La Guardia di Finanza festeggia in Puglia il 245 anniversario
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La Guardia di Finanza festeggia in Puglia il 245° anniversario ROMA – Sono stati 71.499 gli interventi ispettivi conclusi dai Reparti pugliesi della Guardia di Finanza tra il gennaio del 2018 e il maggio del 2019; 10.623 sono, invece, le indagini delegate al Corpo, nello stesso periodo, dalla magistratura ordinaria e contabile. Cifre, queste, che danno il senso dell’intensificazione delle attività delle Fiamme Gialle contro i più gravi fenomeni di illegalità economico- finanziaria. PIANO D’AZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA Interventi mirati, indirizzati nei confronti di target accuratamente selezionati grazie ad attività di intelligence, al controllo economico del territorio e ad analisi di rischio, ulteriormente migliorata, quest’ultima, in ragione della potenziata interazione tra le banche dati a disposizione e all’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria.
LOTTA ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE FRODI FISCALI Evasione fiscale internazionale, frodi carosello, indebite compensazioni e traffici illeciti di prodotti petroliferi si confermano al centro dell’attenzione operativa del Comando Regionale Puglia. Settori in cui, nel 2018 e nei primi 5 mesi del 2019, ha eseguito, nell’ambito di piani d’intervento coordinati con l’Agenzia delle Entrate, 4.613 interventi ispettivi. Sono stati riscontrati 984 reati fiscali principalmente, emissione e utilizzo di fatture false, dichiarazioni fraudolente e occultamento delle scritture contabili e denunciate 946 persone. 944 le indagini delegate dalla magistratura e a circa 238 milioni di euro le proposte di sequestro avanzate. Le misure patrimoniali eseguite ammontano ad oltre 36 milioni di euro, mentre sono 26 le persone arrestate.
Importanti i risultati conseguiti a livello regionale dal Corpo anche nel settore del contrasto alle frodi all’Iva (meglio note come “frodi carosello”), in quello dei carburanti e delle indebite compensazioni di debiti tributari e previdenziali con crediti IVA fittizi, che hanno visto, in diversi casi, anche il coinvolgimento di professionisti. Sono 213, infatti, i casi scoperti di società “cartiere” o “fantasma” utilizzate per frodi carosello o indebite compensazioni Nel contrasto all’economia sommersa sono stati individuati 847 evasori totali, cioè soggetti sconosciuti al Fisco, che hanno evaso complessivamente circa 148 milioni di IVA. Inoltre, sono stati verbalizzati 947 datori di lavoro per aver impiegato 2.820 lavoratori in “nero” o irregolari . Ammontano complessivamente a 465 gli interventi nel settore delle accise, che hanno portato al sequestro di oltre 624 tonnellate di carburante oggetto di frode, cui si aggiunge un consumato in frode di oltre 104.000 tonnellate. Nel settore dei giochi e delle scommesse illegali, i controlli eseguiti sono stati 1.475 con 475 violazioni rilevate; sono, invece, 33 le indagini di polizia giudiziaria concluse nello stesso comparto. Al riguardo, il Comando Regionale Puglia ha periodicamente disposto l’esecuzione di piani straordinari di interventi, finalizzati a prevenire e reprimere tale fenomeno illegale. I 538 interventi a contrasto del contrabbando e delle frodi doganali hanno portato al sequestro di 26 tonnellate di tabacchi lavorati
esteri e di 18 mezzi aerei, navali e terrestri. Fortemente intensificate anche le indagini contro il commercio internazionale della fauna e della flora in via di estinzione, tutelate dalla Convenzione di Washington (c.d. C.I.T.ES.): il Corpo ha partecipato, quale Autorità nazionale competente, alle principali operazioni congiunte svolte nel settore, eseguendo, negli spazi doganali, 81 controlli. CONTRASTO AGLI ILLECITI NEL SETTORE DELLA TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA. L’azione della Guardia di Finanza contro gli illeciti in materia di spesa pubblica è finalizzata a individuare quelle condotte che, pregiudicando la legalità e la correttezza nella Pubblica Amministrazione, minano il puntuale utilizzo delle risorse, favorendo sprechi e malversazioni. Il settore è strategico per la Regione Puglia: solo un equo impiego degli investimenti e dei fondi pubblici può, infatti, sostenere la competitività e una piena ripresa del tessuto economico regionale. È per questa ragione che il Corpo continua a rafforzare il proprio dispositivo di vigilanza, che si sviluppa lungo una duplice direttrice: il potenziamento delle unità operative territoriali dedicate allo specifico settore di servizio e l’intensificazione delle collaborazioni con le Autorità e gli Enti di gestione, con particolare riferimento ai settori della spesa previdenziale, sanitaria, dei fondi
europei destinati alla realizzazione di progetti, dove il corretto impiego delle risorse, oltre a contribuire a contenere l’esborso complessivo dello Stato e degli Enti locali, si traduce in un miglioramento della qualità della spesa, con positive ricadute in termini di sviluppo del territorio. È in questo senso che vanno valutati i risultati conseguiti dalla Guardia di Finanza pugliese nel settore nel periodo gennaio 2018- maggio 2019. Ai 6.694 gli interventi svolti a tutela dei principali flussi di spesa pubblica, dagli appalti agli incentivi alle imprese, dalla spesa sanitaria alle erogazioni a carico del sistema previdenziale, dai fondi europei alla responsabilità per danno erariale, si aggiungono 862 deleghe d’indagine concluse in collaborazione con la Magistratura ordinaria e 208 deleghe svolte con la Corte dei Conti. Le frodi scoperte dai Reparti in danno del bilancio nazionale, comunitario e locale sono state pari a oltre 167 milioni di euro, mentre si attestano intorno ai 43,5 milioni quelle nel comparto della spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria, con un numero di persone denunciate complessivamente pari a 1.508 . Sul versante dei danni erariali sono state segnalate, a carico di 741 soggetti, condotte illecite alla Magistratura contabile per oltre 282 milioni di euro, mentre sono stati eseguiti sequestri per oltre 12 milioni di euro . I controlli svolti in materia di prestazioni sociali agevolate e di
indebita esenzione dal pagamento dei ticket sanitari hanno fatto emergere tassi di irregolarità pari, rispettivamente, al 23,5% e al 93,96%. Nel caso dei ticket sanitari è stata sviluppata una specifica analisi di rischio in grado di evidenziare i nominativi di beneficiari già caratterizzati da elevati indici di anomalia. Passando al settore degli appalti, il valore delle procedure contrattuali risultate irregolari è stato oltre 131 milioni di euro; contestualmente, l’ammontare complessivo delle gare sottoposte a controllo si è attestato a 831 milioni di euro. Le persone denunciate per reati in materia di appalti, corruzione e altri reati contro la Pubblica amministrazione sono state 101, di cui 7 tratte in arresto . Un sicuro indice dell’efficienza dell’azione investigativa è rappresentato dai dati sui sequestri. Le determinazioni dell’Autorità giudiziaria che ha accolto le proposte di sequestro avanzate dai Reparti del Corpo rappresentano, infatti, la concreta misura della possibilità per lo Stato di vedere ristorati i danni causati dai fenomeni di illegalità, frode, malaffare e cattiva gestione scoperti dalla GdF. In questa prospettiva l’azione dei Reparti della Guardia di Finanza è in pieno svolgimento anche in Puglia per disvelare condotte illecite, sprechi di fondi e risorse pubbliche, fenomeni corruttivi e di disonestà nei riguardi della Pubblica Amministrazione, attraverso interventi mirati e indagini di polizia giudiziaria. CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
Sul fronte del contrasto alla criminalità economico-finanziaria, sono state 15.005 le attività ispettive condotte allo scopo di individuare le diverse forme di infiltrazione e gli interessi finanziari, economici e imprenditoriali della criminalità. Le attività investigative sono orientate verso contesti che, sulla base di una preventiva analisi delle fenomenologie illecite presenti nelle singole realtà territoriali, risultino connotati da concreti e immediati profili di rischio: si pensi ai negozi giuridici conclusi da soggetti apparentemente privi di adeguate capacità finanziarie; o ancora ai settori di particolare rilevanza strategica come, ad esempio, quello dei prodotti energetici, o ancora ai casi di reimpiego di proventi illeciti in quelli che vengono definiti “beni rifugio” (diamanti, metalli preziosi, valute pregiate, opere d’arte, reperti archeologici, ecc.). In quest’ottica, si è proseguito nell’opera di rafforzamento dello sviluppo degli accertamenti patrimoniali in applicazione della normativa antimafia (anche nei confronti di soggetti connotati da “pericolosità economico-finanziaria”) e del monitoraggio delle diverse manifestazioni della criminalità nel territorio di riferimento (includendo la c.d. “area grigia”, rappresentata da soggetti che, pur non affiliati alle consorterie, si propongono quali facilitatori della penetrazione criminale nel tessuto socio/economico) attraverso un’estesa proiezione dei Gruppi di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) di Bari e Lecce sull’intero territorio regionale, anche mediante la dinamica interlocuzione con il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e i Reparti territoriali insistenti nei distretti di Corte d’Appello.
Con riferimento ai risultati conseguiti in applicazione della normativa antimafia, sono stati sottoposti ad accertamenti patrimoniali 1.191 soggetti; ammonta, invece, a oltre 180 milioni di euro il valore dei beni mobili, immobili, aziende, quote societarie e disponibilità finanziarie proposti all’Autorità Giudiziaria per il sequestro, mentre i provvedimenti di sequestro e confisca operati hanno raggiunto, rispettivamente, la quota di 160 milioni e di 43,5 milioni euro circa. Tali misure ricomprendono l’esecuzione di sequestri di prevenzione, ai sensi del Codice Antimafia, per oltre 120 milioni di euro e confische in via definitiva di beni per oltre 5 milioni di euro, conseguenti allo svolgimento di 89 accertamenti nei confronti di soggetti connotati da c.d. “pericolosità economico-finanziaria”, ovvero coloro che per condotta e tenore di vita, debba ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi derivanti da ogni genere di attività delittuosa, in particolare di natura tributaria, societaria, fallimentare, ecc. Al contempo, è avvertita l’esigenza di ricorrere in maniera sistematica e crescente alle alternative misure di prevenzione, individuate dal Codice Antimafia nell’amministrazione e nel controllo giudiziario di aziende infiltrate o condizionate dalla criminalità organizzata, tese al recupero delle condizioni di legalità ed al reinserimento nel mercato economico di queste realtà imprenditoriali. Infine, continua incessantemente la collaborazione istituzionale con le Autorità Prefettizie, quale fulcro del sistema di prevenzione
antimafia in ambito provinciale. Complessivamente sono stati eseguiti quasi 5.400 accertamenti a seguito di richieste pervenute dai Prefetti della Repubblica, la maggior parte dei quali (5.371) riferiti alle verifiche funzionali al rilascio della documentazione antimafia. L’azione volta alla prevenzione e repressione del riciclaggio dei capitali illeciti per impedirne l’introduzione nel tessuto economico- finanziario sano del Paese, nonché per intercettare possibili pratiche di finanziamento del terrorismo, si è fondata e continuerà sempre più a basarsi in futuro, sul piano repressivo, nell’esecuzione di mirate indagini di polizia giudiziaria e sul piano preventivo, nell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette inviate dai soggetti obbligati ai sensi della normativa antiriciclaggio. Tali attività si sono concretizzate, in particolare, nello sviluppo di 80 indagini di polizia giudiziaria, da cui è scaturita la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 210 persone per i reati di riciclaggio e autoriciclaggio, 66 delle quali sono state arrestate. Il valore del riciclaggio accertato si è attestato a oltre 44 milioni di euro, mentre sono stati effettuati sequestri su ordine della magistratura per circa 6 milioni di euro. Sul fronte della prevenzione, i Reparti pugliesi hanno proceduto all’analisi di 1.620 segnalazioni di operazioni sospette, di cui 1.583 sottoposte a più approfondite indagini, 31 delle quali attinenti specificamente al fenomeno del finanziamento del terrorismo. Per il contrasto del riciclaggio di denaro e del finanziamento al terrorismo la Guardia di Finanza si muove lungo tre importanti direttrici, tese a valorizzare rispettivamente le informazioni acquisite nell’ambito delle attività preventive, delle indagini di polizia giudiziaria e nel corso del controllo economico del territorio. In questo contesto assume, inoltre, grande rilievo il monitoraggio dei movimenti transfrontalieri di valuta che può offrire utili spunti investigativi per l’avvio di più penetranti approfondimenti. Lo dimostrano i risultati conseguiti dalle unità operative nell’arco temporale di riferimento. Ai confini marittimi sono stati, infatti, eseguiti 1.038 controlli volti a verificare il rispetto delle norme sulla circolazione transfrontaliera di valuta in entrata e/o in uscita dal territorio nazionale, che hanno avuto ad oggetto movimenti di capitali per quasi 12 milioni di euro e hanno condotto all’accertamento di 451 violazioni nonché al sequestro di somme pari a oltre 312.000 euro, di cui oltre 205.000 euro per violazioni di carattere penale e 107.000 euro per violazioni amministrative. Sempre al fine di garantire la tutela della trasparenza e della
legalità del sistema economico-imprenditoriale, ulteriore priorità del Corpo continuerà ad essere quella di reprimere i reati fallimentari, societari e bancari, nonché i fenomeni usurari e di abusivismo bancario e finanziario, per salvaguardare i risparmiatori da offerte di soluzioni d’investimento non sicure. Con particolare riguardo al campo dei reati fallimentari sono stati sequestrati beni per un valore pari a oltre 100 milioni di euro, su un totale di patrimoni risultati distratti di oltre 509 milioni di euro. Intensificata anche l’azione di contrasto in materia di falsificazione monetaria, con l’obiettivo di ricostruire l’intera filiera del falso (attraverso l’individuazione dei centri di produzione e di distribuzione delle banconote/monete contraffatte). In tale comparto operativo sono stati denunciati 38 persone, 2 delle quali in stato di arresto, con l’esecuzione di sequestri di valute, titoli, certificati e valori bollati contraffatti per un valore complessivo di oltre 594.000 euro. In tema di sicurezza prodotti, di contrasto alla contraffazione e al falso made in Italy e di lotta all’illecito sfruttamento economico delle opere protette dal diritto d’autore, i Reparti operativi pugliesi hanno eseguito 2.249 interventi e svolto più di 240 deleghe dell’Autorità Giudiziaria. Sequestrati oltre 38,4 milioni di prodotti industriali contraffatti, con falsa indicazione “made in Italy” o non sicuri nonché rilevanti quantitativi di prodotti alimentari recanti marchi industriali falsificati o indicazioni non veritiere circa l’origine e la qualità. 3 sono stati, infine, i siti internet oscurati o sequestrati perché utilizzati per la commercializzazione on line della merce contraffatta.
CONTROLLO DEL TERRITORIO E CONTRASTO AI TRAFFICI ILLECITI VIA MARE Il controllo del territorio, del mare e dello spazio aereo sovrastante per il contrasto ai traffici illeciti è assicurato da un dispositivo d’intervento unitario, che integra tra loro le componenti territoriali, investigative, aeronavali e speciali del Corpo. In questo contesto, assume particolare rilevanza l’attività svolta dalla Guardia di Finanza a mare in materia di lotta ai fenomeni di illegalità economico-finanziaria, cui si aggiunge il contrasto dei traffici illeciti, oggetto di un importante riconoscimento a cura del D.Lgs. n. 177/2016 e del decreto del Ministro dell’Interno datato 15 agosto 2017 che ha individuato il Corpo quale unica Forza di polizia nazionale deputata ad assicurare i servizi di Ordine e Sicurezza Pubblica in ambiente marino, cui sono state affidate le funzioni operative di sicurezza del mare. A tale ultimo riguardo, il Comando Regionale Puglia, mediante i dipendenti assetti aeronavali, collabora con l’Agenzia della Guardia di Frontiera e Costiera FRONTEX fin dal 2007, anno in cui sono state avviate le operazioni congiunte per la vigilanza marittima e terrestre dei confini esterni dell’Unione europea. Allo stato attuale, gli assetti aeronavali regionali vengono impiegati, relativamente al settore di competenza, nell’ambito dell’operazione “THEMIS 2019”, per il controllo del Mediterraneo centrale e meridionale, cui partecipano numerosi Paesi membri dell’UE, oltre ad Agenzie europee e Organizzazioni Internazionali e sta, altresì, prendendo parte, con la propria flotta aeronavale, alle attività di sorveglianza in Grecia nell’ambito dell’Operazione “POSEIDON 2019”. La Guardia di Finanza pone particolare attenzione nell’azione di contrasto ai fenomeni illeciti che interessano le coste pugliesi: proprio qui, infatti, si è riacutizzato il fenomeno del traffico di stupefacenti via mare, attraverso l’uso di potenti gommoni oceanici e di motoscafi, in grado di trasportare velocemente ingenti quantitativi di droga. Nell’ambito della lotta ai traffici illeciti di sostanze stupefacenti via mare, il Comando Regionale, attraverso gli assetti aeronavali del Corpo di stanza in Puglia ha sequestrato oltre 17,3 tonnellate di droga e arrestato 27 narcotrafficanti. Parlando più in generale, ammontano a quasi 24 tonnellate le sostanze stupefacenti (di cui 17,3 tonnellate, appunto, in ambito di operazioni aeronavali) sequestrate dal Corpo tra il gennaio del 2018 e il maggio del 2019: oltre 23 tonnellate tra hashish e marijuana, 52,5 kg di
cocaina e circa 616 kg di altre droghe. 284 sono stati i narcotrafficanti arrestati e 63 i mezzi utilizzati per l’illecito traffico sequestrati. Sul fronte dell’immigrazione clandestina, la Guardia di Finanza ha arrestato 33 scafisti e sequestrato 27 imbarcazioni, mentre i migranti intercettati dai Reparti territoriali e navali sono stati, in totale 883. LE OPERAZIONI DI SOCCORSO E IL CONCORSO NEI SERVIZI DI ORDINE E SICUREZZA PUBBLICA In aggiunta ai tre obiettivi strategici di natura operativa, ovvero il contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali, agli illeciti in materia di spesa pubblica ed alla criminalità economico finanziaria, il Corpo persegue un ulteriore obiettivo “strutturale”: il concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. In tale ambito, importante apporto viene assicurato dall’impiego dei militari specializzati “Anti Terrorismo e Pronto Impiego” (A.T.P.I.), i cosiddetti “Baschi Verdi”, i cui Reparti sono dislocati su tutte le province del territorio regionale, che, grazie al loro particolare addestramento e la conoscenza delle migliori tecniche di polizia, si caratterizzano per un peculiare dinamismo operativo. Blitz antidroga della Finanza: smantellato un pericoloso clan della Sacra Corona Unita ROMA – I militari del Comando provinciale di Lecce della Guardia di Finanza guidato dal Comandante Col. Luigi Carbone, in collaborazione con i colleghi dello S.C.I.C.O. di Roma il Servizio centrale investigazione criminalità
organizzata delle fiamme gialle , sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, sin dall’alba di questa mattina hanno dato corso ad una vasta operazione antimafia nel Salento, denominata “Battleship”, contro la Sacra Corona Unita fra Monteroni e Leverano, Copertino, Porto Cesareo e sud Salento eseguendo 14 ordinanze di custodia cautelare emessi dal Gip dr. Carlo Cazzella del Tribunale di Lecce, nei confronti delle nuove “leve” del clan Tornese, aderenti alla Sacra Corona Unita, gravati dall’ accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso ed associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio di droga. Al vertice dell’organizzazione mafiosa sarebbe Sandro Caracciolo, detto “frasola”, fratello della moglie di Mario Tornese, storico “boss del clan” di Monteroni. LECCE Ordinanza GdF_SCICO-copia A L’indagine, brillantemente condotta dal Nucleo Polizia Tributaria GICO di Lecce, prende avvio dalla localizzazione satellitare di un gommone ormeggiato nel porticciolo di Torre San Giovanni, a Marina di Ugento, direttosi in Albania e rapidamente rientrato sulle coste salentine con a bordo due soggetti. Lo sbarco clandestino evidenziava il trasporto di un grosso carico trasferito con dei borsoni su tre furgoni in attesa sulla riva. Col tempo grazie ad efficaci attività investigative delle Fiamme Gialle si accertava un vasto traffico di droga in un contesto associativo, con ramificazioni che si estendevano ai rapporti con un clan mafioso da tempo attivo in Monteroni e zone limitrofe, riconducibile ai coniugi Caracciolo Alessandro e Montenegro Maria Antonietta. Una vera e propria associazione a delinquere di “stampo mafioso” – come affermato anche nel provvedimento emesso dal G.I.P. – dotata di una struttura gerarchica e ramificata, che ha consentito alla famiglia di Monteroni di assumere il controllo totale delle attività delinquenziali nell’ambito del territorio di propria influenza,
riscuotendo il c.d. “punto” sugli introiti delle attività criminali (ossia una percentuale su tutte le attività delittuose di rilievo compiute sul territorio, in misura non inferiore al 20%), imponendo – tra l’altro – servizi di guardiania in occasione di pubblici spettacoli, commettendo delitti contro il patrimonio (estorsioni e furti), assumendo condotte minacciose e/o violente al fine di realizzare profitti e vantaggi ingiusti, parte dei quali destinati al sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari e col preciso scopo di affermare e conservare il proprio controllo mafioso sul quella porzione di Salento ritenuta di propria pertinenza (Monteroni, Leverano, Copertino, Porto Cesareo e sud Salento). LECCE Ordinanza GdF_SCICO-B La prova del marcato ed ampio consenso sociale mafioso affermato sul territorio salentino è dato dalle ripetute richieste rivolte ai vertici dell’organizzazione per dirimere le più disparate controversie private o per tornare in possesso di beni o merci precedentemente rubati. L’operazione “Battleship” ha, inoltre, dimostrato ancora una volta – come in altri contesti mafiosi nazionali – il decisivo ruolo chiave delle donne del “clan”, non solo in grado di impartire ordini e dirigere le operazioni, ma anche in grado di farsi esse stesse protagoniste di minacce ed intimidazioni per imporre la “forza” e la “presenza” della famiglia verso coloro i quali si fossero rivelati riluttanti ad accettare l’egemonia criminale dei “Caracciolo – Montenegro” nel Sud Salento. LECCE Ordinanza GdF_SCICO-C Le indagini dei finanzieri durate circa due anni, hanno ricostruito l’operatività criminale del gruppo facente capo ad Alessandro Caracciolo ed alla moglie Maria Montenegro entrambi di Monteroni (Lecce), inizialmente affiliati al famigerato clan ‘Tornese’ dal quale, poi, si sono gradualmente svincolati, avviando una crescente conflittualità per assicurarsi il controllo del territorio.
Colpita anche un’altra famiglia della Sacra Corona Unita, quella dei Conte operante a Leverano (Lecce) già coinvolta nel furto di armi scoperto tempo addietro dalla Forestale a San Cataldo, Marina di Lecce. Complessivamente Sono 41, le persone denunciate dal Gico della Guardia di Finanza di Lecce nel corso dell’operazione. Quattro persone sono state arrestate in flagranza di reato per traffico di stupefacenti, e sequestrati 1,208 chili di marijuana, 150 grammi di eroina e 40,45 grammi di cocaina. LECCE BIS Ordinanza misura cautelare GdF_SCICO-min Custodia in carcere per: Alessandro Caracciolo,57 anni, di Monteroni; Angelo Calcagnile, 44 anni, di Leverano; Mirco Burroni, 36 anni, di Lequile; Simona Caracciolo, 28 anni, di Monteroni; Salvatore Conte, 50 anni, di Leverano; Antonio Cordella, 33 anni, di Leverano; Piergiorgio De Donno, 33 anni, di Porto Cesareo; Alessandro Iacono, 36 anni, di Leverano; Massimiliano Lorenzo, 43 anni, di Monteroni; Maria Antonietta Montenegro, 50 anni, di Monteroni; Cristian Nestola, 34 anni, di Leverano; Andrea Quarta,37 anni,di Leverano; Michele Ricchello, 44 anni, di Alliste. Custodia ai domiciliari per: Andrea Ricchello, 30 anni, di Monteroni.
Operazione della Direzione Nazionale Antimafia contro il narcotraffico: 27 arresti ROMA – E’ in corso da questa mattina una vasta operazione antidroga denominata “Fiori di primavera” condotta dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce guidato dal Colonnello Luigi Carbone con arresti in Italia e in Albania contro quattro distinti gruppi criminali italo albanesi responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale di sostanze stupefacenti . Sono oltre 100 i finanzieri impegnati del Comando provinciale di Lecce con l’ausilio dello S.C.I.C.O il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Nazionale Antimafia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che stanno notificando una ordinanza di custodia cautelare richiesta dai magistrati di Lecce ed emessa dal gip dr. Michele Toriello del Tribunale di Lecce, a carico di 27 persone (di cui 21 albanesi e 6 italiani) anche in Albania grazie alla collaborazione della Polizia locale. Le indagini durate quasi due anni, hanno reso possibile identificare ed arrestare gli appartenenti a quattro distinti gruppi criminali italo albanesi, con basi operative nella provincia di Lecce e ramificazioni in altre regioni italiane (Calabria, Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Liguria, Lombardia), tutti ritenuti responsabili di traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ed introduzione nel territorio nazionale di armi e munizioni da guerra.
I militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Lecce anche con la collaborazione dei mezzi aerei e delle motovedette del R.O.A.N. Reparto Operativo Aeronavale di Bari, grazie anche alle alte dotazioni tecnologiche a loro disposizione, sono riusciti ad “intercettare” le spedizioni in mare, mappandoli e consentendo di intervenire sui “punti di sbarco” lungo il litorale pugliese, compiendo ben 26 distinti interventi operativi nel corso delle indagini ed arrestando in flagranza 31 persone responsabili, insieme ad altre 90 denunciate a piede libero, dell’importazione ripetuta in Italia di 8 tonnellate e mezzo di marijuana e quasi 10 chilogrammi di eroina e cocaina oltre che di armi e munizioni.
I dettagli dell’operazione sono stati resi noti questa mattina nel corso di un incontro con la stampa svoltosi a Lecce questa mattina presso gli uffici della Procura Generale , alla presenza del Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, del procuratore capo della Repubblica di Lecce, del Comandante regionale Puglia Generale Vito Augelli e del Generale Alessandro Barbera Comandante del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza. Per il dr. Cafiero de Raho il risultato dell’ operazione odierna “si tratta di un’operazione di grande importanza perché abbiamo operato in stretta collaborazione con la polizia albanese. L’organizzazione si fondeva con elementi della criminalità italiana e riusciva ad immettere marijuana eroina e cocaina sul mercato europeo: questo ci dà la misura di quanto pericolosa sia la criminalità albanese”.
Importante ed efficiente è stata anche la collaborazione internazionale che ha visto cooperare al meglio il Ministero della Giustizia e dell’Interno, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.), l’Interpol ed il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP – Ufficio dell’esperto per la sicurezza in Albania) grazie ai quali i Finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce e dello S.C.I.C.O il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia di Finanza, sono riusciti – in sinergia con la Polizia nazionale albanese – a rintracciare all’alba di oggi i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere , che nel frattempo si erano rifugiati in Albania. I capi dell’organizzazione e gli scafisti erano albanesi mentre gli italiani si occupavano della fase logistica dello smistamento , a partire dallo stoccaggio alla successiva commercializzazione delle partite di droga sul territorio italiano. Gli scafisti venivano reclutati in Albania ed avevano il compito di trasportare, tonnellate di marijuana, oltre che cocaina ed eroina stipati su potenti gommoni supermotorizzati, dalle coste albanesi a quelle salentine. La fase logistica in Italia, ossia il temporaneo stoccaggio e la commercializzazione, veniva affidata a complici italiani.
Alcuni traffici di droga avvenivano anche sulle coste della litoreanea jonica, con dei carichi provenienti dall’ Albania che venivano scaricati a Torre Colimena (Manduria) in provincia di Taranto. Nel capoluogo jonico infatti è stati arrestato un “corriere” Michele Marini durante il viaggio di ritorno dalla Calabria. Altri tre trafficanti, Francesco Delle Grottaglie e Gaetano Intranova nativo di Manduria e residente a Maruggio (TA) e l’ albanese Gerard Lamaj sono indagati nell’inchiesta per aver acquistato e trasportato 70 pacchi di marijuana dall’ Albania sino alla costa tarantina, in località Campomarino di Maruggio (Manduria, Taranto) . Un albanese Kujtim Elmazi veniva fermato sulla SS Brindisi-Taranto all’altezza dello svincolo per Taranto Tamburi alla guida di una Panda con cui trasportava 31 kg.di marijuana e tratto in arresto. GdG Lecce _mafia copia Dall’inchiesta è emerso che i gruppi criminali di spessore anche mafioso, presenti in Sicilia ed in altre città italiane, si sono ripetutamente rivolti agli albanesi arrestati oggi dalla Guardia di Finanza, per approvvigionare i rispettivi mercati di ingenti quantitativi di stupefacente pagato in anticipo e in contanti come dimostrano i numerosi sequestri di banconote, producendo un vorticoso flusso di denaro verso il Salento e l’Albania sulle cui tracce si sono posti gli inquirenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza. “La giornata di oggi corona un lavoro portato avanti negli ultimi anni – ha aggiunto il comandante regionale della Guardia di Finanza Generale Vito Augelli– arresti, denunce, sequestri e investigazioni sono un patrimonio importante che assesta un colpo duro alla criminalità nella nostra regione”.
Gli arrestati pugliesi sono: Donato Carlucci 35enne di Brindisi, Gianfranco Contestabile, 51enne di Brindisi; Giancarlo De Simone 52enne di Oria; Salvatore Santoro, 51enne di Brindisi; Francesco Tarantini, 62enne di Brindisi ; Giuseppe Vantaggiato, 41enne di Brindisi. I nomi degli arrestati Il gruppo degli albanesi: Altin Avdurami, 46 anni, residente a Castro (Lecce); Arben Pazi, 42 anni; Arbnor Hoxhaj, 34 anni; Artur Malo, 35 anni; Bernanrd Tahiarj, 35 anni, Bilbil Kabello, 34 anni; Denis Pashaj, 33 anni; Dino Abazi, 37 anni; Dorian Alikaj, 35 anni; Dorjan Pashaj, 34 anni; Eduart Sallaku, 50 anni; Elvin Xamo, 40 anni; Erjon Xhelili, 36 anni; Fatmir Xhelili, 38 ani; Klaudio Fani, 34 anni; Kristian Nuredinaj, 36 anni; Kujtim Elmazi, 58 anni;
Luka Beqiraj, 32 anni; Nertil Gerra, 31 anni; Raul Zenunaj, 40 anni; Ajet Cepaj, 50 anni. Il gruppo degli italiani: Giancarlo De Simone, 52 anni, di Oria (Brindisi) Ai domiciliari: Donato Carlucci, 35 anni, di Brindisi; Gianfranco Contestabile, 51 anni, di Brindisi; Salvatore Santoro, 51 anni, di Brindisi; Giuseppe Vantaggiato, 41 anni, di Brindisi; Francesco Tarantini, 62 anni, di Brindisi. (notizia in aggiornamento) Guardia di Finanza. maxi operazione antidroga a Roma. In carcere anche un Casamonica ROMA – Dalle prime luci dell’alba militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma e dello S.C.I.C.O. il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata stanno eseguendo una vasta operazione antidroga, coordinata dal pm Giovanni Musarò e dal procuratore aggiunto dr. Michele Prestipino della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di un gruppo criminale dedito al traffico internazionale di cocaina.Tra i 5 soggetti colpiti dall’ordinanza di
custodia cautelare emessa dal G.I.P. dr. Nicolò Marino del Tribunale di Roma vi è Salvatore Casamonica, un elemento di spicco dell’omonimo clan sinti. I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare sono Salvatore Casamonica (classe 1976), attualmente in carcere; Silvano Mandolesi (classe 1968), attualmente agli arresti domiciliari; Tomislav Pavlovic (Montenegrino, classe 1979); Dorian Petoku (Albanese, classe 1988); Marcello Schiaffini (classe 1966), quest’ultimo destinatario della misura degli arresti domiciliari. “Ti ho portato uno di questi telefoni che sono criptati, nessuno può entrare nel nostro sistema perché è a uso militare, invece tu lo devi accendere per parlare con noi… questo non è rintracciabile, si paga 1.500 euro ogni sei mesi per i messaggi, questi si cancellano dopo sette giorni in automatico” così Salvatore Casamonica, che sostituiva nei grandi traffici il padre e il fratello entrambi ristretti in carcere , parlava con il “francese”, un collaboratore di giustizia, infiltrato nell’organizzazione di narcotrafficanti. dalla procura che ha reso possibile scoprire i dettagli del piano. La mente del gruppo era Salvatore Casamonica, il suo braccio operativo era Pavlovic recatosi più volte in trasferta in Brasile per l’organizzazione logistica e per curare i rapporti con gruppi criminali locali e quindi trovare i funzionari doganali da corrompere, mentre l’ albanese Petoku si relazionava con lui per preparare i carichi, . Schiaffini avrebbe fatto in più occasioni da “pizzino” , portatore dei messaggi del Casamonica destinati agli altri complici, in modo da evitare contatti diretti tra gli indagati e minimizzare il rischio di essere intercettati. Tutti gli incontri tra gli agenti sotto copertura e Salvatore Casamonica sono stati osservati dai militari dello S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza che hanno effettuato anche sofisticati impercettibili pedinamenti da Ciampino a Frascati fino agli hotel romani.
In un’intercettazione con il francese, presente nell’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri, Casamonica “che non aveva problemi e poteva contare sugli uomini a Ciampino”, spiegava i dettagli dell’operazione. “Siamo a 25mila euro a cassetta” ossia al chilo ma si lamentava anche dei controlli “adesso è tutto fermo, con questo terrorismo hanno bloccato tutto quanto”. I piani dei narcotrafficanti vanno avanti da aprile 2017 a luglio 2018. Il carico della cocaina doveva avvenire a Santo Domingo, in quanto che l’agente infiltrato dalla DEA l’ agenzia federale antidroga americana, aveva detto di non voler prendere la coca in Bolivia, dove per le tensioni politiche sarebbe stato più controllato, e arrivare a Ciampino dove l’organizzazione aveva ottimi agganci. “Non serve niente, basta che scendono con i bagagli. Li prende e li porta con lui… noi siamo più del 100 per cento, intendo noi lo possiamo fare“. I primi quattro tutti pluripregiudicati, mentre il primo recentemente colpito da un provvedimento coercitivo nell’ambito della nota operazione “GRAMIGNA” per il delitto di associazione mafiosa – sono indagati, a vario titolo, per essersi fatti promotori di un “cartello” di gang operanti nel settore del narcotraffico, consorziatesi allo scopo di finanziare e organizzare l’acquisto di ingenti partite di droga, destinate ad alimentare le piazze di spaccio romana e napoletana. In tale contesto, il Casamonica ha svolto un ruolo di primissimo piano, intrattenendo, con il contributo del suo luogotenente Silvano Mandolesi, contatti con narcos sudamericani, con i quali stringeva accordi per l’importazione in Italia dell’intera produzione annua di cocaina loro riferibile, stimata in circa 7 tonnellate. I trasporti dei carichi di droga dovevano avvenire utilizzando un aereo privato, sul quale sarebbe stata stivata circa 1 tonnellata di droga per viaggio. Contemporaneamente l’ albanese PETOKU si relazionava con taluni narcotrafficanti brasiliani per reperire ulteriori quantitativi di stupefacenti, supportato dal sodale Pavlovic, il quale si recava, a più riprese in Brasile, nella città di San Paolo, per curare gli aspetti logistici dell’illecito traffico, adoperandosi – con l’ausilio di gruppi criminali autoctoni – nel tentativo di corrompere funzionari
doganali in servizio presso lo scalo aeroportuale della metropoli brasiliana, allo scopo di eludere eventuali controlli. Marcello Schiaffini risponde, invece, del reato di favoreggiamento personale, per essersi fatto latore, in più circostanze, di messaggi del Casamonica indirizzati agli altri sodali, onde evitare contatti diretti tra gli indagati e minimizzare, conseguentemente, il rischio di essere intercettati. Le indagini di tipo “tradizionale” sono state accompagnate da una strutturata “operazione speciale”, avviata dagli investigatori del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dello S.C.I.C.O. attraverso l’infiltrazione nell’organizzazione criminale di agenti “undercover”, che sono riusciti a entrare in contatto con Casamonica, conquistandone la fiducia e ottenendo dal pregiudicato compiti di assoluta delicatezza, fondamentali ai fini del perfezionamento delle importazioni di droga, fino al reclutamento del pilota e dell’aereo a bordo del quale sarebbe stata trasportata la droga. A tal fine, si è rivelata preziosa la collaborazione con l’agenzia federale americana D.E.A. statunitense, che ha messo a disposizione dell’Autorità giudiziaria italiana un proprio agente e un aeromobile. Successivamente, considerato che gli indagati avevano mutato i propri
progetti delittuosi, individuando nell’aeroporto della cittadina svizzera di Sion il luogo di arrivo in Europa dello stupefacente, veniva intrapresa, tramite la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, una proficua attività di cooperazione internazionale con la Polizia di Ginevra. che disponeva anch’essa l’impiego di un proprio agente under cover, che si fingeva funzionario doganale in grado di garantire l’uscita “sicura” del narcotico. L’importazione della cocaina il cui quantitativo, già disponibile in Sud America, è stato stimato tra i 500 e i 1000 Kg, a fronte di un “investimento” da parte dell’associazione per delinquere pari a circa 4,5 milioni di euro – non si concretizzava atteso che, nel luglio del 2018, Salvatore Casamonica veniva arrestato, in applicazione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, all’esito della citata indagine “GRAMIGNA”. Tale circostanza determinava l’interruzione dei contatti tra gli indagati e gli agenti sotto copertura e, in definitiva, l’abbandono dell’ambiziosa iniziativa criminale, venuto meno il principale “promotore” e finanziatore. Ciò nonostante, le granitiche fonti di prova raccolte hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere l’odierno provvedimento di cattura. L’operazione è in corso nel Lazio e in Toscana, nonché in territorio albanese, dove, in collaborazione con le locali autorità di polizia, attivate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno in sinergia con il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza, si sta procedendo alla cattura di Dorian Petoku. Operazione Antimafia: stop alla raccolta illecita di scommesse gestita dalla criminalità organizzata in Sicilia
CATANIA – Su disposizione dal procuratore capo dr. Carmelo Zuccaro alla guida Procura distrettuale della Repubblica di Catania, la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato e i Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Catania, questi ultimi con il concorso del ROS il Raggruppamento Operativo Speciale dell’ Arma, hanno dato esecuzione a 28 provvedimenti di fermo, anche nei confronti di esponenti dei clan mafiosi siciliani Santapaola-Ercolano e Cappello, dediti al controllo illecito del mercato delle scommesse sportive e dei giochi esercitati attraverso rete telematica e raccolte da banco. I reati contestati sono quelli di associazione mafiosa; di associazione a delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata all’illecito esercizio sul territorio nazionale di giochi e scommesse sportive; di riciclaggio; di autoriciclaggio; di intestazione fittizia di beni; di truffa a danno dello Stato; di omessa e infedele dichiarazione dei redditi, reati aggravati dalla finalità di agevolazione dell’associazione di stampo mafioso, per avere consentito ai due sodalizi mafiosi summenzionati l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line, nonché l’autoriciclaggio dei proventi derivanti dalle attività criminose delle stesse associazioni. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti di fermo, sono stati eseguiti in via d’urgenza sequestri preventivi di beni per un valore di circa 70 milioni di euro localizzati sia in Italia che all’estero, nonché di quarantasei agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa. Per comprendere come le mafie si siano mosse nel mondo del gioco online, determinanti sono state le dichiarazioni di un “pentito”, Fabio Lanzafame, professionista del betting e titolare di diverse società a cui si appoggiavano i siti illegali per la raccolta delle
scommesse, che ha operato con i clan reggini, catanesi e baresi per lo sviluppo e l’imposizione sul mercato di varie piattaforme di gioco. È stato lui a svelare le nuove frontiere degli affari criminali. La mafia militare – si legge nei documenti – ormai ha ceduto il passo alla mafia degli affari e anche questa si va evolvendo. “Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali e tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che vanno a fare così: Bam, bam!“, diceva al telefono uno degli indagati. “Io cerco quelli che fanno così, invece: Pin, pin! Che cliccano! – continuava, mentre l’interlocutore ride – quelli cliccano e movimentano. È tutta una questione di indice, capito?“. Ai clan oggi serve gente che abbia dimestichezza con i computer e poche remore, perché basta un clic per guadagnare milioni di euro. In particolare, la Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio dello S.C.I.C.O. il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata delle Fiamme Gialle, ha dato esecuzione a sequestri preventivi finalizzati alla confisca, anche per “sproporzione”, di un patrimonio complessivo dell’ingente valore sopra indicato in virtù di approfondite indagini economico- finanziarie condotte da questa stessa forza di Polizia e con l’attivazione dei canali di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia che hanno consentito di individuare e sequestrare circa un centinaio di rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e nelle Isole di Man, mentre altrettanti conti correnti e depositi bancari sono stati individuati in altri Paesi. La stessa Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato venticinque centri scommesse attivi nelle province di Catania, Messina e Siracusa; l’Arma dei Carabinieri ne ha sequestrata uno con sede in Misterbianco (Ct) mentre altre venti sono stati individuati e sequestrati dalla Polizia di Stato, riconducibili direttamente o indirettamente al clan Cappello.
Le indagini condotte dalle tre forze di polizia sono state distinte ed autonome tra loro ma coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania secondo un unico progetto investigativo che prevedeva la suddivisione delle aree di intervento in modo che Guardia di Finanza e Carabinieri si occupassero delle attività illecite facenti capo ad esponenti di spicco della famiglia catanese di Cosa Nostra ed in particolare a Carmelo Placenti, Giuseppe Gabriele Placenti e Vincenzo Placenti, che gestivano l’ attività criminale per conto della famiglia Santapaola Ercolano anche in settori diversi da quello del gaming on line era già ben nota ai militari dell’Arma, mentre la Polizia di Stato seguiva le attività illecite riconducibili ad esponenti di rilievo del clan Cappello. Le indagini si sono avvalse tutte, oltre che di attività tecniche e dinamiche, del contributo di un collaboratore di giustizia che era stato, grazie alle proprie competenze tecniche specifiche, l’ideatore della struttura organizzativa utilizzata dai predetti sodalizi mafiosi per operare nel settore e che è stato quindi in grado di fornire la chiave di lettura idonea a disvelare il sistema illecito una volta che ha deciso di collaborare con la giustizia per sottrarsi al controllo delle predette organizzazioni che non gli avrebbero mai consentito di uscire da tale sistema che procurava loro ingenti profitti derivanti da un volume di scommesse, quantificato dalla Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio di esperti del GAT il Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche di Roma, solo per il sito web “revolutionbet365.com” in circa venti milioni di euro per il periodo dall’ottobre del 2016 al
giugno del 2017, volume di scommesse del tutto sconosciuto all’Erario. Tale attività criminale ha assicurato ai sodalizi mafiosi catanesi un profitto complessivo di oltre 50 milioni di euro tra il 2011 e il 2017. Le agenzie di scommesse controllate direttamente o indirettamente dai sodalizi mafiosi simulavano un’attività di trasmissione dati per la raccolta “on line” di scommesse, ma in realtà operavano la tradizionale raccolta “da banco” per contanti. La riconducibilità ai sodalizi mafiosi di tali agenzie veniva schermata attraverso un reticolo di società estere ( localizzate principalmente nelle Antille Olandesi a Curaçao) amministrate da prestanome, che permetteva alle consorterie criminali di riciclare, anche attraverso il passaggio di denaro sui conti correnti accesi in Paesi non cooperativi, i guadagni illecitamente conseguiti. Il gruppo PLACENTI, attraverso il sito revolutionbet, aveva compiuto un autentico salto imprenditoriale assurgendo al primario ruolo di “bookmaker” in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming con una rete commerciale di 8 master sotto i quali hanno operato 28 commerciali, 7 “sub-commerciali” e 20 “presentatori”. I Placenti avevano così messo a frutto il ruolo di “master” ricoperto negli anni 2011 -2015 nell’area catanese per conto del noto marchio “PLANETWIN365”. Nello specifico, Carlo Paolo Tavarelli e Ivana Ivanovich, negli anni “pre-sanatoria” dal 2011 al 2015, responsabili dei settori vendita e marketing, nonché titolari di quote societarie della holding “SKS365”, attiva in Italia con il brand “PLANETWIN365”, promuovevano e alimentavano una parallela rete PLANET per l’esercizio abusivo di giochi e scommesse che avveniva sia attraverso la raccolta “da banco”, non consentita ai punti di commercializzazione (PDC), che mediante la creazione e il funzionamento di siti web paralleli ( quelli con estensione .com) affidati alla gestione di un esperto informatico (ora collaboratore di Giustizia), quale “master” per la Sicilia, e ai fratelli Placenti, quali “master” per l’area catanese. Gli ingenti guadagni originati dall’attività organizzata di raccolta delle scommesse, sono stati reintrodotti dalle compagini criminali nel circuito economico legale mediante l’acquisizione di svariate attività commerciali, la maggior parte delle quali operative nel gaming avente la loro sede non solo in Italia ma anche all’estero. Gli accertamenti patrimoniali condotti dai Finanzieri di Catania hanno disvelato, in capo al “gruppo PLACENTI”, l’esistenza di un patrimonio sproporzionato rispetto alle capacità reddituali e, per le attività commerciali,
schermato mediante fittizie intestazioni. Le indagini, estese ai loro compartecipi – titolari delle software house, società di servizi necessarie per il funzionamento dei siti scommesse nonché le figure apicali della holding “SKS365” per il marchio “PLANETWIN365” – hanno consentito alla Procura di Catania di emettere provvedimenti ablativi cautelari per 42 unità immobiliari e 36 società commerciali (tra le quali oltre a società nazionali ed estere attive nel gaming anche un autosalone, una società di rimessaggio di barche e noleggio di moto d’acqua, una palestra, una squadra di calcio militante nel campionato di Promozione). Tra i beni di particolare pregio, vi sono una villa sul mare, edificata ad Augusta e non censita al catasto e un lussuoso appartamento di 11 vani sita a Castelnuovo di Porto a Roma (fittiziamente intestato a un Gruppo Europeo di Interesse Economico maltese) nonché 5 appartamenti in Austria (Vienna e Innsbruck). Queste le persone arrestate dalla Guardia di Finanza per conto della Procura di Catania: 1. AURIGEMMA Anna 2. BARRETTA Salvatore; 3. BONACCORSO Orazio 4. CHILLE’ Antonio 5. DI CIO’ Federico; 6. DI MAURO Cristian 7. DI SALVO Carmelo; 8. GIUFFRIDA Danilo Mario 9. INSANGUINE Simone 10. LIOTTASIO Gaetano; 11. MAZZERBO Angelo Fabio 12. TAMIRO Riccardo Placenti Carmelo, Placenti Giuseppe Gabriele e Placenti Vincenzo sono stati, invece, arrestati dai Carabinieri del R.O.S.e del Comando provinciale di Catania . Per quanto concerne le indagini condotte dalla Polizia di Stato, gli investigatori Squadra Mobile di Catania e dallo S.C.O. il Servizio Centrale Operativo , hanno consentito di accertare che, con analoghe modalità tecniche ispirate a suo tempo dall’odierno collaboratore di giustizia, gli interessi del clan Cappello in tale settore del gaming on line clandestino venivano curati, sul versante catanese, da Giovanni Orazio Castiglia , legato da rapporti diretti di parentela a Salvatore Massimiliano Salvo, esponente di vertice del predetto clan, mentre sul versante aretuseo emergeva la figura dell’imprenditore Antonino Iacono, residente a Pachino (SR), quale garante dei medesimi
interessi. Venivano così a delinearsi due distinte associazioni a delinquere, dedite all’esercizio del gaming on line clandestino, che perseguivano interessi illeciti coincidenti con quello perseguito dalla compagine mafiosa di riferimento e che operavano, pertanto, al fine di agevolare e rafforzare l’operatività del clan Cappello. Il Castiglia è ritenuto organizzatore e direttore dell’associazione per delinquere, promossa da Salvatore Massimiliano Salvo (al quale è contestato il ruolo di capo promotore), finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale, anti-riciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco “on line” finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo. In particolare, si fa riferimento alla rete operante su siti con estensione “.com” denominati, tra gli altri, “Futurebet,
Futurebet2021, Future2bet2021, Betworld365, Betcom29, Betcom72”, mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’A.D.M., tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra), utilizzati all’interno di sale scommesse, Internet point, C.E.D., C.T.D ed esercizi commerciali. Tali attività, in alcuni casi, erano fittiziamente intestate a soggetti compiacenti. Della “doppia veste” degli illeciti conseguiti erano certamente consapevoli i vertici della associazioni in parola, tra cui Giovanni Conte, organizzatore della rete di agenzie operanti nei territori di Siracusa, Augusta (SR), Gela (CL), Vittoria (RG) e Floridia (SR), braccio destro di Fabio Lanzafame e responsabile della gestione territoriale della rete “.com”; Davide Cioffi, socio responsabile- accettazione della rete “.com”; Gino Vincenzo D’ Anna, responsabile tecnico- finanziario della rete “.com”; Pietro Salvalaggio, socio di Fabio Lanzafame, responsabile per la Sicilia occidentale della rete di siti “.com”, nonché tutti coloro che, all’interno della rete illecita rivestivano il ruolo di “master”, tra cui Antonino Russo e Francesco Nania, Andrea Di Bella, Santo D’Agata, Angelo Antonio Susino, Giovanni Di Pasquale e Salvatore Truglio. A Giovanni Orazio Castiglia è stato, altresì, contestato il reato di concorso esterno nell’associazione mafiosa Cappello perché, pur non
essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di talune attività ed al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della rete necessaria per realizzare i giochi on line, acquisendo agenzie, dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro necessario per le vincite, in tal modo fornendo un contributo causale di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del predetto clan mafioso. Castiglia e lo Iacono inoltre, sono ritenuti organizzatori e direttori anche di una ulteriore associazione a delinquere, anch’essa facente capo al leader promotore Salvatore Massimiliano Salvo che in termini e modalità del tutto speculari rispetto a quella prima citata, operava specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta abusiva di scommesse “on line” tramite i siti con estensione “.com” denominati, tra gli altri, “Premierwin365”, “Special2bet”, “Goplay33”, “Racing dogs”, “betcom29.com”, “stanleybet”, anch’essi mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’A.D.M. e tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra). Questi i fermati dalla Polizia di stato per conto della Procura di Catania: 1. CASTIGLIA Giovanni Orazio (cl.1984); 2. CIOFFI Davide (cl.1972); 3. CONTE Giovanni (cl.1965); 4. D’AGATA Santo (cl.1973); 5. D’ANNA Gino Vincenzo (cl.1967); 6. DI BELLA Andrea (cl.1991); 7. DI PASQUALE Giovanni (cl.1968); 8. IACONO Antonino (cl.1959); 9. NANIA Francesco (cl.1976); 10. RUSSO Antonino (cl.1980); 11. SALVAGGIO Pietro (cl.1963); 12. SUSINO Angelo Antonio (cl.1974); 13. TRUGLIO Salvatore (cl.1983). I complimenti e ringraziamenti del Ministro dell’ Interno . “Business delle scommesse online: 68 mafiosi arrestati e beni sequestrati per un miliardo di euro. Grazie a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Avanti così, la mafia mi fa schifo” ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
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