La Copertina d'Artista - Tutto andrà bene - Smart Marketing

Pagina creata da Nicolo Franchini
 
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La Copertina d'Artista - Tutto andrà bene - Smart Marketing
La Copertina d’Artista – Tutto andrà bene
(?)
Una strana immagine fa da copertina al nostro magazine questo mese. Si tratta di una macchina
assemblata con diversi pezzi, un curioso Frankenstein composto da una caffettiera moka, una
maschera antigas, la sezione trasversale ed esplosa di un motore a scoppio e la motrice di un
camion. La cosa sorprendente è che, per quanto bizzarra, questa macchina impossibile ha una sua
compiutezza stilistica, una sua logica intrinseca, una sua elegante complessità.

Più la guardiamo e più ci rendiamo conto che deve avere sicuramente un suo funzionamento, una
sua ragion d’essere, un suo perché. Ma, cosa mai possono avere a che fare tra loro elementi così
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eterogenei?
La Copertina d'Artista - Tutto andrà bene - Smart Marketing
Proviamo ad analizzarli uno ad uno, forse ne verremo a capo.
L’elemento predominante è la caffettiera moka, che conosciamo fin troppo bene, la vediamo ed
adoperiamo almeno due volte al giorno. Sappiamo che è un simbolo dell’italianità, cosa c’è di più
italiano del caffè fatto con la moka?

Il secondo elemento che salta all’occhio è la maschera antigas che fa da base alla caffettiera: in
periodo da epidemia di Coronavirus, questo elemento ci è fin troppo familiare. La maschera che
vediamo però è una di quelle militari, denominate Anti – NBC (Nucleare Biologica Chimica), pensate
per quegli scenari di guerra dove vengono usati agenti patogeni, chimici e radioattivi.

             Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?)
       Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice
   ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa
                                             situazione.

Il terzo elemento degno di nota è la motrice del camion che sorregge e trasporta tutti gli altri
elementi. Un camion normale che ricorda le motrici degli autotreni.

Infine, l’ultimo elemento, la sezione trasversale ed esplosa (ossia aperta su di un lato per vedere gli
elementi interni ed il funzionamento degli stessi) di un motore a scoppio. Simbolo della mobilità,
della motricità e della potenza.
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rdo Antonelli.

L’opera e gli elementi che la compongono sembrano il progetto per un assemblage artistico come
quelli molto in voga degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Ma l’opera richiama anche i giochi della
nostra infanzia, quando smontavamo (in realtà rompevamo) i nostri giocattoli e ci divertivamo ad
rassembrarli con grande fantasia, creando giochi e scenari tutti nuovi dove farli muovere ed agire.

Ed è proprio l’elemento fanciullesco che emerge prepotente nell’opera che ha anche un titolo ironico
e divertito, “Un Caffè e si riparte”, realizzata, nonostante gli elementi meccanici che la
compongono, con grande sensibilità e delicatezza da Riccardo Antonelli, l’artista di questo mese.

Nell’opera, l’Antonelli ha profuso in una sintesi sublime tanti elementi della più stringente
quotidianità: la maschera antigas che ci parla di rischio contagio da Coronavirus; la caffettiera moka
che ci parla di Made in Italy, di Italia; il motore a scoppio che ci parla di trasformazione, energia,
calore e movimento; il camion che ci parla di strade da percorrere, ripartenze, viaggi.

Insomma, l’artista ci parla di tutti quegli elementi che saranno decisivi per far ripartire questo
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nostro Paese ad emergenza finita, e ne inserisce un altro: questa macchina impossibile, questo
giocattolo Frankenstein ci dice che per ripartire avremo bisogno anche di creatività, gioco e
spensieratezza.

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ie Impossible Machine.

Avremo bisogno di riscoprire questo strano Mondo post Coronavirus con gli occhi sorpresi e gioiosi
propri dei bambini, o degli artisti, perché è solo ripensando il nostro rapporto con gli altri, la
malattia, la tecnologia, la natura ed il mondo che eviteremo che succedano altre crisi come quella
che stiamo vivendo.

Riccardo Antonelli nasce nel 1976 a Città di Castello (PG). Vive e lavora a Sansepolcro (AR).
Diplomato all’istituti statale d’arte “G.Giovagnoli” di Sansepolcro, porta avanti la sua ricerca
influenzato inizialmente dagli artisti impressionisti. Nel primo periodo si concentra sul ritratto e sul
paesaggio. In seguito inizia una ricerca che si amplia fino alla scultura e alle installazioni, anche in
relazione alle residenze artistiche, in Italia e all’estero, che ha vissuto.
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Le contaminazioni e le passate esperienze lavorative hanno fortemente influenzato la sua cifra
stilistica e il suo lavoro incentrato sulla costruzione di meccanismi surreali che raccontano
suggestioni e tematiche varie. Particolarmente importanti nel suo percorso le presenze alla
Biennale di Firenze nel 2009, Biennale di Roma nel 2014 e la collaborazione con il Ministero
dei Trasporti nel 2011, quando viene chiamato a realizzare un’opera per la campagna nazionale
sulla sicurezza stradale.

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Ultime mostre e residenze:

2019

Innesti, Palazzo Alberti, Sansepolcro;
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2°Piano Art Residence, Z.N.S. Project, Palagiano (Taranto).

2018

Mutatio, Auditorium Santa Chiara, Sansepolcro;

Artcevia International Art Festival, Arcevia;

Ritratti Contemporanei, Aurum, Pescara;

Biennale di Frosinone e Anagni;

Percorsi D’Arte 2018, Villa Magherini Graziani;

Antonelli, Tuscher, Cortona;

Ritratto a Mano 4.0, Caramanico Terme;

Artist Residence, Velden am Wörthersee, Austria.

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Call for Artist | 2° Piano Art Residence
2020 – È on-line il bando della V Edizione
Torna, per il quinto anno consecutivo, l’iniziativa “Call for Artist | 2° Piano Art Residence 2020”,
La Copertina d'Artista - Tutto andrà bene - Smart Marketing
il progetto di residenze artistiche promosso dall’Associazione Z.N.S.project, animata dall’artista
Cristiano Pallara (che ha realizzato la nostra Copertina del marzo 2018) e dalla curatrice
Margherita Capodiferro, che ha portato alla ribalta artistica nazionale il piccolo comune di
Palagiano in provincia di Taranto.

Originale e collaudata la formula che prevede, attraverso la selezione dei progetti candidati, la
selezione di 2 fra artisti, creativi e curatori che per un minimo di due settimane saranno ospitati
appunto nella residenza “2° Piano Art Residence”, in un clima familiare e casalingo (si tratta
dell’abitazione stessa degli organizzatori) e potranno fruire degli spazi del contenitore “Via Murat
Art Container”, 120 mq dove far convergere, incontrare, confrontare e interagire gli artisti e le loro
idee.

Duplice, quindi, lo scopo degli organizzatori: da una parte far confluire nel piccolo comune pugliese
il meglio degli artisti, creativi e curatori nazionali e non, dall’altro, come si è detto, quello di far
interagire artisti, creativi, curatori, cittadini, istituzioni, media e appassionati di arte contemporanea
fra loro. Il fine è quello di far germogliare idee e progetti che da una parte dialoghino con il
territorio, le sue radici e le sue peculiarità, e dall’altra sappiano avere una visione più ampia ed
articolata su tutti quei temi, problematiche e complessità che l’arte, prima di tutti gli altri media,
riesce a vedere, a denunciare ed a proporre nel dibattito quotidiano.

Come ci dicono gli organizzatori: “L’Arte può attivare dispositivi virtuosi in grado di aiutarci a
decodificare il nostro tempo e il nostro spazio. Focalizzare l’attenzione sul punto di vista
locale può, attraverso l’Arte, riflettere e restituire la dimensione globale di una civiltà e del
suo tempo. L’Arte può raccontare una comunità e il suo macrocosmo di riferimento, in
questo senso gli artisti si fanno interpreti di uno scenario globale e sociale. La condivisione
di spazi domestici, urbani e quotidiani in ambito artistico ha la potenza di generare nuove
connessioni in perenne divenire e offrire un valore aggiunto per una comunità che li
accoglie”.

Due sono le modalità di partecipazione: è possibile scegliere tra “2°Piano_Project” e
“2°Piano_Independent”, per ogni sezione è stato pubblicato un bando specifico che è possibile
recuperare sul sito dell’Associazione Z.N.S.project.

La Deadline è fissata per il 16 Aprile 2020!
Partner del progetto “2° Piano Art Residence” è lo studio e spazio espositivo InCUBOazione a
Prato, di Federica Gonnelli (artista della nostra Copertina del gennaio 2019), che darà la
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possibilità, ad uno o più artisti, selezionati tra i più meritevoli all’interno dell’esperienza “2°Piano
Art Residence”, di esporre nella mostra /Simbionte/, rassegna annuale promossa appunto da
InCUBOazione.

Come detto, il nostro magazine Smart Marketing è media partner del progetto per il secondo
anno, e non poteva essere altrimenti, viste sia la validità del progetto promosso dall’Associazione
Z.N.S.project che la passione e l’attenzione che da sempre il nostro giornale riserva all’arte
contemporanea, come la pubblicazione della “Copertina d’Artista”, che in quasi 6 anni ha
prodotto 60 copertine e coinvolto 58 artisti, sta a dimostrare. Di sicuro fra tutti gli artisti che
hanno partecipato alla nostra iniziativa o fra i nostri attenti e curiosi lettori ci sarà qualcuno che
vorrà sperimentare questa originale forma di residenza artistica.

Per aderire alla V Edizione di “2° Piano Art Residence 2020” basta rispondere alla chiamata,
entro e non oltre il 16 APRILE 2020, scaricando il regolamento e compilando il form di adesione
presente sul sito dell’Associazione Z.N.S.project o scrivendo per maggiori info a:
znsprojectlab@gmail.com

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“E VISSERO TUTTI FELICI …O QUASI”: in
mostra, ad Ostuni, le ultime opere di
Francesco Di Dio (EFFE)
Domenica 2 dicembre, presso “La bottega dell’Angelo” di Ostuni, è iniziata la mostra “E vissero tutti
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felici…o quasi”, dell’artista Francesco Di Dio, in arte EFFE, già presente all’interno della Copertina
d’Artista del nostro mensile.

La mostra, che sarà fruibile fino al 10 gennaio 2019, raccoglie illustrazioni e diorami, che
rappresentano i personaggi delle favole più famose, ma non come siamo abituati a vederli nelle
figure dei libri di fiabe.

Camminando tra le immagini di Di Dio, troviamo un Bianconiglio ancor più su di giri, ma anche un
Pinocchio che ha fatto del suo problema di sincerità, un utile vantaggio.

Ma meglio di me, l’artista stesso può raccontare questo colorato, pazzo, favoloso mondo.

Domanda: Francesco, parlaci di quando e come è nata la tua mostra “E vissero tutti
felici…o quasi”, da dove è arrivata l’ispirazione?

Risposta: “Disegnare è sempre stata per me una passione, alimentata per anni dalla mia curiosità
riguardo al mondo dell’illustrazione al quale ho sempre guardato da esterno, attingendo e
accumulando spunti, lasciati lì a sedimentare, poiché assorbito da altro. Poi un evento improvviso e
poco felice mi ha sfiorato, mettendomi di fronte al fatto che non si può vivere sempre al margine
delle proprie passioni, ma che vale la pena di assecondarle ed allora è come se il coperchio che
aveva contenuto questa mia voglia, fosse stato divelto, lasciando debordare tutto quello che bolliva
al di sotto. “E vissero…” nasce così, ripescando tra le memorie di quel bambino, che attendeva lì,
assopito sotto quel coperchio.”

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o collega e amico Raffaele Di Gioia, parlaci di questa collaborazione.

R: “La collaborazione con Raffaele Di Gioia nasce dal mio approfittare della sua amicizia e da una
promessa estortagli pubblicamente in occasione di una delle mie prime esposizioni. Scherzi a parte,
ho sempre ammirato il suo lavoro, lui dice di ammirare il mio ed è stato un fatto spontaneo, data
questa empatia, che si arrivasse a fare qualcosa insieme. La cosa che più mi diverte è che Raffaele
mi regala una visione dall’esterno, perché il suo contributo è una chiave di lettura nuova e diversa
dei miei personaggi e della mia ironia, che lui arricchisce con la sua vena sublime e malinconica.
Adesso, date le mie lusinghe, gli toccherà rilasciare un’intervista in cui spreca qualche buona parola
anche nei miei riguardi!”
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nno difetti, vizi, limiti e per questo riusciamo a sentirci più simili a loro rispetto a quelli
delle favole che siamo stati abituati a leggere. Come sarebbe ora la nostra visione della vita
se ce li avessero raccontati così?

R: “Certamente una visione disincantata in cui il cattivo ha le sue motivazioni e si difende, in cui il
buono non è poi tanto un martire, se si dimostra in grado di reagire con altrettanta forza per
garantirsi la sopravvivenza. Certamente una visione imperfetta, in cui le principesse si concedono di
essere scarmigliate e il principe non sempre arriva al galoppo di un cavallo intonso e una fanciulletta
si perde nel bosco e riesce a riemergerne con un bordo di pelliccia nuovo intorno al proprio
cappuccio rosso; forse una visione, malgrado tutto, più positiva ed anche più ottimistica del mondo,
perché non incorreremmo nel rischio di infrangere illusioni e disattendere aspettative.”

D: Dopo Ostuni dove andranno i tuoi personaggi felici..o quasi?

R: “A questa quarta domanda mi riservo di non rispondere perché, se ti conosco, ravvedo il tentativo
di strapparmi una promessa…non so per certo la strada che i miei personaggi seguiranno,
sicuramente ci sono altri progetti, poi ormai è come se vivessero una vita autonoma, la stessa
Cappuccetto, fa cose, vede gente ed io sono sempre l’ultimo a venirne messo a parte.”
2°Piano Art Residence III Edizione:
un'estate di arte, mostre, workshop e
laboratori

Smart Marketing è media partner del progetto “2°Piano Art Residence”,
promosso dall’Associazione Z.N.S. Project.
Ai nastri di partenza la 3° Edizione di “2°Piano Art Residence”, il progetto di residenze artistiche
organizzata dall’Associazione Z.N.S. Project e dall’artista Cristiano Pallara, con la direzione
artistica di Margherita Capodiferro, che a Palagiano, piccolo comune della provincia di Taranto,
invita artisti, creativi e curatori ad esplorare, interagire e reinterpretare il territorio.

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La cittadina, il suo tessuto sociale ed urbano, gli abitanti stessi diventano temi di indagine e di
produzione artistica: gli artisti invitati avranno la possibilità di poter svolgere il proprio lavoro in
“Via Murat Art Container”, una piattaforma indipendente di incontro, confronto e interazione di
idee.

    Sei artisti, cinque progetti, cinque laboratori.

Si comincia il 15 giugno con gli artisti Angelo Pacifico e Domenico Ruccia, che fino al 30 del
mese proporranno due progetti artistici e due workshop.
Angelo Pacifico, illustratore, educatore, formatore, clown, giocoliere. E’ Co-Fondatore (2008)
dell’associazione culturale ART-TOO, si occupa di arte contemporanea, percorsi di arte relazionale,
progettazione e costruzione di opere collettive e di installazioni pubbliche. “Reste il cane di
Rocco” è una scultura collettiva di grandi dimensioni. Partendo dalla storia di San Rocco e il suo
rapporto con il cane da tutti conosciuto per l’iconografia del Santo, Pacifico intende realizzare una
Scultura con l’aiuto della comunità, che raffiguri “Reste”, ampliandone la simbologia. La statua sarà
decorata da una serie di Monotipi realizzati durante il workshop appositamente attivato; Angelo
Pacifico, infatti, ha proposto il workshop: “MONOTIPIA E RILEGATURA A MANO”, che ha la
finalità di trasferire conoscenze tecniche di stampa manuale e di rilegatura.

Domenico Ruccia, diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, giovanissimo ha già
partecipato a diversi progetti artistici sul territorio nazionale ed internazionale, ha realizzato due
importanti esperienze all’estero (Croazia e Transilvania). È stato uno degli artisti coinvolti nel
progetto “La Copertina d’Artista” ideata dal mensile on-line Smart Marketing. Con “Seasons”
propone un percorso interattivo, un allestimento che rappresenti il viaggio metaforico, che racconti
lo scorrere del tempo attraverso il mutamento dell’ambiente circostante. Pittura e Natura (locale) si
contamineranno e completeranno a vicenda. Domenico Ruccia curerà il workshop:
“L’ISPIRAZIONE E LA RICERCA CREATIVA NEL DISEGNO (Teoria e pratica del colore)”, in
relazione a due elementi specifici: l’influenza degli stati d’animo nella creazione di un’opera e le
caratteristiche che essa assume in base al territorio in cui viene realizzata.
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Il programma della terza edizione di 2°Piano Art Residence, continuerà poi con altri due step: il
primo dal 30 Luglio al 5 Agosto con il duo artistico LùeDo (Domenico Arces e Lucia Macrì); il
secondo dal 1 al 15 settembre con gli artisti Lorenzo Galuppo e Federica Gonnelli.

Continua la meritevole opera di indagine, ricerca e studio sulle tematiche dell’arte contemporanea
avviato dall’Associazione Z.N.S. Project, che non si limita solo ad organizzare mostre e workshop,
ma cerca incessantemente e coraggiosamente di instaurare un dialogo fra addetti ai lavori e gente
comune, fra territorio ed idee, fra progetti e luoghi. Un dialogo necessario per ri-avvicinare l’arte
alle persone e le persone all’arte. L’opera dell’associazione e dei suoi due animatori (Cristiano
Pallara e Margherita Capodiferro) mi ricorda, in alcuni aspetti fondamentali, l’idea di curatela e la
passione per le contaminazioni fra varie discipline, portata avanti da uno dei più importanti critici e
curatori del mondo, lo svizzero Hans Ulrich Orbist che, ad esempio, organizzò una mostra
collettiva, “World Soup”, nella cucina del suo appartamento o il convegno non-convegno, “Art and
Brain”, per far dialogare artisti e scienziati.

Il contemporaneo non si può esporre, pensare, spiegare e promuovere con modalità vecchie,
richiede scelte e progetti originali ed innovativi, proprio come le esperienze di “2°Piano Art
Residence” e “Via Murat Art Container”, due iniziative che piacerebbero a Hans Ulrich Orbist ed
anche a noi di Smart Marketing.

Per maggiori informazioni e per iscriversi ai workshop:

znsprojectlab@gmail.com

La Copertina d’Artista – Marzo 2018
Una Ferrari, estremamente pop, fa bella mostra di sé sulla copertina del nostro magazine, è dipinta
con poche partiture di colore dense e ben definite: il verde della parete, il blu della strada ed il rosso
della vettura. Le tinte sono state stese sul supporto con pennellate nervose e molto fitte, ma i colori
non risultano piatti, ma vibrano di energia e dinamismo.
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rte destra frontale della vettura è stata distrutta da un devastante sinistro. Quindi l’opera testimonia
un disastro, un vero e proprio dramma, soprattutto per il possessore della fuoriserie. Ma sulla parte
alta del dipinto, a destra, scorgiamo un piccolo rettangolo grigio puntellato di verde che, ad
un’occhiata fugace, pare non avere nulla a che fare con il resto della rappresentazione. Ma sarebbe
uno sbaglio sottovalutare questo elemento. Se lo osserviamo meglio, infatti, ci rendiamo conto che è
l’infografica, le istruzioni disegnate che si trovano sul retro delle confezioni di giocatoli o modellini.

  Cosa ci vuole dire l’artista, al secolo Cristiano Pallara?

Lo abbiamo imparato dopo tante Copertine d’Artista, quanto più un opera è semplice nelle sua
realizzazione (apparentemente semplice, visto che non si tratta di colori acrilici ma di colori ad olio,
ed il supporto non è una tela ma un foglio di carta), tanto più il suo significato può essere complesso
e multiforme.
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Forse il titolo dell’opera può chiarirci meglio il nostro percorso di ricerca. L’opera si intitola “Un
Giocattolo Idiota”! Quindi il sospetto che si tratti di un modellino di un’auto radiocomandata pare
confermato. Ma allora cosa ci vuole dire l’autore? E soprattutto cosa ha a che vedere un modellino di
Ferrari con il tema di questo mese del nostro magazine, che è appunto il lusso?

Forse l’autore ci dice che i beni di lusso rappresentano, prima che uno status symbol, solamente
l’ultimo giocattolo alla moda che, come bambini, usiamo compulsivamente fino a romperlo, per poi
metterlo via, proprio come un capriccio?

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Non possiamo saperlo, la percezione ed il significato delle opere d’arte, come sappiamo, non
appartengono nemmeno agli autori che le hanno realizzate, ma ai fruitori ultimi che siamo tutti noi
spettatori, che inevitabilmente proiettiamo sulle opere le nostre ansie, le nostre speranze, le nostre
idiosincrasie, i nostri desideri. E, siccome tutte queste emozioni, cambiano da soggetto a soggetto, ci
sono tante interpretazioni quante sono gli spettatori coinvolti.

A me, ad esempio oltre a richiamare alla memoria le opere a soggetto automobilistico di Andy
Warhol, Roy Lichtenstein e, soprattutto, James Rosenquist, mi ha fatto venire in mente, anche, un
fatto di cronaca recentemente accaduto. Sto parlando del primo incidente mortale causato da una
macchina senza conducente della Uber, che a Tempe in Arizona, ha causato la morte di una donna di
49 anni, lo scorso 19 marzo.
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rtesy Galleria Erbetta, Foggia.

Non so perché, ma il “sinistro” del modellino di Ferrari radiocomandata di Cristiano Pallara, mi ha
ricordato proprio quest’altro “ben più inquietante sinistro”, ed ho pensato che l’artista volesse
ammonirci sull’uso smodato e compulsivo dei beni che acquistiamo. Perché, se nell’opera “Un
Giocattolo Idiota” a rompersi è stato solo il modellino, nella realtà, a Tempe in Arizona, con un altro
tipo di auto a guida automatica, a rompersi e morire è stata una giovane donna di 49 anni.

E allora, l’auto senza conducente di Uber è un autentico “giocattolo idiota”, del quale non c’era
alcun bisogno e quindi, in ultima istanza, un lusso che non possiamo permetterci.
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Cristiano Pallara (classe 1976) nato a Lecce. Artista Figurativo, Curatore occasionale, Giocattolaio.
Finalista al Premio Celeste 2007 e al Premio Combat 2012; Selezionato per CREART 2014, ha al suo
attivo numerose mostre personali e collettive. Già presente ad Art Verona, MiArt. Dal 2016, in
collaborazione con Z.N.S. project e Rivaartecontemporanea, è promotore del progetto “2°Piano Art
Residence” durante il quale ospita giovani creativi invitati ad interagire e reinterpretare il territorio.
Vive e lavora tra Lecce, Palagiano (TA) e Istanbul.

Ultime Mostre

2018

“Il Dubbio | racconto personale di Cristiano Pallara”, Via Murat Art Container, Palagiano (Ta).

2017

“Anteprima”, Museo Narracentro, Palagiano (Ta);

“Cose preziose” (personale), SevenSanatGalerisi, Istanbul, Turchia.

2016

“Valediction”, progetto Toppunt, Lecce;

“Harem”, Istanbul, Kadikoy;

“Cose prezione “, ArtVerona i7 Spazi Indipendenti;

“Charade”, web happening;

“Lo zen è l’arte della manutenzione della Beretta”, intervento per Stalker, Lecce;

“The Garden”, Aida, Istanbul, Turchia.

Per informazioni e per contattare l’artista Cristiano Pallara:

cristianopallara@gmail.com

http://cristianopallara.wixsite.com/visualartist

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi
alla selezione della quarta edizione di questa interessante iniziativa scrivendo ed
inviando un portfolio alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

Case History – L’associazione Z.N.S.project
e 2° Piano Art Residence
Per il nostro secondo “Case History” torniamo a parlare di arte contemporanea, a poco più di un
mese dall’articolo sulle Residenze artistiche BoCS Art di Cosenza. Questa volta la realtà (e il
territorio) che incontriamo è ancora più piccola e periferica della città di Cosenza, siamo infatti a
Palagiano, comune di 16.000 abitanti in provincia di Taranto, ma il caso di cui vi parliamo, se si può,
è ancora più innovativo, geniale e coraggioso.

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t (“Zentral Nerve System” – “Sistema Nervoso Centrale”), nata dalla passione e dalla tenacia di una
coppia, nel lavoro e nella vita, formata dall’artista visivo Cristiano Pallara e dalla curatrice e
organizzatrice di eventi Margherita Capodiferro, che si sviluppa principalmente lungo due assi
principali. Il primo è Via Murat Art Container, uno spazio indipendente che opera nell’ambito
dell’Arte Contemporanea a sostegno e valorizzazione della cultura pugliese e dei suoi artisti; il
secondo è 2° Piano Art Residence, un ciclo di residenze artistiche, indipendenti, che si sviluppano
tra le vie di Palagiano e lo spazio laboratorio Via Murat Art Container.
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della terza edizione delle residenze d’artista “2° Piano Art Residence – Call for Artist”, abbiamo
voluto approfondire la collaborazione invitando l’artista Cristiano Pallara a realizzare la Copertina
d’Artista di questo numero e intervistando Margherita Capodiferro per questa rubrica, affinché ci
raccontasse le difficoltà ma anche le opportunità che si incontrano quando si decide di fare dell’arte
contemporanea una scelta di vita e una professione.
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rvista Margherita Capodiferro.

Domanda:

Tutto nasce, per così dire, da un’esperienza di co-gestione e coordinamento del Laboratorio Urbano
“TheFactory” (gestito dalla Cooperativa Corda Fratres), durata 5 anni, fino alla conclusione del
mandato di gestione nel novembre 2015. Quali sono stati i progetti principali ai quali ti sei dedicata
in quel contenitore?

Risposta:

Coordinare uno spazio pubblico non è semplice, ancor di più quando non ci sono obiettivi comuni. Il
mio compito non era direttamente “creare” progetti, diletto che ho comunque assolto, quanto
piuttosto permettere ad altri di proporli e realizzarli. Infine coordinare il tutto. Il Laboratorio Urbano
si configurava realmente quale incubatore di progetti di iniziativa giovanile. Progetti meritevoli di
menzione sono sicuramente la sperimentazione di una Falegnameria Sociale, una RadioWeb,
Laboratori di Cucina con diversabili e il progetto ThULab | Spazio per le Arti Visive. In cinque anni di
attività il “TheFactory” ha raggiunto numerose conquiste, risultando tra i più attivi spazi della Puglia
e terminando la sua esperienza con la vittoria del bando “Laboratori Urbani Mettici le Mani” con il
progetto “Piazza Laboratorio Urbano”, durante il quale abbiamo sperimentato la prima residenza a
Palagiano, dal titolo “La Memoria dell’Acqua”.
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Fra le iniziative più importanti avviate in quel periodo sicuramente dobbiamo annoverare Il progetto
ThULab | Spazio per le Arti Visive, progetto di rete tra i Laboratori Urbani della Puglia e gli Spazi
Pubblici, nato nel 2013, ma già tra le prime 5 Best practices della Regione Puglia nel 2015. Di cosa
si tratta e quali sono stati i numeri di questo progetto?

Risposta:

ThULab è nato dal desiderio di fare rete pensando ai giovani artisti pugliesi. In quegli anni Bollenti
Spiriti aveva attivato il CrLab. L’invito era fare Rete tra Laboratori Urbani e Spazi Pubblici pugliesi.
Noi (Cristiano ed io, come collettivo Z.N.S.) abbiamo risposto con ThULab. Attenzione, però: il
CrLab è stato un percorso di formazione per i Gestori di Spazi Pubblici, nessun finanziamento per
eventuali progetti. Quindi con la sola voglia di metterci in campo abbiamo messo 12 Spazi in rete,
coinvolto 30 giovani artisti pugliesi, realizzato 20 eventi espositivi in tour nelle 6 province
pugliesi e, con la mia piccola macchinetta, percorso 5435 km. La nostra è stata una piccola
provocazione, in un contesto nel quale sembrava che i progetti potessero essere attivati solo se
finanziati… Noi volevamo invitare al “si può fare”, perché qualcosa arriva sempre, se ci credi e la fai
bene.
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Ma veniamo ai giorni nostri: dopo la conclusione dell’esperienza nel Laboratorio Urbano
“TheFactory”, come abbiamo detto conclusasi nel novembre 2015, tu e Cristiano Pallara decidete di
non disperdere l’esperienza maturata e di dare continuità ai numerosi progetti intrapresi ed avviati,
fondando Z.N.S.project e lanciando l’iniziativa 2° Piano Art Residence. Diciamolo pure, senza fondi,
senza aiuti, tu ed il tuo compagno, rischiando capitali personali, avete letteralmente aperto le porte
di casa vostra agli artisti che avete di volta in volta ospitato. Quanta geniale follia c’è alla base di
una decisione così radicale?

Risposta:

Grazie per “geniale follia”. Hai detto bene, dopo tanto lavoro e impegno per ThULab, il pensiero di
disperdere i risultati raggiunti era intollerabile. Così ci siamo rimboccati le maniche guardandoci
intorno e pensando a ciò che avevamo. Abbiamo semplicemente aperto le nostre porte
all’accoglienza, ma per noi è uno stile di vita, è la normalità. Certo, siamo anche insopportabili,
prova e vivere una settimana con noi! Fa parte del gioco. Siamo semplicemente veri. Il nostro è
anche un messaggio, un invito al cambiamento, all’essenzialità delle cose, all’esperienza. Perché,
vedi, non si tratta di essere accomodanti o per forza accondiscendenti o altro. Non c’è disparità o
elevazione. L’ospite è un pari. Fa parte della famiglia. E questo aspetto ci piace molto.
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Gli artisti invitati nella residenza artistica si impegnano a dialogare con il territorio, la comunità che
lo abita e le tensioni che lo attraversano, al fine di creare un’opera/installazione/performance che
non sia meramente estetica, ma che rappresenti veramente un’opera artistica sociale. Parlaci di una
di queste residenze, i cui effetti a tuo modo di vedere sono stati particolarmente innovativi ed
originali per la realtà di Palagiano.

Risposta:

Ogni progetto ha un suo perché, una sua radice e un suo sviluppo. Senza fare torto a nessuno, posso
dire che, in generale, abbiamo registrato il bisogno della gente di raccontarsi e tanta curiosità.
Certo, alcuni progetti hanno avuto più presa di altri, riuscendo ad avvicinare e coinvolgere giovani e
meno giovani. Penso al progetto di Annalisa Macagnino e Francesca Speranza con “IMPRINTING-
I’M|PRINTING” o a Silvia Trappa e Andrea Moscardi con “MEMORY CUBES” oppure, per tornare
agli albori, a Paolo Guido e Alessandra Lani con “La Memoria dell’Acqua”. Sia il carisma degli artisti
che la proposta artistica stessa hanno influito molto. Ma ripeto, senza fare torto a nessuno, tutte le
esperienze in residenza ci hanno dato tanto sia dal punto di vista umano che professionale ed è
questo l’aspetto più importante. Lo dicevamo prima, l’artista vive con noi! Attraversa e sosta sulle
nostre strade. C’è uno scambio che va oltre il lavoro che si sta svolgendo. Sono sicura che questa
energia giunge anche a quei cittadini che si sono trovati ad interagire con gli artisti ospiti. L’intero
progetto, parlo di “2°Piano”, è un macro intervento artistico che accoglie. La restituzione che
offriamo è il cambiamento. Osservare con occhi diversi, arrivarci grazie all’ospite “estraneo” che
porta con sé le sue esperienze, professionalità, umori e conoscenze. Probabilmente due settimane è
un tempo breve per riuscire a conquistare fiducia e coinvolgimento, tuttavia ce lo dirà il tempo
stesso. La continuità, la familiarità del dispositivo scioglierà timidi e incerti. Ringrazio quindi gli
artisti che dal 2015 fino ad oggi hanno avuto fiducia in noi partecipando a questa nostra piccola
avventura e quindi, in ordine puramente alfabetico: Lisa Cutrino, Paolo Ferrante, Giulia Gazza, Paolo
Guido, Alessandra Lani, Annalisa Macagnino, Andrea Moscardi, Giusi Pallara, Irene Pucci, Francesco
Romanelli, Silvia Trappa, Francesca Speranza, Marco Vitale. E ringrazio i cittadini che hanno
“approfittato” di questa opportunità concedendosi un modo diverso per guardare alla nostra
cittadina.

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Ma veniamo ai numeri: come sai noi di Smart Marketing siamo particolarmente interessati alla
fattibilità e sostenibilità economica dei progetti culturali, oltre che alle ricadute, economiche e di
visibilità mediatica, di interventi di marketing culturale di ampio respiro come questo.

Risposta:

Per cominciare, nel 2016 siamo stati selezionati come Spazio Indipendente impegnato in progetti di
Arte Contemporanea e per questo ospiti ad ArtVerona – i7 Spazi Indipendenti: lo stesso anno del
lancio di “2°Piano Art Residence”! Questo è stato per noi un risultato importantissimo, che ci ha
permesso di diffondere il progetto ad una platea più ampia; conoscere altre realtà Indipendenti,
capire come lavorano. In breve tempo abbiamo raggiunto molti followers su Facebook e Instagram.
Segno che il progetto riscuote consenso sui social network sono le condivisioni e richieste di
informazioni. Dalla seconda edizione Danilo Riva, gallerista, è nostro partner e membro del comitato
di selezione. La scorsa edizione il numero di proposte è stato talmente elevato e la selezione
talmente complessa che abbiamo selezionato 8 artisti, suddivisi in tre residenze. Una no stop dal 1°
agosto al 15 settembre 2017. E’ stato fantastico, ma anche faticoso.

Domanda:

Prima di concludere, parlaci della terza edizione di “2° Piano Art Residence – Call for Artist”: quali
sono, se ci sono, le novità di quest’edizione e quando si conclude il bando di selezione?

Risposta:

Non abbiamo particolari novità anche se siamo molto tentati… è una scelta, per il momento. C’è
ancora tanto da fare per “far affezionare” la gente al progetto così com’è. Comprenderlo e usarlo.
Sicuramente quest’anno saremo più “rigidi” (..se ci riusciamo..) con le selezioni: Minimo 2, massimo
4 artisti. Ogni anno ci limitiamo a inventare l’immagine guida. Ad esempio, il nostro protagonista
2018 è Kermit la rana e il tormentone che rimbalza sui social è “Segui la Rana!”. E’ nato tutto come
un gioco e ti assicuro che ci siamo divertiti tantissimo nel costruire la scena con Kermit (un peluche
che abbiamo in casa) in mille pose. L’idea è pubblicare in seguito alcune di queste foto da backstage.
Vedremo. Una chicca: Palagiano è compresa in una terra tra mare, collina, dune, gravine, paludi,
pinete e fiumi. Per questo i suoi cittadini si dice fossero soprannominati “rospi”, non so sinceramente
se sia ancora così. Tuttavia, noi non avevamo un rospo ma… una rana molto simpatica. Deadline
per “Call for Artist | “2°Piano 2018”: 16 Aprile 2018. Segui la Rana!
La Copertina d’Artista – Febbraio 2018
Un’urna elettorale alquanto strana fa bella mostra di sè dalla copertina di febbraio del nostro
magazine. Le dimensioni sono quelle giuste, lo capiamo dal confronto con le schede elettorali sparse
intorno ad essa. Il colore, anche quello, è giusto, quel bianco asettico cui siamo abituati. Quello che
non torna sono i simboli che l’adornano: al posto dei fregi ministeriali, troviamo tutti i loghi dei
principali social network: Facebook, Twitter, Instagram.
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. La campagna politica italiana più social di sempre ha consacrato i social media come le nuove armi
di disinformazione di massa più efficaci e letali. L’artista ci dice che voteremo influenzati da questo o
quel post che più ci ha plagiati e abbindolati. Ci dice che saranno i like a determinare lo
schieramento vincitore, sarà il video più virale a decretare il candidato più influente.

Un’opera concettuale a tutti gli effetti, quindi, questa “Urnal media” (questo il suo titolo) propostaci
da Nicola Illuzzi!

Un colpo di genio, una trovata dissacrante, una sorta di ready made concettuale e pop allo stesso
tempo!

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Come sempre, la domanda che il nostro lettore potrebbe porci è: ma lo potevo fare anche io! Che ci
vuole ad appiccicare quattro, cinque adesivi su di una scatola di cartone bianca?
Ma l’arte, come i nostri lettori sanno bene, è portatrice di molti più messaggi di quelli che appaiono
ad uno sguardo superficiale. A me l’opera di questo mese ha ricordato i famosi “Brillo Box” che Andy
Warhol realizzò nel 1964. Molti critici di allora condannarono l’opera perché troppo semplice nella
sua realizzazione, anche se il noto filosofo Arthur C. Danto scrisse addirittura un intero saggio per
affermare che si trattava di una vera e propria opera d’arte. Sia come sia, al pari dei Brillo Box, la
Urnal Media di Nicola Illuzzi non è un semplice cartone con degli adesivi, ma si tratta di una
installazione in legno multistrato che riproduce le fattezze di un’urna con i loghi dei social network
dipinti a mano; inoltre, nell’ottica di un’aderenza al reale quanto più precisa possibile, il nostro
artista ha riprodotto una decina di schede elettorali scaricando il facsimile da internet e apportando
le giuste modifiche grafiche, vidimando ciascuna delle schede, così come gli scrutinatori fanno nei
seggi, con la sua firma, che diviene anche la sigla dell’opera stessa.

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Ma perché tanta cura, tanta ricerca, quando si poteva ottenere quasi lo stesso risultato con molto
meno spreco di idee e risorse?

Credo che la risposta a questa domanda sia anche la risposta del perché l’arte contemporanea sia
arte a tutti gli effetti, ed ovverosia che lo studio, la ricerca, il progetto, la realizzazione di un’opera,
ci ricorda Nicola Illuzzi, distingue un semplice cartone da una vera opera d’arte, a prescindere che
sia stato uno statuto o una convezione a decretarlo. In altre parole, Nicola Iluzzi ci ricorda, ed io
sono perfettamente d’accordo con lui, che la riflessione, lo studio, il tempo e la cura che poniamo nel
nostro lavoro non sono meri accessori, ma elementi fondamentali e costitutivi dello stesso. E questo
vale non solo per il lavoro artistico, ma per qualsiasi lavoro, anche quello politico.

Nicola Illuzzi compie i primi studi presso l’Istituto d’Arte di Bari, dove, conseguito il Diploma di
Maestro d’Arte in Architettura, sviluppa le sue capacità in una bottega di scultura. Presso
l’Accademia di Belle Arti di Bari consegue il Diploma Accademico in Scultura, dopo esser stato
allievo di Pantaleo Avellis, Vito Maggi, Hwal Kyung Kim e Mauro Antonio Mezzina, questi ultimi
allievi del famoso Amerigo Tot. Nel 2015 ha studiato presso l’Art Students League di New York,
mentre, alla Newington-Cropsey Foundation Academy of Art, ha collaborato con gli scultori Greg
Wyatt e Joseph Petrovics.
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La sua ha ricerca si è sempre rapportata con il figurativo che ha caratterizzato, nel tempo, la sua
produzione artistica. I materiali che utilizza sono principalmente la pietra, la terracotta, il bronzo, il
gesso e le resine. In seguito, il confronto con le nuove tendenze artistiche in parallelo alle numerose
esposizioni e concorsi internazionali svolti nel corso degli anni, alcuni tenuti a Roma, New York e
Barcellona, hanno contribuito ad incrementare la sua crescita artistica e professionale.

Diverse sue opere appartengono a collezioni pubbliche e private sparse nel territorio nazionale e
internazionale. Attualmente è docente di Discipline plastiche.

Ultime mostre:

“Generazione primordiale” per Pistoia Capitale della Cultura (2017);

“La scelta”, palazzo Renato Dell’Andro, Bari (2016);

“Dalla cenere migliore risorgo”, Belpasso, CT (2016);

Menzione III Ed. Premio Accademico Internazionale “Apollo Dionisiaco”, Roma (2016);

Monumento alla rinascita “Vitae”, Giovinazzo, BA (2015);

Vincitore del “Franco Zeffirelli for the Arts”, New York (2015);

Tra le altre mostre di rilievo, due esposizioni di scultura presso “The Phyllis Harriman Mason
Gallery”, New York (2015).

Per informazioni e per contattare l’artista Nicola Illuzzi:

nicolailluzzi@hotmail.it

www.nicolailluzzi.com

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi
alla selezione della quarta edizione di questa interessante iniziativa scrivendo ed
inviando un portfolio alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

La Copertina d’Artista - Gennaio 2018
Una barchetta di carta, come quelle con cui giocavamo da piccoli, piena zeppa di scritte è in balia di
un mare mosso e minaccioso. L’onda monta sempre di più e la piccola imbarcazione pare lì, lì per
affondare. L’opera di questo numero, a prima vista, pare una nostalgica rievocazione della nostra
infanzia, quando per divertirsi bastava poco, anche un semplice foglio di carta ripiegato.
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più cose di quello che appare ad un’occhiata fugace. Ed infatti, se guardiamo attentamente questa
immagine, ci saltano agli occhi alcuni elementi rivelatori. Il mare, innanzitutto, non è cristallino e
trasparente, ma pare denso, opaco, melmoso quasi. Un immenso pulviscolo, una chiazza consistente,
anzi no, una nube compatta di minuscolo plancton sembra intorbidire la sua naturale lucentezza.

Ma questo plancton è ben strano, sembra la cartina geografica della nostra Terra, contorta e
ripiegata su se stessa. Intuiamo i continenti, pensiamo di riconoscere i confini delle nazioni, ma, per
quanto ci sforziamo, non ci riesce di definire un singolo stato, ed inoltre qui e là sono disseminati dei
piccoli punti cardinali con delle didascalie che richiamano i nomi dei social network più conosciuti:
Facebook, Instagram, Twitter, etc..

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Quindi, cosa ci vuole dire l’artista di questo numero, al secolo Chiara Loiudice (classe 1988)? Che
storia ci sta raccontando? Quale messaggio ha scritto sulla carta della barchetta e ha poi affidato ad
un mare cosi minaccioso?
Come il messaggio che i naufraghi di una volta inserivano nelle bottiglie che poi affidavano alle onde
del mare, nella remota speranza che qualcuno raccogliesse la richiesta ed inviasse i soccorsi, allo
stesso modo, sembra dirci l’artista, i nostri messaggi quotidiani (leggi post, eventi, like) vengono
affidati alla balia di un mare, il web, che è, di giorno in giorno, più inquinato e torbido. I nostri
messaggi, i nostri like, le nostre foto, i nostri tweet, si perdono nella sua immensa massa, e
intorbidiscono ed inquinano la sua acqua. Ogni nostro messaggio, come una barchetta di carta, ci
dice l’artista, è in balia di questo mare, senza una rotta, senza una destinazione, pronto a
naufragare.

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Ed infatti, se riflettiamo, la realtà non è poi così lontana da questa rappresentazione: come barchette
di carta, i nostri messaggi, i nostri profili, i nostri eventi salpano da porti sicuri (i nostri computer, i
nostri smartphone) per “Navigare in acque contaminate” (questo il titolo dell’opera) quelle del
web, perennemente in tempesta. Forse sappiamo da dove siamo partiti, ma sia la rotta sia la
destinazione sono affidate, in definitiva, al caso, navighiamo a vista e questo è tutto ciò che possiamo
fare.

Ma l’arte non è mai senza speranza, l’arte pone domande, è vero, quasi mai fornisce risposte, e
quando lo fa non sono mai semplici, ma, per chi ha voglia di imparare, l’arte è sempre un’ottima
maestra. In tutto questo marasma una cosa ci colpisce: sulla barchetta di carta che solca il mare
tempestoso nessuna frase pare decifrabile, tranne una che è scritta proprio sulla sua prua che
infrange le onde e che è “My heart”, il mio cuore.
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ta e carboncino, anno 2017.

Allora, il suggerimento che ci sta dando la nostra artista forse è quello, fondamentale ed ineludibile,
di non dimenticare la nostra passione sul molo, di non lasciare il nostro cuore nel porto da dove
siamo partiti, perché, se mai ci sarà un modo per portare la barchetta ed il nostro messaggio a
destinazione, lo sarà solo grazie alla nostra passione, al nostro carattere, alla nostra personalità,
perché, se il mare del web tutto ingoia e livella, solo quello che ci rende più umani ci differenzia e
definisce, in una parola ci identifica. Qualunque sia il messaggio, evento, post, che vogliamo affidare
al web, sarà proprio in virtù della sua “identità” che sarà unico, riconoscibile, condivisibile e forse
giungerà finalmente a destinazione.

D’altronde lo diceva pure lo psicologo e giornalista statunitense Daniel Goleman: “Le nostre
passioni possiedono una loro propria saggezza: guidano il nostro pensiero e la scelta dei nostri
valori, e garantiscono la nostra sopravvivenza”.
Chiara Loiudice nasce a Bari, dove frequenta prima il Liceo Artistico “De Nittis – Pascali” e poi
l’Accademia di Belle Arti, dove, nel 2016, consegue la laura magistrale in Graphic Design. Molteplici
le esperienze nei settori della grafica e dell’editoria con diverse aziende, alle quali affianca sempre
una produzione artistica che la porterà da una parte alla partecipazione a diverse mostre, e dall’altra
a diventare Cultrice della Materia presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, proprio in Grafica D’arte.

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, fotografia, anno 2016.

Ultime mostre

2017

“Acqua Ossigenata”, Bari;

“Le dieci bellezze” – Festival regionale “FotoArte”, Bari;

“Olio d’Artista”, mostra itinerante, Mesagne (BR);

“Inverso l’infinito. Luoghi, Non luoghi e Scenari della Contemporaneità” – Faccia a Faccia con il
Libro d’Artista, Bari.

2016

“Giri di pensiero”, Spazio Murat, Bari;

“Nero come l’ebano, Il mondo delle forme tra materia e tecnica”, Pinacoteca Comunale, Ruvo (BA);

“Impaginazione della Rivista ARCHEOMODERNITAS”, Associazione ex studenti

dell’Accademia di Belle Arti, Palazzo ATENEO “ALDO MORO”, Bari.

Per informazioni e per contattare l’artista Chiara Loiudice:

chiaraloiudice9@gmail.com

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla
selezione della quarta edizione di questa interessante iniziativa scrivendo ed inviando un
portfolio alla nostra redazione: redazione@smarknews.it

La Copertina d'Artista - Giugno 2017

Come dovremmo rappresentare un nostro autoritratto nei tempi virtuali e fragili che abitiamo?

In passato ai pittori bastava uno specchio ed un lento e minuzioso lavoro al cavalletto, più di recente
l’autoritratto fotografico, magari alterato e elaborato, sempre grazie all’ausilio di uno specchio, ha
rappresentato il perfetto esempio di rappresentazione di se. Perfino il cinema si è concentrato sul
volto, sul primo piano, per rappresentare la persona ed insieme la sua storia, la sua biografia celata
in ogni ruga, in ogni poro in ogni espressione.

Ed oggi?

Niente più cavalletti, niente tele, colori, pennelli, ne macchine fotografiche o videocamere,
soprattutto niente più specchi nei quali “riflettersi”.

Pare strano ma, il volto, il viso, con tutta la sua gamma di espressioni, con il suo vissuto, la sua
storia, unica ed irripetibile, non pare più essere necessario. Questo almeno è quello che dobbiamo
dedurre contemplando l’opera che fa da copertina al numero di giugno del nostro magazine.
L’autoritratto propostoci dall’artista Lorenzo Galuppo, altri non è che un semplice ed essenziale
biglietto da visita, sul quale sono riportate due sole e stringate informazioni: il nome completo
dell’artista ed il link del suo profilo Facebook.

Non serve la professione, chi più si identifica con il proprio lavoro, ammesso che c’è l’abbia? Non
serve il titolo, cosa mai potranno dire di noi gli studi che abbiamo svolto, in un Paese dove i cervelli
migliori fuggono all’estero? Ne occorre sapere l’indirizzo, chi ha bisogno di un domicilio quando si
possiede un profilo Facebook o un dominio internet? Non serve nemmeno un numero di telefono,
perché parlare quando possiamo limitarci a chattare o messaggiare?
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Ciò che occorre per un autoritratto è solo un nome ed un qualsivoglia indirizzo internet. Nel mondo
sempre più virtualizzato, effimero e sfarinato che tutti noi abitiamo, ciò che ci definisce, ci dice
l’artista, sono solo queste due essenziali informazioni.

Certo, qualcuno obbietterà, che ci sono i selfie, e che, in un certo senso potrebbero essere questi i
nostri autoritratti. Ma i selfie ci ritraggono sempre insieme a qualcuno o in qualche posto, e benché
ci raffigurano, in realtà non ci riflettono, ci dicono solo dove eravamo e con chi ma nulla ci dicono di
chi siamo, cosa sogniamo, cosa speriamo, cosa desideriamo.

A ben vedere i selfie sono l’altro risvolto della medaglia dell’irriverente autoritratto propostoci dal
nostro artista, ne uno ne l’altro aggiungono qualcosa sul nostro conto, nulla spiegano, nulla
definiscono, il “biglietto da visita” di Lorenzo Galuppo e come un selfie, cristallizza un momento
qualunque, una persona qualunque, nel mare magnum della rete.
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ra vincitrice tel terzo premio sezione pittura concorso Nocivelli)

Nella sua corsa sfrenata verso il progresso, l’Occidente, ma meglio sarebbe dire gli occidentali,
come più volte ribadito, stanno smarrendo la loro identità che si sfarina in una miriade di profili
social, tutti uguali, tutti con le stesse foto, i stessi viaggi, le stesse esperienze, i stessi rituali, le
stesse vite insomma.
L’intervento di Lorenzo Galuppo, affonda, in un certo senso il coltello nella ferita aperta sul ventre
molle dell’Occidente, l’artista ci dice che le nostre vite non possono, e non devono, essere definite
unicamente da una effimera presenza virtuale. Un indirizzo internet, un sito, un profilo social, non
devono essere le uniche cose che ci definiscono, perché il rischio è dietro l’angolo, cosa sarà delle
nostre vite se la rete implodesse, se il cloud facesse crack, se Facebook chiudesse i battenti? Le
nostre identità farebbero la fine dei messaggi di Snapchat, un altro celebre servizio di
messaggistica, che rimangono attivi solo per 24 ore, un’esistenza a tempo, programmata, a
scadenza, che renderebbe ancora più fragili le nostre già precarie identità virtuali.

L’autoritratto di Lorenzo Galuppo, che sicuramente e debitore alla geniale irriverenza di artisti come
Duchamp e Cattelan, come una scatola cinese, nasconde all’suo interno un ulteriore e definitivo
“messaggio” che lasciamo alla curiosità dei nostri lettori scoprire.
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Ricordando l’ammonimento di Thomas Merton “Gli altri possono darti un nome o un numero, ma non
possono mai dirti chi tu realmente sei. Quello è qualcosa che puoi scoprire solo tu stesso dal tuo
interno”.

Lorenzo Galuppo (classe 1995) di Genova ma pugliese di adozione. Studia da prima al Liceo artistico
“Vincenzo Ciardo” di Lecce, poi, dal 2014 all’Accademia di Belle Arti di Bari.
Eclettico sperimentatore di tecniche e materiali la sua ricerca si esprime prevalentemente attraverso
la rielaborazione e reinterpretazione di volantini e manifesti pubblicitari, sui quali l’artista appone il
suo segno grafico, alla maniera del pittore statunitense Cy Twombly, confezionando degli
originalissimi ready made dal retrogusto pop.

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Ultime mostre:
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