Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
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Sommario Per Boris Pahor ........................................................... 3 Il professor Nabokov e il paradiso ........................... 4 di Francesco Carbone presentano Là dove dormono i Dogi ......................................... 7 di Roberto Curci La storia, che passione! ............................................. 8 BORIS PAHOR di Fulvio Senardi SCRITTORE SENZA FRONTIERE Il padre italiano del teatro di regia ....................12 A cura di di Paolo Quazzolo Walter Chiereghin e Fulvio Senardi Alla scuola di Strehler ............................................14 di Walter Chiereghin Come affrontammo il colera ...............................17 di Gabriella Ziani ... e prosa di Tommaso Di Francesco .................21 di Marinella Salvi I fratelli della poesia ................................................22 di Roberto Curci George Orwell socialista .......................................24 di Sabrina Di Monte Nelida Milani in tre volumi ....................................26 di Maurizio Casagrande Il genio e il sovrano .................................................28 STUDI, INTERVISTE di Luigi Cataldi E TESTIMONIANZE Un buon uso della vita .............................................30 CON CONTRIBUTI DI di Sandro Pecchiari Dante, un’amicizia e il nazismo ..........................32 Cristina BATTOCLETTI, Cristina BENUSSI di Francesco Carbone Martin BRECELJ, Francesco CARBONE Sfogliare la serenità .................................................35 Riccardo CEPACH, Walter CHIEREGHIN di Anna Calonico Gianni CIMADOR, Martina CLERICI Sotto la Croce del Sud ............................................36 Marij ČUK, Roberto DEDENARO di Diego Zandel Poljanka DOLHAR, Elvio GUAGNINI Per Antonio Fogazzaro ...........................................38 di Alberto Brambilla Fabienne ISSARTEL, Dušan JELINČIČ La città di Corrado Premuda ................................40 Marija KACIN, Miran KOŠUTA di Gianni Cimador Alessandro MEZZENA LONA, Marija PIRJEVEC La quinta mano ........................................................42 Vilma PURIČ, Ligi ROBERTO di Luisella Pacco Tatjana ROJC, Paolo RUMIZ “Aperto” Palazzo Farnese .......................................44 Fulvio SENARDI, Maja SMOTLAK di Muriel Peretti Per caute sopravvivenze ........................................46 Pietro SPIRITO, Mary B. TOLUSSO di Malagigio
PER BORIS PAHOR EDITORIALE EDITORIALE sommario di Walter Chiereghin Nella scorsa primavera mi posi il libro probabilmente più importante scrit- informazioni web problema di riservare uno spazio in que- to nella città di Svevo e di Saba nella se- di arte e cultura ste pagine a Boris Pahor in occasione del conda metà del secolo passato. a distribuzione gratuita suo centoottesimo compleanno, che cade E al mio articolo, che si avviava nella n. 71 il 26 agosto. La cosa più banale sarebbe mia mente a divenire ipertrofico, sarebbe luglio/agosto 2021 stata un mio articolo, una facciata o me- mancata ancora la storia del mio perso- glio due che ponessero in evidenza i me- nale rapporto con Pahor, nato faticosa- Direttore: riti letterari e civili acquisiti dall’anziano mente in occasione di una lunga inter- Walter Chiereghin scrittore. Avrei potuto scrivere di una vista del 2006 cui ne sarebbero seguite storia che lui ebbe modo di attraversare altre, con numerosi colloqui privati e Posta elettronica: scontrandosi fin da bambino con una so- altrettanti incontri pubblici, tra cui, per info@ilponterosso.eu cietà incomprensibilmente ostile e vio- me memorabile, uno del 2008 nell’aula lenta, che si avviava a negare molti dirit- magna della Scuola Interpreti straripante Per l’invio di ti delle minoranze, primo tra tutti quello di folla, in quello che era stato e tornerà comunicati stampa: di usare la propria lingua, riducendo quel ad essere il Narodni dom. Questo rap- press@ilponterosso.eu bambino – e un’intera comunità – a una porto personale tra noi due, nato sotto sostanziale afasia e quindi a una margi- il segno di una reciproca diffidenza, si è impaginazione: nalità senza rimedio. presto sciolto in qualcosa di assai simile Hammerle Editori e Avrei anche potuto dire degli anni a un’amicizia che, naturalmente, non fi- Stampatori in Trieste del suo riappropriarsi di un’identità per- nisce mai di onorarmi. Via Maiolica 15/a sonale attraverso la frequentazione della Mi resi presto conto che il mio va- 34125 Trieste lingua e della cultura cui apparteneva, e gheggiato articolo non avrebbe mai avu- poi magari della resistenza al regime fa- to la possibilità di contenere tutte queste scista ormai in stato preagonico, e anco- cose, e allora cominciai a chiedere aiuto, ra dell’esperienza terribile dei Lager, dai dapprima agli amici più vicini, poi al- In copertina: quali pure era riuscito a venir fuori, mi- largando sempre più il cerchio di quello Gabry Benci nato nel fisico ma non certo nello spirito, che nelle mie intenzioni avrebbe dovu- Ritratto di Boris Pahor in una sua primavera difficile di libertà to essere un numero speciale di questa collage (2012) riacquistata, col conforto di una giovane rivista. Anche questa idea si rivelò ben donna, con l’immersione nella cultura di presto insufficiente, perché ad ogni porta una Francia che si avviava a diventare alla quale bussai mi fu risposto con un per lui una seconda (o terza?) patria. entusiasmo che mi ha sinceramente sor- E poi al mio articolo sarebbe manca- preso, tanto che ne è scaturita l’idea di to il più: gli anni della scrittura, un intel- raccogliere saggi e testimonianze in un lettuale ancora giovane, che completava libro, che abbiamo pensato di realizzare con la laurea il suo percorso formativo assieme alla casa editrice Mladika, che (ma la sua autentica formazione era tran- accolse subito la mia proposta. Il libro sitata per vie ben distanti dalle aule uni- che ne è uscito, Boris Pahor. Scrittore versitarie), avviandosi a diventare – in un senza frontiere, realizzato assieme a Na- agitato dopoguerra triestino – uno scrit- dia Roncelli e a Fulvio Senardi, è frutto tore e poi un grande scrittore. E neces- di questa non usuale coedizione e rap- sariamente lo spazio concesso dal Ponte presenta, grazie al comune impegno di rosso avrebbe dovuto allargarsi ancora, a intellettuali italiani e sloveni, una tappa contenere le vicende personali, culturali significativa nella bibliografia in italiano e politiche di ben più che mezzo seco- riguardante il Nostro. Sarà anche, sem- lo, per raccontare della fama letteraria plicemente, un regalo per i suoi cento- acquisita altrove, essendo la sua città e otto anni. l’intero Paese colpevolmente indifferenti Buon compleanno, Professore, e gra- a quanto avveniva dall’altra parte della zie di tutto! Vse najboljše za rojstni dan, strada, fino a negare per decenni l’oppor- tunità di tradurre in italiano Necropoli, il dragi Profesor, in najlepša hvala za vse, kar ste nam dali. Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA N. 71 - luglio/agosto 2021 3
SAGGI IL PROFESSOR NABOKOV E IL PARADISO sommario di Francesco Carbone «Sono un professore troppo poco ac- scrive nel bellissimo Congedo alle sue cademico per insegnare cose che non mi Lezioni di letteratura, Adelphi 2018, già piacciono. Ho una grande voglia di ridi- Garzanti 1982); fa rizzare i peli sulle brac- mensionare Dostoevskij.» cia, lo si sente tra le scapole risalire fino al cervello; mentre «il cuore è un lettore «Datemi il lettore creativo: questo è un singolarmente stupido» (Intransigenze, racconto per lui.» Adelphi 2015). Si potrà dare un voto al (Vladimir Nabokov, Lezioni di lettera- corpo dello studente che gode di un rac- tura russa) conto di Cechov? – Eppure, antico enig- ma, un’educazione al godimento è pos- Pura goduria. Le Lezioni di letteratura sibile: «incominciamo a goderci un altro russa di Vladimir Nabokov (Adelphi 2021) capolavoro», inizia la lezione su Madame fanno fare pace con il mondo: certo saran- Bovary; è una resa alla bellezza: «ci arren- no tenute lontane da tutte le scuole, dove la diamo alla voce di Dickens: tutto qui» (Le- letteratura è usata per ammaestramenti mo- zioni di letteratura): si potrà dare un voto rali, questionari a crocette ed esercizi di ba- a questa resa? nale anatomia che fanno di qualunque cosa Non meno di una partita di calcio per viva un cadavere buono per i discorsi più l’intenditore, il godimento letterario è una edificanti. Lì tutto s’insegnerà tranne che a questione di sapienza della struttura e di Vladimir Nabokov godere, esperienza la più rara e aristocrati- dettagli, di crescente intimità dei sensi ca di fronte alla bellezza: evento non misu- con l’oggetto della nostra ammirazione: rabile con griglie di valutazione, indicatori «lasciate che vi dia un suggerimento pra- e descrittori – come sono stati addestrati a tico: la letteratura, la vera letteratura, non chiamarli i prof – che faranno cavare un dev’essere ingurgitata come una sorta di po’di sangue dalle rape ma che sono come pozione che può far bene al cuore o al cer- baci di una catastrofica principessa che tra- vello – il cervello, lo stomaco dell’anima. sforma in principi in rospi. Mentre il godi- La letteratura dev’essere presa e fatta a pez- mento dei suoi studenti è l’unico scopo che zetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo Nabokov si sia proposto. squisito aroma lo si potrà fiutare nell’inca- Proviamo a riassumere questa didatti- vo del palmo della mano, la potrete sgra- ca eccellente e assolutamente bizzarra per nocchiare e rollare sulla lingua con gusto; tutte le scuole del mondo. Il godimento allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà per essere provato non richiede di sentir- apprezzato» (Lezioni di letteratura russa). si portatore di un qualche senso ulterio- Non si potrà che parlarne per metafore; si re; Umberto Galimberti ha scritto spesso può ridare a parole a chi non lo conosce che quando ci domandiamo il senso della il sapore della cioccolata? Lo stesso per la vita – come l’Ivan Ilic di Tolstoj sul letto prosa stupefacente di Gogol’ o di Anna Ka- di morte – in realtà ci stiamo chiedendo renina per i neofiti e gli insensibili. il senso del dolore: l’eventuale senso del L’educazione del gusto avviene per piacere occuperà i nostri pensieri prima o contagio di chimiche affinità elettive, per dopo, mentre non ci interessa affatto – am- puro eros pedagogico, per straripante en- messo che sia possibile – essere filosofici tusiasmo di un insegnante geniale che nel mezzo di una delle estasi che ci piac- continuamente offre miracoli nella lettu- ciono. «Godi, fanciullo mio» scrive Leo- ra di testi perfetti: come da una lampada pardi, evitando ogni predica ulteriore sulla scabra si farà risorgere dai musei letterari cosa (finale del Sabato del villaggio). Il il Genio multicolore per i sapienti sfre- godimento è lo scopo, non il mezzo. gamenti dell’imprevedibilissimo didatta. Dello specifico godimento letterario, Percentuale di successo: l’uno per cento; Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA Nabokov ci dà più volte l’anatomia: scorre lungo la colonna vertebrale, è un brivido comunque molto di più di Gesù, maestro dei maestri, che pure disponeva di mira- N. 71 - luglio/agosto 2021 («un brivido di soddisfazione artistica» coli ben più eclatanti e promozionali di un 4
L’educazione del gusto avviene per contagio SAGGI di chimiche affinità elettive sommario insegnante in un’aula. Il didatta impreve- originale di uno stile. Cattiva letteratura dibile si divertirà straordinariamente. In è proprio quella che ci aspettiamo: «trite una lettera a Edmund Wilson, Nabokov combinazioni di sostantivi ciechi e di ag- all’inizio della sua esperienza d’insegnan- gettivi fedeli come cani» per cui «il cielo te scriveva: «credo di essermi divertito più era azzurro, l’alba rossa, il fogliame ver- io dei miei studenti», e in Intransigenze de, gli occhi della bellezza neri, le nuvole leggiamo che per preparare le lezioni ave- grigie e così via». «Il successo in tali casi va «accumulato una quantità incalcolabile (con i romanzieri da riviste a larga diffu- di entusiasmanti informazioni analizzando sione, ecc.) dipende in maniera diretta da una dozzina di romanzi per i miei studen- quanto strettamente la visione che l’autore ti». Se si gode solo per contagio, il primo ha dei “lettori” corrisponde alle nozioni testimone di quel piacere sarà l’insegnan- correnti, del tutto immaginarie, che i letto- te. Lo scopo sempre presente, sempre riba- ri hanno di sé stessi – nozioni attentamente dito da Nabokov, è educare lettori di testi infuse e sostenute da una regolare fornitu- letterari: non buoni cittadini, non padri di ra di chewing gum mentale messo a dispo- famiglia molto morali, non efficienti fun- sizione dai corrispondenti editori»; «solo Vladimir Nabokov zionari di qualunque sistema. Il buon letto- il sano scrittore di second’ordine appare Lezioni di letteratura russa re lo è per la capacità di provare un piacere al grato lettore un saggio amico di vecchia a cura di Cinzia De Lotto e specifico che non serve ad altro che a quel data che sviluppa garbatamente le nozio- Susanna Zinato godimento. La letteratura è «un puro lus- ni sulla vita del lettore stesso. La grande Adelphi, Milano 2021 so», e l’insegnante è un didatta che intro- letteratura corre lungo il filo dell’irrazio- pp. 467, euro 24,00 duce al godimento di quei «meravigliosi nale». Irrazionale è una parola chiave e in- giocattoli che sono i capolavori letterari» dispensabile. Nelle Lezioni di letteratura (Lezioni di letteratura). russa Nabokov lo fa sentire nella differen- Un proverbio inglese dice «it takes za tra la prosa di Gogol’ in Anime morte e two to tango» (bisogna essere in due per l’educata scrittura di Turgenev ballare un tango): il professor Nabokov Al contrario della letteratura ridotta mette sempre in scena questo gioco a due a chewing gum, l’educazione alla lettura tra scrittore e lettore, e riconosce che sem- creativa – con scandalo per ogni ministero plicemente non esisterebbe la letteratura dell’istruzione – è un’educazione alla sor- senza lettori «creativi»: «è lui – il buon, presa e all’irrazionale. Leggere Il cappotto, eccellente lettore – che sempre e comun- ad esempio, per non restare a «pagaiare tra que ha salvato l’artista dalla distruzione le ondine più gentili del misterioso mondo per mani di imperatori, dittatori, preti, pu- di Gogol’», richiederà «il tuffatore, il cer- ritani, filistei, moralisti politici, poliziotti, catore di perle nere, l’uomo che preferisce direttori delle poste e saccenti. Lasciatemi i mostri del profondo agli umbratili ripari definire questo ammirevole lettore. Non sulla spiaggia»; solo lui troverà «ombre appartiene a una nazione o classe sociale che collegano il nostro stato esistenziale a specifica. Nessun direttore di coscienza e quegli altri stati e condizioni che avvertia- nessun club del libro può amministrare la mo in modo indistinto nei nostri rari mo- sua anima» (Lezioni di letteratura russa). menti di percezione irrazionale» (Lezioni Sul buon lettore, Nabokov scrive pagi- di letteratura russa). E bisogna saper es- ne bellissime: «di tutti i personaggi creati sere un mago della lingua per raccontare da un grande artista, i migliori sono i suoi questi miracoli: «mescolo trionfalmente lettori». Potrebbe essere questo il discri- le metafore perché è esattamente a que- mine tra la buona e la cattiva letteratura. sto che sono destinate quando seguono il La cattiva letteratura scrive per lettori già corso dei loro collegamenti segreti – che pronti: lettori standard di scrittori comuni, dal punto di vista dello scrittore, è il primo fornitori di cliché, di trame che si svolgo- no esattamente come le prevediamo, con risultato positivo della disfatta del senso comune»; «ogni opera d’arte di grande Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA una lingua che mai s’inarca nella curva rilievo è una fantasia, in quanto riflette il N. 71 - luglio/agosto 2021 5
SAGGI Sul buon lettore, Nabokov scrive pagine bellissime: «di tutti i personaggi creati da un grande artista, sommario i migliori sono i suoi lettori». Potrebbe essere questo il discrimine tra la buona e la cattiva letteratura particolarissimo mondo di un particolaris- so a prestito dal gergo di riformatori quac- simo individuo»; «e quanto più un uomo è cheri». Per esempio, l’amatissimo Gogol’ brillante, quanto più è insolito, tanto più è – signore dalla vita e dalle idee alquanto vicino al rogo. Stranger rima sempre con grevi – non ha niente da dire ai boy-scout danger» (Lezioni di letteratura). 4.0 che la scuola vorrebbe diventassero i Nabokov educa a una disciplina drasti- giovani: «se siete interessati alle “idee”, ai ca, sempre sensuale, sempre vigile: «il let- “fatti”, ai “messaggi”, state alla larga da tore deve sapere quando e dove frenare la Gogol’. La terribile fatica di imparare il propria immaginazione, per cercare di aver russo per leggere Gogol’ non sarà ripagata chiaro il mondo specifico che lo scrittore nel vostro tipo di valuta pesante. (…) Evi- mette a sua disposizione»: è un’educazio- tate, astenetevi, no… Mi piacerebbe avere ne all’altro di cui avremmo tanto bisogno qui una lista di ogni possibile interdizio- in questa età di narcisi suscettibili: «ho ne, veto o minaccia. Cosa quasi inutile, cercato di fare di voi dei buoni lettori che naturalmente – giacché il tipo sbagliato leggono libri non con lo scopo infantile di lettore di certo non arriverà mai fin qui. d’identificarsi con i personaggi, non con lo Ma do il benvenuto al tipo giusto – fra- scopo adolescenziale di imparare a vivere, telli miei, miei doppi». Dove si vede un e non con lo scopo accademico di indulge- professore introdurre a un grande scrittore re alle generalizzazioni. Ho cercato di inse- scrivendo da Dio. gnarvi a leggere libri per amore della loro Si educano le orecchie come un forma, delle loro visioni, della loro arte. gourmet ha educato il suo palato ai sapori Ho cercato d’insegnarvi a sentire un brivi- fini. Non contano nulla le buone intenzio- do di soddisfazione artistica, a condividere ni del cuoco se il piatto è scadente: così non le emozioni dei personaggi ma quelle anche «l’arte è sempre specifica». Ogni dell’autore – le gioie e le difficoltà della grande opera letteraria «è un fenomeno di creazione. Non abbiamo parlato di libri o linguaggio e non di idee». Bisogna impa- a proposito di libri; siamo andati al centro rare invece a restare sempre sensualmente di questi capolavori, al nocciolo vivo della attaccati ai particolari: «accarezzare i par- questione» (Congedo in Lezioni di lettera- ticolari (…), i divini particolari» (Lezioni tura). Non parlando attorno al libro, ma di letteratura); «qual è impressione com- da dentro, si educherà il lettore a sentire e plessiva che una grande opera d’arte su- seguire la «curvatura nello stile letterario scita in noi? (Quando dico noi, intendo il come una curvatura nello spazio». Ogni buon lettore). La precisione della poesia e grande autore è una singolarità irripetibile l’eccitazione della scienza.». «Nella gran- e riconoscibile. La letteratura è l’arte che de arte e nella scienza pura il particolare è produce quel particolare tipo di testi che tutto» (Intransigenze). – a differenza di un libro di ricette, di un Mentre la scuola corrompe gli studen- discorso politico, di un articolo di giornale, ti, facendo loro credere che la letteratura del tweet di un politico o di uno influen- sia riducibile a una minestrina di blablà, cer – non può essere parafrasato, se non al per – nel meno peggio dei casi – «gen- prezzo di ucciderlo. La letteratura, quando te che parla dei libri invece di parlare da è grande, produce testi perfetti così come dentro i libri». Raccomandazione morale sono. Si può passare la vita a goderne e a agli studenti: «non infarcite l’ignoranza cercare di capire come sono fatti. L’eser- con l’eloquenza»; mentre è proprio que- go che Nabokov scelse per le sue Lezioni sto che accade, come se lo scopo segreto di letteratura è «il mio corso è, tra le altre delle scuole di ogni ordine e grado fosse cose, una sorta di indagine poliziesca sul quello di formare degli improvvisatori, dei mistero delle strutture letterarie». generici, degli arrangiaticci, mentre è nel- Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA Indicibile sollievo: con Nabokov la let- teratura non è mai ridotta alla postina di un la conoscenza esatta di qualunque cosa il momento paradisiaco, l’Eureka che ci ri- N. 71 - luglio/agosto 2021 messaggio: «quell’orrore degli orrori pre- vela a noi stessi. 6
LÀ DOVE DORMONO STORIE DELL’ARTE I DOGI sommario di Roberto Curci Ai tantissimi che amano Venezia e l’ar- offrono in questo volume nello splendore te, e dunque l’arte veneziana in specie, e di immagini fotografiche piùccheperfette, che si ritrovassero per caso in tasca un’in- che indagano ogni dettaglio della singola sospettata settantina di euro d’avanzo e opera, riportando in vita – si direbbe – i volessero spenderla bene, è lecito dare un centoventi dogi (guerrieri, politici, lette- consiglio da amico. Corrano in libreria ad rati, perfino un santo, Pietro Orseolo) che acquistare il sontuoso volume extra-large vi giacciono e che nel loro succedersi rias- intitolato I monumenti dei Dogi. Sei secoli sumono la storia millenaria della Repub- di scultura a Venezia (Marsilio-Regione blica di Venezia: dalla nomina del primo Veneto, 357 pagine) firmato da Toto Ber- dux, che si perde nelle nebbie del tempo e gamo Rossi, ma con un eccellente testo della leggenda, alla data fatale del 12 mag- introduttivo di Marino Zorzi, che al Doge gio 1797, quando l’ultimo doge, Ludovico «da magistrato bizantino a monarca co- Manin, fu costretto ad abdicare in favore stituzionale» dedica pagine fitte di storia dei francesi. Toto Bergamo Rossi grande e piccina, e per molti versi sorpren- Da notare che nella maggior parte dei I monumenti dei Dogi dente. casi questi magnifici monumenti erano Sei secoli di scultura a Venezia Che le chiese veneziane, oltre a rac- commissionati direttamente dal doge stes- Marsilio, Venezia 2020 chiudere tesori d’arte pittorica e sculto- so o dalla sua famiglia: sicché i sepolcri pp. 357, euro 70,00 rea, ospitino anche i monumenti fune- offrivano una rara opportunità di autorap- bri di molti dei massimi reggitori della presentazione del potere e del prestigio Serenissima, è piuttosto noto. Fra tutte, connessi alla carica dogale, con investi- spicca quella dei Santi Giovanni e Paolo menti che potevano superare perfino quelli (San Zanipolo), che a Venezia equivale a profusi nell’erezione delle tombe dei Papi ciò che Santa Croce è per Firenze, benché a Roma. sull’Arno sepolcri e cenotafi siano devo- Se a Bergamo Rossi, direttore della luti – come si sa – a personaggi più che Fondazione Venetian Heritage, si deve la insigni della storia e della cultura italiane. nota introduttiva del volume e la cura del- A San Giovanni e Paolo spetta invece le minuziose descrizioni della cronologica l’onore e il primato di aver dato superba sequenza di monumenti, a Zorzi spetta il sepoltura a una ventina e più di dogi vis- compito di illuminare, in un saggio di dot- suti tra il 1200 e il 1700, con ciò superando ta divulgazione storica, quella che fu sem- perfino la basilica di San Marco, e inoltre pre una carica ambitissima tra il patriziato – nell’ordine – la basilica di San Giorgio veneziano, benché comportasse «molti Maggiore, quella dei Frari e la chiesa di oneri e ben pochi vantaggi pratici», oltre San Francesco della Vigna: sepolcri che che il rischio di cadere vittima dei rivolgi- sono, assai spesso, capolavori d’arte scul- menti dovuti ai continui colpi di stato, alle torea, invisibili o indecifrabili per i visita- congiure e ai tradimenti, in epoche squas- tori che per quel tempio si aggirino senza sate da un’endemica violenza politica. avere il modo o l’agio (questioni di luce o «Lotte feroci sconvolgevano la vita di penombra, e di distanza dai monumenti, nelle lagune» scrive Zorzi, e ci vollero se- talora sospesi lungo le pareti perimetrali) coli prima che le elezioni e le successioni di assaporare la bellezza delle effigi sta- dei dogi avvenissero senza spargimenti di tuarie, la finezza dei ricami marmorei e sangue. Ricorda ancora Zorzi che dall’as- delle policromie, l’armonia dei baldacchi- sassinio del doge Orso nel 737 «fino al ni e delle nicchie, dovute alla manualità e 1032 su ventinove dogi solo otto morirono al gusto di scultori illustri: dai Lombardo di morte naturale: uno morì in guerra, tre (Pietro, Antonio, Tullio) ad Antonio Riz- furono assassinati, quattro abbacinati (tri- zo, da Sansovino a Vittoria e a Longhena. ste rito bizantino) e deposti, cinque rinun- I monumenti che in quella e in altre basiliche, ma anche in molte chiese mi- ciarono, otto furono mandati in esilio». Tanta truce storia, insomma, dietro tan- Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA nori, risultano dunque inavvicinabili si ta meraviglia d’arte. N. 71 - luglio/agosto 2021 7
STORIA sommario LA STORIA, CHE PASSIONE! di Fulvio Senardi Rogo degli Ebrei scivolatina (l’instaurazione della dittatura di Rawensburg negli incendi e nel sangue, le leggi razzia- (contrassegnati li, la guerra al fianco del nazismo) si può con il distintivo giallo) ben perdonare, no? durante la “morte nera” Quel che resta della sinistra abboz- del 1348 za; ha preso per buoni, come principi di strategia politica, gli insegnamenti del Vangelo, e porge l’altra guancia. Presto dovrà porgere il collo. Gli storici, quel- li seri, non si stancano di controbattere, ma l’infosfera del popolo d’Europa meno amante dei libri è satura di troppi veleni, e non basta qualche pagina a fare da anti- doto. La contagiosa passione trabocca an- che in letteratura; pare di essere ritornati a due secoli fa quando, nei decenni che precedettero la Primavera dei popoli, la È da un po’ che va di moda la storia. borghesia italiana educò il suo patriotti- Non credo sia merito di Paolo Mieli, or- smo sulle pagine di Manzoni, Tommaseo, mai in onda, a raccontarci il passato, inin- Guerrazzi, D’Azeglio, Grossi, Capranica, terrottamente e a reti unificate. Si tratta cultori tutti, anche se non in modo esclu- invece di un’esigenza più ambigua e più sivo, di quell’ircocervo che era il roman- profonda. Che non risponde al noto afo- zo, il genere moderno per eccellenza, con risma di George Orwell, “chi controlla la sua umanità comune, il suo sentimen- il passato controlla il futuro”, perché del talismo senza pudori, la sua prosa, mo- nostro futuro, almeno quello prossimo, dellata, spesso, sull’italiano delle classi sappiamo già tutto. Sta scritto sulle tavo- colte (esigua minoranza, a quei tempi). le della legge di un neo-liberismo dive- E così, nuovamente, nutre di romanzi il nuto senso comune e che, stagione dopo suo modesto appetito l’Italia che legge stagione, non fa che spostare decimali del terzo Millennio; mentre gli intellet- nell’assioma del profitto e dello sfrutta- tuali più agguerriti distolgono infasti- Wu Ming mento. È piuttosto in opera una manipo- diti gli occhi, disgustati dall’“idioletto New italian epic lazione della storia a fini revisionistici e planetario, indefinitamente traducibile e Letteratura, sguardo identitari; qualcuno si è stancato del dog- deducibile, dall’informazione” (Giorgio obliquo, ritorno al futuro ma della Repubblica nata dalla Resisten- Ficara), la scrittura-merce della merce li- Einaudi, Torino 2009 za, si adopera per smontarne colpo dopo bro. Al paradigma romanzesco, nella sua pp. XIV – 208, euro 14,50 colpo la narrazione, che regge e legittima, declinazione “storica”, guardano anche i cosa non secondaria, l’assetto democrati- sostenitori di una nuova forma “epica”, co dello Stato, e sogna un ritorno indietro, “new” e per giunta “italian” (Wu Ming, a vecchi miti e lontane vergogne, metten- New italian epic); si loda il ritorno dell’e- done intanto in opera la scenografia. Non tica, «un forte senso di responsabilità da sazia del mausoleo a Graziani e di via Al- parte di narratori stanchi di “passioni tri- mirante, la fantasia toponomastica di chi sti” e/o giochetti post-moderni», cosa che si sente erede del Ventennio, vagheggia il fa pensare, aggiunge il prefatore di New giorno fausto in cui qualche Consiglio co- italian epic, «che stia accadendo qualcosa munale battezzerà il viale dei giardini con di importante»; aggiungendo, qualche pa- il nome di Benito Mussolini, o almeno di gina dopo, che «molti di questi libri sono Bottai, il fascista amico della cultura (non o sembrano romanzi storici»: «l’Italia, Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA tanto degli ebrei, però). In fondo, ha spie- gato Bruno Vespa, il Duce fece tante cose il paese ricco di storia e di storie, è stata terreno fertile per questa forma di narra- N. 71 - luglio/agosto 2021 buone; e a chi ha tanti meriti, qualche zione, sviluppando una tradizione a cui il 8
Il rogo della Repubblica, romanzo storico di Andrea STORIA Molesini, narra di una vicenda di ordinario antisemitismo sommario nella Serenissima, accaduta realmente nel 1480 New italian epic rende omaggio». Nes- sun ritorno a Manzoni, comunque; stiano dunque sereni gli eredi delle Avanguardie alle quali, come si sa, don Lisander non piaceva affatto. Il nuovo romanzo stori- co cui guardano con simpatia gli “epici” Wu Ming prevede l’ originalità del punto di vista (preferibilmente una soggettività dimenticata, trascurata oppure oppressa), la complessità intesa come rimando a un reale esso stesso complesso e frammen- tato (e non il citazionismo parodico del post-moderno), un allegorismo aperto e sempre ricodificabile. Siamo dunque ben oltre la letteratura post-modernista; forse nell’ipermoder- nità o semplicemente nel modernismo? (francamente non saprei dire, si chieda a Luperini o a Donnarumma, due sapienti che si trastullano con queste cose, in odio no, l’Ivanhoe di turno, introduce meglio Ebrei in preghiera ad Ockham ed ai rasoi). A leggerli poi, i al contesto di fatti e di idee che costituisce romanzi storici dell’officina NIE, si ri- la storia: i Grandi vengono visti solo da cava la sensazione – penso per esempio lontano mentre il personaggio-sonda at- a Manituana (2007) – che, pur fedeli ai traversa la propria epoca facendone emer- pimenti più consueti del genere, la scel- gere caratteri e contraddizioni. ta del tema derivi appunto dall’esigenza In questo senso un esempio di un ap- “morale” di mettere a fuoco qualche sno- proccio narrativo di impronta non-scura- do cruciale dell’era moderna, in questo tiana alla tematica storica, mi pare otti- caso il genocidio degli indiani d’America mamente rappresentato da Il rogo della e il colonialismo, nello spirito appunto di Repubblica di Andrea Molesini. La vicen- quell’allegorismo di cui si è detto. da si svolge nei domini della Repubblica Una strada diversa, insomma, da quel- veneta nell’anno del Signore 1480 e si ri- la incoronata di successo del premio Stre- chiama, come il lettore scoprirà nella bre- ga del 2019, ovvero M. – Il figlio del se- ve appendice che completa il libro, a fatti colo. Lì il “misto” di storia ed invenzione realmente accaduti, rievocati dalla ricerca si esercita su un personaggio noto, anzi storica con «impeccabile acribia». Un ca- notissimo, con una resa narrativa alla qua- pitolo dell’eterna discriminazione e perse- le ho già dedicato qualche osservazione cuzione subita dagli ebrei in terra cristia- sul Ponte rosso n. 61, dell’ottobre 2020. na, da quando ha trionfato la religione del- Ribadisco che prendere la “pelle” di un la croce; nella fattispecie un processo per uomo famoso, in questo caso un grande omicidio rituale, che dà sostanza giuridica criminale della scena storica, per riempir- a una diffusa credenza – ovvero che i giu- la, che più zeppo non si può, di parole e di dei impastassero il loro pane col sangue di pensieri pur probabili e verosimili, fa un fanciulli cristiani, in spregio e per vendetta po’ l’effetto di quel Loreto impagliato nel contro la fede di Cristo – tanto presente nel salotto in cui irrompe nonna Speranza (as basso Medioevo da trovare una supposta a young girl) con l’amica Carlotta nella conferma in un famoso “caso” criminale, poesia di Gozzano. L’approccio consi- conclusosi con la condanna a Trento, nel gliato da Lukács impareggiabile studioso del romanzo storico mi sembra assoluta- 1475, dei quindici ebrei presenti in città e con la beatificazione (1588) di Simonino, Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA mente preferibile. Un personaggio media- l’infante trucidato, così la sentenza, per N. 71 - luglio/agosto 2021 9
STORIA Una comunità messa in fibrillazione dalle infuocate prediche anti-giudaiche di Fra’ Bernardino da Feltre sommario Marc Chagall la buona tavola e le donne, è scettico di Rabbino N. 2” fronte alle credenze diffuse e diffiden- olio su tela, 1914 – 1922 te verso il potere, che pure ha deciso di Venezia, Ca’ Pesaro servire, mascherando con una sorta di Galleria Internazionale “dissimulazione onesta” (che a tratti peri- d’Arte Moderna, colosamente si incrina) il suo più schietto sentire. Comprenderà la dirittura d’ani- mo degli ebrei ingiustamente accusati, e di uno in particolare, al quale lo avvicina un crescente sentimento di stima; d’altra parte capisce che la Repubblica non può che confermare la condanna emessa a Buffolé, oro colato per i notabili e gli abi- tanti del borgo liventino, perché cassarla porterebbe a conseguenze imprevedibili sul piano giuridico e dell’ordine pubblico. La falsità, la doppiezza e l’ipocrisia, stru- mano giudea (bisognerà poi attendere il menti necessari per l’esercizio del potere, 1965 perché la Chiesa decida di cancella- finiscono così per apparirgli il lato oscuro re il culto del beato Simonino, con tutte le e inevitabile dell’uomo in quanto animale ritualità ad esso collegate). In questo caso sociale, un essere che accetta l’inganno di l’accusa è portata da una città intera, il considerare coincidenti la forza ed il dirit- borgo di Portobuffolé, sul fiume Livenza, to: «da quando Adamo ed Eva, con il loro a una ventina di chilometri da Coneglia- gesto arrogante, ci hanno consegnato alla no, ai tempi della Serenissima importante macina della storia, non riuscendo a fare centro amministrativo e commerciale. La forte il giusto, noi mortali diciamo giusto responsabilità del delitto, in una comunità il forte». Una dura lezione cui Boris re- messa in fibrillazione dalle infuocate pre- agisce facendo propria l’antica saggezza diche anti-giudaiche di Fra’ Bernardino da epicurea, che scivola dentro il romanzo Feltre, il religioso cui si deve l’istituzione nella forma dell’oraziano «Tu ne quae- Andrea Molesini dei Monti di Pietà per contrastare la prati- sieris […]», con cui si apre il capitolo del Il rogo della Repubblica ca dell’usura, viene confermata non solo Commiato. Ripiegando nel “privato” Bo- Sellerio, Palermo 2021 da numerosi testimoni, ma anche dagli ac- ris è consapevole della necessità di «adat- pp. 344, euro 15,00 cusati stessi, che dopo ripetute sessioni di tarsi al viscido assalto del quotidiano», ma tortura confessano l’omicidio. Le autorità qualcosa si è spento dentro di lui, nell’a- di Venezia, cui Portobuffolé appartiene brasivo contatto con la virtù perseguitata; dalla metà del Trecento, e a cui gli ebrei tanto l’illusione di un bene che possa indi- hanno fatto appello ritrattando la confes- rizzare la società tutta, quanto il miraggio sione, vuole vederci più chiaro e incarica di una felicità a portata dell’individuo no- di un’indagine informale Boris di Candia, nostante l’imperversare del male intorno a un agente segreto diremmo oggi, agli or- lui. Inizia infatti a sorgere anche nella sua dini della Repubblica, oltre che protago- coscienza di uomo disincantato l’amara nista e narratore del libro di cui parliamo: certezza che ogni diga eretta nell’intimo «Boris è il mio nome. Vivo d’inganno e è destinata a franare, perché, così Solone di rapina. Scaltro, ricco, temuto, sono chiamato a darci in sintesi il sugo della nato dall’altra parte del mare, a Candia, storia: «il male pubblico giunge alla casa da madre bulgara. A tratti un lupo ringhia di ognuno». nel mio sangue». Non manca di fascino il Ecco dunque il piccolo “eroe” di que- Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA personaggio inventato da Molesini: Bo- ris è uomo d’azione, ma anche di cultura, sto libro finire intrappolato in un vicolo cieco etico e psicologico di sapore tra- N. 71 - luglio/agosto 2021 ama e frequenta i classici, come del resto gico: non c’è redenzione per la società 10
Una scrittura sempre fluida ed elegante, comunicativa STORIA ma ricca di colore e sfumature. Coinvolgente, quanto alla sommario materia, riposante, quanto ai velluti dello stile condannata al male, ma nemmeno per il singolo, ancorché, protettivamente, metta in opera tutti i “farmakoi” consigliati dal- la filosofia post-classica. Chi conosce le regole del gioco non può che imboccare la strada della disillusione e della rinun- cia. E non manca di fascino nemmeno l’universo veneziano modellato da Mole- sini, che è guidato da una solida cultura e dall’affetto per la sua città, e che con- tempera, sull’orizzonte di una ricostru- zione storicamente plausibile del mon- do tardo-quattrocentesco, la seduzione dell’avventuroso con il gusto dello scavo psicologico che semina tracce di letture e riflessioni non banali, e con la cura, pun- tigliosa ma non pedantesca, dei registri espressivi: la scrittura, pur nello svaria- ca” durante gli scarsi 80 anni di ritrova- Francesco Hayez re dei toni, è sempre fluida ed elegante, ta democrazia. Prima la tolleranza verso La distruzione del Tempio comunicativa ma ricca di colore e sfuma- gli ex-fascisti, spesso mantenuti nelle di Gerusalemme ture. Coinvolgente, quanto alla materia, posizioni chiave all’interno della mac- olio su tela, 1867 riposante, quanto ai velluti dello stile. china del nuovo stato repubblicano, poi Venezia, Gallerie dell’Accademia Chi poi avesse il piacere di leggere più le lentezze e le contraddizioni di una de- a fondo e probabilmente, ma è d’obbligo mocratizzazione quasi controvoglia, per la clausola dubitativa, secondo l’intenzio- la resistenza delle élite, quindi una indu- ne dell’autore (e siamo all’“allegorismo” strializzazione selvaggia, che ha sposta- propugnato dalla NIE), troverebbe nella to al nord, quasi come deportati in terra storia di Servadio, il giusto sacrificato al ostile, milioni di meridionali; poi, la stra- fanatismo delle masse e all’opportunismo tegia della tensione per bloccare, a colpi della classe dirigente, cui sta a cuore il di bombe, l’avanzata del progresso civi- potere e non l’elevazione civile, morale le; quindi, con l’opulenza, la corruzione, ed il benessere dei propri sudditi, più che culminata con l’ascesa del Cavaliere, che qualche allusione alla realtà di oggi, nella «libito fe’ licito in sua legge», abbas- quale – sullo sfondo di un’“infosfera” in- sando così tanto l’asticella della morale quinata da interessi e menzogne, e model- pubblica che oggi, tanti cittadini e molti lata da un potere “morbido” ma capillare, eletti, scambiano per diritto il privilegio; abilissimo nell’orchestrare l’ingegneria infine l’invenzione tutta italiana di una del consenso – sperimentiamo la deriva nuova figura istituzionale particolare e demagogica di una democrazia scarsa di specifica, il “banchiere della provviden- contenuti valoriali e amministrata da élite za”, espressione dei signori del capitale, politiche indegne di tal nome: «succede in barba al popolo-elettore, ogniqualvol- che gli uomini, facendo e dicendo quel- ta ci sia il rischio di veder ridotta l’entità lo che sembra buono ai vicini, a poco a dei profitti. E il futuro? Forse meglio vol- poco si convincano di essere nel giusto, gere sguardo e pensieri altrove e rasse- l’animo del gregge è sempre assetato di gnarsi ad alzare i remi, come Boris, per conforto e rassicurazione». un piccolo, inutile omaggio, dalla barca Forte dunque la tentazione di sfumare alla fonda di fronte alla Piazzetta, all’in- il volto di Boris su quello dello scritto- nocenza che brucia nel rogo: «le fiamme re al quale deve la nascita, leggendovi il disincanto collettivo di chi ha ormai del rogo si alzano nel buio del cielo che cancella il mondo alla vista. Il rumore del Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA assistito a troppi “roghi della Repubbli- fuoco tutto sovrasta». N. 71 - luglio/agosto 2021 11
TEATRO IL PADRE ITALIANO DEL TEATRO DI REGIA di Paolo Quazzolo sommario Giorgio Strehler esclude qualche rara eccezione – soltan- to a partire dal secondo dopoguerra. Il motivo di un così marcato attarda- mento fu dovuto alla tradizione stessa del teatro italiano, che per tutto il cor- so dell’Ottocento e per buona parte del Novecento ruotò attorno alla figura del grande attore. È noto che, soprattutto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, i palcoscenici italiani erano popolati da quelli che vennero definiti i “mattatori” della scena, dei veri e propri divi i quali, consci del magnetismo che esercitavano sul pubblico, non accettaro- no in alcun modo di essere diretti da un regista, che ai loro occhi rappresentava un ostacolo e una limitazione alla libertà artistica. Uno dei capitoli più importanti nella Fu solamente dalla metà del secolo, storia del teatro occidentale è senz’altro quando molte cose nella società italiana rappresentato dalla nascita della regia. iniziarono a cambiare, che la regia tea- Dopo alcune esperienze avvenute verso trale poté finalmente fare il suo ingres- la metà dell’Ottocento in Francia, tradi- so anche in Italia. Ciò fu reso possibile zionalmente la nascita di questa nuova dalla presenza di alcuni artisti di grande forma artistica viene collocata attorno sensibilità ma, allo stesso tempo, di forte agli anni settanta dell’Ottocento in un temperamento. I padri della regia teatra- piccolo Stato della Germania: il Ducato le italiana sono stati infatti due uomini di Saxe-Meiningen. Il duca Giorgio II, spesso ricordati, oltre che per la loro ge- appassionato di teatro, affidò la direzio- nialità, anche per un carattere irruente e ne della compagnia di corte a un intellet- a tratti impossibile: Luchino Visconti e tuale, Ludwig Chronegk che, attraverso Giorgio Strehler. Ma, d’altra parte, un una serie di spettacoli rimasti memorabi- carattere così focoso, tale da terrorizza- li, diede avvio a un’autentica rivoluzione te talora gli attori, fu dispensabile per in ambito teatrale, ponendo le basi per imporre, contro una tradizione attoriale la nascente regia. Da allora, con grande molto forte, la nuova figura del regista. rapidità, in tutta Europa iniziò a diffon- Strehler e Visconti sono stati due re- dersi questa nuova pratica, grazie all’at- gisti molto diversi tra loro, per stile, in- tività di una serie di artisti quali André teressi e soprattutto per il contesto in cui Antoine, Adolphe Appia, Edward Gor- operarono: il primo fu nel 1947, assieme don Craig o Konstantin Stanislavskij. a Paolo Grassi e Nina Vinchi, il fonda- Da questo importante movimento di tore del primo teatro stabile italiano, il innovazione rimase curiosamente esclu- Piccolo Teatro di Milano; il secondo vi- sa l’Italia, un Paese che, nella storia del ceversa, preferì lavorare con compagnie teatro occidentale, ha sempre ricoperto private all’interno delle quali, tuttavia, un ruolo strategico, vuoi per la presen- costruì un gruppo stabile di attori. za di importanti drammaturghi, vuoi per L’esperienza artistica di Strehler si l’attività di attori di grande impatto, vuoi è sviluppata – tranne che per un breve infine per la presenza di scenografi e ar- intervallo tra il 1969 e il 1972 – tut- Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA chitetti che rivoluzionarono il luogo tea- trale. Non così per la regia, che poté fare ta all’interno del Piccolo Teatro, dove il regista triestino ha diretto decine di N. 71 - luglio/agosto 2021 capolino sui palcoscenici italiani – se si spettacoli memorabili, rivoluzionando 12
Nel centenario della nascita, avvenuta a Trieste, TEATRO nel rione di Barcola, il 14 agosto 1921, ricordiamo sommario la figura e l’opera di Giorgio Strehler di fatto la messinscena italiana. Tra gli autori da lui preferiti c’è sicuramente Carlo Goldoni di cui, sin dalla prima stagione del Piccolo, mise in scena uno spettacolo rimasto celebre e ancora oggi in repertorio: Arlecchino servitore di due padroni. Ma è nel 1954, con la Trilogia della villeggiatura, che Strehler propo- ne una svolta decisiva nella lettura delle commedie goldoniane: non più i graziosi personaggi settecenteschi, quanto una attenta ricostruzione della classe borghe- se colta al momento del suo tramonto. Seguiranno altre letture notevoli di testi goldoniani, quale Il campiello (1975) e co al rogo, L’amore delle tre melarance, soprattutto La baruffe chiozzotte (1964), Lulu o Il cappello di paglia di Firenze. con cui Strehler consegna alla storia del Splendida la realizzazione, alla Scala di teatro uno degli spettacoli goldoniani più Milano, di Don Giovanni (1987), mentre riusciti. incompiuta è rimasta la regia del mozar- Ma il nome di Strehler è anche lega- tiano Così fan tutte (1997), pensata per to anche alla “scoperta”, per il pubblico l’inaugurazione della nuova sede del italiano, di uno degli autori drammatici Piccolo Teatro: sede tanto desiderata, ma più significativi del Novecento europeo: che Strehler, per un crudele scherzo del Bertold Brecht. Del drammaturgo tede- destino, non poté mai vedere. sco Strehler propose numerosi spetta- Contrariamente all’altro padre del- coli, a partire dalla famosa messinscena la regia teatrale, Luchino Visconti, che dell’Opera da tre soldi, che venne giudi- frequentò assiduamente anche il cine- cata dall’autore migliore di quella realiz- ma, Giorgio Strehler decise di dedicarsi zata dal Berliner Ensemble. E altrettanto esclusivamente al palcoscenico, sebbene memorabile fu, nel 1963, la monumenta- il suo archivio personale, oggi conserva- le messinscena di Vita di Galileo. to presso il Civico Museo Teatrale Carlo Il regista triestino non esitò a con- Schmidl di Trieste, abbia rivelato l’esi- frontarsi anche con Shakespeare, di cui stenza di alcuni progetti di film, peraltro mise in scena alcuni celebri spettacoli mai realizzati. Tra questi spicca senza quali La tempesta (1947 e 1978) e Re dubbio l’imponente lavoro per un “ori- Lear (1972). ginale televisivo” commissionato dalla Artista attento e curioso, Strehler af- Rai verso la fine degli anni Sessanta, frontò sia i grandi classici quali Cechov, sulla vita di Carlo Goldoni. Il progetto, Pirandello o Strindberg, sia autori più mai giunto a compimento, divenne il la- ricercati quali Bertolazzi, Gorkij, Gar- voro di una vita, attorno al quale Strehler cia Lorca o Marivaux, cui dedicò il suo si impegnò per oltre trent’anni. Svanita ultimo spettacolo, L’isola degli schiavi, l’ipotesi di realizzare un prodotto tele- andato in scena nel 1994. visivo, il regista pensò di trasformare Regista versatile, Strehler si è con- i Mémoires in uno spettacolo teatrale frontato anche con il melodramma, di- imponente, che avrebbe dovuto essere mostrando anche in questo campo gran- proposto nel corso della prima stagione de curiosità ed originalità: sue le regie teatrale da realizzarsi nella nuova sede di grandi classici quali La traviata, Ca- del Piccolo. Ma anche in questo caso il valleria rusticana, Fidelio, Macbeth o Simon Boccanegra, ma anche di lavori destino fu avverso e il progetto è rimasto la grande opera incompiuta del regista Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA meno frequentati come Giovanna d’ar- triestino. N. 71 - luglio/agosto 2021 13
VISTI DA VICINO ALLA SCUOLA DI STREHLER sommario di Walter Chiereghin Sara Alzetta Quasi una fatalità che anticipava il tuo futuro di attrice, dunque… Avrò avuto forse otto anni, e certo non potevo immaginare che poi avrei avuto la parte di Beatrice nel medesimo spettacolo, che è stato forse il più cele- brato e duraturo successo della produzio- ne del regista triestino. Quando iniziasti a frequentare la scuola di Strehler presso il “Piccolo”, avevi già compiuto degli studi di tea- tro? Sì, avevo già frequentato per un anno l’Accademia Nazionale d’Arte Dramma- tica “Silvio D’Amico” a Roma, quando sostenni gli esami per entrare alla Scuola del Piccolo Teatro, dove ricominciai gli studi. Di che anno stiamo parlando? Del 1987. Nella primavera, superati gli esami di ammissione, dovetti sceglie- re se continuare con l’Accademia o rico- minciare con il “Piccolo”, e quest’ultima fu la mia scelta. Quell’estate, stavo lavo- rando come mimo alla Turandot, per la regia di Cobelli, al festival pucciniano di Torre del Lago. Ci pensavo tutto il tem- po: «Cosa faccio?». Ma in realtà avevo già scelto. Strehler è stato tuo insegnante? Conversiamo su un terrazzino al cui Sì, per tre anni. Intanto noi allievi tavolo capita spesso di mangiare qualco- lavoravamo alle scene del fuoriporta e sa assieme, con lei che si schermisce, ma della cucina della strega del Faust, per poi ci dà dentro con coscienziosa vora- poi finire gli studi con l’allestimento cità. Appollaiata sulla sua poltroncina, dell’Arlecchino servitore di due padro- Sara si lascia andare con l’irruenza che ni, “edizione del buongiorno”; repliche le è propria a ricordi che, dalle nostre al “Piccolo” di via Rovello, a Roma al parti, nessun altro attore è in grado di teatro l’Argentina e pure tournée inter- condividere. Perché è l’unica, in regio- nazionale: sono stata Beatrice anche ne, ad esser stata allieva e interprete di all’Opéra Garnier di Parigi… quella del Giorgio Strehler. Fantasma dell’Opera, per intenderci. Come insegnante era diligente, me- Quando hai conosciuto Giorgio todico, puntuale? Strehler? A lezione c’erano spesso le telecamere Da spettatrice di un suo lavoro. A Mi- di una qualche emittente straniera, all’e- lano, a Palazzo Litta, dove, nel parco, era poca era ancora in piedi il progetto “Tea- stato montato un palco estivo su cui si tro d’Europa” che si articolava tra tre sedi rappresentava il suo Arlecchino servitore principali, Milano, Madrid e Parigi. Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA di due padroni. C’era già Ferruccio So- leri ad interpretare il protagonista. Erano Lui, comunque, era sempre se stesso, sempre libero: lo spirito che gioca. Per N. 71 - luglio/agosto 2021 gli anni Settanta, io ero una bambina. noi, con noi, e per l’operatore del bro- 14
Intervista a Sara Alzetta, a suo tempo VISTI DA VICINO sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano, sommario diretta dal regista triestino adcast europeo. Dovevamo solo riuscire a stargli dietro: praticamente impossibile. Vi insegnava una materia specifica, che so: Storia del Teatro, Dizione…? Ma no, si trattava di corsi maledet- tamente pratici! Con lui ci si esercitava in aula Brecht, la più grande della scuola in Via degli Angioli, ora rinominata Via Strehler. Le sue lezioni erano subito la- voro di scena. L’operazione Faust di Go- ethe cominciava a prender forma; nell’88 avrebbe debuttato. Ma tornando alla tua domanda, anche quando si era ancora in aula, era subito “teatro”, con lui. Infatti, poco alla volta, ci trasferimmo giù, negli spazi aperti del Teatro Studio. In quanti allievi eravate? loro pause, per aiutarlo nella costruzione Giorgio Strehler Mi sembra fossimo in trentuno. registica. Per passare dall’aula al palcosceni- In sala Copeau studiavamo il suo te- co, sei stata evidentemente selezionata atro, alcune opere storiche della sua re- da lui? gia – c’erano ancora i vhs.. E così ho co- Tutti gli allievi partecipavamo alle nosciuto La Tempesta, L’anima buona, scene di massa del Faust, essendo quello Campiello, Baruffe chiozzotte... l’esito naturale del progetto formativo. E poi al “Piccolo” passava il miglior Certo, qualcuno se ne andò prima, e ad teatro internazionale – devi pensare che un certo punto anch’io feci l’errore di erano gli anni attorno la caduta del muro abbandonare il “Piccolo Teatro”. di Berlino, un’esplosione anche cultura- Te ne sei pentita? le... Assistetti, tra l’altro, a spettacoli di Sì, adesso non lo farei. Kantor, un’intera rassegna con lui vivo La tua esperienza con Strehler, pri- e in scena, la Tempesta di Peter Brook, ma nel Faust di Goethe, poi nell’Arlec- molto teatro tedesco… chino di Goldoni la consideri la fase Lavorando vicino a quel mito vi- formativa più importante della tua vente, che impressione ne hai avuto: esperienza teatrale? era, per esempio, un regista dispotico, Sì. Accompagnata da lui e dagli al- un maestro arrogante o spocchioso? tri insegnanti: Marise Flash, Lydia Stix, Non direi: quando eri in scena, du- Ferruccio Soleri stesso, Gianfranco rante le prove, avevi sempre lui accanto, Mauri, Enrico D’Amato – per dirne al- come la tua ombra, che faceva la scena cuni – ho intrapreso il viaggio in questo assieme a te. Poi, la sera della prima, ti gioco strano che è stare in scena: tanta ritrovavi improvvisamente solo, senza tecnica, pazienza e generosità. Erava- quella presenza vicina: sentivi soltanto mo immersi in un grande Teatro; questo le tue parole e quelle dei tuoi colleghi, non mi è capitato mai più. Il “Piccolo”, senza più le sue, che ti avevano accom- con Strehler, aveva un’unica potente pagnato fino alla prova generale. Lui anima, lui, il Maestro – esperienze al di intanto camminava nervosamente nel là di quanto potessimo veramente com- sottopalco, imprecando perché non era prendere. mai soddisfatto. Non si tratta di essere Al prim’anno, alla Scala, stava alle- dispotici, ma semmai pazzi, malati di Teatro ed essere con gli attori dentro lo stendo il Don Giovanni di Mozart, di- rettore d’orchestra Riccardo Muti; e noi spettacolo, il più possibile. Lui è stato, Il Ponte rosso INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA allievi rimpiazzavamo i coristi durante le per tutta la vita, un maieuta. Ronconi, N. 71 - luglio/agosto 2021 15
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