L'Alta Irpinia tra progetti di sviluppo e identità territoriale - AGEI
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Ornella Albolino, Rosario Sommella L’Alta Irpinia tra progetti di sviluppo e identità territoriale L’articolo si propone di indagare, in una classica area interna dell’Appennino campano, la potenziale relazione tra raf- forzamento dell’identità locale e progetti di sviluppo attivati. Dopo un breve inquadramento teorico-concettuale su sviluppo endogeno, aree interne e identità territoriale, si passa ad analizzare l’Alta Irpinia come area-progetto. Una panoramica sulle principali iniziative realizzate dagli anni Novanta viene affiancata alle prospettive aperte dal recente Progetto pilota della Strategia Nazionale per le Aree Interne. Alla luce della scelta dell’Alta Irpinia come prototipo di nuova strategia dichiaratamente place-based, si discutono le forme di sviluppo endogeno, la problematicità dell’utilizzo della categoria “identità” negli strumenti progettuali e le contraddizioni che emergono dalle ipotesi di rescaling prospettate. Nelle riflessioni conclusive si esaminano alcuni nodi critici della relazione tra input esterni, forme di coinvolgimento degli attori locali nel progetto, e possibile rafforzamento di forme identitarie – altrimenti labili e rarefatte – nel contesto di un’area interna e marginale del Mezzogiorno italiano. Abstract: Alta Irpinia between Development Projects and Territorial Identity The article aims to investigate, in a traditional internal area of the Campania Apennines, the potential relationship between the reinforcement of local identity and the activated development of projects. After a brief theoretical-conceptual framework regarding endogenous development, internal areas and territorial identity, we move on to analyze Alta Irpinia as a project area. An overview of the main initiatives implemented since the 1990s is matched with the perspectives opened by the recent Pilot Project of the National Strategy for Inland Areas. In the light of the choice of Alta Irpinia, as a prototype of a new – explicitly place-based – strategy, we discuss the forms of endogenous development, the problematic use of the category of «identity» in project tools, and the contradictions emerging from the proposed rescaling hypotheses. In the concluding reflections we examine some critical nodes of the relationship between external inputs, forms of involvement of local actors in the project and the possible reinforcement of otherwise weak and rarefied identities in the context of an internal and marginal area of the Italian Mezzogiorno. Parole chiave: Identità, Sviluppo endogeno, Aree interne, Progetti di sviluppo, Mezzogiorno Keywords: Identity, Endogenous Development, Internal (Inland) Areas, Development Projects, Italian Mezzogiorno Ornella Albolino, Università della Basilicata, Dipartimento di Scienze Umane - ornella.albolino@unibas.it Rosario Sommella, Università di Napoli «L’Orientale», Dipartimento di Scienze Umane e Sociali - rsommella@unior.it Pur trattandosi di un lavoro svolto in comune, i paragrafi 2 e 3 sono da attribuire a Ornella Albolino e i paragrafi 1 e 4 a Rosario Sommella 1. Sviluppo endogeno, aree interne, identità monografico, al quale si rimanda per una visione territoriale d’insieme degli obiettivi che il gruppo di lavoro si è posto. La riflessione è relativa a un’area che or- L’articolo focalizza l’attenzione sulla relazione mai da molti anni, facendo leva sulle opportunità potenziale tra l’attivazione di progetti di svilup- di sostegno offerte da stagioni via via diverse del- po con componente endogena e il rafforzamento le politiche di sviluppo e sull’azione di varie élites di elementi di identità territoriale in una classica locali, viene indicata o si autorappresenta come area interna dell’Appennino campano. Parliamo area-progetto tanto da essere designata negli ul- di relazione «potenziale» per attirare, preliminar- timi anni come area-pilota della Campania per mente, l’attenzione su una serie di questioni che le l’avvio della Strategia Nazionale per le Aree In- nuove progettualità fanno emergere relativamen- terne (SNAI), nell’ambito della programmazione te a tre argomenti: sviluppo endogeno, aree in- comunitaria 2014-2020 (UVAL, 2014). La scelta terne, identità territoriale; concetti che appaiono sembra rilevante sia sul piano simbolico-rappre- strettamente collegati al tema di questo numero sentativo sia per una serie di evidenze empiriche 66 AGEI - Geotema, 57
e ci offre l’occasione per ripensare i tre temi pri- che, costituite da (e spesso polarizzate tra) grup- ma citati, alla luce della nuova strategia lanciata a pi operanti a scala strettamente locale e attori in scala nazionale che si pone l’ambizioso obiettivo grado di agire su relazioni orizzontali più ampie, di realizzare rilevanti sinergie a scala regionale e entrambe garantite da forme di stabilità frutto locale (Sommella, 2017). Le considerazioni che di meccanismi compensativi di origine esterna sviluppiamo sono di carattere preliminare rispet- (Sommella e Viganoni, 2003 e 2005). Queste ri- to all’attuazione della SNAI, per ragioni dovute flessioni, insieme ad altre stimolate dagli apporti al lento avvio dell’azione politico-istituzionale, ma dalla scuola territorialista3, rendevano evidenti affondano le radici in precedenti esperienze di ri- contraddizioni e ambiguità con cui già al tempo cerca, realizzate anche attraverso il ricorso all’in- iniziavano a confrontarsi politiche e pratiche di dagine di terreno e condotte sull’area a partire da sviluppo locale nei sistemi dell’Italia meridionale. una specifica prospettiva teorico-concettuale, che Guardando specificamente alle aree interne, espliciteremo in questa sezione del contributo. questo contributo affronta il tema a partire da una Dal punto di vista metodologico, all’inizio prospettiva che considera la marginalità come degli anni Duemila, avevamo individuato l’Alta campo di studi significativo per lo sviluppo (Cop- Irpinia tra i sistemi locali del Mezzogiorno nei pola e Sommella, 1998): proprio nell’ambito delle quali sperimentare la validità di alcune categorie ricerche già menzionate, l’Alta Irpinia – per la sua sviluppate nell’ambito di una ricerca sui sistemi transizione da area rurale interna e marginale a locali territoriali (SLoT). Il ricorso alle ricerche fulcro e terreno privilegiato per la promozione di condotte in Alta Irpinia attraverso l’utilizzo di iniziative e strumenti – ci era sembrata un territo- quest’approccio (Sommella e Viganoni, 2001b; rio interessante nel quale verificare la presenza di Albolino, 2003), alle successive indagini (sintetiz- elementi per una qualche forma di sviluppo locale zate in Albolino, 2014) e ai documenti disponibili territoriale (Sommella e Viganoni, 2001b). Inol- relativi alla progettazione dell’area-pilota, ci con- tre, relativamente all’inquadramento dell’area nel sentiranno di tornare a riflettere sulle categorie contesto del Mezzogiorno, è necessario precisare citate. Rispetto allo sviluppo endogeno, la cor- che il tema delle aree interne, nodo tradizionale nice teorica alla quale l’articolo fa riferimento – della più ampia questione meridionale, è conflu- seppure nell’ambito di una geografia indiziaria, ito (nelle differenti fasi della programmazione che riteniamo l’unica possibile alla nostra scala negoziata e oltre) nell’applicazione delle politiche d’indagine – è dunque quella di alcuni concetti, di sviluppo locale a scala nazionale, il che sembra metodi e strumenti sviluppati nell’ambito dell’ap- aver diluito la questione «in un disegno più ampio proccio territoriale1, che ha segnato una svolta sia e in un discorso sullo sviluppo più generalizzato, nel dibattito teorico sia nelle stesse pratiche dello nel quale dagli anni Novanta è scomparso il riferi- sviluppo locale in Italia2. mento al Mezzogiorno» (Sommella, 2017, p. 77). L’Alta Irpinia, lungi dal costituire uno SLoT Il dibattito, peraltro polarizzatosi spesso «sull’esi- di quelli «già belli e fatti» (Sommella e Vigano- genza di proseguire in concezione unitaria sul di- ni, 2003, p. 7), appariva, e appare ancora, come vario del Mezzogiorno oppure di privilegiare una un’area nella quale è possibile individuare con- visione differenziata dei territori, anche quelli del- dizioni favorevoli per la sua costruzione, ma in le aree interne, è rimasto, non di rado, estraneo cui si evidenziano, oggi ancor più di allora, nodi alle nuove geografie, che si sono andate struttu- critici. Questo assunto di partenza rende neces- rando in sinergia con, o nonostante, opzioni po- sario richiamare alcune considerazioni teorico- litiche sempre meno incisive» (ibidem). A queste metodologiche relative alla stessa concettualiz- problematiche, come illustreremo più avanti, non zazione degli SLoT (Dematteis, 2001; Dematteis sfugge l’Alta Irpinia, che ci pare comunque ancora e Governa, 2005) e, in particolar modo, alla loro un caso rilevante da analizzare, anche per le nar- declinazione alla scala del Mezzogiorno d’Italia. rative sull’identità territoriale veicolate nell’arco Nella discussione sull’approccio, delineato all’in- di più di vent’anni di politiche che hanno ruotato terno della ricerca alla luce di evidenze empiriche intorno allo sviluppo endogeno di quest’area. che emergevano nei contesti meridionali, eviden- L’identità territoriale rappresenta un nodo al- ziammo alcuni aspetti problematici relativi alla trettanto cruciale e gli intrecci con le categorie sua applicabilità (Sommella e Viganoni, 2001a). analizzate in precedenza sono inevitabilmente Ad esempio, anche laddove realtà locali erano in molteplici4. Vale la pena soffermarsi soprattutto grado di proporre una sintesi tra stimoli esterni e sui legami tra SLoT e identità di un territorio, ri- spinte interne, appariva problematico parlare di chiamando molto brevemente alcuni studi sulla «attore collettivo» per reti di soggetti asimmetri- questione: proprio sottolineando il ruolo dell’i- AGEI - Geotema, 57 67
dentità territoriale (in connessione con prossi- della ricostruzione, con la programmazione nego- mità e senso del luogo), Governa e Salone (2004) ziata, poi con le programmazioni regionali e co- sostenevano che uno SLoT potesse promuovere munitarie (Albolino, 2014) e oggi con il Progetto l’azione collettiva di coalizioni locali. Secondo pilota lanciato nell’ambito della SNAI (ISFORT, Conti e Salone (2011, p. 30), il Sistema territoriale 2016; Documento di strategia, 2017). Appare quindi locale, se inteso come «esito eventuale di un pro- interessante indagare se la programmazione e gli cesso comunicativo tra comunità di attori e siste- strumenti attivati negli ultimi decenni abbiano mi di strutture ambientali», può produrre identità contribuito a dare ulteriore significato (ed even- e luoghi; specialmente nell’ambito di quelle che tualmente con quali limiti) a un’identità subre- sono state definite come territorialità attive (per- gionale altrimenti labile o rarefatta, a partire dal ché dotate di una specifica organizzazione e capa- protagonismo dei soggetti locali coinvolti nella ci di autorappresentarsi), la stessa identità rappre- costruzione delle varie aggregazioni richieste dal- senta «l’esito di un progetto che può generare va- le progettazioni. Una chiave di lettura può essere lore aggiunto territoriale» (ibidem, p. 10). Invero, trovata nella duplice connotazione di tipo esoge- continuando a richiamarci alla nostra preceden- no ed endogeno che caratterizza l’approccio alla te proposta in merito alla possibile applicazione realtà altoirpina e alle sue politiche di sviluppo dell’approccio SLoT ai sistemi meridionali, anche (Fiorentino, 2016). In misura crescente, dagli anni nel caso dell’identità parlavamo di una categoria Novanta, l’attuazione di tali politiche, anche se di non riducibile ad un’irrealistica unicità. Il nostro impulso esogeno, ha richiesto forme di partecipa- punto di vista «dal Mezzogiorno e sul Mezzogior- zione e di aggregazione locale. Nel caso degli stru- no» ci induceva a riferirci, piuttosto, a una plura- menti più recenti, è evidente ad esempio la ma- lità di identità locali e al progetto come frutto di trice sovralocale (Stato-Regione) dell’individua- una scelta selettiva condivisa (Sommella e Vigano- zione dell’Alta Irpinia come area-pilota regionale ni, 2001a). Da questa prospettiva, può essere uti- della SNAI. La scelta dell’area è stata però guidata le la sistematizzazione proposta da Paasi (2001), dalla possibilità di trovare ancoraggio in un’iden- che parla dell’identità come di una categoria non tità che si è andata in parte costruendo proprio semplicemente individuale e sociale, quanto piut- attraverso il protagonismo locale nelle preceden- tosto spaziale. Più specificamente, a proposito del- ti stagioni di programmazione, provando a dare la distinzione analitica tra l’identità di un singolo valore al senso di appartenenza fondato sui tratti territorio e l’identità regionale degli abitanti, o fisici del territorio, sulle varietà insediative, sul- coscienza regionale: la prima indica «narratives, le produzioni, sui saperi contestuali e codificati, symbols and practices that are associated with a sull’identità «interna» e «lontana» di questi luo- specific territory, whether depicting its nature, ghi dell’Appennino meridionale (Arminio, 2013), landscapes, history, or population» (Paasi, 2001, ma anche sulle reti di attori e mediatori (società p. 19). In questo senso è interessante l’utilizzo che civile, azioni, istituzioni) costruitesi nel tempo. È viene fatto della categoria nei documenti relati- pur vero che tale processo si è sviluppato non sen- vi alle azioni politico-istituzionali che passeremo za conflitti5 e nel quadro di non poche ambiguità: brevemente in rassegna, ma prima è necessario è indubbio che ciò sia espressione delle molteplici fare una ricostruzione dell’area e delle politiche sfaccettature di questa terra, della complessità di che sono state sperimentate al fine di promuovere una storia politica conflittuale acuita dalla crisi quella che già all’inizio degli anni Duemila – non degli ultimi anni, nonché della debolezza di attori senza evidenziarne le contraddizioni – avevamo locali che non riescono ad affermarsi pienamente, definito come la «via irpina allo sviluppo» (Som- promuovendo percorsi radicati e stabili. mella e Viganoni, 2001b). Le caratteristiche geografiche dell’Alta Irpinia segnalano alcune forme di coesione interna dell’a- 2. I caratteri dell’Alta Irpinia rea, ma ne sottolineano anche la frammentazione di natura geomorfologica e la storica debolezza L’Alta Irpinia si identifica con la parte orientale delle connessioni funzionali, acuitasi tra XIX e della provincia di Avellino (fig. 1); è un ambito ter- XX secolo per l’esodo migratorio e la disgregazio- ritoriale estremamente articolato al suo interno, ne delle relazioni fondate sul tessuto economico dai confini piuttosto variabili, situabili tra i Monti tradizionale. In questo contesto, l’Alta Irpinia è Picentini a sud, i più modesti rilievi e le valli della stata interessata dalle politiche di sviluppo avvia- Baronía e l’Arianese a nord-ovest, il confine con te già negli anni dell’Intervento Straordinario, la Puglia a nord e quello con la Basilicata a est. proseguite dopo il sisma del 1980 con la stagione La ricca idrografia è un aspetto peculiare: l’Alta 68 AGEI - Geotema, 57
Fig. 1. L’Alta Irpinia e la provincia di Avellino Fonte: elaborazione ad opera degli autori Irpinia è quasi racchiusa dal corso dei fiumi che Storicamente, fin dall’epoca sannitica e roma- l’attraversano, con quattro valli principali in sen- na, l’area condivide in parte il ruolo dell’Irpinia so est-ovest (quelle del Frédane, dell’Ofanto, del come nodo di transito tra Tirreno e Adriatico, Calaggio e dell’ùfita). È in particolare lungo l’O- che troverà nuova centralità, a partire dal basso fanto, l’Aufidus dei Romani, che segna il confine medioevo, con la Strada Regia delle Puglie verso con la Basilicata, che si costruisce nel corso dei la Capitanata, che permetteva i traffici tra le due secoli la storia e l’identità di questa terra, in con- coste. Il processo di marginalizzazione dell’area trapposizione con la Bassa Irpinia, l’area occiden- e la massiccia emigrazione in epoca moderna, in tale intorno al capoluogo provinciale, più forte particolare dall’Unità, cattureranno l’attenzione in termini demografici e funzionali (Picariello, di illustri meridionalisti, da Francesco De Sanctis, Laudadio e Forgione, 1996). Prevalenti sono le cui si deve l’avvio della costruzione della linea steppe cerealicole, nell’Altopiano del Formicoso, ferroviaria ofantina6, a Francesco Saverio Nitti, tra i comuni di Bisaccia, Vallata e Andretta, dove Guido Dorso, Manlio Rossi Doria. Dagli anni Ses- ampi tratti di pascoli si alternano oggi ai cereali, e santa del Novecento, un emergente ceto politico in modo più netto verso la Puglia (tra Lacedonia e locale (Mattina, 1998), raccolto soprattutto intor- Monteverde); nelle conche prevalgono colture ar- no alla Democrazia Cristiana, sarà artefice di un boree mediterranee (alberi da frutta, ulivi e viti); progetto di trasformazione territoriale articolato al sottobosco si affianca il castagno, impiegato in sulla politica industriale (i «Nuclei») e sulle infra- produzioni dolciarie di qualità. Numerose le aree strutture (l’autostrada A16 Napoli-Canosa), che protette: si contano sei Siti di importanza comuni- troverà il suo culmine negli interventi postsismici taria della rete Natura 2000, che tutelano habitat (Sommella e Viganoni, 2001b). quasi estinti in Europa (GAL CILSI, 1999). In un contesto marcato oggi dai principali assi AGEI - Geotema, 57 69
viari – l’A16, l’Ofantina bis e, attraverso il valico sco) e storico-architettoniche (dai castelli ai ritro- appenninico della Sella di Conza tra Lioni e Con- vamenti archeologici) possono configurarsi come tursi, il collegamento con la A3 Salerno-Reggio l’intelaiatura a partire dalla quale innescare pro- Calabria – il sistema insediativo ripropone il pa- cessi virtuosi, auspicabilmente anche attraverso la esaggio tipico del Mezzogiorno appenninico. Pur strategia dell’area-pilota. Queste realtà e risorse – con differenti specificità, i centri dell’Alta Irpinia secondo la prospettiva della territorialità contem- sono in prevalenza caratterizzati da una struttura poranea (Luca e Salone, 2013) – piuttosto che rap- arroccata, intorno alla figura dominante dell’ele- presentare eredità del passato, potrebbero infatti mento fortificato. A eccezione degli insediamenti diventare oggetto di nuove progettualità future. in piano di Lioni e di Aquilonia (ricostruita dopo il 1930), per la maggior parte gli altri hanno for- ma compatta e distano dal fondovalle mediamen- 3. L’Alta Irpinia come area progetto te circa sette o otto chilometri. La frammentazio- ne insediativa in nuclei di piccole e piccolissime Dagli anni Settanta, l’Alta Irpinia si è conno- dimensioni si articola intorno ad alcuni centri tata intorno al nucleo di 17 comuni che compon- principali, che mostrano forme di decremento de- gono la Comunità montana omonima (d’ora in mografico meno accentuato o limitati incrementi, poi CMAI), teatro di varie iniziative di sviluppo nell’ambito di un territorio (quello dei 25 comu- (Albolino, 2003)9 e prima possibilità di costruzio- ni del Progetto pilota, che oggi conta poco più di ne di un’identità territoriale da ritrovare intorno 62.000 abitanti in totale) che perde oltre il 20% a un’entità amministrativa tuttavia di debole im- della sua popolazione in venticinque anni (tab. 1). patto (come in buona parte le comunità monta- Si tratta di centri rurali (con produzioni certifi- ne) (tab. 1). A partire dai suoi confini originari, cate e di alta qualità) e turistici come Montella, considerando anche il comune di Villamaina, nel Bagnoli Irpino e Nusco – quest’ultimo definito 2006 si definisce il Sistema territoriale di sviluppo «balcone dell’Irpinia» – oggetto di recente e in- (STS) C1-Alta Irpinia, nell’ambito del Piano ter- tensa valorizzazione, che hanno visto aumentare ritoriale regionale (PTR) della Campania10. Con l’affluenza turistica intorno al cosiddetto Villag- questo STS dalla «dominante», ovvero dalla pre- gio del Laceno7. valente, connotazione rurale-manifatturiera11, la Il comune di Lioni appare l’unico in contro- Regione Campania ha delimitato un’area (intesa tendenza: qui la popolazione si presenta in lieve come sostanzialmente omogenea sul piano geo- aumento nell’ultimo quarantennio, a confermare morfologico) con connotati di forte marginalità, la centralità che caratterizza la cittadina e una ma che dagli anni Ottanta è stata oggetto di vari certa dinamicità (in quanto polo commerciale). interventi di programmazione. A ciò si aggiunga Nonostante la sensibile perdita di popolazione, che il PTR si fonda su una lettura del territorio di rilievo sono anche: Sant’Angelo dei Lombardi, non dualistica (a evitare la contrapposizione aree centro rurale che mostra tuttavia una certa viva- interne/costiere), il che consente di comprende- cità imprenditoriale nel settore secondario e in re meglio la complessità di un’area interna come quello dei servizi di base; Bisaccia, che in questi quella altoirpina, evidenziandone la varietà di anni ha valorizzato un ricco patrimonio artistico aspetti e i molteplici protagonismi. e, oggi, è al centro di una promettente attività Dal 2009, il Piano Territoriale di Coordina- agroindustriale, grazie alle attività del Consorzio mento Provinciale (PTCP) condivide i principi Formicoso-Alta Irpinia; Calitri, che se insegue ispiratori e le linee guida presenti nel PTR, in par- con fatica l’obiettivo di trasformarsi in un distret- ticolare l’attenzione alla difesa e valorizzazione to industriale del tessile e in un centro di servizi del patrimonio naturalistico-culturale e storico- a supporto dello sviluppo industriale dell’intera archeologico, oltre alla politica del policentrismo area, ha però consolidato la produzione locale, urbano funzionale alla promozione del riequili- artigianale e agro-alimentare, potenziando l’at- brio territoriale. Questi aspetti sono considerati trattività turistica (Albolino, 2014). In Alta Irpi- «nodi» dai quali ripartire, potenziando al contem- nia, accanto alla presenza di alcune interessanti po i cosiddetti «corridoi ecologici» – nello speci- realtà industriali (come a Morra De Sanctis, ove si fico è il caso della Valle dell’Ofanto – intesi come trovano diverse aziende farmaceutiche e il centro elementi di connessione nell’ambito di una più della Rolls Royce-Ema)8, le risorse ambientali (il ampia direttrice appenninica. Inoltre, pur nell’in- Piano del Laceno, il corso dell’Ofanto o la «via tento di razionalizzare e riorganizzare le attività dei laghi», solo per considerare alcuni aspetti), industriali nate con l’intervento postsismico, la religiose (i Santuari del Goleto o di San France- pianificazione a scala provinciale pone particola- 70 AGEI - Geotema, 57
Tab. 1 - Popolazione residente nei 25 comuni dell’area-pilota Alta Irpinia (1981-2016) Comuni 1981 1991 2001 2011 2016 Andretta* 2.828 3.021 2.295 2.056 1.927 Aquilonia* 2.705 2.469 2.074 1.815 1.739 Bagnoli Irpino 3.851 3.220 3.323 3.274 3.217 Bisaccia* 4.781 4.952 4.382 3.919 3.831 Cairano* 870 556 411 348 326 Calabritto 3.004 3.114 2.869 2.500 2.391 Calitri* 6.618 6.467 5.849 4.921 4.666 Caposele 4.005 4.026 3.797 3.537 3.483 Cassano Irpino 983 1.004 955 967 982 Castelfranci 2.798 3.034 2.540 2.104 2.041 Conza della Campania* 1.506 1.473 1.457 1.432 1.373 Guardia Lombardi* 3.014 2.361 2.029 1.803 1.718 Lacedonia* 3.776 3.163 3.010 2.465 2.340 Lioni* 5.866 6.400 6.106 6.335 6.201 Montella 8.738 7.677 7.770 7.877 7.780 Monteverde* 1.201 1.023 920 831 784 Morra de Sanctis* 2.358 1.871 1.408 1.309 1.297 Nusco 5.206 5.053 4.420 4.258 4.203 Rocca San Felice* 1.168 1.220 903 869 851 Sant’Andrea di Conza* 2.262 2.042 1.930 1.662 1.539 Sant’Angelo dei Lombardi* 5.170 4.795 4.236 4.304 4.250 Senerchia 1.057 1.072 883 1.014 842 Teora* 2.568 2.242 1.571 1.543 1.537 Torella dei Lombardi* 3.036 3.029 2.202 2.225 2.144 Villamaina* 1.158 1.051 1.005 1.018 995 Totale 80.527 76.335 68.345 64.386 62.457 * I 17 comuni già appartenenti alla Comunità Montana Alta Irpinia Fonte: elaborazione su dati ISTAT re attenzione agli «agro-ecosistemi» e alle «aree coinvolto i vari comuni e hanno proposto talvol- di eccellenza» per le produzioni rurali di qualità ta aggregazioni considerate più attuali rispetto in grado di incentivare anche lo sviluppo turisti- a quelle previste dalla Regione. Va sottolineato co. Al tempo stesso, nel PTCP sono evidenziati gli inoltre che, poiché «la rete delle connessioni in- elementi di criticità dell’agricoltura irpina. frastrutturali costituisce il riferimento della rior- Se consideriamo in dettaglio le perimetrazio- ganizzazione dell’armatura urbana» (Provincia di ni disegnate dal PTCP, emergono aggregazioni Avellino, 2013, p. 41), il PTCP indica la necessità leggermente diverse: nell’ambito dello stesso STS, di una serie di assi viari di raccordo, in particolare infatti, sono individuati tre sistemi urbani compo- con il potenziamento della strada statale Ofanti- sti da più comuni, uniti da tradizioni geografiche na. e storico-culturali. Si tratta delle cosiddette città Alle principali perimetrazioni che disegnano dell’Alta Irpinia, Longobarda e dell’Ofanto, con- l’area sulla base dei sistemi individuati dal PTR siderate nodi di una potenziale rete, in cui svilup- e dal PTCP, si affiancano sia altri ambiti di natu- pare funzioni terziarie in una logica policentrica. ra amministrativa, sia quelli definiti dai progetti Si definisce così l’area in cui dovranno essere inte- della nuova programmazione (patti territoriali, grati strumenti e politiche per tutti i comuni che progetti integrati, iniziative comunitarie) che in- ne fanno parte. Le unioni disegnate non ripro- teressano in modo trasversale vari comuni e rita- pongono perfettamente i confini degli STS regio- gliano ancora diversamente l’area. Negli intenti nali, ma sono l’esito di consultazioni che hanno della Regione, la pianificazione strategica messa AGEI - Geotema, 57 71
a punto dal PTR si è sviluppata proprio a partire Diversi progetti di cooperazione transnazionale e dai risultati positivi ottenuti attraverso politiche una stretta collaborazione con il mondo della for- e strumenti di sviluppo territoriale, soprattutto mazione hanno rafforzato gli effetti delle azioni. se basati sulle specificità del milieu locale e sulle L’esperienza realizzata ha confermato quanto sia forme, altamente performative, dell’auto-rappre- rilevante il ruolo di un soggetto responsabile in sentazione delle comunità e degli attori locali grado dare impulso alle politiche per il territorio, (Dematteis, 2001, p. 28; Sommella e Viganoni, coordinandole efficacemente (DPS-MEF, 2003). 2001a). In Alta Irpinia, sulle rovine del terremoto Attraverso l’approccio SLoT nel 2003 si provava del 198012, il progetto di sviluppo del ceto politico a verificare, proprio a partire dal progetto (allora locale aveva messo in campo una serie di interven- LEADER II, da cui era interessato l’intero territo- ti (il rinnovo del costruito, l’infrastrutturazione rio della CMAI), la territorialità e il protagonismo viaria, le aree industriali, la diffusione di cultura degli attori locali (Albolino, 2003). L’analisi pone- d’impresa) che hanno inciso in modo significati- va l’accento sull’interazione tra questi ultimi, le vo anche su un più complessivo processo d’inno- componenti del milieu e il progetto stesso ed era vazione di quest’area interna (Sommella e Viga- affiancata da una conoscenza diretta dell’area, noni, 2001b). In questa cornice, sono stati mossi integrata da interviste somministrate ad alcuni poi i primi passi verso una nuova progettazione attori privilegiati. Dall’analisi emergeva che il va- socio-economica integrata, laddove in passato lore aggiunto territoriale, prodotto dalle iniziati- (ancora nella ricostruzione postsismica) l’atten- ve realizzate dalla rete dei soggetti locali, era da zione all’industrializzazione aveva impedito di intendersi soprattutto in termini di radicamento: considerare il valore del patrimonio ambientale e queste componenti «hanno sicuramente dato rin- storico-culturale, riconosciuto invece come risor- novato vigore alle relazioni sociali fondate sulla sa dai nuovi interventi. fiducia e al nuovo rapporto tra la comunità locale Anche se spesso solo parzialmente, il territo- e il territorio» (ibidem, p. 106). rio della CMAI è stato teatro di iniziative diverse: A oggi vanno considerati progetti più recenti dai patti territoriali (Patto territoriale di Avellino collegati al LEADER. Tra questi ultimi la creazio- e della Baronía) ai progetti integrati territoriali ne del Consorzio Formicoso Alta Irpinia - Agricol- (PIT Valle dell’Ofanto, Monti Picentini, Filiera tura e sviluppo sostenibile, che si avvale del mar- enogastronomica e termale) alle iniziative comu- chio d’area «Grano Duro Senatore Cappelli». Con nitarie (LeADER, Equal)13. Le prime due esperien- la guida del GAL, un gruppo di giovani imprendi- ze hanno sortito risultati diversi: se, per esempio, tori sta investendo nella cosiddetta smart rurality, il Patto Baronía ha raggiunto buone performances intesa come agricoltura biologica, di qualità, in- (Albolino, 2005), i PIT hanno evidenziato le diffi- novativa, che presta attenzione alla valorizzazione coltà di uno strumento in cui l’obiettivo dell’inte- delle attività turistiche e dell’accoglienza rurale, grazione di azioni e risorse è stato spesso tradito14. dell’artigianato artistico, della riqualificazione I comuni della CMAI sono stati coinvolti anche ambientale e architettonica, della cooperazione. nel progetto LEADER (attivato per la prima volta Il processo avviato ha consentito agli agricolto- nel 1991, con il LEADER I, fino all’ultimo bando ri coinvolti di consolidare reti di fiducia locali e inserito nella programmazione 2014-2020), un’i- competere sui mercati. Collegata a quest’inizia- niziativa più innovativa per l’approccio e il coin- tiva è anche l’istituzione del Consorzio Co.Rit, volgimento delle collettività locali. A guidare le unione di 14 Comuni – con capofila Bisaccia – che attività è stata una compagine societaria ampia promuove politiche ecocompatibili (uso di ener- (composta da attori socio-istituzionali locali che gie rinnovabili, nuove tecnologie applicate ai pro- vivono e agiscono nella comunità) e nata da un’im- cessi produttivi, ciclo integrato dei rifiuti). portante azione di concertazione e di animazione L’analisi di queste esperienze dimostra che, territoriale (un aspetto abbastanza nuovo per l’a- nonostante le limitate risorse, i risultati realiz- rea): il Gruppo di azione locale (GAL) Centro di zati con il LEADER possono essere definiti ap- Iniziativa LEADER per lo Sviluppo dell’Irpinia prezzabili (Albolino, 2014). Emerge, inoltre, che (CILSI)15. In tal modo sono stati progettati inter- attraverso un approccio place-based (Barca, 2009) venti dagli standard qualitativi piuttosto elevati, è possibile cogliere le potenzialità di settori consi- con una particolare attenzione alle proposte con- derati strategici, investendo in risorse radicate, e sortili. Le linee strategiche sono state: supporto spesso inesplorate, attraverso pratiche innovative. tecnico allo sviluppo rurale; turismo rurale; pic- È quanto sta accadendo anche con il Contratto di cole imprese, artigianato e servizi zonali; valoriz- fiume dell’Alto Ofanto, strumento di multilevel go- zazione e commercializzazione di prodotti locali. vernance dei processi di sviluppo locale16. Il Patto 72 AGEI - Geotema, 57
Val d’Ofanto, firmato nel maggio 2014, rappre- inespresse di un capitale territoriale solo parzial- senta l’accordo volontario tra gli attori pubblici e mente utilizzato, che talvolta non è neppure per- privati dell’area, ed è mirato alla riqualificazione cepito come tale18, con l’obiettivo di realizzare un ambientale e soprattutto alla gestione sostenibile accordo di programma quadro tra Stato, Regione della risorsa acqua e dei relativi bacini17. Negli ul- ed enti locali. I comuni coinvolti alla fine sono 25 timi decenni in Irpinia il dissesto idrogeologico, (fig. 1), riuniti nella Città dell’Alta Irpinia, organi- l’inquinamento delle acque e l’instabilità dei ba- smo decisionale individuato per gestire nel tem- cini rappresentano temi di grande attualità. Un po la Strategia e per garantire la concertazione territorio che mira a promuovere la sua elevata e la concreta attuazione delle iniziative19. A par- qualità ambientale, culturale e produttiva non tire dalla firma del protocollo nel gennaio 2015, può prescindere da queste politiche, e il contratto il Comitato tecnico, i Comuni e il partenariato di fiume sembra una risposta in tal senso (Alboli- locale, attraverso un’articolata metodologia (prin- no e Cavaliere, 2016). cipalmente Project Cycle Management, laboratori di In Alta Irpinia proseguono anche le attività ascolto, ricerca-azione, Focus Group), sono giun- del Parco letterario Francesco De Sanctis, peri- ti alla definizione della bozza di strategia (luglio metrato nel 2001 intorno allo scenario descritto 2015), organizzata in problemi/ostacoli e risultati dall’autore nelle opere Il viaggio elettorale e La gio- attesi, completata dall’individuazione delle più vinezza. Sebbene riguardi un territorio limitato e importanti iniziative da attuare. impieghi risorse modeste, è un’iniziativa tuttora Il documento si presentava ancora piuttosto attiva che si fonda sulla capacità di trasformare il generico, per quanto sottolineasse la necessità di patrimonio ambientale e culturale locale in po- valorizzare i servizi essenziali al fine di rendere at- tenziale economico, attraverso una valorizzazione trattivi i siti e di impedirne l’abbandono, metten- continua, complessa e integrata delle risorse di- do in campo azioni puntuali. Emergeva nella boz- sponibili (Albolino, 2004). za l’attenzione verso la definizione di una filiera della salute in grado di rafforzare e razionalizzare l’offerta sanitaria, adeguandola alle esigenze di 4. Sull’Alta Irpinia come area-pilota della SNAI: una popolazione anziana. Lo sviluppo economico riflessioni conclusive immaginato si muoveva su un duplice asse: pur considerando la componente industriale, valoriz- L’Alta Irpinia viene scelta nel dicembre 2014 zava i tematismi «turismo, culture, agricolture» come area-pilota – ovvero territorio prototipo per esplicitamente legati alle specificità territoriali la sperimentazione della SNAI – sulla base di un ed eredità positiva delle progettualità preceden- ritaglio territoriale che eredita, in parte, le pre- temente attivate. Proprio sulla base della storia cedenti perimetrazioni del PTR e i confini del progettuale dell’area e delle esperienze realizzate Consorzio dei servizi sociali. Ciò vuol dire che in in termini infrastrutturali e produttivi, benché di- quest’area si è ritenuto possibile un collegamen- scutibili quanto a impatto (ad esempio per la crisi to tra strategie d’azione e possibilità di riuscita delle aree industriali), si sono andate costruendo (Sommella, 2017). Anche se con i limiti dovuti al un’immagine e un’identità riconoscibili dell’area, fatto che il processo è in itinere, dopo aver illustra- sulle quali si è deciso di far leva per la SNAI. to i caratteri che la strategia ha assunto alla scala Nel 2017 si è giunti alla definizione della «Stra- altoirpina, proveremo ad articolare delle rifles- tegia d’area Alta Irpinia» (Documento di strategia, sioni conclusive riprendendo i tre temi analizzati 2017) e alla sottoscrizione dell’accordo di pro- nella sezione iniziale per tratteggiare alcune po- gramma quadro. Entra lentamente nel vivo nel tenzialità e criticità del processo in corso. 2018, dopo non pochi conflitti interni, la fase L’elaborazione della Strategia aveva preso il via esecutiva di un progetto che potrebbe restituire nel 2012 ad opera dell’allora Dipartimento per lo ulteriore riconoscibilità all’area, sul piano inter- Sviluppo e la Coesione Economica (DPS), nella no – dei Comuni e dei soggetti locali coinvolti – e prospettiva del quadro comunitario 2014-2020, e su quello esterno, del rapporto con lo Stato, le isti- definiva le aree interne come ambiti territoriali tuzioni, il mercato. È su questi piani che andreb- che presentano una serie di indicatori di perife- bero discusse le modalità di un possibile conso- ricità (UVAL, 2014). Il modello poneva al centro lidamento dell’identità territoriale in zone come la qualità della vita degli abitanti – da qui la ne- l’Alta Irpinia che si sono/sono state definite come cessità di adeguare l’offerta di servizi essenziali aree-progetto, e nelle quali l’esigenza di autorga- (infrastrutture, sanità, istruzione, sicurezza) – e nizzazione ai fini delle opportunità offerte dalla si basava sulla capacità di attivare le potenzialità programmazione nazionale, regionale o comuni- AGEI - Geotema, 57 73
taria ha costituito un’opportunità di costruzione/ to si tratti di punti d’arrivo parziali perché la stes- ricostruzione identitaria, di cui ancora emergono sa Strategia risulta appena avviata20. Ad esempio, i limiti e le ambiguità. già nel corso del 2018 si sono evidenziati taluni Nei documenti di programmazione più volte contrasti nell’azione politica, peraltro tipici di si ricorre alla categoria «identità»: nel report d’a- processi nei quali gli attori coinvolti sono in com- rea sulla valutazione del preliminare di strategia petizione per opportunità di mediazione relative si evidenzia l’obiettivo di «rafforzare la coesione a risorse finanziarie esterne, oltre che per scelte territoriale e l’identità della Comunità dell’Alta di natura territoriale, mentre forme di centrali- Irpinia attraverso una migliore configurazione e smo da parte delle Regioni si sono contrapposte a organizzazione dei servizi e delle infrastrutture istanze locali. Sebbene queste vicende iniziali non a garanzia dei diritti di cittadinanza» (ISFORT, offrano ancora elementi concreti per una valuta- 2016). O ancora, nel documento di strategia per zione d’insieme su attori coinvolti e dinamiche di l’area-pilota Alta Irpinia, si legge che «la volon- potere, esse permettono comunque di rilevare al- tà di operare a sostegno della riscoperta e della cuni nodi critici già evidenziatisi in passato. promozione delle “specificità” del territorio, mi- Non appare casuale che l’avvio sia connotato gliorando gli strumenti e le metodologie atte alla da una confusione/sovrapposizione di strumenti valorizzazione delle risorse locali, ha orientato la e prerogative: il progetto incontra un’oggettiva scelta della Strategia su iniziative che conducano difficoltà, in questo tipo di contesti, a tradursi in alla costruzione di una offerta il più “identitaria” un’azione collettiva tra attori che operano a diver- e integrata possibile per l’Area» (Documento di stra- se scale, seppure sotto l’ombrello dell’ambizioso tegia, 2017, p. 23); in generale, inoltre, già nei do- obiettivo, anche per andare incontro ad esigenze cumenti tecnici preparatori della SNAI nel 2013 la ormai mature di rescaling, di muoversi in manie- valorizzazione dell’identità culturale si legava alla ra transcalare. Politiche territoriali place-based (di realizzazione di interventi in grado, da un lato, di cui alcuni esempi positivi, come nel caso dei LEA- preservare tradizione e culture locali e, dall’altro, DER, sono stati citati nei due paragrafi preceden- di valorizzarle presso un pubblico più vasto. Al di ti per la nostra area di interesse), auspicate per là della possibile genericità con cui viene spesso superare le forme di rigidità riscontrate in alcu- utilizzata la nozione di identità, i riferimenti ci ne delle esperienze passate, non riescono effica- consentono di riflettere su una questione che ab- cemente a misurarsi con la transcalarità dei pro- biamo sollevato nella prima sezione, rispetto alla cessi territoriali contemporanei (Salone, 2012). dimensione spaziale della categoria, poiché fanno Inoltre, la messa in rete di soggetti attivi intorno riferimento alla necessità di decostruirla in uno all’area-pilota si confronta, ancora una volta, con specifico contesto territoriale (Paasi, 2001). Paasi, le contraddizioni e le ambiguità di un’identità ter- anche se con riferimento alla scala regionale, è ritoriale debole, quando fondata più sui progetti e poi tornato sul significato di una parola che è di- su input esterni di natura normativa e meno sulla venuta quasi una sorta di slogan per la pianificazio- consistenza locale di reti di soggetti e ceti produt- ne e la «governance: identity is thus understood as tivi (rari in contesti territoriali come il nostro), a “soft” tool, one used by authorities worldwide, in mentre le risorse individuate come locali restano the promotion of social cohesion, regional marke- spesso reificate sullo sfondo. La stessa costruzio- ting and economic development» (2009, p. 122). ne dell’area progetto resta comunque soprattutto Da qui la necessità di distinguere il versante per una strada obbligata per attrarre finanziamenti così dire individuale e quello «istituzionale» delle che permangono indispensabili. narrative sull’identità. Ciò naturalmente assume In una sorta di valutazione comparativa, tra gli un valore stringente in contesti regionali, come elementi positivi e negativi che sono stati presen- quello europeo al quale fa riferimento Paasi, che tati, l’Irpinia in generale e l’Alta Irpinia in par- si confrontano con flussi della globalizzazione e ticolare sono senz’altro, tra le aree interne del istanze neoliberiste; nondimeno appare impor- Mezzogiorno, fra quelle aree che più nettamen- tante tenere in considerazione che le narrative te hanno guadagnato dalla possibilità di offrire sull’identità territoriale sono portatrici di specifi- all’esterno un’immagine forte, fondata su un in- ci interessi e forme di potere anche a scala locale. sieme di micro-episodi di sviluppo locale (non a A partire dalle questioni teorico-concettuali, caso l’Alta Irpinia vince la competizione campa- ripercorse per i tre temi individuati nella prima na per la designazione dell’area-pilota contro le sezione (sviluppo endogeno, aree interne e iden- altre aree identificate in provincia di Benevento tità territoriale), possiamo iniziare a trarre alcune e di Salerno). conclusioni, sebbene come abbiamo già specifica- L’immagine comunque rispecchia l’attivazione 74 AGEI - Geotema, 57
di dinamiche di rete che hanno animato un terri- strale di Studi e Ricerche di Geografia», 1, pp. 7-16. Barca Fabrizio (2009), An Agenda for a Reformed Cohesion Policy torio marginale e interno attraverso la progettua- (http://ec.europa.eu/regional_policy/archive/policy/future/pdf/ lità, per quanto indotta dall’esterno. Nel tempo report_barca_v0306.pdf; ultimo accesso 30.X.2018). si sono formate alcune reti di soggetti altrimenti Bonora Paola (a cura di) (2001), SLoT quaderno 1. Appunti, isolati, in un contesto di montagna a bassa densità discussioni, bibliografie del gruppo di ricerca SLoT sul ruolo dei di popolazione e penalizzato da un processo di sistemi locali nei processi di sviluppo territoriale, Bologna, Ba- skerville, pp. 100-120. spopolamento ripreso con vigore. La partecipa- Conti Sergio e Carlo Salone (2011), Programmazione integrata zione alla progettualità ha costruito, o ricostruito, e politiche territoriali. Profili concettuali, esplorazioni progettuali, territorialità e diminuito l’isolamento, mentre le Torino, IRES Piemonte («Contributi di Ricerca», 244). opportunità garantite dagli input esterni hanno, Coppola Pasquale e Rosario Sommella (a cura di) (1998), Le aree in parte, creato percorsi di attivazione delle risor- interne nelle strategie di rivalorizzazione del Mezzogiorno, in «Geo- tema», 10, fascicolo monografico. se locali, come nel caso del comparto alimenta- Dematteis Giuseppe (2001), Per una geografia della territorialità re e vitivinicolo. Per il peso delle contraddizioni attiva e dei valori territoriali, in Paola Bonora (a cura di), SLoT che una tale declinazione di sviluppo endogeno quaderno 1, Bologna, Baskerville, pp. 11-30. e identità territoriale reca alla scala di quest’area Dematteis Giuseppe e Francesca Governa (a cura di) (2005), Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: il modello SLoT, Mi- interna, non è possibile concludere che qui si sia- lano, Angeli. no radicate rilevanti forme di sviluppo locale ter- De Vivo Paola (2004), Pratiche di concertazione e sviluppo locale. ritoriale; ma, d’altra parte, vanno considerate le L’esperienza dei Patti Territoriali e dei PIT della Regione Campa- condizioni di partenza, la persistente lontananza nia, Milano, Angeli. dai nodi principali e la dipendenza difficilmente Documento di Strategia di Area pilota Alta Irpinia (2017) (delibera Giunta regionale della Campania n. 305 del 31/5/2017), in attenuabile da risorse esterne. Tuttavia, è proprio «Bollettino Ufficiale della Regione Campania», 22/6/2017, la combinazione originale di marginalità e mo- n. 50. dernizzazione che rende stimolante continuare a DPS-MEF (a cura di) (2003), La lezione dei Patti territoriali per la studiare l’Irpinia, considerandola come un caso progettazione integrata territoriale nel Mezzogiorno, Roma. Fiorentino Luigi (a cura di) (2016), Idee per lo sviluppo dell’Irpi- rilevante «da decostruire per verificare la territo- nia, Napoli, Editoriale Scientifica. rialità dei processi in atto» (Sommella e Viganoni, Gruppo di Azione Locale (GAL CILSI) (1999), Terre d’Irpinia. 2001a, p. 194). La Guida, Avellino, CRESM Campania. Governa Francesca (2007), Territorialità e azione collettiva. Una riflessione critica sulle teorie e le pratiche di sviluppo locale, in «Ri- vista Geografica Italiana», pp. 335-361. Riferimenti bibliografici Governa Francesca (2010), Ripensare il locale, ridefinire il terri- torio. Le possibilità di un approccio multidimensionale, in Lida Albolino Ornella (2003), Un sistema locale territoriale delle aree Viganoni (a cura di), A Pasquale Coppola. Raccolta di scritti, interne: l’Alta Irpinia, in Rosario Sommella e Lida Viganoni in «Memorie della Società Geografica Italiana», LXXXIX, (a cura di), SLoT quaderno 5. Territori e progetti nel Mezzogior- pp. 723-735. no. Casi di studio per lo sviluppo locale, Bologna, Baskerville, Governa Francesca (2014), Tra geografia e politiche. Ripensare lo pp. 89-112. sviluppo locale, Roma, Donzelli, 2014. Albolino Ornella (2004), Sviluppo locale e valorizzazione delle aree Governa Francesca e Carlo Salone (2004), Territories in Action, interne: il Parco Letterario “Francesco De Sanctis” in Alta Irpinia, Territories for Action: The Territorial Dimension of Italian Local in Atti del Convegno «Risorse culturali e sviluppo locale», in «Me- Development Policies, in «International Journal of Urban and morie della Società Geografica Italiana», LXXIV, pp. 251- Regional Research», 4, pp. 796-818. 270. ISFORT (2016), Report d’area (Valutazione preliminare di strate- Albolino Ornella (2005), Politiche territoriali di sviluppo locale e gia) (http://www.agenziacoesione.gov.it/opencms/export/sites/ aree rurali del Mezzogiorno: il Patto Territoriale Baronía, in Fran- dps/it/documentazione/Aree_interne/STRATEGIE_DI_AREA/ cesco Adornato (a cura di), Sviluppo locale e contrattazione Strategie_di_area/Approfondimenti_valutativi/Report_AltaI- programmata, Milano, Angeli, pp. 145-175. rpinia_30-06-16.pdf; ultimo accesso 30.X.2018). Albolino Ornella (2014), L’Irpinia. La costruzione di un’area Luca Davide e Carlo Salone (2013), Teorie regionali e regioni interna del Mezzogiorno tra politiche di sviluppo e dinamiche re- istituzionali. Per un’ontologia del rapporto tra spazi di governo e centi, Napoli, Università degli studi “L’Orientale”, Univer- spazi di azione collettiva, in «Rivista Geografica Italiana», pp. sityPress. 209-224. Albolino Ornella e Alfredo Cavaliere (2016), Il territorio tra pra- Magnaghi Alberto (1990), Il territorio dell’abitare. Lo sviluppo lo- tiche e rappresentazioni, in Luigi Fiorentino (a cura di), Idee cale come alternativa strategica, Milano, Angeli. per lo sviluppo dell’Irpinia, Napoli, Editoriale Scientifica, pp. Magnaghi Alberto (2000), Il progetto locale, Torino, Bollati Bo- 239-277. ringhieri. Arminio Franco (2013), Geografia commossa dell’Italia interna, Magnaghi Alberto (a cura di) (2005), La rappresentazione identi- Milano, Bruno Mondadori. taria del territorio. Atlanti, codici, figure, paradigmi per il progetto Banini Tiziana (a cura di) (2013), Identità territoriali. Metodi, locale, Firenze, Alinea. esperienze, prospettive a confronto, Milano, Angeli. Magnaghi Alberto (2010), Il progetto locale. Verso la coscienza di Banini Tiziana e Fabio Pollice (2015), Territorial Identity as a luogo, Torino, Bollati Boringhieri. Strategic Resource for the Development of Rural Areas, in «Seme- Mattina Cesare (1998), Strategie politico-territoriali e sviluppo delle aree interne. Le logiche del potere in Irpinia, in «Geotema», 10, AGEI - Geotema, 57 75
pp. 107-124. poco chiaro, «più evocato come “orizzonte” delle politiche che Paasi Anssi (2001), Europe as a Social Process and Discourse Con- definito in termini specifici» (p. 99). siderations of Place, Boundaries and Identity, in «European Ur- 2 Non avendo modo di ripercorrere la complessa e articolata ban and Regional Studies», 1, pp. 7-28. stagione dello sviluppo locale (sia per quanto attiene al suc- Paasi Anssi (2009), The Resurgence of the “Region” and “Regional cesso e al declino di un concetto che ha comunque introdotto Identity”: Theoretical Perspectives and Empirical Observations on molte innovazioni nella riflessione teorica sullo sviluppo in Ita- Regional Dynamics in Europe, in «Review of International Stu- lia, sia per quanto attiene al vasto universo delle politiche volte dies», 1, pp. 121-146. alla sua promozione alla scala italiana), rinviamo, oltre al già Palermo Pier Carlo e Gabriele Pasqui (a cura di) (2003), Pro- citato lavoro di Governa (2014), alle riflessioni critiche anti- getti integrati e sviluppo territoriale. Regioni obiettivo 1, Roma, cipate da alcuni esponenti della scuola torinese, nei seguenti FORMEZ. lavori: Governa e Salone (2004); Governa (2007 e 2010); Conti Picariello Orfeo, Carlo Laudadio e Salvatore Forgione (1996), e Salone (2011); Salone (2010 e 2012). Per un breve approfon- Esploriamo l’Alta Irpinia, in Gabriella Pescatori Colucci, Er- dimento sulla fortuna e sulle critiche che ha conosciuto lo svi- rico Cuozzo e Francesco Barra (a cura di), Storia illustrata luppo locale in relazione alla frammentazione degli interventi di Avellino e dell’Irpinia, Avellino, Sellino & Barra, IX, pp. derivata dalla sua applicazione, guardando proprio alle aree 289-328. interne, rimandamo infine ancora a Sommella (2017). Pollice Fabio (2005), Il ruolo dell’identità territoriale nei processi di 3 Ci riferiamo, in questo caso, soprattutto ai contributi di Al- sviluppo locale, in «Bollettino della Società Geografica Italia- berto Magnaghi, a partire dal suo lavoro Il territorio dell’abitare na», pp. 75-92. (1990) – in cui lo sviluppo locale veniva considerato come Provincia di Avellino (2013), Piano territoriale di coordinamento un’alternativa strategica – fino a Il progetto locale (2010), non provinciale, Settore Pianificazione e attività sul territorio, de- dimenticando lavori elaborati nel corso del decennio Duemila, libera Commissario Straordinario n. 42 del 25.V.2014 (siat. tra i quali ricordiamo Magnaghi (2000 e 2005). provincia.avellino.it/; ultimo accesso 30.X.2018. 4 Per un approfondimento sul ruolo che questa categoria (che Regione Campania-FORMEZ PA (2015), Lo sviluppo delle aree ha attratto l’attenzione degli studiosi anche nel campo delle interne in Campania: criticità e fattori di successo nell’esperienza discipline geografiche nei tardi anni Novanta) riveste nei pro- di accompagnamento alla Strategia Aree Interne, Roma, Formez. cessi di sviluppo locale, si rinvia all’ampia disamina proposta Salone Carlo (2010), Multidimensionalità nel tempo e nello spazio: da Pollice (2005). Per un confronto su metodi, esperienze e oltre lo sviluppo locale, in Lida Viganoni (a cura di), A Pasquale prospettive in relazione alle identità territoriali, si rimanda a Coppola. Raccolta di scritti, in «Memorie della Società Geogra- Banini (2013). Infine, sull’identità territoriale come risorsa fica Italiana», LXXXIX, pp. 885-895. strategica per lo sviluppo delle aree rurali, si veda Banini e Salone Carlo (2012), Paradigmi e scale territoriali dello sviluppo: il Pollice (2015), che ne analizzano il ruolo performativo: in tal ruolo delle Regioni in una politica place-based, in «Rivista Geo- senso, l’identità non rappresenta solo l’esito di processi di ter- grafica Italiana», pp. 151-174. ritorializzazione, ma anche e soprattutto il loro pre-requisito. Sommella Rosario (2017), Una strategia per le aree interne italiane, 5 Ne sono un esempio i contrasti sorti tra i Gruppi di azione in «Geotema», 55, pp. 76-79. locale animatori delle iniziative LeADER – da quindici anni or- Sommella Rosario e Lida Viganoni (2001a), Riflessioni sul po- mai radicate nell’area – in rapporto al Progetto pilota. sition paper di Giuseppe Dematteis e ipotesi di lavoro, in Paola 6 La ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, oggi chiusa, Bonora (a cura di), SLoT quaderno 1. Appunti, discussioni, ma oggetto di interessanti progetti di valorizzazione turistica, bibliografie del gruppo di ricerca SLoT sul ruolo dei sistemi locali ha costituito un importante elemento di coesione interna nei processi di sviluppo territoriale, Bologna, Baskerville, pp. dell’area. Inoltre, sarà proprio il collegio elettorale di De 100-120. Sanctis a rappresentare una nuova e definita identificazione Sommella Rosario e Lida Viganoni (2001b), La via irpina allo dell’Alta Irpinia, intorno ai comuni di Andretta, Bisaccia, sviluppo, in Luigi Stanzione (a cura di), Le vie interne allo Calitri, Guardia Lombardi, Lacedonia, Morra De Sanctis e sviluppo del Mezzogiorno, Napoli, Istituto Universitario Orien- Sant’Angelo dei Lombardi, centri che l’autore descrive mira- tale, pp. 267-282. bilmente anche nell’opera La giovinezza. Sommella Rosario e Lida Viganoni (a cura di) (2003), SLoT 7 Si tratta di un centro residenziale caratterizzato dalla presen- quaderno 5. Territori e progetti nel Mezzogiorno. Casi di studio per za prevalente di strutture sportive, turistiche e ricettive che sor- lo sviluppo locale, Bologna, Baskerville. ge sul lago omonimo, a oltre 1.000 m slm. Sommella Rosario e Lida Viganoni (2005), Territorio e svilup- 8 In Irpinia sono presenti diverse aree industriali più o meno po locale nel Mezzogiorno, in Giuseppe Dematteis e Francesca attive o in crisi, eredità della politica di industrializzazione post Governa (a cura di), Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: terremoto: Nusco, Lioni, Sant’Angelo, Calitri, Conza, Calag- il modello SLoT, Milano, Angeli, pp. 189-210. gio, Morra De Sanctis (Sommella e Viganoni, 2001b) che si UVAL (Unità di Valutazione degli Investimenti Pubblici) sono aggiunte ai nuclei nati tra gli anni Sessanta (Pianodar- (2014), Strategia nazionale per le aree interne: definizione, obiet- dine) e Settanta (Valle Ùfita). tivi, strumenti e governance, Roma («Materiali UVAL», 31). 9 Dal 2009, in seguito all’approvazione della legge regionale di riordino delle comunità montane (12/2008), i comuni sono divenuti 16 per l’esclusione di Villamaina, per quanto il comu- ne afferisca alla CMAI per i lavori di forestazione. Note 10 Il PTR definisce gli STS «unità intermedie per le quali sono rintracciabili traiettorie di sviluppo identificabili come strategie 1 Per una disamina dell’approccio distrettualista e territoria- condivise di valorizzazione della risorsa territorio nel rispetto lista allo sviluppo e, in relazione a quest’ultimo, per un’analisi della sostenibilità ambientale». sulle visioni del territorio in termini patrimoniali e identitari, 11 Nel Sistema C1 la dominante definisce le due principali ma anche di mutamento e costruzione sociale, rimandiamo componenti socio-economiche dell’area: la valorizzazione di all’esaustiva ricostruzione proposta in Governa (2014), che colture di pregio e la necessità di riorganizzare un consistente avanza in termini critici nella riflessione riferendosi a un ap- patrimonio industriale creato all’indomani del sisma del 1980. proccio, quello territoriale appunto, dal significato talvolta Tutto ciò in un’area in cui il rischio sismico, idrogeologico e la 76 AGEI - Geotema, 57
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