scopo di finanziare
e organizzare l’acquisto di ingenti partite di droga, destinate ad
alimentare le piazze di spaccio romana e napoletana. In tale contesto,
il Casamonica ha svolto un ruolo di primissimo piano, intrattenendo,
con il contributo del suo luogotenente Silvano Mandolesi, contatti con
narcos sudamericani, con i quali stringeva accordi per l’importazione
in Italia dell’intera produzione annua di cocaina loro riferibile,
stimata in circa 7 tonnellate. I trasporti dei carichi di droga
dovevano avvenire utilizzando un aereo privato, sul quale sarebbe
stata stivata circa 1 tonnellata di droga per viaggio.

Contemporaneamente l’ albanese PETOKU si relazionava con taluni
narcotrafficanti brasiliani per reperire ulteriori quantitativi di
stupefacenti, supportato dal sodale Pavlovic, il quale si recava, a
più riprese in Brasile, nella città di San Paolo, per curare gli
aspetti logistici dell’illecito traffico, adoperandosi – con l’ausilio
di gruppi criminali autoctoni – nel tentativo di corrompere funzionari
doganali in servizio presso lo scalo aeroportuale della metropoli
brasiliana, allo scopo di eludere eventuali controlli. Marcello
Schiaffini risponde, invece, del reato di favoreggiamento personale,
per essersi fatto latore, in più circostanze, di messaggi
del Casamonica indirizzati agli altri sodali, onde evitare contatti
diretti tra gli indagati e minimizzare, conseguentemente, il rischio
di essere intercettati.

Le indagini di tipo “tradizionale” sono state accompagnate da una
strutturata “operazione speciale”, avviata dagli investigatori del
G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dello
S.C.I.C.O. attraverso l’infiltrazione nell’organizzazione criminale di
agenti “undercover”, che sono riusciti a entrare in contatto
con Casamonica, conquistandone la fiducia e ottenendo dal pregiudicato
compiti di assoluta delicatezza, fondamentali ai fini del
perfezionamento delle importazioni di droga, fino al reclutamento del
pilota e dell’aereo a bordo del quale sarebbe stata trasportata la
droga. A tal fine, si è rivelata preziosa la collaborazione con
l’agenzia federale americana D.E.A. statunitense, che ha messo a
disposizione dell’Autorità giudiziaria italiana un proprio agente e un
aeromobile.

Successivamente, considerato che gli indagati avevano mutato i propri
progetti delittuosi, individuando nell’aeroporto della cittadina
svizzera di Sion il luogo di arrivo in Europa dello stupefacente,
veniva intrapresa, tramite la Direzione Centrale per i Servizi
Antidroga, una proficua attività di cooperazione internazionale con la
Polizia di Ginevra. che disponeva anch’essa l’impiego di un proprio
agente under cover, che si fingeva funzionario doganale in grado di
garantire l’uscita “sicura” del narcotico.

L’importazione della cocaina il cui quantitativo, già disponibile in
Sud America, è stato stimato tra i 500 e i 1000 Kg, a fronte di un
“investimento” da parte dell’associazione per delinquere pari a circa
4,5 milioni di euro – non si concretizzava atteso che, nel luglio del
2018, Salvatore Casamonica veniva arrestato, in applicazione di
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso
il Tribunale di Roma, all’esito della citata indagine “GRAMIGNA”.

Tale circostanza determinava l’interruzione dei contatti tra gli
indagati e gli agenti sotto copertura e, in definitiva, l’abbandono
dell’ambiziosa iniziativa criminale, venuto meno il principale
“promotore” e finanziatore. Ciò nonostante, le granitiche fonti di
prova raccolte hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere
l’odierno provvedimento di cattura. L’operazione è in corso nel Lazio
e in Toscana, nonché in territorio albanese, dove, in collaborazione
con le locali autorità di polizia, attivate dal Servizio per la
Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno in
sinergia con il II Reparto del Comando Generale della Guardia di
Finanza, si sta procedendo alla cattura di Dorian Petoku.

Operazione Antimafia: stop alla
raccolta illecita di scommesse
gestita dalla criminalità
organizzata in Sicilia
CATANIA – Su disposizione
dal procuratore capo dr. Carmelo Zuccaro alla guida Procura
distrettuale della Repubblica di Catania, la Guardia di Finanza, la
Polizia di Stato e i Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando
provinciale di Catania, questi ultimi con il concorso del ROS il
Raggruppamento Operativo Speciale dell’ Arma, hanno dato esecuzione a
28 provvedimenti di fermo, anche nei confronti di esponenti dei clan
mafiosi siciliani Santapaola-Ercolano e Cappello, dediti al controllo
illecito del mercato delle scommesse sportive e dei giochi esercitati
attraverso rete telematica e raccolte da banco.

I reati contestati sono quelli di associazione mafiosa; di
associazione a delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata
all’illecito esercizio sul territorio nazionale di giochi e scommesse
sportive; di riciclaggio; di autoriciclaggio; di intestazione fittizia
di beni; di truffa a danno dello Stato; di omessa e infedele
dichiarazione dei redditi, reati aggravati dalla finalità di
agevolazione dell’associazione di stampo mafioso, per avere consentito
ai due sodalizi mafiosi summenzionati l’infiltrazione e la connessa
espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line, nonché
l’autoriciclaggio dei proventi derivanti dalle attività criminose
delle stesse associazioni. Contestualmente all’esecuzione dei
provvedimenti di fermo, sono stati eseguiti in via d’urgenza sequestri
preventivi di beni per un valore di circa 70 milioni di euro
localizzati sia in Italia che all’estero, nonché di quarantasei
agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di
Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa.

Per comprendere come le mafie si siano mosse nel mondo del gioco
online, determinanti sono state le dichiarazioni di un “pentito”,
Fabio Lanzafame, professionista del betting e titolare di diverse
società a cui si appoggiavano i siti illegali per la raccolta delle
scommesse, che ha operato con i clan reggini, catanesi e baresi per lo
sviluppo e l’imposizione sul mercato di varie piattaforme di gioco. È
stato lui a svelare le nuove frontiere degli affari criminali. La
mafia militare – si legge nei documenti – ormai ha ceduto il passo
alla mafia degli affari e anche questa si va evolvendo.

“Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali e tu vai
ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che vanno a
fare così: Bam, bam!“, diceva al telefono uno degli indagati. “Io
cerco quelli che fanno così, invece: Pin, pin! Che cliccano! –
continuava, mentre l’interlocutore ride – quelli cliccano e
movimentano. È tutta una questione di indice, capito?“. Ai clan oggi
serve gente che abbia dimestichezza con i computer e poche remore,
perché basta un clic per guadagnare milioni di euro.

                                            In particolare, la Guardia
di Finanza di Catania, con l’ausilio dello S.C.I.C.O. il Servizio
Centrale Investigazione Criminalità Organizzata delle Fiamme Gialle,
ha dato esecuzione a sequestri preventivi finalizzati alla confisca,
anche per “sproporzione”, di un patrimonio complessivo dell’ingente
valore sopra indicato in virtù di approfondite indagini economico-
finanziarie condotte da questa stessa forza di Polizia e con
l’attivazione dei canali di cooperazione internazionale giudiziaria e
di polizia che hanno consentito di individuare e sequestrare circa un
centinaio di rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e
nelle Isole di Man, mentre altrettanti conti correnti e depositi
bancari sono stati individuati in altri Paesi.

La stessa Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato venticinque centri
scommesse attivi nelle province di Catania, Messina e Siracusa; l’Arma
dei Carabinieri ne ha sequestrata uno con sede in Misterbianco (Ct)
mentre altre venti sono stati individuati e sequestrati dalla Polizia
di Stato, riconducibili direttamente o indirettamente al clan
Cappello.
Le indagini condotte dalle tre forze di polizia sono state distinte ed
autonome tra loro ma coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia
di Catania secondo un unico progetto investigativo che prevedeva la
suddivisione delle aree di intervento in modo che Guardia di Finanza e
Carabinieri si occupassero delle attività illecite facenti capo ad
esponenti di spicco della famiglia catanese di Cosa Nostra ed in
particolare a Carmelo Placenti, Giuseppe Gabriele Placenti e Vincenzo
Placenti, che gestivano l’ attività criminale per conto della famiglia
Santapaola Ercolano anche in settori diversi da quello del gaming on
line era già ben nota ai militari dell’Arma, mentre la Polizia di
Stato seguiva le attività illecite riconducibili ad esponenti di
rilievo del clan Cappello.

Le indagini si sono avvalse tutte, oltre che di attività tecniche e
dinamiche, del contributo di un collaboratore di giustizia che era
stato, grazie alle proprie competenze tecniche specifiche, l’ideatore
della struttura organizzativa utilizzata dai predetti sodalizi mafiosi
per operare nel settore e che è stato quindi in grado di fornire la
chiave di lettura idonea a disvelare il sistema illecito una volta che
ha deciso di collaborare con la giustizia per sottrarsi al controllo
delle predette organizzazioni che non gli avrebbero mai consentito di
uscire da tale sistema che procurava loro ingenti profitti derivanti
da un volume di scommesse, quantificato dalla Guardia di Finanza di
Catania, con l’ausilio di esperti del GAT il Nucleo Speciale Frodi
Tecnologiche di Roma, solo per il sito web “revolutionbet365.com” in
circa venti milioni di euro per il periodo dall’ottobre del 2016 al
giugno del 2017, volume di scommesse del tutto sconosciuto all’Erario.
Tale attività criminale ha assicurato ai sodalizi mafiosi catanesi un
profitto complessivo di oltre 50 milioni di euro tra il 2011 e il
2017.

Le agenzie di scommesse controllate direttamente o indirettamente dai
sodalizi mafiosi simulavano un’attività di trasmissione dati per la
raccolta “on line” di scommesse, ma in realtà operavano la
tradizionale raccolta “da banco” per contanti. La riconducibilità ai
sodalizi mafiosi di tali agenzie veniva schermata attraverso un
reticolo di società estere ( localizzate principalmente nelle Antille
Olandesi a Curaçao) amministrate da prestanome, che permetteva alle
consorterie criminali di riciclare, anche attraverso il passaggio di
denaro sui conti correnti accesi in Paesi non cooperativi, i guadagni
illecitamente conseguiti.

Il gruppo PLACENTI, attraverso il sito revolutionbet, aveva compiuto
un autentico salto imprenditoriale assurgendo al primario ruolo di
“bookmaker” in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming con
una rete commerciale di 8 master sotto i quali hanno operato 28
commerciali, 7 “sub-commerciali” e 20 “presentatori”. I Placenti
avevano così messo a frutto il ruolo di “master” ricoperto negli anni
2011 -2015 nell’area catanese per conto del noto marchio
“PLANETWIN365”. Nello specifico, Carlo Paolo Tavarelli e Ivana
Ivanovich, negli anni “pre-sanatoria” dal 2011 al 2015, responsabili
dei settori vendita e marketing, nonché titolari di quote societarie
della holding “SKS365”, attiva in Italia con il brand “PLANETWIN365”,
promuovevano e alimentavano una parallela rete PLANET per l’esercizio
abusivo di giochi e scommesse che avveniva sia attraverso la raccolta
“da banco”, non consentita ai punti di commercializzazione (PDC), che
mediante la creazione e il funzionamento di siti web paralleli (
quelli con estensione .com) affidati alla gestione di un esperto
informatico (ora collaboratore di Giustizia), quale “master” per la
Sicilia, e ai fratelli Placenti, quali “master” per l’area catanese.

Gli ingenti guadagni originati dall’attività organizzata di raccolta
delle scommesse, sono stati reintrodotti dalle compagini criminali nel
circuito economico legale mediante l’acquisizione di svariate attività
commerciali, la maggior parte delle quali operative nel gaming avente
la loro sede non solo in Italia ma anche all’estero. Gli accertamenti
patrimoniali condotti dai Finanzieri di Catania hanno disvelato, in
capo al “gruppo PLACENTI”, l’esistenza di un patrimonio sproporzionato
rispetto alle capacità reddituali e, per le attività commerciali,
schermato mediante fittizie intestazioni.

Le indagini, estese ai loro compartecipi – titolari delle software
house, società di servizi necessarie per il funzionamento dei siti
scommesse nonché le figure apicali della holding “SKS365” per il
marchio “PLANETWIN365” – hanno consentito alla Procura di Catania di
emettere provvedimenti ablativi cautelari per 42 unità immobiliari e
36 società commerciali (tra le quali oltre a società nazionali ed
estere attive nel gaming anche un autosalone, una società di
rimessaggio di barche e noleggio di moto d’acqua, una palestra, una
squadra di calcio militante nel campionato di Promozione). Tra i beni
di particolare pregio, vi sono una villa sul mare, edificata ad
Augusta e non censita al catasto e un lussuoso appartamento di 11 vani
sita a Castelnuovo di Porto a Roma (fittiziamente intestato a un
Gruppo Europeo di Interesse Economico maltese) nonché 5 appartamenti
in Austria (Vienna e Innsbruck).

Queste le persone arrestate dalla Guardia di Finanza per
conto della Procura di Catania:
 1.   AURIGEMMA Anna
 2.   BARRETTA Salvatore;
 3.   BONACCORSO Orazio
 4.   CHILLE’ Antonio
 5.   DI CIO’ Federico;
 6.   DI MAURO Cristian
 7.   DI SALVO Carmelo;
 8.   GIUFFRIDA Danilo Mario
 9.   INSANGUINE Simone
10.   LIOTTASIO Gaetano;
11.   MAZZERBO Angelo Fabio
12.   TAMIRO Riccardo

Placenti Carmelo, Placenti Giuseppe Gabriele e Placenti Vincenzo sono
stati, invece, arrestati dai Carabinieri del R.O.S.e del Comando
provinciale di Catania .

Per quanto concerne le indagini condotte dalla Polizia di Stato,
gli investigatori Squadra Mobile di Catania e dallo S.C.O. il Servizio
Centrale Operativo , hanno consentito di accertare che, con analoghe
modalità tecniche ispirate a suo tempo dall’odierno collaboratore di
giustizia, gli interessi del clan Cappello in tale settore del gaming
on line clandestino venivano curati, sul versante catanese, da
Giovanni Orazio Castiglia , legato da rapporti diretti di parentela a
Salvatore Massimiliano Salvo, esponente di vertice del predetto clan,
mentre sul versante aretuseo emergeva la figura dell’imprenditore
Antonino Iacono, residente a Pachino (SR), quale garante dei medesimi
interessi.

Venivano così a delinearsi due distinte associazioni   a delinquere,
dedite all’esercizio del gaming on line clandestino,   che perseguivano
interessi illeciti coincidenti con quello perseguito   dalla compagine
mafiosa di riferimento e che operavano, pertanto, al   fine di agevolare
e rafforzare l’operatività del clan Cappello.

Il Castiglia è ritenuto organizzatore e direttore dell’associazione
per delinquere, promossa da Salvatore Massimiliano Salvo (al quale è
contestato il ruolo di capo promotore), finalizzata all’esercizio
abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai
danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio,
all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio
dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a
società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione
della normativa di settore, di quella fiscale, anti-riciclaggio,
ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco “on line”
finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed
al gioco d’azzardo.

In particolare, si fa riferimento alla rete operante su siti con
estensione “.com” denominati, tra gli altri, “Futurebet,
Futurebet2021, Future2bet2021, Betworld365, Betcom29, Betcom72”,
mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte
dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’A.D.M., tutti
operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra), utilizzati
all’interno di sale scommesse, Internet point, C.E.D., C.T.D ed
esercizi commerciali. Tali attività, in alcuni casi, erano
fittiziamente intestate a soggetti compiacenti.

Della “doppia veste” degli illeciti conseguiti erano certamente
consapevoli i vertici della associazioni in parola, tra cui Giovanni
Conte, organizzatore della rete di agenzie operanti nei territori di
Siracusa, Augusta (SR), Gela (CL), Vittoria (RG) e Floridia (SR),
braccio destro di Fabio Lanzafame e responsabile della gestione
territoriale della rete “.com”; Davide Cioffi, socio responsabile-
accettazione della rete “.com”; Gino Vincenzo D’ Anna, responsabile
tecnico- finanziario della rete “.com”; Pietro Salvalaggio, socio di
Fabio Lanzafame, responsabile per la Sicilia occidentale della rete di
siti “.com”, nonché tutti coloro che, all’interno della rete illecita
rivestivano il ruolo di “master”, tra cui Antonino Russo e Francesco
Nania, Andrea Di Bella, Santo D’Agata, Angelo Antonio Susino, Giovanni
Di Pasquale e Salvatore Truglio.

A Giovanni Orazio Castiglia è stato, altresì, contestato il reato di
concorso esterno nell’associazione mafiosa Cappello perché, pur non
essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva
sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di talune
attività ed al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato
e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della
rete necessaria per realizzare i giochi on line, acquisendo agenzie,
dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro
necessario per le vincite, in tal modo fornendo un contributo causale
di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del
predetto clan mafioso.

Castiglia e lo Iacono inoltre, sono ritenuti organizzatori e direttori
anche di una ulteriore associazione a delinquere, anch’essa facente
capo al leader promotore Salvatore Massimiliano Salvo che in termini
e modalità del tutto speculari rispetto a quella prima citata, operava
specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta
abusiva di scommesse “on line” tramite i siti con estensione “.com”
denominati, tra gli altri, “Premierwin365”, “Special2bet”, “Goplay33”,
“Racing dogs”, “betcom29.com”, “stanleybet”, anch’essi mutevoli in
ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità
amministrativa, non autorizzati dall’A.D.M. e tutti operanti su server
esteri (Malta, Austria, Inghilterra).

Questi i fermati dalla Polizia di stato per conto della
Procura di Catania:
 1.   CASTIGLIA Giovanni Orazio (cl.1984);
 2.   CIOFFI Davide (cl.1972);
 3.   CONTE Giovanni (cl.1965);
 4.   D’AGATA Santo (cl.1973);
 5.   D’ANNA Gino Vincenzo (cl.1967);
 6.   DI BELLA Andrea (cl.1991);
 7.   DI PASQUALE Giovanni (cl.1968);
 8.   IACONO Antonino (cl.1959);
 9.   NANIA Francesco (cl.1976);
10.   RUSSO Antonino (cl.1980);
11.   SALVAGGIO Pietro (cl.1963);
12.   SUSINO Angelo Antonio (cl.1974);
13.   TRUGLIO Salvatore (cl.1983).

I complimenti e ringraziamenti del Ministro dell’ Interno . “Business
delle scommesse online: 68 mafiosi arrestati e beni sequestrati per un
miliardo di euro. Grazie a Polizia, Carabinieri e Guardia di
Finanza. Avanti così, la mafia mi fa schifo”        ha dichiarato il
ministro dell’Interno Matteo Salvini.
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