La Copertina d'Artista - Ottobre 2016 - Smart Marketing
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La Copertina d’Artista – Ottobre 2016 Raffaello Castellano (339) Un manifesto, un telegramma, una vera e propria icona fa da copertina al nostro 30esimo numero di Smart Marketing. Il messaggio è chiaro, quasi cristallino, nella sua immediatezza, come solo un’opera pop sa essere. Vediamo nella metà superiore tre leader politici che il martellamento mediatico ha reso ormai familiari: da destra riconosciamo un iroso Donald Trump, al centro una decisa Angela Merkel e, a sinistra, un’accigliata Hillary Clinton. I due candidati alla presidenza americana stanno litigando e la Merkel pare quasi in posa per uno spot elettorale, ma è la metà inferiore dell’opera a colpirci ancora di più. Vediamo tre bidoni metallici che nella forma ricordano la Campbell Soup di Andy Warhol e nei colori di sfondo il pacchetto di sigarette della Marlboro; ma è quello disegnato sopra ai fusti che è infinitamente più interessante, il volto, anzi meglio, la testa di una ragazza dall’espressione terrorizzata, ed insieme rassegnata, ci osserva mentre un rivolo nero, non di sangue, ma di un altro liquido, gli scorre sulla guancia. Sul bidone centrale, una grossa iscrizione ci chiarisce ancor meglio la natura del liquido e il messaggio generale dell’opera: “Oil & Money no Humanity”.
M i g u e l G o m e z , l’artista di questo numero di Smart Marketing. L’opera ci attrae e ci respinge nello stesso tempo, il suo messaggio ci arriva in faccia, forte e sonoro, come uno schiaffo; tutto in quest’opera è collocato per crearci un senso di disagio, di nervosismo, quasi di rabbia. Proviamo disagio davanti alla rabbia dei due contendenti alla presidenza americana: essi litigano, ma i loro toni esacerbati, le loro urla sono quasi udibili. Proviamo nervosismo davanti al dito puntato della Merkel, che pare scimmiottare i manifesti di propaganda statunitensi per il reclutamento dello Zio Sam. Ora come allora, veniamo chiamati al sacrificio, al dovere di stato, all’abnegazione per un alto e non ben definito ideale europeo. Proviamo rabbia e disagio per quella donna raffigurata sui bidoni di petrolio, anzi, per la sua testa che pare tagliata sul patibolo degli interessi internazionali. Soprattutto una cosa ci procura disagio: quel rivolo di sangue/petrolio che le cola dalla bocca, sappiamo che sgocciolando sul pavimento si sta addensando in una pozza, è come un torrente in piena, melmoso e putrescente, ci travolgerà con il suoi flutti. La donna pare osservarci, anzi, il suo sguardo suona come una condanna, perché in un mondo di consumatori compulsivi, come noi siamo, nessuno di noi, è esente da colpe e responsabilità. A b b a n d o n o , a c r ilico su tela.
Una dichiarazione d’intenti, un manifesto artistico/politico, delle intenzioni e delle passioni che si agitano nel cuore e nell’animo dell’artista Miguel Gomez, al secolo Michele Loiacono, classe 1962, che fin da piccolissimo, ha la fortuna di frequentare gli atelier di Pablo Picasso, Bernard Buffet e Salvador Dalì. Frequenta il Liceo artistico di Bari e dopo un pellegrinaggio artistico per le strade d’Europa, rientra in patria e frequenta l’Accademia di Torino. Sulla scena artistica dal 1978, quando a Bari vince il premio per L’artista più giovane d’Italia, Miguel Gomez sperimenta tecniche e materiali diversi, come l’incisione che lo porterà, dal 1987 al 1994, a collaborare con artisti quali Emilio Greco, Aligi Sassu, Renzo Vespignani ed Enrico Baj. Dal 1994 si dedica alla ricerca di nuove espressioni artistiche e dal 2009, oltre che con la pittura, Miguel Gomez si esprime attraverso la body art, la performance art, la video art e le installazioni. Nel 2013 inizia la collaborazione, producendo un video art e performance, con l’artista Vincenzo Lo Sasso (artista che ha fatto parte della factory di Andy Warhol), partecipando con il video art “The creature of birth and sorrow”, alla mostra “I fiori dell’aglio”. Sempre nel 2013 collabora, con una sua performance di body art, alla mostra antologica del M° William Tode, ultimo artista vivente del gruppo dei neorealisti ed ex direttore dell’Ufficio Studi del museo degli Uffizi di Firenze. Curatore di eventi internazionali quali Women in…Art, Xchange, attualmente è art director per le arti visive e performative di Artoteca Vallisa, Santa Teresa dei Maschi-Bari, art director di Notti Sacre d’Arte, presidente dell’A.P.S Federico II Eventi e direttore artistico di Bibart, Biennale Internazionale d’Arte di Bari città Metropolitana. M a t e r e t F i l i u s , acrilico su tela. Dal 1978 ad oggi ha esposto in oltre 70 mostre in Australia, USA, Grecia, Francia, Inghilterra, Germania, Olanda, Croazia ed Italia. Ultime mostre: 2016 Personale “Mater et Filius”, Palazzo Vescovile di Lucera (FG); Personale di pittura “Women’s”, Calleria Ce.Ma.Ci, Matera;
2015 Videoart “La Creazione”, Cattedrale di Barletta; Videoart “La Creazione”, Duomo di Cerignola, Cattedrale di Troia, Cattedrale di San Sabino Bari; Videoart “Tango del amor sin palabras”, Buje-Croazia; Video art “Neiala”, Polo Museale di Ascoli Satriano (FG); Arte Notte video art “Women”, Piazza San Rocco Cerignola; Performance su “Homo homini virus”, con Antonio Bilo Canella, Daniele Casolinio e Ilaria Palomba, per il compleanno di Nero Gallery presso il Brancaleone, Roma; Personale “Women’s”, Club Mad; C i n t y a , a c r i l ico su tela. Video Art “Poema della Croce”, per concerto della Polifonica Biagio Grimaldi sulle musiche della “Via Crucis” di Franz Liszt; Performance “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” con Ilaria Paolmba, Daniele Casolino, Closer Roma; 2014 Performance ‘Io sono un’opera d’arte’ con Ilaria Paolmba, Art Gallery under the road Bari; Personale ‘Madonne’, Chiesa di Santa Teresa dei Maschi Bari; Personale ‘Madonne’, Cattedrale San Pietro Apostolo Cerignola (FG); Personale ‘Madonne’, polo museale Ascoli Satriano (FG);
Personale ‘Women’s’, Home Gallery ‘Find me’, Policoro (MT); “Pollination London Biennale” Londra (GB). Per informazioni e per contattare l’artista Miguel Gomez: miguelgomez.paint@gmail.com Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della seconda edizione di questa interessante iniziativa scrivendo alla nostra redazione: redazione@smarknews.it Aspettando il Black Friday 2021: tra i numeri dei titani dell'e-commerce, i fiumi di denaro e dati e la nostra insaziabile smania di possesso Negli ultimi 10 anni è diventato uno degli appuntamenti più attesi anche da noi: stiamo parlando del Black Friday (venerdì nero), il giorno dopo la festa del Ringraziamento, che negli Stati Uniti dà inizio alla stagione dello shopping natalizio. Come sappiamo i negozi, le grandi catene, ma soprattutto i grandi portali di e-commerce sono soliti offrire promozioni e sconti eccezionali per incrementare le proprie vendite. In America è un giorno molto atteso dai clienti, che in molti casi sono pronti ad accamparsi fuori dai negozi la notte prima per essere i primi in fila all’apertura. Ma se sappiamo cosa è e quali sono gli effetti del Black Friday, più sfumata resta la sua introduzione e l’origine del nome. Sembrerebbe, secondo la tesi più accreditata, che il nome faccia riferimento alle annotazioni sui libri contabili dei commercianti che, tradizionalmente, passavano dal colore rosso (perdite) al colore nero (guadagni), per cui il Black Friday indicherebbe un giorno di grandi guadagni per le attività commerciali.
F o t o d i m m i 9 d a P i x a bay. Ma, al netto delle sua introduzione e dell’origine del nome, quello che è davvero interessante del Black Friday sono i numeri ed il volume d’affari che riesce a generare. Per fare un esempio, nel 2020, segnato dalla pandemia globale da Covid-19, le sole vendite online legate a questo periodo cruciale – dal Black Friday a fine dicembre – hanno, come ha rilevato il sito Mailup, raggiunto il record di 789 miliardi di dollari solo nel mercato americano, circa il 30% dei profitti complessivi del 2020. Un fiume di denaro ma anche di dati che comincia a fluire proprio con il Black Friday e che negli ultimi anni è attentamente osservato e atteso dagli analisti finanziari e dagli ambienti borsistici statunitensi e internazionali, perché rappresenta un valido indicatore sia sulla predisposizione agli acquisti sia, indirettamente, sulla capacità di spesa dei consumatori statunitensi, che insieme ai consumatori cinesi rappresentano i due più grandi mercati mondiali. Ovviamente il grosso dei guadagni online lo fa Amazon insieme a pochi altri competitor, anche se, a scompaginare tutto, è arrivata la notizia bomba di qualche giorno fa che riguardava la “Giornata dei Single” asiatica (che cade 11 novembre) ed il colosso di vendite online Alibaba. Stando alle informazioni fornite, il gruppo di Hangzhou ha centrato 84,5 miliardi di dollari di vendite in un solo giorno. Un record che ha spazzato via i 74 miliardi del 2020, malgrado in Cina come in altri paesi asiatici siano alle prese con la stretta normativa del governo e con la pandemia del Covid-19, che come si sa è alla base della grave situazione della supply chain globale. Per inquadrare meglio questi numeri incredibili di Alibaba bisogna considerare che il Prime Day, il Cyber Monday e il Black Friday di Amazon, messi insieme, hanno toccato SOLO, si fa per dire, i 30,7 miliardi di dollari di vendite nel 2020.
F o t o d i M a x F i s c h e r d a P exels. Non sappiamo chi la spunterà, di sicuro il Black Friday rimane uno degli eventi più attesi non solo negli Stati Uniti ed in Cina, ma anche qui in Europa, nel terzo più grande mercato mondiale, che da sempre si fa importatore e promotore non solo delle merci ma anche delle mode e manie sopratutto americane. Il nostro suggerimento è quello di comprare e spendere con attenzione, affinché la smania di possesso non soppianti la vostra personalità, la vostra voglia di essere. Perchè alla fine, come ci diceva molto profeticamente, già nel 1976, lo psicoanalista e sociologo tedesco Erich Fromm: La differenza tra essere e avere non è essenzialmente quella tra Oriente e Occidente, ma piuttosto tra una società imperniata sulle persone e una società imperniata sulle cose. L’atteggiamento dell’avere è caratteristico della società industriale occidentale [non solo, a quanto pare, N.d.R.], in cui la sete di denaro, fama e potere, è divenuta la tematica dominante della vita. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del
marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Personalizzare le etichette online: tanti buoni motivi per farlo Contenuto sponsorizzato – La domanda di etichette personalizzate adesive online è in costante crescita, in virtù di un mercato in cui la personalizzazione diventa sempre più importante. I marchi che hanno bisogno di personalizzare la stampa online trovano numerose occasioni grazie al settore del web to print, che consente – tra l’altro – di ordinare le etichette in maniera conveniente e in tempi brevi. Affidarsi al digitale è una soluzione ormai scontata, ed è per questo che occorre compiere un passo in più scegliendo chi sa distinguersi rispetto alla concorrenza: LabelDoo, per esempio. Risparmiare non è l’unico motivo di scelta Spesso si punta tutto sul risparmio, ma non è sempre detto che la soluzione meno costosa sia anche la più vantaggiosa. È auspicabile puntare su un fornitore che, prima di tutto, dimostri affidabilità ed esperienza per garantire ottimi risultati nel corso del tempo, sempre in funzione delle specifiche necessità del committente. La specializzazione è uno dei punti di forza di LabelDoo, che si propone come una realtà verticale, nel senso che si occupa principalmente della stampa di etichette adesive. Di conseguenza, l’offerta online dell’azienda si concentra su questo, espandendosi anche verso le etichette a foglio, le etichette neutre o i cartellini: ma, appunto, l’ambito è sempre lo stesso. Il core business di LabelDoo è rappresentato dalle etichette adesive, e questa è la ragione per la quale ciascun cliente può beneficiare dei più alti standard di qualità, anche per effetto dei controlli molto accurati che vengono effettuati in fase di produzione. Quello che può colpire dei siti più generalisti è che questi possono arrivare a mettere a disposizione addirittura milioni di articoli. Tuttavia, se l’offerta è tanto ampia, siamo certi che si riesca ad assicurare qualità massima per ogni singolo ordine? Inoltre, la maggior parte di questi siti
offre soluzioni standardizzate; ne consegue che gli utenti possono contare su una scelta limitata dei parametri da personalizzare, come ad esempio il materiale di stampa. LabelDoo e i materiali Per la realizzazione di etichette personalizzate i materiali ricoprono un ruolo di primo piano, e sono fondamentali non solo a livello estetico, ma anche dal punto di vista funzionale. LabelDoo mette a disposizione dei propri clienti un assortimento molto ampio, che comprende molte carte particolari, anche eco-sostenibili. La varietà dei materiali di stampa è il punto di forza di questa offerta, perché solo così si può essere certi di garantire alla clientela la soluzione migliore in virtù delle esigenze specifiche. Sul sito di LabelDoo si può trovare anche una guida dedicata a questo tema, in cui vengono indicate le caratteristiche tecniche dei vari materiali e si spiega quali sono gli ambiti di impiego più adeguati. La fustellatura Un altro pregio di LabelDoo ha a che fare con la possibilità di scegliere fra la fustellatura meccanica e quella laser, visto che le due soluzioni non sono uguali. La fustellatura laser, per esempio, non presuppone costi di impianto; tuttavia non è consigliata nelle etichette adesive a fondo scuro, in quanto lascia intravedere in corrispondenza dei margini un lieve bordo bianco che è frutto della modalità di incisione trasversale della carta. Quindi, per le etichette a fondo scuro è meglio utilizzare la fustellatura classica, di tipo meccanico, mentre quella laser va bene per le etichette a fondo bianco o comunque chiaro.
Molti dei siti generalisti, invece, non danno alcuna possibilità di scelta, fornendo un taglio eseguito unicamente con fustellatura laser. Personalizzare le etichette con stampa fronte retro Un ulteriore aspetto che vale la pena di mettere in evidenza riguarda la possibilità di richiedere e ottenere la stampa fronte-retro: una soluzione grazie a cui la coppia di etichette può essere stampata sulla stessa bobina. Il beneficio è che con un ordine solo vengono commissionati tanto il fronte quanto la parte posteriore dell’etichetta. L’applicazione risulta più facile e veloce perché le due etichette si trovano sullo stesso rotolo, sia che avvenga manualmente che attraverso macchina etichettatrice. A tal riguardo, inoltre, va specificato che i rotoli forniti da LabelDoo non sono bobine di dimensioni standard, ma vengono adeguati alle necessità del singolo cliente. È questo un aspetto molto sottovalutato online, ma che risulta di estrema importanza sia per ridurre gli sprechi di materiale che per ottimizzare il lavoro di applicazione delle etichette. L’attenzione a elementi come questi, che non sono dettagli da poco, è essenziale quando un’azienda necessita di etichette adesive non solo di alta qualità ma anche con un livello di personalizzazione molto alto, su misura: è per queste realtà che LabelDoo diventa un punto di riferimento.
Scopri di più su labeldoo.com. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Trasformazione 4.0: come dare forma al futuro oltre il 2025 Tra gli speaker dei Digital Innovation Days c’era Nicola Neri – CEO di Ipsos – che ha presentato un intervento dal titolo “Dare forma al futuro: oltre il 2025”. Il tema centrale del discorso era scoprire qual è l’eredità del COVID-19, la pandemia che ha sicuramente costretto persone, istituzioni ed aziende a cambiare la propria quotidianità in maniera profonda e repentina. Quali le sfide per il prossimo futuro? In che modo possiamo agire oggi, non tanto per prevedere il futuro, ma per essere più preparati? Nel suo intervento, Nicola Neri offre una lente per identificare i prossimi possibili futuri, perché di futuro non c’è mai uno solo. In particolare il futuro passa dagli ITS e dalla formazione 4.0 che permette di arrivare a quella trasformazione 4.0 o industria 4.0 di cui tanto si parla negli ultimi anni. Seguendo la sala In- Formazione sono venute alla luce le carenze del tessuto formativo italiano e la necessità di puntare sugli ITS, una strada che il Governo ha già preso con importanti investimenti.
Cosa sono e quanti sono gli ITS in Italia I primi ITS in Italia nascono nel 2010 e sono in tutto 109 sul territorio italiano per poco meno di 18.500 iscritti. Anche se ancora poco frequentati garantiscono un tasso di occupazione pari all’80% e si accede al termine della scuola superiore. Si tratta di percorsi alternativi alla laurea tradizionale che durano 2 o 3 anni e sono sostenuti dal Fondo Sociale Europeo e dalle aziende del territorio. L’obiettivo? Formare nuove figure professionali per i distretti produttivi dove sono localizzati. Con 20 ITS la Lombardia è la regione con l’offerta formativa più ricca, seguita da Campania e Sicilia con 9 istituti e dal Lazione con 8 scuole. Seguono Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana con 7 percorsi di specializzazione (Fonte: banca dati Indire). Previsioni per il futuro: la formazione oltre il 2025 L’ultimo World Economic Forum sul futuro del lavoro dichiara che entro il 2025 il 50% dei lavoratori dovrà riqualificarsi a causa della tecnologia, che porterà alla scomparsa di alcuni lavori. Per questo i Digital Innovation Days di quest’anno hanno messo al centro l’importanza di puntare su pensiero analitico e innovativo, apprendimento attivo, risoluzione di problemi complessi, pensiero critico e creatività. Assieme a passione e entusiasmo, come emerso dal panel “Le Professioni del futuro” con Romolo De Stefano, Presidente @Fondazione Ateneo Impresa; Alessandro Ghiani, Co-founder Blockchain lawyer; Fabiano Taliani, CEO @Cointelegraph Italy; Luigi Libroia, CEO @ Wallabies; Jonni Malacarne, CEO @Bluetensor, sono necessarie queste soft skill che non spariranno con l’evoluzione e la rivoluzione del mercato del lavoro in Italia portata dalla blockchain e dall’AI. In uno scenario in rapida trasformazione la formazione diventa uno strumento fondamentale a disposizione delle persone per adattarsi al cambiamento e gestire complessità e incertezza. Le aziende di domani devono saper attrarre talenti con queste skill o svilupparle al loro interno. Le 3 sfide del mondo del lavoro di domani 1. Aggiornare le proprie competenze (upskilling) 2. Acquisire nuove competenze (reskilling) 3. Investire su soft skill o human skill che la tecnologia non riesce ad emulare perché proprie dell’essere umano. Queste sono le tre sfide del mondo del lavoro di domani, quelle da affrontare per permettere alle persone di essere facilmente occupabili e alle aziende di essere competitive. Lo sviluppo degli ITS in Italia Il MISE ha investito 15 milioni di euro nel favorire la realizzazione di sedi e laboratori innovativi legati alla tecnologia 4.0 e nella formazione di competenze professionali grazie agli ITS in modo da potenziare la sinergia tra mondo della formazione e mondo delle imprese. “Incentivare la formazione altamente specializzata di giovani che escono dalle scuole superiori è una priorità per questo governo – sottolinea il ministro Giancarlo Giorgetti – per favorire la
competitività del sistema produttivo del Paese. Un tassello importante che è anche uno degli obiettivi previsti dal PNRR. Dal primo giorno ho posto un’attenzione particolare nei confronti degli ITS, ancora poco conosciuti in Italia ma che rappresentano all’estero una risorsa fondamentale per alcuni settori industriali e una grande opportunità di occupazione per tanti giovani bravi che scelgono un percorso non universitario”. Gli ITS avranno tempo fino al 3 dicembre per richiedere le agevolazioni per l’acquisto di beni strumentali, materiali e immateriali, macchinari e servizi che rientrano nell’ambito del Piano nazionale Industria 4.0. I 15 milioni di euro di incentivi verranno concessi attraverso un contributo, nella misura del 50% delle spese ammissibili per investimenti nel biennio 2020-2021 non inferiori a 400 mila euro. (Fonte: Corriere della Sera) L’obiettivo è creare una forza lavoro innovativa e competitiva, capace di affrontare le sfide di oggi e di domani collaborando con le nuove tecnologie anziché subendone l’avanzata. Questi Digital Innovation Days sono stati l’occasione per riflettere su una ripartenza e su un mondo nuovo di fare le cose che non può più aspettare. Nota. Questo articolo rientra nella collaborazione con il Digital Innovation Days – DIDAYS -, di cui siamo media partner e che vi invitiamo a seguire dal 10 al 13 novembre 2021 in formato phygital. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Come il neuromarketing ci aiuta a "comprendere" il consumatore. Intervista a Mariano Diotto. “Io dico che il Neuromarketing è strategico perché cerca di dare il prodotto giusto, al momento giusto, al consumatore giusto. […] Il Neuromarketing infatti si interroga su tre caratteristiche del consumatore e che in questo momento sono interessanti anche a livello comunicativo oltre che di marketing. Suddivide, appunto, le necessità del consumatore in tre elementi: bisogni, attese e desideri. Ed ognuna di esse ha una potenza emozionale diversa.” É con questa mirabile sintesi che comincia l’interessante chiacchierata con uno dei più grandi esperti di neuromarketing italiani, Mariano Diotto, che noi di Smart Marketing abbiamo intervistato qualche giorno fa grazie alla nostra media partnership con i DiDays. Inutile dire che, quando si incontrano personaggi come questo, l’intervista inevitabilmente si trasforma in una vera e propria lezione di marketing di cui io e l’amico e collega Ivan Zorico per primi abbiamo usufruito e che davvero vi invitiamo a vedere e rivedere. Con Mariano Diotto abbiamo parlato degli aspetti fondamentali del neuromarketing, delle sue motivazioni, come pure degli studi, accademici e non, che un suo aspirante esperto dovrebbe intraprendere per svolgere questa professione che sarà strategica nei prossimi decenni. Ma con il nostro ospite ci siamo soffermati anche su argomenti più attinenti alla psicologia, sociologia e neurologia del consumatore, parlando, ad esempio, di cervello pigro, ossia della caratteristica del cervello umano a risparmiare energia ed a fare una cosa nella maniera più semplice e veloce, il che lo rende di fatto un vero e proprio “avaro cognitivo” e che ci fa spesso incorrere nell’errore. Durante l’interessante intervista si sono affrontati anche alcuni casi esemplari di neuromarketing, come il caso IKEA, l’azienda multinazionale svedese fondata nel 1943 da Ingvar Kamprad, specializzata nella vendita di mobili, complementi d’arredo e altra oggettistica per la casa. La famosa fabbrica di arredamento, proprio su intuizione del suo fondatore, al fine di abbattere i prezzi finali dei propri prodotti ebbe l’intuizione di coinvolgere “attivamente” il cliente nel processo di realizzazione degli stessi, lasciando a lui il computo finale di assemblare il mobile a casa sua. Questo creava un legame profondo e quasi empatico con l’oggetto stesso, che legava affettivamente il consumatore a ciò che aveva contribuito a realizzare, un effetto potente che è passato alla storia del marketing come “effetto IKEA”. In ultimo, con grande onestà intellettuale, con Mariano Diotto abbiamo affrontato anche le critiche che nel mondo del marketing si sono levate contro il “neuromarketing” che, come tutte le nuove discipline, spesso sono inevitabili. Insomma, questa intervista è davvero ricca di informazioni e spunti e rappresenta, come abbiamo detto sopra, una vera lezione di neuromarketing imperdibile per tutti gli addetti al lavori, ma anche per chi vuole saperne di più.
Nota. Questa intervista è figlia della collaborazione con il Digital Innovation Days – DIDAYS -, di cui siamo media partner e che vi invitiamo a seguire dal 10 al 13 novembre 2021 in formato phygital. Lì potrete ascoltare l’approfondimento di Mariano Diotto, dal titolo “Sentimenti o emozioni nel cervello del consumatore? Il neuromarketing applicato al posizionamento di un brand”, sabato 13 novembre 2021. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Io sono Babbo Natale: l’atto di addio di Gigi Proietti al suo pubblico Nelle sale dallo scorso 3 novembre, esattamente il giorno dopo del primo anniversario della morte di Gigi Proietti, il film Io sono Babbo Natale rimarrà per sempre legato a questa struggente malinconia, dal quale è difficile riuscire a scinderla. Al suo fianco c’è Marco Giallini, perfetto nei panni di questo ladruncolo, che piano piano si redime, credendo nella magia del Natale e alle assurde verità di un anziano, elegante e distinto signore di nome Nicola, che dice di essere addirittura Babbo Natale in persona. Ha inizio così una girandola di siparietti, divertenti ma anche commoventi, tra Proietti e Giallini, attori di grande scuola: un mito vivente il primo, un grande attore il secondo.
Così la romanità di entrambi riesce a dare calore e familiarità ad una favola natalizia, che rifà tanto il verso a quelle americane degli anni ’80 e ’90, basata su una trama “magica” ma correlata alla realtà, con tante buone intenzioni e un buonista messaggio di fondo, che non stona affatto con il significato del “Natale”. Giallini è stupendo, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, però è il Gigi nazionale che si prende tutta la scena, con la sua classe, con i suoi tempi recitativi impeccabili, eredità di 60 anni di carriera e figli di una vecchia scuola recitativa, che non esiste più. Infatti Proietti riesce ad essere perfettamente credibile nei panni di Babbo Natale, eliminando qualunque artifizio, grazie alla sua capacità di rendere l’impossibile, possibile. Il film rimane come il canto di addio di uno degli attori italiani più amati della storia del nostro cinema, d’altronde la sequenza finale, apre uno squarcio assoluto di poesia e di malinconia, nei quali la lacrimuccia dagli occhi è difficile riuscire a contenerla. Babbo Natale/Proietti, esce di scena, nell’ultima sequenza del film, quasi rivolgendosi alla telecamera, come per salutare affettuosamente il suo pubblico. Ed è da pelle d’oca pensare che questo film uscito postumo si concluda proprio con questo struggente saluto di Gigi. Il film venne girato nel dicembre di due anni fa, quando la pandemia da Covid-19 era ancora in Cina, ma di lì a poco avrebbe invaso l’Europa e il Mondo. Le chiusure delle sale, la susseguente morte di Gigi Proietti, avvenuta il 2 novembre del 2020, hanno convinto produttore e distributori a tardare l’uscita della pellicola, intelligentemente non presentandola né sulle piattaforme online, né fuori stagione. L’uscita, simbolica del 3 novembre restituisce ancora di più il legame profondo che lega la pellicola a Gigi, sancita dalla dedica finale, a fine film (“A Gigi”), che è il saluto, questa volta, del pubblico ad un attore, tanto familiare, da essere rimasto nella memoria collettiva; e Io sono Babbo Natale ci fa sentire la nostalgia di Gigi in ogni inquadratura, in un addio ricco di gratitudine e di affetto. Perché poi, per quanto ci si possa sforzare di scindere la visione del film, dalla malinconia dell’ultima apparizione dell’attore romano, l’occhio, la mente e il pensiero rimangono sempre concentrati sui movimenti (pure agili, bisogna dirlo), sui gesti, sulle parole di Gigi Proietti, che scaldano il cuore.
E poi c’è quel sorriso, che è sempre quello, efficace e irresistibile, immobile nel tempo e destinato a restare per sempre fissato nei nostri occhi. Quello di Bruno Fioretti, detto “Mandrake”, che sfoggia sulle passerelle o all’ippodromo di Tor di Valle, per incantare cavalli e segugi (Febbre da cavallo). Quel sorriso magico del “Mandrake” del palcoscenico e del grande schermo, che ci saluta con un filo di commozione nell’ultima scena del film. Quel sorriso un po’ invecchiato, ma che è sempre quello, rassicurante, umano, illuminante. Di Gigi rimane tanto, rimangono le sue 40 pellicole, da riscoprire e da ammirare, perché in fondo, a chi dice che abbia avuto un rapporto controverso con il cinema, gli si può rispondere, che più che altro Gigi ha saputo creare una carriera artistica poliedrica fatta di tante stagioni luminose, non abbandonando mai il teatro, che rimane il suo primo amore. Il cinema negli anni ’70, con il premio di “Personaggio cinematografico dell’anno” conquistato nel 1976, proprio per Febbre da cavallo. E poi la televisione, come show man degli anni ’80 e primi ’90. E poi le serie e i film tv degli anni ’90 e 2000 (su tutti rimangono il Maresciallo Rocca e Don Filippo Neri di Preferisco il Paradiso). E poi il grande ritorno al cinema, con il Nastro d’Argento vinto per Febbre da cavallo 2 nel 2003 al quale va aggiunto quello alla carriera del 2018, con alcune interpretazioni rimaste nella memoria, come quella, parodistica del Conte Duval, in una rivisitazione satirica de La signora delle Camelie, in Un estate al mare, capolavoro comico di grandissima scuola; oppure il ruolo di Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone. Mancava solo il David di Donatello, a coronare la sua carriera cinematografica. Arrivato forse fuori tempo massimo, quest’anno l’Accademia lo ha insignito del David di Donatello alla Memoria. Meritatissimo, con una standing-ovation durata svariati minuti. Il segno dell’affetto immutato del pubblico verso Gigi. Perché poi rimane, sempre il solito dubbio: “ma i Miti muoiono mai?”. Io non credo, perché Totò non mi sembra sia mai morto e allora credo proprio che neanche Gigi morirà davvero mai. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
Iscriviti alla newsletter LinkedIn può diventare il miglior alleato per il vostro business e la vostra carriera, parola di Stefano Pisoni “Il problema principale della maggior parte delle persone che hanno paura ad utilizzare LinkedIn è proprio il fatto che pensano […] che sia semplicemente una piattaforma dove andare a pubblicare il loro curriculum, quando invece non vedono tutte le opportunità che si possono creare su un social network dove le persone e le aziende sono lì per fare business, trovare nuove partnership o far nascere nuove occasioni professionali”. É con queste parole, che spazzano via ogni altra possibile obbiezione, che esordisce nella nostra video intervista Stefano Pisoni, LinkedIn Expert, Digital Marketing Specialist, esperto principalmente in Personal Branding, B2B Marketing e LinkedIn Lead Generation. Ma Stefano Pisoni, classe 1987, è soprattutto uno dei più riconosciuti esperti di LinkedIn d’Italia: attraverso una lunga esperienza maturata in diverse aziende e con diversi clienti, ha sviluppato una strategia fondata su tre pilastri principali, semplici, eppure, come lui ci ha detto, molto trascurati dalla stragrande maggioranza degli utenti, che sono: 1) Ottimizzazione SEO del profilo LinkedIn 2) Outreach a target (almeno 50 nuove connessioni a target tutti i giorni) 3) Content boost – come fare centinaia di migliaia di visualizzazioni su LinkedIn ogni mese. Abbiamo intervistato Stefano Pisoni nell’ambito della collaborazione con i Digital Innovation Days – DIDAYS -, di cui siamo media partner e chi vi invitiamo a seguire dal 10 al 13 novembre 2021 in formato phygital. Durante la chiacchierata Stefano ci ha spiegato che un altro dei pregiudizi intorno a LinkedIn è quello legato all’impegno di lavoro e investimenti economici che questo social richiederebbe per dare dei risultati. In realtà, ci ha evidenziato, se si lavora con criterio e metodo per 1 ora al giorno per 5 giorni la settimana, su tutti e tre i principali pilastri di cui sopra, in circa tre mesi si dovrebbero vedere già i primi risultati. Inoltre Stefano ci ha fornito anche alcuni “trucchi” per pubblicare al meglio contenuti su LinkedIn, spiegandoci che è possibile, ed abbastanza facile, sfruttare sui propri profili personali la “condivisione organica”, che poi può portare ad un’ottima lead generation sulle nostre pagine aziendali, senza bisogno di spendere un patrimonio in campagne pubblicitarie a pagamento.
Insomma, per sintetizzare, i tre pilastri proposti da Stefano Pisoni sono: Primo, bisogna ottimizzare il nostro profilo dal punto di vista dei SEO, capire cioè chi siamo e che cosa vogliamo fare e quali contenuti offrire. Secondo, dobbiamo capire chi è il nostro pubblico, il nostro target di riferimento, cercando di indirizzare ad esso i nostri contenuti e accrescendo la nostra rete con nuove connessioni e contatti utili. Terzo, dobbiamo imparare a sfruttare tutte le possibilità che LinkedIn ci mette a disposizione, ottimizzando i testi, le foto ed i contenuti affinché siano premiati e non ostacolati dall’algoritmo di questo social network. Il tutto senza dimenticare che gli altri utenti di LinkedIn, come noi, sono alla ricerca di nuove opportunità di business e di crescita professionale e che, come in tutte le cose della vita, ciò che paga non è l’exploit di una settimana, ma la costanza nel tempo dei nostri contenuti. Se volete saperne di più e scoprire tanti altri suggerimenti da un autentico campione di LinkedIn come Stefano Pisoni, non vi resta che guardare la video intervista. Nota. Questa intervista è figlia della collaborazione con il Digital Innovation Days – DIDAYS -, di cui siamo media partner e che vi invitiamo a seguire dal 10 al 13 novembre 2021 in formato phygital. Lì potrete ascoltare l’approfondimento di Stefano Pisoni, dal titolo “Lead Generation & Personal Branding”, sabato 13 novembre 2021. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Come cambia il ruolo della marca tra linguaggi, contesto, significati e storytelling. Intervista a Iabicus. Partire da una domanda piuttosto ordinaria come “Qual è la ricetta, se c’è, per un messaggio pubblicitario memorabile” e iniziare invece a parlare di principi cardine come la credibilità, pertinenza e rilevanza. Abbandonare le “formule magiche” per riflettere sull’essenza delle cose come il capitale narrativo di una marca, l’impatto vero, reale e tangibile che la sua comunicazione deve cercare di avere sulle persone, sino ad arrivare al concetto di attivismo – brand activism – ed alla lettura dei contesti. Trovarsi a parlare delle differenze tra consumo e scelta di un brand, tra acquisto e aderenza, tra uso e adesione valoriale e “destinica” ad una marca. O rivedere il periodo pandemico e post pandemico in chiave di concatenazione per (ri)scoprire che siamo essenzialmente tutti connessi, che le nostre vite sono legate le une alle altre molto più di quello che potessimo credere. E interrogarsi sul ruolo dello storytelling da intendersi non come mero, e magari anche bellissimo, esercizio di stile che però non lascia davvero un’impronta, per ricondurlo al suo vero scopo originario – proprio della narrazione – ossia quello di creare comunità, ingenerare un cambiamento, passare all’azione (lo storydoing). Tutto questo è emerso nell’intervista con Paolo Iabichino – Iabicus –, pubblicitario, saggista e docente universitario. Un’analisi dal punto di vista della comunicazione, dei linguaggi e dei significati, del mondo che stiamo vivendo, del nostro ruolo di persone/consumatori all’interno dello stesso e della relazione che le marche hanno con noi e con il contesto che le circonda. L’intervista, tra l’altro, prende il via con un annuncio: a Iabichino verrà conferita una Laurea Magistrale Honoris Causa in “Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni”, lunedì̀ 15 novembre, presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. E per l’occasione terrà una Lectio Magistralis dal titolo “La pubblicità civile. Il futuro della comunicazione d’impresa, per dare un futuro alla comunicazione d’impresa.” che potrete seguire qui alle h 11.30. Annuncio che, come vedrete, ha praticamente posizionato l’intervista sul binario della prospettiva e del futuro della pubblicità e della comunicazione. Nota. Questa intervista è figlia della collaborazione con il Digital Innovation Days – DIDAYS -, di cui siamo media partner e chi vi invitiamo a seguire dal 10 al 13 novembre 2021 in formato phygital. Lì potrete seguire l’approfondimento di Paolo Iabichino dal titolo “Cronache da un mondo sospeso”, giovedì 11 novembre 2021. Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me, questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico
Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter L’Assirm Marketing Research Forum 2021 ha scattato una fotografia dello stato Socio Economico Italiano Un grande successo per il doppio appuntamento del MRF21 con oltre 1.450 iscritti, 1.000 utenti unici collegati e più di 40 relatori nazionali e internazionali che si sono confrontati su temi di estrema attualità. Si è conclusa, giovedì 28 ottobre, l’ottava edizione dell’Assirm Marketing Research Forum. Grazie al coinvolgimento di note aziende del settore, la presenza di personalità istituzionali e un’accurata analisi dei dati, la kermesse di due giorni organizzata da Assirm - l’Associazione che riunisce le maggiori aziende italiane che svolgono Ricerche di Mercato, Sondaggi di Opinione e Ricerca Sociale – ha evidenziato il valore essenziale dei dati per la crescita del comparto economico del nostro Paese, sia per conoscere il mercato sia per rispondere ai bisogni di una società in costante cambiamento. Il nuovo format – Live il 27 e 28 ottobre e on demand fino al 5 novembre – quest’anno intitolato Il Forum della Conoscenza, ha registrato un ampio consenso con 25 aziende tra Sponsor e Media Partner, oltre 1.450 iscritti e 1.000 utenti unici collegati sulle due date. La manifestazione è stata l’occasione per presentare l’indagine sociale condotta da Assirm nel mese di ottobre, con la collaborazione delle aziende associate: Ales Market Research, Demetra opinioni.net, Mis Group, Norstat e Toluna.
Sono state così svolte oltre 5000 interviste sulle tematiche che hanno guidato il dibattito dell’evento: il 27 ottobre si è parlato di “Fiducia, Sviluppo e PNRR” e del “nuovo ruolo della Marca (Brand) nei prossimi anni”; mentre il 28 ottobre si è discusso di “Sostenibilità e Coesione Sociale” e della “Digital transformation e Artificial Intelligence”. M a t t e o L u c c h i , P r e s i d e n t e A s s i r m . Ad aprire i lavori della prima giornata, moderata da Debora Rosciani, giornalista di Radio24, è stato Matteo Lucchi, Presidente Assirm, con un saluto di benvenuto incentrato sullo stato del settore delle ricerche di mercato in Italia. Secondo lo studio condotto da Assirm, il 90% degli italiani che lavora in azienda reputa i dati uno strumento molto importante per sviluppare il business. Inoltre, nei prossimi 12 mesi, si prevede una crescita del 54% degli investimenti economici sulle ricerche di mercato nelle aziende.
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è stato quindi il primo macro tema affrontato, un argomento noto al 79% degli intervistati. Sale la percentuale di conoscenza nel target dei manager d’azienda (91%). Il dato positivo emerso (80% degli intervistati) è la fiducia che gli italiani (ripongono) nel nuovo piano in grado di risollevare l’economia. Per il 90% degli italiani, tra gli ostacoli che possono bloccare o rallentare la realizzazione del PNRR, predomina la lentezza burocratica. La mattinata del 27 ottobre, dedicata al PNRR, è partita con l’intervento di Ciro Rapacciuolo, Responsabile dell’area Congiuntura e Previsioni del Centro Studi di Confindustria che ha dichiarato: “La robusta ripartenza del PIL italiano, pari a oltre il +10% nel biennio 2021-2022, riporterà l’economia sopra i livelli pre-crisi nella prima parte del prossimo anno, in anticipo di un paio di trimestri rispetto alle attese iniziali. Il motore principale della ripresa è dato dagli investimenti, pubblici e privati. I consumi delle famiglie, finalmente ripartiti dalla scorsa primavera dopo l’allentamento delle restrizioni anti-Covid, reso possibile dalle vaccinazioni, resteranno però sotto i livelli pre-crisi anche nel 2022.” “Stiamo tornando ad un Rinascimento del Sistema Paese, una rinascita che parte dalla trasformazione del sistema produttivo ma che non può che essere supportata e completata dalle attività immateriali, quelle d’intelletto, che hanno il compito di studiare, formare nuove competenze e comunicare il cambiamento. Una opportunità irripetibile – resa possibile dal PNRR – che abbiamo il dovere di capitalizzare” ha aggiunto Saverio Addante, Presidente di Confindustria Intellect. Altro tema caldo della giornata è stato “Il nuovo ruolo della Marca”, argomento introdotto nel pomeriggio dal Vice Presidente Assirm, Tommaso Pronunzio e discusso con Emanuele Nenna, Presidente UNA, CEO & Chairman Dentsu Creative; Raffaele Pastore, Direttore Generale di UPA e Giorgio Santambrogio, CEO del Gruppo VèGè. È emerso come 3 persone su 4 decidano i prodotti da acquistare in base al Brand. In periodi di instabilità e crisi, la marca rappresenta un punto fermo per il consumatore (83%), sempre più attento alle tematiche ambientali e sociali (76%). Inoltre, dall’indagine condotta, torna in auge il Made in Italy come driver di scelta negli acquisti per il 90% degli intervistati. “Il periodo storico che stiamo affrontando ha cambiato la scala dei bisogni dei consumatori. Da questa edizione dell’Assirm Marketing Research Forum è emerso il valore essenziale delle ricerche sociali e di marketing come fonte di conoscenza essenziale per la comprensione del sistema Paese, oltre che strumento di analisi per la crescita del business. La marca ha un ruolo duplice, non più puramente materiale ma si arricchisce di un forte valore sociale, come guida al cambiamento e alle necessità socio ambientali che circondano il consumatore”, ha concluso il presidente Matteo Lucchi.
La se co nd a gi or na ta di lav ori , m od er ata da Rosalba Reggio, Responsabile Web Tv de Il Sole 24 ore, è stata introdotta da Piergiorgio Rossi, Vice Presidente Vicario di Assirm. La mattinata ha quindi visto un focus sul tema “Sostenibilità e Coesione Sociale” guidato da Enzo Frasio, Consigliere Assirm che ha presentato alcuni dati dell’indagine Assirm: il periodo pandemico ha aumentato il divario sociale. Infatti con la crisi sanitaria sono cresciute le differenze legate alla capacità di spesa e di reddito percepito (79%), seguito dal senso di insicurezza (72%), oltre alla differenza di ricchezza da nord e sud del Paese (70%). I dati confermano anche un peggioramento del benessere psicologico con aumento di stati di ansia (41%) e depressione (30%). L’89% degli italiani chiede inoltre più tutela per i lavoratori, insieme a una maggior attenzione alla sicurezza sul lavoro 88% e un maggiore impegno ambientale 86%. Si sono confrontati sul tema: Andrea Farinèt, Presidente, Fondazione Pubblicità Progresso; Kristin Luck, Presidente di Esomar; Marta Mainieri, Chief Executive Officer di Collaboriamo.com; Dario Mancini, Regional Manager Italy and EMEA Emerging Markets di Waze; Mattia Mor, Onorevole Membro della Commissione Attività produttive della Camera; Enea Roveda, CEO di LifeGate; Elena Tondini, Head of Brand Strategy, Communication and Media Planning di A2A. Enzo Frasio, Consigliere Assirm ha poi introdotto il secondo tema della giornata “Digital Transformation e Artificial Intelligence” con ulteriori evidenze dell’indagine Assirm: i dati dimostrano l’aumento delle attività che vengono svolte online dopo la pandemia, tra cui: ricerca di informazioni e aggiornamenti sulle notizie dal mondo (41%), acquisto beni e servizi (38%) e uso dei social (36%). Gli italiani cosa preferiscono comprare online? Abbigliamento, libri, integratori e prodotti per la cura della persona. A preoccupare gli utenti online rimane il pericolo di truffe, per il 57%, per questo vengono chieste alle aziende azioni preventive contro frodi bancarie e assicurative. Altra criticità legata all’e-commerce riguarda il digital divide, ancora molto presente nel nostro Paese, dove viene esclusa la popolazione della fascia d’età over 60.
Questa seconda giornata di lavori si è quindi conclusa con una tavola rotonda dedicata all’accelerazione digitale avvenuta, che ha visto gli interventi di: Gianluca Diegoli, Marketing Consultant & Adjunct Professor di IULM; Nicola Gatti, Co-Direttore dell’Osservatorio sull’Intelligenza Artificiale del Politecnico di Milano; Emanuela Girardi, Founder, Pop AI e Membro del Direttivo di AIxIA. L’evento ha visto la partecipazione ed il supporto di importanti partner come: Ales Market Research, Bilendi, Blogmeter, Cint, Demetra opinioni.net, Dynata, Emotiva, Eumetra, FFIND, Fieldgood, GFK, MIS Group, Nextplora, Nielsen, Norstat, Semrush, SWG, Teleperformace KS e Toluna. Lefac.com in qualità di technical partner, e Doppia Elica per le attività di ufficio stampa, oltre a Confindustria Intellect ed Esomar in qualità di enti patrocinatori.. Importanti anche i media partner dell’evento: Il Sole 24 Ore, Daily Media, Distribuzione Moderna, Green Retail, Technoretail e ovviamente noi di Smart Marketing che abbiamo partecipato per il secondo anno consecutivo a questo importantissimo forum. Per tutti gli aggiornamenti Assirm invita a consultare il sito assirmforum.it e a seguire i canali social dell’Associazione: Twitter, LinkedIn e YouTube. Gli hashtag ufficiali dell’evento sono #MRF21 e #ForumDellaConoscenza. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
La Copertina d’Artista - Street marketing Un mosaico di immagini variegate e colorate fa bella mostra di sé sulla Copertina d’Artista di Ottobre 2021 del nostro magazine. Sedice caselle, ognuna contenente un’opera, di altrettanti artisti, anzi di street artist, che da settembre ad ottobre di quest’anno hanno cambiato con la loro sensibilità, il loro estro e la loro arte il volto di Taranto, una città che ha deciso di rinascere attraverso la bellezza. Tutto questo si chiama Progetto T.R.U.St., un acronimo che sta per Taranto Regeneration Urban and Street, che in sostanza si struttura come un festival permanente di arte urbana, con il fine di promuovere le arti contemporanee e di riqualificare, valorizzare e sviluppare inedite potenzialità territoriali. Il Progetto T.R.U.St. è stato ideato e realizzato dall’APS Rublanum e dall’Associazione Mangrovie in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Taranto (Assessorato allo Sviluppo Economico, Turismo e Marketing Territoriale) e con il sostegno della Regione Puglia, che ha portato a Taranto 16 street artist di fama internazionale che hanno realizzato altrettante opere monumentali in diversi quartieri e zone della città: Salinella (6 opere), Tramontone (3), Paolo VI (4), Taranto Centro (1), Sottopassaggio Via Ancona (1) e Isola Madre (1). La direzione artistica del progetto è stata di Giacomo Marinaro (Gulìa Urbana e APS Rublanum), mentre quella organizzativa ha visto lo stesso Giacomo Marinaro insieme a Matteo Falbo e Andrea Falbo dell’APS Rublanum e Mario Pagnottella dell’Associazione Mangrovie. Un progetto di rigenerazione urbana, quello del T.R.U.St., giunto alla 2° edizione dopo la prima del 2020, ma che mai, fino ad ora, aveva visto un numero così alto di artisti internazionali (ben 16), vere stelle della street art, invitati tutti insieme a realizzare i loro progetti.
L a C o p e r t i n a d ’ A r t i s t a d e l 9 0 ° n u m e r o d i S m a r t M a r keting con le 16 opere degli street artist invitati al Progetto T.R.U.St. 2021.
Gli street artist invitati sono: Tony Gallo, Stereal, Slim Safont, Psiko, Nico Skolp, Marta Lapeña, Lidia Cao, Kraser, Jorit, Helen Bur, Elisa Capdevila, Carlitops, Mr. Blob, Belin, Attorrep e 3ttman. Noi di Smart Marketing vi proponiamo un veloce tour per le vie cittadine, partendo dal quartiere Tramontone per giungere alla Salinella e fino a Paolo VI, passando per la Città Vecchia per poi tornare nel centro umbertino di Taranto. Quella che vedrete, dalla vostra vettura, è una vera galleria a cielo aperto, monumentale, diffusa, meravigliosa e gratuita. Cominciamo: una delle prime opere ad essere realizzate è stata “Giorgio” di Jorit, che nel suo inconfondibile stile, a Tramontone, su di una grande facciata nei pressi dell’ASL locale, raffigura il volto di Giorgio Di Ponzio, vittima di un tumore a soli 15 anni, la cui storia è tragicamente legata allo stabilimento siderurgico ex Ilva. Un volto, con i tipici graffi dell’artista, che ci osserva con aria serena, ma che pure sembra interrogarci sul nostro senso civico e sulle nostre responsabilità. Scopri il nuovo numero: “Street marketing” In un mondo sempre più connesso e dove le persone sono sempre più assuefatte ai messaggi pubblicitari, lo street marketing può esprimere tutto il suo valore e dare ai brand una visibilità inaspettata, anche per mezzo delle piattaforme social. Sempre a Tramontone, Belin si ispira ad una de “Le Bagnanti” di Picasso, reinterpretandola secondo i dettami del post-neocubismo nel quale l’artista spagnolo è particolarmente a suo agio. Poco distante troviamo il giardino, magico e coloratissimo, realizzato da 3ttman, che mescola con grande maestria le foreste solo immaginate da Henri Rousseau con quelle viste e stravolte da Henri Matisse. Attraversando il sottopasso di via Ancona, affrescato con le geometriche partiture di colori primari di Carlitops, che echeggiano l’astrattismo più puro, veniamo in contatto con l’opera più estesa del Progetto T.R.U.St., che attraverso un paesaggio tropicale contornato di palme e forme esotiche ci trasporta nel quartiere Salinella, dove ci attendono ben 6 opere. Quartiere Tramontone e Sottopasso via Ancona 1 of 4
Jorit, TRUSt 2021, ph Cosimo Calabrese. Belin, TRUSt 2021, ph Cosimo Calabrese.
3ttman, TRUSt 2021, ph Cosimo Calabrese. Carlitops, TRUSt 2021, ph Cosimo Calabrese. Le prime che vediamo sono 3 ed affrescano le tre pareti adiacenti di altrettanti palazzi. Per prima scorgiamo la natura morta con gatto dipinta da Elisa Capdevila, che con lievità e poesia ritrae in delicati toni e semitoni pastello un altro degli abitanti più diffusi della zona. Subito a fianco, Attorrep ci presenta il suo ragazzo che apre le tende di una finestra dischiusa su un nuovo futuro, un futuro astratto e ancora indefinito nella forma, ma che sembra splendere pieno di
speranza e bellezza. A chiudere la fila troviamo la rappresentazione moderna della favola di cappuccetto rosso: Lidia Cao ritrae con uno stile quasi fumettistico una ragazzina che con gli occhi chiusi pare voglia allontanare i demoni della sua vita, ma i toni tenui, i delicati pastelli e l’assenza del rosso non devono trarci in inganno, perché, anche se il sole sembra baciare il volto di questa giovane, alle sue spalle l’ombra assume i contorni di un poco rassicurante lupo. Girando per il quartiere Salinella ci imbattiamo nella bellissima parete realizzata da Tony Gallo, che con la sua opera “Evaluna e l’elefante” ci racconta una favola moderna, solo all’apparenza semplice e delicata. Nel suo paesaggio da fiaba, l’artista ritrae una scena di gioco su di una giostrina; tutto sembrerebbe facile, eppure alcuni elementi stridono, la bambina sull’altalena solleva l’enorme elefante di fronte a lei che pare indossare una tuta NBC ed una maschera antigas. Insomma, il messaggio pare essere che il futuro è dei bambini, che devono imparare a sollevare i grossi pesi (leggi problemi) che affliggono la città. Poco lontano su una grande parete troviamo la splendida natura morta con specchio di Marta Lapeña, che ci regala un’opera dai tratti iperrealisti: la sua alzatina ricolma di limoni ed arance che si riflette in uno specchio come nei celebri dipinti olandesi del ‘600 è realizzata con grande maestria e certosino perfezionismo. D’un tratto, prima di lasciare il quartiere Salinella, siamo catapultati nel bosco incantato dell’artista tarantino Mr. Blob. L’opera ambientalista pare omaggiare sia la terra di mezzo di tolkieniana memoria sia i giardini lisergici di Hieronymus Bosch. L’artista ci racconta la storia di un’ape intrappolata che cerca di sfuggire alla sua prigione attraverso l’aiuto di altri animali, il tutto racchiuso in una forma a cuore che forse rappresenta l’amore della natura e la speranza per il domani. Quartiere Salinella 1 of 6
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