Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA   numero 71 - luglio/agosto 2021
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
Sommario
                                               Per Boris Pahor ........................................................... 3
                                               Il professor Nabokov e il paradiso ........................... 4
                                               di Francesco Carbone
                   presentano                  Là dove dormono i Dogi ......................................... 7
                                               di Roberto Curci
                                               La storia, che passione! ............................................. 8
          BORIS PAHOR                          di Fulvio Senardi
          SCRITTORE SENZA FRONTIERE            Il padre italiano del teatro di regia ....................12
          A cura di                            di Paolo Quazzolo
          Walter Chiereghin e Fulvio Senardi
                                               Alla scuola di Strehler ............................................14
                                               di Walter Chiereghin
                                               Come affrontammo il colera ...............................17
                                               di Gabriella Ziani
                                               ... e prosa di Tommaso Di Francesco .................21
                                               di Marinella Salvi
                                               I fratelli della poesia ................................................22
                                               di Roberto Curci
                                               George Orwell socialista .......................................24
                                               di Sabrina Di Monte
                                               Nelida Milani in tre volumi ....................................26
                                               di Maurizio Casagrande
                                               Il genio e il sovrano .................................................28
         STUDI, INTERVISTE
                                               di Luigi Cataldi
         E TESTIMONIANZE
                                               Un buon uso della vita .............................................30
         CON CONTRIBUTI DI                     di Sandro Pecchiari
                                               Dante, un’amicizia e il nazismo ..........................32
  Cristina BATTOCLETTI, Cristina BENUSSI       di Francesco Carbone
   Martin BRECELJ, Francesco CARBONE           Sfogliare la serenità .................................................35
   Riccardo CEPACH, Walter CHIEREGHIN          di Anna Calonico
     Gianni CIMADOR, Martina CLERICI           Sotto la Croce del Sud ............................................36
      Marij ČUK, Roberto DEDENARO              di Diego Zandel

     Poljanka DOLHAR, Elvio GUAGNINI           Per Antonio Fogazzaro ...........................................38
                                               di Alberto Brambilla
   Fabienne ISSARTEL, Dušan JELINČIČ
                                               La città di Corrado Premuda ................................40
       Marija KACIN, Miran KOŠUTA              di Gianni Cimador
Alessandro MEZZENA LONA, Marija PIRJEVEC       La quinta mano ........................................................42
        Vilma PURIČ, Ligi ROBERTO              di Luisella Pacco
        Tatjana ROJC, Paolo RUMIZ              “Aperto” Palazzo Farnese .......................................44
      Fulvio SENARDI, Maja SMOTLAK             di Muriel Peretti
                                               Per caute sopravvivenze ........................................46
     Pietro SPIRITO, Mary B. TOLUSSO
                                               di Malagigio
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
PER BORIS PAHOR                                                                                        EDITORIALE
                                                                                                       EDITORIALE
                                                                                                                 sommario
                                                               di Walter Chiereghin
     Nella scorsa primavera mi posi il           libro probabilmente più importante scrit-            informazioni web
problema di riservare uno spazio in que-         to nella città di Svevo e di Saba nella se-             di arte e cultura
ste pagine a Boris Pahor in occasione del        conda metà del secolo passato.                  a distribuzione gratuita
suo centoottesimo compleanno, che cade               E al mio articolo, che si avviava nella                         n. 71
il 26 agosto. La cosa più banale sarebbe         mia mente a divenire ipertrofico, sarebbe            luglio/agosto 2021
stata un mio articolo, una facciata o me-        mancata ancora la storia del mio perso-
glio due che ponessero in evidenza i me-         nale rapporto con Pahor, nato faticosa-
                                                                                                               Direttore:
riti letterari e civili acquisiti dall’anziano   mente in occasione di una lunga inter-
                                                                                                        Walter Chiereghin
scrittore. Avrei potuto scrivere di una          vista del 2006 cui ne sarebbero seguite
storia che lui ebbe modo di attraversare         altre, con numerosi colloqui privati e
                                                                                                       Posta elettronica:
scontrandosi fin da bambino con una so-          altrettanti incontri pubblici, tra cui, per
                                                                                                      info@ilponterosso.eu
cietà incomprensibilmente ostile e vio-          me memorabile, uno del 2008 nell’aula
lenta, che si avviava a negare molti dirit-      magna della Scuola Interpreti straripante
                                                                                                              Per l’invio di
ti delle minoranze, primo tra tutti quello       di folla, in quello che era stato e tornerà          comunicati stampa:
di usare la propria lingua, riducendo quel       ad essere il Narodni dom. Questo rap-               press@ilponterosso.eu
bambino – e un’intera comunità – a una           porto personale tra noi due, nato sotto
sostanziale afasia e quindi a una margi-         il segno di una reciproca diffidenza, si è                impaginazione:
nalità senza rimedio.                            presto sciolto in qualcosa di assai simile             Hammerle Editori e
     Avrei anche potuto dire degli anni          a un’amicizia che, naturalmente, non fi-              Stampatori in Trieste
del suo riappropriarsi di un’identità per-       nisce mai di onorarmi.                                   Via Maiolica 15/a
sonale attraverso la frequentazione della            Mi resi presto conto che il mio va-                      34125 Trieste
lingua e della cultura cui apparteneva, e        gheggiato articolo non avrebbe mai avu-
poi magari della resistenza al regime fa-        to la possibilità di contenere tutte queste
scista ormai in stato preagonico, e anco-        cose, e allora cominciai a chiedere aiuto,
ra dell’esperienza terribile dei Lager, dai      dapprima agli amici più vicini, poi al-                        In copertina:
quali pure era riuscito a venir fuori, mi-       largando sempre più il cerchio di quello                        Gabry Benci
nato nel fisico ma non certo nello spirito,      che nelle mie intenzioni avrebbe dovu-               Ritratto di Boris Pahor
in una sua primavera difficile di libertà        to essere un numero speciale di questa                        collage (2012)
riacquistata, col conforto di una giovane        rivista. Anche questa idea si rivelò ben
donna, con l’immersione nella cultura di         presto insufficiente, perché ad ogni porta
una Francia che si avviava a diventare           alla quale bussai mi fu risposto con un
per lui una seconda (o terza?) patria.           entusiasmo che mi ha sinceramente sor-
     E poi al mio articolo sarebbe manca-        preso, tanto che ne è scaturita l’idea di
to il più: gli anni della scrittura, un intel-   raccogliere saggi e testimonianze in un
lettuale ancora giovane, che completava          libro, che abbiamo pensato di realizzare
con la laurea il suo percorso formativo          assieme alla casa editrice Mladika, che
(ma la sua autentica formazione era tran-        accolse subito la mia proposta. Il libro
sitata per vie ben distanti dalle aule uni-      che ne è uscito, Boris Pahor. Scrittore
versitarie), avviandosi a diventare – in un      senza frontiere, realizzato assieme a Na-
agitato dopoguerra triestino – uno scrit-        dia Roncelli e a Fulvio Senardi, è frutto
tore e poi un grande scrittore. E neces-         di questa non usuale coedizione e rap-
sariamente lo spazio concesso dal Ponte          presenta, grazie al comune impegno di
rosso avrebbe dovuto allargarsi ancora, a        intellettuali italiani e sloveni, una tappa
contenere le vicende personali, culturali        significativa nella bibliografia in italiano
e politiche di ben più che mezzo seco-           riguardante il Nostro. Sarà anche, sem-
lo, per raccontare della fama letteraria         plicemente, un regalo per i suoi cento-
acquisita altrove, essendo la sua città e        otto anni.
l’intero Paese colpevolmente indifferenti            Buon compleanno, Professore, e gra-
a quanto avveniva dall’altra parte della         zie di tutto! Vse najboljše za rojstni dan,
strada, fino a negare per decenni l’oppor-
tunità di tradurre in italiano Necropoli, il
                                                 dragi Profesor, in najlepša hvala za vse,
                                                 kar ste nam dali.
                                                                                                Il Ponte rosso
                                                                                                INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                                                                                       N. 71 - luglio/agosto 2021

                                                                                                                               3
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
SAGGI                            IL PROFESSOR NABOKOV E
                                 IL PARADISO
sommario
                                                di Francesco Carbone

                                    «Sono un professore troppo poco ac-            scrive nel bellissimo Congedo alle sue
                                 cademico per insegnare cose che non mi            Lezioni di letteratura, Adelphi 2018, già
                                 piacciono. Ho una grande voglia di ridi-          Garzanti 1982); fa rizzare i peli sulle brac-
                                 mensionare Dostoevskij.»                          cia, lo si sente tra le scapole risalire fino
                                                                                   al cervello; mentre «il cuore è un lettore
                                    «Datemi il lettore creativo: questo è un       singolarmente stupido» (Intransigenze,
                                 racconto per lui.»                                Adelphi 2015). Si potrà dare un voto al
                                    (Vladimir Nabokov, Lezioni di lettera-         corpo dello studente che gode di un rac-
                                 tura russa)                                       conto di Cechov? – Eppure, antico enig-
                                                                                   ma, un’educazione al godimento è pos-
                                     Pura goduria. Le Lezioni di letteratura       sibile: «incominciamo a goderci un altro
                                 russa di Vladimir Nabokov (Adelphi 2021)          capolavoro», inizia la lezione su Madame
                                 fanno fare pace con il mondo: certo saran-        Bovary; è una resa alla bellezza: «ci arren-
                                 no tenute lontane da tutte le scuole, dove la     diamo alla voce di Dickens: tutto qui» (Le-
                                 letteratura è usata per ammaestramenti mo-        zioni di letteratura): si potrà dare un voto
                                 rali, questionari a crocette ed esercizi di ba-   a questa resa?
                                 nale anatomia che fanno di qualunque cosa             Non meno di una partita di calcio per
                                 viva un cadavere buono per i discorsi più         l’intenditore, il godimento letterario è una
                                 edificanti. Lì tutto s’insegnerà tranne che a     questione di sapienza della struttura e di
Vladimir Nabokov                 godere, esperienza la più rara e aristocrati-     dettagli, di crescente intimità dei sensi
                                 ca di fronte alla bellezza: evento non misu-      con l’oggetto della nostra ammirazione:
                                 rabile con griglie di valutazione, indicatori     «lasciate che vi dia un suggerimento pra-
                                 e descrittori – come sono stati addestrati a      tico: la letteratura, la vera letteratura, non
                                 chiamarli i prof – che faranno cavare un          dev’essere ingurgitata come una sorta di
                                 po’di sangue dalle rape ma che sono come          pozione che può far bene al cuore o al cer-
                                 baci di una catastrofica principessa che tra-     vello – il cervello, lo stomaco dell’anima.
                                 sforma in principi in rospi. Mentre il godi-      La letteratura dev’essere presa e fatta a pez-
                                 mento dei suoi studenti è l’unico scopo che       zetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo
                                 Nabokov si sia proposto.                          squisito aroma lo si potrà fiutare nell’inca-
                                     Proviamo a riassumere questa didatti-         vo del palmo della mano, la potrete sgra-
                                 ca eccellente e assolutamente bizzarra per        nocchiare e rollare sulla lingua con gusto;
                                 tutte le scuole del mondo. Il godimento           allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà
                                 per essere provato non richiede di sentir-        apprezzato» (Lezioni di letteratura russa).
                                 si portatore di un qualche senso ulterio-         Non si potrà che parlarne per metafore; si
                                 re; Umberto Galimberti ha scritto spesso          può ridare a parole a chi non lo conosce
                                 che quando ci domandiamo il senso della           il sapore della cioccolata? Lo stesso per la
                                 vita – come l’Ivan Ilic di Tolstoj sul letto      prosa stupefacente di Gogol’ o di Anna Ka-
                                 di morte – in realtà ci stiamo chiedendo          renina per i neofiti e gli insensibili.
                                 il senso del dolore: l’eventuale senso del              L’educazione del gusto avviene per
                                 piacere occuperà i nostri pensieri prima o        contagio di chimiche affinità elettive, per
                                 dopo, mentre non ci interessa affatto – am-       puro eros pedagogico, per straripante en-
                                 messo che sia possibile – essere filosofici       tusiasmo di un insegnante geniale che
                                 nel mezzo di una delle estasi che ci piac-        continuamente offre miracoli nella lettu-
                                 ciono. «Godi, fanciullo mio» scrive Leo-          ra di testi perfetti: come da una lampada
                                 pardi, evitando ogni predica ulteriore sulla      scabra si farà risorgere dai musei letterari
                                 cosa (finale del Sabato del villaggio). Il        il Genio multicolore per i sapienti sfre-
                                 godimento è lo scopo, non il mezzo.               gamenti dell’imprevedibilissimo didatta.
                                     Dello specifico godimento letterario,         Percentuale di successo: l’uno per cento;

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 Nabokov ci dà più volte l’anatomia: scorre
                                 lungo la colonna vertebrale, è un brivido
                                                                                   comunque molto di più di Gesù, maestro
                                                                                   dei maestri, che pure disponeva di mira-
N. 71 - luglio/agosto 2021       («un brivido di soddisfazione artistica»          coli ben più eclatanti e promozionali di un

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
L’educazione del gusto avviene per contagio                                                        SAGGI
                                      di chimiche affinità elettive                                                    sommario

insegnante in un’aula. Il didatta impreve-          originale di uno stile. Cattiva letteratura
dibile si divertirà straordinariamente. In          è proprio quella che ci aspettiamo: «trite
una lettera a Edmund Wilson, Nabokov                combinazioni di sostantivi ciechi e di ag-
all’inizio della sua esperienza d’insegnan-         gettivi fedeli come cani» per cui «il cielo
te scriveva: «credo di essermi divertito più        era azzurro, l’alba rossa, il fogliame ver-
io dei miei studenti», e in Intransigenze           de, gli occhi della bellezza neri, le nuvole
leggiamo che per preparare le lezioni ave-          grigie e così via». «Il successo in tali casi
va «accumulato una quantità incalcolabile           (con i romanzieri da riviste a larga diffu-
di entusiasmanti informazioni analizzando           sione, ecc.) dipende in maniera diretta da
una dozzina di romanzi per i miei studen-           quanto strettamente la visione che l’autore
ti». Se si gode solo per contagio, il primo         ha dei “lettori” corrisponde alle nozioni
testimone di quel piacere sarà l’insegnan-          correnti, del tutto immaginarie, che i letto-
te. Lo scopo sempre presente, sempre riba-          ri hanno di sé stessi – nozioni attentamente
dito da Nabokov, è educare lettori di testi         infuse e sostenute da una regolare fornitu-
letterari: non buoni cittadini, non padri di        ra di chewing gum mentale messo a dispo-
famiglia molto morali, non efficienti fun-          sizione dai corrispondenti editori»; «solo                      Vladimir Nabokov
zionari di qualunque sistema. Il buon letto-        il sano scrittore di second’ordine appare              Lezioni di letteratura russa
re lo è per la capacità di provare un piacere       al grato lettore un saggio amico di vecchia             a cura di Cinzia De Lotto e
specifico che non serve ad altro che a quel         data che sviluppa garbatamente le nozio-                           Susanna Zinato
godimento. La letteratura è «un puro lus-           ni sulla vita del lettore stesso. La grande                 Adelphi, Milano 2021
so», e l’insegnante è un didatta che intro-         letteratura corre lungo il filo dell’irrazio-
                                                                                                                  pp. 467, euro 24,00
duce al godimento di quei «meravigliosi             nale». Irrazionale è una parola chiave e in-
giocattoli che sono i capolavori letterari»         dispensabile. Nelle Lezioni di letteratura
(Lezioni di letteratura).                           russa Nabokov lo fa sentire nella differen-
    Un proverbio inglese dice «it takes             za tra la prosa di Gogol’ in Anime morte e
two to tango» (bisogna essere in due per            l’educata scrittura di Turgenev
ballare un tango): il professor Nabokov                  Al contrario della letteratura ridotta
mette sempre in scena questo gioco a due            a chewing gum, l’educazione alla lettura
tra scrittore e lettore, e riconosce che sem-       creativa – con scandalo per ogni ministero
plicemente non esisterebbe la letteratura           dell’istruzione – è un’educazione alla sor-
senza lettori «creativi»: «è lui – il buon,         presa e all’irrazionale. Leggere Il cappotto,
eccellente lettore – che sempre e comun-            ad esempio, per non restare a «pagaiare tra
que ha salvato l’artista dalla distruzione          le ondine più gentili del misterioso mondo
per mani di imperatori, dittatori, preti, pu-       di Gogol’», richiederà «il tuffatore, il cer-
ritani, filistei, moralisti politici, poliziotti,   catore di perle nere, l’uomo che preferisce
direttori delle poste e saccenti. Lasciatemi        i mostri del profondo agli umbratili ripari
definire questo ammirevole lettore. Non             sulla spiaggia»; solo lui troverà «ombre
appartiene a una nazione o classe sociale           che collegano il nostro stato esistenziale a
specifica. Nessun direttore di coscienza e          quegli altri stati e condizioni che avvertia-
nessun club del libro può amministrare la           mo in modo indistinto nei nostri rari mo-
sua anima» (Lezioni di letteratura russa).          menti di percezione irrazionale» (Lezioni
    Sul buon lettore, Nabokov scrive pagi-          di letteratura russa). E bisogna saper es-
ne bellissime: «di tutti i personaggi creati        sere un mago della lingua per raccontare
da un grande artista, i migliori sono i suoi        questi miracoli: «mescolo trionfalmente
lettori». Potrebbe essere questo il discri-         le metafore perché è esattamente a que-
mine tra la buona e la cattiva letteratura.         sto che sono destinate quando seguono il
La cattiva letteratura scrive per lettori già       corso dei loro collegamenti segreti – che
pronti: lettori standard di scrittori comuni,       dal punto di vista dello scrittore, è il primo
fornitori di cliché, di trame che si svolgo-
no esattamente come le prevediamo, con
                                                    risultato positivo della disfatta del senso
                                                    comune»; «ogni opera d’arte di grande            Il Ponte rosso
                                                                                                     INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
una lingua che mai s’inarca nella curva             rilievo è una fantasia, in quanto riflette il           N. 71 - luglio/agosto 2021

                                                                                                                                     5
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
SAGGI                            Sul buon lettore, Nabokov scrive pagine bellissime:
                                 «di tutti i personaggi creati da un grande artista,
sommario
                                 i migliori sono i suoi lettori». Potrebbe essere questo
                                 il discrimine tra la buona e la cattiva letteratura
                                 particolarissimo mondo di un particolaris-       so a prestito dal gergo di riformatori quac-
                                 simo individuo»; «e quanto più un uomo è         cheri». Per esempio, l’amatissimo Gogol’
                                 brillante, quanto più è insolito, tanto più è    – signore dalla vita e dalle idee alquanto
                                 vicino al rogo. Stranger rima sempre con         grevi – non ha niente da dire ai boy-scout
                                 danger» (Lezioni di letteratura).                4.0 che la scuola vorrebbe diventassero i
                                     Nabokov educa a una disciplina drasti-       giovani: «se siete interessati alle “idee”, ai
                                 ca, sempre sensuale, sempre vigile: «il let-     “fatti”, ai “messaggi”, state alla larga da
                                 tore deve sapere quando e dove frenare la        Gogol’. La terribile fatica di imparare il
                                 propria immaginazione, per cercare di aver       russo per leggere Gogol’ non sarà ripagata
                                 chiaro il mondo specifico che lo scrittore       nel vostro tipo di valuta pesante. (…) Evi-
                                 mette a sua disposizione»: è un’educazio-        tate, astenetevi, no… Mi piacerebbe avere
                                 ne all’altro di cui avremmo tanto bisogno        qui una lista di ogni possibile interdizio-
                                 in questa età di narcisi suscettibili: «ho       ne, veto o minaccia. Cosa quasi inutile,
                                 cercato di fare di voi dei buoni lettori che     naturalmente – giacché il tipo sbagliato
                                 leggono libri non con lo scopo infantile         di lettore di certo non arriverà mai fin qui.
                                 d’identificarsi con i personaggi, non con lo     Ma do il benvenuto al tipo giusto – fra-
                                 scopo adolescenziale di imparare a vivere,       telli miei, miei doppi». Dove si vede un
                                 e non con lo scopo accademico di indulge-        professore introdurre a un grande scrittore
                                 re alle generalizzazioni. Ho cercato di inse-    scrivendo da Dio.
                                 gnarvi a leggere libri per amore della loro           Si educano le orecchie come un
                                 forma, delle loro visioni, della loro arte.      gourmet ha educato il suo palato ai sapori
                                 Ho cercato d’insegnarvi a sentire un brivi-      fini. Non contano nulla le buone intenzio-
                                 do di soddisfazione artistica, a condividere     ni del cuoco se il piatto è scadente: così
                                 non le emozioni dei personaggi ma quelle         anche «l’arte è sempre specifica». Ogni
                                 dell’autore – le gioie e le difficoltà della     grande opera letteraria «è un fenomeno di
                                 creazione. Non abbiamo parlato di libri o        linguaggio e non di idee». Bisogna impa-
                                 a proposito di libri; siamo andati al centro     rare invece a restare sempre sensualmente
                                 di questi capolavori, al nocciolo vivo della     attaccati ai particolari: «accarezzare i par-
                                 questione» (Congedo in Lezioni di lettera-       ticolari (…), i divini particolari» (Lezioni
                                 tura). Non parlando attorno al libro, ma         di letteratura); «qual è impressione com-
                                 da dentro, si educherà il lettore a sentire e    plessiva che una grande opera d’arte su-
                                 seguire la «curvatura nello stile letterario     scita in noi? (Quando dico noi, intendo il
                                 come una curvatura nello spazio». Ogni           buon lettore). La precisione della poesia e
                                 grande autore è una singolarità irripetibile     l’eccitazione della scienza.». «Nella gran-
                                 e riconoscibile. La letteratura è l’arte che     de arte e nella scienza pura il particolare è
                                 produce quel particolare tipo di testi che       tutto» (Intransigenze).
                                 – a differenza di un libro di ricette, di un          Mentre la scuola corrompe gli studen-
                                 discorso politico, di un articolo di giornale,   ti, facendo loro credere che la letteratura
                                 del tweet di un politico o di uno influen-       sia riducibile a una minestrina di blablà,
                                 cer – non può essere parafrasato, se non al      per – nel meno peggio dei casi – «gen-
                                 prezzo di ucciderlo. La letteratura, quando      te che parla dei libri invece di parlare da
                                 è grande, produce testi perfetti così come       dentro i libri». Raccomandazione morale
                                 sono. Si può passare la vita a goderne e a       agli studenti: «non infarcite l’ignoranza
                                 cercare di capire come sono fatti. L’eser-       con l’eloquenza»; mentre è proprio que-
                                 go che Nabokov scelse per le sue Lezioni         sto che accade, come se lo scopo segreto
                                 di letteratura è «il mio corso è, tra le altre   delle scuole di ogni ordine e grado fosse
                                 cose, una sorta di indagine poliziesca sul       quello di formare degli improvvisatori, dei
                                 mistero delle strutture letterarie».             generici, degli arrangiaticci, mentre è nel-

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                                     Indicibile sollievo: con Nabokov la let-
                                 teratura non è mai ridotta alla postina di un
                                                                                  la conoscenza esatta di qualunque cosa il
                                                                                  momento paradisiaco, l’Eureka che ci ri-
N. 71 - luglio/agosto 2021       messaggio: «quell’orrore degli orrori pre-       vela a noi stessi.

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LÀ DOVE DORMONO                                                                                   STORIE DELL’ARTE

I DOGI
                                                                                                                    sommario
              di Roberto Curci

    Ai tantissimi che amano Venezia e l’ar-       offrono in questo volume nello splendore
te, e dunque l’arte veneziana in specie, e        di immagini fotografiche piùccheperfette,
che si ritrovassero per caso in tasca un’in-      che indagano ogni dettaglio della singola
sospettata settantina di euro d’avanzo e          opera, riportando in vita – si direbbe – i
volessero spenderla bene, è lecito dare un        centoventi dogi (guerrieri, politici, lette-
consiglio da amico. Corrano in libreria ad        rati, perfino un santo, Pietro Orseolo) che
acquistare il sontuoso volume extra-large         vi giacciono e che nel loro succedersi rias-
intitolato I monumenti dei Dogi. Sei secoli       sumono la storia millenaria della Repub-
di scultura a Venezia (Marsilio-Regione           blica di Venezia: dalla nomina del primo
Veneto, 357 pagine) firmato da Toto Ber-          dux, che si perde nelle nebbie del tempo e
gamo Rossi, ma con un eccellente testo            della leggenda, alla data fatale del 12 mag-
introduttivo di Marino Zorzi, che al Doge         gio 1797, quando l’ultimo doge, Ludovico
«da magistrato bizantino a monarca co-            Manin, fu costretto ad abdicare in favore
stituzionale» dedica pagine fitte di storia       dei francesi.                                                  Toto Bergamo Rossi
grande e piccina, e per molti versi sorpren-          Da notare che nella maggior parte dei                  I monumenti dei Dogi
dente.                                            casi questi magnifici monumenti erano              Sei secoli di scultura a Venezia
    Che le chiese veneziane, oltre a rac-         commissionati direttamente dal doge stes-                  Marsilio, Venezia 2020
chiudere tesori d’arte pittorica e sculto-        so o dalla sua famiglia: sicché i sepolcri                     pp. 357, euro 70,00
rea, ospitino anche i monumenti fune-             offrivano una rara opportunità di autorap-
bri di molti dei massimi reggitori della          presentazione del potere e del prestigio
Serenissima, è piuttosto noto. Fra tutte,         connessi alla carica dogale, con investi-
spicca quella dei Santi Giovanni e Paolo          menti che potevano superare perfino quelli
(San Zanipolo), che a Venezia equivale a          profusi nell’erezione delle tombe dei Papi
ciò che Santa Croce è per Firenze, benché         a Roma.
sull’Arno sepolcri e cenotafi siano devo-             Se a Bergamo Rossi, direttore della
luti – come si sa – a personaggi più che          Fondazione Venetian Heritage, si deve la
insigni della storia e della cultura italiane.    nota introduttiva del volume e la cura del-
    A San Giovanni e Paolo spetta invece          le minuziose descrizioni della cronologica
l’onore e il primato di aver dato superba         sequenza di monumenti, a Zorzi spetta il
sepoltura a una ventina e più di dogi vis-        compito di illuminare, in un saggio di dot-
suti tra il 1200 e il 1700, con ciò superando     ta divulgazione storica, quella che fu sem-
perfino la basilica di San Marco, e inoltre       pre una carica ambitissima tra il patriziato
– nell’ordine – la basilica di San Giorgio        veneziano, benché comportasse «molti
Maggiore, quella dei Frari e la chiesa di         oneri e ben pochi vantaggi pratici», oltre
San Francesco della Vigna: sepolcri che           che il rischio di cadere vittima dei rivolgi-
sono, assai spesso, capolavori d’arte scul-       menti dovuti ai continui colpi di stato, alle
torea, invisibili o indecifrabili per i visita-   congiure e ai tradimenti, in epoche squas-
tori che per quel tempio si aggirino senza        sate da un’endemica violenza politica.
avere il modo o l’agio (questioni di luce o           «Lotte feroci sconvolgevano la vita
di penombra, e di distanza dai monumenti,         nelle lagune» scrive Zorzi, e ci vollero se-
talora sospesi lungo le pareti perimetrali)       coli prima che le elezioni e le successioni
di assaporare la bellezza delle effigi sta-       dei dogi avvenissero senza spargimenti di
tuarie, la finezza dei ricami marmorei e          sangue. Ricorda ancora Zorzi che dall’as-
delle policromie, l’armonia dei baldacchi-        sassinio del doge Orso nel 737 «fino al
ni e delle nicchie, dovute alla manualità e       1032 su ventinove dogi solo otto morirono
al gusto di scultori illustri: dai Lombardo       di morte naturale: uno morì in guerra, tre
(Pietro, Antonio, Tullio) ad Antonio Riz-         furono assassinati, quattro abbacinati (tri-
zo, da Sansovino a Vittoria e a Longhena.         ste rito bizantino) e deposti, cinque rinun-
    I monumenti che in quella e in altre
basiliche, ma anche in molte chiese mi-
                                                  ciarono, otto furono mandati in esilio».
                                                      Tanta truce storia, insomma, dietro tan-    Il Ponte rosso
                                                                                                  INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
nori, risultano dunque inavvicinabili si          ta meraviglia d’arte.                                  N. 71 - luglio/agosto 2021

                                                                                                                                   7
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
STORIA
sommario
                                 LA STORIA, CHE PASSIONE!
                                                                                                    di Fulvio Senardi

Rogo degli Ebrei                                                                scivolatina (l’instaurazione della dittatura
di Rawensburg                                                                   negli incendi e nel sangue, le leggi razzia-
(contrassegnati                                                                 li, la guerra al fianco del nazismo) si può
con il distintivo giallo)                                                       ben perdonare, no?
durante la “morte nera”                                                              Quel che resta della sinistra abboz-
del 1348                                                                        za; ha preso per buoni, come principi di
                                                                                strategia politica, gli insegnamenti del
                                                                                Vangelo, e porge l’altra guancia. Presto
                                                                                dovrà porgere il collo. Gli storici, quel-
                                                                                li seri, non si stancano di controbattere,
                                                                                ma l’infosfera del popolo d’Europa meno
                                                                                amante dei libri è satura di troppi veleni,
                                                                                e non basta qualche pagina a fare da anti-
                                                                                doto. La contagiosa passione trabocca an-
                                                                                che in letteratura; pare di essere ritornati
                                                                                a due secoli fa quando, nei decenni che
                                                                                precedettero la Primavera dei popoli, la
                                     È da un po’ che va di moda la storia.      borghesia italiana educò il suo patriotti-
                                 Non credo sia merito di Paolo Mieli, or-       smo sulle pagine di Manzoni, Tommaseo,
                                 mai in onda, a raccontarci il passato, inin-   Guerrazzi, D’Azeglio, Grossi, Capranica,
                                 terrottamente e a reti unificate. Si tratta    cultori tutti, anche se non in modo esclu-
                                 invece di un’esigenza più ambigua e più        sivo, di quell’ircocervo che era il roman-
                                 profonda. Che non risponde al noto afo-        zo, il genere moderno per eccellenza, con
                                 risma di George Orwell, “chi controlla         la sua umanità comune, il suo sentimen-
                                 il passato controlla il futuro”, perché del    talismo senza pudori, la sua prosa, mo-
                                 nostro futuro, almeno quello prossimo,         dellata, spesso, sull’italiano delle classi
                                 sappiamo già tutto. Sta scritto sulle tavo-    colte (esigua minoranza, a quei tempi).
                                 le della legge di un neo-liberismo dive-       E così, nuovamente, nutre di romanzi il
                                 nuto senso comune e che, stagione dopo         suo modesto appetito l’Italia che legge
                                 stagione, non fa che spostare decimali         del terzo Millennio; mentre gli intellet-
                                 nell’assioma del profitto e dello sfrutta-     tuali più agguerriti distolgono infasti-
Wu Ming                          mento. È piuttosto in opera una manipo-        diti gli occhi, disgustati dall’“idioletto
New italian epic                 lazione della storia a fini revisionistici e   planetario, indefinitamente traducibile e
Letteratura, sguardo             identitari; qualcuno si è stancato del dog-    deducibile, dall’informazione” (Giorgio
obliquo, ritorno al futuro       ma della Repubblica nata dalla Resisten-       Ficara), la scrittura-merce della merce li-
Einaudi, Torino 2009             za, si adopera per smontarne colpo dopo        bro. Al paradigma romanzesco, nella sua
pp. XIV – 208, euro 14,50        colpo la narrazione, che regge e legittima,    declinazione “storica”, guardano anche i
                                 cosa non secondaria, l’assetto democrati-      sostenitori di una nuova forma “epica”,
                                 co dello Stato, e sogna un ritorno indietro,   “new” e per giunta “italian” (Wu Ming,
                                 a vecchi miti e lontane vergogne, metten-      New italian epic); si loda il ritorno dell’e-
                                 done intanto in opera la scenografia. Non      tica, «un forte senso di responsabilità da
                                 sazia del mausoleo a Graziani e di via Al-     parte di narratori stanchi di “passioni tri-
                                 mirante, la fantasia toponomastica di chi      sti” e/o giochetti post-moderni», cosa che
                                 si sente erede del Ventennio, vagheggia il     fa pensare, aggiunge il prefatore di New
                                 giorno fausto in cui qualche Consiglio co-     italian epic, «che stia accadendo qualcosa
                                 munale battezzerà il viale dei giardini con    di importante»; aggiungendo, qualche pa-
                                 il nome di Benito Mussolini, o almeno di       gina dopo, che «molti di questi libri sono
                                 Bottai, il fascista amico della cultura (non   o sembrano romanzi storici»: «l’Italia,

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 tanto degli ebrei, però). In fondo, ha spie-
                                 gato Bruno Vespa, il Duce fece tante cose
                                                                                il paese ricco di storia e di storie, è stata
                                                                                terreno fertile per questa forma di narra-
N. 71 - luglio/agosto 2021       buone; e a chi ha tanti meriti, qualche        zione, sviluppando una tradizione a cui il

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
Il rogo della Repubblica, romanzo storico di Andrea                                                       STORIA
  Molesini, narra di una vicenda di ordinario antisemitismo                                                      sommario
            nella Serenissima, accaduta realmente nel 1480

New italian epic rende omaggio». Nes-
sun ritorno a Manzoni, comunque; stiano
dunque sereni gli eredi delle Avanguardie
alle quali, come si sa, don Lisander non
piaceva affatto. Il nuovo romanzo stori-
co cui guardano con simpatia gli “epici”
Wu Ming prevede l’ originalità del punto
di vista (preferibilmente una soggettività
dimenticata, trascurata oppure oppressa),
la complessità intesa come rimando a un
reale esso stesso complesso e frammen-
tato (e non il citazionismo parodico del
post-moderno), un allegorismo aperto e
sempre ricodificabile.
    Siamo dunque ben oltre la letteratura
post-modernista; forse nell’ipermoder-
nità o semplicemente nel modernismo?
(francamente non saprei dire, si chieda a
Luperini o a Donnarumma, due sapienti
che si trastullano con queste cose, in odio    no, l’Ivanhoe di turno, introduce meglio                        Ebrei in preghiera
ad Ockham ed ai rasoi). A leggerli poi, i      al contesto di fatti e di idee che costituisce
romanzi storici dell’officina NIE, si ri-      la storia: i Grandi vengono visti solo da
cava la sensazione – penso per esempio         lontano mentre il personaggio-sonda at-
a Manituana (2007) – che, pur fedeli ai        traversa la propria epoca facendone emer-
pimenti più consueti del genere, la scel-      gere caratteri e contraddizioni.
ta del tema derivi appunto dall’esigenza           In questo senso un esempio di un ap-
“morale” di mettere a fuoco qualche sno-       proccio narrativo di impronta non-scura-
do cruciale dell’era moderna, in questo        tiana alla tematica storica, mi pare otti-
caso il genocidio degli indiani d’America      mamente rappresentato da Il rogo della
e il colonialismo, nello spirito appunto di    Repubblica di Andrea Molesini. La vicen-
quell’allegorismo di cui si è detto.           da si svolge nei domini della Repubblica
    Una strada diversa, insomma, da quel-      veneta nell’anno del Signore 1480 e si ri-
la incoronata di successo del premio Stre-     chiama, come il lettore scoprirà nella bre-
ga del 2019, ovvero M. – Il figlio del se-     ve appendice che completa il libro, a fatti
colo. Lì il “misto” di storia ed invenzione    realmente accaduti, rievocati dalla ricerca
si esercita su un personaggio noto, anzi       storica con «impeccabile acribia». Un ca-
notissimo, con una resa narrativa alla qua-    pitolo dell’eterna discriminazione e perse-
le ho già dedicato qualche osservazione        cuzione subita dagli ebrei in terra cristia-
sul Ponte rosso n. 61, dell’ottobre 2020.      na, da quando ha trionfato la religione del-
Ribadisco che prendere la “pelle” di un        la croce; nella fattispecie un processo per
uomo famoso, in questo caso un grande          omicidio rituale, che dà sostanza giuridica
criminale della scena storica, per riempir-    a una diffusa credenza – ovvero che i giu-
la, che più zeppo non si può, di parole e di   dei impastassero il loro pane col sangue di
pensieri pur probabili e verosimili, fa un     fanciulli cristiani, in spregio e per vendetta
po’ l’effetto di quel Loreto impagliato nel    contro la fede di Cristo – tanto presente nel
salotto in cui irrompe nonna Speranza (as      basso Medioevo da trovare una supposta
a young girl) con l’amica Carlotta nella       conferma in un famoso “caso” criminale,
poesia di Gozzano. L’approccio consi-          conclusosi con la condanna a Trento, nel
gliato da Lukács impareggiabile studioso
del romanzo storico mi sembra assoluta-
                                               1475, dei quindici ebrei presenti in città e
                                               con la beatificazione (1588) di Simonino,        Il Ponte rosso
                                                                                                INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
mente preferibile. Un personaggio media-       l’infante trucidato, così la sentenza, per              N. 71 - luglio/agosto 2021

                                                                                                                               9
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero71-luglio/agosto2021 - luglio/agosto 2021
STORIA                           Una comunità messa in fibrillazione dalle infuocate
                                 prediche anti-giudaiche di Fra’ Bernardino da Feltre
sommario

Marc Chagall                                                                      la buona tavola e le donne, è scettico di
Rabbino N. 2”                                                                     fronte alle credenze diffuse e diffiden-
olio su tela, 1914 – 1922                                                         te verso il potere, che pure ha deciso di
Venezia, Ca’ Pesaro                                                               servire, mascherando con una sorta di
Galleria Internazionale                                                           “dissimulazione onesta” (che a tratti peri-
d’Arte Moderna,                                                                   colosamente si incrina) il suo più schietto
                                                                                  sentire. Comprenderà la dirittura d’ani-
                                                                                  mo degli ebrei ingiustamente accusati, e
                                                                                  di uno in particolare, al quale lo avvicina
                                                                                  un crescente sentimento di stima; d’altra
                                                                                  parte capisce che la Repubblica non può
                                                                                  che confermare la condanna emessa a
                                                                                  Buffolé, oro colato per i notabili e gli abi-
                                                                                  tanti del borgo liventino, perché cassarla
                                                                                  porterebbe a conseguenze imprevedibili
                                                                                  sul piano giuridico e dell’ordine pubblico.
                                                                                  La falsità, la doppiezza e l’ipocrisia, stru-
                                 mano giudea (bisognerà poi attendere il          menti necessari per l’esercizio del potere,
                                 1965 perché la Chiesa decida di cancella-        finiscono così per apparirgli il lato oscuro
                                 re il culto del beato Simonino, con tutte le     e inevitabile dell’uomo in quanto animale
                                 ritualità ad esso collegate). In questo caso     sociale, un essere che accetta l’inganno di
                                 l’accusa è portata da una città intera, il       considerare coincidenti la forza ed il dirit-
                                 borgo di Portobuffolé, sul fiume Livenza,        to: «da quando Adamo ed Eva, con il loro
                                 a una ventina di chilometri da Coneglia-         gesto arrogante, ci hanno consegnato alla
                                 no, ai tempi della Serenissima importante        macina della storia, non riuscendo a fare
                                 centro amministrativo e commerciale. La          forte il giusto, noi mortali diciamo giusto
                                 responsabilità del delitto, in una comunità      il forte». Una dura lezione cui Boris re-
                                 messa in fibrillazione dalle infuocate pre-      agisce facendo propria l’antica saggezza
                                 diche anti-giudaiche di Fra’ Bernardino da       epicurea, che scivola dentro il romanzo
                                 Feltre, il religioso cui si deve l’istituzione   nella forma dell’oraziano «Tu ne quae-
Andrea Molesini                  dei Monti di Pietà per contrastare la prati-     sieris […]», con cui si apre il capitolo del
Il rogo della Repubblica         ca dell’usura, viene confermata non solo         Commiato. Ripiegando nel “privato” Bo-
Sellerio, Palermo 2021           da numerosi testimoni, ma anche dagli ac-        ris è consapevole della necessità di «adat-
pp. 344, euro 15,00              cusati stessi, che dopo ripetute sessioni di     tarsi al viscido assalto del quotidiano», ma
                                 tortura confessano l’omicidio. Le autorità       qualcosa si è spento dentro di lui, nell’a-
                                 di Venezia, cui Portobuffolé appartiene          brasivo contatto con la virtù perseguitata;
                                 dalla metà del Trecento, e a cui gli ebrei       tanto l’illusione di un bene che possa indi-
                                 hanno fatto appello ritrattando la confes-       rizzare la società tutta, quanto il miraggio
                                 sione, vuole vederci più chiaro e incarica       di una felicità a portata dell’individuo no-
                                 di un’indagine informale Boris di Candia,        nostante l’imperversare del male intorno a
                                 un agente segreto diremmo oggi, agli or-         lui. Inizia infatti a sorgere anche nella sua
                                 dini della Repubblica, oltre che protago-        coscienza di uomo disincantato l’amara
                                 nista e narratore del libro di cui parliamo:     certezza che ogni diga eretta nell’intimo
                                 «Boris è il mio nome. Vivo d’inganno e           è destinata a franare, perché, così Solone
                                 di rapina. Scaltro, ricco, temuto, sono          chiamato a darci in sintesi il sugo della
                                 nato dall’altra parte del mare, a Candia,        storia: «il male pubblico giunge alla casa
                                 da madre bulgara. A tratti un lupo ringhia       di ognuno».
                                 nel mio sangue». Non manca di fascino il             Ecco dunque il piccolo “eroe” di que-

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 personaggio inventato da Molesini: Bo-
                                 ris è uomo d’azione, ma anche di cultura,
                                                                                  sto libro finire intrappolato in un vicolo
                                                                                  cieco etico e psicologico di sapore tra-
N. 71 - luglio/agosto 2021       ama e frequenta i classici, come del resto       gico: non c’è redenzione per la società

10
Una scrittura sempre fluida ed elegante, comunicativa                                                        STORIA
  ma ricca di colore e sfumature. Coinvolgente, quanto alla                                                       sommario
              materia, riposante, quanto ai velluti dello stile

condannata al male, ma nemmeno per il
singolo, ancorché, protettivamente, metta
in opera tutti i “farmakoi” consigliati dal-
la filosofia post-classica. Chi conosce le
regole del gioco non può che imboccare
la strada della disillusione e della rinun-
cia. E non manca di fascino nemmeno
l’universo veneziano modellato da Mole-
sini, che è guidato da una solida cultura
e dall’affetto per la sua città, e che con-
tempera, sull’orizzonte di una ricostru-
zione storicamente plausibile del mon-
do tardo-quattrocentesco, la seduzione
dell’avventuroso con il gusto dello scavo
psicologico che semina tracce di letture e
riflessioni non banali, e con la cura, pun-
tigliosa ma non pedantesca, dei registri
espressivi: la scrittura, pur nello svaria-    ca” durante gli scarsi 80 anni di ritrova-                        Francesco Hayez
re dei toni, è sempre fluida ed elegante,      ta democrazia. Prima la tolleranza verso                La distruzione del Tempio
comunicativa ma ricca di colore e sfuma-       gli ex-fascisti, spesso mantenuti nelle                           di Gerusalemme
ture. Coinvolgente, quanto alla materia,       posizioni chiave all’interno della mac-                          olio su tela, 1867
riposante, quanto ai velluti dello stile.      china del nuovo stato repubblicano, poi           Venezia, Gallerie dell’Accademia
    Chi poi avesse il piacere di leggere più   le lentezze e le contraddizioni di una de-
a fondo e probabilmente, ma è d’obbligo        mocratizzazione quasi controvoglia, per
la clausola dubitativa, secondo l’intenzio-    la resistenza delle élite, quindi una indu-
ne dell’autore (e siamo all’“allegorismo”      strializzazione selvaggia, che ha sposta-
propugnato dalla NIE), troverebbe nella        to al nord, quasi come deportati in terra
storia di Servadio, il giusto sacrificato al   ostile, milioni di meridionali; poi, la stra-
fanatismo delle masse e all’opportunismo       tegia della tensione per bloccare, a colpi
della classe dirigente, cui sta a cuore il     di bombe, l’avanzata del progresso civi-
potere e non l’elevazione civile, morale       le; quindi, con l’opulenza, la corruzione,
ed il benessere dei propri sudditi, più che    culminata con l’ascesa del Cavaliere, che
qualche allusione alla realtà di oggi, nella   «libito fe’ licito in sua legge», abbas-
quale – sullo sfondo di un’“infosfera” in-     sando così tanto l’asticella della morale
quinata da interessi e menzogne, e model-      pubblica che oggi, tanti cittadini e molti
lata da un potere “morbido” ma capillare,      eletti, scambiano per diritto il privilegio;
abilissimo nell’orchestrare l’ingegneria       infine l’invenzione tutta italiana di una
del consenso – sperimentiamo la deriva         nuova figura istituzionale particolare e
demagogica di una democrazia scarsa di         specifica, il “banchiere della provviden-
contenuti valoriali e amministrata da élite    za”, espressione dei signori del capitale,
politiche indegne di tal nome: «succede        in barba al popolo-elettore, ogniqualvol-
che gli uomini, facendo e dicendo quel-        ta ci sia il rischio di veder ridotta l’entità
lo che sembra buono ai vicini, a poco a        dei profitti. E il futuro? Forse meglio vol-
poco si convincano di essere nel giusto,       gere sguardo e pensieri altrove e rasse-
l’animo del gregge è sempre assetato di        gnarsi ad alzare i remi, come Boris, per
conforto e rassicurazione».                    un piccolo, inutile omaggio, dalla barca
    Forte dunque la tentazione di sfumare      alla fonda di fronte alla Piazzetta, all’in-
il volto di Boris su quello dello scritto-     nocenza che brucia nel rogo: «le fiamme
re al quale deve la nascita, leggendovi
il disincanto collettivo di chi ha ormai
                                               del rogo si alzano nel buio del cielo che
                                               cancella il mondo alla vista. Il rumore del      Il Ponte rosso
                                                                                                INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
assistito a troppi “roghi della Repubbli-      fuoco tutto sovrasta».                                  N. 71 - luglio/agosto 2021

                                                                                                                               11
TEATRO                           IL PADRE ITALIANO DEL
                                 TEATRO DI REGIA di Paolo Quazzolo
sommario

Giorgio Strehler                                                                esclude qualche rara eccezione – soltan-
                                                                                to a partire dal secondo dopoguerra.
                                                                                    Il motivo di un così marcato attarda-
                                                                                mento fu dovuto alla tradizione stessa
                                                                                del teatro italiano, che per tutto il cor-
                                                                                so dell’Ottocento e per buona parte del
                                                                                Novecento ruotò attorno alla figura del
                                                                                grande attore. È noto che, soprattutto
                                                                                tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del
                                                                                Novecento, i palcoscenici italiani erano
                                                                                popolati da quelli che vennero definiti i
                                                                                “mattatori” della scena, dei veri e propri
                                                                                divi i quali, consci del magnetismo che
                                                                                esercitavano sul pubblico, non accettaro-
                                                                                no in alcun modo di essere diretti da un
                                                                                regista, che ai loro occhi rappresentava
                                                                                un ostacolo e una limitazione alla libertà
                                                                                artistica.
                                      Uno dei capitoli più importanti nella         Fu solamente dalla metà del secolo,
                                 storia del teatro occidentale è senz’altro     quando molte cose nella società italiana
                                 rappresentato dalla nascita della regia.       iniziarono a cambiare, che la regia tea-
                                 Dopo alcune esperienze avvenute verso          trale poté finalmente fare il suo ingres-
                                 la metà dell’Ottocento in Francia, tradi-      so anche in Italia. Ciò fu reso possibile
                                 zionalmente la nascita di questa nuova         dalla presenza di alcuni artisti di grande
                                 forma artistica viene collocata attorno        sensibilità ma, allo stesso tempo, di forte
                                 agli anni settanta dell’Ottocento in un        temperamento. I padri della regia teatra-
                                 piccolo Stato della Germania: il Ducato        le italiana sono stati infatti due uomini
                                 di Saxe-Meiningen. Il duca Giorgio II,         spesso ricordati, oltre che per la loro ge-
                                 appassionato di teatro, affidò la direzio-     nialità, anche per un carattere irruente e
                                 ne della compagnia di corte a un intellet-     a tratti impossibile: Luchino Visconti e
                                 tuale, Ludwig Chronegk che, attraverso         Giorgio Strehler. Ma, d’altra parte, un
                                 una serie di spettacoli rimasti memorabi-      carattere così focoso, tale da terrorizza-
                                 li, diede avvio a un’autentica rivoluzione     te talora gli attori, fu dispensabile per
                                 in ambito teatrale, ponendo le basi per        imporre, contro una tradizione attoriale
                                 la nascente regia. Da allora, con grande       molto forte, la nuova figura del regista.
                                 rapidità, in tutta Europa iniziò a diffon-         Strehler e Visconti sono stati due re-
                                 dersi questa nuova pratica, grazie all’at-     gisti molto diversi tra loro, per stile, in-
                                 tività di una serie di artisti quali André     teressi e soprattutto per il contesto in cui
                                 Antoine, Adolphe Appia, Edward Gor-            operarono: il primo fu nel 1947, assieme
                                 don Craig o Konstantin Stanislavskij.          a Paolo Grassi e Nina Vinchi, il fonda-
                                      Da questo importante movimento di         tore del primo teatro stabile italiano, il
                                 innovazione rimase curiosamente esclu-         Piccolo Teatro di Milano; il secondo vi-
                                 sa l’Italia, un Paese che, nella storia del    ceversa, preferì lavorare con compagnie
                                 teatro occidentale, ha sempre ricoperto        private all’interno delle quali, tuttavia,
                                 un ruolo strategico, vuoi per la presen-       costruì un gruppo stabile di attori.
                                 za di importanti drammaturghi, vuoi per            L’esperienza artistica di Strehler si
                                 l’attività di attori di grande impatto, vuoi   è sviluppata – tranne che per un breve
                                 infine per la presenza di scenografi e ar-     intervallo tra il 1969 e il 1972 – tut-

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 chitetti che rivoluzionarono il luogo tea-
                                 trale. Non così per la regia, che poté fare
                                                                                ta all’interno del Piccolo Teatro, dove
                                                                                il regista triestino ha diretto decine di
N. 71 - luglio/agosto 2021       capolino sui palcoscenici italiani – se si     spettacoli memorabili, rivoluzionando

12
Nel centenario della nascita, avvenuta a Trieste,                                                      TEATRO
   nel rione di Barcola, il 14 agosto 1921, ricordiamo                                                       sommario
                  la figura e l’opera di Giorgio Strehler
di fatto la messinscena italiana. Tra gli
autori da lui preferiti c’è sicuramente
Carlo Goldoni di cui, sin dalla prima
stagione del Piccolo, mise in scena uno
spettacolo rimasto celebre e ancora oggi
in repertorio: Arlecchino servitore di due
padroni. Ma è nel 1954, con la Trilogia
della villeggiatura, che Strehler propo-
ne una svolta decisiva nella lettura delle
commedie goldoniane: non più i graziosi
personaggi settecenteschi, quanto una
attenta ricostruzione della classe borghe-
se colta al momento del suo tramonto.
Seguiranno altre letture notevoli di testi
goldoniani, quale Il campiello (1975) e       co al rogo, L’amore delle tre melarance,
soprattutto La baruffe chiozzotte (1964),     Lulu o Il cappello di paglia di Firenze.
con cui Strehler consegna alla storia del     Splendida la realizzazione, alla Scala di
teatro uno degli spettacoli goldoniani più    Milano, di Don Giovanni (1987), mentre
riusciti.                                     incompiuta è rimasta la regia del mozar-
    Ma il nome di Strehler è anche lega-      tiano Così fan tutte (1997), pensata per
to anche alla “scoperta”, per il pubblico     l’inaugurazione della nuova sede del
italiano, di uno degli autori drammatici      Piccolo Teatro: sede tanto desiderata, ma
più significativi del Novecento europeo:      che Strehler, per un crudele scherzo del
Bertold Brecht. Del drammaturgo tede-         destino, non poté mai vedere.
sco Strehler propose numerosi spetta-             Contrariamente all’altro padre del-
coli, a partire dalla famosa messinscena      la regia teatrale, Luchino Visconti, che
dell’Opera da tre soldi, che venne giudi-     frequentò assiduamente anche il cine-
cata dall’autore migliore di quella realiz-   ma, Giorgio Strehler decise di dedicarsi
zata dal Berliner Ensemble. E altrettanto     esclusivamente al palcoscenico, sebbene
memorabile fu, nel 1963, la monumenta-        il suo archivio personale, oggi conserva-
le messinscena di Vita di Galileo.            to presso il Civico Museo Teatrale Carlo
    Il regista triestino non esitò a con-     Schmidl di Trieste, abbia rivelato l’esi-
frontarsi anche con Shakespeare, di cui       stenza di alcuni progetti di film, peraltro
mise in scena alcuni celebri spettacoli       mai realizzati. Tra questi spicca senza
quali La tempesta (1947 e 1978) e Re          dubbio l’imponente lavoro per un “ori-
Lear (1972).                                  ginale televisivo” commissionato dalla
    Artista attento e curioso, Strehler af-   Rai verso la fine degli anni Sessanta,
frontò sia i grandi classici quali Cechov,    sulla vita di Carlo Goldoni. Il progetto,
Pirandello o Strindberg, sia autori più       mai giunto a compimento, divenne il la-
ricercati quali Bertolazzi, Gorkij, Gar-      voro di una vita, attorno al quale Strehler
cia Lorca o Marivaux, cui dedicò il suo       si impegnò per oltre trent’anni. Svanita
ultimo spettacolo, L’isola degli schiavi,     l’ipotesi di realizzare un prodotto tele-
andato in scena nel 1994.                     visivo, il regista pensò di trasformare
    Regista versatile, Strehler si è con-     i Mémoires in uno spettacolo teatrale
frontato anche con il melodramma, di-         imponente, che avrebbe dovuto essere
mostrando anche in questo campo gran-         proposto nel corso della prima stagione
de curiosità ed originalità: sue le regie     teatrale da realizzarsi nella nuova sede
di grandi classici quali La traviata, Ca-     del Piccolo. Ma anche in questo caso il
valleria rusticana, Fidelio, Macbeth o
Simon Boccanegra, ma anche di lavori
                                              destino fu avverso e il progetto è rimasto
                                              la grande opera incompiuta del regista        Il Ponte rosso
                                                                                            INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
meno frequentati come Giovanna d’ar-          triestino.
                                                                                                   N. 71 - luglio/agosto 2021

                                                                                                                          13
VISTI DA VICINO
                                 ALLA SCUOLA DI
                                 STREHLER
sommario
                                               di Walter Chiereghin

Sara Alzetta                                                                       Quasi una fatalità che anticipava il
                                                                               tuo futuro di attrice, dunque…
                                                                                   Avrò avuto forse otto anni, e certo
                                                                               non potevo immaginare che poi avrei
                                                                               avuto la parte di Beatrice nel medesimo
                                                                               spettacolo, che è stato forse il più cele-
                                                                               brato e duraturo successo della produzio-
                                                                               ne del regista triestino.
                                                                                   Quando iniziasti a frequentare la
                                                                               scuola di Strehler presso il “Piccolo”,
                                                                               avevi già compiuto degli studi di tea-
                                                                               tro?
                                                                                   Sì, avevo già frequentato per un anno
                                                                               l’Accademia Nazionale d’Arte Dramma-
                                                                               tica “Silvio D’Amico” a Roma, quando
                                                                               sostenni gli esami per entrare alla Scuola
                                                                               del Piccolo Teatro, dove ricominciai gli
                                                                               studi.
                                                                                   Di che anno stiamo parlando?
                                                                                   Del 1987. Nella primavera, superati
                                                                               gli esami di ammissione, dovetti sceglie-
                                                                               re se continuare con l’Accademia o rico-
                                                                               minciare con il “Piccolo”, e quest’ultima
                                                                               fu la mia scelta. Quell’estate, stavo lavo-
                                                                               rando come mimo alla Turandot, per la
                                                                               regia di Cobelli, al festival pucciniano di
                                                                               Torre del Lago. Ci pensavo tutto il tem-
                                                                               po: «Cosa faccio?». Ma in realtà avevo
                                                                               già scelto.
                                                                                   Strehler è stato tuo insegnante?
                                     Conversiamo su un terrazzino al cui           Sì, per tre anni. Intanto noi allievi
                                 tavolo capita spesso di mangiare qualco-      lavoravamo alle scene del fuoriporta e
                                 sa assieme, con lei che si schermisce, ma     della cucina della strega del Faust, per
                                 poi ci dà dentro con coscienziosa vora-       poi finire gli studi con l’allestimento
                                 cità. Appollaiata sulla sua poltroncina,      dell’Arlecchino servitore di due padro-
                                 Sara si lascia andare con l’irruenza che      ni, “edizione del buongiorno”; repliche
                                 le è propria a ricordi che, dalle nostre      al “Piccolo” di via Rovello, a Roma al
                                 parti, nessun altro attore è in grado di      teatro l’Argentina e pure tournée inter-
                                 condividere. Perché è l’unica, in regio-      nazionale: sono stata Beatrice anche
                                 ne, ad esser stata allieva e interprete di    all’Opéra Garnier di Parigi… quella del
                                 Giorgio Strehler.                             Fantasma dell’Opera, per intenderci.
                                                                                   Come insegnante era diligente, me-
                                     Quando hai conosciuto Giorgio             todico, puntuale?
                                 Strehler?                                         A lezione c’erano spesso le telecamere
                                     Da spettatrice di un suo lavoro. A Mi-    di una qualche emittente straniera, all’e-
                                 lano, a Palazzo Litta, dove, nel parco, era   poca era ancora in piedi il progetto “Tea-
                                 stato montato un palco estivo su cui si       tro d’Europa” che si articolava tra tre sedi
                                 rappresentava il suo Arlecchino servitore     principali, Milano, Madrid e Parigi.

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 di due padroni. C’era già Ferruccio So-
                                 leri ad interpretare il protagonista. Erano
                                                                                   Lui, comunque, era sempre se stesso,
                                                                               sempre libero: lo spirito che gioca. Per
N. 71 - luglio/agosto 2021       gli anni Settanta, io ero una bambina.        noi, con noi, e per l’operatore del bro-

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Intervista a Sara Alzetta, a suo tempo                                            VISTI DA VICINO
      sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano,                                                             sommario
                          diretta dal regista triestino
adcast europeo. Dovevamo solo riuscire
a stargli dietro: praticamente impossibile.
     Vi insegnava una materia specifica,
che so: Storia del Teatro, Dizione…?
     Ma no, si trattava di corsi maledet-
tamente pratici! Con lui ci si esercitava
in aula Brecht, la più grande della scuola
in Via degli Angioli, ora rinominata Via
Strehler. Le sue lezioni erano subito la-
voro di scena. L’operazione Faust di Go-
ethe cominciava a prender forma; nell’88
avrebbe debuttato. Ma tornando alla tua
domanda, anche quando si era ancora in
aula, era subito “teatro”, con lui. Infatti,
poco alla volta, ci trasferimmo giù, negli
spazi aperti del Teatro Studio.
     In quanti allievi eravate?                loro pause, per aiutarlo nella costruzione                        Giorgio Strehler
     Mi sembra fossimo in trentuno.            registica.
     Per passare dall’aula al palcosceni-           In sala Copeau studiavamo il suo te-
co, sei stata evidentemente selezionata        atro, alcune opere storiche della sua re-
da lui?                                        gia – c’erano ancora i vhs.. E così ho co-
     Tutti gli allievi partecipavamo alle      nosciuto La Tempesta, L’anima buona,
scene di massa del Faust, essendo quello       Campiello, Baruffe chiozzotte...
l’esito naturale del progetto formativo.            E poi al “Piccolo” passava il miglior
Certo, qualcuno se ne andò prima, e ad         teatro internazionale – devi pensare che
un certo punto anch’io feci l’errore di        erano gli anni attorno la caduta del muro
abbandonare il “Piccolo Teatro”.               di Berlino, un’esplosione anche cultura-
     Te ne sei pentita?                        le... Assistetti, tra l’altro, a spettacoli di
     Sì, adesso non lo farei.                  Kantor, un’intera rassegna con lui vivo
     La tua esperienza con Strehler, pri-      e in scena, la Tempesta di Peter Brook,
ma nel Faust di Goethe, poi nell’Arlec-        molto teatro tedesco…
chino di Goldoni la consideri la fase               Lavorando vicino a quel mito vi-
formativa più importante della tua             vente, che impressione ne hai avuto:
esperienza teatrale?                           era, per esempio, un regista dispotico,
     Sì. Accompagnata da lui e dagli al-       un maestro arrogante o spocchioso?
tri insegnanti: Marise Flash, Lydia Stix,           Non direi: quando eri in scena, du-
Ferruccio Soleri stesso, Gianfranco            rante le prove, avevi sempre lui accanto,
Mauri, Enrico D’Amato – per dirne al-          come la tua ombra, che faceva la scena
cuni – ho intrapreso il viaggio in questo      assieme a te. Poi, la sera della prima, ti
gioco strano che è stare in scena: tanta       ritrovavi improvvisamente solo, senza
tecnica, pazienza e generosità. Erava-         quella presenza vicina: sentivi soltanto
mo immersi in un grande Teatro; questo         le tue parole e quelle dei tuoi colleghi,
non mi è capitato mai più. Il “Piccolo”,       senza più le sue, che ti avevano accom-
con Strehler, aveva un’unica potente           pagnato fino alla prova generale. Lui
anima, lui, il Maestro – esperienze al di      intanto camminava nervosamente nel
là di quanto potessimo veramente com-          sottopalco, imprecando perché non era
prendere.                                      mai soddisfatto. Non si tratta di essere
     Al prim’anno, alla Scala, stava alle-     dispotici, ma semmai pazzi, malati di
                                               Teatro ed essere con gli attori dentro lo
stendo il Don Giovanni di Mozart, di-
rettore d’orchestra Riccardo Muti; e noi       spettacolo, il più possibile. Lui è stato,       Il Ponte rosso
                                                                                                INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
allievi rimpiazzavamo i coristi durante le     per tutta la vita, un maieuta. Ronconi,
                                                                                                       N. 71 - luglio/agosto 2021

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