L'Alta Irpinia tra progetti di sviluppo e identità territoriale - AGEI

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L'Alta Irpinia tra progetti di sviluppo e identità territoriale - AGEI
Ornella Albolino, Rosario Sommella

L’Alta Irpinia tra progetti di sviluppo e identità territoriale

L’articolo si propone di indagare, in una classica area interna dell’Appennino campano, la potenziale relazione tra raf-
forzamento dell’identità locale e progetti di sviluppo attivati. Dopo un breve inquadramento teorico-concettuale su sviluppo
endogeno, aree interne e identità territoriale, si passa ad analizzare l’Alta Irpinia come area-progetto. Una panoramica
sulle principali iniziative realizzate dagli anni Novanta viene affiancata alle prospettive aperte dal recente Progetto pilota
della Strategia Nazionale per le Aree Interne. Alla luce della scelta dell’Alta Irpinia come prototipo di nuova strategia
dichiaratamente place-based, si discutono le forme di sviluppo endogeno, la problematicità dell’utilizzo della categoria
“identità” negli strumenti progettuali e le contraddizioni che emergono dalle ipotesi di rescaling prospettate. Nelle riflessioni
conclusive si esaminano alcuni nodi critici della relazione tra input esterni, forme di coinvolgimento degli attori locali
nel progetto, e possibile rafforzamento di forme identitarie – altrimenti labili e rarefatte – nel contesto di un’area interna
e marginale del Mezzogiorno italiano.

Abstract: Alta Irpinia between Development Projects and Territorial Identity

The article aims to investigate, in a traditional internal area of the Campania Apennines, the potential relationship between
the reinforcement of local identity and the activated development of projects. After a brief theoretical-conceptual framework
regarding endogenous development, internal areas and territorial identity, we move on to analyze Alta Irpinia as a project
area. An overview of the main initiatives implemented since the 1990s is matched with the perspectives opened by the
recent Pilot Project of the National Strategy for Inland Areas. In the light of the choice of Alta Irpinia, as a prototype of a
new – explicitly place-based – strategy, we discuss the forms of endogenous development, the problematic use of the category
of «identity» in project tools, and the contradictions emerging from the proposed rescaling hypotheses. In the concluding
reflections we examine some critical nodes of the relationship between external inputs, forms of involvement of local actors
in the project and the possible reinforcement of otherwise weak and rarefied identities in the context of an internal and
marginal area of the Italian Mezzogiorno.

Parole chiave: Identità, Sviluppo endogeno, Aree interne, Progetti di sviluppo, Mezzogiorno

Keywords: Identity, Endogenous Development, Internal (Inland) Areas, Development Projects, Italian Mezzogiorno

Ornella Albolino, Università della Basilicata, Dipartimento di Scienze Umane - ornella.albolino@unibas.it
Rosario Sommella, Università di Napoli «L’Orientale», Dipartimento di Scienze Umane e Sociali - rsommella@unior.it

Pur trattandosi di un lavoro svolto in comune, i paragrafi 2 e 3 sono da attribuire a Ornella Albolino e i paragrafi 1 e
4 a Rosario Sommella

1. 
   Sviluppo endogeno, aree interne, identità                       monografico, al quale si rimanda per una visione
   territoriale                                                    d’insieme degli obiettivi che il gruppo di lavoro si
                                                                   è posto. La riflessione è relativa a un’area che or-
   L’articolo focalizza l’attenzione sulla relazione               mai da molti anni, facendo leva sulle opportunità
potenziale tra l’attivazione di progetti di svilup-                di sostegno offerte da stagioni via via diverse del-
po con componente endogena e il rafforzamento                      le politiche di sviluppo e sull’azione di varie élites
di elementi di identità territoriale in una classica               locali, viene indicata o si autorappresenta come
area interna dell’Appennino campano. Parliamo                      area-progetto tanto da essere designata negli ul-
di relazione «potenziale» per attirare, preliminar-                timi anni come area-pilota della Campania per
mente, l’attenzione su una serie di questioni che le               l’avvio della Strategia Nazionale per le Aree In-
nuove progettualità fanno emergere relativamen-                    terne (SNAI), nell’ambito della programmazione
te a tre argomenti: sviluppo endogeno, aree in-                    comunitaria 2014-2020 (UVAL, 2014). La scelta
terne, identità territoriale; concetti che appaiono                sembra rilevante sia sul piano simbolico-rappre-
strettamente collegati al tema di questo numero                    sentativo sia per una serie di evidenze empiriche

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e ci offre l’occasione per ripensare i tre temi pri-    che, costituite da (e spesso polarizzate tra) grup-
ma citati, alla luce della nuova strategia lanciata a   pi operanti a scala strettamente locale e attori in
scala nazionale che si pone l’ambizioso obiettivo       grado di agire su relazioni orizzontali più ampie,
di realizzare rilevanti sinergie a scala regionale e    entrambe garantite da forme di stabilità frutto
locale (Sommella, 2017). Le considerazioni che          di meccanismi compensativi di origine esterna
sviluppiamo sono di carattere preliminare rispet-       (Sommella e Viganoni, 2003 e 2005). Queste ri-
to all’attuazione della SNAI, per ragioni dovute        flessioni, insieme ad altre stimolate dagli apporti
al lento avvio dell’azione politico-istituzionale, ma   dalla scuola territorialista3, rendevano evidenti
affondano le radici in precedenti esperienze di ri-     contraddizioni e ambiguità con cui già al tempo
cerca, realizzate anche attraverso il ricorso all’in-   iniziavano a confrontarsi politiche e pratiche di
dagine di terreno e condotte sull’area a partire da     sviluppo locale nei sistemi dell’Italia meridionale.
una specifica prospettiva teorico-concettuale, che          Guardando specificamente alle aree interne,
espliciteremo in questa sezione del contributo.         questo contributo affronta il tema a partire da una
    Dal punto di vista metodologico, all’inizio         prospettiva che considera la marginalità come
degli anni Duemila, avevamo individuato l’Alta          campo di studi significativo per lo sviluppo (Cop-
Irpinia tra i sistemi locali del Mezzogiorno nei        pola e Sommella, 1998): proprio nell’ambito delle
quali sperimentare la validità di alcune categorie      ricerche già menzionate, l’Alta Irpinia – per la sua
sviluppate nell’ambito di una ricerca sui sistemi       transizione da area rurale interna e marginale a
locali territoriali (SLoT). Il ricorso alle ricerche    fulcro e terreno privilegiato per la promozione di
condotte in Alta Irpinia attraverso l’utilizzo di       iniziative e strumenti – ci era sembrata un territo-
quest’approccio (Sommella e Viganoni, 2001b;            rio interessante nel quale verificare la presenza di
Albolino, 2003), alle successive indagini (sintetiz-    elementi per una qualche forma di sviluppo locale
zate in Albolino, 2014) e ai documenti disponibili      territoriale (Sommella e Viganoni, 2001b). Inol-
relativi alla progettazione dell’area-pilota, ci con-   tre, relativamente all’inquadramento dell’area nel
sentiranno di tornare a riflettere sulle categorie      contesto del Mezzogiorno, è necessario precisare
citate. Rispetto allo sviluppo endogeno, la cor-        che il tema delle aree interne, nodo tradizionale
nice teorica alla quale l’articolo fa riferimento –     della più ampia questione meridionale, è conflu-
seppure nell’ambito di una geografia indiziaria,        ito (nelle differenti fasi della programmazione
che riteniamo l’unica possibile alla nostra scala       negoziata e oltre) nell’applicazione delle politiche
d’indagine – è dunque quella di alcuni concetti,        di sviluppo locale a scala nazionale, il che sembra
metodi e strumenti sviluppati nell’ambito dell’ap-      aver diluito la questione «in un disegno più ampio
proccio territoriale1, che ha segnato una svolta sia    e in un discorso sullo sviluppo più generalizzato,
nel dibattito teorico sia nelle stesse pratiche dello   nel quale dagli anni Novanta è scomparso il riferi-
sviluppo locale in Italia2.                             mento al Mezzogiorno» (Sommella, 2017, p. 77).
    L’Alta Irpinia, lungi dal costituire uno SLoT       Il dibattito, peraltro polarizzatosi spesso «sull’esi-
di quelli «già belli e fatti» (Sommella e Vigano-       genza di proseguire in concezione unitaria sul di-
ni, 2003, p. 7), appariva, e appare ancora, come        vario del Mezzogiorno oppure di privilegiare una
un’area nella quale è possibile individuare con-        visione differenziata dei territori, anche quelli del-
dizioni favorevoli per la sua costruzione, ma in        le aree interne, è rimasto, non di rado, estraneo
cui si evidenziano, oggi ancor più di allora, nodi      alle nuove geografie, che si sono andate struttu-
critici. Questo assunto di partenza rende neces-        rando in sinergia con, o nonostante, opzioni po-
sario richiamare alcune considerazioni teorico-         litiche sempre meno incisive» (ibidem). A queste
metodologiche relative alla stessa concettualiz-        problematiche, come illustreremo più avanti, non
zazione degli SLoT (Dematteis, 2001; Dematteis          sfugge l’Alta Irpinia, che ci pare comunque ancora
e Governa, 2005) e, in particolar modo, alla loro       un caso rilevante da analizzare, anche per le nar-
declinazione alla scala del Mezzogiorno d’Italia.       rative sull’identità territoriale veicolate nell’arco
Nella discussione sull’approccio, delineato all’in-     di più di vent’anni di politiche che hanno ruotato
terno della ricerca alla luce di evidenze empiriche     intorno allo sviluppo endogeno di quest’area.
che emergevano nei contesti meridionali, eviden-            L’identità territoriale rappresenta un nodo al-
ziammo alcuni aspetti problematici relativi alla        trettanto cruciale e gli intrecci con le categorie
sua applicabilità (Sommella e Viganoni, 2001a).         analizzate in precedenza sono inevitabilmente
Ad esempio, anche laddove realtà locali erano in        molteplici4. Vale la pena soffermarsi soprattutto
grado di proporre una sintesi tra stimoli esterni e     sui legami tra SLoT e identità di un territorio, ri-
spinte interne, appariva problematico parlare di        chiamando molto brevemente alcuni studi sulla
«attore collettivo» per reti di soggetti asimmetri-     questione: proprio sottolineando il ruolo dell’i-

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dentità territoriale (in connessione con prossi-        della ricostruzione, con la programmazione nego-
mità e senso del luogo), Governa e Salone (2004)        ziata, poi con le programmazioni regionali e co-
sostenevano che uno SLoT potesse promuovere             munitarie (Albolino, 2014) e oggi con il Progetto
l’azione collettiva di coalizioni locali. Secondo       pilota lanciato nell’ambito della SNAI (ISFORT,
Conti e Salone (2011, p. 30), il Sistema territoriale   2016; Documento di strategia, 2017). Appare quindi
locale, se inteso come «esito eventuale di un pro-      interessante indagare se la programmazione e gli
cesso comunicativo tra comunità di attori e siste-      strumenti attivati negli ultimi decenni abbiano
mi di strutture ambientali», può produrre identità      contribuito a dare ulteriore significato (ed even-
e luoghi; specialmente nell’ambito di quelle che        tualmente con quali limiti) a un’identità subre-
sono state definite come territorialità attive (per-    gionale altrimenti labile o rarefatta, a partire dal
ché dotate di una specifica organizzazione e capa-      protagonismo dei soggetti locali coinvolti nella
ci di autorappresentarsi), la stessa identità rappre-   costruzione delle varie aggregazioni richieste dal-
senta «l’esito di un progetto che può generare va-      le progettazioni. Una chiave di lettura può essere
lore aggiunto territoriale» (ibidem, p. 10). Invero,    trovata nella duplice connotazione di tipo esoge-
continuando a richiamarci alla nostra preceden-         no ed endogeno che caratterizza l’approccio alla
te proposta in merito alla possibile applicazione       realtà altoirpina e alle sue politiche di sviluppo
dell’approccio SLoT ai sistemi meridionali, anche       (Fiorentino, 2016). In misura crescente, dagli anni
nel caso dell’identità parlavamo di una categoria       Novanta, l’attuazione di tali politiche, anche se di
non riducibile ad un’irrealistica unicità. Il nostro    impulso esogeno, ha richiesto forme di partecipa-
punto di vista «dal Mezzogiorno e sul Mezzogior-        zione e di aggregazione locale. Nel caso degli stru-
no» ci induceva a riferirci, piuttosto, a una plura-    menti più recenti, è evidente ad esempio la ma-
lità di identità locali e al progetto come frutto di    trice sovralocale (Stato-Regione) dell’individua-
una scelta selettiva condivisa (Sommella e Vigano-      zione dell’Alta Irpinia come area-pilota regionale
ni, 2001a). Da questa prospettiva, può essere uti-      della SNAI. La scelta dell’area è stata però guidata
le la sistematizzazione proposta da Paasi (2001),       dalla possibilità di trovare ancoraggio in un’iden-
che parla dell’identità come di una categoria non       tità che si è andata in parte costruendo proprio
semplicemente individuale e sociale, quanto piut-       attraverso il protagonismo locale nelle preceden-
tosto spaziale. Più specificamente, a proposito del-    ti stagioni di programmazione, provando a dare
la distinzione analitica tra l’identità di un singolo   valore al senso di appartenenza fondato sui tratti
territorio e l’identità regionale degli abitanti, o     fisici del territorio, sulle varietà insediative, sul-
coscienza regionale: la prima indica «narratives,       le produzioni, sui saperi contestuali e codificati,
symbols and practices that are associated with a        sull’identità «interna» e «lontana» di questi luo-
specific territory, whether depicting its nature,       ghi dell’Appennino meridionale (Arminio, 2013),
landscapes, history, or population» (Paasi, 2001,       ma anche sulle reti di attori e mediatori (società
p. 19). In questo senso è interessante l’utilizzo che   civile, azioni, istituzioni) costruitesi nel tempo. È
viene fatto della categoria nei documenti relati-       pur vero che tale processo si è sviluppato non sen-
vi alle azioni politico-istituzionali che passeremo     za conflitti5 e nel quadro di non poche ambiguità:
brevemente in rassegna, ma prima è necessario           è indubbio che ciò sia espressione delle molteplici
fare una ricostruzione dell’area e delle politiche      sfaccettature di questa terra, della complessità di
che sono state sperimentate al fine di promuovere       una storia politica conflittuale acuita dalla crisi
quella che già all’inizio degli anni Duemila – non      degli ultimi anni, nonché della debolezza di attori
senza evidenziarne le contraddizioni – avevamo          locali che non riescono ad affermarsi pienamente,
definito come la «via irpina allo sviluppo» (Som-       promuovendo percorsi radicati e stabili.
mella e Viganoni, 2001b).
   Le caratteristiche geografiche dell’Alta Irpinia
segnalano alcune forme di coesione interna dell’a-      2. I caratteri dell’Alta Irpinia
rea, ma ne sottolineano anche la frammentazione
di natura geomorfologica e la storica debolezza            L’Alta Irpinia si identifica con la parte orientale
delle connessioni funzionali, acuitasi tra XIX e        della provincia di Avellino (fig. 1); è un ambito ter-
XX secolo per l’esodo migratorio e la disgregazio-      ritoriale estremamente articolato al suo interno,
ne delle relazioni fondate sul tessuto economico        dai confini piuttosto variabili, situabili tra i Monti
tradizionale. In questo contesto, l’Alta Irpinia è      Picentini a sud, i più modesti rilievi e le valli della
stata interessata dalle politiche di sviluppo avvia-    Baronía e l’Arianese a nord-ovest, il confine con
te già negli anni dell’Intervento Straordinario,        la Puglia a nord e quello con la Basilicata a est.
proseguite dopo il sisma del 1980 con la stagione       La ricca idrografia è un aspetto peculiare: l’Alta

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Fig. 1. L’Alta Irpinia e la provincia di Avellino
Fonte: elaborazione ad opera degli autori

Irpinia è quasi racchiusa dal corso dei fiumi che                  Storicamente, fin dall’epoca sannitica e roma-
l’attraversano, con quattro valli principali in sen-            na, l’area condivide in parte il ruolo dell’Irpinia
so est-ovest (quelle del Frédane, dell’Ofanto, del              come nodo di transito tra Tirreno e Adriatico,
Calaggio e dell’ùfita). È in particolare lungo l’O-             che troverà nuova centralità, a partire dal basso
fanto, l’Aufidus dei Romani, che segna il confine               medioevo, con la Strada Regia delle Puglie verso
con la Basilicata, che si costruisce nel corso dei              la Capitanata, che permetteva i traffici tra le due
secoli la storia e l’identità di questa terra, in con-          coste. Il processo di marginalizzazione dell’area
trapposizione con la Bassa Irpinia, l’area occiden-             e la massiccia emigrazione in epoca moderna, in
tale intorno al capoluogo provinciale, più forte                particolare dall’Unità, cattureranno l’attenzione
in termini demografici e funzionali (Picariello,                di illustri meridionalisti, da Francesco De Sanctis,
Laudadio e Forgione, 1996). Prevalenti sono le                  cui si deve l’avvio della costruzione della linea
steppe cerealicole, nell’Altopiano del Formicoso,               ferroviaria ofantina6, a Francesco Saverio Nitti,
tra i comuni di Bisaccia, Vallata e Andretta, dove              Guido Dorso, Manlio Rossi Doria. Dagli anni Ses-
ampi tratti di pascoli si alternano oggi ai cereali, e          santa del Novecento, un emergente ceto politico
in modo più netto verso la Puglia (tra Lacedonia e              locale (Mattina, 1998), raccolto soprattutto intor-
Monteverde); nelle conche prevalgono colture ar-                no alla Democrazia Cristiana, sarà artefice di un
boree mediterranee (alberi da frutta, ulivi e viti);            progetto di trasformazione territoriale articolato
al sottobosco si affianca il castagno, impiegato in             sulla politica industriale (i «Nuclei») e sulle infra-
produzioni dolciarie di qualità. Numerose le aree               strutture (l’autostrada A16 Napoli-Canosa), che
protette: si contano sei Siti di importanza comuni-             troverà il suo culmine negli interventi postsismici
taria della rete Natura 2000, che tutelano habitat              (Sommella e Viganoni, 2001b).
quasi estinti in Europa (GAL CILSI, 1999).                         In un contesto marcato oggi dai principali assi

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viari – l’A16, l’Ofantina bis e, attraverso il valico    sco) e storico-architettoniche (dai castelli ai ritro-
appenninico della Sella di Conza tra Lioni e Con-        vamenti archeologici) possono configurarsi come
tursi, il collegamento con la A3 Salerno-Reggio          l’intelaiatura a partire dalla quale innescare pro-
Calabria – il sistema insediativo ripropone il pa-       cessi virtuosi, auspicabilmente anche attraverso la
esaggio tipico del Mezzogiorno appenninico. Pur          strategia dell’area-pilota. Queste realtà e risorse –
con differenti specificità, i centri dell’Alta Irpinia   secondo la prospettiva della territorialità contem-
sono in prevalenza caratterizzati da una struttura       poranea (Luca e Salone, 2013) – piuttosto che rap-
arroccata, intorno alla figura dominante dell’ele-       presentare eredità del passato, potrebbero infatti
mento fortificato. A eccezione degli insediamenti        diventare oggetto di nuove progettualità future.
in piano di Lioni e di Aquilonia (ricostruita dopo
il 1930), per la maggior parte gli altri hanno for-
ma compatta e distano dal fondovalle mediamen-           3. L’Alta Irpinia come area progetto
te circa sette o otto chilometri. La frammentazio-
ne insediativa in nuclei di piccole e piccolissime          Dagli anni Settanta, l’Alta Irpinia si è conno-
dimensioni si articola intorno ad alcuni centri          tata intorno al nucleo di 17 comuni che compon-
principali, che mostrano forme di decremento de-         gono la Comunità montana omonima (d’ora in
mografico meno accentuato o limitati incrementi,         poi CMAI), teatro di varie iniziative di sviluppo
nell’ambito di un territorio (quello dei 25 comu-        (Albolino, 2003)9 e prima possibilità di costruzio-
ni del Progetto pilota, che oggi conta poco più di       ne di un’identità territoriale da ritrovare intorno
62.000 abitanti in totale) che perde oltre il 20%        a un’entità amministrativa tuttavia di debole im-
della sua popolazione in venticinque anni (tab. 1).      patto (come in buona parte le comunità monta-
Si tratta di centri rurali (con produzioni certifi-      ne) (tab. 1). A partire dai suoi confini originari,
cate e di alta qualità) e turistici come Montella,       considerando anche il comune di Villamaina, nel
Bagnoli Irpino e Nusco – quest’ultimo definito           2006 si definisce il Sistema territoriale di sviluppo
«balcone dell’Irpinia» – oggetto di recente e in-        (STS) C1-Alta Irpinia, nell’ambito del Piano ter-
tensa valorizzazione, che hanno visto aumentare          ritoriale regionale (PTR) della Campania10. Con
l’affluenza turistica intorno al cosiddetto Villag-      questo STS dalla «dominante», ovvero dalla pre-
gio del Laceno7.                                         valente, connotazione rurale-manifatturiera11, la
   Il comune di Lioni appare l’unico in contro-          Regione Campania ha delimitato un’area (intesa
tendenza: qui la popolazione si presenta in lieve        come sostanzialmente omogenea sul piano geo-
aumento nell’ultimo quarantennio, a confermare           morfologico) con connotati di forte marginalità,
la centralità che caratterizza la cittadina e una        ma che dagli anni Ottanta è stata oggetto di vari
certa dinamicità (in quanto polo commerciale).           interventi di programmazione. A ciò si aggiunga
Nonostante la sensibile perdita di popolazione,          che il PTR si fonda su una lettura del territorio
di rilievo sono anche: Sant’Angelo dei Lombardi,         non dualistica (a evitare la contrapposizione aree
centro rurale che mostra tuttavia una certa viva-        interne/costiere), il che consente di comprende-
cità imprenditoriale nel settore secondario e in         re meglio la complessità di un’area interna come
quello dei servizi di base; Bisaccia, che in questi      quella altoirpina, evidenziandone la varietà di
anni ha valorizzato un ricco patrimonio artistico        aspetti e i molteplici protagonismi.
e, oggi, è al centro di una promettente attività            Dal 2009, il Piano Territoriale di Coordina-
agroindustriale, grazie alle attività del Consorzio      mento Provinciale (PTCP) condivide i principi
Formicoso-Alta Irpinia; Calitri, che se insegue          ispiratori e le linee guida presenti nel PTR, in par-
con fatica l’obiettivo di trasformarsi in un distret-    ticolare l’attenzione alla difesa e valorizzazione
to industriale del tessile e in un centro di servizi     del patrimonio naturalistico-culturale e storico-
a supporto dello sviluppo industriale dell’intera        archeologico, oltre alla politica del policentrismo
area, ha però consolidato la produzione locale,          urbano funzionale alla promozione del riequili-
artigianale e agro-alimentare, potenziando l’at-         brio territoriale. Questi aspetti sono considerati
trattività turistica (Albolino, 2014). In Alta Irpi-     «nodi» dai quali ripartire, potenziando al contem-
nia, accanto alla presenza di alcune interessanti        po i cosiddetti «corridoi ecologici» – nello speci-
realtà industriali (come a Morra De Sanctis, ove si      fico è il caso della Valle dell’Ofanto – intesi come
trovano diverse aziende farmaceutiche e il centro        elementi di connessione nell’ambito di una più
della Rolls Royce-Ema)8, le risorse ambientali (il       ampia direttrice appenninica. Inoltre, pur nell’in-
Piano del Laceno, il corso dell’Ofanto o la «via         tento di razionalizzare e riorganizzare le attività
dei laghi», solo per considerare alcuni aspetti),        industriali nate con l’intervento postsismico, la
religiose (i Santuari del Goleto o di San France-        pianificazione a scala provinciale pone particola-

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Tab. 1 - Popolazione residente nei 25 comuni dell’area-pilota Alta Irpinia (1981-2016)

Comuni                              1981                  1991                2001            2011         2016
Andretta*                          2.828                 3.021               2.295           2.056         1.927
Aquilonia*                         2.705                 2.469               2.074           1.815         1.739
Bagnoli Irpino                     3.851                 3.220               3.323           3.274         3.217
Bisaccia*                          4.781                 4.952               4.382           3.919         3.831
Cairano*                             870                   556                 411             348           326
Calabritto                         3.004                 3.114               2.869           2.500         2.391
Calitri*                           6.618                 6.467               5.849           4.921         4.666
Caposele                           4.005                 4.026               3.797           3.537         3.483
Cassano Irpino                       983                 1.004                 955             967           982
Castelfranci                       2.798                 3.034               2.540           2.104         2.041
Conza della Campania*              1.506                 1.473               1.457           1.432         1.373
Guardia Lombardi*                  3.014                 2.361               2.029           1.803         1.718
Lacedonia*                         3.776                 3.163               3.010           2.465         2.340
Lioni*                             5.866                 6.400               6.106           6.335         6.201
Montella                           8.738                 7.677               7.770           7.877         7.780
Monteverde*                        1.201                 1.023                 920             831           784
Morra de Sanctis*                  2.358                 1.871               1.408           1.309         1.297
Nusco                              5.206                 5.053               4.420           4.258         4.203
Rocca San Felice*                  1.168                 1.220                903             869           851
Sant’Andrea di Conza*              2.262                 2.042               1.930           1.662         1.539
Sant’Angelo dei Lombardi*          5.170                 4.795               4.236           4.304         4.250
Senerchia                          1.057                 1.072                883            1.014           842
Teora*                             2.568                 2.242               1.571           1.543         1.537
Torella dei Lombardi*              3.036                 3.029               2.202           2.225         2.144
Villamaina*                        1.158                 1.051               1.005           1.018           995
Totale                            80.527                76.335              68.345          64.386        62.457

* I 17 comuni già appartenenti alla Comunità Montana Alta Irpinia
Fonte: elaborazione su dati ISTAT

re attenzione agli «agro-ecosistemi» e alle «aree             coinvolto i vari comuni e hanno proposto talvol-
di eccellenza» per le produzioni rurali di qualità            ta aggregazioni considerate più attuali rispetto
in grado di incentivare anche lo sviluppo turisti-            a quelle previste dalla Regione. Va sottolineato
co. Al tempo stesso, nel PTCP sono evidenziati gli            inoltre che, poiché «la rete delle connessioni in-
elementi di criticità dell’agricoltura irpina.                frastrutturali costituisce il riferimento della rior-
    Se consideriamo in dettaglio le perimetrazio-             ganizzazione dell’armatura urbana» (Provincia di
ni disegnate dal PTCP, emergono aggregazioni                  Avellino, 2013, p. 41), il PTCP indica la necessità
leggermente diverse: nell’ambito dello stesso STS,            di una serie di assi viari di raccordo, in particolare
infatti, sono individuati tre sistemi urbani compo-           con il potenziamento della strada statale Ofanti-
sti da più comuni, uniti da tradizioni geografiche            na.
e storico-culturali. Si tratta delle cosiddette città            Alle principali perimetrazioni che disegnano
dell’Alta Irpinia, Longobarda e dell’Ofanto, con-             l’area sulla base dei sistemi individuati dal PTR
siderate nodi di una potenziale rete, in cui svilup-          e dal PTCP, si affiancano sia altri ambiti di natu-
pare funzioni terziarie in una logica policentrica.           ra amministrativa, sia quelli definiti dai progetti
Si definisce così l’area in cui dovranno essere inte-         della nuova programmazione (patti territoriali,
grati strumenti e politiche per tutti i comuni che            progetti integrati, iniziative comunitarie) che in-
ne fanno parte. Le unioni disegnate non ripro-                teressano in modo trasversale vari comuni e rita-
pongono perfettamente i confini degli STS regio-              gliano ancora diversamente l’area. Negli intenti
nali, ma sono l’esito di consultazioni che hanno              della Regione, la pianificazione strategica messa

       AGEI - Geotema, 57                                                                                          71
a punto dal PTR si è sviluppata proprio a partire        Diversi progetti di cooperazione transnazionale e
dai risultati positivi ottenuti attraverso politiche     una stretta collaborazione con il mondo della for-
e strumenti di sviluppo territoriale, soprattutto        mazione hanno rafforzato gli effetti delle azioni.
se basati sulle specificità del milieu locale e sulle    L’esperienza realizzata ha confermato quanto sia
forme, altamente performative, dell’auto-rappre-         rilevante il ruolo di un soggetto responsabile in
sentazione delle comunità e degli attori locali          grado dare impulso alle politiche per il territorio,
(Dematteis, 2001, p. 28; Sommella e Viganoni,            coordinandole efficacemente (DPS-MEF, 2003).
2001a). In Alta Irpinia, sulle rovine del terremoto         Attraverso l’approccio SLoT nel 2003 si provava
del 198012, il progetto di sviluppo del ceto politico    a verificare, proprio a partire dal progetto (allora
locale aveva messo in campo una serie di interven-       LEADER II, da cui era interessato l’intero territo-
ti (il rinnovo del costruito, l’infrastrutturazione      rio della CMAI), la territorialità e il protagonismo
viaria, le aree industriali, la diffusione di cultura    degli attori locali (Albolino, 2003). L’analisi pone-
d’impresa) che hanno inciso in modo significati-         va l’accento sull’interazione tra questi ultimi, le
vo anche su un più complessivo processo d’inno-          componenti del milieu e il progetto stesso ed era
vazione di quest’area interna (Sommella e Viga-          affiancata da una conoscenza diretta dell’area,
noni, 2001b). In questa cornice, sono stati mossi        integrata da interviste somministrate ad alcuni
poi i primi passi verso una nuova progettazione          attori privilegiati. Dall’analisi emergeva che il va-
socio-economica integrata, laddove in passato            lore aggiunto territoriale, prodotto dalle iniziati-
(ancora nella ricostruzione postsismica) l’atten-        ve realizzate dalla rete dei soggetti locali, era da
zione all’industrializzazione aveva impedito di          intendersi soprattutto in termini di radicamento:
considerare il valore del patrimonio ambientale e        queste componenti «hanno sicuramente dato rin-
storico-culturale, riconosciuto invece come risor-       novato vigore alle relazioni sociali fondate sulla
sa dai nuovi interventi.                                 fiducia e al nuovo rapporto tra la comunità locale
   Anche se spesso solo parzialmente, il territo-        e il territorio» (ibidem, p. 106).
rio della CMAI è stato teatro di iniziative diverse:        A oggi vanno considerati progetti più recenti
dai patti territoriali (Patto territoriale di Avellino   collegati al LEADER. Tra questi ultimi la creazio-
e della Baronía) ai progetti integrati territoriali      ne del Consorzio Formicoso Alta Irpinia - Agricol-
(PIT Valle dell’Ofanto, Monti Picentini, Filiera         tura e sviluppo sostenibile, che si avvale del mar-
enogastronomica e termale) alle iniziative comu-         chio d’area «Grano Duro Senatore Cappelli». Con
nitarie (LeADER, Equal)13. Le prime due esperien-        la guida del GAL, un gruppo di giovani imprendi-
ze hanno sortito risultati diversi: se, per esempio,     tori sta investendo nella cosiddetta smart rurality,
il Patto Baronía ha raggiunto buone performances         intesa come agricoltura biologica, di qualità, in-
(Albolino, 2005), i PIT hanno evidenziato le diffi-      novativa, che presta attenzione alla valorizzazione
coltà di uno strumento in cui l’obiettivo dell’inte-     delle attività turistiche e dell’accoglienza rurale,
grazione di azioni e risorse è stato spesso tradito14.   dell’artigianato artistico, della riqualificazione
   I comuni della CMAI sono stati coinvolti anche        ambientale e architettonica, della cooperazione.
nel progetto LEADER (attivato per la prima volta         Il processo avviato ha consentito agli agricolto-
nel 1991, con il LEADER I, fino all’ultimo bando         ri coinvolti di consolidare reti di fiducia locali e
inserito nella programmazione 2014-2020), un’i-          competere sui mercati. Collegata a quest’inizia-
niziativa più innovativa per l’approccio e il coin-      tiva è anche l’istituzione del Consorzio Co.Rit,
volgimento delle collettività locali. A guidare le       unione di 14 Comuni – con capofila Bisaccia – che
attività è stata una compagine societaria ampia          promuove politiche ecocompatibili (uso di ener-
(composta da attori socio-istituzionali locali che       gie rinnovabili, nuove tecnologie applicate ai pro-
vivono e agiscono nella comunità) e nata da un’im-       cessi produttivi, ciclo integrato dei rifiuti).
portante azione di concertazione e di animazione            L’analisi di queste esperienze dimostra che,
territoriale (un aspetto abbastanza nuovo per l’a-       nonostante le limitate risorse, i risultati realiz-
rea): il Gruppo di azione locale (GAL) Centro di         zati con il LEADER possono essere definiti ap-
Iniziativa LEADER per lo Sviluppo dell’Irpinia           prezzabili (Albolino, 2014). Emerge, inoltre, che
(CILSI)15. In tal modo sono stati progettati inter-      attraverso un approccio place-based (Barca, 2009)
venti dagli standard qualitativi piuttosto elevati,      è possibile cogliere le potenzialità di settori consi-
con una particolare attenzione alle proposte con-        derati strategici, investendo in risorse radicate, e
sortili. Le linee strategiche sono state: supporto       spesso inesplorate, attraverso pratiche innovative.
tecnico allo sviluppo rurale; turismo rurale; pic-       È quanto sta accadendo anche con il Contratto di
cole imprese, artigianato e servizi zonali; valoriz-     fiume dell’Alto Ofanto, strumento di multilevel go-
zazione e commercializzazione di prodotti locali.        vernance dei processi di sviluppo locale16. Il Patto

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Val d’Ofanto, firmato nel maggio 2014, rappre-            inespresse di un capitale territoriale solo parzial-
senta l’accordo volontario tra gli attori pubblici e      mente utilizzato, che talvolta non è neppure per-
privati dell’area, ed è mirato alla riqualificazione      cepito come tale18, con l’obiettivo di realizzare un
ambientale e soprattutto alla gestione sostenibile        accordo di programma quadro tra Stato, Regione
della risorsa acqua e dei relativi bacini17. Negli ul-    ed enti locali. I comuni coinvolti alla fine sono 25
timi decenni in Irpinia il dissesto idrogeologico,        (fig. 1), riuniti nella Città dell’Alta Irpinia, organi-
l’inquinamento delle acque e l’instabilità dei ba-        smo decisionale individuato per gestire nel tem-
cini rappresentano temi di grande attualità. Un           po la Strategia e per garantire la concertazione
territorio che mira a promuovere la sua elevata           e la concreta attuazione delle iniziative19. A par-
qualità ambientale, culturale e produttiva non            tire dalla firma del protocollo nel gennaio 2015,
può prescindere da queste politiche, e il contratto       il Comitato tecnico, i Comuni e il partenariato
di fiume sembra una risposta in tal senso (Alboli-        locale, attraverso un’articolata metodologia (prin-
no e Cavaliere, 2016).                                    cipalmente Project Cycle Management, laboratori di
   In Alta Irpinia proseguono anche le attività           ascolto, ricerca-azione, Focus Group), sono giun-
del Parco letterario Francesco De Sanctis, peri-          ti alla definizione della bozza di strategia (luglio
metrato nel 2001 intorno allo scenario descritto          2015), organizzata in problemi/ostacoli e risultati
dall’autore nelle opere Il viaggio elettorale e La gio-   attesi, completata dall’individuazione delle più
vinezza. Sebbene riguardi un territorio limitato e        importanti iniziative da attuare.
impieghi risorse modeste, è un’iniziativa tuttora            Il documento si presentava ancora piuttosto
attiva che si fonda sulla capacità di trasformare il      generico, per quanto sottolineasse la necessità di
patrimonio ambientale e culturale locale in po-           valorizzare i servizi essenziali al fine di rendere at-
tenziale economico, attraverso una valorizzazione         trattivi i siti e di impedirne l’abbandono, metten-
continua, complessa e integrata delle risorse di-         do in campo azioni puntuali. Emergeva nella boz-
sponibili (Albolino, 2004).                               za l’attenzione verso la definizione di una filiera
                                                          della salute in grado di rafforzare e razionalizzare
                                                          l’offerta sanitaria, adeguandola alle esigenze di
4. Sull’Alta Irpinia come area-pilota della SNAI:        una popolazione anziana. Lo sviluppo economico
    riflessioni conclusive                                immaginato si muoveva su un duplice asse: pur
                                                          considerando la componente industriale, valoriz-
   L’Alta Irpinia viene scelta nel dicembre 2014          zava i tematismi «turismo, culture, agricolture»
come area-pilota – ovvero territorio prototipo per        esplicitamente legati alle specificità territoriali
la sperimentazione della SNAI – sulla base di un          ed eredità positiva delle progettualità preceden-
ritaglio territoriale che eredita, in parte, le pre-      temente attivate. Proprio sulla base della storia
cedenti perimetrazioni del PTR e i confini del            progettuale dell’area e delle esperienze realizzate
Consorzio dei servizi sociali. Ciò vuol dire che in       in termini infrastrutturali e produttivi, benché di-
quest’area si è ritenuto possibile un collegamen-         scutibili quanto a impatto (ad esempio per la crisi
to tra strategie d’azione e possibilità di riuscita       delle aree industriali), si sono andate costruendo
(Sommella, 2017). Anche se con i limiti dovuti al         un’immagine e un’identità riconoscibili dell’area,
fatto che il processo è in itinere, dopo aver illustra-   sulle quali si è deciso di far leva per la SNAI.
to i caratteri che la strategia ha assunto alla scala        Nel 2017 si è giunti alla definizione della «Stra-
altoirpina, proveremo ad articolare delle rifles-         tegia d’area Alta Irpinia» (Documento di strategia,
sioni conclusive riprendendo i tre temi analizzati        2017) e alla sottoscrizione dell’accordo di pro-
nella sezione iniziale per tratteggiare alcune po-        gramma quadro. Entra lentamente nel vivo nel
tenzialità e criticità del processo in corso.             2018, dopo non pochi conflitti interni, la fase
   L’elaborazione della Strategia aveva preso il via      esecutiva di un progetto che potrebbe restituire
nel 2012 ad opera dell’allora Dipartimento per lo         ulteriore riconoscibilità all’area, sul piano inter-
Sviluppo e la Coesione Economica (DPS), nella             no – dei Comuni e dei soggetti locali coinvolti – e
prospettiva del quadro comunitario 2014-2020, e           su quello esterno, del rapporto con lo Stato, le isti-
definiva le aree interne come ambiti territoriali         tuzioni, il mercato. È su questi piani che andreb-
che presentano una serie di indicatori di perife-         bero discusse le modalità di un possibile conso-
ricità (UVAL, 2014). Il modello poneva al centro          lidamento dell’identità territoriale in zone come
la qualità della vita degli abitanti – da qui la ne-      l’Alta Irpinia che si sono/sono state definite come
cessità di adeguare l’offerta di servizi essenziali       aree-progetto, e nelle quali l’esigenza di autorga-
(infrastrutture, sanità, istruzione, sicurezza) – e       nizzazione ai fini delle opportunità offerte dalla
si basava sulla capacità di attivare le potenzialità      programmazione nazionale, regionale o comuni-

       AGEI - Geotema, 57                                                                                    73
taria ha costituito un’opportunità di costruzione/       to si tratti di punti d’arrivo parziali perché la stes-
ricostruzione identitaria, di cui ancora emergono        sa Strategia risulta appena avviata20. Ad esempio,
i limiti e le ambiguità.                                 già nel corso del 2018 si sono evidenziati taluni
    Nei documenti di programmazione più volte            contrasti nell’azione politica, peraltro tipici di
si ricorre alla categoria «identità»: nel report d’a-    processi nei quali gli attori coinvolti sono in com-
rea sulla valutazione del preliminare di strategia       petizione per opportunità di mediazione relative
si evidenzia l’obiettivo di «rafforzare la coesione      a risorse finanziarie esterne, oltre che per scelte
territoriale e l’identità della Comunità dell’Alta       di natura territoriale, mentre forme di centrali-
Irpinia attraverso una migliore configurazione e         smo da parte delle Regioni si sono contrapposte a
organizzazione dei servizi e delle infrastrutture        istanze locali. Sebbene queste vicende iniziali non
a garanzia dei diritti di cittadinanza» (ISFORT,         offrano ancora elementi concreti per una valuta-
2016). O ancora, nel documento di strategia per          zione d’insieme su attori coinvolti e dinamiche di
l’area-pilota Alta Irpinia, si legge che «la volon-      potere, esse permettono comunque di rilevare al-
tà di operare a sostegno della riscoperta e della        cuni nodi critici già evidenziatisi in passato.
promozione delle “specificità” del territorio, mi-          Non appare casuale che l’avvio sia connotato
gliorando gli strumenti e le metodologie atte alla       da una confusione/sovrapposizione di strumenti
valorizzazione delle risorse locali, ha orientato la     e prerogative: il progetto incontra un’oggettiva
scelta della Strategia su iniziative che conducano       difficoltà, in questo tipo di contesti, a tradursi in
alla costruzione di una offerta il più “identitaria”     un’azione collettiva tra attori che operano a diver-
e integrata possibile per l’Area» (Documento di stra-    se scale, seppure sotto l’ombrello dell’ambizioso
tegia, 2017, p. 23); in generale, inoltre, già nei do-   obiettivo, anche per andare incontro ad esigenze
cumenti tecnici preparatori della SNAI nel 2013 la       ormai mature di rescaling, di muoversi in manie-
valorizzazione dell’identità culturale si legava alla    ra transcalare. Politiche territoriali place-based (di
realizzazione di interventi in grado, da un lato, di     cui alcuni esempi positivi, come nel caso dei LEA-
preservare tradizione e culture locali e, dall’altro,    DER, sono stati citati nei due paragrafi preceden-
di valorizzarle presso un pubblico più vasto. Al di      ti per la nostra area di interesse), auspicate per
là della possibile genericità con cui viene spesso       superare le forme di rigidità riscontrate in alcu-
utilizzata la nozione di identità, i riferimenti ci      ne delle esperienze passate, non riescono effica-
consentono di riflettere su una questione che ab-        cemente a misurarsi con la transcalarità dei pro-
biamo sollevato nella prima sezione, rispetto alla       cessi territoriali contemporanei (Salone, 2012).
dimensione spaziale della categoria, poiché fanno        Inoltre, la messa in rete di soggetti attivi intorno
riferimento alla necessità di decostruirla in uno        all’area-pilota si confronta, ancora una volta, con
specifico contesto territoriale (Paasi, 2001). Paasi,    le contraddizioni e le ambiguità di un’identità ter-
anche se con riferimento alla scala regionale, è         ritoriale debole, quando fondata più sui progetti e
poi tornato sul significato di una parola che è di-      su input esterni di natura normativa e meno sulla
venuta quasi una sorta di slogan per la pianificazio-    consistenza locale di reti di soggetti e ceti produt-
ne e la «governance: identity is thus understood as      tivi (rari in contesti territoriali come il nostro),
a “soft” tool, one used by authorities worldwide, in     mentre le risorse individuate come locali restano
the promotion of social cohesion, regional marke-        spesso reificate sullo sfondo. La stessa costruzio-
ting and economic development» (2009, p. 122).           ne dell’area progetto resta comunque soprattutto
Da qui la necessità di distinguere il versante per       una strada obbligata per attrarre finanziamenti
così dire individuale e quello «istituzionale» delle     che permangono indispensabili.
narrative sull’identità. Ciò naturalmente assume            In una sorta di valutazione comparativa, tra gli
un valore stringente in contesti regionali, come         elementi positivi e negativi che sono stati presen-
quello europeo al quale fa riferimento Paasi, che        tati, l’Irpinia in generale e l’Alta Irpinia in par-
si confrontano con flussi della globalizzazione e        ticolare sono senz’altro, tra le aree interne del
istanze neoliberiste; nondimeno appare impor-            Mezzogiorno, fra quelle aree che più nettamen-
tante tenere in considerazione che le narrative          te hanno guadagnato dalla possibilità di offrire
sull’identità territoriale sono portatrici di specifi-   all’esterno un’immagine forte, fondata su un in-
ci interessi e forme di potere anche a scala locale.     sieme di micro-episodi di sviluppo locale (non a
    A partire dalle questioni teorico-concettuali,       caso l’Alta Irpinia vince la competizione campa-
ripercorse per i tre temi individuati nella prima        na per la designazione dell’area-pilota contro le
sezione (sviluppo endogeno, aree interne e iden-         altre aree identificate in provincia di Benevento
tità territoriale), possiamo iniziare a trarre alcune    e di Salerno).
conclusioni, sebbene come abbiamo già specifica-            L’immagine comunque rispecchia l’attivazione

  74                                                                                  AGEI - Geotema, 57
di dinamiche di rete che hanno animato un terri-                             strale di Studi e Ricerche di Geografia», 1, pp. 7-16.
                                                                          Barca Fabrizio (2009), An Agenda for a Reformed Cohesion Policy
torio marginale e interno attraverso la progettua-
                                                                             (http://ec.europa.eu/regional_policy/archive/policy/future/pdf/
lità, per quanto indotta dall’esterno. Nel tempo                             report_barca_v0306.pdf; ultimo accesso 30.X.2018).
si sono formate alcune reti di soggetti altrimenti                        Bonora Paola (a cura di) (2001), SLoT quaderno 1. Appunti,
isolati, in un contesto di montagna a bassa densità                          discussioni, bibliografie del gruppo di ricerca SLoT sul ruolo dei
di popolazione e penalizzato da un processo di                               sistemi locali nei processi di sviluppo territoriale, Bologna, Ba-
                                                                             skerville, pp. 100-120.
spopolamento ripreso con vigore. La partecipa-                            Conti Sergio e Carlo Salone (2011), Programmazione integrata
zione alla progettualità ha costruito, o ricostruito,                        e politiche territoriali. Profili concettuali, esplorazioni progettuali,
territorialità e diminuito l’isolamento, mentre le                           Torino, IRES Piemonte («Contributi di Ricerca», 244).
opportunità garantite dagli input esterni hanno,                          Coppola Pasquale e Rosario Sommella (a cura di) (1998), Le aree
in parte, creato percorsi di attivazione delle risor-                        interne nelle strategie di rivalorizzazione del Mezzogiorno, in «Geo-
                                                                             tema», 10, fascicolo monografico.
se locali, come nel caso del comparto alimenta-                           Dematteis Giuseppe (2001), Per una geografia della territorialità
re e vitivinicolo. Per il peso delle contraddizioni                          attiva e dei valori territoriali, in Paola Bonora (a cura di), SLoT
che una tale declinazione di sviluppo endogeno                               quaderno 1, Bologna, Baskerville, pp. 11-30.
e identità territoriale reca alla scala di quest’area                     Dematteis Giuseppe e Francesca Governa (a cura di) (2005),
                                                                             Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: il modello SLoT, Mi-
interna, non è possibile concludere che qui si sia-                          lano, Angeli.
no radicate rilevanti forme di sviluppo locale ter-                       De Vivo Paola (2004), Pratiche di concertazione e sviluppo locale.
ritoriale; ma, d’altra parte, vanno considerate le                           L’esperienza dei Patti Territoriali e dei PIT della Regione Campa-
condizioni di partenza, la persistente lontananza                            nia, Milano, Angeli.
dai nodi principali e la dipendenza difficilmente                         Documento di Strategia di Area pilota Alta Irpinia (2017) (delibera
                                                                             Giunta regionale della Campania n. 305 del 31/5/2017), in
attenuabile da risorse esterne. Tuttavia, è proprio                          «Bollettino Ufficiale della Regione Campania», 22/6/2017,
la combinazione originale di marginalità e mo-                               n. 50.
dernizzazione che rende stimolante continuare a                           DPS-MEF (a cura di) (2003), La lezione dei Patti territoriali per la
studiare l’Irpinia, considerandola come un caso                              progettazione integrata territoriale nel Mezzogiorno, Roma.
                                                                          Fiorentino Luigi (a cura di) (2016), Idee per lo sviluppo dell’Irpi-
rilevante «da decostruire per verificare la territo-
                                                                             nia, Napoli, Editoriale Scientifica.
rialità dei processi in atto» (Sommella e Viganoni,                       Gruppo di Azione Locale (GAL CILSI) (1999), Terre d’Irpinia.
2001a, p. 194).                                                              La Guida, Avellino, CRESM Campania.
                                                                          Governa Francesca (2007), Territorialità e azione collettiva. Una
                                                                             riflessione critica sulle teorie e le pratiche di sviluppo locale, in «Ri-
                                                                             vista Geografica Italiana», pp. 335-361.
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                                                                             torio. Le possibilità di un approccio multidimensionale, in Lida
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   270.                                                                   ISFORT (2016), Report d’area (Valutazione preliminare di strate-
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   sityPress.                                                                209-224.
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   239-277.                                                                  ringhieri.
Arminio Franco (2013), Geografia commossa dell’Italia interna,            Magnaghi Alberto (a cura di) (2005), La rappresentazione identi-
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Banini Tiziana (a cura di) (2013), Identità territoriali. Metodi,            locale, Firenze, Alinea.
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                                                                             aree interne. Le logiche del potere in Irpinia, in «Geotema», 10,

          AGEI - Geotema, 57                                                                                                                     75
pp. 107-124.                                                             poco chiaro, «più evocato come “orizzonte” delle politiche che
Paasi Anssi (2001), Europe as a Social Process and Discourse Con-           definito in termini specifici» (p. 99).
   siderations of Place, Boundaries and Identity, in «European Ur-          2
                                                                               Non avendo modo di ripercorrere la complessa e articolata
   ban and Regional Studies», 1, pp. 7-28.                                  stagione dello sviluppo locale (sia per quanto attiene al suc-
Paasi Anssi (2009), The Resurgence of the “Region” and “Regional            cesso e al declino di un concetto che ha comunque introdotto
   Identity”: Theoretical Perspectives and Empirical Observations on        molte innovazioni nella riflessione teorica sullo sviluppo in Ita-
   Regional Dynamics in Europe, in «Review of International Stu-            lia, sia per quanto attiene al vasto universo delle politiche volte
   dies», 1, pp. 121-146.                                                   alla sua promozione alla scala italiana), rinviamo, oltre al già
Palermo Pier Carlo e Gabriele Pasqui (a cura di) (2003), Pro-               citato lavoro di Governa (2014), alle riflessioni critiche anti-
   getti integrati e sviluppo territoriale. Regioni obiettivo 1, Roma,      cipate da alcuni esponenti della scuola torinese, nei seguenti
   FORMEZ.                                                                  lavori: Governa e Salone (2004); Governa (2007 e 2010); Conti
Picariello Orfeo, Carlo Laudadio e Salvatore Forgione (1996),               e Salone (2011); Salone (2010 e 2012). Per un breve approfon-
   Esploriamo l’Alta Irpinia, in Gabriella Pescatori Colucci, Er-           dimento sulla fortuna e sulle critiche che ha conosciuto lo svi-
   rico Cuozzo e Francesco Barra (a cura di), Storia illustrata             luppo locale in relazione alla frammentazione degli interventi
   di Avellino e dell’Irpinia, Avellino, Sellino & Barra, IX, pp.           derivata dalla sua applicazione, guardando proprio alle aree
   289-328.                                                                 interne, rimandamo infine ancora a Sommella (2017).
Pollice Fabio (2005), Il ruolo dell’identità territoriale nei processi di   3
                                                                              Ci riferiamo, in questo caso, soprattutto ai contributi di Al-
   sviluppo locale, in «Bollettino della Società Geografica Italia-         berto Magnaghi, a partire dal suo lavoro Il territorio dell’abitare
   na», pp. 75-92.                                                          (1990) – in cui lo sviluppo locale veniva considerato come
Provincia di Avellino (2013), Piano territoriale di coordinamento           un’alternativa strategica – fino a Il progetto locale (2010), non
   provinciale, Settore Pianificazione e attività sul territorio, de-       dimenticando lavori elaborati nel corso del decennio Duemila,
   libera Commissario Straordinario n. 42 del 25.V.2014 (siat.              tra i quali ricordiamo Magnaghi (2000 e 2005).
   provincia.avellino.it/; ultimo accesso 30.X.2018.                        4
                                                                               Per un approfondimento sul ruolo che questa categoria (che
Regione Campania-FORMEZ PA (2015), Lo sviluppo delle aree                   ha attratto l’attenzione degli studiosi anche nel campo delle
   interne in Campania: criticità e fattori di successo nell’esperienza     discipline geografiche nei tardi anni Novanta) riveste nei pro-
   di accompagnamento alla Strategia Aree Interne, Roma, Formez.            cessi di sviluppo locale, si rinvia all’ampia disamina proposta
Salone Carlo (2010), Multidimensionalità nel tempo e nello spazio:          da Pollice (2005). Per un confronto su metodi, esperienze e
   oltre lo sviluppo locale, in Lida Viganoni (a cura di), A Pasquale       prospettive in relazione alle identità territoriali, si rimanda a
   Coppola. Raccolta di scritti, in «Memorie della Società Geogra-          Banini (2013). Infine, sull’identità territoriale come risorsa
   fica Italiana», LXXXIX, pp. 885-895.                                     strategica per lo sviluppo delle aree rurali, si veda Banini e
Salone Carlo (2012), Paradigmi e scale territoriali dello sviluppo: il      Pollice (2015), che ne analizzano il ruolo performativo: in tal
   ruolo delle Regioni in una politica place-based, in «Rivista Geo-        senso, l’identità non rappresenta solo l’esito di processi di ter-
   grafica Italiana», pp. 151-174.                                          ritorializzazione, ma anche e soprattutto il loro pre-requisito.
Sommella Rosario (2017), Una strategia per le aree interne italiane,        5
                                                                               Ne sono un esempio i contrasti sorti tra i Gruppi di azione
   in «Geotema», 55, pp. 76-79.                                             locale animatori delle iniziative LeADER – da quindici anni or-
Sommella Rosario e Lida Viganoni (2001a), Riflessioni sul po-               mai radicate nell’area – in rapporto al Progetto pilota.
   sition paper di Giuseppe Dematteis e ipotesi di lavoro, in Paola         6
                                                                               La ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, oggi chiusa,
   Bonora (a cura di), SLoT quaderno 1. Appunti, discussioni,               ma oggetto di interessanti progetti di valorizzazione turistica,
   bibliografie del gruppo di ricerca SLoT sul ruolo dei sistemi locali     ha costituito un importante elemento di coesione interna
   nei processi di sviluppo territoriale, Bologna, Baskerville, pp.         dell’area. Inoltre, sarà proprio il collegio elettorale di De
   100-120.                                                                 Sanctis a rappresentare una nuova e definita identificazione
Sommella Rosario e Lida Viganoni (2001b), La via irpina allo                dell’Alta Irpinia, intorno ai comuni di Andretta, Bisaccia,
   sviluppo, in Luigi Stanzione (a cura di), Le vie interne allo            Calitri, Guardia Lombardi, Lacedonia, Morra De Sanctis e
   sviluppo del Mezzogiorno, Napoli, Istituto Universitario Orien-          Sant’Angelo dei Lombardi, centri che l’autore descrive mira-
   tale, pp. 267-282.                                                       bilmente anche nell’opera La giovinezza.
Sommella Rosario e Lida Viganoni (a cura di) (2003), SLoT                   7
                                                                               Si tratta di un centro residenziale caratterizzato dalla presen-
   quaderno 5. Territori e progetti nel Mezzogiorno. Casi di studio per     za prevalente di strutture sportive, turistiche e ricettive che sor-
   lo sviluppo locale, Bologna, Baskerville.                                ge sul lago omonimo, a oltre 1.000 m slm.
Sommella Rosario e Lida Viganoni (2005), Territorio e svilup-               8
                                                                               In Irpinia sono presenti diverse aree industriali più o meno
   po locale nel Mezzogiorno, in Giuseppe Dematteis e Francesca             attive o in crisi, eredità della politica di industrializzazione post
   Governa (a cura di), Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità:     terremoto: Nusco, Lioni, Sant’Angelo, Calitri, Conza, Calag-
   il modello SLoT, Milano, Angeli, pp. 189-210.                            gio, Morra De Sanctis (Sommella e Viganoni, 2001b) che si
UVAL (Unità di Valutazione degli Investimenti Pubblici)                     sono aggiunte ai nuclei nati tra gli anni Sessanta (Pianodar-
   (2014), Strategia nazionale per le aree interne: definizione, obiet-     dine) e Settanta (Valle Ùfita).
   tivi, strumenti e governance, Roma («Materiali UVAL», 31).               9
                                                                               Dal 2009, in seguito all’approvazione della legge regionale di
                                                                            riordino delle comunità montane (12/2008), i comuni sono
                                                                            divenuti 16 per l’esclusione di Villamaina, per quanto il comu-
                                                                            ne afferisca alla CMAI per i lavori di forestazione.
Note                                                                        10
                                                                                Il PTR definisce gli STS «unità intermedie per le quali sono
                                                                            rintracciabili traiettorie di sviluppo identificabili come strategie
1
   Per una disamina dell’approccio distrettualista e territoria-            condivise di valorizzazione della risorsa territorio nel rispetto
lista allo sviluppo e, in relazione a quest’ultimo, per un’analisi          della sostenibilità ambientale».
sulle visioni del territorio in termini patrimoniali e identitari,          11
                                                                                Nel Sistema C1 la dominante definisce le due principali
ma anche di mutamento e costruzione sociale, rimandiamo                     componenti socio-economiche dell’area: la valorizzazione di
all’esaustiva ricostruzione proposta in Governa (2014), che                 colture di pregio e la necessità di riorganizzare un consistente
avanza in termini critici nella riflessione riferendosi a un ap-            patrimonio industriale creato all’indomani del sisma del 1980.
proccio, quello territoriale appunto, dal significato talvolta              Tutto ciò in un’area in cui il rischio sismico, idrogeologico e la

  76                                                                                                            AGEI - Geotema, 57
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