ILSito n. 4 - Aprile 2019 - Ispettoria Madonna del Cenacolo
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ILSito n. 4 – Aprile 2019 Carissime, continuiamo la nostra raccolta di notizie e presentiamo quanto inserito nel sito ispettoriale nel mese di aprile. Molti sono gli avvenimenti che hanno caratterizzato questo tempo: la festa del grazie ispettoriale e quella mondiale; eventi del Movimento Giovanile Salesiano e della Famiglia Salesiana a livello locale, nazionale e internazionale; eventi formativi d’Istituto e di Chiesa a cui hanno partecipato diverse FMA a vario titolo; progetti che hanno preso il via per coinvolgere giovani nell’animazione dei centri estivi e per animare il territorio; proposte di formazione ispettoriale; riflessioni per l’animazione missionaria; iniziative per l’animazione vocazionale… Iniziamo con gli auguri di Pasqua della nostra ispettrice e auguriamo a tutti buon mese mariano! Buona Pasqua! La Spezia, 21 aprile 2019 Santa Pasqua – Auguri dell'Ispettrice sr. Carla Non è qui... È risorto! È l’annuncio che sostiene la nostra speranza e la trasforma in gesti concreti di carità. Cristo è risorto e con Lui risorge la nostra speranza! (Papa Francesco). Buona Pasqua a tutti. L'ispettrice sr. Carla Castellino e la comunità Ispettoriale CHIESA La novità V Domenica di Quaresima, 7 aprile 2019 – Is 43,16-21 / Sal 125 / Fil 3,8- 14 / Gv 8,1-11 Se volessimo dare un denominatore comune alle letture di questa V domenica di Quaresima, potremmo dire, in un parola sola, che questo è la “novità”. La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, ci descrive infatti il “nuovo esodo” che il Signore ha preparato per il suo popolo, esiliato in Babilonia. Come nel primo esodo, quello dall’Egitto, la salvezza di Israele si è compiuta grazie ai segni di potenza con cui Dio è intervenuto nella 1
storia del popolo (e il profeta qui ricorda in particolare il passaggio del mare e la disfatta dell’esercito del Faraone, cf Is 43,16-17, che richiama Es 15,15-31), così il Signore prepara una “cosa nuova” (Is 43,19), un nuovo intervento di liberazione per il popolo oppresso: Israele attraverserà il deserto per ritornare alla terra promessa e Dio lo accompagnerà aprendo per lui una strada e facendo sgorgare fonti d’acqua per dissetarlo (Is 43,20, che è eco di Es 17,1-7). Allora il popolo dei redenti, investito dalla novità di Dio per lui, rinnovato dall’azione di Dio nella sua storia, canterà le lodi del Signore (Is 43,21, che può alludere a Es 15). Anche il Salmo responsoriale è tutta una esplosione di gioia per l’opera che il Signore ha compiuto in favore di Israele, l’opera di ristabilimento delle sue sorti, cioè, anche in questo caso, il ritorno dall’esilio babilonese e il reinsediamento nella terra promessa. La parola che più ricorre nel Salmo è “gioia” (vv. 2- 3.5-6) e i suoi sinonimi, quale risposta alle “grandi cose” (vv. 2-3) che il Signore ha fatto per il suo popolo. La novità di Dio, il suo intervento di salvezza, è anche qui, come in Is 43, paragonato a un erompere di torrenti nel deserto, il deserto del Negheb, nel sud di Israele (v. 4). L’apostolo Paolo, nella seconda lettura, pur non usando alcun termine del campo semantico della novità, usa delle immagini equivalenti: parla infatti di qualcosa che sta alle sue spalle, nel suo passato, e che lui oggi considera come spazzatura, qualcosa che va rigettata nella misura che gli impedisce di protendersi verso quanto gli sta di fronte, cioè verso la piena conoscenza di Cristo Gesù (Fil 3,7-8). Ciò che Paolo considera incompatibile con la novità di Cristo è la sua precedente osservanza scrupolosa delle norme della Legge mosaica e delle tradizioni farisaiche, nelle quali riponeva la sua fiducia in vista della salvezza eterna. Grazie all’incontro con Cristo, però, l’Apostolo ha compreso che nulla di tutto questo vale davvero, perché la salvezza non deriva dalla Legge, ma dalla fede in Cristo, “la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede” (Fil 3,9). È nella relazione viva con Gesù, è “la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,10) che come cristiano posso raggiungere la meta, il premio, della mia vita di fede: non l’osservanza di un codice di norme morali, ma il rapporto vitale con Gesù Signore permette alla vita cristiana uno slancio di novità continua. Questo non le consente mai di adagiarsi nei risultati già conseguiti, ma le dona le energie per lo “sforzo di correre per conquistare” la meta (Fil 3,12): una meta che è sempre nell’oltre, è sempre davanti, e lascia nell’uomo una sana inquietudine di perfezione mai raggiunta, finché non consegua il Parola di Dio 85 “premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3,14). Anche il Vangelo, apparentemente, non parla in modo esplicito di novità: racconta un tranello che scribi e farisei vogliono porre a Gesù, per avere di che accusarlo (Gv 8,3-6). E la trappola consiste nel chiedere a Gesù cosa bisogna fare con una donna sorpresa in flagrante adulterio, peccato che la Legge di Mosè punisce con la lapidazione. Essi sanno che Gesù è il maestro che non si limita a ripetere la Legge, ma che la radicalizza e la supera, e per questo gli pongono la domanda, per vedere se arriverà a contraddire la Legge di Mosè. Al principio Gesù sembra volersi sottrarre al trabocchetto, rifiutando una risposta diretta: il suo scrivere per terra però può alludere a Ger 17,13: “Quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva”. Forse Gesù vuole ricordare agli scribi e ai farisei questo passo di Geremia perché tutti si rifletta sui propri volontari allontanamenti dal Signore. Di fronte all’insistenza degli accusatori della donna, Gesù esprime il suo giudizio sulla situazione: e non è un giudizio di condanna verso la donna, come non lo è verso nessuno. È un richiamo agli accusatori dell’adultera a fare un esame di coscienza per vedere se qualcuno di loro sia così innocente di peccato, da potersi permettere di giudicare il comportamento di questa donna colta in flagrante peccato. Alla fine tutti se ne vanno, anche la donna è invitata da Gesù ad andare, ma qualcosa è avvenuto: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Gesù, offrendo il suo perdono, rende capace la donna di una vita nuova, la abilita a vivere quella novità, che nasce dalla relazione profonda con il Signore, quell’andare oltre, di cui ci ha parlato S. Paolo, frutto della comunione al mistero di passione e risurrezione di Gesù: quella novità che ci fa vivere la tensione continua verso la Pasqua eterna, di cui la festa di Pasqua, che è ormai vicina, è solo annuncio e pregustazione. Da https://liturgico.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/8/2019/02/20/Sussidio-QUARESIMA- PASQUA-2019.pdf 2
La regalità di Gesù Domenica delle Palme, 14 aprile 2019 – Lc 19,28-40 / Is 50,4-7 / Sal 21 / Fil 2,6-11 Lc 22,14-23,56 Con la Domenica delle Palme e della Passione del Signore entriamo nella grande settimana, la settimana santa, il tempo della Pasqua di morte e risurrezione di Gesù. La Chiesa ci invita oggi ad ascoltare per prima cosa il racconto dell’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme nella versione dell’evangelista Luca, e poi, dello stesso autore, la narrazione degli eventi della Passione e morte di Gesù. Se volessimo cercare in questi due differenti brani dello stesso Vangelo un elemento comune, lo potremmo trovare nel tema della regalità di Gesù. In Lc 19,38, infatti, le folle che acclamano l’arrivo di Gesù nella Città Santa, dicono: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore…”. Gesù è esplicitamente riconosciuto come il re che deve venire, colui che viene a inaugurare il regno di Dio sulla terra. E questa è anche la coscienza chiara che Gesù ha della sua missione. Nell’ultima cena, ad esempio, egli dice ai discepoli che ha desiderato mangiare la Pasqua con loro e bere con loro il frutto della vite, prima della sua passione, perché non lo farà più, finché non verrà il regno di Dio (cf Lc 22,15-18). Dunque Gesù sente la vicinanza del regno di Dio, ma sa anche che questo regno si compirà tramite un passaggio traumatico e doloroso attraverso la morte da parte sua. E questo perché la sua regalità non è dello stesso tipo di quella dei re delle nazioni: Gesù sta in mezzo a noi “come colui che serve” (Lc 22,27). Il regno che Gesù è venuto a inaugurare è preparato per i suoi discepoli, che condivideranno con lui il trono del giudizio nel tempo messianico (cf Lc 22,29-30). Anche i suoi accusatori riconoscono che la morte a cui vogliono condannare Gesù, è la pena per il suo essersi proclamato Cristo re (cf Lc 22,67) e questa è l’imputazione che portano a Pilato perché esegua la condanna (cf Lc 23,2). Pilato riconosce l’innocenza di Gesù e l’infondatezza delle accuse a suo carico (cf Lc 23,4.15.22), nonostante Gesù non abbia nascosto (sia al Sinedrio, sia a Pilato) che quanto riportato dai suoi accusatori è vero: egli è il Cristo re, il Figlio dell’uomo che siederà alla destra della potenza di Dio, essendo Suo Figlio (cf Lc 22, 69-70; 23,3)! Quando ormai Gesù è crocifisso, quando tutto sembra dichiarare la sconfitta delle sue pretese di essere il Messia e Salvatore, ecco che di nuovo l’evangelista insiste nel presentarci Gesù quale re: i capi, e così i soldati e uno dei due con-crocifissi con lui, deridono Gesù proprio per questa sua assurda pretesa (cf Lc 35-37.39), e il cartello con la motivazione della sua condanna a morte sottolinea ancora il punto: “Costui è il re dei Giudei” (Lc 23,38). Eppure, il buon ladrone, fa appello proprio alla regalità di Gesù in quel momento di apparente disfatta, chiedendo di essere ricordato nel suo regno (cf Lc 23,42). Persino al momento della sepoltura di Gesù, quando ogni luce di speranza sembra definitivamente spenta, l’evangelista ricorda che Giuseppe di Arimatea chiese di deporre il corpo di Gesù dalla croce, perché “aspettava il regno di Dio” (Lc 23,51). Cosa c’è di vero in queste aspettative delle folle osannanti Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme, nelle accuse e nella derisione dei capi, nella richiesta del ladrone e nel gesto di carità di Giuseppe? Come riconoscere oggi in Gesù morto sulla croce il re Messia, il Salvatore del mondo, il Figlio di Dio? La prima lettura, dal profeta Isaia, ci ha detto che tutto questo strazio del giusto servo del Signore era previsto, faceva parte dei piani di Dio, proprio perché così si compisse la redenzione del mondo (cf Is 50,6-7). E anche Paolo ci ha detto, scrivendo ai Filippesi, che la Passione e morte di Gesù corrisponde alla sua volontà di svuotamento, di umiliazione e di annientamento, perché nell’obbedienza del Figlio di Dio, nell’accettazione della morte e di una morte di croce, il Padre esaltasse Gesù e gli desse il nome che è al di sopra di ogni altro nome (cf Fil 2,6-9). 3
Gesù non muore da sconfitto: Luca racchiude la morte di Gesù tra due invocazioni al Padre: “Padre, perdona…; Padre, nelle tue mani…” (Lc 23,34.46). Gesù ha donato la sua vita, perché lo ha voluto: per questo “camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme” (Lc 19,28), nel pieno controllo di quanto sta per succedere; per questo nell’ultima cena offre il pane e il vino come il suo corpo, “che è dato per voi”, e il suo sangue, “che è versato per voi” (Lc 22,19-20), come colui che è venuto per servire i fratelli e approntare per loro un regno (cf Lc 22,27). Davvero allora Gesù regna dalla croce (regnavit a ligno Deus, come recita l’inno del Vexilla Regis, che si canta in questa settimana di Passione): regna nel dono totale di sé al Padre e ai fratelli, regna nel servizio d’amore che ci ha offerto, regna per farci partecipi della sua regalità, nella misura in cui ne imitiamo l’offerta della vita e facciamo della nostra esistenza un dono d’amore al Padre e ai fratelli. Da https://liturgico.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/8/2019/02/20/Sussidio-QUARESIMA- PASQUA-2019.pdf USMI Assemblea 2019 Roma, 10-12 aprile 2019 Dal 10 al 12 aprile si tiene a Roma la 66ma Assemblea Nazionale dell’USMI Nazionale, un appuntamento che esprime la ricchezza della comunione dei carismi e la disponibilità ad essere illuminate nel servizio di governo. Il tema di riflessione è: Giovani e Donne Consacrate: distanza e prossimità. Passi comuni nel post-Sinodo. Nel corso dell’Assemblea, moderata da suor Elisa Kidanè, smc, scrittrice e giornalista, si sono alternati momenti di ascolto, tempi di dialogo e condivisione tra le partecipanti – parte attiva e propositiva dell’Assemblea – per mettere in comune le esperienze e individuare insieme linee di percorsi utili per il servizio di governo e per l’evangelizzazione; l’ultima sessione è riservata a temi sensibili e a questioni aperte negli Istituti. Non cercate tra i morti… Pasqua, 21 aprile 2019 – Commento al Vangelo di Ermes Ronchi – Gv 20,1-9 «Non cercate tra i morti Colui che è vivo» – Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e (...) ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». (...). 4
«Nel primo giorno della settimana, al mattino presto, le donne si recarono al sepolcro». Il loro amico e maestro, l'uomo amato che sapeva di cielo, che aveva spalancato per loro orizzonti infiniti, è chiuso in un buco nella roccia. Hanno visto la pietra rotolare. Tutto finito. Ma loro, Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo e «le altre che erano con loro» (Lc 24,10), lo amano anche da morto, per loro il tempo dell'amore è più lungo del tempo della vita. Vanno, piccolo gregge spaurito e coraggioso, a prendersi cura del corpo di Gesù, con ciò che hanno, come solo le donne sanno: hanno preparato, nel grande sabato, cerniera temporale tra la vita e la morte, gli aromi per la sepoltura. Ma il sepolcro è aperto, come un guscio di seme; vuoto e risplendente nell'alba, e fuori è primavera. Non capiscono. Ed ecco due angeli a rimettere in moto il racconto: «perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui. È risorto». Che bello questo “non è qui”! Lui è, ma non qui; lui è, ma va cercato fuori, altrove; è in giro per le strade, è in mezzo ai viventi, è “colui che vive”, un Dio da sorprendere nella vita. È dovunque, eccetto che fra le cose morte. Si è svegliato, si è alzato, è vivo: è dentro i sogni di bellezza, in ogni scelta per un più grande amore, è nei gesti di pace, nel pane spezzato, negli abbracci degli amanti, nella fame di giustizia, nel grido vittorioso del bambino che nasce, nell'ultimo respiro del morente. E chi vive una vita come la sua avrà in dono la sua stessa vita indistruttibile. Ma non bastano angeli. Il segno che le farà credere è un altro: «Ricordatevi come parlò quando era in Galilea». Ed esse, con lui dalla prima ora (Lc 8,1-2), “si ricordarono delle sue parole” (v.8). E tutto esplode: le donne credono, perché ricordano. Credono per la parola di Gesù, non per quella degli angeli. Credono prima di vedere, come ogni discepolo. Hanno custodito le sue parole, perché le amano: in noi vive solo ciò che ci sta a cuore, vive a lungo ciò che è molto amato, vive per sempre ciò che vale più della vita. La fede delle donne diventa immediatamente “annuncio” (v.9) e “racconto” (v. 10) agli undici e a tutti gli altri. Straordinaria doppia missione delle discepole «annunciarono tutto questo»: è la buona notizia, Vangelo del Vangelo, kerigma cristiano agli apostoli increduli; e poi “raccontavano” queste cose ed è la trasmissione, la narrazione prolungata delle testimoni oculari dalle quali Luca ha attinto il suo vangelo (Lc 1,2) e ce l'ha trasmesso. Come per le donne nell'alba di Pasqua così anche per noi la memoria amorosa del Vangelo, amare molto la sua Parola, è il principio per ogni incontro con il Risorto. Da https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/non-cercatetra-i-morticoluiche-e-vivo ISTITUTO Suor Antonietta Böhm Roma, 3 aprile 2019 In linea con il Sinodo su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (cf Strumento di lavoro nn. 213- 214), si condivide nel mese di aprile il settimo approfondimento sul percorso di accompagnamento nella giovinezza delle Sante, Beate, Venerabili e Serve di Dio – Le guide del cammino vocazionale di Antonietta Böhm, donna dal cuore missionario. La vocazione di suor Antonietta è maturata negli anni vissuti in famiglia e poi a contatto con le FMA all’oratorio, vera fucina di vocazioni religiose salesiane. La mamma era una donna innovativa nelle sue azioni e nei suoi discorsi; fu un modello per lei specialmente per la donazione generosa e soldale. L'intero ambiente familiare favorì la maturazione 5
della fede e questa si rafforzò dopo la perdita dei genitori, quando lei era appena preadolescente in un misterioso intreccio di morte e di fecondità. Gli incontri con le prime FMA a Essen Borbeck trovarono in Antonietta un cuore aperto e in lei si risvegliò il desiderio di consegnare la vita a Dio completamente. Le suore, con il loro stile di vita gioioso e contagioso, le mostrarono come servire il Signore prendendosi cura delle ragazze da educare. La domanda posta durante un gioco certamente contribuì ad accendere in lei l’ideale di testimoniare la fede in terre lontane. Gli anni che trascorse nell'oratorio delle FMA furono importanti e decisivi per lei. In quell’ambiente trovò pure il prezioso dono della relazione amichevole con la superiora della comunità, come la stessa suor Antonietta scrisse: «... ci sentivamo come amiche». Si sentiva dunque veramente accompagnata nel suo cammino di discernimento del progetto di Dio sulla loro vita. Suor Antonietta partì come missionaria per l’America Latina, dove visse per oltre 68 anni e morì ultra centenaria, arricchita dalle esperienze dei primi decenni della sua vita. La sua caratteristica attitudine materna, la sua predilezione per i poveri e per la salvezza del mondo, l’amore ardente a Gesù, la chiamata ad essere trasparenza di Maria Ausiliatrice per essere dovunque la sua mano benedicente, tutto ciò aveva trovato basi sicure negli anni dell’adolescenza e giovinezza. Continua a leggere… Il clima mariano Animazione Mariana, aprile 2019 – Il clima mariano che favorisce le vocazioni – Dalla Circolare 636 del 24 aprile 1980 di Madre Ersilia Canta La Madonna è veramente presenza viva e operante alle origini dell’Istituto ed è sempre presente e attivamente operante in tutto il suo cammino. […] Il suo cuore materno, capace di quell’amore sconfinato creato in Lei dallo Spirito Santo, può renderci partecipi della sua maternità universale. Se vogliamo perciò lavorare con efficacia per il futuro della Congregazione, dobbiamo ridare a Maria il posto che le spetta nel nostro carisma e metterci filialmente alla sua scuola. Il Rettor Maggiore don Egidio Viganò ci ricorda che la devozione a Maria Ausiliatrice è un fattore integrante della nostra vita salesiana nella Chiesa, “perché entra a far parte della sua totalità. Non avrebbe senso, anzi sarebbe deleterio, tentare di separare la nostra spiritualità dalla devozione a Maria Ausiliatrice, così come non si può isolare, perché sarebbe assurdo, don Bosco dalla Madonna. La devozione a Maria Ausiliatrice è un elemento imprescindibile del nostro carisma…Senza una sana vitalità della dimensione mariana la nostra spiritualità ne risentirebbe in vigore e fecondità” (E. Viganò, Maria rinnova la famiglia salesiana di Don Bosco, 28-29). Queste autorevoli affermazioni ci portano a concludere che per essere se stesso il nostro Istituto dev’essere mariano e ogni Figlia di Maria Ausiliatrice per essere se stessa deve essere mariana. Spesso ci fermiamo alla penosa considerazione del calo delle vocazioni e ci domandiamo: perché ieri e non più oggi tanta fioritura? Lasciamo da parte le cause che non dipendono da noi e facciamoci una domanda: C’è ancora oggi in tutte le nostre comunità quel clima mariano che favorì ieri e favorisce, grazie a Dio, ancora oggi in vari ambienti, lo sbocciare di ferventi vocazioni? Siamo ancora sulla linea mariana di don Bosco? La cura delle vocazioni è stata nel nostro santo Fondatore una delle espressioni più efficaci della sua devozione mariana. Don Bosco viveva di fatto il motto di Giovanni Paolo II: Totus tuus, Maria. Non faceva nulla senza Maria: viveva di Maria, respirava Maria. I Salesiani, i giovani nell’oratorio di Valdocco erano 6
avvolti in un clima mariano che li pervadeva tutti: sentivano la Madonna veramente una persona viva in mezzo a loro e si rivolgevano a Lei come a una mamma nei loro bisogni materiali e spirituali. Guardando a Lei non solo fuggivano il peccato, ma si consacravano interamente al suo Cuore purissimo, donandole tutto: corpo e anima, vita e morte. Questa consacrazione è la radice da cui germinarono, si svilupparono e maturarono numerose e intrepide vocazioni. Per riflettere e pregare: Quali scelte concrete esprimono l’identità mariana della mia comunità/opera educativa? Sono attenta a cogliere e accompagnare maternamente i germi vocazionali nelle giovani e nei giovani che incontro? Esercizio spirituale: ripercorro in un colloquio con Maria la mia storia vocazionale. Quali difficoltà ho incontrato nella mia relazione con lei? Che cosa mi ha aiutato a superarle? Come posso aiutare le mie sorelle, i giovani, i laici a crescere sempre più nella fiducia in Maria? Prendo l’abitudine di affidare esplicitamente a Lei i giovani, le sorelle e tutti coloro che sono affidati alle mie cure educative e pastorali. Maria Ausiliatrice, con la tua presenza tra noi, aiutaci a vivere nelle nostre Case quel clima di paradiso proprio di Valdocco e di Mornese, che ha aperto il cuore di tanti giovani all’amore del Padre, trasformandoli in entusiasti apostoli e apostole, in sapienti educatrici ed educatori. Amen. Consigliere di Stato Roma, 17 aprile 2019 Il 17 aprile 2019 è stata resa pubblica la nomina a Consigliere di Stato della Città del Vaticano della Prof.ssa Alessandra Smerilli, Figlia di Maria Ausiliatrice e Docente ordinario di Economia Politica alla Facoltà «Auxilium» di Roma. Il suo mandato, che viene svolto collegialmente insieme ad altri consiglieri, riuniti nella Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano, è di cinque anni. Suor Alessandra che, oltre alla docenza nella Facoltà «Auxilium», ha incarichi di insegnamento in altre istituzioni universitarie, è membro del Comitato scientifico ed organizzativo delle Settimane Sociali dei Cattolici, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, ed è tra gli esperti del Consiglio nazionale del Terzo settore, organismo istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il Consigliere di Stato presta assistenza nell’elaborazione delle Leggi Vaticane e in altre materie di particolare importanza. La Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano, composta da un Consigliere generale e da cinque Consiglieri di Stato, è l’organismo che esercita il potere legislativo nello Stato della Città del Vaticano. È il dicastero che detiene l'amministrazione de facto dello Stato della Città del Vaticano, sovrintendendo alla maggior parte delle funzioni pubbliche e rappresentando lo Stato in vece del Papa. La Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice si rallegra per questa nuova nomina e ringrazia Papa Francesco per la fiducia che dona alle Figlie di Maria Ausiliatrice attraverso la scelta di uno dei suoi membri. A suor Alessandra Smerilli giunga l’augurio di «buon lavoro» da parte di tutta la Congregazione FMA. Da https://www.infonline.cgfmanet.org/it/news/2019/04/17/alessandra-smerilli-consigliere-di-stato-al- vaticano 7
Festa del Grazie 2019 San Antonio (Stati Uniti), 26 aprile 2019 Dal 15 aprile al 2 maggio 2019 la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice è negli Stati Uniti per la visita all’Ispettoria Maria Immacolata (SUO) e per la Celebrazione della Festa del Grazie Mondiale che si svolgerà a Bellflower, in California il 26 aprile 2019. Il 15 aprile, Madre Yvonne Reungoat è stata accolta in Casa Ispettoriale a San Antonio, Texas, le sono state offerte rose gialle e fatto indossare la bandana e il cappello da cowboy. L’Ispettrice, Suor Rosann Ruiz, ha affidato alla Vergine Maria la visita della Madre a cui si sono unite tutte le sorelle con il canto “O Maria Vergine Potente”. Dopo aver fatto visita alle sorelle ammalate, ha partecipato con i membri dell'ADMA, i cooperatori, le/i Exallieve/i e gli altri membri della Famiglia Salesiana e le suore alla Celebrazione del Vespro. Il 16 aprile Madre Yvonne ha fatto visita alla Comunità Educativa della Scuola Cattolica San Giacomo Apostolo a San Antonio, Texas. Gli studenti hanno accolto la Madre con gioia, con canti e danze, e come il ringraziamento per la sua presenza le hanno consegnato un dono per i più poveri. Il 17 aprile la Comunità Educativa della Scuola Maria Ausiliatrice a Laredo, nel Sud del Texas, ha dato il Benvenuto alla Madre. Al termine gli allievi dell’ottavo anno hanno presentato una Via Crucis vivente. Dopo il momento di convivialità con le Suore, i Salesiani, i docenti, il personale scolastico, le/gli Exallieve/i, le famiglie delle FMA di Laredo, i Salesiani cooperatori e i rappresentanti dei genitori, Madre Yvonne ha visitato, al confine USA/Messico, il Centro di accoglienza fondato dalla Caritas Cattolica per l’accoglienza degli immigrati in viaggio per unirsi alle loro famiglie negli Stati Uniti. La Madre continuerà la sua visita incontrando le sorelle, i gruppi della Famiglia Salesiana, gli allievi, i giovani ed educatori e visiterà le diverse opere presenti nell’Ispettoria Maria Immacolata. Il 26 aprile 2019 a Bellflower, in California sarà celebrata la Festa del Grazie Mondiale "«A te le affido» «Date a me le vostre stanche, povere, sofferenti folle, strette le une alle altre, immensamente desiderose di respirare libere»”. Per prepararci a celebrare, tutti, la Festa della riconoscenza Mondiale alla Madre e ringraziare per l'incessante dono ai giovani, all’Istituto e alla Chiesa, ecco alcuni link: Da https://www.infonline.cgfmanet.org/it/news/2019/04/20/visita-di-madre-yvonne-reungoat-negli- stati-uniti Grazie della Madre San Antonio (Texas), 26 aprile 2019 Grazie della Madre per la Festa della Riconoscenza Mondiale 2019 – Il 26 aprile 2019 a Bellflower, in California è stata celebrata la Festa del Grazie Mondiale “«A te le affido» «Date a me le vostre stanche, povere, sofferenti folle, strette le une alle altre, immensamente desiderose di respirare libere»”. La Madre Generale dell’Istituto delle 8
Figlie di Maria Ausiliatrice in risposta alla Celebrazione Festa della Riconoscenza 2019 vissuta e agli auguri ricevuti ha scritto un Messaggio di Grazie di cui si riporta il testo integrale. «Carissime sorelle, vi raggiungo con gioia oggi, nel primo giorno di maggio, tempo che ci prepara alla solennità di Maria Ausiliatrice, per dirvi con tutto il cuore il mio grazie per la vostra partecipazione alla Festa Mondiale della Riconoscenza vissuta quest’anno a Bellflower (California) il 26 aprile scorso. Con grande commozione ho percepito la presenza di tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice del mondo, delle giovani in formazione, dei membri della Famiglia salesiana, delle comunità educanti, dei bambini e delle/i giovani, dei rappresentanti della Chiesa locale e delle molte persone che, in modi diversi, hanno partecipato a questo evento annuale con senso di appartenenza, con entusiasmo, con spirito di famiglia e con gioia. Sono grata, in particolare, alle Ispettrici venute da diverse Ispettorie e che con la loro presenza hanno rappresentato tutte le Ispettorie del mondo. È stato un bellissimo segno di unità e di comunione che apre il nostro sguardo ad ampi orizzonti, a “frequentare il futuro”, secondo l’espressione cara a Papa Francesco, con speranza e fiducia. Desidero esprimere nuovamente la mia gratitudine all’Ispettrice Suor Rosann Ruiz e alle sorelle dell’Ispettoria Maria Immacolata degli Stati Uniti per aver preparato e realizzato in modo meraviglioso questa Festa in collaborazione con giovani e laici. È stata una significativa testimonianza di un’esperienza vissuta in piena sinergia nella quale ognuna/o ha potuto esprimere con competenza le proprie potenzialità: è uno dei doni che ho “ricevuto” in questa stupenda e indimenticabile giornata! Il tema della Festa che ci è stato proposto, con coraggio e profonda carica di umanità, ha coinvolto le comunità educanti intorno al fenomeno delle migrazioni che è per tutti una sfida da accogliere con spirito evangelico e salesiano: «A te le affido». Posso dire che questo coinvolgimento è andato oltre i confini delle singole realtà per abbracciare il modo intero. Siamo una bella e grande famiglia ricca di notevoli possibilità da mettere a servizio di fratelli e sorelle in situazioni di precarietà, di povertà, di disagio, specialmente verso quei giovani che attendono gesti di affetto, di comprensione, di ascolto. È una missione da vivere con cuore missionario, nella certezza che ogni gesto donato è una opportunità per annunciare che Gesù è vivo, è con loro, li ama e li vuole felici. A tutti esprimo un profondo grazie per la ricca e abbondante preghiera, per i numerosissimi messaggi inviati che ho molto gradito, per l’affetto verso di me e che ho interpretato come sentimento rivolto ad ogni Figlia di Maria Ausiliatrice presente nei cinque Continenti. Ringrazio anche per il generoso contributo in denaro che mi è stato offerto e, come ho già annunciato, verrà utilizzato per particolari necessità dell’Istituto e per sostenere la nuova comunità al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Comunità formata da sorelle provenienti dalle Ispettorie appartenenti alle Conferenze Interispettoriali CIMAC e NAC e, dunque, comunità interculturale che, in collaborazione con altre Istituzioni, sarà luogo di accoglienza e di formazione per giovani migranti. Auguro che in ogni realtà comunitaria ci sia la disponibilità per individuare strade possibili e innovative per dare continuità all’esperienza vissuta nella giornata della gratitudine. Sarà un segno tangibile che qualcosa di nuovo sta nascendo e che porterà frutti di bene in tutto il mondo, in particolare per le giovani e i giovani e, credo anche, motivo di fecondità vocazionale. Il 24 maggio sarò a Torino per la solennità di Maria Ausiliatrice e a lei consegnerò il mio grazie perché, con l’intensità e la tenerezza del suo cuore di Madre, ve lo faccia avere personalmente. Vuol essere questo un gesto per ricambiare con grande affetto il grazie reciproco. Mi sentirò in comunione con tutto l’Istituto nel celebrare la festa di san Domenico Savio e di madre Mazzarello. Con fiducia chiederò, anche a nome vostro, di ottenerci nuove e generose vocazioni: giovani decise/i a seguire Gesù incondizionatamente e ad annunciare con gioia ad altri giovani il Vangelo della vita! Sentiamoci vicine con la preghiera alle popolazioni colpite dai recenti atti terroristici nello Sri Lanka e, purtroppo, in tante altre parti del mondo. Gesù risorto tenga viva in tutti la speranza e sia sostegno alle persone che con grande generosità, e non senza sacrificio, offrono il loro aiuto con gesti concreti di solidarietà e vicinanza spirituale. A ciascuna 9
rinnovo con tutto il cuore il mio grazie. Dio vi benedica. Suor Yvonne Reungoat FMA – Superiora Generale Da https://www.cgfmanet.org/21.aspx?lingua=1&sez=21&sotsez=1&detsotsez=1&doc=17022101 Novena mondiale a Maria Ausiliatrice Roma, 2 maggio 2019 (ANS) Visto il successo dello scorso anno, si ripete anche in questo 2019 l’esperienza della novena mondiale a Maria Ausiliatrice, con testimonianze sulla santità della Famiglia Salesiana e il commento del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco, Don Ángel Fernández Artime. L’iniziativa, lanciata per la prima volta nel maggio del 2018, a motivo del 150° anniversario di consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, viene ripetuta anche quest’anno, che ha visto celebrarsi il 150° anniversario di fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice e che ha già in programma nel prossimo mese di novembre l’VIII Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice (a Buenos Aires, Argentina). Se l’anno scorso il tema guida erano i sogni di Don Bosco, quest’anno la novena approfondisce “le beatitudini della Famiglia Salesiana”, presentate del Rettor Maggiore alle ultime Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana. In questo modo la novena, oltre ad essere un omaggio a Maria Ausiliatrice e uno strumento di unità devozionale tra i tutti gruppi della Famiglia Salesiana, rilancia ancora il tema centrale della Strenna 2019: la santità del quotidiano. La struttura della novena prevede per ogni giorno un video diverso, nel quale verranno presentati: - una delle beatitudini salesiane; - un motto riferito al Magnificat di Maria; - una testimonianza da parte di un membro della Famiglia Salesiana su una figura di santità salesiana; - il commento del Rettor Maggiore; - la preghiera finale. I video della novena saranno resi disponibili in sei lingue (italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese e polacco) su vari canali: il sito sdb.org, il canale ANS su YouTube, e la pagina Facebook di ANS. L’inizio è previsto, ovviamente, per il 15 maggio prossimo L’iniziativa della Novena a Maria Ausiliatrice è promossa dal Rettor Maggiore, con il sostegno del Dicastero per la Comunicazione Sociale, e realizzata da ANS, in collaborazione con “IME Comunicazione”. Ai testi hanno collaborato don Bruno Ferrero, SDB, Direttore del Bollettino Salesiano italiano, don Carlo Cassatella, SDB, e Antonella Colucci. I video della novena, insieme ai testi – che saranno anch’essi condivisi, attraverso il sito di ANS – potranno essere utilizzati per la preghiera e per l’animazione nelle comunità, nelle parrocchie e in tutti i centri della Famiglia Salesiana nel mondo. Su ANSChannel è già disponibile un video di presentazione della novena (in italiano). Da http://www.infoans.org/sezioni/notizie/item/7903-rmg-la-novena-mondiale-a-maria-ausiliatrice- edizione-2019 10
CII Liberi per la fraternità CII, 3 aprile 2019 – Dalla proposta pastorale per le comunità SDB-FMA 2018-19 – Lectio biblica “Breve trattazione sulla libertà cristiana” – 1Cor 8,1-13 La comunità di Corinto, come qualsiasi altra comunità cristiana sorta dal primo sforzo missionario nel mondo greco-romano, si imbatteva in difficoltà, nella sua convivenza interna, a causa dell’influsso che credenze e costumi dell’ambiente pagano avevano sui suoi membri. Il problema delle carni immolate agli idoli costituì indubbiamente una grave fonte di tensioni fin dai primi giorni. Oggi ci risulta difficile immaginare il pericolo che per la nascente vita in comune dei nuovi cristiani costituiva la questione degli “idolotiti”. Una gran parte della carne che si vendeva nei mercati era stata oggetto di culto nei templi pagani. La provenienza sacrificale di quella carne metteva i credenti di fronte al dilemma di accettare inviti di amici e famigliari pagani, non rinunciando alla convivenza con essi, oppure evitare una famigliarità che inevitabilmente li portava ad una emarginazione sociale. Le soluzioni che, a livello personale, si davano per questa situazione creavano tensioni, persino scandali, all’interno della comunità. L’obiezione a mangiar carne sacrificata nasceva da un diluito paganesimo idolatrico, non ancora superato da alcuni cristiani. Altri, in cambio, appoggiati sulla loro fede nell’unico Dio, seppero liberarsi da tale ripugnanza e testimoniare concretamente la libertà di fronte agli idoli che la fede cristiana concede al credente. La libertà del credente (1Cor 8,1-3). Paolo riconosce la legittimità del comportamento dei “forti”. Il timore superstizioso di entrare in contatto con la divinità mediante qualcosa che era stata consacrata ad essa, era infondato per chi confessa come unico Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Curiosamente l’apostolo non nega l’esistenza di altri dei e signori. Rifiuta di concedere loro un riconoscimento ed una obbedienza che solo tocca a Dio, da cui tutto procede, ed al Signore Gesù, l’unico mediatore della creazione e della salvezza. La fede, radice della sua libertà (1Cor 8,4-6). Questo “sapere” cristiano è alla base della libertà del credente. Sapersi originato e finalizzato in Dio Padre, creato e ricreato mediante l’intervento di un unico Signore, libera dal timore verso qualsiasi potenza superiore e dalla sottomissione a qualunque padrone che pretenda obbedienza. Tale “conoscere” cristiano rivela il mondo come creatura, e gli uomini come servi di Cristo. Non vi è potere alcuno nella creazione che possa chiedere o aspettarsi culto da parte di un credente. La dissacrazione di quanto in cielo ed in terra non è Dio ne è la conseguenza. Una forza così liberatrice dovrebbe consolarci. Chi crede in Dio Padre, origine e meta della sua esistenza, non può aver paura di nulla e di nessuno, fatta eccezione per Dio, che è il Padre che ci ha immaginato e che vuol ricrearci. Il servo del Signore Gesù, intermediario della sua esistenza e della sua rinascita, non deve obbedienza a nessun altro signore. Né il mondo né gli uomini, poteri invisibili o potenze concrete, sono degni di rispetto né meritano essere temuti. Qui risiede la forza che libera anche da dei e padroni, la cui realtà è innegabile, una forza che proviene dal riconoscersi fedeli a un solo Dio e servi di un unico Signore. Una forza così liberatrice, però, dovrebbe anche infonderci timore! Il credente non ha nessun posto al mondo né nessun potere tra gli uomini capaci di sottrarlo alla sua destinazione, che è Dio Padre, né al suo Signore, che è Cristo Gesù. Disubbidire loro si paga non con nuove servitù, ma con la perdita di un Padre e di un Salvatore. Sapere che si è conosciuti, motivo del sapere credente (1Cor 8,1-3). Ciò nonostante, non è di questa consapevolezza della propria liberazione che Paolo intende parlare qui. Se 11
c’è qualcosa che abbonda presso i corinzi è proprio la loro capacità di discernimento spirituale ed il vissuto della loro libertà cristiana. Anche prima di dar ragione al gruppo che viveva con maggior coerenza la propria fede nell’unico Dio, ha ricordato loro un principio più fondamentale, più decisivo ancora che quello di sapere che si è liberi dagli dei: il cristiano è servo del fratello con cui condivide fede e vita. Una conoscenza di Cristo che non porti al riconoscimento del prossimo non è autentica per il cristiano. Il sapere che non costruisce comunità è superbia umana. Conoscere Dio non significa comprenderlo, ma sapere che si è compresi da Lui. Conoscerlo presuppone riconoscerlo come Dio; sentirsi grato perché ci si sente graziati. Conoscere Dio proviene non dallo sforzo intellettuale del credente, ma dall’operato sorprendente e meraviglioso dell’unico Dio, un Padre che pensò a noi prima che noi pensassimo a Lui e ci ha ‘concepito’ molto prima che fossimo concepiti. Siamo stati nel suo cuore prima che Egli fosse sulle nostre labbra. Prima di amarlo, siamo stati amati da Lui. Essendo prodotti dell’amore divino, la conoscenza cristiana del credente è un semplice riconoscimento. A volte accumuliamo concetti su Dio senza riuscire a sentirci amati da Lui! Pensiamo che è migliorata la nostra formazione perché siamo un po’ più informati. Conoscere Dio non implica sapere molte cose su di Lui, ma sapersi voluti, e bene, da Lui. Questo riconoscerci oggetto della benevolenza divina è la base cristiana del sapere e solo questa conoscenza costruisce comunità. Non dovremo meravigliarci se le nostre comunità non riescono a testimoniare in modo credibile l’amore di Dio, se non si arriva al dialogo interpersonale, se non abbiamo il coraggio di confidarci con coloro che, come noi, condividono conoscenza ed esperienza dello stesso Dio. Abbiamo nozioni d’avanzo, ma ci manca esperienza di Dio. Gli sforzi che facciamo per capire Dio e comprendere la sua logica, afferrare le sue ragioni e scoprirne la presenza, ci stanno privando del saperci amati, compresi. A forza di voler rinchiudere Dio nella nostra mente e cercare di tenerlo sulle nostre labbra, perdiamo l’occasione di sentire che siamo nel suo cuore e tra le sue mani. L’unica conoscenza cristiana che costruisce comunità, che la edifica, è sapere dell’amore che Dio ha per noi. Come sarebbe facile vivere in comune riconoscendoci tutti e ciascuno oggetto dell’amore personale di Dio! Il fratello debole, limite della libertà cristiana (1Cor 8,7-13). Il fatto che in una comunità non tutti abbiano raggiunto lo stesso livello di maturazione cristiana obbliga i più “saggi” a prendere consapevolezza che sono responsabili nei confronti dei più “deboli”. Chi, non ancora conquistato dalla propria fede, trova scandaloso fare uso della libertà concessagli, dev’essere rispettato nella sua coscienza. La liberazione da antiche schiavitù non può convertirsi in pietra di scandalo per i più deboli. La libertà cristiana ha la sua frontiera nel fratello meno preparato a viverla. Per quante ragioni abbiamo, per tanto liberi possiamo sentirci, per quanto esperti possiamo crederci, la validità delle nostre motivazioni, la legittimità della nostra libertà, l’autenticità delle nostre conoscenze si radicano nel rispetto e nell’attenzione verso il fratello meno forte, meno libero, meno esperto. Occorre prendere sul serio l’avvertimento di Paolo quando indica i limiti della sua libertà proprio a chi riconosce che è nella verità. Può anche darsi che chi impedisce lo sviluppo di una autentica libertà, nata dalla fede in Dio e nel servizio del Signore, sia una persona non ancora matura, ancora legata al suo passato errore e ai suoi idoli. Basta, però, sapere che si tratta di un fratello che può cadere perché invidia la nostra vera libertà. Non vi è conoscenza né liberazione alcuna che possano portarci a ignorare le ragioni di chi non è giunto al nostro grado di maturazione cristiana, e che possano esonerarci dal prendere in considerazione i suoi scrupoli. La libertà cristiana non può diventare motivo di scandalo. Smette di essere fratello chi ama tanto la propria libertà da mettere in pericolo la salvezza del suo prossimo. Una liberazione che ha la sua origine nella morte di Cristo non deve condurre alla morte del cristiano. Poiché questa libertà non è stata frutto di sforzo personale, essendo stata concessa gratuitamente, può essere gratuitamente sacrificata a favore della libertà del fratello. Sentirsi libero contro o verso il fratello che è ancora schiavo dei propri pregiudizi significa attentare contro quella stessa libertà ricevuta come grazia. Meglio la rinuncia alla libertà cui abbiamo diritto, che condannare il fratello per cui Cristo è morto. La salvezza del debole può esigere la rinuncia del forte all’esercizio della legittima libertà, quella che scaturisce da una fede salda. Nella vita comunitaria e nella azione apostolica, non di rado si pecca contro il fratello, mostrandoci più forti, più saggi, più liberi! Ci atteggiamo a migliori trascurando il rispetto delle coscienze di quanti convivono con noi. Arriviamo a volte al punto di fare dello “scandalo” una tattica di urto 12
nell’evangelizzazione. A forza di non prendere in considerazione le obiezioni del fratello, i suoi dubbi e la sua immaturità, non facendo caso alle sue paure infondate e senza comprendere la sua incapacità a sentirsi libero come noi, l’abbiamo spinto a vivere contro la sua coscienza e contro il suo Dio, schiavo dei suoi scrupoli e colpevole davanti al suo Signore. Il credente in Cristo, l’apostolo di Dio, è sempre disposto ad essere un po’ meno libero pur di essere un po’ più fraterno, disposto a non schiacciare il fratello col proprio sapere e soffocarlo nella propria libertà, se in tal modo può salvarlo dal tradire la sua coscienza e il comune Signore. Da tutto e da tutti ci ha liberati Cristo, meno dal fratello debole. La sua coscienza, anche se erronea, definisce e marca il limite della libertà cristiana. Per rispettare il fratello fragile e insicuro Dio ci ha fatti liberi. Assemblea CII 2019 Roma, 20 aprile 2019 – Alle COMUNITÀ educanti d’Italia Carissime sorelle e membri delle Comunità educanti, l’approssimarsi dell’Assemblea della Conferenza Interispettoriale Italiana 2019 che si svolgerà a Torino dal 10 al 12 maggio ci porta, come sempre, a sollecitare l’apporto delle FMA e dei laici (Cf Statuto CII, art. 9 comma 4) perché sia un tempo di cui tutti si sentono partecipi al di là della presenza fisica. Il tema che affronteremo, “Comunità sinodali #profeziadimissionarietà”, nasce dall’intreccio dell’Esortazione post-sinodale che da poco ci è stata consegnata: “Christus vivit” e dalla Lettera circolare in preparazione al CGXXIV. Pertanto, se come membri delle comunità educanti volete contribuire ad arricchire la ricerca e l’individuazione dei passi che accompagneranno il cammino dell’Italia per l’anno 2019-2020, vi invito ad inviare il vostro contributo compilando un rapidissimo modulo che trovate on line al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSepBYZdWkdE314T0aSYTyJEuRZ62PvffRjqM0nWFttZa7xvD w/viewform Servono pochi minuti di riflessione per offrire il proprio apporto! È importante che la compilazione avvenga entro e non oltre il 30 aprile 2019. La domanda proposta nel modulo naturalmente può essere anche utilizzata, se lo si desidera, per una condivisione comunitaria. Sono graditi naturalmente anche altri apporti sia personali che comunitari che possono rendere sempre più significativo il cammino dell’Italia e che potete inviare a Sr. Anna Razionale (ciofs.presidente@fmaitalia.it) sempre entro il 30 aprile. Spero tanto che ogni membro delle nostre comunità educanti si senta coinvolto in questo cammino! Durante l’Assemblea ci sarà anche la possibilità di seguire alcuni momenti di svolgimento della stessa. Vi daremo le indicazioni necessarie. Mentre, in prossimità della festa del Grazie, intensifichiamo la preghiera per la nostra Madre come segno di Gratitudine per il suo servizio sereno e instancabile, ci siano di incoraggiamento per il cammino quotidiano le sue parole: “Le nostre comunità educanti, fedeli al carisma che le anima, sono chiamate ad essere profetiche perché generatrici di vita e di vita nuova” (Circ. 986). E questa “vita nuova” nasce dal vivere intensamente l’esperienza della Risurrezione! Vi auguro una gioiosa Pasqua! Un caro saluto Sr. Carla Castellino – Presidente CII 13
ISPETTORIA Visita Canonica La Spezia,19 aprile 2019 ITINERARIO DELLA VISITA CANONICA di Suor Maria Assunta Inoue all’Ispettoria “Madonna del Cenacolo” Emiliana Ligure Toscana – (ILS) dal 14 febbraio al 28 maggio 2019 La Visita Canonica alle case della nostra ispettoria continua. Sr. Maria Assunta si trova in questi giorni a La Spezia per il Triduo e la festa di Pasqua. Riprenderà la Visita Canonica il 22 aprile presso la comunità di Lugagnano! Ecco le tappe dell’itinerario nei mesi di aprile e maggio: APRILE 22-27 Lugagnano 28 Festa del Grazie a Livorno Santo Spirito 29-4/3-5 Bologna Maria Ausiliatrice MAGGIO 4-7 Bologna Corticella-Cento 8-10 Rimini 11-13 Lugo 14-18 Bibbiano 19-21 Formigine 22-24 La Spezia: adempimenti finali 25 Incontro con l’Ispettrice 26 Assemblea finale a La Spezia 27-28 Consiglio Ispettoriale 28 Conclusione della Visita e Partenza per Roma Una gioia che… Livorno – Istituto Santo Spirito, 28 aprile 2019 – Una gioia che… lascia impronte! Nella città di Livorno e precisamente presso l’Istituto Santo Spirito, abbiamo festeggiato l’annuale festa del Grazie della Comunità Educante Ispettoriale. Presenti più di 310 FMA, laici, ragazzi, bambini, giovani, famiglie e rappresentanti della Famiglia Salesiana, parenti e amici, genitori delle Juniores, provenienti da tutte le comunità dell’ispettoria: riuniti insieme per dire grazie alla Visitatrice sr. Maria Assunta Inoue e a sr. Carla Castellino, la nostra ispettrice; per dire grazie a tutti e a ciascuno; per dire grazie al Signore. Il tema della festa “Una gioia che… lascia impronte!”, proposto dalle Novizie provenienti da Roma, in 14
linea con la Strenna 2019 “La santità anche per te”, è stato anche il titolo del Musical preparato per raccontare la storia di una Figlia di Maria Ausiliatrice della nostra terra, la Venerabile sr. Teresa Valsè Pantellini. Le novizie hanno saputo rappresentare in modo fresco e giovane la vita di questa nostra sorella, ricca e nobile di nascita, che ha scelto irrevocabilmente di stare dalla parte dei giovani più poveri. Una proposta molto bella, con riflessioni ricche e profonde e un utilizzo creativo della tecnologia. L’occasione ha permesso di festeggiare le sorelle che in questo anno ricordano l’anniversari di 25, 50, 60, 70 anni di professione religiosa. La giornata si è svolta in tre momenti: - Nel SALONE dell’Istituto. Il saluto della due direttrici Livornesi: sr. Teresita Osio direttrice della casa Santo Spirito e sr. Barbara Noto direttrice della casa Maria Ausiliatrice. Ai saluti sono seguiti: la proposta del musical preparato dalle novizie, i ringraziamenti di sr. Maria Assunta e di sr. Carla. Sr. Maria Assunta ha donato alla comunità ispettoriale calice – pisside – ampolline in ceramica con dipinti i simboli di Mornese: la finestrella della Valponasca, la vite e l’acqua. A sr. Carla e a sr Assunta, le comunità di Firenze e di Carrara hanno donato un bel mazzo di fiori. La mattinata in salone si è conclusa con il canto su Madre Mazzarello “Oltre quella finestra”, scritto da un gruppo di giovani a Mornese in un incontro del Gruppo Ricerca, cantato dalle giovani stesse, dalle Juniores e dalle novizie. - Nella grande CHIESA dell’Istituto, in cui si conserva la statua di Maria Ausiliatrice che nel 1948 ha mosso gli occhi, molto ben preparata e allestita da sr. Grazia, abbiamo vissuto la celebrazione Eucaristica presieduta dal vicario ispettoriale don Francesco Marcoccio (Ispettoria SdB Italia Centrale) e concelebrata dal parroco padre Roberto. La Messa è stata vivacemente animata dal coro dell’Oratorio “Mondo Giovane, diretto da Matteo Pantani. Al termine della Messa sr. Maria Assunta e sr. Carla hanno ricordato tutte le FMA che quest’anno festeggiano 25, 50, 60, 70 anni di professione religiosa e consegnato alle presenti un piccolo dono. - La condivisione del pranzo nei CORTILI dell’istituto. Un pranzo molto ben preparato da sr. Silvia e collaboratori, ben organizzato nella distribuzione e ben pensato nell’attenzione all’ambiente e al riciclo dei materiali. Il clima sereno e fraterno messo un po’ alla prova dal tipico vento livornese, l’ottima organizzazione, la cordialità dell’accoglienza, hanno reso particolarmente piacevole questa ultima sosta. Dopo il pranzo alcuni coraggiosi hanno fatto due passi fino alla Terrazza Mascagni, molti si sono dedicati alla conversazione e tanti altri hanno colto l’occasione per andare a salutare le sorelle anziane che vivono nella casa. Ringraziamo in modo particolare la Comunità Educante dell’Istituto Santo Spirito che ci ha accolto, abbiamo visto tante FMA (sr. Teresita, sr. Carmen, sr. Marida, sr. Maria, sr, Martina, sr. Silvia per nominarne alcune…), darsi da fare per allestire l’ambiente, per porre attenzione alle persone perché non mancasse nulla. Abbiamo visto anche tanti laici e giovani prendersi cura dei presenti con semplicità e discrezione, e certamente tanti hanno collaborato e lavorato dietro le quinte. Un grazie a tutti per la disponibilità, l'organizzazione, l'accoglienza e l'attenzione a tante piccole cose: - la cura nel seguire dal punto di vista tecnico le novizie 15
- l'attenzione nell'accoglienza delle novizie, delle Juniores, delle giovani e di tutte le persone che sono arrivate - la cura nella preparazione del pranzo e nell'attenzione all'ambiente - l'organizzazione degli ambienti interni ed esterni, gli addobbi, la preparazione della Chiesa - il coinvolgimento di tante persone e della comunità stessa - le indicazioni e i doni preparati e offerti a tutti i partecipanti. Le foto della festa si possono vedere sulla pagina Facebook Ispettoria Madonna del Cenacolo. CASE Per fede o per chi? Parma, 1-5 aprile 2019 Termina oggi la settimana comunitaria vissuta dai giovani del gruppo "SambeGiò" di Parma! Sono i giovani (5° superiore e universitari) del San Benedetto, che svolgono anche vari servizi all'interno dell'opera come animatori, educatori e catechisti. In uno degli incontri, che normalmente si sono svolti due sere al mese, i ragazzi hanno lanciato la sfida di fare una settimana comunitaria. I loro educatori (un SDB, una coppia di giovani sposi e una FMA), hanno accolto questa proposta e si sono adoperati per prepararla nella sua organizzazione. Il tema? "Per fede o per chi?" Abbiamo iniziato il lunedì con il lancio del tema con un film tratto da una storia vera: "La battaglia di Hacksaw Ridge": è il racconto della vita di un ragazzo americano che sceglie di andare in guerra per servire la patria (siamo nel periodo della seconda guerra mondiale), ma senza impugnare le armi, come medico del suo battaglione. Riuscirà a salvare 75 vite dei compagni rimasti sul campo di battaglia mentre gli altri si erano dati alla ritirata. Tutto quello che ha compiuto è stato sostenuto da una grandissima fede. Il secondo giorno abbiamo passato una serata di fraternità con chiacchiere, tisane e giochi; presente con noi anche l'Ispettore don Giuliano. Terza e quarta sera si sono svolte nel confronto, partendo dal film, su questo grande tema della fede, le condivisioni sono state molte, profonde e vere. La giornata, oltre agli impegni normali di scuola superiore, università o il lavoro, ha avuto come altri momenti fissi e comuni quelli della preghiera: al mattino la Messa nella cappellina delle suore con la comunità FMA, alla sera Vespri con la comunità SDB e ogni incontro è terminato con la preghiera di Compieta. Punti fissi che i ragazzi hanno, giorno per giorno, anche richiesto e atteso. Stasera terminerà questa inedita esperienza con la via Crucis pensata proprio per loro, con brani scelti da testimonianze di immigrazione, altre situazioni limite e tratti dal testo "La passione secondo Barabba", edito dai ragazzi di Arese. Insomma, una settimana comunitaria dal sapore di casa, di preghiera, di scambi, di attenzione reciproca, di risate...di fraternità! Sr. Laura Siani 16
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