Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta

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Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
Journey to the Savage Planet,
il nuovo mondo ci aspetta

Journey to the Savage Planet è il titolo di debutto del
Typhoon Studios, il prodotto è un gioco estremamente
interessante, che vede l’esplorazione
e la ricerca sposare l’avventura e il divertimento puro. Il
titolo, disponibile
su Pc, Xbox One e Ps4, offre oltre a quanto detto una modalità
cooperativa che
raddoppia la componente ricreativa e rende ogni situazione
ancora più
interessante da vivere. Ma veniamo al dunque, una volta
lanciato il gioco la
prima cosa che si udirà è l’esuberante quanto fastidiosa voce
di Martin Tweed,
CEO della Kindred Aerospace. Il suo parlare rimbomba nella
sala comandi del
Javelin, l’astronave, nonché base operativa del giocatore in
Journey to the
Savage Planet. Sullo schermo continua ad andare una
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
trasmissione di benvenuto
che ricorda i capisaldi della missione: esplorare, catalogare,
inviare i dati
alla casa base, sopravvivere e valutare se il pianeta AR-Y 26
è idoneo per un
insediamento terrestre. Ed è proprio questa la missione del
giocatore, capire
se è possibile stabilire una colonia su questo sperduto mondo
valutando rischi
e vantaggi, scoprendo la flora e la fauna, ma anche cercare di
restare in vita
per trasmettere i dati sulla Terra. Journey to the Savage
Planet, insomma, è un
gioco divertente e sufficientemente profondo, creativo nei
limiti di una
struttura piuttosto canonica, bello da vedere e da ascoltare
per merito di uno
stile ben tracciato. Il      collante   di   tutta   l’opera   è
un’efficace e a tratti
irriverente comicità, capace di donare a questo primo lavoro
targato Typhoon
Studios un carattere piuttosto raro di questi tempi. Il
coloratissimo Journey
to the Savage Planet propone una ricca varietà di uccelli
palla ma anche di
altrettante creature decisamente bislacche, come una sorta di
tacchino stellare
a due teste talmente vile da urlare a squarciagola dalla paura
ogni volta che
noterà un nostro tentativo di avvicinamento. L’incipit del
gioco non è meno
strambo: il o i protagonisti, a seconda se si gioca da soli o
in compagnia,
sono stati pagati per esplorare un nuovo mondo dalla quarta
migliore compagnia
specializzata in viaggi spaziali, e per via di importanti
tagli al budget non è
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
stato fornito nessun tipo di equipaggiamento che potrà però
essere costruito
sul posto grazie a una futuristica stampante 3D. Il vero lusso
è un sistema di
clonazione automatico che permetterà ai giocatori di tornare
in vita ogni volta
che accadrà qualcosa di brutto come ad esempio l’essere
sbranati da qualche bestia
del luogo o quando si precipiterà in un mare di lava o in un
profondo
crepaccio.

La missione che i protagonisti di Journey to the Savage Planet
dovranno portare a termine è composta da diversi obiettivi:
per la compagnia che li ha spediti nello spazio il più
importante, come già detto, è capire se il pianeta su cui si è
atterrati è abitabile o ha risorse da sfruttare, mentre per
chi gioca sarà necessario anche rimettere a posto l’astronave
per avere almeno una chance di tornare sani e salvi a casa sul
pianeta Terra. Del tutto opzionale, ma assolutamente
consigliato, studiare le diverse creature e animali presenti,
anche compiendo diversi esperimenti come far esplodere gli
uccelli palla mentre sono in aria, o prelevando dei campioni
da soggetti ancora in vita, quindi avvicinandoci a nostro
rischio e pericolo. Nel corso dell’avventura si scoprirà ben
presto anche la presenza di un’altra civiltà su cui la
compagnia per cui il protagonista lavora vorrà saperne a tutti
i costi di più.      Tutti gli obiettivi opzionali sono
naturalmente facoltativi ma è solo portando a termine le
diverse missioni secondarie si potranno sbloccare tutte le
migliorie all’equipaggiamento disponibili. Anche se una volta
ottenute, queste andranno costruite con la stampante apposita,
che richiederà alcune materie prime per portare a termine il
processo. Ogni creatura rilascerà carbonio e altre sostanze
necessarie allo scopo, permettendo così di creare modifiche
alla propria arma capaci per esempio di sparare dei blob che
amplificheranno i salti, donando allo zaino di ordinanza
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
l’abilità di un piccolo jetpack o, ancora meglio, fornendo un
comodo e versatile rampino per raggiungere le zone meno
accessibili. Quello di Journey to the Savage Planet è un
continuo introdurre nuove meccaniche che funzioneranno come
chiavi di accesso per le diverse aree in cui sono suddivisi i
suoi quattro biomi, alle quali si aggiungono gli accessori
secondari che solitamente servono per accedere alle numerose
zone segrete disseminate sulla mappa, oltre che ad aiutare nei
combattimenti. Il primo bioma di cui si compone il pianeta AR-
Y 26 si presenta come una sorta di eden, ma già a metà della
seconda area, popolata da più tipologie di creature
contemporaneamente, le cose si faranno ad intervalli
decisamente pericolose. Un conto infatti è sparare due colpi a
un polpo volante, un’altra è doverne affrontare cinque e più
potenti dei precedenti, mentre un’altra dozzina di bestie è
pronta ad attaccare alle spalle correndo, volando e sparando
contro. Se la situazione dovesse volgere al peggio si può
sempre contare su un amico a sorpresa: Journey to the Savage
Planet, infatti, come dicevamo, può essere giocato totalmente
soli o in compagnia di un amico.

Ovviamente trattandosi di un gioco prodotto con un budget
non “stellare”, man mano che si va avanti Journey to the
Savage Planet non diventa improvvisamente un brutto gioco, ma
ovviamente
perde irrimediabilmente parte del suo fascino e della sua
inestimabile
freschezza iniziale. E questo scivolo verso la normalità lo
danneggia
particolarmente, in fondo parliamo di un gioco estremamente
compatto che,
puntando alla fine a testa bassa, può essere portato a termine
in una dozzina
di ore, longevità che può essere riempita facilmente da
contenuti interessanti.
Journey to the Savage Planet rimane comunque una piccola ma
efficace perla in
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
grado, prima di convincere il suo potenziale pubblico, di
attirare l’attenzione
di un gigante come Google che, vista la qualità di questa
opera prima, ha
subito acquistato i Typhoon Studios per renderli parte
integrante del futuro di
Stadia. Tirando le somme, possiamo comunque dire che Journey
to the Savage
Planet è un gioco davvero interessante, che merita di essere
assolutamente
giocato in singolo, ma che dà il meglio di se viene affrontato
in compagnia. La
forte comicità. La grafica interessante e il clima scanzonato
che si avverte
durante tutta l’esperienza di gioco fanno sì che questo titolo
sia in grado di
regalare diverse ore d’intrattenimento. Insomma, essendo un
gioco di debutto
possiamo dire che i ragazzi del Typhoon Studios hanno fatto
davvero centro.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
Ai nastri di partenza la BTO
di Firenze: alla Stazione
Leopolda il 12 e 13 febbraio

È stato presentato a Roma, durante un’affollata conferenza
stampa, il programma dell’edizione 2020 di BTO: due giornate
di incontri e workshop dedicati agli operatori del settore,
ispirati quest’anno dall’Onlife Manifesto della Commissione
Europea, con protagonisti le nuove tendenze in materia di
ricerca scientifica e innovazione tecnologica applicate al
viaggiare.

Tra gli interventi, le presentazioni dell’evento da parte di
Stefano Ciuoffo, assessore al Turismo della Regione Toscana,
Claudio Bianchi, membro Giunta della Camera di Commercio,
Francesco Palumbo, direttore Toscana Promozione Turistica e
Francesco Tapinassi, direttore BTO202.
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
Da sin:_Palumbo, Ciuffo, Bianchi, Tapinassi

Il BTO 2020 si svolgerà alla Stazione
Leopolda il 12 e 13 febbraio
Legati al Manifesto diversi appuntamenti dedicati al rapporto
tra
tecnologia e dimensione umana tra cui la tavola rotonda Travel
onlife e la
civiltà delle (nuove macchine) con Giovanni Boccia Artieri e
Stefano Quintarelli.
BTO2020 si presenta come un
viaggio tra innovazione e ospitalità che porterà a Firenze
alcuni tra i più
importati operatori del settore:
da Google a Booking.com.
Confermati anche marchi di
riferimento nel mercato nazionale e internazionale come Best
Western Italia, Marriott,
Accor Hotel insieme alle più importanti associazioni italiane.
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
Forte presenza
di eccellenze in campo formativo e nella ricerca come:
Fondazione IBM Italia,
Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università Statale di
Milano, Luiss, Ciset,
Università Iulm, Università di Firenze, Campus Lucca,
Università Parthenope,
Università di Sassari. BTO è un marchio di proprietà di
Toscana Promozione
Turistica e Camera di Commercio di Firenze. L’organizzazione è
affidata a
Toscana Promozione Turistica, PromoFirenze – Azienda Speciale
della Camera di
Commercio di Firenze e Fondazione Sistema Toscana.

Quattro i percorsi tematici di BTO2020:
Hospitality, dedicato all’hotellerie, indipendente e di
catena; Destination, percorso pensato per le destinazioni,
dalla governance al marketing territoriale; Digital Strategy &
Innovation, contenuti trasversali, di supporto a manager del
turismo, consulenti e web agency; Food & Wine dedicato agli
operatori     del    settore     della     ristorazione      e
dell’agroalimentare. Grande spazio è dedicato al tema della
sostenibilità applicata al viaggiare con un focus sugli
strumenti digitali di gestione, su cui i più importanti marchi
si stanno impegnando in prima persona. Ad esempio il main
sponsor di BTO2020, BWH Hotel Group – con i suoi marchi World
Hotels, Best Western e Sure Hotel – illustrerà i suoi progetti
Stay for the Planet e StayPlasticLess, quest’ultimo si è già
concretizzato con l’installazione di Seabin in alcune località
balneari italiane il cui obiettivo è raccogliere fino a 2
tonnellate di rifiuti di plastica e microplastica in 12 mesi.
Sullo stesso tema Accor parlerà di Planet 21, progetto con cui
sensibilizza i propri ospiti verso un’esperienza di soggiorno
sempre più attenta al pianeta (grazie al risparmio su acqua e
corrente, la catena francese si è impegnata a piantare un
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
albero ogni minuto). Non ultimo, il motore di ricerca
Skyscanner ha deciso di abbracciare la sostenibilità partendo
dal restyling green del proprio logo e convincendo 10 milioni
di viaggiatori a scegliere voli a minor impatto di CO2. A
raccontarlo il vicepresidente della gestione prodotto, Piero
Sierra.

BTO giornata 1
Per la sezione Hospitality riflettori puntati sul fallimento
del più longevo tour operator al mondo, nell’incontro La
distribuzione del dopo Thomas Cook, un’occasione per
riflettere sui futuri scenari della distribuzione
internazionale. I pagamenti digitali (by face recognition, in
modalità vocale e sottopelle) saranno al centro dello slot
Meet the future of payment systems dove è atteso Jowan
Österlund, fondatore e Ceo della svedese Biohax. Una ricerca
della stessa Biohax rivelerà se gli italiani sono pronti a
farsi impiantare id e sistemi di pagamento sottopelle. James
Kay global corporate communication di TripAdvisor, sarà tra i
protagonisti dell’incontro dedicato alla Reputazione mentre,
tra le sessioni più operative, si segnala la “cassetta” sul
revenue, tenuta da Luciano Scauri (SKL International Hotel
Consulting) e Silvia Cantarella (Revenue Acrobats). Nel
programma Digital Strategy & Innovation, tra gli appuntamenti
clou: Internazionalizzazione e SEO per il tuo hotel e Web
Usability per il turismo con Jacopo Romei, Daniele Radici e
Rodolfo Baggio.

La sezione Destination quest’anno è dedicata agli esempi
virtuosi di strategie digitali e di innovazione nei processi
organizzativi dell’offerta. Si parlerà di ospitalità non
convenzionale nel panel Quando l’ospitalità ‘fa destinazione’,
un viaggio alla scoperta di strutture ricettive uniche:
dall’esperienza più spirituale di Eremito nei colli umbri fino
all’emozione di una tenda sospesa fra gli alberi.
Journey to the Savage Planet, il nuovo mondo ci aspetta
Undertourism
proporre e commercializzare esperienze uniche di un’Italia
nascosta è il titolo dell’incontro dedicato alle strategie per
promuovere le destinazioni “off the beaten track”. Inoltre,
tra gli esempi virtuosi di collaborazione tra destinazioni e
Online Travel Agency, si parlerà di Wonder Grottole, progetto
nato in un piccolo borgo lucano e diventato un successo anche
grazie al supporto di Airbnb.

Nella sezione Food & Wine riflettori puntati su case history
internazionali di successo. Nel panel Qual è la ricetta del
successo del turismo enogastronomico? spazio alle esperienze
realizzate in Scozia con il progetto “The year of food &
drink”, e in Francia con il Museo Citè du Vin nella città di
Bordeaux. Verrà poi affrontato il tema del Food Delivery nel
b2c (Daniele Contini, Just Eat) ma anche nel b2b: un
cambiamento che genera altri cambiamenti nel mondo della
ristorazione.

A FutureBrand e al Consorzio Parmigiano Reggiano, si
affronteranno invece le potenzialità della gastronomia e del
cibo italiano nella promozione, non solo dei prodotti ma anche
del turismo. Di evoluzione delle PR, sempre più digitali anche
per i grandi chef, si parlerà nel panel Chef e web reputation:
tutte le ricette con Fiera Internazionale del Tartufo Bianco
d’Alba e i social media manager di importanti ristoranti
italiani. Food-Image & Cervello.

Le neuroscienze applicate alla fotografia digitale del cibo è
il titolo dell’incontro dedicato alle più recenti ricerche nel
campo della percezione del cibo. Tra gli appuntamenti più
attesi: l’incontro curato da Barbara Sgarzi, Dai social in
cantina e viceversa, e il panel La blockchain è un fine o uno
strumento? Tra le case history anche il progetto regionale di
Vetrina Toscana che da 20 anni promuove tipicità e identità
territoriali, attraverso storytelling e narrazione digitale.
BTO giornata 2
Nella seconda giornata grande attenzione al fattore umano
nell’offerta     turistica.    In   Hospitality     focus   su
personalizzazione dei servizi di viaggio. Si parlerà di design
emozionale nel panel Alla ricerca del benessere
nell’ospitalità e non mancherà un approfondimento sulle
opportunità “rainbow” del mercato LGBT.

In Digital Strategy &            Innovation,       tra   gli
appuntamenti più attesi
Lo Human Intelligence dell’AI: strategie conversazionali .
Altro momento molto atteso su Facial Recognition and Travel.
Da segnalare poi: il panel su Innovazione e Blockchain al
servizio del pubblico esercizio e l’intervento di Giovanna
Manzi, Ceo di Best Western Italia, Reinventare il management
nel turismo partendo dalle persone. Di futuro parlerà Mauricio
Prieto, imprenditore della Silicon Valley e già co-fondatore
di Edreams che, insieme a Giorgio Ventre, direttore
scientifico Apple Academy, parlerà di scenari internazionali
nel campo dell’innovazione tecnologica nel turismo. Due le
cassette degli attrezzi imperdibili: il mini corso Google per
il travel e il doppio appuntamento sui segreti dell’influencer
marketing.

Diversi i temi al centro della sezione Destination
si parte con una riflessione sul valore dei dati che
fotografano il comportamento online dei turisti nel panel From
big to meaningful data. Spunti di riflessione per le DMO ai
tempi del data driven marketing. Si passa poi all’analisi dei
contenuti generati dagli utenti con Trasformare il destination
marketing attraverso i contenuti generati dagli utenti insieme
a Adam Lacombe (Crowdriff), Vappu Mänty (MyHelsinki), Elia
Frappoli (consulente di turismo). I millennials sono
protagonisti dell’incontro La destinazione vista dai
millennials tra top things to do ed esperienze uniche . Smart
destination: la destinazione del futuro, oltre il digitale è
il titolo del panel con Giacomo Costantini, architetto
specializzato in smart building e sustainable design, Maria
Elena Rossi, direttrice marketing ENIT, István Ujhelyi,
rappresentante della Commissione Europea e referente del
progetto europeo Smart Tourism Capital.

Il tema dell’innovazione gioca un ruolo importante anche nella
sezione Food & Wine: nell’incontro Online restaurant
reservations due grandi aziende leader come OpenTable e
TheFork, con le quali si indagheranno le dimensioni del
mercato e le strategie in atto. Dalle App a sistemi di
management sempre più complessi dove la tecnologia aiuta il
cliente e favorisce ulteriori sviluppi. Altra novità le
cryptovalute: se ne parla in una delle cassette degli attrezzi
dal titolo Crypto Menu: i pagamenti innovativi nella
ristorazione. All’interno di BTO sarà ospitata l’istallazione
“Sound of the Crowd” che, attraverso il riconoscimento
facciale genererà un’esperienza visiva e acustica davvero
unica.

Monster Hunter Iceborne, la
maxi     espansione     del
capolavoro di Capcom
Dopo il lancio di Iceborne su console, avvenuto durante lo
scorso settembre, la maxi espansione di Monster Hunter World
(qui la nostra recensione del gioco base) è stata da poco
rilasciata anche su Pc. Iceborne è un’espansione che sin dal
suo annuncio si è presentata come qualcosa di molto diverso da
una semplice aggiunta di qualche contenuto in più per
garantire ore extra di gioco. Infatti l’espansione per
quantità di novità e cose da fare, è praticamente un nuovo
gioco, che, seppur non apporti sostanziali modifiche al titolo
di base, lo completa in tantissimi aspetti. Per chi non lo
sapesse fin dal primo capitolo di Monster Hunter, Capcom ha
sempre avuto l’abitudine di far uscire una versione aggiornata
e migliorata del suo gioco, inserendo nuovi mostri, nuove
storie e soprattutto il famoso “G Rank”, ossia un nuovo grado
di missioni dalla difficoltà molto elevata. Questo era
talmente importante che in Giappone ogni nuova versione aveva
nel titolo la “G” del nuovo rango. In Occidente queste
versioni sono state chiamate Ultimate. Iceborne è in pratica
una versione Ultimate di Monster Hunter World, ma con la
differenza che stavolta Capcom ha inserito un’espansione
letteralmente gigantesca da aggiungere al World originale (o
acquistabile in bundle anche in edizione fisica per chi non ha
mai giocato al gioco base) e da giocare rigorosamente dopo
aver finito il titolo base. Infatti per accedere ai contenuti
di Iceborne è necessario aver finito la storia di World e il
grado di Hunter dovrà essere di almeno 16. Se molti veterani
della saga lamentavano un leggero calo di difficoltà in World
rispetto al passato, in Iceborne dovranno ricredersi dopo
essersi addentrati nelle tante missioni del nuovo Master Rank.
La cornice della nuova avventura è rappresentata dalle Distese
Brinose, luogo completamente nuovo dove si svolgerà la nuova
storia di Monster Hunter World. Nonostante la parte narrativa
resti un pretesto per affrontare decine di mostri, è
interessante vedere come Capcom stia cercando di migliorare
sempre più anche quest’aspetto, da sempre relegato in secondo
piano. La storia è godibile e coinvolge diversi personaggi già
incontrati nell’edizione base, ampliando anche il background
narrativo del Nuovo Mondo, dov’è ambientata questa quinta
generazione di Monster Hunter. La nuova zona di caccia è stata
realizzata con grandissima cura per i dettagli, portando
all’interno dell’universo di gioco l’area ricoperta da neve e
ghiacci che tanto mancava nel titolo di base. Impossibile non
fermarsi a osservare i bellissimi paesaggi offerti dalle
Distese Brinose, tra foreste innevate dove la calma regna
sovrana (quando non si combatte) e impervie aree montane.
Anche in Iceborne il tutto è ancora più vivo e realistico
grazie alla fauna rappresentata dai mansueti Popo, creature
simili ai Mammoth, o da nuovi animali molto più piccoli che
entrano a far parte del ciclo naturale della nuova zona.
Andando avanti con il gioco, inoltre, l’area si espanderà
sempre più, diventando davvero molto vasta, con in più qualche
sorpresa che non menzioniamo per non rovinare la sorpresa. Ad
affiancare le Distese Brinose vi è anche un nuovo HUB
centrale, ossia Seliana. Questa nuova cittadina è molto più
variopinta della vecchia Astera e aggiunge ai classici servizi
di base per ogni cacciatore delle divertenti varianti da
sfruttare soprattutto in compagnia di altri giocatori, come ad
esempio un impianto termale per poter dare sollievo dal freddo
al proprio cacciatore e al proprio Palico.
Come già detto, la nuova espansione non aggiunge soltanto una
nuova area e un nuovo livello di sfida, ma include diverse
novità nel gameplay,
anche piuttosto importanti. La fionda ha assunto un ruolo
centrale nelle
battaglie, grazie soprattutto alla funzione del rampino.
Tramite questo strumento
ci si potrà letteralmente aggrappare addosso al mostro e
colpirlo con l’arma
per indebolirlo. A seconda del tipo di arma usata dal
giocatore gli effetti
saranno due: un indebolimento della pelle per un lasso di
tempo limitato, in
modo da evitare che le armi rimbalzino contro quella specifica
parte e possano
infliggere più danni, o il rilascio di munizioni per la fionda
da parte del
mostro. Inoltre sarà possibile anche far girare la creatura
bersaglio verso
un’altra direzione oppure usare il Colpo Sussultante, un
attacco che scarica
tutte le munizioni della fionda in una volta sola. In questo
caso la creatura
caricherà tutto ciò che ha davanti e sarà dunque utile per
farla andare a
sbattere contro un muro o un altro mostro e stordirla.
All’apparenza il rampino
introdotto con Iceborne sembra facilitare di molto il
combattimento, tanto da
rendere inutile il tradizionale salto in groppa al mostro, ben
più difficile da
attuare. In realtà aggrapparsi ai mostri non è una cosa che si
può fare a cuor
leggero. A differenza del saltargli in groppa, il mostro non
entra in uno stato
vulnerabile quando gli si sale sopra, ma anzi continua a
combattere normalmente
cercando di colpire il giocatore. Restargli troppo a lungo
aggrappato fa
consumare molta stamina e inoltre aumenta il rischio di subire
dei danni. Se
poi il mostro è infuriato, non sarà possibile usare né
l’attacco per fargli
cambiare direzione né il Colpo Sussultante e si verrà sbalzati
via molto più
facilmente. L’attacco con il rampino va quindi utilizzato con
parsimonia e in
maniera tattica, aspettando soprattutto che la stamina del
mostro sia esaurita
per evitare che sia troppo aggressivo durante la manovra.
Inutile dire che, se
possibile, è sempre meglio saltargli in groppa da una
posizione sopraelevata
per il massimo danno con il minimo rischio. Tra le altre
novità presenti in
Iceborne vi sono diverse nuove mosse per ognuna delle 14 armi
presenti, molte
legate proprio alle novità del rampino e della fionda, che è
ora possibile
utilizzare anche con la spada sguainata. Le nuove combo si
potranno poi provare
in una zona d’addestramento migliorata e fornita di tutto il
necessario per
testare anche le nuove funzioni del rampino. Anche il fedele
Palico (il
compagno di ogni hunter) avrà qualche gadget nuovo e
interessante da usare,
come la Vigorvespa in grado di resuscitare una volta sola per
combattimento,
fondamentale nel Master Rank, oppure uno speciale oggetto che
permette di
creare un’esca per attirare la furia dei mostri e dare un po’
di respiro
durante i combattimenti più pericolosi. In Iceborne anche il
multiplayer presenta
alcune piccole novità soprattutto legate al bilanciamento
degli scontri in
cooperativa. Adesso, infatti, la difficoltà dei mostri sarà
diversa a seconda
se ad affrontarli saranno 2 oppure 3 o 4 giocatori. Inoltre,
se
malauguratamente qualcuno dovesse disconnettersi per qualche
problema, la
difficoltà della creatura cacciata scalerà di conseguenza,
adeguandosi al
numero di giocatori rimasti. Oltre a questo fra le novità è
presente anche un
sistema che permette ai veterani del gioco di ottenere
ricompense speciali nell’aiutare
cacciatori di rango più basso del proprio. Quindi, anche
aiutando i neofiti,
sarà possibile ottenere componenti utili.

Per quanto riguarda le vere star di Monster Hunter, ossia i
nuovi mostri, possiamo dire cha Capcom con Iceborne ha svolto
un lavoro che
farà la gioia dei fan, nuovi e di vecchia data. Probabilmente
non si sarebbe
potuto chiedere di meglio per quanto riguarda le aggiunte di
quest’espansione.
Se nel titolo base mancavano tanti volti noti della saga, con
l’espansione
questo problema è stato risolto aggiungendo tutti i più
importanti pilastri
delle passate generazioni. Iceborne dona quindi nuova vita ad
alcune delle
creature più richieste dai fan: l’agile e aggressivo Tigrex
(mostro di
copertina di Monster Hunter Freedom 2), viverna dalla testa
simile a un T-Rex
famosa per non stare ferma un secondo; il feroce Glavenous
(mostro di copertina
di Monster Hunter: Generations), dotato di una coda tagliente
in grado di
incendiarsi e di dar fuoco a tutto ciò che tocca; il brutale
Brachydios, che fa
ricorso a una melma esplosiva estremamente dannosa; il regale
Zinogre, il lupo
elettrico che torna in tutta la sua maestosità. Questi
ovviamente sono solo
alcuni degli oltre venti mostri aggiunti, che metteranno a
dura prova anche i
cacciatori più esperti. Naturalmente, ogni nuovo mostro porta
con sé una gran
quantità di nuove armi e set di armature da forgiare, ben più
potenti di quelle
viste nel gioco base. Questi strumenti saranno fondamentali
per riuscire ad
abbattere le creature più forti del gioco, cosa che onnligherà
i giocatori al
grinding più estremo, che è a tutti gli effetti forse l’anima
principale del
titolo di Capcom. Alle vecchie glorie poi vanno aggiunti i
nuovi mostri
totalmente inediti, come il già ben noto Velkhana, creatura
appartenente alla
categoria dei Draghi Antichi e dotato di un incredibile potere
legato al
ghiaccio, il che è anche il motore della storia principale di
Iceborne. Non
mancheranno poi delle novità non ancora annunciate nei diversi
trailer.
Inoltre, sono state aggiunte anche le sottospecie, varianti di
mostri già incontrati
che di solito hanno elementi e pattern d’attacco diversi dalle
loro
controparti. Ad esempio, bisognerà affrontare il Fulgur
Anjanath, che invece di
utilizzare attacchi di fuoco userà quelli di fulmine, o il
Viper Tobi-Kadachi,
sottospecie dotata di una temibile coda velenosa. Insomma,
affrontare la nuova
fauna di Iceborne, soprattutto con la difficoltà del Master
Rank, è una grande
emozione per ogni cacciatore, sia neofita che veterano. Molte
delle creature storiche
tornano con nuovi attacchi e modalità offensive, facendo
provare al giocatore
il piacere della riscoperta mista alla nostalgia di poter
riaffrontare queste
vecchie creature. Visivamente, poi, ognuna delle bestie
presenti in Iceborne è
uno spettacolo da vedere: tra artigliate poderose, balzi che
coprono distanze
impensabili, potenti attacchi elementali in grado di devastare
l’intera area di
gioco e urla agghiaccianti, affrontare i nuovi mostri fa
ricordare che
l’essenza del titolo Capcom sta proprio nella semplicità della
caccia, con alla
base una preparazione meticolosa, con la forgiatura di nuove
armature e armi
per affrontare esseri sempre più pericolosi. Anche assistere
alle lotte
territoriali tra le nuove aggiunte del cast mostruoso sarà una
vera e propria
gioia per gli occhi. Visivamente il gioco mantiene gli alti
standard già visti
in Monster Hunter World, quindi da questo punto di vista il
titolo offre una
vera e propria gioia per gli occhi. Dal punto di vista del
doppiaggio anche
Iceborne è completamente in italiano, inoltre offre anche i
sottotitoli nella
nostra lingua. Straordinaria come sempre la colonna sonora che
alterna brani
epici (durante le fasi di combattimento) a melodie sempre
attinenti con ciò che
accade sullo schermo. Tirando le somme, Monster Hunter
Iceborne è a tutti gli
effetti la ciliegina sulla torta che mancava. Il costo,
superiore a un classico
dlc, è pienamente giustificato dalla mole di contenuti e dal
fatto che ci si
trova dinanzi a un vero e proprio “gioco nuovo” da affrontare.
Dopo aver
passato diverse ore con la produzione Capcom possiamo
assolutamente dire che l’espansione
era ciò che ci voleva in quanto farà felici coloro i quali
hanno spolpato fino
all’osso il titolo base, ma sarà assolutamente apprezzato
anche da chi acquista
il titolo in bundle e vorrà cimentarsi nelle avventure
partendo da zero. Monster
Hunter World Iceborne è un videogame sensazionale, e adesso
che è arrivato su
Pc chiunque potrà godere delle tantissime avventure che il
titolo offre.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise
Da Google 3 app per ridurre
la dipendenza da smartphone

Google ha lanciato tre nuove applicazioni pensate per far
usare di meno lo smartphone, favorendo il digital detox e
quindi di conseguenza
riducendo la dipendenza da cellulari. Due di queste
particolari applicazioni
puntano a rendere gli utenti più consapevoli del tempo che
trascorrono con il
telefonino in mano, mentre la terza offre un aiuto pratico per
disintossicarsi
dal “morbo del cellulare”. Proprio quest’ultima si chiama
Envelope e propone
degli involucri per avvolgere lo smartphone. In pratica
consiste in alcuni Pdf
contenenti le cover di carta che l’utente può stampare e
avvolgere intorno al
telefono, così da limitarne le funzionalità. Una cover
consente soltanto di
fare telefonate, mentre un’altra lascia abilitata solo la
fotocamera. Un
approccio più morbido è rappresentato dalle app Screen
Stopwatch e Activity
Bubbles. La prima lanciata da Google consiste in una schermata
che tiene a
caratteri cubitali il conto delle ore, minuti e secondi che
trascorriamo con lo
smartphone in mano. Activity Bubbles ha un funzionamento
simile: ogni volta che
si sblocca lo schermo del dispositivo, la schermata mostra una
bolla in più,
che diventa tanto più grande quanto più lunga è la sessione
d’uso dello
smartphone. Le tre app fanno parte della Digital Wellbeing
Initiative,
l’iniziativa per il benessere digitale che Google definisce
come “una
raccolta di idee e strumenti per aiutare le persone a trovare
un equilibrio
migliore con la tecnologia”. Con questa mossa Google vuole
dare il suo
apporto a quella che di fatto sta diventando una patologia che
colpisce sia le
nuove generazioni che le persone più avanti con l’età. E’ bene
ricordare
infatti che un utilizzo più sano ed oculato degli smartphone
migliora la
qualità della vita e soprattutto può evitare rischi per la
salute delle
persone. L’iniziativa di Google quindi rappresenta a tutti gli
effetti un primo
passo, da parte di un colosso del web, per ridurre
drasticamente la dipendenza
da cellulare. C’è da sperare che tale idea sia d’esempio per
tutti.

F.P.L.

Civilization VI, la storia
dell’umanità   arriva   su
console

Civilization VI è finalmente disponibile su console. La
pazienza dei fan è stata ripagata e il risultato è
fortunatamente un buon risultato. A tre anni dal lancio su PC,
il gestionale/simulativo di Firaxis che permette di plasmare
il destino dell’umanità, creando la propria civiltà a suon di
guerre, gestione economica e progressi scientifici, potrà
essere giocato anche su Xbox One e Ps4. La serie, nata la
bellezza di ventotto anni fa dal genio di Sid Meier e dal
connubio con MicroProse, non ha praticamente mai abbandonato i
giocatori nel corso degli anni pur facendo i conti, man mano
che il tempo passava, con qualche inciampo lungo il cammino,
afflitto da una sostanziale immobilità evolutiva e da alcuni
spin off non proprio memorabili. Ciò nonostante, ogni capitolo
del franchise è sempre entrato di diritto nelle collezioni
degli appassionati del genere, indipendentemente dalla
piattaforma o dal risultato. L’arrivo di Civilization VI sulle
piattaforme di gioco dell’attuale generazione segna quindi una
graditissima sorpresa per tutti gli “strateghi” che da tanto
attendevano questo momento. Proprio come nelle vecchie
edizioni, anche in quest’ultimo capitolo della serie i
giocatori prenderanno il comando di una civiltà a scelta e
potranno deciderne il destino grazie alle scelte fatte, scelte
che saranno figlie degli obiettivi che ci si porrà o che il
gioco imporrà di raggiungere per proseguire nella storia del
popolo selezionato. Sta a chi gioca decidere che tipo di capo
supremo essere; si potrà decidere di affidare sempre e
comunque la parola alle armi, oppure affrontare i propri
avversari sul piano della politica e della diplomazia, del
commercio o ancora sulla base di un determinato orientamento
religioso. Per riuscire in tutto questo ci si deve muovere su
una mappa di gioco basata sulle famose caselle esagonali,
costruendo nuovi edifici e pianificando le azioni grazie anche
ad una delle novità di questo capitolo: i “distretti
specializzati”, che cambiano radicalmente l’approccio allo
sviluppo delle nostre città.

Questi nuovi distretti di Civilization VI, sono delle vere e
proprie entità “fisiche” che occupano una casella della mappa
entro
il “raggio amministrativo” delle città. Se ne possono trovare
una
dozzina, ciascuno con la propria funzione: si parte da quelli
delegati allo
sviluppo industriale, culturale e militare a cui si aggiungono
quelli
logistici, come il porto, l’aeroporto e lo spazioporto. I
distretti
rappresentano la condizione necessaria affinché l’insediamento
possa generare
le diverse risorse locali (come cibo e produzione o
manodopera) e
“nazionali” (cultura, fede e oro). La presenza dei distretti e
la
distribuzione degli edifici diventa complementare all’altra
novità presente per
la crescita delle città: l’aumento degli abitanti è legato non
solo alla
presenza di surplus nella produzione di cibo, ma anche alla
presenza di
sufficienti “spazi abitativi” e “attrattive”. Queste ultime
contribuiscono anche a determinare il punteggio di Felicità,
che torna ad
essere diviso per le singole città e non più un parametro
collettivo del proprio
impero. In Civilization VI, una fra le più importanti novità è
rappresentato
dal così detto sistema civico, ossia l’insieme delle politiche
che definiscono
il comportamento di una data civiltà. E’ stata accantonata
quindi la vecchia
meccanica delle Politiche Sociali a favore di un sistema
basato sullo sblocco
delle “tecnologie civiche” in un albero dedicato, che include
unità e
strutture particolari, nuove forme di Governo e “carte
Politica” che
possono essere associate. Quest’ultime, divise nei tre periodi
storici che
hanno influenzato lo sviluppo civile dell’umanità, vantano
ognuna un bonus
particolare e un numero di slot per “carte Politica”, a sua
volta
distribuito fra le quattro categorie Militare, Diplomatica,
Economica e Jolly,
quest’ultima capace di accogliere qualsiasi tipo di carta.
Ovviamente i Governi
totalitari come Monarchia e Fascismo includono una maggior
parte di slot
Militari, mentre la Democrazia si basa maggiormente su
sviluppo economico e
diplomazia. Anche i Grandi Personaggi
storici hanno subito una modifica sostanziale, sia per quanto
concerne il modo
in cui ottenerli, sia in merito alla loro implementazione.
Ogni Grande
Personaggio è dotato di abilità particolari, come bonus
passivi solo per
determinati tipi di unità, abilità speciali impiegabili una
sola volta durante
il gioco ed, infine, “Ispirazioni” per determinate ricerche
tecnologiche. Rispetto alla precedente edizione, la ricerca
scientifica è forse
l’aspetto che ha subito meno modifiche. La presenza del
consueto albero
ramificato rappresenta un elemento di continuità, e l’unica
aggiunta è
rappresentata dalla meccanica dell’Ispirazione che consente di
garantire una
velocità extra per portare a determinate ricerche. E’ stata,
invece, modificata
la gestione delle singole Unità: è tornata infatti la
possibilità di impilare
le unità combattenti, sia terrestri che marittime, ma solo per
elementi dello
stesso tipo ed in numero massimo di tre con una potenza
bellica che non
corrisponde alla sommatoria dei singoli punteggi. Inoltre,
alle armate è
possibile unire le unità di supporto e quelle “civili”, che
includono
lavoratori, coloni, predicatori vari e i Grandi Personaggi.
Per quanto riguarda
la Diplomazia: Civilization VI propone un sistema
d’interazione che fa fare un
salto nel passato. E’ stata scartata l’opzione di vittoria
diplomatica, e tutto
il meccanismo diplomatico si basa sul rapporto tra i Leader
che, se controllati
dall’IA, seguono un percorso preimpostato su comportamenti che
vanno ad
influenzare lo stile delle loro Civiltà.

Insieme a quanto detto, esiste un secondo programma casuale
e nascosto che va scoperto dal giocatore gestendo                e
migliorando i rapporti con
i Leader, attraverso i metodi ben conosciuti (invio di
delegati e mercanti,
scambi commerciali, trattati di apertura dei confini e
collaborazioni
commerciali e, ovviamente, inviando spie). Civilization VI,
nonostante possa
apparire come un episodio intuitivo sotto il profilo della
razionalizzazione
dell’esperienza ludica,    rimane   pur   sempre   un   gioco   di
strategia complesso e
raffinato, quindi in quanto      tale,    estremamente    lento,
complesso e di non
semplice assimilazione. Ci vuole tempo e costanza per
metabolizzare e imparare
a gestire la mole di informazioni a cui è necessario prestare
attenzione, dalle
peculiarità di ogni civiltà, passando per eventi ambientali
che rischiano di
sconquassare i propri possedimenti, sino alle nobili arti
della diplomazia e
del buon governo. Una volta superato lo scoglio iniziale,
giocare a
Civilization VI diviene parecchio assuefacente e l’esperienza
di gioco è in
grado di regalare un’esperienza di gioco single player
praticamente infinita. Sempre
parlando di longevità, se ci si vuole cimentare anche nel
multiplayer, il
titolo è in grado di occupare veramente moltissimo tempo. Ci
teniamo a
ricordare che la versione console di Civilization VI giunge
arricchita delle
due espansioni “Gathering Storm”, la quale include il
Congresso Mondiale e i
disastri ambientali e “Rise and Fall”. Quest’ultima introduce
Età, lealtà, i
governatori e le cosiddette Emergenze. In tutto sono sedici le
nuove civiltà e
diciotto i leader contenuti nelle due espansioni uscite sino a
questo momento.
Un bel po’ di contenuti a cui i giocatori possono aggiungere,
tramite
l’acquisto, anche il “Khmer and Indonesia Scenario Pack” e il
“Nubia Scenario Pack”. Insomma, di sicuro la varietà non
manca. Bellissimo
l’accompagnamento musicale di Civilization VI, con una colonna
sonora
“dinamica” e perfettamente allineata con l’andamento di gioco.
I temi delle 19
civiltà giocabili sono divisi in quattro melodie di crescente
complessità, che
contraddistinguono il progresso del popolo da un’era
all’altra. Le poche note
dei tempi antichi, suonate con strumenti rudimentali, evolvono
con il passare
delle epoche in canzoni moderne, fino a diventare vere e
proprie opere
orchestrali e la presenza della maestosa “Sogno di Volare”, fa
da degno sfondo
ad un’opera videoludica già di per sé estremamente ambiziosa.
Graficamente Civilization
VI resta la stessa splendida creatura che tre anni fa ha
debuttato su PC,
grazie sicuramente a un motore grafico ben realizzato. Nessun
rallentamento
riscontrato nella versione per Xbox da noi provata e ogni
caricamento, al netto
della porzione di mappa esplorata su schermo, e quindi di
tutte le unità
visibili in movimento, non ha rallentato nemmeno per un
secondo. Tirando le
somme,    se   si  è   alla   ricerca    di  un   videogioco
strategico/gestionale dalle
potenzialità enormi, complesso e che sia in grado di garantire
migliaia di ore
di gioco, Civilization VI rappresenta senza ombra di dubbio
quello che più
desiderate. Del resto stiamo parlando di uno dei brand che ha
fatto la storia
di questo genere, quindi scegliendolo avrete la garanzia di
avere tra le mani
un titolo con tutte le carte in regola per regalarvi ore e ore
di grande
divertimento e soddisfazione.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise
Nokia lancia                    la      sua       prima
smart Tv UHD

Dopo una trentina d’anni, sugli scaffali sta per tornare un
televisore a marchio Nokia. A portarcelo è la società indiana
di e-commerce
Flipkart, che si è aggiudicata la licenza per poter apporre
l’iconico brand
finlandese su una smart tv. Nokia Smart TV è un televisore
interessante, dotato
di specifiche di un certo livello. Il dispositivo dispone di
un pannello LED
IPS da 55 pollici con risoluzione 4K e supporto HDR10. Buono
anche l’angolo di
visione che raggiunge i 178 gradi. Le altre specifiche parlano
di un contrasto
di 1200: 1, certificazione Dolby Vision, Intelligent Dimming e
luminosità di
400 nit. In termini di design, la TV ha un design minimalista
con cornici molto
ridotte. Ha un supporto a piedistallo nella parte inferiore
che gli conferisce
un aspetto moderno. Di serie anche un supporto per la parete
nel caso fosse
necessario utilizzarlo. Gli speaker da 24 Watt sul televisore
Nokia sono stati
ottimizzati da JBL per offrire un’alta qualità audio. Speaker
che dispongono
anche dei supporti Dolby Audio e DTS Surround. Nokia Smart TV
si appoggia alla
piattaforma Android TV 9.0 ed include il supporto
all’Assistente Google. Oltre
all’accesso al Play Store, dispone dei servizi di streaming
Prime Video,
Netflix, YouTube e Hotstar.     Supporta   nativamente   anche
Chromecast. Le vendite
inizieranno il 10 dicembre ma solo in India, dove la smart tv
costerà 42mila
rupie, più di 500 euro. Flipkart, che sulla sua piattaforma di
e-commerce conta
200 milioni di clienti registrati, ha affermato di avere in
programma il lancio
di altri televisori Nokia in futuro. La prima smart tv a
marchio Nokia arriva a
trent’anni di distanza dai vecchi televisori a tubo catodico
che l’azienda
scandinava lanciò sul mercato negli anni Ottanta. Dal 2017 il
noto brand è
stato riportato anche sul prodotto più celebre di Nokia, i
telefoni, dalla
compagnia Hmd Global, che ha acquisito per dieci anni i
diritti per l’uso del
marchio sugli smartphone.
F.P.L.

Bee Simulator, un videogame
educativo per i più piccoli

Bee Simulator non è il classico videogame “alla moda”, non è
né uno sparatutto, né un gdr, quantomeno un gioco di sport.
Bee Simulator fa vivere
ai giocatori (su pc, Xbox One, Ps4 e Switch) la giornata tipo
di un’ape
attraverso un’avventura che strizza l’occhio chiaramente verso
un pubblico
molto più giovane. Ma partiamo dal principio per capire un po’
di più che cosa
ha da offrire questo curioso titolo. Una volta lanciato il
gioco, si assisterà
alla nascita della propria ape, alla quale si potrà dare il
nome che si
desidera. Dopo un breve tutorial il piccolo insetto assumerà
presto le
sembianze di un eroe, un’apetta dal quale dipende il futuro
della Terra.
Progredendo nell’avventura, che non va oltre le tre ore, ci
sarà la possibilità
di comprendere quali sono le attività di un’ape durante la
giornata: si
inizierà col raccogliere il polline dai vari fiori, poi
gradualmente si potrà
scoprire anche che esistono diversi tipi di fiori dai quali
poter recuperare
ciò di cui l’alveare ha bisogno, sfruttando l’apposita vista
da ape, fino
all’incontro con la regina. L’idea alla base della produzione
è assai lodevole,
far comprendere ai più giovani quale sia la reale importanza
delle api
all’interno del nostro ecosistema mettendo al contempo a nudo
le dure
condizioni in cui queste piccole ma preziosissime creaturine
sono oramai
costrette a vivere.

 In Bee Simulator pericoli
e insidie naturali o generate dall’uomo si annideranno in ogni
angolo e sarà compito
dei giocatori completare i vari incarichi che verranno
assegnati per assicurarsi
un prosperoso futuro della colonia. In sostanza ci si troverà
a completare diverse
missioni che porteranno i giocatori a muoversi in piccole
mappe aperte da poter
esplorare liberamente. Si finirà così a dover raccogliere
polline da
trasportare all’alveare, vivere “emozionanti” inseguimenti
cercando di
raggiungere una qualche ape amica all’interno di circuiti
prestabiliti o,
ancora, affrontare pericolosi nemici in battaglie basate sul
premere i giusti
tasti nel momento esatto. Nonostante Bee Simulator sia un
videogame destinato
ai più giovani, si basa su un gameplay estremamente macchinoso
e legnoso che
rende anche semplici spostamenti assai frustranti, soprattutto
nelle aree più
anguste. Curiosamente, Bee Simulator si è però rivelato
particolarmente
variegato in termini di personalizzazione della piccola
protagonista volante,
con colorazioni, abiti e cappelli che sembrano presi da un
buffo cartoon. In
ogni attività che si può svolgere in Bee Simulator, l’obbligo
della raccolta
del polline è d’obbligo. Esso si raccoglie in un piccolo
“serbatoio” (indicato
sullo schermo) che una volta riempito bisognerà andare a
svuotare tutto presso
l’alveare. Così facendo si potranno ottenere in cambio dei
punti conoscenza. Altro
indicatore presente nel contesto ludico è il “razzo”, ossia
una sorta di turbo
che permette di velocizzare il volo, e quindi di arrivare
prima a destinazione
o di essere sfruttato durante gli inseguimenti. Per arricchire
ancora di più il
gameplay, però, Bee Simulator ha pensato anche di inserire
delle meccaniche
action, con dei combattimenti contro alcuni “nemici”, come ad
esempio le vespe.
Con la telecamera che si posizionerà a tre quarti dei due
sfidanti, come già
accennato, il giocatore dovrà rispettare il timing di
pressione dei tasti
indicati nella parte bassa dello schermo, dando vita quasi a
un gioco ritmico.
Nulla di complicato o di elaborato, ma in ogni caso per un
bambino rappresenta
senz’altro una bella sfida.

Bee Simulator è un titolo che però nel suo open world offre
diverse cose da fare, ma purtroppo il contesto non è reso
particolarmente bene.
Ad esempio, l’indifferenza totale del resto del mondo alla
presenza dell’ape è
disarmante. Gli umani non reagiscono come dovrebbero alla
presenza della
protagonista, nemmeno se vengono punti. Stesse reazioni di
indifferenza
avvengono con gli altri animali, che si attiveranno solo se
devono assegnare
una missione secondaria. In un ecosistema così completo e
complesso sarebbe
stato interessante aggiungere qualche interazione con
l’ambiente, invece di
limitarsi al polline, ai fiori e al poggiarsi sugli alimenti
zuccherati
disseminati dalle varie persone per poter potenziare il turbo.
Di rimando,
però, è sorprendente il lavoro svolto dal punto di vista del
doppiaggio: il
titolo è completamente in italiano, con dei dialoghi molto
semplici e con
un’interpretazione calorosa, avvolgente e che sembra fatta
appositamente per un
pubblico molto giovane. Bee Simulator in questo si rivela
un’esperienza che per
i più piccoli diventa quasi affascinante, grazie alle numerose
voci a
disposizione dei vari animali. Allo stesso modo tutto
l’ambiente realizzato
intorno all’ape è gradevole, con dei dettagli non di altissimo
pregio, ma che
comunque lasciano intendere un impegno di fondo da premiare
almeno nelle
intenzioni. Lo stesso sistema di volo è ben riprodotto, salvo
per qualche
difficoltà negli spazi angusti dove non sarà facilissimo
districarsi tra
telecamera e movimento. Fortunatamente sbattere contro le
pareti o gli oggetti
non porterà nessun “malus” dal punto di vista del gameplay,
quindi sbagliare
non comporterà conseguenze fatali per la piccola protagonista.
Tirando le
somme, se volete far capire ai vostri bambini l’importanza del
ruolo delle api
nel mondo e lo volete fare con un prodotto educativo-
interattivo, questo Bee
Simulator è un’ottima scelta. Ricordate però, l’eccessiva
semplicità e la breve
durata dell’avventura sono elementi di cui bisogna tenere
conto.

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 7

Sonoro: 7,5

Gameplay: 6,5

Longevità: 5

VOTO FINALE: 6,5

Francesco Pellegrino Lise

Terminator Resistance,                                   in
guerra contro Skynet

Terminator Resistance è uno shooter single player in prima
persona sviluppato da Teyon per Pc, Xbox One e Ps4. I diritti
del gioco si
basano esclusivamente sui primi due capitoli cinematografici
della serie,
proprio per tale motivo, almeno da un punto di vista
“potenziale”, il titolo è
tra le opere meglio riuscite nel proporre cosa è accaduto dopo
il famoso Giorno
del Giudizio. Il protagonista dell’avventura si chiama Jacob
Rivers, un soldato
della divisione Resistance Pacific. Nonostante Jacob sia solo
un modesto
soldato semplice, scoprirà presto di essere stato preso di
mira specificamente
da SKYNET, l’intelligenza artificiale nel pieno del suo
programma di sterminio
della razza umana. La trama di Terminator Resistance riesce a
farsi
discretamente apprezzare con molte soluzioni tipicamente
cinematografiche anche
per quanto riguarda il level design che invece in molti altri
punti però
risulta davvero essere poco curato per un titolo di attuale
generazione. Ma andiamo
ad esaminare la trama più da vicino. Come dicevamo: il mondo è
finito, è stato
tutto inutile, le testate nucleari hanno devastato le grandi
metropoli
riducendo la terra in un ammasso di rovine e di deserti
desolati. Il povero
John Connor, Sarah Connor e tutti coloro che si sono succeduti
dopo questi iconici
personaggi, non sono riusciti ad evitare la guerra tra uomini
e macchine
ribelli e i pochi sopravvissuti sono costretti a nascondersi
per evitare lo
sterminio totale. Anche in Terminator Resistance gli umani
sono raggruppati in
piccoli nuclei di resistenza e portano avanti una guerra che è
ambientata
esattamente trent’anni dopo Terminator 2: Il giorno del
giudizio. Skynet sembra
ormai avere il dominio assoluto, ma i leader della resistenza
non si arrendono,
e nelle loro fila abbiamo anche il protagonista Jacob Rivers.
Proprio come in
un film di Hollywood, Rivers è la recluta di turno che segue
il gruppo della
resistenza con un destino speciale tutto da scrivere. A
rendere ancora più
misterioso il cammino dell’eroe c’è poi l’Estraneo, un uomo
misterioso che guiderà
i giocaotori nella battaglia, rivelandosi uno scrigno di
sapere su tutto ciò
che riguarda la guerra scatenata dalle macchine. Nel corso
della storia, viene
data la possibilità di compiere delle scelte, che si limitano
ad essere piccoli
bivi narrativi che non fanno altro che sbloccare alcune scene
extra, ma che
fondamentalmente non cambiano l’evoluzione della storia. Uno
degli aspetti
implementati e coinvolti da queste scelte sono i rapporti con
i vari protagonisti
della storia e la conquista o meno della loro fiducia. Il
grado di fiducia
crescerà grazie al compimento di una serie di missioni
secondarie, quasi tutte
esonerate da specifici combattimenti, se non quelli emergenti
con i vari ragni
robot, o HK volanti o di terra, e volte alla ricerca di
rifornimento,
medicinali o informazioni sensibili.

A livello di gameplay Terminator: Resistance si presenta
come uno sparatutto in prima persona senza tanti fronzoli, ma
le dinamiche
messe in opera dal team Teyon, lo fanno assomigliare per certi
versi a un
action-stealth dalle dinamiche piuttosto scarne. Nonostante la
guerra scatenata
da Skynet e lo scenario apocalittico costellato di macerie,
infatti, sono rare
le scene particolarmente concitate degli scontri a fuoco.
Soprattutto nelle
fasi iniziali, dove non avendo la disponibilità di armi
sofisticate per
abbattere i robot, bisogna cercare di farsi notare il meno
possibile. Per fare
ciò basterà nascondersi dietro i rottami delle autovetture,
dietro dei muri,
insomma mettersi al riparo dietro a qualsiasi elemento
presente nello scenario
per non farsi scoprire dai robot. Ovviamente, laddove si
preferisca affrontare
le macchine in scontri diretti, è sempre possibile imbracciare
il fucile e
sparare, ma optare per questo tipo di approccio risulta sempre
essere
pericoloso e, a parere nostro, meno divertente. In Terminator
Resistance
purtroppo è presente un gameplay davvero scarsamente calibrato
in termini di
sfida: si passa da un approccio stealth praticamente obbligato
delle prime tre
ore di gioco, a uno sparatutto quasi di natura arcade dove chi
gioca è
praticamente invincibile grazie alla dotazione del fucile al
plasma.
L’intelligenza artificiale dei Terminator, inoltre, non fa
altro che rendere
tutto più facile, poiché oltre a non individuare il
protagonista nelle
immediate vicinanze quando si nasconde, la loro offensiva è
piuttosto bassa e
inconsistente rispetto a quella di Rivers. Tutto questo è
molto divertente
all’inizio, ma andando avanti nella storia il livello di sfida
è davvero molto
basso e purtroppo il titolo si riduce a un’avventura semplice
e dalle dinamiche
piuttosto elementari. A rendere le cose ancora meno
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